1 piazza cairoli 4 porta mesagne acqua, carri e … ferr-ritt taxi navetta aero parcheggio 3 minuti...
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Svetta nel centro di piazza Cairoli la Fontana delle Ancore, che dal 1937 ha sostituito quella “delle Rane”. La piazza è una delle più frequentate della città. Un tempo luogo di incon-tro fra proprietari terrieri e braccian-ti in cerca di ingaggio o in attesa di pagamenti, oggi punto di ritrovo per i brindisini di tutte le età, in tutte le ore del giorno. Al fresco delle fron-de degli alberi o sotto la luce delle luminarie natalizie, fate attenzione al vento: il passaggio dal lato sba-gliato della fontana, potrebbe farvi ritrovare zuppi d’acqua!
PIAZZA CAIROLIPer lavoro o per la siesta1
Sguardo in basso per osservare la stra-da. Davanti ai tuoi occhi grandi pietre nere, di dimensioni geometriche, sa-pientemente accostate l’un l’altra. Tipi-co di molti centri storici del sud Italia, il basolato lavico oggi è protagonista di un’unione imperfetta: quella con il bi-tume che man mano lo sta ricoprendo. Passato e presente si contaminano… chi avrà la meglio? Aguzzate la vista per tutto il percorso.
VIA PALESTROL’unione imperfetta2
Interrompe la cinta muraria Porta Me-sagne, una delle entrate più antiche della città che separa idealmente il centro storico dai quartieri periferici. Fu costruita a metà del 1200 e, con il passare del tempo, è stata fortificata con nuovi elementi architettonici, come il Bastione che sorge alla sua sinistra, attualmente sede di esposizioni arti-stiche. Punto di passaggio, da sempre, per la maggior parte dei cittadini, ri-schiò di essere abbattuta all’inizio del ‘900. Alla sua destra è stato aperto l’altro arco più piccolo. Nei secoli ha svolto un’importante funzione sociale: dall’approvvigionamento d’acqua (at-tingendo dalle vasche limarie affianco) all’intrattenimento serale… pensate che uno dei primi pub di Brindisi è sor-to proprio qui dentro.
PORTA MESAGNEAcqua, carri e pub4
È curioso pensare che quella che oggi è intitolata alla libertà, una volta era la strada per la spaventosa prigione del castello. I viaggiatori di ogni tempo, percorrendola, venivano terrorizzati dai lamenti e dal tintinnio di catene provenienti da dietro la cortina di cin-ta. Sarà per questo che il torrione che segna l’inizio della via si chiama “In-ferno”? Al posto delle due scuole sulla destra, invece, sorgeva piazza Castello, una delle più grandi e frequentate del centro storico. Un luogo che rimane ancora indelebile nella memoria storica dei più anziani.
VIA DELLA LIBERTA’I rumori dell’inferno5
Davanti a noi il Castello di Terra, uno dei simboli più identificativi di Brindi-si e baluardo della centralità strategica del porto nell’arco dei secoli. Per quan-to la vista di questa immensa struttura sia godibile da molte prospettive, non è permesso visitarla dall’interno se non in alcuni periodi dell’anno per eventi culturali e artistici. Il castello, infatti, sin dal 1223 (anno della fine dei lavo-ri), ha delineato le sorti dell’espansione della città: occupando buona parte del seno di Ponente del porto, ha preclu-so lo sviluppo di un collegamento via terra con l’altra sponda, e designato le sorti dell’economia marittima locale. Finché proposte e idee per il futuro non verranno concretizzate, non resta che passarci accanto per immaginare le inestimabili ricchezze storiche e artisti-che custodite al suo interno.
CASTELLO SVEVOImmagine di un’altra città6
Quella che nel Medioevo era la “Rua maestra”, il corso principale della città, oggi conserva il primato di principale arteria automobilistica del centro stori-co. A tutte le ore, non è raro incontrare auto in coda con i clacson strombaz-zanti. Tra le numerose attività com-merciali (per lo più dedicate all’eno-gastronomia), svettano imperturbabili tracce di storia. Come palazzo Ripa e il “Calvario”, all’angolo con via Santa Margherita, luogo di culto consacrato nel 1820 e cuore delle celebrazioni reli-giose nella Settimana Santa.
VIA CARMINETra clacson e storia3
Percorrendo via Sant’Aloy verso la chiesa di San Paolo, vale la pena di sof-fermarsi in via discesa Dorotea. Qui, pochi metri dopo aver imboccato la via, troviamo una balconata poco fre-quentata, che offre un romantico scor-cio sul quartiere Sciabbiche e sull’altra riva del porto. È vero, la cornice non è il massimo del lustro ma ci ricondu-ce alle umili origini di questi luoghi, in cui la memoria popolare ricorda la nobildonna Dorotea, benefattrice per i poveri pescatori della zona.
VIA DISCESA DOROTEA
La nobildonna7
Largo Guglielmo da Brindisi, spiazzo ampio e utilizzato per lo più come par-cheggio, fa da ingresso per il labirinto che cela alle sue spalle. Imboccando la stradina che lo costeggia, entriamo in un dedalo di strettoie e vicoli. Un pez-zo di centro storico dimenticato, che vale la pena di visitare.
LARGO GUGLIELMOIl labirinto8
In cima alla scalinata la chiesa di San Paolo, costruzione gotica del 1322, eretta sull’antico comprensorio della Zecca Sveva e della Curia Regia. Questa chiesa ha rappresentato per molti seco-li un punto di riferimento per la cultura religiosa cittadina. In tanti ricordano le celebrazioni del Venerdì Santo, quando la processione dei fedeli accompagna-va la statua di Gesù Redentore e della Madonna Addolorata per le strade del centro. E proprio la Madonna “Mace-nola”, si dice, abbia salvato Brindisi dal terribile terremoto del 1743. A te-stimoniare la grazia, il ritrovamento della statua in una posizione inattesa: a braccia aperte, con lo sguardo rivolto verso il cielo, proprio dinanzi alla sca-linata. Di rito, per chi è di passaggio, la foto ricordo che immortala la facciata leggermente inclinata… a mò di Torre di Pisa.
CHIESA DI SAN PAOLOProdigi e tradizioni
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All’angolo tra via Santa Barbara e via San Benedetto, alza lo sguardo. Ecco un’edicola votiva, uno dei tanti punti di religiosità popolare ancora custoditi nelle strade della città e riferimento per le preghiere di passaggio, ormai dei soli anziani del quartiere. Pochi passi più avanti, incontriamo sulla destra la chiesa medievale di San Benedetto. Una parte del quartiere è stata urba-nizzata solo nel tardo ‘800 e oggi rac-coglie birrerie, pub e b&b.
VIA SAN BENEDETTOIl sacro per strada10
La storica diatriba tra le famiglie vero-nesi Capuleti e Montecchi, nella versio-ne brindisina coinvolge le antiche dina-stie dei Ripa e dei Cavalerio. La prima spalleggiava i contadini, la seconda la gente di mare. E proprio ai Ripa appar-teneva il maestoso palazzo che si cela dietro la decadente facciata barocca al civico 19 di via Carmine. Un edificio dimenticato che aspetta di essere riva-lutato, con i suoi 2100 metri quadri di estensione ed un maestoso giardino.
PALAZZO RIPAIl gigante dimenticato11
Due sono i santi patroni di Brindisi, San Teodoro D’Amasea e San Loren-zo da Brindisi. Ed è a quest’ultimo che sono intitolate la via e la scuola di fron-te a te. Il santo, dottore della Chiesa, profeta e diplomatico, fece erigere la chiesa nel luogo in cui nacque. Ferma-ti ad osservare il portone ligneo e la facciata in stile barocco. Al suo interno ammira le ricchezze artistiche. E aiuta-ci a capire come mai nella classifica dei Santi Patroni, San Lorenzo sia sempre considerato “l’altro patrono”!
CHIESA DEGLI ANGELI
L’altro patrono12
Con le spalle rivolte alla chiesa degli Angeli, lasciando sulla sinistra via Ar-mengol, giungiamo in via Lauro. La strada intitolata all’albero di alloro, tipico della zona, si anima soprattutto la sera, quando i pub e i ristoranti si aprono al pubblico. Ma il vero punto di attrazione è il tempio di San Giovanni al Sepolcro, a cui si accede imboccan-do la strettoia che taglia a metà la stra-da. La piazzetta del tempio è animata, specie nei periodi di festa, da concerti ed eventi culturali e rappresenta un’im-portante testimonianza storica e ar-chitettonica. Già osservando il portale d’ingresso possiamo cogliere l’icono-grafia dei cavalieri templari che parti-vano proprio da Brindisi per il lungo viaggio in Terra Santa. Alle spalle del tempietto, una chicca: un orto urbano con un piccolo agrumeto.
SAN GIOVANNI AL SEPOLCRO
Sulle orme dei templari13
Intorno alla fontanella al centro di piazza Calò si intessono periodi sto-rici e culture che hanno contribuito a creare il volto multietnico di Brindisi. Proprio qui, dove pulsa il cuore della vita culturale cittadina, dal 1100 in poi, si insediarono consistenti comunità di schiavoni, greci e albanesi, nelle case a “cannizzo”, a un passo dalla chiesa di San Michele Arcangelo che con la sua cupola colorata sormonta l’area spic-cando tra i vicoli circostanti. Chissà che zona movimentata! E pensare che gli attuali residenti si lamentano della musica proveniente dai locali in zona.
LARGO DE CALÒLo spirito multietnico14
Dietro il portone di palazzo Nervegna, ogni giorno si prendono le più impor-tanti decisioni sull’amministrazione della città. Ma accanto a questa atti-vità, da qualche anno, non passano inosservate ai cittadini le iniziative culturali che riempiono le accoglienti sale interne del palazzo con mostre, esposizioni, incontri a tema e lezioni universitarie. Imperdibile la pausa caf-fè o l’aperitivo seduti ai tavolini del bar, riscaldati dai raggi del sole.
PALAZZO NERVEGNA
Un caffè al sole15
Da via De’ Muscettola imbocchiamo via San Nicolicchio: presa la strettoia ti ritrovi in un piccolo spiazzo. Di fronte a te una ringhiera che delimita il pe-rimetro di alcuni reperti di età roma-na. Via Casimiro, una delle arterie più antiche della città, oggi ospita uffici istituzionali e alcune scuole. Drizza le orecchie e ascolta: non è la filodif-fusione! Dalla mattina al pomeriggio, puoi sentire intonare qualche opera li-rica o suonare violini e pianoforti dagli allievi del liceo musicale.
VIA CASIMIROIl concerto17
Ai piedi della Salita di Ripalta, la parte conclusiva di via Casimiro, incontria-mo via Filomeno Consiglio, intitolata ad uno zelante sindaco che guidò la città alla fine dell’800. Un periodo lu-minoso per Brindisi, tanto da volerlo ricordare dedicando a Consiglio una parte della “Rua maestra”. Accanto alla fontanella al termine della scali-nata, volta lo sguardo per osservare la facciata degli imponenti palazzi “Guer-rieri” e “Crudomonte”.
VIA FILOMENO CONSIGLIOVerso il mare
18
All’angolo fra via Duomo e vico Semi-nario, il simbolo araldico della famiglia Mezzacapo spicca sulle mura in carpa-ro, ricordandoci la storia del sobrio e imponente palazzo costruito nel ‘700 e sede attuale dell’arcivescovado e del-la biblioteca arcivescovile. Percorrendo la via è piacevole osservare le piccole corti delle casette a piano terra.
VICO SEMINARIOTra carparo e corti16
A un passo dal porto si apre piazza Vittorio Emanuele, zona di riferimento e accoglienza per i turisti di passaggio in città. Il prato inglese circonda la Fon-tana dei delfini e il monumento a Vir-gilio, costruito per celebrare i duemila anni dalla morte dell’autore dell’Enei-de, deceduto a Brindisi nel 19 a.C. Solo gli osservatori più attenti notano la “meridiana del porto” che insiste sulla parete del palazzo della Capitaneria, salutando, con un’epigrafe, i turisti in arrivo e in partenza.
PIAZZA VITTORIO EMANUELE
La meridiana del porto19
Sono pochi i visitatori che, passando da Brindisi, non rimangono abbaglia-ti dalla visuale di quest’ampia strada che collega la banchina principale del porto turistico con la stazione ferrovia-ria. Anche se sorta su un antico canale di scolo (“la mena”) in cui confluiva-no le acque piovane e reflue, è stata trasformata, già dal ‘700, nella via del passeggio e del commercio. Il corso ha ospitato negli anni celebri bar, gelaterie e pasticcerie. Attualmente sono i nego-zi di abbigliamento e oggettistica ad arricchire le lunghe passeggiate (dette in gergo “vasche”) di giovani e adulti.
CORSO GARIBALDILe vasche20
La fontana De Torres, con i suoi spruz-zi allegri, è il punto di riferimento per gran parte dei cittadini, in diverse ore del giorno. All’ombra delle profuma-tissime magnolie di piazza Vittoria si incontrano gruppi di bambini intenti a giocare e anziani seduti alle panchine. La piazza è spesso cornice di concerti gratuiti e di mercatini dell’artigianato e dell’antiquariato. A pochi passi da qui, piazza Mercato, sede del mercato orto-frutticolo del centro storico.
PIAZZA VITTORIAAll’ombra delle magnolie21
A pochi passi dalla stazione ferrovia-ria, la piccola e accogliente zona pedo-nale di via Conserva. Qui, fra un ape-ritivo al bar e un gradevole giro fra i variegati negozi, è possibile spendere qualche minuto per il relax, riposando seduti sulle panchine accanto alla fon-tana e godendo del colorato andirivieni dei cittadini.
VIA CONSERVANel centro commerciale22
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via Annunziata
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via de Muscettola
in un’oravisita Brindisi
Itinerario storico artistico per viaggiatori veri
A spasso nel tempo Mostre e museiDate da ricordare Sulle tracce del passato
Continua il tuo giroLuoghi storici da non perdere
XVI a.C. Un villaggio di poche capanne era custodito tra i due seni naturali del porto. Questa era in origine Brindisi.
267 a.C. La città viene conquistata dai Romani. Fino alla caduta dell’impero sarà un importante snodo commerciale.
19 a.C. Muore il poeta Publio Virgilio Marone in una casa adia-cente alla Colonna Romana.
476 d.C. Con la caduta dell’impero romano decade anche l’impor-tanza strategica della città. Per diversi secoli numerose civiltà si alternano nell’occupazione del territorio (goti, longobardi, saraceni e bizantini).
1089 Partono i lavori di costruzione della Basilica Cattedrale e, insieme, la ripresa economica della città che è divenuta punto nevralgico per le navi in partenza e di ritorno dalle crociate in Terra Santa.
1250 Periodo intenso per Brindisi, che vede aumentare il nu-mero di abitanti, quello delle chiese e la costruzione di importanti opere difensive quali castelli, mura e porte d’accesso alla città.
1449 L’imboccatura del porto viene ostruita e la città ridotta ad un’insalubre area paludosa e malarica, rimanendo in questo stato per diversi secoli.
1656 L’epidemia di peste che attanaglia l’intero sud Italia coin-volge anche Brindisi.
1775 L’archietto Pigonati avvia le opere di bonifica del porto interno e delle aree limitrofe.
1797 Re Ferdinando IV visita la città dopo essersi prodigato per il completamento dei lavori di bonifica portuale e la costruzione dell’attuale corso Garibaldi.
1864 La realizzazione della stazione ferroviaria rimette in moto l’economia locale: crescono il commercio ed il turismo.
1870 La compagnia di navigazione Valigia delle Indie decide di inserire Brindisi nella rotta verso Bombay, approfit-tando dell’apertura del canale di Suez avvenuta l’anno precedente.
1927 Durante il periodo fascista la città è oggetto d’interesse da parte del duce che fa edificare svariati monumenti e istituisce il comando della Marina militare.
1943 Vittorio Emanuele II e la famiglia reale trovano rifugio a Brindisi. Per oltre quattro mesi la città è Capitale d’Italia.
1963 Nuovo volto dell’economia locale con l’avvio dello sta-bilimento petrolchimico Montecatini nell’area industriale sul mare.
1991 Per diversi mesi Brindisi ospita migliaia di albanesi in fuga dal regime dittatoriale. I profughi giunsero in massa su imbarcazioni di fortuna nel mese di marzo.
Museo Archeologico Provinciale F. Ribezzo piazza Duomoaperto dal lunedì al sabato (9,30-13,30) martedì (15,30-18,30)
Museo Diocesano Tarantinipiazza Duomoaperto dal lunedì al venerdì (9-13)
Palazzo Granafei Nervegnavia Duomo, 20aperto tutti i giorni (9-18)
domenica (9-15,30)
Parco Archeologico di San Pietro degli SchiavoniNuovo Teatro Verdi, via Santiaperto dal lunedì al venerdì (8,30-13,30)
Ex Convento Scuole Pievia Tarantini, 39aperto dal lunedì al venerdì (10-12 e 16-19)
sabato (10-12)
Map - Museo Mediterraneo dell’Arte Presenteex Chiesa S. Michele delle Scuole Pie, via Tarantini 37aperture variabili
A colpo d'occhio, arrivando in nave o in aereo, Brindisi appare come una città prettamente industriale. Questo è solo il suo vol-to più moderno. Per secoli l'economia della città è stata legata all'agricoltura, alla pesca e al commercio. A testimoniarlo ci sono pezzi di storia stratificati proprio sotto i nostri piedi. Scavando sotto il manto stradale infatti, non sarebbe difficile rinvenire pre-ziosi resti risalenti ad epoche lontane.
L'antico nome di Brindisi è Brunda: "testa di cervo". E proprio il cervo è sullo stemma del Comune e richiama la peculiare forma del porto interno, i cui due seni si diramano verso Levante e Po-nente abbracciando il nucleo del centro storico.
Passeggiando per le vie del centro in alcune ore del giorno, può capitare di trovare le strade completamente desolate. Un visita-tore ben informato deve sapere che non è una sindrome da Far West. Anche qui, come in molte città del meridione, si rispetta la "controra": il tempo dedicato al riposino post pranzo che dura dalle 14,30 alle 16. In estate, durante le ore più calde fino al tar-do pomeriggio, la maggior parte dei cittadini resta in spiaggia. Solo con il calare del sole, quando l'aria si rinfresca, ricomincia il movimento urbano.
Brindisi è una città di appassionati di sport, nominata Città Eu-ropea dello Sport 2014. Basket e calcio sono i più praticati. Nel corso delle stagioni sportive, infatti, quando le squadre giocano in casa, è di rito il tifo allo stadio. "Nu simu brindisini" ("Noi siamo brindisini") è uno dei cori più cantati dai tifosi.
Le attività commerciali sono aperte dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 20. I ristoranti sono aperti a pranzo dalle 12 alle 14 e a cena dalle 20 alle 23.
Non esitare a chiedere informazioni ai passanti: anche se è diffi-cile incontrare autoctoni pratici con le lingue straniere, saranno sempre ben disposti a fornire indicazioni di ogni genere… ge-sticolando!
A differenza del resto d'Italia a Brindisi l'ora dell'aperitivo scocca due volte al giorno. Al mattino, verso le 11, i bar del centro si affollano di clienti alla ricerca di uno spuntino veloce, di solito un rustico o un pezzo di focaccia, accompagnandolo con una bevanda analcolica. Nel tardo pomeriggio, invece, si cambia por-tata: pub e bar possono offrire un aperitivo "speciale" in cui si accompagna un drink alcolico con innumerevoli assaggini come frise, olive, panzerotti, tarallini, arachidi, pasta, torte salate, ver-dure e formaggi.
Quali sono i piatti tipici da non perdere quando si passa da Brindisi? Fave e cicorie, orecchiette al sugo, ricci (frutti di mare), riso cozze e patate, puccia (panino con olive nere), fritta (un tipico panzerotto), pettole (frittelline di pasta di pane) e puddica (focaccia di cipolle, olive e capperi).
La passione per la musica è sempre stata forte nell'animo dei brindisini. Alcune canzoni popolari come "Mannaggia lu rimu" o "Abbasciu alla Marina", da decenni continuano ad essere traman-date di padre in figlio. Non da meno la produzione indipendente rock, indie e cantautoriale: visitando i locali serali, non è difficile incontrare serate di musica live.
Passeggiando per le strade di Brindisi potrete ascoltare espres-sioni come: "Sputa ca mbisca" (frase usata quando accade un fatto uguale a quello previsto), "Nà fatia… nà" (espressione ti-pica del vero lavoratore che passa davanti ad uno sfaticato), "A ddo rrivu, chiantu lu zzippu" (si usa per dire che l'impegno non manca ma, giunti al limite delle proprie possibilità, ci si ferma).
"Quistu è vino ti malvasia. Fazzu nu brindisi a tutta sta compa-gnia". Ecco una delle tipiche rime utilizzate dai brindisini a tavo-la con parenti e amici. Tra i vitigni locali più diffusi troviamo: negroamaro, malvasia, salice salentino, susumaniello, ottavianel-lo. Negli ultimi anni la produzione enologica brindisina è sempre più apprezzata in Italia e all'estero. Non poteva essere altrimenti, per una città che ha come nome un invito a innalzare i calici!
Cose da brindisiniChicche antropologiche
Chiostro dell’Archivio di Statopiazza Santa Teresaaperto dal lunedì al sabato (7,45-13,35)
martedì e giovedì (7,45-17,20)
Museo Santa Teresa degli Scalzipiazza Santa Teresaaperture variabili
Bastione di Porta Mesagnevia C. Colomboaperto tutti i giorni (10-13,30 e 16,30-20,30)
Bastione San Giacomovia N. Sauroaperto dal martedì alla domenica (9-12 e 17,30-20,30)
Illustrazioni:Azzurra Cecchini
Fonti bibliografichePer la redazione dei contenuti sono stati consultati i testi reperiti presso
l’Archivio di Stato e la Biblioteca Provinciale di Brindisi
Sul webwww.visitabrindisiora.itwww.maderamedia.com
www.ilovebrindisi.it
Finito di stampare nel mese di Aprile 2013
ilovebrindisi.it
Guida alle avanguardie urbane
Come usare la mappa “Visita Brindisi in un’ora - Nel cuore di Brindisi” è una mappa ideata per accompagnare i visitatori alla scoperta della brindisinità, attraverso un originale iti-nerario storico artistico.
Percorri il tragitto suggerito dalla mappa, nel giro di un’ora, si possono conoscere la storia e le usanze lo-cali. Come vivono i brindisini? Cosa mangiano? Quali sono i luoghi più frequentati? E quali, invece, quelli più nascosti agli occhi dei visitatori ma degni di esse-re visti almeno per una volta?
Tra sacro e profano, leggende e modi di dire, riti e personaggi illustri, ti sveliamo con piacere cosa si nasconde nel cuore della città.
Per entrare nel cuore di Brindisi segui i numeri dell’i-tinerario, da 1 a 22. E se vuoi restare più di un’ora per approfondire la storia e la cultura brindisina, se-gui le lettere dei “punti +”. Basta ripiegare la parte alta della mappa per conoscere meglio i monumenti più celebri, i musei e le antiche chiese.
Divertiti a percorrere questo itinerario inedito che racconta con leggerezza l’essenza della cultura loca-le. Unisciti alla community per condividere le foto e i video della tua passeggiata nel cuore di Brindisi sul portale www.visitabrindisiora.it.
Consigli per turistiPer ogni ragguaglio puoi rivolgerti all'Ufficio Informazione Turistica Lungomare Regina Margherita, 44
Tel. +39 0831 523072
Mezzi pubbliciIn media il costo dei biglietti
per i mezzi pubblici varia dai 90 cent a 1,50 euro.
TaxiIl servizio taxi è disponibile dalle 6 di mattina alle 24.
Il costo medio di una corsa è di 20 euro Tel. +39 0831 597901
Numeri d'emergenzaPolizia 113
Pronto soccorso 118Vigili del fuoco 115
Informazioni turisticheÈ un progetto realizzato da
madEra media e comunicazione
Città di BrindisiAssessorato al Marketing Territoriale
Partner
Quartiere storico e pittoresco della cit-tà, prende il nome da un tipo di rete da pesca usata sugli skifarieddi (tipiche imbarcazioni di legno) e riparate sulle banchine, sin dai tempi più antichi. Il quartiere fino agli anni Trenta aveva un’estensione maggiore di quella attua-le; l’architettura fascista impose l’ab-battimento di buona parte delle case e delle vie dell’antico quartiere per permettere la costruzione dell’attuale piazza Santa Teresa e della fontana sot-tostante. Nel quartiere, ridimensionata l’attività peschiera, sono sorti numero-si ristoranti e locali notturni che fanno da contorno all’incantevole panorama.
LE SCIABBICHEaLa sua origine risale al 1089 quando era ancora intitolata a Santa Maria Ve-terana. L’aspetto attuale è il frutto di numerosi rimaneggiamenti architetto-nici che l’hanno dotata, nel corso dei secoli, di un convento sul fianco sini-stro (XVII sec.) e di un chiostro al suo interno (XII sec.). Per rendere l’idea dell’importanza di questa chiesa per l’intera comunità locale sin dai tempi più antichi, basti pensare che ha dato il nome all’intera area (sin dal XVI seco-lo) come dimostrano i documenti ritro-vati all’interno della parrocchia.
LA CHIESA DI SAN BENEDETTOc
Il teatro “sospeso” fu progettato dall’architetto Nespega negli anni Ses-santa sull’area archeologica di San Pie-tro degli Schiavoni. La città già dispo-neva di un prestigioso teatro situato sul corso Umberto I sin dagli inizi del Novecento, ma la struttura fu ingiusta-mente abbattuta nel 1960. Il teatro, at-tualmente, offre una programmazione di qualità, quasi mille posti a sedere e un ampio foyer da cui si possono ammirare gli scavi romani sottostanti attraverso una pavimentazione in ve-tro. L’intera area archeologica è diret-tamente accessibile, negli orari diurni, dall’esterno del teatro.
IL NUOVO TEATRO VERDIe
La sua imponente facciata rende piazza Duomo uno degli angoli più suggestivi della città. All’interno, un antico mo-saico e numerose tele impreziosiscono la struttura. Affianco all’arco del cam-panile, ristrutturato dopo i bombarda-menti della seconda guerra mondiale, vi è lo spiazzo del Museo Archeologico Ribezzo molto frequentato dai ragaz-zi di Brindisi non tanto per le visite ai Bronzi esposti nel museo quanto per le esercitazioni di break dance sul bianco e liscio basolato.
LA BASILICA CATTEDRALEg
La conformazione naturale del porto, a forma di testa di cervo, deriva dall’e-rosione che i torrenti Cillarese e Pal-marini hanno perpetrato nel corso dei secoli. L’azione dell’uomo, invece, ha reso questo naturale bacino d’acqua un porto sicuro ed affidabile. I primi in-sediamenti in zona risalgono ai tempi dei Messapi, ma fu con l’impero Ro-mano che il Porto di Brindisi si affermò come strategico per i traffici commer-ciali. Durante la Prima Guerra fu adibi-to anche a scalo dei piroscafi alleati. Nel 1991 diede accoglienza a migliaia di profughi albanesi. Attualmente è suddiviso in più aree (zona militare, commerciale, turistica ed industriale) e ospita dieci banchine polifunzionali.
IL PORTOi
Sorta a metà di una delle vie più an-tiche della città, via Lata, la chiesa ha rivestito un ruolo importante per l’in-tera comunità cittadina. Intitolato alla Santissima Trinità, ma conosciuto col nome di Santa Lucia, l’edificio religio-so è stato costruito su un’antica cripta a tre navate risalente al Tredicesimo secolo, che conserva ancora oggi bel-lissimi affreschi databili fino al Quat-tordicesimo secolo e dipinti del Diciot-tesimo.
SANTA LUCIAl
La chiesa che si erge sullo sfondo è in-titolata a San Sebastiano e fu costruita ad opera dell’arciconfraternita delle “Anime del Purgatorio” intorno al 1670. La piazza antistante la chiesa è, dagli inizi del Novecento, il luogo in cui si tiene il rito in onore di Sant’Antonio Abate, la “fòcara”. L’evento religioso si ripete ogni 17 gennaio, con un grande falò attorno al quale accorrono per la benedizione i proprietari di animali (oggi quasi esclusivamente domestici, nel passato principalmente da lavoro).
PIAZZA ANIMEk
Così come riportato nello stemma posto sull’ingresso principale di via Tarantini, il complesso fu avviato nel 1664 per volontà dell’arcivescovo de Estrada. La Chiesa di San Michele e il dormitorio adiacente si trasformarono rapidamente in veri e propri centri cul-turali. La struttura è dotata di tre in-gressi e di un chiostro interno. Attual-mente la chiesetta è stata adibita a sede del “Map” per l’esposizione di opere di artisti contemporanei; il chiostro è spesso animato da iniziative culturali e musicali.
L’EX CONVENTODELLE SCUOLE PIEd
L’antico palazzo signorile risalente alla metà del Cinquecento è, attualmente, nei piani più alti, la sede degli uffici di rappresentanza del sindaco. Dopo es-sere stato venduto alla famiglia Nerve-gna nella seconda metà dell’Ottocento, è stato anche sede del Tribunale Civile e della Corte d’Assise nel secolo scor-so. Al suo interno custodisce il capi-tello originale della colonna romana e accoglie numerose mostre di arte con-temporanea e non.
PALAZZO GRANAFEI NERVEGNAf
Anticamente il mercato ortofrutticolo del centro città si svolgeva tra piazza Vittoria e la Chiesa delle Anime. L’im-pronta commerciale e turistica che ave-va assunto Brindisi a fine Ottocento, spinse il consiglio comunale a spostare il mercato in un posto più consono ed attrezzato. Nel 1911, infatti, si inaugurò lo spazio commerciale più pittoresco e amato della città.
PIAZZA MERCATOjLa piazza prende il nome dalla chiesa in stile barocco, sconsacrata da tempo, attualmente sede del museo diocesano “Tarantini”. Affianco alla chiesa sor-ge l’antico Convento dei Carmelitani attuale sede dell’Archivio di Stato. Il monumento ai Caduti che domina la piazza è un’opera dell’artista brindisi-no Edgardo Simone e venne posiziona-to nel 1940.
PIAZZA SANTA TERESAb Sono la traccia più evidente dell’impor-
tanza di Brindisi ai tempi dei romani. Spesso sono descritte come simbolo della fine della via Appia, ma, in realtà, furono edificate su una collina ritenuta sacra, come segno di buon auspicio per tutti i viaggiatori che da questo por-to partivano verso mete lontane. “Tre sono i porti sicuri al mondo: giugno, luglio e Brindisi...”: anche Virgilio, morto in una casa nelle vicinanze delle Colonne, puntò lo sguardo su queste stesse acque (all’epoca di gran lunga più limpide).
LE COLONNE ROMANEh