36 la guida 6 novembre 2015 interviste - ghironda.com · nomiche. gandhi è stato un grandissimo,...

1
Tommaso Rabino (ma per tutti è “Maso”) è un contadi- no dalla testa fine: ama legge- re molto, “per capire il senso della vita”. Vive a Santa Vit- toria d’Alba, dove è nato nel 1926, ma non riesce a stare fermo: “Mio padre, che face- va il contadino e vendeva le uve, si chiamava Andrea, mia mamma Agnese. Ho ricor- di vaghi di mio papà, avevo 5 anni quando è morto, ho sof- ferto molto per la sua man- canza. Eravamo 4 figli, oggi siamo restati io e la mia sorel- la Anna. Ho mangiato quin- tali di castagne e tanta polen- ta!”. Sua madre? “Una grande donna, ave- va una Fede enorme! Si è de- dicata alla famiglia e non si è più sposata. Ha continuato a lavorare nell’azienda fino al- la guerra. Poi ha messo la vi- gna a mezzadria. Io sono fini- to a studiare in Seminario ad Alba, dove ho fatto cinque an- ni di Ginnasio, poi sono usci- to. Mi sentivo in prigione”. Chi passava in campa- gna? “Arrivava un Cappucci- no con un sacco, mia non- na e mia madre lo riempiva- no di roba da mangiare. Arri- vava il “tessitore”, con cui di- videvamo fino agli anni Ses- santa la minestra e la polen- ta: era quasi sempre sbronzo e si metteva a bestemmiare se non gli davamo da bere!”. La parola “guerra” cosa le fa venire in mente? “Mi fa venire la pelle d’oca, pensando al rumore dei tac- chi degli stivali delle SS... Do- po lo sfascio dell’8 settembre 1943, mi sono nascosto qui a casa, avevamo costruito un ri- fugio sotto la concimaia, per due persone. Tante volte ab- biamo ospitato i partigiani qui in cascina”. Le guerre di oggi? “Immagino le sofferenze di quelle persone e ci sto male”. E nel nord del mondo? “Si combattono guerre eco- nomiche. Gandhi è stato un grandissimo, perché con la nonviolenza ha vinto i forti”. Che lavori ha fatto? “Tanti. Il rappresentante di prodotti per l’agricoltura, poi dal 1955 con mio fratello Vin- cenzo ci siamo concentra- ti sulle vigne. Sono stato uno dei primi imbottigliatori di Nebbiolo dopo la guerra e me ne vanto”. Quali vini producete oggi? “Le nostre vigne sono sto- riche e facciamo Mosca- to e Nebbiolo, Arneis e Bar- bera. Oggi produciamo cir- ca 200.000 bottiglie all’anno, che finiscono in Germania, in Svizzera, in Inghilterra e an- che in America”. Le soddisfazioni? “Grazie al vino ho cono- sciuto personaggi che non avrei mai potuto incontrare diversamente! Negli anni del terrorismo, è arrivato un gior- no un uomo con la moglie, elegantissima. Quattro uomi- ni lo scortavano, ha posato il borsello sul tavolo e ho intra- visto una pistola. Gli ho det- to di uscire subito dal mio uf- ficio! Lui si è scusato: “La mia vita è difficile, sono scortato, sennò mi ammazzano. Sono il capo della Polizia”. Lei ha fatto anche il sin- daco di Santa Vittoria d’Al- ba, vero? “Sì, per tre legislature, dal 1964 al 1977. Ero molto de- mocratico, facevamo i Consi- gli comunali aperti, ma è fati- cosa la democrazia. Sono sta- to il primo nella “Granda” ad istituire un servizio di raccol- ta dei rifiuti volontario”. Oggi come vede la classe politica italiana? “Un po’ allo sbando. Noi avevamo entusiasmi e ideali, oggi soprattutto numeri ari- di”. E i giovani di oggi? “Sono figli del consumi- smo e non sempre capiscono il valore delle cose. Noi vivia- mo nell’abbondanza e in Afri- ca tanti muoiono di fame: è un problema enorme! Noi spre- chiamo e rubiamo a loro il pa- ne”. Dove ha conosciuto sua moglie? “Maria Oricco (“Passerotta”, perché non sta mai ferma!) l’ho conosciuta nelle veglie: siamo stati fidanzati alcuni an- ni e ci siamo sposati il 4 otto- bre 1956, poi il viaggio di noz- ze ad Assisi. Avevo comprato una “Fiat 1100” ma mentre sa- livamo all’Eremo delle carce- ri l’auto è restata senza benzi- na! Finito il viaggio ho vendu- to la “Fiat 1100” per comprare un’auto più economica”. Il segreto per far durare i matrimoni? “Dialogare. Io sono ottimi- sta, lei è pessimista e bene ci integriamo”. La vostra famiglia? “Abbiamo avuto due figli, Andrea e Luisa, che è morta a 40 anni, 16 anni fa. Una ve- ra tragedia: io la penso ma non vado molto al cimitero, perché soffro troppo”. Chi manda avanti la canti- na oggi? “Mio figlio Andrea, mia nuora Annalisa, le tre nipo- ti Francesca, Chiara e Agnese. L’altro mio nipote Emilio, fi- glio di Luisa, fa altro. Con i ni- poti, che sono molto svegli, va- do d’accordo e loro mi soppor- tano!”. Le piace San Francesco? “Ogni tanto nasce un uomo eccezionale. San Francesco ha ridimensionato il mondo e ha fatto salire tutti di uno scalino. Io vorrei essere un “tassello giusto” di quel mondo cristia- no che sogno, ispirato da San Francesco e dai valori che mia mamma mi ha insegnato”. Lei crede in Dio? “Non si può fare a meno di credere!”. Ha paura di morire? “Cerco di limitare i malanni, ma ho già il mio “piano”: spe- ro di far parte della “comunio- ne dei Santi”, ci penso di conti- nuo”. Rivivrebbe di nuovo? “Sì. Ho vissuto intensamen- te da “povero Cristo”, cercan- do delle verità, facendo anche grandi errori che non ripeterei”. Il segreto per fare un buon vino? “Non manipolare la Natura, manomettendo quello che il Pa- dreterno ci manda”. Alberto Burzio Classe 1926, la sua cantina produce 200.000 bottiglie di vino all’anno “Maso” Rabino, il contadino dalla testa fine, che legge tanto “per capire il senso della vita” 36 VENERDÌ 6 NOVEMBRE 2015 La Guida

Upload: others

Post on 09-Jul-2020

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: 36 La Guida 6 NOVEMBRE 2015 INTERVISTE - Ghironda.com · nomiche. Gandhi è stato un grandissimo, perché con la nonviolenza ha vinto i forti”. Che lavori ha fatto? “Tanti. Il

36 VENERDÌ6 NOVEMBRE 2015La Guida

Emanuele (Lele) ha 22 an-ni e Francesco (Checco) 18.Sono i fratelli Becchis, ri-battezzati i “fratelli d’Italia”perché quest’estate sono sa-liti entrambi sul podio del-la Coppa del mondo di ski-roll che si è disputata in Valdi Fiemme. Nello stesso gior-no Emanuele ha vinto nel-la categoria Seniores la ga-ra sprint (200 metri) e Fran-cesco si è aggiudicato il pri-mo posto nella Juniores, conla gara staffetta a coppie. Unavvenimento storico e for-se mai capitato prima d’ora.Emanuele secondo in Coppadel mondo seniores e Fran-cesco terzo per juniores: duemedaglie d’oro importan-ti se si considera che l’Italia,seconda nel medagliere �na-le dietro alla Russia, ha vin-to quattro ori in tutto. Tra i migliori atleti italiani prove-nienti dalle due federazioninazionali Fihp e Fisi, anche idue bovesani.

Nella loro casa si respira-no sport e musica. I genitoriFlavio e Angioletta sono inse-gnanti, lui di musica e i quat-tro figli suonano uno stru-mento musicale: Maria vio-loncello, Emanuele e Fran-cesco violino, Chiara flau-to. Tutta la famiglia è coin-volta anche nel coro polifo-nico. Ma sul tavolo della cu-cina si ammucchiano le me-daglie sportive, le prime vin-te anni fa �no ai titoli iridati

di quest’anno. “La mia primamedaglia a cui sono più affe-zionato - dice Emanuele - miè caduta e si è rotta mostran-dola a mia nonna. L’ho ripa-rata con la colla”.

Quando avete cominciatoa praticare questo sport?

“Io in quinta elementare -continua Emanuele - e miofratello in seconda elemen-tare. Abbiamo cominciato,spinti dai genitori, con il pat-tinaggio a rotelle perchè erauno sport economico e alter-nativo al calcio. Tutti abbia-

mo praticato il pattinaggio esiamo stati portati allo sportanche dalle altre passioni de-gli zii per bici e sci”.

Cosa fate nella vita?“Studiamo tutti e non so-

lo musica, dice ancora Ema-nuele. Io sono arrivato al 6°anno di violino, ma da dueanni ho mollato. Quest’annomi sono laureato in Scienzemotorie a Torino (triennale)e ora proseguirò gli studi”.“Io invece - aggiunge Fran-cesco - suono ancora il violi-no e studio al Liceo musica-

le. Per ora riesco a fare tutto,poi vedrò”.

Quanto vi impegna l’ago-nismo?

“Ci alleniamo in media tut-ti i giorni tra 1 e 2 ore, conqualsiasi tempo. Facciamoskiroll, ma anche corsa, pat-tinaggio, palestra, sci. Civuole autodisciplina per ar-rivare a certi risultati, in alle-namento scarichiamo la ten-sione, poi in gara serve con-centrazione”.

Quanto si guadagna nelvostro sport?

(Sorridono). “Poco, aiMondiali abbiamo guada-gnato solo la medaglia e lagloria, ovviamente. Non ab-biamo spese perché ci paga-no le trasferte, ma i premi indenaro anche in Coppa delmondo sono bassi, 250 euroal primo classificato, 150 alsecondo e 100 al terzo, la me-tà per la categoria juniores”.

Quindi non si può viveredi skiroll…

“Non in Italia, ma da altreparti sì, a volte pagano anche1.000 euro. Lo skiroll è natocome allenamento per lo scidi fondo (sport povero) e poicon il tempo è diventato unadisciplina a sé (ma semprepovero)”.

Vi siete mai infortunati?E i sacri�ci?

Francesco: “Per me soloqualche raschiata per terra,niente di importante, ma c’èpiù divertimento che sacri-ficio”. Emanuele: “Mi sonospaccato il polso in una ca-

duta con i pattini. Siamo at-trezzati con caschetto e oc-chiali, ma in velocità arrivia-mo a fare i 50 km orari, 70in discesa. I sacri� ci cresco-no più si sale di livello, io adesempio sono tre anni chenon faccio una vacanza almare…”.

Cos’è lo sport per voi?Francesco: “Emozione, fe-

licità, divertimento”. Ema-nuele: “Spero la mia vita. Daquando sono piccolo sto la-vorando per cercare di re-stare in ambito sportivo.Lo sport è libertà, che �gataquando metto ai piedi gli ski-roll”.

Futuro?Francesco: “Devo finire le

scuole superiori e poi decide-rò tra sport o musica”. Ema-nuele: “Per me il futuro è losport, proseguo gli studi uni-versitari già in quel campo. Epoi ora sono diventato l’alle-natore di mio fratello”.

Carla Vallauri

“Lo sport è soprattutto libertà”Emanuele e Francesco, i campionidi skiroll raccontano la loro passione

Tommaso Rabino (ma per tutti è “Maso”) è un contadi-no dalla testa � ne: ama legge-re molto, “per capire il senso della vita”. Vive a Santa Vit-toria d’Alba, dove è nato nel 1926, ma non riesce a stare fermo: “Mio padre, che face-va il contadino e vendeva le uve, si chiamava Andrea, mia mamma Agnese. Ho ricor-di vaghi di mio papà, avevo 5 anni quando è morto, ho sof-ferto molto per la sua man-canza. Eravamo 4 figli, oggi siamo restati io e la mia sorel-la Anna. Ho mangiato quin-tali di castagne e tanta polen-ta!”.

Sua madre?“Una grande donna, ave-

va una Fede enorme! Si è de-dicata alla famiglia e non si è più sposata. Ha continuato a lavorare nell’azienda fino al-la guerra. Poi ha messo la vi-gna a mezzadria. Io sono � ni-to a studiare in Seminario ad Alba, dove ho fatto cinque an-ni di Ginnasio, poi sono usci-to. Mi sentivo in prigione”.

Chi passava in campa-gna?

“Arrivava un Cappucci-no con un sacco, mia non-na e mia madre lo riempiva-no di roba da mangiare. Arri-vava il “tessitore”, con cui di-

videvamo fino agli anni Ses-santa la minestra e la polen-ta: era quasi sempre sbronzo e si metteva a bestemmiare se non gli davamo da bere!”.

La parola “guerra” cosa le fa venire in mente?

“Mi fa venire la pelle d’oca, pensando al rumore dei tac-chi degli stivali delle SS... Do-po lo sfascio dell’8 settembre 1943, mi sono nascosto qui a casa, avevamo costruito un ri-fugio sotto la concimaia, per due persone. Tante volte ab-biamo ospitato i partigiani qui in cascina”.

Le guerre di oggi?“Immagino le sofferenze di

quelle persone e ci sto male”.E nel nord del mondo?“Si combattono guerre eco-

nomiche. Gandhi è stato un grandissimo, perché con la nonviolenza ha vinto i forti”.

Che lavori ha fatto?“Tanti. Il rappresentante di

prodotti per l’agricoltura, poi dal 1955 con mio fratello Vin-cenzo ci siamo concentra-ti sulle vigne. Sono stato uno dei primi imbottigliatori di Nebbiolo dopo la guerra e me ne vanto”.

Quali vini producete oggi?“Le nostre vigne sono sto-

riche e facciamo Mosca-to e Nebbiolo, Arneis e Bar-

bera. Oggi produciamo cir-ca 200.000 bottiglie all’anno, che � niscono in Germania, in Svizzera, in Inghilterra e an-che in America”.

Le soddisfazioni?“Grazie al vino ho cono-

sciuto personaggi che non avrei mai potuto incontrare diversamente! Negli anni del terrorismo, è arrivato un gior-no un uomo con la moglie, elegantissima. Quattro uomi-ni lo scortavano, ha posato il borsello sul tavolo e ho intra-visto una pistola. Gli ho det-to di uscire subito dal mio uf-� cio! Lui si è scusato: “La miavita è dif� cile, sono scortato,sennò mi ammazzano. Sonoil capo della Polizia”.

Lei ha fatto anche il sin-daco di Santa Vittoria d’Al-ba, vero?

“Sì, per tre legislature, dal 1964 al 1977. Ero molto de-mocratico, facevamo i Consi-gli comunali aperti, ma è fati-cosa la democrazia. Sono sta-to il primo nella “Granda” ad istituire un servizio di raccol-ta dei ri� uti volontario”.

Oggi come vede la classe politica italiana?

“Un po’ allo sbando. Noi avevamo entusiasmi e ideali, oggi soprattutto numeri ari-di”.

E i giovani di oggi?“Sono figli del consumi-

smo e non sempre capiscono il valore delle cose. Noi vivia-mo nell’abbondanza e in Afri-ca tanti muoiono di fame: è un problema enorme! Noi spre-chiamo e rubiamo a loro il pa-ne”.

Dove ha conosciuto sua moglie?

“Maria Oricco (“Passerotta”, perché non sta mai ferma!) l’ho conosciuta nelle veglie: siamo stati � danzati alcuni an-ni e ci siamo sposati il 4 otto-bre 1956, poi il viaggio di noz-ze ad Assisi. Avevo comprato una “Fiat 1100” ma mentre sa-livamo all’Eremo delle carce-ri l’auto è restata senza benzi-na! Finito il viaggio ho vendu-to la “Fiat 1100” per comprare un’auto più economica”.

Il segreto per far durare i matrimoni?

“Dialogare. Io sono ottimi-sta, lei è pessimista e bene ci integriamo”.

La vostra famiglia?“Abbiamo avuto due figli,

Andrea e Luisa, che è morta a 40 anni, 16 anni fa. Una ve-ra tragedia: io la penso ma non vado molto al cimitero, perché soffro troppo”.

Chi manda avanti la canti-na oggi?

“Mio figlio Andrea, mia nuora Annalisa, le tre nipo-ti Francesca, Chiara e Agnese. L’altro mio nipote Emilio, fi-glio di Luisa, fa altro. Con i ni-poti, che sono molto svegli, va-do d’accordo e loro mi soppor-tano!”.

Le piace San Francesco? “Ogni tanto nasce un uomo

eccezionale. San Francesco ha ridimensionato il mondo e ha fatto salire tutti di uno scalino. Io vorrei essere un “tassello giusto” di quel mondo cristia-no che sogno, ispirato da San Francesco e dai valori che mia mamma mi ha insegnato”.

Lei crede in Dio?

“Non si può fare a meno di credere!”.

Ha paura di morire?“Cerco di limitare i malanni,

ma ho già il mio “piano”: spe-ro di far parte della “comunio-ne dei Santi”, ci penso di conti-nuo”.

Rivivrebbe di nuovo?“Sì. Ho vissuto intensamen-

te da “povero Cristo”, cercan-do delle verità, facendo anche grandi errori che non ripeterei”.

Il segreto per fare un buon vino?

“Non manipolare la Natura, manomettendo quello che il Pa-dreterno ci manda”.

Alberto Burzio

Classe 1926, la sua cantina produce 200.000 bottiglie di vino all’anno

“Maso” Rabino, il contadino dalla testa fine,che legge tanto “per capire il senso della vita”

INTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTE

36 VENERDÌ 6 NOVEMBRE 2015 La Guida

Emanuele (Lele) ha 22 an-ni e Francesco (Checco) 18.Sono i fratelli Becchis, ri-battezzati i “fratelli d’Italia”perché quest’estate sono sa-liti entrambi sul podio del-la Coppa del mondo di ski-roll che si è disputata in Valdi Fiemme. Nello stesso gior-no Emanuele ha vinto nel-la categoria Seniores la ga-ra sprint (200 metri) e Fran-cesco si è aggiudicato il pri-mo posto nella Juniores, conla gara staffetta a coppie. Unavvenimento storico e for-se mai capitato prima d’ora.Emanuele secondo in Coppadel mondo seniores e Fran-cesco terzo per juniores: duemedaglie d’oro importan-ti se si considera che l’Italia,seconda nel medagliere �na-le dietro alla Russia, ha vin-to quattro ori in tutto. Tra i migliori atleti italiani prove-nienti dalle due federazioninazionali Fihp e Fisi, anche idue bovesani.

Nella loro casa si respira-no sport e musica. I genitoriFlavio e Angioletta sono inse-gnanti, lui di musica e i quat-tro figli suonano uno stru-mento musicale: Maria vio-loncello, Emanuele e Fran-cesco violino, Chiara flau-to. Tutta la famiglia è coin-volta anche nel coro polifo-nico. Ma sul tavolo della cu-cina si ammucchiano le me-daglie sportive, le prime vin-te anni fa �no ai titoli iridati

di quest’anno. “La mia primamedaglia a cui sono più affe-zionato - dice Emanuele - miè caduta e si è rotta mostran-dola a mia nonna. L’ho ripa-rata con la colla”.

Quando avete cominciatoa praticare questo sport?

“Io in quinta elementare -continua Emanuele - e miofratello in seconda elemen-tare. Abbiamo cominciato,spinti dai genitori, con il pat-tinaggio a rotelle perchè erauno sport economico e alter-nativo al calcio. Tutti abbia-

mo praticato il pattinaggio esiamo stati portati allo sportanche dalle altre passioni de-gli zii per bici e sci”.

Cosa fate nella vita?“Studiamo tutti e non so-

lo musica, dice ancora Ema-nuele. Io sono arrivato al 6°anno di violino, ma da dueanni ho mollato. Quest’annomi sono laureato in Scienzemotorie a Torino (triennale)e ora proseguirò gli studi”.“Io invece - aggiunge Fran-cesco - suono ancora il violi-no e studio al Liceo musica-

le. Per ora riesco a fare tutto,poi vedrò”.

Quanto vi impegna l’ago-nismo?

“Ci alleniamo in media tut-ti i giorni tra 1 e 2 ore, conqualsiasi tempo. Facciamoskiroll, ma anche corsa, pat-tinaggio, palestra, sci. Civuole autodisciplina per ar-rivare a certi risultati, in alle-namento scarichiamo la ten-sione, poi in gara serve con-centrazione”.

Quanto si guadagna nelvostro sport?

(Sorridono). “Poco, aiMondiali abbiamo guada-gnato solo la medaglia e lagloria, ovviamente. Non ab-biamo spese perché ci paga-no le trasferte, ma i premi indenaro anche in Coppa delmondo sono bassi, 250 euroal primo classificato, 150 alsecondo e 100 al terzo, la me-tà per la categoria juniores”.

Quindi non si può viveredi skiroll…

“Non in Italia, ma da altreparti sì, a volte pagano anche1.000 euro. Lo skiroll è natocome allenamento per lo scidi fondo (sport povero) e poicon il tempo è diventato unadisciplina a sé (ma semprepovero)”.

Vi siete mai infortunati?E i sacri�ci?

Francesco: “Per me soloqualche raschiata per terra,niente di importante, ma c’èpiù divertimento che sacri-ficio”. Emanuele: “Mi sonospaccato il polso in una ca-

duta con i pattini. Siamo at-trezzati con caschetto e oc-chiali, ma in velocità arrivia-mo a fare i 50 km orari, 70in discesa. I sacri� ci cresco-no più si sale di livello, io adesempio sono tre anni chenon faccio una vacanza almare…”.

Cos’è lo sport per voi?Francesco: “Emozione, fe-

licità, divertimento”. Ema-nuele: “Spero la mia vita. Daquando sono piccolo sto la-vorando per cercare di re-stare in ambito sportivo.Lo sport è libertà, che �gataquando metto ai piedi gli ski-roll”.

Futuro?Francesco: “Devo finire le

scuole superiori e poi decide-rò tra sport o musica”. Ema-nuele: “Per me il futuro è losport, proseguo gli studi uni-versitari già in quel campo. Epoi ora sono diventato l’alle-natore di mio fratello”.

Carla Vallauri

“Lo sport è soprattutto libertà”Emanuele e Francesco, i campionidi skiroll raccontano la loro passione

Tommaso Rabino (ma pertutti è “Maso”) è un contadi-no dalla testa �ne: ama legge-re molto, “per capire il sensodella vita”. Vive a Santa Vit-toria d’Alba, dove è nato nel1926, ma non riesce a starefermo: “Mio padre, che face-va il contadino e vendeva leuve, si chiamava Andrea, miamamma Agnese. Ho ricor-di vaghi di mio papà, avevo 5anni quando è morto, ho sof-ferto molto per la sua man-canza. Eravamo 4 figli, oggisiamo restati io e la mia sorel-la Anna. Ho mangiato quin-tali di castagne e tanta polen-ta!”.

Sua madre?“Una grande donna, ave-

va una Fede enorme! Si è de-dicata alla famiglia e non si èpiù sposata. Ha continuato alavorare nell’azienda fino al-la guerra. Poi ha messo la vi-gna a mezzadria. Io sono �ni-to a studiare in Seminario adAlba, dove ho fatto cinque an-ni di Ginnasio, poi sono usci-to. Mi sentivo in prigione”.

Chi passava in campa-gna?

“Arrivava un Cappucci-no con un sacco, mia non-na e mia madre lo riempiva-no di roba da mangiare. Arri-vava il “tessitore”, con cui di-

videvamo fino agli anni Ses-santa la minestra e la polen-ta: era quasi sempre sbronzoe si metteva a bestemmiare senon gli davamo da bere!”.

La parola “guerra” cosa lefa venire in mente?

“Mi fa venire la pelle d’oca,pensando al rumore dei tac-chi degli stivali delle SS... Do-po lo sfascio dell’8 settembre1943, mi sono nascosto qui acasa, avevamo costruito un ri-fugio sotto la concimaia, per due persone. Tante volte ab-biamo ospitato i partigianiqui in cascina”.

Le guerre di oggi?“Immagino le sofferenze di

quelle persone e ci sto male”.E nel nord del mondo?“Si combattono guerre eco-

nomiche. Gandhi è stato ungrandissimo, perché con lanonviolenza ha vinto i forti”.

Che lavori ha fatto?“Tanti. Il rappresentante di

prodotti per l’agricoltura, poidal 1955 con mio fratello Vin-cenzo ci siamo concentra-ti sulle vigne. Sono stato unodei primi imbottigliatori diNebbiolo dopo la guerra e mene vanto”.

Quali vini producete oggi?“Le nostre vigne sono sto-

riche e facciamo Mosca-to e Nebbiolo, Arneis e Bar-

bera. Oggi produciamo cir-ca 200.000 bottiglie all’anno, che �niscono in Germania, inSvizzera, in Inghilterra e an-che in America”.

Le soddisfazioni?“Grazie al vino ho cono-

sciuto personaggi che nonavrei mai potuto incontrarediversamente! Negli anni del terrorismo, è arrivato un gior-no un uomo con la moglie,elegantissima. Quattro uomi-ni lo scortavano, ha posato ilborsello sul tavolo e ho intra-visto una pistola. Gli ho det-to di uscire subito dal mio uf-�cio! Lui si è scusato: “La miavita è dif�cile, sono scortato,sennò mi ammazzano. Sonoil capo della Polizia”.

Lei ha fatto anche il sin-daco di Santa Vittoria d’Al-ba, vero?

“Sì, per tre legislature, dal1964 al 1977. Ero molto de-mocratico, facevamo i Consi-gli comunali aperti, ma è fati-cosa la democrazia. Sono sta-to il primo nella “Granda” adistituire un servizio di raccol-ta dei ri�uti volontario”.

Oggi come vede la classepolitica italiana?

“Un po’ allo sbando. Noiavevamo entusiasmi e ideali,oggi soprattutto numeri ari-di”.

E i giovani di oggi?“Sono figli del consumi-

smo e non sempre capisconoil valore delle cose. Noi vivia-mo nell’abbondanza e in Afri-ca tanti muoiono di fame: è unproblema enorme! Noi spre-chiamo e rubiamo a loro il pa-ne”.

Dove ha conosciuto suamoglie?

“Maria Oricco (“Passerotta”,perché non sta mai ferma!)l’ho conosciuta nelle veglie:siamo stati �danzati alcuni an-ni e ci siamo sposati il 4 otto-bre 1956, poi il viaggio di noz-ze ad Assisi. Avevo compratouna “Fiat 1100” ma mentre sa-livamo all’Eremo delle carce-ri l’auto è restata senza benzi-na! Finito il viaggio ho vendu-to la “Fiat 1100” per comprareun’auto più economica”.

Il segreto per far durare imatrimoni?

“Dialogare. Io sono ottimi-sta, lei è pessimista e bene ciintegriamo”.

La vostra famiglia?“Abbiamo avuto due figli,

Andrea e Luisa, che è mortaa 40 anni, 16 anni fa. Una ve-ra tragedia: io la penso ma nonvado molto al cimitero, perchésoffro troppo”.

Chi manda avanti la canti-na oggi?

“Mio figlio Andrea, mianuora Annalisa, le tre nipo-ti Francesca, Chiara e Agnese.L’altro mio nipote Emilio, fi-glio di Luisa, fa altro. Con i ni-poti, che sono molto svegli, va-do d’accordo e loro mi soppor-tano!”.

Le piace San Francesco? “Ogni tanto nasce un uomo

eccezionale. San Francesco haridimensionato il mondo e hafatto salire tutti di uno scalino.Io vorrei essere un “tassellogiusto” di quel mondo cristia-no che sogno, ispirato da San Francesco e dai valori che miamamma mi ha insegnato”.

Lei crede in Dio?

“Non si può fare a meno dicredere!”.

Ha paura di morire?“Cerco di limitare i malanni,

ma ho già il mio “piano”: spe-ro di far parte della “comunio-ne dei Santi”, ci penso di conti-nuo”.

Rivivrebbe di nuovo?“Sì. Ho vissuto intensamen-

te da “povero Cristo”, cercan-do delle verità, facendo anchegrandi errori che non ripeterei”.

Il segreto per fare un buonvino?

“Non manipolare la Natura,manomettendo quello che il Pa-dreterno ci manda”.

Alberto Burzio

Classe 1926, la sua cantina produce 200.000 bottiglie di vino all’anno

“Maso” Rabino, il contadino dalla testa fine,che legge tanto “per capire il senso della vita”

INTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTEINTERVISTE