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èåéá aletheia n.0 La nuova informazione nelle parrocchie di Montecchio e Tenaglie Redazione - Parrocchia Santa Maria Assunta in Montecchio Via delle Mimose, n.1 - 05020 Montecchio (TR) Telefono: 0744951351 / 3381996263 Email: [email protected] In questo numero... ...Il bilancio di Tenaglie I giovani e la Chiesa L’Avvento Sindaci a confronto e molto altro ancora... Anno I Dicembre 2011 Niente bambini alla S. Messa per il 150° L’editoriale di Don Giuliano

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Aletheia - L'informazione nelle Parrocchie di Montecchio e Tenaglie

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La nuova informazione nelle parrocchie di Montecchio e TenaglieRedazione - Parrocchia Santa Maria Assunta in MontecchioVia delle Mimose, n.1 - 05020 Montecchio (TR)Telefono: 0744951351 / 3381996263 Email: [email protected]

In questo numero......Il bilancio di Tenaglie I giovani e la Chiesa L’Avvento Sindaci a confronto e molto altro ancora...

Anno IDicembre

2011

Niente bambini alla S. Messa per il 150°L’editoriale di Don Giuliano

Ciclostilato in proprio - Progetto grafico: Altheo Valentini

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Battesimi Parrocchia Montecchio: Bacci Alessio - Mecarelli Margherita - Morelli Valentino - Trombetti Cori Micael - Paladini AnitaParrocchia di Tenaglie, Poggio, Madonna del Porto: D'Ubaldi Gemma - Neri Martina - Allione Adriano

Prima ComunioneParrocchia di Montecchio: Beco Erica - Altomare Claudio - Tomba Matteo - Dormi Leonardo - Passagrilli Deborah - Sabatini Camilla - Innocenzi Angelica - Rossi Jordan - Giacinti Gaia

Confermazione CresimaParrocchia di Montecchio: Agostinelli Giuseppe - Basili Raffella - Beco Eleonora - Destrieri Stefano - Dominici Micael - Giacinti Nicolas - Giudici Sara - Medori Matteo - Nodari Giulia - Piciucchi Gianluca - Ricci Eric - Salvati Alessandro - Sparvieri Matteo Maria.

Matrimoni Parrocchia di Montecchio: Bartoli Luca e Lisei Stefania - Emiliani Andrea e Pacci MariaParrocchia di Tenaglie, Poggio, Madonna del Porto: Capponi Luca e Pacioni Giulia

Come per La Treccola, anche per il nuovo giornale Aletheia, saranno ben accetti e accolti tutti i vostri interventi, articoli e riflessioni. Qualora per problemi di spazio non fosse possibile pubblicare il vostro intervento, sarà nostra cura pubblicare lo stesso nel sito Internet delle Parrocchie

Potete inoltre comunicare con la redazione del giornale scrivendo alla casella di posta elettronica:

www.crocediserra.it

[email protected]

?ëÞèåéáaletheia p.1La nuova informazione nelle parrocchie di Montecchio e Tenaglie

L’editoriale del ParrocoDon Giuliano Pagliaricci

I personaggi delle parabole evangeliche sono sempre molto chiari da interpretare, come in quella del capitolo 16 del Vangelo di Luca, che propongo alla riflessione comune in forma di lettera pastorale, attraverso l'editoriale del nostro nuovo giornalino parrocchiale che avete in mano.L'uomo ricco è il nostro Signore, Padre Figlio e Spirito S a n t o . R i c c o d i v i t a , d ' a m o r e , d i o g n i b e n e . L'amministratore è ogni creatura umana, ma in particolare coloro che attraverso la fede sono stati chiamati a collaborare alle Sue attività. Quell'amministratore siamo noi. I beni che ci sono stati dati da amministrare sono prevalentemente due: la vita terrena, la fede e tutti gli altri beni che ruotano intorno ad essi. Non ci stancheremo mai di dire che Dio non vuole fare le cose che ci riguardano da solo, ma in collaborazione con noi. Egli non è certo un monarca che decide come gli pare e piace, ma decide in base al nostro consenso, alla volontà che mettiamo nell'essere responsabili di noi stessi. Certo è che Egli rimane il Signore di tutte le cose e Lui solo sa portarle realmente a compimento nel bene. Per questo ci ha consegnato dei Comandamenti, che non sono “ordini” ma “consigli”. Egli ci lascia liberi, ma ci indica la strada da percorrere, le scelte da fare, le attività da compiere, perché i suoi beni, che sono per noi totalmente gratis, ci procurino il Bene che Lui desidera. Il Bene che Lui desidera per noi è l'unico Bene vero, quello che immaginiamo noi invece è un bene fasullo, è un bene a termine, nasce con l'handicap del limite umano. Per questo un giorno Egli ci chiederà conto della nostra amministrazione. Ci sono alcuni che stanno facendo bene il loro lavoro e a essi Egli dirà: “bene, servo buono e fedele, prendi parte alla ricchezza del tuo padrone” (vedi parabola dei talenti). C'è anche però chi amministra male. Quante manipolazioni sulla vita nascente, quanti attentati, quanta violenza sugli altri e anche sulla propria esistenza! Quanta trascuratezza, quanta superficialità, quanta indifferenza e anche quanta violenza contro la fede.Ultimamente è stato vietato ai ragazzi delle nostre scuole di partecipare alla commemorazione dei caduti di tutte le guerre, che prevedeva la S. Messa al monumento di Piazza Garibaldi, con la motivazione che ciò avrebbe “offeso” gli appartenenti ad altre religioni.

Non entro nel merito delle leggi scolastiche, che sono anch'esse il frutto di un impoverimento della fede anche della classe politica, ma voglio soltanto stigmatizzare due cose: 1) Si può aver paura di Gesù Cristo? Si può aver paura di un Dio che stende le braccia sulla Croce e se le fa inchiodare per essere sicuro di poter abbracciare tutti e per sempre? E' ovvio che no! Infatti, i nostri fratelli extracomunitari non ne hanno paura. La paura è dei nostri cristiani non credenti!2) Cari genitori non ve la prendete con i bambini che sono di un colore diverso dai vostri e neanche con i loro genitori, essi sono qui perché non avevano ciò che abbiamo noi. Prendetevela caso mai con voi stessi e con quei cristiani che nella nostra società sono diventati agnostici e indifferenti.Quindi come l'amministratore “disonesto” dobbiamo farci più furbi. Lavorare perché ci sia qualcuno che possa accoglierci nel momento del bisogno. Lavorare perché non siamo rapinati del tesoro prezioso che il Signore ci ha affidato. Essere, se necessario, “sfacciatamente” cristiani.

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DirettoreDon Giuliano PagliaricciTelefono - 3381996263

CaporedattoreMarco Agostinelli

Un amabile sorrisodi Antonio Feliziani

Montecchio è ricca di bella gente, generosa e simpatica. Ma, su tutti, una creatura bellissima desideriamo ricordare per il suo gioioso e dolcissimo sorriso. Un'amabile cara amica: Mara Menichini. Mara... l'amica gioiosa. Sorrideva…sempre…a tutti, anche quando non stava più bene. Aveva molte compagne affezionate perché era adorabile. Le volevamo bene. Meritava alla grande la considerazione, l'amicizia, la stima e il bene di ciascuno di noi.Per la strada o in chiesa le chiedevo: “Come stai?” - “Bene” - rispondeva con un sorriso invidiabile, dando a me coraggio e sicurezza. Una ragazza impagabile, riservata, volenterosa - ha sempre lavorato con passione e capacità. Ha amato quel suo piccolo, grande mondo della sua brava famiglia, che ha riempito di semplicità costruita sulla cordialità e sull'amore.Io me la ricordo sorridente in chiesa, alla santa messa, in fondo, raccolta nella sua grande fede e nel suo intimo dolore, con nei suoi grandi occhi tutta la speranza ed il rapimento degli angeli.Di creature buone, brave e belle come lei siamo fieri compaesani. Un ottimo ricordo di bella persona da imitare e da amare è Mara dei Sorrisi e della Serenità, che ha sconfitto il male e ha inciso nei nostri cuori la fede e la speranza di un bel domani dove buongiorno vuol dire veramente BUONGIORNO.E' per noi e per i nostri ragazzi un vero grande esempio di onesta rettitudine in una concretezza cristiana, di bontà, semplicità e serena gioia di vivere. Non potremo dimenticare la sua disponibile bonomia e il suo amabile, radioso sorriso.

* * *

E Tu cara Mara di Dio, ora che sei un vero Angelo, proteggi le nostre giornate e i nostri sogni fino a quando ti raggiungeremo in Paradiso.

Impaginazione e graficaAltheo Valentini

Monica Bracciantini

...in questo numeroAntonio Feliziani

RedazioneEnrica Stopponi

Cristina Stopponi Imelda Zeqiri

Alessandra Galletti Alessio Bartolomei

Daniela Luzi

DIOCESI DI ORVIETO-TODIPreghiera per il nuovo Vescovo

Padre santo, in Cristo tuo Figlio,hai posto la sorgente di ogni ministero

nella vivente tradizione apostolicadel tuo popolo pellegrinante nel tempo.

Tu scegli e costituiscii dispensatori dei santi misteri,

affinché in ogni parte della terracon la Parola e i Sacramenti si edifichi la Chiesa,

comunità della nuova alleanza, tempio della tua lode.Donaci un Vescovo secondo il tuo cuore,

che illumini il tuo popolocon la verità del Vangelo

e lo guidi con la testimonianza della vita.Questo periodo di attesa

sia per la nostra Chiesa di Orvieto - Todiil tempo propizio per una vera conversione:

comunicaci la tua forza e la tua pace,per aderire intimamente a Cristo

e contribuire, con l’impegno quotidiano,a far crescere il tuo Regno di libertà e di amore.

Amen.

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disegno diMonica sull’articolodell’Anna

In breve...di Marco Agostinelli

Ci siamo lasciati in Agosto con l'ultimo numero di La Treccola, ora invece ci ritroviamo con un Giornale Parrocchiale completamente nuovo ALETHEIA, dal Greco ? ëÞèåéá, che significa “Verità”. Questa piccola rubrica ha lo scopo di raccontare in breve quello che è successo nelle nostre due parrocchie di Montecchio e di Tenaglie tra un numero e l'altro.Dal 1° all'5 Agosto 2011 alcuni parrocchiani, insieme a Don Giuliano, si sono recati in pellegrinaggio a Fatima (Portogallo), luogo dove la Maria Vergine è apparsa a tre pastorelli portoghesi (Francesco, Giacinta e Lucia) il 13 Maggio 1917. Da quel giorno Fatima (nome di origini arabe che significa “colei che svezza i bambini, che li fa crescere”) è diventata uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti del cattolicesimo.Per iniziare il nuovo anno Pastorale, il 15 Ottobre, è stato visitato un altro luogo mariano : Loreto, che ospita la casa dove Maria, Giuseppe e Gesù sono vissuti a Nazaret. La giornata è stata dedicata alla contemplazione, ma anche alla visita delle magnifiche grotte di Frasassi.Da non dimenticare inoltre l'inizio del nuovo anno Catechistico 2011/2012 il 1° di Ottobre e la messa del mandato ai catechisti (il 23 Ottobre), con tutti i ragazzi che sono passati per le vie del paese a distribuire volantini con un invito ad accogliere la Parola di Dio.Vogliamo ricordare infine, tutte le persone che in questo 2011 sono ritornate dal Padre, i bambini e i ragazzi che hanno ricevuto i sacramenti e i matrimoni delle nostre parrocchie.

Defunti Parrocchia di Montecchio: Adami Cesera - Scargetta Roberto - Bonaccorsi Francesco - Morelli Quinto - Bartolomei Vincenzo - Cleri Giuseppe - Porcari Lorenzo - Bernarducci Adelfa - Pagliaricci Carlo - Mannaioli Ferrantino - Fasolo Angelo - Focolini Ferrero - Scargetta Pierino - Menichini Mara - Giubbini Fernanda - Ferretti Opelio - Bacci GinaParrocchia di Tenaglie, Poggio, Madonna del Porto: Bigi Annita - Onali Giuseppa Luigia - Fuso Benedetto - Servi Rosa - Monni Lucia - Liviani Angelina - Cleri Venerio - Canini Rosa - Belella Adele - Antonia Franco - Santori Lidia

La parrocchia «condivisa»di Cristina Stopponi

Forse non tutti conoscono la dislocazione geografica e amministrativa della Parrocchia di Tenaglie, ormai da un anno accomunata a quella di Montecchio dalla guida di Don Giuliano. Pensate, una sola e piccola parrocchia come la nostra comprende ben due Parroci, un Vescovo, due Comuni, due Sindaci, quattro località e più di cinque chiese. A leggerla così verrebbe da pensare che sia un piccolo gioiello coccolato e protetto da tutte queste personalità e da tutti i fedeli, la realtà purtroppo è ben diversa. Per tanti, troppi anni le autorità più alte della Diocesi hanno deliberatamente ignorato il disagio e le problematiche legate a questa frammentazione, mentre i fedeli hanno dimenticato pian piano il significato della parola “comunità”.Questo è uno degli argomenti che ha fatto da padrone durante l'incontro che ho avuto con il Sindaco di Guardea Gianfranco Costa. Domandarsi perché abbia voluto intervistare proprio il Sindaco di un “altro” paese piuttosto che quello di Montecchio, sede della Parrocchia e anche di questo giornalino, è più che lecito, ma ho pensato che ascoltare una voce fuori dal coro avrebbe aiutato tutti noi a riflettere su questa questione.Gianfranco Costa, classe 1946, prima di diventare Sindaco di Guardea è stato professore di lettere e ricercatore di storia della Chiesa e contemporanea, ha fondato il Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli ed è stato Sindaco di Assisi dal 1981 al 1985, inoltre ha preso parte a molte iniziative per il sostegno dei diritti umani e incontrato diverse importanti personalità del panorama mondiale. Una persona del genere, dato il suo curriculum, avrebbe potuto mettermi in difficoltà, invece tutta l'intervista è diventata una piacevole chiacchierata. Da subito il Sindaco Costa ha tenuto a ribadire il suo parere riguardo alla questione della Parrocchia condivisa, “pur sapendo di essere poco in sintonia con la tradizione” ha detto “penso sia più logico lavorare uniti Stato e Chiesa, e anche se tutto questo entra in conflitto con l'abitudine, dobbiamo essere consapevoli che il mondo sta cambiando” e ha aggiunto che “se Madonna del Porto, e anche Poggio, appartengono a Guardea ci dovrebbe essere più unione, si dovrebbe sapere che la forza di uno fa la forza dell'altro”. A quanto pare ha intenzioni serie al riguardo, dice “l'avevo già

inserito nel programma elettorale e spero di poter portare avanti questo progetto che mi sta molto a cuore, come il resto delle iniziative che ho messo in atto in questi due anni di mandato”. Intuisco che la questione della Parrocchia non è l'unica che lo preoccupa in fatto di rapporti con i comuni limitrofi, infatti subito dopo mi ricorda che “l'oasi del WWF che si trova a Madonna del Porto viene erroneamente chiamata Oasi di Alviano, e stiamo cercando di rimediare anche a questo”.

C'è poca fiducia nel tono di voce mentre mi racconta cosa è già stato provato per cercare delle soluzioni e quando accenno alla possibilità di ricevere un aiuto da parte degli Enti Provinciali, o nel caso della Parrocchia di quelli diocesani, la risposta non mi stupisce affatto : “purtroppo

porterebbero l'Italia a ridurre di gran lunga il debito pubblico e investire sul la scuola , sul la sanità , sull'occupazione. Questa è la vera rivoluzione, pretendere che chi ci governa sia in grado di farlo senza colpirci alle spalle. Questa crisi economica che ha scatenato una corsa contro il tempo, prevede un peggioramento e un'austerity che avrà come protagonisti i cittadini, i quali non riusciranno a sostenere a lungo innalzamenti dell'età pensionabile, aumento dell'IVA, pagamenti extra per permettere ai politici di continuare a girare il mondo con gli aerei personali, portare la propria famiglia in vacanza gratis, andare a cena fuori con le auto blu, non pagare i caffè al bar e via discorrendo. Bisogna saper reagire e non rimanere indifferenti. E' semplice piagnucolare, ma non si può aspettare che un carro armato ci distrugga la casa e gli affetti costruiti con le fatiche e i lavori che si sono svolti fino alla tanto desiderata pensione. Rimanere sul ciglio della strada come dei semplici osservatori non cambierà la realtà dei fatti, ma almeno possiamo agire affinché non si arrivi a dimostrare il proprio malessere comportandosi come i black block o i gruppi estremisti. Tanti di noi potrebbero trovare la giustificazione di un Dio che non interviene in questa o in altre situazioni, ma ciò che mi preme dire è questo: immaginate che Egli sia il padre di una normale famiglia che vive in casa con un figlio che studia e si comporta come un normale ragazzo della sua età. Un giorno guardando il giornale gli sembra di vedere in televisione un viso che gli è familiare; subito dopo riceve la telefonata della questura che lo informa che il figlio è stato arrestato poiché coinvolto in una vera e propria “guerriglia”. Come si dovrebbe comportare nei confronti del proprio figlio? Dovrebbe buttarlo fuori di casa o aiutarlo a cambiare? Sicuramente si comporterebbe come ognuno di voi: lo accoglierebbe con le braccia aperte per soccorrerlo. E' ciò che Dio fa con ogni essere umano. Li lascia liberi di agire e decidere. Siamo noi a stabilire se vogliamo costruire una casa con dei principi, dei valori, delle fondamenta che, unite insieme a tutti gli altri nuclei di questa terra, possano costituire una società basata sull'equità, sulla giustizia, sulla linearità e non sulla gerarchia. Purtroppo siamo ancora lontani dalla città immaginaria e ideale, ma in fondo con un po' di buon senso ci potremmo avvicinare moltissimo a questo stadio di sogno.

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“[…]Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. […] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo quello che è successo?”

Inizio questa mia riflessione con le parole di Antonio Gramsci per parlare della condizione socio-politica, o meglio della recessione, che sta attraversando l'Italia in questo periodo, seguendo l'esempio di altri predecessori, quali la Grecia, e postulando le fondamenta per un crollo molto probabile della Francia e della Germania. Capita a tutti di leggere i giornali, mai obbiettivi, anzi quasi sempre soggettivi, che ci bombardano di informazioni e termini incomprensibili per farci intendere che il bel paese, che fonda la sua politica sul modello di sviluppo capitalistico e finanziario, sta andando verso il baratro. Riprendendo i concetti del collega Bernardo Croci, mi preme sottolineare come le gerarchie che hanno prodotto questa condizione stravolgente, non ne siano in realtà minimamente toccate. Il modello socio-economico tende sempre a colpire i più deboli, lo strato basso, quelli che sono ogni giorno sull'orlo del fallimento personale e familiare a causa della continua crescita della disoccupazione, della svalutazione della nuova generazione e della sbagliata distribuzione della ricchezza. Infatti, continua a crescere il divario tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri producendo, di conseguenza, morti che si potrebbero evitare oppure malati che hanno bisogno di sostegno psicologico. Qual è allora il problema di fondo? Come si può uscire dalla crisi? Quali piani presentare agli organi competenti? Le risposte sono molto semplici, il problema è che non possono essere messe in atto proprio perché colpiscono la classe dirigente, ovvero quelli che dovrebbero trovare le così “ardue” soluzioni alla crisi. Tagli alla politica, agli armamenti, ai manager, ai beni di lusso sono le soluzioni che

Crisi economica: l’effetto dominodi Imelda Zeqiri

entra in gioco la politica”.Accenna anche al fatto che in tempi non sospetti aveva reso partecipe il Vescovo della Diocesi di Terni-Narni-Amelia Mons. Vincenzo Paglia della sua idea di “riprendersi” le due località di Madonna del Porto e Poggio, ma tutto è passato sotto silenzio. Concordo con lui quando afferma che “dovrebbe essere anche nell'interesse della Chiesa trovare una soluzione” e mi permetto di aggiungere che per la Chiesa non dovrebbe esserci altro interesse se non quello di seguire e aiutare le comunità cristiane che oggi faticano così tanto a rimanere in piedi. Qualcosa si è mosso con l'arrivo di Don Giuliano, e penso che anche il Sindaco Costa se ne sia reso conto e sia, anche se solo in parte, soddisfatto perché sostiene che “tuttavia fino a quando la Chiesa manterrà questa posizione per me Don Giuliano resta il massimo come guida della Parrocchia e delle comunità” e aggiunge che “se lavora bene, come sta facendo, questo è solo un punto positivo per tutti quanti”. La piacevole chiacchierata è andata avanti per più di un'ora, più volte siamo ritornati a parlare dello stesso argomento (dolente) e alla fine ne è scaturito un pensiero comune, o meglio una speranza, secondo Il Sindaco “ci vuole un po' più di coesione” e dobbiamo “lavorare rispettosi del passato cercando però di unire le prospettive”. Uscendo dal suo ufficio non ho fatto altro che domandarmi quale reazione potreste avere, voi parrocchiani, di fronte ad un cambiamento come quello che prospetta il Sindaco Costa, voi che non vi siete mai scomposti in tutti questi anni di nulla, che non avete mai partecipato alla creazione di una vita parrocchiale, che non vi siete mai curati di nient'altro se non di voi stessi, che avete vissuto la fede come dei solisti, piuttosto che come un grande coro dove ognuno poteva sentire anche la voce degli altri. Per tutti questi anni avete, e abbiamo, riposato su un letto comodissimo, così tanto comodo che nessuno si è accorto che fosse sopra ad un precipizio. Se un giorno il progetto del Sindaco Costa dovesse prendere realmente forma, la nostra vecchia e stanca Parrocchia sarebbe condannata a morte certa, perché come Madonna del Porto e Poggio verrebbero inglobate da Guardea così le frazioni di Pozzociolino e San Rocco finirebbero sotto l'autorità di Montecchio. Forse quel giorno capiremo che l'importante non era che il letto fosse comodo, ma che rimanesse stabile.

“Noi non possiamo abituarci a un mondo che non ha più senso. Non possiamo essere soddisfatti solo dall'efficienza, dall'esattezza, dalla precisione. Abbiamo bisogno di senso.” (Carl Gustav Jung)

Quando i giovani vanno a cercarsi esperienze di confine per combattere la noia e sconfiggere l'insignificanza della vita, il punto esatto è che, evidentemente, non credono che la vita sia emozionante ed hanno bisogno di gente che li aiuti a capire quanto la vita possa esserlo. È fondamentale la ricerca di un orientamento nella vita. Cercare un luogo dove poter essere se stessi, dove trovare la propria strada, dove vivere i propri affetti e ricollocarsi rispetto al passato. È uno sforzo grande, questo, che il tempo dell'adolescenza vive in modo particolare: ci si domanda dove sta l'autorità che guida una scelta, se fuori da sé o dentro di sé. Anche i punti di riferimento della propria vita vanno cercati. L'accettazione di ciò che ha costituito la “norma”, religiosa o morale che sia, non può essere passiva. Bisogna sapere ciò in cui si crede, ciò che si cerca e anche come lo si crede o lo si cerca.Si può vivere anche di pubblicità, di vestiti firmati, di canzonette, di pallone, ma prima o poi, anche nei ragazzi e nelle ragazze, nasce il desiderio di capire se stessi, la vita, quello che ci circonda, la storia. A questo punto non si può fare a meno di conoscere Gesù: niente è più comprensibile senza di lui che è venuto in mezzo a noi e ci costringe scegliere, a decidere.A favore o contro, con amore o con rabbia, con fede o con diffidenza, sembra proprio che non si possa fare a meno di parlare di lui, di quest'uomo piombato in mezzo alla storia degli uomini, con l'incredibile pretesa di essere uno di loro, ma anche il loro Dio. Di fronte a lui non è possibile rimanere indifferenti: anche chi non lo conosce, non ne ha mai sentito parlare o lo vorrebbe azzerare e cancellare dai libri di storia, finisce per affermare o negare quello che ha già detto lui. Fratellanza, giustizia, pace, amore, speranza, perdono, sono tutte parole Sue: questi valori sono stati banalizzati, separati dalla loro fonte e, in base a questa mentalità anti-educativa, i giovani non hanno alcuna formazione e ancora meno, cultura religiosa. Sono incapaci di capire interi periodi della storia della nostra civiltà, nonché dell'arte, della letteratura e

I giovani e la Fede in Cristodi Alessandra Galletti

pastorale a mo' di appoggio.Ma la trasformazione in Babbo Natale, come lo conosciamo, è dovuta ad uno scrittore americano, Clement C. Moore, che in una poesia del 1822, “A Visit from St. Nicholas”, descrisse il vescovo di Myra come un elfo paffuto e rotondetto, con un vestito di color rosso ed orli di pelliccia, alla guida di una slitta, carica di giocattoli, trainata da renne.Beh, cosa dire, la fantasia dell'uomo è galoppata molto, così come anche i significati insiti.Ora, portare regali è legato ad un fatto consumistico piuttosto che di vera utilità per le persone (fatte le dovute eccezioni); freneticamente a pensare cosa regalare, i doni siamo noi stessi per gli altri, regalo migliore non c'è. Gesù ha donato la sua vita per noi.Il regalo dei fidanzati che si donano l'una all'altro, i coniugi che si donano l'uno all'altra, il dono dei figli per i genitori e di questi per i figli, il regalo di un amico, il regalo di un sorriso, di una parola buona, il regalo di una visita in un ospedale; quanti regali che potremmo fare ma non ci abbiamo mai pensato, trascinati solo e soltanto dallo sfavillio delle vetrine? Certo, un regalo, fa sempre piacere, in modo particolare ai bambini; non togliamo, fin dalla tenera età, il fascino di scartare un pacco, colorato e con un bel fiocco, dicendo che questo o quello non esiste, io non mi sentirei di farlo. Siamo stati piccoli anche noi, quante corse per le scale a vedere cosa ci fosse sotto il camino, con gli occhi pieni di stupore e meraviglia “…ma come ha fatto a passare di là?”. Crescendo impareranno anche loro, senza alcuna forzatura alla loro tenera fanciullezza ; lasciamo ancora, in loro questa immaginazione.Insegniamo, invece, il vero valore del Natale, affinché non si esaurisca solo in quella ricorrenza, la conoscenza del verbo fatto uomo, la conoscenza della gioia, la conoscenza dell'Amore.

Buon Natale a tutti voi!

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Se non facessimo la Carità, non saremmo altro (1a lettera ai Corinzi, Inno alla Carità) “…che un cembalo che tintinna o un bronzo che risuona…” ovvero strumenti incapaci di suonare le note dell'amore.Tutti quanti dobbiamo fare uno sforzo ed amare di più, tutti e senza distinzioni o personali graduatorie; amare con le parole, amare dando un sorriso, uno sguardo benevolo, dando una carezza, visitando chi è solo, malato e non riceve nessuno, amare di più dentro la famiglia, piccola chiesa domestica, nella propria comunità… Più amore c'è tra noi e più questo si riverserà anche su chi ci circonda.Se non ci si comporta così, allora non abbiamo compreso il messaggio di quel Bambino nella mangiatoia.In questo periodo, è frequente sentire “a Natale si è più buoni”; mi permetto di aggiungere, con moltissima umiltà, che è riduttivo e semplicistico, troppo facile esserlo un solo giorno, davanti a panettone e spumante. Bontà, amore e carità devono essere sempre nostri compagni nel vivere quotidiano.Un esempio da seguire è quello di San Nicola di Bari (perché sepolto nel capoluogo pugliese), vissuto nel IV secolo d.C., patrono dei bambini e di tutte le persone che versano in circostanze sfavorevoli. Nato da famiglia benestante nella città di Pàtara, nella regione occidentale dell'antica Grecia, oggi al sud della Turchia, intorno agli anni 260-280 d.C., venerato dalla Chiesa cattolica, ortodossa e da altre confessioni cristiane, San Nicola si distinse sempre, fin dalla giovane età, per l'attenzione e la generosità rivolta ai più bisognosi. Le cronache della sua vita narrano che, avendo ereditato dai genitori venuti a mancare prematuramente un ricco patrimonio, se ne servì senza alcun ripensamento per soccorrere alle necessità più immediate dei suoi concittadini più poveri. Anche quando divenne vescovo della città di Myra (l'attuale Demre, in Turchia) non mancò mai di soccorrere i malati, dare cibo in tempo di carestia, dare protezione a donne e bambini vittime di soprusi e violenze.Rifacendomi all'attualità, prendendo un'altra espressione di uso comune, definiremmo San Nicola come una persona “impegnata nel sociale”, pienamente coinvolto in opere di carità. L'essere sempre presente ad accogliere i bisogni materiali e spirituali del popolo affidatogli ne ha delineato una figura di Santo “concreto”, vicino a tutte le necessità umane, e come disse Papa Giovanni Paolo II, pregando sulla sua tomba, “…la sua figura non cessa di essere un punto

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della musica. Non sono contrari ai dogmi, ossia alle verità della fede cristiana, più di quanto non siano contrari alla chiesa: semplicemente non ne sanno niente. I giovani che vanno in chiesa soltanto per “ascoltare” la messa quando non hanno niente altro da fare, sono cristiani come i banchi della chiesa, con l' aggravante che i banchi sono fatti per stare fermi, mentre i ragazzi hanno il dono della vivacità e dell'allegria.Succede che troppi ragazzi e troppe ragazze allentano i loro legami con il cristianesimo, spesso fino a romperli del tutto: qualche volta, smettono di considerarsi cristiani per gli stessi motivi per cui dovrebbero incominciare a diventarlo, come il desiderio di libertà, il bisogno di amicizia, il sogno di un mondo più bello, più pulito, più in pace. Cosi, si sceglie a occhi chiusi, per sentito dire. Come si fa a decidere se continuare o meno ad essere cristiani senza aver conosciuto Gesù?Purtroppo tanti ragazzi hanno sentito parlare al catechismo di Gesù come un personaggio delle favole. Dei vangeli hanno sentito raccontare qualche episodio isolato senza le spiegazioni opportune. Adesso, da grandi, è un disastro: non sanno trovare un brano, non riescono a inquadrarlo nel contesto, non ne afferrano il significato profondo.Si fa sempre più strada un rapporto individuale con una dimensione divina, al di fuori dei canoni della religiosità tradizionale. La spiritualità che va di moda è quella priva di parole, di riflessioni e di contenuti intellettuali: tutto può essere messo al posto di Dio.I giovani cristiani sentono che la Sua presenza e il Suo messaggio sono portatori di una speranza immensa, ma quando il sentimento religioso non è educato e arricchito da un messaggio autentico resta allo stadio primario. La società è infantile con i giovani perché li usa come modello, mentre avrebbero bisogno di punti di riferimento. Anche l'azione pastorale ha la propria parte di responsabilità, in quanto i compiti educativi sono stati a volte trascurati dagli ordini religiosi e dai sacerdoti che l'avevano come vocazione. I giovani sottolineano il valore di sostegno psicologico e relazionale della fede, oltre alla funzione fondamentale di guida e speranza; la religione invece è sempre meno un punto di riferimento per la dottrina morale, in particolare per gli aspetti su cui insiste la chiesa nel dibattito pubblico e per i diversi scandali in cui spesso è coinvolta. Pur tuttavia bisogna avere fiducia nei giovani e dare loro fiducia nella

vita: bisogna dirgli che vivere e riuscire nella vita è possibile e spiegargli anche come. In conclusione, un discorso che Giovanni Paolo II rivolge ai giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù nel 2000: “Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l 'aiuto della grazia è possibile [..]. In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.

particolare d'incontro tra l'Oriente e l'Occidente”.La figura di San Nicola, però, è stata quella che ha condotto, nella storia moderna, a creare quella di Babbo Natale o Santa Claus, che dir si voglia.Il Santo, tramite i suoi parroci, portava doni ai bambini che vivevano in zone isolate e che, specialmente durante i rigori invernali, non avevano modo di recarsi in Chiesa. Così, questi parroci, raggiungevano su slitte trainate da cani i luoghi più impervi, recando con sé un sacco colmo di regali da consegnare ai bambini e spiegando loro la figura di Gesù.

Oltre a rendere felici i bambini, li si istruiva sulla strada e ai valori del cristianesimo.Le narrazioni che vedono San Nicola portatore di doni hanno dato vita alla grande festa olandese di Sinterklaas, dal quale deriva, appunto, Santa Klaus. Sinterklaas è rappresentato vestito con elementi che, in modo evidente, richiamano quelli del vescovo di Myra: una mitra (cappello liturgico) di color rosso, con sopra una croce dorata, e una

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parrocchia e approva quello di fine esercizio curandone il deposito dei relativi atti e documenti presso la Curia diocesana e l'ordinata archiviazione delle copie negli uffici parrocchiali. Inoltre il Parroco è tenuto tassativamente a tenere distinta l'amministrazione della Parrocchia da quella privata.Perciò le norme da rispettare ci sono e il controllo è possibile. A Tenaglie non si rispettano le regole e, quel che è peggio, non viene effettuato alcun controllo. Il sospetto si aveva da sempre, ma tutto si fa più chiaro circa un anno fa con la nomina di Don Giuliano Pagliaricci a parroco in solidum della parrocchia di Tenaglie, nonché legale rappresentante. Come previsto dal Codice il parroco appena nominato chiede un rendiconto sulla situazione economica parrocchiale: immobili, utenze, debiti, libri contabili, attività e passività, conti correnti, libretti di risparmio. Il bilancio della parrocchia è a “Zero”, non ci sono debiti, né crediti, non ci sono depositi bancari o postali. Il nulla. Volutamente non mi soffermerò sulle cause e sui responsabili che hanno generato questa situazione, ma la realtà la posso analizzare. La mia memoria è breve ma sufficiente per affermare che nei lunghi anni della “Vecchia Gestione” non è stato investito denaro per realizzare opere di straordinaria amministrazione: le chiese di Madonna del Porto e Poggio sono state restaurate e mantenute nel tempo in modo autonomo dai parrocchiani. Le spese ordinarie sono state minime: pagamenti delle utenze (luce, acqua e gas), acquisti di candele e oggettistica per il culto e poco altro sia utile per una parrocchia come la nostra. Per esperienza vi assicuro che non sono state sostenute spese per la catechesi (il contributo dei genitori permetteva l'acquisto di libri, materiale e mezzi di riscaldamento) né per attività caritative. Tutte le attività parrocchiali svolte in questi anni: festeggiamenti in onore dei santi patroni, presepi, adozioni a distanza, coro parrocchiale, Caritas non hanno ricevuto alcun contributo dalla parrocchia. Eppure le entrate ci sono state: le offerte per le Sante Messe di ogni specie, in ogni luogo e in qualsiasi momento, le offerte per le Benedizioni Pasquali, le feste patronali e le altre manifestazioni religiose, l'otto per mille e via via tutto il resto. Niente di certo, potreste contestarmi, niente di dimostrabile. Però posso fare il contrario, perché i dati dell'anno 2011 ci sono. Tra qualche mese verrà reso noto il

Vivendo in una società sempre più influenzata da Internet prima di mettermi a scrivere queste poche righe ho acceso il computer, mi sono collegata alla rete e ho digitato: “il bilancio della parrocchia”. Si è aperto un mondo a me sconosciuto, ma esistente. Programmi per redigere bilanci, regole, istruzioni, statuti, insomma decine e decine di siti parrocchiali dove sono pubblicati i rendiconti, i commenti e quanto altro possa riguardare l'argomento. Da qui la domanda: “Allora esiste veramente? E la mia parrocchia? Dov'è il bilancio della mia parrocchia?”. Da qui inizia una ricerca di informazioni e dati che non mi porterà da nessuna parte, perché in fondo la risposta a tutte le mie domande non c'è, perché le informazioni e i dati non ci sono, perché il bilancio della parrocchia di Tenaglie non esiste. Ebbene sì cari parrocchiani questa è la realtà, dal 1975 (anno più anno meno) al 2010 la nostra “piccola e dimenticata” parrocchia non si può analizzare dal punto di vista economico – finanziario perché non c'è traccia di alcunché. Eppure è strano, qualsiasi “organizzazione di beni e persone” con finalità e gestioni delle più disparate ha l'obbligo o la facoltà di tenere a mente, almeno a mente, i movimenti di denaro. Pensate a una famiglia, c'è sempre chi si occupa delle spese da sostenere soprattutto in funzione delle possibilità che si hanno per sostenerle e perciò? Si fa un bilancio. Non voglio poi annoiarvi nell'elencare tutti gli obblighi che ogni azienda deve assolvere per far sì “che i conti tornino”. La parrocchia di Tenaglie invece no, non ha obblighi, non ha facoltà. Continuo la ricerca, la mia fonte è il “codice di diritto canonico”, l'insieme delle norme giuridiche poste dalla Chiesa cattolica, che regolano l'attività dei fedeli, di ogni ordine e grado. Tra queste norme vado a individuare la parte riguardante la parrocchia, la sua organizzazione e l'amministrazione dei suoi beni. La parrocchia ha personalità giuridica, il parroco la rappresenta in tutti i negozi giuridici, cura e amministra i beni con la collaborazione di alcuni fedeli che compongono il Consiglio per gli affari Economici. Quest'ultimo aiuta il parroco nel predisporre il bilancio preventivo della

Parrocchia in crisi ma non è colpa dello «spread»di Enrica Stopponi

bilancio che è in fase di redazione, a tutt'oggi la nostra parrocchia ha entrate pari a € 8.000,00. Cerchiamo poi di quantificare le uscite, immaginiamo ammontino a € 5.000,00 e a questo punto non vi chiedo un parere tecnico, non vi chiedo una relazione, vi chiedo solo di fare delle elementari operazioni matematiche: € 8.000 - € 5.000 = € 3.000. Il risultato rende l'idea? Ogni anno la parrocchia potrebbe avere un attivo che ammonta a € 3.000. In trentacinque anni sono € 105.000. Dove sono? Su quale conto corrente sono depositati? Chi doveva controllare? Cari parrocchiani chiedo a tutti una breve riflessione, sociale, di fede e anche economica. Siamo una parrocchia composta da persone semplici, che non hanno grandi possibilità. Pensate alla signora anziana che si reca tutte le domeniche a Messa e che si toglie un euro o due per offrirli alla parrocchia. È giusto non essere rispettosi nei suoi confronti, è giusto non utilizzare questi soldi secondo le sue intenzioni? Siamo una parrocchia “povera” anche di fede ma tutti conosciamo la vita di Gesù, la vita dei Santi : la povertà, l'umiltà, la mitezza,l'onestà erano il centro di tutto, è giusto che questi principi non siano riproposti tra di noi? E infine, è vero che nessuno è interessato alla nostra economia, all'economia di una parrocchia di confine composta da poche anime, ma è giusto aver chiuso gli occhi per tutto questo tempo e continuare a farlo?

Come tradizione, l'inizio di un nuovo Anno Liturgico è segnato da quel cammino che ci conduce a rivivere la discesa di Gesù sulla terra e nei nostri cuori.È il Tempo dell'Avvento, dal latino Advéntus , “venuta” che comunemente identifichiamo con il termine “attesa”, che si snoda nell'arco di quattro domeniche con al culmine la celebrazione del Natale. È un periodo che riveste un duplice significato: il primo è quello di essere un tempo di preparazione alla solennità del Natale, il secondo è che lo spirito, ricordando la prima venuta, viene guidato all'attesa della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi.Tempo di Avvento, tempo di gioia e di attesa, ma anche tempo di riflessione e preparazione per poter accogliere la luce che squarcia le tenebre.Tempo di attesa, ma non vuol dire starsene con le braccia conserte; Egli nasce, certo, Lui è pronto, siamo noi che dobbiamo fare la nostra parte destandoci dal torpore di uno stanco immobilismo che ci racchiude in uno sterile egoismo.Come vivere, dunque, il periodo dell'Avvento? Più volte, nelle scorse domeniche, abbiamo udito questa parola “Vegliate…”. Innanzi tutto, occorre essere sempre svegli, vigilare, tenendo accesa la fiamma della Fede affinché il Bambino Gesù non ci trovi addormentati, nel cuore e nell'anima. Alla vigilanza è necessaria la preghiera, una preghiera costante e non affrettata, per ritrovare quell'intimità con il Padre, per ringraziarlo di tutti doni che ci fa, la vita, per chiedergli la forza ed il sostegno in quello che facciamo, per chiedergli che il nostro cuore sia, ancora una volta, una casa degna di accoglierlo.Preghiera personale, preghiera comunitaria partecipando alla messa e a tutti quei momenti messi a disposizione per l'ascolto e la riflessione sulla parola del Vangelo. E, soprattutto, amare. Gesù, nella grotta di Betlemme, è l'Amore venuto tra noi; quale miglior modo di prepararsi a ricevere l'Amore, se non donare noi stessi, il nostro amore, a chi ne necessita di più? Essere caritatevoli, fare la Carità è sentirsi partecipi appieno dell'Amore di Gesù, e consapevoli di fare ciò che Lui stesso ha fatto per noi.San Paolo, in molte delle sue lettere, ha messo in rilievo l'importanza della Carità, anche più della Fede e della Speranza.

Il Tempo di Avventodi Alessio Bartolomei

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parrocchia e approva quello di fine esercizio curandone il deposito dei relativi atti e documenti presso la Curia diocesana e l'ordinata archiviazione delle copie negli uffici parrocchiali. Inoltre il Parroco è tenuto tassativamente a tenere distinta l'amministrazione della Parrocchia da quella privata.Perciò le norme da rispettare ci sono e il controllo è possibile. A Tenaglie non si rispettano le regole e, quel che è peggio, non viene effettuato alcun controllo. Il sospetto si aveva da sempre, ma tutto si fa più chiaro circa un anno fa con la nomina di Don Giuliano Pagliaricci a parroco in solidum della parrocchia di Tenaglie, nonché legale rappresentante. Come previsto dal Codice il parroco appena nominato chiede un rendiconto sulla situazione economica parrocchiale: immobili, utenze, debiti, libri contabili, attività e passività, conti correnti, libretti di risparmio. Il bilancio della parrocchia è a “Zero”, non ci sono debiti, né crediti, non ci sono depositi bancari o postali. Il nulla. Volutamente non mi soffermerò sulle cause e sui responsabili che hanno generato questa situazione, ma la realtà la posso analizzare. La mia memoria è breve ma sufficiente per affermare che nei lunghi anni della “Vecchia Gestione” non è stato investito denaro per realizzare opere di straordinaria amministrazione: le chiese di Madonna del Porto e Poggio sono state restaurate e mantenute nel tempo in modo autonomo dai parrocchiani. Le spese ordinarie sono state minime: pagamenti delle utenze (luce, acqua e gas), acquisti di candele e oggettistica per il culto e poco altro sia utile per una parrocchia come la nostra. Per esperienza vi assicuro che non sono state sostenute spese per la catechesi (il contributo dei genitori permetteva l'acquisto di libri, materiale e mezzi di riscaldamento) né per attività caritative. Tutte le attività parrocchiali svolte in questi anni: festeggiamenti in onore dei santi patroni, presepi, adozioni a distanza, coro parrocchiale, Caritas non hanno ricevuto alcun contributo dalla parrocchia. Eppure le entrate ci sono state: le offerte per le Sante Messe di ogni specie, in ogni luogo e in qualsiasi momento, le offerte per le Benedizioni Pasquali, le feste patronali e le altre manifestazioni religiose, l'otto per mille e via via tutto il resto. Niente di certo, potreste contestarmi, niente di dimostrabile. Però posso fare il contrario, perché i dati dell'anno 2011 ci sono. Tra qualche mese verrà reso noto il

Vivendo in una società sempre più influenzata da Internet prima di mettermi a scrivere queste poche righe ho acceso il computer, mi sono collegata alla rete e ho digitato: “il bilancio della parrocchia”. Si è aperto un mondo a me sconosciuto, ma esistente. Programmi per redigere bilanci, regole, istruzioni, statuti, insomma decine e decine di siti parrocchiali dove sono pubblicati i rendiconti, i commenti e quanto altro possa riguardare l'argomento. Da qui la domanda: “Allora esiste veramente? E la mia parrocchia? Dov'è il bilancio della mia parrocchia?”. Da qui inizia una ricerca di informazioni e dati che non mi porterà da nessuna parte, perché in fondo la risposta a tutte le mie domande non c'è, perché le informazioni e i dati non ci sono, perché il bilancio della parrocchia di Tenaglie non esiste. Ebbene sì cari parrocchiani questa è la realtà, dal 1975 (anno più anno meno) al 2010 la nostra “piccola e dimenticata” parrocchia non si può analizzare dal punto di vista economico – finanziario perché non c'è traccia di alcunché. Eppure è strano, qualsiasi “organizzazione di beni e persone” con finalità e gestioni delle più disparate ha l'obbligo o la facoltà di tenere a mente, almeno a mente, i movimenti di denaro. Pensate a una famiglia, c'è sempre chi si occupa delle spese da sostenere soprattutto in funzione delle possibilità che si hanno per sostenerle e perciò? Si fa un bilancio. Non voglio poi annoiarvi nell'elencare tutti gli obblighi che ogni azienda deve assolvere per far sì “che i conti tornino”. La parrocchia di Tenaglie invece no, non ha obblighi, non ha facoltà. Continuo la ricerca, la mia fonte è il “codice di diritto canonico”, l'insieme delle norme giuridiche poste dalla Chiesa cattolica, che regolano l'attività dei fedeli, di ogni ordine e grado. Tra queste norme vado a individuare la parte riguardante la parrocchia, la sua organizzazione e l'amministrazione dei suoi beni. La parrocchia ha personalità giuridica, il parroco la rappresenta in tutti i negozi giuridici, cura e amministra i beni con la collaborazione di alcuni fedeli che compongono il Consiglio per gli affari Economici. Quest'ultimo aiuta il parroco nel predisporre il bilancio preventivo della

Parrocchia in crisi ma non è colpa dello «spread»di Enrica Stopponi

bilancio che è in fase di redazione, a tutt'oggi la nostra parrocchia ha entrate pari a € 8.000,00. Cerchiamo poi di quantificare le uscite, immaginiamo ammontino a € 5.000,00 e a questo punto non vi chiedo un parere tecnico, non vi chiedo una relazione, vi chiedo solo di fare delle elementari operazioni matematiche: € 8.000 - € 5.000 = € 3.000. Il risultato rende l'idea? Ogni anno la parrocchia potrebbe avere un attivo che ammonta a € 3.000. In trentacinque anni sono € 105.000. Dove sono? Su quale conto corrente sono depositati? Chi doveva controllare? Cari parrocchiani chiedo a tutti una breve riflessione, sociale, di fede e anche economica. Siamo una parrocchia composta da persone semplici, che non hanno grandi possibilità. Pensate alla signora anziana che si reca tutte le domeniche a Messa e che si toglie un euro o due per offrirli alla parrocchia. È giusto non essere rispettosi nei suoi confronti, è giusto non utilizzare questi soldi secondo le sue intenzioni? Siamo una parrocchia “povera” anche di fede ma tutti conosciamo la vita di Gesù, la vita dei Santi : la povertà, l'umiltà, la mitezza,l'onestà erano il centro di tutto, è giusto che questi principi non siano riproposti tra di noi? E infine, è vero che nessuno è interessato alla nostra economia, all'economia di una parrocchia di confine composta da poche anime, ma è giusto aver chiuso gli occhi per tutto questo tempo e continuare a farlo?

Come tradizione, l'inizio di un nuovo Anno Liturgico è segnato da quel cammino che ci conduce a rivivere la discesa di Gesù sulla terra e nei nostri cuori.È il Tempo dell'Avvento, dal latino Advéntus , “venuta” che comunemente identifichiamo con il termine “attesa”, che si snoda nell'arco di quattro domeniche con al culmine la celebrazione del Natale. È un periodo che riveste un duplice significato: il primo è quello di essere un tempo di preparazione alla solennità del Natale, il secondo è che lo spirito, ricordando la prima venuta, viene guidato all'attesa della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi.Tempo di Avvento, tempo di gioia e di attesa, ma anche tempo di riflessione e preparazione per poter accogliere la luce che squarcia le tenebre.Tempo di attesa, ma non vuol dire starsene con le braccia conserte; Egli nasce, certo, Lui è pronto, siamo noi che dobbiamo fare la nostra parte destandoci dal torpore di uno stanco immobilismo che ci racchiude in uno sterile egoismo.Come vivere, dunque, il periodo dell'Avvento? Più volte, nelle scorse domeniche, abbiamo udito questa parola “Vegliate…”. Innanzi tutto, occorre essere sempre svegli, vigilare, tenendo accesa la fiamma della Fede affinché il Bambino Gesù non ci trovi addormentati, nel cuore e nell'anima. Alla vigilanza è necessaria la preghiera, una preghiera costante e non affrettata, per ritrovare quell'intimità con il Padre, per ringraziarlo di tutti doni che ci fa, la vita, per chiedergli la forza ed il sostegno in quello che facciamo, per chiedergli che il nostro cuore sia, ancora una volta, una casa degna di accoglierlo.Preghiera personale, preghiera comunitaria partecipando alla messa e a tutti quei momenti messi a disposizione per l'ascolto e la riflessione sulla parola del Vangelo. E, soprattutto, amare. Gesù, nella grotta di Betlemme, è l'Amore venuto tra noi; quale miglior modo di prepararsi a ricevere l'Amore, se non donare noi stessi, il nostro amore, a chi ne necessita di più? Essere caritatevoli, fare la Carità è sentirsi partecipi appieno dell'Amore di Gesù, e consapevoli di fare ciò che Lui stesso ha fatto per noi.San Paolo, in molte delle sue lettere, ha messo in rilievo l'importanza della Carità, anche più della Fede e della Speranza.

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Se non facessimo la Carità, non saremmo altro (1a lettera ai Corinzi, Inno alla Carità) “…che un cembalo che tintinna o un bronzo che risuona…” ovvero strumenti incapaci di suonare le note dell'amore.Tutti quanti dobbiamo fare uno sforzo ed amare di più, tutti e senza distinzioni o personali graduatorie; amare con le parole, amare dando un sorriso, uno sguardo benevolo, dando una carezza, visitando chi è solo, malato e non riceve nessuno, amare di più dentro la famiglia, piccola chiesa domestica, nella propria comunità… Più amore c'è tra noi e più questo si riverserà anche su chi ci circonda.Se non ci si comporta così, allora non abbiamo compreso il messaggio di quel Bambino nella mangiatoia.In questo periodo, è frequente sentire “a Natale si è più buoni”; mi permetto di aggiungere, con moltissima umiltà, che è riduttivo e semplicistico, troppo facile esserlo un solo giorno, davanti a panettone e spumante. Bontà, amore e carità devono essere sempre nostri compagni nel vivere quotidiano.Un esempio da seguire è quello di San Nicola di Bari (perché sepolto nel capoluogo pugliese), vissuto nel IV secolo d.C., patrono dei bambini e di tutte le persone che versano in circostanze sfavorevoli. Nato da famiglia benestante nella città di Pàtara, nella regione occidentale dell'antica Grecia, oggi al sud della Turchia, intorno agli anni 260-280 d.C., venerato dalla Chiesa cattolica, ortodossa e da altre confessioni cristiane, San Nicola si distinse sempre, fin dalla giovane età, per l'attenzione e la generosità rivolta ai più bisognosi. Le cronache della sua vita narrano che, avendo ereditato dai genitori venuti a mancare prematuramente un ricco patrimonio, se ne servì senza alcun ripensamento per soccorrere alle necessità più immediate dei suoi concittadini più poveri. Anche quando divenne vescovo della città di Myra (l'attuale Demre, in Turchia) non mancò mai di soccorrere i malati, dare cibo in tempo di carestia, dare protezione a donne e bambini vittime di soprusi e violenze.Rifacendomi all'attualità, prendendo un'altra espressione di uso comune, definiremmo San Nicola come una persona “impegnata nel sociale”, pienamente coinvolto in opere di carità. L'essere sempre presente ad accogliere i bisogni materiali e spirituali del popolo affidatogli ne ha delineato una figura di Santo “concreto”, vicino a tutte le necessità umane, e come disse Papa Giovanni Paolo II, pregando sulla sua tomba, “…la sua figura non cessa di essere un punto

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della musica. Non sono contrari ai dogmi, ossia alle verità della fede cristiana, più di quanto non siano contrari alla chiesa: semplicemente non ne sanno niente. I giovani che vanno in chiesa soltanto per “ascoltare” la messa quando non hanno niente altro da fare, sono cristiani come i banchi della chiesa, con l' aggravante che i banchi sono fatti per stare fermi, mentre i ragazzi hanno il dono della vivacità e dell'allegria.Succede che troppi ragazzi e troppe ragazze allentano i loro legami con il cristianesimo, spesso fino a romperli del tutto: qualche volta, smettono di considerarsi cristiani per gli stessi motivi per cui dovrebbero incominciare a diventarlo, come il desiderio di libertà, il bisogno di amicizia, il sogno di un mondo più bello, più pulito, più in pace. Cosi, si sceglie a occhi chiusi, per sentito dire. Come si fa a decidere se continuare o meno ad essere cristiani senza aver conosciuto Gesù?Purtroppo tanti ragazzi hanno sentito parlare al catechismo di Gesù come un personaggio delle favole. Dei vangeli hanno sentito raccontare qualche episodio isolato senza le spiegazioni opportune. Adesso, da grandi, è un disastro: non sanno trovare un brano, non riescono a inquadrarlo nel contesto, non ne afferrano il significato profondo.Si fa sempre più strada un rapporto individuale con una dimensione divina, al di fuori dei canoni della religiosità tradizionale. La spiritualità che va di moda è quella priva di parole, di riflessioni e di contenuti intellettuali: tutto può essere messo al posto di Dio.I giovani cristiani sentono che la Sua presenza e il Suo messaggio sono portatori di una speranza immensa, ma quando il sentimento religioso non è educato e arricchito da un messaggio autentico resta allo stadio primario. La società è infantile con i giovani perché li usa come modello, mentre avrebbero bisogno di punti di riferimento. Anche l'azione pastorale ha la propria parte di responsabilità, in quanto i compiti educativi sono stati a volte trascurati dagli ordini religiosi e dai sacerdoti che l'avevano come vocazione. I giovani sottolineano il valore di sostegno psicologico e relazionale della fede, oltre alla funzione fondamentale di guida e speranza; la religione invece è sempre meno un punto di riferimento per la dottrina morale, in particolare per gli aspetti su cui insiste la chiesa nel dibattito pubblico e per i diversi scandali in cui spesso è coinvolta. Pur tuttavia bisogna avere fiducia nei giovani e dare loro fiducia nella

vita: bisogna dirgli che vivere e riuscire nella vita è possibile e spiegargli anche come. In conclusione, un discorso che Giovanni Paolo II rivolge ai giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù nel 2000: “Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l 'aiuto della grazia è possibile [..]. In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.

particolare d'incontro tra l'Oriente e l'Occidente”.La figura di San Nicola, però, è stata quella che ha condotto, nella storia moderna, a creare quella di Babbo Natale o Santa Claus, che dir si voglia.Il Santo, tramite i suoi parroci, portava doni ai bambini che vivevano in zone isolate e che, specialmente durante i rigori invernali, non avevano modo di recarsi in Chiesa. Così, questi parroci, raggiungevano su slitte trainate da cani i luoghi più impervi, recando con sé un sacco colmo di regali da consegnare ai bambini e spiegando loro la figura di Gesù.

Oltre a rendere felici i bambini, li si istruiva sulla strada e ai valori del cristianesimo.Le narrazioni che vedono San Nicola portatore di doni hanno dato vita alla grande festa olandese di Sinterklaas, dal quale deriva, appunto, Santa Klaus. Sinterklaas è rappresentato vestito con elementi che, in modo evidente, richiamano quelli del vescovo di Myra: una mitra (cappello liturgico) di color rosso, con sopra una croce dorata, e una

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“[…]Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. […] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo quello che è successo?”

Inizio questa mia riflessione con le parole di Antonio Gramsci per parlare della condizione socio-politica, o meglio della recessione, che sta attraversando l'Italia in questo periodo, seguendo l'esempio di altri predecessori, quali la Grecia, e postulando le fondamenta per un crollo molto probabile della Francia e della Germania. Capita a tutti di leggere i giornali, mai obbiettivi, anzi quasi sempre soggettivi, che ci bombardano di informazioni e termini incomprensibili per farci intendere che il bel paese, che fonda la sua politica sul modello di sviluppo capitalistico e finanziario, sta andando verso il baratro. Riprendendo i concetti del collega Bernardo Croci, mi preme sottolineare come le gerarchie che hanno prodotto questa condizione stravolgente, non ne siano in realtà minimamente toccate. Il modello socio-economico tende sempre a colpire i più deboli, lo strato basso, quelli che sono ogni giorno sull'orlo del fallimento personale e familiare a causa della continua crescita della disoccupazione, della svalutazione della nuova generazione e della sbagliata distribuzione della ricchezza. Infatti, continua a crescere il divario tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri producendo, di conseguenza, morti che si potrebbero evitare oppure malati che hanno bisogno di sostegno psicologico. Qual è allora il problema di fondo? Come si può uscire dalla crisi? Quali piani presentare agli organi competenti? Le risposte sono molto semplici, il problema è che non possono essere messe in atto proprio perché colpiscono la classe dirigente, ovvero quelli che dovrebbero trovare le così “ardue” soluzioni alla crisi. Tagli alla politica, agli armamenti, ai manager, ai beni di lusso sono le soluzioni che

Crisi economica: l’effetto dominodi Imelda Zeqiri

entra in gioco la politica”.Accenna anche al fatto che in tempi non sospetti aveva reso partecipe il Vescovo della Diocesi di Terni-Narni-Amelia Mons. Vincenzo Paglia della sua idea di “riprendersi” le due località di Madonna del Porto e Poggio, ma tutto è passato sotto silenzio. Concordo con lui quando afferma che “dovrebbe essere anche nell'interesse della Chiesa trovare una soluzione” e mi permetto di aggiungere che per la Chiesa non dovrebbe esserci altro interesse se non quello di seguire e aiutare le comunità cristiane che oggi faticano così tanto a rimanere in piedi. Qualcosa si è mosso con l'arrivo di Don Giuliano, e penso che anche il Sindaco Costa se ne sia reso conto e sia, anche se solo in parte, soddisfatto perché sostiene che “tuttavia fino a quando la Chiesa manterrà questa posizione per me Don Giuliano resta il massimo come guida della Parrocchia e delle comunità” e aggiunge che “se lavora bene, come sta facendo, questo è solo un punto positivo per tutti quanti”. La piacevole chiacchierata è andata avanti per più di un'ora, più volte siamo ritornati a parlare dello stesso argomento (dolente) e alla fine ne è scaturito un pensiero comune, o meglio una speranza, secondo Il Sindaco “ci vuole un po' più di coesione” e dobbiamo “lavorare rispettosi del passato cercando però di unire le prospettive”. Uscendo dal suo ufficio non ho fatto altro che domandarmi quale reazione potreste avere, voi parrocchiani, di fronte ad un cambiamento come quello che prospetta il Sindaco Costa, voi che non vi siete mai scomposti in tutti questi anni di nulla, che non avete mai partecipato alla creazione di una vita parrocchiale, che non vi siete mai curati di nient'altro se non di voi stessi, che avete vissuto la fede come dei solisti, piuttosto che come un grande coro dove ognuno poteva sentire anche la voce degli altri. Per tutti questi anni avete, e abbiamo, riposato su un letto comodissimo, così tanto comodo che nessuno si è accorto che fosse sopra ad un precipizio. Se un giorno il progetto del Sindaco Costa dovesse prendere realmente forma, la nostra vecchia e stanca Parrocchia sarebbe condannata a morte certa, perché come Madonna del Porto e Poggio verrebbero inglobate da Guardea così le frazioni di Pozzociolino e San Rocco finirebbero sotto l'autorità di Montecchio. Forse quel giorno capiremo che l'importante non era che il letto fosse comodo, ma che rimanesse stabile.

“Noi non possiamo abituarci a un mondo che non ha più senso. Non possiamo essere soddisfatti solo dall'efficienza, dall'esattezza, dalla precisione. Abbiamo bisogno di senso.” (Carl Gustav Jung)

Quando i giovani vanno a cercarsi esperienze di confine per combattere la noia e sconfiggere l'insignificanza della vita, il punto esatto è che, evidentemente, non credono che la vita sia emozionante ed hanno bisogno di gente che li aiuti a capire quanto la vita possa esserlo. È fondamentale la ricerca di un orientamento nella vita. Cercare un luogo dove poter essere se stessi, dove trovare la propria strada, dove vivere i propri affetti e ricollocarsi rispetto al passato. È uno sforzo grande, questo, che il tempo dell'adolescenza vive in modo particolare: ci si domanda dove sta l'autorità che guida una scelta, se fuori da sé o dentro di sé. Anche i punti di riferimento della propria vita vanno cercati. L'accettazione di ciò che ha costituito la “norma”, religiosa o morale che sia, non può essere passiva. Bisogna sapere ciò in cui si crede, ciò che si cerca e anche come lo si crede o lo si cerca.Si può vivere anche di pubblicità, di vestiti firmati, di canzonette, di pallone, ma prima o poi, anche nei ragazzi e nelle ragazze, nasce il desiderio di capire se stessi, la vita, quello che ci circonda, la storia. A questo punto non si può fare a meno di conoscere Gesù: niente è più comprensibile senza di lui che è venuto in mezzo a noi e ci costringe scegliere, a decidere.A favore o contro, con amore o con rabbia, con fede o con diffidenza, sembra proprio che non si possa fare a meno di parlare di lui, di quest'uomo piombato in mezzo alla storia degli uomini, con l'incredibile pretesa di essere uno di loro, ma anche il loro Dio. Di fronte a lui non è possibile rimanere indifferenti: anche chi non lo conosce, non ne ha mai sentito parlare o lo vorrebbe azzerare e cancellare dai libri di storia, finisce per affermare o negare quello che ha già detto lui. Fratellanza, giustizia, pace, amore, speranza, perdono, sono tutte parole Sue: questi valori sono stati banalizzati, separati dalla loro fonte e, in base a questa mentalità anti-educativa, i giovani non hanno alcuna formazione e ancora meno, cultura religiosa. Sono incapaci di capire interi periodi della storia della nostra civiltà, nonché dell'arte, della letteratura e

I giovani e la Fede in Cristodi Alessandra Galletti

pastorale a mo' di appoggio.Ma la trasformazione in Babbo Natale, come lo conosciamo, è dovuta ad uno scrittore americano, Clement C. Moore, che in una poesia del 1822, “A Visit from St. Nicholas”, descrisse il vescovo di Myra come un elfo paffuto e rotondetto, con un vestito di color rosso ed orli di pelliccia, alla guida di una slitta, carica di giocattoli, trainata da renne.Beh, cosa dire, la fantasia dell'uomo è galoppata molto, così come anche i significati insiti.Ora, portare regali è legato ad un fatto consumistico piuttosto che di vera utilità per le persone (fatte le dovute eccezioni); freneticamente a pensare cosa regalare, i doni siamo noi stessi per gli altri, regalo migliore non c'è. Gesù ha donato la sua vita per noi.Il regalo dei fidanzati che si donano l'una all'altro, i coniugi che si donano l'uno all'altra, il dono dei figli per i genitori e di questi per i figli, il regalo di un amico, il regalo di un sorriso, di una parola buona, il regalo di una visita in un ospedale; quanti regali che potremmo fare ma non ci abbiamo mai pensato, trascinati solo e soltanto dallo sfavillio delle vetrine? Certo, un regalo, fa sempre piacere, in modo particolare ai bambini; non togliamo, fin dalla tenera età, il fascino di scartare un pacco, colorato e con un bel fiocco, dicendo che questo o quello non esiste, io non mi sentirei di farlo. Siamo stati piccoli anche noi, quante corse per le scale a vedere cosa ci fosse sotto il camino, con gli occhi pieni di stupore e meraviglia “…ma come ha fatto a passare di là?”. Crescendo impareranno anche loro, senza alcuna forzatura alla loro tenera fanciullezza ; lasciamo ancora, in loro questa immaginazione.Insegniamo, invece, il vero valore del Natale, affinché non si esaurisca solo in quella ricorrenza, la conoscenza del verbo fatto uomo, la conoscenza della gioia, la conoscenza dell'Amore.

Buon Natale a tutti voi!

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disegno diMonica sull’articolodell’Anna

In breve...di Marco Agostinelli

Ci siamo lasciati in Agosto con l'ultimo numero di La Treccola, ora invece ci ritroviamo con un Giornale Parrocchiale completamente nuovo ALETHEIA, dal Greco ? ëÞèåéá, che significa “Verità”. Questa piccola rubrica ha lo scopo di raccontare in breve quello che è successo nelle nostre due parrocchie di Montecchio e di Tenaglie tra un numero e l'altro.Dal 1° all'5 Agosto 2011 alcuni parrocchiani, insieme a Don Giuliano, si sono recati in pellegrinaggio a Fatima (Portogallo), luogo dove la Maria Vergine è apparsa a tre pastorelli portoghesi (Francesco, Giacinta e Lucia) il 13 Maggio 1917. Da quel giorno Fatima (nome di origini arabe che significa “colei che svezza i bambini, che li fa crescere”) è diventata uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti del cattolicesimo.Per iniziare il nuovo anno Pastorale, il 15 Ottobre, è stato visitato un altro luogo mariano : Loreto, che ospita la casa dove Maria, Giuseppe e Gesù sono vissuti a Nazaret. La giornata è stata dedicata alla contemplazione, ma anche alla visita delle magnifiche grotte di Frasassi.Da non dimenticare inoltre l'inizio del nuovo anno Catechistico 2011/2012 il 1° di Ottobre e la messa del mandato ai catechisti (il 23 Ottobre), con tutti i ragazzi che sono passati per le vie del paese a distribuire volantini con un invito ad accogliere la Parola di Dio.Vogliamo ricordare infine, tutte le persone che in questo 2011 sono ritornate dal Padre, i bambini e i ragazzi che hanno ricevuto i sacramenti e i matrimoni delle nostre parrocchie.

Defunti Parrocchia di Montecchio: Adami Cesera - Scargetta Roberto - Bonaccorsi Francesco - Morelli Quinto - Bartolomei Vincenzo - Cleri Giuseppe - Porcari Lorenzo - Bernarducci Adelfa - Pagliaricci Carlo - Mannaioli Ferrantino - Fasolo Angelo - Focolini Ferrero - Scargetta Pierino - Menichini Mara - Giubbini Fernanda - Ferretti Opelio - Bacci GinaParrocchia di Tenaglie, Poggio, Madonna del Porto: Bigi Annita - Onali Giuseppa Luigia - Fuso Benedetto - Servi Rosa - Monni Lucia - Liviani Angelina - Cleri Venerio - Canini Rosa - Belella Adele - Antonia Franco - Santori Lidia

La parrocchia «condivisa»di Cristina Stopponi

Forse non tutti conoscono la dislocazione geografica e amministrativa della Parrocchia di Tenaglie, ormai da un anno accomunata a quella di Montecchio dalla guida di Don Giuliano. Pensate, una sola e piccola parrocchia come la nostra comprende ben due Parroci, un Vescovo, due Comuni, due Sindaci, quattro località e più di cinque chiese. A leggerla così verrebbe da pensare che sia un piccolo gioiello coccolato e protetto da tutte queste personalità e da tutti i fedeli, la realtà purtroppo è ben diversa. Per tanti, troppi anni le autorità più alte della Diocesi hanno deliberatamente ignorato il disagio e le problematiche legate a questa frammentazione, mentre i fedeli hanno dimenticato pian piano il significato della parola “comunità”.Questo è uno degli argomenti che ha fatto da padrone durante l'incontro che ho avuto con il Sindaco di Guardea Gianfranco Costa. Domandarsi perché abbia voluto intervistare proprio il Sindaco di un “altro” paese piuttosto che quello di Montecchio, sede della Parrocchia e anche di questo giornalino, è più che lecito, ma ho pensato che ascoltare una voce fuori dal coro avrebbe aiutato tutti noi a riflettere su questa questione.Gianfranco Costa, classe 1946, prima di diventare Sindaco di Guardea è stato professore di lettere e ricercatore di storia della Chiesa e contemporanea, ha fondato il Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli ed è stato Sindaco di Assisi dal 1981 al 1985, inoltre ha preso parte a molte iniziative per il sostegno dei diritti umani e incontrato diverse importanti personalità del panorama mondiale. Una persona del genere, dato il suo curriculum, avrebbe potuto mettermi in difficoltà, invece tutta l'intervista è diventata una piacevole chiacchierata. Da subito il Sindaco Costa ha tenuto a ribadire il suo parere riguardo alla questione della Parrocchia condivisa, “pur sapendo di essere poco in sintonia con la tradizione” ha detto “penso sia più logico lavorare uniti Stato e Chiesa, e anche se tutto questo entra in conflitto con l'abitudine, dobbiamo essere consapevoli che il mondo sta cambiando” e ha aggiunto che “se Madonna del Porto, e anche Poggio, appartengono a Guardea ci dovrebbe essere più unione, si dovrebbe sapere che la forza di uno fa la forza dell'altro”. A quanto pare ha intenzioni serie al riguardo, dice “l'avevo già

inserito nel programma elettorale e spero di poter portare avanti questo progetto che mi sta molto a cuore, come il resto delle iniziative che ho messo in atto in questi due anni di mandato”. Intuisco che la questione della Parrocchia non è l'unica che lo preoccupa in fatto di rapporti con i comuni limitrofi, infatti subito dopo mi ricorda che “l'oasi del WWF che si trova a Madonna del Porto viene erroneamente chiamata Oasi di Alviano, e stiamo cercando di rimediare anche a questo”.

C'è poca fiducia nel tono di voce mentre mi racconta cosa è già stato provato per cercare delle soluzioni e quando accenno alla possibilità di ricevere un aiuto da parte degli Enti Provinciali, o nel caso della Parrocchia di quelli diocesani, la risposta non mi stupisce affatto : “purtroppo

porterebbero l'Italia a ridurre di gran lunga il debito pubblico e investire sul la scuola , sul la sanità , sull'occupazione. Questa è la vera rivoluzione, pretendere che chi ci governa sia in grado di farlo senza colpirci alle spalle. Questa crisi economica che ha scatenato una corsa contro il tempo, prevede un peggioramento e un'austerity che avrà come protagonisti i cittadini, i quali non riusciranno a sostenere a lungo innalzamenti dell'età pensionabile, aumento dell'IVA, pagamenti extra per permettere ai politici di continuare a girare il mondo con gli aerei personali, portare la propria famiglia in vacanza gratis, andare a cena fuori con le auto blu, non pagare i caffè al bar e via discorrendo. Bisogna saper reagire e non rimanere indifferenti. E' semplice piagnucolare, ma non si può aspettare che un carro armato ci distrugga la casa e gli affetti costruiti con le fatiche e i lavori che si sono svolti fino alla tanto desiderata pensione. Rimanere sul ciglio della strada come dei semplici osservatori non cambierà la realtà dei fatti, ma almeno possiamo agire affinché non si arrivi a dimostrare il proprio malessere comportandosi come i black block o i gruppi estremisti. Tanti di noi potrebbero trovare la giustificazione di un Dio che non interviene in questa o in altre situazioni, ma ciò che mi preme dire è questo: immaginate che Egli sia il padre di una normale famiglia che vive in casa con un figlio che studia e si comporta come un normale ragazzo della sua età. Un giorno guardando il giornale gli sembra di vedere in televisione un viso che gli è familiare; subito dopo riceve la telefonata della questura che lo informa che il figlio è stato arrestato poiché coinvolto in una vera e propria “guerriglia”. Come si dovrebbe comportare nei confronti del proprio figlio? Dovrebbe buttarlo fuori di casa o aiutarlo a cambiare? Sicuramente si comporterebbe come ognuno di voi: lo accoglierebbe con le braccia aperte per soccorrerlo. E' ciò che Dio fa con ogni essere umano. Li lascia liberi di agire e decidere. Siamo noi a stabilire se vogliamo costruire una casa con dei principi, dei valori, delle fondamenta che, unite insieme a tutti gli altri nuclei di questa terra, possano costituire una società basata sull'equità, sulla giustizia, sulla linearità e non sulla gerarchia. Purtroppo siamo ancora lontani dalla città immaginaria e ideale, ma in fondo con un po' di buon senso ci potremmo avvicinare moltissimo a questo stadio di sogno.

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Battesimi Parrocchia Montecchio: Bacci Alessio - Mecarelli Margherita - Morelli Valentino - Trombetti Cori Micael - Paladini AnitaParrocchia di Tenaglie, Poggio, Madonna del Porto: D'Ubaldi Gemma - Neri Martina - Allione Adriano

Prima ComunioneParrocchia di Montecchio: Beco Erica - Altomare Claudio - Tomba Matteo - Dormi Leonardo - Passagrilli Deborah - Sabatini Camilla - Innocenzi Angelica - Rossi Jordan - Giacinti Gaia

Confermazione CresimaParrocchia di Montecchio: Agostinelli Giuseppe - Basili Raffella - Beco Eleonora - Destrieri Stefano - Dominici Micael - Giacinti Nicolas - Giudici Sara - Medori Matteo - Nodari Giulia - Piciucchi Gianluca - Ricci Eric - Salvati Alessandro - Sparvieri Matteo Maria.

Matrimoni Parrocchia di Montecchio: Bartoli Luca e Lisei Stefania - Emiliani Andrea e Pacci MariaParrocchia di Tenaglie, Poggio, Madonna del Porto: Capponi Luca e Pacioni Giulia

Come per La Treccola, anche per il nuovo giornale Aletheia, saranno ben accetti e accolti tutti i vostri interventi, articoli e riflessioni. Qualora per problemi di spazio non fosse possibile pubblicare il vostro intervento, sarà nostra cura pubblicare lo stesso nel sito Internet delle Parrocchie

Potete inoltre comunicare con la redazione del giornale scrivendo alla casella di posta elettronica:

www.crocediserra.it

[email protected]

?ëÞèåéáaletheia p.1La nuova informazione nelle parrocchie di Montecchio e Tenaglie

L’editoriale del ParrocoDon Giuliano Pagliaricci

I personaggi delle parabole evangeliche sono sempre molto chiari da interpretare, come in quella del capitolo 16 del Vangelo di Luca, che propongo alla riflessione comune in forma di lettera pastorale, attraverso l'editoriale del nostro nuovo giornalino parrocchiale che avete in mano.L'uomo ricco è il nostro Signore, Padre Figlio e Spirito S a n t o . R i c c o d i v i t a , d ' a m o r e , d i o g n i b e n e . L'amministratore è ogni creatura umana, ma in particolare coloro che attraverso la fede sono stati chiamati a collaborare alle Sue attività. Quell'amministratore siamo noi. I beni che ci sono stati dati da amministrare sono prevalentemente due: la vita terrena, la fede e tutti gli altri beni che ruotano intorno ad essi. Non ci stancheremo mai di dire che Dio non vuole fare le cose che ci riguardano da solo, ma in collaborazione con noi. Egli non è certo un monarca che decide come gli pare e piace, ma decide in base al nostro consenso, alla volontà che mettiamo nell'essere responsabili di noi stessi. Certo è che Egli rimane il Signore di tutte le cose e Lui solo sa portarle realmente a compimento nel bene. Per questo ci ha consegnato dei Comandamenti, che non sono “ordini” ma “consigli”. Egli ci lascia liberi, ma ci indica la strada da percorrere, le scelte da fare, le attività da compiere, perché i suoi beni, che sono per noi totalmente gratis, ci procurino il Bene che Lui desidera. Il Bene che Lui desidera per noi è l'unico Bene vero, quello che immaginiamo noi invece è un bene fasullo, è un bene a termine, nasce con l'handicap del limite umano. Per questo un giorno Egli ci chiederà conto della nostra amministrazione. Ci sono alcuni che stanno facendo bene il loro lavoro e a essi Egli dirà: “bene, servo buono e fedele, prendi parte alla ricchezza del tuo padrone” (vedi parabola dei talenti). C'è anche però chi amministra male. Quante manipolazioni sulla vita nascente, quanti attentati, quanta violenza sugli altri e anche sulla propria esistenza! Quanta trascuratezza, quanta superficialità, quanta indifferenza e anche quanta violenza contro la fede.Ultimamente è stato vietato ai ragazzi delle nostre scuole di partecipare alla commemorazione dei caduti di tutte le guerre, che prevedeva la S. Messa al monumento di Piazza Garibaldi, con la motivazione che ciò avrebbe “offeso” gli appartenenti ad altre religioni.

Non entro nel merito delle leggi scolastiche, che sono anch'esse il frutto di un impoverimento della fede anche della classe politica, ma voglio soltanto stigmatizzare due cose: 1) Si può aver paura di Gesù Cristo? Si può aver paura di un Dio che stende le braccia sulla Croce e se le fa inchiodare per essere sicuro di poter abbracciare tutti e per sempre? E' ovvio che no! Infatti, i nostri fratelli extracomunitari non ne hanno paura. La paura è dei nostri cristiani non credenti!2) Cari genitori non ve la prendete con i bambini che sono di un colore diverso dai vostri e neanche con i loro genitori, essi sono qui perché non avevano ciò che abbiamo noi. Prendetevela caso mai con voi stessi e con quei cristiani che nella nostra società sono diventati agnostici e indifferenti.Quindi come l'amministratore “disonesto” dobbiamo farci più furbi. Lavorare perché ci sia qualcuno che possa accoglierci nel momento del bisogno. Lavorare perché non siamo rapinati del tesoro prezioso che il Signore ci ha affidato. Essere, se necessario, “sfacciatamente” cristiani.

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DirettoreDon Giuliano PagliaricciTelefono - 3381996263

CaporedattoreMarco Agostinelli

Un amabile sorrisodi Antonio Feliziani

Montecchio è ricca di bella gente, generosa e simpatica. Ma, su tutti, una creatura bellissima desideriamo ricordare per il suo gioioso e dolcissimo sorriso. Un'amabile cara amica: Mara Menichini. Mara... l'amica gioiosa. Sorrideva…sempre…a tutti, anche quando non stava più bene. Aveva molte compagne affezionate perché era adorabile. Le volevamo bene. Meritava alla grande la considerazione, l'amicizia, la stima e il bene di ciascuno di noi.Per la strada o in chiesa le chiedevo: “Come stai?” - “Bene” - rispondeva con un sorriso invidiabile, dando a me coraggio e sicurezza. Una ragazza impagabile, riservata, volenterosa - ha sempre lavorato con passione e capacità. Ha amato quel suo piccolo, grande mondo della sua brava famiglia, che ha riempito di semplicità costruita sulla cordialità e sull'amore.Io me la ricordo sorridente in chiesa, alla santa messa, in fondo, raccolta nella sua grande fede e nel suo intimo dolore, con nei suoi grandi occhi tutta la speranza ed il rapimento degli angeli.Di creature buone, brave e belle come lei siamo fieri compaesani. Un ottimo ricordo di bella persona da imitare e da amare è Mara dei Sorrisi e della Serenità, che ha sconfitto il male e ha inciso nei nostri cuori la fede e la speranza di un bel domani dove buongiorno vuol dire veramente BUONGIORNO.E' per noi e per i nostri ragazzi un vero grande esempio di onesta rettitudine in una concretezza cristiana, di bontà, semplicità e serena gioia di vivere. Non potremo dimenticare la sua disponibile bonomia e il suo amabile, radioso sorriso.

* * *

E Tu cara Mara di Dio, ora che sei un vero Angelo, proteggi le nostre giornate e i nostri sogni fino a quando ti raggiungeremo in Paradiso.

Impaginazione e graficaAltheo Valentini

Monica Bracciantini

...in questo numeroAntonio Feliziani

RedazioneEnrica Stopponi

Cristina Stopponi Imelda Zeqiri

Alessandra Galletti Alessio Bartolomei

Daniela Luzi

DIOCESI DI ORVIETO-TODIPreghiera per il nuovo Vescovo

Padre santo, in Cristo tuo Figlio,hai posto la sorgente di ogni ministero

nella vivente tradizione apostolicadel tuo popolo pellegrinante nel tempo.

Tu scegli e costituiscii dispensatori dei santi misteri,

affinché in ogni parte della terracon la Parola e i Sacramenti si edifichi la Chiesa,

comunità della nuova alleanza, tempio della tua lode.Donaci un Vescovo secondo il tuo cuore,

che illumini il tuo popolocon la verità del Vangelo

e lo guidi con la testimonianza della vita.Questo periodo di attesa

sia per la nostra Chiesa di Orvieto - Todiil tempo propizio per una vera conversione:

comunicaci la tua forza e la tua pace,per aderire intimamente a Cristo

e contribuire, con l’impegno quotidiano,a far crescere il tuo Regno di libertà e di amore.

Amen.

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La nuova informazione nelle parrocchie di Montecchio e TenaglieRedazione - Parrocchia Santa Maria Assunta in MontecchioVia delle Mimose, n.1 - 05020 Montecchio (TR)Telefono: 0744951351 / 3381996263 Email: [email protected]

In questo numero......Il bilancio di Tenaglie I giovani e la Chiesa L’Avvento Sindaci a confronto e molto altro ancora...

Anno IDicembre

2011

Niente bambini alla S. Messa per il 150°L’editoriale di Don Giuliano

Ciclostilato in proprio - Progetto grafico: Altheo Valentini