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governance commissaria

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    Trasformazioni del governo e democrazie di mercato: forma stato, forma mercato e governance Alessandro Arienzo (Univ. Federico II, Napoli) Nel celebre Frontespizio del Leviatano (1651) Thomas Hobbes rappresentava

    il sovrano come un gigante composto da una molteplicit di individui che in esso trovano la loro inscindibile e irresistibile unit. Individui che attraverso un meccanismo di rappresentazione politica devono autorizzare un uomo, o un assemblea di uomini, ad esercitare legittimamente i poteri irresistibili di un Dio Mortale1. Nella sua declinazione democratica il sovrano si regge sui principi della rappresentanza parlamentare e della sovranit popolare, poich lordine politico espressione di un potere condiviso di cui il popolo detentore. Eppure questo potere pu venire esercitato solo per via rappresentativa, perch attraverso un patto politico gli individui si costituiscono come popolo, spogliandosi del loro potere singolare, ed autorizzando lesercizio del governo per mezzo di una aristocrazia elettiva, tradotta in elemento funzionale.

    La sovranit statuale democratica si esprime, quindi, come lesercizio verticale di un potere politico legittimo perch originato dal popolo. Ed essa si esprime anche come cessione da parte dei singoli del diritto ad esercitare potere ad unautorit legittimatasi per mezzo di un singolare collettivo: popolo2. Nel corso del XIX e del XX secolo, e con il progressivo allargamento del suffragio e della partecipazione politica, questo modello diventato espressamente parlamentare e liberale, stringendo insieme i principi della sovranit, le procedure e i principi del governo costituzionale, gli istituti della mediazione giuridica, i principi del pluralismo politico e dei partiti di massa. Lesercizio del governo democratico si andato associando a dispositivi di contenimento, divisione e bilanciamento del potere.

    In tal senso, nel suo lavoro, Carlo Amirante ha ricostruito le distorsioni nel rapporto tra economia e politica nel quadro offerto da questa globalizzazione evidenziando come forma stato e forma mercato entrino tra loro in contrasto, e come la prima venga lentamente e progressivamente ricondotta alla seconda: se per forma stato intendiamo quella formazione istituzionale ed economico-sociale affermatasi e consolidatasi nel secondo dopoguerra, il cui denominatore comune era la pretesa dei cittadini di ricevere dalle sue istituzioni risposte positive ed efficaci ad una gamma sempre pi ampia di domande di carattere economico, sociale e culturale, non si pu certo negare che tale modello viva oggi una fase di crisi radicale cedendo il passo ad un nuovo modello di stato funzionale ad

    1 Thomas Hobbes, Il Leviatano, Firenze, La Nuova Italia, 1991, particolarmente il Cap.XVI 2 Per una analisi radicale delle aporie della politica moderna vedi il volume di Giuseppe Duso, La Logica del potere. Storia concettuale come filosofia politica, Milano, Polimetrica, 2004.

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    esigenze, metodi ed obiettivi di mercato3. Oggi il sistema complesso della democrazia procedurale sembra attraversare una fase di gravissima crisi, come pure sembra venir messo in discussione il ruolo delle sovranit statali nel quadro della politica globale4. Quanto di questa duplice condizione di difficolt costituisca leffettivo indice delle trasformazioni in atto o rappresenti una vulgata mediatica oggetto di accesi dibattiti. Certamente, i processi della globalizzazione economica e finanziaria sottraggono poteri e competenze alle organizzazioni statuali depotenziandone lesercizio dei poteri di sovranit; nel contempo, larticolarsi delle decisioni politiche ed economiche su piani diversi non tutti riconducibili alla sfera pubblico-politica sottrae spazi di controllo agli istituti democratico-rappresentativi. E ormai evidente che processi decisionali complessi, dalle enormi ricadute sociali, sono assunti in contesti e da attori che non dispongono di alcuna legittimit di tipo rappresentativo, e nuove forme di legittimazione politica emergono dalle maglie di un pluralismo degli interessi che assume sempre pi i tratti di un neo-corporativismo iper-liberista.

    Una nuova costituzione silenziosa costituitasi per mezzo di agenzie, istituti e reti plurali dinteresse affianca e lentamente sostituisce le costituzioni formali5. Ad una alta politica centrata sul governo verticale dello stato e sulla legge sembrerebbe sostituirsi una bassa politica fatta di negoziazione e regolazione. Lindividuo/cittadino immaginato dalla modernit quale centro e motore della politica cede il passo ad altri attori, ed al volto rigido e impassibile del Leviatano hobbesiano succedono i mille irrappresentabili volti della governance e dellemergenza6. In atto vi sono trasformazioni profonde nella natura e nelle procedure di esercizio del governo; trasformazioni che non esprimono semplicemente ladattamento degli stati alle pressioni della globalizzazione economica e finanziaria, ma che indicano alcuni mutamenti nelle logiche desercizio della governamentalit liberale.

    Il modello statuale moderno, nella sua traduzione costituzionalista e democratico-rappresentativa, opera nello stretto rapporto tra legislazione e governo (government) e trova la sua legittimazione politica in procedure di autorizzazione per via rappresentativa7. Esso ha costituito, almeno fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il modello di riferimento della civilizzazione 3 C. Amirante, Dalla forma stato alla forma mercato, Torino, Giappichelli, 2008, p.xiv. 4 Di Carlo Amirante vedi il saggio Globalization, the market, the european community. A new economy, new society, new democracy?, in International problems, n. 1-2/2002. 5 Su questo aspetto, ed a partire dal caso italiano, vedi il lavoro di Mauro Calise, La Costituzione Silenziosa. Geografia dei nuovi poteri, Roma-Bari, Laterza, 1998. Sulle nuove sfide della riflessione costituzionale vedi il testo di C. Amirante, Costituzionalismo e costituzioni nel nuovo contesto europeo, Torin, Giappichelli, 2003. 6 Vedi i saggi di G. Borrelli, Dal cittadino immaginario della modernit alle politiche di singolarit, in Singolari intrecci. Modi del patire e pratiche di libert, Napoli, Filema, 2001, pp. 9-41; e Oltre lo stato deccezione ed i poteri demergenza: conservazione ed innovazione nelle trasformazioni delle post-democrazie, in Eccezione, a cura di V. Dini, Napoli, Dante & Descartes, 2006, pp, 11-34. 7 Sul passaggio dal government statale alla governance vedi: J.N. Rosenau / E.-O. Czempiel, Governance Without Government: Order and Change in World Politics, Cambridge, CUP, 1992. Vedi anche il testo di C. Amirante, Unioni sovranazionali e riorganizzazione costituzionale dello stato, Torino, Giappichelli, 2001.

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    politica occidentale e moderna. Tuttavia, agli inizi degli anni 70 del secolo scorso laccelerarsi dei processi di trasformazione e integrazione economica promossa dai fenomeni della globalizzazione finanziaria e comunicativa, e il concomitante nuovo slancio della opposizione sociale e politica anti-capitalista e socialista, ha spinto verso una profonda riorganizzazione delle ragioni del mercato nel rapporto con quelle della politica8. La politica democratica, prevalentemente centrata sulla mediazione tra opzioni universalistiche diverse espresse dai partiti di massa, favoriva politiche di sviluppo economico e di redistribuzione delle ricchezze, con lobiettivo prevalente di contenere e indirizzare i conflitti in atto. La fine della contrapposizione tra Est e Ovest, con la decisa affermazione delleconomia di mercato e dei principi della liberal-democrazia, ha dato avvio ad una radicale trasformazione nelle forme della decisione politica e del governo di uomini e popolazioni.

    Un primo momento di rilievo stato la tematizzazione dellidea di governabilit fatta dalla Commissione Trilaterale; fondata nel 1973 da David Rockefeller e da personaggi della politica e della finanza mondiale per garantire una pi stretta cooperazione economica e politica tra USA, Giappone e Europa. Per prima questa commissione ha spostato gli accenti della politica democratica dagli istituti della rappresentanza e quindi dalle forme tradizionali della legittimit rappresentativa verso processi di accentramento esecutivo e di politiche regolative che garantissero maggiore stabilit ed efficacia ai processi decisionali in un rapporto sempre pi stretto con leconomia di mercato. In questo percorso di messa in discussione delle procedure del governo democratico-rappresentativo, attraverso le categorie di governabilit e di direzione politica, si aperta la strada alla governance.

    Quella di governance unespressione ambigua e indefinita che rappresenta insieme con quello altrettanto ambiguo di sviluppo un termine ricorrente nei documenti di istituti e agenzie internazionali come lONU, il OMC, la Banca Mondiale, lOCSE, LUnione Europea; quasi una sorta di pass-partout dellinnovazione e della riforma politica e sociale. Con governance si vuole intendere una forma, uno stile di governo differente e spesso alternativo a quello del government9. Orizzontale, flessibile e inclusiva, irrimediabilmente refrattaria a qualunque nettezza definitoria la prima. Gerarchico, rigido e accentrato il secondo. La governance si auto-rappresenta, quindi, come un insieme multiforme di processi e strutture regolative e organizzative che non sono riducibili al mero

    8 Tra i tanti lavori a riguardo segnalo: Christian Marazzi, Il posto dei calzini. La svolta linguistica delleconomia e i suoi effetti sulla politica, Torino, Bollati Boringhieri, 1994; Carlo Vercellone (a cura di), Capitalismo Cognitivo. Conoscenza e finanza nellepoca post-fordista, Roma, Manifestolibri, 2006. 9 Come introduzione alla governance vedi i volumi Governance, a cura di Salvo Vaccaro, Milano, Mimesis, 2007; e Governance, a cura di G. Borrelli, Napoli, Dante & Descartes, 2004 e i saggi di Silvano Belligni, Mrs Governance, I presume in Meridiana, 50-51, 2004, pp. 181-209; di Mauro Calise, Tra governo e governance: la costituzione nelle democrazie contemporanee, in La Nuova Et delle Costituzioni, a cura di L. Ornaghi, Bologna, Il Mulino, 2000, pp. 121-143.

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    esercizio verticale della sovranit politica, ma che si strutturano in relazioni orizzontali e in processi di negoziazione diffusa tra attori molteplici col fine di assumere decisioni condivise. Essa aspira a mettere allopera reti di attori, di saperi e competenze diversificate con lobiettivo di favorire una mediazione politica basata sulla regolazione amministrativa e lautoregolazione.

    Dietro limmagine rassicurante dellorganizzazione a rete e orizzontale, giustificata con la crescente distanza delle istituzioni dalle necessit della societ avanzata e dei cittadini globali, si nascondono per molteplici inganni. Per intenderli necessario andare al di l della auto-rappresentazione scientifica e accademica del fenomeno governance, per coglierne le prassi e le logiche di funzionamento. E per coglierne le logiche necessario partire dal rapporto che essa stringe con i modelli auto-organizzativi delle corporazioni economiche. Il dibattito relativo ai modelli della governance corporata, con le problematiche che lascia emergere, costituisce un utile indice delle trasformazioni in atto, favorite dal progressivo predominio delle logiche di mercato, e rende bene conto dellinganno orizzontalista che si nasconde nella governance quando essa viene tradotta in modello politico.

    La governance corporata ha come ambito dintervento limpresa intesa come un attore collettivo che opera in un ambiente mutevole, conflittuale e competitivo. Essa deve armonizzare linsieme di attori ed interessi che compongono la corporazione (dirigenza, propriet, azionisti) cos come di quelli che le sono in un qualche rapporto funzionale (gli stakeholders) in modo da favorire la governabilit dellimpresa, i diritti ed il profitto degli azionisti, la trasparenza nei rapporti allinterno e talvolta allesterno dellazienda. Nella governance corporata la definizione degli attori coinvolgibili costituisce la precondizione della determinazione dei criteri di responsabilit (accountability). Poich solo in base al numero e alla natura degli attori coinvolti che possibile la definizione del modulo organizzativo, non vi modello di governance che possa venir efficacemente elaborato prima di aver definito i criteri di inclusione/esclusione degli stakeholders. In altre parole, larchitettura dei poteri e delle relazioni non pre-esiste e non pre-ordinata agli attori e quindi la governance nasce grazie al ruolo oscuro degli attori depositari del potere di definire i criteri per la scelta dei soggetti coinvolgibili. Peraltro, la definizione degli interessi ritenuti legittimi istruisce il confine, anchesso opaco e quindi difficilmente discernibile, dellesclusione e della marginalizzazione. Trasposto questo modello in ambito politico, la cittadinanza attribuita allindividuo portatore di diritti/doveri, che si presumeva nella modernit soggetto universale, si trova scavalcata da prassi che sono centrate sullappartenenza a corpi collettivi dinteresse, sulla disponibilit di diritti specifici o risorse, sulle necessit

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    funzionali dei processi decisionali la cui ragione profonda nella relazione tra politiche e mercato10.

    Linclusione degli attori nelle procedure della governance allora il frutto di scelte funzionali e operative svolte dai nodi di una rete informale che espressione di una societ civile di mercato. Essa presuppone, quindi, uninterazione orizzontale tra attori collettivi solo apparentemente eguali e consensuali. Le relazioni di tipo formale sono scavalcate dalla negoziazione continua tra le parti, rendendo le risorse di partenza e le capacit relazionali e informazionali degli attori la caratteristica predominante per la gestione efficace dei rapporti. Alla condizione di presunta imparzialit offerta da un quadro di regole comuni e condivise definite ex post in base alla natura degli interessi rappresentati, si affianca la realt, naturalmente diseguale, della negoziazione tra attori dotati di risorse e capabilities diverse.

    Lobiettivo delle procedure della governance non quindi lallargamento della partecipazione o della cooperazione, quanto il costruire un sufficiente consenso intorno alle politiche da implementare attraverso meccanismi differenziati di inclusione funzionale degli interessi. Esemplari, in tal senso, sono i documenti relativi ai tentativi di riforma della governance europea seguiti al Libro Bianco del 2001 che mostrano come gli strumenti messi in campo, dalle consultazioni allargate al ricorso ad authorities, expertise o comunit epistemiche rappresentino degli strumenti per lattuazione non conflittuale di policies piuttosto che dispositivi finalizzati allallargamento della partecipazione democratica11. Esemplari sono pure le politiche di governance idrica in atto in Israele e Palestina, che propongono un modello di gestione dei conflitti e un progetto di cooperazione tra gli attori funzionali alla risoluzione dello scontro tra le due parti a partire da un quadro politico pre-determinato12. La soluzione equa e negoziata gi data in partenza, e la consensualit e la cooperazione costituiscono in realt gli strumenti di attuazione dei politiche fortemente territorializzate e statalizzate. La commistione tra politiche di integrazione funzionale degli attori e le politiche di controllo territoriale e di gestione delle

    10 C. Amirante, Principles, Values, Rights, Duties, Social Needs and the Interpretation of the Constitution. The Hegemony of Governance and Multi-Level Constitutionalism in a Globalised World? in AaVv, Challenges of Multi-Level Constitutionalism(21st World Congress Lund, Sweden 12-18 August 2003) Cracow, Poland 2004, pp. 171ss. 11 I documenti cui fare riferimento sono: Un Libro Bianco sul sistema di governo di governo europeo: Approfondire la democrazia nellUnione Europea. Programma di lavoro, SEC (2000) 1547/7 def.; COM (2001), Libro Bianco sulla Governance Europea, COM (2001) 428 final; COM (2002), European Regulatory Agencies - Communication from the Commission. The operating framework for the European Regulatory Agencies, COM (2002) 718 def.; COM (2002b), On the collection and use of Expertise by the Commission: principles and guidelines. Improving the knowledge base for better policies, COM (2002), 713 def.; COM (2002c), Verso una cultura di maggiore consultazione e dialogo. Principi generali e requisiti minimi per la consultazione delle parti interessate ad opera della Commissione, COM (2002) 704 def.; COM (2002d), Per Legiferare meglio, COM (2002) 275 def. 12 Importante il volume di Serena Marcen, Le tecnologie politiche dellacqua. Governance e conflitti in Palestina, Milano, Mimesis, 2005.

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    risorse funzionano grazie alla dipendenza e alla subordinazione di una parte dallaltra.

    Lefficacia e lefficienza delloperato rimangono, quindi, i principi orientativi essenziali di una governance che deve tenere ferme le prerogative di un nucleo esecutivo da garantire in ogni caso a fronte del rischio, sempre possibile, di una conflittualit irrisolvibile. Questa natura super-erogatoria implica la progressiva metamorfosi della distinzione pubblico/privato a partire dal passaggio da sistemi istituzionali di governo, prevalentemente fondati sulle istituzioni della rappresentanza, a sistemi misti articolati intorno ai principi dellefficienza e dellefficacia esecutiva. In essi diviene centrale la composizione di equilibri politici costruiti su procedure di legittimazione fortemente orientate allesito e legate alle capacit degli attori di verificare tre diverse condizioni:

    a. prendere decisioni specifiche per precise aree di intervento; b. far s che le decisioni prese siano efficacemente implementate; c. garantire che le misure adottate corrispondano al problema che le ha

    stimolate. La retorica dellinclusione e della partecipazione che ne segue, finge di

    ignorare le procedure di autoregolazione e di auto-legittimazione di sistemi che non possono che essere orientato al mercato. La funzionalit al mercato, in altri termini, diviene la soglia di dicibilit di qualsiasi proposta oltre che di autorizzazione politica degli interessi in gioco. A garanzia ultima della tenuta di queste soglie agisce, insospettabilmente, lo Stato.

    Il secondo inganno che sottende la retorica della governance relativo, infatti, al suo rapporto con lo Stato. Se la funzionalit al mercato accolta esplicitamente dalle sue molteplici e differenziate tipizzazioni, il rapporto con le autorit statuali solitamente descritto come mutuamente esclusivo o, al pi, di sostanziale indifferenza. Tuttavia, a dispetto delle prese di distanza dei suoi fautori dalle rigidit dellesercizio della sovranit statuale, la governance sembra tutelare, piuttosto che scalzare, il ruolo delle autorit di government. De-localizzando e frantumando i fuochi conflittuali per mezzo di reti diffuse di negoziazione, i cui nodi divengono i punti sui quali scaricare le tensioni, la governance svolge una funzione di stabilizzazione e di conservazione nei rapporti tra poteri politici ed economici sui livelli locale, nazionale e sopranazionale. Questo perch, per sua stessa natura, la governance non pu che vivere allombra dello Stato come del mercato, non disponendo n delle capacit di esercizio di unautorit coercitiva legittima, n della possibilit di stabilire i principi necessari ad orientare la propria azione. Come sostegno, lo Stato le offre un quadro normativo e territoriale di riferimento, nonch un potere coercitivo legittimo. Il mercato le fornisce, invece, la forma generale degli scambi e la griglia di intelligibilit e di validazione delle sue politiche.

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    Questa sua natura essenzialmente conservatrice sebbene dinamica emerge con chiarezza nella security governance internazionale13. In questo ambito diventa palese il rapporto peculiare che sinstaura tra sovranit statali e territoriali, organizzazioni e istituti di governance internazionale, e politiche di sviluppo economico e sociale. Infatti, la governance si mostra come espressione immediata di strategie di democratizzazione pi o meno forzata che, quando non assumono esplicitamente le forme dellintervento armato o delle operazioni di polizia internazionale, si presentano nelle vesti delle buone pratiche. Le politiche della security governance mettono allopera attori molteplici, tra essi anche gli stati, col fine di garantire la sicurezza delle popolazioni. Ed proprio il tema della sicurezza, intesa come commistione di safety la garanzia della sicurezza immediata da minacce allesistenza e della security intesa come uno standard minimo di benessere sociale ad assumere un ruolo centrale nelle proposte della global security governance. Su questo piano, le politiche di sostegno a stati e popolazioni in difficolt si fondano su una di idea di human security che informa il concomitante tentativo di affermazione, su scala globale, di nuove politiche di sicurezza14. Politiche che triangolano attori sovranazionali, istituzioni statali e mercato. In questa relazione prende corpo un governo non statale delle popolazioni e dei gruppi umani, che si attua, tuttavia, per mezzo di politiche fondate su base territoriale. Politiche che, da un lato, mirano a costruire le condizioni di sviluppo di uneconomia di mercato, e dallaltro sostengono processi di costruzione o rafforzamento delle istituzioni statali. Si attivano, quindi, due processi tra loro complementari: il primo finalizzato alla promozione di relazioni produttive e di scambio capaci di strutturare un mercato efficiente e competitivo; il secondo riconducibile alle politiche di costruzione e rafforzamento delle istituzioni statali. I temi dello sviluppo e della democrazia liberale e di mercato costituiscono, quindi, i fulcri attorno ai quali si vuole dare vita a politiche globali condivise che si articolano in una pluralit di dispositivi di sicurezza e di politiche emergenziali e straordinarie15.

    Esemplari sono le politiche di sostegno per failing states cos come le politiche in risposta agli immensi spostamenti di popolazioni prodotti da povert, conflitti, malattie, disastri ambientali16. In questi casi, agli stati sono attribuiti ruoli e funzioni diverse: talvolta sono i principali attori delle politiche di sicurezza, altre volte partecipano allattuazione di politiche definite a livello 13 Rimando al mio: La security governance tra Stato e mercato: human security e security sector reform, in Governance: oltre lo Stato?, a cura di Giovanni Fiaschi, Soneria-Mannelli (Cz), Rubettino, 2008. 14 Vedi il rapporto Human Security Now stilato dalla commissione ONU sulla human security allURL: http://www.humansecurity-chs.org/ 15 Ancora una volta mi permetto di rimandare al mio: Il governo delle emergenze e la conservazione politica: ragion di Stato democratica e security governance, in Eccezione, a cura di V. Dini, Napoli, Dante & Descartes, 2007, pp.35-57. 16 Sul tema vedi: Sandro Mezzadra (a cura di), I confini della libert. Per unanalisi politica delle migrazioni contemporanee, Roma, DeriveApprodi, 2004 e Sandro Mezzadra, Diritto di fuga. Migrazioni, cittadinanza, globalizzazione, Verona, Ombre Corte, 2006.

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    internazionale da altri soggetti, pi spesso sono essi stessi oggetto delle strategie della security governance. Tuttavia, essi conservano sempre un ruolo centrale quale unit politica e territoriale di riferimento e come riserva di potere coercitivo legittimo da attivare a garanzia dellordine spontaneo della governance.

    Il passaggio dal governo alla governance non costituisce quindi uno spostamento neutro nelle modalit di esercizio del potere politico democratico. Esso segna invece due importanti slittamenti negli assi di funzionamento della governamentalit liberale contemporanea. Dal un lato, il mercato si attesta quale griglia di intelligibilit e di validazione dei criteri di efficienza ed efficacia dellazione politica, affermandosi come la logica di riferimento del tessuto relazionale che coinvolge gli attori. Nel contempo, lindividuo-cittadino che rimane vincolato ai poteri molteplici dello Stato e ai meccanismi dello scambio economico lascia progressivamente il posto ad aggregazioni collettive centrate sugli interessi come perno delle procedure politiche e di legittimazione democratica17.

    La governance si palesa, quindi, come uno strumento finalizzato a preservare gli equilibri di mercato che sottendono tanto le contemporanee democrazia liberali quanto le relazioni internazionali. Ed articola un discorso sul governo che stabilisce un rapporto funzionale con i dispositivi del government e con il mercato, che di essa costituisce il sistema di veridizione e lidealtipo organizzativo. In quanto espressione di una razionalit governamentale specifica, essa si esprime attraverso configurazioni differenziate e plurali desercizio di un potere politico non statuale, relativamente diffuso e reticolare, e prevalentemente centrato sui saperi esperti, sugli interessi organizzati, sulla terziet regolativa. Favorendo un modello di civilizzazione politica negoziale e concorrenziale, fortemente centrata sugli esiti dei processi di policy, in gran parte mutuato dalle esperienze di auto-regolazione delle corporazioni, essa tenta di depotenziare i fuochi conflittuali accesi dai processi della globalizzazione e da un liberalismo che ama vivere pericolosamente18. La retorica dellapertura e dellorizzontalit nasconde quindi una logica e una pratica del management politico e della competizione negoziale tra attori.

    Gli eventi pi recenti connessi con la drammatica situazione economico-politica europea mostra come lattuale crisi finanziaria abbia assunto una funzione decostruttiva, di shock, che richiama ad una diversa articolazione degli assetti politici e sociali funzionali agli assetti di mercato. La governance ancora oggi al centro di discorsi e pratiche di trasformazione politica e istituzionale, ma accentua quella torsione radicalmente economica che della forma stato moderna

    17 Su questi temi vedi: A. Arienzo, G. Borrelli, Emergenze democratiche. Ragion di stato, governance, gouvernementalit, Napoli, Giannini, 2011. 18 Vedi M. Foucault, La questione del liberalismo, in Id., Biopolitica e Liberalismo, a cura di Ottavio Marzocca, Milano, Medusa, 2001 e Nascita della Biopolitica, Milano, Feltrinelli, 2005.

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    segna il passaggio ad una nuova forma mercati sta. Lobiettivo certamente quello di garantire lefficiente e lefficace autogoverno dei mercati e la messa in questione della preminenza della politica sulleconomia nei dispositivi di governo di uomini e popolazioni.

    Questi eventi confermano la traccia che Carlo Amirante aveva indicato nel suo lavoro, e rendono palesi i mutamenti decisivi nella forma stato e nellarchitettura dei poteri pubblici: particolarmente nella relazione tra pubblico e privato, nelle forme e nei percorsi della partecipazione politica, nel rapporto tra economia e politica, nelle relazioni tra spazi politici nazionali e aree supra e infra-nazionali.

    Il mercato e lo stato si affermano come le componenti decisive di una nuova governance economica della politica nella quale i principi delleconomia neo-liberale si affermano quali principi di veridizione e di legittimazione in ultima istanza della politica (cos come di tutti i comportamenti individuali e collettivi). Nel contempo, pur nella crisi delle sue forme tradizionali, e nel quadro di un pi complessivo depotenziarsi della sua sovranit lo stato si attesta come quellelemento irriducibile, funzionale ad una gestione dei flussi: umani, di merci, finanziari. Dallo stato sovrano si scivola in sostanza verso un minimo di stato centrato sulla preminenza della funzione di governo; attore tra attori di un perpetuo management economico dei flussi, garante di un sistema penale massimo e fautore di una cittadinanza minima19.

    19 Vedi il capitolo Sistema penale massimo e cittadinanza minima? che chiude il volume di Carlo Amirante, Forma stato e forma mercato, cit.