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STORIA

In principio c’erano i «Rari Nantes». «Pochi nuotatori», o secondo alcune traduzioni

«nuotatori scelti» (l’espressione è tratta dal primo libro dell’Eneide di Virgilio «Appa-

rent rari nantes in gurgite vasto»), ossia un’elite di appassionati di nuoto talmente ani-

mosi che, in un periodo (siamo nell’ultimo decennio dell’Ottocento) in cui in Italia non

ci sono ancora le piscine coperte, sfidando temperature spesso gelide, affrontavano le

acque aperte su ogni distanza e in ogni stagione. Sono i pionieri di un’attività natatoria

che solo più tardi, con le prime piscine, le prime competizioni e la costituzione della

Federazione, diventerà una «disciplina sportiva» a tutti gli effetti e comincerà a «sfor-

nare» i campioni, nomi che hanno fatto grande in Italia il nuoto e tutti gli sport acquati-

ci: tra tutti, basta forse ricordare Novella Caligaris (tre medaglie olimpiche, primatista

e campionessa del mondo degli 800 stile libero nel 1973), regina delle piscine e Klaus

Dibiasi (vincitore di cinque medaglie olimpiche di cui tre d’oro dalla piattaforma nel

1968, ’72 e ’76) signore indiscusso dei tuffi. (Prima di lui in realtà era stato il padre, Car-

lo Dibiasi, a farsi notare in questa disciplina alle Olimpiadi di Berlino del 1936).

Ma è proprio dalla fine dell’Ottocento e dai primi circoli Rari Nantes, che pre-

cedettero la nascita della Federazione, che vogliamo partire per scrivere questo libro, per

raccontare la storia di uno sport che è determinazione, sacrificio, costanza, passione. E

ancora non basta a descriverlo, forse è anche qualcosa in più di questo per quei campioni

che hanno scelto di dedicargli la vita e che ogni giorno trascorrono tra le 5 e le 6 ore tra

le acque al cloro di una piscina. Forse ad un certo punto nuotare diventa quasi un’esi-

genza e una necessità vitale, come avevano compreso già molto tempo fa quegli autori

latini che coniarono il detto «Natare necesse est».

In queste pagine racconteremo, almeno cercheremo di farlo, la storia del nuoto

concentrandoci in particolare sulle realtà di Roma e Lazio e sulle loro protagoniste. La

capitale e tutto il territorio laziale, a guardar bene, sono stati fin dall’inizio al centro del-

le vicende di questo sport: è proprio a Roma, infatti, che nel 1889 nasce la prima socie-

tà esclusivamente natatoria, la «Romana Nuoto» fondata da Romano Guerra a cui farà

seguito nel 1891, per iniziativa dello scultore trentino Achille Santoni, la «Rari Nantes

Roma» con sede sul Tevere dove si svolgono tutte le manifestazioni e le gare.

Ma in quegli anni il nuoto non si svolge solo in acque libere e ancora una volta

il Lazio è all’avanguardia: è a Tivoli (a pochi chilometri dalla capitale), che sorge la pri-

ma «piscina» in senso moderno con la riapertura, nel 1879, dell’impianto delle Acque

Albule, un nuovo e attrezzato stabilimento balneare che contava su due vasche grandi per

nuotare e due di misura inferiore, divise per uomini e donne, e alimentate con acqua cor-

1.1 - Le origini del nuoto: il Lazio protagonista

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Il complesso delle Acque Albule a Tivoli.

Sulla cresta dell’onda

rente. È, infine, ancora nel Lazio, ad Anguillara Sabazia sul lago di Bracciano, che ha

luogo nel 1898 quello che si può considerare il primo campionato italiano di nuoto: alla

competizione, un vero e proprio evento per l’epoca, partecipano 33 atleti provenienti da

tutta Italia. Ad aggiudicarsi il primo posto sulla distanza di un miglio (1852 metri) ed il

premio in palio, una medaglia d’oro offerta da re Umberto, è il diciottenne milanese Artu-

ro Saltarini che arriva in 47’17’’. Così la Gazzetta dello sport, che al primo Campiona-

to d’Italia dedica il titolo di apertura del giornale, descrive l’evento:

«Il Campionato italiano di nuoto a Roma. Indetto dalla società RN Roma fu scelto il lago

di Bracciano, bellissimo per la sua posizione a circa 170 m sul livello del mare, a meno di

30 km dalla capitale, con acque limpidissime e abbondanti. Il percorso della gara fu stabi-

lito nel nodo marittimo, un miglio italiano, 33 iscritti, ordine di partenza estratto a sorte».

Così la cronaca in terza pagina: «Bozzo prende la testa e la mantiene vigorosamente, quan-

do d’un tratto lo si vede abbandonare. Colpito da malore, si ritira. Alisoff su cui si fonda-

vano grandi speranze, è anch’egli costretto a ritirarsi e suo malgrado, pure per un malore

improvviso. Entrambi, tratti a galla, si rimettono ma non riprendono. Intanto Saltarini di

Milano, si pone in capo e arriva tra vivi applausi al traguardo, con enorme vantaggio sul

secondo, Crucianelli Gaetano di Anguillara. Saltarini arriva in 47’17’’, Crucianelli in

47’57’’, terzo Pericoli di Roma in 53’. Escluso dalla gara il miglior nuotatore di Roma, il

Basilici della Romana Nuoto, per avere vinto tre anni fa lire 50 in una gara per giovinetti.

Hanno compiuto il percorso in 17, gli altri ritirati».

In assenza di piscine il fiume che attraversa la Capitale diviene ben presto la sede

naturale di competizioni e gare sulla lunga distanza. La più famosa è il «Campionato del

Racconti di sport di Roma e del Lazio

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Tuffatori alle Acque Albule.

Tevere»: 7500 metri che dividono la foce dell’Aniene dal Porto Fluviale. In questi anni

i più popolari sul fiume sono i romani Romano Tofani e Vincenzo Altieri. Il primo si

aggiudica per due anni di seguito, 1900 e 1901, il Campionato del Tevere, il secondo si

impone nelle gare di fondo: vince una gara internazionale di 15 km e nel luglio 1901,

sempre nel Tevere, nuota dal ponte del Grillo a Monterotondo fino a Ponte Milvio, 45

km in 7 ore e 35, e poi prosegue fino alla casina della Rari Nantes stabilendo un record

di durata, 47,8 km in 7h e 55 (nel 1910 addirittura percorre 60 km, dal Ponte del Grillo

al Ponte della Magliana, in 9h 45 minuti e 54 secondi battendo tutti i record già esisten-

ti sulle minori distanze). La conferma di specialista nel fondo e più forte sui lunghissi-

mi percorsi arriva l’anno dopo quando si aggiudica la gara di Castel Giubileo (15 km nel

Tevere in 2h e 18) e anche il Campionato del Tevere, gara che vince anche nel 1903.

Per assistere alla prima competizione che non si svolge nelle acque aperte di un

fiume bisognerà aspettare vent’anni: nel 1923 per la prima volta i campionati di nuoto

si disputano in una vera piscina, quella del Centro di Educazione Fisica di Roma recen-

temente costruita alla Farnesina. È qui che nel 1927 il Fascismo, entrato energicamente

nel nuoto con la nomina diretta di dirigenti federali politicamente allineati (primo fra tut-

ti Giuseppe Corbari designato presidente della FIRN e della federazione cronometristi)

organizza i Campionati Mondiali dei Goliardi per gli studenti universitari. I Campiona-

ti, organizzati in data sbagliata (dopo i tricolori e prima degli europei) sono un comple-

to fallimento di partecipazione. Gli stranieri, attesi da 22 Paesi, si limitano ad una squa-

dra di riserve ungheresi. Tra le donne gareggiano solo le nuotatrici italiane. Il fallimen-

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Sulla cresta dell’onda

Una partita di pallanuoto a Tivoli.

to del Campionato non scoraggia il Partito che continua ad investire nel nuoto e alla Pisci-

na della Farnesina ne affianca ben presto un’altra. Nel 1928 viene inaugurata in forma

solenne, con l’intervento del segretario del Partito Augusto Turati, la nuova piscina del-

lo Stadio del Partito Nazionale Fascista (l’attuale Stadio Flaminio) che deve ospitare i

Campionati italiani. Le gare (rinviate all’ultimo momento dal 25-16 agosto all’1-2 set-

tembre), oltre per la scarsa partecipazione femminile, passeranno alla storia per l’«irre-

golarità» della piscina, risultata di qualche centimetro inferiore ai 50 metri regolamen-

tari, e del cronometraggio. I lati più lunghi della vasca, fatta costruire volutamente sghem-

ba dal presidente dell’Opera Nazionale Balilla Renato Ricci che è in polemica con il

CONI, misurano 50.18 metri l’uno e 49.95 l’altro. Per quanto riguarda i dubbi sui tem-

pi di gara sono dovuti al fatto che un cronometro di aviazione registra, per alcune pro-

ve, dei secondi o delle frazioni di secondo in meno dei tempi ufficiali. Irregolarità che

rendono nulli i quattro primati italiani che erano stati migliorati nelle gare dei 50, 400,

e 100 stile libero femminile e nella 4X50 artistica (rana, dorso, over, libero).

Racconti di sport di Roma e del Lazio

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1.2 - Il «water polo» e i trampolini sul Tevere

Non è solo nel nuoto che Roma e il Lazio si distinguono per primogenitura, primati e cam-

pionati negli anni di esordio delle discipline natatorie, quelli dei pionieri. Il legame par-

ticolare che lega la città eterna e gli sport acquatici è dimostrato anche dallo specialissi-

mo ruolo che la Capitale ha avuto nella diffusione in Italia, nei primi del Novecento, di

un nuovo sport: il «water polo» o pallanuoto. Esiste, in proposito, sulla «paternità» ita-

liana di questo sport una diatriba tra Roma e Milano. A ricordarla sulle pagine del Cor-

riere dello Sport è stato qualche anno fa Alberto Marchesi, storico dello sport romano:

«Milano fu la prima a tentare l’esperimento al Bagno Diana nel 1899, ma Roma è stata la

prima a lanciare il water polo su basi abbastanza serie, come dimostra il fatto che i due pri-

mi campionati, indetti dalla Federazione Italiana Rari Nantes, furono vinti dalla “Rari Nan-

tes Roma”… per mancanza di avversari. I buoni quiriti appresero dell’esistenza di uno sport

chiamato water polo il 23 giugno 1900 dalle colonne del Messaggero, in cui appariva que-

sto trafiletto nel ristretto spazio concesso agli avvenimenti sportivi: “Per graziosa conces-

sione avuta dal municipio del laghetto di Villa Borghese, si è riuscito ad introdurre a Roma

il gioco della pallanuoto. Oggi a mezzogiorno avrà luogo la prova generale e, data la sicu-

ra riuscita dell’esperimento, domenica 24 alle 17.30 incominceranno le gare che in segui-

to saranno tenute due volte alla settimana”» (Corriere dello Sport, 8 settembre 1970).

Accanto al laghetto di Villa Borghese, il nuovo gioco comincia a trovare spazio

anche nelle più attrezzate piscine delle Acque Albule di Tivoli. Qui si gioca a water polo

due volte alla settimana e nel luglio del 1901 si disputa la prima partita (anche se senza

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Attività natatoria nelle acque del Tevere.

Racconti di sport di Roma e del Lazio

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Dal diario di Achille Santoni, il resoconto del primo campionato di pallanuoto.

carattere di ufficialità) tra due squadre romane. È sempre nelle piscine di Tivoli che il 1

settembre 1901 ha luogo il Primo Campionato Italiano di Pallanuoto vinto, come anche

l’anno successivo, dalla Rari Nantes Roma. Vittorie non troppo «sudate», a dire la veri-

tà, visto che quella romana è l’unica squadra ad iscriversi e dunque ad aggiudicarsi lo

scudetto nonostante le rimostranze delle società di Milano che lamentano di non essere

state avvertite della gara.

«S’iscrisse una sola squadra composta dai seguenti 7 giocatori dilettanti: Raffaele Monta-

boldi (capitano), Vincenzo Altieri, Roberto Basilici, Enrico Venier, Edoardo Tani, Umberto

Patti e Francesco E. Cima (portiere), tutti appartenenti alla RN Roma. In mancanza di com-

petitori, come d’uso, la vittoria nel campionato e la coppa d’onore offerta dalla Tribuna,

vennero dalla giuria aggiudicate all’unica suddetta squadra presentatasi in lizza e ciascu-

no dei componenti di essa venne premiato con medaglia d'argento». (Tribuna Sport, 8 set-

tembre 1901).

Al di là della scarsa partecipazione, il primo Campionato di pallanuoto segna la con-

sacrazione definitiva a sport nazionale del water polo. Del resto, già nel marzo di quel-

l’anno, la Federazione Italiana Rari Nantes aveva emanato il regolamento italiano della

pallanuoto: la porta, formata da due pali e una cordicella, si chiamava «arco», il portie-

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Sulla cresta dell’onda

La formazione della RN Roma vittoriosa alla terza edizione del campionato di pallanuoto.

re era chiamato il «custode», il campo doveva misurare trai 20 e i 30 metri e le squadre

erano composte da sette giocatori.

È finalmente al terzo tentativo, nel 1903, che al Campionato italiano di pallanuo-

to partecipano due squadre, per altro entrambe romane: il 20 settembre nella «vasca del-

le nuotatrici» alle Acque Albule si affrontano la «veterana» RN Roma e la Romana Nuo-

to. Ancora una volta la vittoria e dunque lo scudetto va alla prima che batte la squadra

della Romana Nuoto per 3-0.

Il Tevere è invece il motore dello sviluppo dei tuffi. I pionieri a Roma furono Gae-

tano Lanzi e Raniero Pasqui, poi campione italiano dal trampolino. Senza piscine, sen-

za trampolini elastici, nel 1919 la Romana Nuoto inizia l’attività di tuffi allo Scalo De

Pinedo, distante 500 metri dalla sede dalla società. Lanzi e Pasqui «nella pausa pranzo

prendevano in spalla due tavole di abete (90 Kg), accompagnate da traversine larghe

40 o 45 cm che durante il giorno servivano da passerella per l’accesso in società». In

questo modo sono gettati i semi per una tradizione che darà grandi frutti: nel 1948 la

Lazio vincerà infatti il primo campionato italiano di tuffi per società.

Racconti di sport di Roma e del Lazio

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La svolta nel nuoto italiano si ha alle soglie del Novecento. In particolare, nel 1899

si assiste ad uno sviluppo formidabile di questo sport e al moltiplicarsi delle società.

La dimensione della diffusione e dell’intensità dell’attività agonistica è data dal gran

numero di campionati e di gare su lunga distanza che si succedono in questo perio-

do: il Campionato di Liguria a Genova, il Campionato di Lombardia a Milano, il Cam-

pionato dell’Alto Po a Torino, il Campionato di Alta Italia a Como e ancora la tra-

versata del Lago di Bracciano, i Campionati Meridionali a Napoli e il Campionato del

Tevere (qui si svolgono anche competizioni minori come le gare per sedicenni: Gio-

ventù, 250 metri e Incoraggiamento, 1000 metri).

È per far fronte ad un tale fervore agonistico che si pongono le basi per la nasci-

ta della Federazione Nuoto. A precederla è, nel 1899, una confederazione «ristretta»,

fondata per volere di Achille Santoni, che riunisce solo le società Rari Nantes d’Ita-

lia (all’epoca dieci) lasciando fuori tutte le altre, come per esempio la Romana Nuo-

to, che è la più antica, la Nettuno di Milano e tutte quelle che hanno il torto di non

essere «Rari Nantes». La presidenza è affidata alla società di Roma. Questo primo

«abbozzo» di federazione prende il nome di «Collegio Pionieri del Nuoto» ed è fon-

data a Como, ma la sede viene fissata a Milano. Da questa prima organizzazione

nascerà, nei primi mesi del 1900, la Federazione Italiana Rari Nantes (FIRN) che coor-

dinerà per un lungo periodo l’attività natatoria in Italia e dalle cui spoglie molto più

tardi (bisognerà aspettare il 1930), sotto la spinta del Partito Fascista, nascerà la Fede-

razione Italiana Nuoto (FIN). È Leandro Arpinati, sottosegretario al Ministero degli

Interni, che appena una settimana dopo il suo insediamento come presidente della

FIRN (carica che assunse insieme alla presidenza della Federazione calcio) cambia

il nome della Federazione, riorganizza le categorie atleti (seniores, juniores, allievi,

giovanetti fino a 16 anni, balilla fino a 14) e lancia la Coppa Federale, il primo cam-

pionato di nuoto a squadre.

Il ’34 è l’anno d’oro per gli impianti. Nuove piscine nascono in tutta Italia (una

delle più amate è quella coperta dell’Aquila). A Roma nella piana della Farnesina, sor-

ge il Foro Mussolini, poi denominato Foro Italico, con due piscine coperte e campi

da tennis. Qui il Duce, amante del nuoto, la mattina prende lezioni da Nanni Caucia

nuotatore e pallanuotista della Florentia.

È proprio in questi anni che cominciano ad arrivare i primi risultati davvero rile-

vanti dal punto di vista agonistico. Gianni Gambi, imbattibile in Italia nelle gare in

1.3 - La nascita della federazione e il trasferimento da Milano a Roma