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31 la cultura del high tech, espressione di un'architettura straordinariamente tecnologica, che traspare, interagisce con l'esterno, portatrice di messaggi metaforici, il cui esempio più significativo è il Centre Pompidou (Beaubourg) di Renzo Piano a Parigi; Il postmodern, che rovescia il pensiero razionalista, considerando autonoma la forma architettonica dell'ambiente costruito dalla funzione, ed anche la tipologia delle architetture non espressione della forma, reclamando all'architettura la valenza simbolica della storia. Altri movimenti, che sono uno sviluppo dei precedenti, come il neorazionalismo, il decostruttivismo, il pluralismo moderno. 2) STORIA DELLA PITTURA La storia della pittura parte indietro nel tempo, dalla preistoria fino al mondo contemporaneo abbracciando tutte le culture. Ha rappresentato una continua, anche se periodicamente interrotta, tradizione dell'antichità. Sviluppatasi trasversalmente tra culture e continenti, la storia della pittura è un fiume continuo di creatività, che continua anche nel XXI secolo. Fino al XX secolo, essa si è basata principalmente su temi di rappresentazione delle attività umane o su temi religiosi religiosa, più recentemente si sono sviluppati approcci più astratti e concettuali. Lo sviluppo della pittura orientale, ha seguito parallelamente la pittura occidentale. L'arte africana, l'arte islamica, l'arte indiana, l'arte cinese, e l'arte giapponese hanno avuto influenze significative sull'arte occidentale e viceversa. Inizialmente, l'arte ha servito uno scopo utilitaristico, in seguito è stata sovvenzionata da mecenatismo privato, civile e religioso. Nell'epoca medioevale, la pittura occidentale, attraverso i pittori del Rinascimento, ha lavorato per la chiesa e per la ricca aristocrazia. A partire dagli artisti dell'epoca barocca le commissioni sono arrivate da parte di privati di una classe media istruita e più ricca. Infine, a partire dal XVII secolo, in occidente, si venne a formare l'idea di "arte per l'arte" e cominciò a trovare espressione nel lavoro dei pittori romantici come Francisco de Goya, John Constable e William Turner. Nel corso del XIX secolo, la nascita di gallerie d'arte hanno portato alla commercializzazione delle opere. PITTURA PREISTORICA Pittura rinvenuta nelle grotte di Lascaux Le prime tracce di pittura sono quelle dell'arte rupestre, rappresentazioni di scene di caccia dipinte nelle grotte. Alcuni esempi sono i ritrovamenti nelle grotte di Lascaux risalenti al 15000 a.C. E molto suggestive e importanti sono anche le impronte delle mani nelle grotte di Pech Merl l Lot in Francia. I colori utilizzati per queste rappresentazioni erano ottenuti da carbone (per il nero), da terre (per l'ocra gialla e rossa) che venivano macinate per ottenere i pigmenti impastati con acqua. Le figure umane erano stilizzate, filiformi, mentre gli animali erano voluminosi, anche perché queste immagini erano legate a scopi propiziatori per la caccia, con significato magico-religioso, auspicavano abbondanza PITTURA NELL' ANTICHITÀ Nell'arte egizia le pitture realizzate nelle tombe, in rapporto alla prosecuzione della vita del defunto nel mondo ultraterreno. Altre pitture sono realizzate per la celebrazione delle imprese dei faraoni. La pittura si mescola al bassorilievo, spesso colorato e dipinto, e alla scrittura geroglifica. Le linee sono rigide e le figure

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• la cultura del high tech, espressione di un'architettura straordinariamente tecnologica, che traspare, interagisce con l'esterno, portatrice di messaggi metaforici, il cui esempio più significativo è il Centre Pompidou (Beaubourg) di Renzo Piano a Parigi;

• Il postmodern, che rovescia il pensiero razionalista, considerando autonoma la forma architettonica dell'ambiente costruito dalla funzione, ed anche la tipologia delle architetture non espressione della forma, reclamando all'architettura la valenza simbolica della storia.

• Altri movimenti, che sono uno sviluppo dei precedenti, come il neorazionalismo, il decostruttivismo, il pluralismo moderno.

2) STORIA DELLA PITTURA

La storia della pittura parte indietro nel tempo, dalla preistoria fino al mondo contemporaneo abbracciando tutte le culture. Ha rappresentato una continua, anche se periodicamente interrotta, tradizione dell'antichità. Sviluppatasi trasversalmente tra culture e continenti, la storia della pittura è un fiume continuo di creatività, che continua anche nel XXI secolo. Fino al XX secolo, essa si è basata principalmente su temi di rappresentazione delle attività umane o su temi religiosi religiosa, più recentemente si sono sviluppati approcci più astratti e concettuali. Lo sviluppo della pittura orientale, ha seguito parallelamente la pittura occidentale. L'arte africana, l'arte islamica, l'arte indiana, l'arte cinese, e l'arte giapponese hanno avuto influenze significative sull'arte occidentale e viceversa. Inizialmente, l'arte ha servito uno scopo utilitaristico, in seguito è stata sovvenzionata da mecenatismo privato, civile e religioso. Nell'epoca medioevale, la pittura occidentale, attraverso i pittori del Rinascimento, ha lavorato per la chiesa e per la ricca aristocrazia. A partire dagli artisti dell'epoca barocca le commissioni sono arrivate da parte di privati di una classe media istruita e più ricca. Infine, a partire dal XVII secolo, in occidente, si venne a formare l'idea di "arte per l'arte" e cominciò a trovare espressione nel lavoro dei pittori romantici come Francisco de Goya, John Constable e William Turner. Nel corso del XIX secolo, la nascita di gallerie d'arte hanno portato alla commercializzazione delle opere.

PITTURA PREISTORICA

Pittura rinvenuta nelle grotte di Lascaux

Le prime tracce di pittura sono quelle dell'arte rupestre, rappresentazioni di scene di caccia dipinte nelle grotte. Alcuni esempi sono i ritrovamenti nelle grotte di Lascaux risalenti al 15000 a.C. E molto suggestive e importanti sono anche le impronte delle mani nelle grotte di Pech Merl l Lot in Francia. I colori utilizzati per queste rappresentazioni erano ottenuti da carbone (per il nero), da terre (per l'ocra gialla e rossa) che venivano macinate per ottenere i pigmenti impastati con acqua. Le figure umane erano stilizzate, filiformi, mentre gli animali erano voluminosi, anche perché queste immagini erano legate a scopi propiziatori per la caccia, con significato magico-religioso, auspicavano abbondanza

PITTURA NELL'ANTICHITÀ

Nell'arte egizia le pitture realizzate nelle tombe, in rapporto alla prosecuzione della vita del defunto nel mondo ultraterreno. Altre pitture sono realizzate per la celebrazione delle imprese dei faraoni. La pittura si mescola al bassorilievo, spesso colorato e dipinto, e alla scrittura geroglifica. Le linee sono rigide e le figure

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statiche, sempre rappresentate di profilo ad eccezione degli occhi e delle spalle che sono frontali. Tra i colori utilizzati dagli artisti egizi compare già dall'Antico Regno il (blu egizio), uno dei pigmenti artificiali più antichi prodotti dall'uomo. Il suo uso si estese ben oltre i confini geografici e temporali dell'Antico Egitto, diventando uno dei pigmenti più affermati dell'antichità.

Nell'arte cretese sono arrivate fino a noi decorazioni e scene di danze e di giochi rituali: nell'affresco risalente al 1500 a.C. raffigurante la Tauromachia (dove l'acrobata, per dimostrare la sua superiorità rispetto alle forze della natura doveva saltare sulla schiena di un toro), le linee sono morbide e curve, anche le figure sono disposte in modo leggermente obliquo, accentuando l'effetto del movimento.

Anche nell'arte etrusca si osserva una maggiore dinamicità, una moltitudine di linee curve rendono la figura più naturale.

PITTURA GRECA E ROMANA

Amphora con tre figure nere, Dioniso e due satyrs

I greci furono la prima popolazione a portare un pieno svolgimento all'arte pittorica, ponendosi il problema della luce, dello spazio, del colore, delle variazioni di tono e degli effetti della tecnica (smalti, impasto, velature...). Tali questioni vennero affrontate e risolte nel V secolo a.C. e vennero sviluppate documentatamente nel IV secolo. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia, narra della sfida tra i pittori Zeusi e Parrasio: la disputa riguardava chi dei due fosse il migliore nell'imitazione della natura. Il primo mostrò il suo affresco raffigurante dell'uva e alcuni uccelli andarono a beccarla, poi toccò al secondo e i presenti gli chiesero di spostare la tenda per mostrare il suo lavoro: poi capirono che aveva vinto perché la tenda era appunto dipinta: mentre il primo aveva ingannato degli animali i secondo aveva ingannato l'occhio dei presenti, dimostrando la sua superiorità tecnica. Per la produzione durante l'ellenismo abbiamo scarsa documentazione, ma i pochi resti suggeriscono che i problemi pittorici vennero portati avanti, con uno svolgimento simile per molti versi a quello della scultura, verso una piena libertà tecnica e spaziale. La libertà di tocco e di pennellata di quel periodo ha fatto parlare, facendo un parallelismo con la civiltà moderna, di "impressionismo". La grandissima maggioranza delle pitture greche ci è nota solo da frammenti, ricostruzioni a partire dalle fonti letterarie, riflessi in altre culture (come quelle etrusca) e qualche copia romana (anche a mosaico). Un singolare reperto è la tomba del Tuffatore, a Paestum, unico nel suo genere. La ricostruzione della pittura greca monumentale tramite la ceramografia (opere realizzate sui vasi) è un'operazione difficile ma ampiamente praticata, che porta però a risultati discutibili. Federico Zeri, a titolo di esempio, paragonava il lavoro di questi studiosi a coloro che volessero capire la pittura monumentale di Raffaello e di Michelangelo cercandone gli echi nella produzione dei vasai di Deruta o Gubbio.

PITTURA NEL MEDIOEVO

Clare di Assisi è ricevuta nell'ordine dei minorites dalla st. Francis.

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La pittura medievale si sviluppa a partire dalle forme proprie dell'arte tardoantica: immagini sempre più ieratiche e simboliche, riflesso di una sempre più profonda concezione della spiritualità, fanno la loro comparsa già dal IV secolo nelle catacombe di Roma, ma anche nei mosaici di Santa Costanza o di Santa Maria Maggiore. Le immagini sono tratte dal repertorio cristiano, la cui spiritualità condiziona in maniera fondamentale i soggetti. Ad esempio il concilio di Efeso del 431 che definì Maria come la Theotokos, la Madre di Dio, dà lo spunto alle prime immagini ufficiali della Vergine. Occorre tener presente che se la data del 476 della caduta dell'impero Romano d'Occidente è stabilita come l'inizio del Medioevo, questo non si può applicare alla lettera per quanto riguarda la pittura: infatti esiste continuità fra l'arte prima e dopo tale data.È con Bisanzio che va definendosi sempre di più la pittura medievale: l'arte bizantina (330-1453) da un lato è solo un aspetto dell'arte medievale, ma dall'altro ne è l'asse portante. Le sue forme, canonizzate in seguito allo scisma iconoclasta dal secondo concilio di Nicea del 787 furono quelle universalmente diffuse in tutto il mondo cristiano, seppure con accezioni regionali diverse di volta in volta, in oriente come in occidente. La differenza di ricezione degli atti del concilio di Nicea però, diede origine a ciò che separò poi in modo così netto la pittura delle due parti dell'Europa: già con i Libri Carolini di Carlo Magno (VIII secolo) la pittura si delineava in occidente come mera illustrazione dell'evento biblico. Le immagini delle chiese diventano biblia pauperum, la bibbia dei poveri, nelle quali gli illetterati possono comprendere ciò che l'analfabetizzazione rende loro impossibile leggere nelle Scritture. La pittura delle chiese o delle iconostasi diventa quindi una decorazione degna di rispetto, ma non propriamente "arte sacra" come invece rimane l'icona in oriente. Qui le sante immagini vengono venerate come Presenza in assenza della persona rappresentata: per questo gli orientali ancora oggi venerano grandemente le immagini baciandole e inchinandovisi davanti. Pur con una diversità basilare di interpretazione dell'immagine dipinta, l'oriente e l'occidente restano uniti nelle forme pittoriche fino alla fine del Duecento, influenzandosi a vicenda, vivendo rinascenze del classico o evoluzioni di tipo più simbolico. Importante menzionare in questo contesto le celebri croci dipinte e le pale d'altare di Coppo di Marcovaldo, Giunta Pisano, Cimabue. In seguito, a partire dall'Italia accade che, a causa di mutate condizioni socio-economiche, ma soprattutto a causa di uno sviluppo teologico e filosofico che rimarca sempre di più la differenza fra oriente e occidente, l'ennesima rinascenza classica della scuola romana e fiorentina (Pietro Cavallini, Jacopo Torriti, Giotto di Bondone) prende una piega definitiva e compie un passo decisivo verso forme più naturalistiche. La cappella del Sancta Sanctorum della Scala Santa di Roma, ma soprattutto il ciclo di Assisi sono la dimostrazione piena di come nuove istanze culturali, teologiche e filosofiche modifichino la concezione della corporeità e del rapporto col sacro nell'immagine dipinta. Con il Gotico, inaugurato in Italia dalle scuole fiorentina e senese, avviene la fase terminale della pittura medievale verso forme sempre più naturalistiche, sempre più filosofiche e progressivamente sempre meno teologiche, fino al Rinascimento.

PITTURA RINASCIMENTALE E MANIERISTA

Masaccio, Battesimo dei neofiti (dettaglio), Cappella Brancacci, Firenze

Il Trecento è artisticamente legato all'evoluzione di importanti fattori politico-sociali e dalla determinante presenza di alcuni artisti che nei primi decenni realizzano nelle loro opere un nuovo concetto di spazio e di contatto con la realtà. Tali aspetti si manifestano nella tendenza ad una "pittura di Storie" che trapassa successivamente in una specie di "cronaca illustrata". Con la metà del secolo si accentuano sia in Toscana che nell'Italia settentrionale quelle componenti decorative che pongono attenzione verso il colore e l'eleganza formale. L'attività di Giotto in Toscana, in Romagna, a Padova e in Lombardia risulta determinante per lo sviluppo della pittura di tali zone, dove parallelamente si deve rilevare l'incrocio con altre tendenze che interferiscono sul "giottismo" di base. Per gli artisti fiorentini di Giotto il fattore di maggiore interesse è l'architettura, che non passa inosservata nemmeno a Siena, dove l'ambiente più conservatore è legato alla tradizione linearistica di lontana discendenza bizantina. Ambrogio Lorenzetti è colui che che tenta la "sintesi tra le due culture", e allo stesso modo influenza l'ambiente fiorentino sotto il profilo del colore e dell'eleganza lineare. A Firenze il "verbo giottesco" è manifesto nell'opera di scolari stessi del maestro (Stefano, Maso, Giottino, Taddeo Gaddi), che evidenziano in modo particolare le strutture architettoniche. Più intento nello sviluppo degli aspetti coloristico-lineari, suggestioniato dal clima senese, è Bernardo Daddi. Un multiforme e elegante artista è pure Andrea di Cione, detto l'Orcagna, che nella seconda metà del Trecento rappresenta i nuovi gusti della ricca e affermata borghesia fiorentina, riconducibile all'intonazione novellistica del Sacchetti. Il Quattrocento si aprì in tutta Europa all'insegna del gusto raffinato e cortese del tardo gotico. Le prime

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novità verso una rappresentazione meno idealizzata e più permeata della realtà si registrarono nel Ducato di Borgogna e nella scuola di miniatura parigina, da cui presero spunto i nuovi indagatori del reale della scuola fiamminga: Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Robert Campin.

Mantegna, Cristo morto (1475-1478 circa), Milano, Pinacoteca di Brera

La prima rivoluzione rinascimentale in pittura si deve a Masaccio a Firenze. Amico di Filippo Brunelleschi e di Donatello, già nell'opera giovanile del Trittico di San Giovenale (1423) mostrò di conoscere la prospettiva lienare centrica, messa a punto a Brunelleschi pochi anni prima, verso il 1416-1417. Veri punti di rottura con la tradizione precedente furono gli affreschi della Cappella Brancacci (1424-1427 circa) e della Trinità (1426-1428 circa), dove alla salda costruzione prospettica si univa una rinnovata ricerca di realismo e un rifiuto degli elementi decorativi (l'"ornato"). Masaccio morì molto giovane, ma la sua lezione non andò perduta, venendo ripresa dai primi allievi, tra i quali Filippo Lippi, e in seguito da nuovi maestri (Paolo Uccello, Beato Angelico, Andrea del Castagno), che stemperarono le novità con elementi della tradizione precedente e con le prime influenze dell'arte fiamminga, giungendo a risultati che riscossero un ampio consenso di pubblico. Nel frattempo si sviluppò a Firenze una nuova corrente detta della "pittura di luce", che ebbe come principale esponente Domenico Veneziano. Dell'artista si conservano oggi relativamente poche opere, ma il suo esempio ebbe un ruolo fondamentale nella formazione di Piero della Francesca, il primo artista a unire una salda costruzione prospettica con una luce chiarissima che intride i colori e schiarisce le ombre, a cui aggiunse una semplificazione geometrica delle figure. I suoi capolavori, caratterizzati da un misuratissimo equilibrio sospeso tra la matematica e sentimento, vennero prodotti durante i suoi viaggi, diffondendo le novità fiorentine oltre i confini, soprattutto nel nuovo centro di irradiazione culturale Urbino. L'altro grande esportatore del Rinascimento fiorentino fu Donatello che, pur essendo uno scultore, nel suo fondamentale soggiorno a Padova (1443-1453) influenzò così profondamente la scuola pittorica locale da generare una nuova rivoluzione. Nella bottega padovana di Francesco Squarcione, amante del revival classico, si formarono i più futuri maestri di tutta l'Italia settentrionale: Andrea Mantegna per Mantova, Cosmè Tura per Ferrara, Vincenzo Foppa per la Lombardia, Carlo Crivelli per le Marche, Michael Pacher per l'arco alpino. Ciascuno di questi artisti fu all'origine di scuole pittoriche che elaborarono declinazioni originali del Rinascimento, dando al Quattrocento italiano quella straordinaria ricchezza di sfaccettature che ne è propria.

Giovanni Bellini, Pala di Pesaro (1475-1485 circa)

Contemporaneamente a Venezia Giovanni Bellini, sull'esempio di Antonello da Messina (a sua volta influenzato da Piero), rinnovò la scuola locale, ancora legata all'esempio bizantino e gotico, sviluppando una maggiore sensibilità al colore e al paesaggio, con accenti intensi sull'umanità dei personaggi e sul connettivo atmosferico che lega tutti gli elementi della rappresentazione. Ciò fu alla base dei successivi sviluppi della pittura "tonale" di Giorgione, Cima da Conegliano e Tiziano. A Firenze invece la nuova generazione di artisti seguì l'esempio della produzione matura di Filippo Lippi, ponendo l'accento soprattutto sull'armonia del

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disegno e sui giochi lineari nei contorni. A questa corrente si riferirono Antonio del Pollaiolo, maestro nella rappresentazione drammatica del movimento, Sandro Botticelli, interprete dell'ideale dell'armonia laurenziana, e Filippino Lippi, in cui la linea genera già quelle bizzarrie che preludono alle inquietudini Manierismo. Gli ultimi decenni del secolo vedono la formazione di nuovi linguaggi che, grazie all'attività di autentici geni, aprono la strada alle novità del secolo successivo: il dolcissimo sfumato di Leonardo da Vinci, il colorismo e la monumentalità isolata delle figure di Pietro Perugino (che fu maestro di Raffaello), il titanismo del giovane Michelangelo. Col nuovo secolo la scena fiorentina passa in mano a nuovi maestri "eccentrici", che partendo dall'esempio dei geni della stagione precedente, arrivano a una nuova sintesi formale. Andrea del Sarto prima, Pontormo e Rosso Fiorentino poi generano uno stile cerebrale e tormentato, da cui si sviluppò, una generazione dopo, il Manierismo vero e proprio, quello di Vasari, Francesco Salviati e Jacopino del Conte, che si diffuse in tutta Europa. La presa di coscienza del valore creativo dell'artista portò alla nascita delle prime accademie e della storiografia artistica.

PITTURA BAROCCA E ROCOCÒ

Caravaggio, I bari., Fort Worth (Texas), Kimbell Art Museum.

Già a partire dalla fine del Cinquecento prende le mosse da Bologna, con i Carracci, una riflessione pittorica che rielabora il dato reale in chiave classicista. Parallelamente Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, recupera una visione della realtà molto personale, estremamente legata al dato ottico incapace però di comprendere la realtà spirituale, fatto questo che si dimostra essere il filo conduttore della sua parabola umana ed artistica. Dell'epoca barocca possiamo ricordare anche lo spagnolo Diego Velázquez. Nel Settecento l'attenzione per il paesaggio si accentua, e si assiste a uno snellimento notevole delle rappresentazioni. Si assiste ad una ripresa di istanze classicistiche (Neoclassicismo): si riprendono storie tratte dalla mitologia a cui la pittura dell'epoca è strettamente legata. A Venezia nasce una scuola di vedutisti italiani: il Canaletto, Bellotto e Guardi; a Roma Giovanni Paolo Pannini. La pittura di veduta è caratterizzata da un forte grado di aderenza al vero, una grande vastità degli orizzonti e un ampio uso della prospettiva.

PITTURA NELL'XIX

Claude Monet - Impression, soleil levant

Nell'Ottocento si abbandona l'arte classica: l'artista si svincola dalle regole tradizionali. I temi della campagna e del lavoro sono quelli che più interessano i pittori. All'inizo del secolo si sviluppa la corrente del Romanticismo, un moviemento di origini tedesche, che si estende anche in Inghilterra, a seguito del declino dell’Illuminismo. Pittori come Géricault, Delacroix e Caspar David Friedrich emergono come importanti artisti, mentre in Inghilterra William Turner dà una impronta personale al sentire visivo romantico. Intorno al 1840, in

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Francia nasce il realismo che vede in Gustave Courbet il suo principale esponente. Si ricordano inoltre le importanti le figure di Honoré Daumier e Jean-François Millet.

La camera di van Gogh, 1888, Van Gogh Museum, Amsterdam

Le esperienze del realismo e del romanticismo furono indispensabili per una nuova corrente artistica che ruppe definitivamente gli schemi del passato: l'Impressionismo. Nato a Parigi nella seconda metà del secolo, il movimento fu caratterizzato da un interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno, dalla riscoperta della pittura di paesaggio (già ripresa precedentemente da molti pittori, tra cui Camille Corot) e della soggettività dell'artista che prediligeva la rappresentazione delle sue emozioni a discapito dell'importanza del soggetto. I dipinti di questi artisti ribelli alla convenzioni, tra cui Monet, Degas, Manet, Cézanne, Renoir, Morisot, erano realizzati, spesso en plein air, con rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari. Oltre al colore, la luce fu particolarmente studiata. La rivoluzione portata dai pittori impressionisti, aprì le porte a nuove correnti, come il post-impressionismo, con i dipinti di Paul Gauguin, l'espressionismo, con Edvard Munch e Vincent van Gogh e il Puntinismo, che in Italia sarà chiamato Divisionismo, con Pellizza da Volpedo, Paul Signac e Georges Seurat.

PITTURA CONTEMPORANEA E DEL XX SECOLO

La grande "conquista" del Novecento, è proprio l'astrazione: l'artista non dipinge più ciò che vede (questo ruolo è lasciato alla fotografia), ma ciò che sente dentro, nella sua interiorità. In quest'ambito si analizzano con molta attenzione il fenomeno della percezione visiva ed il mutevole effetto che provocano i vari colori sull'osservatore.

ASTRATTISMO

Fugue-fuga, di Wassily Kandinsky

In seguito all'esperienza del fauvismo e del cubismo, l'astrattismo nasce dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori. Punto di riferimento fondamentale è il testo di Wilhelm Worringer "Astrazione ed empatia", del 1908, dove l'arte viene interpretata in base all'intenzionalità dell'artista. Il termine "astrattismo", viene spesso usato per indicare

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quelle forme d'arte visuale non figurativa, dove l'immagine rappresentata, spesso, non ha alcun appiglio che consenta la sua riconducibilità alla sua immagine reale. Tuttavia in alcune accezioni con "astrattismo" si intende (in senso restrittivo) solamente la ricerca della forma pura per tramite di colori e forme geometriche, come nelle opere di Piet Mondrian, Josef Albers e Mario Radice, mentre le altre esperienze non figurative vengono definite con nomi propri, quali espressionismo astratto, informale e simili.

Il Novecento artistico

Fauvismo

Con il termine fauves (in francese "belve") si indica un gruppo di pittori, per lo più francesi, che all’inizio del Novecento diedero vita ad un’esperienza di breve durata temporale, ma di grande importanza nell’evoluzione dell’arte. Questa corrente è anche detta fauvismo . La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull'uso di colori vivaci e innaturali, sull’uso incisivo del colore puro, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela e una netta e marcata linea di contorno

Espressionismo

L’espressionismo proponeva una rivoluzione del linguaggio che contrapponeva all’oggettività dell’impressionismo la soggettività dell’espressionismo L'impressionismo rappresentava una sorta di moto dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista. Tra i maggiori esponenti dall'inizio del XX secolo: Edvard Munch, Vincent van Gogh

Cubismo

E` un'espressione con cui si è soliti designare una corrente artistica ben riconoscibile, distinta e fondativa rispetto a molte altre correnti e movimenti che si sarebbero successivamente sviluppate. Tuttavia il cubismo non è un movimento capeggiato da un fondatore e non ha una direzione unitaria. Il termine "cubismo" è occasionale : nel 1908 Matisse osservando alcune opere di Braque composte da "piccoli cubi" le giudicò negativamente, e Louis Vauxcelles l'anno dopo le chiamò "bizzarrie cubiste". Da allora le opere di Picasso, Braque e altri vennero denominate cubiste.

Futurismo

La denominazione ufficiale del movimento si deve al poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti. Nelle opere futuriste è quasi sempre costante la ricerca del dinamismo; cioè il soggetto non appare mai fermo, ma in movimento. Così la simultaneità della visione diventa il tratto principale dei quadri futuristi; lo spettatore non guarda passivamente l’oggetto statico, ma ne è come avvolto, testimone di un’azione rappresentata durante il suo svolgimento. Esponenti: Umberto Boccioni, Carlo Carrà

Metafisica

Una corrente pittorica del XX secolo che vuole rappresentare ciò che è oltre l'apparenza fisica della realtà, al di là dell'esperienza dei sensi. I caratteri fondamentali della pittura Metafisica sono: la prospettiva del quadro è costruita secondo molteplici punti di fuga incongruenti tra loro (l'occhio è costretto a ricercare l'ordine di disposizione delle immagini; assenza di personaggi umani quindi solitudine: vengono rappresentati manichini, statue, ombre e personaggi mitologici; scene che si svolgono al di fuori del tempo e pitture di colore piatte e uniformi; le ombre sono troppo lunghe rispetto agli orari del giorno rappresentato Gli autori più importanti del movimento furono Giorgio de Chirico e Giorgio Morandi

Dadaismo o Dada

E` un movimento culturale nato a Zurigo, nella Svizzera neutrale della Prima guerra mondiale, e sviluppatosi tra il 1916 e il 1920. Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l'arte con l'arte.

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Surrealismo

E`un movimento culturale molto diffuso nella cultura del novecento che nasce in opposizione al Dadaismo Tra gli artisti di arti visive più riconosciuti spaziamo tra Joan Miró nel suo allucinato mondo parallelo popolato di forme geometriche colorate sospese che ricerca l'interiorità delle cose con crescente astrazione. E, naturalmente, Salvador Dalì ("il surrealismo sono io"), con la sua fantastica o fantasmatica proiezione del "sogno" e del pensiero subcosciente o pre-cosciente in una visionaria pseudo-realtà.

Neoplasticismo (in olandese: Nieuwe Beeldende)

E` un termine che comparve per la prima volta nell'ottobre del 1917 con la pubblicazione del primo numero della rivista De Stijl fondata da Theo Van Doesburg. Il termine fu utilizzato da Piet Mondrian e Theo van Doesburg, con la pubblicazione del Manifesto De Stij per descrivere la loro arte; astratta, essenziale e geometrica

Pop art

E` il nome di una corrente artistica della seconda metà del XX secolo che deriva dalla parola inglese "popular art" ovvero arte popolare (con un'accezione del termine diversa dall'uso comune). Si sviluppa soprattutto negli USA a partire dagli anni sessanta. L'appellativo "popolare" deve essere inteso però in modo corretto. Non come arte del popolo o per il popolo ma, più puntualmente, come arte di massa, cioè prodotta in serie. E poiché la massa non ha volto, l'arte che la esprime deve essere il più possibile anonima: solo così potrà essere compresa e accettata dal maggior numero possibile di persone. Maggior rappresentante: Andy Warhol

Arte concettuale

Qualunque espressione artistica in cui i concetti e le idee espresse siano più importanti del risultato estetico e percettivo dell'opera stessa. Il movimento artistico che porta questo nome si è sviluppato dagli Stati Uniti d'America a partire dalla seconda metà degli anni sessanta

Transavanguardia

Teorizzava un ritorno alla manualità, alla gioia ed ai colori della pittura dopo alcuni anni di dominazione dell'arte concettuale. Teorizzato e sistematizzato dal critico Achille Bonito Oliva, è ascrivibile come un movimento del tutto italiano riconosciuto all'estero, vide protagonisti un quintetto di artisti: Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria e Mimmo Paladino

3) STORIA DELLA SCULTURA

PREISTORIA E LE PRIME CIVILTÀ

Venere di Willendorf

La scultura è un'arte molto antica, che si può riscontrare già nel 24000 a.C. con le famose Veneri, figure femminili scoperte in varie zone d'Europa che hanno la caratteristica di avere seno, ventre e glutei ingrossati per rappresentare il potere della donna di creare una vita.

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Statua di scriba

In Egitto, intorno al XIV secolo a.C., erano note tutte le tecniche della sculture, ma il materiale che venne più usato era la pietra. Le figure ritratte erano di solito faraoni ed erano rappresentati in modo solenne, con una postura molto rigida e con una forte schematizzazione delle forme.

Se per l'Egitto le materie prime come il marmo, granito e il legno erano in abbondanza, almeno presso il Nilo, per la Mesopotamia spesso si doveva ricorrere al mattone, che veniva spesso importato. Gli stilemi erano ripetitivi, infatti veniva ritratto soprattutto l'uomo come figura terrena. Le rappresentazioni erano scolpite con piccole dimensioni e veniva scolpito con molta accuratezza il viso, si vedano le pose, le parrucche che si congiungevano con la barba, le espressioni e gli occhi. Se vogliamo vedere altre scene rappresentative dovremmo vedere i bassorilievi, che soprattutto nell'Assiria venivano riportate le gesta e le imprese eroiche di quel popolo.

SCULTURA GRECA

Gli antichi greci ebbero una vasta tradizioni di scultori, e ciò ci permette di dividere la scultura greca in vari periodi.

PERIODO DI FORMAZIONE

Il periodo di formazione si sviluppa attorno al IX-VIII secolo a.C. Le sculture sono di piccole dimensioni e vengono scolpite in vari materiali (alabastro, oro, bronzo etc.). Le figure raffigurate rappresentano divinità o atleti (spesso nudi ma con un elmo in testa). Le statue ricoprono un ruolo votivo.

PERIODO ARCAICO

Il Moschophoros

Il periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.) vede la nascita della scultura monumentale a tutto tondo, già presente nella scultura egizia, spesso usata nei templi o in campo religioso. Caratteristica presente in tutto il periodo arcaico è senza dubbio il sorriso arcaico, ossia un sorriso acennato nel viso del soggetto raffigurato, che non esprime né gioia né derisione, infatti si pensa che sia il tentativo di rendere bidimensionalmente il sorriso. Inoltre un'altra caratteristica sempre presente è la staticità delle statue. Le figure rappresentate sono giovani (kouroi) e giovanette (korai) che presentano delle caratteristiche diverse: I Kouroi sono giovani ragazzi

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sempre nudi (eccetto il moscophoros), che rappresentano il nudo eroico. Hanno un primo cenno di movimento, in quanto hanno sempre la gamba sinistra protratta avanti, inoltre hanno i pugni chiusi in senso di potenza e severità, caratteristiche presenti già nell scultura egizia. Al contrario le korai sono sempre vestite con il chitone e l'himation e non presentano neanche un cenno di movimento. Queste sculture si trovavano nei templi e nei santuari. Il periodo arcaico si può dividere a sua volta in tre stili:

• Stile dorico, nato attorno al VII sec nel Peloponneso. Come la coeva architettura dorica, le statue, spesso kouroi, sono massicce e austere.

• stile ionico nato attorno al VI sec nelle coste ioniche. Presenta analogie con l'architettura ionica, in quanto le sculture sono slanciate e dai lineamenti morbidi.

• stile attico, sviluppatosi nella regione omonima, presenta una maggior plasticità e un maggior rigore nelle forme.

PERIODO SEVERO E CLASSICO

Tra il periodo arcaico e quello ellenico si sviluppa il cosiddetto stile severo. In questo periodo vi è una maggior resa anatomica, con una ricerca sempre più dettagliata delle masse corporee. Inoltre le statue, non più statiche come nel periodo arcaico, acquistano movimento e dinamicità. Ma il cambiamento più importante, e che dà il nome a questo periodo, è l'abbandono del sorriso arcaico, e la nascita di una maggior espressività del volto. L'himation viene sostituito dal peplo e viene impiegato come materiale il bronzo, che permette di rappresentare maggiormente le masse muscolari. Il gruppo scultoreo di bronzo per eccellenza sono i Bronzi di Riace (460 a.C. circa). Molto importanti sono gli scultori Policleto Fidia e Mirone.

ELLENISMO

Durante l'ellenismo (IV-I secolo a.C.) ci fu una fioritura della scultura sia per le posture complicate dei soggetti, sia nei tratti di viso della scultura umana.

CIVILTÀ SARDA

Testa di pugilatore . Monti Prama.

Prive di apparenti influenze egee è invece la statuaria in bronzo e in pietra sarda. Essa raggiunge probabilmente il suo apice con la civiltà nuragica attraverso i giganti di Monti Prama improntate al cosiddetto stile dedalico che le rende uniche nell'intero panorama artistico nonché probabilmente le più antiche statue a tutto tondo del mediterraneo occidentale. L'arco di tempo nel quale si colloca la creazione di queste statue oscilla dall'VIII al X secolo a.C. a seconda delle ipotesi archeologiche ma in ogni caso, anteriori alla statuaria greca.

CIVILTÀ ITALICHE

Nella penisola italica le civiltà che conobbero eccellenti scultori furono due: gli etruschi e i romani, tutti e due influenzati dall'arte greca. I primi (VIII-III a.C.) usavano soprattutto la terracotta e il bronzo, materiali molto diffusi a quell'epoca. Le principali sculture erano i sarcofagi, e i vasi canopi, contenitori dove all'interno si mettevano le ceneri dei morti, e tutto l'arredamento funebre, e questo fa pensare che gli etruschi siano un popolo molto religioso e che credevano alla continuità della vita dopo la morte.

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La civiltà etrusca tra l'VIII e il III secolo a.C., conobbe eccellenti scultori i quali erano influenzati dall'arte greca, ed operavano utilizzando in particolar modo la terracotta e il bronzo, un esempio è il Sarcofago degli sposi. I romani, invece, davano alle forme più realismo rispetto all'arte etrusca, e per loro quest'arte non serve solo per fattore estetico, ma era uno modo per diffondere a tutto l'impero la conoscenza di nuovi imperatori e di famiglie nobili. Tra i personaggi più ritratti c'erano i cavalli, simbolo di ricchezza, e gli avi, poiché i romani avevano una forte venerazione degli antenati.

DALL'ASCESA DEL CRISTIANESIMO ALL'ARTE GOTICA

Esempio di scultura ornamentale cristiana

Con l'affermarsi del Cristianesimo (Alto Medioevo) ci fu un forte distacco dall'arte pagana, ripudiandone le tecniche artistiche e le forme. Le sculture preferite erano i bassorilievi e tutte le opere di piccole dimensioni, come urne e reliquari. In epoca romanica e le facciate delle chiese si affollarono di scene bibliche, angeli e diavoli che avevano il compito di educare i fedeli. Il fiorire del gotico (secoli XII-XV) segnò il ritorno alla scultura a tutto tondo e alla statuaria in tutta Europa, molte sculture erano ancora strettamente legate all'architettura ecclesiastica ma altre godevano di maggiore autonomia e ritraevano re e signori del tempo. La scultura è fortemente legata all'architettura e diventa un suo completamento, in Italia le figure sono simili a quelle romane e c'è una diffusione delle forme allungate. I materiali più usati sono marmo, bronzo, metalli preziosi, pietra e il legno. Gli scultori più importanti di quest'epoca sono Nicola Pisano, Giovanni Pisano e Arnolfo Di Cambio.

DAL RINASCIMENTO AL NEOCLASSICISMO

Il XVI secolo si caratterizza per tre grandi movimenti artistici strettamente legati l'un l'altro: il Rinascimento, il Manierismo ed il Barocco. Con il Rinascimento si assiste ad una riscoperta dell'arte classica, sotto l'influenza degli scavi di Pompei ed Ercolano, e la scultura diviene oggetto d'interesse delle classi più ricche. La scultura non è più legata all'architettura ma diventa protagonista. Le statue assumono toni sempre più realistici, per via del continuo studio dell'anatomia umana. In questo movimento, spicca il nome di Michelangelo Buonarroti. Soggetto artistico molto scolpito in questo periodo è la figura del David: esso rappresenta il trionfo definitivo della ragione sulla bruta forza dell'uomo, la vittoria di David mediante l'uso della ragione. Il più famoso David di questo periodo è quello di Michelangelo. Successivamente segue il manierismo, che non è altro che uno stile più virtuosistico, e più complesso nelle forme. Gli scultori manieristi imitarono gli scultori rinascimentali, e perfezionarono le loro opere. Le statue sono più virtuosistiche e vogliono spingere il visitatore a guardarle con più attenzione.

Lo stile barocco, sviluppatosi inizialmente a Roma, si impose presto in tutt'Italia, dove rimase dominante per tutto il XVII secolo, e fu l'arte della Chiesa vincitrice sulla Riforma Protestante. Perciò la scultura doveva essere fortemente dinamica, con basiliche grandissime, e non dovevano essere solo private ma anche pubbliche, a rispecchiare il fasto e la potenza della Chiesa. Grande protagonista di questo movimento culturale fu Gian Lorenzo Bernini, che seppe dare un nuovo linguaggio di quest'arte, con il movimento delle forme immerse nello spazio. Verso la fine del XVIII secolo, in opposizione al Barocco, si sviluppò il neoclassicismo, caratterizzato da una riscoperta dell'arte classica, che si tradusse nella scultura, nella semplicità e nella regolarità delle forme così come nell'assenza di elementi superflui. Tra i grandi scultori dell'epoca si annovera Antonio Canova (1757-1822).

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IL XIX SECOLO

Dopo l'avvento della fotografia, la pittura muta la sua natura, i suoi scopi. Di conseguenza viene a crearsi il movimento impressionista e successivamente tutta una serie di correnti artistiche che abbattono via via i limiti del naturalismo e del ritrattismo. Di conseguenza, l'interesse generale per la pittura aumenta, a discapito di quello per la scultura. In questa epoca di grandi novità pittoriche l'unico scultore che riesce a farsi strada rimanendo quasi sempre legato al naturalismo è il francese Auguste Rodin: egli supera i principi di equilibrio, proporzione e tranquillità propri del neoclassicismo e porta alla luce opere intrise di tensione, passionali, cariche di pathos. A volte si stacca nettamente dalle convenzioni, come si può notare nel monumento a Balzac o nei Borghesi di Calais. Altre opere importanti sono il Bacio, il Pensatore, la Porta dell'inferno. Un altro scultore contemporaneo, l'italiano Medardo Rosso, sceglie di trasferire i principi del movimento impressionista nella scultura, abbozzando visi di fanciulli in uscita dalla pietra. Socchiudendo gli occhi si accentua la percezione dell'immagine che prende forma dalla massa rocciosa.

SCULTURA CONTEMPORANEA

Rinunciando in parte all’aspetto emozionale della poetica di Medardo Rosso, gli artisti della generazione successiva, specie i futuristi come Umberto Boccioni, si rifaranno spesso a lui; in Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1913), Boccioni inaugura un atteggiamento analitico parallelo a quello che in pittura si andava sviluppando nei medesimi anni, offrendo allo spettatore una visione simultanea e frontale che sintetizza tutte le possibili percezioni degli oggetti. La lezione del cubismo non può essere ignorata nemmeno dalla scultura, sebbene la ricerca della tridimensionalità che in pittura è propria del cubismo sia in scultura dimensione innata. La rottura con la tradizione passa anche attraverso la scoperta dell'arte primitiva, dall'Africa all'Oceania. Le sculture primitiviste di Gauguin (esposte nella retrospettiva del 1907 al Salon d'automne, Parigi) interessano i giovani Matisse, Derain, ma in particolare Picasso, indicando una nuova tecnica ed un nuovo atteggiamento estetico attraverso l'intaglio diretto del legno, della pietra etc. Il rumeno Constantin Brancusi realizza sculture di legno, pietra, bronzo o marmo levigate e specchianti fino all’ossessività, ispirate alla scultura primitiva africana, ma anche al folclore rumeno, reinterpretandoli attraverso una totale sintesi formale. C’è poi il discorso dell’assemblage. Sull'onda delle prime sperimentazioni con il collage, nel 1912 i cubisti Braque e Picasso cominciano ad inserire nelle loro opere materiali non pittorici, tridimensionali, secondo la tecnica del papier collé o carta incollata. Si tratta di opere riconducibili al genere scultoreo del bassorilievo, ma con procedimenti pittorici; non a caso vengono tuttora collocate a parete, come quadri, anziché in uno spazio tridimensionale, come sculture. In quegli anni si assiste, d'altronde, come preannunciavo all’inizio, alla caduta delle distinzioni canoniche tra pittura e scultura. Negli anni ‘40 Picasso realizzerà fusioni in bronzo partendo da oggetti reali: nella Capra un sellino da bicicletta da corsa diventa il dorso, un paniere di vimini il ventre e dei vasi le mammelle. Alla categoria dell'assemblaggio va ascritta anche la rivoluzionaria scultura-architettura di Schwitters, il Merzbau, opera cresciuta dal 1923 nella sua casa di Hannover attraverso il giornaliero accumulo di materiali diversi: è la prima scultura che si guarda entrandovi, non girandovi intorno E` interessante dare un’occhiata a come un elemento apparentemente marginale della scultura classica, il piedistallo (la base), sia stato reinterpretato dalle avanguardie di primo Novecento: fino a metà dell'Ottocento il piedistallo era una componente essenziale per la collocazione dell'opera nello spazio, base, sia fisica che metaforica, del personaggio ritratto o del concetto da esaltare: nella Ruota di bicicletta (1913) di Marcel Duchamp, uno dei primi esempi di ready made o oggetto già pronto, innalzato a dignità artistica per il semplice fatto che l’artista lo abbia scelto, la base è uno sgabello da cucina, mentre la scultura è un gioco di significato: oggetto d’uso o opera d’arte? Questo è il problema. Un altro dilemma…Brancusi, invece, aggira il problema del piedistallo fondendo la base con la scultura stessa: nella Colonna senza fine (1937) viene totalmente eliminata la distinzione zoccolo-opera attraverso una

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riproduzione modulare apparentemente infinita della stessa forma geometrica. Piero Manzoni (quello della “Merda d’artista”, per capirci) nel 1961 si prende gioco dell'idea di ogni possibile monumento attraverso la Base del mondo, piedistallo rovesciato che, collocato a Herning in Danimarca, pretendeva di sorreggere il globo. ci sono poi esempi di artisti che hanno usato il loro corpo come scultura. E’ body art, è scultura vivente o è teatro? Si può ancora parlare di arti figurative? Gilbert e George esibiscono la loro fisicità come opera d’arte e questa non necessita certo di finti piedistalli. Il piedistallo è una sovrastruttura ormai lontana nel tempo…Nella Venere degli stracci (1967) Michelangelo Pistoletto contrappone alla Venere classica, proposta in una banale copia in gesso collocata di spalle, quindi decontestualizzata (fuori del museo o dello spazio antico) e smitizzata, una montagna disordinata di stoffe e stracci; il piedistallo è incorporato, ma come semplice retaggio di uno stile ormai passato.

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STORIA.

Preistoria 10.000-3.500 a.c.

La preistoria è quel periodo storico che precede la comparsa della scrittura e quindi dei metodi di archiviazione di date, eventi ed altri elementi fondamentali per poter parlare di storia. Poiché non esistono documenti scritti di tale era, i mezzi per poter studiare la preistoria ci sono forniti da altri campi di studio come la biologia, la paleontologia, la geologia e l'archeologia. È` grazie ai mezzi forniti da queste scienze che si è potuto arrivare a scrivere una cronologia della preistoria, e ad operare una divisione di questo periodo storico in tre fasi: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico. Queste fasi sono caratterizzate da differente durata temporale nelle diverse aree geografiche, così come anche il termine della preistoria differisce anche di migliaia di anni a seconda della comparsa della scrittura nelle varie società umane. Se ad esempio in Egitto, in Cina e a Sumer le prime forme di registrazione scritta compaiono circa nel 3000 a.C., in Nuova Guinea la scoperta della scrittura da parte delle tribù indigene è databile intorno al 1600 d.C., ovvero quasi 5000 anni dopo.

Storia antica 3.500 a.c.-476 d.c.

Se convenzionalmente con l'invenzione della scrittura si vuole far concludere il racconto delle vicende umane della preistoria, di fatto la fase successiva di queste vicende detta storia antica si fa iniziare con l'esposizione del fenomeno delle prime tre grandi civiltà mondiali, dette da Wittfogel "civiltà idrauliche", in quanto sorte intorno a grandi fiumi e anche perché impegnate in opere di ingegneria idraulica per sfruttare le acque dei fiumi che hanno fatto la loro prosperità, ai fini di un incremento ancora maggiore della nuova economia agricola. Queste sono la civiltà dell'antico Egitto sorta sulle rive del fiume Nilo, quella mesopotamica tra i fiumi Tigri e Eufrate e infine, la civiltà della valle dell'Indo, che prende il nome dall'omonimo fiume. In seguito il baricentro del mondo si spostò dal Vicino Oriente al mar Mediterraneo, nel quale fiorirono le cosiddette civiltà classiche come quella greca, la fenicia, la cartaginese, sino ad arrivare a quella romana, la cui caduta nel 476 d.C. segnò convenzionalmente anche il passaggio dalla storia antica al medioevo.

Storia medievale 476 d.c.-1492 d.c

L'idea di un medio evo, cioè di un' età intermedia fra due periodi di progresso ricorre per la prima volta nell'opera "Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades", dell'umanista Flavio Biondo, scritta verso il 1450 e pubblicata nel 1483. Secondo Flavio Biondo, in polemica con la cultura del XIV secolo, l'epoca è come una lunga parentesi storica, caratterizzata da una stasi culturale che si colloca tra la grandezza dell'età classica e la rinascita della civiltà che ad essa si ispira. Dopo il collasso dell'Impero Romano d'Occidente, si assistette a una prima fase con la lotta tra le popolazioni del nord e dell'est europeo per la ricostruzione a livello locale dell'organizzazione amministrativa, militare, economica e giuridica; questa fase fu poi seguita, verso la fine del medioevo, da una nuova fase di accentramento dei poteri a livello nazionale. Cruciale in questa organizzazione fu la struttura feudale che, se da un lato permetteva una certa stabilità grazie all'organizzazione continentale del sistema, non fu mai sufficientemente forte da togliere completamente autonomia alle realtà locali, che così poterono gestire la transizione tra l'uniformità dell'Impero romano e la nascita degli stati nazionali. Una realtà in grado di dare uniformità al panorama europeo fu la comune radice religiosa basata sul Cristianesimo, ereditata dall'ultimo periodo romano e proseguita fino all'XI secolo con la separazione della Chiesa ortodossa dalla Chiesa cattolica nel 1054. Questa radice comune portò da un lato ad una commistione tra potere temporale e religioso che permise dei momenti di identità come nel caso delle crociate e proseguì, non senza conflitti, anche nella Riforma protestante. La conclusione del Medioevo viene collocata in ciascun paese in date diverse, che coincidono con la nascita delle rispettive monarchie nazionali e il periodo rinascimentale. Alcune date comunemente utilizzate sono il 1453, con la fine della Guerra dei Cent'Anni tra Inghilterra e Francia e la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, il 1492, con la fine del periodo islamico in

Spagna e la scoperta delle Americhe da parte di Colombo, e il 1517, con la Riforma protestante. Storia moderna 1492 d.c.-1789 d.c.

La storia moderna è un periodo storico di rottura rispetto all'epoca medievale, che copre un arco temporale di circa tre secoli, dal XVI al XIX secolo ed è caratterizzato dal processo di formazione degli Stati nazionali in Europa. Alcune date comunemente utilizzate per indicare l'inizio dell'età moderna sono il 1453 (caduta di Costantinopoli e fine dell'Impero bizantino, fine della Guerra dei cent'anni tra Inghilterra e Francia), il 1492 (caduta del Sultanato di Granada, ultimo baluardo musulmano in Spagna, nonché scoperta delle Americhe) e il 1517 (anno d'inizio della diffusione della Riforma protestante). La conclusione dell'età moderna viene solitamente indicata con la conclusione del Congresso di Vienna (1815), in seguito alla sconfitta di Napoleone e del conseguente riassetto geopolitico europeo. Interpretazioni diverse indicano come termine dell'età moderna lo scoppio della Rivoluzione francese (1789) o della prima rivoluzione industriale in Inghilterra (ultimi tre decenni del Settecento). Un'altra data di cesura importante tra età moderna e contemporanea può esser considerata quella del 1848: in questo anno si verificarono importanti quanto fallimentari tentativi di rivoluzione politica, sfociati con la promulgazione di varie Carte Costituzionali, futuro preludio al costituirsi, nella maggior parte dell'Europa, di regimi liberali.

Storia contemporanea

La storia contemporanea convenzionalmente comprende gli eventi occorsi dal Congresso di Vienna (1815) fino al 1989, anno del crollo del Muro di Berlino. Altre date utilizzate per indicare l'inizio della storia contemporanea sono il 1789 (anno della Rivoluzione Francese), il 1870 (anno della presa di Roma e di fondazione del II Reich tedesco), il 1918 (fine della Prima guerra mondiale) e il 1945 (fine della Seconda guerra mondiale). Questo periodo storico è caratterizzato dallo scoppio delle due guerre mondiali, dalla

guerra Fredda tra Stati Uniti e Urss e dalla caduta del comunismo.