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VALENTINO NASSA

REPORTAGE FOTOGRAFICO SULLA PEREGRINATIO DELLE SPOGLIE DISAN PIETRO CELESTINO V PAPA

S. ANGELO-RAVISCANINA 29 MAGGIO – 5 GIUGNO 2011

VALENTINO NASSA

REPORTAGE FOTOGRAFICO SULLA PEREGRINATIO DELLE SPOGLIE DI SAN PIETRO CELESTINO V PAPA

S. ANGELO-RAVISCANINA 29 MAGGIO – 5 GIUGNO 2011

IN APPENDICE

CENNI SUI BOLOGNINI E LE AUCELLE CONIATE IN SUO ONORE a cura di MARIO NASSA

E

CELESTINO V “PAPA CONFESSOR” E UNA CONTROVERSA ATTRIBUZIONE DI ZECCA

a cura di ACHILLE GIULIANI

Ideazione, grafica e foto a cura di Valentino Nassa

3

Introduzione.

Ai video realizzati in passato per conto della Pro Loco Rupecanina dietro sollecitazione del suo benemerito presidente Costantino De Cristofano, segue, stavolta per mia iniziativa, un libro fotografico interamente dedicato all’indimenticabile evento non solamente mediatico, anzi soprattutto spirituale, che ha visto le nostre due comunità parrocchiali investite del sommo onore di accogliere e custodire per ben otto giorni i resti mortali del santo eremita morronese, nonché primate della Chiesa Cattolica per poco più di cinque mesi1.

Per meglio rievocarne i contenuti e permettere delle pause meditative, ho suddiviso la sequenza temporale degli scatti nei seguenti cinque raggruppamenti scegliendo, fra le tante immagini disponibili, in misura equa:

• arrivo dell’urna in contrada Quattroventi e cerimonie presso il Monumento; • sua permanenza nella Chiesa Madre di Sant’Angelo d’Alife; • processione notturna, delle comunità sorelle, lungo la strada panoramica che

unisce i due paesi; • raduno in piazza, corteo e messa solenne presso la Chiesa Parrocchiale “Santa

Croce” di Raviscanina; • congedo.

1 Ricordiamo che nel lungo viaggio intrapreso tra il settembre del 2009 e l’agosto del 2010 le preziose reliquie avevano già avuto entusiastica accoglienza in numerose diocesi dell’Abruzzo e del Molise senza, però, entrare in Campania.

5

ARRIVO DELL’URNA IN CONTRADA QUATTROVENTI E CERIMONIE PRESSO IL MONUMENTO

Come testimoniano gli scatti fotografici, a dare il benvenuto a San Pietro Celestino quel caldo pomeriggio del 29 maggio dello scorso anno, oltre ai tantissimi fedeli e ai componenti delle associazioni culturali e del servizio sociale, accorsero le più alte cariche militari, civili e religiose del territorio.

Una menzione particolare merita, indubbiamente, il vescovo diocesano Sua Eccellenza Monsignor Valentino Di Cerbo che, come vedremo anche nelle altre sezioni, assicurerà l’autorevole e paterna presenza in tutte le occasioni “forti” della memorabile settimana.

Dopo la benedizione del monumento dedicatogli dalla cittadinanza presso la rotatoria dei Quattroventi il corteo proseguì alla volta della vicina Sant’Angelo, accolto anche lì da una grande folla festante.

25

SUA PERMANENZA NELLA CHIESA MADRE DI SANT’ANGELO D’ALIFE Alle scene di gioiosa e affollata presenza di fedeli durante i cinque giorni di

liturgie santangiolesi ho preferito però i bei momenti di privato raccoglimento devozionale in prossimità della preziosa urna nella semideserta chiesa di Santa Maria della Valle, nelle cui adiacenze stanno la cappella di Sant’Antonio Abate con i bellissimi affreschi quattrocenteschi e il cortile interno dell’abitazione del sindaco, trasformato per l’occasione in un museo della memoria celestiniana.

Non potevo non ricordare che la grandiosità del personaggio commemorato consisteva innanzitutto nelle vette spirituali da lui raggiunte attraverso una prolungata esperienza di vita solitaria che volli quel giorno, almeno per pochi minuti, condividere.

45

PROCESSIONE NOTTURNA, DELLE DUE COMUNITÀ SORELLE, LUNGO LA STRADA PANORAMICA CHE UNISCE I DUE PAESI

All’imbrunire di venerdì 3 giugno, San Pietro Celestino lasciò Sant’Angelo

scortato in processione da una fiumana di persone oranti, in un’atmosfera resa ancora più suggestiva dalla tenue luce delle candele e dal moderato bagliore delle fiaccole segna percorso.

Alla testa del corteo stava la banda musicale del paese che, in quella occasione e in altre, elevò al cielo scelte note di partecipata e commovente devozione.

71

RADUNO IN PIAZZA, CORTEO E MESSA SOLENNE PRESSO LA CHIESA SANTA CROCE DI RAVISCANINA

Sabato 4 giugno, alle lodevoli manifestazioni culturali mattutine, seguì nel pomeriggio una grande adunanza di popolo per accogliere Sua Eminenza il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, e con lui, processionalmente, proseguire alla volta della chiesa parrocchiale per la solenne concelebrazione eucaristica, preceduta dalla lettura del decreto della Penitenzieria Apostolica contenente la Benedizione papale con annessa l’indulgenza plenaria lucrabile dai fedeli secondo le condizioni stabilite dalla Chiesa.

97

CONGEDO Domenica 5 giugno, al termine dei Vespri solenni la comunità parrocchiale

raviscaninese diede il commiato al santo pellegrino “all’uomo in perenne ricerca di Dio” come lo aveva felicemente definito il vescovo, accompagnandolo, a piedi, fino all’uscita del paese e, in automobile, fino ai limiti del territorio comunale.

Anche in questo frangente, straordinaria fu la mobilitazione delle autorità, dei servizi d’ordine e del popolo.

APPENDICE

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CENNI SUI BOLOGNINI E LE AUCELLE CONIATE IN SUO ONORE

a cura di MARIO NASSA Premessa.

Esortato dall’autore a scrivere qualche riga da inserire in appendice al suo bel reportage fotografico, in uscita ad un anno dalla indimenticabile peregrinatio nei nostri comuni dei resti mortali dell’amatissimo papa, ho cercato di documentarmi sommariamente su quanto a livello locale era stato pubblicato, negli ultimi tempi, per vedere se era il caso di aggiungere altro.

Non va dimenticato, infatti, che c’è stato, di recente, un fervore di studi legato anche all’ottavo centenario della sua nascita (1209-2009)1, oltre che alla disputa storica, arricchitasi di nuove teorie, sulla terra che gli diede i natali2.

Alla fine, mi è sembrato che mancasse, fra i tanti contributi visionati, un rendiconto di quello che è l’aspetto numismatico legato alla figura del santo. Difatti, non a tutti gli studiosi locali, probabilmente, è noto che tra la fine del XIV e la metà circa del XV secolo, in alcune zecche del Regno di Napoli, furono coniate monete con il busto mitrato e leggenda, più o meno esplicita, del santo eremita divenuto, suo malgrado, sommo pontefice.

Ho optato, pertanto, nonostante la mia poca familiarità con questo tipo di emissioni, di dare un primo, sintetico, quadro delle conoscenze nel tempo acquisite dagli specialisti del settore fra cui, modernamente, è senz'altro anche l’amico aquilano Achille Giuliani il quale, con l’entusiasmo e la cortesia che lo caratterizzano, ha subito aderito alla richiesta di partecipazione commemorativa rivoltagli con un breve ma coinvolgente scritto e con l’aggiunta di una tavola esplicativa molto curata.

1 P. HERDE, alla voce: Celestino V in “Enciclopedia dei Papi”, Treccani (2000) riporta tradotto il seguente passo della Vita Coelestini (tratto da S. Pierre Célestin et ses premiers biographes, in “Analecta Bollandiana”, XVI, 1897, p. 431): “ anno Domini MCCLXXXXVI, vite vero sue anno LXXXVII, die XIX mai”. 2 Si veda a tal proposito la triade dei lavori curati da D. CAIAZZA nella collana “Quaderni Campano-Sannitici” nn. VI, VII e X aventi per titolo rispettivamente: Il segreto di San Pietro Celestino..., (2005); Terra di Lavoro terra di santi..., (2005); Terra Laboris felix terra..., (2011) ma anche gli interventi di O. GENTILE sul blog Molise2000 del 4 maggio e del 17 ottobre 2009; e il capitolo dedicatogli da F. BOZZA in Studi per una storia del Molise, pp. 172-211 del PDF consultabile in rete

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Con il passare dei secoli la vera identità del personaggio effigiato su alcuni bolognini cadde in oblio tanto che un valente nummografo come il canonico don Cesare Antonio Vergara (1673-1716) accomunò queste monete, riportate nelle sue tavole, a quelle recanti il ritratto di San Pietro Apostolo3.

Vergara, Monete del Regno di Napoli..., tav. XV, n. 1

Vergara, Monete del Regno di Napoli..., tav. XVI, n. 2

Vergara, Monete del Regno di Napoli..., tav. XVII, n. 1

Vergara, Monete del Regno di Napoli..., tav. XVIII, n. 3

3 C. A. VERGARA, Monete del Regno di Napoli da Roggiero primo Re, fino all’augustissimo regnante Carlo VI, imperadore e III Re cattolico, Roma 1715, pp. 50 e sgg., tavv. XV e sgg.

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Successivamente, un altro sacerdote e grandissimo intellettuale, nativo di Vignola, ovvero Antonio Ludovico Muratori (1672-1750), dissertando su tali antichità, orientò nella giusta direzione i futuri e più particolareggiati studi sostenendo di veder ivi disegnato San Pier Celestino papa4.

Il titolo di Confessore della Fede conferito a Pietro del Morrone sta nella bolla di canonizzazione Qui facit magna promulgata da papa Clemente V il 5 maggio 1313 ad Avignone5. Va ricordato in merito che sulle leggende monetali il suddetto attributo era scritto 9FE e che “il segno somigliante al numero 9 è uno dei più antichi segni di abbreviatura sempre usato con il significato di CON o CUM, quindi un segno con significato proprio”6.

Gli spiccioli in questione erano piccole monete d’argento (con diametro oscillante tra 13 e 20 mm e peso variabile, a seconda della bontà della mistura o della eventuale tosatura, da poco più di un grammo fin quasi alla metà) aventi come valore la sesta parte di un Carlino, designati anche dalle cronache coeve con il nome di Bolognini.

«Queste monetine, che si principiarono battere col tipo del busto mitrato nelle zecche pontificie da papa Urbano V, tra il 1362 e il 70, ebbero sì gran voga in tutta l’Italia centrale nel secolo successivo, che mettea conto ai monetieri lo intralasciare lo stampo delle altre specie per dar mano a quello dei bolognini; ma, appunto perché universalmente ricevuto, il bolognino fu in breve tempo, non solo tosato dai frodatori, ma e adulterato dagli zecchieri; e lo vedremo anche all’Aquila, non fosse altro, scemato di peso prima del 1404, onde accadde che quella officina per qualche tempo fosse chiusa»7.

Il paragrafo riportato è tratto dall’opera del veneziano Vincenzo Lazari (1823-1864) che nel 1858 spronato dai progressi fatti in campo numismatico volle dare il suo contributo “intorno ad alcune zecche fra le meno conosciute”. 4 L. A. MURATORI, Dissertazioni sopra le antichità italiane..., seconda edizione, tomo I, parte II, Roma 1755, dissertazione XXVII, pp. 269 e sgg. e prima di lui A. L. ANTINORI, Cronaca di Niccolò di Borbona..., pubblicata dallo stesso Muratori in “Antiquitates Italicæ Medii Ævi”, tomo VI, Milano 1742. Si veda in particolare la parte della nota 33 alla colonna 874. 5 Codice Diplomatico Celestino – Regesti dei documenti (1249-1320) n. 495. “Clemente <V> comunica venerabilibus fratris universis, archiepiscopis ac dilectis filiis abbatibus, prioribus, decanis, archidiaconi, aliisque Ecclesiarum prelatis di ascrivere nel catalogo dei santi confessori il beato Pietro <del Morrone>, originario della Terra di Lavoro.... La formula della canonizzazione recita: “A onore della Santa e Individua Trinità, a esaltazione della fede cattolica ed aumento della cristiana religione coll’autorità dello stesso Dio onnipotente, Padre, Figliolo e Spirito Santo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, col consiglio ed assenso dei nostri fratelli, decretiamo e definiamo Fra Pietro del Morrone Santo da iscriversi al catalogo dei Santi confessori e in tal catalogo lo iscriviamo. Ordiniamo che dall’Universa Chiesa, in ciascun anno, il 19 Maggio, che fu il giorno della sua morte, la festa di lui e l’ufficio, siccome per un Confessore, devotamente e solennemente si celebri. Inoltre con la medesima autorità, a tutti i veramente pentiti e confessati che in ciascun anno visitano il suo sepolcro nel giorno suddetto, rilasciamo cinque anni e cinque quarantene d’indulgenza. A quelli che in ciascun anno lo visitano, entro l’ottava di tal festa, un anno e quaranta giorni di Penitenza ingiuntagli “. (In O. GURGO, Celestino V, il fascino e le ragioni del “gran rifiuto” al potere, Milano 1982, p. 11. 6 G. BOVI, Le abbreviature e le date nelle monete dell’Italia Meridionale dall’epoca angioina alla borbonica, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, Annate XXXII-XXXIII, 1947-48, pp. 53-64. 7 V. LAZARI, Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi, Venezia 1858, p. 23.

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Per quanto riguarda la zecca aquilana, egli diede illustrazioni migliori distinguendo altresì gli iniziali bolognini con il busto di San Pietro Celestino da quelli più tardivi, nei quali il santo è a mezza figura con la destra alzata nell’atto di benedire e regge nella mano sinistra il processionale. La spiegazione delle due fogge secondo lui andava ricercata nella chiusura coatta, da parte delle autorità regie, della zecca per frode e nella successiva riapertura avvenuta, però, in tempi brevi.

V. Lazari, Zecche e monete degli Abruzzi..., tav. I, n. 4 (Bolognino del primo tipo a nome di Ladislao)

V. Lazari, op. cit., tav. I, n. 5 (bolognino del secondo tipo a nome di Ladislao)

V. Lazari, op. cit., tav. I, n. 7 (bolognino del secondo tipo a nome di Giovanna)

Bolognino del secondo tipo a nome di Ladislao come appare nel disegno n. 2 (a giudizio del Lazari

molto inesatto) della tavola II riportata nell’opera del ferrarese Vincenzo Bellini (1708-1758), De monetis Italiae Medii Ævi... postrema dissertatio, Ferrara 1774

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Il Lazari riconobbe le sembianze del nostro santo anche in due bolognini coniati, nella zecca di Sulmona, a nome di Carlo III e di suo figlio Ladislao di Durazzo.

V. Lazari, op. cit., tav. V n. 44 (bolognino sulmonese di Carlo)

V. Lazari, op. cit., tav. V n. 45 (bolognino sulmonese di Ladislao)

L’iconografia monetale del santo, come si può intuire già da queste riproduzioni,

sufficientemente fedeli a quella che in effetti fu la resa del conio, è caratterizzata da un aspetto del pontefice alquanto giovanile e pertanto difficilmente compatibile con le reali sembianze del venerando vegliardo, divenuto papa a soli due anni dalla morte. Potremmo considerare questa, dunque, una ulteriore aggiunta alle rappresentazioni idealizzate di Celestino V sulle quali si è, ultimamente, discusso anche in ambito locale8.

Maggior valore intrinseco rispetto ai bolognini (rapporto 2 a 3) avevano le

aucelle, o quartarole del carlino (così chiamate in ragione della presenza sul dritto di un’aquila ad ali spiegate, a indicare la Città, o per evidenziarne il valore rispetto alla moneta di riferimento). In esse l’immagine allargata del Santo, sempre benedicente, con mitra e piviale chiuso sul petto e con nella sinistra una lunga asta terminante in croce trifogliata, è assisa sul trono papale mostrando un’altra caratteristiche che val la pena sottolineare: presenta, infatti, dietro il capo una esplicita aureola di santità.

A ben rileggere le parole finali di Peter Herde, ma anche di tanti altri che si sono occupati del problema, ci accorgiamo che non è un particolare di poco conto quello trasmessoci dai maestri incisori della zecca aquilana: 8 R. MEROLA, Aspetti e messaggi dell’iconografia di Celestino V, in “Terra Laboris Felix Terra” cit., Piedimonte M. 2011, pp. 103-132.

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«La canonizzazione dell'eremita del Morrone, il 5 maggio 1313, ad opera di Clemente V, preceduta dall'interrogazione di numerosi testimoni appartenenti all'ambiente in cui era vissuto, fu il riconoscimento della santità della sua vita, ma fu adombrata dalla lotta per la memoria di Bonifacio VIII. Fu riconosciuta ancora una volta la legittimità dell' abdicazione. Non fu tuttavia Celestino V, ma Pietro del Morrone a essere canonizzato...»9.

M. Cagiati, Le monete del Reame delle Due Sicilie... (Cella di Renato d’Angiò)

Altra cella di Renato d’Angiò così riportata da S. Havercamp nella quarta ristampa

accresciuta della Sicilia numismatica di F. Paruta, Lione 1723, tav. 198. Una illustrazione abbastanza simile di questa variante con aquila senza corona è anche in Vergara, op. cit.

M. Cagiati, Le monete del Reame delle Due Sicilie... (Cella di Alfonso d’Aragona)

9 P. HERDE, alla voce: Celestino V in “Enciclopedia dei Papi” cit. (Il grassetto non compare, ovviamente, nel testo originale). In V. Licitra, L’«Autobiografia» di Celestino V, 1992 leggiamo a p. 5 dell’introduzione: “...allora, infatti, si volle deliberatamente distinguere, canonizzando l’eremita, non il papa...”.

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Nel diciottesimo volume del Corpus Nummorum Italicorum sulle zecche minori dell’Italia meridionale continentale, edito da vari autori nel 1939, vi è un lungo elenco descrittivo delle monete alle quali ho qui solo accennato, corredato da numerose tavole esplicative. Eccone un esempio per ciascuna delle due zecche.

L’Aquila.

Tav. II, illustrazioni 1-2 (corrispondenti ai nn. 4 e 8 del catalogo) 4. Bolognino D/ + •LVDOVICVS•REX Nel campo le lettere A • Q • I • A • disposte a

croce attorno a globetto; contorno perlinato R/ •S•PETRVS•PP 9FES• Busto di fronte di San Pier Celestino mitrato e con piviale; sotto sul petto cerchietto formato da cinque punti; contorno perlinato

AR Ø 19; gr. 1,05 8. Bolognino Molto simile al precedente

Sulmona.

Tav. II, illustrazione 10 (corrispondente al n. 7 del catalogo)

7. Bolognino D/ + •R•KROLVS•T• Nel campo le lettere S•M•P•E• disposte a croce

attorno ad una rosetta centrale R/ • S • PETRVS•P• Busto di S. Pier Celestino Papa di fronte, con mitria e piviale fermato da crocetta; AR Ø 18; gr. 1,02.

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Oggi, un buon numero di testi e di siti web, spesso corredati da belle immagini, ma anche non di rado propensi a controverse forzature attributive, riportano queste particolari coniazioni. Per quanti volessero approfondirne gli aspetti segnalo: BIAGGI E., Monete e zecche medioevali italiane dal VIII al XV sec., Torino 1992

GRIERSON PH.- TRAVAINI L., Medieval European Coinage (MEC) vol. 14, Italy (III), (South Italy, Sicily, Sardinia), Cambridge Unversity Press 1998, nn. 733-734

D'ANDREA, A. – ANDREANI, C., Le monete dell'Abruzzo e del Molise, Media Edizioni, Mosciano, 2007

D'ANDREA, A. – ANDREANI, C., Le monete napoletane dai bizantini a Carlo V, Edizioni d'Andrea 2009

PERFETTO, S., La Zecca dell'Aquila, Editions Monnaies d'Antan, 2009

BARBIERI, G., Inedito bolognino aquilano di Ladislao Angiò-Durazzo, in “Panorama Numismatico” mensile di numismatica medaglistica e Cartamoneta, Anno XXVI, ottobre 2010, n. 255, pp. 11-15

MONETA V. G., Santi e monete – Repertorio dei santi raffigurati sulle monete italiane dal VII al XIX secolo, cap. XI dedicato ai Santi Papi e ill. n. 25, 26, 27, 939, 951, 1609

Infusini, A. – Barbieri, G., La monetazione dell’Aquila, 2007 http://manuali.lamoneta.it/ManualeLaquila/ManualeLaquila.html

I santi nelle monete medievali http://www.lamoneta.it/forum/30-monete-medioevali-dal-700-al-1500dc/

I santi nella monetazione meridionale http://numismatica-italiana.lamoneta.it/concorso1/3.pdf

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CELESTINO V “PAPA CONFESSOR” E UNA CONTROVERSA ATTRIBUZIONE DI ZECCA

a cura di ACHILLE GIULIANI

Il fenomeno letterario innescato dal terremoto che alle 3:32 del 6 aprile 2009 ha devastato L’Aquila, e con essa molti borghi del comprensorio limitrofo, fornisce lo spunto per la stesura di questa spigolatura numismatica. Nelle pagine di Angelo De Nicola10, giornalista e autore che molto si è speso attorno alla figura “ingombrante” di papa Celestino V (1294)11, incontriamo una bellissima e profonda riflessione di mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi dell’Aquila, il quale nel ricordare la terribile notte in cui la terra ha tremato con inaudita violenza, chiamando a sé 308 vite e sfigurando per la quinta volta dall’edificazione l’assetto urbanistico della civitas nova, ha lanciato un inno vitale alla speranza e alla ricostruzione, descrivendo i danni patiti dalla meravigliosa basilica di S. Maria di Collemaggio, locus celestiniano per eccellenza, dove le venerate spoglie del “papa Santo” hanno ritrovato, finalmente, il riposo eterno e il candido abbraccio dei fedeli.

«Gli occhi del mondo erano tutti rivolti con dolore alle macerie che riempivano l’area presbiteriale della basilica, all’organo stritolato dalle rovine, alla cupola svanita in una nuvola di polvere, alla ferita aperta verso il cielo… Cosa avrebbe visto Pietro Celestino…? Lì, dove un tempo, secondo la leggenda, aveva sognato una scala d’oro salire verso la volta celeste, dove la Vergine Maria attendeva circondata dagli Angeli, uno squarcio nel transetto aveva permesso ai raggi del sole di entrare con irruenza e senza filtro… Dove tutti hanno visto una dolorosa ferita, lui, forse, avrebbe visto un segno… l’apertura di una porta, una porta verso il Cielo… come se fosse arrivato il tempo di cambiare punto di vista»12.

10 Vd. A. DE NICOLA, Il mito di Celestino, L’Aquila, One Group Edizioni, 2010. 11 Al secolo Pietro di Angelerio da Morrone, l’anacoreta che i commentatori di Dante hanno

consegnato alla storia, frettolosamente, come “il papa del gran rifiuto” e che gli studiosi di numismatica conoscono bene per il motto papa confessor inciso sulle monete liberate all’Aquila e a Sulmona nei secoli XIV e XV, in barba all’aspra rivalità della guerra dinastica angioina occorsa per la conquista del trono di Napoli.

12 Tratto da G. D’ERCOLE, Un mite pericoloso, pp. 9-15, in ibidem.

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foto 1. L’Aquila, basilica di S. Maria di Collemaggio, opere provvisionali

(ph. Achille Giuliani, agosto 2010)

foto 2. L’Aquila, basilica di S. Maria di Collemaggio, primo restauro conservativo alla lunetta della “Porta Santa”

(ph. Achille Giuliani, agosto 2010)

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Con una pindarica retrospettiva che vola leggiadra tra il sacro e il profano, piace immaginare che quel “tempo di cambiare punto di vista”, verso la fine degli anni Novanta, arrivò anche per la prof.ssa Lucia Travaini e per il compianto prof. Philip Grierson, eccellenze del mondo accademico per ciò che attiene la branca numismatica medioevale. Tra le loro analisi presentate nel Medieval European Coinage, uno dei capisaldi per l’analisi delle zecche e delle monete coniate nel Vecchio Continente durante i secoli dell’Età di Mezzo, rapisce la nostra attenzione un’ipotesi innovativa e di grande fascino, secondo la quale una varietà della cella d’argento emessa a nome di Giovanna II d’Angiò-Durazzo (1414-1435), regina di Napoli, attribuita da sempre alla zecca dell’Aquila, potrebbe appartenere invece a un’altra zecca abruzzese: quella di Ortona13, operosa a fasi alterne, per lo più tempore belli, in una delle città portuali che alimentò il volano economico della costa centrale adriatica, per via degli scambi con le marinerie di Levante e per l’influenza esercitata dal vicino e ricco circuito fieristico di Lanciano, tra i più frequentati dell’intero Reame.

Elementi che spinsero la locale officina a improntare coni “ad imitazione”14 delle monete già di libero corso nell’area commerciale abruzzese, in primis quelle forgiate all’Aquila. In base a ciò, evidentemente, l’anomala e sgraziata involuzione stilistica esibita da questa rarissima variante15, che al D/ reca un’inconsueta REGINA . IOVA (o IOVI) attorno all’aquila e al R/ perde la C (= confessore) del titolo pontificio – sostituita, talora, dalla P (= papa) o da un’indecifrata I – ma conserva la consueta figura del Santo, è divenuto il terreno fertile su cui poter coltivare il presunto cambio di attribuzione; rettificato comunque sia, e senza eccessivi timori reverenziali, dalla letteratura contemporanea16.

Cella di Giovanna II d’Angiò-Durazzo, zecca dell’Aquila

(da G. PANSA, Saggio di una bibliografia… cit., p. 9) D/ ___ . REGINA . IOVI . (Aquila coronata ad ali spiegate, rivolta a sinistra) R/ ___ S . PE ___ TRVS . I . (San Pietro Celestino seduto e benedicente, con pastorale crocifero)

13 Cfr. il Medieval European Coinage. With a catalogue of the coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge, Cambridge, Cambridge University Press, 1986-1998, voll. 14, vol. XIV (Italy), III (South Italy, Sicily, Sardinia), 1998 (P. GRIERSON and L. TRAVAINI), pp. 31 e 246-248.

14 Per le serie monetali, tutte concentrate nel XV secolo, vd. A. D’ANDREA e C. ANDREANI, Le monete dell’Abruzzo e del Molise, Mosciano Sant’Angelo, Media edizioni, 2007, pp. 354-358.

15 Fatta conoscere, ma non illustrata, da V. LAZARI, Monete inedite degli Abruzzi ed osservazioni sui tornesi di Campobasso, in «Rivista della Numismatica Antica e Moderna», vol. I (Asti 1864), pp. 33-41: a pp. 33-34; riproposta, con disegno, da G. PANSA, Saggio di una bibliografia analitica della zecca medioevale degli Abruzzi, Napoli, Tipografia Melfi & Joele, 1912, p. 9, monografia estratta da «Supplemento all’opera “Le monete del Reame delle due Sicilie da Carlo I d’Angiò a Vittorio Emanuele II” a cura dell’autore Memmo Cagiati».

16 Cfr. A. D’ANDREA e C. ANDREANI, Le monete… cit., pp. 352-353, seguiti da S. PERFETTO, La Zecca dell’Aquila, Poses, Editions Monnaies d’Antan, 2009, pp. 121-122.

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Alla luce dei fatti, proprio una recente conclusione della Travaini, riguardo i profili sacri nell’iconografia monetale17, fuga ogni dubbio in merito all’esclusiva paternità aquilana della cella.

«Evidenziando tutti i tipi monetali raffiguranti santi, è possibile vedere che solo una parte di questi furono utilizzati in modo autonomo ed originale, come segni effettivamente identificativi della località di emissione o dell’autorità emittente. Moltissimi altri santi furono utilizzati per realizzare imitazioni, o contraffazioni»18.

foto 3. L’Aquila, basilica di S. Maria di Collemaggio, primo restauro conservativo della “Porta Santa”

(ph. Achille Giuliani, agosto 2010)

17 Di sacralità e identità locale nelle monete aquilane si parlerà in altra sede, vd. A. GIULIANI, L’evoluzione iconografica di papa Celestino V nei bolognini aquilani di Ladislao d’Angiò-Durazzo (1393-1414), di prossima pubblicazione nel «Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria».

18 Tratto da L. TRAVAINI, Sovrani e santi sulle monete italiane medievali e moderne, pp. 137-152: a p. 140, in L’immaginario e il potere nell’iconografia monetale. Dossier di lavoro del seminario di studi, Milano 11 marzo 2004 (a c. di L. TRAVAINI e A. BOLIS), Milano, New Press, 2004.

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Se consideriamo che le uniche monete a raffigurare san Pietro Celestino sono quelle lavorate all’Aquila19 e a Sulmona20, due città unite – non a caso – da una fede incrollabile verso l’anacoreta, dalle visite pastorali post sisma di papa Benedetto XVI, dalle tappe diocesane di una commovente Peregrinatio delle spoglie indetta per celebrare l’Anno Celestiniano (2009-2010) e da un’adorazione popolare che da oltre settecento anni avvolge i maggiori luoghi allegorici testimoni della vita e delle opere del “nostro” (la basilica di S. Maria di Collemaggio21 e l’eremo di S. Onofrio, alle pendici del monte Morrone22), va da sé che questa singolare iconografia esula dalla ratio poc’anzi enunciata assurgendo unicamente al valore sacrale, dato che la località di emissione della moneta viene attestata con il motto o con gli emblemi civici mentre l’autorità emittente trova ostentazione nel giro di leggenda.

Giunti in conclusione, ne conviene che se la zecca frentana fu incline a imitare il conio improntato per la cella aquilana, ben disposta quindi a riprodurre sulle proprie monete sia l’emblema civico sia l’iconografia sacra della più importante città degli Abruzzi, a differenza di quanto fatto con la moneta devozionale battuta per la causa di Renato d’Angiò (datazione incerta, ma anni Trenta-Quaranta del XV secolo)23 e del francese Carlo VIII di Valois (1495-1496), sempre inneggiante alle imprese civiche, sarebbe riuscita nell’intento solo riadeguando la leggenda del R/, apponendovi cioè il nome del suo santo protettore: quell’apostolo Tommaso24 che, a perenne memoria dei fedeli, ritroviamo – ancora una volta, per culto e non per provenienza – proprio nei bolognini della regina Giovanna II25, oltre che in quelli autonomi26 ascrivibili alla prima “Congiura dei Baroni” nel Regno di Napoli (1459-1464).

19 Due varietà di bolognino, con il nome della città in sigla (AQLA), e la cella, con emblema

civico a tutto campo (l’aquila). 20 Il bolognino, contrassegnato dal motto civico SMPE, ricavato da un verso (Sulmo mihi patria

est) del grande poeta latino Ovidio, nativo della città peligna. 21 Eretta per sua intercessione, in essa ricevette la mitria papale che gli consentì di emanare la

famosa “Bolla del Perdono”; indulgenza plenaria, destinata ad omnes vere penitentes et confessos, che animò la rivoluzionaria “Perdonanza Celestiniana”, primo giubileo nella storia della Chiesa. All’interno della basilica, ma solo dal 1327, vi giacciono le sacre spoglie.

22 Dove condusse un’esistenza ascetica e conobbe la decisione dell’infinito conclave di Perugia, che lo spinse a malincuore verso il soglio pontificio.

23 Denaro “ibrido” che reca il nome del sovrano angioino, titolare della corona dal 1435 al 1442, ma presenta lo stesso conio del denaro emesso dal suo rivale Alfonso I d’Aragona (1442-1458), il quale nel 1439, da pretendente al trono di Napoli, concesse la zecca nella città di Sulmona, permettendole di battere anche il denaro.

24 I suoi resti mortali, trafugati nell’isola greca di Chios dal navarca Leone Acciaiuoli, furono traslati (1258) nella cattedrale di Ortona.

25 Tipo con busto e nome del Santo. 26 Tipo con la grande A e il nome del Santo.

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TAVOLA ILLUSTRATIVA DELLE MONETE RAFFIGURANTI SAN PIETRO DA MORRONE (PAPA CELESTINO V)1

Zecca dell’Aquila Zecca di Sulmona

Luigi I d’Angiò pretendente (1382-1384)2 Carlo III d’Angiò-Durazzo (1381-1386)

Bolognino Bolognino

(da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 69) (da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 626)

Bolognino, var.3 (da Numismatica Picena, listino n° 2/2009, lotto 87)

Ladislao d’Angiò-Durazzo (1386-1414)

Bolognino, 1° tipo Bolognino

(da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 71) (da Numismatica Picena, listino n° 2/2009, lotto 636)

Bolognino, 2° tipo (da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 72)

1 La datazione indica la titolarità nel Regno di Napoli; il formato delle monete è ingrandito. 2 Recenti studi e scoperte di materiali avvalorano la tesi che le matrici monetarie di Luigi I furono

utilizzate anche per servire suo figlio Luigi II (1384-1399), vd. A. GIULIANI, Un denaro provisino nella contesa dell’Aquila, in «Cronaca Numismatica», XXIII (2011), n° 237, pp. 36-39.

3 Piviale di stile rozzo (stilizzato e senza pelliccia), simile al 2° tipo di bolognino per Ladislao.

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Zecca dell’Aquila

Giovanna II d’Angiò-Durazzo (1414-1435)

Cella Cella, var.

(da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 75) (da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 74)

Cella, var. bis Bolognino

(da Catalogo della collezione Sambon, asta 5 aprile 1897, lotto 643, tav. V, ristampa Forni Editore - Bologna)

(da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 76)

Renato d’Angiò (1435-1442)

Cella Cella, var.

(da Numismatica Picena, listino n° 3/2011, lotto 117) (da Numismatica Picena, listino n° 1/2008, lotto 79)

Alfonso I d’Aragona (1442-1458)

Cella

(da Catalogo della collezione Sambon, asta 5 aprile 1897, lotto 743, tav. VI, ristampa Forni Editore - Bologna)

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BIBLIOGRAFIA D’ANDREA ALBERTO e ANDREANI CHRISTIAN, Le monete dell’Abruzzo e del Molise,

Mosciano Sant’Angelo, Media edizioni, 2007 DE NICOLA ANGELO, Il mito di Celestino, L’Aquila, One Group Edizioni, 2010 D’ERCOLE GIOVANNI, Un mite pericoloso, pp. 9-15, in DE NICOLA ANGELO, Il mito di

Celestino, L’Aquila, One Group Edizioni, 2010 GIULIANI ACHILLE, Un denaro provisino nella contesa dell’Aquila, in «Cronaca

Numismatica», an. XXIII (Sesto Fiorentino 2011), n° 237 (febbraio), pp. 36-39 GIULIANI ACHILLE, L’evoluzione iconografica di papa Celestino V nei bolognini aquilani di

Ladislao d’Angiò-Durazzo (1393-1414), di prossima pubblicazione nel «Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria» (L’Aquila)

LAZARI VINCENZO, Monete inedite degli Abruzzi ed osservazioni sui tornesi di Campobasso, in «Rivista della Numismatica Antica e Moderna», vol. I (Asti 1864), pp. 33-41

Medieval European Coinage. With a catalogue of the coins in the Fitzwilliam Museum, Cambridge, Cambridge, Cambridge University Press, 1986-1998, voll. 14, vol. XIV (Italy), III (South Italy, Sicily, Sardinia), 1998 (GRIERSON PHILIP and TRAVAINI LUCIA)

PANSA GIOVANNI, Saggio di una bibliografia analitica della zecca medioevale degli Abruzzi, Napoli, Tipografia Melfi & Joele, 1912; monografia estratta da «Supplemento all’opera “Le monete del Reame delle due Sicilie da Carlo I d’Angiò a Vittorio Emanuele II” a cura dell’autore Memmo Cagiati»

PERFETTO SIMONLUCA, La Zecca dell’Aquila, Poses, Editions Monnaies d’Antan, 2009 TRAVAINI LUCIA, Sovrani e santi sulle monete italiane medievali e moderne, pp. 137-152, in

L’immaginario e il potere nell’iconografia monetale. Dossier di lavoro del seminario di studi, Milano 11 marzo 2004 (a c. di L. TRAVAINI e A. BOLIS), Milano, New Press, 2004

§

ASTE E VENDITE Catalogo della collezione Sambon di monete dell’Italia Meridionale in oro, argento e bronzo

dal VII al XIX secolo, Milano 1897; ristampa anastatica del catalogo d’asta Milano 5 aprile 1897, Libreria Editrice Forni (Bologna 1967)

Listino a prezzi fissi n° 1/2008, Numismatica Picena S.r.l. – San Benedetto del Tronto (AP) Listino a prezzi fissi n° 2/2009, Numismatica Picena S.r.l. – San Benedetto del Tronto (AP)

Listino a prezzi fissi n° 3/2011, Numismatica Picena S.r.l. – San

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