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UN ANNO di eventi PER ITALIA 150 Da mercoledì 16 febbraio a sabato 17 marzo ‘12 Busto Arsizio (Varese), Teatro Sociale Conferenza stampa: sabato 12 marzo 2011, ore 11.00 Ridotto «Luigi Pirandello»

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UN ANNO di eventi PER

ITALIA 150

Da mercoledì 16 febbraio a sabato 17 marzo ‘12

Busto Arsizio (Varese), Teatro Sociale

Conferenza stampa: sabato 12 marzo 2011, ore 11.00

Ridotto «Luigi Pirandello»

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Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,

[email protected]. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.

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ITALIA, UNA STORIA LUNGA 1ITALIA, UNA STORIA LUNGA 1ITALIA, UNA STORIA LUNGA 1ITALIA, UNA STORIA LUNGA 150 ANNI50 ANNI50 ANNI50 ANNI rassegna promossa dalla società «Il teatro Sociale» Srl, con l’associazione culturale «Educarte»

Teatro, musica lirica, cinema, danza e arte: è un percorso tra vari generi scenici quello che propone il teatro

Sociale di Busto Arsizio in occasione dei festeggiamenti per i centocinquanta anni dell'Italia unita. Dieci gli

appuntamenti in cartellone, tesi a raccontare gli snodi storici che hanno visto gli italiani unirsi in un

sentimento di comune appartenenza. Tra le iniziative da segnarsi in agenda: due spettacoli sulla cosiddetta

«questione meridionale», rivisitata attraverso le parole di Luigi Pirandello e Giovanni Verga, un concerto

per i 120 anni dalla fondazione del teatro Sociale di Busto Arsizio, la Notte tricolore del 16 marzo 2011 e

la riduzione scenica del libro «Cuore» di Edmondo De Amicis.

martedì 8 marzo 2011 - ore 21.00

L’L’L’L’ALTRO FIGLIO ALTRO FIGLIO ALTRO FIGLIO ALTRO FIGLIO

atto unico di Luigi Pirandello

regia di Delia Cajelli

con gli attori del teatro Sociale

produzione: associazione «Educarte» – teatro Sociale di Busto Arsizio

spettacolo di prosa

Un dramma di identità negata e di problematicità dei rapporti familiari, sullo sfondo del doloroso

fenomeno dell’emigrazione dei primi del Novecento, in uno scenario di miseria e di ferocia. E' un

Pirandello siciliano e sociale, critico nei confronti dell’epopea risorgimentale, quello che emerge dall’atto

unico «L’altro figlio», prodotto dal teatro Sociale di Busto Arsizio, su commissione del Centro nazionale

studi pirandelliani di Agrigento, per il simposio «Pirandello e l’identità europea» (Austria, Graz, 18-20

ottobre 2007) e per il 44° Convegno internazionale di studi pirandelliani, dal tema «Quando una novella

diventa dramma film musica fumetto» (Agrigento, Palacongressi, dicembre 2007).

La commedia, tratta dall’omonima novella del 1902, fu scritta con ogni probabilità nel 1923 e, nel

novembre dello stesso anno, venne rappresentata per la prima volta al teatro Nazionale di Roma, ad opera

della compagnia Raffaello e Garibalda Niccòli; la versione cinematografica, realizzata dai fratelli Taviani

all’interno del film «Kaos», risale al 1984.

Al centro del racconto, tra i meno rappresentati dell’universo drammaturgico pirandelliano, vi sono due

storie parallele: il tormento di una donna che rifiuta la propria maternità, non per scelta, ma per la

devastante e incoercibile necessità di dimenticare l’orrore e la violenza sessuale subita da un brigante (lo

stesso uomo che le uccise il marito), e l’indicibile sofferenza di un figlio, onesto e laborioso, che, pur esente

da colpe, si vede respinto e sconfitto nel proprio amore filiale, preferito ai fratellastri che sono partiti per

l’America, abbandonando la madre a una vita di stenti.

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Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,

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Lo spettacolo dell’associazione culturale «Educarte» – teatro Sociale di Busto Arsizio, al quale fanno da

colonna sonora canzoni popolari del tempo cantate dal vivo, pone l’attenzione sul tema della maternità

(un tema caro a Luigi Pirandello), ma affronta anche tematiche storiche legate all’Unità d’Italia come il

fenomeno del banditismo siciliano, del quale si incolpa l’azione liberatrice di Giuseppe Garibaldi e delle

sue «camice rosse» («Canebardo diede ordine, quando venne, che fossero aperte tutte le carceri di tutti i

paesi. Ora, si figuri vossignoria che ira di Dio si scatenò allora per le nostre campagne! I peggiori ladri, i

peggiori assassini, bestie selvagge, sanguinarie, arrabbiate da tanti anni di catena»), e la grande

emigrazione meridionale dei primi del Novecento.

Ingresso: posto unico € 10,00

giovedì 10 marzo 2011 – ore 21.00

RIGOLETTORIGOLETTORIGOLETTORIGOLETTO melodramma in tre atti da «Le Roi s'amuse» di Victor Hugo

musica di Giuseppe Verdi / libretto di Francesco Maria Piave

con il Teatro dell’Opera di Milano, con l’Orchestra filarmonica di Milano (direttore: Francesco Attardi) e con la Corale

lirica ambrosiana (direttore: Roberto Ardigò)

regia di Mario Riccardo Migliara

scenografia, costumi e attrezzeria: Arti di Scena

produzione: Teatro dell’Opera di Milano

opera lirica

«E’ il più gran soggetto e forse il più gran dramma dei tempi moderni. [...] E’ creazione degna di

Shakespeare!! [...]». Così Giuseppe Verdi, in una lettera del 25 aprile 1850 indirizzata al librettista Francesco

Maria Piave, descriveva «Le Roi s’amuse» («Il re si diverte») del drammaturgo e poeta Victor Hugo. L’opera,

convincente affresco delle dissolutezze che animavano la corte francese e del libertinaggio di Francesco I,

fece da motivo ispirato al melodramma «Rigoletto», andato in scena per la prima volta l’11 marzo 1851 al

teatro La Fenice di Venezia.

Prima del debutto, il capolavoro del compositore emiliano -avvincente storia dell’eterna diatriba tra fato e

volontà- fu oggetto d’attenzione da parte della censura dell'Imperial Regio Governo asburgico, che non

accettava l’attribuzione di un ruolo negativo a un sovrano e che riteneva il soggetto di «ributtante

immoralità ed oscena trivialità». Giuseppe Verdi optò per qualche compromesso, spostando

l’ambientazione dalle rive della Senna a quelle del Mincio, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova

(con un richiamo, forse intenzionale, alla figura dello spregiudicato Vincenzo Gonzaga) e cambiando

l’originale titolo del componimento, «La maledizione», in «Rigoletto».

Passione, tradimento, amore filiale e vendetta sono i temi che innervano quest’opera, accolta con calore

dal pubblico sin dalla sua prima rappresentazione. La trama è nota: Rigoletto, deforme e pungente buffone

alla corte rinascimentale di Mantova, ha una figlia «segreta», Gilda, che tiene lontana dal mondo corrotto

di Palazzo ducale. Duro e cattivo con tutti, sempre pronto a scherzi e vendette crudeli, l'uomo si dimostra,

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invece, con la ragazza un padre tenero e premuroso. Per uno scherzo del destino, la giovane diventa

oggetto delle attenzioni del duca di Mantova, libertino impenitente. Nel frattempo, le reazioni dei cortigiani

alle malefatte del buffone daranno il via a una serie di delitti: Gilda sarà rapita e violata dal nobiluomo;

Rigoletto, per vendicare l'offesa, pagherà Sparafucile, un bandito, perché uccida il suo padrone, ma a

morire, per mano del sicario sarà l'amata figlia. Musicalmente, il dramma verdiano dimostra una perfetta

combinazione di ricchezza melodica e potenza drammatica, come ben documentano le due arie più celebri:

«La donna è mobile» e «Cortigiani, vil razza dannata», con la quale viene sancita la nascita di una nuova

voce per il melodramma italiano, quella “spinta” del baritono verdiano, dal potente declamato.

L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano s’ispira agli studi sulla magia degli Arcani e dei Tarocchi, con

tutte le loro raffigurazioni e simbologie provenienti dal passato. «Rigoletto –spiega il regista Mario Riccardo

Migliara- s’incarna nella carta numero 0, simbolo dell’inconscio e della follia e, come «Il Matto» dei

Tarocchi, cammina con un fardello leggero e non utilizza l’esperienza. Il principe è «Il Diavolo», la carta

numero 15, con tutta la sua capacità di sedurre e di trasformare la materia a suo favore. Gilda è

rappresentata dalla carta numero 6, quella de «Gli innamorati», dove la passione e il sentimento

predominano su tutto».

«Gli arcani maggiori –racconta ancora il regista- non solo sono dentro inconsapevolmente ai personaggi

dell’opera, ma sono anche fatale scenografia delle azioni sceniche, spada di Damocle pendente sulla testa

dei personaggi e del pubblico che, con mistero, guarda il finale, dove il Trionfo della morte è illuminato

insieme a Rigoletto, pazzo di dolore».

Ingresso: posto unico € 32,00; ridotto (riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, Cral,

biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 22,00; note: l’evento fa parte dalla

stagione cittadina «BA Teatro 2010/2011».

mercoledì 16 marzo 2011 – dalle ore 21.30

buon compleanno, italia!buon compleanno, italia!buon compleanno, italia!buon compleanno, italia! Notte tricolore per i 150 anni dell’Italia unita - Serata di danza, musica, teatro ed arte

con gli «Amici del canto Giuseppe Verdi» di Busto Arsizio, l’associazione culturale «Allegra Brigata - Sinetema» di

Busto Arsizio con il vignettista Tiziano Riverso, il coro ANA «Monterosa» di Busto Arsizio, la «Dance Club Studio» di

Busto Arsizio, l’Istituto comprensivo di Vergiate – scuola secondaria di primo grado «Don Lorenzo Milani» (classi I, II, e

III B), con i professori Corrado Macchi e Luisa Colombo; il liceo artistico «Paolo Candiani» di Busto Arsizio, con il

professor Graziano Cattini; i laboratori «Officina della creatività» di «Educarte» e la «Star Dance» di Turbigo con il

pianista Michele Formenti

rassegna di arte varia

Una grande festa delle arti e delle realtà associative che operano nel territorio dell’Alto Milanese e del

Varesotto: si presenta così «Buon compleanno, Italia», la rassegna promossa dalla società «Il teatro

Sociale» Srl, in collaborazione con l’associazione culturale «Educarte», per la serata di mercoledì 16 marzo

2011. La sala di piazza Plebiscito festeggia, dunque, la Notte tricolore per i 150 anni dell’Italia unita, con

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Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,

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una rassegna di danza, musica, teatro e arte, alla quale prenderanno parte otto realtà associative,

culturali e scolastiche, che operano a Busto Arsizio e nei paesi limitrofi.

LO SPETTACOLO

L’«Allegra Brigata-Sinetema» presenterà «Di segni d’Italia (Alla ricerca del senso comune dell’Unità)»,

una carrellata simbolica di detti e aforismi del nostro Paese, illustrati dalla matita di Tiziano Riverso e

recitati da Elis Ferracini e dai suoi burattini, sulle note di «Viva l'Italia» di Francesco De Gregori e di alcune

canzoni regionali.

Gli «Amici del canto Giuseppe Verdi» faranno, invece, salire sul palco il tenore Gianni Callegari e il maestro

accompagnatore Svetlana Sajad; i due artisti proporranno tre tra le più celebri arie e romanze del

repertorio lirico: «Nessun dorma» dal terzo atto della «Turandot» di Giacomo Puccini, «Celeste Aida» dal

primo atto dell’«Aida» di Giuseppe Verdi e «La mia letizia infondere» da «I Lombardi alla prima crociata»,

sempre di Giuseppe Verdi.

Al maestro di Busseto, simbolo del Risorgimento musicale, sarà dedicata anche la coreografia di Anna Fana,

«Va, pensiero», che vedrà in scena la scuola di danza «Dance Club Studio» di Busto Arsizio; mentre la

«Star Dance» di Turbigo danzerà sulle note del pianista Michele Formenti, sul palco con due sue

composizioni: una rivisitazione in chiave romantica dell’«Inno di Mameli» e il brano «Notte tricolore».

Gli allievi dei laboratori teatrali «Officina di della creatività» di «Educarte» si cimenteranno, poi, nella

lettura drammatizzata di alcune poesie ottocentesche, da «Marzo 1821» di Alessandro Manzoni a «La

spigolatrice di Sapri» di Luigi Mercantini; mentre gli alunni della classe I B della scuola secondaria di primo

grado «Don Lorenzo Milani» di Vergiate proporranno, sotto la supervisione dei professori Corrado Macchi

e Luisa Colombo, la performance «Grande Fratello d’Italia…Anno 1861», un simpatico provino per il

reclutamento degli uomini e delle donne che hanno fatto l’Italia unita, da Giuseppe di Nizza ad Anita dal

Sudamerica, da Camillo di Torino a Goffredo di Genova. Il breve momento di spettacolo offrirà anche

l’occasione per ricordare i sei caduti garibaldini bustesi: Pietro Cerina Pozzi, Leonardo Sordelli, Battista

Brazzelli, Angelo Brustin Crespi, Giovanni Giandalin Tosi e Pietro Cordafina Crespi.

A chiusura della serata, il Coro A.N.A. «Monterosa» di Busto Arsizio proporrà cinque canzoni simbolo del

nostro Risorgimento: Addio, mia bella, addio», «La bella Gigogin», «Va' pensiero», «La bandiera dei tre

colori» e l’«Inno di Mameli».

LE MOSTRE

In contemporanea, verrà inaugurata, negli spazi del ridotto «Luigi Pirandello», la mostra «Italia, una storia

lunga 150 anni», realizzata dagli allievi della classe IVG2 del liceo artistico «Paolo Candiani» di Busto

Arsizio, sotto la supervisione del professor Graziano Cattini. L'esposizione, che sarà corredata da note

storiche, presenta ventiquattro tele di ventitré giovani "artisti", che hanno riflettuto su una frase di Indro

Montanelli, giornalista del quale nel 2011 ricorre il decennale della morte: «A fare l'Italia alcuni pochi

italiani ci sono, senza e contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in centocinquant'anni, non c'è riuscita;

anzi non ci s'è nemmeno provata». La mostra rimarrà esposta fino al 17 marzo 2012, con i seguenti orari:

dal lunedì al venerdì, dalle 16.00 alle 18.00 e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00.

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Nel foyer del teatro si terrà, invece, l’esposizione «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma…in

tricolore», con una selezione di lavori sulla nostra bandiera, realizzati con materiali alternativi e di scarto

dagli studenti delle classi I, II e III B della scuola secondaria di primo grado «Don Lorenzo Milani» di

Vergiate, sotto la supervisione del professor Corrado Macchi. La mostra sarà visibile fino a domenica 20

marzo 2011, prima dell’inizio degli spettacoli e delle proiezioni cinematografiche.

Negli stessi giorni, al ridotto «Luigi Pirandello», saranno esposti materiali risalenti al 1848, all’epoca delle

Cinque giornate di Milano: una giubba della guarda civile, una bandiera tricolore e un coccarda/mazzolino

di fiori, appartenuti a Giosuè Orsenigo. Questi documenti sono stati messi a disposizione del teatro Sociale

di Busto Arsizio dalla famiglia Orsenigo.

PARTECIPANTI ALLA RASSEGNA «BUON COMPLEANNO, ITALIA!»:

- Sezione spettacolo

* «AMICI DEL CANTO GIUSEPPE VERDI» di Busto Arsizio

con il maestro GIANNI CALLEGARI e il maestro concertore SVETLANA SAJAD

* Associazione culturale «ALLEGRA BRIGATA-SINETEMA» di Busto Arsizio

con il burattinaio ELIS FERRACINI e il vignettista TIZIANO RIVERSO

titolo esibizione: «DI SEGNI D'ITALIA (Alla ricerca del senso comune dell’Unità)»

* CORO A.N.A. «MONTEROSA» di Busto Arsizio

*«DANCE CLUB STUDIO» di Busto Arsizio

con la coreografa ANNA FANA

* Istituto comprensivo di Vergiate - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO «DON LORENZO MILANI»

con la classe I B, coordinata dal professor CORRADO MACCHI e LUISA COLOMBO

titolo esibizione: «GRANDE FRATELLO D'ITALIA... ANNI 1861 (Provino per il reclutamento dei protagonisti

del Risorgimento, allo scopo di unire l'Italia. Partecipano: Giuseppe da Nizza, Camillo da Torino, Anita dal

Sudamerica, Goffredo da Genova. Sono disponibili 1000 posti)»

*«OFFICINA DELLA CREATIVITA'» di «EDUCARTE»

* «STAR DANCE» di Turbigo con il pianista MICHELE FORMENTI

e con la coreografa ELISA VAI

titolo esibizione: «NOTTE TRICOLORE»

- Sezione espositiva

* Istituto comprensivo di Vergiate - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO «DON LORENZO MILANI»

con le classi I, II e III B, coordinata dal professor CORRADO MACCHI

titolo mostra: «NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA…IN TRICOLORE»

* LICEO ARTISTICO «PAOLO CANDIANI» di Busto Arsizio

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con la classe IVG2, sotto la supervisione del professor GRAZIANO CATTINI

titolo mostra: «ITALIA, UNA STORIA LUNGA 150 ANNI («A fare l'Italia alcuni pochi italiani ci sono, senza e

contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in centocinquant'anni, non c'è riuscita; anzi non ci s'è

nemmeno provata» - Indro Montanelli, 19 giugno 1997)»

GALLERIA FOTOGRAFICA SU: www.facebook.com/album.php?aid=46225&id=120959544605486

* Tutti le realtà associative, culturali e scolastiche che parteciperanno alla rassegna «Buon compleanno,

Italia» riceveranno una targa, gentilmente messa a disposizione dalla «PIERRE SPORT» Srl di BUSTO

ARSIZIO.

Ingresso: libero e gratuito

mercoledì 16 marzo 2011 – ore 10.15 / giovedì 17 marzo 2011 – ore 20.30 / venerdì 18 marzo 2011 – ore

10.15

CUORE CUORE CUORE CUORE (Uno spettacolo per 150 anni dall’Unità d’Italia)

dall’omonimo racconto di Edmondo De Amicis

con gli allievi di «Officina della creatività» - corso Attori in erba e gli attori del teatro Sociale

cast attori: Gerry Franceschini (maestro Perboni), Ada Garufi (la direttrice della scuola), Elisa Vai (la maestrina dalla penna rossa) e

Mario Piciollo e Claudio Tettamanti

riduzione scenica e regia di Delia Cajelli

produzione: associazione «Educarte» – teatro Sociale di Busto Arsizio

spettacolo di prosa

L'amore per la patria, il rispetto per l’autorità, il valore della cultura, lo spirito di sacrificio, l'eroismo e la

pietà verso i più deboli: sono questi i sentimenti che animano il libro «Cuore», scritto da Edmondo De

Amicis nel 1886, a pochi anni di distanza dall’Unità d’Italia, con l’intento di insegnare ai nuovi cittadini del

Regno virtù civili utili per la formazione di una comune coscienza nazionale.

Lo spettacolo, che ha per protagonisti gli allievi delle scuole primarie e secondarie di primo grado iscritti al

progetto «Officina della creatività – Attori in erba» (una cinquantina di bambini di età compresa tra i 6 e i

12 anni, che stanno frequentando un corso triennale di educazione alla teatralità), ripercorre le pagine

più significative del romanzo deamicisiano, diario immaginario di un alunno torinese della terza classe,

Enrico Bottini, nel quale vengono raccontati gli episodi lieti e tristi, le curiosità di un intero anno scolastico e

dove sono riuniti nove racconti dettati, mensilmente, dal maestro Perboni ad edificazione della giovane

scolaresca.

La trama narra, dunque, le indimenticabili avventure del buon Garrone, del monellaccio Franti, dello

studioso Derossi, della maestrina dalla penna rossa, ma anche di tanti giovani «eroi» considerati modelli da

imitare per le loro azioni di eccezionale abnegazione. Basti pensare alla piccola vedetta lombarda, che

consuma il proprio sacrificio per spiare le mosse del nemico, allo scrivano fiorentino, che lavora di notte

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per aiutare i genitori, o ancora al tamburino sardo, che partecipa ad un’azione militare dell’esercito

piemontese e che, per questo, perde una gamba.

In occasione dell’anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861 a Torino, il

teatro Sociale di Busto Arsizio porta in scena un testo emblematico dell’Italia post-risorgimentale, un testo

che per lungo tempo è stato considerato, con il «Pinocchio» di Collodi, indispensabile «per fare gli italiani».

SCUOLE A TEATRO

Alla repliche mattutine prenderanno parte più di 1200 allievi di scuole primarie, provenienti da Arconate

(scuola primaria «Maestri d'Arconate»), Busto Arsizio (scuole primarie «Giovanni Bertacchi», «Edmondo

De Amicis», «Ada Negri» e istituto comprensivo «Niccolò Tommaseo»), Busto Garolfo (scuola primaria

«Don Mario Mentasti»), Daverio (scuola primaria «Enrico Fermi»), Cassano Magnago (scuola primaria

«Enrico Fermi»), Casorate Sempione (scuola primaria «Milite ignoto»), Ferno (Istituto comprensivo

«Benedetto Croce» – scuola primaria «Carlo Cozzi» di San Macario), Legnano (scuola primaria «Gianni

Rodari»), Lonate Pozzolo (Istituto comprensivo statale «Carminati») e Rescaldina (scuola primaria «Dante

Alighieri»).

L’ABC DELLA SCENA SPIEGATO AI PIÙ PICCOLI

Il corso «Attori in erba», inserito nel progetto «Officina della creatività» di «Educarte» è previsto dalla

convenzione triennale stipulata, nella primavera del 2009, tra la società «Il teatro Sociale» srl e

l’amministrazione comunale di Busto Arsizio.

Il corso permette ad allievi di età compresa tra i 6 e i 13 anni di studiare i primi rudimenti di recitazione,

canto, uso della voce ed espressività corporea, sotto la supervisione di un team di insegnanti composto

dalla regista Delia Cajelli, dalla ballerina e coreografa Elisa Vai e dall’attrice e cantante Anita Romano.

Dopo «Tutti allegramente insieme a Pinocchio» e «Cuore», il viaggio dei più piccoli alla scoperta dell’Abc del

mondo della scena proseguirà con lo studio e la rappresentazione del libro «Il piccolo principe» di Antoine

de Saint-Exupéry, il cui allestimento si terrà nella primavera 2012. Le lezioni riprenderanno nel mese di

maggio 2011, sempre fedeli al motto «Il teatro? Un gioco importante per crescere».

Ingresso: matinèe (fascia d’età consigliata: scuole primarie e scuole secondarie di primo grado) e serale

posto unico € 5,00; note: la replica serale fa parte dalla stagione cittadina «BA Teatro 2010/2011».

Venerdì 1° aprile 2011-ore 21.00

NOI CREDENOI CREDENOI CREDENOI CREDEVAMOVAMOVAMOVAMO regia di Mario Martone

sceneggiatura di Anna Banti, Mario Martone, Giancarlo De Cataldo

con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Toni Servillo, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Luca Zingaretti, Guido Caprino, Renato

Carpentieri, Ivan Franek, Stefano Cassetti, Michele Riondino, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Andrea Renzi, Franco Ravera, Roberto De

Francesco, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Alfonso Santagata

fotografia: Renato Berta

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musiche: Hubert Westkemper

produzione: Eskimosa, Rai Cinema

genere: drammatico, storico

proiezione cinematografica

Rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e

disillusioni politiche: i sentimenti di tre giovani del sud Italia negli anni in cui si compivano i primi passi del

processo risorgimentale per l'Unità, quando i tempi non erano maturi e le voci di chi lottava per l'ideale di

un'Italia repubblicana erano voci nel deserto.

Davanti alle teste mozzate dei leggendari banditi Capozzoli, promotori di una rivolta repressa nel sangue

dall’esercito borbonico, Domenico, Salvatore e Angelo, poco più che adolescenti, giurano di consacrare la

propria vita alla causa della libertà e dell’indipendenza dell’Italia. Qualche anno più tardi, abbandonato

l’aspro natìo Cilento, i tre giovani amici si affiliano alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, raggiungono

Parigi, dove hanno modo di conoscere l’affascinante principessa Cristina di Belgiojoso, fervente patriota,

ma anche paladina dei diritti delle donne e dell’istruzione del popolo, e infine partecipano al tentativo di

assassinare Re Carlo Alberto e ai moti savoiardi del 1834. Il fallimento di entrambe le missioni marca una

profonda crisi nei tre giovani patrioti, acuendo le differenze di classe che già in partenza rendevano diversi

Angelo e Domenico, di ceto nobiliare, da Salvatore, umile figlio del popolo. Il film «Noi credevamo» verrà

proposto anche nel pomeriggio, in una proiezione a ingresso libero riservata alle scuole secondarie di

secondo grado.

Questo appuntamento è inserito nella rassegna «Per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia: il cinema

racconta», un progetto Miur e Agis Scuola che prevede anche la riproduzione delle pellicole «Le Cinque

giornate» di Dario Argento (16 febbraio 2011, ore 14.30), «Correva l’anno di grazia 1870» di Alfredo

Giannetti (1° marzo 2011, ore 14.30) e «Uomini contro» di Francesco Rosi (21 marzo 2011, ore 14.30).

L’iniziativa, realizzata in ventitré città italiane, è promossa a Busto Arsizio, grazie alla collaborazione tra

società «Il teatro Sociale» Srl, l’ITC «Enrico Tosi» e l’Amministrazione comunale.

Ingresso: posto unico € 5,00

martedì 27 settembre 2011 – ore 21.00

VERDE, BIANCO E ROSSOVERDE, BIANCO E ROSSOVERDE, BIANCO E ROSSOVERDE, BIANCO E ROSSO:::: NOTE NOTE NOTE NOTE PER L’ITALIAPER L’ITALIAPER L’ITALIAPER L’ITALIA concerto

E' il 27 settembre 1891 quando il sipario del teatro Sociale di Busto Arsizio si alza per la sua prima volta.

Sul palco salgono la soprano Bianca Montesini, il baritono Sante Athos, il mezzosoprano Elvira Ercoli, sotto

la direzione del maestro Giulio Buzenac. Nella platea e tra i palchetti, ormai ricordo di un antico passato, si

diffondono le note del melodramma «La forza del destino», su musica di Giuseppe Verdi e con libretto di

Francesco Maria Piave.

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Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,

[email protected]. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.

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Ha inizio così la lunga storia dell'opera lirica nella sala che l’architetto milanese Achille Sfondrini, già autore

del Carcano di Milano e del Costanzi di Roma, progetta su modello di uno dei templi internazionali della

musica: il teatro alla Scala di Milano. Una storia, questa, che vede salire sul palco grandi interpreti del

tempo, come Emma Carelli, caposcuola dei soprani veristi e compagna di palcoscenico dei tenori Francesco

Tamagno e Enrico Caruso, il baritono Carlo Tagliabue, grande specialista del teatro verdiano, la soprano Toti

Dal Monte, celebrata per la sua bravura persino da una poesia di Andrea Zanzotto, il fagnanese Renzo Pigni

e un’esordiente Lucy Kelston.

Dall’apertura del sipario del teatro Sociale di Busto Arsizio sono passati 120 anni. Per ricordare questo

compleanno e in occasione dei 150 anni dall'Unità d'Italia, verrà proposto un concerto con inni, marce,

canzoni risorgimentali e musiche di grandi compositori italiani, tra i quali Giuseppe Verdi, simbolo stesso

del Risorgimento italiano.

E’ in via di definizione la scelta dell’orchestra o del musicista, alla quale affidare l’organizzazione pratica di

questo appuntamento.

Ingresso: in via di definizione

giovedì 17 novembre 2011 – ore 10.15 e ore 21.00

LIBERTÀLIBERTÀLIBERTÀLIBERTÀ dall’opera di Giovanni Verga

riduzione scenica e regia di Delia Cajelli

con gli attori del teatro Sociale

produzione: associazione «Educarte» – teatro Sociale di Busto Arsizio

spettacolo di prosa

Il recital rilegge la storia dell’Unità d’Italia attraverso una selezione di pagine tratte dalle principali opere

che lo scrittore catanese Giovanni Verga dedicò alla questione meridionale e al «problema Sicilia».

Nello specifico l’appuntamento teatrale focalizza l’attenzione su alcune pagine dei romanzi «I Malavoglia»

e «Mastro Don Gesualdo» e sulle novelle «Libertà», «Amante di Gramigna» e «Nedda».

Ingresso: matinèe (fascia d’età consigliata: scuole secondarie di primo e secondo grado) € 6,00; spettacolo

serale € 10,00

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Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,

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PER I 150 ANNI DELL'UNITÀ D'ITALIA:PER I 150 ANNI DELL'UNITÀ D'ITALIA:PER I 150 ANNI DELL'UNITÀ D'ITALIA:PER I 150 ANNI DELL'UNITÀ D'ITALIA:

IL IL IL IL CINEMA RACCONTACINEMA RACCONTACINEMA RACCONTACINEMA RACCONTA rassegna promossa da Miur e Agiscuola

Ci sono pagine del Risorgimento che vengono talvolta meno approfondite nell'aula scolastica, forse perché i

momenti storici gloriosi, dolorosi ed eroici delle tre guerre di indipendenza, della spedizione dei Mille e

della vittoria nella I guerra mondiale sovrastano le altre. Per questo motivo, Miur e Agiscuola propongono

agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado una rassegna cinematografica sui 150 anni

dell'unità d'Italia, che si propone di focalizzare l'attenzione su alcuni accadimenti del nostra storia

risorgimentale, avvenuti prima e dopo la proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861).

Le pellicole scelte sono quattro:

� «Noi credevamo» (2010) di Mario Martone, ovvero quando i tempi non erano maturi e le voci di

chi lottava per l'ideale di un'Italia repubblicana erano voci nel deserto;

� «Le cinque giornate» (1973) di Dario Argento, ovvero quando l'insurrezione dei popoli che, nel

1848, sconvolse l'Europa diede, a coloro che «comprendevano», la consapevolezza che, dopo

quell'anno, nulla sarebbe stato uguale al passato;

� «Correva l'anno di grazia 1870» (1971) di Alfredo Giannetti, ovvero quando il popolo si ribellò allo

Stato pontificio chiedendo la libertà per i carbonari imprigionati a Castel Sant'Angelo: era il 20

settembre 1870;

� «Uomini contro» (1970) di Francesco Rosi, ovvero quanto, nel silenzio delle trincee, dolore,

sofferenza e morte portarono alla vittoria nella guerra del '15 –'18;

Con queste opere filmiche, delle quali una recentissima e presentata con grande successo alla 67° Mostra

d'arte cinematografica di Venezia e le altre rarissime e tutte di alto livello non solo didattico e culturale

ma anche realizzativo, ci si propone di presentare un valido spaccato di quanto sia costato «fare l'Italia» e

di quanto sia stato e sia difficile, ancora oggi, costruire, con gli italiani, una nazione.

Nello specifico, si vuole aiutare i giovani a trovare una risposta a queste domande:

� Quanto hanno fatto le società segrete, Carboneria e Giovane Italia, per coinvolgere il popolo nella

lotta per l'Unità?

� Quanto il 1848, anno nel quale in più parti d'Europa ci furono sollevazioni per il diritto ad avere una

costituzione, si trasformò, nel nostro Paese, in una lotta per l'indipendenza dal potere straniero?

� Quanto la Chiesa, fino al 1870, si oppose all'Unità essendo il pontefice monarca assoluto di un

regno?

� Quanto l'interventismo di tanti giovani, che parteciparono entusiasti alla prima guerra mondiale, si

stemperò nella melma, nel dolore e nel sangue delle trincee sul Carso, sul Podgora e sull'Adamello?

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mercoledì 16 febbraio 2011 – ore 14.30

LE CINQUE GIORNATELE CINQUE GIORNATELE CINQUE GIORNATELE CINQUE GIORNATE regia di Dario Argento / soggetto di Dario Argento, Luigi Cozzi ed Enzo Ungari / sceneggiatura di Dario Argento e Nanni Ballestrini

con Adriano Celentano (Cainazzo), Enzo Cerusico (Romolo Marcelli), Marilù Tolo (la contessa), Sergio Graziani (Barone Tranzunto),

Luisa De Santis (donna che partorisce), Glauco Onorato (Zampino), Carla Tatò, Germano Altomanni, Salvatore Baccaro, Loredana

Martínez, Fulvio Mingozzi, Cristina Moranzoni

fotografia: Luigi Kuveiller

montaggio: Franco Fraticelli

scenografia: Giuseppe Bassan

musica: Giorgio Gaslini (su brani di Verdi, Rossini, Bach)

costumi: Elena Mannini

produttore: Salvatore Argento / produzione: Italia, 1973

genere: commedia, storico

proiezione cinematografica

Durante l'insurrezione di Milano gli austriaci (18-22 marzo 1848), Caivazza, un ladruncolo e Romolo un

fornaio romano, vengono coinvolti negli scontri, aiutano ad erigere barricate, assistono alla violenza dei

patrioti e alle durissime rappresaglie degli austriaci fino a che Romolo viene messo al muro e fucilato per

aver, involontariamente, ucciso un uomo che violentava una ragazza. Caivazza rimane solo con il proprio

dolore e il proprio sdegno mentre su Milano ricala il possente giogo austriaco. Ancora 11 anni e, nel 1959,

la Lombardia verrà annessa al Piemonte. Il Regno d'Italia stava nascendo.

martedì 1° marzo 2011 – ore 14.30

CORREVA L’ANNO DI GRAZIA 1870CORREVA L’ANNO DI GRAZIA 1870CORREVA L’ANNO DI GRAZIA 1870CORREVA L’ANNO DI GRAZIA 1870 un film di Alfredo Giannetti

con Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Mario Carotenuto, Osvaldo Ruggeri, Franco Balducci,Gina Mascetti, Silla Bettini, Dino

Mele, Massimo Sarchielli, Duilio Cruciani, Luciano Bonanni

fotografia: Leonida Barboni

montaggio: Renato Cinquini

musiche: Ennio Morricone

scenografia: Francesco Bronzi

produzione: Italia, 1971

genere: drammatico, storico

proiezione cinematografica

Nella Roma ancora soggetta al governo pontificio, ma alla vigilia di diventare capitale d'Italia, numerosi

prigionieri politici, colpevoli d'auspicare la fine del potere temporale, languono nelle carceri: alcuni, dopo

qualche tempo, cedono e rivolgono al Papa domanda di grazia; altri, più fermi nelle loro idee, la rifiutano

decisamente.

Tra costoro c'è un popolano, Augusto Parenti, che, pur essendo gravemente ammalato, si ostina a resistere.

Di idee liberali come lui, sua moglie Teresa, una donna energica e coraggiosa, cerca come può di tirare

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avanti, per sé e per il figlioletto Mario, finché, spinta dal bisogno, accetta il consiglio di un sacerdote amico,

Don Aldo, e manda il bambino in seminario.

Approssimandosi il giorno della liberazione di Roma, un patriota, amico di Augusto, penetra

clandestinamente in città con un carico d'armi, e si rivolge a Teresa perché chiami a raccolta i compagni. La

maggior parte di costoro si tira indietro.

Finalmente, quasi senza colpo ferire, ma anche tra lo scarso entusiasmo della popolazione, i Piemontesi

entrano in Roma. Penetrata nelle carceri, alla testa di un gruppo di fiere popolane, Teresa libera il marito, il

quale, stremato dalla malattia, le muore tra le braccia: prima di vederlo spirare, però, Teresa gli descriverà

in tono trionfale la liberazione di Roma, così com'egli l'aveva sempre sognata.

«Correva l'anno di grazia 1870» è uno dei film scritti e diretti da Giannetti appositamente per Anna

Magnani.

lunedì 21 marzo 2011 – ore 14.30

UOMINI CONTRO UOMINI CONTRO UOMINI CONTRO UOMINI CONTRO regia di Francesco Rosi / soggetto di Emilio Lussu / sceneggiatura di Tonino Guerra, Francesco Rosi, Raffaele La Capria

con Mark Frechette, Alain Cuny, Gian Maria Volontè, Franco Graziosi, Giampiero Albertini, Pier Paolo Capponi, Mario Feliciani, Daria

Nicolodi

fotografia: Pasqualino De Santis

montaggio: Ruggiero Mastroianni

effetti speciali: Zdravko Smojver

musiche: Piero Piccioni

scenografia: Andrea Crisanti

costumi: Franco Carretti Gabriella Pescucci

trucco: Massimo De Rossi

produttore: Francesco Rosi, Luciano Perugia, Marina Cicogna / produzione: Italia/Jugoslavia, 1970

genere: guerra, drammatico

proiezione cinematografica

Sull'altopiano di Asiago, tra il 1916 e il 1917, un giovane ufficiale italiano, interventista, scopre la follia della

guerra: battaglie ed eroi sono molto diversi da come li immaginava.

Dal bel libro Un anno sull'altipiano (1938) di Emilio Lussu (1890-1975) – sceneggiato da Tonino Guerra e

Raffaele La Capria, «Uomini contro» è un film che, in nome della pace e del rispetto dell'uomo verso

l'uomo, si oppone ad ogni conflitto pur nella consapevolezza che l'umanità potrà difficilmente superare gli

scontri tra le nazioni senza adoperare le armi. Non per niente, da Tocqueville affermava che «la guerra è

l'ultimo e definitivo atto della politica».

«Uomini contro» è un vibrante manifesto antimilitarista che, nel clima di polemica rivisitazione critica della

storia nazionale a ridosso dell'ondata di contestazione del Sessantotto, denuncia la natura di crudele e

inutile massacro del primo conflitto mondiale e la mistificazione di una retorica bellicista che l'ha sempre

celebrata come evento glorioso, fondativo della coscienza e dell'unità nazionale.

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venerdì 1° aprile 2011 - ore 14.30

NOI CREDEVAMONOI CREDEVAMONOI CREDEVAMONOI CREDEVAMO regia di Mario Martone

sceneggiatura di Anna Banti, Mario Martone, Giancarlo De Cataldo

con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Toni Servillo, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Luca Zingaretti, Guido Caprino, Renato

Carpentieri, Ivan Franek, Stefano Cassetti, Michele Riondino, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Andrea Renzi, Franco Ravera, Roberto De

Francesco, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Alfonso Santagata

fotografia: Renato Berta

musiche: Hubert Westkemper

produzione: Eskimosa, Rai Cinema

genere: drammatico, storico

proiezione cinematografica

Rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e

disillusioni politiche: i sentimenti di tre giovani del sud Italia negli anni in cui si compivano i primi passi del

processo risorgimentale per l'Unità, quando i tempi non erano maturi e le voci di chi lottava per l'ideale di

un'Italia repubblicana erano voci nel deserto.

Davanti alle teste mozzate dei leggendari banditi Capozzoli, promotori di una rivolta repressa nel sangue

dall’esercito borbonico, Domenico, Salvatore e Angelo, poco più che adolescenti, giurano di consacrare la

propria vita alla causa della libertà e dell’indipendenza dell’Italia. Qualche anno più tardi, abbandonato

l’aspro natìo Cilento, i tre giovani amici si affiliano alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, raggiungono

Parigi, dove hanno modo di conoscere l’affascinante principessa Cristina di Belgiojoso, fervente patriota,

ma anche paladina dei diritti delle donne e dell’istruzione del popolo, e infine partecipano al tentativo di

assassinare Re Carlo Alberto e ai moti savoiardi del 1834. Il fallimento di entrambe le missioni marca una

profonda crisi nei tre giovani patrioti, acuendo le differenze di classe che già in partenza rendevano diversi

Angelo e Domenico, di ceto nobiliare, da Salvatore, umile figlio del popolo.

Ingresso: libero

Note: La rassegna, che toccherà ventitré città italiane, è stata realizzata a Busto Arsizio grazie alla

collaborazione tra la società «Il teatro Sociale» Srl, l’ITC «Enrico Tosi» (che ha stipulato una convenzione

con l'Agiscuola, nell’ambito del progetto nazionale «Carta Io Studio») e l’amministrazione comunale di

Busto Arsizio (che ha fornito alle scuole gli autobus per raggiungere piazza Plebiscito).

Alla rassegna prenderanno parte quattro scuole secondarie di secondo grado della città di Busto Arsizio:

l’Ipc «Pietro Verri», l’Itc «Enrico Tosi», l’Itis «Cipriano Facchinetti» e il liceo scientifico «Arturo Tosi». La

presentazione dei film è a cura di Delia Cajelli, direttore artistico del teatro Sociale di Busto Arsizio.

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ITALIA, UNA STORIA LUNGA ITALIA, UNA STORIA LUNGA ITALIA, UNA STORIA LUNGA ITALIA, UNA STORIA LUNGA 150 ANNI150 ANNI150 ANNI150 ANNI mostra di pittura a cura della classe IVG2 del liceo artistico «Paolo Candiani» di Busto Arsizio

con il coordinamento del professor Graziano Cattini

«A fare l'Italia alcuni pochi italiani ci sono, senza e contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in

centocinquant'anni, non c'è riuscita; anzi non ci s'è nemmeno provata» («Corriere della Sera», 19 giugno

1997). A questa frase di Indro Montanelli, giornalista del quale nel 2011 ricorre il decennale della morte,

guarda la rassegna di pittura, realizzata dagli allievi della classe IVG2 del liceo artistico «Paolo Candiani» di

Busto Arsizio. In mostra ventiquattro tele.

Gli autori: Sabrina Banfi, Silvia Battilana, Mattia Bonucci, Federica Carraro, Ilaria Carlini, Daniele Chiarello,

Stefano Colombo, Stefania De Angelis, Selene Donati, Simone Guazzi, Vania Lamperti, Federico Lancetta,

Alessia Losi, Erica Macchi, Mirko Massarente, Alice Meletti, Laura Paglialonga, Hilary Paparella, Davide

Parenti, Ludovica Pogliana, Alessandro Ragazzoni, Manuela Selmo, Erika Virano.

I CUORI ITALIANII CUORI ITALIANII CUORI ITALIANII CUORI ITALIANI «Attraverso una figura astratta, riferita alla Pop art, ho rappresentato con cuori sovrapposti la mia

immagine. Ho “alterato” il colore rosso dei cuori con i tre della bandiera italiana, simbolo della nostra unità:

verde, bianco e rosso. La composizione è formata non solo da cuori sovrapposti, ma dall’intersecazione con

il numero centocinquanta, gli anni dell’anniversario di unificazione della nostra patria. Con tutto questo

ho voluto rappresentare l’unione delle diverse regioni e l’amore verso il nostro Paese. Tecnicamente, la tela

è stata realizzata con acrilici».

Manuela Selmo

LA MORTE CREOLA MORTE CREOLA MORTE CREOLA MORTE CREO’ L’UNITà’ L’UNITà’ L’UNITà’ L’UNITà «Come si può notare a primo impatto, il soggetto predominante della mia tela è il teschio. Ho scelto questa

rappresentazione per far risaltare non solo gli aspetti positivi che hanno portato all’unità d’Italia, ma anche

la morte di molte le persone che hanno perso al nostro Risorgimento».

Federico Lancetta

L’UOMO UNITOL’UOMO UNITOL’UOMO UNITOL’UOMO UNITO «Nel mio quadro ho voluto rappresentare un uomo, dipinto con i colori della bandiera italiana. Quest’uomo

rappresenta gli italiani e i vari paesi. La figura è divisa in più parti, unite tra loro da elastici, i quali indicano

l’unità d’Italia. Tecnicamente l’opera è stata realizzata con acrilici su tela e, infine, è stata ricoperta con uno

strato di colla Vinavil».

Erica Macchi

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ITALIA A MURALESITALIA A MURALESITALIA A MURALESITALIA A MURALES

«Ho realizzato quest’opera ispirandomi alla Street art, ovvero a una tecnica innovativa, moderna, giovane,

solitamente utilizzata in strada sui muri delle città. Ho scelto questo “linguaggio” perché esprime una parte

di cultura che mi appartiene e che, in un certo senso, mi rispecchia.

Il quadro è stato disegnato prima a matita, successivamente dipinto con colori acrilici. Sono stati, poi,

evidenziati i contorni con un nero deciso per meglio definire il lavoro, ossia la rappresentazione grafica dei

centocinquanta anni dell’unità d’Italia. Una serie di linee curve sono state unite a una scritta verticale,

colorata con i classici colori della bandiera italiana».

Mirko Massarente

LO STORMOLO STORMOLO STORMOLO STORMO «Per il mio lavoro mi sono ispirato alle pennellate di Umberto Boccioni, uno dei maggiori esponenti del

Futurismo italiano, che con la sua forte capacità di trasmettere la sensazione di movimento è riuscito a

infondere in me un’essenza di libertà. Riflettendo sul miglior soggetto che avrebbe potuto rappresentare

questa tecnica, mi sono soffermato sulle rondini, volatili che ritornano all’arrivare del miglior tempo. I due

stormi che si incontrano in questo spazio, creato con materia colore cenere, incarnano il caos in cui siamo

immersi. Questo momento rappresenta il tricolore di un’unità d’Italia già esistente, che sta per raggiungere

il suo massimo livello con la festa nazionale».

Stefano Colombo

BACI ALL’ITALIANABACI ALL’ITALIANABACI ALL’ITALIANABACI ALL’ITALIANA «La storia ci racconta di guerre, battaglie ma soprattutto di vittime per giungere all’unione di questa nostra

piccola, grande Italia. Qui sorge una domanda. Che cosa univa e spingeva gli animi dei patrioti morti per il

nostro Paese? La risposta è semplice: il desiderio di una nazione unita, indipendente e, quindi, felice. Per

questo motivo ho ritenuto che la felicità dovesse essere la protagonista indiscussa della mia opera.

Ispirandomi al movimento della Pop art, ho voluto esprimere questo concetto attraverso dei grossi baci

rossi. Dal punto di vista tecnico ho steso un fondo di color acrilico bianco e un’abbondante sgocciolatura

verde, ispirata alle opere dell’artista Jackson Pollock. I grandi baci dominano la scena e sono realizzati

tramite la tecnica dello stencil, la quale meglio si avvicina allo stile serigrafico caratterizzante la Pop art».

Stefania De Angelis

IL CERCHIOIL CERCHIOIL CERCHIOIL CERCHIO «La mia idea è nata dall’osservazione di un quadro astratto di Vittorio Nobile. L’opera presenta una forma

circolare attraversata da strisce di diversi colori. Ho ripreso questo cerchio per il mio lavoro, colorando le

strisce con le tonalità della bandiera italiana.

La circonferenza è la forma geometrica che rappresenta meglio l’unione, per questo motivo l’ho usata per

celebrare i centocinquanta anni dell’Italia.

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Dal punto di vista tecnico, il lavoro è stato realizzato con colori acrilici, mentre per lo sfondo ho usato dei

frammenti di giornali, incollandoli sulla tela in modo che si creasse una texture. Con acrilici molto diluiti ho,

poi, creato delle macchie bianche, rosse e verdi, sulle quali ho incollato il mio cerchio».

Vania Lamperti

IMPRONTAIMPRONTAIMPRONTAIMPRONTA «Per il quadro del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia ho deciso di non utilizzare pennelli,

ma la mia mano come strumento pittorico, creando delle impronte che rappresentassero ogni singolo

cittadino. I colori sono quelli della bandiera su uno sfondo neutro, sul quale ho disegnano, con un tratto

nero, l’immagine della nostra nazione».

Sabrina Banfi

CATENECATENECATENECATENE «Per la realizzazione della mia tela, sono partita analizzando il concetto di unione. Ho, poi, trovato spunto

nel simbolo delle catene. L’unione indissolubile del ferro è stata, dunque, usata come paragone per

l’unione del popolo italiano. Lo sfondo completamente nero mette in evidenza la fascia centrale di catene,

realizzate in modo geometrico attraverso i colori della bandiera italiana. Queste tinte sono state utilizzate

in modo alternato. I contorni sono netti per evidenziarne la profondità, così da sottolineare la fatica

impiegata per poter raggiungere questo importante anniversario».

Ilaria Carlini

IL DONOIL DONOIL DONOIL DONO «In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, ho realizzato una tela che ha come

sfondo un collage di quotidiani, emblema della lunga storia della nostra nazione. Alla destra del quadro, ho

posto un aereo, dal quale escono tre strisce tricolori (verde, bianco e rosso), rimando al tragico periodo

delle guerre subite dagli italiani. I colori della nostra bandiera sono posti in posizione centrale e risaltano

all’occhio dell’osservatore divenendo i protagonisti del quadro. Sulla tela è posta anche la foto spezzata di

una famiglia. Con questa immagine ho voluto ricordare come le guerre servite a creare l’Italia abbiano

provocato anche grandi sofferenze e la morte di migliaia di persone innocenti. In occasione del

centocinquantesimo anniversario del nostro Paese non dobbiamo dimenticarci di questo grande dono

fattoci da tanti patrioti. E’ un dovere ricordare chi, prima di noi, ha offerto la vita per la nostra patria».

Federica Carraro

DOV’èDOV’èDOV’èDOV’è LA VITTORIA? LA VITTORIA? LA VITTORIA? LA VITTORIA? «I tre colori della nostra bandiera sono alla base del lavoro che ho realizzato per il centocinquantesimo

dell’unità d’Italia. Al centro del quadro ho raffigurato un occhio, caratterizzato da diverse anomalie: le

ciglia, simili a dei rovi, avvolgono l’iride rossa, che simboleggia, attraverso il suo caldo colore, l’amore, la

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passione, la violenza con cui è nato il nostro Paese. Un Paese costruito anche grazie alla forza e alla grinta,

con la quale gli uomini del nostro vicino passato ci hanno voluto donare un futuro migliore. I rovi vogliono

essere la concretizzazione dell’unità d’Italia; mentre l’occhio, un oggetto di provocazione per l’osservatore,

poiché intende trasmettere un significato che pochi tengono in considerazione: ognuno di noi deve

guardare verso il futuro. Solo ricordandoci del passato possiamo, però, renderci conto degli errori

commessi e migliorare ciò che siamo. Infine, la semplicità presente nella tela ha una chiave di lettura: solo

partendo dalle cose più semplici si possono creare cose grandiose».

Alice Meletti

UNITàUNITàUNITàUNITà, UNA STORIA DI VITA, UNA STORIA DI VITA, UNA STORIA DI VITA, UNA STORIA DI VITA «In questa tela ho rappresentato una tempesta di colore violaceo, che prova a sopprimere la libertà. Sono

presenti anche gocce di colore rosso, che vogliono simboleggiare il sangue sparso nella storia italiana, a

partire dal 1861. Una manifestazione di uomini e donne di ogni classe sociale e lavoro sovrasta questa

tempesta negativa, simbolo di morte e distruzione. Nella parte più alta vi è la bandiera italiana, che ricopre

tutto e tutti».

Alessandro Ragazzoni

ITALIA : MADRI, PADRI, E FIGLIITALIA : MADRI, PADRI, E FIGLIITALIA : MADRI, PADRI, E FIGLIITALIA : MADRI, PADRI, E FIGLI «Nel ricordo del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia abbiamo voluto evidenziare il vincolo

generazionale che lega ogni nuova leva ai principi e ai pensieri ispiratori delle persone che hanno dato la

propria vita per la nostra nazione. In una sagoma tripartita e campita con i colori della bandiera italiana si

possono notare i profili di due soggetti: un bambino e un anziano, uomo o donna. L’adulto culla il piccolo

con una sorta di protezione nei suoi confronti, che si trasforma in un legame inscindibile. Un legame,

questo, che è simbolo di quello che unisce il popolo italiano ai suoi ideali, alla sua terra, alla sua storia. Un

legame secolare che, da sempre, fonde generazioni passate e future».

Davide Parenti e Laura Paglialonga

CALENDULACALENDULACALENDULACALENDULA «Per il mio lavoro mi sono ispirata alle tre Grazie di Botticelli, occupate in un’armoniosa danza, nella quale

muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita. Queste figure simboleggiano allegoricamente la

prosperità, la gioia e lo splendore. Personificano l’unione e la bellezza dell’Italia, attraverso il loro

movimento leggiadro. Il colore delle loro vesti richiama alla mente quello della bandiera italiana; il loro

abbraccio trasmette grazia e serenità».

Erika Virano

èèèè TEMPO D’ITALIA TEMPO D’ITALIA TEMPO D’ITALIA TEMPO D’ITALIA «Per la realizzazione del mio lavoro sono partita dall’idea d’unità e ho pensato ai prodotti tipici e ai

monumenti artistici che la nostra penisola ci offre. Per lo sfondo ho utilizzato i colori della bandiera

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Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,

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italiana: una stesura piatta per il rosso e il verde in contrapposizione al bianco in rilievo, realizzato con la

tecnica della sgocciolatura.

Il Paese è stato raffigurato con immagini caratteristiche in bianco e nero, al fine di comunicare l’idea del

passato. Questa immagine è stata incollata su un cartoncino rigido sostenuto da molle, in modo che l’Italia

risultasse in rilievo e staccata dalla superficie. Questo per sottolineare che l’unità della nostra penisola

emerge e prevale su tutti i problemi che essa si trova ad affrontare.

A conclusione ho incollato tre nastri con i colori della nostra bandiera. Questi nastri uniscono i vari elementi

della composizione».

Alessia Losi

ITALIA AL ROVESCIOITALIA AL ROVESCIOITALIA AL ROVESCIOITALIA AL ROVESCIO «Per la realizzazione del pannello ho preso spunto dall’opera di Luciano Fabro, pittore Pop art italiano.

L’Italia al contrario sta a simboleggiare il fatto che non importa chi stia al nord e chi al sud, bisogna sentirsi

tutti parte di questo nostro Paese. Un Paese che non è l’insieme di più pezzi, ma un unico corpo che, unito

dal tricolore, deve collaborare per formare un vero Stato e non solo un insieme di persone. La tela è stata

realizzata con i colori acrilici della nostra bandiera per lo sfondo.

L’Italia è fatta di legno e risulta in rilievo, attaccata con delle corde all’estremità della tela, a simboleggiare

la precaria stabilità del nostro Stato».

Simone Guazzi

UNA TRISTE REALTàUNA TRISTE REALTàUNA TRISTE REALTàUNA TRISTE REALTà «Forse nessuno centocinquanta anni fa, avrebbe mai pensato che il nostro Paese si sarebbe trovato ad

affrontare numerosi e gravi problemi come la corruzione, l’incessante voglia di potere, la pedofilia, la

prostituzione, l’equilibrio precario della nostra Costituzione e tante altre difficoltà, che spesso vengono

trascurate e oscurate da chi dovrebbe proteggere il popolo italiano. C’è chi però, purtroppo, non riesce o

non vuole vedere ciò che oggi è veramente l’Italia».

Mattia Bonucci

WHIRLWINDWHIRLWINDWHIRLWINDWHIRLWIND «Per rappresentare su una semplice tela la storia dei centocinquanta anni dell’unita d’Italia, ho prima

abbozzato disegni che dessero la sensazione di movimento e che potessero donare per chi guarda emozioni

di unione e complicità. Per far ciò ho preso spunto da quadri futuristi e ho utilizzato la tecnica ad acrilico.

L’idea che ne è scaturita è stata quella della bandiera italiana che si avvolge su se stessa, simile a un

vortice. Ho applicato sull’angolo sinistro della tela una lastra di legno a forma di trapezio color verde, dalla

quale partono linee curve morbide, incastonate l’una con l’altra, rosse e bianche, contornate di nero. Nasce

così un disegno sobrio semplice e di impatto».

Ludovica Pogliana

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ONDEONDEONDEONDE «Per realizzare questo lavoro ho dipinto due elementi curvi, uno verde e uno rosso che si incontrano in un

unico punto. Su queste due fasce ho posto, in modo casuale, il colore acrilico, molto diluito, creando schizzi

e zone acquerellate. Il bianco, invece, è stato steso in grande quantità, senza essere diluito, con una spatola

in modo che si creassero delle piccole crepe. Queste crepe rappresentano gli ostacoli e gli eventi negativi

accaduti in centocinquanta anni della nostra storia».

Laura Paglialonga

UNITàUNITàUNITàUNITà «Per questo quadro, realizzato in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, mi sono

ispirata al movimento dell’astrattismo. Ho riprodotto la bandiera italiana, per me simbolo delle molteplici

ferite subite dai nostri soldati per arrivare a unificare il Paese. Ispirandomi a Keith Haring, ho anche

disegnato dei piccoli uomini, uniti mano nella mano. Queste figure vogliono essere metafora del popolo

italiano che celebra la festa nazionale, metafora della nostra felicità per il centocinquantesimo

anniversario dell’Italia».

Hilary Paparella

AVVOLTI NEL TRICOLOREAVVOLTI NEL TRICOLOREAVVOLTI NEL TRICOLOREAVVOLTI NEL TRICOLORE «In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia ho voluto realizzare un’opera

composta da elementi materici e concepita a livello tridimensionale. Quest’ultima caratteristica è resa

possibile dalla presenza di corde, i cui colori sono quelli della bandiera italiana. Queste corde diventano un

richiamo all’unità attraverso gli intrecci e i nodi che le legano. Esse risultano, inoltre, consumate, sporche e

rovinate, simbolo della fatica e delle numerose avversità incontrate nel creare un’Italia finalmente unita. Lo

sfondo scuro presenta sfaccettature e crepe che lasciano intravedere il colore nocciola della tela, creando

un contrasto tra le due tonalità, con le quali ha voluto ricordare il terreno calpestato da migliaia di patrioti

italiani, disposti a sacrificare la propria vita per costruire un futuro migliore».

Silvia Battilana

IL RIFLESSO DELL’ITALIAIL RIFLESSO DELL’ITALIAIL RIFLESSO DELL’ITALIAIL RIFLESSO DELL’ITALIA «L’opera è stata eseguita con colori acrilici su tela e materiale plastico a specchio. Con questa

rappresentazione si voleva evidenziare l’unità nazionale, nel tempo, dalla nascita fino ai giorni nostri. Sul

primo livello troviamo un paragrafo che fa riferimento ai primi articoli della Costituzione italiana, scritta

con colore chiaro, tenue, il quale serve a richiamare gli anni memori e gloriosi. Su un livello secondario,

sovrapposto al precedente, è stata posta una sagoma a specchio, squadrata e irregolare. Su questa

superficie ognuno di noi si può appunto specchiare, osservando e riconoscendo i cambiamenti, notando la

realtà in continuo mutamento di quella che è l’Italia oggi. Un’Italia diversa ma, in molti aspetti simile, a

quella di centocinquanta anni fa».

Davide Parenti

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IL TAGLIO DELL’UNITàIL TAGLIO DELL’UNITàIL TAGLIO DELL’UNITàIL TAGLIO DELL’UNITà D’ITALIA D’ITALIA D’ITALIA D’ITALIA «Su questa tela ho voluto rappresentare tre tagli, prendendo spunto dall’opera di Lucio Fontana. Dietro al

pannello ho incollato ritagli di fogli colorati con le tinte della bandiera italiana, rappresentando così l’unità

di un Paese che ha compiuto centocinquanta anni, spinto dalle proprie forze e speranze. Forze e speranze

che per me sono rappresentate dai tre tagli, perché dietro ad ognuno di essi si trova una parte d’Italia, con i

suoi sogni».

Daniele Chiarello

UN ANTICO PILASTROUN ANTICO PILASTROUN ANTICO PILASTROUN ANTICO PILASTRO «La Costituzione è stata ed è l’antico pilastro portante della Repubblica italiana. Questo documento

riconosce non soltanto i diritti sociali e economici, ma anche quelli politici e civili. Per più di sessant’anni,

questo cartaceo, di immensa importanza, ha elevato i valori della nostra patria, unita sotto un’unica

bandiera. Ora la domanda che mi pongo è: per quanto tempo ancora la nostra Costituzione riuscirà a

tenere congiunto il Paese? Un Paese che, con il passare degli anni, si sta lentamente spezzando in differenti

frammenti, che indeboliscono anche la nostra Carta, il nostro «pilastro». Vorrei porre una domanda al

popolo italiano: siamo veramente certi che le scelte che prendiamo ogni giorno siano la strada giusta per un

Paese unito e che queste stesse scelte facciano elevare il volere della Costituzione?

Selene Donati