48 emozioniamoci... giocando

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Dott.ssa M. Cristina Manzini – Psicologa e psicoterapeuta Dott.ssa M. Cristina Manzini – Psicologa e psicoterapeuta Dott.ssa Clelia Ciccalè – Pedagogista Dott.ssa Clelia Ciccalè – Pedagogista Emozioniamoci Emozioniamoci Giocando Giocando

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Dott.ssa M. Cristina Manzini – Psicologa e psicoterapeutaDott.ssa M. Cristina Manzini – Psicologa e psicoterapeutaDott.ssa Clelia Ciccalè – PedagogistaDott.ssa Clelia Ciccalè – Pedagogista

Emozioniamoci Emozioniamoci GiocandoGiocando

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Che cos’è un’emozioneChe cos’è un’emozioneIn ambito psicologico, le emozioni vengono considerate come reazioni ad

uno stimolo ambientale, di breve durata, che provocano cambiamenti a tre livelli:

– Fisiologico: modificazioni fisiche e fisiologiche (respirazione, pressione arteriosa, battito cardiaco, digestione, secrezioni, circolazione ecc.)

– Comportamentale: cambiano le Espressioni Facciali, la postura, il tono della voce e le reazioni (attacco o fuga, per esempio);

– Psicologico: si modifica la sensazione soggettiva, si altera il controllo di sé e delle proprie abilità cognitive

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Un bambino tanto più è piccolo, tanta meno esperienza ha del

mondo e delle reazioni emotive ad esso

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Il bambino sta sperimentando per le prime volte, o addirittura per

la prima volta, quello che si muove emotivamente dentro di

lui, in quel momento

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Il bambino non sa dare un nome a quello che prova e questo fatto

crea in lui un grande disagio

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ClassificazioniClassificazioni delle emozionidelle emozioniEMOZIONI SEMPLICI:Hanno un chiaro corrispettivo neurofisiologico, sono presenti in tutte le culture. Essenziali perché permettono la sopravvivenza dell’individuo e della specie:•Gioia•Paura•Rabbia•Tristezza•(disgusto e sorpresa)

EMOZIONI COMPLESSE:

Compaiono dopo il secondo anno di vita e sono espressione dell’emergere della consapevolezza di sé . Sono definite anche come emozioni apprese o sociali:

• Colpa,• Vergogna,• Orgoglio,• Gelosia.

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Le cinque fasi dell’allenamento Le cinque fasi dell’allenamento emotivoemotivo

FASE N.1: Essere consapevoli delle emozioni del bambino.

Per essere consapevoli delle emozioni del bambino, l’adulto deve essere consapevole in primo luogo delle proprie emozioni. Consapevolezza emotiva è riconoscere il fatto di “provare” un’emozione, sapere identificare i propri sentimenti

FASE N. 2: Riconoscere nell’emozione un opportunità di intimità e di insegnamento.

Riconoscere le emozioni (in particolare quelle negative) dei bambini è un’occasione per stabilire un legame, per insegnare qualcosa

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Le cinque fasi Le cinque fasi dell’allenamento emotivodell’allenamento emotivo

FASE N. 3: Ascoltare con empatia e convalidare i sentimenti del bambino.

Ascoltare significa molto più che la semplice raccolta dati che giunge attraverso le orecchie. Gli occhi colgono le prove fisiche dell’emozione. L’immaginazione per vedere la situazione nella prospettiva del bambino. Uso delle parole per riflettere, in modo rilassato e non critico su quel che hanno ascoltato e per aiutare i bambini a dare un nome alle loro emozioni. Ma, cosa più importante, usare i cuori per sentire quel che i bambini sentono.

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Le cinque fasi Le cinque fasi dell’allenamento emotivodell’allenamento emotivo

FASE N. 4 : Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che prova

L’atto di dare un nome alle emozioni ha di per sé un effetto rasserenante sul sistema nervoso, e aiuta i bambini a recuperare più in fretta dalle situazioni di turbamento.

FASE N. 5: Porre dei limiti, mentre si aiuta il bambino a risolvere il problema

Dopo l’ascolto e l’aiuto dato a dare un nome ed a comprendere le sue emozioni, vi troverete naturalmente portati a intraprendere un processo di “soluzione del problema”. Questo processo può avere anch’esso cinque fasi: 1) porre dei limiti; 2)identificare degli obiettivi; 3) pensare alle possibili conclusioni; 49 valutare le soluzioni proposte alla luce dei valori dell’asilo nido; 5) aiutare il bambino a scegliere la soluzione.

(tratto da J. Gottman – J. Declaire Intelligenza emotiva per un figlio)

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•Conoscere•Riconoscere EMOZIONI•Controllarle•Gestirle

Manifestiamo al meglio chi siamo. Scegliamo consapevolmente quali azioni agire (non solo re-agire). Accettare il nostro mondo emozionale ci mette in grado di comprendere ed accettare gli altri.

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Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire, piani di azione di cui l’evoluzione ci ha dotato per gestire rapidamente le emergenze della vita.

La radice stessa della parola emozione è il verbo latino MOVEO “muovere”, con l’aggiunta del prefisso “e” (“movimento da”), per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire.

Queste inclinazioni biologiche a un certo tipo di azione vengono ulteriormente plasmate dall’esperienza personale e dalla cultura.

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Le famiglie delle emozioniLe famiglie delle emozioniCollera: furia sdegno,risentimento, ira,

esasperazione, indignazione, irritazione, acrimonia, animosità, fastidio, irritabilità, ostilità, in grado estremo, odio e violenza.

Tristezza: pena, dolore, mancanza d’allegria, cupezza, malinconia, autocommiserazione, solitudine, abbattimento, disperazione e, in casi patologici, grave depressione.

Paura: ansia, timore, nervosismo, preoccupazione, apprensione, esitazione, tensione, spavento, terrore; come stato patologico, fobia e panico.

Felicità: gioia, godimento, sollievo, contentezza, beatitudine, diletto, divertimento, fierezza, esaltazione, estasi, gratificazione, soddisfazione, euforia, capriccio, e, al limite entusiasmo maniacale.

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Le famiglie delle emozioniLe famiglie delle emozioniDisgusto: disprezzo, sdegno, aborrimento,

avversione, ripugnanza, schifo.Vergogna: senso di colpa, imbarazzo,

rammarico, rimorso, umiliazione, rimpianto, mortificazione, costrizione.

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Le cinque fasi dell’allenamento Le cinque fasi dell’allenamento emotivo – Esercitazione emotivo – Esercitazione

FASE N.1: Essere consapevoli delle emozioni dell’educatrice (bambino).

Per essere consapevoli delle emozioni del bambino, l’adulto deve essere consapevole in primo luogo delle proprie emozioni. Consapevolezza emotiva è riconoscere il fatto di “provare” un’emozione, sapere identificare i propri sentimenti.

Primo passaggio: pensare ad un momento in cui avete provato un’emozione, riconoscerla e dargli un nome

FASE N. 2: Riconoscere nell’emozione un opportunità di intimità e di insegnamento.

Riconoscere le emozioni (in particolare quelle negative) dei bambini è un’occasione per stabilire un legame, per insegnare qualcosa.

Secondo passaggio: la vicinanza fisica crea intimità, l’intimità crea un legame.

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FASE N. 3: Ascoltare con empatia e convalidare i sentimenti del bambino.

Ascoltare significa molto più che la semplice raccolta dati che giunge attraverso le orecchie. Gli occhi colgono le prove fisiche dell’emozione. L’immaginazione per vedere la situazione nella prospettiva del bambino. Uso delle parole per riflettere, in modo rilassato e non critico su quel che hanno ascoltato e per aiutare i bambini a dare un nome alle loro emozioni. Ma, cosa più importante, usare i cuori per sentire quel che i bambini sentono.

Terzo passaggio: Ascoltare cosa mi sta comunicando l’altra educatrice con i suo linguaggio non verbale, uscire per un attimo da me per incontrare l’altro

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FASE N. 4 : Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che prova:

L’atto di dare un nome alle emozioni ha di per sé un effetto rasserenante sul sistema nervoso, e aiuta i bambini a recuperare più in fretta dalle situazioni di turbamento.

Quarto passaggio: traduco l’emozione che ho sentito con una rappresentazione simbolica (condivisione emotiva) e poi le do il nome

FASE N. 5: Porre dei limiti, mentre si aiuta il bambino a risolvere il problema:

Dopo l’ascolto e l’aiuto dato a dare un nome ed a comprendere le sue emozioni, vi troverete naturalmente portati a intraprendere un processo di “soluzione del problema”. Questo processo può avere anch’esso cinque fasi: 1) porre dei limiti; 2)identificare degli obiettivi; 3) pensare alle possibili conclusioni; 4) valutare le soluzioni proposte alla luce dei valori dell’asilo nido; 5) aiutare il bambino a scegliere la soluzione.

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FavoleFavole• Stimolano l’immaginazione• Sviluppano l’intelligenza• Chiariscono le emozioni, le ansie e le aspirazioni• Insegnano a riconoscere le difficoltà e le possibili

soluzioni

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Favole ed EmozioniFavole ed Emozioni• Gli aspetti emotivi caratterizzano i personaggi

delle favole polarizzandoli nel loro carattere (es. un personaggio è la paura = il cattivo, un personaggio rende felici = il buono….)

• Il bambino grazie alle polarizzazioni del carattere dei personaggi riesce ad identificarsi facilmente con loro.

• L’identificazione fa vivere al bambino le emozioni della fiaba, emozioni che appartengono anche al suo mondo interiore.

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Mondo emotivo e fiabaMondo emotivo e fiabaLa realtà emotiva più profonda del bambino è

caratterizzata da emozioni estremamente forti. La rabbia è distruzione, la tristezza è disperazione, la paura è terrore ….

Queste emozioni sono sentite nei confronti di adulti e bambini.

La favola presenta le stesse caratteristiche del mondo emotivo del bambino

La favola parla ad una realtà emotiva cosciente e ad una realtà emotiva incosciente

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Favole ed EmozioniFavole ed EmozioniLe favole sono “terapeutiche” perché:- Normalizzano il vissuto emotivo del bambino;- Permettono in forma simbolica di affrontare i

problemi esistenziali- Controllano il caos emotivo interno di ogni

bambino

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La favola deve avere sempre un lieto fine

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Allenamento emotivo con le Allenamento emotivo con le favolefavole

• Fase 1 : Essere consapevoli delle emozioni : Nella favola sono presenti tutte le emozioni. Impariamo e riconoscerle.

• Fase 2: Riconoscere nell’emozione un opportunità di intimità e di insegnamento. : identifichiamoci con le emozioni dei personaggi, viviamo le emozioni. Questo processo avviene nell’educatrice nel momento in cui racconta la favola e nel bambino che ascolta la favola;

• Fase 3/4: Ascoltare con empatia e convalidare i sentimenti del bambino. Aiutare il bambino a trovare le parole per definire le emozioni che prova:

ascoltiamo cosa ci racconta di sé il bambino rispetto all’emozione vissuta nella favola, aiutiamolo a dare un nome alle emozioni che prova

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• Fase 5: Porre dei limiti, mentre si aiuta il bambino a risolvere il problema: aiutiamo il bambino a vedere le possibili alternative emotive o possibili soluzioni rispetto a ciò che succede nella favola. Le situazioni si possono cambiare e quindi si può cambiare anche un’emozione

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Percorso con i bambini del nidoPercorso con i bambini del nido• 1 Settimana: scegliere una favola, raccontarla. Attività di

riconoscere le emozioni presenti nella favola. Si può associare ad ogni emozione una particolare musica. I bambini esprimono le emozioni e le nominano. I bambini drammatizzano la favola

• 2 Settimana: il bambino riconosce le emozioni del personaggio e si inizia a chiedere quali sono le sue emozioni

(es. a Biancaneve fa paura……a te cosa fa paura?)• 3 Settimana: le educatrici dopo aver raccolto le esperienze

emotive dei bambini ci costruiscono una storia e la raccontano ai bambini con un bel lieto fine.

• 4 Settimana: valutazione delle attività

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EmozioniamociEmozioniamoci… giocando… giocando

La relazione emotiva tra La relazione emotiva tra adulti e bambini e tra adulti e bambini e tra

bambinibambini

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Ascolto l’emozione o Ascolto l’emozione o reagisco all’emozione?reagisco all’emozione?

• Ascolto quando: Entro in empatia con l’altro. L’ascolto è fatto con le orecchie, con gli occhi e soprattutto con l’immaginazione.

• Reagisco quando: la risposta emotiva è immediata e non ho cercato di capire cosa mi diceva l’altro

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Bambino è in rapporto costante con: mondo interiore + realtà

esterna. L’interazione tra queste due realtà genera il

suo vissuto emotivo

Emozione

Reazione emotiva tramitecomportamento verbale e

non verbale

Educatrice in rapporto con propria realtà interiore +

bambino + realtà esterna;

Emozione

Ascolta/Reagisce all’emozione del bambino

Le reazioni alle emozioni Le reazioni alle emozioni bambino - adultobambino - adulto

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Le reazioni alle emozioni Le reazioni alle emozioni bambino - adultobambino - adulto

• Reazione emotiva simmetrica:Il bambino ha comportamento di rabbia Educatrice si

arrabbia Bambino si arrabbia di più Educatrice si arrabbia mettendo in atto comportamento di contenimento (punizione, sgridata…) Il bambino cambia comportamento, si è interrotta la circolarità dell’emozione.

Oppure: il bambino va “in crisi” cambia la risposta emotiva dell’educatrice

Oppure: il bambino ripresenta la stessa emozione trascorso un po’ di tempo l’educatrice ripropone la stessa risposta emotiva, l’educatrice risponde ignorando il bambino

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FASE N. 5: Porre dei limiti, mentre si aiuta il bambino a risolvere il problema:

Dopo l’ascolto e l’aiuto dato a dare un nome ed a comprendere le sue emozioni, vi troverete naturalmente portati a intraprendere un processo di “soluzione del problema”. Questo processo può avere anch’esso cinque fasi:

1) porre dei limiti; 2) identificare il problema e gli obiettivi; 3) pensare alle possibili conclusioni;4) valutare le soluzioni proposte alla luce dei valori

dell’asilo nido; 5) aiutare il bambino a scegliere la soluzione.

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Fase n.1 - Porre dei limiti: contenere l’espressione dello stato emotivo;

Fase n.2 - Identificare il problema e degli obiettivi: chiedere o cercare di capire cosa sta succedendo; individuare uno o due obiettivi per risolvere il problema;

Fase n.3 - Pensare alle possibili conclusioni: in base agli obiettivi scelti, immaginare e valutare le possibili reazioni e/o conseguenze;

Fase n.4 - Valutare le soluzioni proposte alla luce dei valori dell’asilo nido: preferire le soluzioni che rispettano le regole del nido;

Fase n.5 - Aiutare il bambino a scegliere la soluzione: al bambino si propongono alcune soluzioni accettabili e gli si permette di scegliere.

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Esempio: un bambino sta Esempio: un bambino sta picchiando un suo compagnopicchiando un suo compagno

Fase n.1 - Porre dei limiti: fermare verbalmente e fisicamente il bambino;

Fase n. 2 - Identificare il problema e degli obiettivi: chiedere al bambino perché ha picchiato il compagno (“Ha preso il mio gioco”) e chiedere al compagno il perché del suo comportamento (“Lo volevo io”); verbalizzare ai bambini il motivo della loro rabbia, per dar comprensione ai bambini di ciò che sta succedendo e verificare se abbiamo capito bene;

Fase n.3 - Pensare alle possibili conclusioni: l’educatrice valuta quali conseguenze possono avere le possibili soluzioni immaginate (“Se ridò il gioco al bambino che l’aveva inizialmente, l’altro piangerà”);

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Esempio: un bambino sta Esempio: un bambino sta picchiando un suo compagnopicchiando un suo compagno

Fase n.4 - Valutare le soluzioni proposte alla luce dei valori dell’asilo nido: l’educatrice avrà cura di non scegliere soluzioni che contrastano con le regole del nido, né con le modalità di gestione condivise in equipe (“La regola è che non si portano i giochi da casa, quindi sarà meglio non lasciare il gioco ai bambini”);

Fase n.5 - Aiutare il bambino a scegliere la soluzione: proporre ai bambini due opzioni di comportamento e lasciare che siano loro a scegliere. Aiutarli a trovare una soluzione comune e portare avanti la scelta effettuata.

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Emozioni tra bambiniEmozioni tra bambini• I bambini nelle relazioni tra loro vivono

tutte le emozioni: felicità, rabbia, paura, tristezza

• I bambini manifestano le emozioni a livello comportamentale o somatico

• I bambini reagiscono e non ascoltano• I bambini si trasmettono le emozioni• I bambini se educati possono chiedere

aiuto all’adulto• I bambini che non esprimono emozioni

sono bloccati emotivamente

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I bambini che non esprimono I bambini che non esprimono emozioniemozioni

Winnicott: AUTOCONTENIMENTO: affrontano le emozioni più dolorose o difficili da soli (l’atteggiamento contrario del chiedere aiuto)

Bambini che si autocontengono sono quelli che hanno rinunciato, o non hanno mai iniziato, a chiedere aiuto

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PERCHE’

Alcuni bambini (con genitori depressi o emotivamente instabili) pensano che raccontare le proprie emozioni potrebbe ferire le persone che li ascoltano

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• Le emozioni nascoste diventano sempre più forti e più grandi per la pressione che serve per tenerle nascoste. La pressione interna, può essere percepita come qualcosa di orribile.

• Le emozioni represse ricompaiono sotto forma di sintomi (agitazione, ansia, incidenti, comportamenti compulsivi, scoppi d’ira ingiustificati……).

• Il mondo emotivo non condiviso fa sentire molto soli e spaventati.

• Non prestare attenzione alle emozioni difficili o distrarsi per non sentirle non le fa andar via.

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I gesti che piacciono e danno I gesti che piacciono e danno emozioni belleemozioni belle

• Una carezza• Un abbraccio• Un sorriso• Un regalo• Un gioco insieme• Una parola gentile• Ogni gesto di consolazione

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I gesti che non piacciono e I gesti che non piacciono e danno emozioni sgradevolidanno emozioni sgradevoli

• Le sgridate• Le spinte• I pizzicotti• I calci• Togliere un gioco• Non avere un amico con cui giocare• Non avere accanto qualcuno in grado

di dare consolazione