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Theodor W. Adorno Note per la letteratura ntroduzione di Sergio Givone Piccola Biblioteca Einaudi

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Theodor W. AdornoNote per la letteraturantroduzione di Sergio Givone

Piccola Biblioteca Einaudi

Titoli originali:

Noten zur Literatur

1974 Suhrkamp Verlag, Frankiurt am Main.Ali rights reserved by and contro lied through Suhrkamp Ver lag, Berlin

Prisma;. Kuliurkrìtik und Gcsclkchaft

'Ì3 1969 Suhrkamp Verlag. Frankfuri am Mairi.Ali rights reserved by and controlied through Suhrkamp Verlagt Berlin

© 201 2 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

Traduzioni di Alberto Frioli, Enrico De Angelts, Giacomo Manzoni, Enrico Filippini

www.cinaudijt

IS:BN 978-88^06-20826- 1

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Indice

p. vii introduzione di Sergio Givone

xxv Fonti

Note per la letteratura

Il saggio come forma

La posizione del narratore nel romanzo contemporaneo

34 La ferita Heine

39 Interpunzione

46 L'artista come vicario

57 Sulla scena finale del Vaust

66 Lettura di Balzac

83 Piccoli commenti a Proust

94 Tentativo di capire il Vinale ài partita

Per un ritratto di Thomas Mann

141 Impegno

161 Presupposti

176 Parafassi

216 George

228 E serena l 'ar te?

235 Appunti su Kafka

267 Indice dei nomi

Meli

Il saggio come torma

Destinato a veder l'illuminato, non la luce.

GOETHE, Pandora

C h e i n ( i e r m a n i a il s a g g i o sia d i s c r e d i t a t o p e r c h é r i t e m i l o u nìbrido; elie 110:1 esista una tradizione convincente della sua torma:ehe di essa so jan lo sali uariatrjent e sia sLaia soddisfi! la la esplici-ta istanza: m u o i|uesto e stato detto e criticalo ormai a sufficien-za. «Sino ae ra la 1 orina del saggio non ha percorso ancora lino iniondo il calumino dell autonomia, quello elle da lungo ;empo lasua sorella, la poesia, ha già compiuto: il processo di sviluppo dauna primitiva, indifferenziata unità eli scienza, morale e arte v1. Mané il disagio per tale si mozione ne quello per hi mentalità oppostache reagisce recingendo l'aia e quasi in ur.a riserva eli irrazionali-tà, ponendo sullo stesso piano conoscenza e scienza sistemai [zza-ta, cercando di espungere, perché impuro, ciò <.-]\^ a quell 'antitesinon si adegua, hanno modiiiciUo alcunché del pregiudizio volga-re. Ancor oggi la lode di éenvain basta per tenere fuori del giroaccademico quegli cui si ir ihma. Nonostante u n t e le dense e henponderate riflessioni che Simmel e il giovane Lukacs, Ka^siier eBenjamin hanno attidato al saggio, cioè alla speculazione su og-getti specifici, culturalmente già prefigurati2, la corporazione deifilosofi continua a tollerare come filosofìa solo ciò che si amman-ta della dignità dt ̂ un ive r sa l e , del non perituro, oggigiurno ma-gari anche dell'originale, e si occupa della specifica figurazionedello spirivo solo nella misura in cui essa diviene esempli t icatricedi categorie universali, o quanto meno che il particolare le lascitrasparire. L'ostinatezza con la quale tale schema -.oprarvive ti-

1 c. LUKÀCS. Die Sede und die Vormai, Berlin 1911 ? p. 29 | traci it, l/anima e le forme.Teoria del romanzo, Sugarco, Milano 1963, p. 39].

2 Cir. thid., p, 23 [tmd. ÌL cit>. p. 34]: «W saggio parla sempre di qualcosa che è giàformato o almeno di qualcosa che è già esistito una volta, è proprio della sua essenza nonricavare novità dal nulla ma dare nativo orJ 1 -.•- alle cose già esistite. Proprio perché le met-te in un ordine nuovo esso non plasma qualcosa di nuovo dall'informe, è legato ad esse edeve sempre dire ula verità1* sul loro contoT trovare un'espressione per la loro essenza».

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4 NOTE TER LA LETTERATURA

sulterebbe non meno incomprensibile del l'affetto possessivo elic-lo co Ini a, se non lo tenessero in vita motivazioni più forti del ri-cordo peno no della finezza che manca a una cultura la quale sto-ricamente non conosce quasi YhowìKe de /cifre*. In Germania il•saggio -spinge su posizioni di dilesa perché rammeiira quella hberth dello spirito la quale, dopo il fallimento dì un illuminismo cheeia I.eibniz i:i poi è stato non più che tiepido, non si e fino a oggiadeguatamente sviluppala nemmeno nelle condizioni della liberi at o r m a l e . m a ! u s e m p r e p r o n t a a p r o c l a m a r e c o m e s u o p i l i a i . iUMit . i -co compito la sottomissione a istanze, di qualunque tipo esse fos-sero. Il saggio pem non tollera che gli venga prescritta la suara di competenza. Invece dì produrre alcunché, come la scienza,0 di creare alcunché, come l'arte, a neh e il -,110 sforzo rispecchiaYotìum di chi. come un lancili Ilo. non si vergogni di provare en-tusiasmo per ciò che altri hanno già tatto. Esso ti I lei te ciò che siama e; si odia, invece di presentare lo spirilo come creazione dalnulla., sul modello di un" ili imi tata etica del lavoro, Gioia e giocosono per il saggio essenziali. Hsso non prende le mosse da Ada-mo ed li vii, ma da ciò che vuoi t rat; are: dice qua n lo gli viene inmente e finisce quando si sente esso stesso esaurito e non quan-do e esaurito l'oggeMo: e COSI SÌ colloca Ila |e quisquilie. I SUOÌconcetti non sono costruiti partendo da un principio primo, nési raccolgono al torno a un1 ultima parola. Le sue mterpret azioninon sono corroborate o ponderate filologicamente, bensì sono, inlinea di principio, sovrapposizioni, stando almeno alla dogmaticacondanna promulgata da quell 'intelletto zelante che la da celeri-no a servizio della stupidità coni.ro lo spirilo. Lo sior/o del sog

inteso a penetrare Toggettività che si cela dietro la facciataviene bollato come perdila di tempo: si ha patirà della negaliviiain generale. Tutto e molto nii'i semplice, si dice. Su chi, invece diaccettare e catalogare, interpreta, viene appuntala In macula lu-tea che deve indicare chi con la sua impotente e degenerata intel-ligenza va a caccia di lari alle e si mette a implicare la dove nonc'è nulla da esplicare. Uomini aderenti ai fatti o sognatori, questal ' a l t e r n a t i v a . Ala b a s t a s u b i r e una vo l t a sola la t e r r o r i s t i c a p r o i b i -z i o n e di p e n s a r e pili dì q u a n t o 1] pas so spec i f i co non vogl ia 1c h e già si c e d e alla falsa i n t e n z i o n e c h e di se stessi u n i r o n o u o m i -ni e cose . C a p i r e a l lora non signi t iea a l t r o c h e e n u c l e a r e que l d i e1 a u t o r e vii vo l ta in vo l t a ha v o l u t o d i r e o, c o m u n q u e , l a r e m e r g e r ei moti psicologici e individuali sulla traccia dei quali il fenomenomette. Ala cosi come dii t ici 1 mente si può stabilire ciò che un in-

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non cerca il principio, l'origine
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IL SAGGIO COME FORMA 5

d i v i d i l o I l a p e n s a t o o p r o v a t o n e l l a t a l e e t a l a l t r a o c c a s i o n e , a l l o• n e s s o m i n i o d a t a l i [ o r m e d i p e n e t r a z i o n e n e l l ' a n i m o d e l l ' u n t o r enon si ricaverebbe nulla di essenziale. Gli impulsi degli autori sispendono nel contenuto o i ^ e u i v o da Lineili as>unto. Per svelarsi,tuttavia, l 'obiettiva pienezza dei signincati racchiusi in qualsiasifenomeno spii ima le esige nel destinatario proprio quella sponta-neità della fantasia soggettiva che viene invece frustrata in nome-di una disciplina ogger.iva. Non c'è risi sii alo interpretai ivo che altempo stesso non sia proiezione al l ' interno dell 'opera. C !ri 1 ori diciò sono: la po.ssibilua di conciliare r:uicrpretaz.ior.c con il Lestoe con se stessa, e la sua capacità di I ; 31 parlare tinti qua ni 1 1 t at to-ri che costituiscono l 'oggetto. Per tali eri ter i il saggio assomigliaa una autonomia estetica accusata facilmente eli essere meramen-te presa, in p res ine dall 'arte: da tale autonomia o s o nondimeno>\ difterenzia sia per il suo medium, i concetti , sia per il suo pre-tendere a una velila di parvenza estetica. I.ukacs non l'ha capitoquando nella lettera a Leo Popper che apre L'anima e le forme de-finisce il saggio una forma d'arte3 . Né pili giusto è. d'altro canto, ilprincipio positivistico secondo il quale a ciò che si scrive sull'arcenon è affatto lecito pre tendere veste artistica, quindi autonomiaformale. I.a tendenza, generale di u n t o quanto il posi t ÌVÌMIIO, checontrappone rigidamente ai soggetto qualsiasi possibile oggettointeso come oggetto di ricerca, anche qui, come in lui 11 gli ahrisuoi momenti , non va oltre la mera dicotomia di forma e conte-nuto: come si pot rebbe infatti mai parlare di ciò che è estetico inmodo nnn estetico, senza la minima somiglianzà con l ' omet to , rnon cadc-re uri I ili.sieisino e mancare a priori la presn su

et to : ' Secondo il costume dei positivisti, il contenuto, una voi tuiissa io sul modello del protocollo. dovrebbe essere indi i lerente almodo in cui. viene presentato; la presentazione a su» volta sareh-be convenzionale, non postulata dalla cosa e ogni moto espressi-vo nella presentazione significherebbe, per l ' istinto del purismoscienti lieo, un pericolo per un'oggeli tvilà d.ie invece balzerebbein tutta la sua evidenza non appena emarginalo il soggetto. Signi-ficherebbe quindi un pericolo anche per la purezza d eli' ubici 'tla quale si pensa che dia tanto miglior prova di se quanto meno èosi retta a chiedere l'appoggiti dell;! forma, sebbene questa abbia a

nonna precNameuie di rendere V obicctum nella sua lorma e senzaaggiunte. Nella sua. allergia alle torme, considerate alla >tregna eli

J LUKACS. Die Sede und àie i'ortf/cn cir., p. 5 e passim.

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6 NOTE TER LA I i 1TERATUKA

meri accidenti . Io spirito scientistico è vicino a quello rigidamentedogmatico. La parola butiaia h irresponsabilmente pretende inva-no di dimostrare nella cosa la propria responsabilità e il rifletteresulle cose dello spirito diventa un privilegici di chi spirilo n^Vi ha.

l ' u t IL q u e s t J a b o r ì 1 d e l ] a s t i o n o n > o n o s o l i a m o i a l i n a . L a d d ove il saggio rii imi di dedurre previamente Je crea/doni culturali daqualcosa che stia alla loro base, esso si confonde con troppo zelocon l'andazzo culturale della notabilità, del successo e Jel presti-gio ili prodotti commerciabili. Te biografie romanzate, e quantoa esse si a r a n c i a nella letteratura «ini rodili riva» ci IL- a quelle èaffine, non sono una semplice degenerazione, ma la contimi;! ten-tazione eli una torma che ha bensì ir. sospetto la tal sa profondità,ma al tempo stesso non possiede nulla elle la mummi/zi dal pe-ricolo eli ribaltarsi in versatile supcriicialità. l'ale tendenza al ribalrameiito M viene precisando ojà in Saim.e-Beuve. da cui indilli-biamenie discende il yx'iìvw del saggio modèrno; poi, in prodoiiiquali le < 'ilbouettes» di Herbert Eulenberg, l'archetipo tedescoc i u n a m a r e a e l i p a c c o t t i g l i e c u l t u r a l i . i i i u ^ i v i s i n o a i f i l m s u R e m -

J L . J L . L .

b r a n d i , T o u l o u se-Lati ; ree e la Sacra Scrii lLira, ha bal io a v a n z a r eque l p r o c e s s o p e r cui le c r e a z i o n i sp i r i iua l i v e n g o n o n e u t r a l i z z a t ea b e n i di c o n s u m o , e c h e nella s ioria de l lo sp i r i to a noi p iù vici-na i r r e s i s t i b i l m e n t e co invo lge quel la che nei paesi de l l ' b ' s ti g n o m i n i o s a m e n i e d e i i n i i a e r e d i t à c u l i u r a l e . (Questo p r o c e s s o ri-su l t a fo r se nel la m a n i e r a p iù e v i d e n t e in S t e t a n Zv .e ig , c h e r iusc ìa sc r ivere in g i o v e n t ù a l cun i acu t i saggi , m a che alla l i n e , nel suov o l u m e su Balzac , si r i dus se allo s t u d i o psict.iloi.nco della pe r so -nal i tà c r ea t r i c e . O p e r e di q u e s t o g e n e r e non c r i t i c a n o idi a s t r a iti c o n c e t t i di base , i da : i a c o n c e t t u a l i , i c l i ché o r m a i t i n s t i , ma lip r e s u p p o n g o n o t u l l i imp l i c i t a m e n t e e coli un a s senso t a n l o mag-g i o r e . I rimasu.qli di psicologia c o m p r e n s i v a v e n g o n o fusi con ca-tegorie, d i uso q u o t i d i a n o , d e s u n t e dal la c o n c e z i o n e de l m o n d oc h e e t ipica del lilisLeo della c u l t u r a , qual i ad e s e m p i o la ca t egor i adella pe r sona l i t à e quel la d e l l ' i r r a z i o n a l e , Saggi di ta le g e n e r e nonsi d i f f e r e n z i a n o più dal feuilleton, con il q u a l e li c o n f o n d o n o i ne-mici della t o r m a saggis t ica . S t r a p p a l a Lillà d i sc ip l ina della i l l iber-tà a c c a d e m i c a , la l ibe r tà de l lo sp i r i t o di ve m a p u r essa n o n l ibera ,si adegua al b i s o g n o - .oc ia lmente p r r t o r m a t o degli a c q u i r e n t i . Lam a n c a n z a ili r e s p o n s a b i l i t à , ili per sé m o m e n t o eli Ogni ve r i t à chenon si c o n s u m i nel r e n d e r s i r e s p o n s a b i l e de l lo s t a t o di l a t t o , vapoi a r e n d e i c o n t o ai b isogni della cosc i enza cod i f i ca t a ; i ca t t i v isaggi non sono meno conformistici delle cattive tesi di dottorato.

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IL SAGGIO COME FORMA 7

La responsabilità invece nutre rispetto non soltanto per l 'autoritàe le istanza, ma anche per . obiectum.

Tuttavia anche la forma ha la sua parte di colpa quando il catti-vo sam^io. invece di aprire alla comprensione Ji una cosa, raccontadi p e r o n e , L;.i separazione Jclki scienza d;.iir;inc e irrcvcr^ilulc.Non]n vuole1 riconoscere solo chi ingenuamente [ a l i n e a lei icrnui-

e si considera come minimo un genio dell 'organizzazione, ridu-cendo buone opere d 'ar te al rani>o di onere cai live. Con la omiettualizzazione del mondo , avvenni a nel corso Ji min progredientedemitologizzazione, scienza e arte si sono separate; e una coscienzaper hi quale scienza e ar te , immagine e segno coincidano, ammes-so che sia mai esistita, non è. più ripristino hi le eon interventi ma-gici di sorta: anzi il suo restauro sarebbe un r ipiombare nel caos.Tale coscienza risulterebbe pensaiMIC solo come realizzazione elimi processo Ji mediazione, come inopi;), quale appunto intesero ililosnti idealisti posi kantiani con il termine vii ìntni / ione intellet-tuale, peraltro fallita ogniqualvolta la conoscenza odierna si sia aessa richiamata. Laddove rirenesse eli poter eliminare, con prestitimutilati eia Ila poesia, il pensiero o^iei tual i /zanie e la sua storia o,per dirla con la terminologia consueta, l 'antitesi di s o l e t t o e og-get to, oppure addirli i ura sperasse che in una poesia fatta montan-do insieme Parmcnide e Jungnickel parlasse di re t tamcn:c l'essere,la lilosolia si avvicinerebbe all 'estenuato cliiiicchiericcio culturale.Con grossolana astuzia, camuffata da originalità, essa rifiuterebbein tal caso di rispettare l'obbligo di pensare per concetti, contrattonon appena abbia usato con celi i in una tra se o in un ^indizio; inol-tre il suo e lemento esu-fico n inanebbe . epip.ojii.sinu. sbiadita remim>ccnza culturale di I lo.derlin o del l 'espressionismo o addir i t turadello \:{getìdstlL poiché mai il pensiero potrà a l ì idars : alcosi to ta lmente e c iecamente come vo r r ebbe fai invece crederel 'idea di mi parlate pr imigenio. Dalla violenza che l ' immagine e ilconcet to commet tono l 'uno si.iiralt.ro scaturisce il £eran delbau-tenttci là , nel quale le parole t remolano di commozione senza cheperò dicano che cosa le faccia tremolare. L'ambiziosa t rascendenzadel linguaggio sul significalo iinisce iti una vacuità eli >ignilicatoche può essere colta sul fatto con ridicola facilità dal posit ivismoal quale ci si considera superiori , ma del quale appun to a)\\ quella)\\ quellav a c u i t à d i Mm l i t i c a t o , c h e c s s t i c r i t i c a e c h e p u r e e c o m u n e a Ut: s u e/,V/.?t',\\ n o n si in a l t r o c h e il e i o c o . S o t t o il t u o g o d i q u e s t i s v i l u p p i .

inguaggio, laddove all'interno delle scienze pur osi un accennoli movimento, si avvicina all'artigianato; e il ricercatore mantiene

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8 NOTE PER LA LETTERATURA

negativamente la fedeltà a 1T estetica soprat tut to quando si ribellaal linguaggio in assoluto t\ invece d: umiliare la pavoni ricorren-do a essa soliamo per t radurre in essa i suoi numeri , preferisce latabella che ammette ape ria mente la reiìicazione della coscienza econ ciò stesso nova per laic reiheazionc una qualche specie di «lorma» senza coni l a n e con l'arie prestiti assolutoria IndubbiamenteParte è stata da sempre intrecci-ara con la predominante tendenzailluministica, al punto ^h^ sin dall 'antichità classica essa utilizzava nella sua tecnica dat i della scienza. Ala la quancitìi siin qualità. Laddove la tecnica sia assolutizzaia nell'opera d 'ar ie;laddove la cosi ruzume sia totale ed emargini ciò elicla motiva e aessa si contrappone, cioè l 'espressione; laddove dunque l 'arte pre-tenda di essere innnedtaca mente seienza, essa è proprio co ni ormeai crileri della scienza: allora essa sanziona i preartisùci ammassamenti di materiale, estranei al significato come riesce a esserlo soloriessere dei seminari tilo.sol.ict, e sì alt rateila con la ivi] icazione,nel contestare la quale - anche se in silenzio, anche se con unacontestazione pur essa reificata da sempre e ancor O-MU' consistela Imi/ione di ciò che non ha funzione: dell arte.

Ma sebbene l 'arte e la scienza si siano storicamente s p a r a t e ,sarebbe erralo ipo-^ta: i zzare la loro opposizione. Il disgusto peruna anacronistica mescolanza non assolve ima cultura organizza-ta in compart imenti stagni. Per qua rito necessari, questi compar-timenti sanciscono e istituzionalizzano anche la rinuncia alla ve-rità nella sua interezza. Gli ideali, eiella purezza e della nettezza,che sono comuni sia all'esercizio di una verace filosofia, la qua]trova la propria nonna in valori t:lernÌ. sia a una scienza chiusacompatta, organizzata in tut to e per a u t o e senza lacune, sia m-line a un 'ar te intuii iva senza concerà , portano m sé la traccia, diun ordine repressivo. Allo spirito si richiede un arrestato di com-petenza affinchè esso non travalichi, assieme con i confini appro-vati dalla cultura, anche la stessa cultura uti ìciale. li rutto questoopera il presupposto clic ogni conoscenza sta poi enzialmenie tra-ducibile in scienza. Le teorie della conoscenza hanno dist into tracoscienza preseien litica e coscienza, scieniiiica, considerando pe-rò tale distinzione soltanto come distinzione dì gradi. Tuttavia ilfatto che ci si sia limitati ad assicurare quella traducibilità, seb-bene: mai una coscienza viva sia stata t radotta in coscienza scien-tifica, sta a indicare la precarietà di quel p a s s a r l o , denota imadifferenza qualitativa. Basta una elementare riflessione sulla vitadella coscienza per capire come conoscenze che non siano sercvpli-

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IL SAGGIO COME FORMA 9ci presagi disimpegnati r.on si lascino quasi mai irretire del tu t tonelle maglie della scienza. 1 una l'opera di Marcel Proost. ricca eliclementi positi \ isti co-scientifici non meno di quella di Bcigson,noi\ è che ur. unico grande tenta t ivo di enunciare conoscenze ne-cessane e apoda uclie >i..:Jl nonio e sui contest i sociali. vali 'assorbìbilità delle quali da parie ile Ila scienza c'è da discutere, pur con-servando esse integra la loro istanza dì obiet t ivi tà e pur non risul-tando esposte alla vaga piai: sibilii a. 11 criterio di odiici: ivi là nonè la verifica delle tesi enunciate trami re un esame i terat ivo, ma èl'esperienza individuale compresa ira speranza e delusione. Meiricordo, essa da rilievo alle proprie osservazioni, confermandole oconfutandole. Però la loro unità, individuale e chiusa in se stessama in cui M inanilcsta il t a t t o , non va vucldivisa e riordinaci trale varie persone e ì vari apparati, diciamo, della psicologia e del-la sociologia. Sotto la pressione dello spirilo scientifico e dei suoipostulati, sempre presenti seppur in maniera latente anche nell'ar-tisti.), Proust si è servilo di una tecnica ricalcala sulla .scienza, imasorta eli riorcli nani eneo sperimentale, e ha voluto cosi' salvare o ri-pristinare quanto nell'epoca dell'i adivi dualismo boiv.hc^c. in cuia coscienza individuale si fidava ancora di se e non temeva aia a

priori una censnra r igidamente classifica;oria. era ancora consi-ir ^

de rato somma delle conoscenze esperite da un uomo appartenen-te al tipo vii cjuellV'o/V./tfÉ? de /?//;•<*> o^tri ormai scomparso ma cheProust , il quale costituisce il caso supremo del di le t tante , anco-ra una volta rievoca. A nessuno pero direbbe venuto in mente discartare, perche insignii icante, casuale o irrazionale, quel che eci comunica come trullo di esperienza. >olo perché, quel che comimica sono soltanto conoscenze personali e non permettono diessere senz'altro generalizzate scieiit i l icamenie. Tuttavia le sco-perte proustiane che sganciano fuori dalle maglie della scienza sisottraggono senz'al tro alla scienza stessa. In quanto scienza dellospirilo la scienza spesso non riesce a mantenere ciò che a Lo spintoha promesso: spiegarne dall 'interi io i prodott i . II giovane scrittoreche voglia apprendere all'università che cosa sia l'opera d'arte, lac o n l ì g u r a z i o n e l i n g u i s t i c a , la q u a l i t à o a d d i r i t t u r a la t e c n i c a e s t e -t i ca , si s e n t i r à d a r e , p e r lo pi l i , p o d i c e f r a m m e n t a n e i n d i c a z i o n i ,s e m p r e c o m i u n p ie n o t i z i e d e s u n t e ^ià c o n f e z i o n a t e da l l a 1 i l o so t i ain c i r c o l a z i o n e in q u e l m o m e n t o e po i c o n unnu- io r o minore , a fb itrarietà sbat tute sopra i prodot t i artistici in esame. Se poi si rivol-gerà all 'estetica ti losot ica verrà imbotti to ili enunciati a tale livellodi astrazione, che né risultano mediati con i prodotti artistici che

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NOTE PER LA LETTERATURA

egli cerca di capire ne coincidono secondo verità con il contenutospecifico che rgli bene o male cerca di scoprire. .La responsabilitàdi questo fatto non ricade esclusivamente sulla suddivisione dellavoro del kosmos noetikos in arie e scienza; ne i contini che le se-parano possono essere eliminati con la Intorni volontà o con unapianificazione superiore. Vero e invece che lo spirito, irrevocabil-mente .strutturato secondò il modello del dominio sulla natura edella produzione materiale, rinuncia al ricordo che ha per oggettoquello stadio Ix.-nsf Miprra;o ma promet tendone ur.o uguale iti fu-turo, rinuncia a trascenJ.L-.re i ra sporti d: produzione ormai scie-rotizzati; e ciò paralizza il procc^ imento specialistico dello spiritop r o p r i o ne i c o n f r o n t i elei s u o i o g g e t t i s p e c i f i c i .

I n r a p p o r t o al p r o c e d i m e n t o s c i e n t i f i c o e ne l s u o f u n g e r e t i l o -soiicamente da base metodologica il saggio trae, come richiede lasua iden, tutte le conseguenze dalla critica al sistema Persino ledottrine dell'empirismo, che attribuiscono all'esperienza non de-ducibile e r.on anticìpabilc un"imponanza maggiore che non al ri-gido ofeline concettuale, conservano tuia loro sistematicità, nellamisura ir. cui spiegano le condizioni rii enti te più o meno costan-ti della conoscenza, e le sviluppano in un contesto il più possibilecompatto. Da .Baco tu: anche ui un saggista in poi, l'empirismoha rappresentato un *< metodo >.> ne pili né meno eli cjuar.ro l'abbiarappresentato il razionalismo. E nel procedimento del pensiero ildubbio sulla incondizionata legittimità di tale «metodo» fu realiz-Z.ato quasi csc.tisìvamentc dal saggio. Esso tiene conto dc'.hi coscien-za della non-identiià anche se nemmeno la enuncia: e radicale, nelrii imo di quahiasi radicalismo, negasi.cruciai da quahiasi riduzione.a un unico principio, nel porre l'accento sul particolare contrappo-sto alla totalità, nella irammentiineià. «Forse il grande signore diMontaigne avverti qualcosa di simile a questa sensazione allorchédiede ai suoi sei ini la meravigliosa e precisa definizione di Saggi..Altera, eorresia. semplice modestia di questa parola! Il saggista re-spinge le proprie ambiziose speranze, che talvolta paiono esseregiunte in prossimità del fondo delle cose - egli può et t rire soltan-to spiegazioni di poesìe altrui e, nel migliore dei casi, dei propriconcetti . Ma accetta cur. ironia questa pochezza, l'eterna pochezzadella mente che lavora sui fatti pili protondi della vh.a, e tende am e t t e r l a i t i r i s a l t o con i r o n i c a m o d e s t i a » 4 . Il s a g g i o uo;i i n c e t t a leregole del gioco condotto dalla scienza e dalla icona organizzala

4 ìbid., p. 21 [trad. it. cit., p. 32].

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T le quali, come elice Spinoza, l 'ordine delle cose coincide cou'ordine? delle1 idee. K poiché, il comp.it;o ordine dei concelli non è

identico con l'esistenza, il saggio non mira a costruzioni chiuse, nédi tipo dedutt ivo né indutt ivo. Il s a ^ i o rii iuta soprat tut io Tinse-

, radicato d;i Piatone in poi. secondo il quale il mutevolee l'effimero non sarebbero degni della iilosolia. Il saggio si ribel-la conuro l'antica ingiustizia subita da ciò che è caduco, contro lacondanna che ancor oggi lo colpisce nel conceiio. 1] >aggio provaterrore pe: la violenza del dolina che attribuisce J/gw/toontologicaal risultato dell 'astrazione, al concetto metatemporale contrappo-sto all 'individuale in esso sussumo. L'imbroglio della coincidenzadi ordo idea>:<w e <>rdo rerum si londa sulla mis litica/ione, che pre-senta come immediata una realtà mediata. Nello stesso modo in cuirisulta impossibile pensare a una mera [attualità senza possedereil concel lo Cliché pensarla sibilii leu .enipre già concepirla . impos-sibile è a ne le pensare anche il più puro concetto prescindendo dnogni riferimento con la fattualità. Persi no le creazioni f ani asticheritenute libere dallo spazio e dal tempo riportano eli necessità (enon importa come sono state derivate) a un'esistenza individuale.Perciò il saggio non si lascia intimidire dalla falsa massi ma secon-do cui verità e storia sarebbero irreconciliabilmente opposte. Se laverità contiene realmente un nucleo temporale, il con re ni ito sto-rico specifico diviene, nella sua pienezza, un aspetto integrale diessa. L'a posteriori si traduce concretarne!ite nell'a priori secondol'esigenza, purtroppo soliamo generica, avanzala da hichte e dachi idi segni. Il riferimento all'esperienza - cui il saggio conferiscel au ta Sostanza q u a n t a la teoria t r ad i z iona l e ne conleri>c.c alle m e r eca t ego r i e e r i f e r i m e n t o a r u t t a la s t o n a : la sempl ice e s p e r i e n z aindividuale, la più vicina e quindi quella ^on cui inizia, la coscienza,è anch'essa mediata dall 'esperienza onnicomprensiva dell 'umani-tà storica; ed è pura illusione della società e dell'ideologia indivi-dualisti clic ritenere che l'esperienza dell 'umanità storica sia me-diala e [/immediato invece sia ciò che è specifico per ciascuno. Ilsaggio quindi rettifica la disistima nutrita per il p rodot to storicoquale oggeILO di teoria. La distinzione tra una filosofia prima e unamera filosofia della cultura, la quale ultima presupporrebbe quel-la e ne sarebbe la continuazione, e un tentativo di razionalizzaret e o r e t i c a m e n t e il t abu che colpisce, il saggio, ma uni: e sos l en ib i l e .Un procedimento dello spirito perde la, sua autori! a quando ren-de canonica la separazione fra temporale e atemporale. Pili elevatigradi di astrazione non conferiscono al pensiero né una più eleva

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t a s a c r a li t i i : i c u n c o n t e n u t o m e t a t i s i c o ; p i ù e s a t t o e eli r e c h e t a l econtenuto tende a vanificarsi via via che l'astrazione aumenta e ilsaggio vorrebbe appunto, almeno in parte, risarcire tale perdita.[ / o b i e z i o n e c h e co i l l u n e m e n t e g l i è m o > s a , d i a v e r c i o è c a r a t t e -r e I r a m n i e n t a n o e c a s u a l e , p o s t u l a c h e la t o t a l i t à s i a d a t a , q u i n d ianche che soggetto e oggetto siano identici, e da a intendere chesi p o s s c ^ a il rut to . Il s i l f i o invece non vuole ricercare e distillare

no dui caduco, quando piuttosto rendere eterno quest 'ult imo.La sua debolezza testimonia proprio della non-identità che essodeve esprimere, dell'eccedere del Pii Udizione sulla cosa, e con cìòdi quell'utopia d ie Pariicolazione del mondo in cose eterne e co-se caduche storna. Nel saggio veramente tale il pensiero si hheradell'idea tradizionale di verità.

Con cìò il salcio >u spende, a un tempo, anche il co lice tu.) tra-dizionale di metodo. La profondila del concenti e il suo penetra-re profondamente nc\l'orh'ctuf>^ inni il suo ricondurlo profonda-mente a una cosa diversa. Il saggio usa questo criterio in manierapolemica, cioè occupandosi eli ciò che secondo le regole del giocoè considerato derivato, senza però risalire alla sua. derivazione de-finitiva. Liberamente esso unifica nel pensiero quanto coesistenell'oggetto che liheratr.enie si è scelto. Non smania per un a[ dilà delle mediazioni - mediazioni che sono storielle, in cui è depo-sitala tutta la società - ma cerca i contenuti di verità consideran-doli storici. Esso non pone la questione di una datità originaria, ascorno della società socializzata la quale, proprio perché non tolleranulla che non porti la sua impronta. ,mcor meno riesce ;• tollerareciò c\\c ricordi la sua onnipresenza e di necessita evoc*. come suocomplemento ideologice!, quella natura di cui la sua prassi non la-scia il menomo residuo. la eh a meni e il saggio denuncia l'illusionedi chi ritiene il pensiero capace di evadere da ciò che è tbeseì, cioèdalla cultura, per rifugiarsi in ciò che è physei, cioè per natura.L e g a t o a l r i s u l t a t o 1 i s s a t o , a c i ò c h e si c o n l e s s a d e r i v a t o , a l l e p r ò -d u z i o n i . il s a g g i o r e n d e o n o r e a l l a r i a : u n i c o n i e r m a n d o c h e p e r g l iuomini essa non esiste più. Il suo alessandrinismo è una risposta allatto che persino i lillà e l'iisignolo. d<.U'e la relè elle tutto avvolgepermetta loro e ve nt u al mente di sopravvivere, con la loro sempliceesistenza fanno credere che la vita viva anco ni. Il saggio abban-dona la strada maestra che dovrebbe portare verso le origini e checonduce invece a quanto c'è di più derivato, all'essere, all'ideologiaduplicante ciò che comunque coiste, senza peraltro che scompaiadel un to l idea di immediatezza postulata dal significato stesso di

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mediazione. Filtri 1 gradi elei media ta sono per il saggio mi media-li, prima che esso si a evinca a rii le il ere.

Come rifiuta datità originarie, cosi il saggio rifiuta la definizioned e i s u o i c o n c e t t i . L a t i l o . s o i i a c ri u s c i i a a s o t : o p o r l i a u n a c r i t i c a ra -d i c a l e c o l l o c a n d o l i n e l l e v i s u a l i p i ù d i v e r s e ; li h a c r i t i c a i i c o n K a n t .con I lecci, con Nietzsche. Ma la scieu/a non hu mai assimilato unacritica del cenere. Il movimento filolofico iniziatosi con Kant, in-teso a eliminare dal pensiero moderno ogni residuo scolastico, abbandona le definizioni verbali e ricerca invece la comprensione deiconcetti ricavandoli dal processo stesso in cui maturano. Al contra-rio, le singole scienze non vanno olire l'obbligo, ancora pi e critico,della de l i r inone , e ciò per poter continuare indisturbate il lorolavoro; in ciò i positivisti, per i quali metodo scientifico e filosofias o n o m u " u n o , c o n c o r d a n o coli ^ li scola s i i c i . Il sa ligio i n v e c e a c c o -gl ie nel p r o p r i o p r o c e d i m e n t o l'islaiiZ;-. :uv. i s i s t e m a l ica e i n t r o d u c ei COIKX-1 1 ; ^ÌÌ\) est r e m a n a t u r a l e z z a : . <•; ̂ n / . i m e d i a z i < n u •>, cos i c o m eli recepisce. Essi risulteranno precisati esclusi va inente nel loro reci-proco raffronto. Nel far questo, tuttavia, il .saggio trova un puntodi appoggio negli stessi concetti, E nient'altro die superstizionedelPammanimento scientifico ritenere i concetti intrinsecamenteindeterminati Mtio a quando non siano stati detini;i. I .a scienzaha bisogno eli potei- considerare il concetto come una tabula rasaper affermare cosi la propria istanza di dominio, come poirebhefare una potenza che occupasse da sola tutto il tavolo delle trat-tative. In realtà ogni concetto e implicitamente già concretizzatodal linguaggio nel quale si muove. Il saggio prende l'avvio da lalisibilii leali e. anch'esco NOManzialmraH.c linguaggio, li elabora; vorrebbe aiutare :1 linguaggio nel rapporto che esso ha con i concettie accoglierli, a l lenendovi , ìccondo la denominazione* clic già nellinguaggio essi inconsapevolmente ricevono. Un'intuizione vagadi ciò si ritrova nel procedimeli lo tenoni enologico dell'analisi delsignificato, salvo che esso tuttavia telici zza il riic.ri.rsi elei concettial l i n g u a g g i o . N e i c o n f r o n t i di t a l e r i l e r u n e n l o 1] s a g g i o m u r e los t e s s o s c e t t i c i s m o c h e p e r la d e f i n i z i o n e de i c o n c e t t i . E si t i r a ad-d o s s o >enza d i t e n d e r s i l ' o b i e z i o n e c h e non si sa c o n a s s o l u t a cer-t e z z a q u a l e c o n t e n u t o ci si d e b b a i m m a g i n a r e p e r 1 suoi c o n c e t t i .Il S i l v i o i n t a n i si r e n d e c o n i o c h e l ' e s i g e n z a di d e l i n i z i o n i r i g o r o s em i r a da limila p e z z a , f i s s a n d o i c o n t e r à iti de i c o n c e t t i a t t r a v e r s om a n i p o l a z i o n i , a s p o g l i a r e l e c o s e c h e v i v o n o n e i c o n c e t t i d i l u t t oquel che in esse potrebbe irritare o risultare pericoloso. E tuttaviail saggio non riesce a fare a meno dei concetti universali - neppu-

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T4 NOTE PER LA LETTERATURA

re il linguaggio che non retieizza il concetto può rinunciarvi - neopera con essi a suo io mi e* arbitrio. Perciò da pii.) importanza allapresentazione che non ai procedimenti che distinguono il metododal i/uhi obiett ivo e rimangono indii te.re. mi alla rappresentazionedel Ioni c o m u n i lo oggeUualizzaio. 1, «come.-:» dell 'espressionedeve salvare in precisione quel che la rinuncia alla delimitazionesacrifica, ma senza per questo tradire la costi pensata abbando-nandola alba rbii no di significati co ne et mali sanciti una volta perun le. In ciò Renjamin fu maesi ro ìnv.ipcrato. Ma tale precisione]\o]] può rimanere aiomUiica. Non meno del procedimento delini-

ioj anzi di pili, il saggio sollecita l'interazione dei suoi concettinel processo dell'esperienza spirituale. In essa i concerti non co-SUluis-cono il L o>;-li th'ii:•:>;: de l l e o p e r a z i o n i , il p e n s i e r o m>n p r o c e d e

tut to chiuso in se stesso, ir.a i vari aspetti si intrecciano 1 uno conl'altro oliili' in un tappeto. Dalla tiltezza di questo inireccio di-pende la fecondità dei pensieri. A voler essere precisi, il pensan-te non pensa affatto, ma si fa teatro dell 'esperienza intellettuale.,senza dipanarla, h mentre eia essa scaturì scono gli impulsi ancheper il pensiero tradizionale, questo, per .a sua [orma, ne elimina ilricordo. Il saggio invece la sceglie come proprio modello, ma nonsemplicemente imitandola coinè lorma riflessa; ev>u la media at-traverso l 'organizzazione concettuale che gli è specifica: procede,se vogliamo, con melodica non metodicità.

Ti saggio fa suoi i concetti secondo moduli che potremmo para-onare al comportamento di chi, ni un paese straniero, e costretlo a

parlarne da! vivo la lingua invece di comporla la deosamente rispet-tando le :ei'ole apprese a scuola. Cosmi leggerà senza di/.lunario.Trovando il medesimo termine m trenta contesti diversi, alla line-rie avrà punìualizzaio il significato meglio che se avesse consultatotutte le varie accezioni elencate nel dizionario, quasi sempre trop-po anguste per esprimere le variazioni derivanti dai singoli conte-sti, e troppo vaglie per esprimere le in. con tondi bili sta; ma ture chein (igni singolo caso ancora dal contesto derivano. Nat nrahiicnte.come e esposto all'errore tale modo di apprendete, cosi lo è ancheil s agg io in q u a n t o [ o r m a ; p e r la sua. a t t i l l i l a c o n l ' aper ta , e s p e r i e n -za de l lo s p i r i t o e s so d e v e i n t a t t i p a g a r e i! p r e z z o vii quel hi ins icu-rezza c h e la n o r m a del p e n s i e r o s t a b i l i z z a t o t e m e c o m e la m o r t e .11 sagg io in l a t t i n o n so lt.au lo n o n si cu ra del la c e r t e z z a scevra did u b b i o , ma ne d e n u n c i a pers i no l ' i d e a l e . Si i n v e r a nel p r o c e d e r eche lo porta al di là di se stesso, non nella archeologizzante osses-

ei fondamenti. I suoi concetti brillano della luce di un ter-sione v

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tìd tute;».7 c h e gli r ima no s c o n o s c i u t o e I~\O\Ì i n v e c e di un ma-

ni lesto terminus a c/uo, ed è qui che il suo stesso metodo esprimePintenzione utopistica. I suoi concetti vanno esposti in manierache si sorreggano a vicenda e che ciascuno riceva la propria preci-sa ari isolazione ^oliamo dalle h.au razioni che ionna nel rapportocon altri. In esso eie me. mi discreti e ira loro differen/iati si rac-colgono in unico conresto leggibile; il .sagaio non crea costruzioniné strut ture, lu l lavia attraverso ti loro movimento g'i elementi sieri si al lizze no in configurazione. Questa è un campo di forze cosicome nella visuale elei maggio ogni produzione spirituale deve tra-dii 1 si in un campo di forze.

Il saggio siicla, con garbo, 1 ideale della CLÌÌ\Ì ci dìstìncta per-cepito, della certezza scevra di dnhbio. Nel completo dovremmoconsiderarlo come protesta contro le qiuutro regole che il carte-siano Discours de la méthode pone, agli inizi della moderna scienzaoccidentale e della sua teoria. I .a seconda regola, «dividere ogniproblema preso a studiare ir, Laute pani minori quante è possibilee necessario per meglio risolverlo»5, è il primo abbozzo dell'anali-si elementare sotto il cui segno la u-oria tradi/ ionale equipara alischemi ordinativi del concetto e la struttura dell'essere, Ma Tog-getlo de! saggio, cioè gli .irtelaIli. respingono l'analisi elementare.e si possono costruire unicamente pai tendo dalla loro ideilea; non per nulla sotto iale aspetto Kant ha t rat ta to in manieraanaloga Ir opere d 'arte e gli organismi. sebbene al tempo stesso liabbia temiti distili li. mantenendosi incorrili t ibi le di t rome, a qtialsiasi osci.tranti-.irio romantico. H in ugnai misura sbagliato iposta-tizzare come renila prima >ia il tutto sì<\ il p r o d o n o dell'analisi,gli elementi. Di fronte alPuno e agli altri il saggio si lascia guiela-re dall'idea di una interazione, la quale è tanto drast icamente in-tollerante del problema degli L.-lementi quanto lo è del problemadell 'elementare, l;. impossibile elaborare 1 momenti singoli proeedendo esclusiva me tue dal tutto e viceversa. Il tu t to è monade etuttavia non lo è; i suoi momenti singoli, in quanto moment i dinatura concettuale, r imandano al di là dell 'oggetto specifico neluuale si sommano. Ma il saaaio wow li seaue oltre l ' omet to spc-cilico. un ••< olire :•.> nel quale (cosi si asserisce! essi troverebbero lapropria legittimità: altrimenti cadrebbe nella cattiva finitezza. Il

3 R. DESCARTES, Discorso sul metodo. Larerza. Bari 1960, pp. 55-

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cfr bourdieu
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s;ìi;gio invece stringe canto dappresso Vhic et nunc de(1 oggetto, si-no ;\ che e]nc^io si scompone nei vari momenti di cui vive, invecedi essere niente più che un oggeuo.

La ter/ci regola cartesiana, «di condurre con ordine i miei peti-s ier i e o m n ì e i a i i d o dag l i n i e l l i p iù >cm pi ic i e p iù lac i l i a c o n o s c e

re. per salile a poco a poco, come per gì adi, sino alla conoscenzaelei pili complessi-', sta ir. netta conti-addizione con la forma de]saggio, che muove dalla maggior complessità e non dalla maggiorsemplicità, cominupk' non da ciò ,\\e è familiare già in panenza.Né si lancia fuorviare, e si comporterà ir.vece come coh;i c\\c iniziaa studiare la luo^ofia avendo di e^sagià una certa quale idea. Ma purvagii. C.'.o l̂ui non comincerà leggendosi gli autori più semplici chenel loro corninoti scnsc passano con frettolosa superficialità anchesugli argomenti che richiederebbero invece un prolungato esame;ma atlror.icra subito quelli giudicali più dilticili. che riproieue-ranno poi la loro luce su ciò che è semplice, illuminandolo come«posizione del pensiero di fronte all'oggetti vita». Lo studente in-genuamente convinto che solo i test: più ardui e pi vi tremebondi0 I, 1 1

V adano bene è più saggio di guanto non lo sia l'adulto clu mi

nacciandolo col dito ammollisce il pensiero a capire i concetti piùsemplici prima di cimentarsi con i più compU-sM, che sono perogli unici ad attirarlo, Questo differimento della conoscenza nonfa altro che ostacolarla. Di fronte al convenu della comprensibili-tà, di fronte alla concezione della verità come di un et tetto in rap-porto a una causi!, il saggio costringe sin dal primo passo a pensareVohìcctun: ne!la pluridimer-uonaliià che A\ è propria, corre^endoin t a l m o d o la p n m i t . i v u à o s t i n a t a c h e s e m p r e , si a c c o m p i i v . u a a l l ani ti i) c o m u n e . S e la s c i e n z a s e c o n d e ) u n s u o c o s t u m e d i t a l s i t i c a -trice riporta a modelli di maggior semplicità gli aspetti Jitlicili ecomplessi di una realtà antagonistica e polverizzata iti tante mo-nadi e successivamente differenzia quei modelli t ramite un pre-teso materiale, il sai>Elio distnmuc in\rece l'illusione che il mondosia semplice, e, in tondo, pur esso logico, un'illusione quatitn ma:atta a difendere il mero esistente. La differenziatezza del saggionon è un'aggiunta estenui, hensi il suo stesso medium. Il pensie-ro istituzionalizzato tende ad artnhu:r!a alla mera psicologia delsoggetto conoscente e pensa dì liquidare cosi quel che vi è in essadi cogente.. Il convinto inoliare della scienza contro l'eccesso diabilità non è rivolto, a ben guardare, contro il metodo saccente e

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malsicuro, bensì contro quegli eie nienti scostatiti e strani della co-sa, che l'abilità fa emergere.

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La quarta regola cartesiana < fare enumerazioni cosi completee revisioni cosi generali da essere sicuro di non aver omesso nul-la», cioè il vero principio sistematico, r i torna immutata nella po-lemica eli Ivam contro il pensiero «rapsodico>> di ArisLutele. licorrisponde alla critica rlvoliii al saggio ila chi, col linguaggio della pedanteria scolastica, afferma che esso non è esaustivo mentreoi>ni o m e t t o , e senza dubbio bogaetro .spiri tua le. racchiude in-li ni li a spelli e quali di questi scegliere lo decide esclusivamentel ' intenzione del soggetto conoscente. I .; panoramica generale»risulterebbe possibile ^oliatilo laddove losse cerio già a priori chePogge (io in esame si risolverà tu t to nei concetti con i quali lo sirratta, e che non resti nulla che non si possa anticipare partendoda essi. Sulla base eli quella pi'ima supposizione, poi, la regola del-la completezza delle singole concatenazioni pretende che Pomici-10 si law'i rappresentare ili un contesto dedutt ivo della massimacompal iez/a; una supposi/ione della filoso] i;i dell ' idem ita. (•omenell'esigenza di definizione, la regola carie^aiia e sopravvissuta,quale indicazione poi' la pratica inuellettuale, al teorema razionali-stico sul quale essa SL iondavd; anche dalla scienza aperia all'einpi-ria si pretende che olirà prospettive d'insieme e continuila espoli-tiva. In tal moilo ciò che in Dc^cartes era le coscienza ini elica nateclic vigilava sulla necessita del hi conoscenza si muta nell 'arbitrio diun Irame of rejavMce, vii una assiomatica che si è costrett i a porreal] inizio perché solo cosi è possibile soddisfare l ' istanza melodicae rendere plausibile il u n t o , senza peraltro che tale assiomatica siain grado di dimostrare da sé la propria validità o evidenza, oppu-re, nella versione, tedesca, è l 'arbitrio di un «pro te iLO» I ìiutwcirf •11 quale, patet icamente teso ad attingere dire t tamente all'essere,non la altro che nascondere ti proprio condizionamento soggetti-vo. 1/istanza di una continuità del ragionamento pregiudica giàper sua tendenza la coerenza dell 'oggetto, l 'armonia a questo pro-pria. I n a esposizione continuativa entrerebbe in contraddizionecon una cosa antagonistica, almeno nella misura in cui non delinisse la continuità come al tempo stesso discontinua. Nel saggiocome ionna si annuncia, inconsciamente e in maniera non teorica.il bisogno di annullare anche nel procedimento concreto dello spi-rito le pretese, teoricamen'.e ormai superate, di completezza e dicon [.milita. Il saggio, che est e. ti camera e si ribella coi Uro un nir.Lo

retto e solo preoccupato che nulla gli sfugga, la ilio un motivodella critici della conoscenza. E un motivo antidealistico ribaditoin pieno clima eli idealismo dalla concezione romantica che vede

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I 8 NOTE PER LA LEI TER A TURA

nel frammento mi;i figurazione incompiuta ma, tramite la nHes-sione sopr;i -e stessa, progressivamente prolesa versi) l'ini inno .Anche nel suo modo di presentare le cose il saggio non deve volerd a r l ' i m p r e s s i o n e , di a v e r d e d o t t o l ' o m e t t o , d ' a v e r e s a u r i t o r u t t o

Ir CO '

quanto di o^o ->i può diro. Alla sua L'orma appartiene immanentemeni e la propria relativizzazione: il saggio deve strutturarsi si dapoter all 'apparenza interrompersi sempre quando voglia. Pensa inIrammenti perché frammentaria e la stessa remila, trova la propriaunità attraverso le ( ia t ture , non attraverso il Inni appianamento.I /uni ia r ie ta dclPordinamentu logico misliliea l'essenza antago-nistica della realtà cui tu imposto, La discontinuità è la sostanzastessa del saggio, il suo obìectutn è sempre un conI l ino sospeso ilauna tregua. Meni re sintonizza i concetti l 'uno sull'altro in base al-la loro 1 unzione sul parallelogramma di forze del quid in esame, ils a ^ i o ri:iiiii!e da] concetto superiore citi essi andrebbero lutti in-Me me subordinati; quel che questo conceno fins'e. sol t,mio di realiz-zare, il metodo del saggio sa in realtà essere impossibile, eppuretenua ugualmente di realizzarlo. Il termine « ten ta t ivo» , nel qualel 'utopia di far centro da p a n e del pensiero si unisce alla coscienzadella propria fallibili là e provvisorietà, come quasi tut te le lermi-

iiie sopravvissute alla storta da sulla torma un'ini orinazioneche e tanto più importa lite in quanto non la si ha per programmama come caratterizzazione deirìnienzione. di diLiicohosa ricerea.Scegliendo volutamente o a caso un carattere particolare, il sag-gio deve far in esso risplendere la totalità senza però asserirne lapresenza. Corregge ciò che di casuale e isolato vi e nelle proprievedute nel mentre che e w , Via si uiol tip Jcano, si contcrimmo, silimitano, all ' interno del suo stesso processo sia nel rapporto a mo-saico \:on altri saggi mai però arrivando, per astrazione, alle uni-tà caratteristiche che da esse ha dedot to . «E qui che un saggio sidistingue da un t rat ta to. Scrive con lo stile tipico del maggio coluiche compone speriinctif almcn Le., volta e rivolta il SUO Oggetto, ]ointerroga, lo palpa. In esamina, lo penetra con la rii l e s ione : coluiche lo affronta da angolature diverse, raccoglie entro la propria vi-sti ale spirituale ciò elle vede e traduce in parole quanto l 'oggettomostra di sé nelle condizioni create nella scrittura»6 . 11 disagio perquesto modo di procedere e la sensazione di poter cosi continuaread arbil-rio MUIO in parte veri e in parie sbagliali. Veri perche dila t to il saggio now conclude e la incapacità di concludere riemerge

b M. BEXSE, Vhcrdcn lissay una scine Prosa, in «Merkur», I, 1947, n. 3. p. 418.

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come parodia elei suo .stesso a priori; e allora gli si addossa una col-pa commessi; invece dal le iorme che cmccLa.no la traccia dell 'arbi-trarietà. Il disagio è invece fuori posto perché la costellazione delsiigli it> non è arbitraria con1, e pensa un soggettivismo t i lo >o li co chetrasferisce la -.tangenza dcll'o/vir/.'!';;.1 in quella dell 'ordina mentoconcettuale. Definiscono il saggio l'unità ilei suo oggetto e l 'unitàeli teoria ed esperienza entrate nell'opiietto stesso, l a sua non èl 'apertura vaga del sentimento o delle sensazioni ma apertura, chericeve contorni precisi dal coni ci mio specifico del saggio. Questosi ribella all'idea di opera tonda ine male, rispecchiante a Mia vol-ta l'idea di creazione e totalità. La forma del saggio scaturisce dalconcetto critico che nega che l'nonio sia un creatore e che alcun-che eh un.ano >ia creazione. Riferendosi sempre a co>c jj.ià fatte, ilsaggio non si presenta mai come creazione ne cerca qualcosa di on-nicomprensivo, la cui m u t i l a sia analoga a quella de!l;i creazione.I .a totalità del saiuiio. uni fa di una lorma che è in sé costruita esau-st ivamente, è la totalità del non totale, è una totalità che neppurcome norma propugna la tesi eia essa respinta sul piano elei conte-nuto: quella dell ' identità di pensiero e cosa. La liberazione dallacoazione all ' identità gratifica talvolta il saggio di ciò che sfugge alpensiero u: f iciale. cioè del momento dell 'indelebile, del colore chenon si può cancellare. ( 'erti termini stranieri usati da SimmclchcL attttude - ri\ -ciano appunto tale intenzione, sentii peraltro ciessa sia stata trat tata sul piano teorico.

Il saggio e più aperto e. nel contempo, più chiuso eli quanti)non piaccia al pensiero t radizionale. Più aperlo dal momento cheper il suo stesso impianto nei;.a qualsiasi sistema t.ica e Lauto megliu sudJisia i propri requisiti quanto maggiore è il rigore con ilquale si at t iene a tale principio; nel saggio i residui sistematici, co-me ad esempio le in ti (trazioni di studi letterari con tilosofemi giàconk-zionati e ormai d uso comune, che dovrebbero dare a quelliuna panna di rispettabilità, hanno lo stesso valore di ovvi età pM-colosiche. Pili chiù-io e però il saggio in quanto esso lavora con rilievo alla forma dell 'esposizione. La coscienza della non identitàira esposizione e cosa obbliga la prima a iniiniti sforzi. Solo qtii ilsaga io è affine all 'urte: per tut to il resto è invece ncec s^ariamen-te ait ine alla teoria, a motivo dei conceni che m esso ricorrono ec h e d a l l ' e l e n i o si p o r t a n o d i e t r o n o n s o l t a n t o il s i g i l i ! i c a t o b e nsì anche il rii eri mento teoretico. Cer to il saggio ha con la teoria\m rapporto tanto cauto quanto lo e. quello col concetto. Il saggionon discende apodit t icamente dalla teoria - vizio capitale ili nit-

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2 0 NOTE PER LA LETTERATURA

tu la produzione saggistica elei tardo Lukàcs - ne e un anticipo di-unirsi ancora a venire. L'esperienza in i rii e tuia le e tanio più mi-nacciata dal disastro quanto più essa si sforza di concretizzarsi ealleluiarsi a teoria, quasi avesse scoperto la pietra t ilo sol ale. I1. p-pure l'esperienza intellettuale tende, per il MIO stesso sigmiicato,a questa oggei t ivazione. Il saggio rispecchia tale antinomia. Co-me a .s sorbe dal Teste ['no concetti ed esperienze, cosi assorbe ancheteorie. Solo che il suo rapporto con esso non e quello del punto divista. Se il non aver punii di vista non coni inua a essere nel ^gio una questione di ingenuità e di subordina/ ione all'alio rangodei suoi oggetti; se il saggio utilizza invece il riferimento a questiultimi quale mezzo per ini: ;i ni: ere l ' incantesimo del comincia men-to: allora esso reali/za qua>i parodisticamente quella polemica al-trimenti spumata che il pensiero conduce contro una mera t ilo so-lia dei punti di vista. Esso logorii le teorie che idi sono vicine; laMia tendenza è sempre rivolta a liquidare l 'opinione, anche quellacon la quale esso inizia. Il saggio è ciò che è stato sin dall'inizio, laforma critica per eccellenza; e cioè, in quanto critica immanentedi produzioni spirituali e coni mutazione di quel che esse sono coloro concetto, critica dell'ideologia. :I1 sai?, t; io è la torma della ca-

critica del nostro spirito. Chi esercita critica deve infattinecessariamente sperimcntarc. creare le condizioni in cui un oggettopossa ripreientarsi diversamente via come appare in un autore, so-pra E e urto sottoporre a prova e veri) ica i punti deboli di un oggetto.Ecco il signilicato più vero delle rettifiche che un oggetto sa opera del suo critico»7. Al -ingoio si rimprovera mancanza di ubiCdushUi?}.' e r e l a t i v i . s m o p e r c h e e s s o n o n a c c e t t a a l c u n p u n t o d i v is t a e s t e r n o . M a c i ò s i f i l i t i c a t i r a r e i n c a m p o u n ' i d e a J i s t r u t t a d aH e g e l , cu i i p u n t i di vi Ma n o n p i a c e v a n o : l ' idea della ve r i t à c o m equalcosa di Ix I l e p r o n t o » , l ' idea di u n a g e r a r c h l a tra c o n c e t t i ; q u ieli e s t r e m i si t o c c a n o , il s a ^ i o con la f i losol ia J r l s a p e r e a s s o l u t o .11 sa^uio v o r r e b b e g u a r i r e il p e n s i e r o dui suo a r b i t r i o a c c o g l i e n d onel p r o p r i o p r o c e d i u i e n l o . i r a n u l e la r imess ione . T-irbi i r io s t e s so .i n v e c e di m a s c h e r a r l o da i m m e d i a t e z z a .

I n d u b b i a m e n t e la : i lo>oiia di H e g e l r i s e n t i d e l l ' i n c o n s e g u e n z acon la q u a l e egli c r i t i c ò il c o n c e t t o u n i v e r s a l e e a s t r a t t o , il s empl i -ce <,;-risultato», in n^mc di un p r o c e s s o i n t i m a m e n i e d i s c o n t i n u o ,m e n t r e nel c o n t e m p o pa r lò di m e t o d o d i a l e t t i co alla m a n i e r a usatadagl i idea l i s t i . P e r c i ò il maggio è p iù d i a l e t t i c o vi ella d i a l e t t i c a , la

' ìbid., p. 420.

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IL SAGGIO COME FORMA 2 I

dove questa si enuncia da sé. Esso prende alla lettera la logica he-geliana: non si deve ne far valere immediata meni e. la verità dellatotalità di contro ai singoli giudizi, né finitizzare la verità a giudi-zie> s i n g o l o : a l c o n t r a r i o , l a p r e t e s a d i v e r i t à a v a n z a t a d a l l a s i t i l o -l a r i t à v i e n e p r e s a a l l a l e i l e r u s i n o a g i u n g e r e ; i l F e v i d c : i z a d e l l a s u afalsità. Quel che di ardito, di pionieristico, di non completamenter i so l to vi è in o^ni d e t t a g l i o del samiio se ne t i ra d i e t r o a l t r i , c h e lon e g a n o ; la n o n v e r i t à in ci;ì il sa^u'io c o n ^ ì | X ' V o l m c n ; c si lascia irivi ire e l \ \ e m e n i o dell;1, sua v e r i t à . TI : also sì 1 rova già nella t o r m adel s agg io , nel suo r a p p o r t a r s i a e n t i t à c u l t u r a l i già f o r m a t e , cleri-

m a co ii si d e r a t e q u a s i ci t o r e r o d i p e r >é. 1 u n a via m a g g i o r ee l ' e n e r g i a con la q u a l e i. saggio s o s p e n d e il c o n c e t t o di u n a rea l t àp r i m a e si r i f i u t a di r i c a v a r e da l la n a t u r a i fili de l la c u l t u r a , m a g -g i o r e sarà a n c h e la r a d i c a l i t à c o n la q u a l e es->o r i c o n o s c e l 'cs>ctizan a i u r a l e del la c u l t u r a s t e s sa . Si p e r p e t u a in q u e s t ' u l t i m a , e s i n oai n o s t r i g i o r n i , il c ieco nes so n a i u r a l e , il m i t o , e p r o p r i o su ciò ilsagg io r i f l e u e : il suo t e m a è p r o p r i a m e n t e il r a p p o r t o t r a n a t u r ae c u l t u r a . N o n pe r nu l l a , i n v e c e di ••>. rìciurli >>. il saggio si i m m e r g enei f e n o m e n i c u l t u r a l i c o m e in una s e c o n d a n a t u r a , u n a s e c o n d ai m m e d i a t e z z a , p e r d i s t r u g g e r e , con t e n a c i a , la l o r o i l l u s i o n e . C o m ela l i l o so l i a d e l l ' o r i g i n e , n e a n c h e il ^ tga io si lascia t r a r r e in i ngan -no sulla d i f f e r e n z a c h e es i s t e t ra c u l t u r a e ciò c h e la s o t t e n d e . Peresso la c u l t u r a n o n e u n e p i f e n o m e n o d e l l ' e s s e r e c h e vada di si r u t -to , ma co s t e s s o c h e le s t a al f o n d o è tbesei, è la soc i e t à s b a g l i a t a ,Hsso p e r c i ò c o n s i d e r a l ' o r i g i n e alla s t r e g u a di una •*ovr; is irutUira.n i e n t e di pil i . La sua l i be r i à nel lo scegl iers i gli o g g e t t i , la sua so-v r a n i t à di t r o u te a t u t t e le prìorities dì 1 a t t u a l i la o :;eoria. d e r i v anti da l f a t t o c h e t u t t i gli o g g e t t i su no p e r e s s o alla s tessa d i s t a n -za da l c e n t r o : c ioè d a l p r i n c i p i o c h e u t i l i a m m a l i a . 11 saggio n o nesalta l'attenzione rivolta al primigenio quasi che quella fosse piùoriginate dell'attenzione rivolta al medialo, poiché nell'originaiie-tà s tessa esso v e d e un o g g e t t o del la ri Ile sp ione , un n e g a t i v o . T u t -lo q u e s t o c o r r i s p o n d e a una s i t u a z i o n e in cui r o r i g u i n h l à . q u a l epunto di vista dello spirito sussistente in un mondo socializzato, èdiventala menzogna. Tale menzogna va dai concelli storici di lin-gue storielle elevati a parole archctipc. sino all'insegnamento ac-cademico di i~,\\itìve ivrìting, al primitivismo su scala indii si riale,ai t lauti a he.c.eo e al finger ,\)dìt:thtgi dove, la necessiti! pedagogica sialleggia a virtù meta l l ica . Il pensiero non è risparmiato dulia ri-bellione baudelairiana della poesia alla natura intesa come riservasociale. Al pensiero ormai sono rimasti soltanto paradisi artificiali

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2 2 NOTE TER LA LETTERATURA

e in essi si muove il saggio. Secondo il eletto hegeliano, tra ciclo eterra non vi e nulla che non -uà media to ; il pensiero annui i r imanefedele all ' idea ci e 1 ]* i n Ì n J e J ì : ) L L' x / i i solo t ramile ciò C:ÌC è mediato ,ma ne diviene la vittimi! non appena voglia al tro [Ha re Pi m medi a-lo ni di Luori di ogni mediazione. Ast inamente il saggio si lorl i l icanei cesti, coinè se essi esistessero sic et simpliciter e possedesseroautor i tà . In tal modo, senza ricorrere alla menzogna eli una realtàprima, il >aggio si garantisce un ter reno. seppur i n c e n o , sul quale

, COSÌ come un tempo lnceva l'esegesi teo.loy.ica delle Scrii-nire. Ma la sua tendenza è opposi a, è una tendenza crii: ca: met terei tc>u a confronto con il loro conc i l i o cula i ico , con la verità cheognuno di essi, anche involon ta r iamente , esprime e cosi toglierefondamenLO alle pretese della cul tura, spingerla a riflettere sviilapropria non veri tà, a p p u n t o -.u quella parvenza ideologica, nellaquale la cultura si rivela compiei ameni e asservita alla natura . Allosguardo de! saggio la seconda natura acquista cons.ipevolez/.a disé come prima na tura .

Se la verità elei saggio si muove nel i/jccliun; della sua non ve-rità, allora e e r ra to ricerca ria nel mero suo con trap porsi a quan-to nel saggio stesso vi e di inau ten t ico e di p roscr i t to ; men t r e èpropr io qui che dobb iamo ricercarla, nella Mia mobili tà, nella Mtamancanza di solidità, un ' i s tanza ques t ' u l t ima che la scienza hamisi er i to dai rapport i di proprie tà allo spiri lo. Coloro che pensa-no di dover d i fendere lo spir i to dalla mancanza di solidità sonosuoi nemici : lo spir i to , una volta emancipa tos i , e di per se stessomobile. Non appena -coglia andare ol t re la semplice r ipet iz ione,oltre il semplice inventar io burocra t ico di qi lari Lo già esiste, lospirito finisce qua o là coi"1, lo scoprirsi; fuori di ques to gioco laveri là non e che tautologia. S tor icamente il saggio e a l i ine anchealla retorica a cui lo spir i to scientifico, da Descar tes e da Baco-ne sino ai nostr i LHotrni, ha cercalo J i Fare la festa sino a che essanell 'epoca Jeda scienza non si e coc ren t emen te degradata a scien-za sui generis , a scienza della comunicazione . I ndubb iamen te ilpensiero tu sempre re lorica per il suo adeguarsi al linguaggio del-la comunicaz ione , volle sempre ar r ivare alla sod Ji>fazione imme-diata degli ascoltatori , dunque a un surrogarti di soddisfazione.Ora il saggio, proprio nel l ' au tonomia della rappresen taz ione chelo dis t ingue dalla comunicazione scienti 1 icii conserva tracce dellinguaggio comunicat ivo che mancano invece m questa . Le grati-ficazioni che la retorica vuole dare al l 'ascol ta tore , nel saggio sonosublimate, d iven tano idea Jella lelicità de r ivan t e da una libertà

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dall 'oggetto; tale libertà rende a quest 'ul t imo pi vi giustizia d: cjuan-t;i non gliene verrebbe se venisse inserito nell 'ordine delle idee.La coscienza scientifica, nemica di qualsiasi concezione antropo-morfica, :u sempre alleala del principiò di realtà, ma nello stessotempo anche nemica della ielicilà. La lelicuà deve c o l i l i lire i l i ine di tu t to il dominiti sulla natura e invece tale fine si presenta alte ni pò sresso sempre co ni e 1 epressione alla semplice natura. Ciòsi vede anche nelle filosolie supreme, anche in Kant e in Hegel.Si entusiasmano per l 'idea assoluta della rag ione ma nello stessotempo la accusano di Nacccnteria e di scarso rispetto r.on appenaessa relativizzi un qualche valore. Con t ro questa tendenza il sag-gio recupera un aspetto della sofistica. I ostilità nutrita nei con-fronti del'a felicità dal pensiero critico ufficiale è avvertibile so-prattutto nella dialettica trascendentale kantiana, in quel suo ve-er rendere e lenio il contine elle separa intelletto e speculazione,

in L|iiel suo voler evitare, secondo una sua metaiora .jualit icante,le «divagazioni in mondi intelligibili». La ragione amocriiica hanel kantismo l'obbligo di stare con ambo i piedi a terra e eli mo-li va re se stessa; e in tanto , in base al suo più int imo principio, sichiude a ogni novità e a quella curiosità che è condannata anchedalla tlloNolia esisten/Iale, ma elle per il pensiero è il principiodel piacere. Ciò che Kant riconosce, sul piano del contenuto , co-me meta della ragione, cioè la realizzazione del l 'umani tà , l 'uto-pia, viene rifiutato da parte dulia forma, e cioè dalla teoria dellaconoscenza, la quale nei 11 permet te alla ragione di andare al di làdel campo dell 'esperienza d ie perciò, preso nel meccanismo delmero materiale e. dcdla categoria immutabile., si riduce a ciò d i e e:stato da sempre. Oumetto del sabino è invece la novità m quantonovità, intraducibile nelle vecchie iorme già esistenti. Ala men-tre esso r i t iene sull 'oggetto por cosi dire senza violenza, lamen-ta anche, in silenzio, che la verità abbia t radi to la felicità e conciò anche M stessa. Ecco l'accusa che gli aiti la tanto livore. Meisaggiti la •.uaMviià della comunicazione, analoganu-nie al muta-mento di funzione cui vari elementi sono sottoposti nella musi-ai autonoma, è alienata dal suo line originario, per divenire puradeterminazione dell 'esposizione in se., e lemento str ingente dellasua costruzione, d i e non vorrebbe ricopiare la cosa, bensì ripristi-i l i i r l a r i c o m p o n e n d o l a , i n b a s e . ;ii s u o i ero iu:e . l i n a li };->ci'tbra dìsìcctu.

Nel saggio vengono 1 usi ^o\\ il contenuto di verità anche 1 pas>ag-gi scandalosi della retorica, dove l'associazione, la polivalenza deitermini, l'omissione della sintesi logica rendevano facile il compi-

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NOTE PER LA LETTERATURA

to del basco! rato re e lo indebolivano per poi assoggettarlo ai vole-ri dell'oratore.. I passaggi saggisiici rigettano invece la deduzioneapodittica per prc ferirle i collega nienti sincronici tra gli elemen-ti, cui la logica discorsiva :ion concede spazio alcuno. Il saggio ri-corre a equi vocazioni, ma LUMI per >cuuieria. non perche ignori Incondanna a esse comminata dalla scienza, bensì per recuperare ciòche soltanto raramente riesce alla critica delle equivocazioni, alla

:a distinzione dei significati: per iar capire insomma che ogniqualvolta un termine connota alcunché di diverso, il diverso non èpili del lui to tale, per far capire che l'unita del termine indica unaunità, comunque nascosta, della cosa Messa, senza peraltro che lasi possa coi.fondere con Yaffinità linguistica secondo buso delleodierne filoso Me della restaurazione. Anche qui il saggiti sfiora lalogica della musica, rigorosa arte di pa^sas^i e tuttavia priva diconcetti, per restituire al linuuatuu'o parlati» ciò che !a tirannidedella logica discorsiva gli aveva tolto, una li numide che peraltronon permei le che. la si aggiri, che la si tragga in inganno nelle suestesse forme attraverso l'espressione penetrante e soggettiva. IIsaggio non è infatti il semplice contrario del procedimento discor-sivo. Non è alogico: bensì ubbidisce anch'esso a criteri logici nellamisura in cui le sue frasi debbono iormaiv un complesso coerente.Nel saggio non possono rimanere contraddizioni palesi, a menoche non siano motivale come contraddizioni dcìYobicetum. So-lo che esso svolge i pensieri secondo procedimenti differenti dae udii della logica discorsiva. Non deduce da. un principio, né in-

uce da singoli rilievi coerenti. Non subordina idi elementi, mali c o o r d i n a , {'A^] i c r i t e r i d e l l a l o g i c a r i s u l t a c o m t n e u M i n i b i l e s o

lamente la sostanza del suo contenuto, non invece il modo con ilquale questo e presentato. Se lo si raiironia alle torme nelle qualiviene partecipato in modo indifferente im contenuto già pronto,il saggio è pii! eh riamico elei pensiero t radizionaie per la tensionetra rappresentazione e rappresentalo, ma del pensiero tra di zio naieè al tempo Messo pili statico in quanto giustapposi/ione costruita.Questo è Punico motivo che lo rende at fine all'immagine, solo chequella staticità scaturisce da una situazione di tensione sospesain certo qua] modo da una tregua. T.a leggera accondi sccndenzadel ragionamento obbliga il saggista a una intensità maggiore viiquella de] pensiero discorsivo. Il saggio infatti non procede, allacieca, da automa, come invece fa il pensiero discorsivo, ma devea ogni istante riflettere su se stesso. E non riflette certo solo sulrapporto che lo lega al pensiero stabilizzato, ma anche sul rappor-

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cretività filosofica, dunque?
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to tra se stesso, la retorica e la comunicazione. In caso diverso lasupposia iperscien/ii si ridurrebbe a. vana prescienza.

L'at tual i tà del saggio è l 'attualità dell anacronismo. Mai comeOL-UÌ e>so >i e ' .rovaio iti un m o m e n t o s tor ico t a n t o ost i le , hsso èschiacciato ira una scienza organizza la in cui m i n M ar rogano laverifica di tutti e di tut to e che espunge tutto ciò che non è fattosu misura del consenso venerale, concedendogli la lode ipoema, eliessere intuizione geniale e idea stimola ni e. e una i ilo sol in la qualesi accontenta dei residui vacui e astraivi lasciatile da una praticadella scienza che ancora non li lui talli propri e clic diventano co-si per essa l'oggetto di un lavoro Ji second'ordine. Ma il salciosi occupa di cuci che di cieco vi è nei suoi oggetti. Vorrebbe raresplodere trainine concerti ciò che ne: concetti non rientra oppu-re ciò che a lira verso le co r.t raddizioni in cui essi >i avviluppanodenuncia che la rete della loro OÌJOCI t iviià non è che \uv.\. or^nuiz-/a / ione so^icil iva. Il rigido vorrebbe polarizzare l'opaco. lihcrar-ne le energie latenti. Cerca di concretizzare un contenuto precisonello spazio e nel tempo: costruisce la reciproca connessione trai concetti cercando di ripetere fedelmente quella che essi iorma-no nell'oggetto. Esso sfugge all'imperativo degli attributi che daitempi della dc i i l i i / i o iK : del \':.»if)Oshj Vengono predicat i delle idee:<• esistenti e ternamente , che non divengono ne scompaiono, nonminano né vengono meno»; «un essere e terno, sempre unii or me,in sé e per sé»; e tuttavia rimane idea perché non si arrende al pe-so dell 'esìstente, non si piega a ciò che meramente è. Per giudicareresistente, il -^audo non assume a criterio l 'eterno, ma piuttosto unentusiastico fra n lineino dell'i il [.imo Nie.izsche: «Posto che dicia-mo di si a un unico istante, con ciò abbi amo detto di si non solo anoi stessi ma a tutta, resis tenza. Perché nulla sussiste isolatamen-te, né in noi stessi né nelle cose; e se la no^tra anima ha, come unacorda, vibrato e risuonato di felicità anche una sola volta, tu teele eternità l ' irono necessarie per determinare quest 'unico aecadi-mento e tni u l 'eternità è stata, in quest 'unico istante della nostraaffermazione, approvata, redenta, giustificata e affermata»8 . Mail saggio sospetta di tuie gìusliiicazione. di tale approvazione. Lafelicita, che era santa auli occhi di Nict/ 'schc, es-.o non sa chiamar-la altri nìcni: che felicita ncoltiva, Anche sulle pi ti sublimi ni:ini-

8 P+ NtETZSCHE, Der WHk zur Muchi (II), in Werke. voh X, Lcipzig 1906, p, 206, $1032 [e rad, it. La volontà di potenza* Saggio di un rovesciamento di va/ori\ ora in Opere, voiVili. t. I: Vrammenti postumi ISSJ-ISSJ, Adelphi, Milano 1975, pp- 229-301],

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26 NOTE PER LA LETTERATURA

fe.stazioni dello sp in to clic la espr imono prava sempre la colpa ci;vaniticarla sino a quando esse non r imarranno alt.yo clic spirilo.Perciò Ja legge formale più intim:ì del saggio è l'eresia. Grazie alla

zione Jd l 'o r iodoss ia del pensiero si rende visibile nella eosaciò la cui pei^i>ienz;i iK-tl'invisihililà costituisce ii: >e^reUì lo sco-po oliici [.ivo dell 'ortodossia.

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I /A posizione del narratore nel romanzo contemporaneo

11 compilo ili comprimere in pochi miniili alcune nozioni MIIIO

stato attutile del romanzo come forma costringe ,1 estrapolare unmomento, s;a pure violeutcmentc. Fale momento sarà hi posizionedel narratore. Essa e oggi coiu ras sei! naia da un paradosso: non sipuò pili raccontare, mentre la torma del romanzo esige narrazione.Il romanzo Ivi la torma letteraria specnica dell'era borghese. Al suocomincia mento sta l 'esperienza del mondo disincantato del Don(..bkciottc. e il padroneggi amen ro artistico della .semplice esistenzae ti inasto il suo elemento. Il realistico v\\ era ini manente; perfino iromanzi che per il loro argomento erano iantastici hanno tentatodi e spone il loro contenuto in manier.i tale clu- ne emanasse la sug-gestione del reale. Onesto modo di comportarsi e diventino pro-blema lieo ir: uno sviluppo che risale al XIX secolo ma che oggi si èaccelerato al [es t remo. Da] pi mio di vista del narratore, at traversoil soggettivismo che non t olle ra nessun eie meni o materiale non tra-sformato e appunto per questo svuota il co manda mento epico dellanogeU.iviia. Chi Of.̂ .i ancora si sprofondasse, ne l Fobie Uivo, come halatto pei- esempio Stifter, e ricavasse il suo effetto dalla pienezzae dalla plasticità di ciò che viene contempla lo e umilmente accol-to, sarebbe costretto al gesto della imitazione artigianale. Egli sirenderebbe colpevole della menzogna di abbandonare se si esso almondo con un amore c'ie presup \>ne che il mondo abbia un sen-so e finirebbe nella insopporiabi e pacebianeria del tipo dell 'uriepatria. Non minori sono le diiiicolta a partire dall 'oggetto. Comealla pii tura sono stati sottrai li molti dei suoi compiti tradizionalia opera della : otografia, cosi e stato sot t rat to molto al romanzo dal

iomalistico e dai mezzi di comunicazione dell ' industriaeiilnirale, in particolare dal cinema. II roman/o clo\'et:.e c.oncentraisi >u ciò che non si riesce a indetir.izzare <:oi\ 1 iulonna^ioiK-.Solo che, al contrario della pittura, nell'emancipazione dall'og-getto gli sono posti limiti dalla lingua, che ha bisogno ampiamen-

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28 NOTE PER LA LETTERATURA

te di esso per fingere l'informazione: conseguente mente Joyce Inalegata la ribellione elei romanzo al realismo con una ribellione allinguaggio discorsivo.

Sarebbe ben misero difendersi dal suo ten ta t ivo accusando-lo vii anormale arbi i rar ie là individualis t ica, ("adula è l ' idemi iàdell'esperienza, la vita intrinsecamente continua e articolata chesola permette l'atteggiamento de! narratore. Non si ba ebe da

[ ti..

pensare alici impossibilità che qualcuno che- abbia preso parte allaguerra la racconti al modo in cui prima imo magari raccontava lesue avventure. (mis tamente la narrazione ebe si p r e s i n a come -.eil narra:ore tosse padrone di una lale esperienza incontra l'impa-zienza e lo scetticismo del Pasco! tato re. Idee come epici la ebe unosi met te li a sedere e si « l e ^ e un buon libro» sono idee arcai che.Ciò nei 11 risiede semplicemente nella deconceiu razione dei lei tori,bensì nello stesso o t t e t t o comi lineato e nella sua torma. Raccontarequalche ceisa ini al li sibilii ie;i aver da dire qualche cosa d: fiurfìcnid-re e proprio questo viene impedito dal mondo amministrato, dallastandardizzazione e dal .sempre uguale. Davanti a oiiv.ì enunciatocon tenuti >ti cameni e ideologico e ideologica già la pretesa del nar-ratore che il corso del mondo sia essenzialmente tale da peri ne t te-re l'imi ivi d-jazione, come se l ' individuo, coi Mini sentimenti e coni moti del suo animo, fosse ancora capace di accostarsi <-.] tato, co-me s e r i n l e r n o del singolo ancora tosse capace ini mediai a niente diqualche cosa: la letteratura di accatto universalmente diffusa, checonsisto di biografie, è un prodotto na;o dalla dissoluzione dellatorma siessa del romanzo.

Dalla crisi deirooy.ct.t.i\it.à letteraria non e eccettuala la si eradella psicologia in cui proprio quei prodotti si presenta no come seci iossero di casa, pur se con poca fortuna. Anche al romanzo psi-cologico vengono soffiati sotto il naso i suoi oggetti: si è giusta-mente notato ebe in un'epoca in cui i piornalisti si sono inebria-ti iniuterroTtamente delle conquiste pMcolo^ichc dik scienza, e in particolare la psicoan.ilisi di breud, si è datempo lasciata alle spalle quelle scoperte del romanziere. D'altraparte con una tale lode messa su con una frase fatta non si capi-sce Dostocvskij: nella misura in cui in lui esiste in generale dellapsicologia, questa è una psicologia del carattere iiuelli^ibile, dellasostanza e non dell "empìrico, nnn de:'li uomini quali si incontrano per 'a strada. H proprio qui e^li e andato avar.ti. \\>n soltan-to Tessere tu t to il positivo e l afferratale, anzi anche la fattualitàdell ' interiorità, occupati dall 'informazione e dalla scienza costrinse

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IL NARRATORE NIX ROMANZO CONTEMPO!:ANEO

il r o m a n z o a fai l i f i n i t a c o n t u t t o ciò e a l egars i a l la r a p p r e s e n t a -z i o n e della sostali/:;) e del la n o n s o s t a n z a , b e n s ì a n c h e il t a t t o c h equanto più fittamente e senza lacune è contesta la superficie delprocesso sociale della vita, turno pili e rme t i camente questa ta davelo per celare l 'essenza. Se il romanzo vuoi rc^Lir fole le <•/,''/ suaeredità realistica e dire come stanno realmente le cose, deve rinun-ciare a un realismo che, tipa'ducendo la facciata, si limita ad aiuta-re questa nei suoi affari di occultamento. La reificazione eli tutti ir a p p o r t i ira i-\ lì i n d i v i d u i . \.-W- ira s f o r m a le loro q u a l i t à u m a n e i nhi - r i l i c a n l e c h e lacchi s c o r r e r e l iscio il m e c c a n i s m o , l ' u n i v e r s a l ee s t r a n e a z i o n e e a u t o a l i e n a z i o n e , r i c h i e d e di e s s e r e c h i a m a t a p e rn o m e e il r o m a n z o vi e a l t r e t t a n t o p o c o q u a l i f i c a t o q u a n t o le al-t r e f o r m e d ' a r t e . D a s e m p r e , e s i c u r a m e n t e a p a r t i r e dal WIIT se-co lo , da l [()}}• \<>>ics di l ' i e l d i n a . e s so e b b e il silo v e r o o m e t t o nelc o n l l i i t o t ra idi n o m i n i v i v e n t i e i r a p p o r t i piet rit icai i. T / e s l r a -n e a z i o n e s tessa gli d i v e n t a qui m e z z o e m e t i c o . I n t a t t i q u a n t o piùe s t r a n e i gli u o m i n i , i s i ngo l i e i c o l l e t t i v i s o n o r e c i p r o c a m e n t e d i -v e n t a t i , t a n t o pili e n i g m a t i c i al t e m p o s t e s s o d i v e n t a n o l ' u n o pe rl 'altro e il tenta t ivo di decifrare l 'enigma della vita esterna, cheè il \ ero e proprio impulso del romanzo, trapassa nella preoccu-pazione di capire l 'essenza, la quale, ora sgomentando a Mia vol-ta, appare doppiamente estranea appunto nella alienazione postadalle convenzioni e a noi ianiihare. Il :iìomenlo <unire-al.isi.ico delnuovo romanzo, la sua dimensione metafisica, viene essa stessamaturata dal ->uo oggetto reale, una società nella quale idi uominisono strappati gli uni dagli altri e eia se stessi. Nella trascendenzaestetica >] r i t iene il disincanto del mondo.

Tut to ciò praticamente non ha posto nella decisione consapevole.del romanziere e si ha ragione di ri tenere che dove v: penetra, co-me per esempio nei romanzi di Herman n Rroch, intesi a cose gran-diose, non fa propriamente bene al prodot to configurato. Piut tostole t rasi orinazioni s Lori che della torma si tramutanti in sensibilitàidiosincraliebe degli amori : e ilei loro .ivvLo decide essrnzialmen.te la misura in cui essi fungono da strumenti misuratori di ciò cheviene richiesto e in terdet to . In sensibilità rispetto alla, torma dellacomunicazione nessuno ha superato Marcel Proust. I.a sua operarientra nella tradizione del romanzo realistico e psicologico, sul-la linea della Mia dissoluzione sogMeuivjsReamente estrema,senza compiei a continuila storica con l 'autore Irartcese, passa peropere come \;c/s hy/me di lacobsen e Malte Laurids fìrigge di Rilke.Quanto più severamente ci si attiene al realismo dell'esteriorità, al

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N O T E P E R LA L E T T E R A T U R A

p e s t o elei ' .•:cosi e r a » , t a n t o p a i q u e l l a p a r o l a d i v e n t a i n i s e m p l i c e' • • •come s e » , l a n i o p i ù c r e s c e la c o n t r a d d i z i o n e I r a la s u a p r e l e s a i l a

una parte e il non essere stato cosi dui! altra. Va rigettala appuntola pretesa immanente, ineluttabilmente avanzala dall'autore, e cioèche egli sa con esattezza come sono andate le cose, e la precisionedi Proust, spinta fino al chimerico, la tecnica mtcrologica sono laquale iti fi ne si spezza Punita elei vivente dividendosi ir. atomi, èunto uno si orzo che il sensorio es letico ia per dare questa dimostrazione senza superare il circolo magico della forma. Per <eli li n o n s a r e b b e s t a t o c a p a c e d i c o m i n c i a r e c o n l ' i : i i o n n a z i o n e aproposito di qualcosa vii non reale come se fosse realmente stato.Perciò la >ua opera ciclici comincia col ricordo di come un bimbosi addormenta e tut to il primo libro non è altro che un dispiegarsidelle di l i ieohà dell' ad dorme in arsi quando al bambino la sua bellamadre non ha dato il bacio della buona notte. TI narratore per cosidire tonda uno spazio interno che gli risparmia il passo talsomondo esterno, quale verrebbe alla luce nella falsità del tono chepretendesse eli t ratta re familiarmente un tale mondo. Senza che losi noti, il mondo viene tirato dentro uuesto spazio interno si èdato a questa tecnica il tholo di tnonologue ìntérieur - e tutto ciòche avviene nello spazio esterno si presenta al modo in cui sullaprima vagina si dice del momento dell 'addormentarsi: come una

i interno, un momento del 1 lusso di coscienza, salvaguar-dato dalla contraddizione a opera dell 'ordinamento obiettivo spa-zio-tempora.c, alla cui sospensione 1 opera di PIYHIM :;i appello.Da tutt 'altri presupposti e in tutt 'altro spirito il romanzopressionismo tedesco, per esempio Lo studente sfaccendilo di G\\stav Sack, ha avuto come obiettivo qualcosa di simile. Lo sforzoepico di non esporre di ou^cttuale niente che non si .asci riempirein tutto e per tutto, alla fine sopprime la fondamenvale categoriaepica dell'opre! tualità.

Il romanzo tradizionale, la cui idea torse si incarna nella ma-niera pili autentica in Maiìbert. va paragonalo alla scatola magicadel teatro borghese. La tecnica di questo fu illusionista. Il narrato-re alza, un sipario: il lettore deve ricompiere insieme col narratoret u t t o c i ò c h e è a c c a d u t o c o m e s e l ' o s s e ^ l ' e s e n t e i l i c a r n e e o s s a . L asotji^et rivira del n a r r a t o r e si al t e r m a r.e '.a lo rza che p r o d u c e q u e s t aillusione- cf in Idauher t . nella p u r e z z a del liiuuiai'iMo Aw. cont e m p o r a n e a m e n t e , a t t r a v e r s o la s p i n i u a l i z z a z i o n e , la >o t t rae tu t -t a v i a al c a m p o e m p i r i c o cui si da . Sulla r i f l e ss ione g rava un s e v e r otabù: essa diventa il peccato cardinale contro la purezza obiettiva.

p a r i e

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IL NARRATORE NEL ROMANZO CONTEMPORANEO 3 I

Ins ieme col ca ra t t e re i l lusionist ico di c:o che v iene na r ra to , anche-q u e s t o i a h u p e r d e oggi la sua f o r z a . Spes so si è s o t t o l i n e a l o chene] n u o v o r o m a n z o , n o n s o l t a n t o in P r o i. su b e n s ì a l t r e t Lai i to ne i

iiux-Mof.'f.-LiYcxrs d i C a d e , n c l l \ i h i n i o T h o n u i s Alan t i . nell'I'-ornosenza <rualitu di M u s i h la r i i l e s s i o n e spezza la pu ra i m m a n e n z a i o rmale. Ma una tale riflessione praticamene non ha in comune piliche il nome con quella p refi a liberti a na. Onesta e una riflessionemorale: unii presa di posizione a Lavori? o contro alcuni personaggidel romanzo, ì.a nuova è r.na presa di posizione coni ro la merizo-L'iKi dell 'esposizione, [Propriamente contro lo s t o s o narratore, checome destissimo commenta tore degli avvenimenti cerca di correg-gere il suo inevitabile approccio, beri re la forma e co>a eh. e risicelenel suo .senso specifico. Soltanto oy.y,i il mezzo di Thoma^ Manu,l'ironia cinematica, che 110:1 e riductbi.e a uno sclierno contenuti-u ico , si può capire per la prima volta in base alla sua tunzione ca-pace di dare torma: l 'amore, col svesto ironico che si riprende ciòebe ha appena de t to , si scuote di dosso la pretesa di create realtà,cui tuttavia nessuna delle sue stesse paróle può sottraisi: nella ma-niera pili palpabile ciò torse avviene nella La se tarda, ne 11 *i; leti <> enella Ingannata, ni cui il poeta, giocando con un motivo romantico,riconosce attraverso Yì\ibitus del l ina i .a^ io il carattere di scaio-la magica della narrazione, la irrealtà dell'illusione, e proprio pcv

ìj a dirla con le sue parole, restituisce all'opera d 'ar ie quelcarattere di celia superiore che essa possedeva prima che con laingemma della non ingenuità si m e t t e r e a presentare l'apparenza.in maniera lui troppo liscia come verità.

Se. in Proust. in i n a m e n i coni ?le_ta il c o m m e n t o e i n t r e c c i a t o

con la v i c e n d a in m o d o tale elle a s e p a r a z i o n e tra 1 u n o e l ' a l t ra

svanisce , ciò ^imiiiica che il n a r r a t o r e al ' .acca in uil m o d o LUI eie-

mento fonda.mentale del rapporto col let tore: la distanza estetica.Questa nel romanzo tradizionale era rigida. Adesso essa varia comela posizione della cinepresa nel cinematografo: ora il lettore vienelascialo inori, ora ai. ir a verso il commentario viene por;ato sullascena, dietro !e quinte , nella zona dei macchinisti. Il procedimen-to kalkiano d: sopprimere completameli:e la disianza rientra ira. icasi estremi, nei quali si può imparare di più sul romanzo contem-pora neo che n^n in qualunque delle cosiddet te sit nazioni mediane«tipiche». Mediante: choc Kalka d i s t ru l l e nel lettore la Mc.Lirezzacon templa i iva nei c o n l r o n i i di ciò che viene le t to . 1 suoi r omanz i .ammesso pure che cadano ancora propriamente sotto il concettodi romanzo, sono la risposta anticipante data Ì\ una costituzione

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32 NOTE TER LA LETTERATURA

del mondo nel quale l atteggiamento contemplativo divenne in-giuria sanguinosa, poiché la minaccia permanente della catastrofenon permette pili a nessuno l'imparteeipe visione e nemmeno lariproduzione estetica di o s a . A nelle da parte di narratori mi no fi,1 quali già \]<n\ osano scrivere più una parola che come narrazionedi hi ili non chieda scusa di essere nata, viene soppressa la disian-za. Se in essi si annuncia la debolezza di un livel o della coscienzache ha un liuto troppo cor'o per sopportare la propria esposizioneestetica e d ie pra t ìeanient e non produce pili uomini e a puri di unatale esposizione, nella produzione più progredita, alla quale una ta-le debolezza non resta estranea, la -soppressione della distanza di-venta imperativo della forma stessa, uno dei me/zi pili efficaei per

:zzare ti c o n t e s t o che e in p l'imo p i ano e per e s p r i m e r e e LO elle

è alla base di esso, cioè la negatività del positivo. Non che neces-sariamente la descrizione, dell nnmaginiirio sostituisca quella delreale, come invece avviene in Kaika. (Juesio autore e ;in modellodifficilmente proponibile. Ma la differenza tra reale e imago vie-ne cancellata in linea eli principio, k comune ai prandi romanzieridella nostra epoca che l'antica esigenza del «cosi è», pensata finoin fondo, scateni una t nga di immagini storielle primeve, nella me-moria involontaria di Prou>t cosi come nelle parabole di Katka enei criptogrammi epici J i joyce . Il soggetto poetico, che si liberadalle convenzioni dell'esposizione oggei nudisi ica, riconosce con-temporaneamente la propria impotenza, dunque lo strapotere delmondt.) bielle cose che torna nel bel mezzo del monologo, ("osi siprepara un secondo l iu^ua^io . mohepliccmente distillato dai ri-

itili del pn:r,(i. una decadala lingua o g n u n a le associat ici , la qualecompenei ra il monologo non soltanto del romanziere , bensì' degliinnumerevol i uomini alienali alla prima lingua e che costi lui sco-no la massa. Q u a r a n t a n n i r a L u k a c s nel'.;- sua teoria Je l romanzosollevo la quest ione se i romanzi di I )ostoev-Jdj siano pietre nulia-ri di un 'epica futura, seppure essi stessi non fossero già tale epica;ma i romanzi odierni che eontano , quelli nei quali la soggel l i vitascatenata trapassa dalla propria forza di gravita nel suo cont rar io ,somigliano di la t to a epopee negative, lissi sono tes t imonianza diuna si tuazione nella quale l ' individuo liquida se stesso e che si m-cont ni con h sii nazione preindividualc; una situazione d i e unsi vol-ta sembro garant i re in: mondo riempito di scuso. Con tutta l 'ariecontemporanea tali epopee condividono una. ambivalenza: che latendenza storica che esse registrano sia unii ricaduta nella barba-rie o che nonos tan te t u t t o punt i alla realizzazione dell umani tà ,

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IL NARRATORE NEL ROMANZO CONTEMPORANEO 33

non sta m esse filivi qualcosa: e molte si sentono ti 11 troppo a loronella barbarie. Non c'è opera d'arie moderrui che valpi qual-

cosa la quale non trovi anche il suo piacere nella dissonanza e nello^ a l e n a l o . A l a m e n t r e t a l i o p e r e d ' a r t e i n c a r n a i 10 a p p i 1 i n o > e t i z a

r o m e s s o l ' o r r o r e e g e t t a n o u . i u . i l a l e l i e n a b i e l l a c o n t e m p l a/ ione nella purezza di una tale espressione, esse servono Ivi libertàche dalla produzione mediana viene semplicemente tradita poichéq 11 e sui non ics limonili, di ciò che è toccalo a 1P individuo dell'eraiberale. I suoi prodott i sono al di sopra della controversiti di arte

impegnata e di art pour l'art, al di sopra de I Palio [nativa tra il fili-steismo dell arte di tendenza e il lilisteismo di quella godereccia.Karl k raus ur.a volta ha formulato il pensiero che. qualunque cosasia quella che dalle sue opere eleva una voce morale quale realtàincorporala. \ion esteiica, es>a è diventata stia unicamente sotto lalegge della liiniua, dunque in nome dctlV/r/ fmur Par?, I,a soppres-sione della distanza estetica nel romanzo di oggi, e in tal modo lasua capitolazione nei confronti della realtà preponderante e che sipuò mutare .solo sul piano reale, non trasfigurare nell ' immagine,viene richiesta dalla mela verso la quale di per sé la torma tende.

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