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Seguici anche sui nostri Social ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● SOCIAL ...news, personaggi, interviste, eventi, saloni, premi, libri e tanto altro ancora... FRANCHISING RETAIL IMPRENDITORIA - ANNO 2016 - N.4 - E 5,00 Periodico di informazione trimestrale - Anno VI - n. 4 Ottobre/Dicembre 2016 - E 5,00 (presso l’editore) ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲▲ ▲ SPECIALE LE NUOVE IDEE CHE CAMBIANO IL MERCATO ESCLUSIVA FOOD BLOGGER LA RICETTA È SERVITA IN… TABLET WINE APPS, STARTUP E COMUNICAZIONE DIGITALE INTERVISTA A CHEF RUBIO A COSA SERVE IL SUCCESSO

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...news, personaggi,interviste, eventi,

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SPECIALELE NUOVE IDEE CHE CAMBIANO IL MERCATO

ESCLUSIVA

FOOD BLOGGERLA RICETTA È SERVITA IN… TABLET

WINE APPS,STARTUP E COMUNICAZIONE DIGITALE

INTERVISTA ACHEF RUBIOA COSA SERVE IL SUCCESSO

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Questo numero di Beesness dedica molto spazio al cibo e alla food industry e, non a caso, la copertina ritrae Gabriele Rubini, in arte “Chef Rubio”. E per comprendere appieno il suo successo, come personaggio televisivo, è il caso di dedicare qualche riga alla storia recente della sua vita singolare. Dopo avere girovagato intorno al globo, solo nel 2005, grazie a una tappa in Nuova Zelanda, si è avvicinato per la prima volta ai fornelli di unristoratore italiano. Ma la passione per la cucinanasce giocando a rugby: infatti, per i compagni di squadra, era solito preparare piatti a base di pasta. Alla passione per il rugby ha aggiunto, quindi, negli anni, quella per la cucina. Dal 2013 è il protagonista della trasmissione televisiva “Unti e Bisunti”, con cui ha ottenutogrande notorietà come personaggio della TV e come cuoco. Questa storia di vita davvero originale e appassionante emerge nellʼintervista in esclusiva di “Chef Rubio” per Beesness a cura di Laura Almirante.

Parlando di cibo, non poteva mancare il raccontodi una nota foodblogger a firma Lucia Bartolone:Paola Sucato, consulente Web, social media e comunicatrice nel campo Food & Wine. Mentre le App già presenti sul Web permettonoagli interessati di scegliere il ristorante miglioresulla base delle recensioni dei clienti.

Alessia Portelli, oltre ad un articolo “gourmet”,dove racconta la storia di una famiglia tuttadedicata al tartufo, ci informa sui foodbloggerpiù seguiti in Italia e allʼestero. Visitando i loro siti e i blog, il consumatore è in grado soddisfare ogni curiosità sullʼintera filiera del food: prodotti,fornitori, ristoratori, chef, eventi food, ecc. Interessanti anche da conoscere per i lettori due piattaforme online – una italiana (Foodscovery) e una russa (chef market) –dove è possibile acquistare prodotti alimentari e ordinare o ricevere pasti da consumare o preparare a domicilio.

Patrizia Saolini invece fa il punto per Beesnesssul futuro del mercato del lusso, grazie al Summit CNMI, organizzato dalla Camera Nazionale della Moda.

Stefania Priolo, oltre allo speciale start upcon le nuove idee che cambieranno il mercato, ci propone le tendenze del Made in Italy nel campo della moda e degli accessori.

Da annotare anche lʼarticolo sulla professione del “Fashion Image Consultant” che ha acquisito una notevole rilevanza, sia in Italiache allʼestero, come ci riferisce Tiziana Sinibaldi.

Consigliamo, come sempre, ai lettori, alcunenews e interviste su iniziative davvero innovative:nel campo sartoriale, gli abiti su misura, confezionati con tessuti italiani (lanieri.com);Baman Studio che progetta e realizza tessutiMade in Italy; oppure la produzione di cover davvero particolari per iPhone (Wood’d) o ancora nei social network la compravendita immobiliare (Homepal) e altre nuovissime start up. E non mancano in questo numero le notizie sul design come per Bar 2.0.

Per quanto riguarda gli eventi del retail in Italia (Brandy, Salone Franchising Milano,Mapic Italia, Forum Retail) vi abbiamo riferito nel numero scorso in modo esauriente, e qui troverete altre informazioni utili. Per questonumero di Beesness vi consigliamo di annotarviin agenda il Convegno CNCC su centri commerciali e investitori a Milano il 20 ottobre; gli eventi sulle tendenze emergenti e innovative di successo organizzati da Kikilab a Rimini il 25 ottobre e a Milano il 23 novembre; la cerimonia dellʼInsegna dell’Anno a Milano il 9 novembre; il CNCC Christmas Meetinga Milano per la cerimonia della consegna dei CNCC Retailer Awards il 15 dicembre.

EDITORIALEdi Giuseppe Bonani

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Intervista a Chef Rubio

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saloni, premi, libri e tanto altro ancora...

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SPECIALELE NUOVE IDEE CHE CAMBIANO IL MERCATO

ESCLUSIVA

FOOD BLOGGERLA RICETTA È SERVITA IN… TABLET

WINE APPS,STARTUP E COMUNICAZIONE DIGITALE

INTERVISTA ACHEF RUBIOA COSA SERVE IL SUCCESSO

Beesnesscibo... per la mente

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SOMMARIOBeesness 4_Anno2016

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SOCIAL - A tu per tu con Paola Sucato

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FOOD PLACES - Foodscovery

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ESCLUSIVA - Intervista a Chef Rubio

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FOOD BLOGGER - ... in tablet

EDITORIALEBeesness cibo per la mente

SOCIAL Wine apps, startup e comunicazione digitale...

INTERVISTA“A chi non piace ... ha sbagliato ristorante!”

FOOD PLACESFoodscovery, il market placedelle eccellenze del cibo italiano

ESCLUSIVAA cosa serve il SUCCESSOL'intervista a Chef Rubio

FOOD BLOGGERLa ricetta è servita IN… TABLET

CASE HISTORYCHEFMARKETRussia

GOURMETTARTUFIAMO? Dalla ricerca del tartufo alla tavola!

BAR 2.0CONCEPT BAR 2.0 Café Atelier

NEWSTRIBOOK, la “tribù” che raduna lettori e librai indipendenti

EVENTIBRANDY LʼEcosistema di Business per i Marchi Lifestyle

3 domande a Francesco Pupillo - Mapic

SUMMIT CNMI 2016: focus sul futuro del fashion

Intervista a Matteo Adreani, ideatore e organizzatore di “THE REUNION”

31° Salone Franchising Milano

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SOMMARIOBeesness 4_Anno2016

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INNOVATION - La favola di Woodd

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SPECIALE START UP - Le nuove idee...

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TENDENZE- Il gusto del Made in Italy

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RECRUITING - Chi trova un’idea...

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INNOVATIONLa favola vera di Woodʼd

INTERVISTAIntervista a Simone Maggi, CEO e co-founder di Lanieri.com

SPECIALE START UPLE NUOVE IDEE CHE CAMBIANO IL MERCATOFibit - Dispositivi per la salute e il fitness

XMetrics - Activity tracker progettato da nuotatori per nuotatori

Kippi - Localizzatore GPS e Activity Monitor per cani, gatti e animali domesticiFilo - Localizzazione in tempo reale di oggetti

Bantoa - Outfit di tendenza da acquistare onlineTheyoucan - Idee creative da tutto il mondo

EVOLUTIONTrasformazione digitale?Necessari nuovi modelli organizzativi

MADE IN ITALYLa ricetta del successo di Baman Studio

TENDENZEDagli accessori del futuroal gusto intramontabile del Made in Italy

NETWORKIntervista a Andrea Lacalamitafondatore di Homepal

IMAGEProfessione: fashion image consultant

RECRUITINGChi trova unʼidea trova un lavoro

OPPORTUNITàBeTheBoss: 13 brand in vetrina

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SOCIAL di Lucia Bartolone

Wine apps, startup ecomunicazione digitale,a tu per tu con la foodblogger Paola Sucato

Nessuno, alla vista di una spremuta d’arance,un cappuccio e una brioche, resiste, oggi-giorno, alla tentazione di condividere sui social

un’istantanea della propria colazione, scegliendo lagiusta angolazione e il filtro azzeccato e utilizzando gli#hashtag più svariati per “scatenare” una pioggia digratificanti likes. Ebbene sì, è proprio il caso di dirlo:in rete impazza la foodmania. Non c’è mise en placeo impiattamento da Nouvelle Cousine, gelato, desserto pancake per cui non sia d’obbligo uno scatto foto-grafico (e non importa se per ottenere un’immagineal l’altezza di qualsiasi maestro del food styling, sidebba essere costretti a salire in piedi su una sediadi fronte agli sguardi attoniti degli altri clienti in sala).Facebook, Instagram e Twitter hanno creato dipendenzae, proprio come una droga, ne vogliamo sempre dipiù. More is better. Soffermandoci però ad analiz-zare meglio il fenomeno, sorge spontaneo chiedersi:

possiamo davvero considerare la food photographydel ventunesimo secolo una mania oppure, guar-dando oltre la superficie, c’è di più? Ho chiesto tutto ciò, e molto altro ancora, a PaolaSucato, foodblogger, social media web consultant egrande comunicatrice che, soltanto pochi mesi fa,ha curato, all’interno della Social Media Week diMilano, la sezione Food & Wine, un primo esperi-mento che ha visto come protagonista il cibo e ilsuo, ormai, imprescindibile rapporto con la tecno -logia e il digitale.

Paola, nel corso della Social Media Week aMilano si è parlato non solo di cibo, ma anche divino e, in particolare, del ruolo di Twitter e dialcune nuovissime apps nella comunicazione delvino, ponendo a confronto le opinioni di blogger,produttori di aziende vinicole e esperti di comu-nicazione. Ma, chi twitta il vino?<<Il mondo italiano considera meno Twitter nella co-municazione del vino, come se si sentisse quasi“spacciato”. Spesso si tende a condividere la foto diun’etichetta su Twitter, ma si mostrano riserve acommentare il prodotto. Nelle realtà internazionalil’applicazione funziona benissimo, ma il mondo delvino italiano appare “troppo snob”. Tutti gli italianisi sentono un po’ snob a parlare di vino e questoaccade perché c’è una grande paura “di dire”, diraccontare, il vino. C’è poca spontaneità. All’estero,

Parlare di cibo in rete significa condivi-dere opinioni, emozioni, raccontareun’esperienza. Il web è una finestra sulmondo: con un semplice click puoi sco-prire piccole ma preziose realtà vini-cole, acquistare prodotti locali genuini,ordinare una cena gourmet o preno-tare un tavolo nel tuo ristorante prefe-rito. Ma, si può parlare oggi di food -mania?

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SOCIAL

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invece, ci si diverte. Qui in Italia abbiamo una ric-chezza infinita e ciò a cui bisogna aspirare in questicontesti social è proprio la freschezza, l’autenticità.Perché snob? Perché esiste solo la critica “super-figa”. La bottiglia di vino c’è sempre stata a tavolama è mancata nelle ultime generazioni. Siamo sem-pre stati abituati ai consumi del vino nel quotidiano(era normale che a tavola si bevesse un bicchiere divino a pranzo). Il vino adesso si beve anche all’eno-teca, ci sono degustazioni di ogni tipo, ma tutto ciò,purtroppo, resta sempre collocato in un ambitotroppo “fighetto”. Su Vivino (l’app che ti permette discattare una foto dell’etichetta di un qualsiasi vinoper scoprire prezzi, voti, recensioni, consigli sull’ab-binamento con il cibo, ndr) ognuno può dire la sua,senza paura di poter essere criticato. Siamo unodei pochi paesi al mondo che cucina ancora, ma nonriusciamo a parlare serenamente del vino. Bisognarischiare e accettare di parlare del vino con menocompetenze, ma certo con più spontaneità. Laconversazione sul vino non dovrebbe essere cosìfrenata: basterebbe più coraggio e scioltezza per faraumentare le conversazioni. Oggi si è finalmentecompreso il valore della comunicazione online,anche per la piccolissima cantina: attraverso l’usodei social network, la piccola azienda vinicola puòraccontarsi, può creare un network e costruire unarelazione con i propri utenti. Non è più una comuni-cazione passiva, ma una comunicazione che diventa“interazione” e in ciò un produttore può impararetantissimo>>.

“The Fork”, “RestOpolis”, “Mi Siedo”, “MyTable.it”, sono startup che permettono ai clienti

di scegliere il proprio ristorante in base allazona, ai prezzi, alle disponibilità, al tipo di cucinae alle recensioni degli utenti. È possibile potervedere anche i menù. Com’è cambiata la comu-nicazione sui e dei ristoranti in epoca digitale? <<Oggi tu ristoratore hai la possibilità di vedere lerecensioni dei clienti, di “tracciarle” e commentarle.Prima non c’era il coraggio di criticare così aperta-mente il servizio di un ristorante, lo si diceva agliamici e il passaparola negativo – a tua insaputa -determinava un calo, inspiegabile, dei clienti. Adessoinvece con i social network cambia tutto perché l’am-plificazione è al massimo. Prima era una comunica-zione isolata, ma oggi la cosa bella è la tracciabilità.Tu puoi conversare e “correggere il tiro”, risponderead una critica: è un nuovo modo di interagire, dicerto più positivo che negativo>>.

Le startup del food forniscono servizi che sem-plificano la vita degli utenti e hanno un ottimo po-tenziale. Cosa manca per portarle al successo? <<Manca una capacità di visione nazionale e inter-nazionale. Riporto l’esempio di Deliveroo che, perovvie ragioni, ha una visione internazionale e questoti permette di capire a che punto sei del tuo lavoro.La lotta è ferrata. Vuol dire imparare, seguire le ten-denze del momento. Adesso c’è questa volontà didare un appoggio economico alle giovani startup, main alcuni casi ci sono delle belle idee, ma manca ilrilancio, manca la capacità di comunicazione. Lapresenza sui social è molto importante. È impor-tante saper comunicare: il valore dello storytellingsta proprio qui, nella capacità di avvicinare il bacinodi utenti alle storie dei produttori>>.

Photo: Home Page App Vivino

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Paola Sucato_BiografyPaola Sucato è blogger dal 2008 (come Ci_Polla). Oggi è consulente web e social media e inarrestabilecomunicatrice - attraverso tutte le piattaforme a sua disposizione - riguardo a innovazione in area food, wine,turismo, famiglia... È stata curatrice del progetto Expo 2015 World Recipes. Ha una rubrica di startup eapp di cibo per Radio International Emilia Romagna. Organizza eventi (tra cui Festa delle Rete, FoodCamp,Milano Food&Wellness, Social Media Week Milan). Ha collaborato con diverse testate in ambito food e wine.Ama l’Italia e la cucina italiana e le piacerebbe che a parlarne di più nel mondo fossero proprio gli italiani.

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SOCIAL

Il food oggi è una moda? <<Per me non è mai abbastanza. È una moda arri-vata in Italia con la tv, ma è un qualcosa che è iniziatomolto tempo prima all’estero. C’è un bipolarismopazzesco, c’è sempre meno gente che cucina, spe-cie in un centro urbano, ma al contempo c’è la vogliadi farlo, di imparare a farlo. Esiste una contrapposi-zione di fondo. Non è soltanto una moda. Sono feli-cissima del successo degli chef, meno contenta peròche si parli troppo poco o per nulla del personaledella sala. Un ristorante funziona bene grazie ancheal lavoro dei camerieri, del maître, del sommelier eil cliente sa riconoscere un buon servizio. È un pec-cato che oggi non si riconosca più il valore del lavorodi un buon cameriere. Giuseppe Palmieri, il somme-lier di Bottura, sta rilanciando il concetto di sala. Mai giornalisti e i blogger ne parlano poco. La massimaesposizione della cucina oggi è lo chef, il quale haquasi totalmente oscurato le figure che ruotano at-torno ad esso. C’è poca comunicazione in tal senso,c’è sempre meno gente che anela a diventare maître

o sommelier, sognando invece – legittimo ovviamenteche sia così – di diventare uno chef>>.

Nella food industry, quanto contano i foodinfluencers?<<Un’azienda deve conoscerli, deve capire se sonoin linea con il proprio prodotto, far parlare le personeche hanno davvero amore per quel prodotto, capirese sia possibile creare una relazione con l’azienda,affinché ci sia un engagement. Ci sono persone chehanno passione per qualcosa e che, poco per volta,si sono costruiti una credibilità sul web. Adesso è ilcibo ciò che è di moda. Negli ultimi anni è nata que-sta grande passione, i cui meccanismi che in uncerto senso funzionavano per il mondo della moda,oggi funzionano invece per il food. L’importante èvivere un’esperienza. Un blogger infatti è diverso daun giornalista: il giornalista deve dare delle informa-zioni, il blogger racconta la sua esperienza. Non tuttii blogger cucinano e sul tuo blog puoi parlare di tuttociò che vuoi>>

Photo: App The Fork

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Photo: Abocar

INTERVISTAdi Elena Delfino

“a chi non piace .......ha sbagliato ristorante!”Così sintetizza il giudizio su Tripadvisor un avventoresoddisfatto di Abocar. Che continua così:“E' sicuramente un locale NON adatto a chi siaspetta la "magnata" alla romagnola o i soliti piattipropinati da tutti, ma è proprio qui la sua forza.Anche il prezzo non è una sorpresa, puoi sceglieretra menu con due fasce di prezzo (…) Bravi ragazzi,continuate così…” E’ anche da recensioni come que-sta che i due fondatori di “Abocar due cucine” aRimini attingono l’energia per portare avanti la loromissione: aiutare gli ospiti ad accostarsi ad unacucina giovane e creativa. Mariano Guardianelli, 33anni, argentino con bisnonni italiani, Camilla Corbelli,29 anni, italiana di Rimini, hanno fondato il lorolocale il 7 dicembre 2013. Per Camilla la ristorazioneè una tradizione di famiglia, i genitori hanno un risto-rante famoso a Rimini, la trattoria Il Lurido, storicoristorante di pesce della città. Cuoca per ereditàattraverso tre generazioni, sin da piccola è cresciutaed educata a lavorare con la massima qualità deiprodotti. A diciannove anni parte in cerca di nuoveesperienze che le permettono di ampliare le sueconoscenze: Valencia, Senigallia, Arles, Parigi, Perùe Argentina. Mariano ha fatto diversi percorsi prima

La scommessa di Camilla e Mariano,fondatori di Abocar due cucine a Rimini. La cucina creativa che avvicina i giovani.

A CHI NON PIACE ... HA SBAGLIATO RISTORANTE!“

Photo: Mariano e Camilla

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INTERVISTAdi iniziare a cucinare, a 22 anni. A 23 è partito perl’America, poi la Spagna, dove ha conosciutoCamilla. Ancora un viaggio andata e ritorno Francia-Italia e poi la decisione di aprire Abocar. “Avevamoin mente di fare una cucina semplice – racconta Ma-riano - che puntasse sull’approccio con il cliente, unacucina di livello senza servizio protocollato. Abocarvuol dire “avvicinarsi” e noi vogliamo realizzare cucinadi qualità per un pubblico che non se lo potrebbepermettere”. Chiave di volta del progetto è la materia prima. Ilmenu cambia ogni mese per esaltare i prodotti chein quel momento sono all’apice della loro qualità efreschezza. “Selezioniamo con attenzione i fornitori,che devono condividere la nostra stessa filosofia. Laricerca della massima qualità si affianca ad unagrande attenzione delle tecniche di lavorazione cheabbiamo appreso nel nostro percorso formativo.Il tutto sempre accompagnato da un ingrediente de-terminante, la grande passione per il nostro lavoro”,prosegue Mariano.La stagionalità delle materie prime permette anchedi contenere i costi della cucina creativa, a vantaggiodel cliente e dell’ afflusso in sala. “Per fare un esem-pio, le canocchie in inverno costano 4 euro al chilo,in estate 25. Cucinare è questione di istinto e pas-sione, ma sostenere la famiglia con un ristoranteoggi è difficile. Il nostro obiettivo futuro? Avere illocale pieno tutte le sere”.

Cucinare è questione di istintoe passione, ma sostenere la

famiglia con un ristoranteoggi è difficile.

“Mariano Guardianelli

L’INGREDIENTE SEGRETO DI UN SUCCESSO: La stagionalità delle materie prime,che oltre ad esaltare la riuscita di unpiatto, ne abbattono il costo

Photo: Abocar

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“Le migliori specialità locali: dalle mani di chi le fa,alle tue”: recita così il leit motiv di Foodscovery, il mer-cato virtuale del cibo di qualità ideato da due startupperpugliesi con lʼobiettivo di mettere in contatto direttamentei produttori locali e i consumatori, eliminando qualsiasipassaggio intermedio e garantendo, al contempo, prodottidi qualità, competitività nei prezzi e un servizio efficaceed efficiente. Un market place raffinato delle eccellenzedel cibo italiano che profuma già di successo. Qualità,selezione dei prodotti e dei produttori e accesso imme-diato a specialità gastronomiche locali sono soltanto alcunidei punti di forza di questa giovanissima azienda, il cuitarget di riferimento è il profilo di un consumatore parti-colarmente attento al tema della produzione alimentaree al suo impatto sul nostro eco-sistema: il consumer chesceglie Foodscovery, infatti, contribuisce attivamente,con le proprie scelte di acquisto, a premiare le piccoleproduzioni locali nellʼeccellenza delle materie prime. Maquanto costa entrar a far parte di Foodscovery?Lʼiscrizione è gratuita, ma subordinata allʼapprovazionedi un team di selezionatori. A chiarirci le idee in tal sensosono i due fondatori di Foodscovery, Fabio Di Gioia eMario Sorbo, e il direttore Marketing, Niccolò Sammarco.

Come selezionate le eccellenze enogastronomichedel territorio italiano? Esiste un processo di food-scouting?

«Abbiamo un network di incredibili selezionatori, chescovano per noi i migliori produttori enogastronomiciitaliani. Sono dei veri e propri “food-scouts” esperti delsettore (ristoratori, sommelier, chef, ecc.) che, seguendola mission di Foodscovery, individuano quelle produzioniautentiche che sono saldamente legate al proprio terri-torio e limitate nella loro stagionalità, con il fine di tute-larne e incrementarne la sostenibilità. Ogni prodottopresente sulla nostra piattaforma risponde sempre aspecifici criteri di selezione: i requisiti fondamentali sono,prima di tutto, lʼunicità, la natura artigianale e la traccia-bilità. Scegliamo, inoltre, certificazioni DOP e IGP quali -tativamente superiori nella loro realtà di riferimento ecerchiamo produttori che sappiano innovare nella tradi-zione, generando quel valore aggiunto a un prodotto giàdi per sé straordinario».

Da cosa nasce lʼidea di creare un sito di e-commercededicato alla vendita di prodotti alimentari e perchéscegliere di realizzare proprio un sistema di venditadiretta?«Ogni volta che Fabio e Mario (i due fondatori, ndr) rien-travano da un viaggio realizzavano che ciò che pro -vavano in giro non era poi facilmente reperibile neiluoghi dove vivevano o avevano vissuto (come Milano,Monaco, Londra). Quindi, nella seconda metà del 2013,decidono di rientrare in Italia per creare Foodscovery

Una piattaforma online di vendita diretta (dal produttore al consumatore finale) che tipermette di ricevere a casa con un click tutte le specialità gastronomiche made in Italy.

Foodscovery, il market placedelle eccellenze del cibo italiano

FOOD PLACESdi Lucia Bartolone

Photos: Cannoli di Sicilia e Mozzarella di Bufala

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(Fabio dalla Germania, dove lavorava per CartagenaCapital, e Mario dalla Thailandia, dove lavorava perRocket Internet). Foodscovery, quindi, nasce propriodalla loro voglia di rendere accessibili tutte quelle piccoleeccellenze gastronomiche, che sono molto famoselocalmente e poi poco conosciute e/o disponibili al difuori della comunità locale. L'obiettivo principale è quellodi scoprire e valorizzare i sapori autentici delle miglioriproduzioni locali, dove “autentico” non si riferisce soloallʼartigianalità dei prodotti ma anche, e soprattutto, allastoria che li lega al loro territorio».

In che modo avete creato la rete di contatti che vi haconsentito di espandervi e come, quindi, siete riu-sciti a far incontrare le eccellenze della produzionelocale e gli “appassionati” di ricercatezze gastrono-miche?«Pensiamo che alla base di tutto ci sia una storia che,se raccontata alle persone giuste possa portare i suoifrutti. Raggiungiamo gli “appassionati” attraverso lacreazione e la divulgazione multicanale di advertising econtenuti editoriali digitali che possano sottolinearelʼimpegno di Foodscovery nel mondo del cibo locale e,allo stesso tempo, possano posizionarlo come punto diriferimento per la scoperta di produttori autentici elʼacquisto dei loro prodotti».

In che modo riuscite a garantire al cliente lʼacquistoonline di cibi “realmente freschi” e come vienegestito il sistema delle spedizioni sul territorio?«Ogni pacco è spedito direttamente dalla bottega delproduttore che si prenderà cura di prepararlo seguendotutte le nostre indicazioni per garantire una freschezzadi almeno 72 ore: ciascun pacco è composto da un car-tone esterno, per proteggerlo da eventuali urti, un conte-nitore isotermico in polistirolo, per evitare la dispersionedel freddo e, al suo interno, gel refrigerante, per mante-nere la catena del freddo per 72 ore. Per la distribuzionesul territorio ci affidiamo ai principali corrieri espressi concui siamo integrati tecnologicamente in modo da comu-nicare live tutti i ritiri e le successive spedizioni».

Chi sono e, soprattutto, quanti sono i vostri produttori?«I nostri produttori sono dei “foodheroes”. A muoverlinon sono prettamente le logiche di profitto, ma la loropassione, il loro legame con le tradizioni e con il territo-rio. I piccoli produttori che abbiamo conosciuto e sele-zionato hanno delle storie estremamente affascinanti,sono accomunati da un amore immenso per le loro pro-duzioni. Ad oggi circa 2000 aziende alimentari hannorichiesto lʼiscrizione su Foodscovery, ma ne sono stateselezionate circa 300, ciò al fine di mantenere intatto ilconcetto di autenticità e sviluppo delle piccole economielocali. Cerchiamo sempre di non limitarci solo a pocherealtà, quali cantine e botteghe, ma abbiamo ampliato inostri orizzonti volgendo lo sguardo anche a laboratoriartigianali, malghe, orti e stalle».

FOOD PLACESIl food-delivery è davvero la nuova frontiera dellestart up europee?«Sicuramente il food delivery è la nuova frontiera per lʼe-commerce per i seguenti motivi: un mercato food retailenorme (130 bn solo in Italia), con una penetrazione on-line bassissima (circa 0,2%); la bassa digitalizzazionedelle aziende agricole/di produzione alimentare e degliagenti commerciali che collaborano con le aziende diproduzione (in molti prendono gli ordini carta e penna).Infine, a testimoniarlo, è una crescita “a doppia cifra” inItalia delle vendite online» (lʼindagine “NET RETAIL.Il ruolo del digitale negli acquisti degli italiani” ha confer-mato che un italiano su tre compra online, ndr).

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Photos: Foodscovery - Shipping

Photos: Foodscovery - Home Page

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A cosa serveil SUCCESSO

Chef Rubio - Foto by Paolo Lafratta

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ESCLUSIVAdi Laura Almirante

Chef Rubio sul set

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Non chiamatelo (solo) cuoco. Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio.Un passato da professionista del rugby, un presente tra cucina,tv, social media e impegno sociale. Il futuro? Tutto da decidere,purché si segua la ricetta vincente: allenarsi a dare giusto respiroalle proprie inclinazioni.

CHEF RUBIO IN TV GIUGNO 2013: PRIMA EDIZIONE DI UNTI E BISUNTISU DMAX. NEL 2015 È STATA TRASMESSA LATERZA EDIZIONE.

DICEMBRE 2014: UNTI E BISUNTI SBARCA IN SPAGNACON IL TITOLO “EL CHEF RUBIO”. APRILE 2015:UNTI E BISUNTI VIENE TRASMESSO IN GERMANIACON IL TITOLO “SO ISST MANN ITALIEN”

NEL 2014 PER DMAX È ANCHE GIUDICE DELTALENT “I RE DELLA GRIGLIA”. È PROTAGONISTAANCHE DEL PROGRAMMA “IL CACCIATORE DITIFOSI”, E COMMENTATORE NELLE EDIZIONI2014-2015-2016 PER “RUGBY SOCIAL CLUB”.

La prima cosa è che lui, in tutto quello che fa, cimette la faccia. Per questo ha un largo seguitosui social di cui, in giornate di lavoro che non

finiscono mai, continua a occuparsi personalmente.È considerato lo chef più anticonformista delmomento, anche perché di aprire un ristorante nonne vuole sapere. Gabriele Rubini, classe 1983, origi-nario di Frascati, è Chef Rubio, il cuoco che in 3edizioni di Unti e Bisunti su DMAX (canale DDT 52)ha fatto parlare e conoscere tradizioni e cucina distrada di tutta Italia, e non solo. Questʼanno è statotra i promotori della prima Street Food Academy aParma, sostenendo lʼimpegno di chi è alla ricercadi nuove opportunità con due borse di studio “mipiacerebbe che si portasse avanti un discorsodi valorizzazione. Il cibo di strada è molto di piùche prendere un furgoncino e fare soldi” – raccontaRubio – “io, ad esempio, uso la mia notorietà per tra-sformare, grazie a questo vantaggio, un messaggioin qualcosa di concreto”. Schietto da sembrare graf-fiante, la verità è che vuole essere preso per quelloche è: “facendo questo lavoro ho scoperto di saper

stare davanti a una telecamera. Con le parole, invece,è un continuo allenamento. Dal 2013 – cioè dallaprima edizione di Unti e Bisunti, ndr – sono miglio-rato come oratore perché mi trovo sempre in situa-zioni diverse. Facendo cose diverse mi sono datola possibilità di far venire fuori cose che tenevoschiacciate dentro di me”. Tra schermi, eventi e fornelli Chef Rubio è un veroimprenditore di se stesso, un self made man, comelui stesso si definisce senza troppi orpelli “impararee studiare, sono cose che non smetto mai di fare.Quando ero senza soldi prendevo lo zaino e partivo,viaggiare era il mio modo di conoscere. Oggi, anchese ho qualche soldo in tasca in più, continuo a farlocon lo stesso spirito”.

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ESCLUSIVA

Chi è Chef Rubio oggi?“Non saprei definirmi a livello professionale. Il cuoco? Sìfaccio anche questo e molto altro...”Sei stato rugbista professionista. Oggi imprenditoredi te stesso: che cosa hanno in comune le tue duevite?“Nello sport il mio errore è stato quello di darmi troppoe ho finito per logorarmi troppo in fretta. So di non averimparato la lezione perché faccio lo stesso oggi col miolavoro. Per questo mi sono circondato di persone ingrado di aiutarmi a gestire il senso del limite, che per menon esiste. Faccio tutto con la stessa energia, ma stoanche capendo che è importante dare il tempo di respi-rare alle cose di cui si è fatti”.Nel 2005 in Nuova Zelanda giochi con il Ponekee inizi a lavorare in un ristorante dove scopri lapassione per la cucina. studi allʼAlma di Parma e faipratica nelle cucine di tutto il mondo… cosa vuoledire essere chef?“Dietro ai fornelli ho il mio momento di pace. Mi piace,mi rilassa. Più spesso però cucino viaggiando, i mieimenù nascono a bordo di un aereo o cambiando un treno.Le mie ricette devono essere buone alla prima. Non hotempo per prove e sperimentazioni. Il risultato è già nel-lʼimpegno e nella passione che ci metto. La cosa impor-tante è quella di essere capace di spiegare e trasmetterela mia idea alle brigate di cucina che lavorano con me”.Quante persone lavorano con te tutti i giorni?“Allʼinizio cʼerano due persone ad affiancarmi. Oggisiamo in quattro. Cʼè anche un avvocato, di cui sperodi avere bisogno il meno possibile”.

Una tipica posa di Chef Rubio - Assaggio

Nel 2014 Chef Rubio ha pubblicato i libri “La nuova dieta mediterranea” scrittocon Stefania Ruggeri e “Unti e Bisunti”

Chef Rubio ai fornelli - Foto by Piero e Francesca

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La tua giornata tipo?“Le mie giornate non sono mai uguali. La colazione? Maiallo stesso modo, dipende da dove mi trovo. Lavoro 24ore al giorno. Oggi, ad esempio, ho un sopralluogo perun progetto TV (al momento dellʼintervista la notizia èriservata, ma si tratta della lavorazione di Unti e Bisunti- il film, ndr). Poi saremo in cucina con i ragazzi diAIPD – Associazione italiana persone down, ndr –. Nonposso fare a meno di fare le cose che sento, ho sceltodi trovare sempre il modo di dedicare parte del miotempo agli altri – è autore di ricette nel linguaggio deisegni, collabora con progetti rivolti a persone in difficoltà,come con lʼimpegno nelle carceri o il progetto CiboCura -Oncologica, ndr –. Quello che faccio ha senso solo serestituisco parte di quello che ho ricevuto”. A cosa bisogna essere disposti a rinunciare quandosi insegue un obbiettivo?“Io non inseguo ma realizzo qualcosa che è già parte dime. Non esiste rinuncia, che io chiami in questo modo.Le mie giornate sono un continuo stop and go in mezzo apersone che mi riconoscono, che mi fermano per una fotoo per darmi la mano. È una parte del gioco in cui sono.Semmai il problema è avere a che fare con la maledu -cazione della gente. Ma sono abituato a essere schietto equando qualcosa non mi va lo dico senza problemi”.Hai un sogno?“Da piccolo non sapevo che avrei fatto questo, né oggiso cosa farò nel futuro. Professionalmente ho dato piùrisonanza alle cose che mi piacciono. Questo è il modo incui si dovrebbero poter fare le cose, sempre. Sento di nonaver fatto altro se non dare spazio alle mie inclinazioni”.

Chef Rubio - Coltello - Foto by Federico Zattarin OZone

Chef Rubio è stato il cuoco ufficialedi Casa Italiaalle Paralimpiadi di Rio (6-17 settembre 2016)

ESCLUSIVA

Chef Rubio - Panino con le sarde

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ESCLUSIVA

Chef Rubio - Polipo - Foto by Carbonelli&Seganti

E di fronte alle difficoltà?“Nella vita bisogna studiare e imparare a farsi le coseda soli. I muri? Per me non esistono. Anzi, meglio perloro che io non ci debba andare contro”.Street food in Italia: chi fa bene e chi no?“Non mi piace il business fine a se stesso. E cʼè moltoanche di questo in chi fa cucina di strada oggi. Gli chefche apprezzo? Tutti e penso soprattutto a quelli che nonvengono menzionati e che fanno bene il loro lavoro.Ogni cuoco ha il suo modo di declinare. Io sono errantee mi nutro di quello che mi circonda, a partire dallepersone, che per me vengono prima di tutto”.E in tema di spreco alimentare?“Non basta una legge a fare capire il valore di un impe-gno di questo tipo. Finché vedrò gente buttare le carteper terra, direi che cʼè poca speranza. Serve lo sforzodi tanti per cambiare la coscienza sociale di un Paeseche spesso dimostra di non avere cura di se stesso. Cʼètroppa gente che si nasconde dietro alla sicurezza dellapropria scrivania senza fare qualcosa in prima persona.Questo oggi è il mio impegno. Non ho la presunzione dimigliorare il mondo, ma se sempre più persone si impe-gnassero, potremmo cambiare qualcosa”. Lʼultima domanda prima di lasciarlo è quella di rito:cʼè qualcosa che non ho chiesto e che ti sarebbepiaciuto raccontare?“Il destino ha voluto che parlassimo di questo, per cui vabene così”. La risposta è definitiva. A presto Chef.

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Chef Rubio - Mano - Foto by Daniele Schiavellowww.chefrubio.it

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FOOD

C’era una volta la ricetta della nonnache veniva tramandata di generazionein generazione. C’era una volta il cuoco che nel suoregno, nascosto e segreto, creavamagie culinarie. Il tutto era scritto ecustodito in ricettari preziosi. Oggi laTv, il web e i social hanno aperto leporte delle cucine, di quei luoghi ricchidi profumi e sensazioni, di ricordi e diemozioni. Mai come oggi il food è accessibile atutti, se ne parla, viene spettacolariz-zato e apprezzato.Il fenomeno dei FOOD BLOGGER acco-muna appassionati di cibo che amanol’idea di condividere dei diari personalidi ricette con più utenti possibili, ma c’èdi più…

Chi sono i food blogger e quali sonoi loro ingredienti di popolarità?

di Alessia Portelli

IN ITALIA TRA LE PIÙ FAMOSE C’È SICURAMENTE CHIARA MACIIn 423.330 la seguono su Facebook.Nata ad Agropoli (SA) il 06/12/1983, vissuta finoa 10 anni in Campania tra Agropoli e Sorrento.Una laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna,un Master in Media Relations a Milano presso laBusiness School de Il Sole24Ore, un diploma diSommelier AIS e un diploma ALMA presso la Sum-mer School… A un certo punto lascia il “posto fisso” e crea il blog“sorelle in pentola”, seguito dal sito chiaramaci.com,da due libri “In due c’è più gusto” e il recente“Pomodori verdi fritti e sentimenti al vapore.Ricette per dare gusto agli alti e bassi della vita” Un gusto che sa di casa, famiglia, amicizia e compli-cità tra lei e la sorella Angela. Un diario in cui siscambiano ricette, ma non solo: racconti di viaggi,tour gastronomici, opinioni …Fino a diventare la popolarissima giudice di Cuochie Fiamme, un format televisivo dove si commentanoe votano i piatti dei concorrenti. Dimostra abilità, profonda conoscenza di ingredientie ricette. Gentile, brillante ed elegante, riscuote lesimpatie del pubblico confermando ed aumentando isuoi numerosi followers.

LA RICETTA È SERVITA IN… TABLET Un popolo che compra, cucina, fotografa, mangia e commenta si muovea colpi di pentole e forchette. Ma quali i più seguiti e soprattutto, perché?

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BLOGGER

Una ragazza semplice che grida la sua grande pas-sione per il cibo.Il suo coraggio e la sua scelta di aver cambiatostrada per seguire il suo sogno, sembra appartengaun po’ a chi la segue, a chi si identifica in lei e la in-coraggia ad andare avanti in quello che sa fare bene:cucinare e comunicarlo.

Cosa ci piace? La sua grinta! Ci fa e ci è, Chiara!Ha seguito il suo istinto con tenacia e determi-nazione arrivando ad essere molto popolare.

FLAVIA IMPERATORE È MYSIA! 34 anni, napoletana, mamma e moglie.Il suo blog è Mysia.info e ha 248.150 followers suFacebook, tanto per dare i numeri.Due libri, “I menu di Mysia” e “I menu di Mysia 2”,collabora con la rivitsa “La prova del cuoco”, ilsuo blog è partner ufficiale di Donnamoderna.com,partecipa a web series, showcoocking e molto altro.Si è avvicinata al mondo della cucina quasi per gioco,un giorno, a casa del suo fidanzato (Ivano, attualemarito) avevano voglia di pizza, racconta sul suoblog. Decise di andare su internet e cercare qual-cosa di semplice da preparare. Grazie alla soddisfa-zione ottenuta dal risultato della prima ricetta edall’incoraggiamento di Ivano ha iniziato a preparareogni giorno qualcosa di nuovo da portare in tavola, iltutto trascritto su un quaderno virtuale, un blog, cosìda poter essere utile a qualcuno che, come lei, siritrovava alle prime armi e voleva cimentarsi per laprima volta nel cucinare qualcosa.Da allora non si è più fermata e continua a speri-mentare nuovi piatti da portare in tavola ogni giornoper stupire marito e famiglia. Lo step successivo?Annota le ricette, fotografa e trascrive per condivi-derle sul suo blog. C’è un grande lavoro dietro, c’è l’impegno, c’è lacreatività e il testare ogni ricetta prima di condivi-derla. Tutto è estremamente vero e vicino. Comeuna zia che ti regala suggerimenti e ti accompagnanella magia del cucinare, con sapienza e semplicità.

Cosa ci piace? Il suo blog crea dipendenza! Le ri-cette sono facili, basiche, ma con quel tocco inpiù. Possibilità di riuscita al 99% e quando levedi in foto pensi “Ok, posso farlo anch’io, per-ché non ci ho pensato prima?!”

Siti e blog rivelano nomidi grandi personaggi e chef,

pubblicizzano ristoranti, eventi food eprodotti. Invogliano a cucinare, speri-mentare e assaggiare piattidiversi. Facendoli propri.

““

Photo: Chiara Maci

Photo: Mysia

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Photo: Lauren Evans

FOOD

Photo: Jamie Oliver

LAUREN EVANSÈ proprio lei la seguitissima e amatissima protago -nista di Un’americana in cucina.com. La food blog-ger ha ben 17.722 persone che la seguono su FB.Texana, cresciuta nel ranch di famiglia. È un’autrice, volto televisivo, blogger professionale edocente di cucina.È partita in autostop a 17 anni per visitare tutti gliStati Uniti, scoprendo e approfondendo la sua terrain prima persona. Dal 2004 vive e lavora a Milano.L’incontro con la cultura europea e in particolare conla cucina italiana le hanno fatto capire quanto pococonosciuta e malamente imitata fosse la culturagastronomica statunitense. I suoi libri: Insolito Muffin, American Backery, lacucina Tex Mex, Buon appetito America, sono deibest sellers.Potremmo definirla un’ambasciatrice della cucinastatunitense che importa le ricette più autentiche etanto apprezzate dagli italiani. Mixando ingredienti esapori di ogni stato.Entrare nella sua cucina è come fare un viaggio nelletradizioni, ricordi, colori e profumi di una terra lon-tana e tanto amata. Cheesecake, pancake, hambur-ger, muffin, spiedini…tutto sarà più semplice con isuoi tips.L’America grande e sconfinata è un melting potdi sapori, ma tutt’altro che confusi. Attraverso ilsuo viaggio Lauren ci trasmette quello che ha visto,assaggiato e imparato. Lo stupore è assicurato.

Cosa ci piace? Ci affascina il suo tocco di inter-nazionalità. Quel mangiare “cool”, ma a casanostra e homemade!

JAMIE OLIVER È britannico, nato nel 1975 a Claverind, nell’Essex.5.823.193 sono i “mi piace” nella sua pagina face-book. È un cuoco, conduttore televisivo e autore dilibri di cucina. Ha inizialmente lavorato nel ristorantedi Antonio Carluccio dove ha imparato ad apprezzarela cucina italiana. Nel 1999 è stato notato dalla BBCche gli ha affidato un programma risultato di grandesuccesso “The Naked Chef” a cui è seguito un librodi cucina, best seller nel Regno Unito. Nel 2002 Jamie Oliver apre a Londra il suo primoristorante "Fifteen". È proprietario di una catena di15 ristoranti nel sud dell'Inghilterra chiamati Jamie'sItalian.Jamie è l'esempio più chiaro della vita modernae della moderna cucina. La sua cucina si basa sulprincipio di entrare in profondità negli alimenti,catturando e offrendo la loro essenza. Jamie Oliver è Impegnato, oltre che nei suoi risto-ranti, anche in progetti per rieducazione alimentare.Il suo motto: Helthier happier you! Su questo temaha scritto il libro “Every day super food”.

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Why Blog?Un mestiere, quello del food blogger, che non si improvvisa. Più che un lavoro è una passione!Non basta saper cucinare e non basta saper mangiare. L’aspetto comunicativo è l’ingrediente chiaveche permette di arrivare alla popolarità. Sapersi raccontare e avere sempre una storia da raccontare,appassiona alle tante ricette e appassiona al personaggio stesso; lo rende quindi reale e vicino.Il cibo ha un aspetto multisensoriale che colpisce vista, gusto, olfatto e tatto. Un mix di emozioni che ci arrivano attraverso il web. Un food blogger di successo sa trasmettere tutte queste emozionie ce le serve, con discrezione, sul monitor del nostro tablet.

Perseverate e nel frattempo…cucinate!

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Qualche esempio? Veggie carbonara, Houmus, patèdi asparagi, lasagne di spinaci…

Cosa ci piace? La sua importante health missionche educa e diverte allo stesso tempo. La suacapacità comunicativa e spettacolare nel descri-vere i piatti dalle sue origini. È un vero show man!

NIGELLA LAWSON 1.862.065 followers su Facebook. Nata nel 1960, è una giornalista e conduttrice tele-visiva britannica. Vive a Londra con la sua famiglia. Inizia a lavorarecome critico gastronomico e diventa vice direttoredel Sunday Times. È nota come conduttrice di nume-rosi programmi televisivi dedicati alla cucina, comeNigella Bites, Nigella Express, Nigella Feasts, NigellaKitchen e Nigellissima. E’inoltre autrice di nove libribest-seller.Il suo blog Nigella.com è seguitissimo in tutto ilmondo.Raffinata, elegante e volto televisivo affermato, è ilsimbolo della upper class londinese che si muovemolto bene anche in cucina. Con disinvoltura e abilitànon si scompone davanti a manicaretti e salse colo-rate. Ogni giorno propone una “recipe of the day” cheprontamente fotografa e condivide, regalandocil’aspetto, il gusto e il profumo che sembrano ine-briare anche la nostra casa.

Cosa ci piace? La classe non è acqua! Le sue ri-cette sono semplici e internazionali. Un toccocreativo e diverso sulla nostra tavola.

Photo: Nigella Lawson

PAESE CHE VAI,FOOD BLOGGER CHE TROVI!

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CASE HISTORYdi Fabrizio Valente, Partner Fondatore Kiki Lab – Ebeltoft Italy

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CHEFMARKET - RussiaUn ecommerce di ‘soluzioni pasto’, con l’invio rapido di box contenenti le quantità esatte degli ingredienti per le ricette scelte e le istruzioni dettagliate per cucinarle

Tendenza chiave: Efficienza per i clienti

Tendenze complementari: Servizio 360°; Sogni accessibili

Info ChiaveFormat: ecommerce food box2012: lancio300 ricette disponibili3 – 4 ore: tempo per la consegna60 Km: raggio di consegna a Mosca e San Pietroburgo65 dipendenti1,2 mln $: fatturato 2014

Soluzioni pastoIl set consegnato comprende gli ingredienti per ricetteselezionate ideate da chef. Tutti i prodotti sono già puliti,del peso preciso per il numero di porzioni desiderate epronti da cuocere. Il box include le istruzioni con foto-grafie che mostrano come realizzare il piatto passo perpasso. Il sito offre informazioni sui tempi di cottura, illivello di difficoltà e riporta anche gli ingredienti di basenon inclusi nel set (es. olio dʼoliva) e le indicazioni supentole e utensili più idonei da usare.

Le istruzioni passo per passo con le foto sui prodotti

La home page del sito di Chefmarket promette ai clienti «il modo migliore per cucinare a casa»

Chefmarket è un servizio di menù online cherecapita in tempi molto rapidi gli ingredientiper le ricette ordinate, nei quantitativi esatti

per il numero di porzioni richieste. Il sito offre lascelta tra 300 ricette per insalate, zuppe, secondi,dessert e bevande, con ampio spazio per dieteparticolari (Dukan, vegetariane, ecc.) e target spe-cifici, come i bambini. Ogni menù è componibilefino a un massimo di cinque portate. Questa è unanovità assoluta per il mercato russo e, rispetto aconcept simili lanciati in Europa, si differenziaper la velocità delle consegne e l’ampia scelta diricette. Il progetto ha riscosso un buon successocon un aumento mensile delle vendite del 30% ilprimo anno e un’ampia visibilità sui media, cheseguono con interesse l’evoluzione del concept.

I prodotti vengono acquistati da fornitori locali e certificati

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CASE HISTORY

Prossimi eventi

Ki-Best 2016, Viaggi virtuali nel Retail del mondo

Rimini, 25 ottobre (ore 11-16.30)Milano 23 novembre (ore 16-20.30)

Convegno a pagamento Alcuni inviti disponibili per manager Retail e IdM lettori di Beesness

Per informazioni e iscrizioni: [email protected] 030 22 16 81

Caso tratto dalla ricerca internazionale di Kiki Lab -Ebeltoft Group, Retail Innovations 11

I Retailer possono richiedere una copia dellaricerca Retail Innovations 11 a [email protected]

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Consegne rapide e flessibiliIl box viene recapitato dopo solo tre o massimo quattroore dallʼordine e lʼorario di consegna è particolarmenteampio, dalle 11 alle 22. Il progetto è attivo nelle due prin-cipali città russe, Mosca e San Pietroburgo, e la conse-gna è prevista entro un raggio di 60 Km dal centro dellecittà. Non è previsto un minimo dʼordine, e la componi-bilità della richiesta è estremamente elevata.

Il piatto finale dopo la preparazione. Fra le 300ricette ce ne sono di particolari, anche legate adiete specifiche (Dukan, vegetariani, ecc.)

Commento finale di Kiki Lab e Ebeltoft GroupChefmarket è una soluzione unica sulmercato russo del food e rispondecon successo ad alcuni trend consoli-dati, legati al salutismo e al mangiarein modo equilibrato, con pasti a base diingredienti freschi e cucinati in casa,ma anche alle soluzioni che fannorisparmiare tempo.

Qualità garantitaGrazie ad accordi con un discreto network di fornitorilocali certificati, Chefmarket può contare su prodottidi elevata qualità e una supply chain corta. I packa-ging indicano con trasparenza la provenienza deiprodotti e riportano le date di scadenza. Il fatto diessere state create da chef garantisce ricette equili-brate e gustose.

Ciascun ingrediente è pesato, confezionato e riportai dati del produttore e la data di confezionamento.I prodotti sono per la maggior parte pronti da cuocere,lavati e sbucciati o pelati.

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Abbiamo incontrato Cristina Colasurdo, responsabilemarketing e comunicazione.

QUANDO E COME NASCE TARTUFIAMO?<<L’azienda vera e propria nasce nel giugno 2015,non sapendo come sarebbe andata abbiamo creatosolo un marchio all’interno di un’azienda già esistenteintestata ai nostri genitori. Siamo 4 cugini con origini molisane, il nome delpaese è Morrone del Sannio (CB), mio papà Antonioe mio zio Giovanni tutte le estati ci portavano dainonni per riunirci tutti. Era bellissimo anche perchéio ero la più piccolina, l’unica femmina, ho proprio ilricordo vivo di queste tavolate infinite, super cocco-lata ovviamente.Mio nonno paterno, Giuseppe, era un contadino, eralui che si occupava di reperire il tartufo da un cava-tore di fiducia; con il passare degli anni pasteggiarea tartufo è diventato un rito ma, non so come spie-garti, era la cosa più naturale del mondo, come uti-lizzare l’olio dei suoi campi o la frutta, la verdura,faceva anche il salame!Ogni volta che avevamo voglia di tartufo, quindi, glidicevamo: ”Nonno dai, tartufiamo?!” Ne ignoravamocompletamente il valore economico.Dopo la sua scomparsa si è presentato il problemadei campi, se venderli o meno.Da lì abbiamo deciso di iniziare questa avventura, ab-biamo fatto di una passione un business. Abbiamo

pensato a tanti nomi e ce ne sarebbero stati magaritanti altri migliori, ma con il nome TARTUFIAMO cisiamo distinti e identificati, chi meglio di noi sa cosac’è dietro quella parola? Abbiamo scelto un mo-mento, un ricordo indelebile, in più rispecchia pro-prio il messaggio che vogliamo far passare, tartufoè lusso e nessuno vuole farlo diventare un prodottoda discount, ma può essere comunque un simbolodi convivialità come una pizza tra amici che amanomangiare bene!>>.

QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTÀ INIZIALI?<<Non sapevamo da dove partire, totalmente igno-ranti sul mercato del food, non sapevamo neanchecon quali prodotti iniziare. Ci siamo informati conricerche di mercato sui paesi consumatori, abbiamostudiato i competitors e abbiamo lavorato tanto sullogo. Io ho un passato da commerciale nonostanteabbia studiato ingegneria edile e il mio capo mi di-ceva sempre: ”Cristina, in questo lavoro non deviinventarti nulla, devi solo avere del buon senso,se hai anche un buon prodotto sei a posto” ed èverissimo, anche se non sei nessuno, fai provare ilprodotto, è buono, ha un prezzo onesto… e pianopiano parti. La difficoltà maggiore è stata sicu -ramente capire con chi relazionarci, è vero che seitu a decidere come posizionarti sul mercato, ma inrealtà dipende tutto da come il mercato ti recepisce,una volta che sei dentro, capisci cosa manca al

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GOURMET

Una storia di famiglia, dove lo stare a tavola è sinonimo di festae allegria, con un ospite d’eccezione: il Tartufo.

TARTUFIAMO? DALLA RICERCA DEL TARTUFO ALLA TAVOLA!

Simona Pistorello e Cristina Colasurdo di Tartufiamo

di Alessia Portelli

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GOURMET

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nostri prodotti, vediamo se riuscirà a rendere inte-ressanti anche i prodotti “meno puri”.Il prodotto più venduto in assoluto è il carpaccio ditartufo nero, fette di tartufo sott’olio, si conserva e(soprattutto la confezione grande) ha fette di tartufodi 6-7cm di diametro, fa quasi più scena di untartufo fresco anche perché costa molto meno.L’anno scorso a luglio 2015 abbiamo partecipato a“Bellavita Expo”, una fiera B2B a Londra di eccellenzeitaliane, un vero e proprio salto nel vuoto! Ma è statodavvero un feedback positivissimo che non ci aspet-tavamo assolutamente anche perché eravamo sulmercato da meno di un mese, totalmente scono-sciuti, lì non eravamo gli unici produttori di tartufo ec’erano stand più grandi che offrivano per esempiola tartare con grattata di tartufo fresco…. Abbiamoiniziato a prendere i primi contatti e poi su twitter mihanno contattato delle persone per l’acquisto e da lìabbiamo deciso di aprire l’e-commerce. Diciamo chenon è stato l’e-commerce a cambiare le cose, maabbiamo fatto ordine tra tutti i social con l’e-com-merce; arrivavano ordini tramite facebook, o mail dalsito oppure appunto twitter. Per ora è gestibile, nelsenso che le vendite si concentrano nelle festività,in più è un prodotto stagionale quindi non abbiamoancora una clientela fissa a livello di e-commerce néuna regolarità nelle vendite, la blogger dovrebbe darcimolta visibilità, organizza periodicamente degli show-cooking molto carini quindi vedremo cosa succederàcon i primi freddi! Incrociamo le dita!>>.

settore (sperando che manchi qualcosa) e ti muovidi conseguenza. Noi abbiamo da subito individuatouna carenza incredibile a livello di comu nicazione/marketing tra tutti i competitors, anche i “BIG”sono indietro anni luce, sono aziende vecchie, sesolo guardi i loro siti, sono noiosi, banali, obsoleti…Abbiamo quindi cercato di andare in controtendenza,dal barattolo, alle etichette, al linguaggio stesso;“fatto in casa”,“genuino”,“non trattato”,”di qualità”non significano per forza che, siccome c’è sostanza,non c’è bisogno di forma, un bel vasetto, un bel pac-kaging, un sito moderno, possono solo aiutare unbrand con già un ottimo prodotto! La clientela a cuici rivolgiamo sono i giovani, i trentenni, ragazzi comenoi che non sono ricchi ma non disdegnano il piaceredella tavola!>>.

CHI SONO I VOSTRI PRINCIPALI CLIENTI? <<Come principali clienti abbiamo ristoranti, piccolebotteghe (in Italia) e qualche sito di vendita online diprodotti tipici italiani (estero), e ovviamente i privatidall’e-commerce. Forniamo tutto ciò che non ègrande distribuzione, al momento non è nei nostripiani impostare una produzione così massiva, siamopartiti con pochi prodotti, appena ci saremo asse-stati lanceremo qualcosa di nuovo>>.

QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI PER IL FUTURO?<<Abbiamo prodotti per tutte le tasche ma, nono-stante questo, abbiamo notato che i prodotti piùcostosi sono quelli che vendiamo con più facilità.Abbiamo affidato il compito ad una blogger, “a gipsyin the kitchen”, che preparerà video ricette con i

TARTUFIAMO.IT

Ogni volta che avevamo vogliadi tartufo, quindi, gli dice-

vamo: ”Nonno dai, tartufiamo?!” Neignoravamo completamenteil valore economico.

“Carpaccio di Tartufo Nero

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BAR 2.0 la Redazione

Design Simone Micheli e Mauro Adami L’architetto Simone Micheli ed il wedding designer,global stylist Mauro Adami hanno dato vita, inoccasione di Bar Italia Hub - evento coordinato edorganizzato da bargiornale - al Concept Bar 2.0 -Café Atelier, un happening scenografico coinvol-gente ed ammaliante in grado di avviluppare l’osser-vatore all’interno di una inebriante atmosfera fattadi connessioni, movimento, fascino ed eleganza.

Simone Micheli e Mauro Adami il futuro lo immagi-nano come una dimensione ibrida, avvolgente, tota-lizzante che pone fine alla separazione forzata trale differenti discipline, conoscenze, azioni.I luoghi saranno smart, interattivi, contaminati, abilinell’adeguarsi, attraverso immediate e pronte rea-zioni, alle richieste cangianti e continue dell’uomosempre più dinamico e cosmopolita.Scambi continui, informazioni iper-veloci, possibilitàdi esplorare luoghi lontani, fitte e dense reti di si-gnificato che sottendono la vita quotidiana, sonosoltanto alcuni degli importanti cambiamenti in atto,destinati a generare un futuro dai tratti vivaci, ener-gici ed inaspettati. Il bar, luogo d’incontro e di con-divisione per eccellenza modificherà molto le sue

Simone Micheli ha fondato l’omonimo Studio d’Architetturanel 1990 e nel 2003 la società di progettazione “SimoneMicheli Architectural Hero” con sede a Firenze, Milano,Dubai e Rabat. Molte sono le pubblicazioni su rivisteitaliane e internazionali e le interviste realizzate. L’ultimamonografia Simone Micheli From the Future to the Past,edita nel 2012, rappresenta una selezione di 20 annidel suo fare progettuale.

SM© SIMONE MICHELI ARCHITETTO

Photos Café Atelier by Francesca Mandelli D’Agostini

Photo: Concept Bar 2.0 - Café Atelier

CONCEPT BAR 2.0 CAFÈ Atelier

La splendida istallazione a cui ha dato vita l’architetto Simone Micheli in collaborazione con lo stilista Mauro Adami per BarItalia Hub

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fattezze nell’avvenire, configurandosi come un luogoibrido, mutevole, mai statico, i cui tratti si plasmanoininterrottamente per garantire risposte persona-lizzate sulla base delle differenti esigenze dei suoifruitori.L’intento primario è quello di offrire agli uomini serviziavanguardistici, originali, di alta qualità in modo chequesti soddisfino pienamente le evolute necessità.I contenuti si combinano in maniere inaspettatedando origine a territori dedicati alla sperimenta-zione, all’interazione, allo scambio; l’elemento tecno-logico diviene il protagonista di luoghi “altri” al di fuoridella dimensione spazio-temporale corrente, luoghiin cui ogni componente si coordina perfettamentecon ciò che la circonda.

Simone Micheli e Mauro Adami hanno dato quindivita ad uno spazio sospeso tra gusti, aromi, edemozioni, uno spazio che oltrepassa la concezionetradizionale attraverso cui solitamente il bar vieneimmaginato, permettendo a chi vi si sofferma divivere aree immaginifiche ed espressive, dedicatealle attività che con piacere, quotidianamente, tuttivorremmo svolgere: sorseggiando un buon caffè ilvisitatore sarà quindi catapultato all’interno discenografici mondi in cui i linguaggi si contaminanoe condividono. Ricami materici con caffe, cacao,legno, schegge dal passato e sapori evocativi orne-ranno il luogo. Sarà possibile dedicarsi al lavoro inapposite aree volte al coworking ed alla condivisione

BAR 2.0

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Per maggiori info: www.baritaliahub.it

Photo: Concept Bar 2.0 - Café Atelier

delle idee, oppure parlare con gli amici lontanimentre si assapora un energico smoothie biolo-gico, ideale per affrontare al meglio la giornata. Unpercorso emozionale intenso e suggestivo che tra-sforma ogni momento trascorso all’interno del Caffèin un evento sensoriale completo, da gustare, coninstallazioni floreali che avvolgono gli ospiti inebrian-doli di fresche fragranze che, mescolandosi con isuoni di ricerca presi in prestito dalla realtà di tuttii giorni, dando vita ad un’atmosfera atemporale,accogliente, unica.

Il design di Simone Micheli e l’alta ed elegante modadi Mauro Adami per Domo Adami Events si sonoquindi fusi perfettamente insieme dando origine aduna performance live di volta in volta differente, fon-data sulla molteplicità dei sensi umani, dove videoinstallazioni hanno completato lo spazio, modifican-dolo, alterando le prospettive, moltiplicando i puntidi vista, deformando ed arricchendo la realtà.Trasparenza, leggerezza, condivisione, ibridazionee visioni d’avanguardia sono stati quindi i principicardine, alla base di un’opera originale, innovativa,sorprendente, che il fruitore ha potuto liberamentevivere. Pensieri, tendenze, suggestioni ed espres-sioni artistiche che hanno costituito le solide fonda-menta di un’opera d’arte vera e propria in grado dioffrire ai suoi fruitori esperienze estetiche completee non rintracciabili altrove.

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Oggi le aziende stanno investendo sempre dipiù in Video e Mobile, attualmente i due prin-cipali driver di crescita della digital industry,

e sono alla ricerca di strumenti distintivi ed efficacial fine di dialogare al meglio con la propria Audience.Nasce per rispondere a queste esigenze Media-Stoke, l’Audience Agency costituita all’interno delGruppo Shiny, azienda leader da vent’anni nellacreazione di soluzioni tecnologiche all’avanguardiaper il mondo della Real Time Analytics e perl’ottimizzazione dell’Audience targeting.

L’offerta commerciale di MediaStoke è unica etrasversale in quanto, da un lato, sfrutta la licenzaesclusiva per l’Italia di innovativi formati Videoprotetti da patent US e, dall’altro, offre alcuni trai più performanti strumenti di Location BasedAdevrtising oggi presenti sul mercato.

I formati Video rappresentano proprio il valoreaggiunto di MediaStoke. Si attivano in modalitàauto-play, sono resistenti allo scrolling e al cambiopagina, quindi sempre in focus, con performanceeccellenti e decisamente al di sopra della media:Viewability e Completion Rate raggiungono in mediarispettivamente l’88% e l’80%. Sono formati moltoimpattanti che, grazie alle tecnologie proprietarie

di data processing e profiling sviluppate in-house,permettono agli inserzionisti di raggiungere il pro-prio target e di ottimizzare le campagne in temporeale, massimizzando così i risultati e il ROI.

Le soluzioni di Location Based Advertising offerteda MediaStoke rappresentano alcuni tra i piùpotenti strumenti di marketing a disposizione delcanale Retail per generare importanti volumi distore traffic e comunicazioni georeferenziate:Waze, la più importante app di navigazione sulmercato, in grado di mappare i punti vendita deiRetailer e di intercettare l’utente in prossimità deglistessi, attraverso l’erogazione di formati push moltoefficaci; 3 Consiglia, il database SMS di H3G conoltre 5,5 milioni di utenti profilati e consensati e,infine, la più recente Share’NGo, primo servizio dicar sharing “green” e ad impatto zero in Italia, conuna flotta di oltre 1.000 auto elettriche presenti inalcune tra le principali città italiane. L’offerta adver-tising prevede innovativi formati Display su basegeolocal visualizzabili sui navigatori, oltre che la per-sonalizzazione dei lunotti posteriori delle auto.

Per maggiori informazioni:http://www.mediastoke.com/[email protected]

Photo: Waze Navigation Screen

Photo: Formato Mobile MStoke

Come ottimizzare le campagne pubblicitariedigitali e incrementare il traffico in store?

Lo spiega MediaStoke, l’agenzia focalizzatanell’Audience Hyper Targeting e nel LocationBased Advertising attraverso soluzioni Videoe Mobile esclusive.

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abbigliamento 0-14 anni

www.cycleband.com [email protected] su Facebook

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NEWSdi Lucia Bartolone

Tribook,la “tribù” che

raduna lettori elibrai indipendenti

Michela Gualtieri ha 32 anni e una passionesmodata per i libri. Lei stessa si definisce una“lettrice accanita” e chissà, forse, è stato pro-

prio questo a spingerla a fondare Tribook, una start up“tribù”, appunto, che riunisce lettori e librai di Milano(presto anche in altre città), una vera e propria com-munity che punta a valorizzare il pluralismo culturaleattraverso lʼe-commerce di prossimità delle librerieindipendenti. Un progetto innovativo capace di coniu-gare al contempo elementi di tradizione e tecnologia,grazie allʼincontro dei lettori con librai esperti e alla pos-sibilità di comprare anche online, scegliendo quindi diadottare una filosofia di acquisto “a km zero”. Da tempo, ormai, le librerie indipendenti tentano difronteggiare la crisi divenendo “altra cosa”, realizzandoambienti coworking, cucinando pasti frugali e utiliz-zando i contatti con gli uffici stampa per organizzareeventi con gli scrittori o reading collettivi. La concor-renza del gigante e-commerce Amazon e della grandedistribuzione, come i megastore Feltrinelli e Mondadori,mettono sempre più a rischio il concetto di bibliodiver-sità, quella varietà culturale fra i titoli proposti che cipermette di abbattere lʼomologazione e preferire la

qualità alla quantità (secondo il Rapporto sullo StatodellʼEditoria, sono 61.000 i nuovi titoli su carta pubbli-cati in Italia nel 2014).Per Tribook, decidere di valorizzare le librerie indipen-denti significa, quindi, garantire, attraverso la moltepli-cità di attori e voci, la persistenza del pluralismoculturale e di un mercato editoriale vario e indipen-dente.

Michela, raccontaci di Tribook e del perché haiscelto proprio la città di Milano per il tuo progettodi start up?«Lʼidea di creare una start up “tribù” di lettori e libraiindipendenti nasce da un bisogno che sentivo io stessacome lettrice accanita: quello di poter acquistare inmaniera comoda e rapida direttamente dai librai dellacittà, con la certezza della disponibilità del libro chestavo cercando. La scarsità di tempo per reperire unparticolare titolo si sommava al desiderio di continuarea sostenere, con il mio acquisto, le librerie di quartiere.Milano, oltre ad essere la città in cui già vivevo e lavo-ravo, è quella in Italia in cui si vendono più libri, lacapitale dellʼeditoria e della lettura».

Una start up per abbattere l’omologazione culturalenell’era di Amazon e delle librerie di catena

Photo: Screenshot dell’home page di tribook.it

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NEWS

Quando ho avviato questa start upl’ho fatto con l’obiettivo di offrire

un’alternativa all’acquisto online ditipo impersonale e massificato.

Le librerie indipendenti si pongono oggi come pre-ziose, seppur piccole, realtà editoriali, capaci diemergere in un mercato fortemente caratterizzatodallʼomologazione culturale. Qual è la chiave delsuccesso di un libraio indipendente?«Da quello che ho potuto osservare, le librerie indipen-denti che hanno successo oggi sono di due tipi: libreriemolto specializzate, che puntano sulla verticalità del-lʼofferta di titoli e in questo modo riescono a diventaredei punti di riferimento per un determinato argomento,anche a livello nazionale; le librerie generaliste, chesanno instaurare un rapporto di fiducia con il cliente ediventare dei centri di aggregazione sociale. Lʼessen-ziale è sempre distinguersi, creare una propria identitàriconoscibile, saper offrire lʼapporto umano e intellet-tuale che manca nella grandi catene o nei grandi storeonline. Quando ho avviato questa start up lʼho fatto conlʼobiettivo di offrire unʼalternativa allʼacquisto online ditipo impersonale e massificato».

Tribook ha ottenuto il finanziamento della Fonda-zione Cariplo grazie al programma IC – InnovazioneCulturale. Di cosa si tratta?«È un bando che Fondazione Cariplo riserva ai progettiinnovativi in ambito culturale. Quello del 2015, in cui èrientrato Tribook, ha coinvolto un team di 12 personeche, rimasti finalisti dopo tre fasi di selezione, hannopartecipato a un percorso di incubazione di tre mesi.Al termine, ogni team ha presentato alla Fondazioneun business plan con richiesta di finanziamento. Sonostati 11 i progetti che la Fondazione ha deciso di finan-ziare, per un totale complessivo di un milione di euro».

In che modo Tribook coniuga la passione per unodei mestieri editoriali più antichi con la necessità,oggigiorno, di essere al centro di un inarrestabileprocesso evolutivo nella comunicazione digitale?«È una sintesi difficile, tra tradizione e innovazione,offline e online, ma è anche un trend che si riscontra,con successo, in molti altri settori. Penso sia alle grandicatene di negozi, che tendono a offrire servizi integratitra il loro sito e i punti vendita (per esempio: lʼacquistoonline e il ritiro in negozio), ma anche alla grande dif-fusione del food delivery tramite le applicazioni mobile

che aggregano i diversi ristoratori, o ai progetti web chevalorizzano lʼartigianato e i makers locali (come ItalianStories). Nella start up siamo in quattro, per la maggiorparte del tempo non lavoriamo insieme in presenza,ma siamo in costante contatto tramite tutti gli strumentia disposizione. Responsabilità e competenze sonosufficientemente distinte, ma organizziamo riunioniperiodiche per confrontarci sui temi generali, più stra-tegici, che coinvolgono tutti. Lavoriamo quasi ogniweekend».

Pensi che la vera sfida nel futuro dellʼeditoriamoderna sia la bibliodiversità?«Sì, in un mercato editoriale che si sta sempre più con-centrando nelle mani di pochi e potenti player la verasfida è riuscire a mantenere unʼofferta varia e indipen-dente. Nel mercato culturale, il monopolio non ha riper-cussioni solo economiche, ma influisce sulla liberacircolazione dei contenuti e quindi delle idee. Ci sonopiattaforme di e-commerce che influiscono pesante-mente sulle scelte degli editori, per quanto riguarda ilibri da mettere in promozione, i testi delle schede dipresentazione, persino i prezzi, arrivando in alcuni casia nascondere dai risultati di ricerca i titoli degli editoriche non sottostanno alle condizioni imposte. In ma-niera simile, in un Paese come lʼItalia in cui i grandigruppi editoriali sono proprietari anche delle società didistribuzione e delle grandi catene di librerie, si avvan-taggiano di una sovraesposizione sugli scaffali deipunti vendita. Questo significa che ci sono libri che nonraggiungeranno mai i loro lettori. Solo la molteplicità diattori e operatori può impedire questa distorsione».

Consigli ad aspiranti imprenditori e giovani star-tupper?«Gli stessi che sono stati dati a noi: studiare il mercato,essere recettivi e non innamorarsi delle proprie idee,creare un team dalle competenze variegate, confron-tarsi sempre molto con altri startupper e con possibiliclienti, perché così nascono le idee migliori».

Cosa fare di più per la valorizzazione, oltre che perla sopravvivenza, delle librerie indipendenti?«Comprare dal vostro libraio di fiducia. O su Tribook»

Photo: Michela Gualtieri, CEO e founder di Tribook

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SHOPPINGTHEWORLD

16-18 Nov. 2016Palais des FestivalsCannes, France mapic.com

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Unisciti agli oltre 8 000 professionisti del Retail Real Estate presenti a MAPIC. L’evento di riferimento a livello

internazionale che ti permetterà di sviluppare il tuo business, incontrare i key players di settore, scoprire i

più recenti trend di mercato.

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Migastoneper App al mondo e lancia il Franchising

crea il primo motore di ricerca geolocalizzato

Il mondo delle nuove tecnologie non si fermamai e da ottobre l’opportunità di entrare nelmondo delle App in pochi semplici step e

senza competenze tecniche, si apre in Italiagrazie al Franchising Migastone.

Dopo aver costruito una rete sul territorio nazionale,il titolare di Migastone (progetto Kimera Hitech)apre l’opportunita a nuovi affiliati di aprire agenziein tutta Italia per la vendita di App personalizzateper piccoli e medi esercizi commerciali.

Il successo di questi mesi è lampante.Ancor prima di lanciare ufficialmente il franchisingsu scala nazionale sono gia state aperte 4 agenzie(Biella, Modena, una zona di Torino e Vicenza).

Ma non parliamo solo di App.Migastone ha in esclusiva il primo motore di ricercageolocalizzato per App al mondo, Appmetropolis.

Ecco dalle parole del titolare Oscar Dalvit il motivoche lo ha spinto a lanciare il franchising:

Vogliamo gente preparata con presenza fisicasul territorio per approfittare di quello che

stiamo creando a livello nazionale con i nostriagenti. Le agenzie franchisee avranno l’esclusivalocale sul motore di ricerca e circuiti appmetropolis,oltre ad avere la formazione e gli strumenti pervendere le nostre app e i nostri sistemi.

Garantiamo un bacino di utenza di circa 100.000persone e 10.000 aziende, quindi c’e’ davvero dalavorare per anni. I risultati col nostro sistemasono garantiti e testati. Il franchisee ha la possibilita di rientrare dell’investi-mento in pochi mesi, mettersi nel mercato del mo-bile usando tutta la nostra esperienza e formazionee sfuttando anche convenzioni importanti cheabbiamo gia chiuso in questi mesi.

All’affiliato sono garantiti importati investimenti inMarketing geolocalizzato sul suo territorio e forma-zione costante.

Le zone migliori saranno le prime ad essere presed’assalto con il lancio ufficiale di ottobre, quindi perchi vuole informazioni per non perdere questo treno,puo visitare il sito www.migastone.com/franchising.

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Pubbliredazionale

Mockup Smartphone: Applicazioni generiche

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Pubbliredazionale

La formazionea distanza nelfranchising:un’opportunità da non perdere per franchisors e aspiranti franchisors

Il franchising, per la sua complessità ed impor-tanza, richiede adeguata formazione, anche sottoil profilo legale, per progettare, consolidare e

sviluppare in modo ottimale la rete in franchising,in modo da prevenire rischi e sanzioni.

Lo Studio legale Pandolfini, specializzato da oltre20 anni nel franchising, ha ideato e sviluppato unesclusivo metodo di formazione a distanza, dedi-cato alle aziende franchisor e agli aspiranti franchi-sors, mediante webinars interattivi.

I webinars avranno ad oggetto i più importanti temidedicati al franchising, quali a titolo di esempio:lo start up della rete; la legge n. 129/2004; ilcontratto di franchising e le sue principali clausole;il contenzioso e il recupero crediti con gli affiliati;la pubblicità; il franchising internazionale. È inoltreprevisto un webinar su Expo Dubai 2020 e leoccasioni che offre ai franchisors italiani.

Partecipare ai nostri webinars è molto semplice enon richiede preparazione specifica né particolaretecnologia. Inoltre è possibile:• porre quesiti prima o durante il webinar;• utilizzare materiali didattici e le lezioni registrate.

Abbiamo ideato tre diverse modalità di webinar: il webinar tradizionale, della durata di 45minuti, in date e orari prefissati; le pillole di webinar, della durata di 5-10minuti, con data e orario da concordare;

i webinars on demand, su argomenti diinteresse dei richiedenti, che possono rice-

vere una consulenza personalizzata, concordandodata e orario.

Troverete maggiori informazioni su programmi,date ed iscrizioni ai webinars cliccando suwww.consulenzalegalefranchisor.it/franchising-web-academy-2016-fall-edition.

Tutti i webinars verranno tenuti dall’Avv. ValerioPandolfini, titolare dello Studio ed iscritto all’Alboconsulenti di Assofranchising.

Per contattarci o richiedere informazioni:E-mail [email protected] 02-36522961

Studio Legale PANDOLFINIVia I. Rosellini, 12 - 20124 MilanoTel.: 02-87167169 Tel.: 02-36522961 Fax: 02-36524089E-mail: [email protected]

Photo: Avv. Valerio Pandolfini

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il miglior modo di mangiare pesce

Perchè Conviene?

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BRANDYL’Ecosistema di Business

per i Marchi LifestyleMilano, East End Studios

19-20 Ottobre 2016

EVENTIla Redazione

Un brand deve ascoltare,

ingaggiare e coordinare esperienze autentiche

C ome riesce un brand a mettere in coerenza ascoltodel mercato, ingaggio del cliente e esperienze auten-tiche per i clienti?

In tutti i settori e quindi sia in ambito fashion, sia food, sia living siain altri territori caratterizzati da connessione emotiva, i brand oggidevono recuperare una visione d'insieme di strategie, processi e ruoliorganizzativi in modo da dare coerenza all'intero processo possibil-mente con un approccio attento all'omni-canalità. A Milano nei giorni 19 e 20 Ottobre si svolge BRANDY,la seconda edizione dell'evento dedicato ad approfondire questi temimediante contaminazioni inter-settoriali con due giorni di sessionialternate a momenti di networking nell'area business. L'evento sirivolge sia a imprenditori, manager e altri ruoli organizzativi di aziendebrand, sia a player dell'ecosistema dei brand ovvero aziende che for-niscono prodotti e soluzioni ai brand per migliorare la propria perfor-mance di business. L'anno scorso oltre 600 persone con figure provenienti daoltre 100 brand hanno partecipato nell'arco dei due giorni el'azienda organizzatrice Quintegia quest'anno punta ad aumentareulteriormente la quantità di presenze. Tra gli speaker figurano nume-rosi manager di aziende sia in ambito fashion e sportswear (tra cuiDiadora, Diesel, Fedon, La Martina, Oberalp-Salewa, Savethe Duck, Twin Set), sia in ambito food (tra cui Ferrero, Heineken,San Pellegrino), sia in ambito living (tra cui Boffi, Lago, Thonet,Velux). Intervengono anche figure di spicco come Luca Solca diExane, Marc Sondermann di Fashion Magazine. I temi includonosessioni su branding e empowerment del cliente, retail e customerengagement, le intelligenze multiple dei brand, storytelling, brand stra-tegy e brand experience, internet of brands. Per maggiori informazionie per il programma completo si veda il sito internet dell'eventowww.brandyspace.com.

Photos: Alcune immagini dell’edizione 2015 di BRANDY

All’edizione 2015di BRANDYhanno partecipato 600 figureprofessionali provenienti da oltre 100 brand di primo piano

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la RedazioneEVENTI

Photo: Francesco PUPILLO

QUALI SONO LE TENDENZE PIÙ IMPORTANTI NELLO SVILUPPO IMMOBILIARE DEL RETAIL MODERNO?La 22ema edizione di Mapic avrà come tema centrale l’‘O2O”,il passaggio dall’on line all’offline e viceversa. Il mondo fisico edigitale sono oramai intrinsecamente legati e parte di un’unicarealtà “omnicanale”. Sono numerosissimi gli esempi di pureplayers digitali che hanno aperto punti vendita fisici ed è oramaiun dato acquisito l’utilizzo da parte di retailers e property compa-nies del canale digitale per drenare sempre maggior trafficoverso il punto vendita fisico. Accanto a tali temi altri trendimportanti stanno emergendo nel settore retail, tra questi illeisure e lo speciality leasing. Mapic dedicherà a tutti questitemi un programma di conferenze ed una nuova area espositiva,la “TRENDS HUB” interamente dedicata all’Innovazione, alleisure, ai pop-up store ed alle più attuali tendenze dello sviluppodel retail moderno. Gli Shopping Center, non più solo semplicidestinazioni di acquisto, stanno rivedendo la loro strutture perintegrarle con nuove tecnologie e nuovi format. La parola chiaveoggi è “client experience”: i consumatori visitano oggi i centricommercaili non più semplicemente per fare shopping, maper vivere un esperienza più globale, multisensoriale, sociale.Alcuni dei piu importati player del mercato, trai quali Google,Salesforce, Clear Channel, saranno tra i protagonisti cheanimeranno dibattiti e conferenze tematiche sui trend più attualidel mercato.

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3 domande aFrancesco PUPILLO

Deputy Director MAPIC MarketsReal Estate Division

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EVENTI

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LE ATTIVITÀ DEL RETAIL – NON SOLO NEL SETTOREMODA, MA ANCHE NEL FOOD - SONO IN GRANDEESPANSIONE NEL NOSTRO PAESE. CI PUO’ ANTICIPARE LE VOSTRE ASPETTATIVE SUL LATO DEGLI ESPOSITORI, ITALIANI E STRANIERI?Come d’abitudine, anche quest’anno avremo aCannes molti dei più importanti brand internazionaliassieme ad alcune novità di assoluto interesse.

Solo per fare alcuni nomi, accanto ai vari playersinternazionali già presenti alle passate edizioni comePrimark, Inditex, H&M, Adidas Group, Burberry,Tesco, Marks & Spencer, Subway ed agli italianiKiko, Calzedonia, Yamamay, Carpisa, Terranova,Kalliope, OVS, avremo alcune interessanti novità.Tra i concept più innovativi e legati allo sviluppo della“client experience” avremo ad esempio la franceseStudiomazé (che offer 3 linee di prodotti ciascunaassociata ad un diverso livello di creatività e coin -volgimento del cliente nella realizzazione: dal ready-to-go, al ready-to-adapt per finire al ready-to-create)o ancora Cabaïa che sviluppa pop up stores cheoffrono un unico prodotto ad un prezzo fisso: unberretto con 3 pompon sostituibili. Tra gli italianiavremo per la prima volta a MAPIC il brand Dress-YouCan che offre la possibilità di noleggiare abiti digrandi stilisti rendendo possibile a tutti l’accesso adun guardaroba lussuoso per una sola serata.

Tra le iniziative più interessanti vi sarà poi una show -room di otre 600 m² (una prima assoluta a Mapic)nella quale Kiabi presenterà le novità del suo nuovoconcept. Il brand francese ha da poco completato ilsuo relooking e mira a svilupparsi in maniera impor-tante sui mercati internazionali.

Per quanto attiene invece al Food & Beverage,siamo certamente di fronte ad uno dei trend piùrilevanti del settore, proprio perché legato alla “clientexperience”. Gli ultimi 10 anni hanno visto una im-portante crescita della GLA dedicata alle attività food

(passata dal 7% al 15%) e gli esperti prevedono chesi arriverà a valori intorno al 20% della GLA totalenel prossimi 10 anni. Ciò ha determinato negli ultimianni la nascita di un numero importante di nuoviconcept F&B. L’Italia gioca in questo campo un ruolodi primissimo piano. L’italian food and way of lifesono un vero asset per il nostro paese ed attira nu-merosi operatori internazionali. Numerosi sono inuovi concept food creati in Italia, capaci di sedurreil consumatore in ambienti cosy per avvolgerlo inesperienze multisensoriali che vanno oltre il sempliceconsumo (penso ad esempio al coinvolgimento delconsumatore nella stessa preparazione del prodottoche andrà a consumare…). Nel programma diconferenze di MAPIC avremo una sessione Food &Bevarage, che sarà completamente dedicata aitrend e ad alcuni format del Bel Paese con la pre-senza di grandi nomi della ristorazione come adesempio Cigierre (che sarà anche espositore).

NUMERI ATTTESIAnche quest’anno prevediamo di riunire a Cannesoltre 8.000 partecipanti. I numeri ad oggi sonopienamente in linea con quelli dell’edizione prece-dente che ha visto la partecipazione di oltre 2.000retailers e 360 investment companies, con l’Italiaa giocare un ruolo di primisimo piano (lo scorsonovembre abbiamo avuto oltre 950 italiani presentia Cannes, in rappresentanza di 385 società di cuioltre 170 retail companies – secondo paese perordine di presenze). Le più grosse property compa-nies e società di investimento internazionali hannogià confermato la loro presenza: Unibail, Klepierre,Sonae Sierra, Eurocommercial, McArthur Glen,ECE, Neinver, CBRE, JLL, Allianz, AEW, TripleFive, AXA, BNP Paribas, TH Real Estate, Praderasaranno ancora una volta tra i protagonisti a MAPIC.Tra gli italiani avremo nuovamente IGD, GRANDISTAZIONI, LARRY SMITH, COGEST-CUSHMANe SVICOM che festeggia quest’anno il suo ventesimoanniversario.

Photo: Mapic 2015

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MILANOC . S O B U E N O S A I R E S 5 9

C O R T I D I B A I R E S

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EVENTIdi Patrizia Saolini

In scena all'Unicredit Pavillon di Milano i protagonistidel settore più competitivo del mercato del lusso.

Summit CNMI 2016:focus sul futuro del fashion

Photo: Carlo Capasa, presidente di CNMI

Il Summit CNMI: Crafting the Future of Fashion,organizzato dalla Camera Nazionale della ModaItaliana lo scorso giugno, in coda alle collezioniuomo P/E17, ha visto imprenditori, stilisti e giorna-listi confrontarsi sugli argomenti più caldi del mo-mento quali valorizzare il Made in Italy, supportarela creatività e le energie dei giovani talenti ed equili-brare la sostenibilità della filiera.

Il presidente della Camera Nazionale della ModaItaliana, Carlo Capasa, ha fatto gli onori di casasottolineando la crescita delle presenze straniere incittà che, durante la manifestazione di Milano ModaUomo, hanno registrato un + 23% di buyer inconfronto all'ultima edizione.

A seguire, l'interesse della platea è stato catalizzatodallo studio commissionato da CNMI riguardante illuxury shopping ed il travel retail che ha visto ClaudiaD'Arpizio, partner di Bain & Company, relazionare laplatea sui risultati complessivi. I dati emersi parlanodi acquisti luxury in crescita, esattamente dai 40miliardi del 1985 ai 340 miliardi odierni, con laprospettiva di sfiorare i 460 entro il 2025. Danotare anche una maggiore propensione alla spesadell'alto di gamma, sempre peró con attenzione alprezzo e alle offerte del canale digitale. I Millenialsaranno i propulsori dei consumi di lusso che nel2025 arriveranno a rappresentare il 40% degliacquisti griffati che oggi arrivano giá al 25%.

Le aziende del lusso mirano dunque a rinnovare lafascia di clientela con azioni di marketing mirate alricambio generazionale.A testimoniare la crescita degli investimenti sul digitalmarketing e sui social network è arrivato sul palco delSummit l'inedito trio composto da Patrizio Bertelli,Renzo Rosso e Stefano Sassi moderati da SimoneMarchetti, Fashion Editor di La Repubblica, che hantenuto banco dando vita ad un dibattito sulla loroesperienza imprenditoriale e produttiva a favore dellacrescita dei brand che rappresentano.

Patrizio Bertelli, patron di Prada, ha ribadito quantola parola lusso rischi di svalutare il significato origi-nale di qualità se inquinata da furbizia ed eccesso dimarketing. Lo preoccupa la mancanza di nuovi im-prenditori nel panorama fashion, prima ancora diuna vera e propria collaborazione con la forza politicadel nostro paese sul fronte sviluppo. Si ritiene pre-cursore delle sfilate unificate uomo/donna e non glidispiace l'idea di far sfilare l'uomo a giugno e ladonna a luglio senza rimanere invischiati nei mecca-nismi limitanti dei calendari internazionali e delleesigenze della stampa estera.

Renzo Rosso, Presidente di OTB, ha invece ribaditola necessità di allinearsi a questo "mondo nuovo"investendo in tecnologia e digitale e ricambiando le

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EVENTI

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quella petrolifera. Anche per questo motivo la CNMIci tiene ad elencare la sostenibilità come valore fon-dante del sistema moda italiano e si impegna a man-tenere il Tavolo di Lavoro Permanente con le lineeguida di riferimento sulle sostanze chimiche perico-lose nei prodotti tessili, nella pelle e nelle calzature.

Infine, Silvia Venturini Fendi, Creative Director diFendi, si é confrontata con altre due designer diborse, Paula Cademartori e Benedetta Bruzziches,sulle difficoltà che un'azienda giovane deve affrontareper emergere sul mercato. Ha inoltre fatto una pano -ramica su come la sua eredità di stilista, messa umil-mente a disposizione del team di lavoro in Fendi siastata la carta vincente per permetterle di creare pezziiconici che hanno trasformato l'uso degli accessori inpezzi di culto planetari. Da anni collabora attivamentecon la Fondazione Accademia di Sartoria Maria Anto-nietta Massoli per formare sarti ed artigiani non soloa livello tecnico, ma animando soprattutto la passioneche li contraddistingue nel loro lavoro.

A coronare l'esigenza di avere più strumenti di cre-scita ed appoggi economici per i marchi appena nati,Carlo Capasa punta ad avere un Hub di formazionepermanente a Milano da mettere a disposizionedegli stilisti più giovani. Il progetto è in fase di studioe prenderà piede in futuro grazie alla collaborazionefra la Camera Nazionale della Moda Italiana e Uni-credit Banca.

Per saperne di più sul fronte giovani e sostenibilità e perle novità della Camera Nazionale della Moda Italiana nonperdete il prossimo numero di Beesness.

risorse qualora non fossero più in linea con la velo-cità del mercato. Anche lui è un grande sostenitoredelle sfilate uomo/donna unificate, in quanto hasempre presentato Diesel Black Gold alla New YorkFashion Week, sede di sfilate "unisex". È favorevolealla creazione un tavolo di discussione per fare si-stema con gli altri brand e per valutare eventualicambiamenti di date delle prossime collezioni.

Stefano Sassi, AD di Valentino dal 2006, fautore deisuccessi sia commerciali che di comunicazione dellostorico marchio italiano, fa riferimento alla vincentefluidità delle linee uomo e donna e alla necessità dicontinuare a diversificare le sfilate per garantire l'im-magine e lo sviluppo costante del brand, anche neldelicato mercato asiatico e cinese. Pur continuandoa far sfilare la collezione donna a Parigi, luogo cheValentino ha nel dna del brand, ció non esclude ilcontributo della maison alle attività della CNMI e allacrescita di Milano come polo della moda italiana.

L'illustre trio di imprenditori ha inoltre lanciatoun messaggio importante sull'etica del digitalmarketing, in quanto pur avendo la necessità dipuntare sull'unicità del brand con azioni mirate dicarattere pubblicitario non si possono dimenticarevalori come il rispetto e l'ascolto del consumatoredei beni di lusso e valorizzazione della tradizioneartigianale che contraddistingue i grandi marchi.

Fra gli altri nomi importanti che hanno calcato ilpalcoscenico del summit citiamo Franca Sozzani diVogue Italia che ha evidenziato il lavoro di supportorealizzato a favore dei giovani stilisti, supporto cheoggi ha necessità di essere condiviso sul lungo ter-mine con altre autorità del settore ed investitori pergarantire il successo dei marchi emergenti.

Livia Firth, ideatrice della piattaforma Eco-Age, haintrodotto il delicato argomento sulla sostenibilitàdella filiera e sui cambiamenti che sarebbero auspi-cabili a livello produttivo. Da sempre in prima lineacontro gli sprechi di risorse, la moglie dell'attoreColin Firth, ha ricordato che si producono 80miliardi di pezzi di abbigliamento all'anno, quasi+400% di 25 anni fa e che l'industria del fashionrimane la seconda più inquinante al mondo, dopo

Photo: Livia Firth, ideatrice di Eco-Age

Photo: Sassi, Rosso, Bertelli moderati da Marchetti

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EVENTIdi Alessia Portelli

The Reunion, non si puo’ solo descri-vere, si deve vivere. È un radunoannuale dedicato a tutte le cafè racer,alle moto classiche e alle special ingenere.Quest’anno si è svolto all’autotromo diMonza. Una festa durata ben duegiorni a cui hanno partecipato circa11.000 persone e 6.000 moto -ciclette, 32 concorrenti, 40 esposi-tori, 13 sponsor.

Matteo Adreani, imprenditore mila-nese, nella vita ha saputo trasformarela sua passione in una grande intui-zione e in un lavoro. Spinto dalla vogliadi condividere e riunire tutti gli ap-passionati come lui di questo mondo li-bero e autentico. “le idee folli spessodiventano geniali” afferma.

Da quando è appassionato di moto e quali lesue preferite per stile e caratteristiche?<<La mia passione per le motociclette è iniziataprestissimo, avevo infatti poco più di 5 anniquando ho ricevuto la mia prima moto ereditatada mio fratello maggiore.Nella vita ho avuto, e amato, veramente ogni tipodi moto, dal cross all’enduro fino alla supersportiva.

Intervista a Matteo Adreani, ideatore e organizzatore di “The Reunion”

Un raduno per tutti gli appassionati delle due ruote e non solo.Un evento che manifesta uno stile di vita: libero e autentico.

DALLA PASSIONE PERLE MOTO CLASSICHE,CAFÈ RACER E SPECIAL, ALL’EVENTO “THE REUNION”

Photo: Matteo Adreani

Oggi ne ho due dallo stile classico, una cafe racere una scrambler, oltre a una vecchia enduro prontaper essere customizzata in stile flat track.>>

Come nasce The Reunion e come è passatodall’idea alla realizzazione?<<Tutto è nato abbastanza per caso. Nel 2012non avevo più amici con cui fare giri, avevanoinfatti o venduto la moto o non la usavano. Aitempi avevo due Triumph e così ho fondato ilTriumph Club Milano che in breve tempo è diven-tato il punto di riferimento per tutti gli amanti dellefamose motociclette inglesi.Nell’autunno del 2014, dopo aver organizzato latappa milanese di The Distinguished Gentleman’sRide (il più importante evento charity al mondolegato alle motociclette) comincio a pensare a unmodo per coniugare passione per le moto e busi-ness. Unisco un poi di punti e all’inizio del 2015l’idea prende forma.Da lì poi si è sviluppato tutto molto velocemente ein sole sei settimane sono passato da una bellapresentazione da far vedere ai potenziali sponsorall’evento vero è proprio che già nella prima edi-zione ha contato oltre 5.000 partecipanti.Quest’anno i numeri sono stati ancora più lusin-ghieri con più di 11.000 partecipanti e 6.000moto nei due giorni di evento.>>

Quali sono state le fatiche incontrate?<<La parte più difficile è stata probabilmente farmidar fiducia da case motociclistiche, sponsor dilifestyle come ad esempio TAG-Heuer, Mini e

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Belstaff e dall’Autodromo di Monza. Non avevoinfatti mai fatto nulla di professionale in questosettore e anche la società che avrebbe dovutogestir tutto non era ancora nata. Per riuscirci èstato fondamentale il mio network di conoscenze,“metterci la faccia” nel senso di espormi in primapersone e un po’ di sano “equilibrismo”.Sicuramente una grossa mano me l’ha datal’Autodromo che ha subito intuito il potenziale del-l’idea e mi ha dato fiducia. Da lì in poi è stato tuttoun po’ più facile: per un amante dei motori infattiil fascino dell’autodromo brianzolo non è secondoa nessuno.>>

Quali le più grandi soddisfazioni?<<Ce ne sono state tante. La prima è stata giànella fase organizzativa della prima edizione,quando raccontavo il progetto a persone che sti-mavo moltissimo e ricevevo un sacco complimenti.Lì ho capito che la direzione era quella giusta edove assolutamente andare avanti.Ma sicuramente la soddisfazione maggiore sonostati tutti i messaggi di complimenti e di ringrazia-mento da parte dei partecipanti all’evento perquanto si erano divertiti.>>

Quando sarà la prossima edizione e quali lenovità?<<The Reunion tornerà all’Autodromo di Monzanel 2017 come al solito a metà maggio. Sono giàal lavoro per la prossima edizione e qualche bellanovità la stiamo già organizzando. Sicuramentesarà molto più internazionale.>>

EVENTI

Photo: Ultima edizione di “The Reunion”

Un’atmosfera autentica chesolo il mondo delle moto -

ciclette, intese come stile, libertà,passione e divertimento, samettere in campo.

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15.000 visitatori e sempre più espositori del commercio, della ristorazione dei servizi, pronti a pensare in grande al Salone Franchising Milano, Fieramilanocity 3 - 4 - 5 Novembre 2016. Incontri. Formazione. Conferenze. Da oltre 30 anni siamo la prima fiera del franchising in Italia. Abbiamo fatto nascere e crescere migliaia di imprenditori.

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C’era una volta un pezzo di legno… e no, non erail ceppo da cui nacque Pinocchio, ma la storiadi Wood’d sa comunque di favola. Il giovane

brand specializzato in accessori in legno per iPhonee occhialeria nasce infatti da una costola dell’aziendadel nonno dei due fondatori, che dal legno ricavavastuzzicadenti. “Abbiamo fondato Wood'd nel 2012,dopo aver fatto le nostre esperienze nel design enella comunicazione”, racconta Stefano Aschieri, 25anni, della provincia di Varese, che insieme al fratelloAndrea, 28, ha dato vita al progetto. Wood’d è nataad Arconate, all'interno dell'azienda di famiglia, la Algiasas, che dagli stuzzicadenti è passata a produrreutensileria per la casa e oggetti d’arredo per lagrande distribuzione, sempre in legno. La startupè partita da una intuizione che ha rivoluzionato iltradizionale impiego del materiale ligneo con nuovetecnologie di produzione, come la stampa laser.“Abbiamo iniziato a produrre senza grandi aspet -tative e senza grandi capitali”, racconta ancora

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di Elena Delfino

La favola vera di

Wood’d

Photo: The founders: Stefano e Andrea Ascheri

I fratelli Stefano e Andrea Ascheri sono i fondatoridel brand di lifestyle specializzato nella produzione dicover in legno per iPhone. Una startup innovativapartita da una stampante laser e… uno stuzzicadente

Photo: Wood'd

INNOVATION4_Beesness 2016_Layout 1 05/10/16 16.17 Pagina 50

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Photos by Wood'd

Stefano. “Quasi lavoravamo per noi stessi, pervedere realizzati gli oggetti che avremmo volutoacquistare, una alternativa alle solite cover diplastica”. E così, nello stesso stabile dell’impresa dimamma e papà, con una stampante laser e la vogliadi realizzare qualcosa di proprio, i due fratelli Ascherimettono a frutto gli studi in fashion business all’Isti-tuto Marangoni di Milano e di new media al Naba.Sperimentano e cominciano a proporre i primi pezziai saloni, anche internazionali. “La nostra fortuna –spiega Stefano - è stata indovinare da subito il canaledistributivo. Oltre all’e-commerce, non i negozispecializzati in telefonia ed elettronica, ma quellidi moda. Era il segnale che stavamo lanciando unbrand di lifestyle”. Oggi l’azienda produce 4mila pezzial mese, due collezioni all’anno e piccole capsule. Insette persone si occupano di ogni aspetto, dalla pro-gettazione alla comunicazione. Tutto viene realizzatoin azienda con materiali Made in Italy, con particolareattenzione alla ricerca dei materiali. Tra le essenzepiù utilizzate per gli intagli ci sono mogano e ciliegio,ma le cover premium presentano inserti anche inmetalli preziosi, come l’argento. “Wood’d è stato ilprimo brand di cover per iPhone a entrare in depart -ment store alto di gamma come La Rinascente aMilano e Le Bon Marché a Parigi”. Il target deglioggetti Wood’d, che a gennaio ha lanciato anche unalinea di abbigliamento maschile, è rappresentato dauomini tra i venti e quarant’anni. Obiettivi per ilfuturo, sempre più estero e diversificazione deiprodotti. “Siamo una startup innovativa a tutti glieffetti ma non abbiamo mai ricevuto finanziamenti néintendiamo chiederli”. E intanto crescono del 15 percento ogni anno.

Le cover per iPhone Wood’dsono vendute on line e neinegozi di moda top di gamma

WOOD’D in pillole

2012: anno di nascita

4000: i prezzi prodotti all’anno

+15 per cento: la crescita annua media

53 anni in due l’età dei fondatori

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Simone Maggi, CEO e founder Lanieri.com

INTERVISTAdi Lucia Bartolone

Vi racconto la mia start up “su misura”Intervista a Simone Maggi, CEO e co-founder di Lanieri.com

Lui è Simone Maggi, 33 anni, di Pavia, CEO e co-founder, insieme a Riccardo Schiavotto, di Lanieri, ilprimo e-commerce italiano che realizza abiti “madeto measure” impiegando le stoffe più pregiate dellatradizione sartoriale del made in Italy. Una Laurea in Ingegneria Informatica e un Master inBusiness Administration presso il “Collège des Ingé-nieurs – Scuola di Alta Formazione al Management” diParigi definiscono il background di questo giovane“geek” con la passione per il digital, così diverso dalsocio, Riccardo, il cui profilo è invece spiccatamenteimprenditoriale. Professionalità, esperienza, stile e crea-tività hanno dato vita a un vero e proprio atelier “digitale”,Lanieri.com, che ha saputo cogliere appieno, in pocotempo, lʼessenza dellʼunione tra innovazione e storia,sfruttando a 360° le potenzialità del web e lʼeccellenzadella produzione sartoriale italiana, conosciuta e apprez-zata in tutto il mondo. Dopo lʼapertura, nel marzo del 2014, del primo atelier“fisico” a Milano, a cui poi hanno fatto seguito le aperturedi Roma, Torino e Bologna, lʼazienda Lanieri ha inaugu-rato il primo atelier allʼestero, e precisamente a Monacodi Baviera, nellʼattesa di “espandersi”, forse nei prossimimesi, nelle città di Parigi e Bruxelles. Grazie al prezioso supporto di uno style advisor, il clienteè guidato nella scelta di un abito che corrisponda alproprio gusto e alle proprie esigenze: egli potrà inoltretoccare con mano alcuni dei tessuti impiegati nella rea-lizzazione dei capi su misura, da Ermenegildo Zegna aLoro Piana, passando per Reda, Carlo Barbera, VitaleBarberis Canonico e tanti altri. La customer experienceraggiunge, poi, il culmine grazie al body scanner 3D inambito sartoriale, lo strumento che, grazie a dei sensoriottici, registra le misure del corpo del cliente in camerinoe in soli cinque secondi raccoglie tutte le informazioninecessarie in modo semplice, riproducendo successiva-mente le misure anatomiche in un modello 3D. <<Gli acquisti in atelier avvengono su iPad – spiegaSimone Maggi - il sito internet non è solo una vetrina,ma diventa la base e-commerce per lʼacquisto inatelier. Gli atelier sono aggiornati con saldi, promo-zioni. Nasciamo come online, ci evolviamo offline(canale di acquisizione del cliente), ma la strategiaalla base è omnichannel. Il vantaggio di questa stra-

Il primo e-commerce di modamaschile che ha unito innova-zione e tradizione nel mondodella produzione sartorialeitaliana. Tessuti pregiati e unbody scanner in 3D che“prende le misure” in came-rino per realizzare l’abito per-fetto. La strategia vincente?L’omnicanalità.

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Riccardo Schiavotto e Simone Maggi

INTERVISTA

innovare in questo settore devi pensare in modo di-verso. Facciamo indagini di mercato non sul poten-ziale di vendita, ma sullʼinteresse verso il nostrobrand. Riccardo Schiavotto gestisce la parte offlinee di prodotto, come customer care, mentre io mioccupo della parte dedicata alla gestione finanziaria,di sviluppo web digitale e analisi di mercato.>>Tante le novità per il prossimo anno, a partire dal capodi punta della nuova collezione fall/winter di Lanieri:il cappotto su misura.<<Entro il prossimo anno sarà ampliata la gammadei tessuti. Avendo il vantaggio di essere un “madein Italy” voglio chiudere accordi con i fornitori perportare i tessuti più pregiati, rari. Fra i tessuti dellanostra collezione vantiamo quello pregiato di CarloBarbera realizzato con una speciale fibra di carbo-nio. Ci è stato proposto il tessuto con fili dʼoro che,attualmente, costa tantissimo, ma il valore aggiuntoè proprio questo. >>Lʼe-commerce italiano di abiti su misura maschili hachiuso il 2015 con un fatturato di un milione di euro e,in questa metà dellʼanno, gli ordini sono quasi triplicatirispetto ai primi sei mesi del 2015. Anche il successo,in fondo, deve calzare “su misura”. Chapeau.

Un dettaglio delle giacche di Lanieri

tegia ci ha portato una bellissima presenza e unabrand awareness che speriamo di replicare anchenegli altri Stati. Nellʼonline puoi farti recapitare i cam-pioni di tessuti e qui entra il gioco il nostro processodi marketing perché ti offre la possibilità di “provare”i campioni di tessuti, abbinarli con i capi che hai acasa. La presa misure con il video tutorial era permolti clienti, spesso, impegnativa a livello psicolo-gico e certamente rappresentava un grosso freno.In atelier i ragazzi prendono le misure come gli stepdel tutorial. Lʼoffline entra in supporto nel primoacquisto e nel post vendita. Ad esempio, analiz-zando i dati sullʼatelier di Torino abbiamo visto unincremento degli ordini, ma non solo su Torino. Michiedo, perché quindi adesso comprare online? Larisposta è che, ordinando online, il cliente si sentein un certo senso “rassicurato” dal fatto di sapereche comunque in mezzʼora può recarsi in atelier.>>La start up di Lanieri sta, pian piano, divenendo il brandche riesce a distinguersi nel mercato per lʼinnovazionee lʼottimo rapporto qualità-prezzo: ma chi è il cliente diLanieri? <<l nostro cliente è un uomo dai 35 ai 40 anni, unyoung professional che vuole distinguersi e cheapprezza il valore aggiunto del made in Italy “sumisura” ad un prezzo competitivo. Una persona cheha una posizione in azienda (prettamente è il mondofinanza) e che vuole essere impeccabile in ognicircostanza.>>Una grande idea, per crescere e svilupparsi, necessitasempre, però, di qualcuno che creda fermamente inessa e, in tal senso, chi ha creduto appieno nel progettoLanieri è Reda, storico lanificio biellese, che ha investitonella start up divenendone il principale azionista. <<Non siamo innovatori nel prodotto – aggiungeMaggi – bensì nel processo. Lʼabito viene realizzatodai grandi confezionisti della moda italiana. Noivendiamo un modo diverso di vendere un abito chepotrebbe provenire dalla boutique sotto casa. Il 25%degli ordini che riceviamo provengono dallʼestero:i clienti ci scoprono “googlando” italian suit, cer-cando i brand che trattano moda italiana. Vendiamoin Canada e in Nuova Zelanda. Mi sono appassio-nato a questo mondo lavorandoci dentro. Se vuoi

L'atelier Lanieri di Milano

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Per gli appassionati di sport, ma anche per chi vuoleritrovare una forma perfetta la risposta arriva daFitbit, un team appassionato e dedicato alla

ricerca di soluzioni per la salute e per il fitness. Noveanni di esperienza legata alla progettazione di dispositivipiacevoli da indossare ed unʼApp apprezzatissima daiconsumatori. Una storia che nasce nel 2007 quando ifondatori Eric e James, si resero conto che sensori etecnologia wireless avevano raggiunto un livello taleda poter offrire esperienze straordinarie nellʼambito delfitness e della salute. Nasce così la decisione di creareun prodotto da indossare, migliorato nello stile, nellaresistenza e nelle performance, che avrebbe rivoluzionatoil modo di concepire lʼattività fisica. La mission del-lʼazienda è quella di dare la possibilità di vivere una vitapiù sana e attiva con la progettazione di prodotti chesi adattano perfettamente alla vita di tutti i giorni eche aiutano a raggiungere qualsiasi obiettivo di salutee di fitness. Perché quando si tratta di rimanere in forma“i passi” sono solo lʼinizio. Fitness infatti non significasolo andare in palestra, ma è la somma di tutte le attivitàquotidiane. Fitbit tiene traccia di tutta la giornata, attivitàfisica, allenamenti, alimentazione, peso e sonno, peraiutare lʼutente a trovare la forma perfetta, stimolarloe arrivare a risultati straordinari, passo dopo passo.La famiglia di dispositivi creati da Fitbit, disponibili pertutti i gusti e per tutte le tasche, visualizzano i progressiin tempo reale, perché ogni momento conta ed ognibattito ha la sua importanza.

Allenamento sportivo, forma fisica, moni to -raggio dei risultati e raggiungimento degliobiettivi, ma anche un look perfetto attra-verso le migliaia di proposte di outfit per tuttii gusti con capi ed accessori proposti dal-l’universo dell’e-commerce e acquistabili daun unico sito. E ancora l’importanza, nellavita frenetica di tutti i giorni, di ritrovareimme diatamente quel l’oggetto che ci servecome le chiavi, lo smartphone, il portafogliotramite un semplice dispositivo, ed unsistema gps e activity monitor dedicato aipiccoli amici a quattro zampe, per viverli finoin fondo. Per le aziende in pole position il temadel supporto nella crescita digitale e nonsolo, c’è chi propone ai brand un servizio dicomunicazione in cui il ventaglio di propostesu cui lavorare arriva da una community dicreativi “di tutto il mondo” per poi elaborarela proposta in un progetto sviluppato perintero “made in Italy”.Questi gli argomenti che hanno stimolato illavoro e la creatività del mondo delle startup, sempre pronto a cogliere le esigenzedelle aziende e dei consumatori sempre piùevoluti, esigenti e consapevoli.

SPECIALEdi Stefania Priolo

Photo: Fitbit

Le nuove idee checambiano il mercato

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Da una delle start up giudicate tra le più interessanti del2015 arriva invece il primo dispositivo in assoluto speci-ficatamente studiato per nuotatori. Un prodotto made inItaly, unico nel suo genere XMetrics è il primo activitytracker progettato da nuotatori per nuotatori. La start up nasce nel giugno 2014, dopo la creazionedei prototipi apre le porta al gruppo Reply che qualchemese dopo investe nel progetto 1 milione di euro.Comincia così il processo di industrializzazione chevede già nel dicembre del 2015 i dispositivi presenti neimigliori negozi di settore e nellʼe-commerce. Il prodottodiventa sempre più apprezzato sul mercato nazionaleed estero, conquista noti atleti professionisti, federazionidi nuoto, in sede arrivano persino richieste di collabora-zione dai più grandi player di settore. A rendere XMetrics un prodotto sempre più apprezzatolʼintroduzione di caratteristiche rivoluzionarie, fra cuilʼergonomico posizionamento sul retro della testa edi feedback audio forniti in tempo reale direttamentedurante lʼattività in vasca. La sua tecnologia allʼavan-guardia combina tre sensori biomeccanici con un sofi-sticato algoritmo per ottenere la massima precisione infase di rilevamento dati. Dopo lʼallenamento verifica laqualità delle performance grazie ad una dettagliata ana-lisi dei dati. Nella famiglia di prodotti ci sono le tipologiededicate a chi desidera tenersi in forma e continuare amigliorarsi e quelle studiate per rispondere alle neces-sità di agonisti, master e triatleti. Già scelto da numerosiprofessionisti, alcuni dei quali hanno raggiunto i più altigradini del podio proprio alle Olimpiadi di Rio 2016.

Intervista ad Andrea Rinaldo di XMetricsQualche domanda ad Andrea Rinaldo per conosceremeglio XMetricsCome nasce questa idea?“Dallʼesperienza di nuotatore, allenatore ed ingegnere.Molte delle discipline sportive avevano già a disposi-zione dispositivi tecnologici indossabili per monitorareprestazioni e risultati, pensiamo ad esempio al mondodella corsa. Mancava uno strumento specificatamentestudiato per il nuoto. Abbiamo passato e passiamo tut-tora il tempo a bordo vasca con atleti, allenatori e fede-razioni di settore per avere un contatto diretto ed unarisposta reale sul prodotto che è sempre più apprezzato.Lo abbiamo capito in modo particolare quando i due piùgrandi player di settore ci hanno contattati per svilupparequalcosa insieme”. Quali sono le caratteristiche che rendono questo di-spositivo così apprezzato?“È uno strumento studiato per i nuotatori e per gli alle-natori. Questo significa ad esempio che non deveessere di intralcio durante lʼallenamento, proprio perquesto abbiamo pensato di posizionarlo sul retro dellatesta, fornisce inoltre feedback audio in tempo realedirettamente durante lʼattività in vasca”.Cosa ha significato per voi lʼingresso di Reply conun milione di euro?“Beh, un sogno nel cassetto, vedere il proprio prodottodalla fase di prototipo agli scaffali dei negozi. È stato unprimo passo che ci ha permesso la commercializzazionein tempi brevi, è importante perché proprio nelle primefasi sul mercato possono affacciarsi altri competitor,strutturarsi ed iniziare una produzione di prodotti simili”.Su quali mercati siete attualmente presenti?“Italia, Usa, Uk, Australia, Francia, Polonia e Grecia, abreve anche in Russia e Cina”. Obiettivi per il 2017?“Sicuramente la diffusione commerciale, sia geograficache numerica, poi allargare la famiglia di prodotti”.È vero che alcuni degli atleti che hanno vinto leOlimpiadi di Rio 2016 hanno utilizzato i vostri dispo-sitivi?“I nomi sono ancora sotto ʻsegreto olimpicoʼ… Possodirvi che diversi degli atleti della Federazione Italiana eSudafricana che hanno partecipato ed anche conqui-stato medaglie importanti a queste Olimpiadi di Rio 2016utilizzano da mesi il nostro dispositivo e le soddisfazioninon sono di certo mancate”.

START UP

Photo: XMetrics

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La tecnologia indossabile è senza dubbio un trend inascesa, un concetto pronto a conquistare anche ilmondo degli animali domestici e che già in America hascatenato una vera e propria febbre da start up connumeri incredibili. Ecco allora la proposta di un disposi-tivo in grado di controllare cani e gatti anche a distanza,un accessorio di tendenza irrinunciabile utile anche allasicurezza e alla forma fisica del proprio animale. La pro-posta arriva da Kippi, con il localizzatore GPS e ActivityMonitor per cani, gatti e tutti gli animali domestici chepermette di sapere sempre dove si trovano e comestanno grazie allʼapplicazione dedicata per smartphone,tablet e computer.È un progetto tutto italiano, nato dalla collaborazione traesperti del mondo animale, del settore tecnologico edella comunicazione. Un dispositivo leggerissimo che,agganciato al collare, permette di tracciare in ogni mo-vimento del proprio animale. I dati vengono poi inviatiallo smartphone del proprietario. Addio medagliette connome e numero di telefono, il potere della tecnologia di-venta strumento e bussola digitale per ritrovare semprei propri animali e non solo. Mentre il Gps localizza in ogniistante la posizione dellʼamato pet, lʼActivity Tracker mo-nitora in tempo reale tutti i parametri di movimento,come conteggio calorie bruciate, ore di sonno e persinoattività in compagnia. È possibile addirittura tracciare unrecinto virtuale e in caso lʼanimale dovesse uscire dalperimetro indicato ricevere una notifica immediata.

A volte quello che cerchiamo non è poi così lontano, manel momento esatto in cui ci serve non riusciamo proprioa trovarlo. Per la localizzazione in tempo reale di unoggetto la proposta arriva da Filo. Una start Up con unastoria tutta da raccontare. Nasce in un tiepido sabatodi marzo quando i futuri fondatori, Giorgio, Stefania,Roberta e Lapo, si riuniscono per frequentare il primoseminario di InnovAction Lab, un percorso/competizio nemirato a sfornare talenti imprenditoriali, e scoprono consorpresa che il corso si terrà proprio su un campo daRugby. Da quella curiosa ed estremamente avvincenteesperienza i quattro amici decidono di fondare una startup che proponesse un prodotto semplice ma utilissimoper il ritrovamento degli oggetti. Filo (acronimo di “FInd& LOcate what you care about”) è un piccolo dispositivoda attaccare alle chiavi, al trolley o da inserire nella borsao nel portafoglio. Comunica con lo smartphone tramitelʼultima tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE 4.0), hauna portata massima di 80metri. Grazie ad unʼapp saràsempre possibile sapere dove sono i propri oggetti.E quando non si trova lo smartphone? Sarà sufficientepremere il pulsante sul dispositivo per farlo suonare, pertrovarlo velocemente o per controllare di averlo portatocon sé.Filo è un prodotto completamente progettato e realizzatoin Italia al fine di mantenere elevati standard di qualità.Una scelta che non ha influito sul costo finale davveroaccessibile a tutti. Filo è acquistabile sul sito www.filotrack.com.

SPECIALE

Photo: Filo

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Se invece la ricerca riguarda un look perfetto, originaleo di tendenza, ecco allora la start up che rivoluziona ilconcetto dellʼacquisto on line. Un progetto tutto italianolanciato nel giugno del 2015 dai veronesi FrancescoCalza e Manuel Ferrigno. Nella Babele dellʼe-commerceBantoa è la prima piattaforma italiana di social fashionche propone i capi di abbigliamento non per categorie,ma per abbinamenti completi. Creazioni proposte dagli“outfitter”, esperti di moda, stilisti e appassionati cheutilizzano prodotti dei giganti di settore come Zalando,Asos, Amazon e molti altri. Grazie al nuovo concetto dishopping assistito nel giro di qualche click è possibileacquistare un look perfetto che va dal capospalla allʼac-cessorio, dal pantalone alla scarpa. A credere per primonel progetto è stato lʼincubatore Graffiti che nellʼautunnoscorso ha finanziato la start up con 100mila euro. Neiprimi sei mesi del 2016 Bantoa, merito degli oltre 11milaordini registrati, è riuscita a realizzare circa 700mila eurodi fatturato sui fornitori che, in base ai singoli accordi,cedono una percentuale alla società. Ma i numeri dellastart up veronese continuano a stupire con gli ormai500mila utenti unici al mese e gli oltre 6500 outfit propostida 120 outfitter diverse. Lʼobiettivo è quello di varcare imercati esteri e, ultimamente, sembra più vicino che maicon lʼingresso di Publy nella compagine societaria chepermetterà a Bantoa di esportare la linea di businessanche oltre i confini grazie allo studio di campagne pub-blicitarie mirate in modalità native e programmatic e adalla collaborazione in ambito video con la piattaformaChickyBox.com, con oltre 15 milioni di utenti.

Anche sul fronte comunicazione il mondo delle start upè nuovamente pronto a stupire. Proviamo a immaginaredi avere un progetto e di poter passare un solo brief acentinaia di creativi contemporaneamente, di fare brain-storming a livello globale e ricevere idee e proposte datutto il mondo. Non è un utopia è la nuova frontiera rivo-luzionaria proposta da Theyoucan.Le idee arrivano da tutto il mondo, lo sviluppo è centra-lizzato in Italia. Grazie a oltre 10 anni di esperienza alfianco di grandi brand che cercano sempre idee nuovee un unico partner che si occupi di una consulenza a360°, Youcan si evolve diventando Youcan Lab: unlaboratorio sia fisico che virtuale che, grazie alla forzadel web, può contare su una community creativa mondialee società di sviluppo localizzate, unendo cosi idee elinguaggi diversi a grandi specializzazioni e offrendo unavera comunicazione a 360°. Brand strategy, advertising,Below the line, produzione video, illustrazione, AD HunterBrainstorming. Un sistema per produrre proposte pub-blicitarie che rivoluziona il concetto classico dʼagenzia eche apre la strada a un nuovo modo di fare comunica-zione: si passa un brief, Youcan Lab lo condivide coisuoi creativi in tutto il mondo, la community crea idee,lʼazienda sceglie quale proposta utilizzare e, una voltatrovata, il sistema tornerà ai classici meccanismi dʼagenziae il team di Partner Youcan Lab svilupperà per lʼaziendalʼintero progetto chiavi in mano.

START UP

Photo: Bantoa

Photo: Theyoucan

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EVOLUTION

di Ugo Perugini

Rimettere in discussione le relazioni con clienti, consumatori, fornitoriAbbiamo parlato di rivoluzione ma non è esatto.Il termine che si deve usare in questo caso è disruption.Cioè il pericolo (o meglio la certezza) che con la trasfor-mazione digitale, social e mobile saltino tutti i modelliorganizzativi che abbiamo avuto fino ad oggi. Che si siacostretti a rimettere in discussione le relazioni con con-sumatori, clienti, fornitori e che, a catena, tutto ciò vadaad impattare anche, e pesantemente, sulle strategie dicomunicazione, marketing, management, leadership. Quando si parla di disruption? Quando il cambia-mento è così rapido che non si ha il tempo di metabo -lizzarlo, quando i modelli di business non reggono più,e i processi di digitalizzazione, smaterializzazione,e connettività ubiqua (la possibilità di essere connessiovunque siamo, prospettiva ancora lontana ma nonlontanissima) prevalgono e il loro controllo sfugge.

Trasformazione digitale?Necessari nuovi modelli organizzativi

Ripensare al ruolo del management e della leadershipSbaglierebbe chi pensasse che questa rivoluzione digi-tale e tecnologica si fermerà, per così dire, in anticamera,riguardando solo i clienti, i consumatori e il business chevi ruota attorno. Dovremmo aspettarci che entrerà conforza dirompente in tutte le stanze, anche ai piani alti,rimescolando le carte per quanto riguarda i rapporti tramanagement, leadership e collaboratori. Quindi, si rendenecessario ripensare le culture e le strutture internealle organizzazioni anzitutto per offrire ai dipendenti glistrumenti e le conoscenze opportune per rispondere conrapidità, in tempo reale ai clienti e consumatori che pos-sono utilizzare applicazioni e servizi sempre più efficienti.E, contemporaneamente, devono essere rivisti gli stili dimanagement e di leadership per gestire con efficacia lerelazioni interne alle organizzazioni che devono essereorientate a un tipo diverso di collaborazione.

Le imprese ormai se ne sono accorte. Anche quelle che fino a poco tempo fa nutrivanodei dubbi. La social e digital revolution è arrivata. O si sale al volo sul treno che stapassando e che non si fermerà o si rischia di rimanere indietro.

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Il modello del “leader impegnato”, come lo vede Charlene LiIl dibattito su questo tema è già cominciato, basti pen-sare al libro di Charlene Li “Il leader impegnato” cheillustra i nuovi modelli di conduzione aziendale, sempremeno legati al comando e al controllo ma orientati versola condivisione e la partecipazione dei collaboratori.La Li individua tre obiettivi che dovranno sempre piùcaratterizzare la leadership:

Ascolto strategico. Lʼarte di ascoltare nellʼeradigitale ha assunto un nuovo significato. Prima perun leader le occasioni di ascolto erano sporadiche,

frammentarie e formali. Ora, grazie alla tecnologia, ileader sono in grado di ricevere idee, opinioni, reclamida ogni livello dellʼorganizzazione. Certo, lʼascolto èdiventato un compito più complesso che presuppone laconoscenza di strumenti e tecniche che operino un filtrotra le informazioni, per evitarne il sovraccarico, eliminarei rumori di fondo e concentrarsi sul loro valore strategico.

Condivisione. Bisogna ribaltare, dice Li, il concettoche per avere successo i leader devono accumu-lare informazioni senza condividerle (forse solo

lʼ1-2% di esse dovrebbero restare “top secret”). Il restova condiviso in modo spontaneo, autentico, emotivo.Insomma, i collaboratori non devono più avere retropensieri immaginando ciò che sta “tramando” il leader.Devono essere sicuri che quello che dice è ciò che pensae che possono concentrarsi su di esso con fiducia.

EVOLUTIONimpegno sul lavoro. Le persone si impegnanosul lavoro, anche investendo emotivamente,quando si sentono riconosciuti e apprezzati. Il

contatto con il leader in questo senso è importantema, di solito, dato il tempo e la logistica, è rara questaopportunità: una stretta di mano nel corridoio, una paccasulle spalle a qualche riunione, un commento di sfuggita.Con la rete i vincoli di tempo e spazio vengono aboliti.I leader possono parlare con le persone e i gruppi dilavoro in modo più fluido e profondo, trasmettendo imessaggi più coinvolgenti e incoraggianti.

NON DIMENTICHIAMO CHE I COLLABORATORI, I COSIDDETTI MILLENNIAL, SONO GIÀ PRONTI

Arriviamo al dunque. Le tecnologie digitali mobilioffrono una enorme opportunità: liberano il potenzialecreativo e lʼintelligenza collettiva dei collaboratori che,non bisogna dimenticarlo, sono già quasi tutti dei millen-nial, cioè generazioni cresciute con uno stile di vitalegato alle tecnologie social.

Ma questo non basta. Occorre anche una nuovacultura organizzativa, supportata anchʼessa da sistemitecnologici avanzati, che massimizzi la capacità inno -vativa di ognuno, favorendo la partecipazione – senzapenalizzare lʼerrore o provocare ritorsioni nel caso disegnalazioni critiche – la cooperazione, lʼautorealiz -zazione, il senso di appartenenza.

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... sono già quasi tutti deimillennial, cioè generazionicresciute con uno stile di vitalegato alle tecnologie social.“

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La ricetta del successo di Baman StudioOgni cento storie di rifiuti e fallimenti, se ne

trovano altre di successi tutti Made in Italy. Equesta storia non è ambientata sull’Isola che

non c’è, ma proprio nel cuore pulsante dell’Italia checi crede. A Milano, Baman Studio festeggia quest’anno il suo quinto anno di vita, insieme ai suoi trefondatori, Antonella Todisco, Marco Ghezzi Tuia eBarbara Zangiacomi. Ed è proprio quest’ultima araccontare come un progetto “nato da alcune chiac-chierate in vacanza” sia diventato realtà ed abbia poiprosperato negli anni.

Baman Studio si occupa della progettazione e realiz-zazione di tessuti, attraverso il disegno e lo studio dipattern sempre nuovi e di tecnologie all’avanguardia.I tre soci, che si sono incontrati in uno studio di di-segno di tessuti, hanno scelto di compiere il grandepasso verso l’indipendenza dopo diversi anni di espe-rienze importanti a livello nazionale ed internazionalenel settore. Come spiega Zangiacomi “Pur trovandocimolto bene nello studio dove lavoravamo, percepi-vamo che la nostra creatività ed iniziativa venivanoun po’ perse in un ambiente così grande ed abbiamo

MADE IN ITALYdi Ilaria Ricotti

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MADE IN ITALY

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iniziato un po’ per gioco a portare avanti le nostreidee. All’inizio eravamo timorosi di intraprendere que-sta strada, ma grazie al fatto che eravamo ancoraabbastanza giovani per tentare, avevamo il supportodelle nostre famiglie e anni di esperienza in variaspetti del settore, abbiamo deciso di compiere ilgrande passo. È avvenuto tutto molto in fretta e nelgennaio 2012 eravamo già operativi”.Una velocità quasi insolita, ma che deriva dalla ne-cessità di pochi “ingredienti” per avviare un’impresadi questo tipo: un computer con i programmi giustisu cui lavorare, la creatività e la consapevolezza deimercati su cui puntare. Nello specifico: Stati Uniti,Francia, Belgio e Germania, con l’idea di esplorarenel futuro anche zone chiave come l’Australia el’Asia. “L’aspetto più difficoltoso – Spiega BarbaraZangiacomi – è stato trovare un buon commerciale,che girasse nei vari Paesi a vendere i nostri disegni.Ad un certo punto abbiamo avuto un vero e propriocolpo di fortuna e abbiamo iniziato questo rapportolavorativo con un commerciale molto bravo, che hacreduto in noi dopo averci conosciuto grazie a espe-rienze lavo rative precedenti. Abbiamo così raggiuntobuoni risultati non sperati e con un investimento noneccessivo, un buon budgeting, la gestione sempli -ficata della contabilità e la forte volontà da parte ditutti e tre i soci di rimettersi in gioco, siamo riuscitia crearci un seguito di clienti che riconosce esceglie il nostro stile. Produciamo tra i 500 e i 600disegni all’anno e vendiamo circa il 70% della nostraproduzione. Ma vorremmo fare sempre di più: ci“affezioniamo” alle nostre creazioni e crediamofortemente nei nostri progetti”.Una Fede ben riposta, tanto che oggi, dopo cinqueanni, Barbara “non tornerebbe indietro”. “Penso siagiusto mettersi in proprio nel modo in cui l’abbiamo

fatto – ci spiega – il desiderio di riuscire e la pas-sione per il lavoro ci hanno spronato a conciliarel’ambito lavorativo con la famiglia; l’esperienza pre-gressa e la conoscenza del settore hanno fatto sìche riuscissimo quasi da subito ad interpretare igusti e le esigenze del nostro target di mercato”.

E il futuro cosa potrebbe portare al BamanStudio? “Prima o poi vorremmo acquistare unamacchina per stampare le stoffe, attività che adessosvolgiamo esternamente…e, se si presenta la giustaoccasione, magari elaborare una seconda collezioneadatta a mercati più lontani, come Cina e India”.

I 5 ingredienti che non possono mancare

Il desiderio di mettersi in giocoUn budgeting mirato,con un investimento adatto al tipo di impresaL’esperienza pregressa e la conoscenza del settore nel quale si vuole operareAffidarsi a professionisti nei settori chiaveNon smettere mai di volersi migliorare e stare al passo con i tempi

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Per maggiori informazioni: www.bamanstudio.com

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“Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto.”

Seneca

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TENDENZE

Quella delle calzature su misura è una storia che daitempi dei tempi ha sempre puntato sul made inItaly. Lo sa bene Valerio Viganò, classe 1974, dal

2006 leader della Vigano calzature e poi del marchio altodi gamma Viganò 1946. Un nome che si deve ai 70anni dellʼazienda di famiglia, avviata dal padre Carlo,che ha rappresentato lʼeccellenza del made in Italy nelsettore calzature ed accessori su misura da uomo.Ricerca della perfezione, qualità assoluta, le calzatureViganò hanno sempre rappresentato quel connubio per-fetto che unisce lʼeccellenza della lavorazione artigia-nale allʼesclusività di un modello unico realizzato epersonalizzato secondo il gusto personale. Unʼattitudineallʼeleganza che nella storia inizia con la calzaturamaschile per poi aprire le porte al mondo femminile, chepiù volte ha saputo parlare di lusso e personalità.Un motto che la dice lunga “fare i capricci ed essereaccontentati”.

Scarpe realizzate a mano che rappresentano l’eccellenza del made in Italy e calzature dalla suola luminosa che diventano trend irrinunciabile. Dall’imprenditoria femminile arrivano gli apprezzatissimi “gioielli architettonici” ed una nuova griffe che introduce il concetto di lusso accessibilecon collezioni etiche ed esclusive in cui le fibre naturali sono le protagoniste.

Photo: Clubielle – Collezione

DDaaggllii aacccceessssoorrii ddeell ffuuttuurrooal gusto intramontabile del Made in Italy

di Stefania Priolo

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Photo: Viganò 1946 - La lavorazione a mano

Photo: Viganò 1946 - Il laboratorio

Photo: Viganò 1946 - La cucitura artigianale

“Significa principalmente regalare un sorriso ad unamico, esaudire ogni capriccio – ha spiegato ValerioViganò – dai colori al modello, fornire al cliente una cal-zatura unica ed inimitabile a sua immagine e somi-glianza e non solo. Assieme alla scarpa viene realizzataanche una cintura con gli stessi materiali per un perfettoaccostamento”.Qual è la richiesta intramontabile in termini di calza-tura fatta su misura?“I materiali morbidi ed ultra soffici, magari una francesinain camoscio”.E le necessità dei clienti nei tempi moderni?“I materiali morbidi ed ultra soffici, ma che siano a provadella vita frenetica di tutti i giorni. Per questo abbiamocreato un particolare camoscio idrorepellente, realizzatograzie allo studio con unʼazienda italiana, che rende lecalzature a prova di pioggia, traffico, smog. Un materialein 65 varianti di colore da realizzare secondo il gusto delcliente. Sempre in questʼottica abbiamo pensato borselavoro e cartelle negli stessi materiali, abbinate allecalzature, per un uomo che vive il traffico della città e sisposta in scooter”. Qual è il cliente tipo di Viganò 1946?“Un uomo in carriera, edonista, attentissimo al particolare,quasi maniacale. Il ricercatore del benessere, perchéavere una scarpa a propria immagine e somiglianzacontribuisce a quel benessere personale che lʼuomo dasempre ricerca”.E le donne?“Le donne danno le maggiori soddisfazioni, danno sfogoal proprio estro, creano combinazioni piacevoli, apronole proprie cabine armadio e studiano la nuance di coloreproprio come si farebbe per imbiancare una parete.Unʼofferta inconcepibile, anche per la donna il ventagliodi proposte va dallʼinfradito allo stivale, passando dallaclassica décolleté allo stivaletto, al tronchetto, allascarpe gioiello, con Swarovski o borchie, ai colori shock.Per la clientela femminile abbiamo pensato anche ilservizio, post vendita, di sostituzione tacchi completa-mente gratuito”.Cosa è cambiato in 70 anni?“Le tendenze, la struttura, i gusti. La qualità, lʼattenzioneed il rispetto per il cliente invece sono gli stessi di sem-pre. La tradizione calzaturiera è quella di 70 anni fa, conla scelta di non avere neanche un sito internet. Esatta-mente come faceva il sarto 70anni fa, oggi la nostraazienda si reca a casa del cliente, in ufficio in pausapranzo, o sul campo da golf, per prendere le misure,ideare insieme la tipologia e creare una calzatura unicaed inimitabile con le iniziali sulla scarpa e sugli acces-sori. Certo, rispetto a 70 anni fa il servizio è più smart epiù veloce”.Novità in arrivo?“La sfilata milanese del mese di settembre in cui oltrealle collezioni uomo e donna presenteremo anche deiprototipi dedicati al bambino”.

TENDENZE

Dagli accessori del futuro

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TENDENZE

Photo: Wize & Ope - Slide

Photo: LeMucis - Le titolari

Photo: LeMucis - Creazioni

Le ha indossate anche Fedez durante una conferenzastampa, contribuendo a far crescere la popolarità del-lʼultimo fenomeno di tendenza. Sono le scarpe dallasuola luminosa che cambiano continuamente colore.Una proposta di Wize & Ope, che ha fatto il giro del webconquistando appassionati di tutte le età. Con le suole led che cambiano colore, una volta esclu-siva di bambini e supereroi, rappresentano oggi un veromust. Grazie alla tecnologia ed allʼultima novità intro-dotta, il collegamento con lo smathphone, sono prontea candidarsi come le scarpe del futuro.Grazie alle diverse applicazioni disponibili su Android eIos è possibile non solo scegliere tra una gamma di16milioni di colori ma anche sincronizzare i led a ritmodi musica o accenderle appena il piede tocca a terra.Questa caratteristica consente di risparmiare energiae diventa particolarmente utile e sicura in caso di pas-seggiate notturne, le piccole luci infatti possono servirecome indicatori o segnale luminoso per manifestare lapropria presenza anche agli automobilisti più distratti.Ma le Wize & Ope varcano la soglia del futuro conunʼultima geniale trovata. Grazie ad un sistema dilocalizzazione e navigazione, tramite collegamento allosmartphone e Google Maps, si candidano a diventaresupporto dellʼutente per raggiungere una determinataposizione. Un vero e proprio navigatore ai piedi insom ma,le vibrazioni indicheranno se svoltare a destra o a sini-stra. Un sistema utilissimo ad esempio quando si è instrada o ancor più in bicicletta. Questa funzione offre lapossibilità agli utenti di tenere lo smartphone in tasca onello zaino pur avendo attivato una destinazione suGoogle Maps.

Lʼultima tendenza in fatto di gioielli arriva invece daLeMucis. È un progetto nato dalla passione di duearchitetti milanesi, Francesca Aimi e Stefania De Meo,alla ricerca di un prodotto che non vuole essere né ungioiello né un bijoux. I pezzi LeMucis sono pensati conlo stesso iter di un progetto architettonico: partono dalla“funzione” e dal “luogo” di utilizzo, disegnati e realizzatiper il corpo femminile con la volontà di interagire conesso. Il risultato è un prodotto i cui pesi, dimensioni, mo-vimenti e suoni lo rendono non un semplice accessorioma il protagonista in grado di dettare lo stile unico delproprio look . Il marchio LeMucis rispecchia le esigenzedella donna di oggi, versatile nei diversi momenti dellagiornata senza rinunciare alla personalità. Lʼazienda siserve di materiali di alta qualità, metalli anallergici contrattamento free nickel e pietre dure naturali.

Sul fronte della moda a conquistare sempre più con-sensi è lʼemergente fashion designer milanese LorellaNobili. Classe 1985, una laurea in Interpretariato eComunicazione, un Master in Management del Made inItaly del Lusso e della Moda e diversi anni di esperienza

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Photo: Clubielle - Campagna pubblicitaria

Photo: Lorella Nobili - Scelta del cashmere

Photo: Lorella Nobili - Creazione della collezione

in strategia di marketing. Un percorso durante il qualeha progettato di realizzare il suo vero sogno nel cassettoe così, nel gennaio 2015, esce la sua prima collezione.A giugno dello stesso anno è operativo il punto venditaon line che solo nel primo mese viene visitato da più di15mila persone. Il marchio Clubielle diventa la nuova griffe italiana ditendenza e, grazie allʼon line, raggiunge in breve tempoanche il mercato estero. Uno stile unico che cerca diriscrivere il concetto di lusso e lo fa puntando sulla qua-lità e sullʼetica. Le sue creazioni sono realizzate a mano,capi unici, un numero quasi limitato di pezzi dove la qua-lità e la natura sono protagoniste. La stilista punta infattisulla rinomata seta made in Italy per lʼestate, e sul pre-zioso Cashmere della Mongolia per lʼinverno. Abiti chedenotano eleganza e romanticismo, che puntano su co-modità e raffinatezza, ideali per una giornata in ufficio e,con la sola aggiunta di qualche accessorio, diventanoperfetti per un elegante cocktail con le amiche o per unimpegno allʼinsegna del business.Come mai la scelta di utilizzare solo seta ecashmere?“Sono il fulcro della nostra azienda, tutto ciò che è natu-rale comporta anche benefici sulla pelle. Controllo dipersona che i filati siano di altissima qualità e mi accertoche tutte le fasi della lavorazione, come ad esempiola colorazione, avvengano in modo naturale. I capivengono poi realizzati dalla nostra sartoria milanese”.È vero che per scegliere il Cashmere migliore è statapersonalmente in Mongolia?“Si, ho contattato una ventina di aziende ed ho fatto untest di produzione su un mio disegno. Ogni azienda harealizzato un prodotto con il proprio filato. Ho prestatomolta attenzione alle varie fasi di lavorazione, alle certi-ficazioni di qualità, ai diversi parametri e poi ho scelto”.Come mai la scelta dellʼe- commerce come canalepreferenziale?“Secondo me rappresenta lo strumento del futuro chesostituirà la rete di distribuzione internazionale. Grazieallʼon line abbiamo raggiunto velocemente i mercatiesteri. Cʼè stata una ricerca specifica sulla comunica-zione e sul business dei mercati esteri. Le collezionisono molto apprezzate soprattutto negli Emirati Arabi.Abbiamo poi ricevuto moltissime richieste di clienti chevolevano toccare con mano la qualità pregiata dei nostricapi, abbiamo allora avviato anche un negozio a Milano,meta sia di clienti italiani che stranieri”.Cosa vuol dire essere imprenditori oggi?“Avere un forte carattere, essere determinati e nonlasciarsi scoraggiare. Ovviamente bisogna mettere inconto molti sacrifici, si lavora dal lunedì alla domenica,a volte senza sosta. Occorre essere flessibili, attentiai cambiamenti, ma avendo un prodotto di qualità eduna comunicazione vincente basta puntare dritto allameta”.

TENDENZE4_Beesness 2016_Layout 1 05/10/16 16.17 Pagina 67

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IL SOCIAL PER TROVARE LA CASA DEI SOGNI

di Laura Almirante

“Nella mia vita ho cambiato ben 18 case. Da utente misono trovato più volte a che a fare con un sistema cheè già sorpassato”. A parlare è Andrea Lacalamita fonda-tore di Homepal, lʼinnovativo social network per lacompravendita e locazione immobiliare. “é stato un clicknella mia testa, cercavo qualcosa che mi appassionasse,ho messo insieme la mia professionalità - unʼesperienzapiù che ventennale nella creazione di prodotti e serviziper il settore bancario - e lʼidea che fosse arrivato ilmomento di proporre un servizio nuovo per il settoreimmobiliare”. Era la fine di gennaio 2014, quandoLacalamita ha provato a scrivere su un taccuino i puntifocali della sua idea. Poi, ci sono voluti un anno e pocopiù per lʼincubazione del progetto, cinque soci operativi piùaltri finanziari. Homepal è partito nel settembre 2015 conun obbiettivo ambizioso ma molto interessante: metterealle strette le regole del gioco del settore immobiliare.

Chi cerca una casa è contento di incontrare dipersona chi vende. Negli anni abbiamo perso divista il fattore umano, che è fondamentale in

ogni deal. Per l’esperienza che ho vissuto io da cliente,molti intermediari non curano la casa che vendono, nonla conoscono, non la sanno raccontare. Siamo un socialnetwork dell’immobiliare perché sono i contatti ele relazioni delle persone che fanno la trattativa.

COME FUNZIONAHomepal è studiato per essere semplice e intuitivo. Chiha un immobile da proporre, in vendita o in affitto, entranella sezione dedicata del portale e, pagando un fissodi 29 euro annui, pubblica il suo annuncio per un anno.“Il costo di iscrizione comprende una serie di servizi chenoi garantiamo, a partire dal contatto diretto con i poten-ziali acquirenti o locatari”. Chi, sul fronte opposto, è allaricerca, invece accede liberamente al servizio, può con-durre le proprie ricerche senza alcun vincolo e proporreai proprietari delle abitazioni un appuntamento “Soloa questo punto cʼè lʼobbligo di iscrizione. Tutto avvieneattraverso il nostro portale. Anche la trattativa: le offertevengono fatte attraverso il sito: chi trova lʼimmobile pagauna quota fissa di 290 euro nel caso in cui il proprietarioaccetti l'offerta, che diventano 90 nel caso di affitto”. Chiprepara gli annunci decide il prezzo dei propri immobili“abbiamo impostato una griglia di dati possibili da pub-blicare che possa essere il più esauriente possibile, ilnostro lavoro di back office consiste anche nellʼassisteree consigliare il modo di essere più efficaci con gli an-nunci”. Così, ad esempio, con un costo aggiuntivo di 10euro, chi vende può ricevere a casa la paletta Homepal,un cartello segnaletico da esporre fuori dallʼabitazione

Photo: Andrea Lacalamita, founder di Homepal

NETWORK

“ “

Si chiama Homepal il portale per la compra vendita e locazione di immobili che mettein contatto domanda e offerta puntando sul racconto, sfruttando il vantaggio della reteper contenere i costi di transazione. Un’idea nata per innovare e umanizzare un sistemache, secondo il suo fondatore, “funziona all’antica”

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CERCHI CASA?

CERCO CASA OFFRO CASA

SERVIZI E PREZZIBenvenuto

Mario Rossi

PREZZI

COME FUNZIONA

VEDI GLI ANNUNCI

MY HOMEPAL CERCA CASA VENDI - AFFITTA CASA SERVIZI E PREZZI INFO UTILI BLOG

Esci3

Benvenuto Mario

Da oggi la tua visita online sarà più reale che mai

Homepal ti segue gratis, passo dopo passo, in tutte le fasi della tua ricerca attraverso i migliori consigli e tutti i documenti necessari, come il compromesso o il contratto di affitto. Solo se la tua offerta è accettata, tratteniamo una piccola commissione fissa, non una percentuale!. Piccola, perché abbiamo abbattuto tutti i costi inutili per darti solo il puro servizio. Piccola, perché non abbiamo sedi, ma solo una grande piattaforma: Homepal.

Perché chiamare se puoi fissare subito un appuntamento?

La casa ti piace, ottimo. Vuoi vederla, benissimo. Con Homepal visualizzi subito il calendario delle visite e scegli data e ora in cui il venditore è disponibile. Comodo no? Non devi chiamare, né scrivere una mail. È tutto automatico, veloce e soprattutto sicuro: perché sai esattamente chi avrai di fronte.

Sì, puoi fare un’offerta online. No, non stiamo scherzando

Se l’immobile è quello che stai cercando, su Homepal puoi fare subito la tua proposta, offrendo la cifra richiesta o una più bassa. Fissa il prezzo che ritieni più giusto, invia ed entro due giorni saprai se l’offerta è stata accettata. Nessuna estenuante negoziazione, tutta la semplicità del web. Se oggi è normale acquistare un libro su internet, da domani lo sarà anche comprare casa. Benvenuto nel futuro!

Fare senza agenzia è bellissimo, se ricevi da noi lo stesso servizio.

Homepal ti segue gratis, passo dopo passo, in tutte le fasi della tua ricerca attraverso i migliori consigli e tutti i documenti necessari, come il compromesso o il contratto di affitto. Ed è tutto gratuito fino al 30 Ottobre, cosa aspetti cerca la tua casa da noi!

Compra e affitta senza problemi grazie allo Scudo Homepal

Con ScudoAffitto se perdi il lavoro o hai gravi problemi di salute paghiamo noi l’affitto per 6 mesi.Con ScudoPro il tuo compromesso è senza pensieri. In caso di gravi problemi di salute ti restituiamo la caparra fino a 100.000 €.Incredibile? Non solo, per te è anche gratis.

contenente un QR Code che rimanda direttamente alleimmagini dellʼannuncio “In questo modo si potenzianole possibilità di visibilità e, grazie alla consultazionedellʼannuncio in diretta, si effettua un lavoro di screma-tura di telefonate e contatti”.Homepal poi si occupa di accompagnare alla finalizza-zione dellʼacquisto, supportando la fase di contrattualiz-zazione “a Roma e Milano abbiamo nostri notai chepossono seguire le fasi di rogito, ma gli utenti sonoassolutamente liberi di scegliere a quale professionistaappoggiarsi”. A oggi (dato agosto 2016, ndr) sono19.000 gli annunci pubblicati sulla piattaforma, prosegueLacalamita: “stiamo procedendo a piccoli passi: a oggiabbiamo osservato che il 70% dei nostri utenti sonodonne di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Il 75% degliutenti ci conosce grazie a Facebook. Mentre ci stupiscepositivamente che il 12% appartenga alla fascia over65”. Facendo i conti con un momento storico che incon-tra le problematiche della crisi economica, Homepal hapensato alla tutela assicurativa dei suoi utenti “per dareuna maggiore tutela ai nostri inserzionisti, offriamounʼassicurazione che copre 6 mesi di affitto nel casoin cui chi affitta unʼimmobile perda il lavoro. Mentretuteliamo la vendita, rimborsando fino a 100mila euronel caso di gravi problemi di salute”.

QUANDO LA COMUNICAZIONE É DI CASA“Raccontiamo le case che sono in vendita o in affitto,per trasmettere le atmosfere e il sentimento di chi le havissute abitandole”. Così Lacalamita sintetizza la stra-tegia comunicazione di Homepal, che nella scelta dellostory telling sottolinea lʼimportanza della personalizza-zione come approccio nella ricerca dellʼimmobile ideale.“Ci siamo divertiti moltissimo a immaginare il modo difarci conoscere, abbiamo avuto un grande risultatoquando a Roma, Milano e Napoli abbiamo posizionatouna casetta di vetro per la strada facendola abitare peruna settimana, anche di notte. La curiosità delle personeper azioni di questo tipo è altissima”.

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Home Page e Servizi Homepal

Photos: Esterno ed interno location Homepal

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IMAGEdi Tiziana Sinibaldi

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Professione: fashion image

consultantNella fiaba “Il gatto con gli stivali”,il giovane ultimogenito ottiene, a dif-ferenza dei fratelli, i successi mag-giori grazie al suo consigliere felino.E nella vita reale? Chi indossa glistivali?

Da qualche tempo nel mondo delle professioni è en-trata una nuova figura: il fashion image consultant.Ben conosciuto oltre confine, questo professionistasi sta sempre più affermando anche in Italia. Chi è edi cosa si occupa?Da non confondersi con altre figure come il personalshopper o il makeup consultant, il fashion image con-sultant cura l’immagine dei propri clienti sia negliaspetti estetici sia in quelli psicologi. Interviene, cioè,sul modo di vestire, di parlare e sulla gestualità dellapersona, valorizzandone ed esaltandone i punti diforza in armonia con la sua personalità.

Ecco, quindi, che entra in gioco il consulente d’imma-gine. Proprio come il famoso gatto, questo professio-nista, indossati gli stivali, guida gli altri in un percorsodi miglioramento personale che li conduca a comuni-care al meglio se stessi.Chi sono “gli altri”? Diversamente da quanto si po-trebbe pensare, non sono personaggi pubblici, comeattori o politici, ma anche liberi professionisti, stu-denti, neolaureati, così come le aziende, ossia chiun-que desi deri instaurare relazioni migliori con i propriinterlocutori.Il fashion image consultant non agisce con modalitàimpositive, ma suggerisce delle proposte, esponen-done sempre le ragioni. Per far ciò, deve possedereun’ottima capacità di ascolto, doti empatiche e saperecomunicare efficacemente. Tutto questo, sommato all’avere gusto innato, talentoe conoscere le tendenze della moda, è sufficiente?Sino a qualche anno fa la risposta sarebbe stata sì.Si pensi a Diego Dalla Palma, un pioniere in questocampo ed un grande consigliere di stile! Ora, perònon basta più! Proprio in relazione all’ampiezza ed ete-rogeneità della clientela, sono molte le competenzerichieste a chi fa questa professione: da quelle dibase, come l’analisi colorimetrica o lo studio dellafigura, sino a quelle specialistiche, legate, ad esem-pio, all’area del public speaking o della businessimage. Insomma, fashion image consultant non sinasce, ma si può diventarlo attraverso percorsi distudio specializzati.Il ventaglio delle offerte formative è piuttosto ampio ediversificato. A titolo puramente esemplificativo, al-cune istituzioni che offrono questa tipologia di corsiin Italia sono le scuole di moda come l’Accademia delLusso, la Marangoni, e il Polimoda. Nella scelta, èconsigliabile orientarsi verso quelle che prevedono unpercorso completo, finalizzato non solo al consegui-mento di competenze tecniche ma anche all’acquisi-zione di conoscenze di marketing, pianificazione,organizzazione e budgeting.Attualmente sono due le associazioni di consulenzadi immagine più importanti: l’AICI (Association ofImage Consultants International), e TFIC (The Fede-ration of Image Consultant). Quest’ultima ha sede inGran Bretagna, mentre la prima, dal 2 agosto 2010,è presente anche in Italia con la AIC Italy Chapter.Oltre a organizzare eventi, conferenze, fornire l’elencodei professionisti associati, entrambe offrono pro-grammi di certificazione per ottenere un riconosci-mento professionale valido a livello internazionale.

Se “la prima impressione è quella che conta”e l’interlocutore impiega pochi secondi per re-gistrarla, il modo di comunicare e di muoversidiventano elementi fondamentali nel rapportocon gli altri. Il concetto non è nuovo, già nel1975 nel suo libro “Dress for success”, JohnT. Molloy, considerato il padre di questa profes-sione, introduce il concetto del l’importanza del-l’immagine e dell’abb i gliamento per raggiungeresuccessi professionali e personali.

Info: AICI Italy Chapter - www.aici-italychapter.it / The Federation of Image Consultant (TFIC) - www.fipigroup.com

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Search Experience Optimization

Conversion Rate Optimization

Usabilità

User eXperience Design

Paid Advertising

Sviluppo siti web

Sviluppo eCommerce Magento

Strategia eCommerce

www.boraso.com | [email protected] | Tel. +39 02 92 800 700

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Si chiama Just Knock il portale che invita chi cerca lavoro a conquistare le aziende proponendo progetti innovativi. Da un’intuizione di due giovanissime imprenditricidella comunicazione, un modo nuovo di fare recruiting che già piace, tra gli altri, a marchi comeDecathlon, Adidas, Alessi,Bosch ed Enel

di Laura AlmiranteRECRUITING

Isabella Kuster e Marianna Poletti

CHI TROVA UN’IDEA,TROVA UN LAVORO

Il Team Just Knock

Se durante la ricerca del lavoro il vero cruccio, oggipiù che mai, è quello di uscire dallʼanonimato di uncv per avere lʼopportunità di dimostrare capacità e

inventiva, la scorciatoia potrebbe essere quella delleidee. Si chiama Just Knock ed è il nuovo portale per ilrecruiting on line “Just Knock, perché entrare in aziendadiventi facile come bussare – racconta Marianna Poletti,ideatrice della piattaforma – lʼidea è nata dalla nostra esi-genza in prima persona. Durante gli anni di studio a IED(Istituto Europeo del Design, ndr) abbiamo sviluppatomoltissime idee, molte avrebbero potuto essere interes-santi per le aziende. Pensando a come sarebbe statoil post laurea, per non rischiare di finire in una piladi cv anonimi, perché non trovare un modo di entrarein contatto con chi cerca nuovi profili attraverso unprogetto?”.

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PER I CANDIDATI

Just Knock è on line da marzo 2015, conta già piùdi 5mila iscritti e, a oggi (dato a luglio 2016, ndr), hasviluppato oltre 350 matching tra potenziali risorse e

aziende. Due sono i modi, al momento, per farsi avantiattraverso la piattaforma. I candidati possono proporsiinviando idee spontanee a una delle aziende iscritte alportale “nate da esigenze che hanno individuato rispettoal prodotto o servizio offerto dal brand” spiega Marianna.Oppure partecipare a uno dei brief attivi per cui le aziendemettono in palio una specifica opportunità lavorativa.Lʼinvio dei progetti, in fase iniziale, viene tutelato con lasegretezza dellʼidentità di chi trasmette la proposta. Selʼazienda è interessata, Just Knock favorisce il contatto.“Le imprese partner siglano un accordo per la tuteladellʼinventiva. Non cʼè assolutamente sfruttamento delleidee – prosegue Marianna –. Il progetto diventa il bigliettoda visita del candidato. Noi piuttosto supervisioniamoche quello che viene trasmesso alle aziende sia coerentecon le richieste. Se unʼidea piace, allora avviene ilmatching tra chi lʼha realizzata e chi lʼha selezionata. Inquesto modo, nella selezione, diviene un valore centraleil contributo attivo dei candidati”. Il servizio al momentoè soprattutto interessante per chi si trova in fase di primaoccupazione: “il nostro obbiettivo a tendere sarà quellodi essere un punto di riferimento anche per profili piùsenior. Vogliamo dare unʼopportunità anche a chi si vuolereinventare professionalmente. Le esperienze pregressenon devono rappresentare un limite per chi vuolecambiare ruolo”.

DAL PUNTO DI VISTA DI CHI ASSUME

Per essere presenti sul portale le aziende stipulanoun accordo annuale con Just Knock, mentre perattivare la ricerca di un profilo specifico, attraverso

il lancio di un brief, devono trasmettere alla piattaformaquali skill il candidato ideale deve avere: “sulla base delleindicazioni che riceviamo – specifica Marianna –, noilavoriamo alla call to action per i possibili candidati, disolito scrivendo una storia ambientata nel contesto diriferimento della società che fa la richiesta”. Tra i clientidi Just Knock oggi troviamo già molti nomi noti: daDecathlon ad Adidas, da Alessi a Bosch, Enel, Lindt“entrare in un sistema che adotta un paradigma cheribalta il punto di vista del recruiting è anche unmodo di essere innovativi e promuovere lʼimmagineaziendale. Allʼinizio eravamo noi a bussare a tutti perpresentarci. Oggi, sempre di più, accade che siano loroa cercare noi. La più grande soddisfazione? Leo Burnett,che per anni è stata la mia aspirazione professionale,ci ha contattato ed è diventata nostra cliente”.

Lʼidea di Just Knock è di Marianna Poletti – classe 89– che, allʼinizio, condivide la visione con lʼallora suacompagna di corso Arianna Marin - classe 85. “Era

il 2014 quando abbiamo iniziato a strutturare il progetto– racconta Marianna –. Per partire ci sono voluti un annodi test e la passione di due nuovi soci, Luigi Passera, diformazione economica, che ha supportato tutta la fasedi realizzazione del business plan e Isabella Kuster cheha portato da noi la sua esperienza nellʼambito dellerisorse umane”. Oggi il team di Just Knock si è allargatoanche con lʼarrivo di Chiara Parini - classe 93- “che si èproposta a noi, candidandosi attraverso il meccanismodella piattaforma, ovvero presentandoci unʼidea perpromuovere il nostro lavoro, questo ci ha permessodi notare subito il suo talento e la sua affinità con lanostra azienda”. Per lʼavvio della società, oltre a una partedi investimento iniziale sostenuto da parenti e amici, 12milaeuro sono arrivati da un Bando della Regione Lombardiae 10mila euro da una raccolta crowdfunding tramiteil sito eppela.com “conosciamo la metà delle personeche ci hanno sostenuto. Questo vuol dire che tante altrepersone hanno condiviso il nostro sogno credendonel potere dellʼidea. Il loro profilo? 30-40 anni, residentiper lo più nel nord Italia. Il nostro successo dipendeanche da loro, per questo li aggiorniamo costantementecon tutte le novità di sviluppo del nostro progetto”.

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L’IDEA CHE DIVENTA REALTA’

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Beesness n.4_2016www.beesness.it

Periodico di informazione trimestrale - Anno VI -

n. 4 Ottobre/Dicembre 2016 Registrazione

Tribunale di Milano n. 551 del 18.11.2011

Editore e ProprietàBeTheBoss Italia S.r.l.

(Silvio Zannoni, Giovanni Bonani)www.betheboss.it

[email protected]

Prezzo copia € 5,00(presso lʼeditore)

Abbonamento € 25,00 (4 numeri trimestrali)*

Direttore ResponsabileGiuseppe Bonani

StampaPINELLI PRINTING S.R.L.

Via E. Fermi 8 20096 Seggiano di Pioltello (MI)

Sede di RedazioneBeesness®

Via San Gregorio, 5320124 Milano (Italy)

Tel. 02 [email protected]

Direttore EditorialeSilvio Zannoni

ContributorsLucia Bartolone, Elena Delfino,

Laura Almirante, Alessia Portelli,Fabrizio Valente, Patrizia Saolini,Ugo Perugini,Tiziana Sinibaldi,

Laura Bonani

Contributing Fashion Editor

Patrizia Saolini (Retail Coach)

Direttore CommercialePaola Papagno

Mobile 344 [email protected]

Grafica e impaginazioneAG&P S.n.c

immagine e comunicazione

Foto di CopertinaAlessandro de Alberto

per Chef Rubio

Lʼeditore non si assume alcuna responsa -bilità per le opinioni espresse dagli autoridegli articoli, dei testi redazionali e pubbli -citari pubblicati. Lʼeditore inoltre non è nellecondizioni di verificare pre ven tivamente allapubblicazione i dati forniti dalle imprese edai soggetti intervistati e non è quindiresponsabile dei dati pubblicati relativi aprospettive di guadagni ed in particolare aivolumi di ricavi, di costi e conseguente-mente di redditività delle iniziative impren-ditoriali presentate la cui responsabilitàresta a carico esclusivamente delle impresedichiaranti o degli intervistati. A garanzia diriser vatezza, lʼeditore BeTheBoss Italia, nelrispetto del Codice Privacy Dlgs 196/03,garantisce la massima cura dei dati forniti oin suo possesso, che non verranno comu-nicati a terzi, né verranno utilizzati percomunicazioni commerciali e fatto diritto,in ogni caso, per lʼinteressato, di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazioneai sensi dellʼart. 7.

Beesness è un marchio registrato*Abbonamenti attivi solo per lʼItalia.

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w w w . b e e s n e s s . i t

D i s p o n i b i l e a n c h e i n v e r s i o n e d i g i t a l e s f o g l i a b i l e p e r P C ,

s m a r t p h o n e e t a b l e t s u l s i t o b e e s n e s s . i t

I l t u o m a g a z i n e p e r i o d i c o d ’ i n f o r m a z i o n e s u f r a n c h i s i n g ,

r e t a i l e i m p r e n d i t o r i a .

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BeTheBoss.it è il portale di riferimento nel settore del Franchising in Italia dal 2004, quando un gruppo di giovani imprenditori importa dagli USA un format di grande successo. Il network infatti, agli esordi di internet, nel 1996 in joint-venture con Monster.com, era già presente in diversi paesi. La casa madre newyorkese, MFV Expositions, da oltre 30 anni organizza eventi dedicati al franchising, i più famosi sono i saloni di New York, Messico e Londra.BeTheBoss Italia, titolare del marchio BeTheBoss.it, dal 2012 edita la rivista Beesness, dedicata a Franchising, Retail e Nuova Imprenditoria e dal 2014, ha lanciato l’evento Networking Cocktail, un nuovo format dedicato ai protagonisti dei settori Retail e Franchising.BeTheBoss.it rappresenta oggi in Italia la più autorevole piattaforma di incontro virtuale tra aziende Franchisor e potenziali Franchisee e in oltre 10 anni di attività ha aiutato tantissime persone a diventare imprenditori di successo.

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IL LIBRO DELLE GRANDI MARCHE

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Blooker Franchising abbigliamento uomo, conto vendita

Nato dalla tradizione sartoriale partenopea nel 1968, Stecim, forte di una grande esperienza nel 2000comprendendo le nuove dinamichedel mercato dell'abbigliamento uomo,acquista il marchio BLOOKER. Si crea così lo sportswear adatto all'uomo contemporaneo, con una proposta adatta a tutte le occasioni,dal tempo libero al lavoro...

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Raccontare la storia di ogni donnaattraverso un abito, un accessorio, un dettaglio: questo è l'obiettivo di Camomilla Italia da oltre 40 anni. Più di 2 milioni di capi venduti all'anno posizionano il marchio nel panorama nazionaledel settore abbigliamento ed accessori donna...

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Friking è un marchio nel quale vale la pena investire Friking è un marchiodi origine spagnolo, pioniere nel settore dell'abbigliamento e che attualmente presenta il rendimentopiù alto del mercato. Il nostro concept é semplice: magliette, gadget, accessori moda ed idee regalo con illustrazioni deimigliori artisti internazionali...Per maggiori info: www.betheboss.it

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La Maison du Savon de MarseilleFranchising saponerie

"La bellezzaa è l'espressione esteriore di un equilibrio e di un'armonia interiore…"Benessere, salute, voglia di vivere in sintonia con la natura: direttamente dalla Provenza il Franchising "La Maison du Savon de Marseille"...

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Rusconi LibrerieFranchising libri

Rusconi Librerie è la società del Gruppo Rusconi Libri che ha l'obiettivo di diffondere un nuovo modo di vendere i libri.Forti del collegamento con Stock Libri, leader italiano nel settore del libro a metà prezzo(Remainder), offriamo un modello di business basato sul libro offerta...

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World Smart Center Franchising noleggio auto

Se vuoi far parte di un team vincente, con obiettivi ben definiti, gli elementifondamentali sono la grande passione per le auto e per le moto,un po' di spirito imprenditoriale e la voglia di entrare in questo remu -nerativo mercato in forte crescita.Il business per il tuo futuro!Vogliamo rappresentare un punto fermo per gli imprenditori in movimento!...

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YogurtissimoFranchising yogurt

YOGURTISSIMO: la soluzione franchisingche aspettavi! Yogurtissimo è la realizzazione di un sogno, quello dei soci fondatori Giuseppe eFrancesco Picerno, i quali spinti dallapassione per il proprio lavoro e sicuridella loro lunga esperienza di settoredecidono con entusiasmo di sviluppareuna realtà imprenditoriale, dinamica e fondata su un metodo di lavoro competitivo e capace di mettere alcentro realmente la qualità. Sempre...Per maggiori info: www.betheboss.it

CardGroupFranchising distributori biglietti augurali

CardGroup Italia nasce come Master Franchisor di CardGroup International, gruppo svedese natonel 1997. Fondata a Carpi nel 2010,l'azienda ha in poco tempo raggiuntoun enorme successo espandendosi su tutto il territorio italiano e sviluppandosi in diversi mercati grazie a prodotti di qualità e al servizio di merchandising.

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Schmidt CucineFranchising cucine

Schmidt: un concept innovativo che fa la differenza. Una distribuzione esclusiva basata su progettazione erealizzazione su misura. Perchéaprire un negozio con Schmidt? Perché il "metodo" Schmidt funziona.I numeri parlano chiaro: oggi il marchioè leader indiscusso dell'arredamentosu misura in Francia e 5° gruppo europeo del settore, con ben 6.000 collaboratori in tutto il mondo...

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CycleBandFranchising abbigliamento bambino

La Tessival, nata nel 1972come polo industriale nell'ambito della filatura, tessitura e nobilitazione tessile, è divenuta negli anni una delle più importanti aziende di trading d'Europa fino a completare il ciclo specializzandosi anche nella confezione...

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