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Questa è una piccola parte dei progetti che Luca avrebbe voluto realizzare.

Pensato per un sito internet, abbiamo voluto stampare questo volume per ricordarlo, per non dimenticarlo.

Giusy, Mauro, Sara

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L»»» ««« I ponti di RomaLuca Carboni

Una sintetica ricerca testuale, una lunga giornata di fotografie,

una corsa in motorino sugli argini, un’edizione da mille della Newton.

Sono maestosi, storici e fondamentali. Vale la pena di conoscerli meglio.

ARACNE

a cura diSara Carboni

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Copyright © MMVIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–1456–1

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: novembre 2007

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Case-history di un sito semiserio sui ponti di Roma che attraversano il Tevere 5I ponti di Roma 6I fondamentali 7 Ponte Sublicio 8 Ponte Emilio o Ponte Rotto 12 Ponte Milvio 16 Ponte Sisto 22Gli altri ponti di Roma 26 Ponte Fabricio e Ponte Cestio 27 Ponte Elio o Ponte Sant’Angelo 30 Ponte dell’Industria e Ponte San Paolo 34 Ponte Umberto I 38 Ponte Garibaldi 40 Ponte Palatino 43 Ponte Regina Margherita 46 Ponte Cavour 49 Ponte Mazzini 51 Ponte Vittorio Emanuele II 53 Ponte Risorgimento 56 Ponte Matteotti 58 Ponte Duca d’Aosta 60

Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta 63 Ponte Testaccio 65 Ponte della Magliana 67 Ponte Marconi 68 Ponte Flaminio 70 Ponte Nenni 71 Ponte Tor di Quinto 73 Ponte Castel Giubileo 74 Ponte della Scafa 75Curiosità 76 I ponti cittadini sul Tevere da nord a sud 77 Il fiume Tevere 78 I sette colli 82 I ponti sull’Aniene 83 Il porto di Ripa Grande 84 Le “barchette” 86 “Er diluvio universale” di G. G. Belli 87 La Cloaca Massima 88 La vita quotidiana sul Tevere 91 Monteverde e Prati 92Sources & Thanks 93

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Case-history di un sito semi-serio sui ponti di Roma che attraversano il Tevere

L’universitario, per definizione, è avvezzo a vita sedentaria. L’universitario sedentario avrà ancor meno possibilità di mantenere alta la sua capacità aerobica se pratica in alcune domeniche di tempo libero autodiretto uno sport come il free-climbing, anaerobico per definizione. Se per di più, l’universitario sedentario free-climber è un fumatore, green virginia con filtrino che và giù ch’è ‘n piacere, la situazione non migliora, qualsiasi cosa che ha a che fare con la capacità polmonare tende a zero. E quindi??? A lezione in bicicletta! Come evitare lo smog se hai lezione a due passi dar cuppolone ed abiti tra Magliana e Portuense? IL TEVERE!!! Yes: scendi a Magliana, imbocchi la rosea pista ciclabile, poi gli argini sanpietrinati ed in 15 minuti netti ti ritrovi a Castel S. Angelo. Nel tragitto, almeno le prime volte, inutile dirlo, i 15 minuti si consumano nell’estatica ammirazione der bionno Tevere e degli imponenti ponti che lo attraversano. Così, ripetendo il proposito salutista per più giorni, un pò per sapere a che punto sia del tragitto, un pò perché ritiene piacevole conoscere i particolari della propria città, l’universitario sedentario free-climber fumatore green virginia con filtrino comincia a cercare informazioni varie sui ponti di Roma. Per puro caso si imbatte in un sottilissimo libercolo della casa editrice Newton, specifico sull’argomento, che capita come il cacio sui maccheroni. Così, tra l’utile e il dilettevole, ma preso da una smania irrefrenabile, l’universitario sedentario free-climber fumatore green virginia con filtrino e ciclista novello decide che i ponti di Roma saranno il soggetto con cui prenderà parte attiva sul Web.

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I ponti di Roma

Con un totale pari a ventisei, ed a ventinove se si contano i tre oramai scomparsi, i ponti di Roma hanno tutti un proprio stile, una particolare architettura ed una propria, a volte lunghissima, storia. Nati da esigenze di comunicazione e trasporto dovute alla continua espansione della città, i primi ponti di Roma risalgono al tempo dell’Impero romano e da quel momento in poi sono andati sempre più aumentando di numero concentrandosi in particolar modo nel centro della città ma sviluppandosi anche pian piano nelle periferie metropolitane interessate dal percorso del fiume Tevere. L’arte di costruire i ponti risale quindi a tempi molto remoti ed in ambito occidentale si possono considerare i Romani come dei veri e propri precursori: non vi è infatti alcuno spunto che derivi, per esempio, dalla vicina e più antica arte e cultura greca; l’evento della costruzione dei primi ponti a Roma è infatti da ricondursi indubbiamente ad esplicite esigenze quotidiane supportate però dal fondamentale carattere curvilineo dell’architettura romana, basata sull’utilizzo dell’arco prima e della volta poi; entrambi questi elementi infatti si differenziano notevolmente dalla linearità dell’architettura greca.

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I fondamentali

I quattro ponti fondamentali di Roma sono quelli che più degli altri hanno una propria storia da raccontare. Per conoscere questa storia, più che ricorrere a documentazioni testuali, può essere molto utile ed interessante visitare ed osservare attentamente il ponte stesso. Infatti in più di un caso troviamo le informazioni sulla vita di un ponte nelle opere d’arte che lo adornano, sulle targhe che lo descrivono e sulle iscrizioni che lo ricoprono. Da queste informazioni si può comprendere quando il ponte è stato eretto, per volere di chi e perché. Inoltre ci accorgiamo di come attraverso lo studio dei ponti si possa comprendere la dinamicità di una città, il suo evolversi, il suo continuo cambiamento per adeguarsi alle esigenze del tempo in cui ci si trova a vivere. Insieme ai suoi abitanti, i ponti di Roma sono insomma dei veri e propri grandi e silenziosi protagonisti della vita della città.

• Ponte Sublicio • Ponte Emilio o Ponte Rotto • Ponte Milvio • Ponte Sisto

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Ponte Sublicio

Era la fine del VII secolo a.C. (614 a.C.) e a Roma regnava Anco Marzio. In quel tempo i Romani cominciarono a sentire notevolmente il bisogno di comunicare con le genti della riva opposta del fiume, le cui acque, come linea di confine, erano il punto di sbarramento con le popolazioni etrusche, portatrici di un bagaglio colmo di conoscenze preziose. Tale bisogno indusse lo stesso Anco Marzio a realizzare la costruzione del primo ponte di Roma con l’uso esclusivo di traversine di legno duro, dette sublicae (e che dettero nome al ponte), senza l’impiego né del ferro, né del bronzo (fu su queste stesse travi che Orazio Coclite lottò epicamente da solo contro l’esercito etrusco). L’antico ponte, considerato sacro e oggetto di molti riti pagani, sorgeva all’altezza della Porta Trigemina (l’odierna Porta Portese), tra l’Ospizio di San Michele e l’Aventino. In epoche più recenti, il ponte serviva a rendere possibile un collegameto diretto delle zone di Porta Portese e di Monteverde con il Testaccio (quartiere operaio di nascita giolittiana) e l’Ostiense (il primo quartiere industriale romano); così iniziava nel 1914 l’opera di costruzione del ponte in muratura che sopravvive ancora oggi. Nei suoi pressi vi era inoltre il porto di Ripa Grande, oggigiorno inesistente.

Dimensioni Lunghezza: 105.55 metri. Larghezza: 20 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Sublicio.

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Ponte Sublicio.

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Ponte Sublicio.

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Ponte Emilio o Ponte Rotto

La necessità di costruire un nuovo ponte, in muratura, da affiancare al Sublicio, inadatto al passaggio dei carri e del materiale pesante proveniente dalle cave di tufo di Monteverde, si fece sentire nel 193 a.C., in seguito ad una violenta inondazione del Tevere. Nel 179 a.C. il censore Marco Emilio Lepido si incaricò dell’erezione del ponte che venne conclusa dopo addirittura 37 anni di lavoro, nel 142 a.C. Il “Pons Aemilius” (detto anche “dei Senatori” dal 1144 in poi, per via di una ristrutturazione promossa dai senatori stessi), per la sua posizione obliqua rispetto all’asse del fiume e per la pressione provocata dal fiume stesso a causa della sua curva, ha subito la violenza delle acque per innumerevoli volte nella sua storia ed è proprio tale caratteristica che determina quello che è sempre stato il suo secondo nome. Famose sono le inutili ristrutturazioni effettuate già nel 280 d.C. ma successivamente anche nel 1422, nel 1450, nel 1557 ed infine nel 1575; nel 1598 una apocalittica alluvione del Tevere si rovesciò su Roma ed il povero Ponte Senatorio rimase mutilato pesantemente della sua metà, acquistando definitivamente la denominazione di Ponte Rotto. Dal 1853 al 1887 venne applicata al ponte una pensilina di metallo per unire la metà del ponte non crollata con la sponda sinistra del fiume ma da quando quest’ultima fu del tutto rimossa, dell’antico ponte non rimane che un’arcata, sopravvissuta, come un isolotto di travertino decorato di erbacce e ciuffi di capperi selvatici, alle demolizioni di due delle tre arcate rimaste in piedi, mentre a brevissima distanza venivano avviati i lavori per la costruzione del Ponte Palatino.

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Ponte Emilio o Ponte Rotto e sullo sfondo la struttura del Ponte Palatino.

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Da Ponte Palatino, il Ponte Rotto e l’Isola Tiberina.

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Dagli argini, il Ponte Rotto di notte [Archivio Venturella].

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Ponte Milvio

È uno dei ponti più antichi che, pur trovandosi a quasi tre miglia dalla Porta Flaminia, non solo viene considerato ponte di Roma, ma gli si attribuisce anche una notevole importanza in quanto un tempo aveva il ruolo di sbarrare la principale via che permetteva di accedere verso Roma, tanto dal nord quanto dall’est. La costruzione del ponte si fa risalire al 109 a.C. per opera del censore M. Emilio Scauro. Risulta tuttavia che antecedentemente esisteva un probabile ponte in legno, in quanto Livio ci tramanda che nel 207 a.C., dopo la battaglia in cui Asdrubale rimase sconfitto ed ucciso, ci fu una corsa sfrenata della popolazione romana fino al Ponte “Mulvius” per ascoltare la buona notizia portata dai messaggeri dei consoli C. Claudio Nerone e M. Livio Salinatore di ritorno in Italia. Il ponte ebbe un ruolo di prestigio anche durante la guerra gotica del 536 come valida difesa per la città. Il primo restauro del ponte ebbe luogo nel 1149 per opera del Comune di Roma, seguito d’altri nel 1336 e nel 1429. Tra i restauri fu importante quello del 1805 per onorare il ritorno di papa Pio VII da Parigi, dopo l’incoronazione di Napoleone: l’architetto Giuseppe Valadier tolse infatti i due ponti levatoi in legno, esistenti fin dal IV secolo d.C. per frenare le invasioni di Roma, e li sostituì con degli archi in muratura. Inoltre all’ingresso del torrione venne data la forma di arco per ricordare quello che precedentemente, per onorare Augusto, fu eretto sul ponte. Nel 1849 i garibaldini, allo scopo di ritardare l’entrata verso Roma delle truppe francesi, distrussero una parte dell’arco e la pavimentazione del ponte. Il fatto è ricordato da una lapide murata dentro l’arco del torrione. Gli ultimi interventi di restauro, ad opera del governo pontificio, risalgono al 1871.

Dimensioni Lunghezza: 132 metri. Larghezza: 15.5 metri. Sei arcate in muratura.

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Ponte Milvio.

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Ponte Milvio.

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Vista dal Ponte Duca D’Aosta: originariamente le sei arcate erano quattro con due ponti levatoi, all’inizio ed alla fine della struttura.

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Ponte Milvio.

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La targa interna al torrione.

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Ponte Sisto

Anche se la storia di questo ponte comincia in realtà con la sua ricostruzione definitiva promossa da papa Sisto IV, non si può tacere la precedente presenza, più o meno nello stesso punto del corso del Tevere, di altri ponti ricordati attraverso i secoli con denominazioni diverse: Aurelius, Antoninus, Valentiniani, Janiculensis (quest’ultima dovuta alla vicinanza col Gianicolo). La sua prima costruzione si potrebbe attribuire al figlio di Settimio Severo, Marco Aurelio Antonino, soprannominato Caracalla: ciò è giustificato dal fatto che la famiglia imperiale aveva dei possedimenti in “Transtiberina regione ad portam nominis sui” (Porta Settimiana): per raggiungerli dalla riva sinistra del Tevere la realizzazione del ponte si presentava ovviamente necessaria. Dopo l’inondazione del 792, il ponte rimase inagibile fino all’anno santo del 1475, quando Sisto IV pensò di gettare le fondamenta per l’erezione di un ponte completamente nuovo. L’architetto Pontelli incorporò nella prima arcata, dalla parte di Trastevere, i resti del ponte romano e nel corso di tre anni il rione Trastevere ebbe il suo collegamento con il rione Regola e con via Giulia. Particolare nella costruzione fu la pavimentazione che portò la linea orizzontale del ponte ad una garbata curvatura “a schiena d’asino”.

Dimensioni Lunghezza: 108 metri. Larghezza: 11 metri. Quattro arcate in muratura.

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Ponte Sisto.

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La “schiena d’asino” di Ponte Sisto.

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Sullo sfondo Piazza Trilussa.

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Gli altri ponti di Roma

• Ponte Fabricio e Ponte Cestio• Ponte Elio o Ponte Sant’Angelo • Ponte dell’Industria e Ponte San Paolo • Ponte Umberto I • Ponte Garibaldi • Ponte Palatino • Ponte Regina Margherita • Ponte Cavour • Ponte Mazzini • Ponte Vittorio Emanuele II • Ponte Risorgimento

• Ponte Matteotti • Ponte Duca d’Aosta • Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta • Ponte Testaccio • Ponte della Magliana • Ponte Marconi • Ponte Flaminio • Ponte Nenni • Ponte Tor di Quinto • Ponte Castel Giubileo • Ponte della Scafa

Gli altri ventidue ponti di Roma, sebbene in genere più recenti rispetto ai quattro ponti fondamentali, non sono sicuramente privi di storia, tutt’altro. Si incontreranno infatti ponti che faranno ripercorrere nel tempo non solo la storia di Roma, ma d’Italia, attraverso importanti tappe storiche di cui sono documento e testimonianza.

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Ponte Fabricio e Ponte Cestio

Il Ponte Fabricio, anche chiamato - dopo l’ultima restaurazione - ponte quattro capi, venne fatto costruire dal curatore di strade L. Fabricio (come si legge attraverso un’iscrizione a caratteri cubitali su entrambe le facciate di travertino degli archi del ponte) con blocchi di tufo nel 62 a.C., in sostituzione del ponte di legno che fin dal 192 a.C. univa l’isola di Esculapio (Tiberina) alla riva sinistra del Tevere. Lo stesso ponte fu anche definito “dei Giudei” quando nel 1556 la comunità ebraica occupò la zona sulla sinistra del Tevere, successivamente definita come il Ghetto. L’altro ponte, che collega l’isola Tiberina con Trastevere, deve la sua costruzione a Lucio Cestio, fratello di quel Caio censore che, a ridosso della Porta di S. Paolo all’Ostiense, eresse la propria tomba nell’originale forma di piramide. Un’altra denominazione di questo ponte è quella di “ponte ferrato” a causa delle numerose mole che venivano ancorate al ponte con il tramite di grosse catene. Nel periodo 1888-1892 per la costruzione dei muraglioni (gli argini del Tevere) gli ingegneri del tempo ritennero opportuno demolire i due piccoli archi laterali del ponte, regolanti la corrente del fiume in curva, sostituendoli con due archi più grandi. Nel 1888 prese insomma il via la realizzazione dell’odierno Ponte Cestio.

Dimensioni CestioLunghezza: 57.3 metri. Larghezza: 5.6 metri.

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Dimensioni FabricioLunghezza: 54.3 metri. Larghezza: 8.2 metri.

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Da sinistra a destra: un angolo di Ponte Rotto, l’Isola Tiberina e Ponte Fabricio.

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Ponte Cestio: sullo sfondo Ponte Rotto e Ponte Palatino.

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Ponte Elio o Ponte Sant’Angelo

Fu l’imperatore Publio Elio Adriano che, per accedere al proprio mausoleo sulla sponda destra del Tevere, volle la costruzione di un ponte, affidando l’impresa all’architetto Demetriano nell’anno 136 d.C. La solidità del ponte è davvero straordinaria e infatti nessuna piena del Tevere è mai riuscita a travolgerlo o a danneggiarlo. Nel 1535 sorsero le basi marmoree per collocarvi le statue dei Ss. Pietro e Paolo, scolpite rispettivamente dal Lorenzetto e da Paolo Romano; queste due statue sostituirono le due cappelle originarie che papa Clemente VII fece distruggere per motivi di sicurezza. Durante i lavori del 1892 per la costruzione dei muraglioni (gli argini del Tevere) fu necessario portare la larghezza del fiume fino a 100 metri, per cui il ponte fu trasformato per fargli assumere l’aspetto conservato fino ai nostri giorni. Alle tre arcate centrali si aggiunsero quindi due archi simmetrici in sostituzione di quelli minori.

Dimensioni Lunghezza: 130 metri. Larghezza: 9 metri. Cinque arcate in muratura.

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Ponte Elio o Ponte S. Angelo.

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Le cinque arcate: sullo sfondo si intravede Ponte Umberto I.

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Vista dalla Terrazza di Castel S. Angelo.

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Ponte dell’Industria e Ponte San Paolo

Nel 1862-63 venne costruito da una società belga il Ponte dell’Industria, per dar modo alla linea ferroviaria di Civitavecchia, che fino ad allora aveva avuto la sua stazione presso il porto di Ripa Grande, di congiungersi alla nuova stazione ferroviaria centrale “Termini”, all’Esquilino (la natura ferroviaria del ponte che spiega la struttura in metallo a tre luci). All’epoca il Ponte dell’Industria era girevole nella parte centrale per permettere ai piroscafi ed ai bastimenti armati di passare liberamente. Il Ponte dell’Industria, sostituito per la viabilità ferroviaria dal Ponte San Paolo, attualmente è transitato, nel doppio senso, da pedoni e da mezzi motorizzati ed è comunemente chiamato ponte di ferro.Di proprietà delle Ferrovie dello Stato, il Ponte San Paolo, sorto tra 1907-10, è una costruzione di assoluta semplicità, che sostiene i binari ed il passaggio di convogli delle linee dirette al Nord, con il tramite di tre arcate in muratura.

Dimensioni IndustriaLunghezza: 131.2 metri. Larghezza: 7.25 metri.

Dimensioni San PaoloLunghezza: 101.3 metri. Larghezza: 12.8 metri.

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Dimensioni San PaoloLunghezza: 101.3 metri. Larghezza: 12.8 metri.

Il Ponte dell’Industria ed il quartiere industriale di Roma, l’Ostiense, con il suo Gazometro.

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Ponte dell’Industria e Ponte San Paolo.

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Il Ponte dell’Industria ed in lontananza il Ponte San Paolo.

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Ponte Umberto I

Il ponte, realizzato tra il 1885 ed il 1887 dall’Impresa Allegri, fu concepito sia per potenziare funzionalmente l’ex-palazzo di Giustizia, sia come suo complemento estetico. Inaugurato da Re Umberto I in persona accompagnato dalla consorte Margherita di Savoia, ebbe un costo di 2.800.000 lire.

Dimensioni Lunghezza: 105.65 metri. Larghezza: 20 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Umberto I.

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Ponte Garibaldi

Il piano regolatore per la sistemazione di Roma approvò nel 1883 la realizzazione di un ponte che unisse il rione Regola con il rione Trastevere. La necessità di questa costruzione scaturiva dall’insufficienza dei tre ponti che esistevano all’epoca, Cestio, Rotto e Sisto, nel congiungere le due sponde del fiume in prossimità di Trastevere, specie per quanto riguardava il transito dei veicoli. Ad accentuare tale necessità contribuì la costruzione della stazione ferroviaria proprio a Trastevere. Per tali motivi il Comune di Roma decise nel 1884 di realizzare un nuovo ponte che venne chiamato “Garibaldi”, per la sua vicinanza al Gianicolo, teatro della difesa di Roma repubblicana contro i francesi nel 1849. Frutto della ristrutturazione del 1953 furono le ringhiere-parapetto semplici e lineari che, a differenza delle precedenti, non hanno nulla di artistico. Una sosta nell’ora del tramonto sulla metà del Ponte Garibaldi: la Roma del Gianicolo e di San Pietro appare avvolta in un cielo di fuoco che lentamente si spegne nel blu del cielo alla sera, dopo essersi riflessa nelle acque del Tevere.

Dimensioni Lunghezza: 120.4 metri. Larghezza: 23 metri. Due arcate in cemento armato.

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La pila di Ponte Garibaldi poggia sull’estremità nord dell’Isola Tiberina.

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Ponte Garibaldi.

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Ponte Palatino

Con il lento deteriorarsi del Ponte Rotto, fu decisa la costruzione di un ponte battezzato “Palatino” in onore dello storico colle romano, proprio alle cui falde sorgeva il ponte tra il 1886 ed il 1890. Con i suoi 155 metri e mezzo il Ponte Palatino è il più lungo dei ponti di Roma (ad eccezione dei recenti viadotti). Ha un’estetica tutt’altro che attraente, in disarmonia con la zona monumentale che lo circonda; tuttavia la presenza del ponte è indispensabile al traffico, in quel punto della città particolarmente intenso. In prossimità della testata sinistra del ponte funziona tuttora la famosa Cloaca Massima.

Dimensioni Lunghezza: 155.5 metri. Larghezza: 18.4 metri. Cinque luci in muratura con pianale in metallo.

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Ponte Palatino e sulla destra la Cloaca Massima.

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Ponte Palatino e sulla sinistra il Ponte Rotto.

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Ponte Regina Margherita

Dedicato alla Regina Margherita, prima sovrana d’Italia “bella di viso e grande di cuore”, il ponte in questione venne realizzato tra il 1889 ed il 1891, sul finire di quella crisi edilizia che trasformò il terreno del quartiere Prati da campagna a città. Di notevole stabilità e con una felice posizione urbanistica, il ponte creava un collegamento diretto tra il quartiere Prati e Piazza del Popolo, oggigiorno ancora più importante viste le esigenze del traffico capitolino.

Dimensioni Lunghezza: 103.1 metri. Larghezza: 20.95 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Regina Margherita.

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Ponte Regina Margherita e sullo sfondo Ponte Nenni prima, Ponte Matteotti poi.

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Dimensioni Lunghezza: 110.1 metri. Larghezza: 20.5 metri. Cinque arcate in muratura.

Ponte Cavour

Sia per la posizione sia per la conformazione, la zona Prati di Castello offrì le condizioni necessarie allo sviluppo edilizio, fortemente registrato alla fine del 1800 in seguito alle pressanti responsabilità di Roma, nuova capitale del Regno. Di qui la necessità di un ponte che collegasse la zona residenziale (per i tanti neo-dipendenti degli apparati pubblici) alla zona lavorativa del centro città, ricca di infrastrutture per le funzioni pubbliche. Ecco quindi l’opportunità per la costruzione di un ponte che venne battezzato Cavour, in omaggio al Tessitore d’Italia, conte Camillo Benso, al quale indirettamente si deve la Roma capitale. Iniziato nel 1896, nel 1901 le zone del Campo Marzio e di Prati ebbero il loro collegamento.

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Ponte Cavour.

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Ponte Mazzini

Oltre al monumento sull’Aventino, al busto marmoreo al Pincio, il titolo di una piazza e di un viale, l’ispiratore del nostro Risorgimento, Giuseppe Mazzini, è ricordato a Roma anche da un ponte, a lui intitolato, che congiunge via della Lungara a via Giulia. I lavori, iniziati nel 1904, si conclusero nel 1908, stesso anno in cui il ponte fu inaugurato ed aperto al traffico. Il primo nome dato al ponte era Gianicolense, vista la vicinanza con il Gianicolo: dirimpettaio del Carcere Giudiziario di Regina Coeli, si vide attraversare per secoli dai vari debitori della legge in particolar modo trasteverini e della Regola.

Dimensioni Lunghezza: 106.15 metri. Larghezza: 17 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Mazzini.

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Ponte Vittorio Emanuele II

I Prati di Castello, subito dopo la Breccia di Porta Pia, ebbero con l’incremento della popolazione uno sviluppo della speculazione edilizia così intenso che il Ponte Elio si rese assolutamente insufficiente per collegare le nuove aree con il centro storico. La costruzione di un nuovo ponte fu sentita estremamente urgente e necessaria. La lavorazione, conclusasi nel 1911, portò alla caratteristica principale del ponte: la presenza sulle pile dell’arco centrale di quattro gruppi marmorei simboleggianti “l’Unità d’Italia”, “la Libertà”, “l’Oppressione vinta” e “la Fedeltà allo Statuto”.

Dimensioni Lunghezza: 108.75 metri. Larghezza: 20 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Vittorio Emanuele II e sullo sfondo Ponte Sant’Angelo.

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Vista dalla terrazza di Castel Sant’Angelo: sullo sfondo Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta.

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Ponte Risorgimento

Erano in via organizzativa le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, quando l’esigenza di un ponte provvisorio si fece evidenziare, perché venissero collegate le due zone separate dal Tevere, scelte per l’Esposizione Artistica ed Etnografica. Partiti nel 1909, i lavori del ponte ad una sola arcata si conclusero nel 1911, in tempo per il passaggio del corteo reale diretto all’inaugurazione della Grande Esposizione del Cinquantenario.

Dimensioni Lunghezza: 159.1 metri. Larghezza: 20.95 metri. Una arcata in cemento armato.

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Ponte Risorgimento.

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Ponte Matteotti

Lo scopo della costruzione di questo ponte è da ricercare nell’utilità che ne avrebbe ricavato, suo tramite, il collegamento del rione Prati con il quartiere Flaminio. Una necessità che il Comune di Roma avrebbe soddisfatto nel 1929, anno in cui il ponte venne realizzato secondo il motto “Aurea Simplicitas” che guidò tutto il progetto. Nato sotto il regime fascista, il ponte fu chiamato Ponte del Littorio ma con la caduta della dittatura fu rinominato Ponte Matteotti in memoria del deputato socialista scomparso proprio nei pressi del ponte stesso ed ucciso ad opera degli squadristi d’estrema destra.

Dimensioni Lunghezza: 138.6 metri. Larghezza: 20.1 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Matteotti e sulla destra il Ministero della Marina.

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Ponte Duca d’Aosta

L’eroica figura di Emanuele Filiberto, duca d’Aosta, comandante della III Armata durante la Grande Guerra, è ricordata dal ponte che reca il suo nome. Iniziato nel 1936, fu completato nel 1939 per collegare il Foro Italico (al tempo “Foro Mussolini”) al quartiere Flaminio. Severi cippi marmorei, posti alle testate del ponte, recano scolpite scene di guerra relative ad episodi della Prima Guerra Mondiale, svoltisi sui fiumi Isonzo, Tagliamento, Sile e Piave.

Dimensioni Lunghezza: 222.3 metri. Larghezza: 21 metri. Unica arcata in cemento armato con due laterali minori.

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Ponte Duca d’Aosta: vista da Ponte Milvio.

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Ponte Duca d’Aosta.

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Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta

Costruito seguendo i dettami suggeriti da uno stile più moderno, si incontra, a pochi passi dal Ponte Vittorio Emanuele II, il Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta, vicerè d’Etiopia e medaglia d’oro al valor militare per l’eroica difesa di Amba Alagi, durante il secondo conflitto mondiale. Grazie al ponte la chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini si collega con il Traforo, galleria attraverso la quale è possibile raggiungere l’Aurelia. Per l’esecuzione dell’opera occorsero 34 mesi e fu completata nel 1942.

Dimensioni Lunghezza: 109.7 metri. Larghezza: 20 metri. Tre arcate in muratura.

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Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta: sullo sfondo si intravede Ponte Vittorio Emanuele II, mentre sulla destra si nota la chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini.

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Ponte Testaccio

Con la demolizione di una parte dell’ex-Mattatoio, allo scopo di collegare direttamente la stazione Trastevere col viale Aventino, una volta viale Africa, si pensò di realizzare un ponte, Ponte Africa, previsto nel Piano Regolatore dell’epoca. Nel 1938 furono iniziati i lavori e la loro conclusione ebbe luogo dieci anni dopo, ma il nome “Africa”, voluto dal regime, fu subito scartato per essere sostituito da quello di Ponte Testaccio, in ossequio al XX° rione di Roma, sede del famoso Monte dei Cocci, o “testae”.

Dimensioni Lunghezza: 121.91 metri. Larghezza: 31.3 metri. Una arcata in cemento armato.

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Ponte Testaccio.

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Ponte della Magliana

Il Ponte della Magliana, ideato dall’ingegnere R. Raffaelli, ha funzioni di rapido collegamento della zona del Portuense, in continuo sviluppo urbanistico, con l’EUR, che nel 1942 avrebbe dovuto ospitare l’Esposizione Universale, passando per la zona Magliana (la quale godette di una certa notorietà nei tempi antichi, perché proprietà e residenza della importante gens Manlia.

Dimensioni Lunghezza: 223.62 metri. Larghezza: 19.25 metri. Sette arcate in cemento armato rivestite di travertino.

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Ponte Marconi

Nello stesso anno della scomparsa del grande scienziato italiano Guglielmo Marconi, 1937, fu dato inizio alla costruzione di un ponte (il quale prese il suo nome) che permettesse la congiunzione di un’ampia arteria, partente da Trastevere, con l’EUR. Inoltre, grazie al ponte, i quartieri Portuense ed Ostiense e la stessa via Cristoforo Colombo avrebbero avuto facilità di collegamento, riducendo di molto le distanze. I lavori furono portati a termine nel 1955.

Dimensioni Lunghezza: 235.7 metri. Laghezza: 31.2 metri. Sei luci.

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Ponte Marconi.

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Dimensioni Lunghezza: 254.94 metri. Larghezza: 27 metri. Sette arcate in cemento armato.

Ponte Flaminio

Nel 1930 ci si rese conto che il Ponte Milvio oramai non rispondeva più alle esigenze del traffico moderno proveniente dal nord, lungo le consolari Cassia e Flaminia. In più per lo sviluppo urbanistico a ritmo serrato della zona a destra del Tevere, un ponte era da ritenersi assolutamente indispensabile. Fu così che nel 1961, dopo più di vent’anni dalla data del progetto iniziale, la costruzione venne terminata. I cippi presenti recano scolpite le tappe del percorso delle vie Flaminia e Cassia.

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Ponte Nenni

Si sarebbe dovuto chiamare “Ponte della Metropolitana” in quanto quest’ultimo rientra nelle opere di ingegneria civile interessate dalla seconda linea della metropolitana e relative al tratto compreso tra piazza dei Cinquecento e via Ottaviano. Tuttavia proprio nel 1980, anno dell’apertura della metro, morì il leader socialista Pietro Nenni al quale fu ritenuto opportuno dedicare il ponte.

Dimensioni Lunghezza: 121.6 metri. Larghezza: 25.4 metri. Tre campate in cemento armato.

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Ponte Nenni.

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Ponte Tor di Quinto

Il primo ponte romano (escludendo il recentissimo Ponte di Castel Giubileo) che accoglie il Tevere diretto verso la città è Ponte di Tor di Quinto, realizzato nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, allo scopo di facilitare il collegamento della via Olimpica con gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa. Il nome fu ispirato dalla torre sorgente al Quinto miglio della Flaminia, poco distante dal Tevere, e sfruttata sulla collina che la ospita come punto fondamentale tra le fortificazioni poste a guardia del fiume.

Dimensioni Lungheza: 71.7 metri. Larghezza: 27 metri. Sette arcate in cemento armato.

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Ponte Castel Giubileo

Per chi arriva da nord, il primo ponte sul Tevere in cui ci si imbatte è quello di Castel Giubileo; in realtà non si tratta di un ponte vero e proprio, bensì di un viadotto a due carreggiate facente parte del Grande Raccordo Anulare. In questo punto il corso del Tevere è regolato da una diga, ben visibile dalla carreggiata esterna del viadotto.

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Ponte della Scafa

Nei primi anni del novecento l’Isola Sacra, compresa tra il canale di Fiumicino ed il corso del Tevere, era un vasto territorio venutosi a formare dai residui alluvionali. L’aggettivo “Sacra” è dovuto alla presenza nelle vicinanze della Necropoli di Porto. Anticamente l’unico collegamento dell’isola con la terra ferma era uno zatterone che, tirato da una grossa fune, aveva funzioni di traghetto per i rari passeggeri. Detto zatterone venne battezzato “Scafa” e tale nome fu trasmesso anche alla località e al ponte, ivi costruito ed inaugurato nel dicembre del 1950.

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Curiosità

Tra le “Curiosità” sono state inserite, tra l’altro, delle brevi ed inaspettate notizie venute alla luce durante la ricerca di informazioni. Infatti insieme ad alcuni must di Roma impossibili da non ricordare, sono brevemente descritte varie chicche di quartieri romani, della vita sociale romana e dei romani stessi. • I ponti cittadini sul Tevere da nord a sud • Il Tevere • I sette colli • I ponti sull’Aniene • Il porto di Ripa Grande • Le “barchette” • La Cloaca Massima • La vita quotidiana sul Tevere • Monteverde e Prati • Sources & Thanks

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I ponti cittadini sul Tevere da nord a sud

Ponte di Castel Giubileo Ponte di Tor di Quinto (1960)Ponte Flaminio (1939-61)Ponte Milvio (109 a.C.)Ponte Duca d’Aosta (1936-39)Ponte del Risorgimento (1909-11)Ponte Matteotti (1924-29)Ponte Pietro Nenni (1971-72)Ponte Regina Margherita (1886-91)Ponte di Ripetta (1874)Ponte Cavour (1896-1901)Ponte Umberto I (1885-97)Ponte Elio o Sant’Angelo (136 d.C.)Ponte Vittorio Emanuele II (1886-1911)Ponte Neroniano (I secolo d.C.)

Ponte Principe Amedeo di Savoia-Aosta (1939-42)Ponte de’ Fiorentini (1861)Ponte Mazzini (1904-08)Ponte Sisto (1473-75)Ponte Garibaldi (1884-88)Ponte Fabricio (62 a.C.) e Ponte Cestio (46 a.C.)Ponte Emilio o Ponte Rotto (142 a.C.)Ponte Palatino (1886-90)Ponte Sublicio (VII secolo a.C.)Ponte Testaccio (1938-48)Ponte dell’Industria e Ponte San Paolo (1862-63)Ponte Marconi (1937-55)Ponte della Magliana (1930-48)Ponte della Scafa (1950)

In corsivo sono indicati i ponti scomparsi.

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Il fiume Tevere

Il Tevere nasce dall’altezza di 1268 metri del monte Fumaiolo; sono cinque gli affluenti che alimentano le acque del Tevere: nell’ordine il Chiascio, il Paglia, il Nera, il Farfa ed infine, quando il Tevere già si trova all’interno delle periferie romane, l’Aniene. Considerato una sorta di divinità fin dai primi abitanti dei sette colli, il Tevere è sempre stato al centro delle attività quotidiane romane: nel bene, fluidificando le attività mercantili, nel male, abbattendo più e più volte numerosi ponti della città.

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Il biondo Tevere si insinua dentro Roma.

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Sulla sinistra il complesso del S. Michele.

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Il fiume Tevere.

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I sette colli

Sembra assurdo, eppure molto spesso capita che i romani stessi non ricordino il nome di tutti i setti colli su cui Roma naque e crebbe. Ecco quindi l’elenco dei colli, tutti quanti situati sulla riva sinistra del Tevere:• Quirinale • Campidoglio • Palatino • Aventino • Celio • Esquilino • Viminale Anche se non fanno parte dei “magnifici sette”, vale la pena di ricordare gli altri tre colli romani fondamentali per la città: Monte Vaticano, Monte Gianicolo e Monte Testaccio.

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I ponti sull’Aniene

Anche se meno importanti ed in genere più recenti rispetto ai ponti sul fiume Tevere, meritano una citazione anche i ponti sull’Aniene, l’ultimo ed il più importante affluente del Tevere, che si congiunge quando quest’ultimo si trova già nella periferia nord-ovest di Roma, nei pressi della zona di Pietralata. Se prima infatti si poteva considerare l’Aniene come un fiumiciattolo delle campagne romane, oggi, con lo sviluppo urbano che ha visto l’espansione a macchia d’olio dei suburbi metropolitani verso le campagne laziali, come Pietralata o Prenestino o Nomentano, l’Aniene deve essere considerato come un vero e proprio, seppur piccolo, fiume di Roma. I ponti sull’Aniene sono sei:

• Ponte Nomentano, nella zona di Monte Sacro, già esistente nel 394 a.C.;• Ponte Tazio, intitolato a Tito Tazio, re dei Sabini, del 1922;• Ponte Mammolo, presso la borgata Rebibbia;• Ponte delle Valli, del 1963;• Ponte Lucano, dal 1188 il limite dell’Agro Romano;• Ponte Salario, di matrice etrusca.

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Il porto di Ripa Grande

Nei pressi di Ponte Sublicio e precisamente sulla riva destra, dove oggi si affaccia il complesso edilizio di S. Michele, era in funzione, fino alla fine dell’Ottocento, il porto di Ripa Grande, dove attraccavano navi cariche di merci provenienti dal mare. Con la costruzione dei muraglioni e la rimozione del vecchio faro, il porto di Ripa Grande, che si distingueva da quello più piccolo di Ripetta vicino Piazza del Popolo, non ha lasciato nulla per essere ricordato ancora.Nella foto in basso si può osservare un piccolo porticciolo, chiamato Scalo de Pinedo e situato tra Ponte Matteotti e Ponte Nenni, sulla riva sinistra del Tevere, ad utilizzo esclusivo delle associazioni di canottieri, che per la forma e la struttura ricorda molto l’antico Porto di Ripa Grande, il quale tuttavia si distingueva per una pavimentazione in lieve pendenza che terminava direttamente nelle acque del fiume. Della stessa fattispecie, anche se in scala ridotta, era il Porto di Ripetta, vicino Piazza del Popolo.

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Porto sul Tevere: la struttura ricorda quella del porto di Ripa Grande.

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Le “barchette”

Prima della presenza di molti ponti di Roma, come ad esempio Ponte Sisto, chi desiderava attraversare il fiume poteva usufruire della barca-traghetto guidata da un cavo teso tra le due sponde: quella dell’Arenula a sinistra e quella della Renella a destra. Tuttavia le “barchette” hanno funzionato fino a dopo il 1870, per la carenza di ponti; esse furono un vero e proprio servizio pubblico di Roma che i privati prendevano in appalto dalla Camera Apostolica, versando ogni anno, ovviamente, un sostanzioso canone. Queste barchette, i cui proprietari diventavano spesso dei veri e propri protagonisti della vita quotidiana del centro della città, si distinguevano in due tipi: le più semplici, piccole e scarne barchette in legno con o senza posti a sedere, e le più signorili. Quest’ultime, oltre ad essere meglio manutenzionate, più robuste e con posti a sedere, avevano montato un piccolo tettino con delle tende laterali che riparavano il passeggero dalla pioggia se pioveva e dagli schizzi dell’acqua del fiume se si andava contro forti correnti. E sono proprio queste le “barchette” che ricorda il Belli nel sonetto “Er diluvio univerzale”, paragonandole all’Arca di Noè.

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“Er diluvio univerzale” di G. G. Belli

Iddio disse a Novè: “Senti, Patriarca:tu co li fji tui pija l’accetta,

e sur disegno mio frabbica un’arcatant’arta, tanto longa, e tanto stretta.

Poi fa’ un tettino, e cròpice la barcacome quella der porto de Ripetta;

e com’hai incatramato la barchetta,curri p’er monno, acchiappa bestie, e imbarca.

Vierà allora un diluvio univerzale,ch’appett’a lui la cascata de Tivoli

parerà una pisciata d’urinale.

Quanno poi vederai l’arco-baleno,quell’è er tempo, Novè, che te la scivoli,

scopi la fanga, e semini er terreno.”

Roma, 25 febbraio 1833

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La Cloaca Massima

Come già ricordato nella sezione dedicata a Ponte Palatino, in prossimità della testata sinistra del ponte è situata tuttora la Cloaca Massima, la fognatura più famosa della storia, che partendo dalla Suburra, passava accanto al Foro di Augusto, costeggiava l’attuale via S. Teodoro, passava sotto l’arco di Giano, sfiorava il tempio di Vesta e finalmente raggiungeva il Tevere. L’aggettivo “Massima” è evidentemente riferito alle dimensioni della cloaca in questione che, come si può notare dalle foto in basso, era di molto più grande delle normali cloache.

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La Cloaca Massina e, sullo sfondo, il tempio di Vesta.

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Cloaca romana.

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La vita quotidiana sul Tevere

Il Tevere, prima che l’inquinamento lo sottraesse a forza dalla vita quotidiana della gran parte dei cittadini, era un notevole punto di aggregazione sociale. Durante la primavera e l’estate, gli argini del Tevere vanno immaginati come ritrovo di bambini che giocano e fanno il bagno, di massaie che lavano i panni, di pescatori che tirano le reti, di guappi che giocano a morra, di nullafacenti, di gente che prende il sole, di canottieri, una specie di rumoroso e gioioso mercato rionale. Sorsero numerose società di nuoto e di canottaggio ed anche veri e propri stabilimenti balneari oramai cancellati dal tempo e dalla sporcizia. Celebre, ad inizio novecento, era la spiaggia dei Polverini, luogo in cui si riunivano i patiti più “in” della tintarella romana.

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Monteverde e Prati

L’attuale Villa Sciarra a Monteverde, al tempo dell’Impero romano, era chiamata il bosco della dea Furrina e lo stesso quartiere, Monteverde, sempre al tempo dell’Impero romano, era una preziosa cava di tufo.

Il nome “Prati” dell’odierno quartiere discende dall’espressione “prati di castello”: la zona in questione infatti, una volta costituita solamente da ampie distese di verde campagna, si sviluppava e si sviluppa tuttora proprio a ridosso del castello romano per eccellenza, Castel Sant’Angelo. Da qui la nascita e la diffusione dell’espressione “Prati”.

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Sources & Thanks

La maggior parte delle informazioni riguardanti la nascita, la costruzione e lo sviluppo dei ponti romani durante l’epoca dell’Impero romano, ci viene fornita dagli scritti di Tito Livio, storico latino (Padova 59 a.C.-17 d.C.), autore di una storia di Roma dalla fondazione della città alla morte di Druso. La bibliografia della ricerca:

• Malizia G., I ponti di Roma, Roma, Newton, 1995• Belli G. G., I sonetti vol. 2, a cura di M. T. Lanza, Milano, Feltrinelli, 1965.

Nota: tutte le fotografie presenti nel sito sono originali. Special thanks: Roma, l’html a mano, Tito Livio, la macchina fotografica digitale, l’archivio Venturella, il Carte d’Or e lo Zip.

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Lo Zip: lo storico motorino.

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Il sito da cui è tratto il materiale riprodotto in questo volume è visitabile all’indirizzo http://www.orizzontale.net/pontidiroma.Si ringrazia Roberto Magini dell’aiuto prestato per la realizzazione del libro.

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Finito di stampare nel mese di novembre del 2007dalla tipografia « Braille Gamma S.r.l. » di Santa Rufina di Cittaducale (Ri)

per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma

CARTE: Copertina: Digit Linen 270 g/mq2; Interno: Patinata opaca Bravomatt 115 g/mq2. Allestimento: legatura a filo di refe / brossura.

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