f. giorgi rossi g. pezone i. scarpati come d ......le póleis greche trovano unità e accordo, per...
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IN DIALOGO CON LE OPERE
ENTRA IN LABORATORIO: ARTE E CREATIVITÀ
PROGETTO INCLUSIVO
F. GIORGI ROSSI G. PEZONE I. SCARPATI
COME D’INCANTO
B STORIA DELL’ARTE
COPIA DOCENTE CON SOLUZIONI
IN PAGINA
2000 a.C.
Inizia
la civiltà
micenea
1100 a.C.
I Dori si
stabiliscono
nel Peloponneso
800 a.C.
Si sviluppa
la civiltà greca
e nascono le póleis
3000 a.C.
Nasce la civiltà cretese
o minoica
GRECIA ANTICA
IL TEMPO
3000 a.C. 2000 a.C. 1000 a.C. 800 a.C.
Arte minoica Arte greca di formazioneArte micenea Arte
3 LA GRECIA ANTICA52
LA GRECIA
ANTICAMentre la civiltà sumera è nel pieno del suo splendore, nel Mar Egeo nascono la civiltà cretese, detta anche minoica, e quella micenea, dalle quali fiorirà poi la civiltà greca.
Le civiltà cretese e micenea. Nell’isola di Creta si sviluppa una civiltà organizzata in diverse città-palazzo, per questo detta civiltà palaziale, che, all’inizio del III millennio a.C., assume un’importanza strategica per tutto il Mar Egeo grazie all’attività del commercio via mare a cui era dedito il popolo cretese. È una civiltà pacifica e ricca, in cui le donne hanno un ruolo importante e dove si realizza il decisivo passaggio da una scrittura per immagini a una scrittura sillabica in cui i segni rap-
Calamide,
Cronide di Capo
Artemisio,
460 a.C., bronzo,
h 209 cm.
Atene, Museo
Archeologico
Nazionale
Vai a p. 8
dell’Atlante
L’Acropoli di Atene
323 a.C.
Muore Alessandro
Magno. Si formano
i regni ellenistici
499-479 a.C.
Guerre
persiane
461-429 a.C.
Età di Pericle
400 a.C.600 a.C. 200 a.C.
greca arcaica Arte greca classica Arte greca ellenistica
53
LE SCOPERTE DI SCHLIEMANN
Heinrich Schliemann (1822-1890), il
padre degli studi su Micene, era un
imprenditore tedesco con la passione
per l’Iliade, il poema epico di Omero
che narra la guerra di Troia. Quando
si ritira dagli affari, Schliemann si im-
provvisa archeologo e nel 1870 scava
a Troia alla ricerca dei luoghi dell’Ilia-
de. Solo l’ultimo giorno di scavi sco-
pre un tesoro di quasi 9000 gioielli!
Pochi anni più tardi si trasferisce a
Micene, alla ricerca delle tombe degli Achei. Schliemann trova
un altro tesoro e pensa di aver scoperto la tomba del leggen-
dario re Agamennone, il “signore degli eserciti”.
Heinrich Schliemann
in una foto del 1883
L’Ellenismo. Alla morte di Alessandro Magno il suo im-
pero viene suddiviso e nascono i regni ellenistici, tra
cui quelli di Macedonia, di Pergamo, di Siria e d’Egitto.
Questi regni, che diventano i centri di una cultura raf-
finata e aperta a diverse influenze, scompariranno poi
con la conquista romana.
I periodi dell’arte greca. L’arte greca è suddivisa in
diversi periodi:
• periodo di formazione (XII-VIII sec. a.C.), in cui la pro-
duzione artistica è soprattutto di ceramica dipinta;
• periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.), dove compaio-
no le statue di grandi dimensioni dei koùroi, cioè dei
giovani;
• periodo classico (V-IV secolo a.C.), che coincide con
il momento di maggior splendore dell’arte greca e
l’affermazione di Atene sulle altre póleis. Le statue
mostrano un attento studio dell’anatomia e delle
proporzioni;
• periodo ellenistico (IV-I secolo a.C.), in cui le póleis
vengono annesse all’impero di Alessandro Magno;
la produzione artistica mostra una forte espressività.
Inquadra il QR Code per:
• Videolezioni: I Bronzi di Riace; Il Discobolo; Fidia
• Audiolettura di tutti i paragrafi
CONTENUTI
DIGITALI
presentano i suoni. In seguito Creta si indebolisce ed
entra nella sfera di influenza degli Achei (o Micenei),
una popolazione che si era stabilita nel Peloponneso.
L’aspetto delle città micenee – fortificate e poste su
collinette e luoghi di difficile accesso – riflette il ca-
rattere bellicoso di questo popolo, testimoniato anche
dalle molte armi ritrovate negli scavi archeologici.
La civiltà greca. In Grecia intorno al 1100 a.C. arrivano
i Dori. Dalla fusione dei Dori con le popolazioni locali
– fra cui anche i Micenei – nasce la civiltà greca, carat-
terizzata dalla presenza di città-stato unite da una lin-
gua, una scrittura e una religione comuni ma spesso in
conflitto tra loro. A partire dall’VIII secolo, le città-stato
si trasformano in póleis, basate sulla partecipazione dei
cittadini alla vita politica. Ogni pólis è autonoma, e ha
un proprio esercito; ma le due póleis più importanti e
rivali, Sparta e Atene, danno vita ognuna ad alleanze
con altre póleis per affermare la propria supremazia
sul mondo greco. Con la crescita della popolazione e
il bisogno di nuove terre, molte città greche iniziano a
fondare colonie nelle zone costiere del Sud Italia, che
verranno chiamate Magna Grecia (“grande Grecia”).
Le guerre persiane e l’Età di Pericle. Nel V secolo a.C.
le póleis greche trovano unità e accordo, per contra-
stare l’espansionismo dell’Impero persiano, che mi-
naccia la loro autonomia. In seguito alle guerre persia-
ne (499-479 a.C.), che vedono vittoriosa la coalizione
greca, si afferma la supremazia di Atene che, sotto la
guida di Pericle (461-429 a.C.), raggiunge il suo mo-
mento di massimo sviluppo culturale e politico, realiz-
zando una forma di democrazia molto avanzata per
l’epoca. Alla fine del secolo, Atene entra in crisi e ri-
prende lo scontro con Sparta. Dei conflitti tra le póleis
greche approfittano il re macedone Filippo II e poi suo
figlio Alessandro Magno, il quale crea un impero che
dalla Grecia si estende fino all’India.
3 LA GRECIA ANTICA54
Creta e le città-palazzoLa civiltà cretese si distingue per
la costruzione di enormi palazzi e per
la grande produzione di vasi, statuette e
pitture murali. Tutte queste forme artistiche
mostrano uno stretto legame con la natura.
IL TEMA
Palazzi come labirintiI grandi palazzi che sorgono nell’isola di Creta, come quelli di Cnos-
so e Festo, sono l’elemento distintivo della civiltà palaziale cretese,
chiamata anche minoica dal nome del leggendario re Minosse. Erano
delle vere e proprie città (1), senza mura perché i Cretesi, forti della
loro potente flotta, non temevano di essere attaccati dai popoli vicini.
Questi palazzi ospitavano abitazioni, botteghe, magazzini e luoghi
di culto intervallati da terrazze e cortili; alcuni di essi avevano gradi-
nate per sedersi: sono il primo esempio di teatri all’aperto. Al cen-
tro del palazzo c’era un cortile grande come una piazza, dove si
1. Disegno ricostruttivo
della città-palazzo
Cortile
centrale
Sala del Trono
(santuario)Accesso nord
(ingresso delle grandi
cerimonie rituali) Dogana
Sala del re
Corridoio
delle Processioni
Sala
della regina
Magazzini
55
LA LEGGENDA DEL MINOTAURO
Secondo il mito greco, il re Minosse fece costruire un labirin-
to dove rinchiudere il Minotauro, un mostro metà uomo e metà
toro che si nutriva di carne umana. Per questo ogni anno le cit-
tà sottomesse a Creta dovevano inviare dei giovani da offrire
in pasto al mostro. Un giorno il figlio del re di Atene, Teseo, de-
cise di partire con i giovani inviati in sacrificio per uccidere il
mostro. Teseo uccise il Minotauro grazie all’aiuto di Arianna, la
figlia di Minosse, che gli aveva dato un gomitolo di filo consen-
tendogli così di ritrovare l’uscita. La vittoria di Teseo sul Mino-
tauro può essere interpretata come il racconto della fine della
supremazia cretese sul Mar Egeo e l’inizio del dominio greco.
4. Sarcofago di Agía
Triada (particolare),
1400-1300 a.C.
Iraklion (Creta),
Museo Archeologico
2. Palazzo di Cnosso,
1700-1400 a.C. Creta
3. Affresco dei delfini.
Creta, palazzo di Cnosso,
Sala della regina
svolgevano giochi, spettacoli e cerimonie religio-
se e dove si affacciavano gli appartamenti reali.
Nelle residenze dei re non mancavano le como-
dità, come i doppi muri per isolare le stanze dai
rumori e i servizi igienici con acqua corrente e
vasca da bagno.
Tutti gli ambienti erano disposti su diversi livelli,
in modo da adattarsi alle irregolarità del terreno.
L’effetto era quello di una costante comunicazio-
ne tra il paesaggio e l’architettura, tra la natura e
l’opera dell’uomo.
Una civiltà paritariaL’arte cretese ci svela un aspetto molto importan-
te di questa civiltà: la sostanziale parità tra uomo
e donna.
Nel palazzo di Cnosso (2) l’appartamento più bel-
lo è infatti quello della regina, la cui sala del trono
è decorata con pitture di delfini che nuotano in
mezzo a tanti piccoli pesci (3).
Inoltre, come si può vedere nella scena della ceri-
monia funebre sul sarcofago dipinto (4) ritrovato
nel palazzo di Agía Triada, vicino a Festo, spesso
sono le donne sacerdotesse a officiare i riti reli-
giosi, mentre gli uomini sono presenti nel corteo
e portano le offerte.
I personaggi raffigurati hanno
gli stessi vestiti e la stessa capigliatura:
anche la moda, dunque, rispecchiava
la parità tra i sessi?
OSSERVA
3 LA GRECIA ANTICA56
CHE COSA RESTA RISPETTO
ALL’ARTE EGIZIA?
Nell’arte minoica resta la rappresentazione di profilo delle figure.
CHE COSA CAMBIA?
La resa del movimento; la rappresentazione più naturalistica.
faiIL PUNTO
L’arte minoicaNel palazzo di Cnosso si trovava anche la pittura murale del Gioco
del toro (5). La scena raffigura la “taurocatapsia”, cioè “salto del to-
ro”, una prova di forza che era anche una cerimonia religiosa, e mo-
stra tre momenti distinti: da sinistra a destra, un’atleta, probabil-
mente una donna per la pelle chiara, che afferra il toro per le corna,
un acrobata, dalla pelle più scura, che salta sul dorso del toro e una
sacerdotessa con le braccia tese nel gesto della preghiera. I perso-
naggi sono tutti di profilo come nelle pitture egizie ma, rispetto a
quelle, sono meno rigide e compiono movimenti più naturali.
La parte centrale della pittura è occupata dal grande toro che tra-
smette un’idea di movimento. Se segui la linea che va dalle corna
alla coda del toro, noterai che è quasi un’onda. Sono proprio que-
ste linee – a volte tese, a volte curve – a dare l’impressione del
moto. Sul dorso del toro si ribalta un atleta: dalla sua testa parte
una linea che si inarca e che si divide nelle gambe ripiegate. Anche
questa linea, che disegna una spirale, suggerisce l’idea del movi-
mento. Infine, osservando la figura sulla destra, vediamo solo una
sua spalla: questo è un primo tentativo di rappresentare le figure
in profondità.
La natura in un vaso A Creta vengono realizzati molti vasi: grandi, piccoli, di tante for-
me diverse e tutti decorati. In alcuni gli elementi del mondo natu-
rale sono stilizzati in forme geometriche e linee curve e morbide;
in altri i soggetti del mondo marino e vegetale sono ben riconosci-
bili e molto dettagliati, come nella brocchetta di Gurnià (6), dove
un polpo abbraccia con i tentacoli l’intero vaso.
5. Gioco del toro, 1550 a.C. ca., pittura murale. Iraklion (Creta), Museo Archeologico
6. Brocchetta di Gurnià, 1500 a.C. ca., ceramica dipinta,
h 20 cm. Iraklion (Creta), Museo Archeologico
Creta e le città-palazzo
INTERROGA L’OPERA...
57
La statuetta è l’immagine della dea madre, così importante per Creta.
La dea dei serpenti
Sull’isola di Creta sono state ritrovate molte statuette si-
mili a questa. Non si sa se raffigurano dee o sacerdotesse,
ma sicuramente sono collegate alla fertilità. Lo sguardo
fiero e deciso della nostra statuetta ci fa pensare che si
tratti di una dea; il seno scoperto e i fianchi larghi fanno
pensare alla fertilità. I serpenti sono animali sacri alla dea
madre, venerata a Creta: il serpente – che cambia pelle, va in le-
targo e si risveglia in primavera – ricorda l’alternarsi delle stagioni, così
come la dea madre regola il ciclo delle stagioni. La dea poi ha, sulla
testa, anche un gatto che, oltre a cacciare i topi che minacciavano le
scorte alimentari, è, insieme al serpente, un animale sacro nell’antico
Egitto, dove accompagnava i defunti nell’aldilà: questo testimonia gli
intensi scambi che i Cretesi avevano con l’Egitto.
I lineamenti Le forme sono morbide o spigolose? Rispetto a una statua egizia, il corpo della dea è statico o dinamico?
I simboli Che cosa tiene nelle mani? Ha anche un gatto sulla testa. Perché?
Dea dei serpenti, 1700-1600 a.C.,
ceramica invetriata, h 30 cm.
Iraklion (Creta), Museo Archeologico
con L’OPERAin dialogo
...E L’OPERA SI RACCONTA
Dea o sacerdotessa? Come sono il suo volto e lo sguardo? Che cosa fa la dea con le braccia alzate? Forse danza? O esegue un rito sacro?
Prendere grande per
dettaglio a lato
3 LA GRECIA ANTICA58
L’arte micenea
Le città-fortezzaPiù di 3000 anni fa inizia la storia del popolo degli Achei,
che vivevano nelle città-fortezza di Argo, Tirinto e Micene.
Il poeta greco Omero narra le imprese di questo popolo:
storie di guerre, di amori e tradimenti, di eroi e di tesori d’o-
ro. Il carattere guerriero degli Achei è riflesso anche nella
struttura delle loro città-fortezza, costruite su alte colline
e circondate da imponenti mura di difesa, chiamate “ci-
clopiche” perché si credeva che fossero state costruite dai
Ciclopi, giganti mitologici che avevano un solo occhio al
centro della fronte.
Varcata la porta delle mura, si arrivava al palazzo reale.
A differenza delle residenze cretesi, quelle micenee ave-
vano una struttura chiusa al cui centro c’era il mégaron,
cioè la sala del trono: impreziosito da decorazioni d’oro,
era l’ambiente più solenne del palazzo e aveva una pianta
rettangolare, con al centro un focolare circondato da colon-
ne e il trono su una parete laterale. Dal mégaron miceneo
deriverà la pianta del tempio greco.
La porta di MiceneL’ingresso principale alla città di Micene è la monumentale
Porta dei Leoni (7), così chiamata per il rilievo con le due
leonesse rampanti ai lati di una colonna su cui sono pog-
giati dei rotoli, che simboleggiano le leggi. Il rilievo è inseri-
to in uno spazio triangolare, chiamato triangolo di scarico:
è una soluzione architettonica innovativa che permette di
scaricare il peso del muro sui due elementi verticali della
porta e non solo sull’architrave (la pietra orizzontale), che
altrimenti si sarebbe potuto rompere.
Le tombe a thòlosAll’interno delle mura o nei dintorni delle città micenee
si trovavano anche le necropoli. Le tombe monumentali
ospitavano i re guerrieri, che venivano ricoperti di oggetti
d’oro: gioielli, utensili, armi e maschere funerarie. La tipica
struttura delle sepolture micenee è però quella definita “a
thòlos”, come la Tomba di Agamennone a Micene (8).
La civiltà micenea si caratterizza
per la costruzione di città-fortezza
e per la realizzazione di armi
e oggetti d’oro riccamente decorati.
IL TEMA
7. Porta dei Leoni, 1250 a.C. Micene
8. Tomba di Agamennone
(ingresso e pianta),
fine del XIV secolo a.C.
Micene
Nella tomba a thòlos
un lungo corridoio immette
in una stanza circolare.
OSSERVA
corridoio
camera
funeraria
stanza
circolare
ingresso
59
ut quam, id essint quo core
nimusdae. Ut eium venihilictem
fugias magnihi lluptat que.
59
La maschera di Agamennone
Data XVI secolo a.C.
Dimensioni h 20,5 cm
Tecnica oro sbalzato
Collocazione Atene, Museo Archeologico Nazionale
Il volto di un eroe Quando l’archeologo Heinrich Schliemann, scavando nelle
tombe della cittadella di Micene, trovò un tesoro di 15 chili d’oro, pensò di aver
scoperto la tomba di Agamennone, il grande re degli Achei che guidò la spedizio-
ne contro Troia. E, nella maschera più bella del corredo funebre, immaginò di
vedere il volto dell’eroe. Oggi però sappiamo che non era lui.
Osserva. La maschera di Agamennone è una lamina d’oro lavorata a sbalzo, cioè
realizzata battendo il metallo dall’interno con un martelletto. I tratti del volto sono
idealizzati, i baffi e le sopracciglia sono resi con tratti sottili e paralleli, che creano
un contrasto di luce e ombra con la parte liscia del volto.
Una maschera per l’eternità Molti popoli in tempi diversi usavano coprire il
viso del defunto con una maschera. Ma a che cosa serve la maschera a un morto?
Quando un essere umano muore il suo corpo si decompone, allora per mantenere
la fisionomia del volto serviva appunto una maschera.
XxxxxxxCupta doluptae nus
DENTRO
L’OPERA
Maschera funeraria micenea,
1600-1500 a.C., oro sbalzato,
h 31 cm. Atene, Museo
Archeologico Nazionale
Se osservi altre maschere funebri
micenee, come quella qui sopra,
noterai che tutte hanno le labbra
serrate e gli occhi chiusi. Per
gli antichi infatti era necessario
bloccare l’anima nel corpo:
un’anima fuori dal corpo poteva
essere un pericolo per i vivi e un
corpo senza anima non poteva
entrare nel regno dei morti.
CONFRONTA
3 LA GRECIA ANTICA60
La novità della pólis A differenza delle città orientali o micenee, che ruo-
tavano attorno al grande palazzo reale, la pólis (9) si
struttura su due luoghi fondamentali:
• l’acropoli, posta sopra a un colle e circondata da
mura, che è il centro ideale della città. Vi si trovano i
templi delle divinità protettrici ed è rifugio per i cit-
tadini in caso di assedio;
• l’agorà, ossia la piazza principale con i portici sui lati,
che è il luogo in cui si svolge il mercato e si tengono
le assemblee pubbliche.
Attorno all’agorà si sviluppa la città bassa, dove sorgo-
no le abitazioni e le botteghe.
La pólis grecaNella Grecia del VII secolo a.C. si ha il massimo sviluppo della pólis,
la città-stato. Caratteristica della pólis è la partecipazione
dei cittadini alla vita della comunità.
IL TEMA
9. Disegno ricostruttivo
della pólis greca
Fuori dalla città, nella campagna circostante, ci sono
i villaggi agricoli. La pólis si sviluppa in armonia con
la natura, adattandosi all’andamento del terreno: sulle
alture vengono edificate le acropoli, mentre i pendii o
gli avvallamenti naturali vengono sfruttati per costruire
i teatri (vedi p. 67). La pólis, inoltre, è caratterizzata da
alcuni edifici in cui i cittadini vengono educati ai valori
civici e culturali e allenati alle gare e alla guerra: per
esempio le aule per le assemblee, il ginnasio (luogo
dedicato all’educazione fisica e alla formazione intel-
lettuale), la palestra e lo stadio.
Agorà
Città bassa
TempioAcropoli
6161
Un tempio maestoso
con L’OPERAin dialogo La forma solenne del tempio della Concordia
è molto vicina al nostro ideale di bellezza.
INTERROGA L’OPERA...
Tempio della Concordia,
430 a.C. ca. Agrigento
Eccoci alla domanda delle domande. Questo tem-
pio, innalzato intorno al 430 a.C. e giunto a noi quasi
intatto, è una dimostrazione di forza piuttosto che
un’espressione di spiritualità e devozione religiosa.
Per i Greci infatti, come vedremo meglio nelle pagi-
ne successive, i templi non sono luoghi di preghie-
ra, ma sono considerati le case delle divinità, che
proteggono e aiutano i cittadini contro i nemici.
Bellezza imponente Dove sorge il tempio? In una valle o su un’altura? Poggia su un basamento o sul terreno? E le colonne? Sono troppo massicce? Oppure slanciate o giuste?
...E L’OPERA SI RACCONTAPotenza o religiosità Osserva il tempio nel suo insieme: ti comunica un senso di religiosità e devozione? Oppure un senso di potenza e di forza?
62
Il tempioEdifici simbolo dell’antica Grecia, i templi sono caratterizzati
da un’armonia delle forme ottenuta grazie all’applicazione di regole
matematiche, su cui si basano anche gli ordini architettonici.
IL TEMA
10. Disegno ricostruttivo
del tempio greco
11. Pianta del tempio greco
La dimora terrena degli dèiL’edificio più importante dell’acropoli è il tempio (10), la cui forma deriva dal
mégaron miceneo. In entrambi le colonne circondano la sala rettangolare, ma
mentre il mégaron era la sala del principe, il tempio è la casa della divinità.
Vere e proprie dimore degli dèi sulla Terra, i templi non sono dunque destinati
alla preghiera, tanto che i riti religiosi si svolgono fuori dall’edificio, in un recinto
sacro dove si trova anche l’altare.
Struttura semplice e armoniosa. Il sistema costruttivo dei templi resta quello
trilitico, antichissimo, formato da due elementi verticali, le colonne, e un elemen-
to orizzontale, l’architrave. I primi templi erano costruiti in legno, poi, nel corso
dell’VIII secolo a.C., assumono le forme che oggi conosciamo: dai pilastri in legno
si passa alla colonna di pietra; dal tetto a terrazza si passa alla copertura a spio-
venti, ossia a superfici inclinate. Questi due spioventi creano sulle fronti, cioè sulle
facciate, due spazi triangolari che poggiano sull’architrave, i frontoni. Inizialmente
i templi erano costituiti da un unico e semplice vano, il naos o cella, dove era con-
servata la statua della divinità. Poi la pianta diventa più articolata: nella tipologia
più semplice, la cella è preceduta da un portico con colonne, il pronao (11). L’inte-
ra struttura può anche essere circondata da una o più file di colonne, la peristasi.
Architrave
Fregio
Frontone
Colonna
Cella
Cella
Peristasi
Pronao
Pronao
Rampa
d’accesso
Copertura
a spioventi
63
Gli ordini architettonici
Il modo di progettare i templi riflette la concezione di
bellezza ideale, basata su regole matematiche, tipica
del mondo greco. I Greci infatti creano gli ordini ar-
chitettonici, modelli che definiscono i rapporti sia fra
le parti strutturali – colonne, capitelli e architravi – sia
fra le parti decorative.
Ordine dorico. L’ordine dorico (12) è il più antico: na-
sce nel Peloponneso nel VII secolo a.C. e da lì si dif-
fonde nel resto della Grecia, nella Magna Grecia e in
Sicilia. Le colonne doriche hanno delle scanalature
(solchi verticali) e sono prive di base. A circa un terzo
dell’altezza hanno un leggero rigonfiamento, chiama-
to èntasi, che puoi osservare nelle colonne del Par-
tenone (vedi p. 64). Si tratta di una correzione ottica,
ossia di uno di quegli “effetti speciali” di cui i Greci
si servivano per “ingannare” l’occhio umano a cui, da
lontano, le colonne sarebbero apparse troppo sottili.
Il capitello è composto da un elemento a tronco di co-
no chiamato echino, sormontato da un parallelepipedo
detto abaco. Il frontone è decorato; il fregio è costitui-
to dall’alternanza di metope (lastre inizialmente dipinte
poi scolpite con figure) e triglifi (lastre scanalate).
Ordine ionico. L’ordine ionico (13) compare verso la
metà del VI secolo a.C. nelle città dell’Asia Minore e
poi si diffonde nella Grecia continentale. Le colonne
ioniche sono più alte e slanciate, con più scanalature.
Il capitello è composto da due eleganti riccioli (volute)
separati da ovoli. Il frontone non è decorato e al posto
di metope e triglifi c’è un fregio continuo a rilievo.
Ordine corinzio. L’ordine corinzio (14) è il più tardo:
nasce infatti alla fine del V secolo a.C. e si diffonde
durante l’Ellenismo. Molto simile all’ordine ionico, ha
le colonne più sottili e il capitello con decorazione
vegetale a foglie di acànto.
12. Ordine dorico 13. Ordine ionico 14. Ordine corinzio
scanalaturescanalature
scanalature
capitello
capitello
capitello
foglie
di acànto
architrave
architravearchitrave
echino
abaco
abaco abaco
freg
io
fregio
fregio
riccioli
ovoli
triglifo
tra
bea
zio
ne
tra
bea
zio
ne
tra
bea
zio
ne
co
lon
na
co
lon
na
co
lon
na
metopa
Celebrazione di una vittoria Nel 480 a.C. Atene viene invasa dai Persiani che ne distruggono l’Acropoli, il luogo più sacro della pólis. I Greci riescono poi però a sconfiggere i Persiani a Salamina. Proprio per celebrare questa vittoria, nel 448 Pe-
ricle – che governava la città – decide di ricostruire l’Acropoli e il Partenone, tempio dedicato ad Atena, dea protettrice della pólis. La realizzazione di questa immensa opera viene affidata agli architetti Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia. Osserva. Il Partenone, il tempio più grande della Grecia, è in stile dorico. È circon-dato da colonne: 8 sulle facciate e 17 sui lati lunghi (cioè il doppio più una di quelle delle facciate, come consuetudine nei templi classici). Nella trabeazione vi sono le metope e i triglifi, tipici del fregio dorico, mentre sul frontone ci sono sculture a
tutto tondo. All’interno del tempio, la cella è circondata da colonne ioniche ed è decorata con un fregio ionico.
Ictino, Callicrate e Fidia
Il PartenoneDENTRO
L’OPERA
Data 447-438 a.C.
Dimensioni 70x50 m
Materiale marmo bianco
Collocazione Atene, Acropoli
Fregio dorico
(con metope
e triglifi)Sculture del
frontone
Trabeazione
La mano di Fidia. Fidia realizza la statua crisoelefantina (cioè d’oro e avorio) di
Atena, che si trovava nella cella del Partenone. La statua era alta 11 metri e rico-
perta da una tonnellata d’oro. Purtroppo la grandiosa opera è andata distrutta
ed è nota solo per le copie romane in marmo. Fidia inoltre esegue direttamente
alcuni rilievi della decorazione del Partenone, ma dirige e aggiunge il tocco fina-
le a tutto l’insieme delle sculture, dandogli così un carattere unitario.
L’intento dell’architetto-scultore è quello di celebrare la potenza e la supre-
mazia culturale dei Greci. Per questo raffigura:
• nelle metope del fregio dorico una serie di lotte fra esseri mitologici, co-
me i centauri, che alludono allo scontro e alla vittoria sui Persiani;
• nel fregio ionico le feste in onore di Atena;
• nei frontoni la nascita della dea e la sua disputa contro Poseidone per il
controllo dell’Attica (la regione di Atene).
LE VICISSITUDINI
DEL PARTENONE
Nel corso dei secoli, il tempio ha
avuto una storia travagliata: tra-
sformato in chiesa cristiana e
poi in moschea, usato come de-
posito d’armi dai Turchi, colpi-
to da 800 colpi di cannone nel
1687 dai veneziani, il Partenone
non ha avuto pace. E poi nell’Ot-
tocento, per salvare la decora-
zione scultorea, il diplomatico
inglese Lord Elgin trasferisce le
sculture del Partenone in Inghil-
terra: per questo ora si trovano a
Londra, al British Museum.
Colonne
doriche
Lapita e centauro, metopa del fregio dorico
del Partenone. Londra, British Museum
65
DENTRO
L’OPERA
Nel fregio dorico lo stile è sintetico, per la necessità di racchiudere le scene
negli spazi contenuti delle metope; le scene sono isolate e affiancate le une alle
altre. Il fregio ionico mostra uno stile più naturalistico: i corpi hanno posture
morbide, la narrazione è fluida e le figure sono in relazione fra loro e poste in
uno spazio unitario. Nei frontoni, l’opera di Fidia raggiunge l’apice: qui l’artista
riesce ad adeguare perfettamente la composizione scultorea alla difficile forma
triangolare, risolvendo con figure sdraiate il problema degli angoli, senza utiliz-
zare rigide simmetrie.
L’unione delle due anime greche Le forme del Partenone mostrano la sin-
tesi perfetta fra scultura e architettura e un uso armonico dei due ordini ar-
chitettonici principali (quello dorico e quello ionico), unendo così le due anime
della Grecia, quella insulare, ionica, e quella attica, dorica.
Gara dei
cavalieri,
frammento
del fregio ionico
del Partenone.
Londra, British
Museum
Quadriga di Helios, Dioniso, Demetra e Kore, Artemide, sculture
del frontone orientale del Partenone. Londra, British Museum
FIDIA
Fidia (490-430 a.C. ca.) è il
maestro incontrastato dell’arte
greca del V secolo a.C. Padro-
neggia tutte le tecniche, dalla
pittura alla scultura, alla lavo-
razione dei metalli. La sua vita
finisce però in modo poco glo-
rioso: viene accusato di aver
rubato parte dell’oro che ser-
viva per la realizzazione della
grande statua di Atena e muo-
re in prigione o forse in esilio.
67
Il teatroPer gli antichi Greci gli spettacoli non sono solo d’intrattenimento,
ma hanno anche una funzione religiosa ed educativa; per ospitarli, si sviluppa
un nuovo tipo di architettura, all’aperto e senza copertura: il teatro.
IL TEMA
Edifici per i cittadini Dal V secolo a.C., con la diffusione delle rappresentazioni teatrali, si
costruiscono teatri in pietra sempre più grandi, che sostituiscono le
originali strutture mobili in legno.
La forma del teatro (15) deriva dalla funzione di alcuni suoi elementi
fissi, come: l’orchestra, lo spazio centrale di forma circolare in cui reci-
tano gli attori e che ospita anche il coro, cioè gli artisti che commen-
tano e accompagnano lo spettacolo con canti e danze; la cavea, la
gradinata di forma semicircolare dove siedono gli spettatori, di solito
costruita sfruttando la pendenza di una collinetta; la scena, lo sfondo
fisso per lo spettacolo, dietro al quale gli attori possono cambiarsi.
Un’acustica straordinaria. Fra i tanti teatri greci il meglio conservato
è quello di Epidauro (16), una piccola città nel Nord del Peloponneso.
Oltre alla perfetta armonia delle sue parti architettoniche, il teatro si
distingue per una speciale acustica, che permette di sentire i suoni più
lievi – come un sussurro o un sassolino che cade – fino in cima alla ca-
vea. Ciò è dovuto alle gradinate molto ripide, che riducono la distan-
za fra l’orchestra e le gradinate più lontane; e anche al fatto che le onde
sonore salgono sospinte dalla brezza che arriva dalla valle sottostante.
16. Teatro di Epidauro, 360 a.C. Grecia
15. Disegno ricostruttivo del teatro greco
orchestra
caveascena
PIETRA “SONORA”
Uno studio recente ha scoperto che la pie-
tra calcarea delle gradinate del teatro greco
funziona come un “filtro”, che elimina i ru-
mori di sottofondo e permette così un’acu-
stica migliore.
3 LA GRECIA ANTICA68
La ceramicaLa pittura greca è andata completamente
perduta, ma i numerosi esempi
di ceramica dipinta arrivati fino
a noi ci permettono di cogliere i riflessi
di quest’arte, che le fonti storiche
ci descrivono come molto sviluppata.
IL TEMA
Vasi dipintiLa pittura su muro e su tavola era molto importante nell’arte gre-
ca, ma purtroppo ne sono rimaste solo rarissime testimonianze.
Per studiare la pittura greca dobbiamo quindi fare riferimento
alle influenze che questa ha esercitato sulle opere in cerami-
ca, in particolare sulla decorazione dei vasi (pittura vascolare).
La ceramica greca presenta diversi stili a seconda delle decora-
zioni, che possono essere motivi ornamentali o scene narrative.
Stile geometrico I vasi di stile geometrico (X-VIII secolo a.C.), tipici del periodo
di formazione, sono decorati a fasce orizzontali con motivi or-
namentali e figurine stilizzate, come nel vaso ritrovato nella
necropoli del Dipylon (17), l’antico cimitero di Atene.
Nella fascia in alto troviamo il motivo geometrico del mean-
dro che allude al labirinto. Nei due fregi centrali compaiono
le figure stilizzate a forma di clessidra: sopra vi è la scena del
compianto del morto (disteso su un giaciglio), con le figure con
le mani sulla testa in segno di disperazione e una figurina più
piccola che forse rappresenta il figlio. Nel fregio sottostante è
raffigurato un combattimento. I soldati, i carri e i cavalli ci sug-
geriscono che il defunto era un guerriero, mentre la grandezza
del vaso (alto circa un metro) ci dice che era un aristocratico.
Stile orientalizzante Nello stile orientalizzante (VIII-VII secolo a.C.) fanno la loro
comparsa motivi di origine orientale – leoni, mostri, rosette,
palmette ecc. – come nella brocca con testa a grifo (18).
Rispetto al cratere del Dipylon qui troviamo la stessa disposi-
zione a fasce ma le figure degli animali non sono più schema-
tizzate: hanno un disegno più fluido ed elegante.
La brocca ha l’orlo
modellato come
la testa di un grifo,
l’animale fantastico
con la testa d’aquila,
ed è tutta decorata
con motivi riempitivi
come trecce,
occhietti, meandri,
animali, fiori e raggi.
17. Cratere del Dipylon, 760-735 a.C.,
h 103 cm. New York,
The Metropolitan Museum of Art
18. Brocca cicladica
con testa a grifo, 650 a.C.,
h 41,5 cm. Londra,
British Museum
OSSERVA
69
Tecnica a figure nere e a figure rosseNella ceramica attica del periodo arcaico la figura uma-
na assume sempre più importanza, fino a occupare tutta
la zona centrale del vaso; sul fondo rosso-arancio della
ceramica vengono disegnate immagini con la vernice ne-
ra, poi vengono incisi i dettagli. Questo tipo di ceramica
– detta “a figure nere” (19) – si diffonde nel 600 a.C. circa
ed è molto richiesta ed esportata in tutto il Mediterraneo.
In seguito (intorno al 530 a.C.) gli artisti sperimentano an-
che una nuova tecnica, detta “a figure rosse” (20). In que-
sto caso il decoratore dipinge il vaso di nero lasciando
“scoperte” le figure che rimangono color argilla; i tratti
anatomici e i dettagli delle figure sono dipinti e non più
incisi, ottenendo così un effetto di maggior profondità.
Il vaso è decorato con due sole sagome
nere su fondo neutro. Le figure sono
disposte su un unico piano; i dettagli
anatomici e i vestiti sono definiti con sottili
linee incise. Vi è anche un’attenzione alla
dimensione psicologica dei personaggi,
tutti concentrati nel gioco dei dadi.
Questo vaso mostra la premiazione
da parte di Atena e di Nike di tre
decoratori vincitori di un concorso
artistico. L’ultima figura a destra
è una donna intenta a dipingere
un cratere. Forse è proprio
l’autrice del vaso, ed è la più antica
immagine di una pittrice.
19. Exekias, Achille e Aiace che
giocano a dadi, 540-530 a.C.,
anfora a figure nere, h 61 cm.
Città del Vaticano, Musei Vaticani,
Museo Gregoriano Etrusco
20. Kalpis del pittore di Leningrado,
470 a.C. ca., vaso attico a figure
rosse, h 32,2 cm. Vicenza,
collezione Banca Intesa
OSSERVA
OSSERVA
3 LA GRECIA ANTICA70
La scultura arcaica
Koùros e kòre
Nel periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.) si af-
fermano due tipi di statue: una maschile, chia-
mata koùros (ragazzo; koùroi al plurale), e una
femminile, la kòre (ragazza; kòrai al plurale).
Sono figure frontali e rigide, dai corpi stilizza-
ti e volti piatti, con capigliature a trecce geo-
metriche.
Il koùros (21) raffigura un giovane nudo con le
braccia dritte lungo il corpo e i pugni chiusi.
Accenna solo un passo con il piede sinistro leg-
germente in avanti, ma la posizione degli arti
è rigida. La kòre (22) rappresenta una giovane
vestita alla moda del tempo (tunica lunga, cin-
tura e mantello), con un braccio lungo il corpo
e uno piegato in gesto di offerta.
Molte di queste statue sono state ritrovate nei
templi perché erano doni dedicati alle divini-
tà. Originariamente le statue erano policro-
me, cioè colorate: in alcune sono state trovate
tracce di rosso, verde e nero.
La figura umana è il soggetto principale della scultura greca
fin dal periodo arcaico, durante il quale vengono realizzate
le statue dei giovani dal corpo stilizzato e dalla postura rigida.
IL TEMA
Se osservi la bocca delle statue arcaiche noterai che
sembra piegarsi in un sorriso, tanto che per queste
statue è usata l’espressione “sorriso arcaico”.
In realtà questo è un espediente usato dallo scultore
per dare la profondità: le labbra, infatti, sono curvate
perché sono raffigurate su un unico piano frontale
e non su quello laterale. Il “sorriso arcaico” sarebbe
quindi una conseguenza della “legge della frontalità”
(vedi p. 29), per cui lo scultore modella la figura
solo sul piano frontale, tralasciando i piani laterali.
OSSERVA
21. Koùros attico, 600-590 a.C., marmo, h 194,6 cm.
New York, The Metropolitan Museum of Art
22. Kòre col peplo, 540-530 a.C., marmo, h 118 cm.
Atene, Museo dell’Acropoli
71
Lo stile severoLa rigidità delle statue arcaiche viene sostituita dalla ricerca
di un nuovo equilibrio che comprende una raffigurazione
più realistica del corpo umano e la rappresentazione del movimento.
La perfezione delle formeNella fase iniziale del periodo classico
(V secolo a.C.), detta “periodo severo”,
cresce l’interesse per l’anatomia: il cor-
po umano viene infatti raffigurato in
maniera sempre più simile a quello na-
turale, sia nella resa dei muscoli sia nella
postura. Lo stile severo è chiamato così
per la scomparsa del “sorriso arcaico”,
che ora trova una curvatura più naturale.
I Bronzi di RiaceLe due statue, ripescate in mare a Riace
in Calabria, sono una preziosa testimo-
nianza di originali greci della fine del pe-
riodo severo. Probabilmente realizzati da
due artisti di Argo, Agelada (Guerriero
A, il più giovane, 23) e Alcamene (Guer-
riero B, la figura più anziana, 24), i due
bronzi mostrano chiaramente le caratte-
ristiche dello stile severo: non sono più
rappresentati sul piano frontale, le gam-
be si allargano e le braccia si discosta-
no dal corpo, che tende a una leggera
rotazione. Rispetto ai koùroi arcaici, le
statue sono costruite a tutto tondo, in-
vitando a far girare lo sguardo intorno
per osservarle da più punti di vista.
IL TEMA
CHE COSA RESTA RISPETTO
ALLA SCULTURA ARCAICA?
Nella scultura severa resta l’interesse per il corpo umano.
CHE COSA CAMBIA?
Scompare il sorriso; si accenna il movimento.
faiIL PUNTO
23-24. Bronzi di Riace (Guerriero A, Guerriero B),
460-410 a.C., bronzo con inserti di rame,
avorio e lamina d’argento, h 198 cm.
Reggio Calabria, Museo Archeologico
Nazionale della Magna Grecia
I Bronzi di Riace
3 LA GRECIA ANTICA72
Un atleta bello come un dio
Fermiamoci sull’ultima domanda. Il discobolo (il lancia-
tore del disco) è raffigurato mentre si china per racco-
gliere le forze e carica il corpo come se fosse un arco: è
l’attimo prima di compiere i giri su se stesso e lanciare
il disco. La statua è una copia di epoca romana e ha un
sostegno, ma l’originale era in bronzo e probabilmente
non aveva bisogno del sostegno per stare in equilibrio,
perché all’interno aveva dei pesi che la bilanciavano.
Ma, con o senza il sostegno, la statua mostra una nuo-
va concezione della scultura. Nella scultura arcaica,
infatti, il corpo era scolpito in un unico blocco, e quindi
non vi erano tensioni fra le parti. Ora con Mirone l’e-
quilibrio non è dato dalla mancanza di forze opposte
ma dal loro bilanciamento: questo gioco di equilibri è
mostrato proprio da quelle due linee di forza che attra-
versano il corpo del discobolo.
Discobolo, copia romana
(II secolo d.C.) da originale
in bronzo di Mirone
del 450 a.C. ca., marmo,
h 155 cm. Roma,
Palazzo Massimo
alle Terme, Museo
Nazionale Romano
Il Discobolo rappresenta la nostra idea del mondo ellenico, con la passione per i giochi olimpici e per la perfezione del corpo umano.
Il Discobolo
con L’OPERAin dialogo
INTERROGA L’OPERA...
L’attimo prima di lanciare Che cos’ha in mano l’atleta? Che cosa sta facendo ?
La curva fra due punti Segui la linea immaginaria che dal disco passa per le spalle e arriva al piede sinistro: che cosa ottieni?
Zig-zag Segui l’altra linea che va dal piede d’appoggio alla mano destra, passando per il bacino e la testa: che cosa ottieni?
L’equilibrio impossibile Il corpo dell’atleta è perfetto, ma anche la sua posizione è perfetta? Pensi che senza il sostegno dietro potrebbe reggersi?
Linee di forza intrecciate Queste linee ideali sono due linee di forza: come agiscono fra loro? Si intersecano?
...E L’OPERA SI RACCONTA
73
3 LA GRECIA ANTICA74
La scultura classica: Policleto
Dal V secolo a.C. nella scultura greca si ricerca la bellezza ideale
attraverso l’equilibrio e le proporzioni ed è Policleto
che con il canone definisce l’esatto rapporto che ci deve
essere tra le parti del corpo.
La statua perfettaLo scultore Policleto, nato ad Argo, si concentra sul
problema che aveva attirato l’attenzione degli scul-
tori fin dall’origine dell’arte greca: la rappresenta-
zione della cosiddetta figura stante, vale a dire la
figura in piedi.
Il Doriforo. La statua più celebre di Policleto è il Do-
riforo (25), cioè il portatore di giavellotto, l’opera che
meglio esprime l’ideale di perfezione dell’arte greca
classica.
Il soggetto della scultura è l’atleta, nudo, in posizione
stante. Il suo equilibrio è dato da un gioco di bilan-
ciamenti ottenuto attraverso flessioni e tensioni con-
trapposte delle diverse parti del corpo: gamba de-
stra tesa, sinistra flessa; braccio destro dritto lungo
il fianco, sinistro flesso; spalla destra rilassata, spalla
sinistra contratta.
Questo modo di costruire la figura – basato sulla
contrapposizione degli arti, che si dispongono se-
condo uno schema a X – è chiamato principio della
ponderazione (o chiasmo, dal greco “incrocio”) e
rimarrà costante fino all’epoca moderna.
Il CanoneLe proporzioni del Doriforo, come delle altre figure
di Policleto, sono ottenute in base a rapporti ma-
tematici costanti fra le singole parti del corpo e il
tutto, cioè il corpo intero.
Le leggi ricavate da queste osservazioni sono raccol-
te nel Canone, un testo teorico in cui Policleto detta
le regole a cui doveva attenersi lo scultore che voleva
rappresentare la figura umana.
L’unità di misura scelta è l’altezza della testa, che si
ripete o si divide nelle varie parti: per esempio, l’in-
tera figura umana, per essere proporzionata, deve
misurare otto volte la testa.
IL TEMA
25. Doriforo, copia romana
(fine II secolo d.C.)
da originale in bronzo
di Policleto del 450 a.C.,
marmo, h 212 cm. Napoli,
Museo Archeologico
Nazionale
1
2
3
4
5
6
7
8
Le due diagonali che formano
la X collegano gli arti in
tensione (braccio sinistro
e gamba destra) con
quelli a riposo (braccio
destro e gamba sinistra).
La figura del Doriforo
è poi costruita ripetendo
otto volte il modulo della testa.
OSSERVA
75
CHE COSA RESTA RISPETTO
ALLA SCULTURA SEVERA?
In Policleto resta la figura stante.
CHE COSA CAMBIA?
La figura è ora costruita su bilanciamenti; viene introdotto il canone.
faiIL PUNTO
Nella mano sinistra il Doriforo
teneva il giavellotto che era
appoggiato sulla spalla.
La gamba sinistra, a riposo,
è piegata e arretrata.
La gamba destra, tesa,
sopporta il peso del corpo.
3 LA GRECIA ANTICA76
FidiaFidia è l’artista che più di tutti interpreta gli ideali
della classicità, realizzando sculture caratterizzate
da una perfetta anatomia e da forme morbide.
Effetto bagnatoMolte delle opere di Fidia purtroppo sono andate perse – soprattutto
le sue statue monumentali –, ma è arrivata fino a noi quella che è con-
siderata il capolavoro della scultura classica: la decorazione del Par-
tenone (vedi p. 66). Alla mano del maestro appartengono sicuramente
le numerose statue (circa quaranta) a tutto tondo dei due frontoni. Pur
se nel corso del tempo hanno subito diversi danneggiamenti e muti-
lazioni, queste opere permettono ancora di leggere lo stile di Fidia.
Nel gruppo delle Tre dee (26) i corpi sono costruiti con un forte ef-
fetto plastico, cioè di volume, e sono ricoperti da panneggi trattati
da Fidia in maniera innovativa. In alcune parti le stoffe aderiscono
totalmente al corpo, dando l’effetto di stoffa bagnata, mentre in
altre si addensano in profonde pieghe che creano forti contrasti di
luce e ombra. In entrambi i casi le vesti non nascondono i corpi e i
loro movimenti.
Un’amazzone “umana”Negli anni in cui lavora al Partenone, Fidia realizza una statua per un
concorso cui partecipano altri grandi artisti del tempo (fra cui Policle-
to, che vince). Il soggetto del concorso era un’amazzone (la mitologi-
ca donna guerriera) ferita (27), destinata alla città di Efeso. Fidia scolpi-
sce una figura inedita, con il braccio alzato e completamente ripiegato
sul capo, per prendere l’arco. Il movimento è accentuato dalla gamba
sinistra flessa; la veste è raccolta e infilata nella cinta, in modo da sco-
prire la ferita. L’Amazzone di Fidia è una guerriera pronta all’azione
che allo stesso tempo compie un gesto molto umano.
26. Fidia, Le tre dee (Hestia,
Dione e Afrodite),
438 a.C. ca., marmo,
h 148 cm. Londra,
British Museum
27. Amazzone
ferita, copia
romana
da originale
in bronzo
di Fidia
del V secolo a.C.,
marmo,
h 190 cm.
Roma, Musei
Capitolini
IL TEMA
Fidia
Attività guidata
77
Prassitele
La fase del classicismo maturo, che va dalla guerra del Peloponneso
alla morte di Alessandro Magno, è il periodo di grandi artisti,
come Prassitele, attenti all’espressione
dei sentimenti e del movimento.
IL TEMA
28.Prassitele, Ermes con Dioniso
bambino, 340-330 a.C. ca.,
marmo, h 215 cm. Olimpia (Grecia),
Museo Archeologico
Pose rilassate
Prassitele è lo scultore che porta all’estremo i princi-
pi del classicismo. Le statue si “muovono” nello spa-
zio in maniera naturalistica e le divinità da lui scolpite
sono figure umanizzate, non più rappresentate in ri-
gide pose maestose ma raffigurate in atteggiamenti
rilassati.
Le opere presentano nuovi equilibri che si ritrovano
nel tipico atteggiamento delle statue di Prassitele, in
cui il corpo si inclina morbidamente fino a uscire dal
proprio asse, tanto da aver bisogno di un appoggio
laterale.
Ermes e Dioniso
Esemplare è la statua che raffigura il dio Ermes mentre
gioca con il fratellino Dioniso (28). Ermes si appoggia
su un sostegno laterale e ruota leggermente il corpo
con un movimento fluido: in questo modo rompe lo
schema frontale classico.
Il drappo sulla destra, solcato da profonde pieghe,
crea un forte effetto di chiaroscuro, cioè un gioco di
luci e ombre.
OSSERVA
La superficie levigata del
corpo di Ermes riflette la luce:
Prassitele era molto attento
a rendere l’effetto di morbidezza
dei corpi e per questo,
come ci raccontano gli antichi,
ricopriva le statue con un
impasto di olio e cera.
3 LA GRECIA ANTICA78
LisippoLisippo elabora un nuovo stile scultoreo,
più realistico, in cui presta attenzione alla
psicologia del personaggio rappresentato.
Un nuovo stile realisticoLisippo è lo scultore che inaugura l’età ellenistica.
Famoso per i suoi bronzi, l’artista è molto apprezza-
to già dai suoi contemporanei e diventa lo scultore
prediletto di Alessandro Magno. Nelle sue opere ri-
prende il tema dell’atleta caro a Policleto e soprat-
tutto studia un nuovo canone, basato su un diverso
sistema di proporzioni che rende le figure più vicine
alla realtà. La ricerca di una raffigurazione realistica è
ben visibile nel Pugile in riposo (29), soprattutto nei
segni lasciati dall’incontro di pugilato: i lividi per i col-
pi ricevuti e le ferite da cui colano gocce di sangue.
Inoltre l’espressione incerta del volto, che si gira con
lo sguardo perso, mostra l’attenzione di Lisippo nel
rappresentare la condizione psicologica di un atleta
stordito dal combattimento.
Il genere del ritrattoLo spostamento dell’attenzione dalla forma ideale
al carattere individuale del soggetto compiuto
da Lisippo coincide con la nascita e l’affermazione
di un nuovo genere, il ritratto. In quest’ambito, Li-
sippo e la sua scuola realizzano soprattutto i ritratti
dei maggiori filosofi greci, come Socrate e Platone,
e anche i ritratti di Alessandro Magno, come quello
a cavallo (30) che diventerà l’iconografia (cioè il mo-
dello) del sovrano condottiero fino a Napoleone.
29. Lisippo, Pugile
in riposo, IV secolo a.C.,
bronzo, h 128 cm.
Roma, Palazzo Massimo
alle Terme, Museo
Nazionale Romano
30. Ritratto di Alessandro Magno, copia romana (I secolo a.C.)
da originale in bronzo di Lisippo del 334 a.C., bronzo,
h 50 cm. Napoli, Museo Archeologico Nazionale
CHE COSA RESTA RISPETTO
ALL’ARTE CLASSICA?
In Lisippo restano la figura dell’atleta e l’attenzione all’anatomia del corpo.
CHE COSA CAMBIA?
La raffigurazione che diventa più realistica nelle pose e nella rappresentazione della psicologia.
faiIL PUNTO
IL TEMA
79
La dea
dell’amore
Quest’ultima domanda ha a lungo appassiona-to gli studiosi di arte greca. Ritrovata nel 1820 nell’isola greca di Milos, la Venere è un’opera del II secolo a.C. di Alessandro di Antiochia.
È priva delle braccia, ma dalle ricostruzioni sem-bra che fossero sollevate in avanti, forse nell’atto di filare; in ogni caso non trattenevano la veste, che le sta scivolando dai fianchi. Lo scultore stu-dia il movimento del corpo e i bilanciamenti, ma fa un passo avanti e ci mostra una serie di
movimenti minimi: la dea ruota leggermente il busto, si flette un po’ in avanti, alza la gamba si-nistra e stringe appena le gambe per trattenere il drappo. Ma dietro le spesse pieghe all’altezza del ventre c’è anche un “trucco del mestiere”: lo scultore usa le pieghe per nascondere il punto
d’unione dei due blocchi di marmo che com-pongono la statua.
Alessandro
di Antiochia,
Venere di Milo,
130 a.C., marmo,
h 202 cm.
Parigi, Museo
del Louvre
Donna o dea?Osserva la Venere: i capelli raccolti, i fianchi morbidi, il seno scoperto: è una donna sensuale o una dea austera? Osserva i suoi gesti: che movimenti compie con il busto? E con la gamba?
INTERROGA L’OPERA...
La veste che svelaOsserva la veste che le scivola dai fianchi: forse la dea la tratteneva con le mani?
La Venere di Milo incarna un ideale di bellezza senza tempo.
con L’OPERAin dialogo
...E L’OPERA SI RACCONTA
3 LA GRECIA ANTICA80
La scultura ellenisticaLarte ellenistica mostra da un lato un carattere celebrativo
del potere, dall’altro indaga i sentimenti umani. Nasce così un
nuovo linguaggio figurativo, basato su una grande abilità tecnica.
31. Nike di Samotracia, 190 a.C.,
marmo e calcare, h 242 cm.
Parigi, Museo del Louvre
32. Gigantomachia (particolare
dell’Altare di Pergamo), 166-156 a.C.,
marmo. Berlino, Pergamonmuseum
Il virtuosismo nella NikeIl virtuosismo, cioè la grande abilità tecnica tipica
degli artisti ellenisti, è ben espresso nella statua della
Nike di Samotracia (31), personificazione della Vittoria
alata. La figura è resa in movimento mentre atterra, in
un vortice di vento, sulla prua di una nave. Il drappeg-
gio – ora aderente al corpo, ora svolazzante – ha una
duplice funzione: rende l’idea del vortice d’aria che
spinge indietro la veste e crea nel marmo delle linee
che danno l’idea di leggerezza.
La Nike era stata realizzata per celebrare la vittoria
della lega di Delo contro il re siriano Antioco III. Posi-
zionata su un terrazzamento alla sommità del tempio
dell’isola di Samotracia, doveva essere ben visibile an-
che da chi arrivava dal mare.
La resa espressivaCaratteristica dell’Ellenismo è anche la ricerca del
pathos, cioè la raffigurazione dei sentimenti e del-
le passioni; ne è un esempio la Gigantomachia che
decora il grande fregio dell’Altare di Pergamo (32).
La lotta fra gli dèi e i giganti è raccontata in uno spazio
unitario, occupato interamente da corpi giganteschi.
Le figure sono disposte secondo linee diagonali, che
costruiscono le scene e “guidano” lo sguardo dell’os-
servatore fino ai volti fortemente espressivi, con smor-
fie di dolore e le bocche leggermente aperte.
IL TEMA
59. Laocoontee.
81
33. Gruppo del Laocoonte, copia
romana (40-20 a.C.) da originale
in bronzo del II secolo a.C.,
marmo, h 242 cm. Città
del Vaticano, Musei Vaticani,
Museo Pio-Clementino
Il gruppo del Laocoonte Tipici del periodo ellenistico sono anche i gruppi scultorei in cui le figu-
re sono fortemente patetiche, nelle pose drammatiche e nei gesti esa-
sperati, quasi teatrali. L’opera più famosa di questo genere è il gruppo
del Laocoonte (33), il sacerdote troiano che, avendo scoperto il tranello
degli Achei, cercò di opporsi all’entrata del cavallo di Troia in città, e per
questo fu punito dalla dea Atena, protettrice degli Achei, che inviò dei
serpenti marini per ucciderlo. Il sacerdote è raffigurato mentre è attaccato
dai serpenti: nello sforzo fisico di liberarsi dagli animali assume una posi-
zione innaturale, che rende l’idea della sofferenza e della drammaticità
del momento. La figura di Laocoonte, nella posizione e nel viso, riprende
quella di un gigante scolpito sul grande fregio dell’Altare di Pergamo (vedi
pagina a fianco). Il gruppo marmoreo è una copia di un originale in bronzo
realizzato da tre artisti di Rodi – Agesandro, Atanodoro e Polidoro – e fu
ritrovata nel Cinquecento a Roma, durante uno scavo a cui assistette an-
che il grande Michelangelo, che fu molto impressionato da quest’opera.
CHE COSA CAMBIA
RISPETTO ALLA SCULTURA
GRECA CLASSICA?
Nella scultura ellenistica compaiono: una grande abilità tecnica (virtuosismo); il movimento accentuato; la forte espressività; il realismo; l’amore per i dettagli.
faiIL PUNTO
OSSERVA
Il corpo disegna nello spazio
una diagonale, che parte dalla
gamba sinistra tesa, passa
per il torace in torsione
e prosegue nel braccio destro
piegato all’indietro. Il movimento
concitato di Laocoonte
si trasmette ai figli, che si
dispongono su due linee curve.
82
Clamore selvaggio «I due eserciti erano schierati uno di fronte all’altro, quando im-
provvisamente i Persiani sollevarono un clamore selvaggio e attaccarono la cavalleria
macedone. Allora Alessandro non si tirò indietro e si lanciò contro Dario, che stava in
alto su un carro…». Così lo storico romano Quinto Curzio Rufo racconta la battaglia
di Isso in cui Alessandro Magno sconfigge Dario, re dei Persiani.
Osserva. Da sinistra parte l’attacco di Alessandro Magno, che guida il suo esercito;
al centro infuria la battaglia e un cavallo viene atterrato; Dario, sul suo carro, è ri-
volto verso Alessandro, ma il suo cocchiere sprona i cavalli ad andare nella direzione
contraria, in una fuga disperata. Sotto al carro, un cavallo visto da dietro si impenna e
accanto un soldato agonizzante, che si riflette nello scudo, sta per essere calpestato
dalle ruote…
La battaglia di IssoDENTRO
L’OPERA
Data 100 a.C.
Dimensioni 313x582 cm
Tecnica mosaico
Provenienza Casa del Fauno, Pompei
Collocazione Napoli, Museo Archeologico Nazionale
La raffigurazione
di Alessandro,
con l’immagine
della medusa sulla
corazza, i capelli
sciolti e sul suo
leggendario cavallo
Bucefalo, è quella
tipica del ritratto
di Alessandro
rappresentato in
veste di guerriero.
Il cavallo a terra nel
sangue è un dettaglio
drammatico, così come
il suo cavaliere che
cerca di trattenere la
lancia di Alessandro
mentre lo trafigge.
83
Il grande albero secco – unico elemento naturale – dietro la figura di Alessandro
segna un confine: in questo contesto l’albero, isolato e spoglio, stabilisce il limite
fra il mondo noto e il mondo ignoto, considerato dagli antichi un confine invalicabi-
le. Un limite che però Alessandro aveva osato superare durante la sua inarrestabile
conquista verso Oriente. Per questo, nelle leggende nate dopo la sua morte, com-
pare l’albero secco.
Dalla parte degli animali Dal mosaico possiamo capire l’alto livello tecnico rag-
giunto nella pittura greca, soprattutto dal modo in cui l’artista rende i cavalli, che
tratta con più cura degli esseri umani. Nella resa degli animali troviamo tecniche
particolari, come le ombreggiature, ossia i toni scuri per rendere il volume; lo scor-
cio, cioè la posa obliqua delle figure; e l’uso particolare del bianco che – nell’occhio
dilatato del cavallo – rende l’espressione di terrore dell’animale.L’immagine di un soldato
riflessa nello scudo.
3 LA GRECIA ANTICA84
IL NOSTRO
PATRIMONIO
Un complesso grandioso. L’area archeologica della città di Paestum
– l’antica Poseidonia, così chiamata perché dedicata al dio del mare
Poseidone – si trova sulla costa della Campania a sud di Salerno e, in-
sieme al Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, è Patrimonio
dell’Umanità dell’Unesco. La colonia fu fondata nel VII secolo a.C. dai
Greci provenienti da Sibari e divenne romana nel III secolo a.C. Il centro
cittadino era circondato da mura lunghe quasi 5 chilometri, guarnite
da 28 torri, in cui si aprivano le porte principali ai quattro punti cardinali.
Per raccogliere i fondi necessari alla manutenzione e gestione del
grandioso complesso, il Parco Archeologico di Paestum ha lanciato la
campagna “Adotta un blocco delle mura”: chiunque voglia contribuire
al futuro del sito può fare l’acquisto simbolico di una delle grandi pie-
tre, su cui si può anche decidere di far scrivere il proprio nome.
I monumenti. Gli edifici più celebri di Paestum sono i tre templi
dedicati a Hera Argiva, a Nettuno e a Cerere. Il meglio conservato è
quello di Nettuno, considerato il capolavoro dell’architettura dorica in
Italia. Davanti al tempio di Hera (patrona degli sposi e della famiglia) si
trovano un grande altare e i resti di un pozzo in cui venivano gettati i
resti dei sacrifici. Il tempio cosiddetto di Cerere, in realtà dedicato ad
Atena, venne trasformato in chiesa in epoca cristiana.
All’epoca romana risale il Foro, circondato da edifici pubblici, templi e
locali commerciali. Nel Museo Archeologico Nazionale sono conser-
vate le decorazioni provenienti dai templi di Paestum e dei dintorni,
numerose sculture d’epoca greca e romana e pitture scoperte nelle
tombe della zona.
Il tempio
di Nettuno
Il tempio di Cerere
Paestum
Vicino a teI Greci hanno colonizzato lunghi tratti delle co-
ste del Sud Italia. Se abiti in una di queste zo-
ne, raccontane la storia e le particolarità in un
dépliant, dopo aver recuperato informazioni e
immagini su libri e web. Se invece vivi in una
zona in cui i coloni dell’antica Grecia non so-
no mai arrivati, scegli uno dei luoghi più famosi
(per esempio Agrigento, Locri o Cuma).
• Hai mai visto un film ambientato nell’antica
Grecia? Quali differenze hai notato tra la vita
dell’epoca e quella di oggi (come vestivano,
dove abitavano, che religione praticavano, co-
me combattevano)? Prova a elencare le diffe-
renze che ti hanno colpito di più.
I templi di Paestum
85
costruzione della
figura basata sulla
contrapposizione degli arti
raffigurazione delle pieghe
delle stoffe
grande abilità tecnica
3 Completa la tabella indicando in quale stile sono
presenti le caratteristiche elencate.
ARCAICO CLASSICO ELLENISTICO
Visione
frontale
Visione a
tutto tondo
Postura
rigida
Uso del
canone
Idea del
movimento
Uso del chiasmo
VERSO LE COMPETENZE
Verifica le tue conoscenze
1 Rispondi alle domande.
1. Nella civiltà cretese si ha una grande produzione di:
a. armi decorate b. vasi decorati
2. Le città micenee si caratterizzano per:
a. le mura b. l’assenza di mura
3. Quali sono gli edifici caratteristici della pólis greca?
a. il mégaron
b. il teatro
c. il tempio
d. la ziqqurat
e. lo stadio
f. la tomba a thòlos
4. Collega a ogni ordine architettonico il proprio
capitello.
Ordine dorico Ordine ionico Ordine corinzio
6. Nella scultura del periodo arcaico si afferma
la raffigurazione:
a. degli atleti
b. dei giovani koùroi
7. Quali caratteristiche hanno le statue del periodo
severo?
a. la presenza del sorriso arcaico
b. la visione frontale
c. la postura rigida
d. la visione a tutto tondo
8. Il canone di Policleto riguarda la costruzione della
figura secondo:
a. la legge della frontalità
b. rapporti matematici costanti
9. Nelle statue di Fidia si ritrova:
a. il “panneggio bagnato”
b. l’uso del canone
Le statue di Lisippo si caratterizzano per:
a. l’attenzione psicologica
b. la visione frontale
c. lo stile realistico
d. l’uso di un nuovo canone
2 Metti in relazione ogni termine con la sua
definizione.
chiasmo
panneggio
virtuosismo
10.
X
a. b. c. d.
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X X
X
X X
X
X X
5. Numera in ordine cronologico le figure.
a. Ceramica a figure rosse
b. Ceramica orientalizzante
c. Ceramica geometrica
d. Ceramica a figure nere
2
1
3
4
X
X
X
3 LA GRECIA ANTICA86
VERSO LE COMPETENZE
4 Osserva l’opera, rispondi liberamente alle
domande e poi completa il testo scegliendo le
parole adatte tra quelle proposte nel riquadro.
Un costume speciale
Com’è vestito il giovane?
Osserva l’abito, il chitone:
cade dritto fino ai piedi o svolazza leggero?
A che cosa ti fa pensare?
Naturalistico o stilizzato?
Com’è il volto? Come sono fatti gli occhi?
Ti sembrano vicini al vero o idealizzati?
E la bocca? Sorride come un koùros arcaico
o è seria, come nelle statue del periodo severo?
L’eroe vincitore
Osserva lo sguardo: dove punta?
Chi è l’auriga?
Nell’antichità l’auriga era il guidatore di un carro o in
guerra o nelle gare ippiche. La statua di
dell’auriga vincitore, ritrovata nel santuario di Apol-
lo a Delfi, era collocata su un cocchio trainato da
quattro cavalli, una quadriga. Il giovane indossa un
lungo fino ai piedi, pesante, rigido
e , come una colonna.
La statua con il volto e lo sguar-
do dritto di fronte a sé è un esempio dello stile
. I suoi occhi di pasta vitrea
colorata e le ciglia di bronzo sembrano veri. Inoltre
la testa leggermente e il brac-
cio sollevato che tiene le redini sono i primi accenni di
in una statua.
severo inclinata chitone bronzo
serio movimento scanalato
chitone
scanalato
serio
severo
inclinata
movimentoAuriga di Delfi,
470 a.C. ca., bronzo,
h 180 cm. Delfi
(Grecia), Museo
Archeologico
con L’OPERAin dialogo
INTERROGA L’OPERA...
...E L’OPERA SI RACCONTA
bronzo
Fai una ricerca sul chitone e sugli abiti
nell’antica Grecia.
Il tuo museo immaginarioNel tuo museo immaginario c’è posto per un’opera della Grecia antica?
Quale metteresti? Perché?
IO SCELGO
PERCHÉ
Epigono, Galata morente, copia
romana da un originale in bronzo
del 230-220 a.C. ca., marmo,
73x185 cm. Roma, Musei Capitolini
5 Osserva l’opera, rispondi liberamente alle
domande e poi completa il testo scegliendo le
parole adatte tra quelle proposte nel riquadro.
Il dolore
Osserva la statua: l’uomo è semidisteso, sta male?
Il suo volto esprime dolore? Esprime pathos?
Le armi
Intorno a lui ci sono delle armi: è un guerriero?
È un guerriero ferito? Dov’è la ferita?
È un guerriero che sta morendo?
I vinti
È un Greco sconfitto o un nemico vinto dai Greci?
Osserva i baffi, gli zigomi alti, i capelli a ciocche
e la collana: che cosa ci dicono?
Sono elementi realistici o di fantasia?
Sono tratti di un Greco o di uno straniero?
INTERROGA L’OPERA...
La statua raffigura un guerriero galata morente; lo
vuole mostrare il mondo degli sconfitti
e non quello eroico dei vincitori. L’uomo è a terra, con il
volto rivolto in basso. Ha i tratti tipici del guerriero celtico,
come gli zigomi alti, i capelli a lunghe ciocche e i baffi.
È nudo e indossa la collana (detta torques) tipi-
ca dei guerrieri galati. Attende la morte a causa del-
la sotto il petto. La statua è scolpita
in uno stile , soprattutto nella resa
del volto sofferente e , tipico dell’ar-
te di Pergamo. L’ in
bronzo venne eseguito dallo scultore di corte del re di
Pergamo, per celebrare la vittoria contro i Galati, una po-
polazione celtica stanziata in Tracia.
ellenistica patetico scultore
originale realistico ferita
realistico
patetico
...E L’OPERA SI RACCONTA
ferita
ellenistica originale
scultore
87
3 LA GRECIA ANTICA88
Entra in laboratorio
1 Cerca ispirazione per il tuo soggetto facendo una ricerca in Rete di piatti o vasi greci. Esegui poi il tuo disegno a matita su un foglio di carta. Valuta bene il rapporto tra il motivo esterno e la parte centrale del piatto che decorerai.
2Colora in modo uniforme tutto il piatto con un pastello a cera a tua scelta (i Greci usavano soprattutto il colore rosso). Pulisci con un panno i residui di cera.
3Servendoti di un pennello, ricopri il piatto con l’inchiostro di china nero, poi fai asciugare per alcune ore. Ripeti la stessa operazione sul retro.
4Con la penna scarica riproduci sul piatto il tuo disegno. Premi per togliere lo strato nero e arrivare allo strato rosso. Se non te la senti di disegnare a mano libera, appoggia il foglio sul piatto e segui i contorni del disegno con la penna. Premi in modo che il segno resti sul piatto.
FIGURE ROSSE, FIGURE NERE
Gli antichi Greci per decorare i vasi inizialmente usava-
no la tecnica del graffito, cioè stendevano uno strato
di colore nero che poi veniva rimosso per rivelare il ros-
so-arancio della terracotta. In seguito si diffusero anche
la tecnica “a figure nere”, in cui sul fondo rosso-arancio
della terracotta si disegnavano immagini con il colore
nero, e quella “a figure rosse”, con i colori invertiti.
Minotauro, particolare di vaso attico a figure nere, 515 a.C. ca.,
diametro 33,6 cm. Madrid, Museo Archeologico Nazionale
OSSERVA E RIFLETTI
PROVA TU
Foglio di cartaMatita HBPiatto di carta (biodegradabile)Pastelli a ceraPanno in microfibra
Pennello da 10 o 12 mmInchiostro di china neroPenna a sfera scaricaGancetto adesivo per quadri
PROCEDI COSÌ
CHE COSA TI SERVE
5Senza uscire dal contorno che hai tracciato nel passaggio precedente, graffia l’inchiostro all’interno del disegno. Mantieni sempre pulita la superficie.
6Terminata l’attività di graffiatura del piatto, puoi applicare sul retro un gancetto per appendere al muro la tua opera. Puoi fare anche due versioni del tuo piatto, graffiando lo sfondo invece della figura.
89
IN MAPPA
SEGUI LA TRACCIA DELLA MAPPA
per organizzare un’esposizione
orale dei contenuti.
•città-stato senza
mura
• stretto rapporto
con la natura
ceramica:
• stile
geometrico
scultura:
•forte
espressività
scultura:
•visione
frontale
•pose
rigide
architettura:
•Partenone
scultura:
•bellezza
ideale e
movimento
si caratterizza per:
• interesse per l’uomo
•bellezza idealizzata
•uso di canoni
•città-fortezza
con mura
ciclopiche
•oggetti in oro
CIVILTÀ MICENEACIVILTÀ CRETESE
CIVILTÀ GRECA
PERIODO
ARCAICO
PERIODO CLASSICO PERIODO
ELLENISTICO
PERIODO DI
FORMAZIONE
periodo di massimo splendore
MAPPA
MODIFICABILE
da queste due
civiltà ha origine
si suddivide
in 4 periodi
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