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28-5-2013 LA COSCIENZA NELLA VITA E NEL MINISTERO DEL PRESBITERO 1

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28-5-2013

LA COSCIENZA

NELLA VITA E NEL MINISTERO DEL PRESBITERO

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PREMESSE

Può sembrare un argomento aereo o astratto o troppo spirituale; in realtà, è de-cisivo per bene impostare tutti i temi della teologia morale speciale (pensiamo alla bioetica ed alla morale matrimoniale).

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UNA TEOLOGIA MORALE CON ALCUNE CARATTERISTICHE

Vi propongo una teologia morale:

• strettamente collegata con la filosofia mo-rale e la teologia spirituale.

• fondata a livello biblico, dogmatico, antro-pologico.

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• È molto importante il rapporto tra la co-scienza e le virtù (pensiamo alla prudenza ed alla carità).

• La coscienza è un punto decisivo per il sacramento della penitenza. Basti pensare all'esame di coscienza. Ovviamente è de-cisiva la catechesi in gruppi giovanili e gruppi famiglia ...

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Il nostro Vescovo ha fatto più volte riferi-mento all’importanza della coscienza. Per esempio, ci ha detto spesso: “Il vescovo non governa per decreti”.

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Credo che questa frase non metta in di-scussione il ruolo del vescovo, ma voglia sottolineare che la predicazione, l’insegna-mento, le varie decisioni del vescovo sono più efficaci se passano per le coscienze, i cuori delle persone (sacerdoti, religiosi, laici …)

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• Qualche volta il Vescovo ci ha messo in guardia da atteggiamenti del tipo: “è pec-cato rubare; ma, se rubi con me, non è peccato”.

• È chiaramente un’affermazione parados-sale. Io la vedo molto collegata col tema della coscienza.

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Dobbiamo evitare di creare una doppia morale: una molto rigida e precisa per gli altri, un’altra molto più elastica e con varie eccezioni per noi stessi, e magari per i no-stri più stretti collaboratori.

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A me pare che ci sia anche un forte colle-gamento col tema della coscienza erronea e della formazione della coscienza: questo è uno dei compiti principali di ogni pastore.

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Dopo il mio intervento seguirà una rifles-sione sulla situazione economica della no-stra diocesi. È bello vedere la connessione fra questi due argomenti.

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LE FONTI PRINCIPALI

• Gaudium et Spes.

• GIOVANNI PAOLO II, Riconciliazione e penitenza, 2-12-1984 .

• - Veritatis Splendor, 6-8-1993.

• Il Catechismo della Chiesa Cattolica.

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ALTRI TESTI UTILI

• BORGONOVO G. (a cura di), La coscien-za, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996.

• CAMISASCA M., Padre. Ci saranno an-cora sacerdoti nel futuro della Chiesa?, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010 (in particolare le pp. 109-115 sulla confessio-ne).

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• CAPEZZUTO E., Lo Spirito Santo e la coscienza morale nel rinnovamento attuale della catechesi in Italia, in Studia Moralia 44 (2006) 165-180.

• CENCINI A., Vivere riconciliati. Aspetti psicologici, Dehoniane, Bologna, 1986 (specialmente le pp. 43-51 sull'esame di coscienza).

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CICCONE L., L’inconfessabile & il con-fessato. Casi & soluzioni di 30 problemi di coscienza, Ares, Milano 2007.

MELINA L. - NORIEGA J. - PÉREZ - SOBA J. J., Camminare nella luce dell’amore.   I fondamenti della morale cristiana, Cantagalli, Siena 2008.

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“Talvolta si finisce per considerare obbe-dienza alla coscienza quello che in realtà è attaccamento alla volontà propria” (CANOPI A.M., Costruire la casa sulla roccia, Paoline, Milano 2005, pp. 85-97 ).

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LEGAME TRA LUCE, COSCIENZA, VERITÀ

“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre,ma le tenebre non l'hanno accolta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 4-9).

Ci sono anche false luci!

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VERITÀ E GRAZIA Gv 1, 14. 16-17

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.

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ALCUNI INTERROGATIVI

• Se con la legge morale e con la parola di Dio io conosco la volontà di Dio, a che serve la coscienza?

• Come si conosce la volontà di Dio?

• Perché fare la sua volontà?

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COSCIENZA E LEGGE

• La coscienza verso la legge civile.• La coscienza verso la legge

morale.• Può esserci conflitto tra coscienza

e legge? Come si risolve?• È sufficiente seguire sempre la

propria coscienza?19

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COSCIENZA INFALLIBILE?

• E se la coscienza mi dice il male?

• Chi sbaglia in buona fede, commette peccato?

• Se commetto il peccato e penso che non è peccato, il peccato non mi reca danno?

• Che differenza c’è tra coscienza erronea e peccato? Cosa è peggio?

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COSCIENZA E PRUDENZA

• La coscienza serve solo a distinguere tra bene e male? Posso accontentarmi di non fare il male?

• La coscienza serve a distinguere anche tra bene e meglio? Ecco il rapporto tra coscienza e carità.

• Qual è la novità portata da Cristo?

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IL PROBLEMA DEL MALE

• Dio interviene nella storia? E come?

• È assente, è solo spettatore e giudice o Lui interviene e noi siamo ridotti a burattini?

• Interviene sull’agire? / sull’essere?

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COSCIENZA: OCCHIO O LUCE?

La coscienza può essere paragonata agli occhi, i quali non sono capaci di vedere con le sole proprie forze, ma hanno biso-gno della luce, la quale non soffoca l'azio-ne degli occhi, ma permette loro di funzio-nare rettamente (cf Paolo VI).

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PASCAL E L’UOMO PECCATORE

• “Se tu conoscessi i tuoi peccati, ti perderesti d'animo.

• Allora mi perderò d'animo, Signore!

• No, non ti perderai d’animo perché i tuoi peccati ti saranno rivelati nel momento in cui ti saranno perdonati”.

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RAPPORTO LUCE – VERITÀ- COSCIENZA - AMORE

Siamo luce del mondo e sale della terra (cf Mt 5, 13-16). In che rapporti sto con la Luce? Posso essere luce per gli altri, se sto nella luce.

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Parlerò di una coscienza collegata con le virtù, specialmente con la carità (cf Lc 10, 29-37): il samaritano lo vedo dotato di una coscienza davvero vivificata, spinta dall’Amore, un Amore che non si accon-tenta mai!

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COSCIENZA / AMORE Lc 10, 25-37

Gesù con la parabola del buon samaritano vuol far capire al dottore della legge che per vivere nell’amore “occorre trasformare il proprio cuore, in maniera che recepisca e si lasci interpellare prontamente dalla necessità di chiunque si incontra”. In ulti-ma analisi “i veri discepoli dovranno strut-turare il proprio cuore sul suo” (MAJORA-NO S.).

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LE DIMISSIONI DEL PAPA: LA COSCIENZA

“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino” (11-2-2013 declaratio).

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27-2-2013 udienza generale

“In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa”.

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PAPA BENEDETTO A NAPOLI21-10-2007

Dopo aver parlato di varie forme di violen-za e di illegalità, esortava così: “Quanto è importante allora intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero.

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È necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di vio-lenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni”.

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CURARE IL PROPRIO SACERDOZIO

Prima di ogni nostro impegno pastorale (culturale, intellettuale, liturgico) è impor-tante che ognuno curi il proprio sacerdo-zio, la propria vita interiore. Io sono del pa-rere che è di importanza decisiva il cap. XV del vangelo secondo Giovanni. Se ri-maniamo nel Signore, se siamo tralci ben uniti alla vite, non potremo non produrre frutti.

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Del resto, una penna scrive bene se è bene impugnata da chi scrive e, se verranno scritte cose buone, il merito … non sarà della penna, ma appunto di chi scrive.

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Infatti, la beata Teresa di Calcutta amava ripetere: “Sono come una piccola matitanelle Sue mani, nient'altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive”.

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Questo nostro incontro odierno non è soprattutto dottrinale, culturale, ma ha lo scopo di aiutarci a lavorare sulle nostre coscienze, ovviamente in relazione ad un adempimento sempre più umile e fecondo del nostro ministero, cercando di avere re-lazioni gioiose e fraterne con le persone che Il Signore ci affida.

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Perciò ora vi presento alcuni passi dell’omelia tenuta nella Domus Sanctae Marthae da papa Francesco lo scorso 25 maggio. A tale omelia è stato dato il se-guente titolo: «Nella Chiesa ci siano porte aperte, non dei doganieri della fede».

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“Se tu vuoi sapere chi è Maria vai dal teologo e ti spiegherà bene chi è Maria. Ma se tu vuoi sapere come si ama Maria vai dal Popolo di Dio che lo insegnerà meglio”.

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Il cieco di Gerico, rimproverato dai discepoli perché gridava verso il Signore:

“Il Vangelo dice che volevano che non gri-dasse, volevano che non gridasse e lui gridava di più, perché? Perché aveva fede in Gesù! Lo Spirito Santo aveva messo la fede nel suo cuore. E loro dicevano: ‘No, non si può! Al Signore non si grida. Il protocollo non lo permette. È la seconda Persona della Trinità! Guarda cosa fai…’ come se dicessero quello, no?”.

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“Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà; pensiamo al segretario della par-rocchia, una segretaria della parrocchia … ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidan-zato e fidanzata – vogliamo sposarci’.

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E invece di dire: ‘Ma che bello!’. Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi vo-lete la Messa, costa tanto…’. Questi, in-vece di ricevere una accoglienza buona – ‘E’ cosa buona sposarsi!’ – ricevono que-sto: ‘Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…’. E trovano una porta chiusa.

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Quando questo cristiano e questa cristiana ha la possibilità di aprire una porta, ringra-ziando Dio per questo fatto di un nuovo matrimonio … Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”. 

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“Pensate a una ragazza madre, che va in chiesa, in parrocchia e al segretario: ‘Vo-glio battezzare il bambino’. E poi questo cristiano, questa cristiana le dice: ‘No, tu non puoi perché non sei sposata!’.

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Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Non apre le porte!

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IL SACRAMENTO DELLA DOGANA PASTORALE

E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pasto-rale!”.

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“Pensiamo oggi a Gesù, che sempre vuole che tutti ci avviciniamo a Lui; pensiamo al Santo Popolo di Dio, un popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù; e pensiamo a tanti cristiani di buona volontà che sba-gliano e che invece di aprire una porta la chiudono …

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… E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte, trovino le porte aperte, aperte per incontrare questo amore di Gesù. Chiediamo questa grazia”.

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VICINI A DIO…CONSAPEVOLI DEL PECCATO

C'è uno stretto rapporto tra il senso di Dio, la preghiera ed il senso del peccato (cf CCC 208).

• Esperienza di Mosè presso il roveto ardente.• Es 3,4-5. Il Signore vide che si era avvicinato

per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, per-ché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!».

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Gb 42, 5-6

“Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. Perciò mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e ce-nere”.

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Is 6, 1-8 LA VOCAZIONE DI ISAIA : PURIFICAZIONE

VOCAZIONE MISSIONE

Allora uno dei serafini volò verso di me; te-neva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

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Lc 5, 8

• La reazione di Pietro dopo la pesca mira-colosa (non aveva commesso questo o quel peccato, né Gesù lo aveva rimprove-rato).

• Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, al-lontanati da me che sono un peccatore».

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LA PERSONA GIUNTA AL VERTICE DELLA

CRESCITA SPIRITUALE

“Qui il sole è così chiaro che l’anima non solo vede le ragnatele dei grandi peccati ma perfino i minimi pulviscoli. Se quel sole la colpisce in pieno, si vede tutta torbida nonostante ogni suo sforzo per tendere alla perfezione, come l’acqua di un bic-chiere che, messa sotto i raggi del sole, appare piena di pulviscoli, mentre tenuta all’ombra, è molto chiara” (S. TERESA DI GESÙ, Vita, cap. 20, 28).

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Il 7 dicembre 2012 nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano è stato consacrato vescovo, di Reggio Emilia–Guastalla, mons. Massimo Camisasca.

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Vi segnalo questo suo libro: CAMISASCA M., Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa?, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010, 109-115.

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• Parla della scomparsa del sacramento della penitenza in (alcune zone di?) Germania e Canada.

• Le cause: visione legalistica di tale sacramento? Accenti di sessuofobia?

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“Il peccato, il male, si illumina con chia-rezza solo alla luce di ciò che Dio ha fatto per noi. È come un’ombra che non c’è, se non c’è luce.

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Oggi non abbiamo più il senso del peccato perché non abbiamo più il senso di ciò che abbiamo ricevuto, il senso della presenza di Dio nella nostra vita. Abbiamo perso la consapevolezza della vita come dialogo col Mistero, e quindi, del nostro venir me-no a questo dialogo.

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La rinascita della confessione può perciò partire solo dai sacerdoti. Dove c’è un prete che sente il bisogno di confessarsi, la gente lo troverà in confessionale e dove c’è un prete in confessionale, il popolo torna a confessarsi.

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Per me la confessione è innanzitutto una necessità dello spirito. Assieme alla comu-nione e al breviario, è la forma di preghie-ra più alta nella mia vita.

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La confessione è innanzitutto un incontro con Gesù: “venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi” (Mt 11, 28).

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Un prete che non riscopre per sé la ne-cessità della penitenza non può essere un buon prete. Non sa come agire, né con gli uomini né con Dio. A poco a poco sarà schiacciato dal suo male, diventerà stan-co, deluso, cinico. Il nemico quotidiano della vita sacerdotale non è tanto il grande peccato, ma la mediocrità.

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I preti non confessano perché non si con-fessano. In tal senso, è singolare che il documento Reconciliatio et penitentia, scritto da Giovanni Paolo II nel 1984, sia pressocché sconosciuto nella chiesa. Chi non vive l’esperienza dell’essere perdona-to, non può provare dentro di sé il deside-rio di accendere la stessa sete negli altri uomini.

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Una vita sacerdotale senza la confessione è come una giornata senza colori. A poco a poco tutto diventa uguale, uniforme, e poi si spegne. Scompaiono le sfumature della vita, perché l’abitudine al male quo-tidiano toglie sensibilità allo spirito. Nulla più turba o esalta e tutto tende a diventare una grande abitudine.

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Ma infine, tutto è soverchiato dalla gioia di essere di nuovo riaccolto, come narra la parabola del figliuol prodigo, che è una catechesi sulla confessione”.

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Sull’importanza del sacramento della penitenza per la vita del sacerdote, forse questo è il passo più importante scritto da papa Wojtyla.

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RP 31

"La vita spirituale e pastorale del Sacerdo-te, come quella dei suoi fratelli laici e reli-giosi, dipende, per la sua qualità e il suo fervore, dall'assidua e coscienziosa pratica personale del Sacramento della Peniten-za. La celebrazione dell'Eucaristia e il mi-nistero degli altri Sacramenti, lo zelo pa-storale, il rapporto con i fedeli, la comunio-ne con i confratelli, …

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… la collaborazione col Vescovo, la vita di preghiera, in una parola tutta l'esistenza sacerdotale subisce un inesorabile scadi-mento, se viene a mancare, per negligen-za o per qualsiasi altro motivo, il ricorso periodico e ispirato da autentica fede e de-vozione, al Sacramento della Penitenza.

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In un prete che non si confessasse più o si confessasse male, il suo essere prete e il suo fare il prete ne risentirebbero molto presto, e se ne accorgerebbe anche la co-munità, di cui egli è pastore.

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Ma aggiungo pure che, persino per essere un buono ed efficace ministro della Peni-tenza, il Sacerdote ha bisogno di ricorrere alla sorgente di grazia e di santità presen-te in questo Sacramento” (Riconciliazione e penitenza, 31).

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Vi ricordo:

- l’esperienza di Giona. Pensava di avere avuto l’incarico di portare le persone di Ni-nive alla conversione. Invece, era anzitutto lui che doveva convertirsi.

- “chi di voi è senza peccato getti per pri-mo la pietra contro di lei” (Gv 8, 7).

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QUALE RIFERIMENTO A CINEMA E LETTERATURA

• Film “Match point” del 2005.

• FANTUZZI V., Recensione, in La Civiltà Cattolica 157 (2006), 1, pp. 316-318.

• “Protagonista della pellicola è Chris (Jonathan Rhys-Meyers), giovane arram-picatore sociale che dalla natia Irlanda, dove ha avuto origini modeste, si trasfe-risce a Londra in cerca di fortuna.

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Il delitto di Chris resterà senza castigo, se si eccettua il rimorso, che può essere in-teso come l’equivalente di una condanna alla solitudine perpetua”.

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I PROMESSI SPOSI

• Lucia e l’innominato.

• Misericordia, perdono, speranza

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ALCUNE CONSTATAZIONI

Possiamo capire l'importanza della co-scienza o del cuore (che nel linguaggio bi-blico è sinonimo della coscienza) comin-ciando dal negativo. Infatti, forse non c'è rimprovero più duro dell'accusare una per-sona di essere senza cuore. Ci può esse-re qualcosa di peggio dell’andare contro la propria coscienza?

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COSCIENZA / VERITÀ DELL’UOMO

Non dobbiamo mai trascurare il fatto che l'uomo è un essere crea-turale, finito. Da tale verità dell'uomo non può non scaturire una coerente visione della co-scienza.

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UN DOVERE È TALE SOLO SE PASSA PER LA COSCIENZA

"Da una parte, ciascuno di noi vive quoti-dianamente l'esperienza che doveri asso-luti ed incondizionati, come sono i doveri morali, sorgono e si impongono alla nostra libertà solo mediante il giudizio della no-stra coscienza morale.

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IL DOVERE NON È CREATO DALL’UOMO

Dall'altra, solo a prezzo della negazione di fatti incontestabili si può affermare che l'uomo sia la sorgente ultima di questi do-veri assoluti ed incondizionati, che sia l'uomo a costituire cioè la verità sul bene e sul male” (CAFFARRA C., Sottomessi a Dio, quindi liberi, in Avvenire, 3-12-1985, p. 10).

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SCOGLI DA EVITARE

Considerare solo la legge.

Ecco i rischi:

• minimismo

• estrinsecismo

• autosufficienza

• nazismo

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ERRORE OPPOSTO

Considerare solo la dimensione psicologica ed affettiva con scar-so impegno della volontà ed in-sufficiente approfondimento cate-chetico.

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RISCHI CUI SI VA INCONTROQUANDO LA COSCIENZA È ASSOLUTIZZATA

• sentimentalismo

• incostanza

• spontaneismo

• soggettivismo

• relativismo

• individualismo

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UOMO / VISIONE DI COSCIENZA

C’è uno stretto legame tra errata con-cezione di uomo (perdita della creatu-ralità e dell'apertura a Dio, immanen-za) ed assolutizzazione della coscien-za creatrice di norme.

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UOMO CHIUSO IN SE STESSO

La coscienza "è da tanti e spesso letta co-me realtà totalmente immanente all'uomo, nel senso che essa fa riferimento all'uomo ripiegato su se stesso e non aperto all'As-soluto: l'uomo non è misurato da niente e da nessuno al di fuori di sé, lui solo è mi-sura di se stesso, del suo essere e del suo agire” (TETTAMANZI D.).

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COSCIENZA: ISTANZA SUPREMA INFALLIBILE?

"Si sono attribuite alla coscienza indivi-duale le prerogative di un'istanza suprema del giudizio morale, che decide categorica-mente e infallibilmente del bene e del ma-le. Ci si è orientati a concedere alla co-scienza dell'individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza” (VS 32).

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DI CHI È VOCE LA COSCIENZA? DI DIO O DELL’UOMO?

La risposta a questa domanda dipende dalla visione che si ha dell’uomo.

Da come rispondiamo a questa domanda dipende l’importanza che diamo alla for-mazione della coscienza.

"Non è, la coscienza, voce di Dio [...]: è voce dell'uomo. E nel senso dell'uomo creatore di valori e di norme” (TETTAMANZI D.).

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ASPETTI BIBLICI

Nell’Antico Testamento il centro della vita spirituale è indicato col termine cuore (leb). La libertà dell’uomo è chiamata ad ascoltare e ad accogliere la parola di Dio, ma l’uomo può anche rifiutarsi, indurendo il suo cuore: “Questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me”(Is 29, 13. Cf Mc 7, 6).

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CUORE DURO

• Ez 2, 4. “figli testardi e dal cuore indurito”.

• Sal 95 (94), 8. 10 “Non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto. […] Per quarant’anni mi di-sgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conosco-no le mie vie”.

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CAINO E ABELE

Gen 4, 3-5. “Nei sacrifici che per primi Abele e Caino offrirono, Dio non guardava ai loro doni, ma ai loro cuori, sicché nell’of-ferta gli era accetto chi gli era gradito nel cuore” (S. CIPRIANO, Trattato “Sul Padre nostro”, n. 24 = CSEL 3, 285).

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UN CUORE DA GUARIRE

“Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile; chi lo può conosce-re? Io, il Signore, scruto la mente e sag-gio i cuori, per rendere a ciascuno secon-do la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni” (Ger 17, 9-10).

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CHIAMATA DI DAVIDE

Samuele era stato inviato dal Signore a Betlemme, per consacrare re un fi-glio di Iesse, ma non sapeva con pre-cisione di chi si trattasse. Pensava di dover consacrare Eliab, ma il Signore gli disse:

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COSA DIO GUARDA

• “Non guardare al suo aspetto né all'impo-nenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Si-gnore guarda il cuore”(1 Sam 16, 7).

• “Cuore è la sede dell’attività cosciente, sia intellettiva che affettiva” (nota Bibbia di Gerusalemme).

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VANGELO

La vedova apparentemente dà meno degli altri; ma Gesù guarda il suo cuore e sa che “ha messo più di tutti” (Lc 21, 3). Cri-sto conosce bene i pensieri degli uomini ed anche i loro peccati più nascosti: a ca-sa di Simone il fariseo (cf Lc 7, 39-40), con gli ... aspiranti lapidatori dell'adultera (cf Gv 8, 1-11).

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FIGLIUOL PRODIGO Lc 15, 17 Rapporto tra coscienza e conversione

La vera svolta nella vicenda del fi-gliuol prodigo si verifica quando "rien-trò in se stesso", cioè quando entrò nella propria coscienza e lì incontrò finalmente se stesso ed il Signore (Cf S. AGOSTINO, Confessioni X, 27).

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BEATI … I PECCATORI!

Gesù può operare con successo nei pec-catori, perché essi non sono diventati, die-tro il paravento di una coscienza erronea, impermeabili a quel cambiamento che Dio attende da essi, così come da ciascuno di noi.

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GUAI … AI GIUSTI

Invece, Dio non può aver successo con i giusti, perché ad essi sembra di non aver bisogno di perdono e di con-versione. Questo avviene perché la loro coscienza non li accusa più, ma li giustifica.

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MORALE / SPIRITUALE

Mt 6, 6. “Tu, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto”.

“Intendi non una camera delimitata da pa-reti dove venga chiusa la tua persona, ma la cella che è dentro di te dove sono rac-chiusi i tuoi pensieri, dove risiedono i tuoi sentimenti.

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SPALANCARE LA PORTA DEL CUORE (= COSCIENZA)

Questa camera della tua preghiera è con te dappertutto, è segreta dovun-que ti rechi, e in essa non c’è altro giudice se non Dio solo” (S. AMBRO-GIO, Caino e Abele, Lib. 1, 38 = CSEL 32, 371).

Importanza del silenzio, della preghie-ra, del raccoglimento.

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PAOLO VIGIOVANNI PAOLO II

“L'uomo interiore avverte i tempi di silenzio come un'esigenza dell'amore divino, e una certa solitudine è a lui normalmente ne-cessaria per sentire Dio che gli parla nel cuore” (EvangelicaTestificatio, 46).

22 ottobre 1978: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”

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LA TRINITÀ ABITA IN ME.EFFETTI SULLA COSCIENZA!

• Gv 14, 23. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

• Ap 3, 20 “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

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COSCIENZA / DISCERNIMENTO

Rom 12, 1-2. "Non conformatevi alla men-talità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter di-scernere la volontà di Dio, ciò che è buo-no, a lui gradito e perfetto".

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PROFETA EZECHIELE 36, 25-27

"Vi aspergerò con acqua pura e sare-te purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò den-tro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.

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LA LEGGE DELLO SPIRITONUOVA ALLEANZA

Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò os-servare e mettere in pratica le mie leggi”.

È in gioco il rapporto tra cuore, Spirito e legge morale. Al centro c’è l’agire di Dio. L’uomo non dovrà contare più solo sulla propria luce e sulla propria forza!

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GS 16

"Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre, ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa' questo, fuggi quest'altro.

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LEGGE / COSCIENZA

L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio den-tro al suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria. Tra-mite la coscienza si fa conoscere in modo mira-bile quella legge, che trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo”.

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UOMO: SOLO CON DIO

“Il Concilio dice che l'uomo, nella sua co-scienza, è solo con Dio. Si noti: il testo non si limita ad affermare: è solo, ma ag-giunge con Dio. La coscienza morale non chiude l'uomo dentro un'invalicabile ed impenetrabile solitudine, ma lo apre alla chiamata, alla voce di Dio.

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LA DIGNITÀ DELLA COSCIENZA

In questo, non in altro, sta tutto il mi-stero e la dignità della coscienza mo-rale: nell'essere cioè il luogo, lo spa-zio santo nel quale Dio parla all'uomo" (GIOVANNI PAOLO II, Udienza Generale 17-8-1983).

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LA COSCIENZA NON È LA LUCEHA BISOGNO DELLA LUCE

"La coscienza è il luogo in cui l'uomo viene illuminato da una luce che non gli deriva dalla sua ragione creata e sempre fallibile, ma dalla Sapienza stessa del Verbo, nel quale tutto è stato creato” (GIOVANNI PAOLO II, Discorso al II Congresso Inter-nazionale di Teologia Morale, 12-11-1988).

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DIMENSIONE VOCAZIONALEPERMANENTE

“È con la coscienza che l'uomo discerne il disegno di Dio quale chiamata personalis-sima che il Signore rivolge a ciascuno po-sto nella sua unica e irripetibile situazio-ne, e decide di offrire al Signore la sua al-trettanto personalissima risposta” (TETTA-MANZI D.).

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RAPPORTO LEGGE / COSCIENZA

"L'attività della coscienza morale non ri-guarda soltanto ciò che è bene e ciò che è male universalmente. Il suo discernimento riguarda in particolare la singola e concre-ta azione libera che stiamo per compiere o abbiamo compiuto …

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DA UNIVERSALE A PARTICOLARE

… È di essa che la coscienza ci parla, è essa che la coscienza valuta: questa azio-ne, ci dice la coscienza, che tu, nella tua irripetibile singolarità, stai compiendo (o hai compiuto) è buona o è cattiva" (GIO-VANNI PAOLO II, 17-8-1983).

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FALLIBILITÀ DELL'UOMO E DELLA COSCIENZA

• L'uomo è un essere creaturale, limitato, aperto a Dio, libero; non è infallibile, ma può giungere alla verità.

• La coscienza non è infallibile, ma è espo-sta all'errore; problema della coscienza er-ronea.

• È necessario che la coscienza sia formata; problema della formazione della coscien-za.

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RISCHIO DI ERRORE

“La coscienza morale non è l'ultima istanza morale che decide ciò che è bene e ciò che è male, ma deve conformarsi al-la verità immutabile della legge morale. In-somma, la coscienza non è un giudice in-fallibile, può errare. Nei giudizi della co-scienza si annida sempre la possibilità dell'errore”(GIOVANNI PAOLO II, Udienza Generale 17-8-1983).

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LA COSCIENZA NON È INFALLIBILE (VS 32)

“All'affermazione del dovere di segui-re la propria coscienza si è indebita-mente aggiunta l'affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza”.

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COSCIENZA E VERITÀ

“Non è dunque sufficiente dire all'uomo: segui sempre la tua co-scienza. È necessario aggiungere su-bito e sempre: chiediti se la tua co-scienza dice il vero o il falso, e cerca instancabilmente di conoscere la ve-rità.

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COSCIENZA: LUOGO SANTO

Se non si facesse questa necessaria pre-cisazione, l'uomo rischierebbe di trovare nella sua coscienza una forza distruttrice della sua umanità vera, anziché il luogo santo ove Dio gli rivela il suo vero bene” (GIOVANNI PAOLO II, Udienza Generale 17-8-1983).

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IGNORANZA INVINCIBILE

La coscienza “non è un giudice infallibile: può errare. Nondimeno, l'errore della co-scienza può essere il frutto di una ignoran-za invincibile, cioè di una ignoranza di cui il soggetto non è consapevole e da cui non può uscire da solo” (VS 62).

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COSCIENZA RETTA (O VERA)

Nel caso della coscienza retta (o vera): la verità oggettiva è accolta dall'uomo. La co-scienza valuta rettamente il bene e il male, in aderenza alla legge morale. I princìpi morali sono applicati correttamente ai sin-goli atti.

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COSCIENZA ERRONEA(O FALSA)

Nel caso della coscienza erronea (o falsa) la verità è solo ciò che l'uomo sbagliando ritiene soggettivamente vero. La coscienza, in tal caso, dis-sente dall’ordine morale.

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NELLA COSCIENZA DEVE ABITARE LA VERITÀ

"Se l'uomo non ascolta la propria coscien-za, se consente che in essa prenda dimo-ra l'errore, egli spezza il vincolo più profon-do che lo stringe in alleanza con il suo Creatore” (GIOVANNI PAOLO II, Udienza Generale 17-8-1983).

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VERA REALIZZAZIONE DELL’UOMO

"L'errore, quando prevale sulla coscienza, diviene causa del più grave danno per la persona umana: impedisce che l'uomo realizzi se stesso, subordinando l'esercizio della libertà alla verità" (ID., Udienza Ge-nerale 24-8-1983).

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IL VERO BENE DELL’UOMO

La conseguenza che deriva da tale errore è molto seria: quando l'uomo segue la propria coscienza errata, la sua azione non è retta, non realizza obiettivamente ciò che è bene per la persona umana”(ID., Udienza Generale 17-8-1983).

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DIFFERENZA TRA PECCATO E COSCIENZA ERRONEA

Ci sono alcune possibilità:

• che l'uomo abbia una coscienza rettamen-te formata e faccia non il bene che la co-scienza gli suggerisce, ma il contrario: ec-co il peccato.

• che l'uomo segua la propria coscienza er-ronea.

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DUE FORME DI COSCIENZA ERRONEA

• C’è grande differenza tra coscienza erronea per ignoranza invincibile e coscienza erronea per re-sponsabilità propria.

• "Succede non di rado che la coscienza sia erro-nea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità. E l'uomo che ne segue il giudizio non pecca. Ma ciò non si può dire quando l'uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine al peccato” (GS 16).

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COSCIENZA ERRONEA PER IGNORANZA INVINCIBILE

Nel caso della coscienza erronea per igno-ranza invincibile io faccio il male pensando di fare il bene e non è colpa mia l’avere ta-le coscienza erronea. Ebbene, quando il male è commesso per ignoranza invincibi-le, non si commette peccato e la coscien-za non perde la sua dignità.

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MALE OGGETTIVO

È anche vero, però che in questo caso il male, anche se non è imputato alla perso-na che lo compie, “non cessa di essere un male, un disordine in relazione alla verità sul bene. Inoltre, il bene non riconosciuto non contribuisce alla crescita morale della persona che lo compie: esso non la perfe-ziona e non giova a disporla al bene su-premo” (VS 63).

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COSCIENZA COLPEVOLMENTE ERRONEA

C'è:• "quando l'uomo poco si cura di cercare la

verità e il bene,• quando la coscienza diventa quasi cieca in

seguito all'abitudine al peccato” (GS16).Non solo il pensiero, le idee influenzano la vita, ma è anche vero l'inverso. Infatti, se non vivi come pensi, finirai col pensare come vivi.

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LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA MORALE

a) Il punto di partenza per la formazione della coscienza morale: l'amore della verità.

b) L'esigenza che il nostro spirito sia libero da una malattia mortale oggi molto diffusa: l'indifferenza verso la verità.

c) Alcuni momenti significativi del cammino verso una coscienza morale matura.

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UNA MALATTIA SPIRITUALE MORTALE

“Il cammino verso una coscienza morale matura [...] non può neppure avere inizio, se lo spirito non è libero da una malattia mortale, oggi molto diffusa: l'indifferenza verso la verità. Come potremmo, infatti, essere preoccupati che la verità abiti nella nostra coscienza, se riteniamo che l'essere nella verità non sia un valore di importanza decisiva per l'uomo?” (GIOVANNI PAOLO II, Udienza Generale 24-8-1983).

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ORIGINE DELLA MALATTIA

L'origine di "questa gravissima malattia spirituale è l'orgoglio, nel quale, secondo la tradizione etica della Chiesa, sta la radi-ce di ogni male umano. L'orgoglio porta l'uomo ad attribuirsi il potere di decidere, come arbitro supremo, di ciò che è vero e di ciò che è falso;

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I FRUTTI DELL’ORGOGLIO

a negare, cioè, la trascendenza della verità nei confronti della nostra intel-ligenza creata ed a contestare, di conseguenza, il dovere di aprirsi ad essa, di accoglierla non come propria invenzione ma come dono che le è fatto dalla luce increata".

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AMARE PER CONOSCERE

Insomma, "l'origine dell'indifferenza verso la verità risiede nelle profondità del cuore umano. Non si trova la veri-tà, se non la si ama; non si conosce la verità, se non si vuole conoscerla".

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SINTOMI DELLA MALATTIA

"L'indifferenza verso la verità si manifesta:• nel ritenere che la verità e la falsità, in eti-

ca, siano soltanto una questione di gusti, di decisioni personali, di condizionamenti culturali e sociali.

• nel ritenere che sia sufficiente eseguire ciò che pensiamo, senza preoccuparci ulte-riormente se ciò che pensiamo sia vero o falso.

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SINTOMI

• nel ritenere che il nostro essere graditi a Dio non dipenda affatto dalla verità di ciò che noi pensia-mo di Lui, ma solo dal credere sinceramente in ciò che noi professiamo.

• nel ritenere più importante per l'uomo cercare la verità che raggiungerla, giacché questa, in defi-nitiva, gli sfugge irrimediabilmente.

• nel confondere il rispetto dovuto ad ogni perso-na, qualunque siano le idee che professa, con la negazione dell'esistenza di una verità oggettiva”.

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ESITO DELLA MALATTIA

"Se una persona umana è indifferente, nel senso sopraddetto, verso la verità, non si darà pensiero della formazione della pro-pria coscienza, e finirà, presto o tardi, per confondere la fedeltà alla propria coscien-za con l'adesione ad una qualsiasi opinio-ne personale o all'opinione della maggio-ranza“ (fine della citazione dell’Udienza Generale 24-8-1983).

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I MEZZI PER LA FORMAZIONE DELLA COSCIENZA

• La Parola di Dio, soprattutto annunziata nella Liturgia.

• Il sacramento della Penitenza: ruolo diver-so e complementare del confessore e del padre spirituale. Né autonomismo indocile, né passività (rischi di transfert o di plagio). Forse ho paura di prendere coscienza del mio passato?

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MEZZI

• Il Magistero della Chiesa.

• La preghiera, personale e comunitaria.

• Il dialogo con gli altri e la correzione frater-na, fatta con verità e umiltà.

• Quel deserto interiore capace di farci in-contrare Dio nel decidere di noi stessi.

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MEZZI

La partecipazione alla storia e alla vita de-gli altri, soprattutto dei più poveri ed emar-ginati, scandita dai segni dei tempi (cf MAJORANO S., La coscienza. Per una lettura cristiana, Paoline, Cinisello Balsa-mo,1994, pp. 123-145).

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LA COSCIENZA VERSO LA LEGGE CIVILE

• Pensiamo al caso di Antigone: si tratta di una splendida obiezione etica contro una prevarica-zione giuridico – politica.

• Atti 4, 19 Ma Pietro e Giovanni replicarono (ai capi, agli anziani e agli scribi): “Se sia giusto in-nanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudica-telo voi stessi”.

• Atti 5,29 Rispose allora Pietro insieme agli apo-stoli: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”.

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Potremmo avere un dubbio: per avere una coscienza ben formata, bisogna essere molto colti, molto intelligenti, aver studiato molto? Forse stiamo presentando un cristianesimo … per pochi addetti ai lavori?

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Giovanni Paolo II, alla scuola di s. Tom-maso d’Aquino, nell’Udienza Generale del 24-8-1983, parla di connaturalità:

"Il cuore convertito al Signore ed all'amore del bene è la sorgente dei giudizi veri della coscienza morale.

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Infatti, [...] per poter discernere la volontà di Dio è, sì, necessaria la conoscenza della legge di Dio in generale, ma questa non è sufficiente: è indispensabile una sorta di connaturalità fra l'uomo ed il vero bene

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Continua papa Wojtyla:

"In forza di questa connaturalità, la co-scienza diviene capace, quasi per una forma di istinto spirituale, di percepire da quale parte stia il bene e quale sia perciò la scelta che s'impone nel caso concreto.

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Ebbene, la grazia del Sacramento della Penitenza, assiduamente e fervorosamen-te celebrato, produce nella persona uma-na questa progressiva e sempre più pro-fonda connaturalizzazione con la verità ed il bene“ (fine della citazione).

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• Siccome papa Wojtyla segnala un passo di s. Tommaso, preferisco riportarlo:

• "La sapienza implica una rettitudine di giu-dizio secondo criteri divini. Ora, la rettitu-dine del giudizio può derivare da due fonti diverse: dal perfetto uso della ragione; da una certa connaturalità con le cose di cui si deve giudicare.

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In materia di castità, per esempio, può giudicare rettamente uno il quale ha impa-rato la morale, mentre chi ha la virtù della castità giudica rettamente per una certa connaturalità.

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Perciò avere un retto giudizio delle cose di Dio, conosciute mediante la ricerca razio-nale, appartiene alla virtù intellettuale della sapienza; ma avere un retto giudizio su codeste cose mediante una certa connatu-ralità appartiene alla sapienza, che è un dono dello Spirito Santo:

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cioè come Dionigi afferma di Jeroteo, che è perfetto nelle cose di Dio non soltanto imparando, ma sperimentando le cose divine“ (S. Th. II-II, 45, 2, respondeo).

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CONCLUSIONE

“Fratelli, voi appartenete al nostro stesso popolo, eppure uccidete i vo-stri fratelli contadini. Davanti a un or-dine di uccidere che viene da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: Non uccidere! Nessun sol-dato è obbligato a obbedire a un ordi-ne che sia contro la legge di Dio...

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COSCIENZA / LEGGE

… Una legge immorale nessuno deve adempierla. È ora, ormai, che recuperiate la vostra coscien-za e obbediate anzitutto ad essa, piuttosto che all'ordine del pecca-to”.

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DUE SACRIFICI DAVVERO UNITI

• È l’omelia tenuta da Oscar Arnulfo Rome-ro il 23-3-1980, cioè il giorno prima di es-sere ucciso mentre celebrava la s. Messa.

• Ecco il commento di monsignor Ravasi: “È il tema del primato della morale, della co-scienza dei grandi valori umani e spirituali.

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PERSECUZIONI MENO SANGUINOSE,MOLTO SUBDOLE

Noi non siamo martellati da ordini mi-litari ma, in modo sottile, nella nostra società alcuni imperativi vengono in-trodotti nella mente e nel cuore e so-no spesso segnati da una radicale immoralità.

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ESAME DI COSCIENZA

Le leggi del successo a tutti costi, del go-dimento sfrenato, della prepotenza sugli altri, del guadagno più avido, del materia-lismo più volgare, del consumismo inarre-stabile vengono martellati senza tregua, creando un vero e proprio ordine del pec-cato alternativo a quello della morale natu-rale e cristiana”.

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IL VESCOVO ROMERO

Un testimone davvero autentico del primato della coscienza e della legge di Dio sulla politica, sullo Stato, sugli interessi personali.

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