2007_rividro_ferretto

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Gigante D., Maneli F., Venanzoni R., 2006. THE ECO-MOSAIC OF THE TEMPORARY POOLS IN THE PLAIN OF FERRETTO (PERUGIA, CENTRAL ITALY): A PRIORITY HABITAT OF THE HABITAT DIRECTIVE 92/43 EEC. Rivista di Idrobiologia, 43 (2004-2007): 148-158. Aracne Ed., Roma. ISSN: 0048-8399

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L'ECOMOSAICO DEGLI STAGNI TEMPORANEI NELLA PIANA DI FERRETTO (PERUGIA, ITALIA CENTRALE): UN HABITAT PRIORITARIO DELLA DIRETTIVA 92/43/CEEGIGANTE D., MANELI F., VENANZONI R.ABSTRACT THE ECO-MOSAIC OF THE TEMPORARY POOLS IN THE PLAIN OF FERRETTO (PERUGIA, CENTRAL ITALY): A PRIORITY HABITAT OF THE HABITAT DIRECTIVE 92/43 EEC. The Plain of Ferretto, situated to the west of Trasimeno Lake (Central Italy), is of great interest for the presence of the priority Habitat 3170 "Mediterranean temporary ponds" of the Annex I to the Habitat Directive 92/43 EEC. The area is characterized by the presence of oligotrophic acids soils with a seasonal superficial water table. This particular pedological situation, combined with a climatic condition with a strong summer drought, is the cause of the presence, in such a territory, of a system of small temporary ponds that gives rise to a peculiar eco-mosaic, characterized by the presences of rare species and a complex of vegetation of great naturalistic value. The pools are developed mostly inside the glades of the forest, in mosaic with heathlands, garrigues or grasslands. They show a variable level of complexity, giving place to an articulated vegetational micro-mosaic. Although the anthropic presence has deeply affected the natural vegetation distribution and actual cover in the area, the floristic-vegetational-environmental study confirms the high naturalistic and scientific value of the eco-mosaic in the Plain of Ferretto. Key Words: Temporary pools, habitat directive 92/43, Ferretto, Lake Trasimeno, Italy.

INTRODUZIONE Gli stagni temporanei sono habitat molto particolari che si formano allinterno di depressioni di modeste dimensioni nelle quali si verifica una alternanza stagionale di fasi di sommersione e fasi di prosciugamento e aridit (Fig. 1). La presenza di acqua generalmente limitata a sottili spessori. Lapprovvigionamento idrico per tali pozze deriva solitamente dalle precipitazioni o dalle acque sotterranee, non essendoci alcun collegamento con corpi dacqua permanenti. Esse si sviluppano in regioni caratterizzate da regimi climatici che presentano un periodo di aridit stagionale, quali quello mediterraneo, mediterraneoatlantico o temperato submediterraneo, oppure su substrati drenanti che, pur in presenza di precipitazioni ricorrenti, non consentono il ristagno permanente. In conseguenza della forte variabilit delle condizioni ambientali, in particolare della disponibilit periodica dellelemento idrico, il ricoprimento vegetale che si sviluppa in tali habitat presenta una marcata fenologia stagionale: lo sviluppo vegetativo e le fasi antesiche si svolgono in un arco di tempo ridotto, che pu essere limitato alla stagione tardoinvernale/primaverile oppure a quella tardoestiva, in relazione alla diversa ecologia di ciascuna fitocenosi. Oltre al denominatore comune rappresentato dalla natura temporanea del periodo di sommersione, le caratteristiche ecologiche di tali habitat possono essere molto diversificate: tipologie di pozze diverse si possono formare al variare del regime idrologico

(intensit e regime delle precipitazioni, variazioni della profondit della falda freatica superficiale), delle condizioni pedologiche (presenza di lenti di materiali impermeabili che ostacolano il deflusso delle acque meteoriche), delle caratteristiche chimico fisiche dellacqua (disponibilit di minerali, nutrienti). La componente antropica non necessariamente un fattore limitante per lo sviluppo delle pozze effimere, anzi in alcuni casi queste possono essere favorite da interventi di diradamento o pascolamento, come verr approfondito in seguito. Dal punto di vista ecologico si tratta quindi di ambienti intrinsecamente instabili, caratterizzati da entit vegetali altamente specializzate nelle forme di sviluppo e nelle strategie riproduttive e da fitocenosi altrettanto fortemente specializzate, che danno origine ad un complesso ed unico mosaico di vegetazione.SCENARIO EUROPEO ED ITALIANO

La fragilit degli ambienti umidi in generale ha spinto diverse nazioni a sottoscrivere il primo trattato internazionale per la tutela degli ambienti umidi noto come Convenzione di Ramsar (1971); al suo interno viene tra laltro fornita una definizione di pozze temporanee (BOX 1). Nellambito della Convenzione di Ramsar, le pozze temporanee costituiscono loggetto di una specifica Risoluzione (Resolution VIII.33 Guidance for identifying, sustainably managing, and designating temporary pools as Wetlands of International

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Importance). In tale documento viene tra laltro sottolineato come spesso tali habitat siano trascurati proprio a causa del loro carattere effimero. Essi stanno scomparendo in tutto il mondo a causa delle trasformazioni nelluso del suolo legate ad un uso non sostenibile delle risorse. In particolare, tra le forme di gestione non appropriate vengono incluse labbandono delle pratiche tradizionali agropastorali, lespansione agricola ed urbana, la sommersione per-

manente ed in generale le alterazioni profonde dellidrologia superficiale e sotterranea. Per quanto riguarda il territorio europeo, la Direttiva 92/43/CEE (nota come Direttiva Habitat) ha codificato diverse tipologie di habitat umidi temporanei attribuendoli a diverse categorie (BOX 2) incluse nel gruppo degli habitat dulcacquicoli con acque correnti (Direttiva 92/43/CEE, Allegato I; European Commission, 2003).

BOX 1. Definizione di pozze temporanee fornita dalla Convenzione di Ramsar. Le pozze temporanee sono piccole aree umide (generalmente di superficie inferiore a 10 ha), con acque poco profonde, caratterizzate dallalternanza di fasi di sommersione e fasi di aridit e da unidrologia autonoma. Si sviluppano allinterno di depressioni, spesso di origine endoreica, soggette a periodi di inondazione che, pur essendo sufficientemente lunghi da indurre lo sviluppo di suoli idromorfi e biocenosi acquatiche o anfibie, non si prolungano mai abbastanza da consentire linsediamento di comunit animali o vegetali tipiche degli ambienti permanentemente umidi. Questa definizione esclude quegli habitat in diretto contatto fisico con corpi dacqua permanenti, quali sponde lacustri, paludi, fiumi, i quali generalmente non consentono lo sviluppo delle specie pi caratteristiche degli habitat umidi temporanei.

Fig. 1. Diverse tipologie di pozze temporanee in relazione a durata e regime del periodo di sommersione (Mod. da Boulton et Brock, 1999; et al., 2004)

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BOX 2. Tipologie di habitat umidi temporanei elencati nellAll. I alla Direttiva 92/43/CEE. Habitat 3120 Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale, su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale, con Isotes spp. Si tratta di cenosi caratterizzate da ridotte dimensioni, legate ad ambienti poveri di nutrienti in contesti mediterranei. Il riferimento fitosociologico alla classe IsotoNanojuncetea. Habitat 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe; si tratta di laghi, pozze, stagni e aree di transizione caratterizzati da vegetazione perenne o annuale, da acquatica ad anfibia, ricca di efemerofite a carattere pioniero, legata ad suoli poveri di nutrienti. Il riferimento fitosociologico alle classi Littorelletea uniflorae e IsotoNanojuncetea. Habitat 3170* Stagni temporanei mediterranei (*Habitat prioritario): pozze di modestissima profondit (generalmente pochi centimetri) sommerse solo nel periodo tardoinvernale o primaverile, caratterizzate da una flora ricca di terofite e geofite mediterranee. Il riferimento fitosociologico alle alleanze Isotion, Nanocyperion flavescentis, Preslion cervinae, Agrostion salmanticae, Heleochloion, Lythrion tribracteati.

BOX 3. Chiave per il riconoscimento della tipologia di Habitat in un sistema di pozze effimere (da Grillas et al., 2004a e 2004b, basato su Gaudillat et Haury, 2002; chiave ideata per la Francia e la Corsica). 1. Substrato siliceo (acido), sommersione durante linverno e la primavera, del tutto o in parte . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Substrato neutro o basico, ricco di limo, prosciugamento tardivo (in estate o autunno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 2. Sommersione limitata (per saturazione), irregolare, prevalentemente invernale; praterie a Serapias nellarea cristallina della Provenza: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Habitat 3120 Phytosociological alliance: Serapion, Aubert & Loisel, 1971 Specie guida: Serapias spp., Oenanthe lachenalii, Chysopogon gryllus, Isotes histrix Sommersione pi regolare e per periodi pi lunghi, con specie anfibie primaverili o estive . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 3. Profondit minore di 40 cm, specie anfibie a sviluppo primaverile precoce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Profondit maggiore di 40 cm, specie a sviluppo tardoprimaverile o estivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Habitat 3170 Phytosociological alliance: Preslion cervinae Br.Bl. Ex Moor 1937 Specie guida: Mentha cervina, Artemisia molinieri, Trifolium ornithopodioides, Oenanthe globulosa. 4. Vegetazione dominata da specie del genere Isotes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Habitat 3170 Phytosociological alliance: Isotion Br. Bl. 1936 Specie guida: Isotes spp., Marsilea strigosa, Pilularia minuta, Littorella uniflora, Ranunculus revelieri, Crassula vaillanti Vegetazione dominata da Agrostis pourretii. Un po pi tardiva rispetto alla precedente . . . . . . . . . .Habitat 3170 Phytosociological alliance: Agrostion salmanticae Riv.God. 1958 (= Agrostion pourretii Riv.God. 1958) Specie guida: Agrostis pourretii, associata a Lythrum borysthenicum o Illecebrum verticillatum 5. Specie anfibie a sviluppo estivoautunnale, su substrati ricchi di nutrienti, talora anche salmastri . .Habitat 3170 Phytosociological alliance: Heleochloion Br.Bl in Br.Bl., Roussine & Ngre 1952 Specie guida: Heliotropium supinum, Crypsis aculeata, Crypsis schoenoides, Cressa cretica Specie anfibie a sviluppo primaverileestivo, su substrati pi ricchi dei precedenti, calcarei, basici .Habitat 3170 Phytosociological order: Nanocyperetalia Klika, 1935 Specie guida: Damasonium polyspermum, Lythrum tribracteatum, Cyperus flavescens, Cyperus fuscus, Elatine macropoda, Teucrium aristatum

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Nellambito delle iniziative europee mirate alla salvaguardia di questi interessantissimi e vulnerabili habitat, va senzaltro ricordato il Progetto LIFE Conservation of Mediterranean Temporary Pools n 99/72049 svolto in Francia nel periodo 19992004, i cui risultati sono stati pubblicati da Grillas et al. (2004a, 2004b). Lo scopo principale di tale progetto stato quello di tracciare delle possibili linee guida per una gestione integrata di sette siti della Francia mediterranea, sviluppando strumenti e metodologie adatte alla gestione di questi fragili ecosistemi. Particolarmente interessante la proposta di una chiave per il riconoscimento e linquadramento fitosociologico di queste tipologie di Habitat (BOX 3). In Italia stata riconosciuta la presenza di tutti e tre i tipi di habitat umidi temporanei elencati dalla Direttiva 92/43/CEE: lHabitat 3120 stato indicato in Liguria, Toscana, Lazio, Sicilia; il 3130 in Piemonte, Valle dAosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Sicilia, Sardegna; il 3170 in Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna (Petrella et al., 2005).CARATTERIZZAZIONE DELLAREA DI STUDIO

La Piana di Ferretto, ubicata in posizione occidentale rispetto al Lago Trasimeno, nella regione Umbria in Italia centrale, presenta un interessantissimo ecomosaico di micropozze effimere, caratterizzate dalla presenze di specie rarissime e di un mosaico di vegetazione di grande interesse. Il paesaggio dellarea interessato da una forte impronta antropica; marcato lo sviluppo del sistema insediativoinfrastrutturale, con una maggiore diffusione della tipologia delle case sparse o dei piccoli e frequenti nuclei abitati (BOGGIA & PENNACHI, 1999). Larea di studio presenta una forte vocazione agricola, con vaste aree a seminativi intervallate da vigneti; sviluppata anche la zootecnia, che si concentra nella produzione avicola e suina. Vi tra laltro una discreta produzione vivaistica, incentrata maggiormente sulla produzione di resinose di diverse specie. Dal punto di vista climatico, dallapplicazione degli indici bioclimatici (RIVASMARTNEZ et al., 1999) ai dati relativi alle temperature e alle precipitazioni registrati nelle stazioni di Monte del Lago e San Savino e riportati in Venanzoni et al. (1998), larea riferibile al Macrobioclima Mediterraneo, Termotipo Mesomediterraneo superiore, Ombrotipo Subumido superiore/inferiore. Questa tipologia climatica abbastanza diffusa intorno allarea del Lago

Trasimeno e si caratterizza per le precipitazioni che si concentrano principalmente in autunno, con un massimo secondario in primavera ed una media annuale di circa 750 mm; il periodo di aridit estiva abbastanza marcato. Le temperature medie annuali sono comprese tra 12,1 C (stazione di San Savino) e 14 C (stazione di Monte del Lago). Lescursione termica annuale tra le pi basse registrate in Umbria, probabilmente per lazione mitigatrice del Lago Trasimeno; il periodo invernale di freddo pi intenso si protrae fino a marzo, mentre lo stress da aridit particolarmente marcato nel mese di luglio (VENANZONI et al., 1998). Dal punto di vista geologico, il settore occidentale dei territori che circondano il bacino del Lago Trasimeno coperto da sedimenti Villafranchiani, riferibili a sabbie e ciottolame di facies fluviolacustre, localmente a livelli argillosi e con lenti e livelli di ciottoli silicei, prosecuzione del bacino pleistocenico della Val di Chiana. Questi sedimenti sono formati da sabbie di colore giallogrigiastro o biancastro, da ciottolame basale anche con grossi elementi derivati dalla Formazione del Macigno e dal flysh, da ciottolame di selce medio o minuto misto a sabbioni arrossati. Vi inoltre la presenza di lenti argillose fortemente sabbiose, con caratteristiche concrezioni calcaree; si segnala comunque una certa prevalenza di materiale grossolano (JACOBACCI et al., 1970). I rilievi costituiti da questi depositi, che non superano mai i 300 m di quota, declinano dolcemente ad oriente verso il Trasimeno, dove in prossimit delle sponde i sedimenti pleistocenici scompaiono sotto i pi recenti depositi lacustri dellunit OloPleistocenica, che si estende lungo la riva occidentale del Lago. Sulla base di quanto indicato nella Carta dei Suoli dellUmbria (GIOVAGNOTTI et al., 2003), nellarea di studio sono presenti suoli legati ai depositi fluviolacustri PlioPleistocenici, derivanti da sedimenti aventi diversa et e grado di erosione verificatasi nel tempo. In relazione alla pendenza ed al tipo di vegetazione, il profilo si presenta con gradi di evoluzione differenziati a seconda delle localit considerate. Le aree interessate dallo sviluppo del sistema di stagni temporanei sono caratterizzate dalla presenza di suoli molto evoluti, fortemente acidi, lisciviati, con drenaggio molto lento e presenza di falda superficiale temporanea. La presenza antropica ha profondamente condizionato la distribuzione e la copertura della vegetazione naturale, determinando un paesaggio estremamente frammentato, nel quale estese zone agricole si intervallano a modeste aree boscate. La vegetazione dellarea stata oggetto di numerose indagini (PEDROTTI, 1982a; PEDROTTI et al., 1979; 1980;

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2004); linquadramento fitosociologico della vegetazione forestale stato oggetto di una recente revisione che ha portato ad abbandonare il riferimento allalleanza delle foreste planiziali centroeuropee Quercion roborispetraeae in favore dellalleanza italica centromeridionale Teucrio siculiQuercion cerridis, climaticamente e biogeograficamente pi consona ai territori in esame (GIGANTE et al., 2007b). La vegetazione forestale si caratterizza per la dominanza di Quercus cerris nei settori collinari e Quercus virgiliana nelle aree di pianura; dal punto di vista fitosociologico, il riferimento ai syntaxa Asplenio onopterisQuercetum cerridis e Asplenio onopterisQuercetum cerridis var. a Quercus virgiliana. Molte aree appaiono piuttosto degradate ed attualmente colonizzate da formazioni rade a Quercus virgiliana. Le tappe di sostituzione sono rappresentate da: arbusteti a dominanza di Cytisus scoparius con Rubus canescens e Rosa gallica (suball. Pruno spinosaeRubenion ulmifolii); arbusteti a dominanza di Erica scoparia e Cistus creticus ssp. eriocephalus (Cisto incaniEricetum scopariae); orli a dominanza di Oenanthe pimpinelloides e Linum bienne (Oenantho pimpinelloidisLinetum biennis); brughiere a dominanza di Calluna vulgaris e Danthonia decumbens (Danthonio decumbentisCallunetum vulgaris); garighe termofile a dominanza di Cistus salvifolius e Cistus creticus ssp. eriocephalus con Pulicaria odora (Cistetum eriocephalisalvifolii); praterie emicriptofitiche a dominanza di Agrostis capillaris subsp. capillaris con Anthoxanthum odoratum ed Hypochoeris radicata (all. Bromion erecti); praterie annuali con Tuberaria guttata, Trifolium arvense e Lotus angustissimus (all. Tuberarion guttatae) (Biondi et al., 2007).CARATTERISTICHE ECOLOGICHE E VEGETAZIONALI

I terreni presenti sulla Piana di Ferretto, oligotrofici, acidi e caratterizzati dalla persistenza periodica di falda superficiale, combinati con lazione del clima che presenta una stagione arida estiva piuttosto pronunciata, presentano caratteristiche idonee alla formazione di stagni temporanei. Le pozze si sviluppano prevalentemente allinterno delle radure del bosco, in mosaico con le brughiere, le garighe o le praterie. Esse presentano un livello di complessit variabile, dando luogo ad un articolato micromosaico vegetazionale; la loro presenza nel territorio di Ferretto puntiforme ed i complessi meglio articolati e di maggiore estensione si trovano nelle localit Podere Marella e Monelli. La durata del periodo di sommersione e la profondit dellacqua sembrano essere due aspetti determi-

nanti nel condizionare lo sviluppo della vegetazione e la sua composizione floristica; ad incidere su questi parametri, oltre alla disponibilit idrica e al substrato, sono ovviamente le dimensioni delle pozze stesse (diametro e profondit). Sulla base delle osservazioni effettuate, stato possibile individuare 4 principali tipologie di bacini differenziabili in base alla profondit: profondit < 2 cm; profondit 220 cm; profondit 2040 cm; profondit > 40 cm. La tipologia di ciascun bacino non costante da un anno allaltro, essendo condizionata dalle variazioni nel regime e nellintensit delle precipitazioni; per possibile individuare delle precise corrispondenze tra le diverse morfologie di pozza e le varie tipologie vegetazionali, come evidenziato anche da Deil (2005). La taglia delle cenosi estremamente variabile: si va da comunit costituite da individui alti pochi cm alle tipologie di maggiori dimensioni che possono raggiungere i 100110 cm di altezza e che segnano la transizione ad ambienti umidi permanenti. La vegetazione dellarea stata dettagliatamente indagata attraverso lapplicazione del metodo fitosociologico (BRAUNBLANQUET, 1979) ed i risultati di tale studio sono in parte editi ed in parte in corso di pubblicazione (VENANZONI et al., 2005; GIGANTE et al., 2007a e 2007b); un primo inquadramento floristicovegetazionale viene di seguito proposto. Le pozze aventi profondit minore di 2 cm, corrispondenti a lenti dacqua pi che a veri e propri stagni, sono lievi depressioni di estensione variabile (fino a qualche m2) che appaiono completamente sommerse in seguito alle precipitazioni al termine del periodo invernale; generalmente lo stato di sommersione vera e propria non si prolunga oltre la primavera avanzata, segue quindi una fase di progressivo disseccamento con lavvicinarsi del periodo di aridit estiva. Dopo il prosciugamento, i suoli permangono intrisi per alcune settimane; generalmente appaiono secchi alla fine di giugno. La vegetazione che si sviluppa in queste stazioni, riferibile allassociazione SerapioIsotetum hystricis descritta da Pedrotti (1982) proprio per la Piana di Ferretto, dominata dalla piccola felce acquatica Isotes histrix accompagnata da numerose entit effimere a ciclo molto breve, quali Myosotis laxa Lehm. ssp. cespitosa (Schultz) Hyl. ex Nordh., Isolepis setacea (L.) R. Br., Anagallis minima (L.) E.H.L. Krause, Anagallis arvensis L. ssp. parviflora (Hoffmanns. et Link) Arcang., Hypericum humifusum L. Caratteristica la presenza, talora molto abbondante, di diverse geofite

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del genere Serapias quali S. cordigera, S. lingua, S. parviflora. In posizione marginale rispetto alla vegetazione a Isotes histrix, in aree lievemente rilevate, di transizione con i terreni asciutti e soggette a prosciugamento in tempi pi rapidi, si sviluppa la vegetazione effimera a dominanza di Cicendia filiformis (L.) Delarbre con Juncus capitatus Weigel, Moenchia erecta (L.) Gaertn., Meyer et Scherb., Ranunculus sardous Crantz ssp. sardous, riferite allassociazione Cicendietum filiformis (Allorge, 1922). Allinterno di questa fitocenosi, a distribuzione europea centrooccidentale, si rinvengono numerose entit termoxerofile tipiche delle praterie annuali mediterranee, quali Trifolium striatum L. ssp. striatum, Aira elegantissima Schur ssp. elegantissima, Ornithopus compressus L., Tuberaria guttata (L.) Fourr., Parentucellia latifolia (L.) Caruel, Centaurium maritimum (L.) Fritsch, Lotus angustissimus L., Filago eriocephala Guss. come conseguenza del marcato carattere submediterraneo del clima della zona. La specie dominante presente in forma sporadica anche allinterno delle comunit adiacenti. Unaltra stazione di presenza dellassociazione Cicendietum filiformis, in forma pi tipica, stata osservata nella Piana di Gubbio (PEDROTTI et al., 1982). Le pozze a profondit compresa tra 2 e 20 cm sono quasi sempre caratterizzate dallavere dimensioni molto piccole, inferiori ad 1 m di diametro. In molti casi si tratta di buche residue dellattivit vivaistica, derivanti dallespianto di individui arborei, allinterno delle quali si sono innescati processi di sommersione temporanea ed insediate le specie tipiche di tali habitat. La maggiore profondit consente un ristagno abbastanza prolungato sul fondo delle pozze (mai oltre linizio del mese di giugno) i cui bordi, generalmente piuttosto acclivi, sono invece soggetti a rapido ritiro delle acque. La vegetazione che si insedia in questo tipo di ambienti, connotata da fenologia molto precoce e dinamismo rapido, si caratterizza per la dominanza della piccola campanulacea Solenopsis laurentia (L.) C. Presl, spesso accompagnata da Juncus pygmaeus Rich. ex Thuill., molto abbondante, e da Juncus tenageja Ehrh. ex L. fil. Altre entit piuttosto frequenti sono Juncus bufonius L., Radiola linoides Roth, Lythrum junceum Banks et Sol., Exaculum pusillum (Lam.) Caruel, Montia fontana L. ssp. chondrosperma (Fenzl) Walters, Alisma lanceolatum With.. Si tratta di comunit fugaci, tipiche di superfici non molto estese, la cui stagione vegetativa pu limitarsi a due settimane di vita. Dal punto di vista fitosociologico il riferimento allassociazione Kickxio cirrhosaeSolenopsidetum laurentiae, descritta per la Sicilia da Brullo et Minissale (1998), della quale si individua una varian-

te a Isotes histrix. Talora, se il ristagno dellacqua particolarmente prolungato, la porzione centrale della pozza viene colonizzata da Callitriche brutia Petagna, che tende a formare dei popolamenti monospecifici. Le pozze con profondit compresa tra 20 e 40 cm hanno un diametro medio di 22,5 m. Esse presentano un periodo di inondazione pi prolungato rispetto a quelle precedentemente descritte, e consentono laffermazione di cenosi vegetali a ciclo vegetativo perenne; si tratta tuttavia ancora di comunit anfibie, in grado di tollerare marcate fasi di stress idrico. Il carattere di habitat umido temporaneo chiaramente attestato dal completo prosciugamento che si verifica entro il mese di giugno. La maggiore profondit di questo tipo di pozze consente, con la regressione dellacqua ed il disseccamento dei suoli, la successione spaziale e temporale di molteplici comunit legate da rapporti di tipo catenale e non dinamico. Si tratta di fitocenosi povere di specie, talora monospecifiche; dal margine esterno della pozza verso il centro si pu osservare una sequenza ripetitiva che coinvolge le seguenti comunit: aggr. a Juncus conglomeratus, vegetazione a dominanza di giunchi mediterranei (all. MolinioHoloschoenion) con Juncus effusus L., Carex flacca Schreb. e Myosotis laxa Lehm. ssp. cespitosa (Schultz) Hyl. ex Nordh.; aggr. a Juncus bulbosus L. (coll. provv.: all. Anagallido tenellaeJuncion bulbosi Br.Bl. 1967), talora monospecifico, talora con Ranunculus ophioglossifolius Vill., Callitriche brutia Petagna, Juncus effusus L.; aggr. a Gratiola officinalis L. (all. GlycerioSparganion) con Alisma plantagoaquatica L. e Agrostis stolonifera L. Le pozze caratterizzate da profondit maggiore di 40 cm, di diametro variabile ma sempre superiore ai 2 m, segnano la transizione agli ambienti permanentemente inondati. Generalmente la porzione centrale di questi habitat, corrispondente alle profondit maggiori, permane sommersa per tutto larco dellanno ed ospita vegetazione igrofila perenne e/o elofitica riferibile alle associazioni Glycerietum fluitantis Eggler 1933 ed Eleocharitetum palustris Ubrizsy 1948. Le sponde delle pozze di maggiore profondit presentano tuttavia caratteristiche ecologiche ancora assimilabili a quelle di un ambiente umido temporaneo, poich esse vanno soggette a disseccamento estivo, seppure temporalmente limitato. La granulometria del substrato si presenta pi fine e marcatamente argillosa in corrispondenza delle pozze a sommersione prolungata; questo causa sulle sponde un prolungato ristagno dellacqua (fino al mese di luglio) e la persistenza di substrati fangosi. In queste condizioni trova habitat ideale di sviluppo la vegeta-

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zione annuale di taglia media a dominanza di Ranunculus ophioglossifolius Vill. con Callitriche brutia Petagna, Agrostis stolonifera L., Galium debile Desv., provvisoriamente riferita allalleanza GlycerioSparganion Br.Bl. & Sissingh in Boer 1942.PARTICOLARIT FLORISTICHE

Dal punto di vista floristico va sottolineata la particolare concentrazione nellarea di entit di pregio; soprattutto tra le specie di piccola taglia che si rinvengono quelle presenze di maggiore interesse dal punto di vista biogeografico poich rare, fortemente specializzate ed a distribuzione molto ristretta, puntiforme o frammentata. Le specie pi significative rinvenute nellarea nel corso delle indagini vengono di seguito indicate. Tra le pi interessanti va senzaltro citata Isotes histrix Bory, piccola felce acquatica molto rara, presente in Italia in localit subcostiere di Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Per la flora dellUmbria, questa entit stata segnalata per la prima volta proprio nella Piana di Ferretto, nella zona di Petrignano e Pozzuolo (Pedrotti et al., 1979); questa stazione la pi interna per lItalia centrale e lunica per lUmbria. Viene qui riconfermata la presenza della specie Solenopsis laurentia (L.) C. Presl, nota per lunica stazione umbra di Tuoro (PG) ove era stata raccolta dal botanico Mons. Cicioni nel giugno del 1903; il campione, sub Laurentia michelii DC., presente nellErbario Cicioni (Erbario PERU), conservato presso il Dip. di Biologia vegetale e Biotecnologie agroambientali e zootecniche dellUniversit di Perugia. La presenza della specie nella regione viene in seguito indicata da Fiori (192329) senza riferimento alla fonte; il rinvenimento da parte di Cicioni poi citato da Barsali (1932), il quale per lamenta lassenza di ulteriori notizie, riferendo che durante le numerose escursioni nellarea del Lago Trasimeno la specie non mai stata ritrovata. Citata in seguito da Orsomando et al. (1998) come entit rara per il territorio regionale, senza indicazione della localit di ritrovamento. La presente conferma della presenza in Umbria rappresenta quindi un rinvenimento particolarmente importante per il territorio regionale, poich la specie veniva indicata come gravemente minacciata nella Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). Sulla base delle osservazioni effettuate, si pu affermare che lentit presente con una popolazione numericamente molto abbondante; lo stato di grave minaccia tuttavia persiste a carico dellhabitat cui la specie legata. Vanno poi menzionate quattro entit di recente rinvenimento in Umbria (GIGANTE et al., 2005):

Airopsis tenella (Cav.) Asch. et Graebn., Anagallis arvensis L. subsp. parviflora (Hoffmanns. et Link) Arcang., Exaculum pusillum (Lam.) Caruel, Ornithopus pinnatus (Mill.) Druce. La Piana di Ferretto rappresenta lunica stazione di presenza regionale per queste specie, tutte molto interessanti e vulnerabili. In particolare, Airopsis tenella, specie fino ad ora nota solo per la Toscana e la Sicilia, inclusa nella Lista Rossa della Toscana con la categoria A basso rischio mentre Exaculum pusillum, presente solo in Toscana, Lazio, Sardegna e Corsica, ritenuta Vulnerabile in Lazio e A basso rischio in Toscana (CONTI et al., 1997). Sulla base dei nuovi dati distributivi per lUmbria sar possibile inserire queste entit nei futuri aggiornamenti della Lista Rossa Regionale. Altra specie importante per la sua rarit nel territorio umbro Anagallis minima (L.) E.H.L. Krause specie Minacciata in Umbria secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997); gi nota per la Piana di Ferretto (BALLELLI, 2003), stata indicata anche per S. Martino di Tisciano (Montaldini) (BARSALI, 192933), ove sarebbe necessaria una conferma dellattuale presenza (data lepoca della segnalazione), per la Pianura eugubina (BALLELLI, 1988) e perla Loc. Farneto presso Mugnano (BALLELLI, 2003). Cicendia filiformis, entit a distribuzione sudovest Europea (Subatlantica), era gi indicata per la Piana di Ferretto (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976; PEDROTTI, 1982a) e nota solo per unaltra localit regionale: la Piana di Gubbio (PEDROTTI et al., 1982; BALLELLI et al., 1977; BALLELLI, 1988; BIONDI et al., 1990). Inclusa nella Lista Rossa Regionale dellUmbria come Minacciata (CONTI et al., 1997). Gratiola officinalis L. specie Vulnerabile in Umbria secondo la Lista Rossa Regionale (Conti et al., 1997); gi rinvenuta tra Panicarola e Castiglione (CICIONI, 1895); nella zona del L. Trasimeno (BATELLI, 1887; BARSALI, 192933; GRANETTI, 1965; BENCIVENGA e GRANETTI, 1976; PEDROTTI e ORSOMANDO, 1977; BALLELLI, 2003); presso il Fiume Nestore (BENCIVENGA et al., 1978); nel bacino del L. Trasimeno (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976); nei pressi di Petrignano (BALDONI et al., 1995); nella Palude di Colfiorito (PEDROTTI e SANESI, 1969; BALLELLI et al., 2001), Piano di Ricciano (BALLELLI, 2003). Hypericum humifusum L. era gi nota per Castiglion del Lago (BARSALI, 192933), il bacino del L. Trasimeno (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976), lIsola Minore del L. Trasimeno (GRANETTI, 1968), la Piana di Ferretto (PEDROTTI, 1982a), la Pianura eugubina (BALLELLI, 1988); viene considerata come entit A basso rischio per lUmbria nella Lista Rossa (CONTI et al., 1997).

Lecomosaico degli stagni temporanei nella piana di Ferretto

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Isolepis cernua (Vahl) Roem. et Schult specie Vulnerabile in Umbria secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). Nota per il L. Trasimeno (BATELLI, 1887), per il T. Fiumicello presso Montelovesco (VENANZONI e GIGANTE, 2000), per la Loc. Monelli tra Ferretto e Piana (BALLELLI, 2003). Presente inoltre nellErbario Cicioni sub Scirpus savi Seb. et Mauri, proveniente dalle localit S. Marino presso Perugia e Colognola al M.Tezio. Isolepis setacea (L.) R. Br. specie Minacciata in Umbria secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997); gi nota per ununica stazione in Umbria ubicata nel bacino del L. Trasimeno (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976), forse coincidente con quella qui indicata. Juncus bulbosus L., specie presente in Italia peninsulare solo in Calabria e Toscana, regione questultima dove inserita nella Lista Rossa come entit A basso rischio (Conti et al., 1997). In Umbria era stata gi indicata per le radure nei boschi tra Ferretto e Petrignano (BALLELLI, 2003), stazione qui confermata; era inoltre nota per Colfiorito (MESSERI, 1952) ove per, malgrado specifiche ricerche, non stata pi rinvenuta (BALLELLI, 2003). Juncus capitatus Weigel specie Minacciata in Umbria secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). Nota per la Piana di Ferretto (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976; PEDROTTI et al., 1980; PEDROTTI, 1982a), per la Pianura eugubina (BALLELLI et al., 1977a, 1977b; PEDROTTI et al., 1979, 1982; BALLELLI, 1988), per la Loc. Cascina tra S. Arcangelo e Panicarola (BALLELLI, 2003). Lythrum portula (L.) D.A. Webb era gi nota per la Piana di Gubbio (BALLELLI et al., 1977a, 1977b; PEDROTTI et al., 1979, 1982; BALLELLI, 1988), per il bacino del L. Trasimeno (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976; PEDROTTI et al., 1979, 1980; ORSOMANDO e CATORCI, 1991), per la Piana di Ferretto e Poggio Le Piane tra Cortona e Trestina (BALLELLI, 2003); considerata Vulnerabile secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). X Malosorbus florentina (Zuccagni) Browicz specie nota per numerose localit umbre, considerata A basso rischio secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). Moenchia erecta (L.) P. Gaertn., B. Mey. et Scherb. subsp. erecta nota per la Valle Tiberina (BATELLI, 1888); Castiglion del Lago (BARSALI, 192933); la Pianura eugubina (BALLELLI, 1988); la Piana di Ferretto (PEDROTTI et al., 1979; PEDROTTI, 1982a; BALLELLI, 2003); S. Arcangelo in Loc. Cascina, Poggio Le Piane tra Cortona e Trestina, Poggio Capanne a N di Tuoro (BALLELLI, 2003); specie A basso rischio in Umbria secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997).

Radiola linoides Roth era gi nota per la Piana di Ferretto (BARSALI, 192933; MENGHINI, 1973; PEDROTTI et al., 1980; PEDROTTI, 1982a; BALLELLI, 2003), per il bacino del L. Trasimeno (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976); per la Pianura eugubina (BALLELLI et al., 1977a; PEDROTTI et al., 1979, 1982; BALLELLI, 1988; BIONDI et al., 1990); specie Minacciata secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). Ranunculus ophioglossipholius Vill. nota in Umbria solo per la Piana di Ferretto (BENCIVENGA e GRANETTI, 1976), specie ritenuta vulnerabile in Toscana secondo la Lista Rossa Regionale (CONTI et al., 1997). Serapias cordigera L., inclusa nella Lista Rossa dellUmbria (CONTI et al., 1997) con la categoria Dati insufficienti, era gi nota per larea del L. Trasimeno (BARSALI, 192933, BENCIVENGA e GRANETTI, 1976, ORSOMANDO e CATORCI, 1991, ORSOMANDO, 1995), per la Pianura eugubina (BALLELLI, 1988), per la Piana di Ferretto (PEDROTTI, 1982a). ASPETTI CONSERVAZIONISTICI Gli stagni provvisori sono senza dubbio tra gli habitat pi interessanti e pi minacciati nella regione Umbria. Sono sistemi molto vulnerabili, data la piccola estensione, la distribuzione frammentata e le particolari condizioni ecologiche necessarie al loro sviluppo. Variazioni stagionali di uno o pi parametri ambientali possono compromettere lo sviluppo delle fitocenosi che colonizzano tali ambienti; molto dannosi possono essere inoltre gli effetti del disturbo di origine antropica a carico di tali ecosistemi, soprattutto per quanto riguarda limmissione di nutrienti nelle acque e nel suolo attraverso limpiego incontrollato di concimi e fertilizanti chimici nel territorio circostante. Altre tipologie di minacce sono rappresentate dalla distruzione fisica dei siti ed in particolare dalle alterazioni degli equilibri idrologici; dallinvasione di specie erbacee perenni o arbustive con conseguente chiusura delle radure; dallinterrimento; dalla discarica di rifiuti solidi, fenomeno purtroppo osservato in pi di unoccasione. Lintera area di studio stata individuata come Sito di Interesse Comunitario nellambito della Rete Natura 2000; con la Legge Regionale n. 27 del 24/03/00 (P.U.T.) infatti la regione dellUmbria ha recepito integralmente le 106 aree individuate dal progetto Bioitaly allinterno del territorio regionale, tra le quali incluso il SIC IT5210020 Boschi di Ferretto Bagnolo. Tale decisione stata poi sancita con il Decreto Ministeriale 25/03/05, nel quale stato ufficializzato lElenco dei proposti siti di

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importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, ai sensi della Direttiva n. 92/43/CEE. Il riconoscimento nellarea della presenza di Habitat di rilevanza comunitaria (All. I alla Dir. 92/43/CEE) ha posto quindi i presupposti concreti per la loro conservazione e tutela, attraverso la stesura di un idoneo Piano di Gestione che allo stato attuale in corso di realizzazione ad opera di un gruppo interdisciplinare nel quale sono coinvolti gli autori del presente contributo. RIASSUNTO Lecomosaico degli stagni temporanei nella Piana di Ferretto (Perugia, Italia centrale): un Habitat prioritario della Direttiva 92/43/CEE situata a ovest del Lago Trasimeno in Italia centrale, unarea di grande interesse per la presenza dellHabitat prioritario 3170 Stagni temporanei mediterranei dellAllegato I alla Direttiva CEE 92/43. La zona interessata dalla presenza di terreni oligotrofici acidi con falda superficiale periodica. Questa particolare situazione pedologica, combinata ad una condizione climatica con pronunciata aridit estiva, allorigine della presenza in tale territorio di un sistema di piccoli stagni temporanei che danno luogo ad un peculiare ecomosaico, caratterizzato dalla presenze di specie rarissime e di un complesso di vegetazione di grande valore naturalistico. Le pozze si sviluppano prevalentemente allinterno delle radure del bosco, in mosaico con le brughiere, le garighe o le praterie. Esse presentano un livello di complessit variabile, dando luogo ad un articolato micromosaico vegetazionale. Malgrado la presenza antropica abbia profondamente condizionato la distribuzione e la copertura della vegetazione naturale nellarea, lo studio floristicovegetazionale e ambientale conferma il valore naturalistico e scientifico dellecomosaico della Piana BIBLIOGRAFIA ALLORGE P., 1922 Les associations vgtales du Venix francais. Rev. Gen. Bot. 33: 564569. BALDONI M., BALLELLI S., BIONDI E., CATORCI A. ORSOMANDO E. & TAFFETANI F., 1995 (1993). Resoconto delle escursioni nel territorio del L. Trasimeno e sul M. Subasio (1314 giugno 1992). Annali di Botanica, Studi sul territorio, 51 (2), Suppl. 10: 417438. BALLELLI S., 2003 Aggiornamento delle conoscenze sulla flora dellUmbria. Webbia 58(1): 155. BALLELLI S., BIONDI E. & PEDROTTI F., 1977a La

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