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AI PIEDI DI GESU’
Come sono belli sui monti i piedi del
messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che
annuncia la salvezza, che dice a Sion:
«Regna il tuo Dio». (Is 52)
Per morire all’orgoglio, bisogna vivere
mentalmente ai piedi degli altri. E’ questo
l’unico modo di esercitare l’autorità nella
Chiesa.
Gerard Huyghe
Che Pasqua è senza i piedi?
Da quelli del Messia inondati di nardo, a Betania, da Maria, a quelli
lavati da Gesù, da quelli che salgono fin sul Calvario per esser
inchiodati, fino a quelli risorti e da lasciar andare nelle strade
dell’eternità toccati da Maria di Magdala.
E così mi son messo a vivere la mia Pasqua, in punta di piedi, e,
passo dopo passo, mi son messo nei piedi dei viandanti, degli amici
di Gesù e di coloro che non l’hanno voluto come tale, incrociati sulla
via della croce e della resurrezione.
MARIA DI BETANIA
Maria allora prese trecento grammi di
profumo di puro nardo, assai prezioso, ne
cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con
i suoi capelli, e tutta la casa si riempì
dell'aroma di quel profumo. (Gv 12,3)
Gesù mio, io amo i tuoi piedi. Se c’è un posto dove avrei desiderato trascorrere
l’intera mia vita è li, accucciata ai tuoi piedi, accarezzandoli con le mie mani,
baciandoli con le mie labbra, cullandoli con i miei occhi. Piedi sempre in
movimento, piedi che ti hanno portato sulla strada di ogni uomo, senza
dimenticare alcuno.
E’ li che mi sono rifugiata la prima volta, in ascolto delle tue parole per me,
per tutti, e li mi sono stesa qualche giorno fa, col mio nardo prezioso
conservato in tutta una vita.
Io la sentivo, la mia carne sentiva la tua fremere, e così che ho deciso che
quello era il momento. Tutto il mio profumo, come volessi inondare il mondo
intero, senza risparmiarne una goccia: sparso, donato ai tuoi piedi stanchi,
sfiduciati…i piedi del mio Gesù.
E Giuda, il tuo amico, subito a calcolarne il prezzo. Ma come si fa a calcolare il
prezzo dell’amore? Non c’è prezzo per l’amore! L’amore è tutto, e così tutto
andava versato, ed oggi comprendo perché: l’amore è solo se lo dai tutto, come
quello spicciolo della vedova al tempio, come quello del ragazzino nei pani e
pesci, come il tuo sangue sparso sui due chilometri dell’ultima strada percorsa
dai tuoi piedi salendo fino al Golgota.
Quando ti ho visto sfigurato ho chiuso gli occhi e ho inspirato profondamente,
e così il tuo profumo è entrato di nuovo nelle mie narici e gli occhi hanno
cominciato a lacrimare, e ogni lacrima d’amore si è sparsa ancora suoi tuoi
piedi… i miei piedi.
Mi basterà chiudere gli occhi e io ti sentirò: ti ho comprato col mio nardo ed
ora sei libero di volare nel per sempre, grazia dell’amore!
GIUDA ISCARIOTA
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda,
uno dei Dodici, e con lui una grande folla con
spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e
dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato
loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui;
arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse:
«Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse:
«Amico, per questo sei qui!». (Mt 26, 47-50)
Ma che ho fatto? Ti ho venduto, ti ho tradito! Ho tradito il mio amico!
Perché non hai voluto ascoltarmi: io e te avremmo vinto la nostra battaglia
con tutta quella gente dalla nostra parte!
Perché non ti sei fidato di me? E perché io non mi sono fidato di te?
Dimmi, che senso ha regnare da servo, che senso aver potere senza forza, come
liberare il giogo del popolo dall’oppressore con la mitezza? Da che mondo e
mondo, il corso della storia si cambia con la forza, col potere politico, con
quello religioso, guidando le menti di tutti verso la libertà!
Dimmi, ora che sei li, abbandonato da tutti, sbeffeggiato dai romani e odiato
dai sacerdoti, chi ti crederà mai?
Ora che ti stanno caricando una croce sulle spalle che altro potrai portare sulle
strade del mondo?
Ora che hanno scelto Barabba al tuo posto, lo capisci?
Hai perso Gesù, e ho perso anch’io: che mi resta da fare?
Una sola cosa, unirmi alla tua fine, tu al legno della croce, io a quello dell’ulivo
più robusto, nel nostro Getzemani, dove lascerò che le mie lacrime si
abbraccino alle tue, dove le nostre tenebre si chiuderanno nel torchio della
morte!
E’ da poco passato mezzogiorno, e si fa sempre più buio e i miei piedi sono
ormai pronti a sollevarsi da terra, come i tuoi.
Amico mio, amici per sempre?
PIETRO
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una
giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con
Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo:
«Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l'atrio,
lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con
Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando:
«Non conosco quell'uomo!». Dopo un poco, i presenti si
avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei
uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli
cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco
quell'uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù,
che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E,
uscito fuori, pianse amaramente. (Mc 14, 69-75)
Ieri sera eravamo ancora li, a cena, all’ormai nostra ultima cena, con i nostri
amici, ed ora, tutti dispersi.
Ieri sera ti ho ripreso quando ti sei messo ai miei piedi per lavarli, ma al tuo
severo richiamo, ti ho lasciato fare, senza capirti, mio Signore.
Ieri sera mi hai donato un pezzo di pane e un sorso di vino parlando del tuo
corpo e del tuo sangue, e solo ora inizio a capire.
Hai voluto che ti seguissi al Getzemani chiedendomi di pregare con te, e me la
sono dormita, e ora capisco il valore di quel momento.
Ma sono solo, senza più nulla, nessuno, senza dignità: cosa conta capire ora?
Tu morto in croce, io nel cuore, tu immolato sul patibolo, io sprofondato nel
mio tradimento, entrambi soli nel nostro dolore.
Come può esser successo, in poche ore dichiararti la mia completa fedeltà e
poco dopo negare di conoscerti, io, la tua pietra, la tua roccia, frantumata,
sbriciolata dal canto di un gallo.
Piango, riesco solo a piangere dopo aver incrociato il tuo sguardo, e lascio che
ogni lacrima purifichi l’anima. Quello sguardo: l’ho scrutato per anni e non vi
ho mai scorto un giudizio sulle persone, sempre solo verità che liberava cuori
imprigionati. La mia verità oggi è che ti ho rinnegato, ma quel tuo sguardo
sarà la pietra angolare che mi aiuterà a rimettere insieme i pezzi per
rabberciare un cuore nuovo: un cuore stracciato ma ricomposto, ricco di ferite
che diverranno feritoie per lasciar passare il tuo amore: accetti ancora una mia
promessa? Mi aiuterai ancora a farti rinascere nei cuori di chi cerca Dio?
CAIFA
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa
facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti
crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la
nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo
sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non
capite nulla! Non vi rendete conto che è
conveniente per voi che un solo uomo muoia
per il popolo, e non vada in rovina la nazione
intera!». Questo però non lo disse da se
stesso, ma, essendo sommo sacerdote
quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto
per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. (Gv 11, 47-53)
E’ stata una brutta storia, e come tutte le brutte storie ha meritato la sua
degna fine.
Stava iniziando a tormentarmi questo Gesù di Nazareth, ma con la mia astuzia
ho messo tutti d’accordo: meglio che muoia uno solo che tutto il popolo. Io si
che sono geniale!
Ma chi ti credevi di essere! Ecco li il tuo posto: crocifisso come il peggiore dei
bastardi: ora si che il popolo capirà! Popolo stolto ed insipiente. E’ bastato così
poco per farlo passare dall’osanna al crocifiggilo, è bastato far comprendere a
tutti chi comanda, qui, a Gerusalemme.
Altro che Pilato ed Erode, io sono il potere, da me dipende la vita e la morte.
Si son presi la loro piccola rivincita con quel cartello affisso lassù in cima alla
croce, ma chi vuoi che lo veda con questo buio. E poi chi avrà avuto il coraggio
di mettersi in cammino per andar fin lassù, al Golgota, a veder morire tre
ladroni.
Finalmente ti ho tolto dai piedi, Gesù!
Chissà se domani tutti si saranno già dimenticati di te e noi potremo fare la
nostra solita Pasqua?
SIMONE DI CIRENE
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene,
chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua
croce. (Mt, 27, 32)
Povero Cristo! E povero me che passavo di li proprio
in quel momento, sulla tua strada, e così mi è
toccato sporcarmi dalla testa ai piedi per aiutarti a
tirare avanti la tua croce.
Non ce l’avresti mai fatta a fare quel tratto di salita
senza di me, eri sfinito, martoriato, uomo dei dolori, flagellato e sputato.
Ma che avrai mai fatto di male?
Mentre mi lavo via il tuo sudore impregnato di sangue continua a venirmi alla
mente il canto del Profeta Isaia, quello del servo sofferente: “Ho presentato il
mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.
Quegli occhi che avrebbero dovuto sprizzar odio, li ho ancora addosso più di
questo sangue: parlano di mansuetudine, dicono di un agnello condotto al
macello. Io non so nulla di tutta sta storia, ma quella parola, ripetuta diverse
volte, l’ultima tua parola una volta giunti al luogo detto cranio: “grazie!”
Torna e ritorna alle orecchie, si è fatta largo nella mente e si è adagiata sul
mio cuore. Al tuo grazie non ho saputo rispondere. Lo faccio ora: sarà assurdo,
ma è stato un piacere aiutarti, Gesù!
VERONICA
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia; (Is 53)
Proprio mentre Tu eri ormai sfinito, e han preso quel
tal Simone e te l’hanno messo accanto, che il corteo si
è fermato, qualche istante, proprio innanzi a me.
Come ti han ridotto, mio Signore!
Che mai avresti fatto per meritarti quel bagno di sangue indicibile?
Mentre ti avvicinavi sotto il peso della croce e degli insulti volevo fuggire per
non esser costretta ad incrociare il tuo sguardo, ma è proprio da quello
sguardo che tutto è nato, ricordi? Io ti toccai il lembo del mantello e tu ti
fermasti improvvisamente: mi gettai ai tuoi piedi timorosa, ma i tuoi occhi su
di me furono balsamo alle mie ferite e diedero nuova vita alla mia fede.
E allora, che altro potevo fare in quegli istanti se non regalarmi la possibilità di
ricambiare il miracolo? Fermare col mio amore la tua emorragia. E così questa
volta i miei piedi si sono mossi senza timore verso i tuoi, incuranti della folla,
dei soldati, del mondo intero, e ti ho avvolto nelle mie lacrime, nel mio lino.
Un piccolo gesto d’amore, così piccolo che solo tu sai quanto grande sia per me:
ma io sono così sicura oggi, ho vinto finalmente la mia battaglia e nel mio
coraggio sono guarita ancora una volta.
Mio Signore, tu mi hai insegnato che l’amore è fatto di gesti e che solo così si
può riconoscere, l’amore.
Il tuo volto rimarrà per sempre impresso sul mio lenzuolo tanto quanto quel
grazie sussurratomi dalle tue labbra macere del tuo sangue, del mio sangue.
MARIA
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella
di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di
Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a
lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
«Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo:
«Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo
l'accolse con sé. (Gv 19, 25-27)
Non posso chiudere gli occhi che mi ritrovo li, ai piedi della croce, figlio mio!
Non so come avrei fatto a seguirti senza le braccia di Giovanni che mi
sorreggevano, quasi che anche le mie spalle dovessero portare la tua croce, la
mia croce: due corpi disfatti!
Se chiudo gli occhi sei ancora di fronte a me, i tuoi piedi inchiodati uno sopra
l’altro come le nostre anime, e solo la forza dell’amore mi fa alzare gli occhi al
cielo: le tue braccia spalancate sul mondo mi fanno sognare che sei pronto a
spiccare il volo. Portami via con te, ti prego!
Dio, sciogli questi chiodi che si conficcano nella nostra carne, ascolta il mio
grido disperato che fa eco a quello di tuo figlio!
Ho desiderato morire con te, ho desiderato dare l’ultimo respiro col tuo, e
invece ti ho ritrovato tra le mie braccia come il giorno della tua nascita: oggi
come allora, ancora soli, ancora rifiutati, e il sapore del tuo sangue che si
confonde con le mie lacrime e le mie labbra che si bagnano di rosso scarlatto.
E’ come partorirti una seconda volta, è come sentire le doglie del parto.
Nascita e morte, uno stesso sapore di sangue, il mio e il tuo.
Ma con te sono pronta a partorire ancora, a sporcarmi per l’eternità del
sangue del parto pur di dare alla luce una nuova umanità, una nuova era di
fratelli che sa amare come hai mostrato tu, cingendoti di un asciugatoio e
lavando i piedi a tutti, perdonando sempre, fino all’ultima goccia di sangue.
Ora solo acqua esce dal costato: sarà il segno della vita nuova.
Figlio mio, attendo la tua rinascita, la mia rinascita: non tardare!
IL BUON LADRONE
L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai
alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla
stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo
quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli
invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù,
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli
rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel
paradiso». (Lc 23, 40-43)
Un lento corteo tra urla sprezzanti di folla: è in questo scenario che ti ho
conosciuto “Gesù Nazareno, re dei giudei”, almeno così dice la tua iscrizione.
Io non ho mai creduto a nulla. Nella vita ho sempre e solo imparato a rubare,
e se in qualcosa ho creduto, questa è stata la sola mia abilità nel fregare la
gente. Tra noi tre appesi quassù, tu sei diverso: non hai faccia da brigante, non
mani da ladro, neppure piedi abituati a scappare.
Tu sembri star li come se quel crocevia fosse una strada preparata da tempo,
nella quale sapevi dove mettere uno dopo l’altro i passi, come uno che porta a
compimento il progetto di una vita intera.
Ma qualcosa è avvenuto in questa nostra via crucis, qualcosa che ha cambiato
la mia vita, proprio ora che giunge al suo capolinea.
Può un incontro tra crocifissi, l’ultimo pezzo di strada della vita, la salita al
Calvario con una trave addosso … cambiare una vita?
Si, io lo posso testimoniare al mondo intero!
Volete sapere anche voi li sotto qual è il segreto nascosto nei secoli? Volete
sapere il segreto della sua mitezza?
“Fidati di Dio” è stata la sua risposta, tutto qui.
E mi sono fidato, e ora sto salendo, non so bene dove, ma abbracciato a Te,
amico dell’ultima ora, e questo mi basta!
IL CENTURIONE
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a
fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a
lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse:
«Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!».
(Mc 15, 38-39)
Avevo sentito parlare di te, Gesù.
Il mio amico centurione, comandante della legione di Cafarnao, mi raccontò un
giorno il suo incontro con un profeta, capace di guarire il suo amato servo da
una malattia maledetta. Mi hanno riferito che sei proprio tu, ma stento a
crederlo, perché mi han pure riferito che sei un ciarlatano, un sobillatore, e
che per questo ora sei qua, dinnanzi a me, inerme, inchiodato mani e piedi.
Sono uno che sa guardare e giudicare una persona, e in effetti non mi sembri
uno di quelli, capaci solo di parlare senza verità. Ma un ordine è un ordine, ed
eccoti li, nudo di tutto ciò che hai predicato: è la fine di chi crede ancora
nell’amore, di chi crede ancora nell’uomo, nella sua bontà.
Non è quello che ho imparato nella vita, sarei già morto e sepolto se avessi
lasciato in vita ogni avversario, perdonandolo, come continui a fare tu.
Ma di una cosa te ne devo dar atto: veder il tuo coraggio perseguire fino in
fondo ciò in cui credi, mi sarà d’esempio, lo giuro sulla mia spada.
In fondo, la rettitudine è l’unica cosa che ancora mi appartiene e vederla in
faccia ad un condannato ingiustamente, è qualcosa che va al di la di ciò che è
umano: che tu sia veramente Dio?
MARIA DI MAGDALA
Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva,
si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla
parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi
le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio
Signore e non so dove l'hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide
Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le
disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?».
Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli
disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove
l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse:
«Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico:
«Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le
disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora
salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro:
«Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro»». Maria di Màgdala
andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
(Gv 20, 11-18)
Carica di oli profumati, all’alba del terzo giorno costringo i miei piedi ad
incamminarsi al luogo della tua sepoltura.
E’ li che ti ho lasciato, dopo averti accompagnato con gli occhi nella tua
passione. Questi stessi occhi continuano a vivere di lacrime che sembrano non
aver mai fine. Mi fermo, li asciugo, riparto, mille volte li asciugo per non
inciampare continuamente sulle mie lacrime, sul mio dolore. Sarà per questo
che in prossimità del sepolcro credo di vedere la pietra rotolata via e bianche
vesti alate che sembrano attendermi: dopo che mi hai scacciato tutti quei
demoni, tale è il benessere che continuo a sognare angeli!
Più mi avvicino alla tomba, più il cuore batte: l’amore per te mi ha sempre
fatto questo effetto, mi ha sempre arso il cuore, cuore di donna.
Eccoli, stavolta sono veri, angeli dalla testa ai piedi, i tuoi piedi, mi Signore.
Ma è quando mi sento chiamare per nome che una vampata sale da dentro e
quasi mi sento svenire!
Ciò che gli occhi vedono e orecchio ode e naso odora e lingua assapora e mani
toccano, anche solo per un istante, è vita per me!
Lascio i tuoi piedi, so che dovranno percorrere strade infinite, tante quante le
strade che ogni uomo percorrerà nella sua vita. Ma quel tocco, quel bacio
sfiorato, quel profumo, quelle parole, quella visione ora sono mie, carne della
mia carne, e tu abiterai ogni istante della mia vita, per sempre!
CLEOPA
Quello stesso giorno due discepoli stavano
andando verso Emmaus, un villaggio
lontano circa undici chilometri da
Gerusalemme. Lungo la via parlavano tra
loro di quel che era accaduto in
Gerusalemme in quei giorni.
Mentre parlavano e discutevano, Gesù si
avvicinò e si mise a camminare con loro.
(Lc 24, 13-15)
Testardi i tuoi undici! Ma come hai fatto a scegliere gente così?
Che dovevo dirgli perché anche loro credessero, dovevo fare uno schemino,
imitarti … già, forse è proprio questo che mi è mancato, non son riuscito a
imitarti nel far loro ardere il cuore!
Tu invece si, mio Signore! Ad ogni parola era come se nel ventre entrasse una
mistura di agrodolce: miele per la tenerezza che spalmavi sui nostri cuori, pepe
per la forza del richiamo che catturava le menti.
E noi che tristi, ce ne stavamo tornando sui nostri passi, percorrendo a ritroso
l’avventura che si era spalancata sul sogno più bello che mai avrei potuto
immaginare, concluso con quella maledetta pietra rotolata sul sepolcro.
Ma Tu ti sei messo accanto a noi, a me, ancora una volta, proprio Tu in
persona, passo passo fino ad Emmaus: pazzo, anche da risorto sempre a venirci
incontro, ad accoglierci tra le tue braccia come una pecorella smarrita, sempre
Tu a fare il primo passo come quel giorno con Zaccheo, Tu a prenderti cura di
noi figli degeneri come il padre buono della parabola.
E noi sempre ciechi, sempre centrati su di noi e … nell’istante che gli occhi si
schiudono sul pane e il vino, Tu scompari! Geniale!
Ora capisco che volevi dire a Nicodemo con quel “rinascere dall’alto”.
Un pezzo di pane e un bicchiere di vino: d’ora in poi non mancheranno mai
dalla mia tavola e la mia vita ogni giorno rinascerà, con Te.
E d’ora in poi io saprò dove trovarti, per sempre!
TOMMASO
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato
Dìdimo, non era con loro quando venne
Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli:
«Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse
loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno
dei chiodi e non metto il mio dito nel segno
dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua
mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli
rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
E’ vero che soffro di diffidenza congenita nei confronti della vita e che devo
sempre metterci il dito, ma non mi son mai tirato indietro quando c’era da
seguire i tuoi passi, anche a costo di rischiare la vita! Ma ho bisogno di vedere,
oggi ho bisogno di fidarmi ancora di Te come prima, quando potevo toccare
con mano ciò che dicevi: come faccio a fidarmi di loro che fino a ieri non
hanno creduto a Maria, a Cleopa e al suo amico: dammi un buon motivo
perché dovrei creder loro! Perché io ora dovrei credere loro?
E voi, vi rendete conto di ciò che dite: Gesù è risorto e si è presentato in carne
e ossa. E i segni dei chiodi, nelle mani, nei piedi, nel costato? Chi li ha visti? Un
fantasma, ecco ciò che avete visto!
Mio Signore e mio Dio! Ora non sono
più incredulo ma credente! Sfiorando
la tua carne oggi sono risorto con Te,
sono una nuova creatura, e d’ora in poi insegnerò ad ogni uomo a divenire
creatore dell’umanità: non dovrai più soffiare la vita in noi, perché chi crederà
pur non avendo visto avrà la beatitudine della fede capace di dare nuova vita,
perché, come hai ripetuto al cieco di Gerico, alla donna che ti toccò il lembo
del mantello, al lebbroso samaritano: “E’ la tua fede che ti salva” per sempre!