divina commedia - scuola media statale michelangelo -...
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Divina
Commedia
significato
lingua
titolo
“Divina” da
Boccaccio per l’
eccellenza dell’
opera
“Commedia”
contenuto
orribile e
pauroso all’
inizio, felice nel
lieto fine.
Tempo della
composizione
17 anni
1304-1321
struttura
Poema in versi diviso in tre
cantiche:
-inferno
-purgatorio
-paradiso
di 33 canti ciascuno più uno
di introduzione. Versi di 11
sillabe in terzine in rima
contenuto
Viaggio immaginario del
poeta, iniziato l’ 8 aprile
del 1300, durato sette
giorni nei tre regni
ultraterreni dell’ inferno,
del purgatorio
accompagnato da Virgilio
e nel paradiso da
Beatrice
Figure
retoriche
-anafora;
-allegoria;
-metafora;
-similitudine;
-jambement …
simbolico
fornisce
insegnamenti Volgare fiorentino
che diventa lingua
letteraria nazionale
Viaggio di
purificazione dell’
anima
Allegorico-didascalico
Dante, seguendo la concezione del sistema tolemaico del suo tempo,
concepisce la terra immobile al centro dell’universo, circondata da una
sfera di aria e una di fuoco.
Intorno alla terra ruotano nove cieli: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte,
Giove, Saturno, Cielo Stellato, Primo Mobile.
Aldilà dei nove cieli si trova l’Empireo, sede di Dio e dei beati, disposti in
una candida Rosa.
La terra è divisa in due emisferi: australe, solo Acqua ,e emisfero boreale,
tutta terra con a nord Gerusalemme.
Immagine presa da google
1-lettura di passi scelti
dell’Inferno, del Purgatorio e del
Paradiso
2-stesura della parafrasi
3- svolgimento di esercizi proposti
dal testo per la comprensione, l’
analisi, la riflessione
4- osservazioni sulla metrica e le
figure retoriche
5- scrittura per il riassunto, dato
un certo numero di parole
6- abbiamo conosciuto le figure di:
Virgilio
Caronte
Ulisse
Paolo e Francesca
Manfredi
Beatrice
San Bernardo con la sua preghiera
alla Vergine
7- revisione di tutto il lavoro
svolto: consolidamento e
potenziamento
8- verifica scritta in classe
9- revisione del compito in classe
10- considerazioni conclusive:
raccolta del materiale prodotto
-computer
-libro di testo e altri libri
-LIM
-Internet
Dante viene considerato il “padre della lingua italiana” ed il suo poema la
“Divina Commedia”, il “poema nazionale” italiano. Costruisci un testo per
esporre quanto hai appreso. Segui la scaletta, per dare completezza al tuo
lavoro, usa il tempo presente.
A. Cenni biografici. B. Contesto storico-culturale. C. Tempo della
composizione. D. Titolo. E. Lingua.
F. Struttura. G. Contenuto. H. Legge del contrappasso. I. Significato
dell’opera. L. Presentazione del personaggio che ti ha più interessato,
motivando la tua scelta.
Dante nasce nel 1265 a Firenze, da una famiglia della piccola nobiltà.
Già da piccolo studia teologia, filosofia, retorica, l’arte del bel parlare e
del bel scrivere. A12 anni viene promesso, com’era usanza a quel
tempo, ad una donna chiamata Gemma Donati, con cui effettivamente si
sposa e ha tre o quattro figli.
Per lui in particolare due incontri sono importanti. Il primo con i poeti
del Dolce Stil Novo ed il secondo con Beatrice, la prima volta a nove
anni e poi nove anni dopo (1283), data in cui lui sostiene di aver trovato
l’ispirazione e di essere quindi divenuto poeta. Ella muore nel 1290,
lasciando Dante in un periodo di crisi.
Nel 1295 si iscrive alla Corporazione delle Arti, in particolare a quella
dei Medici e degli Speziali. In seguito diventa priore di Firenze ( una
delle cariche politiche più importanti di quel tempo).
In quel periodo l’Europa è divisa tra ghibellini e guelfi. I primi vogliono
che l’imperatore predomini sulla Chiesa, mentre i secondi desiderano il
Papa come sovrano assoluto. Questi ultimi, all’interno di Firenze, sono
divisi in: guelfi neri, che vogliono che il Papa partecipi alla vita politica
di Firenze e quelli bianchi che sostengono che il Papa ne debba
rimanere fuori.
Dante ha sempre cercato di rimanere imparziale, ma si sente
politicamente più vicino ai guelfi bianchi. Nel 1301 mentre è a Roma
per lavoro, la fazione nera si impossessa di Firenze e il poeta viene
condannato all’esilio, con un’accusa falsa. Da quel momento comincia
un peregrinazione per le corti d’Italia, nel 1321 muore a Ravenna come
uomo deluso, per non essere potuto tornare a Firenze e per non aver
visto l’Italia unita, sotto il controllo dell’imperatore.
Tra il 1304 e il 1321 Dante scrive il capolavoro che è conosciuto in tutto
il mondo, rimasto ancora insuperato: “La Divina Commedia”.
Nell’opera il viaggio, che si svolge nei tre regni ultraterreni, dura sette
giorni, partendo dall’ otto aprile del 1300. La composizione da lui viene
semplicemente intitolata “Commedia”, ma nel 1555, ad una sua
versione veneziana, viene attribuito l’appellativo “Divina” da Giovanni
Boccaccio, proprio perché tratta temi sovrannaturali.
Il sommo poeta decide di scrivere l’opera in volgare fiorentino, proprio
perché ritiene che i temi trattati siano rivolti a tutti, in quanto la salvezza
divina riguarda appieno ogni creatura terrestre.
Per il linguaggio usato il poeta contribuì alla formazione del nostro
italiano attuale e quindi è quello il motivo per cui Dante viene
soprannominato “Il padre della lingua italiana”.
Dante basa la struttura della composizione seguendo l’ordine del
sistema Aristotelico -Tolemaico (sistema astronomico affermatosi prima
della rivoluzione Copernicana), che divideva la terra in due emisferi:
quello Boreale di tutta terra, con a nord Gerusalemme e l’emisfero
Australe, tutto composto d’acqua, che pone esattamente all’opposto di
Gerusalemme la montagna del Purgatorio. Intorno alla Terra sono
presenti una sfera d’aria ed una di fuoco. All’esterno di questi ultimi
nove cieli: Luna, Sole, Cielo Stellato, Primo Mobile, Saturno, Mercurio,
Giove, Venere e Marte. Infine al di fuori di essi c’è la Candida Rosa,
chiamata Empireo, dove risiedono i Beati, all’interno del Paradiso con
all’apice Dio.
Il famoso poema è strutturato secondo un ordine ben preciso. Infatti si
divide in tre cantiche, ognuno di trentatré canti. La prima cantica
contiene però anche un canto di introduzione e quindi contiamo cento
canti in totale. Le strofe sono tutte in terzine, ogni verso è
endecasillabo, ovvero formato da undici sillabe e la rima è incatenata
(ABA BCB).
L’opera è chiamata Commedia, perché comincia con un’atmosfera
tenebrosa e cupa e finisce con un clima di somma beatitudine e felicità.
Dante sostiene infatti di essere stato incaricato da Dio di spiegare al
genere umano cosa succede se si compiono troppi peccati senza pentirsi
e se invece non se ne compiono proprio. Per questo nell’Inferno,
formatosi per la caduta di Lucifero sula Terra, per aver osato sfidare il
potere divino, c’è solo la disperazione, in quanto i dannati non hanno
alcuna possibilità di salvarsi, perché sono condannati per l’eternità a
scontare i propri peccati.
L’Inferno è composto da nove gironi e man mano che si restringono, i
peccati commessi dai dannati si aggravano. Quando Lucifero venne
scagliato in basso, la Terra riemerse dalla parte opposta, formando una
montagna altissima, dove Dante colloca tutti coloro che in vita hanno
commesso una serie di peccati, ma si sono poi pentiti. Tutto il tempo
per cui hanno commesso malefatte, viene moltiplicato per trenta volte e
i purganti rimangono nel Purgatorio, per il prodotto di questa
operazione. La punizione viene accorciata notevolmente, se i parenti
sulla Terra pregano per i morti.
Infine nel Paradiso c’è un’atmosfera di gioia e beatitudine, visto che le
anime sono beate e vivono così la salvezza eterna.
Le pene dell’Inferno vengono assegnate da Dante in base ad un preciso
ordine, chiamato legge del contrappasso. I dannati ricevono punizioni
simili o contrarie ai peccati commessi in vita. Per similitudine: ad
esempio Paolo e Francesca, che sono posizionati nel girone dei
lussuriosi, in vita si sono lasciati trasportare dalla tempesta dell’amore,
mentre nell’Inferno sono sbattuti ripetutamente contro le rocce da un
forte vento. Per contrario: gli indovini che in vita sostenevano di poter
sempre guardare avanti nel tempo, nel primo regno hanno la testa girata
al contrario.
Dante attraverso la “Divina Commedia” ci vuole trasmettere degli
insegnamenti e per questo troviamo due tipi di significati: -allegorico,
cioè l’autore narra fatti reali attraverso metafore, come ad esempio: 1 la
selva oscura è simbolo del peccato; 2 Virgilio è simbolo della ragione;
3 Beatrice è simbolo della grazia; -didascalico cioè Dante inserisce delle
metafore, che ci comunicano degli insegnamenti.
Dopo aver letto alcuni canti, ho riscontrato che in assoluto, il
personaggio che mi ha incuriosito di più, è stato Ulisse.
Dante giunge nell’ottavo girone dove risiedono i fraudolenti. Lo
spettacolo che gli si pone davanti è impressionante. Infatti c’è una
pianura enorme, piena di tante fiamme e lui se non si fosse aggrappato,
sarebbe caduto giù. Il poeta punisce i fraudolenti a bruciare vivi per
l’eternità, proprio secondo la legge del contrappasso. Infatti i
fraudolenti in vita si sono nascosti dietro l’arte oratoria, per celare le
loro intenzioni maligne. Come in vita, i fraudolenti sono nascosti dietro
una lingua di fuori e nessuno li può riconoscere.
Quando il poeta viene a conoscenza che in quella bolgia sono presenti i
due eroi greci, Ulisse e Diomede, chiede a Virgilio di poter parlare con
Ulisse.
La storia dell’Ulisse di Dante è diversa da quella dell’Ulisse di Omero,
in quanto il primo non fa mai ritorno a casa e muore in mare. Secondo il
racconto di Dante, Ulisse dopo essere scappato da Gaeta, molto tempo
addietro, addirittura egli utilizza l’espressione “Prima che Enea sì la
nomasse”, per farci capire il grande divario tra i suoi tempi e i nostri,
“Né dolcezza del figlio, né la pietà del vecchio padre, né l’ debito amore
lo qual doveva Penelope far lieta, vincere potero dentro a me l’ardore
ch’i ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e dell’umano
valore.” Queste sono le parole che utilizza per farci quanto sia grande il
suo desiderio di conoscenza, che supera tutto quello che di più bello
possiede. Subito convinse i suoi compagni, con un discorso degno di un
abile oratore come lui, con le seguenti parole: “O frati, che per cento
miglia perigli siete giunti all’occidente a questa tanto picciola vigilia d’i
nostri sensi che è del rimanente, non vogliate negar l’esperienza di retro
al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non
foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.”
Appena terminata l’orazione, l’equipaggio si mette subito in viaggio
con così tanta foga, che Ulisse non li
avrebbe più potuti trattenere e infine oltrepassano le colonne
d’Ercole, il limite che gli uomini si sono posti. Ad un
certo punto scorgono un’alta montagna in mezzo al mare, ma proprio
prima di approdare, una violenta tempesta li
travolge e così periscono sotto le invincibili forze della natura.
Ulisse dimostra il suo essere fuori dal comune, dato che non rimane
indifferente alla vita, ma desidera continuamente conoscere e
apprendere e di lasciare quindi all’umanità un’eredità immensa: la
sapienza.
Per questo io non condivido appieno la decisione del nostro poeta,
ovvero di sopprimerlo per aver voluto sfidare Dio. Nonostante ciò
io condivido un’altra decisione del poeta, infatti è vero che
posiziona l’eroe greco nell’Inferno, per non recare un torto agli
altri grandi personaggi, che posiziona nel primo regno, ma allo
stesso tempo lascia trapelare tutta la sua ammirazione per Ulisse.
Possiamo capire questo da una serie di motivi: prima di tutto è
l’unico eroe della mitologia greca che inserisce nella “Divina
Commedia”, inoltre dimostra tutta la sua ammirazione per il
personaggio, ha paura di rivolgersi a lui e per questo motivo
utilizza come intermediario Virgilio.
E’ proprio questo il motivo per cui ho preferito Ulisse, rispetto a tutti gli
altri personaggi incontrati da Dante nei tre regni ultraterreni.
(Marco Mattia)
INDICATORI PER LA CORREZIONE:
1-Aderenza alla traccia
2- Organicità e chiarezza espositiva
3- Correttezza grammaticale
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