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Anacreonte
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Anacreonte (in greco
'Ανακρέων, Anakréon;
Teo, 570 a.C. circa –
485 a.C. circa) è stato
un poeta greco
antico. A lui si ispira
la cosiddetta "poesia
anacreontica", un
genere poetico e
letterario che
caratterizzò il XVIII
secolo in Europa, nato
all'interno
dell'ambiente rococò
e che prende spunto
dalle opere e dai temi
di Anacreonte.
Schizzo del profilo di
un busto di
Anacreonte
Anacreonte
raffigurato nell'atto di
cantare e suonare la
sua lira
Busto di Anacreonte,
conservato all'interno
del museo del Louvre
Indice [nascondi]
1 Biografia
2 L'opera
3 Eredità
4 Note
5 Bibliografia
6 Altri progetti
7 Collegamenti
esterni
Biografia[modifica |
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Combatté, perdendo
lo scudo come
Archiloco e Alceo,
contro l'invasione
persiana, dovendo
tuttavia abbandonare
la patria a seguito
della sconfitta. Visse
a lungo alla corte di
Policrate di Samo,
dove incontrò Ibico e
Simonide, dei
Pisistratidi ad Atene e
degli Aleuadi in
Tessaglia. Era un
carissimo amico di
Santippo di Atene, il
padre di Pericle,
La sua ispirazione non
è profonda come
quella di Saffo ed
Alceo, ma è
caratterizzata da un
sentimentalismo
leggero e superficiale
attraverso il quale
Anacreonte cerca di
consolarsi dalle
sventure e di cantare
efebi (soprattutto un
certo Batillo) e le
etere.
In particolar modo i
bei giovinetti come
Megiste dalla dolce
indole e Smerdi dalle
belle chiome, pare
che gli facessero
soffrire le pene del
desiderio. Si racconta
a questo proposito un
assai significativo
aneddoto: essendogli
stato un giorno
domandato perché la
sua poesia, invece di
glorificare gli dei,
celebrasse giovani
garzoni, si dice ch'egli
rispondesse: "questi
sono i nostri dei".[1].
Crizia, il cui avo
aveva conosciuto
bene Anacreonte, lo
definì in un
epigramma, come un
animatore di
banchetti, un amante
della cetra, un
seduttore di donne,
un dolce cantore privo
di tristezza.[2]. Una
leggenda narra che
sia morto ultra
ottantacinquenne
soffocato da un acino
d'uva, secondo la la
tradizione, peraltro
non proprio condivisa
da tutti gli storici, che
ha tramandato
l'immagine di un
Anacreonte fin troppo
dedito al bere.
L'opera[modifica |
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La sua opera,
ordinata dai filologi
alessandrini, consta di
5 o 6 libri (di cui ci
rimangono 160
frammenti) di Scolii,
ionici quanto al
dialetto, ma eolici
quanto al contenuto,
che trattano di temi
vari tra cui,
soprattutto, quelli del
convivio, dell'amore e
del canto.
La sua poesia lirica,
dal tono di soffuso
edonismo, raffinata e
ironica - come s'è
visto anche negli
ultimi commenti
rinvenuti nei papiri di
Ossirinco - canta
innanzi tutto dei
piaceri dell'amore,
rivolti sia verso le
giovani donne sia
verso i bei ragazzi,
abbinati alla gioia
dell'ebbrezza data dal
vino; altri suoi temi
caratteristici sono il
ripudio della guerra, il
tormento causato
dalla vecchiaia e il
culto dionisiaco.
Assieme a Saffo e ad
Alceo forma il gruppo
dei poeti greci che
cantavano
accompagnati dalla
lira (strumento
musicale).
La passione amorosa
declamata da
Anacreonte è
fondamentalmente
carnale e
sensualissima Le sue
composizioni su
questo argomento
sono estremamente
brevi, perlopiù poesie
di celebrazione
dedicate ad
un'anonima ragazza
che egli chiama
"puledra tracia" e
quelle che si
riferiscono ai litigi
amorosi tra il poeta e
i giovani di cui era
innamorato
(Smerdies, Batilo e
Cleobulo).
È passato alla storia
come il poeta del
simposio (dei
banchetti e delle
feste); contribuirono
ad accrescere l'idea di
una poesia dal
carattere amoroso ed
edonistico le
cosiddette
"Anacreontiche",oper
a di alcuni imitatori in
epoca alessandrina (i
cui contenuti quindi
sono solo ispirati al
vero poeta e fin
troppo enfatizzati,e
perciò non del tutto
reali), che ci hanno
dato l'idea di un
Anacreonte fin troppo
sdolcinato ed
edonista,lo stesso che
l'Arcadia prese come
modello. Anacreonte
accenna spesso agli
stretti rapporti
sentimentali che la
poetessa Saffo di
Lesbo con alcune tra
le sue studentesse,
riferendovisi come a
vero e proprio amore
sessuale; proprio su
queste voci via via
diffusesi sono nati i
termini "amore
saffico" e lesbismo
per indicare ed
alludere
all'omosessualità
femminile.
Eredità[modifica |
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Un'ode di intonazione
amorosa o bacchica
composta a
imitazione di quelle di
Anacreonte viene
detta "anacreontica".
Nella metrica greca è
"Anacreontico" un
tipo di dimetro
frequente nella poesia
di Anacreonte.
Numerose furono le
imitazioni che della
sua poesia si fecero
nell'Età Ellenistica in
varie imitazioni dei
temi conviviali ed
erotici dette
Anacreontiche. A
Roma questo genere
si diffuse di più delle
opere autentiche:
Orazio è considerato
un continuatore dei
modi e dei toni di
Anacreonte.
Alla figura di
Anacreonte è dedicata
una nota Opéra-ballet
di Jean-Philippe
Rameau, l'Anacréon,
e il terzo atto
dall'Opéra-ballet "Le
Muse galanti" di
Jean-Jacques
Rousseau[3].
Anacreonte è stato
uno degli antichi poeti
greci maggiormente
studiato ed
apprezzato dal
giovanissimo Giacomo
Leopardi durante i
suoi anni di "studio
matto e
disperatissimo".
Nella famosa saga del
Ciclo della Fondazione
di Asimov, Anacreon
è un pianeta Esterno
molto vicino a
Terminus, il mondo
centrale della Prima
Fondazione.
Note[modifica |
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^
http://www.treccani.it
/enciclopedia/anacreo
nte_(Enciclopedia_Ital
iana)/
^ "Le muse", De
Agostini, Novara,
1964, Vol. I.,
pag.200-201
^ Rousseau, Le
confessioni, ed.
Mondadori, 1990, p.
362
Bibliografia[modifica |
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AA.VV., Lirici greci, a
cura di Francesco
Sisti. Milano,
Garzanti, 1997. ISBN
88-11-30541-1
Greek Lyric II:
Anacreon,
Anacreontea, Choral
Lyric from Olympis to
Alcman (Loeb
Classical Library)
tradotto da David A.
Campbell (June 1989)
Harvard University
Press