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1 A me stessa, per il mio impegno e per la mia determinazione in questo percorso, e ai miei genitori che hanno sempre creduto in me fin dal principio.

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A me stessa,

per il mio impegno e per la mia determinazione in questo percorso,

e ai miei genitori che hanno sempre creduto in me fin dal principio.

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“ TECNICHE AUDIOVISIVE E AUDIODESCRITTIVE PER

PERSONE CON DISABILITÀ SENSORIALI”

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SOMMARIO

SOMMARIO ......................................................................................................................... 4

SEZIONE IN ITALIANO .......................................................................................................... 7

INTRODUZIONE .................................................................................................................... 7

1. COS'È LA TRADUZIONE AUDIOVISIVA..........................................................................10

1.a TECNICHE E METODOLOGIE DI TRASPOSIZIONE LINGUISTICA………………………………15

1.b IL RUOLO DEL TRADUTTORE AUDIOVISIVO ............................................................ 19

2. LA SOTTOTITOLAZIONE.................................................................................................. 23

2.a IL MERCATO DEI PRODOTTI AUDIOVISIVI IN ITALIA ................................................. 23

2.b LE STRATEGIE DELLA SOTTOTITOLAZIONE .............................................................. 23

2.c I TRATTI DISTINTIVI DELLA SOTTOTITOLAZIONE ........................................................ 28

2.d DALLA TEORIA DELLA TRADUZIONE DEI SOTTOTITOLI ALLA PRATICA ...................... 35

3. IL CONCETTO DI ACCESSIBILITÀ NELLA TRADUZIONE AUDIOVISIVA............................. 42

3.a LA SORDITÀ: CARATTERISTICHE E TIPOLOGIE............................................................ 46

3.b LA SOTTOTITOLAZIONE INTRALINGUISTICA PER SORDI ........................................... 50

4. CHE COS’È LA CECITÁ .................................................................................................... 59

4.a CAUSE PRINCIPALI DELLA CECITÁ ED I DIVERSI TIPI………………………………………………….63

4.b I BAMBINI NON VEDENTI NELLA SCUOLA: LE STRATEGIE DIDATTICHE ..................... 86

4.c CHE COS'È L'AUDIO DESCRIZIONE …………………………………………………………………………….86

4.d I DIVERSI PROGRAMMI AUDIOVISIVI E AUDIODESCRITTIVI…………………………………… 90

CONCLUSIONI .................................................................................................................... 97

E NGLISH SECTION ............................................................................................................. 99

INTRODUCTION ................................................................................................................. 99

5. THE AUDIOVISUAL TRANSLATION ............................................................................... 102

5.a TRANSFER AND LINGUISTIC TRANSPOSITION TECHNIQUES ................................... 105

5.b THE IMPORTANCE OF AN AUDIOVISUAL TRANSLATOR .......................................... 108

6. INTRODUCTION TO SUBTITLING .................................................................................. 109

6.a THE TRANSITION FROM CAPTIONS TO SUBTITLES ................................................. 109

6.b SUBTITLING AND TRANSLATION STRATEGIES ........................................................ 111

6.c SUBTITITLING: DIFFERENT FEATURES ………………………………………………………………….. 113

6.d SUBTITLING: IMPORTANT ASPECTS ….………………………………………………………………… 115

7. ACCESSIBILITY IN AUDIOVISUAL TRANSLATION ......................................................... 117

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7.a HISTORY OF THE DEAF COMMUNITY EDUCATIONErrore. Il segnalibro non è

definito.118

7.b INTERLINGUISTIC SUBTITLING FOR THE DEAF …………………………………………………….121

8. ANALISYS OF HOPW BLIND PEOPLE LIVE IN ITALY……………….…………………………………124

8.a WHAT IS BLINDNESS?........................................................................................125

8.b WHAT IS THE AUDIO DESCRIPTION …………………….………………………………………………127

CONCLUSIONS ................................................................................................................. 129

SECCIÓN EN ESPAÑOL ...................................................................................................... 130

INTRODUCCIÓN ............................................................................................................... 130

9. LA TRADUCCIÓN AUDIOVISUAL ................................................................................... 131

9.a LAS DIFEENTES TÉCNICAS Y LAS METODOLOGĺAS DE TRASPOSITION LINGIUISTICAErrore. Il

segnalibro non è definito.

9.b EL PAPÉL DEL TRADUCTOR AUDIOVISUAL ............................................................ 143

10. EL MERCADO DE LOS PRODUCTOS AUDIOVISUALES EN ITALIAErrore. Il segnalibro non è

definito.

10.a LAS CARACTERISTICAS DE LA SUBTITULACIÓN INTERLINGUISTICA ........................ 139

11. EL CONCEPTO DE ACCESIBILIDAD EN LA TRADUCCIÓN AUDIOVISUAL......................141

11.a LA SORDADERA: CARACTERISTICAS Y TIPOLOGĺAS .………………………………………………142

11.b LA SUBTITULACIÓN INTRALINGUISTICA PARA SORDOS………..………………………………143

12. LA CEGUERA: LAS TIPOLOGĺAS Y LA EDUCACIÓN DE LOS NIÑOS SORDOS……....………145

12.a QUÉ ES LA AUDIODESCRIPCIÓN……………………………………………......…………………………147

CONCLUSIONES ...................................................................................................................150

Ringraziamenti ............................................................... Errore. Il segnalibro non è definito.

Bibliografia e sitografia .................................................................................................... 153

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SEZIONE IN ITALIANO

INTRODUZIONE

La scelta dell‟argomento deriva da un‟esperienza passata a Londra

circa un anno fa, grazie alla City University of London e da una curiosità

personale per il tema della traduzione audiovisiva.

Il seguente lavoro dunque, tratterà le tematiche della traduzione

audiovisiva , con maggiore attenzione sulla sottotitolazione intralinguistica

per non udenti e sull‟audio descrizione per non vedenti.

Ho pensato di schematizzare il lavoro in quattro parti: la prima parte è

una presentazione della traduzione audiovisiva; con le relative tecniche di

trasposizione, il ruolo del traduttore audiovisivo e le varie soluzioni e

forme di traduzione. La seconda parte si concentrerà sul tema della

sottotitolazione, in cui verranno esaminate le caratteristiche principali, lo

scopo dell‟utilizzo dei sottotitoli e l‟ausilio per disabili. Nella terza parte si

analizzerà il mondo della sordità con una focalizzazione alla tecnica di

sottotitolazione intralinguistica per non udenti. La quarta ed ultima parte

attraverserà la tematica della cecità con riferimenti specifici ad alcuni tipi,

ai diversi programmi che vengono utilizzati per audio descrivere e per

sottotitolare ed infine un preciso riferimento alla tecnica più importante che

è l‟audio descrizione.

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Nonostante le tecniche dell‟audio descrizione e della sottotitolazione

per non udenti e non vedenti siano, purtroppo, ancora poco utilizzate oggi,

ho deciso di concentrare il mio lavoro su questo tema perché negli ultimi

tempi sta diventando comunque argomento di discussione sempre più

popolare e si sta affermando in molti Paesi europei.

Il fenomeno della globalizzazione ha avuto un impatto piuttosto forte

e diretto su tutti noi, soprattutto per ciò che riguarda la dimensione

linguistica e culturale. Il rapido sviluppo delle tecnologie dell‟informazione

e della comunicazione ha modificato profondamente alcuni aspetti della

nostra vita quotidiana e, grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione

di massa e al rapido sviluppo tecnologico avvenuto negli ultimi decenni,

abbiamo assistito ad una massiccia produzione e distribuzione mondiale di

prodotti audiovisivi di ogni genere. Infatti non è un‟esagerazione affermare

che al giorno d‟oggi siamo costantemente circondati da dispositivi e

strumenti tecnologici di ogni forma e dimensione, i quali ci permettono di

lavorare, apprendere e tenerci sempre informati. Negli ultimi anni abbiamo

assistito ad una vera e propria rivoluzione audiovisiva, con la creazione di

canali televisivi satellitari, internet, la telefonia mobile, prodotti

cinematografici, dunque si ha accesso ad una grande varietà di materiali

audiovisivi provenienti da ogni parte del mondo; parallelamente, la

comunicazione ha assunto un ruolo sempre più importante della nostra

società, tanto da diventare un vero e proprio prodotto sul mercato

internazionale.

Per queste ragioni il ruolo delle lingue e, in particolare, le attività legate al

trasferimento linguistico hanno acquisito un‟importanza crescente negli

ultimi anni perché divenute essenziali per diffondere informazioni e

veicolare conoscenze a livello internazionale.

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La competenza linguistica svolge quindi un ruolo di primaria importanza,

in quanto indispensabile per usufruire dei prodotti audiovisivi di ogni

nazionalità e per comprendere il significato dei testi che questi nuovi

prodotti incorporano. È sorta così una nuova esigenza, ovvero quella di

abbattere qualsiasi tipo di barriera (linguistica, culturale, ma anche

sensoriale) che impedisca una piena accessibilità e fruibilità dei prodotti

distribuiti per mezzo delle tecnologie audiovisive e multimediali ad un

pubblico sempre più vasto ed eterogeneo in termini di età, sesso, livello di

istruzione, capacità ricettive, lingua e cultura. In conseguenza di tale

fenomeno, ha assunto un‟importanza cruciale la dimensione culturale,

linguistica e traduttologica. Non è difficile immaginare, quindi, quanto sia

ampia la varietà di metodologie traduttive ed ambiti applicativi che

possono essere ascritti al settore della traduzione audiovisiva. Lo scopo dei

capitoli che seguono, dunque, è quello di offrire un quadro teorico che

permetta di comprendere e analizzare nel dettaglio le caratteristiche e le

peculiarità che contraddistinguono la traduzione audiovisiva, elencare le

principali tecniche traduttive in uso oggi e differenziare questo tipo di

traduzione da altre forme di trasferimento linguistico che per tradizione

sono al centro degli studi sulla traduzione.

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1. CHE COS’È LA TRADUZIONE AUDIOVISIVA

Con traduzione audiovisiva si designano tradizionalmente “tutte le

modalità di trasferimento linguistico che si propongono di tradurre i

dialoghi originali di prodotti audiovisivi, cioè di prodotti che comunicano

simultaneamente attraverso il canale acustico e quello visivo, al fine di

renderli accessibili a un pubblico più ampio”.1 Oggetto della traduzione

audiovisiva sono testi che non contengono solo l‟elemento verbale, ma che

includono componenti semiotiche differenti. Bartrina Francesca afferma

che “la traduzione audiovisiva ingloba diversi sistemi semiotici, di cui i

principali sono quello verbale e visivo,”2 ai quali Gambier aggiunge quello

sonoro, grafico, cinetico e gestuale. 3Ogni modalità semiotica è portatrice

di un significato fondamentale ai fini della comprensione del testo nella sua

totalità, perciò non deve essere trascurata dal traduttore. In altre parole, il

destinatario di un testo audiovisivo può cogliere appieno il messaggio e

recepirne ogni sfumatura solamente se può usufruire di tutti i segnali

simultaneamente. La maggiore difficoltà della traduzione audiovisiva

risiede quindi nel fatto che essa deve restituire parallelamente al senso degli

elementi verbali quello degli elementi non verbali. La musica e gli effetti

sonori possono cambiare da una versione all‟altra, oppure il tecnico del

suono può alterare la natura dei suoni introducendo dei cambiamenti nella

banda sonora internazionale. Tutti questi ed altri fattori rappresentano vere

1 E.perego, La Traduzione Audiovisiva. 2 F. Bartrina, The Position of Audiovisual Translation Studies.

3 Yves Gambier, The Position of Audiovisual Studies.

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e proprie difficoltà per il traduttore audiovisivo, il quale deve tenerne conto

nella trasposizione nella lingua d‟arrivo.

Attualmente viviamo in un mondo multimodale, vale a dire che oltre

allo scritto e al parlato, esistono altre fonti in grado di trasmettere un

determinato significato come ad esempio i gesti, la postura, lo sguardo, i

rumori, la musica i simboli. In un testo multimodale, il significato è

trasmesso attraverso la forza integrata di diverse modalità semiotiche.

Oggi, la tecnologia a nostra disposizione e la possibilità di comunicare

istantaneamente a livello globale hanno creato orizzonti senza precedenti

per l‟espansione multimodale. Le modalità semiotiche diverse dalla lingua

(gesti, sguardo, postura, suoni …) trasmettono il significato in molti modi

diversi. La gestualità dell‟uomo utilizza tutte le parti del corpo, dai cenni di

assenso fatti con la testa, all‟indicare con le dita, alla scrollata di spalle.

Alcuni di questi gesti sono universali, altri sono tipici di determinate

culture, altri ancora cambiano di significato da una cultura all‟altra, mentre

alcuni hanno usi diversi, ma tutti hanno un significato. Nel contesto

multimediale, comunque, la lingua costituisce il fattore più importante. Il

dialogo di un film tradotto, se tradotto in modo adeguato, interagirà con le

stesse modalità semiotiche per ricreare lo stesso effetto nel pubblico di

arrivo come aveva fatto l‟originale con il pubblico di partenza. Quello che

può incrinare questa situazione ideale è la presenza di vincoli di tempo che

non permettono una traduzione completa, o quella degli squilibri sintattici

tra lingue (l‟inglese, per esempio, è generalmente più breve dell‟italiano),

oppure la mancanza di un tempo sufficiente per consentirne la lettura da

parte del pubblico. In questi casi il traduttore audiovisivo può cercare aiuto

tra le altre risorse semiotiche in gioco e può quindi operare delle scelte che

riguardano la versione tradotta del prodotto. Tra le varie scelte non è da

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escludere il non tradurre. Infatti, se un gesto ha un significato

inequivocabile, il traduttore potrebbe anche scegliere di non tradurre,

oppure può scegliere anche di abbreviare la traduzione, cioè di tradurre

solo gli elementi più importanti. In una situazione marcata dal punto di

vista culturale, invece, la decisione potrebbe essere di espandere il testo di

partenza, aggiungendo informazioni, per facilitarne la comprensione.

Dopo questa breve introduzione, con il termine “traduzione

audiovisiva”, dunque, si fa riferimento a tutte le modalità di trasferimento

linguistico che si propongono di tradurre i dialoghi originali di prodotti

audiovisivi, al fine di renderli accessibili ad un pubblico più ampio.

Mantenere un alto livello di aderenza con specifici aspetti dell‟originale è

un‟operazione sempre complessa, che fa del traduttore (audiovisivo e non)

una figura di grande responsabilità. Oggetto della traduzione audiovisiva

sono testi che non contengono solo l‟elemento verbale, ma che includono

sistemi semiotici differenti, di cui i principali sono quello verbale e visivo,

ma anche quello sonoro, grafico, cinetico e gestuale. Ogni modalità

semiotica è portatrice di un significato fondamentale ai fini della

comprensione del testo nella sua totalità, perciò non deve essere trascurata

dal traduttore. In altre parole, il destinatario di un testo audiovisivo può

cogliere appieno il messaggio e percepirne ogni sfumatura solo se può

usufruire di tutti i segnali simultaneamente. La maggiore difficoltà della

traduzione audiovisiva risiede quindi nel fatto che essa deve restituire

parallelamente al senso degli elementi verbali quello degli elementi non

verbali.

Ogni tecnica traduttiva è costituita da due processi focali:

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Processo: attività tramite l‟esecuzione della quale si ottiene il

testo di arrivo (TA) a partire da un testo sorgente (TS),

comprendente i percorsi operativi e psico-cognitivi del traduttore.

Prodotto (=TA): risultato conseguito mediante il processo

traduttivo, dato in fruizione all‟utenza finale.

Inoltre, per ogni tecnica traduttiva devono essere definiti il mezzo

(orale, scritto o entrambi), il canale (acustico, visivo, audio-visivo,

simbolico-tattile), la modalità del processo (in tempo reale, in differita,

consecutiva, simultanea, a vista), la lingua (linguaggio di TS e TA) e la

localizzazione del prodotto (cartacea, nastro, web, software).

In sintesi, possiamo distinguere due tipi di traduzione: la traduzione

interlinguistica (il testo sorgente TS e il testo di arrivo TA sono in due

lingue differenti), la traduzione intralinguistica (TS e TA condividono la

medesima lingua). Mentre tra le tipologie dei processi traduttivi

distinguiamo l‟interpretazione, che può essere simultanea, consecutiva o “a

trattativa”, la traduzione propria, che può essere letteraria o tecnico-

scientifica e la traduzione audiovisiva, di cui fanno parte il doppiaggio e la

sottotitolazione. La traduzione audiovisiva, che è di nostro interesse nel

presente lavoro, possiede un TS a due canali, quello audio e quello visivo

(verbale e non) e l‟obiettivo è quello di rendere disponibili a un‟utenza più

ampia prodotti audiovisivi che altrimenti risulterebbero non fruibili per

motivi sensoriali o linguistici. Si può riferire quindi a prodotti eterogenei

come il materiale televisivo o cinematografico, prodotti derivanti

dall‟Opera e dal teatro, materiale prodotto in seminari e conferenze ecc. La

componente audio verbale nella traduzione audiovisiva comprende i

dialoghi, i monologhi, eventuali brani musicali cantati dagli attori e

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qualsiasi altra componente verbale o dialogica significativa per il prodotto

finale; mentre la componente audio non verbale è costituita da effetti

speciali, rumori di fondo, musiche di sottofondo, altri effetti sonori non

voluti o non significativi per il prodotto finale. Per quanto riguarda la

componente video verbale, essa annovera qualsiasi dato scritto visibile

durante la fruizione del prodotto come didascalie, sottotitoli, sottopancia,

scritte interne derivanti da inquadratura, mentre la componente video non

verbale è costituita da elementi di fotografia, prossemica (l‟ambiente di

svolgimento della comunicazione) e cinesica (gestualità e linguaggio del

corpo degli attori).

Negli anni ‟80 e ‟90 in Europa si assiste ad una riconsiderazione delle

minoranze linguistiche e ai media è riconosciuto il ruolo di strumenti utili

per agevolare la comunicazione e per promuovere e rinforzare l‟identità

linguistico-culturale. Si hanno quindi i primi studi di “traduzione filmica”

(film translation) e “traduzione per lo schermo” (screen translation), ancora

oggi molto utilizzate. Mentre il “trasferimento linguistico” (language

transfer) subentra in un secondo momento, e mette in evidenza la

componente verbale del prodotto audiovisivo. Da qui nasce l‟esigenza di

introdurre la designazione più precisa ed esauriente di “traduzione

audiovisiva”, oggi utilizzata per fare riferimento alla dimensione semiotica

di tutte le opere cinematografiche e televisive i cui dialoghi subiscono una

traduzione. Nel testo audiovisivo la sfera sonora e quella visiva si

combinano creando un complesso testo multicolore la cui traduzione può

essere problematica. Fin dalla nascita del cinema sonoro si è manifestato il

bisogno di tradurre i film importati e, di conseguenza, si sono sviluppati

numerosi metodi di traduzione audiovisiva e strategie di trasferimento

linguistico molto differenti tra loro.

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1.a TECNICHE E METODOLOGIE DI TRASPOSIZIONE

LINGUISTICA

In virtù della molteplicità delle strategie di traduzione audiovisiva, esistono

numerose classificazioni. Gambier1

individua tredici tipi di trasferimento

linguistico, ma otto sono i più importanti:

Sottotitolazione interlinguistica

Doppiaggio

Interpretazione consecutiva

Interpretazione simultanea

Voice-over

Commento libero

Traduzione simultanea

I challenging (traduzione degli script, la sottotitolazione

simultanea o in tempo reale, la sopratitolazione, la descrizione

audiovisiva e la sottotitolazione intralinguistica per sordi).

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La tecnica della sottotitolazione può essere sia interlinguistica che

intralinguistica, cioè esistono sia dei sottotitoli usati per tradurre i dialoghi

parlati in un‟altra lingua che sottotitoli nella stessa lingua dei dialoghi,

rivolti principalmente a non udenti e audiolesi. Esistono vari tipi di

sottotitolazione, come ad esempio la sottotitolazione simultanea, che è

una procedura che si esegue in tempo reale, nel momento stesso della

trasmissione di un programma. Si tratta di una sorta di “interpretariato

scritto”, in cui un interprete-traduttore riferisce un messaggio tradotto e

ridotto rispetto al testo originale, mentre un tecnico è incaricato di scrivere

velocemente ciò che lo spettatore riceverà sotto forma di sottotitolo.

Il doppiaggio è una modalità di traduzione interlinguistica, cioè che

“trasforma” un testo audiovisivo straniero in uno parlato nella nostra

lingua. È la tecnica di traduzione audiovisiva più nota e diffusa in Italia che

consiste nel sostituire per post-sincronizzazione la colonna sonora originale

di un film con una nuova colonna sonora provvista di dialoghi tradotti nella

lingua dei fruitori. Questo sistema richiede grande precisione nella

sincronizzazione, cioè nell‟adattare i nuovi dialoghi in modo che il testo

udito nella lingua della traduzione e i movimenti labiali degli attori

coincidano il più possibile per dare l‟impressione al nuovo spettatore che

gli attori stiano parlando nella sua lingua. Ovviamente la difficoltà del

dialoghista non è solo questa, ma a livello linguistico deve affrontare e

risolvere altre situazioni difficili: tradurre giochi di parole, adattare la

traduzione all‟immagine, tradurre termini culturalmente connotati,

trasporre, usando formule opportune, il turpiloquio o forme allocutive,

mantenere, se presente, l‟umorismo del testo originale.

L'interpretazione consecutiva consiste nella traduzione del discorso

dell'oratore dopo che questo, o una parte di questo, è terminato. A

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differenza dell'interpretazione simultanea quindi, prevede che l'interprete

segua e comprenda pienamente il discorso e sia poi in grado di trasporlo

all'uditorio. Di solito, dato che è possibile tradurre un discorso ad intervalli

piuttosto lunghi (dieci minuti o anche mezz‟ora), è consuetudine prendere

degli appunti utilizzando degli espedienti per sintetizzare con una due o tre

parole un'intera frase. Questo tipo di traduzione raddoppia la durata del

discorso dell'oratore e richiede inoltre un elevato livello di attenzione del

pubblico, che deve concentrarsi per non perdere il filo del discorso durante

le pause. L‟interpretazione consecutiva solitamente viene utilizzata durante

le interviste, le riunioni e i processi e comunque durante tutti gli eventi nei

quali è presente un pubblico che parla una lingua diversa da quella

dell'oratore.

L’interpretazione simultanea avviene in contemporanea con il

discorso dell‟oratore. Tra il discorso dell‟oratore e l‟interpretazione fornita

si verifica quasi sempre uno scarto di tempo, detto "décalage”, che varia a

seconda delle lingue coinvolte nella traduzione. In tale modalità traduttiva,

l‟interprete lavora all‟interno di una cabina insonorizzata dotata di una

console in cui l‟interprete ascolta l‟oratore attraverso delle cuffie e fornisce

l‟interpretazione agli ascoltatori che non conoscono la lingua dell‟oratore

tramite un microfono. È importante aggiungere che, dalla sua postazione,

l‟interprete deve essere in grado di vedere l‟oratore. Questo tipo di

traduzione è tipica dei convegni, delle assemblee, dei meeting, e di tutti gli

eventi a cui partecipa un pubblico internazionale.

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Il voice-over è una tecnica di traduzione audiovisiva piuttosto simile

al doppiaggio, in quanto il testo tradotto viene esposto oralmente e

sovrapposto alla colonna sonora originale che resta udibile, sebbene ad un

volume molto basso. I dialoghi sono letti o recitati da professionisti. Il

voice-over condivide alcune caratteristiche sia con il doppiaggio che con la

sottotitolazione: infatti è presentato oralmente come il doppiaggio, però la

sua traduzione prevede una rielaborazione sintetica dei contenuti che la

avvicina alla sottotitolazione. Questo tipo di traduzione, non ponendo il

vincolo della sincronizzazione del parlato con il labiale, presenta dei costi

piuttosto bassi e tempi di produzione brevi. Per queste ragioni il voice-over

è spesso utilizzato da emittenti televisive (ad esempio MTV) che intendono

mantenere bassi i costi di produzione.

Nella narrazione il testo di partenza è un testo che accompagna le

immagini sul video che racconta e spiega ciò che si vede. La sua riduzione

spesso prevede sia riduzioni che esplicitazioni del testo di partenza: questa

flessibilità è data dal fatto che non c‟è la necessità di sincronizzare l‟audio

con il labiale, anche se il ritmo deve essere rispettato in quanto il testo

originale e il testo di arrivo sono trasmessi sincronicamente. Di solito lo

stile della narrazione è piuttosto formale e privo di espressioni colloquiali.

Il commento libero è una rielaborazione del testo originale che

appare in forma scritta ed è usato per rendere fruibili documentari o

cortometraggi. Questo tipo di traduzione ammette un certo grado di

flessibilità, ed è particolarmente utile per tradurre elementi culturalmente

distanti dalla cultura di arrivo. Infatti, essendo meno vincolata rispetto ad

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altri metodi di traduzione audiovisiva, si possono aggiungere delle

spiegazioni o eliminare delle informazioni non fondamentali per la

comprensione del testo. Per la realizzazione del commento libero

generalmente si usano strutture sintattiche piuttosto semplici, per cui si

prediligono frasi coordinate rispetto alle subordinate, e proposizioni brevi.

La descrizione audiovisiva, o audio descrizione, è un tipo di

traduzione è del tutto singolare in quanto è indirizzata ad un pubblico

specifico: i non vedenti e gli ipovedenti. La descrizione viene fornita da

una voce fuori campo che descrive ciò che si vede sullo schermo, e dà

informazioni relative a dei fattori rilevanti percepibili solo visivamente.

Grazie alla descrizione audiovisiva lo spettatore è in grado di integrare le

informazioni veicolate sia dal canale sonoro che dal canale visivo. Tuttavia,

bisogna considerare che i fruitori di questo tipo di traduzione possono

essere affetti da cecità di diverso grado. Ne sono un esempio i non vedenti

dalla nascita e coloro che hanno perso la vista in seguito: i primi non hanno

alcun tipo di memoria visiva, al contrario dei secondi che possono ricordare

alcune immagini. Il tipo di descrizione differirà quindi a seconda del

destinatario: la quantità di informazioni e dettagli forniti è pensata e

adattata per i riceventi in modo da non risultare né ridondante né

insufficiente.

1.b IL RUOLO DEL TRADUTTORE AUDIOVISIVO

Gli appassionati di cinema e televisione lo sapranno bene. C‟è una

figura che si occupa della sottotitolazione. Deve essere per prima cosa un

ottimo traduttore, ma questo non basta. Per quanto riguarda per esempio la

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traduzione dei dialoghi, il traduttore deve essere in grado di riassumere in

modo succinto le frasi degli attori con un linguaggio semplice e immediato.

Il posizionamento poi deve seguire il ritmo dei dialoghi tenendo conto dei

tagli e dei cambi di scena. Ma come si inizia questa professione? Ci sono

corsi e studi da fare?

In una simpatica intervista a Roberta d‟Addazio, traduttrice

audiovisiva e sottotitolatrice, viene spiegato in maniera del tutto esplicita e

semplice il ruolo del traduttore di audiovisivi.

I: Qual è stato il suo percorso di studi? Com‟è diventata sottotitolatrice?

R: Possiedo una laurea magistrale in Traduzione ottenuta presso la

LUSPIO in Roma. Dopo essermi laureata ho cominciato a studiare

autonomamente alcuni programmi per il sottotitolazione. Ho fatto

esperienza documentandomi, esplorando quei programmi, facendo

sottotitoli per alcuni siti con la stessa mia passione, ho letto e studiato le

esperienze dei professionisti del settore, ho iniziato uno stage in questo

mestiere presso un‟agenzia di sottotitoli in Roma e pian piano ho preso la

mano iniziando a farne il mio lavoro. Esistono corsi o master per diventare

traduttore e adattatore per il doppiaggio e il sottotitolazione. Io stessa, sto

continuando ad immagazzinare informazioni per continuare a fare

esperienza seguendo il master citato presso l‟università in cui mi sono

laureata.

I: C‟è possibilità di carriera?

R: Essere un traduttore audiovisivo a tutto tondo che ha la possibilità di

stare in sala doppiaggio e parlare con gli attori-doppiatori capendo se si è

fatto un buon lavoro di adattamento del testo. Imparare ogni giorno sul

campo, credo sia la vera esperienza che porta a una crescita personale oltre

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che professionale. Magari un giorno si potrà anche avere la possibilità di

essere assistente di doppiaggio o direttore di doppiaggio e credo sia un

ottimo livello a cui tendere se ci si vuole distaccare un po‟ dal lavoro di

traduttore-adattatore, anche se personalmente ritengo che la carriera si

misura con l‟esperienza.

I: Quali sono le difficoltà che si incontrano?

R: Le difficoltà che si possono riscontrare sono di varia natura: partendo

dal programma di traduzione e/o di sottotitoli che non vuol funzionare

all‟ultimo secondo, al cliente che non ti può pagare e ultime ma non ultime,

le difficoltà di traduzione e trasposizione linguistica che richiedono il

lavoro più lungo, in cui bisogna prima fare un ottimo lavoro di traduzione,

poi di adattamento, cioè adattare la traduzione al linguaggio utilizzato dai

protagonisti del video mettendolo ovviamente in lingua italiana. Tutto

questo richiede senza dubbio un‟ottima conoscenza non solo della lingua

straniera ma anche e soprattutto della lingua italiana che ogni volta deve

venir reinventata e inserita in base ai caratteri a disposizione sul testo, per

quanto riguarda i sottotitoli, facendoli quindi apparire sul video nel

momento in cui i personaggi parlano, oppure cogliendo le sfumature del

parlato e dei diversi registri della lingua italiana ricreando i dialoghi come

nel caso del traduttore-adattatore.

Il traduttore audiovisivo ha un ruolo molto importante durante il

processo di sottotitolazione. Innanzi tutto, all‟arrivo di un prodotto

audiovisivo, il traduttore ha il compito di trascrivere tutti i dialoghi,

ascoltando la colonna sonora originale. Inoltre, si occuperà di tradurre,

nella lingua in cui dovranno apparire i sottotitoli, il testo originale,

adattandolo alla lingua di arrivo. Una volta effettuato il lavoro di

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traduzione, ci sarà bisogno di un‟accurata revisione, che può essere

effettuata sia dal traduttore stesso, sia da un altro traduttore, per un diverso

punto di vista. Un buon traduttore dovrà prendere nota ogni volta che si

presentano punti critici nel testo di partenza, come parole o espressioni

ambigue, frasi idiomatiche e colloquiali, uso e omissione di deittici

(questo/questi, quello/quelli), esclamazioni che non sono direttamente

traducibili da una lingua all‟altra, che potrebbero causare problemi

linguistici o di traduzione nelle fasi successive del lavoro. Dopo queste

operazioni può procede alla traduzione vera e propria.

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2. LA SOTTOTITOLAZIONE

2.a IL MERCATO DEI PRODOTTI AUDIOVISIVI IN ITALIA

Sotto la spinta della globalizzazione, in Italia viene importato

dall‟estero un numero sempre crescente di programmi televisivi .

Sebbene a questa internazionalizzazione sfrenata si contrappongano

istanze locali, l‟entità del fenomeno non permette di ignorare che, in

molti Paesi, i programmi tradotti costituiscono la maggior parte dei

prodotti presenti sul mercato. Mentre in precedenza per scambio di

prodotti audiovisivi a livello internazionale si intendeva soltanto il

trasferimento di film e serie TV all‟interno del mercato

europeo‐americano, con l‟avvento della globalizzazione nuovi

programmi provenienti dai Paesi Emergenti (Cina, India, Brasile

etc.) hanno iniziato a fare capolino all‟interno di un mercato

storicamente dominato da un approccio monolingue, che ha sempre

visto l‟inglese come possibile lingua franca.

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La transizione a un sistema multilingue (nel quale lo spettatore può

scegliere la lingua in cui desidera ascoltare il canale audio o leggere

i sottotitoli) sembra ancora lontana, ma l‟avvento del digitale e la

sempre maggiore diffusione di canali tematici a pagamento stanno

apportando qualche cambiamento.

Naturalmente, se il mercato internazionale dei prodotti

audiovisivi crescerà e prospererà come auspicabile, perché ogni prodotto

possa raggiungere il maggior numero possibile di spettatori è

necessario che, con l‟ausilio dei metodi di traduzione audiovisiva,

le barriere linguistiche vengano oltrepassate.

Lo sviluppo dell‟industria cinematografica in Europa coincise,

negli anni Trenta, con la nascita dei nazionalismi e l‟Italia non fu

un‟eccezione. Durante il periodo fascista, infatti, grazie a un decreto

del Ministero dell‟Interno (22 ottobre 1930), fu vietata la proiezione

di film contenenti dialoghi o parti di dialoghi in lingua straniera,

poiché l‟intero copione doveva essere recitato in italiano. Questo

espediente offriva altresì la possibilità di rimaneggiare i copioni

originali in modo che rispettassero e promuovessero gli ideali politici

in auge al tempo.

Oggigiorno, con l‟interesse crescente che gli stati europei

iniziano a nutrire per le culture altrui, in Europa la situazione sembra

giungere a una timida svolta a favore della sottotitolazione. Oltre ad

essere un metodo veloce ed economico per la traduzione audiovisiva,

questo metodo di traduzione audiovisiva promuove indirettamente

l‟abitudine all‟uso di lingue diverse dalla propria e incoraggia un

certo interesse nei confronti delle culture straniere.

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2.b LE STRATEGIE DELLA SOTTOTITOLAZIONE

Nel tentativo di definire la sottotitolazione, gli studiosi mettono in

evidenza i tratti più caratteristici e cioè quelli relativi alla riduzione testuale

e alla semplificazione. Il sottotitolo non viene considerato come un

“riassunto dell‟originale”, bensì una sua “riduzione selettiva”, volta ad

adattare la lingua alle circostanze e a permetterle di rappresentare ciò che il

parlante intendeva comunicare. Ovviamente di rado è possibile tradurre ciò

che si dice nell‟originale. Quindi il traduttore di sottotitoli deve saper

trasferire le intenzioni comunicative veicolate dal codice della lingua di

partenza al codice della lingua di arrivo, dal codice orale al codice scritto, il

quale deve essere in sincronia con tutte le realtà paralinguistiche presenti

nel film, come le distanze e i movimenti degli attori. Inoltre il traduttore di

sottotitoli deve anche saper far corrispondere il testo sovraimpresso del

sottotitolo al testo parlato, calibrando la inevitabili riduzioni per non

ostacolare il flusso della comprensione da parte degli spettatori.

La componente traduttiva della sottotitolazione include quindi alcuni

concetti fondamentali riguardo la teoria della traduzione quali

l‟equivalenza, l‟adeguatezza, la fedeltà e la traducibilità, nozioni molto

importanti a cui un traduttore deve tener conto.

L’equivalenza fa riferimento alla descrizione della natura e il tipo di

relazioni che si instaurano tra testo originale e testo tradotto. L‟obiettivo,

quindi, è quello di presentare una stessa situazione dell‟originale usando

parole diverse per tradurre frasi idiomatiche fisse, proverbi ecc.

Anche l’adeguatezza fa riferimento alla relazione tra testo e lingua di

partenza e testo e lingua di destinazione, ma è più debole, meno rigida. La

produzione di una traduzione adeguata riflette la risposta del traduttore a

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una situazione comunicativa che non può essere trasferita in modo

completo e assoluto, ma che esige una sorta di compromesso e sacrificio,

inteso come perdita necessaria per poter veicolare gli aspetti principali ed

essenziali del testo fonte. Più precisamente, quindi, con il concetto di

adeguatezza ci si riferisce ad una traduzione che guarda il testo di arrivo ed

è pienamente consapevole delle esigenze di quest‟ultimo.

Il termine fedeltà invece viene usato per dire quanto una traduzione

possa considerarsi una rappresentazione ragionevole e leale all‟originale, e

questo presuppone che il traduttore comprenda appieno il significato e il

messaggio del proto-testo.

Il fattore traducibilità è molto importante per sapere fino a che punto

è possibile tradurre da una lingua all‟altra. Dove non è possibile tradurre

per motivi lessicali o culturali, possono essere adottate strategie traduttive

particolari come l‟esplicitazione, aggiunte di glosse, commenti esplicativi,

parafrasi o riformulazione di termini originali per chiarificare un

significato.

Quando parliamo, invece, di problemi di trasferimento linguistico,

facciamo riferimento alle difficoltà di traduzione che risiedono

nell‟asimmetria linguistica, che implica numerosi procedimenti linguistici

per adattare il testo tradotto agli standard del pubblico per cui si traduce.

Gli elementi linguistici trattati sono giochi di parole, e, in particolar modo,

quelle parole o espressioni che non hanno un corrispettivo nella lingua

verso cui si sta traducendo. Come ci si comporta in questi casi?

Alcune strategie presentate da alcuni studiosi possono aiutare a

risolvere questo tipo di problematica. Le più comuni sono:

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1. Espansione (Expansion): aggiunta di spiegazioni

2. Parafrasi (Paraphrase): cambiamento di qualche

elemento della frase, necessario nel passaggio della lingua di

partenza alla lingua obiettivo

3. Trasposizione (Transfer): traduzione letterale

4. Imitazione (Imitation): riproduzione di alcuni tratti

della lingua di partenza

5. Trascrizione (Transcription): tentativo di riprodurre

suoni che sono insoliti per entrambe le lingue, come le voci di

animali

6. Slittamento (Dislocation): uso di mezzi linguistici

diversi per mantenere lo stesso effetto

7. Restrizione (Condensation): riassunto del testo

originale senza perdite di significato

8. Riduzione (Decimation): eliminazione di una parte del

testo originale contenente significati non essenziali

9. Cancellazione (Deletion): eliminazione totale di una

parte del testo con perdita di significati

10. Rinuncia (Resignation): soluzione che non soddisfa le

esigenze linguistiche o semantiche del testo di partenza

Roman Jakobson, nel suo saggio del 1959 Aspetti linguistici della

traduzione4, ha dato una svolta alla teoria della traduzione. Egli intende la

4 R. Jakobson, Aspetti linguistici della traduzione, 1959, Milano, Edizione Strumenti Bompiani, 2002.

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traduzione come un problema di interpretazione e non di semplice

trasposizione di un segno in un altro e individua tre tipi di interpretazione,

dai quali nascono tre tipi di traduzione: la traduzione endolinguistica

(intralinguistica), che consiste nell‟interpretare dei segni linguistici per

mezzo di altri segni della stessa lingua, la traduzione interlinguistica o

traduzione propriamente detta, quando opera su testi appartenenti a due

sistemi linguistici differenti, e la traduzione intersemiotica, che si serve di

segni non linguistici per interpretare segni linguistici.

In conclusione, sia per quanto riguarda la riduzione del prototesto, sia

per quanto riguarda l‟adattamento degli elementi culturali, la

selezione delle strategie deve essere flessibile e rispettare il contesto

(linguistico e culturale) sia nel suo insieme che a livello puntuale.

2.c I TRATTI DISTINTIVI DELLA SOTTOTITOLAZIONE

Gottlieb 5 individua cinque parametri, necessariamente compresenti,

che distinguono la sottotitolazione da tutte le altre forme di traduzione:

afferma che “la sottotitolazione può essere definita come una traduzione a)

scritta (written), b) aggiuntiva (additive), c) immediata (immediate), d)

sincronica (synchronous) ed e) polimediale (polymedial)”. In virtù alla

sua natura scritta, questa tecnica si contrappone ad altri tipi di traduzione

per lo schermo che sono generalmente in forma orale, quali ad esempio il

doppiaggio. Viene considerata aggiuntiva in quanto il testo tradotto e

sovraimpresso sulla pellicola non si sostituisce ai dialoghi originali, ma si

5 Henrik Gottlieb, op. cit., p. 162-163

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aggiunge a questi, veicolando lo stesso messaggio della fonte originale

attraverso un canale semiotico diverso.

I sottotitoli, ovvero i dialoghi in forma scritta, vengono presentati

all‟autore in modo immediato, subitaneo e seguendo il ritmo del dialogo

orale; poiché la traduzione è intesa per essere recepita (consumed) in tempo

reale6, essa rimane fuori dal controllo del fruitore ed è quindi transitoria

sullo schermo. Pertanto, il tratto dell‟immediatezza non consente la rilettura

di parti di testo sfuggite allo spettatore. Poiché i sottotitoli compaiono e

scompaiono con la rapidità dei dialoghi in concomitanza con le immagini

filmiche, questa forma di traduzione viene detta sincronica; come afferma

Perego7, in questo la sottotitolazione “differisce dall‟interpretazione

simultanea, che di solito succede temporalmente all‟originale anziché

essere presentata contemporaneamente a questo”. Infine, viene definita

multimediale perché costituisce uno dei tanto canali di trasmissione del

messaggio. I parametri proposti dallo studioso danese possono anche essere

espansi. In un lavoro successivo, Gottlieb aggiunse un ulteriore termine di

valutazione relativo alla sottotitolazione: poiché strettamente connessa

all‟originale in termini di tempo e di spazio, la definisce una forma di

traduzione con temporale8 (contemporal), termine che, tuttavia, sembra

riprendere e comprendere le precedenti etichette “sincronica” e

“immediata”. In seguito, affermò anche che si tratta di una forma di

6 Basil Hatim, Ian Mason, Politeness in Screen Translating, cit. in Lawrence Venuti, Mona Baker (a cura di), The Translation Studies Reader, Routledge, London-New York, 2000, p. 444. 7 Elisa Perego, op. cit., p. 47. 8 Henrik Gottlieb, Subtitling, in Mona Baker (a cura di), Routledge Encyclopedia of Translation Studies,

Routledge, London-New York, 1998, p. 246.

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comunicazione preparata9(prepared), ovvero non improvvisata ma

realizzata e messa a punto prima del suo utilizzo.

Abbiamo già detto che la sottotitolazione è una tipologia di traduzione

audiovisiva che ha delle proprie tecniche, regole e criteri; viene definita

“traduzione subordinata”, poiché ha delle restrizioni di tempo e spazio che

influenzano in modo diretto il risultato finale, si parla dunque di “riduzione

parziale”.

La riduzione parziale altro non è che la condensazione del proto testo

per mezzo di riformulazioni semanticamente equivalenti ma

graficamente più compatte. Questo procedimento non comporta

alcuna perdita informativa assoluta, perché l‟informazione è

condensata soltanto a livello grafico, ma non semantico. Si tratta

di un procedimento critico, durante il quale la sensibilità del traduttore

deve attivarsi per raggiungere un grado ottimale di

densità informativa: se il meta testo è sintetizzato oltremisura, lo

spettatore dovrà compiere uno sforzo eccessivo per inferire i contenuti

dell‟enunciato. La traduzione dipende quindi da questi parametri, e

consiste non solo nel tradurre il contenuto testuale, ma si basa anche

sull‟immagine e sull‟audio, contando su un tempo e uno spazio determinati.

Oltre alla riduzione parziale, è possibile operare delle riduzioni

totali, omettendo porzioni di testo o addirittura interi turni superflui

alla comprensione. Gli elementi su cui più frequentemente si

ripercuotono le riduzioni totali sono le ripetizioni di materiale verbale

9 Henrik Gottlieb, “Texts, Translation and Subtitling. In Theory and in Denmark”, in Id., Screen Translation: Six Studies in Subtitling, Dubbing and Voice-over, Center for Translation Studies- Department of English. University of Copenhagen, Copenhagen, 2000, p. 15

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già espresso informazioni anagrafiche, informazioni deducibili dal

contesto visuale e sonoro, gli elementi culturali oggetto di

intraducibilità, il materiale verbale non fondamentale al procedere del

discorso (complementi circostanziali, interiezioni, etc.), gli elementi

tipici del registro orale (appellativi, significati fatidici, etc.), ma

anche intere frasi.

Non è però appropriato fare un utilizzo

smodato di questo strumento. Si tratta, infatti, di uno strumento che presup

pone un‟ottima conoscenza dei meccanismi narrativi e la cui applicazione

dipende in gran parte dalla sensibilità del traduttore stesso. A causa

di riduzioni totali indiscriminate, spesso vanno perduti elementi di

pragmatica interpersonale fondamentali per la caratterizzazione

psicologica del personaggio. A dimostrazione di ciò, si consideri la

funzione che hanno le ripetizioni all‟orale: possono esprimere timore

e incertezza se involontarie o enfatizzare la volontà del locutore se

volontarie. Eliminarle senza compiere una scernita opinata

equivale a neutralizzare l‟atteggiamento del parlante oppure, nei casi più

gravi, conduce persino a un‟alterazione dei meccanismi del racconto.21

La traduzione vera e propria dei sottotitoli non solo impone al traduttore

di risolvere tutti i problemi linguistici e culturo-specifici propri della

traduzione letteraria, ma lo carica di un ulteriore fardello: svolgere il

suo compito rispettando la transitorietà specifica di questo metodo di

trasferimento linguistico. Il traduttore non solo è costretto a svolgere

il suo lavoro senza l‟ausilio di glosse o note, ma deve costruire

l‟illusione che il meta-testo sia una versione integrale e compiuta dei

dialoghi del proto-testo.

L‟ultimo aspetto da prendere in esame per quanto concerne la redazione

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vera e propria dei sottotitoli è la conversione orale‐scritto. I sottotitoli non

sono la semplice trascrizione di quanto detto, ma devono riflettere, in forma

ridotta, la comunicazione orale. In un prodotto audiovisivo, già la

lista dialoghi originale non è che un tentativo di emulare il parlato

naturale. Infatti, il parlato filmico solitamente non riproduce le

varianti gergali e dialettali della lingua o l‟idioletto naturale di un

parlante e costituisce di per sé una forma artificiosa di parlato. Nella

conversione della lingua orale in forma scritta, la convenzionalità e

la finzione della lingua si moltiplicano: i sottotitoli non sono in grado di

riprodurre tutti gli effetti funzionali della comunicazione orale ( tratti

soprasegmentali ); allo stesso tempo la trascrizione di elementi tipici

del parlato (esitazioni, enunciati sospesi, segnali di pragmatica

interpersonale) conferisce una parvenza di innaturalità allo scritto.

Nondimeno è essenziale che i sottotitoli riproducano il registro orale per

essere associati facilmente alle immagini senza incappare in

distorsioni del significato originale. Il compito del traduttore è non lasciare

che lo spettatore percepisca questa artificialità e non permettere quindi

che il credito di cui gode il registro scritto lo seduca.

Il risultato è una lingua livellata, dal registro standard, e che, in virtù di

queste caratteristiche, è definita “lingua zero”.

Lo spazio che si dispone per la traduzione in sottotitoli si limita a due

linee, di solito collocati nella parte inferiore dello schermo; ogni linea non

può contenere più di 35 caratteri, il che significa che il numero di caratteri

che può contenere un sottotitolo intero è di 70 caratteri. In termini di

tempo, un sottotitolo ha una durata minima di un secondo e una durata

massima di sei secondi nello schermo.

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Per quanto riguarda infatti la struttura del sottotitolo, bisogna adottare

linee di testo più corte dell‟intera larghezza dell‟area visuale,

suddividendole laddove necessario in stringhe multi-linea (linea superiore

solitamente più corta); soprattutto nelle traduzioni bisogna adottare laddove

consentito una sintassi lineare per consentire una lettura veloce e intuitiva;

bisogna utilizzare colori, sfondi, dimensioni dei font adeguati al contesto e

non invasivi da un punto di vista grafico e cromatico.

Infine è importante rispettare la punteggiatura e utilizzarla come

vettore di elementi para-linguistici (stati d‟animo, toni, emozioni

manifestate dal parlante).

È possibile creare dei sottotitoli anche senza l‟ausilio di alcuna

agenzia, grazie ai software disponibili su internet. In questo caso, la singola

persona che decide di affrontare questo lavoro diventerà traduttore,

sottotitolatore e tecnico. È possibile suddividere, quindi, il processo di

sottotitolatura in diverse fasi:

1. Arrivo del prodotto da sottotitolare;

2. Il tecnico controlla che il prodotto non sia danneggiato;

3. Il traduttore annota i punti critici del testo originale e poi

inizia la traduzione vera e propria;

4. Il sottotitolatore revisiona e divide il testo tradotto;

5. Si esegue lo spotting (viene deciso il preciso istante in

cui compariranno i sottotitoli e quando dovranno sparire;

6. Si esegue una prova cartacea della sottotitolatura e si fa

un‟altra revisione per eventuali errori;

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7. Viene eseguita l‟incisione dei sottotitoli sulla pellicola.

Prima di essere presentata al pubblico, la pellicola verrà poi visionata

da un cliente e da un tecnico. Possiamo, pertanto, riassumere così il

processo di sottotitolazione:

Modello: localizzazione dei tempi di entrata e uscita dei

sottotitoli, sincronizzati con l‟audio, calcolando i tempi minimo e

massimo di durata e rispettando i cambi id inquadratura e di scena.

Traduzione (adattamento): traduzione dell‟originale,

adattandola e aggiustandola ai caratteri permessi secondo la durata

del sottotitolo.

Simulazione: rappresentazione dei sottotitoli tradotti con

l‟immagine audio per verificare che si rispettino tutti i criteri e che si

possano leggere in modo naturale.

Correzione: correggere eventuali errori e riallineare il testo.

Per quanto riguarda invece la parte di adattamento, esistono una serie

di criteri basici che si eseguono nella sottotitolazione. Il testo che contiene i

sottotitoli deve essere un testo naturale, con la stessa punteggiatura, regole

ortografiche e convenzioni della lingua naturale. Non si deve convertire in

un telegramma per cercare di adattarlo al numero dei caratteri, ma si deve

arrivare ad un adattamento che risulti naturale e corretto.

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2.d DALLA TEORIA DELLA TRADUZIONE DEI SOTTOTITOLI

ALLA PRATICA

Quando ci si accosta per la prima volta al tema della teoria della traduzione

dei sottotitoli, è doveroso consultare testi che forniscano indicazioni utili

dal punto di vista teorico. Gran parte della bibliografia sull‟argomento

sembra insistere su un punto preciso: la traduzione è una scelta tra “mondi

possibili”, come afferma Eco1, e il reame del possibile è quello che conduce

alla provvisorietà della lingua e della cultura; tutto ciò che è provvisorio è

soggetto a molteplici mutamenti: il tempo, lo spazio, il pubblico a cui il

testo è indirizzato, la funzione del testo nella lingua di arrivo, la prospettiva

che il traduttore sceglie di adottare, ecc … Pertanto, se si cercano dei punti

fermi nella teoria della traduzione audiovisiva, si è costretti a rinunciare.

Nessuna disciplina più della traduzione nella sua totalità, comporta

l‟adozione di punti di vista preferenziali, e questi non soggiacciono ad

alcuna regola prestabilita. Ogni testo, ogni parola, meritano un trattamento

particolare, e il buon traduttore lo sa bene. È dunque impossibile stabilire

una teoria definitiva, perché è la materia stessa a coinvolgere svariate

conoscenze ed elementi socio-culturali e socio-linguistici che purtroppo,

non aiuta a delimitare il campo.

Vero è che il traduttore non si limita soltanto a volgere le parole di una

lingua in quelle di un‟altra, in modo che comunichino lo stesso significato;

il traduttore ha a che fare con sistemi estremamente complessi, che sono

quelli della linguistica, della semiotica, dell‟antropologia, della sociologia,

della storia letteraria, ecc … Il traduttore di sottotitoli è anche un

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“pensatore”, un riscrittore attivo che con il suo lavoro è in grado di

influenzare profondamente la cultura di arrivo.

La traduzione stessa, essendo un ponte, determina il modo in cui un

sottotitolo tradotto verrà tramandato dal sistema che la accoglie, formerà

l‟opinione dei lettori riguardo quel prodotto e quell‟autore, riguardo

un‟epoca o una corrente letteraria. Si potrebbero riportare le numerose

discussioni dei teorici che nella storia hanno cercato di affrancare la

traduzione dalla posizione subalterna in cui è relegata da secoli. E ancora

oggi sembra necessario insistere sul ruolo chiave di chi traduce e

sottotitola, perché il preconcetto secondo cui la traduzione sia un‟attività

meccanica e puramente linguistica è ancora molto diffuso.

Ciò non toglie che, spesso, le teorie della traduzione dei sottotitoli possono

trasformarsi in vere e proprie impasse. Stefano Manferlotti1 sostiene,

giustamente, che “alla teoria va riconosciuta una dignità assoluta, purché la

si veda come riflessione sul linguaggio in quanto tale. […] Ogni altra

pretesa nasce dal sofisma o dall‟illusione”. Allora, slegata dalla pratica, la

teoria della traduzione dei sottotitoli rischia di limitarsi a una speculazione

astratta. Come è possibile creare presupposti teorici per una disciplina che è

tutta pratica? Perché nella traduzione dei sottotitoli si tratta di scegliere,

ma le scelte comportano sempre qualche perdita? Come è possibile

decidere a priori se sia meglio rispettare le rime di un testo poetico, per

esempio, o dedicarsi alla ricerca del ritmo? Una teoria della traduzione di

sottotitolazione deve esistere, ma per sua stessa natura deve mantenersi

aperta, flessibile, mai rigida. Il testo fisicamente inteso è uno spazio in cui

avviene una dinamica irripetibile, e questa dà luogo a soluzioni irripetibili;

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è nel testo stesso che si possono riscontrare problemi sempre diversi e

trovare altrettante alternative.

Che per tradurre sia importante un ampio sistema di conoscenze è

indubbio, ma è anche vero che una teoria della traduzione non può essere

sistematizzata e valida in tutti i casi.

Passando all‟aspetto pratico della traduzione di sottotitoli vi sono dei

criteri di carattere linguistico in base ai quali si possono distinguere due

tipi di sottotitoli: quelli interlinguistici e quelli intralinguistici che sono

riassunti in una tabella ben suddivisa da Elisa Perego1:

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Sottotitoli

intralinguistici

Sottotitoli nella stessa

lingua del film

originale

Sottotitoli

interlinguistici

Sottotitoli in una

lingua diversa da

quella del film

originale

Destinatari Sordi e sordastri-

Apprendenti di L2

Normoudenti-

Apprendenti di L2

Caratteristiche

distintive

-Trasposizione scritta e

semplificata del dialogo

originali.

-Rappresentazione

simultanea del dialogo

originale e della sua

trascrizione integrale.

-Sottotitolazione

standard.

-Dialoghi in L2.

-Traduzione scritta e

ridotta in L1.

-“Sottotitolazione

rovesciata”.

-Dialoghi in L1.

Funzione Mezzo principale o

ausiliario per l‟accesso

alle informazioni

televisive e/o

cinematografiche.

Utile supporto didattico

in diverse situazioni di

apprendimento

linguistico.

Riprodurre e adattare il

dialogo nella lingua dei

fruitori per permettere

loro la comprensione del

film straniero.

Vantaggioso per la

memorizzazione a lungo

termine del lessico;

anche per principianti.

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Se tutte le traduzioni corrono il pericolo di invecchiare, la traduzione

dei riferimenti agli usi e costumi, alla storia e al bagaglio culturale di un

popolo, è quella che più di tutte, da sempre, rischia di non essere mai al

passo con i tempi. La questione è più complessa nell‟ambito della

traduzione audiovisiva in cui il messaggio verbale segue la sua strada – di

solito quella del doppiaggio o della sottotitolazione – mentre le immagini, e

perfino i suoni, continuano a gridare la loro appartenenza alla cultura di

origine. Questo libro intende offrire un‟introduzione alla traduzione

audiovisiva, settore ancora giovane dei “translation studies”, che, grazie

alla diffusione dei prodotti audiovisivi nel mondo moderno attraverso i più

diversi canali di fruizione, ha ricevuto un importante impulso a partire dagli

anni Novanta del secolo scorso. Rispetto alla maggior parte dei testi su

questo argomento oggi in circolazione, questo libro si concentra in

particolare sulla traduzione per il doppiaggio, la forma di traduzione

audiovisiva privilegiata in Italia, con un particolare accento sulla

trasposizione degli elementi culturali. Sono proposti all‟analisi numerosi

brani tratti da film e serie televisive (sitcom, sceneggiati, serie

drammatiche, film TV), in lingua inglese e con il rispettivo adattamento

ufficiale in italiano, seguiti da annotazioni che mettono a fuoco gli elementi

più significativi dal punto di vista delle strategie traduttive.

Poiché la decifrazione di un film con sottotitoli comporta un‟attività di

lettura sia di immagini in movimento, sia di un testo scritto, esiste una

tecnica, chiamata la tecnica del tracciamento oculare (eye tracking in

inglese), che consente di capire, e quindi perfezionare e potenziare, i criteri

di presentazione e la fruibilità di un film. Ciò è particolarmente importante

perché può essere applicata anche a quei film con sottotitoli indirizzati a

persone con disabilità sensoriali (visive e uditive) che esigono una

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particolare cura nella definizione di criteri (linguistici, strutturali,

contenutistici) per la realizzazione di traduzioni o trasposizioni audiovisive

mirate ed efficaci.

Grazie a questo si è potuto capire, ad esempio, che la lettura non

avviene mediante uno spostamento continuo degli occhi da sinistra verso

destra sul testo da leggere, come si pensava succedesse, ma attraverso un

loro rapidissimo spostamento per sbalzi (saccadi) seguiti da fermate

(fissazioni).

È importante, quindi, conoscere le similitudini e le differenze di uso

del sottotitolo per regolarsi nella sua realizzazione, adattandola alle

esigenze del reale destinatario. Il sottotitolo intralinguistico, infatti, nasce

come strumento che offre una possibilità di accesso al prodotto audiovisivo

a utenti sordi e sordastri.

Tra i fenomeni più interessanti emersi dagli studi sulla fruizione di un

film con sottotitoli ci sono la “regola dei sei secondi”. Come già affermato,

i sottotitoli sono condizionati da rigide regole riguardanti la loro lunghezza

e la loro permanenza sullo schermo, che deve consentire la lettura e la

comprensione completa, ma non la rilettura. Quindi, la “regola dei sei

secondi” stabilisce il tempo, di sei secondi, di permanenza del sottotitolo

per una lettura chiara e completa, evitando inutili processi di rilettura che

disturberebbero l‟elaborazione e la comprensione del sottotitolo.

È interessante notare anche quali sono le reazioni degli spettatori di fronte

agli aspetti strutturali del sottotitolo, in particolar modo riguardo alla

segmentazione del sottotitolo, per rendere il sottotitolo più leggibile e

fruibile. Anche se i gruppi sintattici funzionali all‟interno delle frasi non

andrebbero mai scompattati, in realtà sembra che il sottotitolo sia

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decodificato in modo efficace a prescindere dal modo in cui è proposto allo

spettatore. Dunque, qualunque sia lo spezzamento del sottotitolo,

l‟attenzione dello spettatore e la comprensione del film non vengono

ostacolati.

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3. IL CONCETTO DI ACCESSIBILITÀ NELLA

TRADUZIONE AUDIOVISIVA

Quando si parla di accessibilità, ci si riferisce in particolare alla

possibilità di rendere accessibile un prodotto audiovisivo a tutta quella

parte di persone che hanno una disabilità sensoriale. Si tratta di una

questione culturale che impedisce la comunicazione e di conseguenza

l‟integrazione dei disabili nella società. Tuttavia, negli ultimi tempi si

stanno sviluppando nuovi sistemi per la sottotitolazione dei programmi

Questa questione nasce dalla sensibilità verso utenti con disabilità

sensoriali che non permetterebbero loro di usufruire di una enorme fetta di

prodotti informativi artistico-culturali. È proprio dall‟esigenza di eliminare

le barriere linguistiche e sensoriali nell‟accesso al materiale audiovisivo

che si fanno strada, nel campo della traduzione audiovisiva, i concetti di

usabilità e di accessibilità. Nel dettaglio, possiamo definire l‟accessibilità

come “la possibilità, anche con persone di ridotta o impedita capacità

motoria o sensoriale di avere accesso ad un prodotto e alle sue

caratteristiche ”.

L‟accessibilità ai media attraverso i servizi di sottotitolazione svolge

un importante ruolo nell‟inclusione di questi individui ed è sempre più

considerata un diritto fondamentale da coloro che disciplinano il settore dei

media nel mondo.

Le tecnologie a disposizione permettono alle persone con ridotte

capacità uditive di fruire di contenuti audiovisivi. I servizi di accessibilità

sono principalmente: sottotitoli per non udenti (CC) e sottotitoli per non

udenti e con capacità uditive ridotte (HoH/SDH).

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I sottotitoli per non udenti rappresentano la versione scritta del dialogo

e sono visualizzati nella parte inferiore dello schermo. Contengono

informazioni aggiuntive, quali l‟identità del parlante e la descrizione di

suoni rilevanti, per aiutare lo spettatore non udente o con difficoltà uditive

a seguire il dialogo. Gli utenti di questo tipo di sottotitoli sono soggetti con

una ridotta capacità uditiva o soggetti sordi dalla nascita. La lingua dei

segni adopera gesti manuali, espressioni facciali e linguaggio corporeo per

comunicare un messaggio. La lingua dei segni è una lingua vera e propria e

di solito è la prima lingua che s‟impara. Per questi spettatori i sottotitoli

non comunicano lo stesso livello di informazioni.

La lingua dei segni si usa in tutto il mondo per l‟accessibilità ai

contenuti audiovisivi, anche perché lo spettatore potrebbe non essere in

grado di comprendere la lingua scritta usata nei sottotitoli; ecco perché essa

rappresenta un importante servizio che soddisfa il bisogno di accessibilità.

Un sottotitolo, può essere perfettamente accessibile ma scarsamente

usabile o, viceversa, perfettamente usabile ma totalmente inaccessibile.

I sottotitoli sono tra i mezzi di comunicazione più importanti che

aiutano i sordi a “sentire con gli occhi” e che interrompono il silenzio che li

circonda. Lo sviluppo intellettivo e culturale dei sordi, come degli udenti,

passa attraverso la comunicazione. I sottotitoli costituiscono per i sordi

un‟ottima opportunità per stimolare il loro sviluppo culturale e lessicale, un

sussidio dell‟apprendimento dell‟italiano.

Per questo motivo la fedeltà linguistica è importante nelle

sottotitolazioni: fedeltà quantitativa e qualitativa, quando i vincoli tecnico-

linguistici di tempo e spazio lo permettono. Inoltre, ancora oggi ci sono

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ancora molti preconcetti e pregiudizi sull‟argomento sordi e sordità e pochi

sanno che i sordi, “guardando”, possono capire molte cose che agli udenti

sfuggono. Alcuni professionisti che si occupano della sottotitolazione per

non udenti hanno approfondito i loro studi e hanno cercato di capire cosa

pensano le persone sorde dei sottotitoli e quali siano le loro esigenze.

Ecco un breve esempio di una lettera scritta da tre ragazzi sordi alla

RAI:

La Rai festeggia, Francesco, Ilaria e Stefano stanno scrivendo una

lettera aperta contro la Rai. Quest‟anno ricorrono i trent‟anni di sottotitoli

della tv pubblica. Dal sito di Rai News: “era il 5 maggio 1986 quando La

finestra sul cortile di Alfred Hitchcock veniva trasmesso dalla Rai con i

sottotitoli per non udenti”. Per poi continuare con tono naturalmente auto

celebrativo: “A meno di due anni dalla nascita di Televideo, la Rai è la

prima tv italiana ad avviare questo servizio sulla pagina 777” e poi via con

la conta delle ore e della tipologia dei programmi sottotitolati.

Il tono, o meglio, l‟umore di Ilaria, Francesco e Stefano, invece, è

quello di chi ha voglia di fare tutto fuorché festeggiare. Sordi oralisti i

primi due, sordo al cento per cento Stefano, si sentono “tagliati fuori” da

una tv che “dice di offrire un servizio che in realtà non offre, o comunque a

una qualità decisamente inferiore rispetto a quella vantata”. Per questo

motivo Ilaria e Francesco, prima di inviare l‟ennesima lettera di protesta,

hanno deciso di realizzare un video che hanno poi pubblicato sulle

rispettive pagine Facebook con il quale chiedono “integrazione a 360 gradi

a livello televisivo”. La loro clip è stata visualizzata da quasi diecimila

persone, condivisa da centinaia di utenti e si aggiunge alle precedenti

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richieste di attenzione, loro e di altri ragazzi sordi, pervenute all‟azienda

ma a cui non ha fatto seguito alcun riscontro. “Le iniziative individuali non

vengono accolte. Sono addirittura andato fisicamente alla sede della Rai –

racconta Francesco – e la loro risposta è stata: le faremo sapere”.

Per far capire la portata del problema, che non si limita alla Rai, ma

alla tv in generale, provano a semplificare: “Parliamo in percentuale. In Rai

i sottotitoli funzionano per il 30% di quello che dovrebbero, su Mediaset

siamo intorno al 15%”. La situazione migliora leggermente con la “pay tv”,

ma “il servizio non è perfetto nemmeno su Sky, diciamo che funziona per

un 60%”. Questo può essere utile per fare un quadro della situazione nel

nostro Paese, ma capire, anche solo minimamente, quello che provano

persone come Ilaria, Francesco e Stefano quando accendono la tv è tutta

un‟altra storia.

Si può tentare, banalmente, di mettersi nei loro panni e seguire, da

udenti, un programma attraverso i sottotitoli. Per quanto riguarda la Rai,

ogni giorno, alla pagina 771 del Televideo c‟è la lista aggiornata dei

programmi sottotitolati: varie edizioni di Tg, qualche telefilm, talk show,

quasi tutti i programmi di prima serata e alla pagina 778 ci sono i sottotitoli

in inglese. “Questo in teoria - spiega Francesco – la realtà è che i sottotitoli

sono di qualità scadente e quelli in inglese non ci sono quasi mai”.

Dunque, l‟obiettivo di chi svolge questo lavoro è quello di rimanere

il più possibile fedeli al parlato. La riduzione del testo e la durata del

sottotitolo sono necessarie per rientrare nei tempi e negli spazi consentiti e

per eliminare informazioni che spesso non sono così importanti e non

impediscono la comprensione del prodotto audiovisivo.

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Esistono due tipi di servizi di accesso alla televisione per i sordi:

l‟interpretazione in lingua dei segni e la sottotitolazione. L‟interpretazione

in lingua dei segni avviene tramite un interprete LIS che compare su una

parte dello schermo, diviso in due, o in una finestra in basso che occupa

una piccola parte dell‟immagine.

Si tratta purtroppo di un servizio ancora poco diffuso in Italia,

malgrado le richieste. Per la precisione, solo alcune edizioni ridotte del

telegiornale vi fanno ricorso.

I sottotitoli per non udenti non sono impressi in modo permanente

nell‟immagine e non sono, quindi, visibili a tutti i telespettatori, ma sono

attivabili o disattivabili a scelta mediante un tasto del telecomando, essendo

fondamentalmente destinati ad un pubblico specifico.

La sottotitolazione intralinguistica rappresenta oggigiorno un supporto

essenziale per un numero inestimabile di sordi. Si rivela altresì importante

per altre categorie di persone, come ad esempio gli anziani, molto spesso

vittime di una riduzione dell‟udito, gli immigrati che non padroneggiano la

lingua del paese di arrivo o i bambini che imparano a leggere.

3.a LA SORDITÀ: CARATTERISTICHE E TIPOLOGIE

La sordità è definita come la disfunzione dell'apparato uditivo, che

può essere causata da: malattia, esposizione eccessiva ai rumori, assunzione

di determinati farmaci e antibiotici, lesioni all'orecchio. La patologia

interessa i generi umano ed animale; può presentarsi già alla nascita oppure

durante la vita, a seguito di un trauma.

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Le persone nate sorde o diventate tali nei primi anni di vita riscontrano

difficoltà nell'apprendere la lingua parlata che non acquisiscono in maniera

naturale ma che deve essergli insegnata attivamente. Per favorire il

successo di interventi riabilitativi sulla sordità congenita si ricorre, sempre

più, allo screening uditivo neonatale: in tal modo è possibile velocizzare

operazioni di diagnosi, protesi, impianto cocleare, preliminari ai percorsi

riabilitativi ed apprendimento linguistico.

Le due metodologie di cura della sordità natale sono:

- Oralismo puro: quando la persona viene educata all'apprendimento

della lingua tramite la logopedia, dopo che gli sono state applicate

protesi e/o impianti cocleari.

- Metodo bilingue: quando alla persona vengono insegnate sia la

lingua locale sia la lingua dei segni. Ricerche dimostrano che

l'apprendimento della seconda facilita l'assimilazione della prima.

Viene detta anche «handicap della comunicazione» e «handicap invisibile»,

in quanto non immediatamente percepibile dall'ambiente esterno.

Il termine "sordità" identifica una perdita di funzionalità importante,

che comporta, molto spesso, problemi nello sviluppo del linguaggio.

L‟OMS, infatti, definisce il bambino ipoacusico come colui “la cui acuità

uditiva non è sufficiente a permettergli di imparare la sua lingua, di

partecipare alle normali attività della sua età, di seguire con profitto

l‟insegnamento scolastico generale”. Generalmente, la sordità è la

conseguenza di patologie genetiche (50%) o di problemi prenatali

(embriopatia o fetopatia). In una percentuale più bassa può essere la

conseguenza di prematuranza o sofferenza perinatale (20%), oppure

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acquisita durante l‟infanzia per cause infettive (meningiti), tossiche

(streptomicina), traumatiche.

Ecco un elenco delle maggiori affezioni che comportano una

disfunzione uditiva:

- • Il neurinoma del nervo acustico è un tumore benigno che si

sviluppa sul nervo acustico nell‟orecchio interno e che può colpire a

qualsiasi età;

- • La neuropatia uditiva è un disordine uditivo nel quale i suoni

entrano normalmente, mentre risulta compromessa la trasmissione

del segnale dall‟orecchio interno al cervello;

- • La sindrome di Meniere è determinata da un cambiamento di

volume del liquido presente nell‟orecchio interno e si caratterizza per

vertigini, acufeni, ovattamento auricolare e perdita uditiva fluttuante;

- • L‟otosclerosi consiste in una anormale crescita di un ossicino

dell‟orecchio interno che impedisce la corretta trasmissione del

suono, causando perdita uditiva. Molto spesso è genetica ed insorge

tra i 30 e i 40 anni di età;

- • La sindrome di Usher presenta più di un sintomo, tanto da colpire

sia l‟udito sia la vista. Essa è di tipo genetico e si manifesta sin dalla

nascita;

- • La sindrome di Waardenburg è una malattia ereditaria

caratterizzata da vari livelli di sordità, cambiamenti nella pelle e

nella pigmentazione dei capelli;

- • Il disordine nella processazione uditiva nel bambino (DPU) è una

condizione in cui non si riconoscono le sottili differenze tra i suoni

nelle parole, anche se questi risultano chiari e forti.

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Un altro termine spesso usato per indicare le persone sorde è sordomuto,

ma non può essere considerato un sinonimo dei primi. Questa

denominazione, infatti, risulta imprecisa e può generare degli equivoci in

chi non possiede competenze specifiche. Essa suggerisce un impedimento

oltre che dell‟udito anche della parola, ma in realtà il soggetto sordo, con

un‟adeguata terapia riabilitativa, può imparare a programmare l‟emissione

della propria voce e quindi a parlare.

Dal punto di vista clinico si distinguono diversi gradi di sordità

diversamente correlati alla possibilità di percepire i suoni linguistici e di

sfruttare i residui acustici attraverso l‟uso delle protesi. Si distinguono

quattro gradi di sordità in base al grado di perdita uditiva espresso in

decibel;

Sordità lieve: perdita uditiva compresa fra 20 e 40 db;

Sordità media: perdita uditiva compresa fra 40 e 70 db;

Sordità grave: perdita uditiva compresa fra 70 e 90 db;

Sordità profonda: perdita uditiva superiore a 90 db.

La comparsa di una sordità profonda fin dalla nascita priva il bambino

di una fonte di informazione che, normalmente, gli permette di scoprire il

mondo in un‟interazione circolare e di acquisire l‟uso del linguaggio. Va da

sé che le difficoltà saranno tanto più importanti quanto più il deficit sarà

massiccio, congenito o molto precoce. Di fatto, il bambino completamente

sordo che fisiologicamente utilizza il balbettio intorno ai 2-3 mesi, cessa

quasi del tutto di emettere i suoni già a partire dal 5-6 mese. Nel caso

dell‟ipoacusia lieve e del sordastro, invece, l‟acquisizione del linguaggio è

ancora possibile ma mentre nel primo caso l‟articolazione e la voce

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resteranno difettose, nel secondo caso il linguaggio potrà seguire un

normale sviluppo.

Un rischio molto frequente è la mancanza di una diagnosi precoce nei

confronti di un bambino affetto da piccoli deficit uditivi. In queste

situazioni ci sarebbero buone possibilità, attraverso una valida educazione

logopedica e una buona protesizzazione, di apprendere correttamente l‟uso

del linguaggio. Nella maggior parte dei casi, invece, i bambini con lievi

difficoltà uditive non vengono riconosciuti immediatamente. Così, tacciati

di pigrizia o di distrazione, i piccoli fanciulli non sono inseriti per tempo in

adeguati programmi rieducativi, fondamentali per il raggiungimento di una

normale integrazione sociale e scolastica.

Vorrei concludere citando la ricerca linguistica di Fabbro che dice:

“L‟acquisizione di una lingua viene effettuata con modalità naturali, in un

ambiente informale, con il coinvolgimento soprattutto della memoria

implicita. L‟apprendimento di una lingua, invece, si realizza con modalità

formali, cioè per regole, spesso in un ambiente istituzionale”.10

3.b LA SOTTOTITOLAZIONE INTRALINGUISTICA PER SORDI

La sottotitolazione intralinguistica per sordi è una modalità di

traduzione utilizzata in contesti diversi. Nonostante ciò, è possibile

individuare degli elementi comuni per quanto riguarda i livelli di

prestazione professionale richiesti e i criteri di valutazione della qualità.

I principali sono i seguenti:

10

Fabbro F., Il cervello bilingue. Neurolinguistica e poliglossia, Astrolabio, Roma 1996, (Cap. 11).

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accuratezza della traduzione e dell‟ortografia

equilibrio tra esigenza di fedeltà e di sintesi

corretto uso delle convenzioni grafiche

leggibilità

Per quanto riguarda l’accuratezza della traduzione e l‟efficacia della

sintesi, le principali aziende prevedono una procedura di revisione dei

sottotitoli preparati dal singolo traduttore. Occorre specificare che il

revisore deve visionare il video mentre controlla e corregge i sottotitoli,

perché essi vanno analizzati nel contesto audiovisivo per poterne valutare

la qualità. L‟azienda deve comunicare al traduttore l‟esito della revisione,

perché possa imparare dalle correzioni. Questa fase è fondamentale, perché

dei banali errori di battitura, una volta proiettati sul grande schermo o

trasmessi in televisione, possono portare a reclami e lettere di protesta degli

spettatori (soprattutto nei festival, frequentati da critici, addetti ai lavori e

appassionati).

Relativamente agli aspetti grafici e alla leggibilità, ogni azienda

sottotitolatrice ha le proprie convenzioni sull‟uso della punteggiatura,

fondamentale per segnalare il ritmo del testo, renderlo più chiaro e

facilitarne la lettura. In particolare, la punteggiatura si può usare per

rappresentare graficamente alcune caratteristiche del dialogo come enfasi,

intonazione ironica, esitazione etc. Ad esempio si possono usare le

virgolette per indicare un uso idiosincratico o scorretto di una parola, un

neologismo, un gioco di parole, una citazione, e così via. Il corsivo può

indicare voci in sottofondo (spesso provenienti da un qualche apparecchio

come radio, telefono o televisione), oppure un monologo interiore, un

sogno, un flashback, e molto altro. Il trattino può essere usato nei dialoghi

per distinguere in un unico sottotitolo le battute pronunciate da due

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personaggi diversi, mentre i puntini possono indicare esitazione, oppure

l‟interruzione del discorso ad opera di un altro personaggio.

Insomma, oltre al suo significato tradizionale ogni segno di

interpunzione assume una funzione specifica e il sottotitolatore è tenuto a

conoscere e saper usare in modo corretto queste convenzioni.

Nei sottotitoli per non udenti esistono convenzioni specifiche, come ad

esempio l‟uso dei colori per identificare i personaggi, l‟espressione scritta

di suoni (musiche, canzoni, rumori...) che veicolano un messaggio

importante ai fini della trama, e una certa semplificazione di lessico e

sintassi per agevolare la lettura . Per tutte le tipologie di sottotitoli, inoltre,

la lettura è notevolmente facilitata da una ragionevole distribuzione del

testo : una stessa frase non può prolungarsi per più di due o tre sottotitoli,

per non sovraccaricare troppo la memoria dello spettatore; nel caso di una

frase particolarmente lunga, è opportuno suddividerla in una serie di frasi

corte e in ogni caso ciascun sottotitolo deve avere un senso compiuto.

Inoltre, all‟interno di ogni sottotitolo, nei limiti del possibile, bisogna

scegliere delle interruzioni di riga logiche, cioè andare a capo senza

separare gli elementi costitutivi di uno stesso sintagma, come ad esempio

gli articoli dai sostantivi a cui si riferiscono, le preposizioni dai sostantivi

con i quali formano i complementi, e così via. Infine, per quanto riguarda la

leggibilità è importante anche lo sfondo su cui compaiono i sottotitoli, che

solitamente sono in lettere bianche su fondo scuro (la parte bassa

dell‟immagine è meno illuminata), oppure, nel caso dei sottotitoli

elettronici ai festival, in lettere scure su uno schermo bianco.

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Come si è cercato di evidenziare in questo breve contributo, le

competenze e conoscenze necessarie al sottotitolatore sono piuttosto

variegate.

Si possono riassumere nel seguente specchietto:

Competenze linguistiche:

- ottima comprensione orale della lingua di partenza, in tutte le sue

sfumature, compresi i registri colloquiali e gergali, i linguaggi

settoriali e i riferimenti culturali;

- ottime competenze di scrittura nella lingua d‟arrivo, e in particolare

complete padronanza della grammatica e dell‟ortografia;

- ottima capacità di sintesi, per poter “ridurre” il testo dei sottotitoli

senza perdere contenuti.

Competenze traduttive (non nel caso dei sottotitoli intralinguistici,

evidentemente)

Competenze di documentazione: uso della Rete, dizionari e glossari

(sia cartacei che elettronici) per risolvere gli innumerevoli e

imprevedibili problemi traduttivi

Competenze informatiche: programmi di videoscrittura, di

sottotitolazione, di editing video, eccetera.

Competenze professionali: rapidità e capacità di gestire progetti di

traduzione con scadenze generalmente brevi, sia lavorando

autonomamente che in team.

Il tipo di sordità, il metodo riabilitativo, così come il livello di

formazione delle persone sorde, sono tutti elementi che possono avere

un‟influenza nell‟elaborazione come nella fruizione dei sottotitoli. La

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lettura labiale è molto diffusa in Italia nella comunicazione tra sordi e

udenti, per via della struttura fonetica della lingua italiana, in cui la parola

scritta e la parola pronunciata trovano corrispondenza. Il suo uso è comune

anche tra i sordi che si esprimono in lingua dei segni. La lettura labiale

permetterebbe infatti di evitare le ambiguità tra segni simili e favorirebbe la

comprensione tra segnanti provenienti da aree geografiche diverse.11

Uno

studio di Jensema sulle caratteristiche del movimento oculare durante la

visione di film sottotitolati ha dimostrato che gli individui che comunicano

principalmente mediante la lettura labiale hanno tendenza a focalizzare lo

sguardo sulle labbra dei personaggi piuttosto che sui sottotitoli.

Evidentemente, quando la banda sonora originale è in italiano la

sottotitolazione non dovrebbe, allontanarsi troppo da ciò che viene detto,

per non deviare l‟attenzione del pubblico anziché aiutarlo a completare

l‟informazione. L‟importanza della fedeltà dei sottotitoli ai dialoghi

riguarda non soltanto i sordi profondi, con una buona capacità di lettura

labiale, ma ancor più le persone che soffrono di una perdita uditiva leggera

o media e che conservano residui uditivi. I sottotitoli permetterebbero,

infatti di combinare le informazioni, sonore e scritte, facilitando così la loro

comprensione.12

È comunque vero che i sordi non raggiungono in generale

alti livelli di scolarizzazione e di competenza.

Dallo studio di Jensema si ricava che la visione di programmi

sottotitolati è essenzialmente un processo di lettura, poiché i soggetti

11 Jensema C.J., El Sharkawy S., Danturthi R.S., Burch R., Hsu D., “Eye movement patterns

of captioned television viewers”, in American annals of the deaf, Oxford university press, vol.

145, n. 3, 2000, pp.-275-28

12

Volterra V. (a cura di), La lingua dei segni italiana, La comunicazione visivo-gestuale dei sordi, Il Mulino, Bologna, 1987, p. 14.

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passano la più parte del tempo a leggere i sottotitoli e meno tempo ad

osservare le immagini. 13

La lettura e la comprensione di un testo richiedono

però al lettore competenze linguistiche a livello lessicale e morfosintattico

nonché conoscenze enciclopediche che gli permettano di fare inferenze.

Maragna sottolinea che i sordi sono confrontati dal loro handicap a

difficoltà che derivano dai tre aspetti e che possono essere più o meno

importanti secondo la personalità, il tipo e il grado di sordità, il percorso

riabilitativo e di formazione, l‟ambiente e l‟entourage.14

Secondo Maragna,

dal punto di vista del lessico, i sordi dispongono in generale di un

vocabolario ridotto, presentando una certa rigidità lessicale, che si

manifesta, in particolare, nella produzione e nella comprensione di

espressioni linguistiche come modi di dire, metafore e allegorie. Quanto

alla morfologia e alla sintassi, non padroneggiano elementi come i pronomi

clitici, gli articoli e le preposizioni e incontrano difficoltà con le

concordanze e con le strutture più complesse, quali le frasi passive e

relative e il discorso indiretto. Alla luce di questi dati, una riflessione sui

modi di favorire la comprensione dei sottotitoli si rivela indispensabile.

Camillo Tommasi di Vignano, Vice Direttore del servizio Televideo e

Responsabile del servizio di sottotitolazione dell‟emittente pubblica, spiega

che i sottotitoli dei programmi Rai riflettono i risultati degli studi condotti

per diversi anni in collaborazione con il CNR e l‟ENS per analizzare la

fruizione dei sottotitoli e i bisogni specifici della categoria.15

Il grado di

complessità dei sottotitoli della RAI cambia secondo il tipo di trasmissione,

in considerazione del presunto livello di scolarizzazione e di competenza

linguistica in italiano dell‟utenza. Le trasmissioni destinate ai bambini

13

Segretariato sociale RAI (a cura di), Scripta Volant - la Rai per i sordi, Rai Eri, Roma, 2002, p. 197. 14 Maragna S., Difficoltà scolastiche, Istituto per sordi di Roma, [In rete] . 15

Tommasi di Vignano C., Intervista personale (13/04/2005). 15 Caselli M.C., Maragna S., Pagliari

Rampelli L., Volterra V., op. cit. 16 Ibidem.

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presentano il più alto grado di semplificazione e di sintesi, seguite dai

telefilm pomeridiani e dalle soap-opera. Anche queste trasmissioni sono

abbastanza semplificate perché si presume siano seguite da un pubblico di

un livello medio-basso di scolarizzazione o da persone anziane, con

problemi uditivi. I film e ancor più i documentari sono invece i generi di

trasmissioni dai sottotitoli meno facilitati. La sottotitolazione dei

telegiornali è invece, quanto ad essa, integrale, mantenendo un linguaggio

del tutto giornalistico. Secondo Camillo Tommasi di Vignano, i sordi non

accettano, infatti, di avere un accesso ineguale all‟informazione. Secondo

gli studiosi del CNR, sottotitoli troppo complessi e rapidi possono

compromettere la comprensione delle persone dalle competenze

linguistiche basse, scoraggiandole dal fare un sforzo di lettura che pure

avrebbe come risultato di migliorare queste competenze. Sarebbe bene

altresì non modificare troppo il vocabolario utilizzato e lasciare talora modi

di dire e parole difficili, che possono contribuire ad arricchire il patrimonio

lessicale delle persone sorde e le loro conoscenze relative al mondo che li

circonda.

La funzione educativa della sottotitolazione non è, infatti, da

sottovalutare. L‟impiego dei sottotitoli a scuola, come strumento didattico,

e anche al di fuori dell‟ambiente scolastico, può favorire l‟acquisizione di

competenze linguistiche in italiano, contribuendo, inoltre, ad allargare il

bagaglio di conoscenze enciclopediche delle persone sorde. Maragna parla

della sottotitolazione come di “una sorta di educazione permanente alla

lingua vocale, perché questo esercizio linguistico può e deve avvenire

anche a casa in momenti di relax, magari guardando un cartone animato o

una telenovela.”16

Il primo vantaggio della sottotitolazione è di permettere

16 Maragna S., La sordità, Educazione, scuola lavoro e integrazione sociale, Ulrico Hoepli Editore.

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l‟accesso alle informazioni attraverso la vista, che è un canale integro per i

sordi. I sottotitoli rappresentano una possibilità di arricchire il vocabolario

e di rinforzare le strutture morfologiche e sintattiche. Non soltanto il

contesto della frase, ma anche le immagini contribuiscono ad aiutare la

persona sorda a capire, per intuizione, il significato di parole ed espressioni

sconosciute e a tenere a mente le costruzioni più complesse.17

Gli studi

condotti da Koskinen, Wilson e Jensema dimostrano le potenzialità della

sottotitolazione come strumento didattico per l‟apprendimento della lettura

ai sordi, riscontrando significativi miglioramenti soprattutto nella

comprensione e nell‟acquisizione del vocabolario visualizzato, oltre ad una

più forte motivazione da parte degli studenti alla lettura sotto forma di

sottotitoli.18

Risultati altrettanto positivi scaturiscono da uno studio condotto

da Jelinek Lewis e Jackson su un campione di studenti sordi al fine di

testare la loro comprensione del contenuto di trasmissioni sottotitolate:

Although deaf students‟ reading comprehension scores are lower on

average than those of their hearing peers, their script comprehension for

captioned videos is greater than comprehension of the script in different

text formats, indicating they process additional information from the visual

stimuli provided in the video component.

17 Ibidem.

18 Koskinen P.S., Wilson R.M., Jensema C.J., “Using closed-captioned television in the teaching of

reading to deaf students”, American annals of the deaf, Oxford university press, 1986, vol. 131, n. 1, pp.

43-46.

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58

The finding of improved script comprehension for captioned videos

suggests that acquiring “television literacy” through captioned videos may

promote reading skills for students who are deaf.19

19 Jelinek Lewis M.S., Jackson D.W., “Television literacy: comprehension of program content using

closed captions for the deaf”, Journal of deaf studies and deaf education, Oxford university press, vol. 6,

n. 1, 2001,

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59

4. CHE COS’È LA CECITÁ?

Con il termine cecità s‟intende, in senso lato, l‟assenza della capacità

visiva, distinguendo una cecità assoluta, quando manca la percezione della

luce da entrambi gli occhi, da una relativa, quando sia assente o ridotta una

delle componenti della sensazione visiva. Oggi un paziente cieco non è più

ritenuto un individuo indifeso o totalmente dipendente da altri. Nuovi

metodi di educazione e ricreazione hanno reso possibile a oltre la metà dei

bambini ciechi di frequentare le scuole normali. Naturalmente, i

provvedimenti concernenti l‟educazione dei ciechi sono diversi a seconda

dei Paesi. In Gran Bretagna, dove l‟educazione dei non vedenti è divenuta

obbligatoria dall‟inizio del XX sec., si è giunti a un programma nazionale

abbastanza ben coordinato. Anche i Paesi scandinavi hanno stabilito da

lungo tempo provvedimenti dettagliati e coordinati per l‟educazione dei

bambini ciechi. Negli Stati Uniti vi sono differenze fra i diversi Stati,

alcuni dei quali hanno costituito i servizi più sviluppati del mondo. In

alcuni Paesi europei, come per es. Francia, Italia e Germania, benché

l‟educazione dei bambini con minorazione visiva abbia avuto inizio più

tardivamente per quanto concerne la coordinazione su scala nazionale,

molto buon lavoro è stato svolto per lungo tempo in istituti regionali e

cittadini sotto il patrocinio di organizzazioni religiose, caritative o

governative. Alle difficoltà principali dell‟istruzione dei non vedenti, ossia

la lettura e la scrittura, venne data una brillante soluzione da Louis Braille,

anch‟egli non vedente, che nel 1829 inventò una scrittura in cui all‟alfabeto

comune sono sostituiti dei punti (sei al massimo) disposti su due colonne

verticali e che, essendo in rilievo, vengono percepiti per mezzo dei

polpastrelli. Lo stesso sistema è applicato alla musica. Fra i primi strumenti

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adottati per facilitare i non vedenti nella scrittura vi è la tavoletta scanalata,

una lastra di metallo o di legno con piccoli fori quadrati: la carta viene

appoggiata sulla tavoletta e la matita, seguendo le scanalature, segna la

carta formando caratteri leggibili sia con la vista sia con il tatto.

Attualmente, per la corrispondenza con i vedenti si usano la macchina per

scrivere e le tavolette che guidano chi scrive nella formazione di caratteri

Braille. Inoltre, vi è una macchina per scrivere, la Hall Braille, che incide

tale tipo di caratteri sulla carta. Questo metodo è divenuto universale, tanto

che con esso sono stati stampati tutti i volumi pubblicati per non vedenti.

Questa editoria in Italia fa capo alla Stamperia nazionale Braille (attiva a

Firenze dal 1924), che pubblica anche due periodici, oggi mensili: il

«Corriere dei ciechi» e «Gennariello» (per ragazzi). Certamente insorgono

difficoltà nell‟uso del senso del tatto, e vi è la complicazione aggiuntiva

che nel Braille non solo dev‟essere imparato l‟alfabeto, ma si deve

apprendere anche un considerevole numero di altri segni e abbreviazioni.

Tra gli aiuti fisici per i non vedenti, per quanto riguarda la deambulazione

vi sono cani guida appositamente addestrati, e occhi elettronici che

consentono di percepire gli ostacoli. Molti non vedenti si muovono anche

con l‟ausilio di appositi bastoni bianchi, primo strumento che consente ai

ciechi e agli ipovedenti gravi di muoversi all‟aperto; il bastone bianco è

riconosciuto in tutto il mondo. Il codice della strada prevede che gli

automobilisti debbano sempre fermarsi in presenza di un cieco che

attraversi la strada munito di bastone bianco, anche qualora non si trovi

sulle strisce pedonali. Esistono diversi modelli di bastone bianco: rigidi,

telescopici e pieghevoli. La lunghezza del bastone deve essere

proporzionata alla statura e al passo del non vedente (A. Webster, J. Roe,

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Children with visual impairments. Social interaction, language and

learning, 1998; P. Westcott, Living with blindness, 2000).

La novità assoluta nella ricerca di nuove tecnologie è rappresentata

dall‟occhio artificiale o bionico (Yanai, Weiland, Mahadevappa et al.

2007), che fino a qualche anno fa era un‟utopia. Chiamato Argus II e

prodotto dall‟azienda californiana Second sight, rappresenta il primo

esempio di interfaccia funzionale tra un apparato elettronico e il cervello.

Si tratta di una retina artificiale che svolge la funzione dei fotorecettori nel

cervello, il cui compito è quello di catturare e processare la luce. I primi

risultati sui pazienti sono stati molto incoraggianti, e, anche se allo stato

attuale la protesi riesce a far recuperare un grado di vista rudimentale, in

futuro potrebbe portare a risultati ben più sofisticati. Il dispositivo (v.

figura) è composto essenzialmente da un microchip e da una videocamera

installata su speciali occhiali, e funziona azionando i nervi ottici al fine di

indurre il cervello a ritenere che l‟occhio, seppure irreparabilmente

danneggiato, in realtà funzioni regolarmente. Le immagini filmate dalla

telecamera vengono prima codificate da un minicomputer, anch‟esso

montato sugli occhiali, quindi inviate wireless a un microchip inserito

all‟interno del bulbo oculare. Il microprocessore ha il compito di stimolare

le terminazioni nervose dell‟occhio, attraverso le quali, infine, il cervello

ricostruisce approssimativamente l‟immagine originariamente catturata

dalla lente della telecamera. Sebbene le figure „ricreate‟ non siano del tutto

esatte, sono comunque sufficientemente chiare per consentire il

riconoscimento di volti e oggetti.

Per quanto riguarda la cecità parziale, gli ausili visivi possono contribuire a

migliorare il residuo visivo di una persona ipovedente. Ogni singolo caso

va valutato attraverso un‟accurata diagnosi, in modo da stabilire quale sia

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la soluzione più indicata. Successivamente, l‟adattamento e la riabilitazione

serviranno al paziente per imparare a utilizzare l‟ausilio stesso e adeguarsi

al nuovo sistema di visione. I sostegni visivi infatti, possono creare

un‟immagine ingrandita, e in molti casi possono ristabilire un certo grado

di normalità della visione, e migliorare di riflesso la qualità della vita. I

principali tipi di ausili per ipovedenti sono: ausili visivi ingrandenti, sistemi

elettronici, ausili posturali da tavolo, ausili per l‟autonomia personale per

ipovedenti e non vedenti.

Infine, nonostante il diverso coinvolgimento sensitivo, ci sembra corretto

ricordare che nel mondo dei ciechi rientra anche una sottopopolazione di

persone affette da cecità del gusto (taste blindness). Queste persone sono

incapaci di riconoscere come amari composti chimici come la

feniltiocarbamide e altri derivati carbamidici. Questa patologia è di natura

ereditaria (si tratta di un carattere recessivo), ricorre meno frequentemente

tra gli indiani d‟America e gli africani e si riscontra, invece, in circa un

terzo degli europei e nel 40% della popolazione dei Caraibi. Secondo

l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) (2007) sulla Terra vivono

314 milioni di persone con handicap visivo grave (45 milioni di ciechi, 269

di ipovedenti). La prima causa è la cataratta (39,1%), seguita dai vizi

refrattivi non corretti (18,2%), glaucoma (10,1%), degenerazione maculare

senile (7,1%), opacità della cornea (4,2%), distacco di retina (3,9%), cecità

infantile (3,2%), tracoma (2,9%), oncocerchiasi (0,7%) e altre cause

(10,6%). In Italia l'INPS stima che ci siano 130.000 ciechi,[1] mentre

secondo altre fonti sarebbero almeno 380.000. In ogni caso, gli ipovedenti

sarebbero almeno cinque volte tanto.

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4.a CAUSE PRINCIPALI DELLA CECITÁ ED I DIVERSI TIPI

La prima causa di cecità nel mondo è la cataratta. Si tratta di una malattia

che rende opaco il cristallino, la lente naturale elastica contenuta nei nostri

occhi che, deformandosi grazie al muscolo ciliare, consente la messa a

fuoco delle immagini sulla retina. Un'altra importante causa di cecità è il

glaucoma, così come anche la degenerazione maculare legata all'età

(AMD). Quest'ultima malattia è attualmente la prima causa di cecità nei

paesi economicamente sviluppati (41% dei non vedenti), a cui segue il

glaucoma (16%). Nei paesi poveri invece, la cataratta rappresenta il

problema principale perché, pur essendo operabile, non si dispone di mezzi

economici sufficienti per curarla né di un numero sufficiente di specialisti.

Negli stessi Stati poveri i vizi refrattivi non corretti sono la seconda causa

di cecità (19%), perché gli occhiali generalmente non sono disponibili né,

tanto meno, ci sono medici oculisti che li possano prescrivere.

Un'altra causa di cecità non trascurabile è la trombosi venosa della retina.

Questa patologia è un ictus che causa lo strozzamento della vena centrale

della retina causandone il soffocamento per mancanza di flusso sanguigno.

La retina pertanto muore e siccome le cellule che la compongono non si

riproducono (come le cellule cerebrali) il danno alla retina è permanente. A

oggi non esistono trapianti retinici. Per impedire che possa capitare la

stessa cosa anche all'altro occhio, è necessaria la prescrizione di alcuni

farmaci da prendere a vita.

Anche il diabete è una causa di cecità. Va detto che il caso della trombosi

venosa non è per forza legato al diabete poiché la trombosi colpisce

l'occhio casualmente (come può colpire qualsiasi altra parte del corpo) e

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solitamente affligge un occhio solo. Il diabete invece colpisce entrambi gli

occhi. Quindi va sempre fatta distinzione tra una trombosi e le cause del

diabete come l'occlusione delle vene per il colesterolo.

A livello più generale le cause di cecità possono essere divise in

malattie e traumi. Nel primo gruppo rientrano, il più delle volte, patologie

di cornea, cristallino, retina (come le malattie che colpiscono la macula) e

nervo ottico. Nel secondo gruppo invece, rientrano traumi provocati da un

corpo estraneo contundente oppure causati da un forte impatto, sostanze

caustiche, raggi del sole non filtrati o riflessi, ecc. Per evitare di andare

incontro alla cecità fototraumatica non bisogna mai fissare direttamente il

sole. Se si decide di farlo, bisogna usare dei filtri speciali per i raggi

ultravioletti, ancora più potenti di quelli abitualmente impiegati negli

occhiali scuri.

L‟occhio può essere considerato come uno strumento deputato a

focalizzare sulla retina le immagini, con la minima distorsione possibile. La

luce è focalizzata dalla cornea e dal cristallino, e attraversa l‟umor vitreo,

che occupa la cavità dell‟occhio, prima di venire assorbita dai

fotorecettori, neuroni retinici specializzati che trasformano la luce in

segnali elettrici. Questi segnali sono convogliati, attraverso il nervo ottico,

verso centri cerebrali superiori, dove vengono ulteriormente elaborati.

Con il termine cecità s‟intende, in senso lato, l‟assenza della capacità

visiva, distinguendo una cecità assoluta, quando manca la percezione della

luce da entrambi gli occhi, da una relativa, quando sia assente o ridotta una

delle componenti della sensazione visiva. Nell‟ambito della cecità relativa

possono essere compromessi: il senso luminoso (la percezione della luce),

il senso cromatico (i colori), il campo visivo (gli oggetti nello spazio),

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l‟acutezza visiva (la visione centrale), il senso stereoscopico (la

profondità), la visione cerebrale (la rappresentazione psichica). I soggetti

affetti da mancanza o riduzione di una di queste facoltà sono definiti

ipovedenti. La cecità può ancora essere suddivisa in mono- o bilaterale, e in

temporanea o definitiva. Inoltre, si definisce come cecità sociale

l‟inadeguatezza del soggetto a svolgere alcune particolari attività

lavorative; essa dipende dalle diverse legislazioni (in Italia corrisponde a

un valore dell‟acuità visiva inferiore a 1/20, ossia la possibilità di contare le

dita a meno di un metro), ed è legata non solo al residuo visivo del soggetto

ma anche alle sue capacità intellettive, che possono condizionarne

notevolmente le possibilità di applicazione.

Chi non ha conoscenza delle minorazioni del senso della vista e ha scarso o

nessun contatto con ciechi, tende a pensare alla cecità come a una

condizione omogenea in cui si trovano tutti coloro che sono privi del senso

della vista. Esistono invece variazioni dell‟acuità visiva fra le persone che

sono classificate come legalmente cieche (la definizione di cecità legale è

basata sulla misurazione dell‟acuità visiva per mezzo del cartellone di

Snellen, detto anche ottotipo a distanza). Persone con visione difettiva, ma

superiore alla linea di demarcazio­ne della cecità legale, sono designate

come affette da cecità parziale. È da notare che la misurazione della

vi­sione da vicino non è così ampiamente applicata, benché spesso,

specialmente nei bambini, si accerti la capacità di leggere la stampa di

corpo molto piccolo per decidere se il soggetto debba usare, per le sue

letture, la stampa di corpo grande o il metodo Braille (v. oltre): pertanto si

può stabilire una distinzione tra cecità legale e cecità parziale per mezzo di

un test di visione vicina. Tuttavia oggi l‟oculista, in collaborazione con uno

psicologo, un assistente sociale e un insegnante, è in grado di raccomandare

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la migliore assegnazione educativa di un bambino in base alla totalità delle

sue necessità e non prendendo una decisione arbitraria basata su una

misurazione istituzionale, a limite fisso, dell‟acuità visiva statica

(Blindness and psychological development in young children, ed. V. Lewis,

G.M. Collis, 1997).

È difficile ottenere dati statisticamente appropriati sull‟incidenza della

cecità nella popolazione mondiale. Anche dov‟è presente un‟attenta

registrazione delle persone affette da cecità, la definizione legale varia da

un Paese all‟altro; in larga parte del mon­do, inoltre, non si ha nessuna

forma di registrazione, e si può stimare l‟incidenza della cecità soltanto da

studi fatti su piccoli campioni. Secondo l‟Organizzazione mondiale della

sanità, OMS (Resnikoff, Pascolini, Mariotti, Pokharel 2008, fonte da cui

sono tratti quasi tutti i dati statistici del presente saggio, relativi al 2004),

ogni cinque secondi una persona nel mondo diventa cieca, e la stessa sorte

tocca a un bambino ogni minuto. Si sti­ma un‟incidenza della cecità pari a

circa 200 casi ogni 100.000 abitanti nelle nazioni con standard di assistenza

medica elevati, e una incidenza dieci volte maggiore in quelle con una

mediocre assistenza medica.

Oltre all‟incidenza, anche le cause che determinano la cecità sono

notevolmente diverse tra loro, e dipendono dalle condizioni igienico-

sanitarie della popolazione. Per es., nelle regioni calde, dove spesso la

maggior parte della popolazione è raggruppata in piccoli villaggi con

rudimentali servizi igienici, le infezioni come il tracoma sono la prima

causa di patologie oculari. In queste aree anche la cataratta, che è

facilmente risolvibile con un intervento chirurgico, è in cima alla lista delle

cause di cecità. Migliorando gli standard di assistenza medica, e con il

conseguente aumento dell‟aspettativa di vita, i quadri clinici della cecità si

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modificano, legandosi soprattutto a patologie degenerative o geneticamente

determinate. Quindi, i miglioramenti della terapia medica e chirurgica della

cecità vanno a vantaggio di una parte molto piccola della popolazione

mondiale. Finché le condizioni nutrizionali e igieniche di larga parte del

mondo non miglioreranno, la prevenzione della cecità rimarrà

irrealizzabile.

Alcune delle patologie responsabili della cecità, quali il tracoma e

l‟oncocercosi, sono quindi presenti quasi esclusivamente nelle aree

depresse del mondo, dove esistono le condizioni igienico-sanitarie e

climatiche per lo sviluppo di queste forme. Nelle nazioni industrializzate

stanno emergendo altri potenziali rischi di sviluppo della cecità nella

popolazione. In queste nazioni l‟aumento dell‟incidenza del diabete ha

aggiunto la retinopatia diabetica alle patologie considerate come principale

causa di cecità, ovvero il glaucoma e la degenerazione maculare senile

(DMS). Il glaucoma è una patologia conosciuta da secoli, che però rimane

nelle agende delle agenzie sanitarie a causa delle difficoltà di diagnosi

precoce e della necessità di una terapia cronica. La DMS è la terza causa di

cecità nel mondo (8,7%), ma la prima nei Paesi industrializzati.

Un‟altra importante causa di cecità è rappresentata dalla mancata

correzione dei difetti (o vizi) di rifrazione (miopia e ipermetropia). L‟OMS

stima che a tale mancata correzione vadano attribuiti 8 milioni di casi di

cecità e 145 milioni di casi di ipovisione. Questo impressionante dato

riflette l‟esistenza di un vero problema sociosanitario dal momento che i

vizi di rifrazione sono facilmente diagnosticabili e curabili.

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I diversi tipi di cecità:

Qui di seguito saranno esaminati in dettaglio i principali tra i diversi tipi di

cecità.

- Cataratta

Si definisce come un‟opacità del cristallino che impedisce il passaggio

della luce. In genere è legata all‟invecchiamento, ma può insorgere anche

alla nascita (cataratta congenita) oppure dopo un trauma oculare

(postraumatica), un‟infiammazione o altre patologie oculari (secondaria).

Benché possa essere rimossa chirurgicamente, a causa dell‟inadeguatezza

delle strutture sanitarie di numerose nazioni, rimane la principale causa di

cecità nel mondo (48% dei casi). Poiché l‟aspettativa di vita a livello

mondiale si sta allungando, l‟incidenza della cataratta è in aumento; essa

rappresenta una causa di diminuzione della vista anche nei Paesi dove sono

disponibili servizi chirurgici efficienti, a seguito delle lunghe attese

necessarie per l‟intervento, dei costi, della mancanza di informazione e

delle difficoltà di trasporto dei malati.

Non ci sono dati sulla possibilità di prevenzione della cataratta. Possono

prevenirne o meglio ritardarne lo sviluppo la riduzione del fumo,

dell‟esposizione ai raggi ultravioletti e del consumo d‟alcol. Il diabete,

l‟obesità e l‟ipertensione sistemica sono stati individuati quali fattori di

rischio addizionali. Attualmente, l‟unica terapia della cataratta veramente

efficace è quella chirurgica, in cui il cristallino viene rimosso e sostituito

con una lente artificiale intraoculare.

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- Tracoma

È una delle più vecchie malattie infettive conosciute dall‟uomo. È causato

dalla Chlamydia trachomatis, un microrganismo che viene a contatto con

l‟uomo attraverso le secrezioni oculari delle persone affette (e quindi

tramite asciugamani, fazzoletti, dita ecc.) e attraverso alcuni insetti. Dopo

anni di infezioni ripetute, la porzione interna delle palpebre può andare

incontro a fenomeni cicatriziali così gravi da provocarne il ripiegamento su

sé stessa, determinando così, attraverso le ciglia girate verso l‟interno, la

comparsa di cicatrici sulla cornea, la porzione anteriore trasparente

dell‟occhio. Se non trattate, queste cicatrici diventano irreversibili e

portano alla cecità.

Il tracoma colpisce circa 84 milioni di persone nel mondo, e di queste circa

8 milioni presentano una grave compromissione visiva. Esso è responsabile

di oltre il 3% della cecità totale nel mondo, ma questa percentuale potrebbe

cambiare radicalmente se venissero modificate le condizioni igienico-

sanitarie di certe regioni e venissero applicati i programmi di controllo per

questa malattia già predisposti dall‟OMS. Tuttavia il tracoma continua a

essere iperendemico in numerose aree rurali e aree povere di Africa, Asia

meridionale e sud-orientale, America Latina. La sequela del tracoma attivo

compare nei giovani e negli adulti di mezza età, e nelle aree endemiche è

molto comune nei bambini in età scolare, con variazioni tra il 60 e il 90%.

Colpisce soprattutto i membri più vulnerabili di queste comunità, ossia le

donne e i bambini: le donne adulte sono a rischio più alto degli uomini

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perché generalmente sono a maggior contatto con i bambini, che sono la

fonte principale dell‟infezione.

I rischi ambientali sono rappresentati dall‟acqua non pulita, dalle mosche,

dalla scarsa igiene e dalle condizioni delle abitazioni. È necessaria

un‟esposizione prolungata e continuativa alla malattia per arrivare alle

gravi complicazioni osservate in età più avanzata. Un singolo episodio di

infezione da Chlamydia non è considerato un rischio per le condizioni

visive future.

- Cecità dell’infanzia

Con questo termine s‟intende un gruppo di patologie che intervengono

nell‟infanzia oppure nella prima adolescenza e che, se non trattate, portano

alla cecità. Le cause variano da regione a regione, e sono largamente

determinate dalle condizioni socioeconomiche e dalla disponibilità dei

servizi sanitari primari e dei servizi oftalmologici di base. Nei Paesi a

elevato sviluppo le lesioni del nervo ottico e delle vie visive superiori sono

predominanti come cause di cecità; al contrario, nei Paesi a basso sviluppo

le cause più frequenti sono le lesioni corneali da deficit di vitamina A,

l‟ophthalmia neonatorum, la cataratta da rosolia e le infezioni contratte

dalla madre, che possono trasmettersi al feto al momento del passaggio

attraverso il canale del parto, e provocare poi cecità nel bambino. La

retinopatia dei prematuri è un‟altra fonte importante di deficit visivo nei

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Paesi a medio sviluppo. Altre cause significative in tutte le nazioni sono le

anomalie congenite quali la cataratta, il glaucoma e le retinopatie

distrofiche ereditarie.

La presenza della cecità nell‟infanzia varia a seconda delle condizioni

socioeconomiche e della percentuale di mortalità infantile. Infatti, secondo

uno studio del 1999 (C.E. Gilbert, L. Anderton, L. Dandona, A. Foster,

Prevalence of visual impairment in children. A review of available data,

«Ophthalmic epidemiology», 1999, 6, 1, pp. 73-82), nelle regioni

sottosviluppate, con una mortalità infantile maggiore del 5%, tale presenza

può essere maggiore di 1,5 per 1000 bambini, mentre nei Paesi avanzati,

con mortalità infantile inferiore al 5%, è di circa 0,3. Usando questa

correlazione, il numero di bambini ciechi nel mondo può essere stimato in

circa 1,4 milioni, tre quarti dei quali vivono nelle regioni più povere

dell‟Africa e dell‟Asia.

La prevenzione e la terapia sono chiaramente specifiche per le diverse

malattie. In caso di deficienza di vitamina A, la sua somministrazione, a un

costo di soli 5 centesimi di dollaro a dose, riduce la cecità di oltre il 34%

nelle zone dove questa mancanza è un‟emergenza sanitaria.

Poiché la mancanza di vitamina A si manifesta spesso durante la diffusione

del morbillo, un accurato programma di vaccinazione nazionale contro

questa patologia ha ridotto la presenza di complicanze oculari tra i bambini.

Nelle regioni a medio sviluppo, dove, come detto, la retinopatia del

prematuro è tra le cause più importanti di cecità infantile, la sua incidenza

può venire ridotta attraverso la disponibilità di centri terapeutici adatti e

l‟attuazione di screening. Il trattamento precoce della cataratta e del

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glaucoma, insieme all‟impiego di ausili specifici per ipovisione nei

bambini con residui visivi, può dare risultati molto positivi.

- Opacità corneali

Con questo termine s‟intende un‟ampia varietà di infezioni e infiammazioni

dell‟occhio che possono evolvere in una cicatrice corneale, con

compromissione della funzione visiva. Responsabili di opacità corneali

sono anche alcune malattie degenerative della cornea, come la cheratopatia

bollosa, o scompenso corneale, i leucomi (opacità da ustioni, traumi,

ulcere, infezioni, pemfigo), le distrofie ereditarie, di cui la più comune è

quella di Fuchs, il cheratocono. Le opacità corneali, nel complesso,

rappresentano globalmente la quarta causa di cecità nel mondo (5,1%). Il

tracoma all‟ultimo stadio, con cicatrice corneale e neovascolarizzazione, è

responsabile di circa 4,9 milioni di casi di cecità; seguono i traumi oculari e

le ulcere corneali, in genere sottostimati, ma in realtà causa di 1,5-2 milioni

di nuovi casi di cecità monolaterale ogni anno. Nell‟infanzia, tra le cause di

opacità corneale rientrano la xeroftalmia, le congiuntiviti del neonato,

l‟herpes e le cheratocongiuntiviti. Il cheratocono, invece, ha un‟incidenza

di 1 caso su 1000 abitanti.

I programmi di prevenzione pubblica sono il miglior mezzo per contrastare

queste cause di cecità, mentre l‟unico trattamento rimane la chirurgia, che

attualmente non propone più soltanto il trapianto di cornea da cadavere

(molto difficile da realizzare nei Paesi in via di sviluppo per la mancanza di

donatori), ma anche il trapianto di membrana amniotica, di cellule

staminali, di endotelio.

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- Distacco della retina

La retina è lo strato di tessuto sensibile alla luce situato all‟interno

dell‟occhio che attraverso il nervo ottico invia i messaggi visivi al cervello;

se si distacca, si solleva dalla sua normale posizione. Se non prontamente

trattato, tale distacco può determinare una perdita permanente della vista.

Nella maggior parte dei casi esso ha origine dalla presenza sulla retina di

piccole rotture o lacerazioni, che hanno un‟incidenza, nella popolazione

generale, del 3,3% all‟anno, e che possono evolvere fino a determinare il

distacco. L‟incidenza del distacco di retina dovuto a rotture retiniche nel

paziente che non ha subito traumi oculari è di circa 1/10.000 persone

all‟anno; questa percentuale aumenta leggermente se includiamo i distacchi

postraumatici. Meno frequenti sono i distacchi di retina causati da trazione

ed essudazione.

Le rotture della retina vengono operate con il laser. Questo trattamento non

richiede ricovero ospedaliero e viene eseguito in ambulatorio: si effettuano

piccole coagulazioni attorno alla rottura di retina per saldarla con i piani

sottostanti. Il trattamento chirurgico del distacco della retina richiede

invece un ricovero in ospedale. Le varie tecniche comprendono

l‟indentazione sclerale, la retinopessia pneumatica, la fotocoagulazione

laser, la crioterapia e la vitrectomia. Nella maggioranza dei casi il primo

intervento risolve il problema; tuttavia alcuni pazienti possono necessitare

di più di una procedura di riparazione.

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4.b I BAMBINI NON VEDENTI NELLA SCUOLA: GLI

INSEGNANTI E LE STRATEGIE DIDATTICHE

Per poter svolgere al meglio il loro ruolo, gli insegnanti devono

conoscere il tipo e il grado di disabilità del bambino ai fini di un

approccio ottimale e di una adeguata programmazione educativa.

Per quanto riguarda la cecità, i criteri sono delineati dalla legge 138

del 2001, che individua i ciechi e gli ipovedenti in base alla acuità

visiva (visus) e all‟ampiezza del campo visivo (la porzione di spazio

che l‟occhio è in grado di vedere davanti a sé). La legge definisce i

concetti di:

Cieco assoluto: colui che non vede nulla o al massimo è in

grado di percepire una fonte luminosa o il movimento di

una mano posta davanti all‟occhio;

Cieco parziale: soggetto con un visus inferiore ad 1/10;

Ipovedente grave: colui che ha un visus compreso tra 1/20

e 1/10 oppure una riduzione del campo visivo tra il 50% e

il 60%;

Ipovedente medio-grave: colui che ha un visus compreso

tra 1/10 e 2/10 oppure una riduzione del campo visivo tra il

30% e il 50%;

Ipovedente lieve: colui che ha un visus compreso tra 2/10 e

3/10 oppure una riduzione del campo visivo tra il 10% e il

30%.

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Questa classificazione risulta molto importante nell‟ambito

scolastico, sia nelle prime fasi organizzative dell‟accoglienza, sia nella

scelta e nell‟utilizzo di metodi e ausili necessari per la didattica

(Baldeschi, 2004).

Dati informativi irrinunciabili sono infatti la certificazione

medica (oculistica), e la diagnosi funzionale redatta dall‟équipe

multidisciplinare dell‟ A.S.L.

Tra i documenti che dovrebbero accompagnare il processo di

integrazione, il “profilo dinamico funzionale” (PDF) è certamente

quello che più degli altri rappresenta la quotidianità della vita

scolastica nella sua spontanea espressione didattica e psicosociale.

La sua redazione deve comprendere, oltre alla descrizione e

all‟osservazione del comportamento dell‟alunno, l‟insieme delle

dinamiche interattive tra l‟alunno disabile e l‟intero ambito scolastico.

Infatti il profilo dinamico funzionale ha come scopo prioritario la

focalizzazione delle situazioni di handicap che vengono generate

dall‟inadeguatezza dell‟ambiente alla presenza del disabile.

Anche in questo ambito, purtroppo, si nota spesso un certo grado

di impreparazione degli insegnanti che spesso imperniano la loro

osservazione su un bisogno di classificazione, su un giudizio di

merito.

Nel caso dell‟alunno disabile visivo, l‟osservazione e la

descrizione dovrebbero convergere su alcuni punti fondamentali quali:

La curiosità dell‟alunno e le sue strategie di osservazione.

Le modalità di comunicazione dell‟esperienza vissuta.

La condotta del chiedere e dell‟offrire.

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Il desiderio di conoscere l‟alunno da parte del contesto

scolastico.

L‟immagine dell‟alunno nel contesto scolastico.

le offerte e le richieste da parte del contesto scolastico.

Mediante un profilo dinamico funzionale adeguato, si può

presentare il soggetto disabile come alunno degno di essere

conosciuto, di conoscere e di conoscersi e si può anche rappresentare

la scuola, per migliorarla e renderla più responsiva ai bisogni

educativi speciali.

Altro documento importante è il “piano educativo

individualizzato”(PEI), che, a differenza del PDF, possiede una

fisionomia interistituzionale e rappresenta il tentativo di offrire una

risposta valida ai bisogni educativi speciali del bambino disabile.

Spesso il PEI viene concepito confusamente, quasi come progetto

di intervento da parte dell‟insegnante specializzato, mentre le varie

istituzioni che si occupano del disabile devono agire in concerto,

distinguendo e articolando ogni contributo.

L‟educazione del soggetto disabile riguarda l‟insegnamento

scolastico, la riabilitazione e l‟esperienza socio-culturale, presi in

considerazione insieme.

Questi campi però non devono essere confusi tra di loro, cosa che

invece sembra sia accaduto di frequente. Per questo è necessario un

adeguato strumento progettuale, quale dovrebbe essere attualmente, il

piano educativo individualizzato.

Esso si compone di tre parti fondamentali, che qui si prenderanno

in considerazione relativamente agli alunni ciechi:

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1- La scelta delle esperienze significative.

Un alunno disabile visivo ha soprattutto bisogno di percepire

l‟ambiente scolastico adeguato alle sue specifiche esigenze e capace di

modificarsi a favore della sua personale specificità.

Egli deve essere aiutato a conoscersi, a valutare la propria

condizione e a confidarvi. Attribuendo maggiore dignità e validità ai

suoi mezzi di osservazione, egli potrà integrarsi nel gruppo classe

senza dover mimetizzare la sua diversità e divenire protagonista del

suo apprendimento. L‟alunno cieco ha bisogno di sperimentare e di

costruire la propria autonomia e di esperienze reali, di vissuti concreti

che possano costituire la base per l‟insieme delle elaborazioni

simboliche della vita scolastica.

2- Il problema dei contesti.

L‟integrazione non può esaurirsi alla sola esperienza scolastica. Il

PEI indica spesso la necessità di esercitazioni, di ricerche guidate, di

esperienze di riabilitazione, di attività socioculturali, che esigono

contesti di attuazione distinti dall‟ambito scolastico, anche se la cosa

migliore sarebbe integrare il progetto educativo personalizzato il più

possibile nell‟ambito della programmazione educativa e didattica del

gruppo classe. Il PEI, comunque dovrà indicare anche il luogo e le

figure coinvolte di ogni progetto di attività che esplicita.

Tutto ciò presuppone un rapporto collaborativo tra scuola,

famiglia e servizio sociosanitario.

3- L’individuazione degli ausili scolastici e dei sussidi didattici

Nell‟intervento educativo questi rivestono un ruolo fondamentale,

appositamente studiati e realizzati per facilitare l‟apprendimento

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concreto e non puramente verbalistico, delle diverse discipline, per

agevolare le rappresentazioni mentali, per rinforzare la concretezza delle

esperienze e ridurre la distanza conoscitiva tra il bambino e il mondo

circostante, soprattutto nelle situazioni difficili da esperire direttamente.

Ogni sussidio deve essere scelto con competenza e usato con corrette

modalità, tenendo conto delle capacità espresse dal bambino.

Il primo sussidio tiflodidattico è senza dubbio il libro Braille, il

sistema di scrittura che utilizza puntini in rilievo, inventato

nell‟Ottocento da Louis Braille.

La produzione italiana dei sussidi tiflodidattici da parte di grandi

istituzioni, quali la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi,

la Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” di Monza,

l‟Istituto dei Ciechi di Milano e la Stamperia Braille della Regione

Toscana, può definirsi soddisfacente, anche se non completa.

In un contesto di scarsa distribuzione e difficile reperimento degli

ausili, nascono in Italia i Centri di Consulenza Tiflodidattica, proprio

per garantire risposte competenti e tempestive volte a facilitare il

processo di integrazione scolastica del bambino non vedente:

attualmente sono sedici e operano in una competenza territoriale

anche interregionale.

L‟attività prioritaria del Centro è il servizio di consulenza

tiflodidattica che offre un contributo alle famiglie, alle scuole e alle

strutture educative del settore, nella predisposizione del percorso

formativo dell‟alunno con minorazione visiva, indicando le strategie,

la metodologia e i sussidi specifici più adeguati per l‟organizzazione

dell‟attività educativa.

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Presso il Centro è presente una buona parte dei sussidi

tiflodidattici prodotti in Italia destinati a diversi ordini di scuola, per le

varie finalità e discipline. Due esempi significativi sono “Aladin”,

l‟apparecchio per ascoltare i libri audio digitali, e il fornetto “Zyfuse”,

per la riproduzione delle immagini in rilievo.

I sussidi presenti nel Centro hanno la finalità di potenziare le capacità

di esplorazione tattile, le abilità operative e di autonomia, la

competenza linguistica e comunicativa.

Molti di questi sussidi, per la tipologia di materiale utilizzato,

non esclusivamente tattile, ma anche visivo o visivo-tattile, sono adatti

anche per gli alunni vedenti, utili per una effettiva integrazione del

bambino cieco nel gruppo classe.

Si pensi, ad esempio, ai libri tattili per gli alunni della scuola

materna, finalizzati a sviluppare e stimolare il processo simbolico e la

capacità di rappresentazione mentale, oppure ai sussidi per

l‟apprendimento dei primi concetti spaziali, o ancora ai sussidi per

l‟apprendimento delle operazioni di avviamento logico-matematico,

quali la classificazione, la selezione e la seriazione: questo è tutto

materiale che risponde sì ai bisogni specifici dell‟alunno con deficit

visivo, ma allo stesso tempo è fruibile da tutti i bambini, rispondendo

così al criterio della condivisione perseguito dalla ricerca dei nuovi

sussidi (Piccardi, 2004).

La presenza in classe di un alunno con minorazione visiva

dovrebbe diventare una fonte di stimolo per organizzare un‟azione

educativa più attenta alle possibilità d‟uso di tutti i sensi, finendo in

questo modo per favorire tutta la classe.

L‟efficacia del materiale didattico sia tiflologico, sia comune,

non sta tanto nella sua molteplicità, quanto, piuttosto, nello stimolo

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che esso può offrire all‟attività immaginativa del bambino non

vedente, nonché nella corretta utilizzazione.

Nella fase di presentazione e di uso iniziale del sussidio scelto, è

necessaria la presenza dell‟insegnante che deve predisporre,

innanzitutto, un ambiente misurato e ordinato per favorire l‟interesse e

la concentrazione e quindi valutare le abilità operative dell‟alunno.

Anche la modalità d‟intervento dell‟insegnante deve essere

individuata in base alle capacità cognitive, esplorative e motivazionali

espresse dal bambino, per cui, se necessario, potrà intervenire con un

aiuto fisico oppure con opportune indicazioni verbali, rispettando in

entrambi i casi, le modalità e i tempi di approccio conoscitivo propri

del bambino minorato della vista, senza mai usare il metodo delle

anticipazioni, ma incoraggiandolo verso la conquista di una completa

autonomia. Il Centro costituisce quindi una grande risorsa per gli

insegnanti e può essere un punto di riferimento importante anche per i

genitori.

Si può dunque affermare che il supporto fornito dal sussidio

didattico si inserisce nel processo di integrazione e normalizzazione in

quanto sollecita la scuola a confrontarsi con lo svantaggio e a lavorare

per superarlo. È un modo, certo non l‟unico, per combattere gli

stereotipi, i pregiudizi che caratterizzano il modo di fare scuola anche

quando i principi, i valori etici degli adulti sono contrari alla

discriminazione .

L‟integrazione implica una didattica che permetta il

conseguimento di alcuni obiettivi tra i quali il potenziamento delle

funzioni sensoriali percettive residue, lo sviluppo della funzione

immaginativo-motoria e l‟acquisizione di una solida competenza

comunicativa e relazionale.

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Tutto questo permette un solido apprendimento e la formazione

di una vasta intelligenza capace di far sì che il soggetto si orienti con

disinvoltura nelle diverse situazioni che lo vedranno protagonista.

Affinché l‟intervento di sostegno didattico risulti davvero

efficace, è necessario sviluppare metodi e strategie diverse nei

confronti delle singole discipline. Anche per questo motivo, è di

estrema importanza far acquisire all‟alunno non vedente l‟uso degli

strumenti e degli ausilii tiflodidattici, i quali ampliano le possibilità di

autonomia.

Per quanto riguarda l‟italiano e la storia, ad esempio, la lettura

dei libri di testo o dei brani letterari, può essere svolta agevolmente

tramite il Braille o attraverso la registrazione su audiocassetta, più

semplice, economica e immediata. Nello studio della storia risulta

molto importante far recepire al bambino non vedente il concetto di

successione temporale e dei rapporti esistenti fra gli avvenimenti

storici, aspetto che comunque riguarda anche tutti gli altri alunni.

Nei libri di testo in nero vengono spesso riportati schemi

raffiguranti la linea del tempo con indicazioni relative al collocamento

temporale delle epoche e degli eventi. Perché ciò sia fruibile dal

bambino non vedente si può costruire uno schema tattile simile

utilizzando fettucce, tavolette forate, chiodini e riferimenti in Braille,

come si usa anche per le cartine storico-geografiche in rilievo.

In generale gli elaborati scritti vengono svolti in Braille e poi

trascritti in nero dall‟insegnante di sostegno se il docente curricolare

non è in grado di decifrare l‟alfabeto in rilievo. Per ridurre la

complessità di questo procedimento si può utilizzare un computer o un

dispositivo che scarichi il contenuto dello scritto su una normale

stampante in nero.

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Per quanto riguarda l‟apprendimento della matematica, uno degli

strumenti più utilizzati e quello dei “cubaritmi”. Questo sistema,

costituito da una serie di cubetti mobili a sei facce che possono essere

disposti all‟interno di una tavoletta contenente delle caselle, permette

di eseguire semplici calcoli e piccole espressioni.

La lavagna è un fondamentale strumento didattico, soprattutto

nell‟insegnamento della matematica, il docente dovrà però utilizzare

qualche accorgimento per evitare che il bambino cieco perda parti

importanti delle lezioni. Egli dovrà procedere non troppo velocemente

e illustrando ogni passaggio logico, pronunciare a voce alta ciò che

viene scritto, evitando indicazioni generiche di tipo visivo come “Qui

vedete”, ecc. Inoltre sarà opportuno sincerarsi di tanto in tanto che il

bambino non vedente sia riuscito a seguire l‟insegnante.

I grafici cartesiani possono essere costruiti attraverso la tecnica delle

fotocopie tattili su carta contenente microcapsula ad espansione

termica oppure tramite l‟inserimento di chiodini su un piano e

collegando gli stessi con fili o elastici. Il ricorso ai Centri di

Consulenza Tiflodidattica si ripropone come indispensabile. Qui si

possono trovare anche calcolatrici sonore e tavolette dei logaritmi in

Braille.

Relativamente alla geometria si possono utilizzare tavole in

rilievo raffiguranti i poligoni e le figure dei solidi, la cui esplorazione

deve essere guidata dall‟insegnante di sostegno e richiede sicuramente

più tempo per la comprensione rispetto a chi può usare la vista e

cogliere le immagini nel loro insieme.

Per quanto riguarda la geografia esistono molti ausili specifici

quali carte geografiche tattili, mappamondi e tavole astronomiche, il

cui livello di definizione è necessariamente ridotto rispetto alle

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raffigurazioni in nero. Sono stati inventati alcuni modelli di bussola

tattile che possono aiutare nell‟identificazione dei punti cardinali, ma

anche nell‟orientamento alla mobilità autonoma, poiché può aiutare

nell‟elaborazione di mappe mentali relative agli spazi.

Anche in questo caso i libri possono essere registrati o trascritti in

Braille.

Un po‟ più complicato appare l‟insegnamento delle scienze

naturali, della fisica, della chimica. I vecchi istituti per ciechi spesso

disponevano di alcune semplici attrezzature di laboratorio, che

consentivano la sperimentazione di alcuni fenomeni fisici basilari

(piani inclinati, leve, pendoli sonori, ecc.).

Nelle scuole comuni, la partecipazione dei non vedenti alle

attività di laboratorio è molto problematica. Un modo che il docente

ha per colmare queste limitazioni può essere quello di descrivere

accuratamente ogni singola operazione e dei risultati che ne

scaturiscono. Non si deve trascurare di far percepire eventuali

fenomeni uditivi, termici, olfattivi quando ciò è possibile.

Per alcuni ambiti delle scienze naturali, invece, i sussidi sono

molti e utili, modelli smontabili a grandezza naturale del corpo

umano, degli organi, dello scheletro; percorsi tattili naturalistici

allestiti in alcuni parchi e riserve, che consentono di toccare vari tipi

di piante, alberi, fiori, frutti e corredati da pannelli esplicativi in

rilievo e audiocassette. Si possono utilizzare anche minerali, fossili,

che possono essere esplorati e toccati, o ancora registrazioni di versi

degli animali o altri suoni e rumori naturali.

La maggior parte di questi ausili non è realizzata specificamente

per i non vedenti, questo significa che molti materiali possono essere

reperiti anche tra le dotazioni didattiche delle scuole comuni.

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Per ciò che riguarda il disegno e l‟educazione all‟immagine,

solitamente si riscontra uno scarso interesse da parte del bambino con

cecità, soprattutto se congenita, verso la rappresentazione grafica del

reale. È importante che si compia uno sforzo, non tanto finalizzato a

incentivare la fruizione di immagini da parte dei non vedenti, quanto

mirato a fornire concetti e nozioni astratti dai quali non potranno

prescindere nella vita di relazione sociale nella comunità dei vedenti.

La percezione tattile non conosce la nozione di prospettiva,

poiché i vari oggetti possono essere toccati al massimo alla distanza

della lunghezza del braccio e le loro dimensioni appaiono uguali

qualunque sia la posizione nello spazio. Si possono in questo caso

utilizzare esempi di tipo uditivo, come l‟attenuarsi di un rombo di un

aereo man mano che si allontana. L‟ausilio principale per la fruizione

e realizzazione di immagini da parte del bambino cieco è il cosiddetto

“piano di gomma”, costituito da una tavoletta ricoperta da uno strato

gommato, sulla quale si applicano fogli di plastica trasparente.

Facendo scorrere sulla pellicola un punteruolo si incidono delle linee

che compariranno poi in rilievo sulla superficie del foglio, potendo

così “sostituire” la lavagna.

Per quanto riguarda l‟arte, si deve poter usufruire di modelli in

gesso di opere famose, plastici in scala, fotocopie tattili e tavole in

rilievo, ma resta comunque ostico il campo della pittura e il concetto

di colore.

Lo sviluppo della manualità è un obiettivo fondamentale nella

vita di un cieco, ma questo aspetto viene troppo spesso trascurato,

soprattutto in Italia. Anche in questo ambito si devono utilizzare

riferimenti tattili e uditivi ed evitare, almeno nei primi approcci ai

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lavori manuali, l‟utilizzo di attrezzi troppo pericolosi. È consigliabile

ricorrere ad attività esterne alla scuola, nella maggior parte dei casi.

L‟ambito più naturale in cui un non vedente riesce ad esprimersi è

senza dubbio la musica. Se il bambino presenta una certa

predisposizione e volontà, questo apprendimento va incoraggiato.

Esiste una tecnica particolare che consente la trascrizione in

Braille di partiture e recentemente si stanno mettendo a punto software

che effettuino automaticamente la trascrizione. Educare alla sensibilità

musicale non è compito facile e richiede la collaborazione di tutti gli

insegnanti curricolari insieme a quello di sostegno.

Infine, un altro ambito che spesso non è abbastanza curato è

l’educazione fisica, al contrario di ciò che avveniva nelle scuole

speciali. Sicuramente alcune attività non sono facilmente adattabili

alle esigenze del bambino non vedente, come il calcio o la pallavolo.

Ma, in altre come ad esempio il salto in lungo e in alto potrebbero

essere svolte anche dal disabile visivo, lasciandogli prima acquistare

familiarità con l‟asta ed esperire la distanza, contando i passi, dal

punto di partenza a quello del salto.

Tutti questi accorgimenti rientrano nelle strategie che dovrebbero

entrare a far parte della didattica affinché si possa parlare di una

effettiva ed efficace integrazione scolastica dei non vedenti.

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4.c COS’È L’AUDIO DESCRIZIONE?

In Italia l‟audio descrizione è una tecnica relativamente recente che

consente di rendere accessibili alle persone cieche o ipovedenti prodotti

audiovisivi quali film, fiction, documentari, show televisivi, ma anche

eventi sportivi, spettacoli teatrali e manifestazioni religiose. Consiste nella

creazione di una traccia audio aggiuntiva che esplicita tutti gli elementi

visivi a cui la persona ipovedente o non vedente non può avere accesso,

quali costumi, setting, colori, espressioni facciali, caratteristiche fisiche ed

azioni. Solitamente l‟audio descrizione viene inserita all‟interno delle pause

non pertinenti tra le battute dialogiche del prodotto di riferimento, ma non

devono mai sovrapporsi agli effetti sonori e musicali.

Questa tecnica di trasferimento linguistico è un lavoro specialistico

che presuppone una fase di stesura dello script da parte di uno o più audio

descrittori professionisti, una fase di registrazione in studio con uno o più

speaker e una di finalizzazione ed eventuale remixaggio della traccia audio

sul prodotto originale.

Nel caso di eventi live (quali spettacoli teatrali, manifestazioni ed

eventi dal vivo) l‟audio descrizione, preparata in anticipo, può essere letta

dallo speaker direttamente durante lo svolgimento dell‟evento.

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La RAI, ad esempio, fornisce l‟audio descrizione per alcuni

programmi. Per attivarla, bisogna accedere alle impostazioni audio del

televisore e attivare le descrizioni audio per non vedenti. Dal sito RAI è

inoltre possibile accedere all‟elenco dei programmi audio descritti e

ascoltarli in streaming.

Inoltre, durante un evento in diretta, come un‟opera teatrale, anche

l‟audio descrizione avviene in diretta. O meglio, viene preparata in

precedenza dal descrittore, che possiamo considerare come una nuova

figura di traduttore specializzato. È importante che il descrittore collabori

con persone cieche o ipovedenti, in modo da avere piena consapevolezza

delle esigenze del pubblico a cui si rivolge. L‟audio descrizione sarà poi

letta dalla figura del narratore. La resa deve essere neutra, ma non

monotona o piatta. Attori e doppiatori sono quindi ottimi candidati per

lavorare come narratori. In alcuni paesi (come Gran Bretagna e Stati Uniti)

queste due figure coincidono, in altri (come Spagna e Germania) si tratta di

due persone distinte.

Attualmente in Italia questa tecnica non gode di un‟ampia diffusione.

È però fondamentale far conoscere questo servizio e le potenzialità che ha

perché è uno strumento importantissimo per permettere alle persone con

disabilità visiva di accedere agli stessi contenuti delle persone vedenti.

Un film, uno spettacolo teatrale o una mostra sono occasioni per

imparare, svagarsi, passare una giornata o una serata diversa e stare in

compagnia. L‟audio descrizione, quindi, non si limita a rendere accessibili

nozioni o contenuti, ma permette la condivisione di eventi culturali e

sociali. La cultura è diritto di tutti, e come tale deve essere accessibile.

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Nelle sale cinematografiche per esempio, avviene attraverso l‟utilizzo

di cuffie senza fili con ricevitore audio a raggi infrarossi che vengono

collegate ad un lettore digitale sincronizzato con la pellicola. Un problema

che ricorre spesso in questa tecnica di trasposizione è il grado in cui si

debbano descrivere le componenti visive del prodotto. È importante,

infatti, non esagerare con le descrizioni, altrimenti il film o il programma

televisivo risulterebbe troppo pesante e noioso, ma non bisogna neanche

eliminare dettagli importanti che possano compromettere la sua piena

comprensione da parte del pubblico. Si deve considerare che il messaggio

trasposto verrà udito sia da persone cieche dalla nascita, sia da ipovedenti o

da chi ha perso la vista in età più avanzata, dunque non ha bisogno di

lunghe descrizioni per immaginare il contesto del dialogo. L‟audio

descrizione è efficace quando riesce a catturare l‟atmosfera resa dalla

fotografia dell‟opera filmica, restituendola a parole, senza fornire

informazioni eccessive, che potrebbero sviare lo spettatore uditivo.

È bene usare aggettivi o avverbi pittoreschi quando è opportuno; per

esempio invece di usare il termine camminare, che può risultare molto

generico in alcune situazioni, si possono inserire parole più specifiche

come passeggiare o barcollare, a seconda della scena. Anche i

cambiamenti d‟intonazione, del ritmo e dell‟enfasi sono utili, e per quanto

riguarda la concisione, il tempo è un fattore cruciale. Tra le competenze

che un audio descrittore deve possedere sono state identificate la capacità

di realizzare traduzioni intersemiotiche (traduzione di immagini in parole),

l‟eccellente padronanza della lingua, la capacità di sintetizzare le

informazioni al fine di adattare il testo ad uno spazio limitato e di

mantenere il significato originale, la capacità di adattare lo stile linguistico

al target dell‟audience e del prodotto, grazie all‟utilizzo di diversi registri

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linguistici, l‟abilità di selezionare criticamente le informazioni più rilevanti

ed, infine, l‟ottima espressione orale e una dizione eccellente.

Da un punto di vista grammaticale, il tempo verbale preferito

dall‟audio descrizione è il presente e l‟aspetto progressivo.

Possiamo quindi sintetizzare il processo di audio descrizione di un

film attraverso le seguenti tappe:

1. Prima visione del film da audio descrivere, da parte di

un team di audio descrittori

2. Analisi del film, scena per scena e discussione di quali

momenti richiedano l‟ausilio di un audio descrizione

3. Realizzazione di una bozza dell‟audio descrizione

4. Visione del film e rielaborazione dell‟audio descrizione

5. Realizzazione dell‟audio descrizione definitiva

6. Registrazione dell‟audio descrizione da parte di un

attore professionista

7. Montaggio audio

8. Verifica dell‟audio descrizione da parte di un

professionista non vedente appartenente ad un altro team

9. Realizzazione dei media necessari alla distribuzione

(dvd, mp3, CSS).

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4.d PROGRAMMI AUDIODESCRITTIVI E AUDIOVISIVI

- Swift

Swift è un sistema di preparazione di sottotitoli facile da usare, con

una vasta gamma di funzionalità. Vediamo quali sono le funzionalità di

base di Swift e come si utilizza il programma. I tasti necessari per l‟utilizzo

del programma sono i seguenti:

Swift ci consente di creare un Time Code necessario per il giusto

collocamento del sottotitolo all‟interno del prodotto audiovisivo che si sta

adattando. Il pulsante Time In ci permette di dare l‟inizio al Time 72 Code

che andremo a creare, mentre il pulsante Time Out ci permette di farlo

terminare. Il pulsante al centro ci permette di mettere in azione e di

stoppare il filmato; i due lateri, di mandare di un frame avanti e indietro la

scena; e quelli sottostanti di mandarla avanti e indietro di più frame.

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Vediamo adesso quali sono i principali elementi dell‟applicazione rapida di

swift.

Nella parte in alto possiamo osservare la scena del filmato che

stiamo analizzando in modo più dettagliato, in quanto viene scomposta 73

in singoli frame. In questo modo vedere il cambio di scena e decidere il

tempo in cui far apparire o scomparire il sottotitolo risulta più facile. Lo

spazio bianco laterale indicato con la parola status list, ci mostra la lista di

tutti i sottotitoli che abbiamo creato, mettendo in evidenza, con il colore

rosso, quelli che presentano degli errori. La parte grigia, di fianco alla lista

dei sottotitoli, presenta lo spazio dedicato alla creazione dei sottotitoli, è

proprio qui che si scrive il sottotitolo, e il numero in alto a sinistra riporta il

numero del sottotitolo. Sopra la fascia grigia troviamo a sinistra il Time

Code di inizio del sottotitolo, ovvero a che punto preciso del filmato

apparirà il sottotitolo, al centro la durata del sottotitolo e a destra il Time

Code in cui il sottotitolo scomparirà. La parte chiamata Diagnostic

window, ci mostra qual è l‟errore o gli errori che abbiamo commesso nella

creazione del sottotitolo; ad esempio ci segnerà errore se il sottotitolo è

troppo lungo rispetto al tempo che abbiamo precedentemente definito, se il

sottotitolo presenta più di due righe, o se il Time Out del sottotitolo

precedente coincide o supera il Time In del sottotitolo seguente. Il Time

Code window ci mostra il tempo del filmato che scorre mentre il Video

window ci mostra il filmato stesso. Swift è un programma completo e

molto utile per la creazione di sottotitoli, esso è ottimo anche per la

creazione e l‟inserimento di testi destinati alle audiodescrizioni.

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- Subtitle Workshop:

Subtitle Workshop è uno dei migliori programmi per sottotitoli

disponibili per Windows attraverso il quale è possibile creare sottotitoli per

contenuti in lingua straniera visualizzando un‟anteprima in tempo reale del

video da sottotitolare. Consente inoltre di sincronizzare i sottotitoli che non

sono perfettamente sincronizzati con i video, aggiungere ritardi alla

visualizzazione dei sottotitoli e molto altro ancora. I sottotitoli creati con

questo software possono essere esportati in tutti i principali formati di file,

come srt e sub. Sono supportate le formattazioni con grassetto, corsivo e

sottolineature. Subtitle Workshop è un programma gratuito che permette di

creare sottotitoli per video in maniera facile e veloce, avendo a

disposizione strumenti per la formattazione e la regolazione dei sottotitoli.

ha un‟interfaccia pratica e funzionale che offre la possibilità di creare,

modificare e sincronizzare sottotitoli su diversi tipi di video, ed esportarli

in oltre cinquanta formati. Questo programma viene utilizzato per creare e

convertire da un formato ad un altro, e sincronizzare sottotitoli.

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- Virtual Dub Mod

VirtualDub Mod è una versione modificata (e potenziata) del popolare

programma di video editing gratuito VirtualDub in grado di creare e

modificare video con tracce audio e sottotitoli multipli. Grazie ad esso, è

possibile aprire qualsiasi filmato in formato AVI, MPG o MKV, caricare in

esso file di sottotitoli esterni (es. quelli in formato srt) e salvare il risultato

finale in modalità direct stream, cioè senza necessitare di lunghe

riconversioni e mantenendo intatta la qualità del video originale. È solo in

lingua inglese ma è facilissimo da utilizzare.

- VisualSubSync

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VisualSubSync è un programma molto avanzato che permette di

sincronizzare i sottotitoli che non sono sincronizzati perfettamente con il

video tramite un‟interfaccia utente molto curata e intuitiva. Tra le sue

caratteristiche principali ci sono la possibilità di saltare da una scena

all‟altra dei video dove ci sono i sottotitoli e la visualizzazione di grafici

relativi all‟audio dei filmati che permettono di sincronizzare in maniera

perfetta i tempi di comparsa dei sottotitoli.

- Subtitle Edit

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Subtitle Edit è un programma per sottotitoli gratuito ed open source

che permette di creare, modificare, sincronizzare e convertire sottotitoli in

maniera facile e veloce. Supporta tutti i principali formati di sottotitoli

(SubRib, MicroDVD, Advanced Sub Station Alpha, Sub Station Alpha,

ecc.), permette di visualizzare un‟anteprima dei video da sottotitolare

tramite VLC e di tradurre i sottotitoli in maniera automatica tramite Google

Translate. È anche in grado di comparare due file di sottotitoli fra di loro e

di aprire i sottotitoli contenuti nei file video in formato MKV.

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CONCLUSIONI

L‟idea di partenza di questo lavoro è stata quella di trattare un

argomento molto vicino alla mia esperienza passata, ma ancora troppo poco

comune per l‟estrema importanza che ha. Attraversare un tema come la

disabilità sensoriale non è stato facile e soprattutto apre un mondo

abbastanza sconosciuto e spesso emarginato dalla vita comune. Il tema

della traduzione audiovisiva mette in evidenza una buona parte di tutto il

lavoro che si fa per creare un‟uguaglianza fra persone normali e con questo

tipo di problemi come la sordità e la cecità, ma nonostante questo sia un

buonissimo presupposto, ancora oggi, in Italia non si può parlare di una

buona riuscita.

L‟interesse di approfondire le diverse sfaccettature di entrambi i

disturbi sensoriali con particolari riferimenti alla sottotitolazione per non

udenti e all‟audio descrizione per non vedenti, è dato dalla curiosità di

capire come si sentono queste persone e cosa provano. Mettersi dall‟altra

parte ed immedesimarsi, da fare pur non avendo questo tipo di problema,

dovrebbe essere il primo di una lunga serie di passi e permette una migliore

realizzazione di un lavoro molto complesso come quello della traduzione

audiovisiva.

Dal momento che l‟oggetto di questo lavoro sono state due tecniche

fondamentali, è stato anche necessario definire il ruolo del traduttore come

re-scrittore, re-inventore e ri-costruttore di senso, ossia come colui che

conferisce nuova vita all‟originale.

Si è parlato anche di come il linguaggio usato in entrambe le tecniche

risenta in maniera estremamente importante del contesto pragmatico in cui

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viene prodotto e, di conseguenza, qualsiasi processo comunicativo viene

influenzato dalla dimensione socioculturale da cui trae origine. La

traduzione deve, dunque, sfruttare al meglio tutti gli strumenti di decodifica

del messaggio forniti dalla pragmatica per ricomporre quest‟ultimo nella

maniera più efficace possibile nella lingua d‟arrivo.

Chi opera una traduzione audiovisiva non compie una semplice

traduzione linguistica, ma una vera e propria traduzione culturale che

richiede una precisa formazione, in quanto effettuare una corretta

operazione della sottotitolazione significa padroneggiare il contesto

metalinguistico dei generi comunicativi della società oggetto di studio e

trasferirli senza impoverirli o fraintenderli.

Da tutta questa serie di analisi si comprende come il traduttore

audiovisivo, per ottenere una traduzione soddisfacente, debba superare

numerosi ostacoli. Ecco perché è tenuto ad impiegare tutta la propria

creatività, così da trasmettere correttamente e senza fraintendimenti il

messaggio di partenza: le traduzioni devono offrire soluzioni creative e

fedeli rispetto ai dialoghi originali e lasciare inalterati i riferimenti culturali,

al fine di rendere lo spettatore partecipe della realtà “altra” rappresentata.

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ENGLISH SECTION

INTRODUCTION

The choice of this topic has come from a beautiful experience passed

in London thanks to the City University and from special interest in the

theme of audiovisual translation.

The present work is going to analyze the audiovisual translation issues

in general and subtitling in particular, with a focus on intralingual subtitling

for the deaf, and on audio description for the blind, a technique of subtitling

that consists in a narration taking place during the presentation, describing

what is happening on the screen or stage during the natural pauses in the

audio, and sometimes during dialogue if seemed necessary.

For simplification this thesis is structured in three parts: the first part

is an overview and a presentation of audiovisual translation in which the

most important techniques of transposition, strategies and kinds of

audiovisual translation are analyzed.

The central part is going to focus on the subtitling topic. It will

explore the main features of subtitling, the purpose and the use of subtitles,

as a tool when learning a foreign language or help for the disabled.

The last chapters concern subtitles for the deaf and the audio

description technique for the blind. These subjects will form the basis of

this thesis because translation and audiovisual translation have become

more and more popular of recent not only in European countries but all

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over the world. Globalization has had a deep and immediate impact on us

and above all on linguistic and cultural aspects. The rapid development of

information technology and communication has changed many aspects of

our daily lives and thanks to the diffusion of mass media and to the rapid

technological development of the last decades, we have witnessed a large

production and distribution of audiovisual products of any type at a global

level. So it is not exaggerated to affirm that nowadays we are constantly

surrounded by devices and technological tools of all shapes and sizes that

allow us to work, learn and keep us informed. Recently, we have seen a

real audiovisual revolution, with the creation of satellite television

channels, internet, mobiles and film products. Therefore we have access to

a large variety of audiovisual materials that come from all over the world.

In parallel with this, communication has obtained an increasingly important

role in our society, so important that it has become a real product on the

international market.

For these reasons the role of languages and, in particular those

activities related to linguistic transfer have obtained an increasing

importance ever the last years because they are essential for the diffusion of

information and to spread knowledge and contacts at an international level.

Linguistic competence plays a fundamental role, as it is indispensable to

enjoy from audiovisual products by all nationalities and to understand the

meaning of the texts that these new products incorporate. A new need has

risen, that is the need to break down every kind of barrier (linguistic,

cultural or sensory barrier) that prevents full accessibility and usability of

the products distributed by audiovisual and multimedia technologies to an

increasingly large and heterogeneous audience in terms of age, sex, level of

education, language, culture and accommodation capacities.

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The following chapters are aimed to give a theoretical framework that

consent detailed understanding and analysis of the features and peculiarities

of audiovisual translation, to list the main translation techniques used today

and to distinguish this kind of translation from other forms of linguistic

transposition which traditionally are the focus of translation studies.

The third chapter of this thesis focuses on the theme of deafness, with

a short introduction of sign language, a real language still little used in Italy

but fundamental and necessary to break down the sensory barriers that

unfortunately are still present in our country.

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5. THE AUDIOVISUAL TRANSLATION

Before giving a definition and explanation of what audiovisual

translation is, we must specify that it is a living and elastic world, in

constant evolution and definition. When we talk about translation of an

audiovisual product we refer not only to a specific methodology, but to

various and different forms of translation that not necessarily imply the

transition from one language to another, but work from and to the same

language or from a code to another. In these latter cases we refer to

subtitling for the deaf, that implies the careful work of rewriting and the

adapting the original dialogue within the same linguistic code, and to audio

description for the blind, a work that makes the verbal visual an activity

that doesn‟t work within the same code. However we will talk about this

topic later.

At present we live, and we have always lived, in a multi-modal world.

This multi-modal interaction refers to how to communicate the meaning

through the combination of different semiotic channels. In addition to

written and spoken language, there are other sources that can convey

meaning like gestures, posture, look, noise, sound and symbols. In a multi-

modal text, the meaning is transmitted through the integrated force of these

different semiotic channels. Today, technology at our disposal and the

possibility to communicate instantly and globally have created

unprecedented horizons for the expansion of a multi-modal world. The

semiotic methods alternative to language (gesture, look, posture and

sounds) transmit meaning in various different ways. We gesticulate using

every part of our body, from nodding to indicating with fingers, to

shrugging our shoulders. Many of these gestures are universal signs, others

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are typical of certain cultures, others change their meanings from one

culture to another, while other gestures have different uses, but all have a

meaning. In the multi-modal context, however, language is the main factor.

The dialogue of a translated film, if adequately translated, will interact with

the same semiotic code to recreate the same effect in the target audience as

did the original with the starting audience. The bond of time that doesn‟t

permit a complete translation, or the imbalance between languages (for

example, English is generally shorter than Italian), or the lack of time for

people to read by the public are the factors that can damage the ideal

situation described. Among the various choices, even non-translation can

be a solution. In fact, if a gesture has an unequivocal meaning, the

translator can choose not to translate it, or he can translate only the most

important elements.

In this short introduction, we have seen that the term “audiovisual

translation” refers to all linguistic transfer models that aim to translate the

original dialogues of audiovisual products in order to make them accessible

to a wider audience. The coherence between the original and the target

dialogue is not so simple, so the figure of the translator is very important

and with a lot of responsibilities. The subject of audiovisual translation are

not only verbal texts, but also texts which include different semiotic

elements like verbal and visual ones, but also gestures, sound, graphics and

motion. Each semiotic modality has a fundamental meaning for the

comprehension of the text, so it cannot be neglected by the translator. In

other words, the audience of an audiovisual text can catch the message and

perceive every shade only if it can benefit from all the signals

simultaneously. The main difficulty of audiovisual translation is to give

sense to verbal words from non-verbal elements.

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Each translation techniques requires two main processes:

Process: the activity through which target text is

obtained from the original text; it includes also the operating

and psycho-cognitive paths of the translator.

Product (target text): the result achieved by the

translation process, given to the audience.

In short, we can distinguish two types of translation: interlingual

translation, in which the source and the target text are in different

languages, and intralingual translation where the texts are in the same

language.

The types of translation processes, indeed, include: interpretation that

can be simultaneous, consecutive or in “negoziations”, translation that can

be literal or technical-scientific, and audiovisual translation that comprises

subtitling and dubbing. The audiovisual translation will be the focus of our

interest in this work. It consists of a source text that includes verbal and

non-verbal channels whose goal is to make audiovisual products available

to a greater chunk of users that otherwise would not be used by those who

suffer from sensory and language disabilities. The audio-verbal component

in audiovisual translation includes dialogues, monologues, any music sung

by the actors and any other significant verbal or dialogic component for the

final product; while the audio but non-verbal component includes special

effects, background music and other sound effects that are not significant

for the final product. The verbal video component includes any written data

visible during the use of the product like captions, subtitles or other internal

writing resulting from one shot, while video but non-verbal component

includes photos and kinesics like gestures and body language of the actors.

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The first studies on film translation and screen translation began in

the 80s and 90s in Europe. Language transfer came after. Later came the

need to introduce a more accurate and exhaustive designation of

“audiovisual translation”. With the birth of sound films the need to

translate imported movies spread, so a lot of audiovisual translation

methods and linguistic transfer strategies have developed.

5.a TRANSFER AND LINGUISTIC TRANSPOSITION

TECHNIQUES

According to how the source dialogues are translated and to how their

adaptation and translation are presented to the public, we distinguish many

forms of audiovisual translation, and there are 13 kinds of linguistic

transfer, but the most important are 8:

Interlingual subtitling

Dubbing

Consecutive interpretation

Simultaneous interpretation

Challenging (script translation, surtitling, audio

description and intralingual subtitling for the deaf)

Voice-over

Comment

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Simultaneous translation

The technique of subtitling is a process that allows a condensed

translation to be carried out, resulting from a great work of textual

reduction, thanks to a written text situated at the bottom of the screen.

We can define subtitling as a “transparent mode translation”

because the viewer has access to the original version and the translated

version which is subtitled simultaneously. There are various forms of

subtitling and one of these is simultaneous subtitling, a kind of written

interpretation that is carried out in real time, in which an interpreter-

translator refers a translated and reduced message to technician who writes

quickly what viewers will get in the form of subtitles. Re-speaking is an

example of simultaneous subtitling technique that uses a speech recognition

software; an oral text is simultaneously translated into a written text. This

technique is utilized above all for on air programmes and requires great

commitment.

Surtitling is another subtitling technique used to translate a spoken

text and opera lyrics, but it is marginal in films. Adopted in the 80s, this

technique makes a written translation of the original text of the play,

projected on a screen near, at the bottom or on top of the scene.

Dubbing is the most common technique in Italy. In this case, the

original text is eliminated and translation replaces the source text. This

technique requires great accuracy and precision in synchronization, that is

to say in adopting new dialogues perfectly so that the text heard in the

language of the translation and the lip movements of the actors coincide as

much as possible giving to the new viewer the impression that the actors

are speaking in their own language. The difficulty is not only this, but it is

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also linguistic: translation of puns, adaptation of translation with the

images, translation of bad language and keeping comical the source text.

Voice-over technique is used to broadcast news, documentaries and

interviews provided with a simultaneous translation of the original

dialogue. This technique consists in adding a new soundtrack to the movie

translated, without changing the original audio track. The source text

undergoes only one variation, that is to say its volume is turned down to

highlight the audio version translated. This technique doesn‟t require lip

synchronization, therefore facilitates and speeds up translation.

Narration is another technique in which in the source text, already

translated before, the most unnecessary parts of the source text are reduced

or eliminated in the translation. Then the text is read by only one person,

whose voice is synchronized with the original text.

Comment is often used in documentaries or short films. Its main

characteristic is the freedom of interpretation of the original text and poor

closeness to the source text. The target text is often a totally new version

compared to the original text and it is possible to add or eliminate

information when it is considered appropriate. Comment is particularly

effective to make programs which are culturally distant because the

contents can be expanded or reduced, it depends on the needs of the public,

and the language is simple and characterized above all by coordinated and

short sentences.

The audio description, or visual description, refers to an additional

narration track intended primarily for blind and visually impaired

consumers of visual media. It is a verbal commentary that complements the

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underlying soundtrack of a television program, movie, DVD or live

performance. It is designed to assist people with vision impairment and

those with print, learning and physical disabilities. During gaps in dialogue,

a narrator describes visual elements such as scenes, settings, actions and

costumes. The main difficulty of this technique is the heterogeneity of the

target public because each user has a specific difficulty depending on the

type of blindness.

Film translation is a complex area of research because of the different

methodologies used in various fields. Moreover, the scripts of audiovisual

texts in the source and target languages are not always available, so

sometimes a transcription is needed, that requires a long time.

5.c THE ROLE OF AUDIOVISUAL TRANSLATOR

Today the figure of the translator is the focus of many studies by the

scientific community. This attention concerns above all translator in the

cinema, thanks to wider circulation of audiovisual products, the

consequent growing need for any form of translation suitable to the world

of cinema and the development of new information technologies like

internet and CDs and DVDs.

The audiovisual translator has a very important role during the

subtitling process. He has to write down dialogues and translate the original

text adapting it to the target language. After translation, revision of the

work is necessary and it can be done by the translator himself or by another

translator so ensuring a different point of view. In this process a good

translator takes into account the critical parts in the source text, like words

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or some difficult expressions, colloquialism or exclamations that are not

directly translatable from one language to another. After these operations

he can proceed with translation.

6. INTRODUCTION TO SUBTITLING

6.a THE TRANSITION FROM CAPTIONS TO SUBTITLES

After the advent of the silent film in 1895, inter-titles were used for

the first time in Europe. They were usually white on black and represented

“complementary captions”.

These short written texts were explanatory-descriptive comments or

short dialogues on the screen useful to convey information for the

comprehension of the scene or to report short dialogues of the characters in

the movies. This technique can be considered as the forefather of today‟s

subtitles, with all due differences. In fact while inter-titles occupied one

frame between two frames, subtitles are directly projected on the image in

the movie.

Since 1927 captions began to be overlapped and no longer interposed

to images, so inter-titles slowly disappeared, allowing viewers to hear the

original version of dialogues and to understand it, if necessary, also

through subtitles. With the advent of sound film the cinematographic

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scenario totally changed and from that moment the use of subtitling became

more and more frequent. The subtitling process has undergone many

gradual transformations; it has improved and become specialized thanks to

the modernization of techniques and media. Not only has the scenario of

cinema changed, but also the reception of the public: it has been

demonstrated that the reading speed of the spectators depends also on the

medium that transmit the subtitles. For example, the time necessary to read

subtitles at cinema is 30% shorter than the time required to read subtitles

on the small screen. As a consequence, subtitles must be created according

to the specific media, because there is not a standard suitable for all

contexts.

1927 marks the starting point of a change and a century of evolution:

from brief subtitles made up of short dialogues to the subtitles of today

which, together with dubbing, are the main means to internationalize

cinema and television. In Italy it is almost impossible to find a foreign

movie in its original version, due to political reasons, while Denmark and

Norway were the first countries to adopt subtitling technique. Also in

France, today, most foreign movies are available in cinemas in the original

version with subtitles.

Lucien Marleau20

, a Canadian producer of films and documentaries

said in his essay about subtitling in 1982 “Les sous-titres… un mal

necessaire” (subtitles… a necessary evil). As you can see from the title, the

author was able to sum up the essence of the subtitle, highlighting from one

hand its need to exist, to the other hand its “harmful” nature for those who

use it, that is to say the spectator.

20

Lucien Marleau, “Les sous-tritres…un mal nécessaire”, journal de traducteurs, 1982.

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This brief parenthesis has allowed a reason to be given to the

subtitling because it is the best way to watch a movie in a foreign language.

6.b SUBTITLING AND TRANSLATION STRATEGIES

In translation, subtitling has been considered as one of the many forms

of translation of audiovisual products. Subtitling is an activity that requires

a specific methodology and terminology. Among the various types of

subtitling there are the following: subtitles for movie material to make it

different from the original language, the movie material to make it in the

original language , and the audiovisual material of animation in a different

language from the original. The main features of subtitling are textual

reduction, adaptation and simplification because it is not a “summary of the

original text”, but a “selective reduction of the text” aimed to adapt the

language to the circumstances and to permit it to represent what the speaker

wanted to communicate. It is clear that it is not always possible to translate

everything, but subtitling is a kind of translation that requires a complex

text reworking. For this reason the translator must be able to transfer the

communicative intentions conveyed by the source language to the target

language, from oral to written code, which has to coincide with the all

paralinguistic situations of the movie, like the distance and the movements

of the actors. In addition to this, subtitle translators must be able to match

the subtitled text with the spoken dialogue so not to prevent spectator‟s

comprehension. The translation component of subtitling includes some

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basic concepts concerning the theory of translation like equivalence,

appropriateness, fidelity and translatability, the most important notions that

a translator has to take into account.

When we talk about issues of linguistic transfer, however, we refer to

the translation difficulties of linguistic imbalance. The linguistic elements

used are puns, in particular way those words that don‟t have an equivalent

expression in the language to which we are translating. On the contrary,

the expressions which have an equivalent phrase in various languages are

idioms, phrases or sayings. In addition to linguistic issues, other difficulties

that arise in an audiovisual text are of cultural nature, because translation

means both the transfer of linguistic and cultural elements and each

country has different cultures and traditions. So what can we do? We have

to adopt some strategies. One of these is the model which tames and

alienates the text; taming consists in replacing a cultural element with

another familiar element in the target culture. Alienation means the

opposite, that is the cultural element remains exactly as it appears in the

original text. Other possible strategies are omissions, equivalence,

adaptation, replacement of the cultural term with a deictic, generalization,

explanation, through a paraphrase, of the term, transfer (literal translation),

imitation, transcription, dislocation, condensation, decimation, deletion,

resignation.

In his essay “linguistic aspects of translation” (1959), Roman

Jakobson defines translation as an interpretation and not a transposition

problem, and he identifies three kinds of interpretation and translation:

intralingual translation (interpretation of linguistic signs through other

signs of the same language), interlingual translation (texts of two different

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linguistic systems) and intersemiotic translation which means the

translation of linguistic signs with other non-linguistic signs.

6.c SUBTITLING: DIFFERENT FEATURES

As previously mentioned, subtitling is a kind of audiovisual

translation which has its own techniques, rules and standards. It has been

defined a “subordinated translation” because it has some time and space

restrictions that directly affect the final result. So translation depends on

these parameters, and it consists not only in the translation of textual

contents and dialogues, but it is also based also on images and audio, with a

specific time and space. Since it totally respects the integrity of the

original dialogue, subtitle translation is defined as a transparent and

synchronic translation. A movie with subtitles cannot include the original

message but, there must be a selective and economic reduction of

information because the viewer can‟t read long texts in a very short time;

only the most important information must be selected. Although it is

impossible to report in writing all the nuances of spoken language,

subtitling is a useful procedure for the deaf, immigrants and foreign

language learners. The available space for subtitled translation is only two

lines, usually positioned at the bottom of the screen; each line can not have

more than 35 characters, so the number that a subtitle can contain is 70

characters. As regards to time, a subtitle has a minimum duration of 1

second and a maximum duration of 6 seconds on the screen. The subtitles

should be text lines shorter than the entire visual area, they must have a

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simple and linear syntax to allow a fast and intuitive read and should

respect punctuation. Subtitling also includes a technical part called

spotting, that is the act of defining in and out times for subtitles on the

screen, so as to allow synchronization with the audio.

It is very important that visual (written text and images) and auditory

channels (oral text and soundtrack) are perfectly integrated to rebuild the

original text as clear as possible. The reduction of the information of the

original text, the transformation from oral (dialogue) to written code

(subtitle) and translation represent the main phases of the subtitling

process.

Today the subtitling process is possible not only through specific

agencies with the participation and collaboration of various figures, but

also without an agency, thanks to the software available on the internet. In

this case the person who decides to do this job will be a translator, a

subtitler and a technician.

The subtitling process can be divided into different phases:

1. Spotting: the act of defining in and out times for

subtitles on the screen, synchronized with the audio.

2. Translation (adaptation): source text translation,

adaptation to the subtitles rules of duration and characters.

3. Simulation: representation of translated subtitles with

the images to verify that all the criteria are followed.

4. Revision: correction of any errors and text alignment.

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6.d SUBTITLING: IMPORTANT ASPECTS

The movie or the program with subtitles have a communicative

function with manifold purposes. Initially the aim was to make multilingual

film productions accessible to an international audience and so promote the

overcoming of language and cultural barriers. Then a new communicative

function of subtitling emerged, concerning a smaller group of users, but

with a higher socio-cultural purpose. We are talking about subtitling for the

deaf, which we will discuss later. This multipurpose function is linked to

the various kinds of existing subtitles aimed at satisfying the needs of a

great number of users. According to linguistic criteria we distinguish two

types of subtitles: intralingual and interlingual subtitles. Intralingual

subtitles are addressed to the deaf and learners of a foreign language,

because subtitles and the original movie are in the same language, but the

original dialogue is simplified. Since the original dialogue and its

transcription are represented simultaneously, this is a useful educational

support in language learning. Interlingual subtitles are addressed to

learners of a foreign language and to people with auditory disabilities,

because the dialogues are in different language form to the original movie

and the translation is reduced. It adapts and reproduces the dialogue in the

users language to allow them to understand a foreign movie.

Seeing the interpreting of a film with subtitles involves both watching

images and reading a written text, there is a technique called eye tracking,

the process of measuring either the point of gaze (where one is looking) or

the motion of an eye relative to the head. Thanks to this technique it was

possible to state that the reading does not occur by continuous eyes

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movements from left to right, but through rapid eye shifts in oscillation

followed by a stop.

The “rule of six seconds”, the theories concerning the automatic

reading of subtitles and the impact of specific lexical choices or translation

strategies on subtitles are the most interesting phenomena which emerged

from the studies on the fruition of a film with subtitles.

As already mentioned, subtitles are tied to strict rules concerning their

length and permanence on the screen which must permit the entire reading

and comprehension, but not a second reading. It is clear that the reading

time of a subtitle tends to decrease if it contains words that are frequently

used, but it has also been demonstrated that the subtitle is decoded

effectively regardless of the manner in which it is proposed to the viewer.

So, no matter how the subtitle is divided, the attention and the

comprehension of the viewer are the same.

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7. ACCESSIBILITY IN AUDIOVISUAL TRANSLATION

In the age of globalization, in a world where everything revolves

around words, images and television messages, there are not so many

initiatives to break down communication barriers and to make information

accessible to people with sensory disabilities. It is a cultural issue that

impedes communication and integration of the disabled in society as a

result. In the last few years, however, new subtitling systems have been

developed. The concepts of usability and accessibility come from the need

to eliminate linguistic and sensory barriers in access to audiovisual product.

Accessibility is the “level of usability of something that can be used

regardless of physique or cognitive obstacles”. We define usability as the

quality that makes a product satisfactory and effective. A subtitle can be

perfectly accessible but poorly usable and vice versa, perfectly usable but

completely inaccessible. Subtitles, moreover, are among the most important

means of communication that help the deaf “to hear with the eyes”,

breaking that silence that surrounds them. Intellectual and cultural

development for the deaf, like for hearing people, happens through

communication, and subtitles are an excellent opportunity for everybody to

enhance one‟s own cultural and lexical development, an aid to learn Italian

language, because language is a culture; for this reason linguistic fidelity is

very important in subtitling. Even today there are people who think that the

deaf are also dumb, and don‟t understand the differences among the deaf.

Only few people know that the deaf, looking, can understand many things

that the hearing persons don‟t perceive.

There are two types of access to television for the deaf: sign language

interpretation and subtitling. Sign language interpreting makes

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communication possible between people who are deaf or hard of hearing

and people who can hear. Interpreting is a complex process that requires a

high degree of linguistic, cognitive and technical skills. Sign languages

show the same language characteristics as do spoken languages. Hundreds

of sign languages are in use around the world and are at the core of deaf

cultures. This technique is not very common in Italy, maybe because sign

language is not accessible to all people with disabilities, but essentially to

those born deaf.

Between interlingual and intralingual subtitles, only the latter

represents a linguistic transfer operation in the same language, aimed at

providing a written representation of all information present in the movie

(verbal, non-verbal, paraverbal elements). Subtitles for the deaf are not

permanently visible on the screen and are not visible to all viewers, but

they can be activated or deactivated through a remote control button. So,

intralingual subtitling represents a basic support for a huge number of deaf

people.

7a. HISTORY OF THE DEAF COMMUNITY EDUCATION

In ancient times it was not possible to know if there was a deaf

community, even if in some passages of the Old Testament there was

evidence according to which deaf people were accepted in society as God‟s

creatures, worthy of respect, and not of pity. However, prejudice against

the deaf was high, and they were considered retarded and stupid; we are

talking about Greek, Roman and Jewish civilizations. Also two great

influential Greek authors carried out opposing observations. Plato had a

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positive opinion; he states that “sign language was suitable to express

thoughts and feelings”, while Aristotle, who together with Plato did the

first studies on language formation, affirms negatively that <<those who

are deaf are dumb in all cases, that is they can emit sounds but they can‟t

speak>>. Seeing that the words “deaf” and “dumb” meant also “stupid”,

this confusion of terms caused the wrong but logical interpretation that was

attributed to Aristotle in centuries to come, that is to say that who is born

deaf should be considered <<foolish and without reasoning>> and, as a

result, they could not be educated.

Then it is clear how poor the knowledge of deaf-mutism phenomenon

was in Greek times. In the Old Testament, scriptures consider the deaf-

mute as incomplete, a weak person, in need of the grace of God; their

deafness is an obstacle for communication and receiving word, considered

the only instrument to transmit education and discipline. The same situation

occurred for the Romans: according to Roman law, the deaf were unable to

decide, they couldn‟t testify, or even be witness.

Despite this, there are reports with intelligent deaf-mutes in Latin

literature. The first historical document that mentioned the existence of

signs as a means for the education of the deaf was that of Ammianus

Marcellinus. We can‟t say that a sign language already existed, but it is

more ancient than many other languages. The Justinian I code stated that

“deaf-mutes can benefit from their civil rights only if they can read and

write”. In the Middle Ages (476-1492, V-XV century) the persecution

towards the deaf returns and those rights granted by Emperor Justinian

were abolished. During feudalism they were completely marginalized, as

deafness didn‟t permit them to fight in wars, the principal interest of the

lords of that times. Making a summary of this first period, we can affirm

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that prejudice and ignorance are the key words; there is a negative opinion

of the deaf, considered as stupid, foolish and in all cases deaf-mute,

incapable to speak and to be educated. There is ignorance about the

difference between deaf and deaf-mute, and the relation and distinction

between deaf-mute and mental retardation.

Only in the period from the XVI to the mid XVII century the real

education of deaf-mute people started. The new atmosphere of new

experiments and knowledge drove many writers to consider the possibility

of educating the deaf-mute and to focus them on this topic. Bartolo della

Marca of Ancon was among the first writers who stated “it is possible to

educate the deaf-mute”; he met such an intelligent deaf person who could

understand other people by reading their lip movements (it is the first time

that lip-reading is documented). With Gerolamo Cardano (1501-1576) we

come to the conclusion that the word is not essential for the individual

education, so a deaf-mute person can be educated through writing and

reading. But what about the methods for educating the deaf and dumb in

the period from the Greeks to the Middle Ages? First of all, this was a

private and individual art: only the most influential people could afford the

high cost of this type of education. In this period it was the privilege of a

few fortunate people, while most of the deaf-mute remain in ignorance. The

method used by teachers was oral and the starting point was that eyesight

could replace hearing. The student would learn, first of all, the distinction

between breathing and vegetative function (an involuntary phenomenon)

and phonic breathing (for the sound emissions). Then he would learn the

different articulatory positions of every single sounds. The following step

consisted in learning syllables before, then phonetic groups and finally

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words. The sense of sight is the means through which a deaf-mute person

could and can learn all this.

In the XX century three main factors began to become popular: the

orientation towards the oral method, the sense of the deaf-mutes right to get

an education and society‟s responsibility to make this possible promoting

this kind of education. Initially, there was the mistaken opinion according

to which a good quantity of patience was the only way to educate a deaf-

mute person. There were a lot of proposals to educate deaf-mute people in

normal classes with hearing people. The tendency to use the oral method

involved all Europe and also the USA. In 1873, with the First National

Congress of Italian Educator of the Deaf-mute in Siena, the need for a

meeting to discuss methods and experiences of the various different

institutes of the country came up in Italy. The general proposal was to give

oral teaching a more important and significant role in deaf-mute education.

Although not many people supported the mime or gesture method, the

communication with signs was not prohibited, even if there was the

conviction that word is superior to gestures because it permits not only

social integration but also the development of thought and intellect. After

the Congress in Milan in 1880, a lot of schools adjusted their educational

methods and standards, abandoning signs and adopting the oral method.

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7.b INTRALINGUISTIC SUBTITLING FOR THE DEAF

Subtitling for the deaf and the standard subtitling have common

features. Both are included in dialogues because they translate oral forms in

written one. Moreover both are synchronic and transparent because they are

transmitted to the public simultaneously with the original dialogues. Both

subtitling are immediate because they are read immediately and transient

because the public cannot control them. Since some month, live subtitling

of some edition of tv news started giving more choices of information to

deaf people. It‟s really hard to make specific subtitles for deaf people

because this would mean that who is working with subtitles has to have a

real knowledge of the deaf necessities. The final result is a more elaborated

track respect to the interlinguistic subtitling because it has to transmit

different information to a heterogeneous public. For this reason the deaf

subtitle is more visible, rich of particularities to make understand what is

happening in the film.

Emoticons or smileys or small graphic images can help to identify the

characters in a film even if they are shown from behind.

Technically the problems with subtitles for deaf are the

synchronization and the time for reading that are a fundamental factors. In

fact deaf reading time is slower than a reading time of a normal person.

This is because the deaf has a reduced knowledge of the words so he needs

more time to read. So there‟s needs to find a good balance in lexical

choices for adults and children. It‟s very important to don‟t reproduce

dialect or jargon words instead of dialect or jargon because the latter can

dishearten the deaf. So it is advisable to use a simple syntax without any

particular reference to abstract concepts.

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The labial reading is very spread in Italy in the field of communication

between the deaf and the hearing because of the phonetic structure of the

Italian language, where written words correspond to the pronunciations.

According to some studies we could see that the vision of the subtitling

programs is essentially a reading process, that‟s because the deaf spend

most of the time reading subtitles instead of watching the images.

Programs for children are more simplified, while TV news maintains the

journalistic language. Subtitles represents the possibility for the deaf to

enrich their vocabulary through their sight, that is always active.

As far as subtitle‟s length they are always at the centre of the screen, but

only at the beginning they are positioned to the top of the screen to not hide

the original titles. In case of interviews, interviewers and interviewed are

put in quotation marks.

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8. ANALISYS OF HOW BLIND PEOPLE LIVE IN ITALY

It‟s unbelievable that nowadays, living in a technological world, a

blind can‟t go to the cinema and can‟t benefit completely of the

movie. The access to a cultural product represents a moment of

sharing and growth in the life of everyone that‟s why it‟s important

that also blind people are given the same right. So it‟s important that

DVD or cinematographic or television products are accessible by

everyone. In our country the usability of a cinematographic product

is still extremely limited. The accessibility in fact is fundamental to

take part in our society; for this reason it‟s important to specify the

difference “handicap” and so “obstacle” and between “ deficit” and

so “minority”.

In the case of a blind person his deficit is the blindness, instead the

handicap are the obstacles that this person can find and often are due

to the lack of help. According to Istat in Italy there are 362.000 blind

and more or less 1 million and half of partially sighted. Although in

the last years some important organizations such as “Italian Union of

the blind and the partially sighted” worked hard, a lot of social

practices are hardly accessible. The western system is mainly based

on media which use the images like the main way to communication

(television and cinema). For this reason the impossibility of

accessibility and usability represents a serious element of

discrimination. Fortunately a good part of blind adolescents and

blind adults are regulars users of the filmed products that are

provided with modern sounds technologies for sight impairment.

What the blind needs is only a voice that describes perfectly what is

happening on the screen in the scenes without dialogues.

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8.a WHAT IS BLINDNESS

Blindness means absence of visible capacity with a difference

between the absolute blindness, when there is not light in both eyes,

and relative blindness when the light is reduced.

Today a blind patient is not considered anymore totally dependent

from others. New education and recreation methods have made

possible to more than half blind children to attend normal schools.

Naturally educational measures for the blind are different in each

country. In Great Britain the blind education has become compulsory

and they have reached a very well coordinated national program has

been set.

Also in Scandinavian countries it has been established detailed and

coordinated measures have been established for the education of blind

children. In USA there are the most developed services of the world.

Also in some European countries like France, Italy and Germany a

very good job has been done for a long time in regional institutes and

in religious organizations.

In 1829 Louis Braille invented a kind of writing for blind people in

which some points are replaced to the common alphabet. This points

are situated in two vertical columns and they are in relief, so they are

perceived by the fingertips. The most famous instrument is the writing

machine the “Hall Braille”, that engraves all the kind of character on

the paper. This method has become universal, in fact it was used to

print all the volumes about and for blind people.

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Between physical helps for the blind there are guide dogs specially

trained and electronic eyes that permits to perceive the obstacles. A lot

of blind use the white walking stick, the first instrument that permits

to the blind to move in safety on the streets, recognized all over the

world. There are different kind of walking stick: rigid, telescopic and

foldable. The length of the stick depends on the height of the blind and

on the speed of his steps.

The most important innovations come from the research in new

technologies: the artificial or bionic eye. It‟s called Argus II and it‟s

produced by the Californian company “Second Sight”. It represents

the first example of functional interface between an electronic device

and the brain and its function is to catch and to process the light. This

device it‟s composed by a microchip and by a video camera that is

situated in special glasses and it works activating the optic nerves to

induce the brain to think that the eye even if it‟s damaged, when

actually it works regularly. Even if the “recreated” images are not so

accurate, however they are clear enough to recognize object and faces.

Regarding the partial sight, visual aids can contribute to improve the

visible part of a partial blind. Each single case has to be considered

through an accurate diagnosis, to establish which is the most suitable

solution. The main visual devices for partial blind are: enlargement

visual aids, electronic systems, postural aids on the table and aids for

personal independence. This aids can create an enlarge image and

improve the quality of their life.

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8.b WHAT IS AUDIO DESCRIPTION?

In Italy audio description is a new discipline. It‟s an audiovisual

translation typology mainly addressed to the blind and the partially

sighted. It‟s based on the elaboration of the passage between the TS

and the TA to make usable all the information about the video.

A blind public can listen to dialogues, music and all the other sounds

effects, but all the images, writings, titles or the stage directions have

to be audio described. This technique is a description verbal system

that uses the sound pauses to give to the public all the information that

can be perceived only with the sight. In this way the public can have

an idea about the context where the action is developing. Often the

audio description regards actions, expressions on the face, and others

important particularities. In cinematographic rooms the blind can use

earphones to listen to the audio description.

The transposition technique and the way to describe all the visual

components is extremely important because a good audio descriptor

shouldn‟t exaggerate with the description so the tv program or the

movie doesn‟t become too boring. But it‟s available not to eliminate

important details that could prevent the full comprehension.

The interpretation of the film has to be clear without any complicated

sentences, or complicated words and it‟s very important to don‟t

change the significant dialogues or sounds. That‟s why time is a

fundamental factor.

A good descriptor should have different abilities like: an excellent

knowledge of the idioms, the ability to translate images in words, the

ability to summarize the information maintaining the original

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meaning, the ability to use different linguistic registers, the ability to

select only the pertinent information and the ability to have a perfect

oral expression and pronunciation.

To reach this aim, the audio description is often done by an

expert team. This team is composed by two professionals: one

translator who can see and a blind audio descriptor who constantly

compares his work with the other one.

The audio description focuses on different aspects such as the setting

of the scenes, the characters who are speaking , what the characters do

or wear, expressions of the face or gestures and texts and colors on the

screen.

To summarize the audio description process of a movie

includes:

- First vision of the film that has to be described;

- Analysis of the film scene by scene and discussion about which of

them has to be audio described;

- Vision of the film and elaboration of the audio description;

- Realization of the definitive audio description;

- Definitive check of the audio description by a professional, blind

audio descriptor belonging to another team;

- Realization of the media that are necessary for the distribution

(dvd,mp3,CCS).

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CONCLUSIONS

By the analysis and the studies carried out in the field of audiovisual

translation, subtitling for hearing people and the deaf and the audio

description technique for the blind, it has been possible to understand the

complexity of the progress made by these techniques which are becoming

crucial. When we watch a movie just come out at the cinema, we look at its

translation without thinking about the complexity of the work behind the

simple translation. And translation is just one of many steps. The same

happens for subtitles for hearing and deaf people and for the audio

description, which turn the visual into the sound, through specified and

articulated steps.

The desire to include in my thesis the subtitling for the deaf, the

deafness issue, the introduction to the Italian Sign Language and also the

audio description technique is given by a great personal interest to

understand in detail how people with sensorial disabilities live and what

kind of relation they have with the society, how they live the moments of

relax and entertainment and how to link these moments with those of

other people. These techniques represent a mean of social and cultural

inclusion for those who have sensorial disabilities, even if we shouldn‟t

talk about “inclusion” today, because it refers to someone or something

which has been “excluded”.

Seeing that in Italy these kinds of audiovisual translation practices are

not very utilized, the objective is to open an evolving communication

window to represent and sensitize the public opinion and institutions about

sensorial disability, victim of a prejudice, due to poor and inaccurate

information.

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SECCIÓN EN ESPAÑOL

INTRODUCCIÓN

La escojida del argumento deriva de una esperiencia pasada en

Londres en la “City University of London” desde hace un año y de un

personal interés sobre el tema de la traducción audiovisual.

He decidido de dividir el trabajo en cuatro partes: en la primera, se

introduce la traducción audiovisual, las técnicas de transposición, las

diferentes estrategias y formas de traducción audiovisuales. La segunda

parte, se analisan los subtítulos interlingüisticos y los subtítulos

intralingüísticos para sordos, las caracteristicas principales, el objectivo de

la utilisación y el ayuda para las persona con disabilidad. En la tercera

parte, se trata el tema de la sordadera y de todos los typos, las causas de

este disturbo y de la subtítulación intralinguistica para sordos.

La cuarta y última parte se enfoca en el tema de la ceguera, los

diferentes typos y en la tecnica de traducción audiovisiva para los ciegos

que es la audiodescripción.

También si las técnicas de la subtitulación y de l‟audiodescripción para los

ciegos y los sordos estan poco practicadas en Italia, he decidido de tratar

este tema por qué en este ultimos años está diveniendo una argumentación

muy importante y se esta afírmando en muchos Payses Europeos.

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9. LA TRADUCCIÓN AUDIOVISUAL

Con traducción audiovisual se indícan “ todas las maneras de trasposición

linguistica que traducen cada tipo de dialogo originál de productos

audiovisual, es decir todos los productos que comúnican simultaneamente

por medio del canal acustico y el visivo, con el objectivo de volverlos

acesibles á un publíco más grande”.

Bartrina Francesca afírma que “la traducción audiovisual comprende

diferentes sistemas semióticos y los principales son el verbal y el visual”,

pero Gambier añadie “el sonoro, el gráfico, el cinético y el gestual”. Cada

tipo de sistemas semióticos tiene una significación fundamental para la

comprención del texto entonces no puede ser descuidada por el traductor.

La mayor dificultad de la traducción audiovisual es la restitución paralela

del mismo sentido tanto de los elementos verbales como de los non

verbales. La música y los efectos sonoros pueden cambiar de una versión a

l‟otra, o el técnico del sonido puede decidir de alterarlos introduciendo

variaciones sonoras internacionales.

En el contexto multimodale, el idioma costituye el factor más

importante. El dialogo de un film, si esta traducido en manera adeguada,

interagirá con las mismas modalidad semióticas para ricrear el mismo

efecto en el público dirigido. Lo único que puede comprometer esta

situación ideal es el tiempo, uno de los factores fundamentales, que

desafortunadamente no permite una traducción completa y perfecta.

Una solucción puede ser la abreviatura de las palabras, por ejemplo

el inglés tiene una structura sintactica más corta respeto a l‟italiano,

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entonces el tractor puede decidir o de eliminar algun elemento superfluo, o

de abreviar algunas palabras.

Cada técnica traductiva esta formada por dos procesos focales:

Proceso: actividad por medio de la esecución de la cual se obtiene

el texto final (TF) á partir de un texto original (TO),

Producto (TF): es decir el resultado final por medio del proceso

traductivo, y desfrutado por el público.

Por cada técnica traductiva tienen que ser definidos el medio(oral,

escrito, o los dos), el canál (acustico, visual, audio-visual, o

simbolico-tactile), la modalidad del proceso(en simultanea, en

consecutiva o en vista) , el idioma ( lenguaje de TF y de TO) y la

localización del producto (papél, web o software).

En sintesis se puede distinguir dos tipos de traducción: la traducción

interlinguistica, es decir que el TF y el TO esán entre dos idiomas

diferentes, y la traducción intralinguistica, es decir que el TF y el To

están entre el mismo idioma y generalmente se utilisa por las personas

con disabilidad sensorial.

La traducción audiovisual, que es de nuestro interés en este labor,

tiene un TO a dos canales, el audio y el visual con el objectivo de

volver disponible el producto a un público más grande, incluyendo

especialmente las personas con disabilidad sensorial o linguisticas.

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Se hace referencia á productos heterogéneos como materiales

televisivos o cinematográficos, productos derivantes de l‟Opera y del

teatro, material producido en seminarios, conferencias etc ...

El elemento audio verbal en la traducción audiovisual comprende

los dialogos, los monologos, eventuales fragmentos musical, y

cualquier otra componente verbal o dialógica significativa por el

producto final; en cambio el elmento audio non verbal esta costituido

por efectos especiales, ruído de trasfondo, melodías de trasfondo y

otros efectos sonoros de minor importancia por el producto final.

Hoy en día vivímos en un mundo multimodal, es decir que

más del escrito y el oral existen otras fuentes que pueden trasmeter

una determinada significación por ejemplo la señal, la postura, la

mirada, los ruídos, la musica y los simbolos.

Las modalidad semióticas diferentes del lenguaje trasmiten las

significación en muchas manera diferentes. La gestualidad del

hombre utilisa todas las partes del cuerpo por ejemplo la seña con la

cabeza, el indicar con los dedos o el enogimiento de hombros.

Algunos de estos gestos son universales, otros son típicos de

determinadas culturas, otros cambian de significación de una cultura

á otra, mientras algunos tienen un uso diferente pero tienen la misma

significación. En el contexto multimodal el linguaje determina el

factor más importante.

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9.a LAS DIFERENTES TÉCNICAS Y LAS METODOLOGỈAS

DE TRASPOSICIÓN LINGUISTICA

En favor de la multiplicidad de las estrategías de traducción

audiovisual, existen muchas clasificaciones. Gambier individúa

treize típos de trasposición linguistica, pero ocho son los más

importantes:

Subtitulación interlinguistica

Doblaje

Interpretación consecutiva

Interpretación simultánea

Voice-over

Comentario libre

Traducción simultánea

Challenging (traducción de la escritura, la subtitulación

simultánea o en vivo, la sobretitolación, la descripción

audiovisual y la subtitulación intralinguistica para los sordos).

La técnica de la subtitulación, como ya dicho, puede ser tanto

interlinguistica como intralinguistica, pero existe una otra tipología de

subtitulación llamada subtitulación simultánea que es un procedimiento

que se hace en vivo como si fuera una “interpretación simultánea escrita”.

La técnica del doblaje es una modalidad de traducción interlinguistica,

osea que trasforma un texto audiovisual extranjero en uno hablado en su

propio idioma. Es la técnica de traducción audiovisual más difundida en

Italia que consiste en la sostitución de la banda sonora original de una

pelicula con una nueva traducisa en el idioma final.

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L’interpretación consecutiva consiste en la traducción del discurso de

l‟orator después que todo o una parte es terminado. Á diferencia de la

simultanea entonces, prevee que el interprete sigue y comprende el discurso

y sea capaz de transponerlo al auditorio.

L’interpretación simultanea se produce contemporaneamente con el

discurso del orator. Entre el discurso y la interpretación hay siempre un

descarto de tiempo que se llama “decalage” y puede cambiar según el

idioma que se tiene que traducir.

El voice-over es una técnica de traducción audiovisual muy simil al

doblaje, pero se superpone á la banda sonora original que se puede oir en el

trasfondo. Los dialogos son leídos por actores profesionales como en el

doblaje, pero sú traducción es una rielaboración sintetica de los contenidos

originales.

En la narración el texto original es un texto que se transmite con las

imagenes del video que cuenta y explíca lo quese vee. Sú reducción en

solito prevee tanto reducciones como explicitaciones del texto original y no

hay necesidad de sincornizar el audio con el labial, pero el ritmo tiene que

ser respectado.

El comentario libre es una rielaboración del texto original que sale en

forma escrita y es utilisado para usufructar de los documentarios o los

cortometraje. Esta técnica se utilisa sobre todo para traducir elemenots

culturales lejos de la cultura del idioma final. Para la realización del

comentario generalmente se usan estructuras sintacticas muy simples,

entonces se prefieren frases coordinadas respecto á las subordinadas.

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La descripción audiovisual o también llamada audiodescripción es un tipo

de traducción dirigida á un público especifico: los ciegos y los ciego

parcial. Se trata de una voz afuera del contexto que describe lo que se vee

en la pantalla y da informaciones relativas á algunos factores importantes

que se pueden percebir solo visualmente. Tenemos que considerar que las

personas que benefícan de esta técnica son las personas ciegas de diferente

graduación de ceguera. Entonces el tipo de descripción será diferente por

las persona que es ciega desde el nacimiento y la que ha devenido ciegas y

puede vivir de memoria.

9.b EL PAPÉL DEL TRADUCTOR DE SUBTĺTULOS

Los apasionados de televisión y de cinema lo sabrán muy bien, hay una

figura que se ocupa de la subtitulación. Tiene que ser en primer lugar un

óptimo traductor, pero esto no falta. Por lo que concerne por ejemplo la

traducción de los dialogos, el traductor debe ser capaz de resumer muy bien

las frases de los actores con un lenguaje simple y veloz.

Pero como se empieza á hacer este trabajo? Como se llega á ser un

subtitulator?

En una simpatica entrevista a Roberta d‟Addazio, traductora audiovisual y

subtitulatora, se explica en manera muy explicita y simple el papel del

traductor audiovisual.

E: Cual fué su carrera en la escuela? Como llegaste a ser una traductora de

subtitulos?

R: Tengo una graduación magistral en Traducción, luego empezé a estudiar

autonomamente algunos programas informaticos para subtitular. Luego

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hizé un curso acelerado de subtitulación en una agencia en Roma y con el

pasar del tiempo empezé á trabajar en este sector.

E: Cuales son las dificultades que se encuentran?

R: Las dificultades que se pueden encotrar son de diferentes tipos: por

ejemplo el programa de subtitulos que no quiere funcionar al ùltimo

segundo, o al cliente que no te puede pagar, o las dificultades de traducción

y trasposición linguistica que necesitan del mayor tiempo porqué por

primer se debe hacer un óptimo labor de traducción y luege se debe hacer

el adaptación de los subtitulos y del lenguaje que usan los protagonistas y

traducirlo en el idioma final.

El traductor audiovisual tiene un papél muy importante durante el

proceso de subtitulación. Antes de todo tiene que transcribir todos los

diálogos escuchando la banda sonora original, luego tiene que traducir

literalmente todo el diálogo, luego empezar a subtitular y por ultimo hacer

el adaptación. Cuando termina de hacer estos pasajes el traductor tendría

que revisionar todo el trabajo con el ayuda de un otro traductor para tomar

en cosideración un otro punto de vista. Después de estas operaciones puede

proceder á la verdadera traducción.

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10. EL MERCADO DE LOS PRODUCTOS AUDIOVISUALES EN

ITALIA

En Italia está importado por el extranjero un numero siempre crecente

de programas televisivos. También si á esta internacionalización se

contraponen istancias locales, no se puede ignorar que en muchos

Payses los programas traducídos constituyen la mayoría de los

productos presentes en el mercado. Con la llegada de la globalisación

nuevos programas que vienen de los Payses en desarrollo ( China, India

y Brasil) han empezado á formar parte de un mercado historicamente

dominado por un metodo monolingue y que siempre ha considerado el

inglés como idioma oficial. La transición á un sistema multilingue

(donde el espectador puede escojer de escuchar la película en el idioma

desiderado o leer los subtítulos) parece todavía leja, pero con la llegada

al sistema digital y la diffusión de los canales temáticos de pago, la

situación esta cambiando.

El desarrollo de la industria cinematografica en Europa en los años

Treinta ha coincidido con el nacimiento de los nacionalismos y l‟Italia

no fué una eccepción. Durante el periodo fascista, gracias á un decreto

del Ministerio de los Asuntos Interiores, se vietó la proiección de las

películas que contenían diálogos en un idioma extranjero.

Hoy en día la situación de los productos audiovisual esta cambiando

por qué los Estados Europeos empiezan a tener un interés creciente para

las culturas de los demás, y empiezan á dirigirse en favor de la

subtitulación interlinguistica por qué es un metodo veloz y económico

para la traducción audiovisual y favorece indirectamente el costumbre al

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uso de los diferentes idiomas y fomenta un interés mayor en las otras

culturas extranjeras.

10.a LAS CARACTERISTICAS DE LA SUBTITULACIÓN

INTERLINGUISTICA

Los investigadores ponen en evidencia las caracteristicas relativas á la

reducción del texto y a la simplificación. El subtítulo no es considerado

un “resume de l‟original”, sino una “reducción selectiva” con el

objectivo de adaptar el idioma á las circunstancias de lo que el hablante

quería comunicar. La componente traductivade la subtitulación incluye

algunos conceptos fundamentales en riferimiento á la teoría de la

traducción como:

- La equivalencia, que se refiere á la descripción del texto, de sú

natura y de los tipos de relaciones que se forman entre texto original

y texto traducido; con el objectivo de presentar una misma situación

de l‟original usando palabras diferentes para traducir frases

idiomáticas, proverbios etc ...

- L’adecuación, que se refiere á la relación entre texto y lenguaje

original y entre el texto y el lenguaje de destinación, pero es meno

rigida. La producción de una traducción adecuada representa la

respuesta del traductor en una situación comunicativa que no puede

ser traducida en manera completa y esacta, pero que exige un

compromiso y una sacrificación.

- La fidelidad, palabra que se usa para indicar cuanto una traducción

puede ser considerada leal al texto original y eso queiere decir que el

traductor entiende perfectamente la significación del proto-texto.

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- El factor reproducibilidad que es muy importante para saber hasta

que punto se puede traducir desde un idioma á l‟otro. Donde no es

posible traducir para motivos lexicales o culturales, se pueden

adoptar estrategías traductivas particulares como la explicitación,

comentarios explicativos, parafrasis o riformulación de palabras

originales para aclarar un significado.

11. ACCESIBILIDAD EN LA TRADUCCIÓN AUDIOVISUAL

Cuando se habla de accesibilidad, se refiere á la posibilidad de poner

accesible un producto audiovisual á toda esa parte de personas con

disabilidad sensorial. Se trata de una cuestión cultural que impíde la

comunicación y la integración de los disabiles en la sociedad. De

hecho, en los ultimos años nuevos sistemas de subtitulación de los

programas se estan desarrollando.

Esta cuestión nace de la sensibilidad por los utentes con disabilidad

sensoriales que no pueden dusfrutar de una buena parte de productos

informativos artistico-culturales. En el detaile podemos definir la

acesibilidad como “la posibilidad de poder acceder á un producto y á

sús caracteristicas, también con personas de reducida capacidad

motoria o sensorial”. La accesibilidad á los medias por medio de los

servicios de subtitulación tiene un papél muy importante en la

inclusión de estos individuos y es siempre considerada un derecho

fundamental por los que dirigen el sector de los medias en el mundo.

El lenguaje de las señas se usa en todo el mundo para la accesibilidad

á los contenidos audiovisual por qué el espectador podría no

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comprender el lenguaje escrito usado en los subtítulos, por eso

representa un importante servicio por la necesidad de accesibilidad.

Algunos profesionales que se ocúpan de la subtitulación para sordos

han profundizado sús investigaciones y han tentado de comprender lo

que piensan las personas sordas. En seguida, un pequeño ejemplo de

una carta escrita por trés chicos sordo á la RAI:

“este año la RAI cumple treinta años de los subtítulos de la TV

pública. Á menos de dos años del nacimiento de Televideo, la RAI es

la primera á dar este servicio á la página 777” . El humor de Ilaria,

Francesco y Stefano no es lo de celebrar, en cambio se sienten

“afuera” de un TV que dice de ofrecer un servicio que en realidad no

ofrece. Decidieron publicar un video en Facebook después de enviar

muchisimas cartas á la RAI sin respuestas. En este video los trés

chicos hablan de percentiales para permeter de entender mejor el

problema: “en la RAI los subtítulos funcionan por el 30% de lo que

debrían funcionar, en Mediaset funcionan por el 15%. La situación

mejora un poquito con la TV de pago como SKY que funciona por

un 60%”.

Esto es necesario para entender la situación en Italia y como se

sienten unos chicos sordos como Francesco, Ilaria y Stefano.

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11.a LA SORDADERA: CARACTERISTICAS Y TIPOLOGÍAS

La sordadera es definida como la disfunción del aparato auditivo, que

puede ser causada por: enfermedad, exposición eccesiva á los ruídos,

ingesta de farmacos o antibióticos, lesiones a la oreja.

Las personas que nacen o devienen sordas en los primeros años de vida

tienen dificultad en el aprender el linguaje hablado porqué no la adquieren

en manera natural, por eso se tiene que enseñarla activamente.

Generalmente la sordadera es la consecuencia de enfermedades geneticas

(50%) o de problemas prenatales (embriopatía o fetopatía 20%). Á

continuación una lista de enfermedades que causan una disfunción auditiva:

el neuronima del nervio acustico, la neuropatía auditiva, la síndrome de

Meniere, el otosclerosis, la síndrome de Usher, la síndrome de

Waardenburg y el desorden del procedimiento auditivo en el niño (DPA).

Un otro término que se utilisa en solito para indicar una persona

sorda es sordomudo, pero no se puede considerar un synónimo de

sordadera. Esta denominación no es precisa y puede generar equivocos. La

sordomudez implica un impedimento de la palabra y de la audición; pero

en realidad la persona sorda puede aprender á hablar a través de apropiadas

terapias rehabilitativas

Desde el punto de vista clinico se distinguien diferentes graduaciones

de sordadera según la graduación de perdída auditiva expresada en decibel.

Sordadera lieve: pérdida de audición comprendida entre

20 y 40 dB.

Sordadera moderada: pérdida de audición de entre 41 y

60 dB.

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Sordadera grave: pérdida de audición situada entre 61 y

80 dB.

Sordadera profunda o sordera: pérdida de audición

superior a 81 dB.

11.b LA SUBTITULACIÓN INTRALINGUISTICA PARA SORDOS

La subtitulación intralinguistica para sordos es una modalidad de

traducción utilisada en contextos diferentes. Sin embargo es posible

individuar algúnos elementos comunes por lo que concerne los niveles de

prestaciones profesionales solicitados y los criterios de valutación de la

calidad. Los principales son:

- La precisión de la traducción y la eficacia de la síntesis, las

principales empresas preveen un procedimiento de revisión de los

subtítulos preparados por un traductor individual. Esta fase es muy

importante por qué simples errores de tipeo, cuando son proyectados

en la gran pantalla o cuando son transmetídos en la televisión,

pueden causar cartas de reclamación por parte de los espectadores.

- Los elementos gráficos y la facilidad de leer son fundamentales

porqué cada empresa de subtitulación tiene su propia convenciones

sobre el uso de la puntuación, importante para el ritmo del texto,

para ponerlo más claro y para facilitar la lectura. En particular la

puntuación se puede utilisar para represantar gráficamente algunas

caracteristicas del diálogo como el enfasis, la intonación irónica,

esitación etc ... por ejemplo se pueden usar las comillas para indicar

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un juego de palabras, un neologismo, una citación o un uso impropio

de una palabra.

En la subtitulación para sordos existen convenciones especificas, por

ejemplo el uso de los colores para identificar los personages, la

expresión escrita de los sonidos (musicas, canciones, ruídos) que

permiten la comprensión de un mensaje importante para la trama.

Para todas las tipologías de subtítulos, le lectura es facilidada por una

sensata distribución del texto: una misma frase no puede ser prolungada

por más de dos o trés subtítulos, para no cargar ulteriormente la

memoria del espectador. Si una frase es demasiaso larga, sería oportuno

dividirla en más frases cortas con un sentido lógico.

La importancia de la fidelidad de los subtítulos á los diálogos no

concierne solamente las personas totalmente sordas, sino las personas

que sufren de una lieve perdida auditiva media y que guardan residuos

auditivos. Los subtítulos permeterían la combinación de las

informaciones sonorar y escritas, facilitando de esta manera, sús

completa comprensión.

En general hoy en día la subtitulación intralinguistica represanta un

soporte esencial por un buen numero de sordos. Pero lo es también para

otras categorías de personas como los ancianos, que á menudo son

victimas de una reducción del oído, para los immigratos que no conocen

muy bien el idioma del Pays donde llegan y para los niños que quieren

aprender á leer.

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12.LA CEGUERA: LAS TIPOLOGÍAS Y LA EDUCACIÓN DE LOS

NIÑOS CIEGOS

Con la palabra ceguera se indíca la falta de capacidad visual distinguiendo

una ceguera absoluta, cuando no hay la percepción de la luz en ambos los

ojos, y una ceguera relativa, cuando la percepción visual está reducida.

Nuevos métodos de educación visual han permetido á más de la mitad de

los niños ciegos de frecuentar las normales escuelas.

Naturalmente las medidas para la educación de los niños cambian en

cada País. En Gran Bretaña la educación de los ciegos es obligatoria y se ha

obtenido un programa nacional bastante bien coordinado. En los Países

Escandinavos se ha establecido desde hace tiempo particulares medidas

para la educación de los niños ciegos. En los Estados Unidos en cambio,

hay los servicios mas desarrollados de todo el mundo. En este sentido en

los Países europeos como Italia, Francia y Alemaña tiene una buona

coordinación sobre el programa de la educación á nivel regional y

nacional.

Una novedad absoluta en las investigación de nuevas tecnologías es

el ojo artificial o biónico llamado Argus II y producido por la empresa

californiana “Secon Sight”. Este dispositivo representa el primer ejemplo

de aparado de interfaz funcional entre el aparado electronico y el cerebro y

su función es la de capturar y procesar la luz. El dispositivo esta

compuesto por un microchip y una video camara instalada sobre algunos

gafas especiales y funciona accionando los nervios opticos con el objectivo

de permitir al ojo, también si es dañado, de funcionar regularmente.

También si las imagenes no son totalmente esactas, son bastante suficiente

para permitir a los ciegos de reconocer las personas y los objectos.

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Á continuación se examinarán algunos de los diferentes tipos de

ceguera:

- Ciegos: son esas personas que tienen sólo una percepción de la luz,

o los que carecen totalmente de visión.

- Ciegos parciales: son esas personas que mantienen unas

posibilidades visuales mayores, como capacidad de percepción de la

luz y algunos matices de color.

- Personas con baja visión: son las personas que mantienen un

residuo visual que les permite de ver objetos á pocos centímetros.

Aunque tienen que aprender los procedimientos “táctiles” para

aumentar sus conocimientos.

- Limitados visuales: son las personas que precisan una iluminación o

una presentación de objetos y materiales más adecuadas, utilizando

lentes, aumentando la iluminación.

Cuando se habla de la educación de un niño ciego se debrían considerar

algunos aspectos: el problema de los contextos escolares y la

individuación de las ayudas escolares y de los materiales didácticos.

El problema de los contextos escolares es un factor muy importante por

el alumno ciego por qué necesita de percebir el ambiente escolar

adeguato á su especificas esigencias. Él tiene que ser ayudado á

conocerse, á evaluar su propia condición y á confiarse. Tiene que poder

integrarse en el grupo escolar de sú aula sin acentuar sú diversidad que

desafortunadamente es problematica por sú aprendimiento.

Las ayudas escolares y los materiales didácticos son otros aspectos

fundamental para la formación del alumno por eso son expresamente

estudiados y realizados para facilitar el aprendimiento concreto de las

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diferentes diciplinas. El primer ayuda es sin duda el libro Braille, con el

cual se estudian la Historia y el Italiano. Para explicar al niño el

concepto de sucesió temporal, se utiliza una videocasete que es más

economica y más veloz. La pizarra y los “cubaritmos” que son pequeños

cubitos mobiles que tienen seis fachadas y que pueden ser situados al

interior de una tableta contenente unas casillas, son muy utiles para

aprender la Matematica.

El desarrollo manual es un objectivo crucial en la vida de un niño ciego,

pero este aspecto es a menudo trascurado sobretodo en Italia. Por eso es

aconsejable hacer actividades externas a la escuela por la mayor parte de

los casos. Todos estos recursos son incluydos en las estrategías que

tendrían que formar parte de la didactica para que se pueda hablar de

una efectiva integración escolar de los niños ciegos.

12.a ¿QUÉ ES LA AUDIODESCRIPCIÓN?

En Italia el audiodescripción (AD) es una técnica relativamente

reciente que consiente de volver accesibles a las personas ciegas o ciegas

parcial los productos audiovisual como películas, fiction, documentarios,

programas televisivos pero tambien eventos deportivos, espectaculos

teatrales o manifestaciones religiosas. Consiste en la creación de una traza

audio que explicita todos los elementos visivos que la persona ciega no

puede ver, como vestuarios, lugares, colores, expresiones de cara,

caracteristicas físicas y acciones. Solitamente el AD es insertada entre las

pausas de las frases de los diálogos del producto, pero nunca tienen que

sobreponerse á los efectos sonoros y musicales.

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Esta técnica de trasposición linguistica es un trabajo espesialistico que

prevee una visión de las escenas por uno o más audio descriptores

profesionales, una fase de registración en un estudio con uno o más

oradores y una fase de finalisación.

En caso de eventos en vivo como espectaculos teatrales o

manifestaciones, la audiodescripción se prepara antes y puede ser leída por

el orador durante el desarrollo del evento. Es importante que el descriptor

colabore con personas ciegas o ciegas parcial así que puede darse cuente de

las exigencias del público á que se refiere. La descripción tiene que ser

neutra, pero no monotona o aburrida entonces las personas más adecuadas

para hacer una audio descripción son los actores profesionales o

dobladores.

Actualmente en Italia esta técnica no se utilisa mucho pero es

fundamental que se conozca por qué es un estrumento muy importante para

la condivisión de eventos culturales y sociales. La cultura es un derecho de

todos el mundo y como tal tiene que ser acesible.

En las salas cinematográficas la AD se hace por medio del uso de los

audífonos sin hilos con un receptor audio á rayos infrarrojojos que se

conectan á un lector digital sincronizado con la película.

Un problema que hay cuando se hace este tipo de técnica es la manera

con la que se describen los elementos visuales del producto. De hecho, es

importante no exagerar con las descripciones por qué el programa puede

resultar demasiado aburrido y cargado, pero no se tendría tampoco eliminar

elementos importantes que pueden comprometer la completa comprensión

por parte del público.

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Lo mejor sería una audiodescripción eficaz cuando logra á capturar

el espíritu de las imágenes de la película, restituyendola en palabras

simples sin dar informaciones demasiado especificas y que podrían

equivocar el espectador auditivo.

También los cambios de intonación son útiles y por lo que concierne

las palabras genericas, se prefiere una más especificas, por ejemplo el

verbo “caminar” puede resultar un poco generico, por lo tanto sería mejor

usar el verbo “pasear” que es más especifico.

Se puede entonces sintetizar el proceso de audio descripción de una

película siguiendo las siguientes etapas:

Primera visión de la película, ya que no todas las obras son

adecuadas para la AD por parte de un equipo de audio

descriptores.

Analisis del producto escena por escena y discussiónes de los

momentos que necesitas de la audiodescripción.

Visión de la película e la rielaboración de la audiodescripción.

Realización de la AD definitiva.

Registración de la AD por un actor profesional.

Montaje del audio.

Revisión de la obra por parte de un profesional ciego y que

forma parte de un otro equipo de audio descriprores.

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CONCLUSIONES

La idea original de este labor fué la de tratar un tema muy cercano á

mí experiencia pasada en Londres, pero todavía muy poco común por la

extrema importancia que tiene. Profundizar un tema como la disabilidad no

ha sido fácil y sobretodo abre un mundo bastante desconocído y á menudo

emarginado de la vida común. El argumento de la traducción audiovisual

pone en evidencia una buena parte de todo el trabajo que se hace para crear

igualdad entre personas normodotadas y personas con este tipo de

impedimentos como la sordadera y la ceguera.

El interés de profundizar las diferentes facetas de ambos las

disabilidades sensoriales con particular referencia á la subtitulación para los

sordos y á la audiodescripción para los ciegos nace da una curiosidad de

comprender como se sienten estas personas. Ponerse en l‟otro lado y

identificarse con estos individuos tendría que ser el primer paso para

permitir una mejor realización de un trabajo muy complejo como lo de la

traducción audiovisual.

Dado que el objecto de este labor han sido dos técnicas

fundamentales, ha sido necesario también definir el papél del traductor

como un re-escritor, re-inventor y re-constructor del sentido o sea como él

que confiere nueva vida al original. Por eso el traductor tiene que emplear

toda sú propia creatividad así que puede transmitir corectamente el mensaje

original: las traducciones tienen que ofrecer solucciones creativas con el

objectivo de poner el espectador partícipe de la “otra” realidad

representada.

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Ringraziamenti

Vorrei ringraziare innanzi tutto i miei genitori che sono il mio punto

fermo e che con grande sacrificio mi hanno supportato moralmente ed

economicamente per tutti e tre gli anni accademici.

Ringrazio l‟Università che mi ha dato l‟opportunità di vivere

un‟esperienza indimenticabile a Londra per due anni consecutivi in

un‟Università di grande prestigio come la “City University of London”,

dove ho trovato l‟ispirazione per scrivere e trattare questo argomento

affascinante, ma purtroppo ancora poco conosciuto.

Vorrei ringraziare anche i miei amici in particolar modo Martina, la

mia più fidata consigliera e il mio punto di riferimento per avermi sempre

sostenuta nell‟affrontare molte difficoltà, consigliandomi nelle scelte più

difficili e trasmettendomi la sua positività per me fondamentale.

Grazie anche alle mie colleghe con le quali ho trascorso momenti

indimenticabili fra studio, risate, serate e tante avventure, specialmente

Laura, che con la sua determinazione mi ha aiutata nell‟affrontare anche gli

esami più difficili e mi ha permesso di allargare i miei orizzonti

condividendo delle esperienze indimenticabili.

Ringrazio i miei professori che si sono mostrati sempre disponibili; in

maniera particolare la mia relatrice, la professoressa Adriana Bisirri, e i

miei correlatori, la professoressa Claudia Piemonte, il professor Carlos

Medina e il professor Alfredo Rocca, che avendo avuto sempre un

atteggiamento disponibile, hanno saputo trasmettermi interesse verso le

loro materie grazie al metodo d‟insegnamento adottato.

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Un pensiero particolare va ai miei nonni che ho perso, i quali mi hanno

incoraggiato sin dall‟inizio dei miei studi, ma che non hanno potuto vederli

compiuti.

Un ultimo ringraziamento, ma non meno importante va a Roberta, il mio

esempio vivente di costanza, di tenacia e di voglia di fare, perché grazie

anche al suo aiuto e alla sua massima disponibilità oggi raggiungo il mio

primo obbiettivo fiera di me stessa.

Grazie a tutti.

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