12.00 lettera 126 al nome di gesù cristo crocifisso e di maria dolce
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- Lettera 126
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- Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce
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- Carissime figliuole in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi costanti e perseveranti nelle virt per si fatto modo che non volgiate mai il capo a dietro a mirare l'arato.
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- Il quale mirare s'intende in due modi: l'uno si quando la persona uscita dal fracidume del mondo, e poi volge il capo col diletto della propria volont, ponendo l'occhio dell'intelletto sopra di loro. Costui non va innanzi; anco, torna indietro verso il vomito, mangiando quello che prima aveva vomitato.
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- E per disse Cristo, che nessuno si debba volgere indietro a mirare l'arato; cio non volgersi a mirare le prime delizie, n guardare alcuna operazione fatta per s medesimo; ma riconoscerla dalla divina bont. Sicch dunque deve andare innanzi con la perseveranza delle virt, e deve non volgersi in dietro, ma dentro nel conoscimento di s medesimo, dove trova la larghezza della bont di Dio.
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- Il quale conoscimento spoglia l'anima del proprio amore, e la veste d'odio santo e d'un amore divino, cercando solo Cristo crocifisso, e non le creature, n le cose create, n s medesimo sensitivamente, ma solo Cristo crocifisso; amando e desiderando gli obbrobri suoi.
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- Se questo cotale esercitato e ha dibarbicata la radice dell'amore proprio; va innanzi, e non volge il capo indietro. Ma se al tutto non fosse dibarbicata spiritualmente, temporalmente cadrebbe nel secondo volgere del capo.
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- E sai, quando si volge questa seconda volta? Non alle delizie del mondo; ma quando l'anima avesse cominciato a metter mano ad arare la grande perfezione. La quale perfezione principalmente sta, in tutto, in annegare e in uccidere la volont sua; e pi nelle cose spirituali che nelle temporali; perch le temporali le ha gi gittate da s; ma si abbia cura delle spirituali.
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- In questa perfezione ama l'anima in verit il Creatore suo, e le creature per lui, pi e meno, secondo la misura con che essi amano. Dico dunque, che se la radice non al tutto divelta dell'amore proprio di s, che volger la seconda volta il capo indietro e offender la sua perfezione.
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- Perch o egli l'offende, amando la creatura senza modo, e non con modo il quale amore senza modo e senza misura si deve dare solamente a Dio; ma la creatura, amarla con modo, e con la misura del suo Creatore, o egli si volge ad allentare l'amore verso la creatura, la quale esso am di singolare amore:
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- il quale allentare, non essendovi la cagione della colpa verso la cosa amata, non pu essere che non allenti quello di Dio; ma movendosi per mormorazioni o scandali, o per dilungamento della presenza di cui egli ama, o per mancamento di propria consolazione, non senza difetto. Questi cotali volgono il capo indietro, allentando la carit verso del prossimo suo.
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- Non dunque questa la via; ma la perseveranza. E per dissi, ch'io desideravo di vedervi costanti e perseveranti nelle virt, considerando me, che voi eravate andati tra i lupi delle molte mormorazioni; e perch pare che non sia veruno che sia s forte che non indebolisca.
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- Perch io ho veduto volgere indietro quegli, del quale io pensavo ch'egli avesse fatti s fatti ripari contra ogni vento che nessuno lo potesse nuocere fino alla morte; non credevo che punto volgesse la faccia, e non tanto la faccia, ma la miratura dell'occhio.
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- Veramente questo segno che la radice non divelta, perch, se ella fosse divelta, faremmo quello che devono fare i veri servi di Dio, i quali n per spine n per triboli, n per mormorazione, n per consigli delle creature n per minacce n per timore dei parenti si volgono mai indietro; ma in verit seguiremmo Cristo crocifisso in carcere, ed in morte; e seguiremmo le vestigia sue, non senza il giogo della vera e santa obbedienza dell'Ordine.
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- Di questo non dico, perch se egli volesse, io non vorrei; ma di fuori da questo, me ne dolgo non per me, ma per l'offesa che fatta alla perfezione dell'anima; perch verso di me fanno bene.
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- Perch mi d egli e gli altri materia di conoscere la mia ignoranza e ingratitudine, di non avere conosciuto, n conosca il tempo mio e le grazie ricevute dal mio Creatore. Sicch a me fanno aumentare la virt. Ma non ho voluto tacere, perch la madre obbligata di dire ai figliuoli quello loro bisogna.
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- Partorito stato egli, e gli altri con molte lagrime e sudori; e partorir fino alla morte, secondo che Dio mi dar la grazia in questo tempo dolce della sollecitudine data a me e a questa povera famigliola dalla prima dolce Verit.
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- E pare che di nuovo voglia che si fornisca la navicella dell'anima mia, ricevendo solo la soddisfazione dal mio Creatore, con l'esercizio di cercare e conoscere la dolce Verit, con continui muggiti e orazioni nel cospetto di Dio per la salute di tutto quanto il mondo. Dio ci dia grazia, a voi e a me, e ad ogni persona, di farlo con grande sollecitudine.
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- Raccomandateci a Teopento, che preghi Dio per noi ora che egli ha il tempo della cella: perch siamo peregrini e viandanti in questa via, e posti a gustare il latte e le spine di Cristo crocifisso.
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- E ditegli che legga questa lettera: e chi ha orecchie, s oda; e chi ha occhi, s veda; e chi ha piedi, s vada, non volgendo il capo indietro; anco, vada innanzi, seguendo Cristo crocifisso, e con le mani adoperi sante vere e buone operazioni, fondate in Cristo crocifisso. Altro non dico.
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