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Post on 11-Feb-2017
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BAT-PAPER 1
Giulia Zappa, Arti Visive Contemporanee
Batman: the Movie (1966)
Il personaggio dei fumetti “Batman” nasce nel 1939 dalla mano del disegnatore Bob
Kane, il quale, visto il successo che in quel periodo stava avendo “Superman”, e visto
il desiderio comune degli editori di vedere in azione altri supereroi, disegnò per la
prima volta “the Bat-Man”, un eroe vestito di rosso con una piccola maschera sugli
occhi e le ali da pipistrello.
Grazie agli accorgimenti e ai consigli di Bill Finger (scrittore delle prime storie) l’uomo
pipistrello fece la sua prima comparsa con la celebre tuta color grigio-blu e mantello
nel volume “Detective Comics #27”.
Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale la popolarità dei fumetti
con i supereroi come protagonisti ebbe un forte declino, ma “Batman” (e “Superman”
con lui) fu uno dei pochi che continuò ad essere pubblicato ed a suscitare interesse.
Fù con la pubblicazione nel 1954 del libro “Seduction of the innocent” di Fredric
Wertham che l’uomo pipistrello subì pesanti critiche: la tesi di Wertham era che il
fumetto istigava i giovani alla violenza, oltre che sottolineare la relazione ambigua tra
Batman e il “wonder boy“ Robin.
Questo, e l’istituzione del Comics Code Authority nello stesso anno, costrinse il
cavaliere oscuro a diventare un po’ più ‘solare’: alla fine degli anni 50 le avventure di
Batman si spostarono più sul filone fantascientifico, i toni divennero più leggeri e
vennero introdotti nuovi personaggi (Batwoman in primis).
E’ qui che entra in scena la famosa serie tv, seguita da un film, con protagonisti Adam
West e Burt Ward. A causa di un crollo nelle vendite del fumetto nel 1964, vennero
effettuati cambiamenti radicali soprattuto nei personaggi, e un ritorno delle storie al
genere poliziesco. Nello stesso periodo la 20th Century Fox diede il compito al
produttore William Dozier di creare una serie televisiva sull’uomo pipistrello.
Dozier, non essendo un lettore di fumetti, solo dopo una breve ricerca decise di dare
alla serie un taglio comico, ironicamente nello stesso momento in cui il fumetto ritornò
a tinte più scure.
Il film uscì nelle sale cinematografiche a cavallo fra la prima e la seconda serie
televisiva, ed è a tutti gli effetti il primo lungometraggio sul personaggio di Batman.
La trama vede gli arcinemici del Dynamic Duo (Catwoman, il Joker, Riddler e il
Pinguino) unire le proprie forze per tentare di conquistare non Gotham City (“ne
basterebbero due”), non la nazione (“fossero stati tre”), ma, “visto che sono tutti e
quattro”, il mondo intero.
Per farlo, i quattro villains rapiscono il commodoro Schmidlapp, inventore di un
apparecchio che disidrata le persone fino a farle diventare polvere colorata, così da
poter polverizzare il congresso delle nazioni unite.
A livello superficiale e visivo, il film non sembra distaccarsi dal fumetto: i personaggi e
i loro costumi sono pressoché identici (con un ridimensionamento delle orecchie di
Batman per permettere delle inquadrature più ravvicinate), e vi sono pure quei suoni
onomatopeici tipici delle scene di lotta dei fumetti. E’ ovvio, però, che le tutine in
spantex, le acrobazie di Robin, le pose feline di Catwoman o ancora di più la serie di
‘splash’ ‘bonk’ e ‘plop’, fanno un po’ più bella figura sulla carta stampata che sul
grande schermo, dove risultano forzate e artificiose, oltre che assolutamente esilaranti.
Quello che si nota subito mancare è la caratterizzazione di Batman/Bruce Wayne: non
viene spiegata la nascita dell’eroe (la morte dei genitori) o da dove venga Robin/Dick
Grayson. Il tutto viene risolto velocemente dal narratore nella prima scena del film.
On a peaceful afternoon motor ride, millionaire Bruce Wayne and his youthful ward Dick
Grayson have been summoned back to Wayne Manor […] Bruce and Dick, with characteristic
speed and resolve, descend promptly into The Batcave, and then, as they have done many
times before, as BATMAN AND ROBIN, courageous warriors against crime, they are off once
again to the rescue!
Non c’è quindi un’analisi profonda del personaggio, infatti quel che appare è un eroe
stereotipato, anche se di solidi principi morali (“They may be drinkers, Robin, but
they’re still human being”).
Si deve però ricordare che il film, prima di tutto, era un surrogato della serie televisiva;
esso serviva, infatti, a far conoscere la serie anche oltreoceano, sebbene non abbia
avuto proprio l’effetto desiderato. Infine, bisogna ricordare lo stile con cui è stato
realizzato, il “comedy camp”, che prevede la comicità attraverso l’esasperazione, la
consapevole teatralità e artificiosità, gli stereotipi e il nonsense.
Guardando il film sotto questa prospettiva risulta più facile apprezzare anche gli astrusi
indovinelli di Riddler (e le esilaranti risposte di Robin), i baffetti bianchi dipinti del
Joker e la scena ormai entrata nella “leggenda”: “Some days, you just can't get rid of a
bomb”.
Nessuna banana a sfera è stata maltrattata durante la stesura di questo paper.
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