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Studio sulla ricetta digitale: un’esperienza di community
15 luglio 2015
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Informazioni preliminari
Contatti Per ulteriori informazioni, si prega di contattare:
Dott. Claudio Saccavini
Direttore tecnico Arsenàl.IT Viale Oberdan, 5 -‐ 31100 Treviso Tel. 0422 216 114 e-‐mail: csaccavini@consorzioarsenal.it
I contenuti (dati e informazioni) del presente documento sono strettamente confidenziali e riservati. Chi li riceve (il destinatario) si impegna a non copiarli e/o utilizzarli e/o divulgarli e/o comunicarli, con qualsivoglia mezzo, né interamente né parzialmente, né a proprio favore né a favore di terzi, senza esplicita autorizzazione da parte di Arsenàl.IT.
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Indice
Informazioni preliminari .......................................................................................................... 2
Contatti ............................................................................................................................................................ 2
Executive summary ..................................................................................................................... 4
1 Metodologia utilizzata .......................................................................................................... 6
2 Dove c’è cambiamento c’è opportunità? ........................................................................ 8
3 Obblighi normativi e scenario nazionale .................................................................... 10
4 Le nuove opportunità emergenti ................................................................................... 21
4.1 Ricetta smart -‐ Le opportunità per il cittadino ................................................................. 21
4.2 Connected people – Le opportunità per gli operatori del Sistema Sanitario ....... 23
4.3 Dynamic governance -‐ Le opportunità per le organizzazioni ..................................... 26
4.4 Welcome to the next level – Le opportunità per il mercato ........................................ 28
5 Dalle proposte ai fatti ........................................................................................................ 32
6 Hanno collaborato con noi ............................................................................................... 41
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Executive summary
Un’esperienza di community
La dematerializzazione del ciclo prescrittivo, ossia delle ricette rosse, in Italia è un obbligo normativo che ha permesso di sviluppare differenti esperienze a livello regionale. In Veneto si è colta l’occasione per definire e mettere in pratica un nuovo modello organizzativo, capace di introdurre elementi di innovazione nel sistema sanitario regionale. Raccolti i suggerimenti attraverso focus group con medici, personale di studio, farmacisti e associazioni dei cittadini, Arsenàl.IT ha promosso la creazione di una comunità di esperti con l’obiettivo di elaborare le principali opportunità derivanti dall’introduzione dell’e-‐prescription. Oltre 100 professionisti da tutta Italia, grazie a un percorso appositamente ideato, hanno discusso, prima virtualmente e poi di persona, quali nuovi processi virtuosi potessero essere abilitati dalla dematerializzazione della ricetta a favore del cittadino, dell’operatore, delle organizzazioni/istituzioni e del mercato.
Rappresentanti delle associazioni dei cittadini, dei medici di medicina generale e delle farmacie, dell’università, delle aziende socie, delle diverse regioni e delle loro in-‐house, e delle principali aziende operanti nel mercato dell’ICT si sono ritrovati il 15 luglio 2015 a Treviso.
L’incontro si è aperto con la presentazione della dr.ssa Antonietta Cavallo del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha fornito il quadro normativo e lo stato di attuazione a livello nazionale per quanto concerne la ricetta digitale. La dr.ssa Lidia Di Minco del Ministero della salute ha parlato invece dell’evoluzione della ricetta digitale, collocandola nell’ampio percorso di realizzazione del fascicolo sanitario elettronico.
Successivamente, i partecipanti all’evento, suddivisi in quattro gruppi hanno sviluppato una esperienza di co-‐creation elaborando delle schede contenenti vantaggi, punti e parole chiave, priorità e dimensione dell’impatto di ciascuna opportunità individuata.
Ricetta smart. Nel gruppo dedicato alle opportunità per il cittadino è emersa la possibilità di far coincidere la prescrizione con la prenotazione della prestazione specialistica, visto che la ricetta digitale garantisce la gestione dei dati in tempo reale.
Connected people. Nel gruppo dedicato alle opportunità per gli operatori del Sistema Sanitario sono stati evidenziati i vantaggi derivanti dall’utilizzo di un’infrastruttura informatica per la prescrizione: la correzione degli errori, il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva e l’uniformità delle terminologie e codifiche utilizzate. Si è
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discusso sul come l’informatizzazione può favorire una migliore gestione delle patologie governate da PDTA. La proposta emersa è quella di un trasferimento della fase di prenotazione dall’attuale CUP al prescrittore, medico di medicina generale e pediatra, per rendere più efficiente la gestione del paziente nella fase di accesso al sistema sanitario.
Dynamic governance. Riguardano il sistema di governo le opportunità emerse dal gruppo dedicato alle organizzazioni e alle istituzioni. Come nei precedenti gruppi, si è rilevato che la ricetta digitale permette di superare il concetto di centro unico di prenotazione, offrendo inoltre la possibilità di un monitoraggio in tempo reale delle prestazioni prescritte ed erogate.
Welcome to the next level. Infine dal gruppo che ha sviluppato il tema delle opportunità che la ricetta digitale permette al sistema delle aziende che offrono servizi ICT alla sanità è emersa la necessità di ripensare l’offerta in funzione della disponibilità del dato digitale, ma anche alla possibilità di co-‐creazione dei nuovi servizi in collaborazione con operatori e cittadini, orientando sempre più l’offerta verso il mobile.
In conclusione
Un comitato scientifico composto da Luca Buccoliero (Università Bocconi), Carla Collicelli (Fondazione CENSIS), Claudio Saccavini (Arsenàl.IT), Lorenzo Gubian (Regione del Veneto) e supportato dai componenti ministeriali presenti ha, infine, discusso in tempo reale le principali opportunità emerse dai gruppi elaborando un insieme di considerazioni sintetizzabili nell’espressione “Oltre il CUP”. La dematerializzazione del ciclo prescrittivo, infatti, oggi rende possibile la realizzazione di un sistema che va incontro alle esigenze dei cittadini, favorendo il loro accesso alle prenotazioni direttamente nello studio medico nel quale il paziente si è recato per ottenere la prescrizione e supportando un’azione diagnostico-‐terapeutica da parte del medico.
L’evento ha garantito di analizzare un ampio scenario di opportunità, raccolte poi in una serie di indicazioni concrete. La sfida condivisa e lanciata nell’occasione risulta quella di favorire un processo di cambiamento organizzativo che permetta di superare la funzione dei CUP tradizionali, adattandoli ad una nuova logica di servizio. Arsenàl.IT, nel ruolo di promotore di questa nuova community tecnica e multidisciplinare, ha assunto l’impegno di raccogliere quanto emerso, sia a livello di contenuti sia di esperienza di effettiva co-‐creazione, per presentare i risultati agli stakeholder politici, per ipotizzare, pianificare e realizzare una concreta sperimentazione in materia.
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1 Metodologia utilizzata
Per realizzare questa esperienza di community, che ha prodotto un significativo esercizio di co-‐creation, è stata adottata una specifica dinamica partecipativa.
I primi stimoli e le prime indicazioni sono stati raccolti attraverso l’organizzazione di tre focus group realizzati in tre aziende sociosanitarie a vocazione rurale, montana e urbana con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, personale di studio e farmacisti. Un quarto focus group ha coinvolto le principali associazioni di pazienti e cittadini presenti a livello regionale.
Sulla base delle indicazioni raccolte, è stato definito un elenco di partecipanti, seguendo criteri di competenza e territorialità rispetto al tema della dematerializzazione della ricetta rossa, suddividendo poi i professionisti che hanno dato la loro adesione in quattro gruppi, in modo che ciascuno di essi fosse esperto sul tema e, al contempo, garantisse un approccio multidisciplinare al problema.
Gli esperti sono stati invitati ad iscriversi a quattro gruppi chiusi nella piattaforma social LinkedIn dedicati a: ricetta smart, connected people, dynamic governance e welcome to the next level. Ciascun gruppo è stato coordinato dal team di Arsenàl.IT che ha fornito stimoli e spunti di riflessione per preparare il terreno di discussione atto all’individuazione delle opportunità derivanti dalla ricetta digitale per i gruppi di stakeholders identificati: cittadini, operatori del Sistema Sanitario, organizzazioni e mondo delle imprese ICT che operano in sanità.
Con queste premesse si è giunti all’evento vero e proprio durante il quale sono stati adottati strumenti social per favorire l’interazione tra i partecipanti in sala e un ulteriore pubblico di esperti collegati via web. Gli interventi della giornata sono stati trasmessi in streaming dal sito www.consorzioarsenal.it, via YouTube e via Periscope/Twitter, mentre tutti i lavori sono stati virtualmente commentati attraverso un live twitting.
Dopo gli interventi di apertura i gruppi si sono riuniti per discutere e definire le opportunità. Oltre alla presenza di uno stimolatore di Arsenàl.IT, i lavori dei gruppi sono stati seguiti dai componenti del progetto Change -‐ nato dall'incontro fra Dof Consulting e Mod-‐o, due società che si occupano di sviluppo personale e organizzativo, co-‐progettazione e modelli collaborativi, attive su tutto il territorio nazionale. Durante la giornata è stata realizzata anche una performance artistica, una hashtag machine che ha raccolto tutti gli stimoli emersi dal confronto e, dopo averli elaborati, ha restituito una sintesi video delle parole chiave.
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Inoltre le discussioni dei gruppi sono state seguite in tempo reale utilizzando strumenti di web-‐collaboration da un comitato scientifico composto da Luca Buccoliero (Università Bocconi), Carla Collicelli (Fondazione CENSIS), Lorenzo Gubian (Regione del Veneto) e Claudio Saccavini (Arsenàl.IT) ai quali si sono uniti Antonietta Cavallo e Lidia Di Minco dei Ministeri dell’Economia e della Salute. Tale board ha provveduto ad elaborare in tempo reale le proposte emerse.
Nel corso di una plenaria un portavoce per ciascun gruppo ha presentato l’esito della discussione, commentato poi dalla platea. Infine il board ha presentato le proprie conclusioni.
Arsenàl.IT ha quindi analizzato gli spunti emersi, andando a definire prima uno studio di fattibilità e poi un progetto pilota che sarà presentato in sede istituzionale dopo aver superato una ulteriore fase di condivisione con tutti i partecipanti.
E’ importante precisare che il presente documento non intende essere il punto conclusivo di questa esperienza, ma l’inizio di un percorso di cambiamento partecipato del Sistema Sanitario.
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2 Dove c’è cambiamento c’è opportunità?
Claudio Dario – Presidente Arsenàl.IT
Molti sostengono che la dematerializzazione sia semplicemente un adempimento normativo, noi tutti che siamo convenuti all’incontro lo interpretiamo invece come una opportunità raccolta dagli adempimenti normativi. Si tratta di una tappa da raggiungere perché il resto del mondo sta andando in questa direzione. Il primo aspetto che emerge è che stiamo andando avanti e per fortuna esiste anche l’adempimento normativo che tende a uniformare i percorsi. Ma, prima di tutto, siamo qui perché convinti che si tratti di una opportunità.
La giornata nasce da questo presupposto perché le considerazioni fatte tra di noi – sottolineo che molti partecipanti provengono da altre Regioni d’Italia -‐ dicono che Arsenàl.IT deve essere una zona franca, una zona di confronto inter-‐specialistico ed inter-‐professionale, in qualche modo un’area di creatività. La giornata intende continuare su questa linea perché abbiamo la netta percezione che con la dematerializzazione siamo arrivati ad un nuovo livello del videogioco: quando entri al nuovo livello devi capire le nuove regole. Per questo abbiamo pensato di organizzare una specie di “social” fisico, comunicativo per confrontarci e capire quali possano essere queste nuove regole e le nuove opportunità che scaturiscono in questo contesto. Ciò avverrà secondo il tipico approccio di Arsenàl.IT, attraverso un modello partecipativo con il coinvolgimento dei diversi soggetti. Arsenàl.IT opera secondo quello che è tutt’altro che un approccio top down: la normativa è un’opportunità, le valutazioni e le regole tecniche sono occasioni di sviluppo del lavoro insieme. E non c’è alcun dubbio che per quanto riguarda il Veneto il coinvolgimento e la partecipazione sono le chiavi del successo: 5.000 professionisti del sistema sanitario regionale hanno partecipato al percorso di realizzazione della ricetta digitale collocato nell’ambito del fascicolo sanitario elettronico regionale. Hanno contribuito a tutte le fasi di preparazione, presenziando a oltre un centinaio di incontri in tutto il Veneto con la partecipazione attiva di questi professionisti che hanno consentito che allo start, in poche settimane, il sistema sia andato sostanzialmente a regime. Vedremo poi i dati.
Ci chiediamo cosa fa Arsenàl.IT, in cosa viene riconosciuto in questo percorso. Il fatto è che anche oggi non siamo noi i protagonisti: lo sono i 5.000 operatori e lo sono i cittadini, che non hanno sollevato particolari problemi nell’accettare la novità. E le cose sono due: o abbiamo cittadini molto pazienti oppure, forse, il contesto era già preparato all’introduzione del cambiamento. Ovviamente propendiamo per la seconda ipotesi.
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Noi tutti del resto ci stiamo adeguando ad un mondo che questi cambiamenti li gestisce. Pensiamo a cosa significa il mondo dei social per la nostra vita quotidiana, personale ma anche professionale. Dobbiamo stare molto attenti che il mondo non vada da una parte e noi, professionisti della sanità, andiamo da un’altra. Dobbiamo chiederci come mai quando vestiamo in maniera civile comunichiamo attraverso i social network e via Skype, ma quando ci mettiamo il camice quasi regrediamo alla preistoria tecnologica, riprendendo la clava.
Arsenàl.IT cerca di mettere a fattor comune molti di questi aspetti a partire dalle regole tecniche anche quelle relative alle verifiche. Perché, ad esempio, abbiamo creato, in via sperimentale, un cruscotto di monitoraggio delle prescrizioni che, in tempo reale, è messo a disposizione di tutto il sistema sanitario regionale in cloud. Nella sede di Arsenàl.IT non c’è alcun server e non scriviamo una riga di software. Non siamo fornitori di servizi ICT, siamo semplicemente un soggetto deputato a rendere armonico il processo di digitalizzazione attraverso la definizione di regole comuni capaci di rendere interoperabili i sistemi sanitari su base regionale.
Faccio un esempio per spiegare meglio di che cosa ci occupiamo. La sincronizzazione dei metronomi che vengono attivati casualmente avviene per un fenomeno fisico. L’accordo è la sincronizzazione dei metronomi: si sincronizzano quanto più vicini sono e quello che permette di sincronizzare è la base. Noi, chi opera in sanità, siamo i metronomi e Arsenàl.IT cerca di essere il sincronizzatore per portare i risultati come quelli che abbiamo raggiunto e dei quali parliamo oggi, mettendo insieme i vari attori. Il valore aggiunto è quello di metterci a confronto con tutti.
Nella giornata di oggi proponiamo di lanciarci e di guardare dall’alto, di stupirci un po’ reciprocamente, una volta tanto non partendo dai problemi ma dalle opportunità. Cerchiamo di capire le regole del nuovo livello di videogioco, cerchiamo di coglierne alcune e provare a mettere insieme la nostra visione. In definitiva cerchiamo di intercettare l’occasione senza doverla rincorrere.
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3 Obblighi normativi e scenario nazionale
Antonietta Cavallo – Dirigente Ufficio VI, Ispettorato Generale del Sistema Informativo del Ministero dell’Economia
Vorrei premettere che è importante costruire un’impalcatura normativa capace di dare robustezza ad un progetto. Oggi infatti siamo a parlare di dematerializzazione perché dal 2003 abbiamo avviato un percorso relativo al tema della raccolta dei dati nelle ricette mediche che non era un tema molto diffuso in tutte le Regioni, le quali però presentavano situazioni molto differenziate. Regione Veneto evidenziava un patrimonio formativo fin dagli inizi, ma questo non si poteva certo dire in tutte le regioni. All’epoca l’obiettivo era partire con regole diffuse in tutte le Regioni per condividere le informazioni affinché potessero essere confrontabili. Siamo partiti quindi nel 2003 con quello che abbiamo chiamato Sistema Tessera Sanitaria perché si basa sul sistema del tesserino che è stato diffuso a partire dal 2003 e da quell’anno si è partiti con il collegamento telematico delle farmacie e degli ambulatori, basandoci sulla ricetta cartacea che era quella in vigore. L’obiettivo era capire quali erano le informazioni contenute nelle ricette, le prestazioni erogate. Nel 2009 è stato avviato il collegamento dei medici, per arrivare poi al controllo delle esenzioni per reddito con un risultato molto importante a tutti i livelli sia di amministrazione centrale sia locale. E poi abbiamo fatto un salto, quel cambio di livello del videogame del quale parlava il dottor Dario, quel salto oltre la linea tratteggiata grazie ad un adeguamento tecnologico. Abbiamo l’evoluzione della tessera con microchip che serve per accedere alle informazioni in rete della pubblica amministrazione. Arriviamo quindi nel 2010 alla dematerializzazione delle ricette con un Decreto Legge, vale a dire l’introduzione di una norma che ha carattere di urgenza che garantisce una importante innovazione. E nell’Agenda Digitale si procede dando un programma di attuazione: 60-‐80-‐90% i livelli di realizzazione che però è stato posticipato con proroga a termine per quanto riguarda il raggiungimento del 90%. Il tutto per dire che il tassello ha avuto una sua funzione per garantire che si arrivasse al risultato attuale.
Il Sistema Tessera Sanitaria è un sistema centrale gestito dal Ministero dell’Economia tramite Sogei, concertato con il Ministero della Salute che serve a raccogliere i dati, certificarli e a darli, restituirli a coloro che poi devono materialmente utilizzarli: le aziende asl, le regioni, il Ministero della Salute. Questo può avvenire anche tramite un sistema regionale (SAR) riconosciuto solo però se conforme a quello nazionale, come quello della Regione Veneto.
Tutto ciò serve per soddisfare l’esigenza di monitoraggio e questo spiega anche perché sia il MEF il promotore del progetto. Si tratta di puntare alla conoscenza come strumento per
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arginare la spesa: cercare di trovare indicatori che possano consentire il monitoraggio di questi elementi e, quindi, poterne verificare l’impatto. Questo avviene attraverso la certificazione dei dati: l’assistito, il medico prescrittore, l’esenzione e la prestazione stessa.
Il salto fatto con la dematerializzazione è sicuramente tecnologico ma, dal punto di vista del controllo dei dati, è un salto che consente una verifica ex-‐ante dei dati. Quindi, una ricetta non viene emessa se non corrisponde a determinate caratteristiche. Ciò significa tantissimo ai fini della verifica dell’appropriatezza, dell’eliminazione -‐ o per lo meno il contenimento -‐ delle truffe e delle falsificazioni, vero obiettivo al quale puntano gli operatori del settore.
Questo si attua nel territorio attraverso dei piani di diffusione che corrispondono ad una corresponsabilizzazione delle regioni: ogni Regione si assume la responsabilità di portare avanti determinati impegni che vengono controllati puntualmente nell’ambito di un tavolo della verifica degli adempimenti regionali. Ciò significa poter accedere o meno alla quota premiale del fondo di ripartizione statale sanitario. Diciamo che questo obiettivo è condiviso ma senza strumenti attuativi poteva risultare di difficile realizzazione. Lo abbiamo visto soprattutto nelle Regioni che vedono la dematerializzazione della ricetta come puro adempimento normativo. Anche nelle regioni in piano di rientro la ricetta digitale viene vista come una opportunità, viene sfruttato come strumento per l’attuazione delle proprie misure finanziarie e manovre. Quindi, condividendo quanto riferito dal dr. Dario, più che obblighi normativi ritengo siano opportunità.
L’obiettivo è la riduzione del cartaceo, la diminuzione degli errori ma anche la semplificazione per il cittadino dell’accesso alle prestazioni sanitarie. Faccio un esempio, oggi la ricetta farmaceutica sanitaria è limitata al territorio regionale, con la ricetta dematerializzata la validità sarà estesa a tutto il territorio nazionale.
La semplificazione del cartaceo è garantita dalla semplificazione dell’iter di ogni attore coinvolto nel percorso di gestione della ricetta cartacea. Ricordo che la ricetta medica cartacea è carta valori e, quindi, deve rispettare certi adempimenti di conservazione e gestione. Per questo semplificare questi processi è un ottimo risultato non solo della gestione del cartaceo ma anche della certificazione dei dati. Certificazione che significa che la ricetta non può essere emessa se non supera determinati controlli sull’assistito perché il Sistema Tessera Sanitaria garantisce l’elenco degli assistiti, nel futuro sarà interconnessa con l’ANPR (anagrafe nazionale dei residenti) tramite l’ANA (anagrafe nazionale assistiti) e permetterà di essere sicuri che una ricetta sia intestata ad un soggetto i cui dati anagrafici inseriti sono corretti. Siamo sicuri quindi della verifica di appropriatezza prescrittiva che si può fare
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conseguentemente. Questo riguarda anche le esenzioni: una esenzione si può applicare se è correttamente collegata all’assistito. Il medico prescrittore la applica se risulta nel sistema, se la prescrizione rispetta le regole definite nella normativa di riferimento, come ad esempio quella del principio attivo. Stiamo parlando della targa dei farmaci: ogni farmaco speso viene “bruciato”, segnato al sistema e, quindi, questo significa poter verificare l’iter dei bollini grazie all’interconnessione con il sistema di verifica dei bollini del Ministero della Salute. Questo il quadro dei controlli.
A che punto siamo in tutta Italia.
Ogni barra rappresenta il numero di ricette dematerializzate di farmaceutica risultanti al sistema, oggi (dato a giugno 2015) siamo a circa 25 milioni di ricette gestite. Questo significa all’incirca la metà rispetto all’obiettivo dell’Agenda Digitale: siamo quindi in linea. Dobbiamo ovviamente accelerare ma i piani che ci siamo prefissati prevedono di completare la farmaceutica entro il 2015. I dati ci dicono che il tutto è successo nel giro di circa due anni: siamo partiti a novembre 2013 con circa 2 milioni di ricette nel sistema e siamo arrivati oggi ad un risultato importante. Questo risente delle diverse velocità realizzative nelle regioni.
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Oggi (luglio 2015) la maggior parte delle Regioni hanno avviato il percorso, coinvolgendo in particolar modo i medici. Le regioni indicate con un colore più intenso sono quelle dove l’obiettivo è raggiunto e quindi l’80% delle ricette farmaceutiche è dematerializzato. Il Veneto fa parte di tale gruppo. Nel 2013 abbiamo raggiunto un risultato importante che ha funzionato da test di tutti i processi che sono stati messi in piedi. Per tale motivo anche il grafico del 2013 è da considerarsi in maniera positiva, anche per l’impatto che hanno avuto queste procedure poi estese a livello nazionale.
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Lidia Di Minco -‐ Direttore Ufficio III della Direzione Generale del Sistema Informativo del Ministero della Salute
L’implementazione dei processi di dematerializzazione nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale è parte integrante del più ampio programma di modernizzazione di cui alla strategia delineata nel documento “Strategia per la crescita digitale 2014-‐2020” che vede coinvolte le diverse istituzioni del comparto pubblico nazionale. L’obiettivo di tale programma è quello di contribuire fattivamente sia ad una maggiore sostenibilità della spesa pubblica, sia ad un recupero di competitività del nostro Paese nello scenario internazionale.
Infatti, la dematerializzazione può contribuire, da un lato, a massimizzare il livello di affidabilità e di sicurezza per quanto attiene la produzione e gestione della documentazione sanitaria in formato digitale e, dall’altro, a supportare fattivamente l’interscambio informativo, l’interoperabilità e l’integrazione funzionale tra i diversi soggetti preposti alla cura dei cittadini.
Al fine di procedere con la dematerializzazione dei documenti sanitari è però necessario avviare una strategia organica di digitalizzazione del comparto sanitario, finalizzata a innescare un processo di cambiamento in ottica innovativa di modelli, processi e percorsi assistenziali. Infatti, per parlare di reale dematerializzazione dei documenti sanitari è necessario avviare una strategia di reingegnerizzazione dei processi attraverso l’ICT, che porti alla creazione di documenti nativamente in formato digitale e li conformi agli standard di riferimento.
L’implementazione dei processi di dematerializzazione consente di conseguire sia risparmi diretti, derivanti da un ridotto utilizzo dei materiali di consumo impiegati nei processi di stampa della documentazione clinica, sia risparmi indiretti, che scaturiscono dalla possibilità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini nei setting assistenziali più appropriati.
L’implementazione dei processi di dematerializzazione nell’ambito del SSN concorre, infatti, ad un ripensamento in chiave evolutiva dei processi di cura e, conseguentemente, dei percorsi diagnostico-‐terapeutici ed assistenziali, con ricadute in termini di miglioramento ed ottimizzazione dei risultati di cura dei pazienti, nonché in termini di generale efficientamento.
Dal punto di vista del cittadino, la disponibilità di processi assistenziali supportati da documenti dematerializzati a partire dalla ricetta e dal referto di laboratorio, comporta l’avere accesso a servizi online senza che ciò comporti necessariamente uno spostamento, con un evidente risparmio in termini economici e di qualità della vita.
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Inoltre, la dematerializzazione consente di valutare e migliorare l’appropriatezza prescrittiva. Quest’ultimo costituisce per il Ministero della salute un tema di assoluto rilievo, soprattutto con l’obiettivo di incrementare la conoscenza delle prestazioni sanitarie erogate a livello territoriale.
L’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano nella ricerca del 2015 ha fornito una stima economica dei possibili benefici di tipo economico derivanti dalla dematerializzazione, dal punto di vista del cittadino e del SSN. Per i cittadini è stato stimato un risparmio pari a circa 4,9 miliardi di euro derivanti, soprattutto ma non solo, dai risparmi di tempo generati dalla possibilità di effettuare una prenotazione online o di ritirare un referto online. A livello di SSN la medesima ricerca stima 1,6 miliardi di euro di risparmi derivanti dalla diffusione della cartella clinica elettronica e 350 milioni di euro derivanti dalla completa digitalizzazione dei servizi erogati dalle strutture sanitarie.
La dematerializzazione della documentazione sanitaria è, inoltre, la condizione essenziale per l'alimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) che, ai sensi del l’articolo 12 comma 1 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 è l'insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-‐sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l'assistito. Il regolamento, attuativo del comma 7 dell’articolo 12 del predetto decreto-‐legge, è stato perfezionato e sarà sottoposto alla firma dei ministri competenti per poi essere sottoposto alla Corte dei Conti e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
La versione in bozza del predetto regolamento è comunque disponibile nelle “Linee guida per la presentazione dei piani di progetto regionali per il FSE” del 31 marzo 2014 predisposte dal Ministero della salute, in collaborazione con l’Agenzia per l'Italia Digitale, il Centro Nazionale Ricerche e le Regioni al fine di fornire un supporto alle Regioni nella stesura dei predetti piani di progetto.
Il regolamento elenca i documenti che vanno a comporre il FSE: un nucleo minimo (referti, verbali di pronto soccorso, lettere di dimissione, profilo sanitario sintetico) e altri documenti, tra i quali la ricetta dematerializzata, il cui obiettivo è quello di rendere sincrone tutte le attività di prescrizione da parte del medico e di erogazione da parte della farmacia e, progressivamente, di eliminare i supporti cartacei.
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Lo sviluppo e la diffusione della prescrizione digitale può, inoltre, indurre importanti ricadute sui processi clinico-‐assistenziali, soprattutto in termini di maggiore facilità di accesso alle terapie, migliore monitoraggio e controllo delle stesse, maggiore capacità di prevenzione degli errori clinici e minori costi sociali. La trasformazione da ricette cartacee a prescrizioni digitali, secondo le modalità tecniche definite nel decreto ministeriale del 2 novembre 2011, consente altresì di ottimizzare i processi di comunicazione e collaborazione, sia tra i medici delle cure primarie e gli erogatori di servizi sanitari. L’adozione delle prescrizioni digitali, oltre a consentire di controllare più efficacemente l'appropriatezza prescrittiva, permette di modulare la scelta dei farmaci per il paziente, in funzione delle relative allergie, delle terapie in corso, delle possibili interferenze farmacologiche e del quadro clinico complessivo.
Il percorso normativo a supporto della digitalizzazione delle prescrizioni mediche ha inoltre previsto la graduale sostituzione delle prescrizioni in formato cartaceo con equivalenti in formato digitale in percentuali pari al 60% nel 2013, all’80% nel 2014 e al 90% nel 2016.
Insieme alla prescrizione digitale anche i certificati telematici rappresentano una delle priorità di azione della strategia di innovazione avviata dal Ministero della salute e dal Ministero dell’economia e delle finanze. Il servizio di trasmissione telematica dei certificati di malattia è finalizzato a consentire l’invio, da parte dei medici del SSN, dei certificati attestanti l’assenza per malattia per i lavoratori sia del settore privato sia del settore pubblico all’INPS e, per il suo tramite, ai rispettivi datori di lavoro, secondo le modalità stabilite dal decreto del Ministero della salute del 26 febbraio e s.m.i. che definisce le modalità tecniche di
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predisposizione e invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia da parte dei medici del SSN.
Per quanto riguarda la dematerializzazione della documentazione di diagnostica per immagini, il Ministero della salute ha predisposto le “Linee Guida della documentazione clinica in diagnostica per immagini”, di cui all’intesa del 4 aprile 2012, che rappresentano un passaggio evolutivo fondamentale per la fruizione di informazioni rilevanti sullo stato di salute dei cittadini. Le Linee Guida, redatte da un gruppo di lavoro multidisciplinare, hanno l'obiettivo di fornire indicazioni per la gestione della documentazione clinica testuale e iconografica, ottenuta direttamente in formato digitale, nel rispetto delle attuali normative, nonché prescrivere direttive pratiche e di fattibilità per realizzare la completa dematerializzazione dei referti e delle immagini di diagnostica.
Analogamente a quanto fatto per la documentazione di diagnostica per immagini, il Ministero della salute sta predisponendo delle linee guida relative alla dematerializzazione della documentazione di laboratorio.
Per quanto riguarda i referti on line, il decreto-‐legge 13 maggio 2011, n. 70 ha disposto che le aziende sanitarie del SSN adottino procedure telematiche per consentire il pagamento on line delle prestazioni erogate, nonché la consegna, tramite web, posta elettronica certificata o altre modalità digitali, dei referti medici sulla base delle disposizioni tecniche di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 agosto 2013. Le predette disposizioni consentono anche di dare attuazione alle iniziative previste per la cosiddetta “farmacia dei servizi”, che consentono alle farmacie di essere un punto di consegna dei referti per fornire un servizio di prossimità al cittadino.
Con riferimento alla dematerializzazione delle cartelle cliniche, l’articolo 13, comma 5, del decreto-‐legge 18 ottobre 2012, n.179 ha stabilito che a decorrere dal 1° gennaio 2013, la conservazione delle cartelle cliniche può essere effettuata anche solo in forma digitale ed estende tale possibilità anche alle strutture sanitarie private accreditate.
La digitalizzazione delle cartelle cliniche è di particolare interesse al fine di rilevare l’attività sanitaria erogata a livello territoriale ed in particolare, nell’ambito delle cure primarie. In considerazione della strategicità di tale argomento, sarà a breve necessario monitorare lo stato di avanzamento della digitalizzazione della cartella clinica elettronica presso le nuove forme organizzative delle cure primarie quali le Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) e le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT).
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Nella sua strategia di innovazione digitale, l’Italia si sta muovendo in coerenza con gli indirizzi europei in ambito di sanità digitale definiti, in particolare, dall’eHealth Network, organismo istituito nel 2012 in attuazione dell’articolo 14 della Direttiva 2011/24/UE relativa all’assistenza sanitaria transfrontaliera. Tale organismo è finalizzato allo sviluppo e alla diffusione dell’eHealth a livello comunitario, attraverso una cooperazione strategico-‐istituzionale tra le autorità nazionali responsabili dell’assistenza sanitaria online, designate dai diversi Stati Membri. Nell’ambito dell’eHealth Network l’Italia è rappresentata dal Ministero della salute.
L’eHealth Network ha adottato le linee guida sul Patient Summary il 19 novembre 2013 e le linee guida sull’e-‐prescription il 18 novembre 2014. Tali documenti rappresentano un risultato estremamente rilevante, in quanto definiscono il linguaggio comune sulla base del quale è concretamente possibile supportare l’assistenza sanitaria ai cittadini europei in Stati Membri diversi da quello di appartenenza, mettendo a disposizione informazioni aggiornate e correttamente interpretabili caratterizzanti la condizione clinico-‐sanitaria della persona.
Infine, per quanto riguarda le prescrizioni, la Direttiva 2012/52/UE prevede il riconoscimento della prescrizioni farmaceutiche tra Paesi Membri. In tale ambito specifico, sarà necessario allineare la normativa nazionale a quella europea: infatti si rilevano alcune differenze nel set informativo previsto a livello europeo, in particolare rispetto ai dati personali riguardanti il prescrittore e l’erogatore sui quali vengono richieste informazioni quali, ad esempio, il nome, cognome, indirizzo, ecc. rispetto cui sarà necessario definire le opportune modalità di recepimento in Italia.
Da quanto sopra emerge che la dematerializzazione, e più in generale la digitalizzazione in sanità, rappresenta un fattore chiave su cui agire per supportare l’ormai inderogabile adeguamento del profilo di offerta dei servizi sanitari. A tali fini è fondamentale perseguire uno sviluppo armonico, coerente e sostenibile dei sistemi informativi sul territorio, affinché siano in grado di supportare le finalità di governo del SSN e di cura del paziente, con livelli di interoperabilità crescenti. Tale processo di digitalizzazione può fornire un importante stimolo all’economia del nostro Paese, incrementando la domanda di soluzioni applicative e di servizi professionali ad esse correlati, aumentando la concorrenza tra gli operatori di settore e incentivando investimenti, occupazione e sviluppo del mercato di riferimento. In tale prospettiva, i dati illustrati dalla già citata ricerca 2015 dell’Osservatorio del Politecnico, che evidenziano un leggero incremento in termini di investimenti in ICT, costituiscono una conferma della presa di coscienza da parte delle istituzioni e imprese che la digitalizzazione in sanità rappresenta un investimento e non un costo, in quanto, da un lato, consente al SSN di
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rispondere, in condizioni di sostenibilità, ai mutati bisogni di salute dei cittadini e, dall’altro, fornisce importanti stimoli alla crescita economica del Paese.
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4 Le nuove opportunità emergenti
Vengono di seguito descritte le principali opportunità emerse dal lavoro dei gruppi.
4.1 Ricetta smart -‐ Le opportunità per il cittadino -‐ Una sola volta: la ricetta digitale permette di far coincidere la prescrizione della prestazione specialistica con la prenotazione della stessa; questa opportunità è realizzabile grazie all’integrazione dei dati con il fascicolo sanitario elettronico che permette di gestire in tempo
Beneficiario specifico
• Ci/adino • Caregivers • Medico di medicina generale
Principali vantaggi
• Risparmio di tempo per il ci/adino (e per il medico una volta avviato il processo) • Comodità, facilità di ges?one, sinergia con specialis? • Non è più il ci/adino a veicolare le informazioni sanitarie, ma il sistema che è garante del servizio al ci/adino e lo supporta
Parole chiave
• #Umanoefacile • #Recuperiamoiltempo
Pun? chiave • Coincidenza della prescrizione della visita specialis?ca con la prenotazione della stessa • I da?, integra? con il FSEr, perme/erebbero di ges?re in tempo reale le tempis?che della prenotazione
Impa/o • Riduce lo spostamento delle persone e aumenta il flusso di informazioni • Il ci/adino esce dallo studio del medico con la prenotazione già effe/uata • Il medico può occuparsi degli aspeO clinici e di quelli lega? alla relazione medico-‐paziente • Controllo in tempo reale dei t emp i d i a/e sa e de l l a disponibilità degli slot per le visite specialis?che
Priorità • E’ necessario che alla base vi sia un database con nomenclatura standardizzata di tu/e le prestazioni. • Importante che le informazioni siano chiare per il ci/adino, magari coinvolgendolo nella proge/azione.
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reale modalità e tempistiche della prenotazione.
-‐ Salute a casa tua: sanità a km 0. La ricetta digitale permette di organizzare un sistema di consegna a domicilio del farmaco, puntando su sicurezza e appropriatezza della prescrizione.
Pun? chiave
• Consegna a domicilio del farmaco • Farmaco appropriato per il paziente, giusta dose e giusto punto di erogazione.
Impa/o
• Risparmio di tempo per il ci/adino • Meno oneri burocra?ci in carico al ci/adino e maggiore sicurezza
Priorità
• Digitalizzare il promemoria
Beneficiario specifico
• Ci/adino
Principali vantaggi
• Farmaco a KM0 • Risparmio di tempo • Risparmi economici • Maggiore sicurezza nella ges?one del farmaco
Parole chiave
• #SanitàKM0
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4.2 Connected people – Le opportunità per gli operatori del Sistema Sanitario -‐ Decentralizzare connettendo: spostamento del momento di prenotazione dal centro di prenotazione aziendale e dal settore amministrativo verso il territorio ed il clinico. Favorire la rete degli attori e ottimizzare le risorse e la domanda.
Pun? chiave
• Rete tra gli a/ori • OOmizzazione risorse • Controllo della domanda
Impa/o
• Spostamento del momento di prenotazione dal CUP e dall’amministra?vo verso il territorio e il clinico • Maggiore connessione tra gli operatori sanitari
Priorità
• Riorganizzare il sistema di prenotazione • Uniformare la base da? e codifiche
Beneficiario specifico
• Sistema sanitario • Ci/adino
Principali vantaggi
• Risparmio risorse economiche e umane • Miglioramento qualità anche percepita
Parole chiave
• #interoperabilità • #integrazione
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-‐ PDTA 2.0: migliore gestione delle patologie con linee guida specifiche; possibilità di considerare lo stato di salute del paziente nel suo complesso, i suoi profili di rischio, personalizzare il modello in base alle patologie grazie al supporto dei dati che la ricetta digitale mette a disposizione.
Pun? chiave
• Standardizzazione seman?ca e sintaOca • Medicina di inizia?va • Sintesi della conoscenza • Aderenza alla terapia • Informa?zzazione dei processi
Impa/o
• Migliore ges?one della patologia con una linea guida • Considerazione dello stato di salute del paziente, profili di rischio e personalizzazione del modello sul singolo, supporta? dall’informa?ca per la disponibilità dei da?
Priorità
• Me/ere in collegamento gli operatori
Beneficiario specifico
• Paziente • Sistema sanitario • Operatori
Principali vantaggi
• Appropriatezza diagnos?ca, prescriOva e terapeu?ca • OOmizzazione delle risorse • Sincronizzazione tra gli operatori
Parole chiave
• #standardizzazione • #libertà consapevole
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-‐ La competenza necessaria al bisogno: riduzione degli errori e supporto per una prescrizione appropriata al bisogno, miglioramento della prescrizione e dei relativi tempi per la composizione, riqualificazione del tempo del medico da dedicare all’attività clinica.
Pun? chiave
• Migliorare la prescrizione • OOmizzare ges?one offerta • Dare supporto clinico al prescri/ore
Impa/o
• Migliore appropriatezza • Riqualificazione della spesa
Priorità
• Cos?tuire un board di “appropriatezza” che ges?sce le “regole”
Beneficiario specifico
• Prescri/ore
Principali vantaggi
• Riduzione degli errori • Riduzione della medicina difensiva • Miglioramento della prescrizione e della tempis?ca • Riduzione della pressione prescriOva da parte dei pazien?
Parole chiave
• #armonizzazione • #sintesi
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4.3 Dynamic governance -‐ Le opportunità per le organizzazioni -‐ Revisione del modello di prenotazione, dall’analogico al digitale: superamento del centro di prenotazione e governo della stessa da parte del medico prescrittore; possibilità di ampliare l’offerta e migliorare la gestione dell’emergenza.
Pun? chiave
• Superamento del CUP: governo della prenotazione da parte del medico prescri/ore • Ampliare la scala dell’offerta alla quale si può accedere
Impa/o
• Riduzione dei tempi • Completa digitalizzazione dei processi
Priorità
• Facilitare la vita ai ci/adini • Automa?zzazione domanda-‐offerta • Condivisione agende • Catalogo Unico del Prescrivibile
Beneficiario specifico
• Ci/adino • Organizzazione socio-‐sanitaria
Principali vantaggi
• Aumento qualità di vita • Accorciare i tempi tra prescri/o ed erogato • Migliore ges?one delle emergenze • Coscienza della potenziale domanda
Parole chiave
• #prenotafacile • #scelgoioilchieildove
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-‐ Ottimizzazione della governance per la gestione dei piani di cura: disponibilità dei dati in ottica di prevenzione (in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di patologie croniche); necessità di utilizzo di sistemi esperti per favorire e supportare l’appropriatezza prescrittiva; disponibilità di dati certificati in tempo reale per permettere un effettivo monitoraggio dei costi e degli sprechi, favorendo la pianificazione delle prestazioni e delle risorse.
Pun? chiave
• Disponibilità dei da? per prevenzione e insorgenza delle fasi precoci, ritardare la cronicità • Necessità u?lizzo sistemi esper? per l’appropriatezza prescriOva
Impa/o
• Qualità della cura • Miglioramento della governance del sistema
Priorità
• Standardizzare i percorsi di cura del paziente per supporto del clinico e riduzione degli sprechi
Beneficiario specifico
• Ci/adino • Medico • Regione
Principali vantaggi
• Riduzione del rischio clinico • Modellazione real-‐?me dei processi di cura
Parole chiave
• #conoscerepercurare • #ilbiOcura
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4.4 Welcome to the next level – Le opportunità per il mercato
-‐ Partiamo da una nuova offerta, non dalle nuove necessità dettate da priorità legislative e amministrative. Orientare gli investimenti al miglioramento dell’esperienza del servizio sanitario per l’utente; superare gli obiettivi di investimento nella riorganizzazione a favore di investimenti sulla governance dei dati e creare un mercato di certificazione del dato.
Pun? chiave • Cambiare il modello di business • Superare gli obieOvi di inves?mento nella riorganizzazione e inves?re nella governance dei da?
Impa/o • Creazione di un nuovo mercato della cer?ficazione del dato • Chiudere i FSE per imme/ere in un mercato libero i servizi che satellitano a/orno • Inves?men? non più orienta? al risparmio sanitario, ma a migliorare l'esperienza dell'utente
Priorità • Nuovo mercato del dato clinico digitale. Il dato clinico è un business, bisogna imme/erlo nel mercato con delle logiche di domanda e offerta. Orientare le soluzioni al patrimonio dei da?. Modello priva?s?co della ges?one del dato
Beneficiario specifico
• Ci/adini • Aziende che fanno innovazione
Principali vantaggi
• Mercato aperto • Mercato libero dai dictat
Parole chiave
• Out of the box • Open data • Uovo o gallina? • Two steps • ProaOvità • FSE open
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-‐ Mobile, opportunità di cambiare il target di mercato: è necessario cambiare il modello di erogazione dei servizi sanitari sfruttando la dilagante diffusione degli strumenti tecnologici mobile (smartphone, tablet, ecc..). Questo si traduce nella creazione di nuovi servizi con l’obiettivo di ampliarne la diffusione a tutti i livelli della popolazione.
Pun? chiave
• Cambiare modello eroga?vo della sanità • Mobile deve essere adap?ng al contesto dell'operatore e del ci/adino
Impa/o
• Diffusione della tecnologia a tuO i livelli della popolazione
Priorità
• ConneOvità del ci/adino e degli operatori
Beneficiario specifico
• Ci/adini • Operatori
Principali vantaggi
• Apertura alla creazione di nuovi servizi
Parole chiave
• Ecosistema • Medicina personalizzata • Nuovi modelli • Utente connesso
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-‐ Sfruttare l’innovazione per spendere meglio: riorganizzare i servizi partendo da un approccio di co-‐progettazione basato sul binomio investimento-‐innovazione (spendere in qualità).
Pun? chiave
• Riorganizzare i servizi, partendo da un approccio di co-‐proge/azione per incen?vare il nesso inves?mento/innovazione spendendo con qualità
Impa/o
• Nuova fiducia pubblico-‐privato • Nuovi servizi offer?
Priorità
• Co-‐proge/azione delle soluzioni tra mercato/PA/operatori • Riorganizzazione dei processi • Collaborazione nella definizione della richiesta
Beneficiario specifico
• U?lizzatori • PA • Mercato
Principali vantaggi
• Migliorare analisi a priori del proge/o ed eventuali risulta? • Creazione di un rapporto di fiducia pubblico/privato • Migliorare qualità dei prodoO • Ridurre i cos? dei bandi, garantendo compe?zione basata sulla qualità del prodo/o
Parole chiave
• #co-‐proge/azione • #versoilterritorio
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-‐ Nazionalizzazione dei prodotti: esigenza del mercato di portare la progettualità di nuovi servizi sanitari e prodotti da una visione locale/regionale ad una visione nazionale.
Pun? chiave • Par?re da un ambiente fer?le per cambiare l'organizzazione del sistema sanitario. Il Veneto può esserlo. Meccanismo dei fondi stru/urali per portare l'innovazione veneta a prodo/o nazionale • Mutuare/co-‐proge/are tra regioni • Facilitare le re? di impresa
Impa/o • Internazionalizzazione dell'approccio proge/uale • Apertura a nuovi merca?
Priorità • Accesso a fondi stru/urali • Aprire ad un focus europeo
Beneficiario specifico
• Mercato • Nuovi clien? PA
Principali vantaggi
• Riduzione di cos? per i fornitori • Apertura di nuovi merca?
Parole chiave
• #fondistru/urali • #re?dimpresa
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5 Dalle proposte ai fatti
Luca Buccoliero – Docente del Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi di Milano e ricercatore del CERMES
Il cittadino-‐paziente, oggi sempre più spesso definito “paziente 2.0”, esprime una domanda di prestazioni sanitarie estremamente variegata e complessa. Dalle analisi di customer satisfaction capiamo che le aspettative di un cittadino sono correlate anche alla qualità dell’offerta di servizi già presente nel territorio: più l’offerta tecnologica ed il contenuto tecnologico sono di alto livello, più sono elevate le aspettative del cittadino. Il cittadino è infatti ormai abituato ad usufruire di un alto livello di digitalizzazione con riferimento a diversi ambiti della sua vita quotidiana e richiede quindi che questo standard di qualità venga soddisfatto, se non addirittura superato, anche dal servizio sanitario nazionale. L’economia digitale ha creato aspettative di servizio la cui realizzazione non sempre è immediatamente praticabile. Tra l’altro, il “paziente 2.0” è portatore di naturali aspettative di “gratuità”, immediatezza e personalizzazione del servizio. Cito come esempio lo studio sul progetto ESCAPE effettuato nel 2004 nell’Azienda ULSS 9 di Treviso. In quel caso specifico, il valore anche economico per il cittadino era riscontrabile nel non doversi più recare nelle strutture a ritirare il proprio referto. Questo concetto può essere applicato alla dematerializzazione della ricetta, oggetto dell’incontro odierno: le aspettative di servizio del cittadino sono destinate ad essere sempre più elevate, fino ad estendersi, ad esempio, alla consegna dei farmaci a domicilio ed alla quasi totale “virtualità” della relazione coi professionisti. Il promemoria cartaceo appare essere un elemento contraddittorio rispetto a tale aspettativa e ne limita l’effettiva realizzabilità, rendendo obbligatorio un incontro non solo virtuale con il medico prescrittore. Il paziente 2.0 è dunque un cittadino con idee ormai ben precise, che intende investire il minor tempo possibile negli aspetti non clinici del suo rapporto con le strutture sanitarie, ottenendo risposte e risultati in tempi immediati, come di fatto si verifica nella maggior parte degli aspetti della sua vita professionale e personale. Questo nuovo profilo pone importanti sfide organizzative e strategiche ai sistemi sanitari che sono chiamati alla ridefinizione delle proprie value proposition, alla luce delle nuove aspettative. Il medico, in particolare, è chiamato ad una nuova legittimazione della sua figura e del suo ruolo ed alla valorizzazione dell’interazione fisica col paziente, in un contesto in cui l’asimmetria informativa continua ad esistere ma è meno percepita dal paziente “informato”.
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Infine, i fornitori di servizi ICT per la sanità assumono un ruolo fondamentale per dare concretezza a quanto sin qui discusso. Serve pertanto una reingegnerizzazione delle forme di partnership con queste realtà per mettere in moto progetti concreti e validi di collaborazione ispirati a nuove e più lungimiranti logiche. La sanità elettronica si giustifica se sa creare delle aree di valore e se le sa misurare, possibilmente prima di mettere in atto le soluzioni. La creazione di valore misurabile per il cittadino è l’unico vero driver che può dare il via a nuovi progetti “ambiziosi”. Il driver del cambiamento non può limitarsi ad una mera riduzione dei costi (che peraltro può rappresentare un obiettivo secondario e derivato), in quanto progetti di ICT in sanità richiedono elevati investimenti i cui ritorni non sono direttamente visibili nel breve periodo.
Carla Collicelli – Vicedirettore Fondazione CENSIS
Un aspetto importante sul quale riflettere è quello della sostenibilità sociale delle soluzioni che si intende proporre nell’ambito della digitalizzazione della sanità. A questo proposito occorre ricordare che in questa, ma anche in altre materie, i cittadini sono più avanti di quanto pensiamo, sicuramente più avanti delle istituzioni e del mondo delle imprese, in quanto sanno meglio ciò che vogliono e quello che sarebbe giusto avere. Mi riferisco in particolare a quanto emerso a proposito del gruppo dei cittadini e del concetto di “salute a casa tua”, che rispecchia pienamente quello che emerge in continuazione nella ricerca sociale. I cittadini sono pienamente consapevoli a questo proposito di ciò che funziona e di ciò che non funziona, perché pagano sulla propria pelle le disfunzioni e, in vario modo, suppliscono a quello che il sistema pubblico e, in parte anche il sistema privato, non riescono a dare loro in maniera ottimale. Di solito chi si impegna di più, si sforza di più e riesce ad elaborare dati ed elementi in maniera migliore. Ne consegue che, se il sistema sanitario italiano raggiunge gli elevati livelli che ci vengono certificati dagli organismi internazionali, una grossa fetta del merito va proprio alle famiglie ed alle persone, cioè a quello sforzo che compie la comunità di base per supplire alle carenze che esistono. Tempo, denaro, fatica sono infatti gli aspetti che gli italiani sottolineano rispetto alle situazioni che si creano nel momento in cui si presenta un problema di salute, un malessere o una malattia da affrontare in una famiglia o in un gruppo sociale. Una questione questa da non tralasciare, che condiziona anche la fiducia ed il clima generale, ed è evidente che, se a volte registriamo una perdita importante del livello di fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni, ciò è da collegare proprio alle carenze ed alle lacune ed al lavoro di supplenza che viene loro chiesto. Invece ciò che soddisfa i cittadini ed i pazienti, e verso cui dobbiamo mirare con decisione, è la
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presa in carico totale, immediata e completa della persona e della sua condizione di malessere e/o di patologia, a partire da un unico punto di accesso, per passare a progettare un percorso che sia un percorso unico, organico, integrato, che non debba interrompersi per disfunzioni di tipo amministrativo o per il reperimento di informazioni che si sono perse in chissà quale passaggio. D’altra parte, se è vero che i cittadini sono e saranno sempre più confidenti con il digitale, non dobbiamo dimenticare che continua a sussistere un divide culturale rispetto al digitale, che rischia di far crescere le disuguaglianze sociali e, quindi, danneggia alcune fasce di popolazione rispetto ad altre e mette in difficoltà alcuni cittadini rispetto ad altri. Si parla costantemente, tutti i giorni, sulla stampa e nei media di crisi economica e dei suoi risvolti in termini di disuguaglianza nella popolazione e tra cittadini; ma non si parla mai di quest’altro aspetto fondamentale: la difficoltà nel socializzarsi con le nuove modalità della comunicazione, dell’informazione, con le nuove tecnologie da parte di alcune fasce di popolazione, e all’intero di alcuni comparti importanti per la vita delle persone, come è la sanità. Eppure questo contribuisce in maniera determinante a far crescere quelle disuguaglianze che sono uno dei nostri grandi problemi nel passaggio di crisi e nel percorso verso forme sempre più avanzate di modernizzazione. Esiste dunque un ampio divario culturale. Accanto a ciò non va poi dimenticato che esiste anche, nell’ambito del mondo del digitale, e specificamente per quello che riguarda l’ambito della salute, un fenomeno altrettanto inquietante, che consiste nel gioco, dai risvolti commerciali potenti, di offuscamento del quadro di riferimento e di diffusione di informazioni sbagliate, o incomplete, o fuorvianti. Si tratta di un gioco dai connotati molto negativi per la salute pubblica ed anche per l’efficienza del sistema della salute nazionale, perché commercializza, sfrutta e offre proposte, prodotti, servizi ed informazioni non sempre, limpidi, chiari, trasparenti, che invece di aiutare le persone fanno loro del male. Quindi una seconda osservazione è questa: c’è un gran bisogno di una rete “buona”, e questo dovrebbe essere uno dei primi obiettivi della digitalizzazione anche in campo sanitario, ma non solo. Per fare una rete buona, un servizio digitale che aiuti i percorsi di cura e quelli di miglioramento del benessere e della salute delle persone, occorre allora coinvolgere i cittadini stessi. Si apre su questo un tema molto complesso un punto fondamentale, e cioè la necessità di immaginare una progettazione del digitale in sanità che non si muova in maniera astratta, e che non venga predisposta da istituzioni sole e isolate, né tanto meno da aziende sole. Occorre piuttosto creare un tavolo che veda rappresentate anche le associazioni dei pazienti e quelle dei malati, nonché le diverse organizzazioni che a vario titolo si occupano di salute e benessere, e che sono sempre più numerose nelle nostre società moderne e avanzate. Tutte queste realtà vanno coinvolte, cercando di non tralasciare nessuno, e
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soprattutto di coinvolgere le fasce sociali che rischiano di rimanere escluse. In altre parole, come è ormai acquisito che è necessario praticare “medicina di iniziativa” per tutti coloro che da soli non riescono ad accedere ai servizi, così è necessario lavorare in termini di “oltreché”, vale a dire di recupero di tutti coloro che da soli non sono in grado di fare un salto di qualità nella utilizzazione dei servizi digitali. Per quel che riguarda i temi della integrazione, interscambiabilità e completezza del percorso di digitalizzazione, alcune considerazioni sono necessarie. Sorge spontanea la domanda: come è possibile lavorare in un contesto come quello attuale se le piattaforme utilizzano tecnologie che non parlano fra loro e/o si presentano frammentarie da un territorio all’altro? Si tratta di un controsenso vero e proprio, che risulta di difficile accettazione. Sono ormai almeno trent’anni che parliamo di globalizzazione e di rivoluzione tecnologica, e di come questi fattori spingano verso l’integrazione tra territori, categorie e tecnologie, eppure quello che constatiamo in Italia è che ogni regione tende a muoversi in maniera autonoma e scollegata dalle altre, ed ogni comparto della sanità tende a regolarsi secondo criteri suoi propri. Abbiamo di conseguenza una miriade di bellissime esperienze singole, che ci vengono spesso copiate anche a livello europeo, ma non un sistema nazionale integrato, e dovremmo rapidamente prendere coscienza del fatto che se non si farà una progettazione unica nazionale, ma direi anche europea, dei processi di digitalizzazione in sanità non si andrà da nessuna parte. I processi devono essere integrati in tutta Europa. Una altra faccia, questa delle esigenze di “olismo”, di integrazione e di centralità del paziente, ed un segnale rispetto al rapporto tra olismo e sostenibilità. Nella consapevolezza che i percorsi di cura sono ancora troppo frammentati, a canne d’organo, che questo non funziona e che solo un approccio olistico permette di raggiungere livelli elevati di sostenibilità economica e sociale. Infine va considerata la necessità di un feedback dinamico, perché nulla può essere realizzato senza le necessarie fasi di misurazione, monitoraggio e valutazione dell’impatto delle azioni intraprese.
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Claudio Saccavini -‐ Direttore tecnico di Arsenàl.IT
Uno degli aspetti interessanti della giornata è stato quello che è stata lanciata una sfida. Come istituzioni dobbiamo raccogliere tale sfida, perché abbiamo bisogno di soluzioni innovative. Per fare ciò i prodotti gestionali offerti dal mercato attualmente non bastano, abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo. Per questo parlo di sfida glocal: la dematerializzazione è su scala nazionale come pure l’e-‐prescription esiste negli altri paesi europei; tutte le Regioni devono adottarla, quindi parliamo di una sfida che può essere colta anche nelle altre regioni. Ritengo che anche in altre realtà si possa riflettere sulla ricerca di soluzioni che siano un misto tra tecnologia e modelli organizzativi.
Abbiamo intitolato la sintesi dei lavori di gruppo “Oltre il CUP”. Il Centro Unico di Prenotazione è un servizio nato 15-‐20 anni fa per rispondere ad un’esigenza specifica, e all’epoca fu una innovazione. Oggi è un concetto superato perché è cambiato un paradigma di riferimento: non deve essere più il cittadino che mette in moto la macchina, ma la macchina che si mette in moto prima che si muova il cittadino. Dobbiamo far in modo di essere in grado di anticipare il cittadino, rispondendo secondo tempo e velocità richiesti, e dobbiamo trovare il modo per farlo. I partner chiave di questo percorso di cambiamento sono i cittadini e la loro salute, la
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rete dei medici di medicina generale, delle farmacie e di tutti i medici specialisti. Dobbiamo riuscire a rispondere alla domanda di servizi della popolazione, attraverso risposte che vengano da un sistema di rete, rete che attualmente non sembra molto consolidata e ampia. Le attività chiave che emergono dalle riflessione nei gruppi si concentrano sul tema della co-‐creation: se vogliamo fare qualcosa di veramente innovativo e realizzabile subito dobbiamo puntare sul coinvolgimento di tutti gli attori a partire dal cittadino. Per quanto riguarda il Veneto la rete su cui puntare è quella che si è creata, ad esempio, grazie alla dematerializzazione della ricetta rossa. Non dobbiamo sprecare quanto realizzato fino ad oggi, ampliando la rete a livello nazionale: stiamo parlando di 40.000 medici di medicina generale in tutta Italia e tutti i CUP entreranno nella rete. Per raggiungere l’obiettivo, però, abbiamo bisogno di nuovi modelli di cure primarie. E’ impensabile che un medico faccia tutto, ha bisogno di una struttura di riferimento intorno a sé. Da tecnologi osserviamo quanto sta accadendo con le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), ma, al di là delle forme organizzative disposte a livello centrale e regionale, sicuramente è necessario lavorare in rete. Il cambiamento non è realizzabile se prima non riorganizziamo gli ospedali. Inutile fare una prenotazione automatica se non possiamo accedere alle informazioni di disponibilità di un professionista, se non sappiamo quando aprire o meno un’agenda. Dobbiamo organizzare la rete su tutti i versanti e questo significa una riorganizzazione profonda dei modelli erogativi all’interno delle strutture. La proposta di valore che emerge da questo modello dice che è necessario non perdere tempo e migliorare il rapporto con il medico di base. Questo per garantire una migliore efficienza e una migliore gestione delle risorse, aspetto che richiede una particolare attenzione. Per costruire una relazione dobbiamo puntare alla rete territoriale di MMG e farmacie. Il canale per farlo è il sistema digitale adottato da tali attori. I segmenti di attenzione sono rappresentati da: nativi digitali, fasce di età 40-‐60 e over 65, che sono i maggiori fruitori dei servizi sociosanitari. Abbiamo bisogno di soluzioni innovative tra le strutture di costo. La macchina della prenotazione attraverso i CUP in Veneto costa 40 milioni di euro ogni anno, cifra improduttiva se riesco a sostituirla con un soluzione differente più economica. Alla luce di queste conclusioni, quello su cui intendiamo contare è che qualcuna delle aziende socie di Arsenàl.IT raccolga la sfida di chiudere gli sportelli CUP, dimostrando in tal modo che si può cogliere concretamente e tempestivamente la principale opportunità offerta dalla ricetta digitale.
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Lorenzo Gubian – Responsabile del Settore Sistema Informativo SSR della Regione del Veneto
Quella che abbiamo vissuto è stata un’esperienza diversa dal solito e unica nel suo genere. I punti di vista emersi rappresentano una conferma delle poche intuizioni che avevamo avuto prima di questo momento di confronto e sono emersi ulteriori elementi che rappresenteranno i punti di partenza di un ampio ragionamento. Qualcuno ha lanciato la provocazione che si dovrebbero chiudere i fascicoli (nel gruppo dedicato al mercato). La parola fascicolo al cittadino non dice nulla, prova ne sia l’esperienza di alcune regioni che hanno totalizzato numeri molto bassi di attivazioni pur avendo messo a disposizione il fascicolo. In effetti, l’espressione fascicolo andrebbe abolita quando si parla al cittadino, bisognerebbe parlare solo di servizi. C’è una struttura capace di erogare i servizi che non è mai stata attivata. E’ vero che il fascicolo è un framework tecnologico, espressione da evitare nel rivolgersi ai cittadini, che però abilita la possibilità di erogare servizi. D’altro canto quando si parla di ritiro referti, il Veneto ne è una prova, il discorso funziona perché qualsiasi persona capisce che gli è utile, quindi lo usa e lo rende un servizio ad alto valore aggiunto. Se invece parliamo di fascicolo si fa fatica a sfondare. Nelle regioni nelle quali è stato adottato il fascicolo, realtà che hanno cercato di lanciarlo anche attraverso forti campagne di comunicazione, i numeri faticano a crescere. In altre realtà dove si è puntato di più sui servizi funziona perché la gente li usa. E quando un servizio di ritiro referti, di pagamento online e di prenotazione online funziona è perché risolve un problema concreto dell’assistito. Anche perché va tenuto conto che l’80% delle prestazioni sociosanitarie vengono erogate a pazienti di una certa età, e comunque cronici. L’utilizzo base del fascicolo (inteso per consultare la propria mia storia clinica) è un servizio da rivolgere più agli operatori, perché si tratta di un bisogno più sentito da chi deve curare rispetto a chi deve farsi curare. I cittadini sentono molto più il concetto di servizio. E’ vero dunque, che, dovremmo abolire il fascicolo come termine e quando ci rivolgiamo ai cittadini bisogna sostituirlo con servizi, che poi questi siano abilitati dal fascicolo poco importa. L’importante è partire con il piede giusto per iniziare a ragionare sui servizi. Questo framework fascicolo però serve, perché oggi si può iniziare a parlare di ricetta smart o di quello che verrà oltre il CUP perché esiste una infrastruttura che è stata messa in piedi, quella della ricetta dematerializzata, che in Veneto fa parte del fascicolo. Se non ci fosse tutti i discorsi innovativi fatti sul tema della prenotazione oggi non sarebbero possibili. Quindi, la riflessione che è stata fatta nell’ambito del mercato di abolire il fascicolo è corretta. Aboliamo il termine fascicolo, ma parliamo di un framework di servizi che possa garantire ai fornitori e ai cittadini di focalizzarsi sull’esperienza dell’utente nell’approccio al servizio. Quindi, il fornitore se ha un framework di riferimento può entrare nell’ecosistema,
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può proporre un prodotto che deve tendere a massimizzare l’esperienza del cittadino nella fruizione del servizio; del cittadino o dell’altra faccia del sistema vale a dire l’operatore. Questo framework dà un vantaggio: dovrebbe consentire a qualsiasi fornitore di sviluppare più velocemente servizi da attivare per cittadini o operatori, a seconda delle scelte. Questa è la sfida. Da qui in poi significa lavorare sull’esperienza degli utenti, che siano cittadini o operatori. Dobbiamo semplificare, lì sta il valore aggiunto. Se riusciamo a semplificare l’esperienza dei cittadini e degli operatori abbiamo fatto centro. Stiamo ancora aspettando la killer application che si trova in rari casi. Sul fascicolo, sul framework c’è ancora molto da fare, siamo solo agli inizi. Perché non si può dire che i sistemi non si parlano e poi si vuole la libertà totale di scriverli a piacimento. Concordiamo sulla libertà di scriverli come vogliamo ma questo significa un salto indietro di qualche decennio, che non è più possibile considerare. Quel che è certo è che non bisogna mettere più vincoli di quelli che servono per sviluppare i servizi. Ci deve essere un numero necessario e sufficiente di vincoli che consentano a chi sviluppa da un lato di farlo con la più ampia libertà nel rispetto delle regole, e dall’altro deve consentire a operatori e cittadini di vivere un’esperienza utente sempre più accattivante. Questa è la sfida oltre a tutto quello che è stato detto sul valore aggiunto e sulle prospettive di sviluppo. Oggi si può parlare di verifica dell’appropriatezza – abbiamo un progetto regionale in Veneto, ERMETE, che si basa sull’appropriatezza delle prestazioni di laboratorio – solo perché c’è la dematerializzazione. Possiamo verificare l’appropriatezza dei farmaci real time durante la fase di prescrizione solo perché esiste la ricetta digitale. Quindi, non possiamo dire che i prodotti offerti dal mercato non servono. Va tenuto conto che a livello globale esistono moltissimi prodotti per la verifica fra farmaci ma vengono applicati a posteriori, per poi scoprire che l’errore è del prescrittore. Di conseguenza possono essere pensati percorsi di formazione ad hoc per chi prescrive. Proviamo a ipotizzare l’efficacia di un sistema che, in contemporanea all’azione prescrittiva, suggerisce al prescrittore che sta prescrivendo due molecole in conflitto, oppure in conflitto con un’altra molecola che a sua volta ha prescritto un altro collega per quello stesso paziente. Pensando ad un sistema intelligente che invia direttamente al prescrittore le informazioni per garantire l’appropriatezza si potrebbe risparmiare moltissimo nel campo della formazione. Oggi siamo qui a ragionare perché il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha introdotto la dematerializzazione delle prescrizioni. Ma in questo caso, sull’appropriatezza, sarebbe stato bello riuscire a farlo prima che arrivasse il vincolo. D’altro canto ci serve una infrastruttura, senza la quale non andiamo da nessuna parte. Quel che possiamo affermare, in conclusione, è che siamo in grado di raccogliere gli spunti. Oggi ne sono emersi molti che raccoglieremo e attueremo attraverso dei progetti che ci
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permetteranno di fare parecchia strada.
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6 Hanno collaborato con noi
Aldo Aceto, Bayer
Maurizio Anselmi, Azienda ULSS 20
Gianni Barbon, Change
Livio Barnabo', CSP
Massimo Bassan, Netmedica
Luciano Bastoni, Arsenàl.IT
Barbara Battistella, Arsenàl.IT
Marco Bechini, Dedalus
Francesco Benazzi, Azienda ULSS 15
Laura Beriotto, Change
Lapo Bertini, IHE Europe
Fabio Binotto, Azienda ULSS 7
Emanuela Maria Blundetto, Azienda ULSS 12
Idelfo Borgo, Azienda ULSS 16
Marco Borin, Azienda ULSS 10
Sandra Boscolo, Cittadinanza Attiva
Adriano Bossini, Millenium
Natalia Braga, Azienda ULSS 18
Luca Buccoliero, Università Bocconi
Antonella Bulfone, Regione Friuli Venezia Giulia
Alessandro Camerotto, Azienda ULSS 18
Enrico Capiozzo, Veasyt!
Francesca Carniato, ISRAA
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Eleonora Carrer, Arsenàl.IT
Arianna Gabriella Casotto, Azienda ULSS 16
Antonietta Cavallo, Ministero dell’Economia e delle Finanze
Giuseppe Cicciu', Cittadinanza Attiva
Aldo Cocchiglia, M31
Arianna Cocchiglia, Arsenàl.IT
Luca Coletto, Regione del Veneto
Carla Collicelli, Fondazione CENSIS
Damiano Colombo, Azienda ULSS 14
Diego Conforti, Provincia di Trento
Federico Conte, Farmacie Unite
Michela Conte, Azienda ULSS 10
Bruno Coppola, Bep Consulenza
Gaspare Crimi, Azienda ULSS 21
Giorgio Crivellari, Apptothecloud
Luca Crivellari, Apptothecloud
Roberto Da Dalt, Noveservizi
Gian Ferruccio Dal Corno, Azienda ULSS 6
Enrico Dal Pozzo, Arsenàl.IT
Claudio Dario, Arsenàl.IT
Umberto De Conto, SIMG
Alessandra De Nardi, Azienda ULSS 1
Luca De Pietro, Università di Padova
Emanuela Didonè, Azienda ULSS 8
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Lidia Di Minco, Ministero della Salute
Marianna Di Paolo, Arsenàl.IT
Alberto Fontanesi, Federfarma
Gugliemo Frapporti, FIMMG
Michela Gabrieli, Arsenàl.IT
Nicola Gaiarin, Change
Franco Gariboldi Muschietti, Farmacie Unite
Cristina Ghirardello, Azienda ULSS 18
Giampietro Gridelli, Regione del Veneto
Lorenzo Gubian, Regione del Veneto
Antonello Guggino, Millennium
Antonio Incitti, SOGEI
Simone Lion, Confindustria Veneto Sanità
Saverio Losito, Reply
Davide Lucchi, Insiel Mercato
Arianna Magnan, Tesi
Ennio Maltese, Provincia di Bolzano
Silvia Mancin, Arsenàl.IT
Paride Martella, Enterprise Information Integration
Gregorio Mercurio, CNR
Giovanni Morana, SIRM
Marzia Nobile, Change
Johanne Ortler, Provincia di Bolzano
Lodovico Paganizza, Azienda ULSS 17
44
Raffaele Pagliari, CUP 2000
Giampaolo Pecere, Azienda ULSS 14
Angelica Pellarini, Blogger di settore
Alessandra Pepe, InnovaPuglia
Daniela Pizzolato, ORAS Motta di Livenza e Associazione Diabetici di Treviso
Giovanni Poli, SIBIOC
Filomena Polito, Associazione Privacy and Information Healthcare Manager
Lamberto Pressato, Regione del Veneto
Fabrizio Redavid, Insiel Mercato
Mariastella Righettini, Università di Padova
Alessandro Rinaldi, Change
Mauro Rizzato, Arsenàl.IT
Maurizio Rizzetto, Azienda AAS 5 Friuli Occidentale
Manuel Ronzoni, Tapmylife
Claudio Saccavini, Arsenàl.IT
Federica Sandri, Arsenàl.IT
Peter Santa, Provincia di Bolzano
Lucio Sartori, Azienda ULSS 6
Roberto Silverio, IHE
Elio Soldano, Azienda ULSS 9
Marco Solfa, A-‐Thon
Lorenzo Sornaga, Lait
Laura Spillere, Medit
Mariella Stella, ORAS Motta di Livenza
45
Irina Tagliapietra, Azienda ULSS 12
Paolo Tardivo, Solinfo
Giovanna Tinunin, Change
Gabriella Tognetto, Azienda ULSS 4
Mauro Tomasi, Dedalus
Roberto Toni, CSP
Andrea Tramarin, Azienda ULSS 6
Luca Trentin, Azienda ULSS 20
Sara Valongo, Arsenàl.IT
Antonio Veraldi, Forum PA
Vladimiro Vida, Azienda Ospedaliera di Padova
Chiara Zambon, Azienda ULSS 17
Mauro Zanardini, Arsenàl.IT
Evelino Zanella, Azienda ULSS 5
Oscar Zanutto, ISRAA
Roberta Zito, Forum Associazioni Amiche della Pediatria
Mario Zucca, Noema Life
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