1996 abrami cnr mi - il rumore e la popolazione

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Gruppo Scientifico Italiano Studi e Ricerche. Giornata di studio: La Legge Quadro sull'inquinamento acustico: interventi diretti amministrativi, tecnici e gestionali. Milano 15 Maggio 1996 B.Abrami. Tel 335 6187429. E-mail: [email protected] Internet: http://space.tin.it/scienza/babrami 1 Il rumore e la popolazione. Misura dei livelli sonori equivalenti e valutazione dell’impatto da rumore. B.Abrami

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Il rumore e la popolazione.

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Il rumore e la popolazione.

Misura dei livelli sonori equivalenti

e valutazione dell’impatto

da rumore.

B.Abrami

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Sommario.

Pag. 3.- 1.0 Premessa.

Pag. 6.- 2.0 Introduzione.

Pag. 7.- 3.0 Quanto vale un decibel “A” Fast?

Pag. 18.- 4.0 Silenzi, suoni, rumori e livelli sonori equivalenti.

Pag.30.- 5.0 L’impatto da rumore.

Pag.41.- 6.0 Il monitoraggio dei livelli sonori.

Pag. 69.- 7.0 Il punto di vista del DPCM e la legge quadro.

Pag. 79.- Elementi per la definizione di un capitolato di gara per

le zonizzazioni

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Il rumore e la popolazione: misura dei livelli sonori equivalenti

e valutazionedell’impatto da rumore.

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1.0 Premessa. Le note che seguono, potranno forse apprire un po' confuse e quà e là mancanti di un vero e proprio approccio sistematico, ma rispondono all’esigenza di informare rapidamente e completamente quel grande numero di funzionari pubblici e consulenti, che nel prossimo futuro dovranno affrontare i programmi di contenimento del rumore urbano ed extraurbano. L’informazione che crediamo dover trasmettere ha un carattere eminentemente pratico, fondato sull’esperienza. Tale informazione si vuole contrapporre, con un atteggiamento di costruttivo confronto dialettico, ad alcune delle opinioni correnti in materia di miglioramento della qualità sonora dell’ambiente in cui viviamo. Queste opinioni correnti si basano su aspetti troppo generali della comune teoria acustica, per poter avere un potenziale risolutivo nei confronti del problema concreto e particolarissimo del miglioramento della qualità del clima sonoro. La particolarità di questo problema consiste nel fatto che la qualità del clima sonoro è, in una certa misura, largamente indipendente dalla quantità di energia sonora presente nell’ambiente e che il suo miglioramento passa per un controllo selettivo di quelle sorgenti che vengono vissute come interferenti dalla popolazione. La memoria che presentiamo è suddivisa nei seguenti argomenti: 3.0 Quanto vale un decibel “A” Fast? Dove si considerano i presupposti teorico-pratici per una corretta lettura dei risultati delle misure fonometriche espressi in decibel “A” Fast o in decibel “A” di livello equivalente. 4.0 Silenzi, suoni e rumori. Dove si impostano le basi torico-pratiche per distinguere i suoni dai rumori, e si dimostra come difendersi dai rumori non vuol dire difendersi dai livelli equivalenti ancorchè pesati “A”. 5.0 L’ impatto da rumore. Dove si dimostra l’inconsistenza del principio di uguale energia (almeno nelle suo forme più semplici) in ambiente di vita, e si indica un metodo pseudo-metrico per quantificare l’impatto da rumore. 6.0 Il monitoragguio dei livelli sonori. Dove si illustra quali siano le precauzioni da tenere per poter utilizzare il livelli equivalenti nelle previsioni di impatto da rumore e nella verifica dei piani di bonifica da inquinamento da rumore.

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7.0 Il punto di vista del DPCM e la legge quadro. Dove si considera e si dimostra quanti e quali guai possano derivare dal voler utilizzare la struttura tecnica di una legge, per uno scopo diverso da quello per il quale era stata concepita. 8.0 Elementi per la definizione di un capitolato di gara per le zonizzazioni. Dove, partendo dal ricordo di amare esperienze di soldi buttati a causa della genericità dei capitolati, si cerca di indicare quali siano gli elementi da inserire nei capitolati di gara per le zonizzazioni, al fine ritorno dei capitali investiti in termini di risultati concretamente utilizzabili.

2.0 Introduzione. Le esigenze di conoscenza dei livelli dell' inquinamento da rumore promossa dalla Legge Quadro N°447 del 26 10 ‘95 produrrà necessariamente una grande diffusione delle misure destinate a quantificare l'entità di questo tipo di inquinante nelle varie realtà urbane ed extraurbane. Queste misure verranno commissionate da parte di enti pubblici, Regioni, Province, Comuni, con cospicui investimenti di danaro. Riveste quindi una notevole importanza il fatto che il capitolato di gara sia concepito ed espresso in modo tale che i valori risultanti dalle misure siano coerenti con il loro costo e siano inoltre utili agli scopi previsionali e di programmazione delle amministrazioni. Compito non facile, in quanto difficilmente si trovano all'interno delle amministrazioni soggetti in grado di concepire un simile capitolato e di verificarne poi la rigorosa attuazione. Sull'altro fronte, quello delle società di consulenza, non c'è ancora abbastanza esperienza. La maggior parte delle società di consulenza e dei singoli consulenti che operano nell' inquinamento da rumore, quando possono vantare un'anzianità di servizio questa e dell'ordine dei 3 - 5 anni e per lo più maturati nelle misure di rumore all’ interno degli ambienti di lavoro, dove i problemi di misura ed interpretazione sono completamente diversi da quelli riscontrati in ambiente di vita e complessivamente molto più semplici. Stessa mancanza di esperienza si osserva nella maggior parte delle strutture universitarie le quali, pur disponendo dell’apparato teorico, lo applicano acriticamente ai dettati del DPCM producendo, a nostro parere, non poco danno alla cultura del controllo dell’ inquinamento da rumore oltre che alle amministrazioni loro clienti. Scopo delle note che seguiranno sarà in primo luogo, quello di fornire una descrizione generale del significato dell' impatto da rumore in modo da poter comprendere l' entità e le dimensioni del problema. In secondo luogo, di fornire una falsariga per l'impostazione di un capitolato che non lasciando nulla alla libera interpretazione degli esecutori, garantisca un ritorno dell'investimento economico in termini di misure utili agli scopi delle amministrazioni. Cercheremo per quanto possibile di motivare le scelte operative suggerite, e restiamo comunque a disposizione per ogni ulteriore chiarimento che risultasse necessario.

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3.0 Quanto vale un decibel “A” Fast? B. Abrami. 3.1 Livelli sonori e sonorità. Prima di affrontare l’argomento centrale del presente scritto, sarà bene chiarirci le idee sul significato della “unità di misura” più diffusa per quantificare i livelli sonori: il decibel “A” (dB(A)). Nelle misure acustiche vengono utilizzate molte unità di misura, ognuna di queste unità di misura ha un suo significato particolare all’interno delle branca della acustica per la quale è stata definita e nella quale trova il suo utilizzo e il suo senso. Una di queste branche dell’acustica, la psicoacustica, è quella che si propone di quantificare l’entita delle sonorità e le qualità dei suoni, ovvero il rapporto fra quello troviamo nell’atmosfera come rapidissime fluttuazioni della pressione atmosferica e quello che viene sperimentato come sonorità, timbro, gradevolezza o sgradevolezza di un suono. Un aspetto delle misure dei livelli sonori che spesso sfugge ai principianti è il seguente: si eseguono delle misure perchè si vuole avere una rappresentazione quantitativa di quello che viene sperimentato come sonorità da soggetti normoudenti. Per ottenere questo risultato occorre però essere in grado di districarsi dalla selva di modalità di misura offerte dalla tecnica fonometrica. Le quali modalità, ognuna per sè, hanno un preciso fine all’interno del complesso mondo della psicoacustica o della fonometria in generale, ma solo se utilizzate all’interno dei loro presupposti teorici, saranno in grado di fornire dei numeri corrispondenti al fenomeno sonoro che si vuole così quantificare o descrivere. L’unità di misura della sonorità è il Sone [1]. Un suono dotato di una sonorità di 40 Sones (ci si conceda questo inglesismo), verrà sperimentato come avente una sonorità doppia rispetto da un suono di 20 Sones. Due suoni caratterizzati ognuno da un sonorità di 15 Sones e 20 Sones rispettivamente, qualora sentiti contemporaneamente daranno luogo ad una sonorità di 35 Sones. Nella gestione delle misure della sonorità, i Sones si possono sommare e sottrarre come patate e fagioli ( non così i decibel) e la loro scala corrisponde al linguaggio comune: una sonorità di 10 Sones verrà sperimentata come dieci volte meno sonora di una sonorità di 100 Sones. Tuttavia la ovvia praticità di questa scala trova un suo limite applicativo nella complessità degli strumenti e delle competenze necessarie per utilizzarla [1]. Si arriva ai Sones, attraverso la scala delle sonorità relative o scala dei livelli della sonorità la cui unità di misura è il Phon [1]. Se partiamo da un livello della sonorità di 40 Phones, sperimenteremo un raddoppio della sonorità quando il livello della sonorità sarà di 50 Phones. Due suoni caratterizzati ognuno da un livello della sonorità di 60 Phones, qualora sentiti contemporaneamente, daranno luogo ad un livello della sonorità di 70 Phones (ovvero un incremento di 10 Phones). Queste stranezze, derivano dal fatto che i livelli della sonorità si sommano secondo le leggi della psicoacustica e noi non possiamo far altro che adattarci a queste leggi se vogliamo fare delle misure accurate delle sonorità; misure cioè i cui risultati siano coerenti con l’ esperienza sonora di una popolazione normoudente.

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3.2 Il fonometro come misuratore di sonorità. Per ovviare alle complessità della misura della sonorità, si è costruito il fonometro, o più correttamente, il misuratore di livelli sonori. Il misuratore di livelli sonori offre una metodologia semplificata per la misura della sonorità, ma il suo limite è quello di trattare i suoni come energia senza alcun riguardo, se non approssimativo, per i fisiologismi della percezione. Quello che ci offre il fonometro è quindi qualcosa che ci indica l’ordine di grandezza della sonorità di un suono, non il suo valore assoluto. Il fonometro misura livelli sonori, utilizzando le scale dei decibel A, B, C, D, oppure semplicemente come livelli della pressione sonora (dB lps). I decibel lps, non hanno alcuna relazione, se non occasionale, con la sonorità. Nell’ ottica di semplificare al massimo le procedure di misura, negli ultimi vent’anni si sono progressivamente abbandonati i decibel B, C & D volgendosi risolutamente ad utilizzare solo i decibel “A”. Prima di inoltrarci in una descrizione più approfondita dei rapporti livelli sonori - reazioni degli esposti, sarà bene chiarire il senso ed i limiti dei descrittori più usati nella tecnica fonometrica. E’ di fondamentale importanza chiarire cosa sia il decibel "A" e cosa implichi, nella interpretazione dei risultati delle misure, l’uso di una determinata risposta temporale (Fast o Slow o Livello equivalente). Purtroppo l'uso delle curve di ponderazione "B" e "C" al crescere dei livelli della pressione sonora è stato completamente abbandonato, ma è bene ricordare che le tre curve (A, B, C) venivano utilizzate per ottenere un miglior accordo fra la sonorità sperimentata da una giuria di soggetti normoudenti e i risultati della misura fonometrica. Ad un giudizio di maggiore sonorità si voleva corrispondesse un maggior valore in decibel opportunamente ponderati, mentre ad un giudizio di sonorità identica si voleva corrispondesse un pressochè identico valore in decibel opportunamente ponderati. Naturalmente non si parlava di valori assoluti della sonorità, che si sarebbero dovuti e si devono misurare in Sones, ma del loro ordine di grandezza [2]. Due valori in decibel, opportunamente ponderati, potevano essere confrontati fra loro quanto a differenza di sonorità purchè non vi fossero grosse differenze di struttura spettrale. Un esempio di grossa differenza di struttura spettrale si può riscontrare fra un tono puro ed un rumore a banda larga. Per fare un esempio pratico consideriamo la differente sonorità di un tono puro a 1.000 Hz (fischio) e di un rumore bianco (sfiato di aria compressa). Un tono puro a 1.000 Hz con un livello della pressione sonora (lps) di 40.0 dB(lps), vale per definizione, quanto a sonorità, 1.0 Sones. 40.0 dB(lps) a 1.0 kHz corrispondono necessariamente a 40.0 dB(A). Un rumore bianco che dimostri alla misura fonometrica 40.0 dB(A) verrà sperimentato con una sonorità di 3.0 Sones, ovvero con una sonorità tre volte più alta. Sintetizzando nella tabella 3.1:

Tab.3.1.- Confronto fra il livello sonoro (dB(A)) e la sonorità (Sones) per un tono puro e del rumore bianco.

Tipo di suono Livello sonoro – dB(A) Sonorità - Sones Tono puro a 1.0 kHz 40.0 1.0

Rumore bianco 40.0 3.0

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Utilizzando un fonometro attribuiamo a questi due suoni lo stesso livello sonoro, mentre in realtà il rumore bianco, verrà sperimentato con una sonorità tre volte più alta di quella del tono puro!

Il giudizio di raddoppio o quadruplicazione del livello sonoro corrisponde ad un aumento del livello della sonorità rispettivamente di 10.0 e 20.0 Phon. Al di sopra dei 40 Phon si sperimenta un raddoppio della sonorità ogni aumento di 10.0 Phon [1]. Sempre considerando che parliamo di ordini di grandezza, più che di valori assoluti, tale criterio poteva essere applicato anche ai decibel ponderati nel senso che passare da 40 dB(A) a 50 dB(B), purché non vi fossero grosse differenze di struttura spettrale, corrispondeva ad un raddoppio della sonorità; passare da 40 dB(A) a 60 dB(B), alle stesse condizioni, corrispondeva ad una quadruplicazione della sonorità. L' uso esclusivo della curva di ponderazione "A", ha reso particolarmente incerto il confronto fra sonorità dominate da basse frequenze (20-200 Hz) e sonorità dominate da frequenze medio - alte (200-20.000 Hz). Tale incertezza risiede nel fatto che nel campo delle basse energie sonore (20-80 dB(A)F) a parità di valore di dB(A) misurato, le sonorità dominate da basse frequenze verranno sperimentate come più elevate di quelle dominate da frequenze medio - alte. Ai fini pratici però, il criterio del raddoppio della sonorità ogni aumento di 10 dB ponderati si può applicare anche ai dB(A), purchè le strutture spettrali confrontate siano pressoché le stesse, ovvero a banda larga e dominate o dalle sole frequenze basse o dalle sole frequenze medio-alte. Come esempio pratico possiamo indicare il caso di rumore da traffico autoveicolare urbano sperimentato a finestra aperta o a finestra chiusa, considerando il fonoisolamento offerto da una finestra non dotata di particolari accorgimenti fono-isolanti (perdita di trasmissione = 8.0 - 12 dB(A)). 3.3 Evoluzione temporale della sonorità. Un altro aspetto importante da definire per riuscire ad interpretare correttamente i tracciati storici delle misure e i risultati delle analisi statistiche dei livelli sonori, è la scelta della risposta temporale (Fast o Slow) del sistema di misura del livello sonoro e di analisi statistica dello stesso. Vediamo a tal fine nella figura 3.1, la registrazione dei suoni prodotti da una pendola a muro. Si è scelta questo tipo di sorgente, per dimostrare i vantaggi dell'una o dell'altra costante di tempo con un tipo di suono che, essendo famigliare, possa essere riconosciuto nel decorso storico della sua sonorità dalla maggioranza dei lettori. Il clima sonoro nel quale si è svolta la misura, è costituito dal tipico rumore di fondo da traffico autoveicolare lontano più i suoni emessi dalla pendola. Si osservi il classico tic-tac intervallato da 1/2 secondo: il “tic” presenta un livello sonoro più alto del “tac”. Alcuni secondi prima che la pendola batta le sei, ai secondi 17.2 c.a., si può vedere (e sentire) l'avvio del meccanismo di percussione. Tale avvio è caratterizzato da un livello sonoro doppio (più 10 dB(A)F) rispetto al livello sonoro dei “tic” ed è quindi nettamente distinto, per sonorità da questi. In seguito, si può osservare l’aumento del livello sonoro misurato in Fast, minimo ( LAFmin ), controllato dal livello sonoro del meccanismo della percussione oramai avviato, dai secondi 18 a 19.2 c.a.

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Di seguito, si possono osservarei sei rintocchi, con un gradiente veloce di salita controllato dalla percussione, ed un gradiente lento di discesa controllato dal decadimento della auto-oscillazione libera del diapason a spirale della pendola. Allo spirare dell' ultimo rintocco, si può vedere (e sentire) riemergere progressivamente il tic-tac mascherato in precedenza dal suono dei rintocchi.

Fig.3.1.- L’asse dei tempi è espresso in secondi. Il tratto continuo rappresenta la risposta "Fast", quello punteggiato la risposta "Slow". E' evidente come la costante "Slow" mascheri il rumore di fondo e contragga la dinamica della sonorità sperimentata. Questo fatto risulta particolarmente evidente se si segue l'evoluzione della risposta in "Slow" dell' ultimo rintocco della pendola, e contemporaneamente si ascolta il tic-tac che riemerge ai sec. 41, 42, 42, 43 e 44 della risposta "Fast": questi sono distintamente udibili ma non risultano dalla misura in "Slow".

E' evidente come la misura con la costante di tempo "Fast" ci restituisca con una maggiore fedeltà la descrizione grafica ( e quindi numerica ) di quello che abbiamo sperimentato come sonorità, mentre la costante "Slow" ce ne restituisce una visone sostanzialmente deformata, sia nella dinamica che nel decorso storico. Per ora quindi, resta fermo il fatto che delle costanti di tempo fonometriche, la costante di tempo "Fast" è quella che più si avvicina alla risposta temporale della nostra funzione uditiva. Nelle procedure di misura e monitoraggio dei livelli sonori, si userà sempre la costante di tempo "Fast". A tale regola fanno eccezione solamente i monitoraggi del rumore in prossimità degli aeroporti, per i voli di linea, dove si fa uso della costante di tempo "Slow". Possiamo veder nella figura 3.2, la registrazione grafica di un sorvolo fatta in contemporanea con le due costanti di tempo. E’ evidente come la registrazione fatta con la costante "Fast" dimostri delle grandi fluttuazioni di livello (peraltro come tali udibili), tali fluttuazioni sono dovute sia alla disomogeneità del mezzo ( aria ), sempre più influente man mano che l'aeromobile si allontana, sia alle interferenze distruttive e costruttive dovute

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all'energia diretta e riflessa nella fase di allontanamento dell' aeromobile quando dominano le basse frequenze. Tale instabilità rende problematica e non ripetibile la misura della durata del sorvolo a - 10 dB dal livello sonoro massimo, misurato in Fast ( LAFmax ). Per rendere affidabile la misura della durata del sorvolo, si preferisce ricorrere all' uso della costante "Slow" [3] che, come possiamo vedere, rende più "morbido" lo sviluppo del profilo del sorvolo. Si può inoltre osservare che con eventi lenti, come il sorvolo di aerei di linea, la costante Slow conserva la possibilità di riconoscere la natura della sorgente dall' analisi visiva del decorso storico dei livelli sonori.

Fig.3.2.- Profilo sonoro di un decollo acquisito ad 1 Km dal take-off con microfono a 1.5 metri dal terreno. Il tratto continuo corrisponde alla costante "Fast", il tratto punteggiato alla costante "Slow".

La scelta obbligatoria della costante di tempo "Fast" è inoltre particolarmente vincolante là dove si vogliano utilizzare i livelli sonori percentili (LN), e questo sia per le ragioni considerate in precedenza, sia per il dettato della ISO 1996/1 - 1982 [4] che al par. 3.4 recita così:

3.4 percentile level : The A-Weighted sound pressure level obtained

by using time-weighting "F" (see IEC pubblication 651) that is exceeded

for N% of the time interval considered. Symbol : LAN,T ; for example

LA95, 1 h is the A-weighted level exceeded for 95% of 1 h. Note -

Percentile levels as determined over a certain time interval cannot

generally be extrapolated to other time intervals.

Che convenientemente tradotto suona più o meno così:

3.4 livello percentile : il livello della pressione sonora pesato "A"

ottenuto con la pesatura temporale "F" (vedi pubblicazione IEC 651)

che è stato superato per N% dell'intervallo di tempo considerato.

Simbolo : LAN,T ; per esempio LA95, 1 h è il livello pesato "A" superato

per il 95% di un ora. Nota - In generale, livelli percentili determinati

all'interno di un certo intervallo di tempo non possono essere

estrapolati ad altri intervalli di tempo.

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Una volta definito che usiamo il filtro di ponderazione "A" e la costante di tempo "Fast", e che ad ogni aumento di 10 dB(A) corrisponde un raddoppio della sonorità, resta da definire quale sia la minima variazione di livello sonoro percepibile come tale. Dagli studi sulla risposta della funzione uditiva (Zwicker, Miller, Riesz)[1], sappiamo che la minima variazione di livello della pressione sonora sperimentabile come un variazione di livello della sonorità, varia con la frequenza, la composizione spettrale e con il livello. Per suoni a banda larga e singole componenti tonali, la dispersione va per i livelli dell’ordine dei 20 dB(lps) da circa 0.6 a 2.0 dBlps. Per i livelli dell’ordine dei 80 dBlps da 0.3 a 0.6 dB(lps). Nelle procedure fonometriche si assume che la minima variazione di livello sonoro, udibile come incremento di sonorità, sia pari a 1.0 dB(A)F. 3.4 Il livello equivalente come sintesi dell’energia sonora. Come abbiamo visto, l’ uso del dB(A)F ci consente di riconoscere dalla osservazione del decorso storico della misura, l’esperienza sonora cui il decorso storico si riferisce. Nelle procedure di valutazione dell’ impatto da rumore però, dobbiamo procedere con delle misure di monitoraggio protratte per ore, a volte per giorni, a volte per settimane a seconda del tipo dei climi sonori investigati. Questi tempi lunghi di misura, producono però una massa notevole di dati, di difficile gestione, quando si voglia correlare i risultati della misura agli effetti sugli esposti. Per ottenere un unico valore che rappresenti l’energia sonora complessivamente assorbita degli esposti, si utilizza il livello equivalente pesato A. Questi rappresenta la sintesi dei livelli sonori pesati A, mediati come se fossero energia, di tutti gli eventi sonori succedutisi nell’arco del tempo di misura o meglio nell’arco del tempo di integrazione. Nella figura 3.3, vediamo lo sviluppo ed il valore finale (in alto a destra) del livello sonoro equivalente controllato dai suoni prodotti dalla pendola, nell’arco del tempo di misura.

Fig.3.3.- Vediamo nella figura la storia dei livelli sonori”Fast” (LAF), prodotti dalla pendola come tratto continuo, mentre come tratto punteggiato vediamo lo sviluppo del livello sonoro equivalente ( LAeq progressivo ). Alla fine della integrazione, si dimostra un valore del livello sonoro equivalente finale ( LAeq finale ) di 56.0 dB(A) per 50 secondi.

Ritorna naturalmente come un insostituibile vantaggio, il fatto di avere un numero solo (56.0 dB(A) per 50 sec.) al posto di dover descrivere la cosa dicendo che i massimi più frequenti dei “tic” sono di 39 dB(A), che i massimi più frequenti dei “tac” sono di 37 dB(A), che i massimi più frequenti dei rintocchi sono di 68 dB(A), che i minimi più frequenti del “tic - tac” sono di 28 dB(A), che i minimi più frequenti del meccanismo di percussione sono di 34 dB(A) e che i minimi più frequenti dei rintocchi sono di 48 dB(A). Tuttavia per poter fare un

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accurata diagnostica del disturbo da rumore, abbiamo bisogno di qualcosa di più della sintesi fornitaci dal livello equivalente. Consideriamo il caso illustrato in figura 3.3, e diciamo che rappresenta un clima sonoro piacevole con i suoi 28 dB(A) di minimo più frequente controllati dal rumore che proviene dall’ esterno dell’ appartamento. Il suono della pendola “appartiene” all’ambiente, fa parte dell’arredo. Immaginiamo ora che qualche ” malintenzionato” installi nell’appartamento sottostante un circolatore d’acqua calda (che funziona 24 ore/die), e che questo circolatore, male installato, immetta nel nostro appartamento un livello sonoro continuo (una riga sul tracciato che maschererebbe il tic-tac) pari a 46 dB(A)F. Questa novità comporterebbe una quasi quadruplicazione del livello sonoro controllato da un suono non voluto o non desiderato (da 28 a 46 dB(A) con un incremento del livello sonoro di 18 dB(A)). Come esperienza di incremento di livello questa potrebbe paragonarsi, per rumore da traffico, alla differenza finestra aperta - finestra chiusa di una finestra con doppi vetri dotata di guarnizione sigillante! E si può ben dire che non è un esperienza piacevole! Il livello equivalente nel caso considerato dimostrerebbe un valore di 56.4 dB(A) per 50 secondi con un incremento di 0.4 dB(A) (non percepibile) per una quadruplicazione della sonorità continua reale sperimentata. E’ quindi chiaro che se il livello equivalente si presta bene alla sintesi dei valori sonori, non è utilizzabile nella valutazione del disturbo dove più tipi di sorgenti, desiderate e non desiderate, o valutate differentemente quanto a potenziale disturbante, concorrono a formare il clima sonoro. Nel caso considerato si sarebbe ottenuta la dimostrazione della variazione della sonorità sperimentata, utilizzando invece che LAeqT, l’indice statistico LAF95T ( livello sonoro pesato “A”, Fast, superato per il 95% del tempo di misura ) detto più comunemente rumore di fondo. LAF95T rappresenta in maniera normalizzata i livelli sonori minimi più frequenti che caratterizzano un determinato clima sonoro, oppure detto in maniera più popolare, rappresenta la sonorità dell’ambiente quando non passano sorgenti mobili, non sono attive sorgenti fisse, si sta zitti, non cantano uccelletti, grilli, cicale, rane ecc. L’ incremento dei livelli sonori controllati dalle varie possibili sorgenti, riferito al valore di LAF95T , ad opera di ognuna delle sorgenti citate, diventa un preciso descrittore della variazione della sonorità ambientale causata dalla specifica sorgente. Diventa un indice di incremento della rumorosità, quando la specifica sorgente considerata eroga suoni non desiderati o non voluti. Esistono naturalmente altri indici statistici (da L01 ad L99) che possono trovare applicazione specifica in casi particolari di misura dei climi sonori ed analisi del disturbo, che qui però non è il caso di considerare [5,6,7,8]. Negli ultimi vent’anni, c’è stato un numero elevato di ricercatori che hanno cercato di combinare in vario modo LAeqT con alcuni indici statistici, al fine di ottenere una grandezza metrologica univoca, utilizzabile nelle previsioni di impatto da rumore. Tutti questi indici di rumorosità però, correlano molto meglio fra loro che con lo scopo per il quale sono stati creati: correlare una grandzza metrologica con le reazioni degli esposti [9]. 3.5 L’impatto da rumore. Nelle valutazioni di impatto da rumore sulle popolazioni, i limiti del LAeqT come correlatore con il disturbo, quand’anche integrato da indici statistici, sono

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stati egregiamente superati dalle indagini di socioacustica. In queste indagini, il valore di LAeqT controllato da tipi specifici di sorgenti, viene usato solamente come correlatore e per ogni valore di livello sonoro equivalente, si va a vedere, con il metodo dell' intervista agli esposti, in che misura ne vengono alterati i comportamenti, o quale giudizio questi esprimono su quella particolare condizione di rumorosità. Nella applicazione di tali indagini all' impatto da sorgenti fisse, si usa un unico valore di livello sonoro integrato (LAeqT) controllato esclusivamente dalla sorgente specifica, aggiungendo delle correzioni per il carattere timbrico, temporale, informativo e di durata specifico di quella particolare sorgente. Il valore di LAeqT controllato dalla sorgente specifica, corretto per i caratteri timbrici, temporali e di durata può prendere il nome di Indice di valutazione del rumore (Iv). Tale indice viene confrontato con i minimi più frequenti del livello sonoro Fast in assenza della attività sonora della sorgente specifica (LAF95T). Vediamo nella tabella 3.2, un esempio dei risultati che offrono queste indagini di socioacustica, per sorgenti fisse dalla ISO 1996 del 1972. Tab.3.2.- Esempio di risultati da indagini di socioacustica per sorgenti fisse. Indice di valutazione – rumore di fondo

(LAF95)

P r e v i s i o n e d e l l e r e a z i o n i

0 Nessuna Non si osservano reazioni di autodifesa

5.0 Poche Proteste sporadiche

10.0 Medie Diffuse reazioni di protesta

15.0 Forti Accenni di proteste organizzate

20.0 Molto forti Organizzazione di vigorose reazioni di protesta

Ora,va detto, che sebbene si sappia, fra gli addetti ai lavori, che nella revisione della ISO 1996 del 1982, questa tabella non è stata più ripresentata, a parere di quanti, come gli autori, si occupano ogni giorno di impatto da rumore da sorgenti fisse, il metodo e le previsioni della ISO 1996-1972 è ancora oggi quello che meglio consente di prevedere e valutare l’impatto da rumore da sorgenti fisse. Sappiamo ancora, fra addetti ai lavori, che il motivo per il quale la ISO non ha ripresentato questa tabella e questo metodo è squisitamente politico, ed è dovuto alle contestazioni di eccessivo allarmismo ( peraltro giustificato dall’esperienza) mosso dalle varie autorità nazionali alla ISO. Una cosa analoga è accaduta per la revisione della ISO 1999 che nella prima versione riportava le probabilità di danno uditivo da esposizione al rumore in ambiente di lavoro, per una popolazione reale ( che in effetti è devastante ), sostituita nella revisione del 1990 da un metodo di calcolo della probabilità di danno uditivo per una popolazione selezionata [10]. Resta comunque il fatto che i risultati di questa indagine socioacustica, ci forniscono un prezioso elemento di valutazione nelle previsioni di impatto da rumore da sorgenti fisse: ogni 5.0 dB(A), o dB(iv) se ci sono correzioni, di incremento da LAF95 si osservano significative variazioni nella alterazione dei comportamenti degli esposti dovute ad esposizione al rumore.

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Nelle applicazioni delle indagini socioacustiche all' impatto da sorgenti mobili (Treni, aerei, traffico autoveicolare) si usa unicamente il valore integrato del livello sonoro equivalente, essendo inutile caratterizzare ulteriormente delle sorgenti che presentano caratteristiche timbriche, temporali e di durata confrontabili e per le quali si va a conoscere, direttamente tramite intervista, l'effetto sulla popolazione. Dato l'assunto si può comprendere come i risultati di queste indagini saranno tanto più conformi alla realtà quanto più si curerà che il valore integrato del livello sonoro (LAeqT), usato come correlatore, sia controllato prevalentemente, se non unicamente, da un singolo tipo di sorgente [8]. Prendendo spunto dalla letteratura internazionale si osservano più ricerche svolte in questa direzione [11,12] dalle quali prendiamo a spunto di riflessione quella di Miedema [13] che ci sembra la più completa, anche se basata su pochi dati per le sorgenti fisse non impulsive, per ammissione dello stesso autore. Se ammettiamo come meta sociale la presenza nella popolazione del 10% di soggetti fortemente disturbati, troveremo la distribuzione dei limiti espressi come Ldn ( la media di LAeq notturno + 10 dB ed LAeq diurno ) riportati nella tabella 3.3. Tab.3.3.- Valori di soglia in Ldn per un residuo del 10 % di fortemente disturbati.

Sorgenti fisse impulsive 37.0 dB(A) Sorgenti fisse non impulsive 40.0 dB(A) Aeromobili 54.0 dB(A) Autostrade 56.0 dB(A) Autoveicolare urbano 59.0 dB(A) Treni - tram 65.0 dB(A)

Da i risultati di queste indagini socioacustiche, risulta il seguente fatto: se due o più valori in dB(A) misurati da quale che sia sorgente sono delle grandezze omogenee e confrontabili quanto a livelli sonori integrati alla maniera dell’energia; gli stessi valori non sono più delle grandezze omogenee se utilizzati come previsori o dimostratori dell' impatto del rumore sulla popolazione. Per farli diventare delle grandezze omogenee nella valutazione dell'impatto da rumore, è necessario specificare quali sono le sorgenti che, in quei particolari climi sonori, controllano l’ evoluzione del livello sonoro equivalente.

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3.0 Riferimenti. [1] E.Zwicker, H.Fastl. Psychoacoustics, Facts and models. Springer-Verlag pp 181-214. [2] P.V.Bruel. Induced hearing loss in industry. Atti Internoise 93 pp 27-29. [3] Annesso 16 dell’ ICAO - Volume 1 - 1988. ISO 3891-1978 Acoustics-Procedure for describing aircraft noise heard on the ground. (In fase di revisione) c/o UNI - Via Battistotti Sassi - Milano - Tel 02 700241. [4] ISO 1996/1-1982 Acoustics-Description and measurement of environmental noise- Part 1: Basic quantities and procedures. c/o UNI - Via Battistotti Sassi - Milano - Tel 02 700241. [5] B.Abrami. A.Armani. Le basi per la costruzione di una semeiotica dei climi di rumore finalizzata ad una lettura valutativa e diagnostica dei dati forniti da stazioni di monitoraggio del rumore fisse e semi fisse. Atti XXI Conv. Naz. AIA, Abbazia di Praglia (Padova) 31/3 - 2/4 1993. pp 293-297. [6] B. Abrami, A.Armani, M.Sergenti. Correlazione fra il flusso autoveicolare e L50. Atti XXI Conv. Naz. AIA, Abbazia di Praglia (Padova) 31/3 - 2/4 1993. pp 387 - 392. [7] B. Abrami, A.Armani, M.Sergenti. Il monitoraggio del rumore urbano ed extraurbano: la misura, la diagnosi, la previsione. c/o Spectra srl. Brugherio (MI) 1993. Tel 039 2872422. [8] B. Abrami, C. Spalletti. Procedure per le misure del rumore secondo il DPCM 1 Marzo 1991. Phoneco Milano 1994. c/o Hoepli Tel 02 86487264 / Ingegneria 2000 Tel. 06 4744169. [9]F.Sanford. Interpreting findings about community response to environmental noise exposure: what the data say? Euro-noise proceedings, Book 2, pp 235-248, 1992. [10] B. Abrami. La pratica del controllo del rischio di danno uditivo in ambiente di lavoro. Isolare CTA N° 3/93 c/o ANICTA Tel. 02 326721. [11] Atti di Noise as a Public Health Problem.1993 Nizza. INRETS - Service Publications - 2 Avenue du General Malleret Joinville - 94114 Arcueil Cedex - Francia. [12] Atti di Internoise 94. Yokohama - Japan -1994 - Noise Control Foundation - P.O. Box 2469, Arlington Branch - Poughkeepsie, NY 12603, USA) [13] Da rif 11. Miedema. Response functions for environmental noise. pp 428 - 433

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4.0 Silenzi, suoni, rumori e livelli sonori equivalenti. B. Abrami. 4.1 Suoni e rumori. Il rumore è un segnale sonoro che non vorremmo sentire. Il rumore, a differenza di altri tipi di inquinanti è un inquinante di tipo sensoriale, percepibile. Chi è esposto ad inquinamento da rumore lo sa dalla percezione diretta del fatto, non ha bisogno di strumenti che rivelino l'entità del gas disperso in atmosfera, che rivelino l'entità delle radiazioni ionizzanti o non ionizzanti. Questa caratteristica dell'inquinamento da rumore lo rende peraltro particolarmente adatto alla sensibilizzazione della popolazione verso i problemi che l'inquinamento in generale può portare. Chi produce rumore lo sa dalla percezione diretta, e da questa può apprendere quali sono i comportamenti che ne limitano la produzione. Contemporaneamente ai rumori però, ci sono una vasta gamma di segnali sonori, i quali fanno parte del nostro ambiente, tanto che in questi segnali risiede una parte importante del nostro riconoscimento dell’ambiente stesso [1]. Tanto i segnali sonori nei quali ci riconosciamo o riconosciamo il nostro ambiente, quanto quelli non desiderati o rumori, formano nel suo complesso quello che potemmo chiamare usando un termine coniato da Shaffer [2], il nostro panorama sonoro (soudscape). I livelli sonori equivalenti controllati dai suoni e quelli controllati dai rumori sono molte volte identici, onde una semplice misura di livello sonoro equivalente non può dirci se il luogo nel quale questa misura è stata fatta, sia un luogo rumoroso ovvero un luogo privo di rumori ma ricco di suoni. Non v'è attività umana che non comporti il rilascio di una qualche quantità di energia sonora diretta o indiretta nell'ambiente. Il caso più tipico e diffuso è la conversazione: due persone che parlano alla distanza di 1.5 - 3.0 metri l' una dall'altra si espongono reciprocamente ad un livello sonoro equivalente dell' ordine dei 65 - 75 dB(A). Un pranzo con 10 - 20 commensali che chiacchierano fra loro li espone, a seconda della loro ènfasi, in un ambiente mediamente riverberante, ad un livello sonoro equivalente dell'ordine dei 75 - 85 dB(A). In generale, nella vita quotidiana, senza essere esposti a sorgenti sonore industriali o mobili, è difficile riuscire ad essere esposti a meno di 60 - 65 dB(A) di livelli equivalente diurno (dalle 06 alle 22). Riportiamo nella tabella 4.1, degli esempi di livelli sonori equivalenti con i relativi tempi di integrazione (LAeqT) e il relativo rumore di fondo (LAF95T), associati ad attività che normalmente non sono considerate come implicanti esposizione a rumore, attività per le quali non si conoscono storie di formazione di comitati di protesta nè sono riportati in letteratura casi di danno psicosomatico:

Tab.4.1.- Esempi di livelli sonori equivalenti controllati da attività che non vengono, normalmente, considerate rumorose.

Attività LAeqT (dB) LAF95T (dB) Stare in casa senza radio, TV, ecc * 60(6.0 h.) 30(6.0 h.) Caffè viennese con brusio avventori 70(1.5 h.) 55(1.5 h.) Visita in casa di amici con 4 bambini 76(3.5 h.) 35(3.5 h.) Concerto in piazza (orchestra) 87(1.0 h.) 60(1.0 h.) Trasferimento in automobile** 76(2.0 h.) 50(2.0 h.)

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Colloquio in uno studio professionale 67(1.5 h.) 35(1.5 h.) Trasferimento in metropolitana (Milano) 78(30 min.) 60(30 min.) Lavoro in ufficio con 3 persone*** 73(4.0 h.) 35(4.0 h.) * Il livello sonoro è controllato da colloqui, squilli telefono, e rumori accidentali. ** A finestrini chiusi. *** Il livello sonoro è controllato da colloqui, squilli del telefono, rumori accidentali. Questi valori di esposizione sono stati misurati con un misuratore di livello sonoro integratore indossabile, portato come in figura 4.2. Come si può vedere nella tabella 4.2, rappresentano dei casi di esposizione e livelli sonori ben più elevati di quelli ammessi, in periodo diurno, dal nostro DPCM 1 marzo 1991 in ambiente di vita. Tali valori limite sono i seguenti:

Tab.4.2.- Valori-limite all’esposizione sonora in ambiente di vita in periodo

diurno secondo il DPCM 1 Marzo 1991. Classe di destinazione d’uso del territorio Valore limite LAeq,16h

Aree particolarmente protette 50 Aree prevalentemente residenziali 55 Aree di tipo misto 60 Aree di intensa attività umana 65 Aree prevalentemente industriali 70 Aree esclusivamente industriali 70

La constatazione delle differenze fra i limiti del DPCM e i valori dimostrati in condizioni di esposizione non considerate rumorose deve indurci ad una più profonda valutazione del problema: disturbo da rumore - sua dimostrazione tramite misure di livelli sonori equivalenti. Nonostante i livelli equivalenti relativamente elevati cui siamo esposti nelle più rosee condizioni sonore, non pensiamo di subire dell'inquinamento da rumore, anzi i suoni del nostro ambiente fanno un pò parte della nostra identità; ci sentiremmo a disagio senza di essi. L'esperienza del subire del rumore incomincia quando veniamo esposti alla percezione di suoni che non vorremmo ascoltare. Non è a caso che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il rumore come un suono non desiderato o non voluto. Salta all' occhio in questa definizione, la mancanza di un valore espresso in dB(A)! Una esposizione ad un livello sonoro di 60 o 70 dB(A), non è di per sè indicativa di una condizione di esposizione al rumore. Per lo stesso motivo una esposizione ad un livello sonoro di 30 - 40 dB(A), non è di per sè indicativa di una assenza di esposizione al rumore. Naturalmente, fra i non addetti ai lavori, sorge a questo punto il seguente dubbio: se la definizione di rumore è quella di "suono non gradito" allora vuol dire che non c'è alcuna certezza nel definire come rumore un certo tipo di suono. Siamo in balia dell'arbitrio più totale. Un caso molto comune per tutti: quello che è musica per chi la ascolta volendola ascoltare a livelli dell'ordine dei 80 - 100 dB(A), è rumore per chi un appartamento più in là a 50 - 70 dB(A) oppure qualche centinaio di metri più in là a 30 - 50 dB(A), la sente volendo fare altro.

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In realtà l'arbitrio è solo apparente, perchè se ci si solleva dalla osservazione di singoli casi, alla catalogazione sistematica del rapporto energia sonora assorbita per tipo di sorgente - reazioni della popolazione esposta, si osserveranno dei fenomeni collettivi dove altrimenti si vedrebbero solo dei comportamenti arbitrari di singoli individui o di sparuti gruppi di individui. Si entrerebbe così in una nuova scienza che potremmo chiamare socioacustica: la scienza che studia e quantifica le alterazioni dei comportamenti delle popolazioni esposte a suoni e rumori in ambiente di vita. Approfondendo l' osservazione, si scoprirebbe inoltre che non è tanto il livello sonoro del suono non desiderato in sè a determinare negli esposti una reazione di rifiuto, quanto il tempo di esposizione a quel suono indesiderato (ad esempio ogni giorno lavorativo per settimane , mesi , anni). Si osserverebbe inoltre che la semplice reazione di rifiuto degenera in complessi ossessivo-persecutori, quando la richiesta di estinzione del suono non gradito non viene appagata. In casi limite, lo stress indotto dall'ossessione persecutoria trova il suo sbocco sia in reazioni violente contro i responsabili della sorgente rumorosa (reazione estroversa) sia nell'abbattimento delle difese immunitarie (reazione introversa). 4.2 L'esperienza del silenzio. Nell' immaginario collettivo si contrappone alla necessità di vita in una società rumorosa, il desiderio di vivere in un ambiente silenzioso. Ma il tema del silenzio come esperienza sociale, se si esclude l’ iniziativa coraggiosa ed originale della Provincia Autonoma di Trento [3], non è mai stato affrontato a livello scientifico. Bisogna però comprendere, come emerge con chiarezza dal rif. 3, che quello che nell'immaginario collettivo stà sotto il nome di "silenzio desiderato" non è identificabile con una assenza di energia sonora o con la presenza di livelli sonori equivalenti molto bassi (20 - 30 dB(A)). Allo scopo di dimostrare questo fatto ho passato una giornata nel luogo silenzioso per eccellenza: un monastero sperduto fra i calanchi dell'alta Maremma toscana. Nell'Abbazia di Monteoliveto Maggiore.

Fig. 4.1.- A sinistra si vede la foresteria della Abbazia di Monteoliveto Maggiore. Dietro la foresteria spicca il campanile della chiesa abbaziale.

Gli ospiti, alloggiando nella foresteria, possono partecipare alla vita di preghiera e meditazione con i monaci. Se si legge il libro degli ospiti, nel quale gli ospiti sono invitati a lasciare un loro commento sulle esperienze vissute in quel luogo, si osserva che circa il 25% dei commenti inneggiano al grande silenzio che regna in quel posto; riportiamo nella tabella 4.3 alcuni dei commenti:

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Tab.4.3.- Commenti sul clima sonoro, dal libro della foresteria.

Commento A: “In questo luogo ogni attimo scandito dal rintocco delle campane, aiuta a

riscoprire le gioie semplici della vita: il silenzio, il vento, perfino gli ultimi tepori del sole

oramai mitigati dall’incipiente inverno..........” Commento B: “Molto meglio il suono delle campane alle cinque della mattina che il rumore

del traffico.....” Commento C: “Il silenzio è un gran maestro di vita e quì lo ho constatato. Grazie per la

bellezza e l’armonia.....” Commento D: “Cara Abbazia di Monteoliveto è una consolazione, per me, sapere che esisti, e

tornare per sentire il silenzio e la pace.....” Commento E: “Difficilmente potremo trovare un oasi di serenità e di silenzio come qui........” Commento F: “Appena sono arrivata mi sentivo sola e sperduta, ma la solitudine non è altro

che paura di sè stessi. Poi ho incominciato ad ascoltare la natura e ad apprezzare il silenzio.

Ora non soffro più e sono contenta di essere giunta sin qui...........” Commento G: “ Abbiamo trascorso una sttimana di tranquillità (a parte i grilli).........” Commento H: “Chi non ha la serenità, la ritrova qua... Il cinguettio degli uccelli, il frusciare

degli alberi, dolci rumori che ristorano i cuori.............” Al tempo della mia permanenza ( sett.‘95 ) nel luogo, sul libro degli ospiti erano annotati circa 400 commenti dei quali circa 100 inneggianti al silenzio che regna in quei posti. E’ naturale quindi che un ricercatore si ponesse la seguente domanda: a quale livello sonoro equivalente corrisponde questo silenzio? Si dotasse di un misuratore indossabile di livello equivalente e monitorasse una giornata di vita in monastero. Per eseguire la misura lo sperimentatore si è dotato di un fonometro-analizzatore statistico Larson & Davis mod.820 che, grazie alle sue dimensioni, può essere tenuto nella tasca interna di una giacca, il microfono veniva fatto sporgere di alcuni centimetri (Fig.4.2). Il misuratore di livello sonoro utilizzato, dispone di una gamma dinamica di 110 dB(A) e un campo di misura da 18 a 130 dB(A). Veniva fatto acquisire, in questo caso, contemporaneamente la storia dei livelli equivalenti da un minuto e la storia di intervalli da cinque minuti ( vedi par. 6.3 & 6.7). Durante la giornata di monitoraggio lo sperimentatore ha osservato, per quanto possibile, il più rigoroso silenzio. Nella figura 4.3 vediamo i risultati di questa giornata di monitoraggio: l’acquisizione è iniziata alle 06.00 ed è terminata alla 22.00. La storia è costituita da una sequenza di livelli equivalenti da un minuto (LAeq 1’). Alla fine della giornata ci siamo ritrovati con un LAeq16 h. pari a 72.4 dB. Va detto, che quella era una giornata un po' particolare, in quanto si commemorava un monaco compositore olivetano, ed in suo onore era stato organizzato un concerto per organo e soprano. Il concerto è stato tenuto dalle 16.00 alle 17.40 (i livelli massimi di LAeq1’ in quell’intervallo sono controllati dagli applausi)

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Fig.4.2. Nella foto è visibile il posizionamento del microfono durante l’esperimento. Sullo sfondo si

vede l’ Abbazia di Monteoliveto Maggiore

Fig.4.3. Nel diagramma si vede a tratto continuo il panorama dei livelli sonori come LAeq 1’ della giornata di monitoraggio; a tratto punteggiato si vede l’evoluzione del livello sonoro equivalente progressivo il cui valore finale è di 72.4 dB(A) per 16 ore (LAeq16 h.). Dalle 07 alle 08: mattutino, colazione e lodi; dalle 11 alle 12.20: S.Messa; dalle 12.40 alle 13.50: pranzo; dalle 15.30 alle 16: conversazione; dalle 16.00 alle 17.30: concerto; dalle 19 alle 19.30: vespro; dalle 20 alle 20.40: cena; dalle 21 alle 21.30: compieta. Gli intervalli non elencati sono trascorsi in cella dedicandosi allo studio o alla meditazione.

Volendo, peraltro giustamente, considerare atipici i livelli sonori assorbiti durante il concerto, si può procedere ad una postelaborazione dei risultati della misura. In questo modo si può dimostrare quale è l’energia sonora assorbita da un monaco, o da un ospite del monastero che segua lo stile di vita dei monaci, durante una giornata tipica. Il valore di livello sonoro equivalente risultante da questa postelaborazione, risulta così essere proiettabile alle altre giornate trascorse nel monastero. Nella figura 4.4, vediamo il risultato di questa postelaborazione.

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Fig.4.4. Escludendo dal calcolo del livello equivalente finale l’episodio del concerto, ne risulta un livello equivalente di 67.1 dB(A) per 14.5 ore. Volendo riportare questo valore alle 16 ore del periodo diurno, si può considerare il fatto che normalmente dalle 16 alle 17.30 il monaco studia o medita in cella con un esposizione dell’ordine dei 50 dB(A). Avremmo quindi per un LAeq14.5 h. di 67.1 dB più un LAeq1.5 h 50 dB un LAeq16 h. pari a 66.7 dB.

Il risultato dell’esperimento è che al giudizio di silenzio, espresso da non addetti ai lavori (la popolazione), vedi commenti da A ad F nella tab.4.3, corrisponde in questo caso un Leq16 h. pari 66.7 dB(A)!?!? La cosa non deve meravigliare in quanto la popolazione esprime come silenzio l’assenza di suoni non graditi (rumori) la presenza di suoni graditi non altera, nel giudizio della popolazione, la condizione di silenzio. Tale fenomeno è stato già osservato da altri sperimentatori come R.M.Schaffer [2] M.Sasaki [4] J.Nakazato[5]. Se ora ci si chiede quale grandezza fonometrica può essere presa a dimostrazione di questa esperienza di silenzio, che pur ci deve essere, se la gente lo sperimenta e dichiara, troviamo questa grandezza nel decorso storico del livello del rumore di fondo o LAF95T . Il valore di LAF95T , rappresenta quello che viene sentito quando non ci sono sorgenti sonore attive nelle immediate vicinanze. Si può definire come i valori minimi più frequenti nell’ intervallo di misura . E’ controllato da tutte le sorgenti sonore sparse su di un area molto grande circostante il punto di misura. In ambiente urbano, a finestre aperte, oscilla, orientativamente, dai 40 ai 60 dB(A). Nella figura 4.5 vediamo lo stesso monitoraggio delle figg. 4.2 & 4.3 come sequenza storica di intervalli da 5’. Si può osservare come dalle 10.30 alle 10.50; dalle 14.00 alle 15.00; dalle 17.40 alle 18.20, LAF95,5’ presenta, in esterni, valori dell’ordine dei 22 - 25 dB(A). Tali valori di LAF95 , o poco più alti, sono riscontrabili in ambito urbano solo in occasione delle grandi partite di calcio (tutti fermi a guardare la televisione)!

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Fig.4.5.- Nella figura vediamo i risultati del monitoraggio con la tecnica degli intervalli. In questo caso, ogni cinque minuti sono stati registrati LAeq ed un certo numero di percentili (LN): in questo diagramma abbiamo visualizzato solamente LAeq,5’ & LAF95,5’. Si può osservare come durante i momenti collettivi (messa, salmi, colazione, pranzo e cena) L95 si innalza. Presenta dei valori minimi oscillanti da 20 a 25 dB(A)F che non troveremo mai in ambito urbano. Dalle 08 alla 10 il valore di LAF95,5’ è controllato dal rumore (30 dB(A)F) del sistema di raffreddamento del computer utilizzato dallo sperimentatore durante la permanenza mattutina in cella.

I valori minimi di L95, oscillanti fra 20 e 25 dB(A)F dimostrano che l’esperienza di silenzio si fonda sul fatto che a sorgenti sonore specifiche (salmi, messa, campane, uccelli, ecc) inattive, il livello sonoro scende a 20 / 25 dB(A)F in qualunque momento della giornata. La cosa è possibile unicamente grazie al fatto che in qualunque direzione ci si allontani dal monastero il paesaggio che si incontra è quello documentato nella figura 4.6.

Fig.4.6.- In qualunque direzione ci si allontani dal monastero si incontrano per 5 -10 chilometri paesaggi di questo genere. L’assenza di traffico autoveicolare intenso e la variegata orografia di questo territorio sono la causa principale dei valori minimi di LAF95 dimostrati. Il monastero si trova dietro la collina in alto a sinistra della foto.

4.3 Il silenzio come assenza di energia sonora. Capita spesso durante i seminari di acustica ambientale che venga richiesto, da parte di consulenti o funzionari di USL, per quale motivo la nostra legislazione sul rumore in ambiente di vita stabilisce dei limiti apparentemente così alti. Alcuni giungono ad auspicare il raggiungimento del silenzio assoluto. Ma è possibile campare, nel silenzio assoluto? Se ci facciamo chiudere in una camera che oltre ad essere anecoica, offra anche un fortissimo isolamento rispetto al rumore ambientale, nel silenzio assoluto, osserveremo il seguente fenomeno: dopo un tempo variabile da soggetto a soggetto dai trenta secondi ai sessanta secondi, se si stà immobili, incominceremo a sentire una serie di suoni prodotti dal nostro organismo. Il primi suoni che ci si presenteranno sono prodotti dal nostro respiro, dalla nostra deglutizione o dal nostro occasionale grattarci la testa causato dalla perplessità dell' esserci messi in una situazione così insolita. Poco dopo si percepirà il suono prodotto dal

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flusso ematico che vascolarizza la coclea. Se i suoni legati alla deglutizione e grattazione e al respiro sono, occasionali i primi due e ritmico e parzialmente volontario il secondo, quello legato alla vascolarizzazione della coclea è ritmico-involontario e quindi continuamente presente. Quest'ultimo suono lo sentiamo continuamente ed è il principale responsabile del cattivo rendimento della nostra sensibilità uditiva alle basse frequenze e ai bassi livelli di livello sonoro. Un tono puro a 40 Hz per essere udibile, deve avere un livello di pressione sonora tale da produrre un livello del volume sonoro superiore a quello prodotto, a quella frequenza, dal flusso ematico che vascolarizza la coclea. Sono poche le persone che, in quelle condizioni, riescono a mantenersi serene nell' ascolto del suono della Vita in noi. I più sono presi da un senso di angoscia che li porta a produrre dei suoni che mascherino la percezione di quel suono. Si può simulare quella condizione, premendo fortemente i palmi delle mani sui padiglioni auricolari: dopo pochi secondi si inizierà a sentire il flusso vascolare, sebbene non così intensamente come lo si sentirebbe in una camera silente. Un altro esempio di suono che si produce solo per noi, sperimentabile in ambienti non silenti, e quello prodotto dal grattarsi la testa: noi sentiamo un suono ( trasmesso per via ossea ) dal livello apparente dei 50-60 dB(A), chi ci stà di fronte non sente assolutamente nulla. A conclusione di questa prima osservazione, possiamo dire che una volta che noi riuscissimo a eliminare tutti i suoni prodotti dal mondo che ci circonda, inizieremmo a sentire i suoni prodotti dal nostro organismo e che questa esperienza, da i più, non è considerata piacevole. Ma forse i consulenti e funzionari dei servizi, intendono come silenzio assoluto un clima sonoro nel quale si sentano solamente i suoni della natura, includendo in questi la voce umana; come ad esempio in un monastero sperduto nella profonda Maremma toscana o innalzato sulle aspre balze della Sila calabrese. Anche quà però, si osservano frotte di rumorosi turisti, se c'è qualche opera d'arte da vedere. Questi turisti, con sonore esclamazioni plaudono al silenzio che regnava in quei posti precedentemente la loro venuta. Ad un osservatore attento, non sfugge però il fatto che tali sonore esclamazioni seguono sempre un momento nel quale l'esaurirsi occasionale del vociare, porta alla percezione del reale silenzio del luogo e come, tali sonore esclamazioni, siano in realtà non una lode al silenzio ma la produzione di un suono che dal silenzio difenda l'apparente lodatore. Difatti al crepuscolo, e in generale nei giorni non festivi o vacanzieri, quando il silenzio vivo della natura riprende il suo sopravvento, interrotto solo dal richiamo delle campane e dal Canto delle Lodi: il Mattutino, l'Angelus, la Compìeta; si resta in pochi nei monasteri: vi restano quegli oramai rari uomini e donne che nel silenzio vogliono incontrare se stessi e forse, durante questo viaggio di conoscenza, la concretezza di un Mondo Spirituale. Ma siamo alle frontiere dell' ignoto, e l' ignoto si sà fa paura. Ma sentiamo cosa diceva il professore C.G.Jung, uno dei fondatori della moderna psicanalisi, sulle motivazioni che determinano le reazioni umane al rumore e al silenzio. Nel

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1957, il professore Jung era stato invitato a scrivere un articolo sul rumore dal prof. Karl Oftinger di Zurigo, fondatore di una “Lega contro il rumore” . Riportiamo a seguito per intero la lettera di risposta all'invito, in quanto ritengo contenga molti spunti di riflessione, alcuni a carattere generale altri di più specifico interesse per chi voglia fare della scienza dell'acustica ambientale. Egregio professore,

in riguardo alla mia età avanzata e quindi alla mia facilità di affaticarmi,

purtroppo non sono più in grado di soddisfare il Suo desiderio. Lei può però

esser certo della mia simpatia e comprensione. Personalmente sfuggo il rumore

e lo evito il più possibile, perchè esso disturba notevolmente la capacità di

concentrazione richiesta dal mio lavoro e quindi mi costringe a uno sforzo

psichico supplementare per isolarlo.

In effetti, al rumore ci si abitua, come ci si abitua a un consumo smodato

d'alcool; alla fine però lo si paga lo stesso, quello con una cirrosi epatica e

questo col logoramento dei nervi dovuto a un prematuro esaurimento della

sostanza cerebrale. Il rumore tuttavia non è che uno dei mali della nostra

epoca, anche se forse il più evidente. Gli altri sono il grammofono, la radio e

ultimamente la deleteria televisione.

Un'associazione di insegnanti ha domandato per quali motivi oggigiorno non si

riesca più, malgrado il miglioramento dell'alimentazione, a svolgere

completamente il programma delle scuole elementari. La risposta è: mancanza di

concentrazione, troppi motivi di distrazione. Molti bambini fanno i compiti

ascoltando la radio; ai bambini provengono talmente tanti stimoli dall'esterno,

che essi non riescono più a dedicarsi a qualcosa che potrebbero fare da soli e

per la quale cosa sarebbe necessaria una certa concentrazione. La dipendenza

infantile dal mondo esterno ne viene così rafforzata e prolungata fino a un'età

più adulta, se non si fissa addirittura nel ben noto atteggiamento che demanda

allo Stato la soluzione di ogni inadempienza.

Il principio del "panem et circenses" è un sintomo di degenerazione della civiltà

urbana, al quale si deve aggiungere oggi anche il rumore frastornante dei nostri

elettrodomestici, il preoccupante inquinamento idrico, la radioattività sempre in

aumento e la cupa minaccia del sovrappopolamento con le sue tendenze

genocide. Questi flagelli hanno portato ad una angoscia ovunque diffusa, anche

se non se ne è dappertutto consapevoli. Si ama il rumore perchè impedisce il

manifestarsi di questa angoscia.

Il rumore è benvenuto perchè sovrasta l'istintivo avvertimento del pericolo che

è in noi. Chi ha paura di sè stesso, ricerca compagnie chiassose rumori

strepitosi, per scacciare i demoni (I primitivi si servivano a questo scopo di

urla, musica, tamburi, fuochi d'artificio, scampanii, ecc.). Il rumore infonde un

senso di sicurezza, come la folla; per questo lo si ama e si ha timore di

contrastarlo, poiché istintivamente si percepisce la magia apotropaica che ne

emana.

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Il rumore ci protegge da penose riflessioni, distrugge i sogni inquietanti, ci

assicura che siamo tutti quanti insieme e facciamo un tale chiasso che nessuno

oserà aggredirci. Il rumore è così immediato, così prepotentemente reale che

tutto il resto diventa pallido fantasma. Esso ci risparmia la fatica di dire o

fare qualsiasi cosa perchè persino l'aria vibra della potenza della nostra

indomabile vitalità.

L'altra faccia della medaglia è la seguente: non avremmo il rumore se, sotto

sotto, non lo volessimo. Non è soltanto inopportuno o addirittura nocivo, ma è un

mezzo inconfessato e incompreso, volto allo scopo di nascondersi a se stessi,

una compensazione cioè dell'ansia che invece è motivata fin troppo bene. Nel

silenzio infatti l'angoscia porterebbe gli uomini a riflettere e non si può

prevedere che cosa potrebbe allora affiorare alla coscienza.

La maggior parte degli uomini teme il silenzio, per cui quando cessa il brusio

costante, per esempio di un ricevimento, bisogna sempre fare, dire, fischiare,

cantare, tossire o mormorare qualcosa. Il bisogno di rumore è quasi insaziabile,

anche se talvolta il rumore diventa insopportabile. E' comunque pur sempre

meglio del silenzio.

Quello che si definisce significativamente, "silenzio di tomba", rende

terribilmente inquieti, perchè? Vi si aggirano forse fantasmi? Non credo; in

verità si teme ciò che potrebbe venire fuori dal proprio intimo; quello cioè che

abbiamo tenuto alla larga con il rumore.

Con questa lotta al rumore, pur così necessaria, Lei si è assunto un compito

ingrato: una riduzione dell’ eccessivo rumore sarebbe certo auspicabile, ma

quanto più lei lo sgominerà, tanto più scivolerà sul terreno proibito del silenzio,

così temuto.

Lei priverà anche quelli che contano poco e la cui voce non viene ascoltata,

dell'unica gioia dell'esistenza e della incomparabile soddisfazione che essi

provano quando rompono la quiete della notte con il crepitare del loro motore,

riuscendo a disturbare con un rumore infernale il sonno del prossimo. In quel

momento essi si sentono importanti: il rumore è per loro una "raison d'étre",

una conferma della loro esistenza.

Ci sono molti più uomini di quanti non si creda che non sono affatto disturbati

dal rumore, perchè non hanno nulla da disturbare; al contrario il rumore dà loro

qualcosa. Tra questi strati di popolazione e l'inerzia delle autorità esiste un

inconscio "contrat social" e un relativo "circulus vitiosus": ciò che uno non vuole

affrontare (l'abbattimento del rumore) è bene accetto all'altro.

Il rumore moderno è parte integrante della "civiltà" moderna, che è

prevalentemente orientata verso l'esteriorità e la superficialità, e che aborre

ogni riflessione. E' un male che ha radici profonde. Le misure legislative

esistenti potrebbero di per sè già migliorare molto la situazione, ma non le si

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applica. E perchè? Si tratta di un problema morale. Ma la morale è scossa dalle

fondamenta e ciò deriva dal generale disorientamento spirituale. Un vero

miglioramento si può sperare solo da un cambiamento radicale della coscienza.

Temo che tutti gli altri provvedimenti rimarranno dei palliativi poco validi,

perchè non giungeranno a quelle profondità in cui il male è radicato e da cui

esso sempre rinasce.

Zola una volta osservò giustamente che le grandi città sono gli "holocaustes de

l'humanitè", ma la tendenza generale conduce proprio a questo proprio perchè

la distruzione rappresenta un obbiettivo inconscio dell'inconscio collettivo

contemporaneo, che terrorizzato dall'enorme incremento della popolazione, si

serve di ogni mezzo per attuare un genocidio meno drammatico e più

inosservato.

Un altro mezzo che è facile non notare, è la distruzione della capacità di

concentrazione, cioè proprio di quel presupposto richiesto dalle nostre

macchine e dai nostri congegni altamente differenziati. La vita delle folle è

ininmaginabile senza di essi, che diventano tuttavia pericolosi, se si è

superficiali, disattenti e incoscienti. L'esaurimento nervoso causato dai ritmi

incalzanti induce a tossicodipendenze (alcool, tranquillanti e altri veleni) e

quindi a un'accentuata inibizione dell'attività e a un precoce logoramento della

sostanza cerebrale, anche questo un mezzo efficace per ottenere un’

inavvertibile riduzione della popolazione. Mi scuso di questa disquisizione un po'

pessimistica su un tema attuale di per sè già poco allegro. Come medico

naturalmente, scorgo più degli altri il risvolto negativo dell'esistenza umana e

quindi ho una maggiore tendenza a fare oggetto delle mie riflessioni gli aspetti

minacciosi del nostro tempo, che ad addurre motivi per osservazioni

ottimistiche. A questo provvede già, a mio parere, sin troppa gente.

Con la massima stima

Suo devotissimo

(C.G.Jung)

Certo, le osservazioni del prof. Jung possono apparire un tantino pessimistiche, e basate sulla osservazione dei comportamenti di una umanità oramai trascorsa, ma non sono poi tanto lontane dal vero attuale se si considera che uno dei cardini nella lotta contro il rumore da traffico autoveicolare urbano (TAU), suggerito dalla Commissione della Comunità Europee, per il quale si consiglia di stanziare cifre adeguate, è proprio l’educazione della popolazione ad un uso più avveduto dei mezzi di trasporto che emettono rumore. Inoltre le sue considerazioni sul senso di disagio e di angoscia che accompagnano nella maggioranza della popolazione l’assenza di energia sonora, sono confermate su base socioacustica dalle ricerche recenti di M.Sasaki [4]. 4.4 Sorgenti sonore e sorgenti rumorose Avendo definito con maggior precisione senso e limiti di LAF (livello sonoro pesato “A” e misurato con la costante Fast) ed LAeq (livello sonoro pesato “A” integrato come se fosse energia) nel paragrafo 3.0, possiamo ora approfondire, su base sperimentale, la distinzione fra sorgenti sonore e sorgenti di rumore.

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Come già detto, la definizione scientifica di rumore, è di suono non gradito o, se preferite, non voluto (unwanted sound): ovvero quello che per alcuni è musica per altri è rumore. Dalla definizione stessa di cosa sia rumore, risulta evidente che, escludendo gli effetti del rumore sulla qualità del sonno ( che non affrontiamo nel presente scritto dato che sono trattati esaurientemente, magistralmente e sinteticamente nel rif. 6), più che il livello sonoro, comunque quantificato, quello che conta maggiormente nella definizione di rumore è il rapporto che il soggetto percepiente instaura con il contenuto della percezione sonora. Ovviamente anche un suono gradito o addirittura desiderato, se supera certi livelli diventa intollerabile, ma sotto questo aspetto, dal punto di vista del peso reale della considerazione, siamo nel campo degli esperimenti da laboratorio piuttosto che nella vita reale. La cosa risulta della più elementare evidenza se confrontiamo i seguenti due casi: nel diagramma di figura 4.7, vediamo il livello sonoro della risacca misurato in una abitazione, a finestre aperte, a 10 metri dalla battigia ( 60 - 65 dB(A)F, 63.2 dB di LAeq,120sec. ) e naturalmente nessuno si sogna di protestare. Nel diagramma di figura 4.8, vediamo il livello sonoro prodotto da un campo di tiro a volo ( 30 - 71 dB(A)F, 52.9 dB di LAeq300 sec.), misurato in una abitazione, a finestre aperte, nel corso di una causa intentata dai residenti contro la proprietà del campo.

Fig.4.7.- Storia e livello equivalente dei livelli sonori controllati dalla risacca, all’interno di una abitazione, a finestre aperte, a 10 metri dalla battigia.

Fig.4.8.- Storia e livello sonoro equivalente dei livelli sonori controllati dagli spari provenienti da un campo di tiro a volo. Misura eseguita in una abitazione, a finestre aperte, a circa 100 metri dal campo di tiro a volo.

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Il valore di LAeqT controllato dalla risacca è di 63.2 dB per 120 secondi (ovviamente questo è solo un campione proiettabile, perchè la risacca dura più di 120 secondi), quello controllato dal tiro a volo è di 53 dB per 300 secondi. Anche aggiungendo la correzione di +3.0 dB per rumori impulsivi allo LAeq controllato dal tiro a volo (DPCM), saremo sempre molto lontani dal valore di LAeq controllato dalla risacca. Tuttavia, l’esposizione ai livelli sonori controllati dal tiro a volo ha provocato una reazione di autodifesa da parte degli esposti, mentre i livelli sonori controllati dalla risacca non danno luogo a simili reazioni. Potremo in prima istanza, senz'altro chiamare suono l'energia sonora rilasciata dalla risacca e rumore quella rilasciata dal campo di tiro a volo. Diciamo in prima istanza perchè ad un analisi più attenta, ovvero statisticamente rappresentativa della dispersione dei giudizi nella popolazione, troveremo senz'altro una esigua percentuale di soggetti che giudicano il suono della risacca un rumore, e una esigua percentuale che ama sentire i colpi da un campo di tiro ( vedi ad esempio il commento G alla tab.4.3). E' naturale che qualunque tipo di sorgente noi consideriamo troveremo una dispersione del giudizio che se ne fa la popolazione [5]. Vi sono tuttavia delle sorgenti che sicuramente vengono considerate rumore dalla stragrande maggioranza della popolazione [7,8]: moto e motorini, i colpi di clacson, il transito di un autobus urbano, il sorvolo di un aereo a bassa quota, il suono di un vicino pianoforte quando si vuol dormire o si sta svolgendo un lavoro che richiede concentrazione e così via. Queste considerazioni potranno forse apparire tediose a qualcuno che si occupi dell’acustica in senso strettamente fisico, ma sono vitali per chi se ne occupa in senso ambientale e sociale. Abbattere i livelli sonori generati da TAU, o da aeromobili, o da treni, può costare, a livello nazionale, cifre con nove zeri per ogni decibel “A” abbattuto; ed è quindi naturale che ci si ponga il problema di avere la certezza di un rientro degli investimenti fatti in termini di miglioramento della qualità del clima sonoro. Abbiamo già visto come questo rientro non può essere dimostrato da un determinato valore di livello sonoro equivalente valido per qualunque clima sonoro. Le osservazioni sin qui fatte ci autorizzano a credere che il disturbo da rumore indotto dai livelli sonori rilasciati nell’ambiente da diversi tipi di sorgenti (i.e. autobus, moto, treni, aerei, ecc) non sia una funzione diretta del loro livello sonoro equivalente, e che quindi una politica saggia per il contenimento del loro potenziale inquinante sonoro debba prevedere dei limiti specializzati al tipo di sorgente.

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4.0 Riferimenti. [1] R.Shima, A.Tamura. Survey on sound environment of central part of Odawara. J.Acoust. Soc. Japan. (E) 14,3 (1993) pp 181 - 187. [2] R.M.Schaffer. The tuning of the world. Arcana pubblication. Ontario (!977). [3] Atti del convegno: Il silenzio ed i suoi rumori. 29/30/31 Ottobre 1991. Terme di Comano Trentino. Editoriale Giorgio Mondadori. Via A.Ponti 10, Milano. Tel 02 891661 [4] M.Sasaki. The preference of the various sounds environment ad the discussion about the concept of the soundscape design. J.Acoust. Soc. Japan (E) 14,3 (1993). pp 189 - 195. [5] J.Nakazato, M.Sasaki. Factor anlytical study on the consciousness about “Like-Dislike” for various environmental sounds. J.Acoust. Soc. Japan N-92-56 (1992). [6] A.Peretti, A.Betta, A.Franchini, L.Parrino. Il rumore urbano. Supplemento N°100 di “Ambiente Risorse e Salute”. Tel 049 38613 [7] R.F.S.Job. Community response to noise: a review of factors influencing the relationship between noise exposure and reaction. J.Acoust.Soc.Am. 83,3. March 1988. pp 991 - 1001. [8] P.M.Nelson. Noise disturbance caused by motorcycles. Noise & vibration control worldwide. May/June 1980. pp 148 - 152.

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5.0 L’impatto da rumore.

B. Abrami. 5.1 Socioacustica e livelli equivalenti. Si cercherà ora, dopo aver delineato il concetto generale di impatto da rumore, di indicare una via per ottenere un dimensionamento oggettivo dello stesso, limitatamente al rumore prodotto dal traffico autoveicolare urbano (TAU). La necessità di un dimensionamento oggettivo dell' impatto da rumore emerge specialmente nel campo del controllo del rumore da TAU, date le difficoltà e i costi sia sociali che economici, connessi con il suo controllo. Si indicherà poi l’ esempio di una struttura di questionario (Annesso 1) che si dovrebbe somministrare agli esposti al fine di verificare il grado effettivo della molestia da rumore vissuta nelle loro attività quotidiane.

Lo sviluppo dell'attenzione verso i problemi connessi con l'inquinamento da rumore da traffico autoveicolare urbano e la volontà di lottare contro questo tipo di inquinante, ha trovato nel presente e troverà sempre di più, in un futuro non molto lontano, il sostegno di ingenti finanziamenti da parte di enti pubblici. Bisogna dire che a fronte degli ingenti finanziamenti già erogati dal Ministero dell'Ambiente si trova un inconsistente cultura nel campo della conoscenza scientifica del fenomeno ed è quindi legittimo supporre che ci sia stato un notevole sperpero di risorse finanziarie che non hanno prodotto alcun risultato tangibile [1]; continuando ad ignorare una impostazione scientificamente corretta del problema, si continuerà a sperperare risorse economiche senza alcun beneficio per la popolazione. Va detto che, in realtà, un buon lavoro è stato già fatto dalla USL 16 di Modena [2] ma è caduto, salvo rare eccezioni [3], nella generale disattenzione. Il problema sorge nel punto in cui nessuno sul territorio nazionale, ne struttura universitaria, ne ente specifico, si sono preoccupati di definire cosa si intende per impatto da rumore sulla popolazione; nè in modo concettuale, nè in modo quantitativo. Nell' immaginario collettivo degli addetti al mestiere si trova, al posto della definizione di impatto da rumore, una serie di limiti espressi in dB(A) relativi alla ripartizione in zone proposta dal DPCM 1 Marzo 1991, onde alligna la convinzione che l'impatto da rumore si esprima in dB(A). Evidentemente non è sorto, nella maggioranza degli addetti, il sospetto che non si vuole raggiungere un certo livello equivalente, che come abbiamo visto (cap.4.0) non indica di per sè presenza o assenza di rumore, ma si vuole proteggere la popolazione da un tipo per il momento non meglio definito di danni. La maggioranza della comunità scientifica nazionale ha accettato acriticamente questi limiti come riferibili a tutti i tipi di sorgenti, con lo stesso spirito con cui li accetterebbe un sindaco o un assessore all'ambiente; i quali possono naturalmente essere degli ottimi funzionari ma, non per questo, essere in grado di comprendere il senso di quei limiti e le loro implicazioni sociali ed organizzative. Purtroppo, il Ministero dell’Ambiente non ha prodotto un documento che illustri la logica della scelta di quei limiti e che illustri contemporaneamente quali benefici sociali si possano aspettare dalla loro realizzazione. Risulta naturale a questo punto che, come riportato con ampia documentazione nel rif.1, a quattro anni dalla applicazione del DPCM, non si osserva un miglioramento nella qualità della

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vita della popolazione dal punto di vista dell' inquinamento da rumore, ovvero si osserva che l’entità dell' impatto da rumore non ha subito modificazioni.

5.2 Il principio di uguale energia. Se si va a cercare la base ideale alla quale impropriamente, e spesso inconsapevolmente, si riferiscono quanti hanno cercato di dare una spiegazione "scientifica" a quello che il DPCM è diventato nell'immaginario collettivo degli addetti, si trova il principio di uguale energia (PUE). Tale principio assume che per una stessa quantità di livello sonoro (dB(A)), integrato alla maniera dell'energia (LAeqT), si debbano osservare nelle popolazioni esposte gli stessi effetti negativi sulla salute, indipendentemente dal tipo di sorgente che eroga quel livello sonoro. Il PUE, trova una applicazione significativamente, ma non totalmente conforme alle intenzioni, nel controllo del rischio di ipoacusia percettiva in ambiente di lavoro. Non trova equivalente applicabilità in ambiente di vita. Il PUE, trova la sua giustificata adozione negli ambienti di lavoro, per il fatto che a parità di livello sonoro assorbito per uno stesso numero di decenni, si osservano nelle popolazioni lavoratrici esposte un numero confrontabile di soggetti che hanno sviluppato sordità sociale. Tale fenomeno è oramai codificato da tabelle epidemiologiche [4,5] accettate, seppur con qualche riserva relativa alla esposizione ai rumori impulsivi, da tutti gli addetti ai lavori. Di rischio di sordità sociale da esposizione ai livelli di rumore tipicamente riscontrati in ambiente di vita non si può sensatamente parlare altro che come ipotesi, per il semplice fatto che mancano le popolazioni dei controlli, ovvero popolazioni che conducendo lo stesso stile e ritmo di vita delle popolazioni dei paesi industrializzati non siano esposte a rumore. Resterebbero a possibile sostegno del PUE la serie orripilante degli effetti extrauditivi elencati con tanta puntigliosità da alcuni autori nostrani ed esteri, come gli effetti al sistema cardiovascolare, all' apparato digerente, all' apparato respiratorio, all' apparato visivo, all' apparato riproduttivo, all' apparato cutaneo, al sistema ematico ecc[6]; ma tali elenchi di effetti extrauditivi, sono tanto privi di qualechesia supporto epidemiologico, quanto possono esser dovuti ad una congerie di altre cause. Arriviamo cioè alla conclusione che il PUE applicato alla esposizione al rumore in ambiente di vita, non ha nessuna giustificazione epidemiologica scientificamente sostenibile [7,8]. Mancando una rappresentazione di tipo epidemiologico, non è possibile dire quale sia la prevalenza e la incidenza di un determinato effetto sulla salute, per un determinato valore di LAeqT; ne è possibile affermare in quale misura queste diminuiscano al diminuire di LAeqT. Come conseguenza di questa mancanza di dati epidemiologici, non solo non è possibile conoscere quale sia l’impatto da esposizione al rumore sulla salute della popolazione, ma non è inoltre possibile stabilire quale sarà il guadagno in termini di miglioramento della salute della popolazione per una determinata diminuzuione di LAeqT . Si naviga nella nebbia più totale. Gli effetti del rumore sugli esposti in ambiente di vita, si possono riassumere in tre gruppi principali: * Gli effetti fisiologici causati dalla perdita della qualità del sonno e quelli che colpiscono, basilarmente il sistema cardiocircolatorio.

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* Turbe psicosomatiche come lo stress e disordini di carattere psichiatrico, su terreni individuali suscettibili a questo tipo di danni. O più comunemente, interferenze più o meno gravi sulla qualità della vita. * L’ influenza del rumore sulla intelligibilità delle comunicazioni nei momenti di ricreazione, come l’ascoltare della musica o la televisione, e nelle attività scolastiche o lavorative. Questi effetti, che possiamo chiamare primari, portano spesso all’adozione di comportamenti di difesa o alla alterazione dei comportamenti rispetto ai non esposti, da parte degli esposti. Possiamo chiamare tali comportamenti di difesa indicatori secondari della presenza di rumore. L’ alterazione dei comportamenti comprende il non aprire mai le finestre, non utilizzare o sotto-utilizzare parti della casa come terrazze e giardini, investire nel fonoisolamento della abitazione, rivolgersi alle autorità per averne protezione o semplicemente evitare di utilizzare la abitazione temporaneamente o definitivamente, i.e. cambiare abitazione [9].

5.3 Il rumore e l’alterazione dei comportamenti. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel definire il rumore come un agente interferente con la qualità della vita (non in ambiente di lavoro) lo definisce come "suono non gradito". Tale definizione, non deriva evidentemente da improprie definizioni teoriche, quanto dalla osservazione della realtà. Risalta immediatamente l' assenza di ogni concetto di livello sonoro assoluto che sancirebbe il passaggio da "suono" a "rumore". Le condizioni perchè possa sussistere un problema da rumore sono dunque la percettibilità di un suono, il giudizio che se ne fa il soggetto percepiente o i riflessi (reazioni non mediate dalla consapevolezza) che tale suono provoca. Osservando una popolazione esposta ad un livello sonoro giudicato come rumore, in ambiente di vita, si notano rispetto ai non esposti, delle alterazioni dei comportamenti (annoyance) come il rivolgersi alle autorità per averne protezione, adottare infissi antirumore, aver difficoltà nel sonno, cercare di cambiare abitazione e così via [10]. Questi indicatori secondari della esposizione al rumore, hanno il vantaggio di essere dimensionabili attraverso sistemi pseudo-metrici quali l’ intervista degli esposti e l’ elaborazione statistica delle risposte. A differenza di altri agenti inquinanti, il rumore è un inquinante di tipo sensoriale: chi lo subisce lo sa per esperienza diretta. Se vogliamo sapere se un suono è giudicato rumore, ed in quale misura interferisce con la qualità della vita degli esposti, abbiamo a disposizione un solo mezzo per saperlo: chiederlo agli interessati. Questo approccio, dilagante a livello internazionale, trova una certa resistenza da parte dei nostri tecnici i quali, nutrendo una sorta di " horror humanitatis ", reputano di ben scarso interesse scientifico l' opinione degli esposti. Con questo però dimostrano anche una ben scarsa cultura nell' acustica della percezione, infatti dalla definizione delle isofoniche, delle bande critiche, del mascheramento spettrale e temporale, della incisività e della ruvidezza del suono e così via, si ricorre al metodo dell' intervista con una giuria più o meno selezionata o specializzata. La curva di ponderazione "A" stessa nasce, seppur indirettamente, con un metodo equivalente alla intervista.

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Nel campo dello studio del come la popolazione recepisce i fenomeni sonori, e del come questi interferiscono con la qualità della vita (socioacustica), la specializzazione della giuria va evitata, in quanto si vuole sapere come la popolazione nel suo complesso sperimenta il fenomeno sonoro: popolazione che al suo interno può contenere delle sottopopolazioni differenziate per grado di sensibilità al rumore[11]. Per ottenere questo risultato occorre compilare un questionario [vedi allegato 1] che va somministrato agli esposti da personale addestrato alla bisogna al fine di evitare, per quanto possibile, una polarizzazione alle risposte. Il questionario può essere orientato sia ad appurare lo stato complessivo della alterazione dei comportamenti, verificando in quale percentuale la popolazione non usa gli spazi aperti che l’abitazione offre, non tiene mai le finestre aperte, usa per dormire un ambiente diverso dalla camera da letto e così via; sia essere orientato a dimostrare il grado di disturbo sperimentato dagli esposti, invitandoli a autodefinire il disturbo sperimentato usando, ad esempio, una scala a quattro punti come ad esempio: " non disturbato", "leggermente disturbato", "disturbato", "fortemente disturbato"[12]. Si può rendere più selettivo lo studio delle cause del disturbo con un integrazione al questionario del tipo: "indicare con una scala da 1 a 10 il disturbo dovuto a traffico privato, a traffico pesante, moto e motorini, ecc". I due metodi mostrano un alto grado di correlazione [13,14] avendo il secondo il vantaggio di identificare con maggior accuratezza la composizione del disturbo. Alla fine della somministrazione, dopo aver organizzato statisticamente i risultati, si scopre in ogni caso che la dimensione dell' impatto da rumore non è data da un livello in dB(A), quanto dalla percentuale della popolazione che dimostra una alterazione dei comportamenti o, ad esempio, si autodefinisce fortemente disturbata. Un area ad alto impatto da rumore dimostrerà una percentuale molto alta di coloro che si autodefiniscono fortemente disturbati e viceversa un area a basso impatto dimostrerà una percentuale molto bassa di coloro che si autodefiniscono fortemente disturbati. Da un altro punto di vista, uno stesso valore di LAeqT, controllato da due diversi tipi di sorgenti ( i.e. fisse impulsive & treni ), dimostrerà un enorme differenza nella percentuale di fortemente disturbati. Ad esempio come da rif.17, per 60 dB di Ldn controllato da treni, avremo il 5% di fortemente disturbati; per lo stesso valore di Ldn controllato da sorgenti fisse impulsive, avremo il 50% di fortemente disturbati. 5.4 L’impatto da rumore da sorgenti di varia natura. Prendendo spunto dalla letteratura internazionale si osservano più ricerche svolte in questa direzione [15,16] dalle quali prendiamo a spunto di riflessione quella di Miedema [17] che ci sembra la più completa, anche se basata su pochi dati per le sorgenti fisse non impulsive, per ammissione dello stesso autore. Se ammettiamo come meta sociale la presenza nella popolazione del 10% di soggetti fortemente disturbati, troveremo la distribuzione dei limiti espressi come Ldn riportati nella tabella 7.1.

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Tab.5.1.- Valori di soglia in Ldn per un residuo del 10 % di fortemente disturbati. Sorgenti fisse impulsive 37.0 dB(A) Sorgenti fisse non impulsive 40.0 dB(A) Aeromobili 54.0 dB(A) Autostrade 56.0 dB(A) Autoveicolare urbano 59.0 dB(A) Treni - tram 65.0 dB(A)

Da i risultati di questa indagine socioacustica, a parere dello scrivente, si devono trarre le seguenti conclusioni: se due o più valori in dB(A) misurati da quale che sia sorgente, sono delle grandezze omogenee e confrontabili quanto a livello sonoro mediato come se fosse energia, gli stessi valori non sono più delle grandezze omogenee se utilizzati come previsori o dimostratori dell'impatto del rumore sulla popolazione. Per farli diventare delle grandezze omogenee nella valutazione dell' impatto da rumore, è necessario specificare quali sono le sorgenti prevalenti in quei particolari climi sonori. Il tentativo di introdurre il PUE nell' impatto da rumore in ambiente di vita da sorgenti mobili, fa capo al lavoro di Schultz del 1978 [18]. Disaggregando però la curva-sintesi di Schultz nei dati di partenza si dimostra più o meno la stessa non omogeneità dei valori in Ldn misurati da varie sorgenti come predittori dell'impatto da rumore. La disputa fra Kryter e Schultz [19,20,21] pubblicata nel Am.Jour.Acoust. nei primi anni ottanta, si riferiva proprio al fatto che secondo Kryter, adottando al curva di Schultz si sopravalutava l' impatto da rumore da TAU e si sottovalutava quello da aeromobili e che il costo economico e sociale del controllo del rumore emesso da TAU, non giustificava gli ovvi vantaggi di una funzione di risposta univoca della popolazione alle varie sorgenti.

5.0 Riferimenti. [1] Zanin Paolo. Corpo di polizia municipale di Milano. Analisi dei reclami da inquinamento acustico per gli anni 1991, 1992 e 1993. Tel. 02 7727208 [2] A.Franchini, D.Bertoni, M.Magnoni, M.Vallet. Gli effetti del rumore dei sistemi di trasporto sulla popolazione. Pitagora ed. Bologna. 1994. [3] Simonetti. Revisione della legge provinciale della provincia autonoma di Trento. Tel. 0461 896913. [4] Federal Register. Department of Labor. Occupational Noise exposure; Hearing Conservation Amendement. Gennaio 1981. [5] ISO 1999 /1990. [6] M.Cosa. L'inquinamento da rumore. Ed. Nuova Italia scientifica. 1991 [7] H.E.Von Gierke. K.Mck Eldred. Effects of noise on People. Noise News International. Giugno 1993. [8] K.D.Kryter. The effects of noise on man. II ed. Accademic Press Inc. 1985. pp 389 et seq. [9] M.Vallet, J.Lambert. Evaluation and proposal for noise indices to describe the exposure of populations to community noise. Draft report. March 1994. Report prepared

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for The Commission of the European Comminities- DG XI. Study contract N° B4 3040 (93) 16GJ. [10] In Handbook of noise control di C.M. Harris: S.Fidell. Community response to noise. pp 36-1 a 36-8. McGraw-Hill Publishing Company.1989. [11] S.A.Stansfeld. Noise, noise sensitivity and psychiatric disorder: epidemiological and psycophysiological studies. Da. Psychological Medicine. Monograph supplement 22. Cambridge University Press. 1991 [12] K.D.Kryter. The effects of noise on man. pp 526-529. Academic Press.Inc. 1985 [13] H.Myncke. Study of urban traffic noise and the annoyance felt by the population. Vol 13 1977. Lab. Acustica Università Cattolica di Luven (Belgio) [14] R.F.S.Job. Community response to noise: a review of factors influencing the relationship between noise exposure and reactions. Jour. Acoust. Soc. Am. 83(3). Marzo 1988 [15] Atti di Noise as a Public Health Problem.1993 Nizza. INRETS - Service Publications - 2 Avenue du General Malleret Joinville - 94114 Arcueil Cedex - Francia. [16] Atti di Internoise 94. Yokohama - Japan -1994 - Noise Control Foundation - P.O. Box 2469, Arlington Branch - Poughkeepsie, NY 12603, USA. [17] Da rif.15, Miedema. Response functions for environmental noise. pp 428 - 433. [18] Th.J.Schultz. Synthesis of social surveys on annoyance. Jour. Acoust. Soc. Am. 1978. 64:pp377-405. [19] K.D.Kryter. Community annoyance from aircraft and ground vehicle noise. Jour. Acoust. Soc. Am. 1982. 72: pp 1212 1242. [20] T.J.Schultz. Comments on K.D.Kryter's "Community annoyance from aircraft and ground vehicle noise". Jour. Acoust. Soc. Am. 1982. 72: pp 1243-1252. [21] K.D.Kryter. Response of K.D.Kryter to modified comments by T.J.Scultz on Kryter's paper "Community annoyance from aircraft and ground vehicle noise annoyance". Jour. Acoust. Soc. Am. 1983. 73: pp 1066- 1108.

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5.0 ANNESSO 1:

IL QUESTIONARIO

L'organizzazione del questionario. Nell'organizzare il questionario siamo partiti da quello utilizzato dalla USL16 di Modena modificandolo in alcuni punti per renderlo più selettivo quanto ad identificazione delle cause del disturbo per tipo delle sorgenti costituenti il complesso del rumore da TAU: traffico autoveicolare privato, mezzi pesanti, autobus, tram, moto e motorini, sirene e sistemi di allarme. Nel complesso il questionario cerca di distogliere, per quanto possibile l'attenzione degli intervistati dal fatto che si è interessati a conoscere la loro opinione sul disturbo da rumore. Viene presentato come un indagine sulla qualità della vita urbana nel suo complesso e contiene una serie di domande assolutamente inutili ai fini dell'indagine ma che ottemperano allo scopo di distrarre gli intervistati dal vero scopo dell'intervista. Il questionario riportato, non vuole essere un riferimento, ma solo un suggerimento. Un questionario va finalizzato allo scopo che si vuol perseguire, e va compilato avendo a mente questo scopo. Nella sua struttura complessiva hanno una importanza fondamentale le domande-filtro. Alla domanda: Qx, quale disturbo le proviene dal rumore degli antifurto degli autioveicoli? Possiamo trovare il 90% delle risposte del tipo: nessun disturbo. Se però facciamo precedere la domanda -filtro: Qy, lei sente il rumore degli antifurto degli autoveicoli? E somministriamo la domanda Qx solo a quelli che rispondono affermativamente, Il risultato alla domanda Qx sarà 90% di fortemente disturbati.

Annesso 1

IL QUESTIONARIO Il questionario deve essere anonimo. DATI GENERALI Sesso F M Età.......... Coniugato-a.......... Non Coniugato-a.......... Numero dei figli................ Professione..................................................................... Orario di lavoro Diurno........ Notturno........

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Attività svolta nel tempo libero.................................................................................. Residenza. Da sempre residente a Milano.......... Proveniente da altra città.......... Proveniente dalla periferia di Milano.......... Proveniente da altre cittadine della provincia e non.......... Proveniente da stato estero............................ Città...................... Paese................... INTERVISTA. 1) Da quanti tempo abita in questo quartiere? 0-2 anni..... 2-4 anni ..... 4-6 anni..... 6-8 anni...... Più di 8 anni..... 2) Le piace abitare in questo quartiere? Sì perchè No perchè Per i servizi pubblici.......... Per la mancanza di servizi pubblici.......... Per la posizione del quartiere.......... Per la posizione del quartiere.......... Perchè è tranquillo.......... Per il rumore del traffico.......... Perchè l'ambiente è confortevole.......... Perchè è poco attraente.......... Perchè i vicini sono simpatici.......... Per i vicini poco socievoli.......... Per le caratteristiche dell'alloggio.......... Per le caratteristiche dell'alloggio.......... 3) Quanto tempo trascorre in casa? Tutto il giorno.......... Mezza giornata.......... Mattino.......... Pomeriggio.......... Solo la sera.......... 4) Tra questi requisiti di comfort stabilisca una graduat. con punteggio da 1 a 10. Luminosità locali.......... Esposizione dei locali.......... Benessere termico.......... Ventilazione dei locali.......... Isolamento dal rumore esterno.......... interno.......... Ampiezza adeguata degli appartamenti.......... Negozi e servizi accessibili con facilità.......... 5) Nella sua situazione abitativa attuale , quali di questi problemi vorrebbe fossero risolti? (dia un punteggio da 1 a 6 secondo la priorità del problema; il punteggio 0 va riferito ad un problema che non condivide) Rumorosità esterna.......... Mancanza di spazio.......... Rumorosità degli appartamenti adiacenti.......... Riscaldamento inadeguato.......... Stabile da ristrutturare..........

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Impianti tecnologici da sostituire.......... 6) Cosa pensa del suo quartiere dal punto di vista della rumorosità? Molto rumoroso.......... Rumoroso.......... Tranquillo.......... Molto tranquillo.......... 7) Quando si trova in casa ritiene di essere disturbato dal rumore? Molto.......... Abbastanza.......... Poco.......... Per niente.......... 8) Quali ambienti vengono maggiormente interessati da rumori fastidiosi provenienti dall'esterno? Zona di soggiorno.......... Camere da letto.......... Zona studio.......... 9) Quali ambienti vengono maggiormente disturbati da rumori fastidiosi provenienti dall'interno? Zona di soggiorno.......... Camere da letto.......... Zona studio.......... 10) Quale rumore la disturba maggiormente? Traffico.......... Vicini.......... Bar/ristoranti.......... Officine artigianali.......... 11) Il livello del rumore da traffico nel suo alloggio e: Non lo sento.......... Poco disturbante.......... Disturbante.......... Molto dist. .......... 12) Quali delle seguenti sorgenti sente normalmente? Moto/motocicli.......... Autobus.......... Camions.......... Tram.......... Automobili.......... Sirene.......... Allarmi........... 13) Attribuisca un punteggio da 1 a 10 al disturbo prodotto da queste sorgenti. Moto/motocicli 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Autobus 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Camions 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Tram 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Automobili 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Sirene 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Allarmi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 14) In che momento della giornata avverte maggior disturbo? Mattino.......... Pomeriggio.......... Mezzogiorno.......... Sera.......... Notte.......... 15) Con quale frequenza è disturbato? Molto spesso.......... Spesso.......... Di tanto in tanto.......... Mai.......... 16) Ritiene che il traffico sia costante nell'arco dell'anno? Si.......... No..........

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Se no, indicare quali sono i mesi più rumorosi: Gen..... Feb..... Mar..... Apr..... Mag..... Giu..... Lug..... Ago..... Set..... Ott..... Nov..... Dic..... 17) Ritiene che il traffico sia costante nell'arco della settimana? Si......... No.......... Se no, indicare quali sono i giorni più rumorosi: Lun..... Mar..... Mer..... Gio..... Ven..... Sab..... Dom..... 18) Ritiene che la zona sia ben servita dai servizi pubblici? Si.......... No.......... 19) Quali sue attività le vengono maggiormente disturbate dal rumore? Attribuire un punteggio da 1 a 10; 0 corrisponde a nessun disturbo. Conversazione 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Lettura 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Guardare la TV 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Ascoltare la musica 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Studiare,lavorare 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Rilassarsi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Dormire 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 20) Di solito dorme con la finestra aperta: Solo in estate.......... Mai.......... Nelle mezze stagioni e in estate.......... Sempre anche quando fa freddo.......... 21) Se ha risposto mai, è il traffico che le impedisce di tenere aperte le finestre? Si.......... No.......... 22) Le stanze da letto si affacciano su: Corte interna.......... Strada.......... 23) Il traffico notturno la disturba: Non disturba..... Poco..... Abbastanza..... Molto..... 24) Ha difficoltà ad addormentarsi a causa del rumore da traffico? Mai..... Raramente..... Spesso..... Sempre..... 25) Le capita di essere svegliata dal rumore del traffico? Mai..... Raramente..... Spesso..... Sempre..... 26) Ha preso provvedimenti per ridurre le via di trasmissione del rumore? Si.......... No.......... 27) Ha mai pensato di installare vetri speciali? Si........... No.......... Li ho già installati..... Penso di installarli..... Non penso di installarli..... 28) Dove li ha installati o pensa di installarli?

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In tutta l'abitazione..... Solo nelle stanza che danno sulla strada..... Solo nella stanza dove dorme..... 29) Perchè li ha installati o pensa di installarli? Per il risparmio energetico..... Per il rumore da traffico..... Altro................................................................................................ 30) Sarebbe favorevole ad un'insonorizzazione degli alloggi che prevedesse la chiusura ermetica delle finestre ed un sistema di climatizzazione che sostituisse l'esigenza di aprire le finestre per il ricambio dell'aria? Si.......... No.......... LIVELLI SONORI COME LAeq00.15. Zona più rumorosa.................... Zona meno rumorosa....................

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6.0 Il monitoraggio dei livelli sonori.

B. Abrami. 6.1 Oltre i limiti soggettivi. Le misure di monitoraggio del rumore perseguono lo scopo di portare il tempo di misura ben oltre il possibile tempo di osservazione diretta del fenomeno sonoro che si vuole studiare. L'osservazione diretta è una parte importante della misura, in quanto consente all'esecutore di integrarne i risultati con quei pareri di conformità della stessa agli scopi perseguiti che ne validano i risultati. Ad esempio, occorre essere certi che un determinato valore di LAeqT che si vuole usare per caratterizzare l'emissione sonora di un determinata sorgente, sia stato controllato unicamente dalla sonorità di quella sorgente. Oppure, nel caso di misure in ambiente non controllato, che si sia in grado di escludere dal risultato della misura l' influenza di eventi atipici.

Quando il tempo di misura coincide o è più breve del tempo di osservazione è

l'esecutore stesso che completa il risultato della misura con l'esperienza derivante dalla osservazione diretta del fatto sonoro. Il completamento può consistere: a) Nella affermazione della assenza di interferenze sonore di origine diversa dalla

sonorità della sorgente che si vuole caratterizzare b) Nella descrizione del tipo di sorgente usando termini quali "compressore", "impianto di

condizionamento", "treni", "aerei", "traffico autoveicolare", "veicolare misto" ecc. c) Nella descrizione del carattere temporale del fenomeno sonoro usando termini quali

"continuo", "fluttuante", "transiente", "impulsivo" o altri derivati da questi. d) Nella descrizione degli elementi che caratterizzano il clima sonoro usando termini quali

"rumore da traffico autoveicolare dominato da sorgente fissa" o, viceversa, "rumore da sorgente fissa dominata da rumore da traffico autoveicolare" e simili.

e) Nella descrizione del carattere timbrico del suono usando termini quali " suono a banda larga", " suono con componenti tonali", "suono contenete bande strette di rumore" e simili.

Affermare l'assenza di eventi atipici o comunque estranei ("a") è essenziale al fine di

validare il valore di LAeqT come valore controllato unicamente dalla sorgente che si vuole caratterizzare. Gli altri elementi descrittivi (da "b" a "e") sono naturalmente ininfluenti sul valore di LAeqT e sul suo significato fisico, ma acquistano grande importanza quando si tratta di valutare l'impatto da rumore, ovvero quando si voglia trarre dalla misura una spiegazione al comportamento della popolazione o dei singoli esposti.

Ad esempio: a fronte di un LAeq06-20 di 55.0 dB, con una componente tonale

distintamente udibile a 4.000 Hz (+3.0 dB), misurato in interni a finestre aperte, controllato dal canto di uccelletti, non si osserveranno reazioni fra gli esposti. Con lo stesso livello equivalente, ma controllato da una sorgente fissa artificiale, ci troveremmo sicuramente di fronte ad un agguerrito comitato antirumore. Dal punto di vista della correlazione misure del rumore - comportamenti degli esposti, ci sono poi delle domande fondamentali cui l'osservazione diretta del fenomeno sonoro non riuscirà a dare una risposta quali:

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f) Il livello sonoro, così come lo sperimentiamo durante la misura, sarà quello che viene sperimentato dagli esposti anche quando noi siamo assenti?

g) L'ora di inizio e fine della attività rumorosa e la sua durata sarà veramente quella dichiarata dai responsabili della sorgente o quella risultante dalla intervista degli esposti?

h) Quando dalla intervista degli esposti e dei gestori della o delle sorgenti risultino pesanti disuguaglianze, chi avrà ragione?

Le misure di monitoraggio del rumore sono in grado di fornire elementi oggettivi nella descrizione del carattere temporale dei suoni e una risposta a tutte quelle domande che abbiamo considerato. Per arrivare a tanto però, sarà necessario comprendere i principi e le possibilità offerte dalla analisi statistica dei livelli sonori, molto più profondamente di quanto non si usi attualmente. Dato che il presente scritto considera l'applicazione ai problemi del monitoraggio del rumore di strumenti che non consentono l'analisi in frequenza, non tratteremo l'aspetto delle caratteristiche timbriche dei suoni. Tale aspetto può tuttavia essere affrontato con pochi o nulli elementi di dubbio mediante misure di durata più breve del tempo di osservazione, integrando in caso di dubbio i risultati della misura con i dati derivanti dalle esperienze precedenti dell'operatore. Nei casi particolarmente difficili si potrà fare ricorso a particolari tecniche di monitoraggio basate sull'uso di analizzatori di frequenza in tempo reale dotati di analisi statistica in banda [1,2]. 6.2 Cosa cerchiamo e come ottenerlo. Realizzare un metodo di analisi strumentale che consenta di ricostruire tutte o anche solo una parte di quelle informazioni e quegli elementi descrittivi che noi istintivamente aggiungiamo alla percezione diretta del fatto sonoro, non è affare di poco conto. La cosa diventa ancora più complessa quando ci proponiamo di ricostruire anche quelle informazioni che giustifichino i comportamenti dei gruppi o dei singoli esposti a suoni non desiderati. Il problema sorge dal fatto che la nostra facoltà percettiva e intellettiva del suono, nel campo delle basse energie sonore(20 - 80 dB(A)) differenzia i suoni e li giudica su di una base largamente indipendente dal loro contenuto energetico; mentre per poter descrivere con semplicità una sequenza di eventi sonori per il tramite di una misura, si ricorre ad un processo di integrazione (LAeqT). Occorre quindi che parallelamente alla misura del livello equivalente siano condotti degli altri procedimenti di misura ed analisi i quali, conservando per quanto possibile le proprietà differenziali della nostra facoltà percettiva, consentano l' identificazione della natura del clima sonoro e delle sorgenti che lo controllano. Gli strumenti di misura che sono in grado di svolgere questa doppia, e a volte tripla o quintupla funzione di misura ed analisi vanno sotto il nome di analizzatori statistici dei livelli sonori o più impropriamente sotto il nome di analizzatori statistici del rumore. Un analizzatore dei livelli sonori è in grado di fornire tutta una serie di risposte, indipendentemente dalla nostra presenza durante il periodo della misura. Tali risposte possono essere per le sorgenti fisse: 1) Se una sorgente fissa domina il clima sonoro o ne è dominata. Se lo domina sempre. Se

non lo domina sempre, per quanto tempo lo domina.

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2) Se ha un carattere continuo, fluttuante, transiente, impulsivo. 3) Se il suo livello sonoro è costante nel tempo, o varia da un ora all'altra o da un giorno

all'altro. 4) Se varia, di quanto varia. 5) A che ora inizia e a che ora finisce la attività sonora della sorgente. Se é lo stesso tutti i

giorni o se vi sono significative variazioni nel periodo della sua attività. Per le sorgenti mobili le risposte possono essere: 6) Qual'è il ciclo tipico giornaliero, settimanale, mensile o stagionale di un determinato tipo

di sorgente mobile. 7) Da quale tipo di sorgente mobile è dominato il clima sonoro e in quale misura le altre

sorgenti mobili influenzano i valori orari, giornalieri e notturni di LAeq. 8) Se vi sono eventi atipici capaci di alterare il valore di LAeq orario o diurno o notturno,

identificare la loro natura. La capacità di fornire queste risposte dovrà basarsi in parte sui risultati forniti dagli strumenti e in parte sulla capacità interpretativa di colui o coloro che analizzeranno i risultati. Qui l'esperienza terrà un ruolo molto importante, in quanto se dal punto di vista teorico le possibili combinazioni di strutture temporali dei suoni sono infinite, dal punto di vista pratico sono, anche se relativamente numerose, finite e solo una buona esperienza pratica, ed il possesso di una vasta casistica consentirà la sicurezza di diagnosi. Abbiamo già detto che lo strumento utilizzato per il monitoraggio dei suoni viene detto analizzatore statistico dei livelli sonori. Il suo campo di utilizzo principale consiste nella misura e acquisizione dei livelli sonori finalizzata alle valutazioni di impatto ambientale su popolazioni stabilmente residenti. E' uno strumento di misura che svolge più operazioni di misura ed analisi contemporaneamente su una gamma dinamica di almeno 100-110 dB, memorizzando i dati di livello sonoro progressivamente accumulati nelle varie forme, con la data e l'ora del loro accadere. I parametri più comunemente misurati, analizzati e memorizzati sono i seguenti : 1) La storia. Descrive lo sviluppo temporale dei livelli sonori con risoluzioni temporali fisse o variabili dell'ordine da frazioni di secondo a qualche minuto. 2) Gli intervalli. Misurano il livello equivalente pesato "A" su intervalli di tempo a volte fissi, a volte definibili dall'utente, dell'ordine da un minuto a qualche ora. All'interno degli intervalli di tempo possono venir analizzati la distribuzione ed il cumulo dei livelli sonori al fine di poter descrivere le proprietà temporali dei suoni che hanno formato quel determinato valore di LAeqT. 3) I giornalieri. Ovvero i valori giornalieri di LAeqT come LAeq24.00, LAeq06-22, LAeq22-06, o i vari indici normalizzati come Ldn, Tni, Npl ecc. 4) La distributiva e la cumulativa. Ovvero l'istogramma della distributiva e la curva della cumulativa complessive dei livelli sonori nel tempo di misura. 5) Gli eventi. Ovvero i valori di SEL, LAeq, LAmax e il profilo temporale di LAF o LAS, per eventi sonori che superino una doppia soglia di livello e di durata selezionabile dall'operatore. Quali di questi parametri scegliere, come impostarli e come interpretarli sarà il tema dello scritto che segue.

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6.3 La storia dei livelli sonori. La storia dei livelli sonori, nella sua forma più antica e conveniente, consiste nella descrizione della evoluzione temporale dei livelli sonori misurati con la costante "Fast" (LAF), istante per istante, così come vengono sperimentati dagli esposti. Nella figura a seguire (6.1) vediamo l'immagine risultante dalla registrazione di LAF, che può essere numerica o grafica, I livelli al di sopra del livello di fondo sono controllati dalla accensione, utilizzo e spegnimento di una stampante laser. Abbiamo scelto il suono della stampante laser tanto per prendere un suono abbastanza conosciuto e per il quale sia quindi riconoscibile il rapporto fra esperienza sonora e immagine riportata dalla storia. Il microfono è posizionato alla posizione operatore a circa 40 centimetri dalla stampante.

Fig.6.1.- "Immagine" dei livelli sonori nella seguente sequenza da 0.0###32 secondi: rumore di

fondo, scatto dell'interruttore (ca 32 sec.), avviamento della stampante, andata a regime (ca 40 sec.), scatto di chiusura (ca 93 sec.), rumore di fondo.

Nella fase precedente l'accensione si può osservare il rumore di fondo (inteso in senso qualitativo non ancora come LA95) dell'ordine dei 32-34 dB(A)F. Al momento della accensione, si può osservare il livello sonoro provocato dallo scatto dell' interruttore (LAFmax = 74.5 dB) e l'ora di inizio dell'uso della stampante (in questo caso conoscendo l'ora di inizio della misura). E' visibile il livello e la durata del periodo di avviamento. Durante il periodo di attività si osserva il carattere stazionario - leggermente fluttuante del livello sonoro, che come tale viene percepito, ed il suo valore di 43-45 dB(A)F. Al momento dello spegnimento si può nuovamente osservare il livello sonoro, leggermente più elevato (LAFmax = 77.5 dB), provocato dallo scatto dell'interruttore. Si può osservare ancora l'ora di spegnimento ed il ritorno al rumore di fondo precedente l'accensione. Durante il periodo di registrazione non c'è stato alcun evento sonoro che abbia superato il livello sonoro della stampante. Nella figura 6.2, vediamo la stessa situazione ma al livello sonoro del fondo e a quello prodotto dalla stampante, si sovrappongono dei livelli sonori causati da occasionali conversazioni e suoni tipici di un ufficio (telefoni, porte sbattute, oggetti che cadono ecc.) svolte in prossimità della stampante nel raggio di 1.0 - 3.0 metri. La posizione del microfono è quella precedente.

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Fig.6.2.- Stessa sorgente e rumore di fondo della fig.6.1on sovrapposti suoni a carattere transiente e impulsivo, si noti come sia ancora possibile riconoscere i valori dei livelli sonori del fondo e della sorgente e l'ora di inizio e fine della attività della sorgente (sempre naturalmente conoscendo l'ora di inizio della misura).

E' evidente come dalla osservazione e dallo studio della registrazione si possano ancora identificare sia il livello del rumore di fondo sia il livello controllato dalla stampante. Si fa cioè una specie di analisi statistica dei livelli "a occhio": si va in primo luogo a vedere il gruppo dei livelli più ripetitivi che "emergono" nei momenti di silenzio della conversazione prima e dopo il periodo di attività della stampante, e abbiamo la dispersione del livello di fondo. Si va poi a vedere il livello che "emerge" nei momenti di silenzio della conversazione, durante il periodo di funzionamento della stampante, e abbiamo il livello sonoro controllato dalla stampante. Se ad esempio il ritmo di successione degli eventi, in questo caso la conversazione, è tale che non emerge mai il livello sonoro della stampante, vuole semplicemente dire che il rumore della stampante non è distintamente udibile o che perlomeno, non è stato distintamente udibile durante il periodo della misura. L' analisi della storia dei livelli sonori stazionari-continui controllati da sorgenti fisse non consente l'identificazione della natura della sorgente. Nel caso invece di livelli sonori, sempre controllati da sorgenti fisse, ma a carattere transiente o periodico, a volte è possibile riconoscere la natura della sorgente, a volte no, ed è certo che un gran ruolo nello sviluppo della capacità di fare questa distinzione lo giuoca l'esperienza. Gli elementi fondamentali nel riconoscimento della natura della sorgente dalla lettura della storia sono: la conoscenza generale del contesto in cui è stata fatta la misura, la durata del transiente, il suo valore massimo, la morfologia della salita, durata e decadimento del profilo sonoro. Nella figura 6.3, vediamo i livelli sonori prodotti da un maglio a bilanciere utilizzato per stampare a freddo delle medaglie. Dai secondi 16 a 17 vediamo la fase di caricamento, dai secondi 17 a 18 l'impatto, dai secondi 19 a 20 il tintinnio della medaglia che, espulsa, cade nel contenitore pieno di medaglie.

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Fig.6.3.- Profilo sonoro delle fasi di caricamento, impatto, espulsione del pezzo di un maglio a bilanciere. Potendo integrare con l'analisi in frequenza questa misura si troverebbe un spettro dominato dalle basse frequenze nella fase di caricamento, dalle frequenza medio-alte nella fase dell'impatto, dalle frequenze alte (tintinnio) la fase dell'espulsione della medaglia.

Nella figura 6.4 vediamo invece il classico profilo sonoro del rumore prodotto da un campo di tiro a volo: sono caratteristici il doppio LAFmax dovuto al doppio colpo per aver la certezza di centrare il piattello (solo i più bravi ci riescono con un colpo solo) e la fluttuazione del livello massimo dei doppi colpi che dipende dalla direzione di tiro che a sua volta dipende dalla direzione di lancio del piattello. Nel considerare la fluttuazione degli LAFmax bisogna tenere conto che questi dimostrano la elevata direttività sonora del colpo di fucile. La postazione di misura è all'interno, in posizione normalizzata a finestre aperte, a ca 700 metri dal campo, con una elevazione di ca 200 metri. Il rumore di fondo è controllato da una autostrada che passa a ca 300 metri dalla abitazione.

Fig.6.4.- Profilo sonoro del rumore prodotto da un campo di tiro a volo posto a 700 metri dalla postazione di misura.

Se passiamo dalle sorgenti fisse a quelle mobili aumenta notevolmente la riconoscibilità della natura della sorgente dallo studio del profilo storico dell'evento. Nella figura 6.5, vediamo il profilo storico del transito di una sirena in ambito urbano; sono caratteristici la durata, il valore di LAFmax sull'ordine dei 100 dB(A) per posizioni microfoniche prossime (5-10 metri) alla sede stradale, la simmetria rispetto ad LAFmax. Naturalmente qualunque modificazione della velocità di transito in prossimità della postazione microfonica si rifletterà in una variazione della morfologia del profilo storico, ma da questo si potrà quasi sempre risalire alle possibili modificazioni.

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Fig.6.5.- Profilo sonoro prodotto dal transito di una sirena, sono caratteristici: il livello, la modulazione (che può cambiare a seconda del mezzo), la durata e la simmetria. Campionamento a 0.5 secondi.

Nella figura 6.6, vediamo il profilo storico di un transito ferroviario. Un transito ferroviario è caratterizzato in primo luogo da una durata a livello semicostante che può andare orientativamente dai 5 ai 30 secondi per i treni passeggeri, e dai 30 ai 100 secondi per i treni merci, da un gradiente di salita relativamente ripido e di un gradiente di discesa spezzato in due parti; la seconda parte dimostra un gradiente di discesa molto più lento della prima.

Fig.6.6.- Profilo sonoro di un transito ferroviario. Si osservi la doppia pendenza nella fase di allontanamento (20-25 e 25-40 sec.). Il profilo presenta un aspetto generale "anomalo" e alcune difficoltà di lettura in quanto acquisito da un storia di LAeq1 sec.. In LAF presenterebbe un profilo più frastagliato e ci sarebbe un massimo in corrispondenza dell'avantreno (sec.10-11).

L'andamento del profilo nel tratto semicostante dipende dalla composizione dei vagoni e dal loro sistema frenante. Tipicamente, come si può veder in figura 6.7, le carrozze di prima classe (quelle più vicine alla motrice frontale) dimostreranno un livello sonoro da 5 a10 dB(A)F più elevato di quelle di seconda.

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Fig.6.7.- Profilo di un transito ferroviario di un convoglio passeggeri con carrozze di prima (84 dB(A)) e di seconda (78 dB(A)). Il picco della motrice (sec.2 circa) risulta tagliato dalla tecnica di campionamento di 0.5 sec.

La posizione di LAFmax e la simmetria del profilo dipendono dal tipo di motrice dal numero delle motrici e dal fatto, in questo ultimo caso, che solo uno o entrambi i pantografi siano a contatto con la linea; nel caso entrambi i pantografi siano a contatto con la linea, o siamo alla presenza di doppia motrice diesel in testa e in coda, troveremo il caratteristico profilo con due massimi. Un altro tipo di sorgente mobile che si può "incontrare" durante le operazioni di monitoraggio sono gli elicotteri, ma anche questi presentano un profilo caratteristico e riconoscibile come possiamo vedere dalla figura 6.8.

Fig.6.8.- Profilo sonoro di un elicottero: è caratteristico quell'incremento di livello che si osserva ai secondi 8-50, quel tratto continuo (sec.50-130), il picco corrispondente al sorvolo della postazione o in prossimità della postazione di misura, seguito da una serie di picchi. Campionamento 2.0 secondi.

Un’altra sorgente mobile facilmente riconoscibile dal profilo sonoro sono le moto di grossa cilindrata quando passano "tirando" le marce basse. Nella figura 6.9 vediamo un esempio dal LAFmax non particolarmente elevato (ne abbiamo trovati fina a 116 dB).

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Fig.6.9.- Profilo sonoro del transito di una moto a grossa cilindrata: è caratteristica la doppia pendenza di arrivo e allontanamento, la breve durata a -20 dB da LAFmax e il valore massimo. Il valore massimo di questo transito era di 101 dB(A)F, ma è stato tagliato dal campionamento a 0.5 secondi.

Nel momento in cui dobbiamo passare da queste considerazioni a carattere generale alla pratica del monitoraggio le cose si complicano alquanto perché dovendo ottenere un panoramica del clima sonoro su tempi lunghi, perdiamo la risoluzione visiva che ci consente di esprimerci sulla natura delle sorgenti. Nella figura 6.10, vediamo una panoramica di sei ore consecutive registrata in forma numerica in dB(A)F con periodo di campionamento di 100 milli secondi.

Fig.6.10.- Panorama sonoro della notte di capodanno 1996. Postazione di misura: una terrazza al decimo piano. Si osservano frequenti intemperanze di impazienti prima di mezzanotte.

E' evidente la perdita di risoluzione visiva della natura degli eventi. Anche se questo esempio vuole essere scherzoso tuttavia l'esempio regge. Quale che sia il clima sonoro investigato otterremo, dal punto di vista della risoluzione visiva, dei quadri di questo tipo, dai quali è impossibile risalire alla natura delle sorgenti. Per arrivare a tanto sarebbe necessario procedere alla espansione temporale della registrazione e riconoscere evento per evento, o perlomeno riconoscere quegli eventi che dimostrassero particolare interesse dal punto di vista del loro contenuto energetico. Per proseguire nell'esempio andiamo ora e vedere la natura degli eventi energeticamente più importanti subito dopo la mezzanotte. Nella figura 6.11, possiamo veder il profilo sonoro di razzi fischianti, con botto finale, sparati dalla terrazza dove era posizionato il microfono.

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Fig.6.11.- Profilo sonoro di razzi fischianti con botto finale: si osserva il rapido incremento all'accensione del razzo (sec,26), il progressivo diminuire di LAF controllato dal fischio al suo allontanarsi, il botto (sec.27.5 ca - 100 dB(A)), Il riverbero dopo il botto (sec.27.5-29).

Nella figura 6.12, possiamo vedere il profilo sonoro di petardi (raudi piccoli) buttati sulla stessa terrazza.

Fig.6.12.- Profilo sonoro di scoppi di petardi: è caratteristico il tempo di salita moto rapido (lo si trova naturalmente in tutte le esplosioni), il livello sonoro dipende naturalmente dalla distanza, la breve durata, il decadimento controllato dal riverbero.

A questo punto potremmo andare a verificare uno per uno tutti gli eventi di figura 6.10, riconoscendo scoppi e razzi fischianti. Vediamo con queste considerazioni come, nella fase di studio, sorge il problema del tempo che si perde nell'analisi degli eventi con il metodo della espansione temporale. Bisogna identificarli, posizionare i cursori che definiscono il periodo dell' espansione, attivare l'espansione, leggerli, ritornare alla storia totale, riposizionare i cursori, riattivare l'espansione, ecc. La cosa poi appare particolarmente impraticabile se si tiene conto di alcuni dati dell'esperienza, come il fatto che su di una linea secondaria possono passare alcune decine di treni/die, mentre sulla Firenze-Roma abbiamo qualcosa come 180 transiti/die; oppure che dall’aeroporto Forlanini di Milano in direzione Est ci sono 100 -150 sorvoli/die. Un altro problema connesso con il voler mantenere la risoluzione temporale necessaria per riconoscere gli eventi è dato dal fatto che dovendo necessariamente ricorrere alla registrazione numerica, si dipende dal numero di campioni memorizzabili i quali, in ogni caso, sono un numero finito. E' giocoforza, volendo ridurre i tempi di studio ed analisi, e tenendo conto del fatto che noi, alla fine, vogliamo comunque un livello equivalente, che la storia

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temporale sia acquisita come livelli equivalenti di una qualche durata. Tale durata, non deve peraltro essere lunghissima perchè in tal modo si perdono le possibilità e i vantaggi della post-elaborazione. Un esempio pratico, come vedremo, di quanto detto può essere il seguente: consideriamo il caso in cui si debbano valutare i livelli equivalenti orari (intervalli) dovuti al transito di treni e che, in un dato intervallo orario, non vi sia alcun transito ferroviario, ma passi nelle vicinanze una autoambulanza con la sirena spiegata (vedi fig.6.5), o una moto di grossa cilindrata che "tira" le marce basse (fig.6.9). Consideriamo ancora il caso che l'autoambulanza, o la moto, passino ad una distanza tale da dar luogo ad un evento da LAFmax dell'ordine dei 100 - 106 dB. Se LAeq01.00 in quell'intervallo fosse, in assenza di eventi, pari a 40 dB, con l'evento - sirena o moto diventerà 69.2dB (attribuendo ai 100 dB una durata di 3.0 secondi). La misura cioè perderebbe inaccettabilmente di accuratezza. Per ripristinare l'accuratezza sarà quindi necessario: ^ Riconoscere la natura dell'evento. ^ Se l'evento è un transito ferroviario, confermare il valore di LAeq01.00. ^ Se l'evento non è un transito ferroviario, bisogna ricalcolare il valore di LAeq01.00

eliminando dalla storia l'evento ( post-elaborazione). Al fine di poter svolgere queste operazioni, un analizzatore statistico deve consentire la misura e l'acquisizione della storia (storia) con campioni di livello equivalente dall'ordine da 1.0 secondo ad un minuto, ma tendenzialmente, per risparmiare memoria e mantenere una certa risoluzione temporale, è meglio lavorare con un minuto; nello stesso tempo con un altro canale di misura (eventi), consentire di registrare in dB(A)F (o Slow nei monitoraggi aeroportuali) il profilo storico di eventi che superino una determinata soglia di livello e di durata. Nelle figure 6.13 a,b,c, vediamo un esempio di storia registrata come LAeq00.01 con un evento del quale non è possibile risalire l'origine operando l'espansione temporale e il profilo dell'evento in dB(A)F catturato dal canale di misura "eventi".

Fig.6.13a.- Storia dei livelli sonori come LAeq1'.. Si evidenzia un evento ad elevato contenuto energetico rispetto alla media degli eventi.

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Fig.6.13b.- Espansione temporale dell'evento delle ore 09.38. E' evidente l'impossibilità di riconoscere la natura dell'evento a causa della bassa risoluzione temporale degli LAeq da un minuto.

Fig. 6.13c.- L’evento catturato dall’analizzatore statistico L&D 820, dimostra essere........... lasciamo al lettore, che ci ha seguito fin qui, il riconoscimento.

6.4 Il livello equivalente progressivo. Come abbiamo detto, lo studio e l'analisi della storia rispondono alla necessità di conoscere la reale composizione delle sorgenti che concorrono a formare un determinato clima sonoro. Tali studio ed analisi sono necessarie per certificare l'accuratezza del livello equivalente. L'accuratezza, in questo contesto, va considerata al di fuori del suo contesto generale, e si applica solamente a quella parte del livello equivalente controllata dalla sorgente specifica sulla quale si voglia agire. Consideriamo il caso di misure di monitoraggio finalizzate alla verifica dello stato di inquinamento sonoro da traffico autoveicolare urbano. Tali misure faranno da riferimento per verificare la bontà di provvedimenti restrittivi della circolazione, di limitazione delle velocità, controllo della composizione del traffico o disciplinamento del modo di guidare, o altri, finalizzati a contenere tale tipo di inquinamento. Si vorrà agire cioè sulla circolazione privata e sui mezzi di trasporto. Naturalmente non si potrà agire sui mezzi d'emergenza (autoambulanze, polizia, carabinieri, pompieri e simili) i quali assolvono una funzione sociale per la quale devono correre a sirena spiegata. Una sirena eroga dei livelli sonori dell'ordine di 100 dB(A) e sappiamo benissimo quanto il livello equivalente, in una determinata storia di livelli sonori dipenda dai valori di LAFmax causati da eventi. Tale influenza è tanto più elevata quanto minore il livello equivalente della storia in assenza di evento. Nelle figure 6.14 a & b vediamo la stessa storia di figura 6.13a analizzata però dal punto di vista della influenza degli eventi sul livello equivalente nell'intervallo orario 06.00 -12.00 e 09.00 - 10.00. La storia da un minuto appare come tratto continuo, mentre lo sviluppo del livello equivalente appare come tratto punteggiato.

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Fig.6.14a.- Evoluzione del livello equivalente nell'arco di sei ore, si osservi come i due eventi presenti fra le 09 e le 10 innalzino il livello equivalente di circa 3 dB.

Fig.6.14b.- Evoluzione del livello equivalente orario dalle 09 alle 10: si osservi come su di un arco di tempo più breve i due eventi già esaminati abbiano un influenza ancora più marcata.

Quello che dimostra il grado di alterazione che un evento o una serie di eventi induce sul livello equivalente relativo all'intervallo di misura e che chiameremo livello equivalente finale, é il decorso storico del livello equivalente progressivo che appare punteggiato nella figura 6.14. Il livello equivalente progressivo dimostra lo sviluppo del livello equivalente calcolato progressivamente sui campioni della storia. Dovrebbe essere chiaro, a questo punto, che una procedura di monitoraggio che non contempli la necessità di una identificazione degli eventi e una loro eliminazione quando incongruenti con lo scopo della misura, ha una elevata probabilità di fornire valori di livello equivalente non coerenti con la realtà che si vuole quantificare. Può accadere, ad esempio, che avendo dimostrato un LAeq08-09 di 70 dB in condizioni di traffico fluido a velocità libera; si dimostri un LAeq08-09 di 73 dB avendo imposto e mantenuto il rispetto della velocità massima di 50 Km/ora. E' evidente che c'è un grosso errore di accuratezza. Se si dispone della storia dalle 08 alle 09 della seconda misura si potrà vedere che c'è stato uno o più eventi che hanno alterato quel valore di LAeq orario. 6.5 La post-elaborazione. Le operazioni di post-elaborazione consistono prevalentemente nel eliminare dal calcolo di LAeq finale quegli eventi che ne alterano l' accuratezza mirata al tipo di sorgente. Nelle figure 6.15 a & b vediamo un esempio di operazione di post-elaborazione sulla storia già esaminata nelle figura 6.13 & 6.14.

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Fig.6.15a.- Variazione di LAeq06.00 a seguito della post-elaborazione. Si dimostra una variazione da 60.8 a 58.5 ovvero un decremento di 2.3 dB(A).

Fig.6.15b.- Variazione di LAeq09 -10 a seguito della post-elaborazione. Si dimostra una variazione da 64.4 a 58.6 ovvero un decremento di 6.8 dB(A).

6.6 La distribuzione statistica. La registrazione della storia di rumore come sequenza di livelli equivalenti, per tempi molto lunghi, pone alcuni problemi di interpretazione quali: a) qual è la dinamica complessiva del clima sonoro sperimentata dai recettori? b) ci sono dei livelli sonori stazionari-continui o stazionari-fluttuanti udibili come tali? c) per quanto tempo sono udibili? d) ci sono frequenti eventi a carattere transiente o impulsivo ? Difatti non si può sempre rispondere a queste domande attraverso l'analisi e lo studio della storia, perché una volta che abbiamo una sequenza di livelli equivalenti dell'ordine di un minuto, abbiamo perso la maggior parte delle informazioni relative al carattere temporale di livelli sonori e alla loro dinamica. Lo studio e l'analisi della distribuzione statistica è in grado, il più delle volte, di rispondere a queste domande a patto che venga svolta partendo da livelli sonori ponderati con la costante Fast. Resta naturalmente il problema di scegliere la classe di intervallo più adatta a valutare quello che viene sentito; ma se ricordiamo quanto detto al cap. 3.0, possiamo considerare 1.0 dB(A)F come la minima variazione di livello sonoro sperimentabile come variazione di sonorità. In conseguenza useremo 1.0 dB(A) come classe di intervallo. Vediamo ora il caso di figura 6.1, come analisi distributiva (fig.6.16), e immaginiamo di non disporre della storia temporale acquisita in dB(A)F, né di aver sentito quell'episodio sonoro. Quali sono le considerazioni che potremo fare?

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Fig.6.16a.- Distribuzione dei livelli sonori prodotti dalla stampante di figura 12, in un tempo di

misura di 130 secondi.

L'osservazione più semplice che si possa fare è che la distribuzione presenta due mode, e quindi si riferisce a due "popolazioni" di dati omogenee per conto loro. I due gruppi di livelli sonori che chiameremo "A" quello con la moda a 32 dB(A) e "B" quello con la moda a 44 dB(A), sono stazionari - fluttuanti anche se il gruppo "A" dimostra una maggior fluttuazione: ovvero 7 dB(A) contro i soli 3 dB(A) del gruppo "B". Conoscendo le cose di questo mondo.... diremo che il gruppo "A" rappresenta i livelli del rumore di fondo, mentre il gruppo "B" rappresenta i livelli di una sorgente a livello pressoché continuo. Si evidenzia poi una terza "popolazione" che chiameremo "C", con moda a 48 dB(A) e una dispersione di 6 dB(A). Tale ultima popolazione di livelli ci indica variazioni occasionali del livello sonoro della sorgente. La prima domanda cui si può rispondere è la seguente: quanto dura in attività la sorgente? Nella popolazione "B" si possono associare alla sorgente le seguenti classi di intervallo con le seguenti frequenze percentili:

Classe di int. [dB(A] Freq.% (del tempo di misura)

43 6.1 44 33.5 45 1.2

durata totale = 40.8

Dato che il tempo di misura è noto, e vale 130 secondi, potremo dire che i livelli sonori della popolazione "B" sono durati 53 secondi (40.8% di 130). Naturalmente non potremo dire se quei livelli sono stati continui o intermittenti, che questo lo potremmo dire solo dalla storia se presa con sufficiente risoluzione o dagli intervalli come vedremo. Ma possiamo sicuramente dire che rappresentano un suono stazionario con contenute oscillazioni di livello di 3 dB(A) e quindi udibili come tali se configurati come livello sonoro continuamente fluttuante. Dire poi se si tratta di livelli continui ma fluttuanti, ovvero livelli continui stazionari a diversi livelli, sarà compito degli intervalli. Potrebbe poi sorgere la domanda se vi fossero eventi impulsivi, eventi che per la loro ridotta frequenza percentile non appaiono su di una scala lineare. A questa domanda può rispondere solo la scala logaritmica delle frequenze come vediamo in figura 6.16b.

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Fig.6.16b.- La distribuzione logaritmica delle frequenze evidenzia la presenza di rari eventi impulsivi, come dimostrano le basse frequenze della coda della distribuzione.

La quale evidenzia la presenza di rari eventi a carattere impulsivo con un livello massimo di 76 dB(A)F. La struttura discontinua della coda della distribuzione è causata dalla insufficiente velocità di campionamento nella acquisizione di LAF (0.1 secondi). Passiamo ora a considerare il caso della sorgente a livello continuo cui si sovrappongono dei suoni a carattere transiente di figura 6.2. Nella figura 6.17 ne vediamo la distribuzione.

Fig.6.17.- Distribuzione dei livelli sonori dal clima sonoro di figura 6.2. Il tempo di misura è di

300 secondi.

Si osserva un generale abbassamento delle frequenze causato dalla molteplicità delle classi di intervallo interessate alla distribuzione, la scomparsa della popolazione "C" e l'emergere di una nuova popolazione che chiameremo "D" con moda a 66 dB(A) e una dispersione di 25 - 26 dB(A). Il fatto che nella coda della distribuzione si formi una moda (66 dB) è indice del fatto che non si tratta di eventi transienti tipo il transito di autoveicoli e simili, ma di eventi che tendono a salire rapidamente di livello (estremità sx della popolazione "D" pari a 53 dB) e permanere su di un valore intermedio della loro dinamica. Ci troviamo di fronte ad una distribuzione analizzando la quale si può rispondere alla seguente domanda: trovandoci in un contesto nel quale si osservano frequenti eventi sonori di livello considerevolmente superiore (mediamente con una sonorità otto volte maggiore) a quello della sorgente continua, per quanto tempo è distintamente udibile la stessa? E' evidente come non si possa applicare lo stesso criterio usato nel caso precedente, in quanto la ricorrenza degli eventi contribuisce ad aumentare la frequenza delle classi di intervallo specifiche della sorgete ( 43, 44 e 45 dB), ma è intuitivo che la minore influenza si

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osserverà nella frequenza della moda la cui frequenza potrà venire utilizzata per calcolare, orientativamente, il tempo di distinta udibilità della sorgente. Per la classe di intervallo dei 44 dB(A) troviamo una frequenza del 14.6%, cui corrisponderà per un tempo di misura di 300 secondi un tempo di distinta udibilità della sorgente pari a 43.8 secondi (il 14.6% di 300). Per concludere la trattazione sull'impiego della distribuzione statistica nelle valutazioni di impatto vediamo ancora il caso di un rumore di fondo dominato da eventi a carattere impulsivo ripetitivo (fig.6.18a). Le considerazioni sin qui fatte dovrebbero rendere semplice il riconoscimento della natura della sorgente, lascerò quindi questa soddisfazione al lettore.

Fig.6.18a.- Panorama sonoro dominato da eventi a carattere distintamente impulsivo. La

registrazione è fatta in dB(A)F, periodo di campionamento 0.1 secondi, la scala dei tempi è in secondi

.

Fig.6.18b.- Distribuzione dei livelli del clima sonoro della figura 6.18a. Da 60 dB(A) a circa 84 risulta evidente il carattere alfamodale della distribuzione dei livelli caratteristica di eventi

impulsivi ripetitivi.

6.7 Gli intervalli. Gli intervalli hanno un ruolo particolare, insieme alla distribuzione, nel riconoscimento della presenza di sorgenti a livello sonoro continuo, ma in più rispetto alla distribuzione, offrono la dimostrazione degli orari e dei periodi di attività. Gli intervalli contengono due tipi di informazioni: il livello equivalente e la distribuzione cumulativa in dB(A)F all'interno della durata dell'intervallo. Dalla distribuzione cumulativa però, consentono, di regola, l'utilizzo di un numero limitato di percentili. La scelta dei percentili assume un ruolo determinante nella possibilità di lettura degli intervalli in chiave interpretativa. I percentili più usati sono:

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L1 L5 L10 L50 L90 L95 L99 Nella nostra esperienza, però, i più significativi nelle valutazioni di impatto ambientale sono i seguenti:

Lmax L10 L50 L85 L95 Lmin Comprendiamo bene che Lmax ed Lmin non sono dei percentili, e che in quanto non-tali, sfuggono dai concetti della statistica che vorrebbe definire le probabilità. Ma questo solo dal punto di vista teorico, perché in pratica una fascia abbastanza ristretta di livelli sonori minimi è una caratteristica specifica di un determinato clima sonoro, e una fascia un po’ più larga, ma circoscritta di livelli massimi, è in ogni particolare postazione di misura una caratteristica individuale e specifica delle varie sorgenti mobili che ivi transitano. Inoltre, parlando di Lmax, sappiamo bene quanto un evento breve ad alto contenuto energetico possa alterare il valore di LAeq ( che è una funzione di pt,A

2x t) e quindi dell'

importanza di trovare segnalato, nell' intervallo, il contributo di un evento atipico. Per quanto riguarda i percentili invece, nulla preclude l' uso di altri percentili, anzi a volte è necessario chiedersi: quale gruppo di percentili sia più significativo per un determinato clima sonoro, o per dimostrare l'attività di una determinata sorgente? Ma i criteri di questa scelta ci porterebbero troppo lontano [2,3,4,5,6]. Quanto vale un determinato percentile dipende naturalmente dal periodo dell' intervallo. Se ad esempio con misure di intervalli di un ora si vuole usare L1 per dimostrare i livelli massimi significativi (circolano pubblicazioni nelle quali L1 viene indicato come valore di picco!?!?), non si tiene conto di un fatto elementare: l'1% di 3.600 secondi sono 36 secondi. In trentasei secondi fa tempo ad accadere di tutto: dal punto di vista dell'impatto acustico è sufficiente il transito di una moto ( 1-2 secondi a meno 20 dB da LAFmax) a livelli significativi o di una sirena ( 8 - 10 secondi a meno 20 dB da LAFmax) per svegliare buona parte della popolazione. Dal punto di vista metrologico, gli stessi eventi possono alterare significativamente il valore di LAeq orario senza che L1 si sposti dal valore che aveva l'ora precedente ed avrà l'ora seguente mancando così dall'indicare una circostanza significativa. Vediamo nella figura 6.19, una sequenza di livelli sonori, simulata in laboratorio, al fine di evidenziare le funzioni specifiche di alcuni percentili. La storia temporale, per l'ultima volta è stata registrata come LAF in contemporanea alla acquisizione degli intervalli per poter confrontare ciò che viene sperimentato (LAF) e come lo rappresentano gli intervalli.

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Fig.6.19.- Registrazione grafica di una sequenza di livelli sonori simulati in laboratorio.

Il clima sono generale è quello classico di un ufficio: chiacchiere, telefoni che suonano, oggetti che cadono ecc. Dal 9° al 16° minuto si osserva una sorgente perfettamente continua dominante (calibratore sonoro) tale sorgente si interrompe per un attimo poco dopo il 12° minuto. Dal 17° al 25° minuto una sorgente continua non dominante (sempre il calibratore allontanato dal microfono). Dal 31° al 36° minuto una sorgente impulsiva (battiti di mani intervallati prima da 20 sec poi da 10 sec.). Dal 38° al 41° minuto una sorgente a rumore stazionario leggermente fluttuante cui non ho prestato attenzione e quindi non so di cosa si tratti. Vediamo ora nella figura 6.20 gli intervalli da un minuto.

Fig.6.20.- Intervalli da 1 minuto della storia di Fig.6.19. Sono stati acquisiti:

Lmax, L10, Leq, L50, L95, Lmin.

Negli intervalli del 10° - 11° e 12°- 13° minuto si può osservare come una sorgente dominante a livello continuo si dimostri attraverso un unico valore per tutti i percentili e per LAeq. Al 12° minuto si nota al caduta di Lmin ed L95 causata dall'arresto del calibratore (vedi fig.6.19, min. 12 c.a.). Dal 20° al 24° minuto si può osservare come una sorgente non dominante e continua si dimostri dall'incremento di Lmin, mentre L95 che ha lo stesso valore di Lmin dimostra con questa identità di valori che si tratta di una sorgente a livello sonoro continuo. Negli intervalli dal 20° e 24° minuto si può inoltre osservare come Leq non sia controllato dalla sorgente a livello continuo, mentre vi si avvicina L50 che in queste circostanze, ma usando intervalli più lunghi, ha un valore molto vicino al Leq del livello continuo. Dal 30° al 35° minuto si dimostra come alla presenza di livelli impulsivi Leq assume valori molto più elevati di L10. Con la debita cautela, e sorretti dalla esperienza, vediamo quante informazioni importanti possiamo trarre da un attenta analisi dei percentili. Per considerare un caso pratico, più vicino alla realtà, ma pur sempre simulato, vediamo ora un caso uguale a quello di figura 2, ma protratto per un tempo più lungo (22 minuti) al fine di rendere utilizzabile la tecnica degli intervalli. In primo luogo vediamo in figura 6.21, la storia come LAeq da un minuto.

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Fig.6.21.- Storia da livelli equivalenti da un minuto di: rumore di fondo, accensione stampante, stampante a regime, spegnimento stampante, rumore di fondo.

Le prime domande che sorgono di fronte a questa storia sono: se i tre eventi che si vedono hanno carattere impulsivo, e quale è il carattere temporale dell'apparente livello continuo al centro della storia. Per rispondere occorre analizzare gli intervalli, nella figura 6.22 vediamo gli intervalli da un minuto relativi a questa storia.

Fig.6.22.- Intervalli relativi alla storia di figura8.21. Vengono utilizzati: Lmax, L10, Leq, L95, Lmin.

Il rapporto fra Lmin, L95, Leq, ed L10 nella parte centrale della storia dimostra la presenza di un rumore continuo fluttuante entro circa 3 dB. I due eventi all'inizio e alla fine dell'episodio a livello continuo si dimostrano impulsivi per il fatto che Leq ha un valore superiore ad L10, l'evento al 42° minuto si dimostra un transiente che dura meno di un minuto (Lmin ed L95 immutati) e a carattere fluttuante ma non impulsivo(L10 molto più alto di Leq). Altre indicazioni sulla specificità dei percentili nelle letture intrepretative dei risultati del monitoraggio si possono trovare nei riff.3,4,5,6. 6.8 La strumentazione per il monitoraggio. Lo strumento inpiegato per le operazioni di monitoraggio va sotto il nome di analizzatore statistico del livelli sonori che altro non è se non un comune fonometro con qualche caratteristica in più. Non solo perchè si suppone di utilizzarlo per misure continue della durata di giorni, settimane o anni, ma anche, come abbiamo visto nella trascorsa trattazione, per poter risalire dai risultati del monitoraggio alle caratteristiche del clima sonoro investigato. Per poter fare ciò abbiamo bisogno di documentare più aspetti del fenomeno sonoro. Abbiamo chiamato questi aspetti: storia, distribuzione, intervalli, eventi. Inoltre abbiamo bisogno di una certa autonomia quanto a partenza ed arresto della sequenza di misure, e ancora abbiamo bisogno di un elevata gamma dinamica. Il microfono di misura deve essere protetto o proteggibile dai fattori ambientali

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quali vento, pioggia, grandine ecc. in diversa misura a seconda della lunghezza dei periodi di monitoraggio. Nella figura 6.23 vediamo un esempio di stazione fissa per il monitoragguio dei livelli sonori, durante una ispezione.

Fig.6.23.- Stazione fissa per il monitoraggio dei livelli sonori durante una fase di ispezione. Sono visibili da sinistra verso destra: sonda per temperatura e umidità dell’aria, sonda per la velocità e direzione del vento, microfono per esterni, antenna radio per la trasmissione dei dati.(Cortesia: Spectra srl di Arcore, MI)

Il microfono di misura e il suo preamplificatore. Per misure dell'ordine di qualche giorno sarà sufficiente il comune preamplificatore e microfono di precisione protetto dallo schermo antivento; avendo cura di verificare che l'escursione termica e l'umidità ambientale rientrino nel campo di mantenimento delle caratteristiche del preamplificatore e del microfono. Per misure dell'ordine delle settimane (sempre verificando le escursioni meteo) sarà necessario proteggere microfono, preamplificatore e giunzioni del cavo all'aperto dall' umidità usando dei contenitori di silica gel, e sigillando o nastrando le giunzioni del cavo di prolunga microfonico. Se le escursioni meteo eccedono quelle presecritte per microfono e preamplificatore o sei il periodo di monitoraggio è dell'ordine di mesi o anni sarà obbligatorio l'uso di un microfono per esterni. E' naturalmente un problema di prezzo, in quanto un microfono per esterni costa da tre a cinque volte il prezzo di un comune microfono di precisione ed associato preamplificatore. Il microfono per esterni presenta una costruzione robusta, conserva le caratteristiche del microfono di misura e del preamplificatore in un campo di escursioni meteo molto più ampie, consente l' autocalibrazione. La gamma dinamica e il campo di misura. La gamma dinamica (dynamic range) rappresenta l' escursione sonora investigabile senza interferenza dal rumore intrinseco del sistema di misura e senza distorsione di ampiezza in un unica soluzione, senza cambiare le condizioni operative dello strumento; non va confusa con il campo di misura (measuring range). Uno strumento può avere una gamma dinamica molto limitata, ad esempio 40 dB, ed un campo di misura molto ampio, ad esempio da 16 a 140 dB. Il campo di misura verrà coperto spostando ogni volta la gamma dinamica su valori ottimali per quel tipo di misura. Ad esempio volendo misurare la voce di normale conversazione ad un metro di distanza si porterà la gamma dinamica (usando lo attenuatore di campo o di ingresso) a lavorare fra 40 e 80 dB(A). Valori

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inferiori a 40 dB(A) veranno persi, valori superiori ad 80 dB(A) verranno "tagliati" ovvero sottostimati. Bisognerà adattare ogni volta la posizione della gamma dinamica all'interno del campo di misura per quel specifico problema di misura. Nelle misure di monitoraggio, almeno all'inizio dello studio di un determinato clima sonoro, non si sa con quali livelli si potrà aver a che fare, occorre quindi disporre di strumentazione per la quale il campo di misura coincida con la gamma dinamica e siano più ampi possibile o perlomeno, coprano l'escursione dai livelli sonori minimi 18 - 20 dB(A) che si possono incontrare d'inverno in zone lontane da città e torrenti ed in assenza di vento e pioggia, ai livelli sonori che si possono incontrare in ambito urbano e in prossimità di strade che possono arrivare fino a 114 - 116 dB(A) al passaggio di moto di grossa cilindrata. Ci troviamo quindi di fronte alla necessità di coprire un campo di misura continuo da 20 a 116 dB(A) per una gamma dinamica di 116 - 20 = 96 dB(A) cui bisogna aggiungere almeno 10 dB(A) di fattore di cresta e quindi ad una esigenza di una gamma dinamica minima dell'analizzatore di 106 dB(A).

6.0 Riferimenti [1] A. Armani. Il sonogramma - spettrogramma. Le analisi “tempo - frequenza”. Nota applicativa N°2, c/o Spectra srl. Tel 039 2872422. [2] A. Armani. Monitoraggio continuo del rumore con analisi in frequenza ed identificazione automatica degli eventi. Nota applicativa N°4, c/o Spectra srl. Tel 039 2872422. [3] B.Abrami. A.Armani. Le basi per la costruzione di una semeiotica dei climi di rumore finalizzata ad una lettura valutativa e diagnostica dei dati forniti da stazioni di monitoraggio del rumore fisse e semi fisse. Atti XXI Conv. Naz. AIA, Abbazia di Praglia (Padova) 31/3 - 2/4 1993. pp 293-297. [4] B. Abrami, A.Armani, M.Sergenti. Correlazione fra il flusso autoveicolare e L50. Atti XXI Conv. Naz. AIA, Abbazia di Praglia (Padova) 31/3 - 2/4 1993. pp 387 - 392. [5] B. Abrami, A.Armani, M.Sergenti. Il monitoraggio del rumore urbano ed extraurbano: la misura, la diagnosi, la previsione. Spectra srl. Brugherio (MI) 1993. [6] B. Abrami, C. Spalletti. Procedure per le misure del rumore secondo il DPCM 1 Marzo 1991. Phoneco Milano 1994. c/o Hoepli Tel 02 86487264 / Ingegneria 2000 Tel. 06 4744169.

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7.0 Il punto di vista del DPCM e la legge - quadro.

B. Abrami. 7.1 Ogni problema vuole la sua soluzione specifica. Nonostante le svariate e velleitarie pressioni per estendere il DPCM 1 Marzo 1991 [1] al controllo del rumore da traffico autoveicolare urbano, questi è stato concepito come una procedura per limitare la rumorosità immessa nell’ambiente di vita da sorgenti fisse. Questo fatto risulta evidente, all’occhio esercitato, tanto dall’articolato in generale, quanto dall’allegato B in particolare. Nell’allegato B, vengono prescritte le modalità di misura e queste sono modalità di misura clamorosamente utilizzabili solamente per sorgenti fisse[2]. Il DPCM, nella valutazione della entità della immissione sonora, non prende a riferimento il rumore di fondo ( LAF95), ma bensì il rumore residuo (LAeqT a sorgente specifica inattiva). Negli appartamenti, in periodo diurno, l’incremento del rumore residuo causato dalla sorgente specifica non deve superare il 5.0 dB(A). Vediamo con un esempio pratico, come i contenuti tecnici di questa legge, applicati alle sorgenti mobili, porterebbero ad una tanto dannosa quanto inutile paralisi dell’economia del paese: immaginiamo un appartamento posto a 20 metri da una strada ferrata secondaria e a dieci metri da una statale. Il microfono si trova in posizione normalizzata, a finestre aperte. La misura è stata eseguita con un fonometro-analizzatore in tempo reale Larson Davis mod.2900, l’elaborazione, postelaborazione e stampa con il software Noise Work della Spectra. Diamo una prima occhiata al clima sonoro, figura 7.1.

Fig.7.1.- Panorama sonoro di tre minuti in dB(A)F alla posizione in argomento. Si evidenzia ai

secondi 91, il transuto di una moto; ai secondi 120 -130 il transito di un treno; ai secondi 20, 38, 110, 150 transito di autoveicoli leggeri e pesanti. Orientativamente gli autoveicoli leggeri dimostrano, per questa postazione, valori di LAFmax dell’ordine di 60 dB; i mezzi pesanti dimostrano orientativamente valori di LAFmax dell’ordine dei 70 dB. I profili risultano “grezzi” a causa dell’alto periodo di campionamento (1.0 secondi). Il livello sonoro, in assenza di transiti, è controllato da una non lontana autostrada (località Valdarno.).

Vediamo ora quale sia il rumore residuo per questa postazione. Per ottenere il rumore residuo si procede, in fase di postelaborazione, alla rimozione di tutti i transiti. Il livello equivalente del rumore residuo verrà calcolato sui livelli non mascherati. Durante una operazione di analisi reale, si procede alla misura del rumore residuo per tempi molto più lunghi, al fine di ottenere un valore proiettabile oltre il stretto tempo di misura. Il caso che

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andiamo ad illustrare vuole esemplificare in maniera iconograficamente immediata quello che poi accade nella realtà (fig. 7.2).

Fig.7.2.- Rumore residuo. Vediamo il calcolo del rumore residuo attraverso un procedimento di

postelaborazione.

Il rumore residuo è pari ad un LAeq180 sec. di 52.6 dB. Se consideriamo ogni sorgente transitante come sorgente specifica (che deve rispettare i limiti del DPCM), e applichiamo il principio di misura nel periodio di massimo disturbo, come nelle figg.7.3a,b,c,d; otterremo i seguenti risultati:

Fig.7.3a.- Moto. LAeq ambientale controllatio dal transito di questa moto è di 75.1 dB per 16 secondi.

Fig.7.3b.- Treno. LAeq ambientale, controllato dal transito di questo treno è di 73.3 dB per 14 secondi.

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Fig.7.3c.- Autoveicolo. LAeq ambientale, contollato dal transito di questo autoveicolo è di 57.4 dB per 10

secondi.

Fig.7.3d.- Camion. LAeq ambientale, controllato dal transito di questo autoveicolo è di 63.1 dB

per 13 secondi.

Bisogna inoltre tenere conto del fatto che autoveicoli e moto, presentano di regola delle componenti tonali, distintamente udibili, molto spiccate come dalle figg.7.4a, b, c. Lo spettro dimostrato (diagramma inferiore), corrisponde alla posizione del cursore nel diagramma ampiezza-tempo ( ^^ diagramma superiore).

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Dimostrazione della componente tonale generata da autoveicolo

Fig.7.4a.- Autoveicolo. Tono puro alla frequenza di 80 Hz, e 66.8 dBlps, distintamente udibile.

Dimostrazione della componente tonale generata da un camion.

����

Fig.7.4b.- Camion. Tono puro alla frequenza di 63 Hz, e 76.3 dBlps, distintamente udibile.

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Dimostrazione della componente tonale generata da una moto

Fig.7.4c.- Moto. Toni puri alle frequenze di 100, 200, 500 Hz, distintamente udibili

Dimostrazione della componente tonale generata da un treno.

Fig.7.4d.- Treno. Tono puro alla frequenza di 80 Hz, e 79 dBlps, distintamente udibile..

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Dalla sequenza dei risultati delle misure e delle analisi così dimostrati, si ricavano i seguenti valori (arrotondati a 0.5 dB): Sorgente LAeq Tm* K.Durata K.Tonale Iv** Differenziale dB(A) sec dB dB dB dB*** Residuo 52.5 No**** No No 52.5 Moto 75.0 16 -5.0 +3.0 73.0 20.5 Treno 73.5 14 -5.0 +3.0 71.5 19.0 Autoveicolo 57.5 10 -5.0 +3.0 55.5 3.0 Camion 63.0 13 -5.0 +3.0 61.0 8.5 * Durata della misura.

**Indice di valutazione dato da LAeqT più le correzioni per durata, impulsi e toni puri.

***Dato dalla differenza Indice di valutazione - LAeq residuo.

****Il residuo è stato misurato per 180 secondi che si assumono proiettabili al periodo diurno.

K. Stà per correzione secondo il DPCM 1 Marzo 1991.

E’ evidente il fatto che, applicando alla lettera le procedure di misura e di valutazione del DPCM, qualunque sorgente mobile passi entro poche decine di metri da una abitazione, immetterà in questa un livello sonoro proibito dalla legge. Anche la sorgente denominata “Auto” supererà il limite differenziale quando, di notte, il differenziale diurno sarà 3.0 dB e il livello del rumore residuo si abbasserà. L’assurdità di tale aproccio alla valutazione della interferenza dei suoni non graditi sulla qualità della vita, non sta tanto nei livelli, per se stessi, come abbiamo già considerato al cap.4.0, ma nel fatto che non sono mai esistite formazioni di comitati di protesta per un differenziale di 19 dB controllato da un transito ferroviario, dove invece, la formazione di un comitato di protesta è la regola, se il differenziale è controllato da una sorgente fissa. La logica di queste diversità di sensibilità della popolazione verso le sorgenti sonore, sta in quanto già considerato ai parr. 3.5 & 5.4. Per le sorgenti mobili (trasporti in genere), la tendenza europea e dei paesi più industrializzati, è quella di considerare solo un limite di zona esterno, misurato come LAeq diurno e notturno, senza correzioni di sorta, in quanto le varietà timbriche e temporali delle varie sorgenti sono già state prese in considerazione dalle indagini socioacustiche mirate alle specifiche sorgenti. 7.2 Efficacia del DPCM 1 Marzo 1991 per sorgenti fisse. Nell’animo ingenuo dei cittadini si coltiva un pensiero del genere: una legge che protegge dai rumori, mi consentirà di campare protetto da questo genere di inquinante. Ovvero: un comitato di protesta scatenato da un esposizione al rumore, si è formato a seguito di una violazione dei contenuti della legge. Riconducendo il rumore nei limiti di legge si osserverà un rientro del comitato di protesta. Purtroppo, come già analizzato in altra sede [3,4], la struttura tecnica del DPCM non giunge a tanto, ovvero vi giunge solo per quei casi nei quali l’emissione rumorosa della sorgente fissa domina la sonorità dell’ambiente. Il problema sorge là dove il DPCM prescrive come indicatore della rumorosità in assenza delle emissioni della sorgente specifica, il rumore residuo (LAeqT a sorgente specifica inattiva) invece del rumore di fondo (LAF95T a sorgente specifica inattiva). E’

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evidente come nella scelta del rumore residuo al posto del rumore di fondo, aligni inconfessato il principio di uguale energia ( par.5.1) che, come abbiamo visto, non funziona in ambiente di vita. Come abbiamo già visto alla Tab.5.1, con 59 dB(A) da traffico autoveicolare avremo il 10% di fortemente disturbati, mentre per sorgenti fisse non impulsive, per arrivare alla stessa percentuale di fortemente disturbati, dobbiamo scendere a 40 dB(A). Il caso più diffuso di inquinamento da sorgenti fisse, è quello di immissioni rumorose da sorgente fissa, alla presenza ( e dove non lo si trova?) di rumore da traffico autoveicolare. Nel momento in cui si misura il rumore residuo, questo è controllato dalle immissioni da traffico autoveicolare; quando si misura il rumore ambientale (LAeqT rumore residuo più il contributo della sorgente specifica) questo è ancora controllato dalle immissioni da traffico autoveicolare, con un conseguente incremento trascurabile di LAeq ambientale rispetto ad LAeq residuo. La conseguenza è che gli esposti si devono tenere per buoni, in quanto consentiti dalla legge, raddoppi o quadruplicazioni del rumore di fondo [3,4]. 7.3 Accettabilità e tollerabilità. La cosa per altro non era passata inosservata a quanti hanno formulato la struttura del DPCM, tanto vero che, dove si parla dei limiti al rumore, vi si parla di limiti di accettabilità. Per comprendere come dietro questa formula lessicale si celi la consapevolezza della inadeguatezza alla bisogna del PUE, bisogna andare a leggere l’articolo 844 del Codice Civile, e l’articolo 659 del Codice Penale.

Art. 844 Codice Civile. Immissioni. Il propietario di un fondo non può

impedire le immissioni di fumo, o di calore, i rumori , gli scuotimenti e simili

propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale

tollerabilità (659c.p.) avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.

Nell’applicare questa nirma l’autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze

della produzione con le ragioni della proprietà. Può tener conto della prprietà di

un determinato uso.

Art. 659 Codice Penale. Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone.

Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o

di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di

animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spsttacoli, i

ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con

l’ammenda fino a lire 120.000. Si applica l’ammenda da liore 40.000 a 200.000 a

chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposiziioni

della legge o le prescrizioni dell’Autorità (T.U. di P.S,, 66).

Nella lingua italiana si dice tollerante colui o colei che non manifesta esteriormente il suo dissenso, quindi in tutti quei casi nei quali questo dissenso viene manifestato ci toviamo di fronte ad un caso di superamento della normale tollerabilità. Lo scopo delle misure, in questi casi, consiste nel dimostrare se il suono contestato sia udibile, e di quanto alteri il clima sonoro (livello equivalente della sorgente contestata meno il rumore di fondo, vedi par. 3.4).

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Una variazione del rumore di fondo maggiore di 3.0 dB(A) viene considerato giustificato motivo sonoro per una reazione di intolleranza. Di fronte al fatto che i limiti prescritti al rumore dal DPCM, non garantiscono il rispetto della tollerabilità delle immissioni rumorose bisogna forse fare una valutazione di questo tipo, che riportiamo dal rif [2]: una procedura amministrativa (DPCM 1 marzo 1991) deve definire i limiti di accettabilità del rumore e il metodo per la loro verifica, in maniera inequivocabile e gestibile sul territorio nazionale; una procedura amministrativa non si può proporre di stabilire i limiti di tollerabilità del rumore. Da ciò deriva il fatto che i primi possono essere rispettati pur non essendolo i secondi. Con la prima nozione, l’ordinamento fissa per legge dei limiti assoluti ed inderogabili validi su tutto il territoruio nazionale, costituenti il livello massimo di rumore oltrepassato il quale si realizza una situazione di inquinamento acustico, quindi un effetto dannoso indiscriminato per la collettività. Con la seconda nozione, si fa riferimento, molto più limitatamente, a quelle situazioni di fatto che si trovino in particolari specifici rapporti con la sorgente rumorosa, la quale può anche non determinare un fenomeno di inquinamento acustico, ma può non di meno riuscire intollerabile in quelle specifiche condizioni. E’ di fatto opinione dell’autore che il testo e la struttura del DPCM vada benissimo per sorgenti fisse, come un sistema di limiti accettabili e metodi di verifica imposti per legge. Una volta uscito il DPCM non si dovrebbe trovare sul territoriuo nazionale sorgenti fisse che superino i suoi limiti, ci siano o non ci siano proteste da paerte degli esposti. Di fatti il DPCM non dice che quei limiti vanno rispettati nel caso di formazione di comitati di protesta o a seguito di esposti di singoli cittadini; vanno rispettati in ogni caso. Imporre per legge dei limiti di tollerabilità ( incremento di LAeqT controllato dalla sorgente specifica non superiore a 3.0 dB da LAF95T ) comporterebbe un costo economico all’industria, artigianato, commercio ed attività terziarie, non giustificato con un equivalente beneficio in termini di miglioramento della qualità della vita per la popolazione. Di fatto, una condizione di intollerabilità per una immissione rumorosa, non si realizza tanto perchè vi sono determinati livelli sonori, quanto perchè vi sono dei soggetti continuamente esposti a livelli sonori non desiderati. Nella pratica applicazione di queste considerazioni sul territorio nazionale, una condizione di esposizione a livelli sonori intollerabili, da sorgenti fisse, viene segnalata dal cittadino e risolta con l’intervento della magistratura [5,6]. 7.3 La legge quadro sull’inquinamento acustico. Il 26 ottobre 1995 è stata licenziata dal parlamento e dalla camera la legge quadro N°447 sull’inquinamento acustico [7]. All’art.2 viene impostato il problema dei limiti nel modo seguente:

Art.2 (Definizioni)

1. ai fini della presente legge si intende per:

a) inquinamento acustico: l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o

nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle

attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi,

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dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente

esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.

b) ambiente abitativo: ogni ambiente interno ad un edificio destinato alla

permanenza di persone o di comunità ed utilizzato per le diverse attività umane,

fatta eccezione per gli ambienti destinati ad attività produttive per i quali

resta ferma la disciplina di cui al decreto legislativo 15 Agosto 1991 N° 277,

salvo quanto concerne l’immissione di rumore da sorgenti sonore esterne ai

locali in cui si svolgono le attività produttive;

c) sorgenti sonore fisse: gli impianti tecnici degli edifici e le altre installazioni

unite agli immobili anche in via transitoria il cui uso produca emissioni sonore; le

infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime*, industriali,

artigianali, commerciali ed agricole; i parcheggi; le aree adibite a stabilimenti di

movimentazione merci; i depositi dei mezzi di trasporto di persone e merci; le

aree adibite ad attività sportive e ricreative;

d) sorgenti sonore mobili: tutte le sorgenti sonore non comprese nella lettera

c);

e) valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso

da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa;

f) valori limte di immissione: il valore massimo di rumore che può essere

immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente

esterno, misurato in prossimità dei ricettori;

g) valori di attenzione: il valore di rumore che segnala la presenza di un

potenziale rischio per la salute umana o per l’ambiente;

h) valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel

lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per

realizzare gli obbiettivi di tutela previsti dalla presente legge.

2. I valori di cui al comma 1, lettere e), f), g), e h), sono determinati in

funzione della tipologia della sorgente, del periodo della giornata e della

destinazione d’uso della zona da proteggere.

* le infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime. Questo sarà sicuramente il punto più controverso, in quanti le infrastrutture notoriamente non producono alcun rumore (mai visto un ponte o una pavimentazione stradale rumorosi?!?!)

Dal comma 2 risulta evidente come sia stata recepita la selettività del disturbo in funzione del tipo di sorgenti, anche se la definizione delle infrastrutture dei trasporti come sorgenti fisse lascia presagire un qualche livello di caos nella gestione dei limiti.

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7.0 Riferimenti. [1] Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del 1° Marzo 1991: Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno. si trova pubblicato su: Isolamento acustico nell’edilizia civile. Edizioni di legislazione tecnica. N° 1 / 1995. Tel. 06 5921743. [2] B. Abrami, C. Spalletti. Procedure per le misure del rumore secondo il DPCM 1 Marzo 1991. c/o Hoepli Tel. 02 86487264 e/o Ingegneria 2000 Tel. 06 4744169. [3] B. Abrami Comportamenti delle popolazioni e singoli non conforme al rispetto dei limiti e dei metodi del DPCM. Atti del convegno: Il contenimento dell’inquinamento acustico ambientale. pp 23 - 52. Lucca 20/21 maggio 1994. [4] B.Abrami. Metodi per la valutazione dell’impatto acustico. Corrispondenza con i lettori - Isolare CTA N°1/94. ANICTA Tel 02 326721 [5] Sentenza della Corte di Appello di Torino, II sezione civile. Causa civile R.G. N° 1430/92. [6] Sentenza della Corte di Appello di Milano, I sezione civile. Causa civile R.G. N° 3904/93 [7] Legge quadro sull’ inquinamento acustico N° 447 del 26 ottobre 1995. Supplemento ordinario alla “Gazzetta ufficiale” N° 254 del 30 Ottobre 1995. Parte prima N°125.

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8.0 Elementi per la definizione di un capitolato di gara per le zonizzazioni.

B. Abrami, F. Honsell. 8.1 Il problema centrale della zonizzazione. Come è già stato adombrato, più volte nel corso del presente studio, il problema fondamentale nella stesura e realizzazione di un piano di zonizzazione, è : come fare a farci rientrare il rumore da TAU. Una osservazione per tutte: misure condotte in ambito urbano a Bari, Genova e Milano, dimostrano che la mattina di capodanno (1° Gennaio), nell’intervallo 06.00 - 12.00 il livello equivalente scende di 4.0 - 5.0 dB(A) rispetto allo stesso intervallo di tempo di una normale giornata lavorativa (72 -74 dB(A)). Quando si parla di procedure per il contenimento del rumore da TAU, si parla di limitare il traffico in generale: quando e come si riuscirà a ridurlo ai livelli della mattina del 1° gennaio?!?! Un’altro approccio consiste nel suggerire l’eliminazione del TAU privato favorendo il trasporto pubblico. Anche qui un osservazione per tutte: durante uno studio in corso con il Comune di Modena in collaborazione con il PMP, abbiamo rilevato il seguente fatto: con traffico di autobus a c.a. 50 transiti/ora in zona a traffico limitato si misurano LAeq orari dell’ordine dei 73.0 dB; sottraendo per via matematica l’influenza degli autobus sui LAeq orari si ottengono valori dell’ordine dei 64.0 dB. Gli autobus utilizzati dalle aziende di trasporto comunali, sono sicuramente la maggior fonte di inquinamento da rumore in ambito urbano! La cosa non deve meravigliare in quanto nessuno ha mai pensato di mettere un limite alla loro rumorosità in fase di capitolato di gara. Dal punto di vista della limitazione del traffico autoveicolare privato, un approccio genericamente teorico, prevede che dimezzando il volume del traffico si ottenga una diminuzione del LAeq diurno di 3.0 dB (a velocità media invariata!!), la qual cosa, già così come si presenta, non è affatto entusiasmante. L’esperienza dimostra che il dimezzamento del volume del traffico, comporta una maggiore fluidità dello stesso, con un aumento della velocità media, onde, di fatto, si misurano decrementi di 1.0 / 2.0 dB(A)!?!? Come già dimostrato, nei provvedimenti di limitazione del rumore da TAU, si riescono ad erodere valori dell’ordine di 1.0 / 2.0 dB(A) a provvedimento; il progressivo abbassamento dei livelli di rumore da Pass-by per l’omologazione europea degli autoveicoli, si stima farà abbassare il rumore da TAU di 2.0 dB(A)/decennio. Siamo cioè di fronte alla necessità di verificare diminuzioni molto piccole di livello sonoro, le quali per altro ci indicano che stiamo procedendo nella direzione giusta. 8.2 Valutazione e controllo dell’ impatto del rumore da TAU. L’ impostazione di una strategia di contenimento del rumore da TAU deve essere a lungo respiro (ventennale). Tale strategia deve poggiare su due punti fondamentali; la indagine conoscitiva dei livelli sonori da TAU e la indagine conoscitiva della risposta della popolazione su celle urbane rappresentative. La gestione del questionario può essere agevolmente superata, nel caso si

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disponga della bibligrafia su ricerche analoghe svolte in nazioni europee o comunque ad alto grado di industrializzazione. Comparando queste richerche si osserva una loro sostanziale sovrapponibilità, cosa dalla quale si può supporre la estedibilità della validità dei loro risultati alla popolazione nazionale. Prendiamo in considerazione i risultati di M.Vallet, del INRETS [1], per la linearità della loro presentazione. Vediamo nella tabella 8.1, il rapporto fra LAeq08 -20 misurato in esterni e la percentuale di popolazione leggermente disturbata, disturbata, fortemente disturbata.

Tab.8.1.- Relazione fra LAeq08-20 e la risposta della popolazione.

LAeq08-20 (dB) Percentuale dei disturbati

50 - 60 10% - 20% di leggermente disturbati 60 - 65 20% - 60% di disturbati 65 - 75 60% - 85% di fortemente disturbati

Meditando su questi risulati, possiamo concludere che il limite ottimale per il rumore da TAU è di 60 dB(A); che l’intervallo 60 - 65 è particolarmente critico, difatti con 5 dB(A) di incremento si osserva il passaggio dal 20% al 60 % di disturbati. 8.3 La rumorosità delle città. Si osservano, sulla stampa periodica e quotidiana, di tanto in tanto delle classifiche sulla rumorosità delle città. Sono particolarmente perniciose quelle prodotte dal Treno Verde. Secondo queste classifiche il valore di LAeq su tempi mai definiti ( e quindi non si sa cosa valga in termini statistici), preso in un punto particolarmente rumoroso ( a giudizio dei misuratori), viene preso per compilare l’improvvida classifica della rumorosità. A volte la città più rumorosa risulta Pescara?!?! Altre Roma, altre Foggia ?!?! Non sarebbe difficile, per chi come gli autori, abbia una vasta esperienza di misure, dimostrare che in qualunque città si può trovare un punto nel quale misurare un valore di LAeqT uguale, o vicino entro decimi di decibel, a quello considerato il massimo di queste classifiche folcloristiche. E con questo dimostrare la mancanza di utilità dei questi elenchi di numeri. Se proprio si volesse fare una classifica della rumorosità delle città, che avesse una base scientifica, e quindi essere utilizzabile a livello della programmazione del territorio, allora bisognerebbe produrre, per ogni città, o la percventuale di fortemente disturbati, che sarebbe il dato più sintetico ma più laborioso da ottenere; al suo posto, e in alternativa, ci si potrebbe accontentare della percentuale di stabilmente residenti esposti a classi di intervallo di 5.0 dB(A) da 50 a 75 dB(A) di LAeq08-20 o simili, pesando poi il dato per il numero totale degli esposti. 8.4 Problemi nella misura del rumore da TAU. Come abbiamo visto nei paragrafi percedenti, le possibili variazioni del rumore da TAU sono tali, che bisogna chiedere alla misura il massimo grado di precisione, di accuratezza e di indipendenza statistica [2]. La precisione viene garantita dalla classe dello strumento di misura ( IEC 651 Classe 1 & IEC

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804 Gruppo I ), l’accuratezza viene garantita dalla classe del calibratore ( IEC 942/ 1988 Classe 1L ) e dalla eliminazione dalle misure della influenza degli eventi atipici, l’indipendenza statistica viene garantita, per il rumore da TAU, dalla media di potenza dei LAeq06-22 & LAeq22-06 accurati (ripuliti dalla influenza di sorgenti incongruenti), sulla settimana lavorativa. Dato che l’indipendenza statistica delle misure, è il principale fattore del loro costo (tanto più alta l’ indipendenza statistica, quanto più alto il loro costo), vale la pena di soffermarsi su questo aspetto della qualità della misura. Se ripetiamo per cinque giorni, nello stesso punto, delle misure di livello equivalente, a seconda del tempo di misura adottato, potremo trovare, orientativamente, i seguenti risultati: Posizione A. (più rumorosa) Tempo di misura LAeq 10.00 - 10.15 (dB) LAeq 10.00 - 11.00 (dB) LAeq 06.00 - 22.00 (dB) Lunedì 71.5 70.0 73.3 Martedì 73.5 71.8 73.5 Mercoledì 69.0 70.8 73.4 Giovedì 72.5 69.5 72.9 Venerdì 72.0 72.5 73.1 Lmax - Lmin 4.5 3.0 0.6 Cambiando posizione di misura, in un luogo meno rumoroso: Posizione B. (meno rumorosa) Tempo di misura LAeq 10.00 - 10.15 (dB) LAeq 10.00 - 11.00 (dB) LAeq 06.00 - 22.00 (dB) Lunedì 61.5 63.0 60.6 Martedì 53.5 61.8 61.8 Mercoledì 68.0 60.8 61.5 Giovedì 55.5 59.5 61.8 Venerdì 62.0 64.5 61.5 Lmax - Lmin 12.0 5.0 1.2 Si osserva che, data l’entità delle variazioni da verificare (8.1), le misure da 15 minuti e di un ora, sono inutilizzabili; e per misure in postazioni a “bassa rumorosità” sono inutilizzabili anche le misure da 16 ore. Ovvero: quando la instabilità intrinseca della misura (errore statistico), è più grande della variazione da verificare, la misura perde ogni significato di riferimento. Uno studio approfondito sulla influenza del tempo di misura del rumore da TAU, sulla indipendenza statistica delle misure, è stata condotta nel 1992/93 da G.Brambilla [3]. Nella stesura di un capitolatio di gara, nel quale siano incluse le misure del rumore da TAU, bisognerà quindi definire rigidamente i tempi di misura e la modalità della loro dimostrazione. 8.4 L’accuratezza interfonometri. Un analizzatore statistico, che é il tipo di fonometro necessario per affrontare le misure del TAU, per quanto conforme alle IEC menzionate, anzi, proprio per questo, presenta delle tolleranze di costruzione onde è possibile che fra

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due analizzatori statistici della stessa classe di precisione, e della stessa società produttrice, si dimostrino delle differenze di lettura, nelle identiche condizioni di misura. Questa differenza viene definita errore di accuratezza interfonometri[2]. In teoria questo errore vale + /- 0.7 dB, quindi sarebbe possibile che nelle identiche condizioni di misura, due analizzatori statistici dimostrino una differenza di lettura fino a 1.4 dB(A)! All’analisi degli autori, limitatata alle case più prestigiose, la differenza pratica possibile più frequente, risulta essere di 0.5 dB(A), con una dispersione da 0.0 a 0.7 dB(A). Se facciamo mente a quanto considerato ai parr. 8.1 & 8.4, è senz’altro meglio eliminare questo tipo di errore. Per fare questo, occorre che ogni postazione di misura sia legata al numero di serie e modello dell’analizzatore statistico e del calibratore impiegati nella misura. Al fine di potere utilizzare il massimo grado di accuratezza, sarà quindi necessario che si preveda fin dall’inizio della operazione, o l’ inclusione nella gara delle misure future di verifica, o in subordine, la fornitura alla Amministrazione Comunale degli stessi strumenti di misura che verranno utilizzati dalla società che vincerà la gara. 8.5 La presentazione dei risultati delle misure. Dato che i risultati delle misure del rumore, hanno come fine il fornire alle amministrazioni le indicazioni su come agire per contenere il rumore da TAU, l' indagine sui livelli sonori deve definire i livelli equivalenti diurni (LAeq,d) e notturni (LAeq,n) mediati sulla settimana lavorativa controllati da: a) TAU in generale b) da autobus c) da filobus d) da tram e) da traffico autoveicolare privato su quattro ruote f) da traffico autoveicolare privato su due ruote g) da transiti di sirene h) da sorvoli, quando ce ne sono i) da transiti ferroviari quando ce ne sono La presentazione dei dati in questa forma, consentirà alle Amministrazioni di prevedere le variazioni di LAeq diurno e notturno al variare della composizione del TAU. I metodi di misura e di post-elaborazione delle misure finalizzati a definire il LAeq da TAU, e a separare il contributo di LAeq di ogni tipo di sorgente devono essere definiti con rigore senza lasciare nulla alla libera interpretazione degli esecutori. Le misure, quando possibile, devono essere integrate da una indagine conoscitiva sul reale impatto delle sorgenti da "a" a "i" tramite la somministrazione di un questionario alla popolazione residente nelle celle urbane rappresentative. Il questionario (5.0 annesso1) deve essere mirato a mettere in evidenza il diverso potenziale di interferenza dei vari tipi di sorgenti mobili urbane al fine di ottimizzare il rapporto spesa / beneficio nelle misure di contenimento della rumorosità. Una volta definita l'entità specifica dell'impatto di ogni singolo tipo di sorgente in funzione di LAeq,d ed LAeq,n, si potrà stabilire ad esempio i limiti di rumore di pass-by per i mezzi pubblici da imporre nella fase di ricambio dei mezzi pubblici obsoleti e simili.

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La tecnica del questionario somministrato alla popolazione è di vitale importanza quando si voglia aver ragione dei benefici ottenuti a fronte degli investimenti fatti. Questo specialmente per quanto riguarda il contenimento del rumore da TAU. Esperienze internazionali dimostrano come si possano ottenere notevoli miglioramenti nella qualità della vita della popolazione a fronte di abbattimenti relativamente modesti di LAeq,d & LAeq,n purchè ottenuti in maniera mirata sulle sorgenti vissute come le più interferenti. 8.6 Capitolato e capitale. Le operazioni di misura ed analisi, e la somministrazione dei questionari, hanno naturalmente un costo. Nella stesura di un capitolato non si potrà prescindere dai fondi disponibili. Partendo da questi sarà necessaruio fare un analisi delle priorità in funzione dei costi in modo da accordare quanto è immediatamente possibile, con azioni future. Per fare un esempio, fornire i soli LAeq,n & LAeq,d mediati su di una settimana potrà aver un costo, se si vogliono ripuliti dagli eventi atipici il costo aumenterà di circa 1.5 volte, se si vogliono i LAeq,d & LAeq,n per tipo di sorgente, come in 8.5 il costo aumenterà di circa 3.0 volte, ma in compenso si potranno prevedre le variazioni di LAeq,n & d, al variare della composizione del traffico. A seguito, riportiamo per intero il capitolato di gara per la zonizzazione del comune di Trieste, il quale Conmune, oltre alle strette condizioni di procedura aveva richiesto anche uno studio di fattibilità, cui dovevano poi venir collegate le azioni di zonizzazione. Nella opinione degli autori, sebbene non sia possibile prendere pari pari queste procedure ed applicarle a qualunque caso, vi si possono trovare notevoli spunti pratici per garantire il buon successo della zonizzazione e dei programmi di bonifica del rumore da TAU. 8.7 Esempio commentato di capitolato di gara per una zonizzazione acustica del territorio comunale. Il presente costituisce il capitolato tecnico di appalto per la zonizzazione acustica urbana secondo gli obiettivi e le esigenze individuate nella Scheda di identificazione dell'intervento elaborata dalla Amministrazione Comunale di Trieste nel settore "risanamento acustico", nell'ambito del Programma triennale 1994-1996 per la tutela ambientale. Il presente capitolato si compone di cinque Parti. Il lavoro di cui alla Scheda predisposta dall'Amministrazione Comunale di Trieste dovrà essere sviluppato secondo una serie di fasi distinte e seguendo gli orientamenti e le prescrizioni indicate nelle Parti Prima, Seconda, Terza, Quarta e Quinta. Sotto questo profilo tutte le varie parti sono da intendersi parti integranti del capitolato, quelle dalla Prima alla Quarta aventi una valenza di prescrizioni tecniche di carattere generale, mentre quelle contenute nella Parte Quinta, aventi una valenza di prescrizioni tecniche particolari. 8.7.1 Parte prima. Individuazione di criteri operativi idonei alla definizione delle zone a diversa sensibilità al rumore sulla base di normative nazionali e regionali vigenti in materia di salvaguardia dall'inquinamento acustico ambientale, con particolare riferimento ai regolamenti elaborati in altre Regioni ai fini della zonizzazione acustica. Elaborazione

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specifica di criteri atti a trattare il problema delle sorgenti mobili, alla luce delle suddette normative e secondo recenti ed accreditate interpretazioni di studiosi della questione. 1.- Inquadramento generale. Nella presente Parte Prima vengono forniti alcuni orientamenti e sviluppate alcune riflessioni sulla problematica della zonizzazione acustica. Tali orientamenti derivano sostanzialmente dall'analisi di normative e linee guida elaborate dalle Regioni relativamente alla materia in oggetto e traggono fondamento anche in recenti ed accreditate interpretazioni di studiosi della questione. Si è ritenuto di elaborare quanto contenuto nella presente Parte Prima in mancanza di linee guida sviluppate dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e pertanto in modo da garantire non soltanto un'omogeneità nelle offerte che verranno elaborate in base al capitolato tecnico oggetto della Parte Quinta del presente lavoro, ma anche con l'intenzione di chiarire aspetti metodologici e procedurali utili ai fini della futura esecuzione della zonizzazione stessa. La classificazione in zone del territorio secondo il D.P.C.M. 1.3.91 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno" è una suddivisione basata sulle differenti tipologie di insediamenti cui corrispondono diversi valori di rumorosità ambientale e pertanto è una "zonizzazione acustica". Il parametro "rumorosità ambientale" non è tuttavia l'unico importante fattore che caratterizza i diversi ambiti territoriali, ma è necessario tener conto di tutta una serie di aspetti legati alla funzionalità ed alla fruibilità delle aree. Pervenire ad una zonizzazione acustica è un procedimento complesso ed ha rilevanti implicazioni, per cui non sono ipotizzabili frequenti modifiche. Appare tuttavia ragionevole che la suddivisione nelle zone acusticamente omogenee possa essere variata nel tempo a seguito del mutare delle condizioni acustiche e ciò anche in virtù degli effetti di politiche mirate e di provvedimenti di bonifica posti in atto. Gli obiettivi di fondo di una zonizzazione acustica sono sostanzialmente quelli di prevenire il deterioramento delle zone non inquinate o comunque poco rumorose e di risanare quelle dove, al momento di partenza, sono riscontrabili livelli di rumorosità ambientale che potrebbero comportare possibili effetti negativi sulla salute della popolazione residente. Sotto questi profili, la zonizzazione rappresenta il quadro di riferimento sia per la tutela e la prevenzione del fonoinquinamento, che per la correzione di quelle situazioni ritenute inaccettabili. Diventa quindi evidente che l'esistenza di una zonizzazione acustica consente anche una pianificazione del futuro sviluppo di un territorio nel rispetto delle esigenze sonore, introducendo in tal modo il fattore "rumore" tra i parametri di progetto dell'uso del territorio. Si comprende infatti come una preliminare individuazione dei limiti di rumorosità ambientale da rispettare ha tanto maggior senso quanto più essa è tempestiva rispetto alle scelte di localizzazione delle diverse attività. In particolare, ha notevole rilevanza l'esigenza delle imprese di conoscere i valori massimi di immissione di rumore in una determinata zona, sia in caso di primo insediamento di un'azienda, che all'atto della predisposizione di interventi di protezione. E' infatti ovvio che la preliminare conoscenza di tali limiti di rumorosità è essenziale affinchè le imprese possano progettare quegli interventi che diano la certezza della conformità delle emissioni a quanto previsto dalla normativa. Parimenti, nelle scelte di organizzazione e distribuzione dei servizi e della residenza, nonchè di pianificazione della

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mobilità urbana, l'esistenza di valori di riferimento massimi da non superare per il rumore che potrà derivarne consente di evitare l'istaurarsi di situazioni compromesse o, per lo meno, di ridurre al minimo i casi di criticità. Sono chiare le implicazioni economiche, sia individuali, che collettive, che conseguono da quanto sopra evidenziato. La zonizzazione acustica del territorio può quindi, sotto certi profili pratici, essere interpretata alla stregua di uno strumento urbanistico di settore, la cui funzione è peraltro anche quella di fornire ai pianificatori a livello superiore gli elementi necessari per valutare le scelte di gestione e di sviluppo del territorio sul piano del rumore ed inoltre consentire la definizione di vincoli ed obblighi per l'adeguamento delle situazioni esistenti, per autorizzare l'attività di nuove iniziative ed impianti, nonchè per valutare e fronteggiare i problemi di inquinamento derivanti dalle sorgenti mobili. In definitiva, il fattore acustico deve contribuire su di un piano logico alla definizione dell'organizzazione urbana. Sotto questo profilo appare chiaro che vi possono essere due orientamenti fondamentali, nella predisposizione di una zonizzazione acustica: il primo tende a riconoscere e ad accettare determinate situazioni di rumorosità e sulla base di queste constatazioni, effettua una suddivisione da rispettare nel futuro; il secondo affida a questo strumento di settore un ruolo di maggior respiro, nel senso che determinate scelte di pianificazione passata possono anche essere ritenute inopportune sul piano dell'inquinamento acustico e pertanto vanno limitate o contrastate. Nel primo caso si potrà addivenire ad una zonizzazione meno onerosa sul piano delle bonifiche e dei risanamenti da effettuare, ma necessariamente si dovranno accettare situazioni più "critiche" e quindi suscettibili di innescare ulteriori situazioni di conflitto. Nel secondo caso si ammette l'esistenza di un maggior numero di incongruenze e di incompatibilità cui è necessario provvedere, ovviamente attraverso un piano di risanamento articolato in fasi e priorità. Gli oneri derivanti da questo secondo orientamento potranno essere senz'altro maggiori nella fase iniziale, ma hanno una più elevata probabilità di salvaguardare la qualità della vita della popolazione nel futuro. Una zonizzazione acustica efficace e ragionevole nasce dal soddisfacimento equilibrato delle esigenze collegate ai due orientamenti esposti. E' chiaro quindi che una zonizzazione non è solo un fatto tecnico, ma implica delle scelte di natura politica per la gestione del bene pubblico, scelte che sono di competenza delle Amministrazioni. Per contro, spetta al tecnico raccogliere, organizzare e presentare al decisore pubblico tutti gli elementi significativi e necessari affinchè le scelte politiche possano essere operate a ragion veduta. Con questo spirito si ritiene che tutto quanto è contenuto nel presente capitolato tecnico mira all'ottenimento di una sinergia fra le conoscenze scientifiche e tecniche più avanzate e le scelte dell'Amministrazione. Una volta operata una suddivisione del territorio in zone a rumorosità omogenea sarà possibile procedere ad un "controllo" efficace, anche se graduato nel tempo, della rumorosità ambientale. Si disporrà infatti di un quadro di riferimento per capire quali aree sono da salvaguardare, quali presentano livelli di rumore accettabili, quali sono inquinate,

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dove può essere permesso lo sviluppo di attività rumorose e dove è necessario preventivare interventi di risanamento ambientale. A questo proposito è indispensabile aver presente sia il D.P.C.M. 1.3.91 "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno", che la successiva sentenza della Corte Costituzionale n.517, del 19-30 dicembre 1991, relativa al ricorso promosso dalla Provincia di Trento, che ha annullato le disposizioni contenute nell'art. 3, primo comma, seconda e terza proposizione e gli articoli 4 e 5 del citato D.P.C.M.. In particolare, questi due ultimi articoli sono stati annullati in quanto le relative prescrizioni possono essere validamente disposte soltanto con un atto legislativo o con un atto amministrativo adottato sulla base di una legge. Una conseguenza rilevante a questo proposito è che tutta la questione legata al risanamento acustico rimane subordinata alle future prescrizioni legislative contenute, in particolare, nella Legge Quadro sull'inquinamento acustico già approvata, in un testo unificato, dal Senato della Repubblica il 21.04.93 ed attualmente in corso di precisazione da parte di una Commissione ambiente trasporti. Vale la pena di far comunque osservare come, già alla data attuale, sia indispensabile alle Amministrazioni conoscere, valutare ed individuare la natura e l'entità delle possibili forme di risanamento acustico ambientale, in modo che esse possano formarsi un quadro delle esigenze a questo riguardo. La zonizzazione acustica, costruita dunque su di una solida base conoscitiva della realtà locale ed in armonia con le scelte di gestione del territorio operate dall'Amministrazione, deve costituire lo strumento di riferimento e di partenza per elaborare, prevedere, controllare e gestire la tutela ed il risanamento acustico del territorio. Essa pertanto deve consentire il raggiungimento di due scopi principali: 1) Riportare entro determinati limiti le emissioni e le immissioni rumorose di sorgenti esistenti. 2) Stabilire un limite delle emissioni ed immissioni rumorose di sorgenti future. Preliminarmente è pertanto d'obbligo individuare la tipologia e l'entità della rumorosità ambientale presente. 2.- Problematiche connesse alla zonizzazione acustica. Un primo problema del quale è indispensabile prendere atto riguarda il fatto che la zonizzazione acustica va operata nei confronti di realtà urbane il cui sviluppo non ha quasi mai compreso la valutazione degli aspetti di acustica e rumore ambientale. La situazione più frequente è quella in cui insediamenti a diversa destinazione d'uso, caratterizzati da diversa sensibilità al rumore, si trovano in stretta contiguità. Ciò comporterebbe, a tutta prima, il risultato di una zonizzazione estremamente frammentata ed assolutamente incongruente con le leggi fisiche di propagazione del rumore. Per questo stesso motivo, la zonizzazione acustica effettuata secondo l'Art. 6 del D.P.C.M. 1.3.91 non è in grado di consentire una corretta gestione del fonoinquinamento ambientale e quindi rende impossibile, nella maggior parte delle situazioni, il raggiungimento degli obiettivi di cui si è detto. In ogni caso è opportuno riflettere sulle diversità esistenti tra "sorgenti fisse" e "sorgenti mobili", l'approccio al cui inquinamento ha sollevato e tuttora solleva discussioni e dibattiti scientifici e normativi. Infatti, mentre si può ipotizzare che, in

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tempi più o meno brevi, potrà essere reso compatibile l'esercizio delle sorgenti fisse con l'ambiente e gli insediamenti circostanti (sono infatti già state realizzate e sono in corso di predisposizione e realizzazione, da parte di numerose imprese, interventi per il contenimento delle emissioni sonore, secondo le prescrizioni del già citato D.P.C.M.), ben diversa è la situazione delle sorgenti mobili e soprattutto di quelle costituite dal traffico stradale. Vi è infatti per lo meno una considerazione che sorge immediata: la loro estrema diffusione, difficile controllabilità e forti implicazioni che i provvedimenti ingenerano sugli schemi di mobilità e fruibilità urbana, rendono infatti oggettivamente ed operativamente complessa un'azione estesa ed efficace di contenimento sonoro nei loro confronti. L'applicazione diretta alle sorgenti mobili delle prescrizioni contenute nel D.P.C.M. non appare dunque un fatto scontato. La particolare importanza che la suddetta problematica riveste merita pertanto alcuni cenni di orientamento, che riguardano il rumore da traffico autoveicolare urbano, notoriamente in evidenza percettiva alla stragrande maggioranza della popolazione. Nell'affrontare questo aspetto dell'inquinamento da rumore è necessario tener conto che è disponibile, a livello internazionale ed anche nazionale, una massa notevole di studi e ricerche che hanno oramai consolidato la conoscenza del rapporto fra rumore da traffico autoveicolare e risposte della popolazione. In particolare si evidenzia il differente rapporto tra livelli sonori e sensibilità dei soggetti esposti a seconda del tipo di sorgente. Queste correlazioni mettono in evidenza come, di fatto e nella generalità delle situazioni, il rumore da traffico determini reazioni meno marcate, a parità di livelli, rispetto a talune altre sorgenti, specificatamente quelle fisse. Ciò non significa che esso va maggiormente "tollerato", ma deve far riflettere all'atto della zonizzazione e nella valutazione dei provvedimenti di difesa. A questo proposito assume un rilevo ancora maggiore quanto si diceva al precedente paragrafo circa le scelte da adottare nella zonizzazione. Se infatti l'orientamento fosse, al limite, quello del consolidamento delle tendenze in atto, ci si troverebbe, in una molteplicità di situazioni, a dover adottare classi elevate (alti valori di rumorosità ambientale) per vaste parti del territorio e comunque per la maggior parte delle sedi stradali e delle loro rispettive fasce di influenza. Tale soluzione, che comunque potrebbe risultare ragionevolmente percorribile nei confronti di una parte significativa del sistema viario, non sarebbe comunque ancora sufficiente a coprire tutte le situazioni, in quanto, in ogni caso, esisterebbero delle aree nelle quali il rumore ambientale è così elevato da essere inaccettabile anche per aree esclusivamente industriali. Per contro, adottando un orientamento di tipo più "restrittivo", ci si troverebbe improvvisamente con una vasta casistica di zone assolutamente fuori norma e, per giunta, praticamente insanabili o sanabili con costi molto alti. E' chiaro pertanto che la problematica del fonoinquinamento da traffico stradale esige un approccio consapevole degli effetti sociali molto rilevanti che una zonizzazione acustica è suscettibile di produrre nei confronti di questa sorgente. Dalla applicazione dei risultati delle citate ricerche epidemiologiche internazionali ed alla luce delle disposizioni contenute nelle normative dei Paesi industrialmente più avanzati (Germania, Francia, Giappone, Stati Uniti) emerge, a questo riguardo, la possibilità di una tripla scelta:

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a) limitazione dei danni a fronte di un beneficio minimo, ottenibile con un limite di 70 dB(A) LAeq (08-20); b) risanamento parziale dove ottenibile con un limite di 65 dB(A) LAeq (08-20); c) condizione ottimale per strutture urbane costruende con un limite di 60 dB(A) LAeq (08-20). La necessità di una siffatta articolazione dell'applicazione dei limiti (che negli studi effettuati e negli orientamenti elaborati a livello internazionale fanno riferimento ad un indicatore di rumorosità che si discosta da quelli del D.P.C.M. 1.3.91), il più delle volte impostata in termini di cadenza storica decennale, deriva sostanzialmente dall'imponenza e dalle caratteristiche costruttive del parco degli autoveicoli circolanti. A livello Ue si tende a diminuire progressivamente il livello di rumore prodotto da ogni singolo tipo di veicolo al momento della sua omologazione e, contemporaneamente, ad incoraggiare campagne nazionali di educazione della popolazione all'uso meno inquinante possibile delle sorgenti di rumore. Si comprende pertanto come, nel futuro, è prevedibile una riduzione globale delle emissioni sonore derivanti dal traffico stradale. Tale progressiva riduzione, accompagnata da significativi provvedimenti di gestione della mobilità urbana, consentirà di estendere limiti sonori più bassi a sempre maggiori aree d'influenza delle infrastrutture. Alla luce di quanto esposto, nel contesto del presente lavoro e con la finalità di ottenere una valida base conoscitiva circa questo tipo di fonoinquinamento, in modo da poter individuare soluzioni efficaci, ma percorribili, nei confronti delle sorgenti mobili, si dà particolare importanza al rilevamento di dati sul rumore da traffico, statisticamente indipendenti ed utilizzabili per confronti futuri. A tale scopo e tenendo presente il costo di misure statisticamente indipendenti, si prescrivono rilevamenti del rumore da concentrarsi su aree campione tipologicamente rappresentative. Quest'ultime potranno costituire i nuclei di riferimento per future sperimentazioni e controlli, volti a verificare lo stato di questo tipo di inquinamento in seguito alla sua evoluzione naturale o per effetto di iniziative organizzative del traffico poste in atto dalla Amministrazione. A questo riguardo si precisa come sinergici provvedimenti volti a potenziare ed elevare la qualità del servizio del trasporto pubblico e ad introdurre mezzi di trasporto collettivo più silenziosi, siano altresì suscettibili di accelerare il fenomeno di riduzione del rumore ingenerato dagli spostamenti su strada. In definitiva, considerato che il rumore da traffico autoveicolare rappresenta per sua natura una tipologia di sorgente diversa, sia per effetti sulla popolazione, che per implicazioni sociali, dalle sorgenti fisse, e che pertanto abbisognerebbe di una sua regolamentazione specifica, si ritiene che la zonizzazione secondo il D.P.C.M. debba essere sviluppata, in una prima fase, a prescindere dalla presenza di questa sorgente sul territorio, facendo a ciò seguire un'analisi attenta del ruolo che le arterie viarie giocano sul panorama della rumorosità urbana e, contemporaneamente, della loro importanza funzionale nella quotidiana vita della città. Da queste considerazioni potranno essere riconosciuti ed ammessi determinati, limitati e giustificati stati di fatto acustici storici, che si andranno a sovrapporre alla zonizzazione di prima fase e contribuiranno alla suddivisione definitiva.

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Operativamente, ciò significa che, a talune arterie urbane di preminente interesse funzionale per la mobilità cittadina, può essere attribuita la classe IV alle sedi viarie ed esclusivamente alle facciate degli edifici prospicienti le arterie stesse, anche se tali infrastrutture si trovassero ad attraversare aree appartenenti a classi inferiori. Tale scelta, che va comunque operata in stretta armonia con gli orientamenti assunti nell'ambito della pianificazione del traffico cittadino, nonchè verificata alla luce delle politiche di contenimento dell'inquinamento atmosferico, va specificatamente concordata con l'Amministrazione. In ogni caso, il riconoscere a determinati assi viari ed alle loro pertinenze fisiche (quindi facciate prospicenti, cortili aperti sulle vie, spazi di parcheggio e piazze comunicanti con esse, per profondità definibili coerentemente con i meccanismi di propagazione del rumore in ambito costruito), classi acustiche superiori a quelle delle zone attraversate, potrà comportare, per diverse arterie, il superamento anche dei limiti di zona IV. Ciò potrà verificarsi sia partendo dall'esistente sistema di gestione del traffico, che tanto più in conseguenza di una futura riduzione del numero di arterie ritenute essenziali e quindi a seguito dell'attuazione di provvedimenti miranti a disincentivare l'utilizzo di alcune delle strade suddette (fatto che comporterà un aumento di flusso su quelle rimaste). Tale superamento anche dei limiti di zona IV potrà essere affrontato in chiave storica di cadenza decennale (ovvero attraverso la naturale riduzione della rumorosità del parco dei veicoli circolanti e mediante campagne di sensibilizzazione degli utenti della strada), attuando interventi di gestione del traffico stradale (nell'ambito della pianificazione della mobilità) ed eventualmente a livello di bonifica presso i ricettori, nei casi di maggior sensibilità al rumore (tipicamente in caso di destinazioni d'uso degli edifici prospicenti proprie della zona I) . Un altro aspetto che ha caratteristiche di problematicità è quello relativo al criterio massimo differenziale, che prescinde dalle diverse classificazioni delle zone. Oltre alle difficoltà di verifica, in quanto occorre rilevare la differenza tra rumore ambientale e rumore residuo all'interno di locali abitativi, vi è il problema della possibile variabilità del rumore residuo dipendente da un numero elevato di fattori. Sotto questo profilo, sia le sorgenti fisse, che quelle mobili, devono entrare a far parte della valutazione del rumore presente in una determinata zona. Ciò comporta l'esigenza di protrarre le misure per periodi di tempo sufficienti e significativi e, nel caso di sorgenti mobili, il contributo derivante da una specifica infrastruttura stradale potrà essere "isolato" attraverso l'uso di modelli di simulazione tarati per l'ambiente specifico e di provata affidabilità. 3.- Criteri generali per la predisposizione della zonizzazione acustica. In mancanza di linee guida elaborate ai fini delle zonizzazioni acustiche comunali a livello della Regione Friuli Venezia Giulia, nel seguito si indicano alcuni criteri ritenuti idonei per la predisposizione della "zonizzazione acustica definitiva del territorio urbano", così come richiesto nella Scheda di identificazione dell'intervento elaborata dalla Amministrazione Comunale di Trieste, nell'ambito del Programma triennale 1994-1996 per la tutela ambientale approvato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, con deliberazione 21 dicembre 1993.

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3.1. La classificazione va attuata avendo come riferimento le attività insediate e quelle previste dagli strumenti urbanistici vigenti. Nella specifica realtà di Trieste, andrà fatto riferimento anche alle previsioni del Piano Regolatore in corso di adozione. 3.2. Gli obiettivi finali della zonizzazione devono essere quelli di risanare le aree attualmente degradate sul piano del rumore ambientale e di prevenire l'instaurarsi di ulteriori situazioni compromesse. Non si tratta quindi soltanto di fotografare l'esistente, ma di individuare, tenendo conto della pianificazione urbanistica, delle specifiche situazioni locali e degli indirizzi forniti dall'Amministrazione, gli obiettivi del successivo risanamento dal rumore ambientale. La zonizzazione deve quindi fornire uno scenario logico e coerente di tutela dell'ambiente dall'inquinamento acustico. 3.3. Nella suddivisione del territorio in zone acusticamente omogenee si deve ricercare un ragionevole compromesso tra il diritto della popolazione di beneficiare di condizioni di rumorosità accettabili e le esigenze di lavoro, di mobilità ed in generale di fruizione della struttura urbana. 3.4. La zonizzazione dovrà tener conto, per lo meno a livello di una valutazione di massima, dei meccanismi di propagazione del rumore in ambiti costruiti, in modo da ridurre, a parità di altri obiettivi di risanamento, i casi in cui il rispetto dei limiti di zona possa essere ottenuto facendo esclusivo ricorso a provvedimenti di bonifica di tipo "passivo" ovvero ottenibili soltanto con interposizione o rafforzamento di ostacoli tra sorgenti e realtà sensibili. A questo riguardo, si dovrà evitare anche un frazionamento eccessivo del territorio urbanizzato, con zone a differente valore limite; ciò, al fine di rendere operativamente attuabile l'organizzazione delle attività e possibile il controllo della rumorosità. L'obiettivo deve infatti essere quello di ottenere la compatibilità tra zone a diversa destinazione d'uso sulla maggior parte possibile di territorio. Ciò va in particolare perseguito nelle aree di espansione, ove è ancora possibile attuare una difesa dal rumore di tipo "attivo" ovvero basata sullo sfruttamento intelligente dei meccanismi di attenuazione sonora ottenibili con la pianificazione urbanistica e con la progettazione architettonica. 3.5. Va perseguita la compatibilità tra i diversi tipi di insediamento tenendo conto di aspetti economici e tecnologici, della estensione degli insediamenti rumorosi, della necessità di interventi di risanamento e dei loro possibili costi. A questo scopo andrà evitata la contiguità di zone caratterizzate da limiti massimi di esposizione al rumore che differiscono per più di 5 dB(A) di livello equivalente. Nell'impossibilità di individuare soluzioni tecniche fattibili secondo questo principio, potranno essere definite fasce di rispetto di ampiezza commensurata alle modalità di propagazione del rumore. 3.6. Nella fase di acquisizione delle informazioni di partenza andrà prestata particolare attenzione all'ottenimento di dati derivanti da indagini, studi o piani di risanamento predisposti dalle imprese, che consentano di arricchire il quadro conoscitivo storico dei luoghi.

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3.7. Tutte le attività sviluppate sul territorio ed in particolare quelle commerciali, artigianali ed industriali citate nella Tabella 1 dell'Allegato B del D.P.C.M. 1.3.91, vanno valutate rispetto al tipo di sorgenti sonore che esse comprendono e non in termini di categorie economiche. Nei confronti di attività produttive caratterizzate da limitate emissioni sonore è possibile applicare il criterio differenziale ed inserirle in zone di classi inferiori. 3.8. La rumorosità di una zona è quella strumentalmente rilevabile e derivante dal cumulo di tutti i contributi sonori esistenti. Il rumore esistente in una zona, da qualsiasi parte esso provenga, deve essere contenuto nei limiti massimi previsti per quella determinata zona. Di conseguenza, le sorgenti devono rispettare i limiti di tutte le zone interessate dalle loro emissioni sonore. 3.9. Nella valutazione della rumorosità delle sorgenti sonore fisse, gli aspetti da considerare sono le tipologie di sorgenti utilizzate, i periodi di emissione del rumore, il traffico indotto dalle attività. Non vanno considerati eventi eccezionali o temporanei. La zonizzazione dovrà tener conto delle presumibili aree d'influenza. 3.10. Per quanto attiene alle sorgenti mobili è necessario individuare la valenza funzionale delle diverse arterie e verificarla con gli uffici comunali competenti, in modo da orientare correttamente la classificazione sotto il profilo del rumore emesso dal traffico stradale. Nella assegnazione alle pertinenze stradali ed al territorio confinante con assi viari una determinata classificazione, è necessario precisare i criteri operativi seguiti e motivare le scelte adottate. 3.11. Nella determinazione delle zone va considerato il parametro "densità abitativa", parametro questo utile anche per l'analisi delle priorità degli interventi. Va inoltre considerato un parametro idoneo a valutare la "densità di distribuzione delle attività commerciali e terziarie". 3.12. Ai fini del presente lavoro la zonizzazione dovrà essere estesa al territorio urbano della città di Trieste, desunto dalla delimitazione del centro abitato nel Comune. Potrà essere fatta una risagomatura di tale delimitazione in base ai meccanismi di propagazione acustica o a specifiche scelte di zonizzazione, che devono essere adeguatamente illustrate. In ogni caso, l'ambito oggetto del presente lavoro dovrà comprendere il centro abitato già delimitato. Costituirà titolo preferenziale la zonizzazione estesa all'intero territorio Comunale. 3.13. Per quanto riguarda le operazioni di rilevamento fonometrico diretto, si rimanda alla successiva Parte Quinta ed ai relativi Annessi. 8.7.2 Parte seconda. Criteri operativi specifici per la realtà Triestina, con particolare riferimento alle sorgenti mobili più significative. 1. Inquadramento territoriale. Preliminarmente alla stesura della zonizzazione acustica è indispensabile una conoscenza approfondita dell'ambito oggetto d'intervento sotto una

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serie di profili. Potendo effettuare misure di rumore capillarmente sul territorio ovvero realizzando una fitta mappatura delle condizioni acustiche, tale conoscenza preliminare potrebbe essere limitata all'acquisizione di elementi generali, ma, dovendo per contro ridurre il numero dei rilievi, argomento questo che verrà ripreso nel seguito, appare indispensabile acquisire un elevato numero di informazioni collaterali relative al territorio nel quale si viene ad operare. Nella presente Parte Seconda, si forniscono alcuni elementi guida circa la realtà locale e si delineano i criteri secondo i quali si dovrà operare per ottenere un quadro di conoscenze finalizzato alla stesura della zonizzazione acustica. Si puntualizzano inoltre alcuni dei criteri di cui alla precedente Parte Prima a fronte delle specifiche esigenze locali. Gli elementi territoriali cui è necessario fare soprattutto riferimento sono di natura morfologica, urbanistica e funzionale. Per quanto riguarda i primi si fa osservare come l'orografia giochi un ruolo di primo piano nella propagazione delle onde sonore, per cui le aree d'influenza delle diverse sorgenti possono estendersi in modi alquanto diversi rispetto a quelli teoricamente prevedibili, in caso di orografia omogenea e pianeggiante. Per quanto riguarda invece gli aspetti urbanistici, è necessario considerare che le sole destinazioni d'uso delle varie zone non sono sufficienti ad orientare una suddivisione di tipo acustico, ma è opportuno fare riferimento alle tipologie dell'edificato ed alla distribuzione e densità delle tipologie stesse, aspetti questi che, anch'essi, condizionano pesantemente gli effetti delle sorgenti sonore. Infine, particolare importanza rivestono gli aspetti funzionali, i quali devono assumere un ruolo importante sia nella valutazione stessa delle potenzialità delle sorgenti, che nelle successive scelte delle classi secondo il D.P.C.M. 1.3.91. 2. Aspetti morfologici. Il territorio comunale di Trieste presenta una morfologia complessa e movimentata, caratterizzata dal succedersi di crinali ed avvallamenti, che dal ciglione carsico conducono praticamente al mare. Di fatto, la città appare racchiusa e quasi compressa tra l'altipiano ed il mare, lasciando oramai pochi spazi aperti, soprattutto di tipo pianeggiante. Soltanto in prossimità della costa le pendenze del terreno si riducono, lasciando spazio ad ambiti in piano, qual'è, ad esempio l'area del Borgo Teresiano. Su questo territorio articolato, costituito essenzialmente da residenza, attività commerciali, servizi e limitate attività artigianali nella parte nord e centrale, cui si aggiungono attività industriali nella parte più a sud ed attività connesse al Porto lungo la costa, si sviluppa una rete stradale altrettanto complessa, per lo più caratterizzata da elementi planoaltimetrici fortemente variabili. In linea generale, le valli e le conche tendono a raccogliere il traffico su arterie di dimensioni maggiori che ne percorrono il fondo, sicchè, secondo uno schema ampiamente semplificato, le infrastrutture principali raggiungono le zone del centro urbano secondo una modalità a raggera, che presenta non poche difficoltà di collegamenti trasversali. Il drenaggio forse maggiore si ha con l'asse delle Rive, che finisce per sopportare una buona parte del traffico impegnato sulle distanze interquartiere ed anche di solo attraversamento. La città si sviluppa però in termini molto consistenti a sud delle zone del centro storico, secondo una morfologia che consente minori schematizzazioni. Anche le arterie di traffico sono, in questa parte della città, distribuite variamente sul territorio, in risposta ad esigenze di collegamento delle aree portuali e delle altre zone produttive.

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Vi sono poi i borghi carsici, di cui quello di Opicina raggiunge oramai dimensioni ragguardevoli. Benchè le zone dell'altipiano godano di condizioni ambientali in generale più favorevoli di quelle riscontrabili in città, è proprio nelle zone periferiche e sul Carso che si trovano le arterie di traffico di categoria più elevata, di collegamento con il sistema autostradale nazionale e con i numerosi valichi confinari. 3. Aspetti urbanistici. Appare fin troppo ovvio far osservare che le diverse epoche di sviluppo della città hanno dato luogo a diverse tipologie di organizzazione urbanistica ed architettonica. Ciò significa che la città appare composta da un discreto campionario di tessuti urbanizzati, la cui analisi esula dalle finalità di questo lavoro, ma la cui descrizione può essere facilmente reperita sui testi specifici. E' evidente che la considerazione delle diverse tipologie di edificato all'atto della zonizzazione acustica è un fatto importante, sempre a motivo delle modalità di propagazione del rumore. A titolo di esempio si consideri l'effetto schermante che gli edifici di grande dimensione rivestono nei confronti delle realtà retrostanti, come pure il rilevante abbattimento sonoro che si può riscontrare all'interno dei cortili racchiusi da fabbricati continui. L'analisi in situ delle diverse tipologie del costruito riveste un ruolo fondamentale nella scelta delle postazioni di rilievo del rumore, specificatamente in caso che esse debbano essere campionarie. In particolare, per la città di Trieste, si ritiene debbano essere oggetto di indagine diretta delle condizioni acustiche tutti quegli ambiti che presentino diversa tipologia urbanistica, in quanto la zonizzazione dovrà potersi basare su di una serie di situazioni-tipo che coprono l'intera casistica presente. Nella Parte Quinta del presente lavoro si fornisce un'indicazione circa alcuni ambiti tipologici che dovranno essere oggetto di analisi e di misurazione acustica. Si precisa sin d'ora a questo riguardo che la casistica indicata non ha inteso esaurire l'insieme delle diverse situazioni riscontrabili, ma fornire un orientamento circa la metodologia da adottare ai fini dell'acquisizione di dati di rumore significativi. 4. Aspetti funzionali. Come già si è detto nella Parte Prima del presente lavoro, particolare attenzione dovrà essere fatta agli aspetti funzionali che caratterizzano l'ambito urbano e le sue interconnessioni con le zone limitrofe. Si ribadisce infatti come la zonizzazione acustica debba trovare un connubio tra qualità sonora dell'ambiente ed esigenze di funzionamento del sistema urbano. Osservato che per la città di Trieste, come noto, le fonti di maggiore inquinamento - sia acustico che atmosferico - sono rappresentate dal traffico su strada, è logico riservare al rilievo, allo studio ed alla valutazione del fonoinquinamento da traffico la gran parte delle risorse messe a disposizione. Tale analisi mirata ha un duplice obiettivo: acquisire lo stato esistente della rumorosità anche ai fini del controllo futuro dell'evolversi del fenomeno e raccogliere le informazioni necessarie a supportare le scelte dei limiti da assegnare alle arterie stradali (si veda, a questo proposito, quanto esposto nella Parte Prima). Mentre il primo obiettivo può, entro certi limiti, prescindere dall'analisi funzionale di un'infrastruttura, il secondo può soltanto essere perseguito una volta compreso chiaramente il ruolo che essa riveste all'interno del sistema urbano. Si precisa a questo riguardo che il ruolo di un'arteria si determina a partire dai dati di domanda di traffico che

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la riguardano, ma anche dalla comprensione delle polarità urbane che essa collega e delle connessioni che essa realizza con il territorio contermine. E' pertanto indispensabile, ai fini di una zonizzazione oculata e gestibile, acquisire tutte le possibili informazioni riguardanti il sistema della mobilità cittadina. In particolare, per la città di Trieste, si ritiene che debbano costituire oggetto di particolare attenzione arterie quali: viale Miramare via G. Carducci il sistema delle Rive via Milano via Valdirivo via Roma via del Coroneo via Fabio Severo viale G. D'Annunzio via C. Battisti via Giulia via dell'Istria via Flavia corso Italia via D. Rossetti via Commerciale via Udine via I. Svevo viale dei Campi Elisi. Al suddetto elenco si aggiunge il tracciato urbano della Grande Viabilità e le tratte urbane delle strade statali. La verifica del ruolo funzionale della maglia viaria triestina andrà effettuata in accordo con le indicazioni emerse nel Piano del Traffico e nel P.R.G. in corso di adozione. Le valutazioni dovranno essere altresì verificate con i competenti uffici comunali. 5. Criteri operativi di zonizzazione specifici per la realtà di Trieste. Alla luce di quanto esposto ai paragrafi precedenti, si integrano e precisano i criteri generali illustrati nella Parte Prima, che in ogni caso devono essere rispettati, con i criteri di seguito esposti. 5.1. Allo scopo di individuare gli ambiti significativi ove concentrare i rilevi acustici, è necessaria un'analisi preliminare delle tipologie del costruito urbano, in modo che l'insieme delle realtà indagate direttamente possa coprire la casistica delle situazioni in termini di natura ed intensità delle sorgenti presenti e di modalità di propagazione del rumore. A questo fine dovranno essere considerati, all'interno dell'insieme degli ambiti ritenuti necessari, quelli indicati nella seguente Parte Quinta, i quali devono essere intesi a titolo di guida. Vi potranno essere variazioni nelle scelte dei suddetti ambiti, se adeguatamente motivate.

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5.2. Nell'analisi della rumorosità della città di Trieste dovrà essere data prevalenza alle indagini sul fonoinquinamento stradale. I rilievi acustici, per i quali le disposizioni particolari sono contenute nella Parte Quinta, andranno eseguiti in modo da ottenere dati caratterizzanti le principali arterie cittadine. Nell'insieme delle strade oggetto d'indagine andranno inserite quelle citate al precedente paragrafo 4. I rilievi andranno eseguiti in modo da ottenere un quadro esauriente della rumorosità, per cui andranno protratti almeno per 24 ore ed andranno condotti in normali giornate lavorative. 5.3. La zonizzazione riguardante le sedi stradali e le loro pertinenze dovrà essere motivata non soltanto sulla base dello stato storico di fatto delle arterie, ma anche sulla base del loro ruolo funzionale attuale e previsto dagli strumenti urbanistici vigenti ed in corso di adozione, nonchè in armonia con i criteri di pianificazione della mobilità. Per ogni arteria indagata dovrà essere precisata almeno una postazione ove saranno effettuati i futuri controlli della rumorosità. 5.4. I rilievi da condurre nelle aree stradali e di loro pertinenza dovranno essere associati a rilievi da effettuare all'interno delle zone delimitate dalle arterie, allo scopo di comprendere il potere attenuante esercitato dagli edifici direttamente prospicenti le sedi di traffico. Tali rilievi dovranno distinguersi tra rilievi condotti su aree appartenenti a strade di distribuzione locale e rilievi condotti nei cortili e negli spazi interni ai singoli fabbricati. La zonizzazione dovrà tener conto pertanto dei diversi effetti ottenibili sul territorio attraversato da una via a seconda della tipologia dell'edificato. 5.5. A soddisfacimento dei requisiti inerenti le modalità di misura e di trattamento dei dati ottenuti, si rimanda alle specificazioni contenute nella Parte Quinta del presente capitolato. 8.7.3 Parte terza. Criteri per l'integrazione del lavoro finalizzato alla zonizzazione acustica con i risultati di studi ed indagini già sviluppate nel Comune di Trieste in tema di inquinamento acustico. 1. Aspetti storici. Al fine di integrare il nuovo lavoro con i dati esistenti ed orientarlo più efficacemente a colmare i vuoti conoscitivi residui, si ritiene di fornire alcuni elementi informativi relativi a studi ed indagini già sviluppate nel Comune di Trieste. La problematica dell'inquinamento acustico è infatti già stata oggetto di una serie di indagini e studi che hanno coinvolto ambiti territoriali siti in Comune di Trieste ed anche se tali lavori si sono sviluppati in epoche diverse e secondo criteri via via dettati dalle specifiche esigenze conoscitive, essi ciononostante rappresentano una testimonianza dell'evoluzione del fenomeno rumore nell'ambito urbanizzato della città e vanno esaminati allo scopo di definire un, anche se sommario, iter storico della rumorosità.

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In particolare, sono state condotte campagne di rilievo da parte della Unità Sanitaria Locale già a partire dagli anni '80, si sono raccolti dati sul rumore nell'ambito dell'iniziativa del "Treno Verde", che ha visitato la città nel marzo 1988, si sono effettuate misurazioni nel corso di studi acustici condotti relativamente ai progetti effettuati alla fine degli anni '80 ed inizio '90 per l'asse delle Rive e viale Miramare, si sono condotte svariate serie di rilievi in corrispondenza dei punti più disturbati delle zone attraversate dalla Grande Viabilità nel periodo dal 1990 al 1994 ed ultimamente il rumore è stato rilevato in alcune postazioni urbane nell'ambito del progetto DISIA gestito dalla Provincia. 2. Elementi informativi circa alcuni studi acustici già sviluppati. In particolare, vale la pena di ricordare come esistano dati in merito alla rumorosità nel centro storico raccolti nel 1988 e nel 1989, anche se, per la maggior parte delle postazioni, su brevi periodi, ma comunque espressi in termini di Livello Equivalente A. In alcuni punti-chiave le misure erano state protratte per periodi superiori alle 24 ore. Il lavoro del 1989 si agganciava agli studi di impatto ambientale condotti al tempo relativamente ai progetti alternativi di risistemazione delle Rive. Una mappatura era stata condotta anche nel 1984 dal Servizio di Medicina del Lavoro della locale U.S.L. in corrispondenza delle aree successivamente interessate dal tracciato della Grande Viabilità. All'epoca era anche stata puntualizzata una metodologia di lavoro apprezzata a livello scientifico. Sempre relativamente alle aree d'influenza del tracciato della Grande Viabilità è stata raccolta una documentazione piuttosto vasta e rigorosa inerente le condizioni acustiche esistenti in corrispondenza dei punti sensibili. Con riferimento agli effetti del fonoinquinamento da traffico attribuibile a tale arteria sono infatti stati sviluppati diversi studi acustici, aventi peraltro la finalità ultima di valutare l'opportunità di intervenire con protezioni acustiche di tipo schermante lungo il tracciato. Con riferimento a quest'ultime fonti, si precisa che, in un numero significativo di casi, si dispone. oltre che dei dati espressi sia in termini di LeqA (6-22), che di LeqA (22-6), anche di quelli relativi ai flussi veicolari responsabili dei diversi livelli complessivi, in ciò comprendendo anche la viabilità locale. Sono state elaborate, a questo proposito, non soltanto misure tese ad acquisire informazioni circa la situazione esistente, ma si sono anche formulate ipotesi di carico futuro della viabilità coinvolta. Si fa inoltre notare come siano altresì stati raccolti dati coerenti con gli indicatori prescritti nel D.P.C.M 1.3.91 anche successivamente all'installazione delle barriere in corrispondenza di ambiti edificati siti lungo il III Lotto I stralcio. In generale, le misure riguardano il I lotto ossia il tratto che maggiormente coinvolge il territorio urbano ed appunto il III, anch'esso interferente con zone abitate. Per quanto concerne invece lo studio elaborato nell'ambito del programma DISIA, si sono raccolti dati sulla rumorosità in particolari postazioni localizzate in ambito urbano, ai fini di ottenere una serie di dati in alcuni particolari punti campione coincidenti con nodi ed assi viari caratterizzati da rilevanti volumi veicolari. E' peraltro in progetto una fase successiva di indagine finalizzata al censimento delle fonti di inquinamento acustico, che dovrebbe interessare il Comune di Trieste.

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Appare pertanto auspicabile l'instaurarsi di un dialogo tra gli incaricati del suddetto programma e coloro cui sarà affidata la zonizzazione acustica. Tale integrazione dovrebbe avvenire sia a livello metodologico, che in termini di restituzione dei risultati delle misure. Si ritiene tuttavia che il lavoro che dovrà essere sviluppato ai fini della zonizzazione acustica potrà e dovrà comunque essere portato a termine anche indipendentemente da quello che verrà condotto nell'ambito del DISIA, salvo elaborare i necessari agganci con i responsabili di quest'ultimo, in modo da realizzare un sistema informativo il più possibile omogeneo. 3. Criteri operativi di zonizzazione connessi ad indagini acustiche sviluppate nel Comune di Trieste. Tenendo conto delle indagini di cui ai precedenti paragrafi si integrano i criteri di cui alle Parti Prima e Seconda con i seguenti: 3.1. Ai fini di una conoscenza storica dello stato acustico dell'ambito oggetto della zonizzazione acustica, si terrà conto dei risultati degli studi e delle indagini già condotte nel Comune di Trieste. In particolare, si dovrà valutare l'opportunità di verificare le condizioni sonore nei punti più significativi, ai fini della zonizzazione stessa, tra quelli già oggetto d'indagine, allo scopo di dar luogo ad una serie storica del fenomeno. In caso di dati recenti ed utili ai fini della zonizzazione stessa, sarà opportuno includerli nel panorama conoscitivo oggetto del presente lavoro. 3.2. Con riferimento al progetto di censimento delle fonti di rumore nel Comune di Trieste, che verrà prossimamente sviluppato nell'ambito del programma DISIA, sarà opportuno instaurare un coordinamento tra le attività da svolgere ai fini della zonizzazione e tale progetto, in modo da rendere il panorama conoscitivo globale il più organico e completo possibile. 8.7.4 Parte quarta. Schema di principio del sistema globale per il controllo e la gestione del risanamento acustico nel Comune di Trieste. 1. Inquadramento. Come già si è specificato nelle Parti precedenti, la zonizzazione acustica deve rappresentare il quadro di riferimento primario ed essenziale non soltanto per la conoscenza delle condizioni acustiche esistenti al momento della sua stesura, ma per attuare un "controllo del rumore urbano" ovvero individuare e gestire i possibili provvedimenti di bonifica e di difesa. Sotto questo profilo, a completamento dei lavori di zonizzazione oggetto del presente capitolato, sarà necessario predisporre un sistema che consenta al Comune di procedere successivamente all'effettivo avvio di un programma di risanamento acustico. Allo scopo di agevolare lo sviluppo di questa parte del lavoro, si sono puntualizzati, in forma di schema, alcuni elementi di riferimento. Gli schemi sono contenuti nell'Annesso 4. 2. Schemi di riferimento per la predisposizione del sistema di controllo e gestione del risanamento acustico.

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Nello schema 1 si riprendono innanzitutto i collegamenti logici tra gli elementi di base della procedura di zonizzazione acustica. Essi evidenziano come, necessariamente, quest'ultima venga determinata in base ad uno scenario esistente alla data della sua predisposizione. In particolare, elementi quali i ruoli funzionali delle infrastrutture stradali ed i meccanismi di mobilità urbana condizionano le scelte di zonizzazione. Inoltre, le verifiche di validità della suddivisione proposta preliminarmente vengono fatte in funzione dei risultati ottenuti nei rilievi fonometrici, che appunto contraddistinguono una situazione "di partenza". Appare pertanto chiaro come, al fine di perseguire un miglioramento delle condizioni "di partenza", si debba definire un programma di interventi, i cui effetti devono essere opportunamente valutati. Ciò consentirà, nel tempo, di giudicare i benefici ottenuti mediante le diverse tipologie di provvedimenti e pertanto di proseguire sulle strade intraprese oppure di modificare taluni orientamenti. Nello schema 2 si sono indicate le principali fasi che portano alla definizione di una priorità degli interventi. Il punto di partenza è, ovviamente, rappresentato dalle situazioni da risanare, che emergono direttamente dalle scelte effettuate con la zonizzazione acustica a fronte di determinate condizioni sonore reali. Allo stato attuale è disponibile una vasta casistica di situazioni oggetto di bonifica acustica ed un'altrettanto ampia bibliografia in proposito. Ciò che pertanto va indicato a seguito del lavoro di zonizzazione sono le modalità di bonifica che si reputano percorribili con riferimento a ciascuna delle situazioni "critiche". Successivamente, anche mediante applicazione di modelli previsionali, che consentano di valutare, almeno in termini di massima, i benefici ottenibili, si potrà formulare una prima scaletta di priorità. Tale scenario offrirà all'Amministrazione del Comune di Trieste un primo quadro relativo alle possibilità di risanamento esistenti. E' peraltro chiaro che tutti i provvedimenti riguardanti la gestione del traffico potranno soltanto essere delineati a livello di massima, rientrando tra i compiti di pianificazione della mobilità cittadina. Lo schema 4 evidenzia come le situazioni acustiche campionarie siano direttamente influenzate sia dall'evoluzione storica delle emissioni sonore proprie del traffico, che dai provvedimenti già posti in atto, che dall'adeguamento alla zonizzazione da parte delle sorgenti sonore fisse. Il sistema di monitoraggio delle situazioni acustiche consentirà di valutare queste variazioni. Lo schema 5 richiama invece le principali tipologie di provvedimenti cui è possibile fare riferimento ai fini del risanamento acustico. Ciò che costituisce un requisito collegato ai lavori di cui al presente capitolato è la predisposizione di un sistema di acquisizione e trattamento dati acustici in continuo, idoneo cioè ad immagazzinare e gestire l'evolversi delle situazioni acustiche campionarie oggetto di monitoraggio. Tale sistema dovrà costituire il nucleo di un sistema di feedback degli effetti dei provvedimenti, man mano che essi verranno attuati. Il sistema fornirà infatti, a cadenze temporali prefissate, gli scenari acustici tipologicamente significativi.

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Gli effetti dei provvedimenti o comunque il riscontro dell'evolversi del panorama sonoro consentiranno di verificare la validità dei provvedimenti già attuati e pertanto l'eventuale opportunità di modificare il programma degli interventi, anche in termini di priorità. Costituisce parimenti oggetto del lavoro da eseguire la definizione di dettaglio delle procedure di rilievo acustico che dovranno essere adoperate dal personale di quelle amministrazioni pubbliche, che nel futuro provvederanno ad aggiornare la mappatura. La restituzione dei dati dovrà avvenire secondo un "Manuale di Qualità", la cui stesura è altresì oggetto del lavoro di cui al presente capitolato. 3. Prescrizioni generali finalizzate al controllo del rumore urbano. 3.1. Si dovrà predisporre un sistema di acquisizione e trattamento dei dati acustici ai fini della gestione del risanamento da rumore nel Comune di Trieste. Tale sistema utilizzerà preferibilmente software comunemente in commercio, utilizzabile con normali PC. Potranno ovviamente doversi elaborare procedure di raccordo specifiche, che saranno implementate in aggancio al software suddetto. Il sistema dovrà essere fornito di manuali esaustivi di utilizzo. 3.2. Dovrà essere predisposto un "Manuale di Qualità" ai fini della restituzione dei dati delle misure, che saranno effettuate dal personale di quelle amministrazioni pubbliche che nel futuro provvederanno ad aggiornare la mappatura. Dovranno altresì essere definite nel dettaglio le procedure di rilievo acustico. 3.3. Dovrà essere sviluppato un corso atto a preparare il suddetto personale pubblico ai fini dell'aggiornamento dei dati sul rumore. In mancanza temporanea o contingente di detto personale, dovranno essere fornite tutte le indicazioni relative alle competenze che detto personale dovrà avere, in forma di manuale. 8.7.5 Parte quinta. Prescrizioni tecniche particolari relative al capitolato tecnico di appalto per la zonizzazione acustica urbana secondo gli obiettivi e le esigenze individuate nella Scheda di identificazione dell'intervento elaborata dalla Amministrazione Comunale di Trieste nel settore "risanamento acustico", nell'ambito del Programma triennale 1994-1996 per la tutela ambientale. 1. Disposizioni generali. Il lavoro di cui alla Scheda predisposta dall'Amministrazione Comunale di Trieste dovrà essere sviluppato secondo una serie di fasi distinte e seguendo gli orientamenti e le prescrizioni indicate nelle precedenti Parti Prima, Seconda, Terza, Quarta e nella presente Parte Quinta. L'iter procedurale da seguire ai fini della zonizzazione acustica, soprattutto con riferimento ai rilievi fonometrici, dovrà rispettare i requisiti contenuti nella presente Parte Quinta. L'impostazione del lavoro dovrà pertanto seguire le cinque seguenti fasi:

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1.Zonizzazione preliminare cartografica secondo le disposizioni del D.P.C.M. 1.3.91 in accordo con gli strumenti urbanistici e sulla base delle caratteristiche morfologiche, tipologiche e funzionali del territorio. 2.Rilievi fonometrici di verifica finalizzati alla dimostrazione della distribuzione attuale dei livelli del rumore. 3.Presentazione dei risultati delle misure. 4.Analisi critica delle scelte di cui al punto 1), rispetto ai risultati di cui al punto 2). 5.Zonizzazione cartografica definitiva. 2. Disposizioni particolari relative alle fasi di cui alle disposizioni generali. 2.1. Fase 1. Zonizzazione preliminare cartografica secondo le disposizioni del D.P.C.M. 1.3.91 in accordo con gli strumenti urbanistici e sulla base delle caratteristiche morfologiche, tipologiche e funzionali del territorio. 2.1.1. Esame degli strumenti urbanistici vigenti (ivi comprendendo il P.R.G. in corso di adozione) allo scopo di delineare una zonizzazione preliminare sulla base delle destinazioni d'uso assegnate alle diverse zone. Esame della documentazione cartografica relativa al centro abitato così come individuato dagli uffici comunali in ottemperanza alle prescrizioni del nuovo Codice della Strada ed individuazione di un ambito urbano ove concentrare le indagini acustiche. Tale ambito dovrà comprendere tutte le situazioni presumibilmente critiche sotto il profilo dell'inquinamento da rumore ambientale, allo scopo di una loro successiva analisi e verifica acustica. Potranno pertanto, laddove opportuno, essere individuate anche zone isolate dall'ambito principale, che richiedono una specifica attenzione. L'ambito urbano così individuato dovrà essere indicato su di una cartografia in scala 1:5000 e le scelte che hanno portato alla sua definizione dovranno essere giustificate nella relazione generale di accompagnamento del lavoro. Esame dei P.R.G. dei Comuni limitrofi e delle eventuali zonizzazioni acustiche già realizzate. Individuazione di presumibili aree di influenza acustica di sorgenti esterne al territorio comunale. Sulla base delle precedenti informazioni, individuazione di eventuali incompatibilità tra la distribuzione delle destinazioni d'uso urbanistiche ed i relativi valori di accettabilità indicati nella tabella 2 dell'Allegato B del D.P.C.M. 1.3.91. A questo proposito dovrà essere fatto riferimento anche ai limiti che avessero subito modifiche di legge nel corso dello svolgimento dell'incarico.

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2.1.2. Reperimento di dati fonometrici già ottenuti ed elaborati sul territorio in esame e disponibili presso enti pubblici. Esame degli stessi allo scopo di arricchire il quadro informativo generale. Reperimento ed analisi di rapporti sul rumore immesso nell'ambiente e di Piani di bonifica già elaborati ed inviati ai competenti uffici dalle aziende in ottemperanza al D.P.C.M. 1.3.91, allo scopo parimenti di arricchire il quadro informativo anche in merito a scenari futuri (ovvero una volta ultimati gli eventuali interventi di bonifica ad opera delle aziende). 2.1.3. Esame del Piano Urbano del Traffico e comunque di tutte le informazioni disponibili su tipologia e quantità del traffico veicolare, sulla sua distribuzione e densità, nonchè sulla mobilità della popolazione. Tali dati verranno messi a disposizione dall'Amministrazione committente. Caratterizzazione funzionale, sulla base dei dati di traffico e sulle modalità del suo svilupparsi, delle infrastrutture stradali. Caratterizzazione funzionale delle altre infrastrutture di trasporto. Verifica di tali assunzioni con i competenti uffici comunali. Indicazione delle valenze funzionali delle infrastrutture di trasporto nell'ambito della relazione generale. 2.1.4. Raccolta di informazioni relative agli aspetti morfologici dell'ambiente di propagazione, a quelli urbanistici ed a quelli funzionali, secondo le prescrizioni di carattere generale contenute nelle precedenti Parti. 2.1.5. Zonizzazione acustica preliminare, in scala 1:5000, sulla base delle destinazioni d'uso delle aree (sorgenti fisse) determinando gli orientamenti da seguire nella scelta delle classi in caso di situazioni conflittuali, in ciò rispettando le prescrizioni generali contenute nelle precedenti Parti. 2.1.6. Sovrapposizione alla zonizzazione preliminare di cui al precedente punto 2.1.5., della zonizzazione relativa alle sedi viarie principali ed alle loro pertinenze. Scelta ed indicazione, nell'ambito della relazione generale, dei criteri seguiti nella individuazione di fasce di raccordo tra le classi assegnate alle sedi stradali e quelle assegnate al territorio attraversato. 2.1.7. Elaborazione cartografica, in scala 1:5000, della zonizzazione preliminare derivante dalla sovrapposizione di quella ottenuta con riferimento alle sorgenti fisse e di quella ottenuta con riferimento alle sorgenti mobili. Individuazione grafica degli ambiti sede di possibili conflittualità e criticità. 2.1.8. Individuazione preliminare di aree acusticamente unitarie (celle urbane) da trattare individualmente e da indagare secondo la procedura tipo di cui al punto 2.2. A questo fine andrà innanzitutto fatto riferimento alle celle indicate nell'Annesso 3, ma dovrà comunque essere indagato un numero di celle sufficiente a coprire la casistica

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delle situazioni esistenti, fatto per cui le celle indicate nell'Annesso 3 dovranno essere integrate con tutte quelle ritenute necessarie ai fini di un'acquisizione significativa di dati. La mancata copertura del territorio con una cella campione implicherà necessariamente l'esistenza di celle oggetto d'indagine rappresentative della realtà esclusa da indagini dirette. Il mancato rilevamento in corrispondenza di una o più celle tra quelle indicate nell'Annesso 3, dovrà essere adeguatamente motivato. Le celle utilizzate per i rilievi fonometrici diretti andranno rappresentate su di una planimetria in scala 1:5000. 2.1.9. Verifica con L'Amministrazione della correttezza e della coerenza della zonizzazione preliminare con gli indirizzi generali di gestione del territorio assunti dall'Amministrazione stessa, in base a conseguenze urbanistiche, economiche, sociali e giuridiche. 2.2. Fase 2. Procedure per l'esecuzione dei rilievi fonometrici. 2.2.1. Le misure di rumore vanno sostanzialmente finalizzate a quantificare l'effetto delle sorgenti mobili sul territorio ovvero a comprendere la rumorosità generata delle infrastrutture stradali a raso. In generale e salvo casi particolari opportunamente giustificati, le infrastrutture sopraelevate e le sorgenti fisse dovranno adattarsi ai limiti di zona fissati alla Fase 1. Le misure ottemperano pertanto una funzione essenziale nel controllo del rumore, immesso verso ricettori sensibili stabilmente residenti, prodotto da traffico autoveicolare urbano e nella programmazione del suo contenimento. Le misure devono rispondere a due requisiti fondamentali: a) essere un dato di riferimento per l'evoluzione futura dei livelli della rumorosità; b) dimostrare lo stato di fatto dell'inquinamento da rumore da traffico veicolare urbano. 2.2.2. Per rispondere ai requisiti di cui al punto 2.2.1., le misure dovranno esser fatte in continuo, sull'arco delle 24 ore, secondo la procedura indicata nell'Annesso 1. Costituirà titolo preferenziale l'offerta dell'esecuzione delle misure, per ogni punto, sull'arco temporale di una settimana. Le misure andranno fatte per punti significativi, che assumono anche la funzione di test point per ogni futuro controllo. 2.2.3. L'individuazione dei punti significativi di misura verrà eseguita, per ogni cella urbana precedentemente definita, secondo i criteri descritti in 2.2.4.a.b.c.d.f. Per cella si intende un gruppo minimo di isolati circoscritto dalle strade a raso con esclusione di quelle di distribuzione locale, le quali rientreranno all'interno della cella (si veda l'Annesso 2).

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Il numero delle celle dovrà essere sufficiente a rappresentare le diverse tipologie sonore presenti nell'ambito urbano della città di Trieste, con una risoluzione orientativa di 2.5 dB(A) tra lati contigui delle celle. Le modalità di individuazione delle celle dovranno essere quelle di cui al precedente punto 2.1.8. Costituirà titolo preferenziale l'offerta della misura su di un numero di celle più elevato di quelle indicate nell'Annesso 3; l'ubicazione di quest'ultime andrà comunque specificata in offerta al fine di dimostrarne la rappresentatività. La rappresentatività delle celle dovrà essere estrapolabile all'intero ambito urbano. 2.2.4. I criteri da seguire per la localizzazione dei punti di misura sono i seguenti: • le misure vanno effettuate in facciata degli edifici • altezza del microfono dal piano campagna dev'essere pari a: 4.0 - 4.5 metri • la distanza del microfono dalla facciata dev'essere pari ad: 1 metro Vanno disposti al minimo, per ogni cella, i seguenti punti di misura: a) al centro di ogni segmento di strada o comunque di ogni lato racchiudente la cella; b) al centro di uno dei segmenti di strade locali interne alla cella; c) al centro di uno dei segmenti di strade locali interne alla cella, se interamente riservate al trasporto pubblico; d) in un cortile interno di uno degli isolati contenuto nella cella, qualora trattasi di edificazione continua oppure e) al centro geometrico della cella o parte di essa, in caso di edificazione discontinua. In ogni caso va verificato che non vi siano, nelle prossimità delle postazioni di misura, delle sorgenti fisse a rumore continuo. Potrà far fede di tale assenza, nella presentazione delle misure, tanto la distribuzione in dB(A)F con classi di intervallo di 1.0 dB e campionata sulle 24 ore con un periodo di campionamento massimo di 1.0 secondo, ovvero la distanza reciproca ed il decorso storico di LAminF, L95 e L85 orari come in Annesso 1, al punto 1.3.a. Per quanto riguarda le zone di classe I (particolarmente protette) esse vanno trattate alla stregua di singola cella. 2.2.5. Per ogni punto di misura vanno estratti dalla misura di 24 ore: a) LAeq (06-22)*; b) LAeq (22-06)*. b) LA95 (08-20); c) LA95 (22-02). * Valori corretti dall'influenza di eventi atipici come descritto nell'annesso 1, punto 1.4.

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2.3. Fase 3. Presentazione dei risultati delle misure. 2.3.1. I dati vanno riferiti alle celle oggetto d'indagine e presentati nella forma di quattro mappe del rumore (raffiguranti il complesso delle celle oppure gruppi oppure singole celle), ciascuna in scala 1:1000. Ogni mappa dovrà evidenziare chiaramente la o le celle indagate ed una certa porzione di terreno circostante. Su queste mappe, uguali colori rappresenteranno uguali livelli sonori con una risoluzione di almeno 2.5 dB(A). La risoluzione di almeno 2.5 dB(A) va fatta partire da 40 dB(A) notturni e 50 dB(A) diurni per i livelli equivalenti, e da 30 dB(A) notturni e 40 dB(A) diurni per i novantacinquesimi percentili. Le zone colorate si distribuiscono unicamente nei volumi d'aria fra gli edifici e nei loro eventuali cortili. Due delle mappe di cui sopra devono rappresentare la distribuzione spaziale diurna e notturna degli LA95 di cui ai punti 2.2.5.b,c. Le altre due mappe devono rappresentare la distribuzione spaziale di LAeq (06-22) e LAeq (22-06) di cui ai punti 2.2.5. a,b. 2.3.2. Per la costruzione delle mappe del rumore vanno rispettati i seguenti criteri: 2.3.2.1. I valori risultanti dal punto 2.2.4.a, vanno assegnati all'area della sede viaria prospiciente l'intero lato della cella. 2.3.2.2. I valori risultanti dal punto 2.2.4.b, vanno assegnati all'area di tutte le strade di distribuzione locale interne alla cella e ai cortili aperti su tali strade; con l'unica esclusione delle eventuali strade interamente riservate al trasporto pubblico. 2.3.2.3. I valori risultanti dal punto 2.2.4.c, vanno assegnati alle sole strade riservate al trasporto pubblico per la loro estensione all'interno della cella. 2.3.2.4. I valori risultanti dal punto 2.2.4.d, vanno assegnati a tutti i cortili e spazi interni agli edifici contenuti nella cella. 2.3.2.5. Le aree costituite dagli incroci delle sedi viarie verranno caratterizzate dal valore più elevato fra quelli assegnati alle strade afferenti. 2.3.2.6. Nel caso di celle o porzioni di celle prive di edificazione continua su uno o più lati è necessario estrapolare linearmente i valori risultanti dalle misure condotte su lato non edificato e al centro della cella mediante fasce di livello con la risoluzione di 2.5 dBA. 2.4. Fase 4. Analisi critica delle scelte di cui alla Fase 1 rispetto ai risultati di cui alla Fase 2.

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2.4.1. Valutazione dei risultati alla luce dei presumibili effetti della zonizzazione in termini di esposizione della popolazione al rumore ambientale. Costituirà elemento preferenziale la stima della percentuale della popolazione esposta a classi di intervallo di 5.0 dB(A) a partire dai livelli di facciata di 40 dB(A) notturni e 50 dB(A) diurni. 2.4.2. Valutazione dei risultati alla luce dei presumibili effetti in termini di esigenze di risanamento acustico. Individuazione delle criticità in termini di ambiti oggetto di possibile risanamento e ricerca degli eventuali possibili interventi. Indicazione dell'ordine di grandezza del presumibile beneficio in termini di abbattimento della rumorosità, a fronte di ciascun intervento. 2.4.3. Sulla base degli elementi precedenti, elaborazione di criteri di giudizio ai fini della predisposizione di un programma di bonifica. 2.5. Fase 5. Zonizzazione cartografica definitiva. 2.5.1. Elaborazione di eventuali aggiustamenti e modifiche alla zonizzazione cartografica di cui alla Fase 1, sulla base dei risultati evidenziati nella Fase 4. Precisazione delle motivazioni di tali scostamenti. La zonizzazione finale sarà rappresentata in scala 1:5000, salvo utilizzare altre scale opportune, tese ad evidenziare dettagli per i quali risulta necessario un ingrandimento rispetto al suddetto rapporto. 2.5.2. Definizione di un programma di risanamento acustico ed analisi delle priorità d'intervento. Giustificazione dei criteri impiegati in tale analisi. 2.5.3. Elaborati: Nelle finalità della zonizzazione di cui al presente capitolato dovranno essere prodotti tutti gli elementi necessari a documentare, illustrare e giustificare le scelte tecniche adottate. Oltre alle diverse planimetrie citate nell'ambito del presente capitolato, dovrà essere elaborata una relazione generale, in cui ogni fase di lavoro è opportunamente descritta, sia in termini di obiettivi, che di passi metodologici, che di risultati, nonchè la documentazione relativa ai rilievi fonometrici. Dovranno inoltre essere trasmessi all'Amministrazione tutti i prodotti trasferibili relativi al sistema software di gestione e di elaborazione dei dati sul rumore, completo di manuali d'uso e già contenente i dati ottenuti nel corso del lavoro in oggetto, le procedure per l'esecuzione delle misure da parte del personale delle amministrazioni pubbliche ed il manuale qualità così come indicato nella Parte Quarta.

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ANNESSO 1 - Procedure di misura acustica. 1.1 Le misure vanno fatte in condizioni meteorologiche che non ne alterino i risultati; esse vanno condotte nelle giornate comprese fra martedì e venerdì in periodo lavorativo e di normale apertura degli esercizi commerciali. Farà fede a questa condizione il decorso storico omogeneo di LAminF orario dalle 08.00 alle 20.00. 1.2 La postazione di misura viene definita secondo la procedura riportata al punto 2.2.4.a,b,c,d & e della precedente Parte Quinta. Di ogni postazione di misura viene indicata la data di effettuazione del rilievo, la posizione in termini di via e numero civico corrispondente, e viene prodotta significativa documentazione fotografica attestante il rispetto delle modalità di misura. 1.3 La misura va eseguita con uno strumento di misura in classe 1 secondo le IEC 651 & 804, in grado di elaborare l'analisi dei livelli con la costante Fast. La gamma di misura effettiva va da almeno 30 a 120 dB (A) senza autogamma, con portata unica. La misura va eseguita in continuo per 24 ore dalle 22.00 del giorno di inizio della misura alle 22.00 del giorno seguente, con le seguenti modalità: a) Intervalli di un ora comprendenti: LAmaxF; L10, LAeq, L50, L85, L95, LAminF. b) Storia del rumore sulle 24 ore come LAeq1'. c) Analisi distributiva dei livelli LAF, con classi di intervallo di 1.0 dB. d) Costituirà titolo preferenziale l'offerta della produzione di una analisi della natura e dei livelli come LAmaxF, degli eventi che in ogni postazione di misura supereranno i 90 dB(A)F. 1.4 Ogni misura va presentata come tre diagrammi: * uno degli intervalli orari, * uno della storia del rumore come LAeq 1', * uno della distribuzione dei livelli come LAF. * Per definire i valori statisticamente indipendenti di LAeq 06-22 e LAeq 22-06 si procede al loro calcolo dalla storia di LAeq1' dopo aver eliminato dalla stessa gli eventi atipici. * Si definisce come atipico un evento che: a) ha una cadenza inferiore ad un evento / ora sull’arco del periodo notturno o diurno rispettivamente, b) supera di più di 10.0 dB i valori precedenti e seguenti e sposta di più di 0.2 dB il valore del livello equivalente finale (su 8 o 16 ore rispettivamente). * L' operazione di pulitura e ricalcolo di LAeq 06-22 e 22-06 dalla storia di LAeq 1', va opportunamente documentata in forma di diagramma. * I valori puliti degli eventi atipici degli intervalli orari vanno presentati anche in forma di tabella.

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ANNESSO 2 - Schema di cella urbana per l'esecuzione dei rilievi fonometrici. ANNESSO 3 - Insieme di base delle celle urbane cui fare riferimento per l'esecuzione dei rilievi fonometrici. ANNESSO 4 - Schemi di principio del sistema per il controllo e la gestione del risanamento acustico. 8.0 Riferimenti. [1] INRETS. Institut National de Recherche sur les Transports et leur Securitè. 109, avenue Salvador Allende - Case 24 - 69675 Bron Cedex - France. Tel. (33) 72362300 - Fax 72376837. [2] B. Abrami. Le leggi sul rumore e la precisione delle misure nella tecnica fonometrica. Isolare CTA. N°2/93. tel 02 326721. [3] G.Brambilla, L. Cipelletti. Valutazione dagli errori associati alle tecniche di campionamento nel tempo per il rilievo del rumore ambientale. Rivista Italiana di Acustica. Volume 18 N°1. Gennaio/Marzo 1994. tel 06 3765766.