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STORIA DELLA PARROCCHIA ROMANA DI SANTA MARIA MEDIATRICE. ARRIVO DEI MONFORTANI E NASCITA DELLA PARROCCHIA (1949-1960)

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STORIA

DELLA PARROCCHIA ROMANA

DI SANTA MARIA MEDIATRICE.

ARRIVO DEI MONFORTANI

E NASCITA DELLA PARROCCHIA

(1949-1960)

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Sommario

Sommario…………………………………………………………………...…….

Introduzione………………………………………………………………………

Il Centro Mariano Monfortano…………………………………………………

Si comincia a sistemare il Convento……………………………………………

Prime iniziative pastorali sul territorio…………………………………………

Una chiesa nuova e grande: il “Santuario della Madonna Pellegrina” ………

La nascita della Vice Cura (Vice Parrocchia) 25 marzo 1956………………...

La lettura del decreto di erezione…………………….…………………………

La festa Patronale………………………………………………………………..

Le “Sante Missioni” del 2-9 marzo 1958………………………………………..

Si rifinisce la Chiesa……………………………………………………………...

Finalmente Parrocchia: 15 maggio 1960………………………………………..

La Sala Parrocchiale (e cinema) Pio X……………..…………………………...

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Introduzione

Le Monache Carmelitane lasciarono Via Cori nel 1949, ma la struttura

doveva restare vuota solo per pochi mesi, giacché ad esse subentrò una nuova

famiglia religiosa: i Missionari Monfortani (Compagnia di Maria o, in latino,

Societas Mariae Montfortana), che entrarono nella Casa proprio in quell’anno.

Se ci si chiede come mai i Monfortani presero il posto delle Carmelitane, la

risposta va forse trovata nel fatto che le Monache, di lingua francese, si con-

fessavano da sacerdoti francesi residenti a Roma e uno di questi poteva essere

il sacerdote Monfortano e Procuratore Generale della Congregazione a Roma,

il Padre Jean-Marie Le Bail, morto nel 1962. Infatti, padre Le Bail, dal 1931

era stato nominato Procuratore e fu incaricato di preparare la canonizzazione

di San Luigi Grignon de Montfort. Dunque, sul finire del 1949, tramite l’allora mons. Montini, poi

divenuto Paolo VI, viene messo a conoscenza della cosa lo stesso Pio XII e, anche grazie alla vice-

provincia italiana della congregazione monfortana, per mano di padre Pasquale Buondonno, la pre-

senza religiosa in questo quartiere divenne realtà e fu inviato, come primo religioso, il sacerdote

Giovanni Gheno. Era il 31 dicembre 19491.

Il Centro Mariano Monfortano

Inizialmente, la sede di Via Cori doveva diventare il “Centro Mariano Mon-

fortano”, che avrebbe pubblicato le riviste della Congregazione religiosa, in par-

ticolare il periodico “Madre e Regina” che, sebbene abbia visto la luce con il suo

n. “0”, nel dicembre 1946, a Redona di Bergamo, dove rimase per gli anni 1947-

49, poi verrà pubblicato dal gennaio 1950 proprio a Roma, dove si era trasferito

il Centro. Stando così le cose, a Via Cori 4, doveva esserci semplicemente la re-

dazione dei periodici religiosi e, pertanto, la sede degli padri “scrittori”. Così,

nel marzo 1950, fu inaugurata la nuova casa avendo come superiore p. Alberto

Scotton2 e altri membri della comunità, religiosi molto bravi e competenti, come p. Giuseppe Ghi-

dotti, p. Giovanni Gheno, p. Lorenzo Locatelli, p. Giuseppe Barbero e fra Gerardo Majella il quale

1 Le cronache sono state prese dagli appunti di P. Donato Salierno che si fermò un anno a Via Cori per qualche

mese nel 1963. Altre fonti sono: il sito dei monfortani www.monfortani.it e alcune monografie, in particolare quella di

padre Elio Epis (sempre ritrovabile sul sito della Congregazione). 2 Alberto Scotton nasce a San Nazario (Vi) il 19 ottobre 1912. Alla Scuola apostolica di Redona emette i primi

voti il 20 settembre 1932. E’ consacrato sacerdote a Loreto (An) nella Basilica della Santa Casa il 12 marzo 1938. Villa

Santa Maria lo ha come professore di Lettere, come Superiore e direttore responsabile de “L'Apostolo di Maria”. Du-

rante questi anni si rende presente in diverse parrocchie della diocesi di Bergamo per il ministero della predicazione e

delle confessioni. Nel 1950 passa al Centro Mariano Monfortano con sede a via Cori e diventa direttore di “Madre e

Regina” e mette al servizio di Maria i suoi talenti di scrittore e di oratore. Nel 1959 viene offerta a p. Alberto

l’opportunità di manifestare e di predicare la devozione mariana nello spirito del Fondatore. È chiamato a far parte del

gruppo organizzatore di una “Peregrinatio Mariae”, nella quale viene portata la statua della Madonna di Fatima attraver-

so tutti i capoluoghi d’Italia, in vista della consacrazione dell’intero paese al Cuore Immacolato di Maria. L’elicottero è

il mezzo con cui le città sono raggiunte e ogni volta si vede il nostro padre scendere con la sua bella divisa da monforta-

no, nella quale spicca la grande corona al fianco sinistro. Viene apprezzato per il suo modo di predicare Maria e per la

sua disponibilità nel ministero della riconciliazione. Di temperamento piuttosto duro, padre Alberto si viene addolcendo

con questa esperienza e soprattutto con la vita missionaria. Difatti nel 1962 parte per il Perù, ove in un primo periodo

lavora a Lima come segretario del Nunzio apostolico Mons. Carboni e poi come missionario nei paesi della Cordigliera

Andina. È in questo contesto che nel 1970 appaiono i primi sintomi di un male incurabile che lo obbliga a rientrare in

Italia. A Villa Santa Maria trascorre gli ultimi mesi della sua vita nella sofferenza e assistito amorevolmente dalle Figlie

della Sapienza. Tra di esse troviamo Suor Alberta, sorella di padre Alberto e già Superiora della comunità religiosa

femminile monfortana a servizio del nostro seminario minore di Redona. Sorella morte lo viene a cogliere l’11 marzo

1971, alla vigilia del trentatreesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Le sue ultime parole sono: “Sia fatta

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ci ha lasciato la maggior parte di queste memorie grazie alle quali possiamo

scrivere un po’ di storia.

La vita comunitaria mirava alla redazione e alla cura della rivista mariana

“Madre e Regina”, mentre il fratello religioso, fra Gerardo Majella, oltre ad

occuparsi della cucina, del giardino e dei lavori domestici, si prese cura dei

ragazzi del luogo, quelli che poi avrebbero dato vita all’ “Oratorio Villini

Santa Maria”. Erano gli anni del dopo guerra e il convento era poverissimo,

come anche il tenore di vita di numerose famiglie del luogo.

Si comincia a sistemare il Convento

I frati dovettero da subito affrontare i lavori di ristrutturazione della casa, sebbene in “economi-

a”, tant’è vero che solo il 13 marzo 1950 fu allacciato il gas e con esso venne anche il nuovo cuoco

il fratello Sala. In questo anno viene aperta una piccola cappella, precisamente l’11 febbraio del

1950, in quella che era una volta la “sala dei bigliardini” (una sala interna a pianterreno). Qui viene

posta una statua della Madonna donata dalle donne dell’Azione Cattolica di zona. In

quest’occasione viene inaugurata ufficialmente la Casa religiosa, con la benedizione dei crocifissi

da mettere nelle stanze dei frati, e il 17 dello stesso mese il sig. Emilio Avintari dona la lampada del

Santissimo, che, nota il cronista dell’epoca, è “elettrica”. Viene benedetta la Via Crucis da un frate

Cappuccino, mentre il parroco della “Borgata Gordiani” dona l’altare di legno dove viene celebrata

la Santa Messa.

Da Redona, Bergamo, sede importante dei Monfortani, arrivano anche

le campane, benedette a loro volta dal Card. Angelo Giuseppe Roncalli,

divenuto poi Papa Giovanni XXIII, e che furono nuovamente benedette

dal p. Buondonno il 23 aprile 1950 avendo come padrini i signori Franco e

Maria Scuro. La giornata fu ricordata anche come particolarmente piovo-

sa.

Ricordiamo che quel primo anno di presenza monfortana, coincise an-

che con l’Anno Giubilare della Chiesa cattolica e la città di Roma, come

accade in queste occasioni, era spesso gremita di pellegrini. In queste cir-

costanze era normale che si moltiplicassero le iniziative religiose in cui si

poteva accedere ai sacramenti per poter lucrare l’indulgenza giubilare. In

questa atmosfera, il 16 e il 20 aprile 1950, i padri monfortani organizzaro-

no per i fedeli dei Villini i consueti pellegrinaggi per visitare le quattro

basiliche maggiori, come è appunto tradizione in queste occasioni.

Con la presenza dei padri monfortani, si incrementò anche l’afflusso dei fedeli alle loro cele-

brazioni. Ricordiamo, infatti, che la pastorale si svolgeva per la maggior parte presso le Suore di

San Paolo di Chartres che erano divenute una rettoria ufficiale e canonicamente dipendente dalla

parrocchia dei Ss. Marcellino e Pietro. Per una migliore accoglienza, si pensò, allora, di trasferire la

Cappella in un altro ambiente esterno, ossia in un magazzino che, al tempo delle Carmelitane, era

indicato come “reparto di San Giuseppe” e che era situato dopo gli attuali bagni dei campetti. In

questo modo la casa restava a disposizione esclusiva dei frati e della rivista, che andava anche pre-

parata e spedita e necessitava, dunque, di tanti spazi. Si occuparono della nuova chiesetta sia fratel

Giovanni che p. Ernesto Pagnoncelli, che era giunto a Via Cori il 12 aprile 1950, per potersi ripren-

dere in salute. Fra Giovanni lo raggiunse il 2 maggio successivo per sistemare la cappella e co-

tutta la volontà della Madonna... aspetto, che la Madonna mi venga a prendere… e portarmi via con Lei”. Ai funerali,

oltre ai confratelli, ai nostri seminaristi, alle numerose Suore, ai sacerdoti e agli amici della diocesi di Bergamo, sono

presenti, anche la sorella Figlia della Sapienza, un fratello religioso della Salette, altri famigliari e concittadini venuti

dalla nativa San Nazario guidati dal Parroco. Non possono rendere l’ultimo saluto a padre Alberto i genitori ultraottan-

tenni, residenti in Francia. Riposa nel cimitero di Bergamo, nella tomba dei Missionari Monfortani.

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struirvi sopra la dimora per il padre provinciale che tuttavia mai vi abitò. Quelle stanze furono però

occupate in seguito da fra Gerardo.

Prime iniziative pastorali sul territorio

La nuova cappella fu inaugurata il 2 luglio 1950 e venne benedetta dal superiore, il padre Al-

berto Scotton. La prima Messa fu invece celebrata da un sacerdote francese, il sulpiziano padre Ro-

lein, che 23 anni prima aveva già celebrato in quello stesso luogo, quando c’erano le monache Car-

melitane giacché quel casolare, prima di diventare un ripostiglio, il suddetto “reparto di San Giu-

seppe”, era stato comunque a sua volta un piccolo oratorio dedicato proprio a san Giuseppe. Le cro-

nache ci dicono che alle 9.30 del mattino vi fu la Messa dei ragazzi e alle 11.30 la Messa solenne

celebrata da p. Giuseppe Guidotti.

Sempre in questi mesi ci fu l’organizzazione dell’Oratorio grazie all’opera di fra Gerardo Ma-

jella, supportato dal COR, il Centro Oratori Romani. In questo primo anno, inoltre, la sede di Via

Cori ospitò gli esercizi spirituali di tutti i monfortani della provincia italiana che, per l’occasione,

furono divisi in tre turni nel mese di luglio. Viene notata, il 31 agosto, il passaggio della reliquia del

mento di Sant’Antonio da Padova, mentre il 17 dicembre si fecero altri due pellegrinaggi giubilari.

L’arrivo dei padri Monfortani attirò molti di quei fedeli che prima frequentavano l’Oratorio delle

Suore di San Paolo di Chartres che, ricordiamo ancora una volta, era un presidio sul territorio della

Parrocchia di riferimento, quella dei Ss. Marcellino e Pietro “ad duos lauros”. D’altronde, quella

delle Suore, era una vera e propria rettoria eretta canonicamente dal Vicariato di Roma e in essa of-

ficiava il servita padre Lorenzo Plozzer. Presso le Suore di Chartres, poi, non vi era solo la scuola o

la catechesi, ma veniva offerta anche una prima assistenza sanitaria molto richiesta in quei tempi e

in quei luoghi. Da un dispaccio dell’Ordine Sovrano di Malta del 16 aprile 1952 veniamo a sapere

che presso i locali del Convento di via Labico 117 era presente un “ambulatoire pour ouvrieres” (un

ambulatorio per i lavoratori) provvisto di un locale attrezzato per i soccorsi si emergenza, un diret-

tore medico, un medico stabile e due suore infermiere.

Sebbene i Monfortani si fossero trasferiti in Via Cori per poter portare avanti la loro missione

specifica, che prevedeva un impegno intenso volto alla diffusione della buona stampa di opere di

spiritualità mariana, tuttavia, anche per espresso desiderio di Papa Pio XII fatto a padre Alberto

Scotton in un’udienza del 2 febbraio 1950, i padri si dedicarono all’assistenza religiosa dei fedeli,

gettando le fondamenta di una possibile costituzione di una comunità parrocchiale. Così accettarono

di portare avanti la rettoria delle suore di San Paolo di Chartres, giacché la cappella che avevano e-

dificata era piuttosto piccola, mentre le suore disponevano di locali grandi e polivalenti. Fino al

1949, infatti, le celebrazioni feriali si tenevano nel Monastero delle Carmelitane, mentre solo quelle

festive nel complesso delle suore di Chartres; ora, il maggior numero di sacerdoti permetteva alle

Suore di avere anch’esse la celebrazione quotidiana della Santa Messa. I Padri accettarono, inoltre,

anche la cappellania delle Suore Riparatrici che risiedevano in via Colleferro, ora via Isabella de

Rosis, per mezzo del primo padre cappellano che fu il padre Francesco Pagnoncelli. Questi impegni

attirarono sempre più fedeli e permisero di moltiplicare iniziative più aggreganti come i pellegri-

naggi (al Divino Amore, Pompei, Loreto e Cascia) o la “peregrinatio Mariae”, ovvero la possibiilità

di poter far girare nelle famiglie una piccola statua della Madonna.

È di questo periodo il dono di un videopriettore da parte dell’ambasciatore d’Irlanda presso la

Santa Sede. Tale regalo fu fatto il 21 ottobre 1951 per poter avviare un attività di cineforum per i

ragazzi e i giovani. E, per dare sempre spazio ai più piccoli, fu abbattuto da fra Mariano, aiutato dal

signor Francesco Fabrizi detto “Checco”, il vecchio muro di cinta davanti alla casa (e che chiudeva

il viottolo di entrata) per farne uno nuovo e più sicuro. Sempre nel 1952, dal 14 al 23 dicembre fu-

rono predicate le “Sante Missioni al Popolo” grazie ai Padri Missionari del Sacro Cuore di Albino

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guidati da padre Giuseppe Colombo3: le giornate si conclusero con la predica di padre Alberto Scot-

ton e una solenne processione eucaristica.

L’8 dicembre 1952, ci fu un solenne tesseramento per iscriversi all’Azione Cattolica, associa-

zione presente da tempo ai Villini e portata avanti da padre Stefano Bentia, ma che aveva avuto al-

terne vicende: mentre il ramo femminile era piuttosto attivo, quello maschile era molto esiguo

(all’epoca l’Aziona Cattolica era divina in Uomini e Donne). Sempre in quest’anno arriva anche il

telefono grazie all’aiuto della famiglia Anemona che mise a disposizione un duplex. Infine, oltre

all’Oratorio, si sentì il bisogno di istituire i chierichetti (che allora si chiamavano “piccolo clero”) e

la vestizione ufficiale avvenne dell’11 gennaio 1953. I primi otto ragazzi erano guidati dai padri

Giovanni Gheno, Giuseppe Barbero e Vittorio Berton.

Dal punto di vista sacramentale annotiamo che il 28 dicembre 1952 padre Giuseppe Barbero ce-

lebra il primo matrimonio, quello dei coniugi Milana, Mondino e Nella, (che però venne registrato

nei registri della parrocchia dei Ss. Marcellino e Pietro).

Una chiesa nuova e grande: il “Santuario della Madonna Pellegrina”

L’anno 1953 si prospetta come il tempo in cui si concretizza la possibilità di costruire una Chie-

sa nuova che, nell’intenzione originaria, doveva essere un Santuario dedicato alla Madonna Pelle-

grina, come testimonia la statua che ancora oggi si può venerare nella Chiesa parrocchiale e che,

vedremo, fu donata proprio in quegli anni. Come mai ci si decise per un santuario che avesse tale

titolo? Per dare una risposta plausibile4, dobbiamo ritornare a quegli anni e, in particolar modo, al

1949. Siamo, infatti, nei tempi dell’immediato dopoguerra e se da una parte c’è una diffusa miseria

tra le famiglie, dall’altra parte c’è anche la gioia della liberazione da un incubo. Sono, questi, anche

degli anni politicamente molto vivaci, nei quali, da parte della Chiesa, si teme soprattutto l’ascesa

del Partito Comunista che, con la sua ideologia e propaganda, promuove valori che sono nettamente

contrari al Vangelo. Comincia, dunque, il tempo dei grandi scontri e delle piazze affollate in ascolto

di uomini muniti di una grande e affascinante oratoria. Di fronte a tanta incertezza si cerca, da parte

dei pastori della Chiesa, di risvegliare la fede del popolo attraverso la devozione a Maria ricorrendo,

tra le tante iniziative, anche alla cosiddetta “Peregrinatio Mariae” - il “pellegrinaggio di Maria” - la

processione di una sua statua di Maria santissima nelle Diocesi e nelle Parrocchie. Questa iniziativa

fu presente soprattutto nell’area del Centro Nord Italia.

La “Peregrinatio Mariae”, da parte sua, copiava un po’ il cosiddetto Grand Retour di Maria (il

“gran ritorno”) ossia un pellegrinaggio, tenuto in Francia, di una statua della Madonna di Lourdes

che doveva ritornare alla Cattedrale di Boulogne-sur-Mer. Ebbene quel piccolo evento interessò tut-

to il paese e l’effige di Maria fece ben 45.000 Km accolta con entusiasmo e fede. In Italia, dunque,

fu nella Diocesi di Milano, ad opera del cardinal Alfredo Idelfonso Schuster, che la peregrinatio

mosse i suoi primi passi, ma presto tale iniziativa sarebbe stata imitata e seguita da tante altre dioce-

si italiane. Così, il giorno di Pasqua del 1947, venne dato il via all’iniziativa, con tre copie della

Madonna Pellegrina, uno statuto diocesano che regolava l’evento e l’istituzione di un Comitato do-

ve aveva un ruolo importante la Gioventù Femminile di Azione Cattolica.

3 Questi missionari sono meglio conosciuti come “dehoniani”, ossia i missionari fondati da padre Leone Dehon nel

1878 a San Quintino (Francia). Il loro carisma è quello di annunciare l’amore riparatore al Cristo nell’icona del suo co-

stato aperto e del suo Cuore trafitto e l’impegno di diffondere il suo Regno nelle anime e nelle società (devozione al Sa-

cro Cuore). 4 Cf CONTE P., Il Santuario della Madonna Pellegrina in Desio tra cronaca e storia (1951-2005), pro manuscrip-

to.

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Nella Peregrinatio Mariae ebbero una parte im-

portante anche i Cavalieri dell’Ordine Equestre del

Santo Sepolcro di Gerusalemme che, nella persona

del referendario Mario Mocchi, provvidero al dono di

tre statue della Madonna, opera dell’artista Arturo

Malerba e prodotte dalla scuola degli “Artigianelli” di

Milano. Presumibilmente i Cavalieri si ispirarono

all’effige della Madonna Pellegrina che dominava lo

Scalone del ex Convento di San Simpliciano, ideato

da Francesco Maria Richino nel 1620. Ora,

quell’antico convento, all’epoca del pellegrinaggio,

era divenuto la sede lombarda dei Cavalieri. Dunque,

l’11 maggio 1947 comincia la peregrinatio su un

Carroccio che, nell’idea degli organizzatori, doveva prefigurare una nuova liberazione e una nuova

epoca, come l’antico Carroccio di Legnano fu un giorno simbolo della storica vittoria del 1176 con-

tro Federico Barbarossa. Da quel giorno, le tre statue attraversarono tutte le parrocchie di Milano.

Durante questo evento di fede c’è da registrare un brutto attentato presso San Pietro all’Olmo (Mi-

lano) dove fu usata una bomba a mano che danneggiò la statua e fece molti feriti tra i fedeli.

Quest’atto ci fa capire qual era l’aria che si respirava in quel tempo.

La Peregrinatio comunque continuò e si concluse solennemente il 5 giugno 1949. Terminata

questa manifestazione di fede, tuttavia, l’Ordine del Santo Sepolcro continuò a modo suo

quest’opera distribuendo in tutto il mondo circa 2000 statue della Madonna Pellegrina. In Desio

(Milano), ad esempio, fu costruito un santuario in onore della Madonna Pellegrina, ma esistono di-

verse chiese sotto questo titolo soprattutto nel Centro Nord Italia come a Padova, Ghiara, Collidoro

in Liguria.

Una di queste statue della Madonna Pellegrina

è giunta anche a Via Cori. Essa è simile alle altre

statue nella fattezza e noi siamo quasi certi della sua

provenienza giacché ai suoi piedi del simulacro c’è

il simbolo dell’Ordine Cavalleresco del Santo Se-

polcro.

D’altra parte questa grande manifestazione di

devozione mariana si inseriva in un movimento ben

più antico e diffuso, quello che faceva riferimento

alla consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e

che tuttavia non si richiamava direttamente al messaggio di Fatima, che pur esigeva una tale consa-

crazione, ma aveva origine in anni più remoti. In particolare dobbiamo risalire ai tempi di Papa Le-

one XIII (che regnò dal 1878 al 1903) e al Congresso Mariano di Torino, prosieguo ideale del Con-

gresso Eucaristico Internazionale di Torino del 1893.

Fu mons. Agostino Richelmy che ne diresse praticamente i lavori e fece si che il

Congresso desse vita ad un vasto movimento che promuovesse la consacrazione so-

lenne dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Propose, dunque, l’iniziativa al Papa

Leone XIII che parlò, tra le altre cose, «del desiderio di consacrare gli Italiani

all’Augustissima Madre di Dio, affinché abbiano essi a riposare tranquilli nella tutela

del suo Cuore materno. E per certo gli Italiani in ogni tempo furono singolarmente

devoti al culto della Vergine Madre. E la storia delle età trascorse bellamente dimo-

stra come fra Maria e gli Italiani sempre ci sia stata nobile gara di cure e di affetto,

quale proprio suole essere fra madre e figli; che anzi egli è a riconoscere che le migliori glorie degli

Italiani sono legate al nome della Vergine, e che da Lei ebbero forza e splendore le scienze, le lette-

re e le belle arti. Ove poi nel vostro Congresso venga deliberato di consacrare in modo particolare

alla Grande Madre di Dio e singolarmente al suo SS. Cuore il popolo italiano, nulla osta che i vostri

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voti vengano riferiti alla Sede Apostolica, la quale vedrà in quale maniera abbia da attuarsi tale di-

segno.»

Così, mons. Richelmy poté scrivere ai vescovi d’Italia la loro opinione «intorno alla proposta di

cui è parola nel Breve stesso» ossia «l’idea di consacrare al Cuore Immacolato di Maria Santissima

i cuori dei figli tribolati di questa povera Penisola, perché nel nuovo secolo che si avvicina, distrutti

gli sforzi del moderno paganesimo, pieno e perfetto sia fra noi il trionfo di Gesù Redentore.»

Le adesioni dei vescovi arrivarono molto numerose. Con diverse motivazioni, tutti concordava-

no sull’opportunità di procedere all’attuazione del progetto. In questo clima, il Congresso Mariano

di Torino sottolineò a Papa Leone la motivazione caratteristica del Congresso che era quella di con-

sacrare solennemente il popolo italiano al purissimo ed immacolato Cuore di Maria.

Inoltre, tra i vari voti troviamo che «la festa del SS. Cuore di Maria sia elevata per l’Italia a rito

doppio di prima o di seconda classe, e che essa venga celebrata ciascun anno nell’ultima domenica

del mese di maggio, siccome a suggello e solenne chiusa di quel mese che la pietà cristiana, princi-

palmente in Italia, ha da oltre un secolo, con l’approvazione della Chiesa, dedicato in particolare

maniera alla Vergine Madre. In pari tempo supplichiamo la Santità Vostra affinché vogliate conce-

derci che in tal giorno il popolo italiano si consacri solennemente al S. Cuor di Maria con una for-

mola speciale da recitarsi in tutte le chiese parrocchiali d’Italia.»

A chiusura del Congresso furono redatti i seguenti voti. 1.Chiedere al Santo Padre che approvi

la Consacrazione di tutti gli Italiani al Cuore immacolato di Maria, Rifugio dei peccatori; 2. Chiede-

re al S. Padre che aderisca nel concedere la festa del Sacro Cuore di Maria, Rifugio dei peccatori,

festiva per l’Italia, da celebrarsi possibilmente, al termine del mese di maggio; 3. Chiedere alla San-

ta Sede una formula di consacrazione da ripetersi ogni anno nell’anzidetta festività.

Purtroppo la consacrazione non andò a buon fine, tuttavia, in questo tempo, nel mondo, sorse

appunto un nuova proposta che chiedeva la consacrazione a Maria e una supplica venne presentata a

Pio X da P. U. Gebhard, Procuratore dei Padri Monfortani. Le apparizioni di Fatima nel 1917 diede-

ro semplicemente un contributo nuovo alla causa della consacrazione mariana del mondo e delle

singole nazioni e così troviamo che il 13 maggio 1931 i vescovi portoghesi, accogliendo l’invito

della Signora, consacrano al suo Cuore Immacolato le loro diocesi e l’intera nazione, mentre nel

maggio 1942, anniversario delle apparizioni di Fatima, il card. Schuster, arcivescovo di Milano,

rende noto in una lettera pastorale che l’ultima superstite dei tre veggenti di Fatima ha espresso il

desiderio della Madonna che il mondo venga consacrato al suo Cuore Immacolato. Quattro mesi

dopo, nell’ottobre dello stesso 1942, sempre nell’ambito delle celebrazioni di Fatima, l’Episcopato

Portoghese chiede a Pio XII la consacrazione del mondo.

L’Atto di consacrazione viene ripetuto dal Papa nella solenne funzione impetrativa dell’8 di-

cembre dello stesso anno, nella Basilica di S. Pietro. Pio XII nella Lettera Enciclica «Auspicia qua-

edam» invita ulteriormente alla consacrazione sia nelle diocesi, come nelle singole parrocchie e nel-

le famiglie». Il 7 luglio 1952 Pio XII consacra la Russia al Cuore Immacolato di Maria. A tutto que-

sto fermento devozionistico, bisogna ricordare che negli anni ‘50 anche in Italia si consolidò un ul-

teriore movimento religioso che avrebbe portato alla consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato

di Maria. Esso durò diversi anni fino a giungere alla consacrazione che avrebbe dovuto concludere

il XVI Congresso Eucaristico Nazionale di Catania, il 13 settembre 1959.

La preparazione di quello storico avvenimento fu uno dei primi problemi che dovette affron-

tare il Comitato sopra accennato. Di questo Comitato faceva parte anche Padre Giuseppe Ghidotti,

monfortano e poi residente a Via Cori. Che cosa si poteva fare per diffondere la devozione a Maria?

La risposta, come abbiamo visto, venne quando si affacciò la provvidenziale la proposta di una “Pe-

regrinatio Mariae”, una formula pastoralmente efficace, già collaudata in altre nazioni. Interessante

il commento apparso su un numero della rivista “La Civiltà Cattolica”: “Prima che l’Italia si metta

in ginocchio dinanzi alla celeste Regina un’immagine di Lei farà il giro di tutto il territorio naziona-

le come per invitare di persona il suo popolo a raccolta. Così l’atto che sarà compiuto il 13 settem-

bre a Catania, dove gli Italiani saranno spiritualmente presenti, avrà, tra l’altro, il significato di una

visita restituita a tanta visitatrice”. Di fatto, la proposta della “Peregrinatio” fu una scelta felice e fa-

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vorì una preparazione, sia pure un po’ affrettata, dell’avvenimento5. Ad accompagnare la statua del-

la Madonna di Fatima in elicottero furono scelti Padre Mario Mason, gesuita, e Padre Alberto Scot-

ton, monfortano. Annota il cronista: “Manco a farlo apposta, la Vergine veniva così accompagnata

da due suoi figli, uno della Compagnia di Gesù e uno della Compagnia di Maria”

Dunque p. Alberto Scotton, che sicuramente aveva contatti con il movimento della Peregrina-

tio, che lui stesso porterà avanti, terminato il suo mandato come superiore a Via Cori, pensò bene,

secondo lo spirito del tempo, di edificare a Roma una chiesa dedicata alla Madonna Pellegrina, anzi

un Santuario, anche se poi le cose presero un’altra piega, come si era capito dall’incontro che lo

stesso padre Alberto Scotton ebbe con il cardinal Vicario il 25 aprile 1952 e dalla somma di

3.000.000 lire che il Vicariato aveva elargito per costruire un nuovo edificio di culto (giacché la

cappellina provvisoria, che in quei mesi era stata arricchita appunto dalla bella statua della Madon-

na Pellegrina, cominciava a dare segni di usura).

Sarà il giorno 17 febbraio 1953 il momento in cui la ditta del sig. Riccardi, coadiuvato

dall’ingegner Stopponi, mandato dal Vicariato, si cominceranno i lavori di sterro, mentre poche set-

timane dopo, il 21 febbraio furono gettate le fondamenta. Così arriviamo alla data del 22 febbraio

1953 quando si poté porre una croce sul luogo in cui sarebbe stato eretto l’altare.

Ecco la cronaca di quel giorno riportata negli archivi dei Monfortani.

22 febbraio 1953. Posa della Prima Pietra della Cappella.

In mattinata fra Mariano aiutato da alcuni ragazzi ultima i preparativi, collocando le bandierine lungo

le fondamenta dell’erigenda Cappella. A pranzo è presente S. Ecc. Mons. Angelo Bartolomasi, già ve-

scovo Castrense che benedirà la prima pietra. Sono presenti pure P. Fournier (Assistente Generale dei

S.M.M.), il P. Provinciale, P. Gambari.

Alle ore 16 ha luogo la posa della prima pietra. Avanti alla casa è preparato un altarino su cui troneg-

gia la statua della Madonna Pellegrina. Accanto ad essa Quattro Carabinieri in Alta Tenuta. Altri ce ne

sono per il servizio d’ordine diretti da due Marescialli. Non mancano i vigili urbani.

Officiante S. Ecc. Mons. Angelo Bartolomasi, Diacono P. Fournier, Suddiacono il Rev.do Padre Pro-

vinciale. Madrina la signora Meloni Maria in riconoscenza dell’opera da lei compiuta nella zona. Pa-

drino il signor Fabrizi Francesco, che ha tanto lavorato per la realizzazione dell’idea di avere una cap-

pella nella zona.

Sono presenti P. Bidet rappresentante della curia generalizia, il Cav. Di Nunzio consigliere comunale e

presidente diocesano degli Uomini di A. C.,S. Ecc. Mons. Egidio Lari arcivescovo titolare di Tiro, già

Nunzio in Bolivia, che insieme al marchese Roberto Grossi rappresenta i cavalieri del S. Sepolcro,

Mons. De Marchi archivista della segreteria di Sato. Intervenne discreta folla.

Nella Pietra fu messa una pergamena con la seguente dicitura “IN ONORE DI DIO OTTIMO

MASSIMO, DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA REGINA DEI CUORI, CELESTE

PELLEGRINA E DI S. LUIGI M. GRIGNON DI MONTFORT, IO, PIETRA, SONO STATA

BENEDETTA E DEPOSTA NELLE FONDAMENTA DEL SANTUARIO DEL CENTRO

MARIANO MONFORTANO IN VIA CORI, 4. OGGI, DOMENICA 22 FEBBRAIO A. D. 1953,

ERETTO PER LA PATERNA MUNIFICENZA DEL S. PADRE PIO XII, F. R. E DA ALTRI

BENEFATTORI PER LA CONSERVAZIONE E L’INCREMENTO DELLA FEDE CATTO-

LICA, APOSTOLICA, ROMANA NEI VILLINI S. MARIA”.

Benedetta la pietra, le personalità presenti e i membri della Comunità firmarono la pergamena. Non fu

dimenticato padre Locatelli assente.

Come all’inizio P. Superiore aveva sottolineato il significato della cerimonia, così al termine Mons.

Bertolomasi con un ardore da rivelare in Lui il Vescovo castrense, nonostante la sua età di 84 anni, in-

vitò i fedeli all’unione nella Fede: “non tagliare i ponti”, ricordava chi aveva assistito alla ritirata di

Caporetto.

Fu poi impartita la Benedizione eucaristica dall’altarino eretto davanti alla casa.

5 La storia della “Peregrinatio Mariae” è stata raccontata nel libro “Il Pellegrinaggio delle meraviglie”, edito a Ro-

ma, nel 1960, a cura del Comitato Nazionale Mariano per la consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria.

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Seguì il rinfresco, dovuto gran parte alla generosità del padrino. Panini, biscotti, vermouth, vino non

mancarono né per le personalità e neppure per gli uomini e le donne. In refettorio le personalità, in sala

gli uomini, in parlatorio le donne. Tutti rimasero soddisfatti della giornata.”

Segue, quindi, il 3 maggio 1953, una lettera indirizzata al Cardinal Vicario, da parte dei Mon-

fortani, in cui si chiede un’ulteriore somma di 3.000.000 di lire per ultimare tutti i lavori, compresi

quelli che permettevano la sistemazione di nuove aule per il catechismo. Da un’altra lettera scritta a

Mons. Spallanzani il 20 maggio 1953 veniamo invece a sapere che i lavori proseguirono per un po’

in maniera molto complessa e furono pagati dai frati con le loro risorse economiche (la paga agli

operai fu stabilita con cadenza settimanale). Tutto questo perché la povera gente non si sentisse ab-

bandonata dal “governo clericale” accusandolo di non volerle dare nemmeno una Chiesa. Ed infatti,

tra la posa della prima pietra e questa missiva, ci fu la visita del Cardinal Vicario, Clemente Micara,

il 3 luglio 1953, che lasciò al Superiore 2.000.000 di lire per ultimare i lavori della Cappella. Si sa,

poi, di una telefonata del 15 luglio che precedette la visita, il 18 luglio 1953, dello stesso Cardinal

Vicario che nell’occasione benedisse, alla funzione serale delle 19:30, la Chiesa alla presenza dei

superiori dell’ordine e mons. Spallanzani. La prima Messa venne celebrata il 19 luglio dal P. Pro-

vinciale, mentre più tardi il P. Generale dei monfortani cantò la prima Messa solenne, come si usava

fare allora.

Sebbene fosse stata inaugurata, la Cappella si presentava comunque ancora senza i necessari ar-

redi e le sacre suppellettili. Non mancavano però l’altare maggiore, dedicato a Santa Maria Media-

trice, e altri altari minori dedicati al Sacro Cuore e a san Luigi Maria Grignon de Montfort. Vi erano

inoltre una statua di san Giuseppe e una di Sant’Antonio, mentre i lini sacri furono donati dalle “Fi-

glie della Sapienza” (consacrate legate ai Monfortani).

Per accelerare i tempi, il 4 agosto 1953 padre Scotton scriveva al Cardinal Vicario ricordando-

gli ancora alcune passività legate alla costruzione della Chiesa (soprattutto arredi e rifiniture) per un

totale di 3.443.306 lire che si aggiunsero alle somme già spese che erano state di 7.802.130 lire (dei

quali, ben 6.000.000 furono donati dal Papa). E ancora, al 10 settembre 1953, dovevano essere pa-

gate, per ulteriori lavori, altre 2.404.952 lire, così come riferiva p. Alberto Scotton in un’ennesima

lettera al Cardnal Vicario. Stesse richieste di aiuto furono fatte infine il 12 settembre e il 29 ottobre

1953 a Mons. Montini (il futuro Paolo VI) allora pro-segretario di Stato, che aveva avuto contatti

con i missionari monfortani al tempo in cui subentrarono alle monache Carmelitane. Pertanto, a

nome del Papa, dalla segreteria di stato e per mano di Mons. Montini, il giorno 6 novembre 1953

furono donati 1.000.000 di lire per terminare la Chiesa presso la borgata “Villini S. Maria”.

Sostanzialmente, dunque, nell’anno 1954, in Via Cori è presente questo nuovo edificio sacro,

che era la Cappella del Centro Mariano Monfortano che si dedicava alla pubblicazione di opere ma-

riane. I religiosi, tuttavia, a causa del loro carisma erano comunque in cerca di una casa più vicina al

centro della città che gli permettesse di avere maggiore visibilità e la possibilità di aprire una libre-

ria, cosa che in questa periferia era loro preclusa. Tra le varie proposte si pensò ad una chiesetta del-

la “Congrega dei Macellai” vicino alla Cancelleria in Campo dei Fiori o la Chiesa dei Bergamaschi

in piazza Colonna, ma nessuna soluzione però permetteva l’apostolato desiderato.

La nascita della Vice Cura (Vice Parrocchia) 25 marzo 1956

Mentre si pensava a come coniugare l’apostolato proprio della Congregazione con la pastorale

che di fatto era di tipo parrocchiale, ci fu, come ultima proposta, quella di trasformare il Centro Ma-

riano di Via Cori in Parrocchia, anche se questo impegno, all’inizio, sembrava un incarico difficile

per i religiosi che per regola non potevano assumere attività parrocchiali. Il Cardinal Vicario, infatti,

mise come condizione, per l’uso di un’ulteriore chiesa al centro di Roma, la trasformazione del

Centro Mariano Monfortano in Parrocchia. Si intensificarono i contatti tra i vari superiori e diverse

furono le lettere e i pro-memoria per poter arrivare ad un accordo tra il Vicariato e la Congregazio-

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ne religiosa per dare vita ad una nuova Parrocchia, anche perché le opere strutturali erano ormai ben

definite. Dalla corrispondenza, inoltre, notiamo che la nuova parrocchia avrebbe avuto come titolo

quello di Madonna Pellegrina.

Di seguito riportiamo il promemoria

Pro-memoria circa l’erigenda Vice Parrocchia a Via Cori

1. Nel 1949 la Vice-Provincia Italiana dei Padri della Compagnia di Maria (Monfortani) inviò alcuni

Padri nell’ex-Monastero delle Carmelitane a Tor Pignattara, Via Cori, 4, allo scopo di trasferirvi il

Centro Mariano Monfortano (Rivista “Madre e Regina”, pubblicazioni mariane, ecc…)

Considerate le necessità spirituali della popolazione di quella zona periferica e per rispondere ai desi-

deri del Santo Padre e all’invito dell’Em.mo Cardinale Vicario, i Monfortani, nonostante il lavoro im-

pegnativo della Propaganda mariana, subito si dedicarono all’assistenza spirituale dei fedeli nella mi-

nuscola cappella esistente.

Ben presto la cappellina divenne insufficiente per accogliere i fedeli: con l’opera dei Fratelli Coadiuto-

ri si provvide ad una cappella più spaziosa; ma anche questa dopo qualche tempo non era più suffi-

ciente. Fu allora che si pensò ad una chiesa più grande la quale potesse accogliere la popolazione: que-

sta veniva attirata anche con diverse forme di apostolato: oratorio per i fanciulli, organizzazione

dell’A. C., Peregrinatio Mariae, Succursale della POA, ambulatorio, ecc…

2. La munificenza del Santo Padre e di Vostra Eminenza, tanto preoccupata del bene spirituale delle

zone periferiche, e l’opera indefessa dei Padri hanno innalzato una chiesa alla quale accorrono i fedeli,

ma che potrebbe accoglierne ancora di più.

La chiesa è abbastanza distante dalla Parrocchia di S. Marcellino nel cui territorio è situata, come pure

è distante dalle chiese delle due parrocchie confinanti: S. Barnaba e S. Maria della Misericordia, nella

borgata Gordiani.

La popolazione delle vie e dei vicoli della zona circostante non appare che frequenti altre chiese e pur-

troppo molti di essi non frequentano neppure la chiesa nostra più vicina!

I bisogni spirituali della popolazione, composta in maggioranza di famiglie povere (?), sono estremi.

La propaganda dei Partiti di sinistra è molto attiva e, purtroppo, con successo. Disgraziatamente si fa

pure sentire sempre più insidiosa la propaganda protestante.

3. Con l’aumento del lavoro di ministero per l’assistenza spirituale dei fedeli, alcuni Padri sono stati

incaricati esclusivamente di questo, coadiuvati, però, da altri dediti al lavoro di propaganda mariana.

Per il bene spirituale della zona, e per opporsi alla propaganda degli avversari, s’impone un lavoro di

ministero ancor più intenso e l’erezione accanto alla chiesa di opere, specialmente per i fanciulli e i

giovani (sala di riunione e di giochi).

4. I Padri Monfortani hanno sempre lavorato in accordo con il Rev.mo Parroco di S. Marcellino, il

quale è sempre stato lieto che altri sacerdoti assistano i fedeli là dove egli non può giungere.

Tuttavia, per i motivi sopra esposti, sembra che un mandato di Vs. Eminenza, conferito ai Padri, che li

investa di un titolo giuridico nel lavoro di ministero, mentre farebbe maggiormente sentire la respon-

sabilità in questo lavoro, d’altra parte lo renderebbe anche più facile.

Sapendo di dover rispondere innanzi a Dio e innanzi all’Autorità Ecclesiastica delle anime loro affida-

te, i Padri si sentiranno maggiormente spinti al ministero ed avranno anche una garanzia di stabilità.

La situazione giuridica che risulterebbe dalla costituzione, per esempio, di una Vice Parrocchia po-

trebbe facilitare il conseguimento di sussidi per compiere le opere necessarie: nulla si può aspettare

dalla popolazione molto povera. In ogni caso darebbe alla popolazione il senso che l’Autorità ecclesia-

stica la segue con interesse e da vicino. Ciò sembra ancora più opportuno all’approssimarsi delle ele-

zioni.

Inoltre, un titolo giuridico conferito ai Padri, garantirebbe da possibili difficoltà e interferenze con le

parrocchie anche nel futuro.

5. L’erezione di una Vice parrocchia aumenterà il lavoro dei Padri, potrà, però, anche assicurare un

qualche sussidio per il loro stesso mantenimento, al quale difficilmente si può provvedere con le altre

case.

La Vice-Provincia Italia dei Monfortani non può contare che sulla Provvidenza: le risorse che vengono

dal ministero della predicazione cui sono applicati una ventina di Padri sono ben trascurabili, in con-

fronto alle necessità delle Case di formazione.

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Questo purtroppo, spiega perché per la nuova chiesa si sia dovuto ricorrere alla munificenza di Vs.

Eminenza e non permette di prospettare per l’avvenire prossimo, l’ampliamento o la sostituzione della

Chiesa medesima con altra più grande. Per altro la chiesa attuale si dimostra sufficiente per coloro che

frequentano e per quelli che si vuole ricondurre alla pratica religiosa.

Prima di inoltrare questo pro-memoria, si è riflettuto ben attentamente. Difatti, le nostre Costituzioni

escludono il ministero parrocchiale; tuttavia gli inviti del Santo Padre per il miglioramento di Roma e l

sollecitudini del suo Em.mo Vicario per il bene delle anime ci hanno indotto a prevedere una eccezio-

ne.

I Padri della Comunità di Via Cori 4 attendono fiduciosi la decisione di Vs. Eminenza Rev.ma.

Padre Alberto Scotton, nel frattempo, aveva intenzione di costruire una grande sala parroc-

chiale al posto della primitiva cappella, ormai fatiscente, e per questo progetto ebbe anche il placet

del Vicariato per voce dell’ingegner Stopponi. Tuttavia, a causa delle numerose cavità presenti nel

sottosuolo, l’opera fu solo cominciata e furono scavati cinque pozzi profondi dai quattro ai nove

metri. Anche se all’epoca fra Mariano ce la mise tutta, alla fine la costruzione dei locali fu rimanda-

ta a tempi migliori (infatti solo qualche anno più tardi fu realizzato il teatro, ma contiguo alla casa

canonica, mentre il vecchio oratorio esterno “San Giuseppe” fu abbattuto definitivamente).

In questi mesi, in fermento per tante attività, ci fu il primo cambio di superiori e al posto di pa-

dre Alberto Scotton, che aveva guidato la comunità per sei anni, il 23 luglio 1955 ci fu l’annuncio

del nuovo incaricato. Così parlano le Cronache

24/7/1955. Alle ore 7:30 Messa Cantata dal Rev.mo P. Superiore che dice due parole di addio alla gen-

te. Nella giornata è stata un affluire di persone, venute a riverire e a ringraziare il Rev.mo Superiore

per il tutto il bene da lui fatto nella zona. Era dal gennaio 1950 che il Padre si trovava a capo del Cen-

tro. Oltre a tutto il lavoro specifico del centro egli aveva lavorato sodo per dare una fisionomia spiritu-

ale alla zona chiamata da lui stesso “Villini S. Maria” ed era riuscito a consolidare le varie branchie

dell’Azione Cattolica e a dare l’aspetto di Parrocchietta al rione. La più bella opera rimane la Chiesa

abbastanza capace. La gente si è dimostrata molto addolorata per la sua partenza e gli ha tributato o-

maggi di simpatia”.

L’affetto della gente continuerà anche per il nuovo superiore, P. Umberto Corna6 che proveniva

da Radona. P. Umberto dopo aver fatto i giuramenti di rito, come si facevano allora, nelle mani dei

suoi superiori, il 28 luglio 1955 venne messo a capo del Centro.

6 Umberto Corna nasce a Mapello (Bg) il 13 dicembre 1912. Raggiunge la Scuola apostolica di Redona e vi com-

pie i primi studi. Nel 1931 entra al noviziato, sempre a Redona, ed emette la prima professione il 13 novembre 1932. A

Roma, presso Propaganda Fide inizia gli studi di Filosofia e Teologia. Li completa a Loreto (An), dove nel frattempo si

trasferisce lo studentato Monfortano. L'ordinazione sacerdotale ha luogo nella Basilica della Santa Casa il 12 marzo

1938. E’ una data memorabile per la Provincia Italiana: in quel giorno vengono ordinati ben 15 sacerdoti monfortani

italiani. Padre Umberto, dopo un primo anno (1938-39) trascorso a Bergamo come missionario, è inviato al noviziato di

Belgirate (No) con l’incarico di direttore spirituale. Nel 1946 è a Treviglio come predicatore e anche Superiore della

comunità. Finito un doppio mandato, raggiunge la Scuola apostolica, anche qui in qualità di Superiore (1952-55). Viene

poi un periodo dedicato alla pastorale più diretta: padre Umberto è inviato nella parrocchia romana di via Cori, che è

anche sede del Centro Mariano (1955-61), dove è parroco e Superiore della comunità. Ritorna ancora nel settore della

formazione dei futuri monfortani. Nel 1961 è nominato Maestro di noviziato a Castiglione (To). Tocca a lui “traghetta-

re” la comunità del noviziato dal Piemonte a Roma, in via Prenestina (gennaio 1962). Padre Umberto è maestro dei no-

vizi fino al 1968 e poi, ancora a via Prenestina, come direttore spirituale (1968-76). Quindi un ritorno alla vita pastorale,

dove padre Umberto esprime al meglio la sua paternità. Nel 1976 è inviato a Napoli, nella parrocchia S. Maria Ogni

Bene. Dopo due anni si trasferisce a Croce di Menaggio (Co), dove collabora nel ministero parrocchiale (1978-83).

Padre Umberto è conosciuto dalle generazioni dei confratelli della nostra Provincia; le prime generazioni lo hanno

come compagno, quelle di mezzo come superiore, o formatore, quelle più giovani come consigliere e amico. Ricopre

anche la carica di Consigliere provinciale. Ha un fratello, padre Attilio, e un nipote, padre Michelangelo, nella famiglia

religiosa monfortana. Un altro fratello è religioso nell’Ordine dei Servi di Maria. Anche in tarda età egli continua ad in-

teressarsi di tutti, a tenersi informato sulle novità nella vita della Congregazione, soprattutto quelle connesse alla pro-

mozione della spiritualità monfortana e delle vocazioni. Incoraggia, si congratula, sostiene. Le precarie condizioni di

salute richiedono il ritiro dalla vita attiva: dal 1983 entra a far parte della comunità di Villa Montfort. Il tempo e l’età

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Con il tempo e la presenza di tanti sacerdoti il Centro Mariano in Via Cori

aveva un bel da fare e praticamente fungeva da Parrocchia. D’altra parte la Par-

rocchia dei Ss. Marcellino e Pietro aveva delegato ai religiosi molti incarichi da

parrocchia. Così dopo diversi incontri tra Mons. Spallanzani, allora responsabile

del Vicariato per le nuove Chiese e i superiori della Congregazione, in particola-

re P. Gambari, Procuratore Generale della Compagnia di Maria presso la Santa

Sede, si decise di rendere il Centro Mariano una Vice Cura (Vice Parrocchia)

primo passo verso l’autonomia territoriale e giuridica. La santa Sede concesse il

permesso il 26 febbraio 1956 e il 5 marzo la notizia divenne ufficiale insieme a

quella dell’erezione di altre 20 parrocchie.

Con lettera protocollata 285/56 del 17 marzo 1956 così il Cardinal Micara scriveva a P. Umber-

to Corna

Reverendissimo Padre,

allo scopo di provvedere più convenientemente all’assistenza spirituale del Quartiere e del Suburbio

Prenestino-Labicano, con Decreto in data odierna abbiamo eretto la Vicecura della Beata Vergine Ma-

ria Mediatrice di tutte le Grazie nel quartiere suddetto, dichiarandola dipendente dalla Parrocchia dei

Ss. Marcellino e Pietro a Tor Pignattara.

Siamo ora lieti di nominare, con la presente, la Paternità Vostra Reverendissima all’ufficio di rettore

della Vicecura suddetta, conferendoLe tutte le necessarie ed opportune facoltà agli effetti delle dispo-

sizioni canoniche , in particolare, a quelli dell’assistenza alla celebrazione dei matrimoni.

Confidiamo che Ella, con il Suo zelo sacerdotale e con la Sua prudenza saprà compiere un gran bene

in questo nuovo campo di lavoro apostolico e, in tale fiducia, di tutto cuore la benediciamo. C. Card.

Micara.

Ed ecco, invece, di seguito il decreto di erezione

Al fine di provvedere più efficacemente alla cura spirituale dei fe-

deli dimoranti nella zone sottoindicata, separiamo dalla Parrocchia

dei Santi Marcellino e Pietro a Tor Pignattara e di Santa Maria

della Misericordia a Borgata Gordiani e dichiariamo VICE CU-

RA, intitolata alla beata Vergine Maria Mediatrice di tutte le Gra-

zie e dipendente dalla suddetta Parrocchia dei Santi Marcellino e

Pietro, il territorio compreso entro i seguenti confini: Via

dell’Acqua Bullicante, da Via Policastro a Via Teano – Via Teano

fino a Via Cori – Via Cori, a destra, fino ad incrociare Via Norma,

si segue Via Trivigliano per circa centotrenta metri dal lato sini-

stro, giungendo fino ai Lavatoi – Da questi si procede in linea ret-

ta e parallela alla Via Cori fino quasi all’altezza dell’immaginaria

continuazione di Via Formia e, ripiegando a sinistra si giunge in

linea diretta sulla Via Acerra – Si segue Via Labico, a destra e si-

nistra, dai suddetti confini di prorpietà fino a Via Policastro – Via

Policastro, da Via Labico a Via dell’Acqua Bullicante summen-

zionata.

Al sacerdote che deve esercitare la cura d’anime in detta località diamo tutte le facoltà necessarie ed

opportune (specialmente quelle riguardanti la celebrazione dei Matrimoni).

Il presente Decreto andrà in vigore il 25 marzo 1956.

Roma, dal Palazzo del Vicariato, 17 marzo 1956.

+ C. Card. Micara Vic. Gen., Carlo Maccari segr.)

costringono padre Umberto a muoversi in carrozzella. A tutti dice che è vicino con la sua preghiera, non potendo più

fare altro. Una brutta influenza origina in lui una serie di complicazioni che lo portano a concludere il suo pellegrinag-

gio terreno il 28 dicembre 1998. Riposa a Mapello (Bg), suo paese natale.

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Lettura del decreto di erezione

La festa dell’Annunciazione, in quell’anno, cadde di Domenica e, in particolar modo, nella

Domenica delle Palme. Quel giorno le Sante Messe si alternarono all’Adorazione Eucaristica e fu

più volte letto il decreto di erezione, al termine delle celebrazioni.

Va sottolineato che, se fino ad allora la Madonna era venerata nella Chiesa con il titolo di “Ma-

ria Pellegrina”; con l’erezione per volontà del Vicariato, e su suggerimento dei religiosi, tale titolo

fu modificato in quello di “Maria Mediatrice di tutte le grazie”.

Con la nascita della Parrocchia ci fu anche un cambiamento di vita nella comunità dei frati che

a questo punto dovevano salvaguardare il loro carisma e, nello stesso tempo, provvedere ai bisogni

dei fedeli. Per questa ragione si procedette alla formazione di due comunità di cui una era dedita al-

la pastorale parrocchiale e un’altra alle necessità del Centro Mariano Monfortano, per cui la pro-

prietà della Chiesa e della Canonica vennero trasferite, come è normale prassi, al Vicariato. In verità

da una lettera del 6 febbraio 1957 da parte della Curia Provincializia dei Monfortani sappiano che vi

fu un atto di permuta tra il Vicariato e i religiosi ossia il Vicariato comprerà la un villino confinante

per i frati e questi cederanno la Chiesa e la canonica in cambio per mezzo di atti di donazione7.

Dunque, si procede all’acquisto del villino adiacente alla Vice Cura che era di proprietà del Signor

Giovanni Costantini. Così si ebbe la formazione della Comunità del Centro con a capo padre Giu-

seppe Ghidotti, mentre rimase parroco, anzi meglio dire vice parroco con titolo di rettore della

Chiesa, assegnatogli il 17 marzo 1956, il padre Umberto Corna.

Dopo essere stata costituita come “vicecura”, nella chiesa si potero-

no celebrare i primi sacramenti. Annotiamo il primo Battesimo, conferi-

to il 25 marzo del 1956 ad Alessandro Pallottelli; il primo Matrimonio,

quello tra Roberto Casini e Todini Assunta, benedetto il 28 aprile dello

stesso anno; il primo Funerale, quello di Maria Lombrisci, celebrato il

26 aprile. Con questa nuova configurazione, la vice parrocchia continua

ad avere tante attività apostoliche tra le quali ricordiamo la nascita di un

gruppo Scout, il Reparto Everest 67 Roma, il 13 gennaio 1957.

L’Oratorio da solo non bastava più o, almeno non dava i frutti sperati,

per cui si decise di intraprendere questa nuova esperienza ecclesiale inau-

gurata solennemente da Mons. Ettore Cunial nel Gennaio 1957.

Alla data di erezione, la Vice Cura di Santa Maria Mediatrice com-

prendeva un territorio vario e disomogeneo caratterizzato da almeno tre

nuclei abitativi non collegati tra loro (i Villini, Via Policastro, Villaggio

d’Ilario) di circa 6000 abitanti. La Chiesa, però, serviva immediatamente

solo le popolazioni dei Villini che all’epoca contava circa 2500 abitanti e

giungeva oltre via Teano comprendendo il borghetto di Via Norma (oggi

sostituito da impianti sportivi). Inoltre, non dimentichiamo che fruivano

dei servizi del “borgo” (che vantava la presenza di diversi alimentari e

botteghe di ogni genere) anche i residenti della vicina “borgata Gordiani”.

La festa Patronale

Sempre in questo periodo si cominciò a pensare alla festa della titolare della parrocchia da sem-

pre celebrata alla fine di Maggio con la sfilata del Rosario Vivente, dove i bambini vestivano in

7 Quello riguardante questa circostanza fu firmato davanti al notaio Marcello Cavicchioni con studio in Via Arenu-

la 16 (Roma) il 2 luglio 1957 alla presenza di mons. Renato Spallanzani, segretario della Pontificia Opera per la preser-

vazione della fede e la provvista di nuove chiese in qualità di delegato del Cardinal Vicario Clemente Micara, e quella

di Padre Mario Arciello quale legale rappresentatnte dei montfortani.

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modo colorato: di rosso, di giallo e di bianco. La “Giunta Parrocchiale” (l’allora Consiglio Parroc-

chiale) decise di spostare la festa all’ultima domenica di settembre solennizzandola quanto più pos-

sibile con la presenza di una “Lotteria di Beneficenza” (all’epoca era ProOratorio)8.

Ecco la lettera scritta da p. Umberto per la festa del 1957

V. Parrocchia S. Maria Mediatrice (via Cori, 4)

Carissimi Parrocchiani, vi giunga il saluto più affettuoso in occasione della nostra FESTA PATRO-

NALE di S. MARIA MEDIATRICE, che ogni anno segna l’inizio della nostra attività parrocchiale.

Quest’anno la nostra maggior solennità locale sarà onorata ed impreziosita dalla presenza di P. LU-

CIANO SCIARRA, che dopo tanti anni ritorna alla terra natia dall’Argentina, ove, tra gli emigrati ita-

liani, ha consacrato le sue prime energie sacerdotali. Sotto gli occhi della Madonna ci stringeremo at-

torno a lui per congratularci, edificarci e prendere le mosse per il rinnovamento delle nostre attività.

Alla Madonna ancora quest’anno vogliamo raccomandare i nostri bambini e soprattutto la nostra gio-

ventù maschile e femminile. Vorremmo che il nuovo anno fosse dedicato alla loro ISTRUZIONE RE-

LIGIOSA E MORALE come non mai. Oh, se conoscessimo di più le bellezze della nostra fede, come

più buona, più elevata sarebbe la nostra vita!

Carissimi genitori, l’istruzione religiosa dei vostri figli è «il collaboratore» più valido della vostra dif-

ficile opera di educazione. Date alla fede i figli vostri ed essa ve li restituirà alle gravi responsabilità

della vita. Soprattutto per questo motivo, vi chiamo a raccolta attorno all’Immagine soave della Ma-

donna, che dal suo trono benedetto dirige le sorti delle nostre famiglie. P. Umberto – Parroco.

FESTA PATRONALE

25-26-27 settembre: Triduo. Ore 19: Rosario, Predica, Benedizione. La predicazione sarà tenuta da P.

Luciano Sciarra.

28 settembre: Festa di S. MARIA MEDIATRICE. Ore 7: Apertura della Pesca di Beneficenza pro O-

ratorio. Ore 9: S. Messa parrocchiale con Comunione generale. Ore 11,30: S. Messa solenne Cantata.

Ore 17: Processione con il Simulacro di Maria SS. e Rosario vivente, per le vie: Labico, Policastro,

Acqua Bullicante, Formia, Cori. CONSACRAZIONE DELLA PARROCCHIA ALLA MADONNA.

Ore 19: S. Messa Vespertina.

FESTA DEI RAGAZZI.

2-3-4 ottobre: Triduo di preparazione. Ore 15,30: Giochi vari in cortile. Ore 17: Breve discorsetto del

P. Assistente.

5 ottobre: Inizio anno catechistico e scoutistico. Ore 9: S. Messa con Comunione generale. Ore 10: Al-

zabandiera con parole di circostanza. Ore 14:30 Inizio giochi nel cortile dell’Oratorio. Ore 18: Giochi

spettacolari. Ore 19: Fuoco di bivacco degli Esploratori. Benedizione Eucaristica. Continua la pesca di

Beneficenza.

Gesù amico dei fanciulli, benedici i fanciulli di tutto il mondo!

Presterà servizio la Banda Musicale dei Ss. Marcellino e Pietro.

Le “Sante Missioni” del 2-9 marzo 1958

In occasione del centenario delle apparizioni della Madonna di Lourdes (11 febbraio 1858), ci

fu a Roma, per tutte le parrocchie, la possibilità di predicare le Missioni al Popolo ossia giornate in-

tense di preghiera, meditazione e possibilità di vivere più intensamente i sacramenti. Anche presso

la nostra Vice Cura ci furono le Missioni preparate dagli esercizi spirituali (frequentate però solo

8 Nei Verbali della Giunta Parrocchiale redatti dopo l’Adunanza del 12/6/1957 tale decisione è riportata, tra le di-

verse notizie dell’incontro, in modo molto scarno e asciutto: «La festa parrocchiale cadrà il 29 settembre». Nel verbale

del 28/8/1957 viene proposta, da P. Umberto, la Pesca di Beneficenza, mentre sono costituiti il Comitato festeggiamenti

che si occuperà dell’addobbo delle strade, della banda musicale, dei fuochi di artificio e delle luminarie. I verbali sono

firmati dal segretario Pietro Todini che diverrà poi sacerdote.

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dagli stretti collaboratori senza la presenza della Comunità). I Frati Cappuccini chiamati per

l’occasione e guidati da un certo P. Doroteo predicarono sul “de sexto” e “de iustitia” ossia sulla

sessualità e il rispetto degli altri. Dell’evento si dice che furono distribuite 1200 comunioni, ma i

frutti non furono duraturi.

Si provvide un servizio religioso per gli abitanti dl Villaggio d’Ilario che erano distanti dalla

Parrocchia ed erano circondati da comunità protestanti molto vivaci. Per quelle centotrenta famiglie

c’era la possibilità di avere la Messa domenicale su un auto-cappella della POA9 mentre solo in un

secondo momento si affittò un garage che fu adibito a cappella. Sull’onda dell’entusiasmo delle

missioni, presso le suore di San Paolo di Chartres, fu inaugurato un asilo parrocchiale sovvenziona-

to dal Comune e dalla CECA.

Nell’autunno del 1958 fu istituita la Conferenza delle Dame di S. Vincenzo e, presente la supe-

riora nazionale, fu nominata Priora la signora Melania Mallet che apparteneva alla sezione di San

Leone. Vice Priora fu eletta la signora Della Morte. L’8 dicembre 1958 questa associazione divenne

confraternita parrocchiale.

Un’altra associazione laicale presente in parrocchia fu quella della Legio Mariae, cominciata in

maniera discreta nell’ottobre del 1953 per mano di p. Alberto Scotton, il quale diede vita al “Praesi-

dium Junior Regina Cordium” dedicata all’apostolato tra le ragazze. Tale presidium divenne, nel

gennaio 1957, “senior”, essendo divenute maggiorenni i vari membri, mentre padre Vittorio Berton

fondò un nuovo praesidium junior. Sotto padre Giuseppe Sangalli nel gennaio 1960 fu aperto un

presidio pure presso il Villaggio d’Ilario.

Si rifinisce la Chiesa

In questo tempo, il primitivo altare venne sostituito da un altare in legno che però non piacque

molto, per cui fu dato incarico alla ditta Capriotti di Roma di farne uno nuovo e il 23 dicembre 1959

fu benedetto da mons. Ettore Cunial. Esso era un altare di pietra e fu offerto in gran parte dalla fa-

miglia Salis10

.

Con il crescere della popolazione, crebbero anche le varie attività soprattutto per i più giovani

come bigliardini, tennis da tavolo, le corse. Per attirare più giovani si penso pure alla costituzione di

squadre di calcio fatta grazie all’opera di padre Ernesto Brembilla, p. Tarcisio Riva, p. Gino Sangal-

li. Forse dal punto di vista cristiano influirono ben poco, ma la squadra Wertex allenata da padre

Teolato era una vivace realtà giovanile.

9 Prima della Caritas in Italia c’era stato per oltre trent’anni un grande organismo caritativo e assistenziale, erogato-

re di beni e servizi, la Pontificia Opera Assistenza (POA); era dipendente dalla Santa sede, riceveva gli aiuti dai cattolici

americani ed era lo strumento della carità del Papa per la Chiesa italiana. Nel periodo della guerra e del dopoguerra fu

provvidenziale per la Chiesa italiana. La Poa era organizzata e guidata da un grande apostolo della carità, mons. Ferdi-

nando Baldelli. Cambiata in Italia la situazione, Paolo VI nel 1970 sciolse la Poa e sollecitò la Cei a darsi un proprio

organismo pastorale per promuovere e coordinare l’attività caritativa nella Chiesa italiana: la Caritas. 10

In nomine Domini. Amen. Anno MCMLIX, mense decembri, die XXIII, Pontificatus Sanctissimi in Christo Pa-

tris et Domini, Domini Nostri Joannis Divina Providentia Papae XXIII annos secundo, Reverendissimus in Christo Pa-

ter et Dominus. Dominus Hector Cunial, Archiepiscoppus titulo Steropolitanus idmque alter in Urbe Vicesgerens, in

Venerabili Ecclesia Auxiliaris Curiae Beata Mariae Virginis Omnium Gratiarum Mediatricis in Regione Praenestino-

Labicana huius Almae Urbis (Via Cori n° 4) marmoream tabulam altaris majoris, Rev.mo Patre Humberto Corna e So-

cietate Mariae Montfortanae Rectore instante, cum omnibus precibus, aspersionibus unctionibus ceterisque caerimoniis

juxta Pontificale Romanum (Pars II, De altaris portatillis consecratione) consecravit, Reliquiis Sanctorum Sebastiani

Militis et Mariae Goretti Viginis, Martyrum, Pii Decimi Papae et Ludovici Mariae Grignon de Montfort Presbyteri,

Confessorum, in eadem tabula inclusis.

Super quae omnia ego infrascriptus Caeremoniarum Magister, de speciali mandato eiusdem R.P.D. Vicesgerentis,

publicum hoc instrumentum a me redactum et subscriptum expedivi.

Datum Romae, ex Aedibus Vicariatus, die 24 decembris an. Do. 1959. Joannes …

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Finalmente “Parrocchia”: 15 maggio 1960

Con questi presupposti la comunità era pronta per diventare parrocchia a pieno titolo e il 1960

fu l’anno favorevole. Così nel Maggio 1960 fu pubblicato il decreto di erezione nel Bollettino Dio-

cesano che porta la data del 30 marzo 1960. L’erezione canonica avvenne però il 15 maggio per

mano di mons. Luigi Traglia pro Vicario Generale di sua Santità che lesse il decreto nella nuova

Parrocchia e amministrò il sacramento della cresima ad alcuni ragazzi. Ecco il verbale del giorno

Roma, 15 Maggio 1960. VERBALE per l’erezione canonica della Parrocchia di S. Maria Mediatrice.

L’anno del Signore 1960, alle ore 17,30 del giorno 15 Maggio, Sua Eminenza Reverendissima Mons.

Luigi Traglia, Pro Vicario Generale di Sua Santità, accedeva alla Via Cori - sulla zona prenestina - per

l’erezione canonica della Parrocchia di S. Maria Mediatrice e dare l’investitura all’Economo Parroco,

Rev.mo Umberto Corna. Fatta breve orazione dinanzi al SS.mo Sacramento, Sua Eminenza ordinava

al sottoscritto Cancelliere di dare lettura della Bolla di Erezione, e dei Decreti dei confini e nomina

dell’Economo Parroco.

Finita la lettura, Sua Eminenza rivestiva l’Economo Parroco della cotta, della stola ed imponeva la

berretta con le rituali parole: “Esto Parochus huius Venerabilis Ecclesiae…”.

Quindi il Rev.mo Padre Provinciale dei Padri Monfortani, cui è affidata l’assistenza spirituale dei fe-

deli della zona, rivolgeva ai fedeli presenti un breve discorso accennando alla storia della Congrega-

zione, fondata dal Beato Luigi di Montfort con scopi missionari e quindi elevava un ringraziamento al

S. Padre, che aveva voluto affidare loro la cura della zona, che si potrebbe dire quasi luogo di missio-

ne.

Faceva seguito il discorso di Sua Eminenza che con piacere ricordava i suoi primi anni di ministero,

svolto in tutta quella zona (Torpignattara-Centocelle e Prenestino) ed aveva parole di incoraggiamento

per i Padri nel loro lavoro pastorale, che del resto non nuovo nella zona, giacché da diversi anni risie-

devano in quella stessa Chiesa, che fino a quel momento aveva funzione di Vice Cura. Prendeva moti-

vo da questo per raccomandare ai fedeli la loro corrispondenza all’opera dei Padri, coadiuvandoli nel

ministero e nell’apostolato.

Sua Eminenza poi rivolgeva la Sua parola ad un folto gruppo di bambini, che in mattinata aveva fatto

la prima Comunione e che allora si preparavano a ricevere il Sacramento della Cresima. Spiegava loro

il significato e il valore della Cresima, che ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo: perciò corag-

giosi nella difesa e nella professione della Fede, ricordando che i cattivi sono coraggiosi perché i buoni

sono deboli.

Al termine intonava il Veni Creator e si accingeva ad amministrare la Cresima, assistito dai Rev.mi

Parroci dei SS. Marcellino e Pietro a Torpignattara e di S. Maria della Misericordia a Borgata Gordia-

ni. La cerimonia aveva termine con la benedizione Eucaristica, impartita dallo stesso Eminentissimo

Pro Vicario.

Di quanto sopra il sottoscritto cancelliere fa fede e ne redige pubblico istrumento da conservarsi negli

archivi del Vicariato.

Mons. Vincenzo Frazzano - Cancelliere di Curia

Mentre di seguito diamo il testo del de-

creto, in latino

Clemens, Miseratione Divina Episcopus Veli-

ternus, S. R. E. Card. Micara, SS.mi D.ni N.ri

Papae Vicarius Generalis, Romanae Curiae

Eiusque Districtus Iudex Ordinarius, etc.

Simul cum numero fidelium in regione subur-

bana Praenestina magis magisque succrescente,

exoritur necessitas eorum spirituali saluti aptius

providendi. Pontificium vero Opus tuendae

in Urbe Fidei iam hinc a pluribus annis curavit

ut ibidem extrueretur Ecclesia, uti Curia Auxi-

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liaria, Sanctae Mariae Mediatricis titulo decorata. Nunc autem nihil obstare videtur quominus ipsa

Auxiliara Curiam in novam Paroeciam erigi possit. Quapropter, vigore facultatum a SS.mo D. N.

Joanne Div. Prov. Papa XXIII f. r. in Audientia diei 18 decembris 1959 Nobis concessa, suppleto, qua-

tenus opus sit, quorum intersit vel eorum qui sua interesse praesumant, consensu, hoc Decreto territo-

rium, per aliud Nostrum Decretum definiendum et a paroeciis SS. Marcellini et Petri, in regione vulgo

“Torpignattara”, et Sanctae Mariae a Misericordia, in regione vulgo “Borgata Gordiani” dismembran-

dum, in novam Paroeciam eirigimus sub titulo “Sanctae Mariae Mediatricis”. Praefatam Ecclesiam

vero ad munus paroeciale evectam illiusque fideles curis committimus, ad nutum tamen Apostolicae

Sedis, Sacerdotum e Congregatione Sanctae Mariae Montfortanae. Huic novae Paroeciae eiusque

pro tempore curionibus eodem iura ac privilegia tribuimus quibus ceterae in Urbe Paroeciales Eccle-

siae earumque rectores iure communi vel legittima consuetudine fruuntur illisque omnia imponimus

onera et obligationes quibus ceterae Romanae Paroeciae et Parochi adstringuntur. Peculiare vero

onus Parocho imponimus duos saltem Coadiutores habendi, qui in muneris paroecialibus obeundis va-

lidum ei afferant auxilium. Pro impensis vero eiusdem Paroeciae et honesta Parochi sustentatione,

congrua vos uti mos est, adsignabitur. Volums denique ut postquam praesens Decretum per Nos aut

per virum in ecclesiastica dignitate vel officio constitutum a Nobis designandum, exsecutioni deman-

datum fuerit, authenticum a Cancellario Vicariatus Urbis peractae exsecutionis instrumentum conficia-

tur, in Tabulario ipsius Vicariatus ponendum sancteque servandum. Hoc insuper Decretum valitu-

rum declaramus ab eodem die praefatae exsecutionis. Datum Romae, ex Aedibus Vicariatus, die

XXX martii, A. D. 1960.

+ Clemens Card. Micara S. S. Vic. Gen., Canc. Carolus Maccari, sec.

Infine, come ultimo atto dovuto, la Parrocchia fu riconosciuta dallo stato, ai fini degli effetti ci-

vili, il 13 aprile 1962 con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 146 dell’11 giugno 1962.

Per quanto riguarda il numero degli abitanti, sappiamo, da una richiesta del Parroco Tarcisio

Miotti, fatta il 6 marzo 1963 al Comune di Roma, che questi rispondeva che il numero dei residenti

entro i confini parrocchiali, alla data del 10° censimento del il 15 ottobre 1961, era di 4370 unità11

.

La Sala Parrocchiale (e cinema) Pio X

Un’ultima opera portata a compimento in questi anni, almeno nella sua struttura “grezza”, fu la

grande Sala Parrocchiale attigua alla Chiesa che in seguito, per almeno un decennio, funse anche da

cinema. Il ricordo di questo genere di ritrovo è molto presente tra gli abitanti dei Villini, giacché es-

so era uno dei pochi luoghi di svago della zona.

La notizia circa la sua costruzione le prendiamo da una

lettera che padre Umberto Corna scrisse al Comune di Ro-

ma.

Al Comune di Roma. Ufficio Ripartizione 3° Tributi ed imposte

di consumo.

Il sottoscritto, P. Umberto Corna, dichiara di aver iniziato i lavo-

ri della Costruzione della Sala Parrocchiale “S. Pio X” annessa

alla Chiesa Parrocchiale “S. Maria Mediatrice”, con licenza n.

1463 a approvata dalla Commissione Edilizia nella seduta del

24/3/1959 e dato inizio ai lavori della suddetta sala il 6 giugno

1959 e finita il dicembre 1960, contrariamente a quello che

11

“Il Sindaco […] certifica risultare dai dati provvisori del 10° censimento generale della popolazione al 15 ottobre

1961, che la popolazione residente compresa nel seguente perimetro: Via Acqua Bullicante, Via Teano, Via Cori, altez-

za di Via Formia, linea d’aria Via Formia a Via Acerra, Via Acerra, Via Labico, Via Policastro, Via Acqua Bullicante,

punto di partenza, ammonta a circa 4370 (quattromilatrecentosettanta) abitanti” (Dal Segretariato Generale, Ufficio Sta-

tistica e Censimento, Roma, 8 marzo 1963).

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l’Ufficio imposte ha dichiarato. Allega pertanto il certificato comprovante inizio e fine lavori rilasciato

dall’Ufficio ripartizione XV urbanistica. Sicuro che questo esposto venga accolto, vivamente ringrazia

ed ossequia. Il Parroco P. Umberto Corna.

La Sala Parrocchiale, poi anche Cinema Pio X, fu fondamentale per le attività dell’Oratorio par-

rocchiale, che in quegli anni contava molti bambini e ragazzini, dal momento che la zona era abitata

da molte famiglie (in ogni villino poteva abitarci anche più di una famiglia); le borgate erano molto

affollate e anche il borghetto era vivacemente vissuto. Come cinema, la sala Parrocchiale offriva

una regolare proiezione di spettacoli che, come si diceva, attirò tanti giovani anche dei dintorni.