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1-4 dicembre 13° Festival delle Terre 6-11 dicembre Italia, anni Ottanta: immagini, corpi, storie 13-21 dicembre XXI Roma Film Festival: Franco Nero, un attore per tutte le stagioni 22 dicembre Ricordando Luciano Martino 23 dicembre Luchino Visconti (terza parte) 1-4 dicembre 13° Festival delle Terre Il Festival delle Terre, arrivato alla tredicesima edizione, unisce la volontà di dare visibilità alle nuove pratiche documentaristiche a quella di sensibilizzare gli spettatori su temi spesso ritenute marginali, ma che negli ultimi anni sono emersi in tutta la loro urgenza. I 25 documentari, scelti tra i 64 iscritti alla selezione, rinnovano l’impegno del festival a far conoscere al pubblico romano dei film che indagano, approfondiscono e gettano uno sguardo nuovo sulle questioni locali e globali, che riguardano i diritti legati alla terra. Le storie del festival raccontano infatti della negazione di tali diritti, di resistenze e alternative alle imposizioni della grande industria agroalimentare, che quotidianamente requisisce terra fertile e decide cosa c’è nei nostri piatti. Molti dei documentari testimoniano di lotte e progetti virtuosi per la conservazione della “biodiversità”, intesa come diversità biologica, sociale e culturale, di difesa dei territori e di una nuova possibile visione del mondo. Nello stesso tempo il festival nasce dal desiderio di dare spazio e possibilità di incontro con il pubblico a documentari indipendenti che faticano a trovare i giusti canali distributivi in Italia, e non solo. Per il secondo anno consecutivo il festival ospiterà un lavoro di fiction (Raver eolica), ma la varietà degli stili e degli sguardi proposti non si esaurisce all’alternanza tra fiction e cinema del reale: saranno presenti in programmazione lavori molto diversi

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1-4 dicembre 13° Festival delle Terre6-11 dicembre Italia, anni Ottanta: immagini, corpi, storie13-21 dicembre XXI Roma Film Festival: Franco Nero, un attore per tutte le stagioni22 dicembre Ricordando Luciano Martino23 dicembre Luchino Visconti (terza parte)

1-4 dicembre13° Festival delle TerreIl Festival delle Terre, arrivato alla tredicesima edizione, unisce la volontà di dare visibilità alle nuove pratiche documentaristiche a quella di sensibilizzare gli spettatori su temi spesso ritenute marginali, ma che negli ultimi anni sono emersi in tutta la loro urgenza. I 25 documentari, scelti tra i 64 iscritti alla selezione, rinnovano l’impegno del festival a far conoscere al pubblico romano dei film che indagano, approfondiscono e gettano uno sguardo nuovo sulle questioni locali e globali, che riguardano i diritti legati alla terra. Le storie del festival raccontano infatti della negazione di tali diritti, di resistenze e alternative alle imposizioni della grande industria agroalimentare, che quotidianamente requisisce terra fertile e decide cosa c’è nei nostri piatti. Molti dei documentari testimoniano di lotte e progetti virtuosi per la conservazione della “biodiversità”, intesa come diversità biologica, sociale e culturale, di difesa dei territori e di una nuova possibile visione del mondo. Nello stesso tempo il festival nasce dal desiderio di dare spazio e possibilità di incontro con il pubblico a documentari indipendenti che faticano a trovare i giusti canali distributivi in Italia, e non solo. Per il secondo anno consecutivo il festival ospiterà un lavoro di fiction (Raver eolica), ma la varietà degli stili e degli sguardi proposti non si esaurisce all’alternanza tra fiction e cinema del reale: saranno presenti in programmazione lavori molto diversi che spaziano dal documentario d’animazione al reportage d’inchiesta, dal documentario di ricerca a quello antropologico, passando attraverso testimonianze provenienti da tutto il mondo e alcune anteprime nazionali. Per tutte le informazioni e il programma dettagliato: www.festivaldelleterre.it

giovedì 1 ore 17.00 Chi semina raccoglie di Franca Roiatti e Alice Barrese (Italia, 2016, 31’)Cosa c’è dentro il pane che mangiamo ogni giorno? Nel 2006 i Gruppi di acquisto solidale della Brianza hanno cominciato a porsi questa domanda. La risposta è stata una sfida: avviare una produzione locale di pane. In Brianza, però, da tempo, le spighe sono sparite per lasciare il posto ad asfalto e centri commerciali. Questo documentario racconta l’avventura di Spiga & Madia, progetto nato per riavviare la vera produzione di pane e salvare la terra combattendo le ruspe con il grano.

ore 17.50 Luigi Antonio Chierico - T’amo pio bove di Tiziano Sossi (Italia, 2013, 65’)La storia di un contadino sotto sfratto che vive in una grande cascina alle porte di Pavia. Dove finiranno le 25 razze autoctone di mucche e gli altri animali della

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fattoria? Una storia emblematica sulle difficoltà dei contadini che lottano contro la meccanizzazione imperante e lo sfruttamento degli animali. La poesia T’amo pio bove di Giosué Carducci è il nuovo canto di resistenza del protagonista Luigi Antonio Chierico.

ore 19.00 Goa - Land of Shiva di Massimiliano Mazzotta (India/Italia, 2016, 75’)Il regista ripercorre le tracce della leggendaria Goa partendo dagli anni Sessanta e narrando le complesse vicende che hanno investito questo Stato tra colonizzazione, sfruttamento delle risorse minerarie, danni all’ecosistema, sperimentazione musicale e utilizzo di droghe psichedeliche.

ore 20.25 Steadfast on our sand di Zimmer Frei (Olanda, 2015, 69’)Terschelling è una piccola isola a nord dell’Olanda, anticamente terra di marinai e pescatori, oggi vive soprattutto di turismo. Durante i secoli la terra è stata strappata al mare grazie a un complicato sistema di dighe, ma oggi si preferisce lavorare in armonia con la natura, portando avanti un esperimento a lungo termine che ha per oggetto la biodiversità. Un film corale e immersivo in una terra e in un clima travolgenti.

ore 22.00 Strana Udehe di Ivan Golovnev (Russia, 2015, 26’)Questo documentario ci porta alla scoperta del mondo degli Udehe, una popolazione indigena che vive all’estremità della Russia orientale e che negli ultimi anni sta vivendo un drastico calo della popolazione rischiando di sparire per sempre.

ore 22.35 Cielito Rebelde. Voci dal Messico ribelle di Claudio Carbone e Antonio Gori (Messico/Italia, 2015, 38’)Un viaggio in una terra dove la ribellione e la lotta al neoliberismo non sono mai svaniti. Una serie di interviste offrono sguardi molteplici sul Messico e le lotte che lo animano, specialmente negli Stati del Chiapas e di Oaxaca. Un documentario sul capitalismo e le forme resistenze, di collettività e autonomia e sulla possibilità di costruire un mondo “altro” attraverso le pratiche quotidiane.

venerdì 2ore 16.30 I love Malaventre di Gianni Lucchesi (Italia, 2016, 2’)Un breve omaggio a un territorio, un piccolo paesino situato tra il mare e le alpi Apuane. Il video è stato realizzato nell’arco di circa due anni, registrando immagini statiche del paesaggio per restituire l’affascinante mutamento cromatico della terra e del cielo nel susseguirsi delle stagioni e delle semine.

a seguire Autostrada A3 di Rocco Mortelliti (Italia, 2015, 19’)Rispetto ai ritmi delle società contadine oggi tutto è frenetico e al tempo si attribuisce un’importanza prima di tutto economica. Autostrada A3 è nello stesso tempo il passato e il futuro, racchiude i concetti di tempo e spazio, architettura e paesaggio. L’uomo è artefice di se stesso, in equilibrio con la natura, e

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riappropriarsi del giusto ritmo è un’operazione che passa prima di tutto dallo sguardo.

ore 17.00 Full Petrol Jacket di Hermes Mangialardo (Italia, 2014, 2’)In Amazzonia la “Suprema compagnia” è intenta a istruire le nuove reclute. Prendendo spunto dallo slogan di una di queste compagnie (“yes, we agree”), il cortometraggio vuole denunciare la devastazione che in Ecuador sta distruggendo l’ecosistema, causando malattie e inquinamento ambientale.

a seguire The voice of the land di Carlo Bolzoni e Guglielmo Del Signore (Romania, 2016, 29’)Cosa significa oggi essere un contadino in Romania? Il paese conta quasi 5 milioni di contadini attivi, il 50% di tutti i contadini europei. In migliaia di villaggi l’industrializzazione non è arrivata o è arrivata troppo in fretta, cancellando anni di storia e sottoponendo queste terre a espropriazioni e speculazioni. Un viaggio in Transilvania con tutte le sue bellezze, le sue problematiche e la sua gente.

ore 17.55 Earth. Due parole sul futuro di Ornella Ricca e Pietro Spagnoli (Italia, 2016, 6’)Un non luogo immobile, metafora di un mondo sfruttato e vilipeso. Cinque giovanissimi cercano di salvare il pianeta. Due artisti, con il sostegno di alcuni studiosi, costruiscono un ostrakon contenente tutte le parole da salvare e quelle da esiliare per il bene della Terra. Sono grida d’allarme, spunti di riflessione.

a seguire Mingong di Davide Crudetti (Italia, 2016, 52’)Cosa vuol dire andarsene? Lasciare gli amici, i figli appena nati, le montagne in cui sei cresciuto? Salire su un autobus dalla campagna diretti verso una delle tante megalopoli cinesi. Cosa vuol dire tornare? Vedere un villaggio di anziani che invecchia e inseguire un futuro con poche speranze. Ritrovare tutto e non riconoscere niente.Sarà presente l’autore

ore 19.10 Mare nostro di Andrea Gadaleta Caldarola (Italia, 2016, 56’)Molfetta, città del Sud Italia che si affaccia sull’Adriatico. Qui il mare non è solo sfondo di paesaggi pittoreschi da cartolina. Pesca e commercio marittimo hanno plasmato nei secoli l’ecosistema sociale ed economico della città. Attraverso le voci di alcuni pescatori, Mare Nostro intreccia e ricompone memorie e frammenti del Porto di Molfetta, in cui i confini tra cronaca e antichi rituali, fatti storici e ricordi personali appaiono sfocati.Sarà presente l’autore

ore 20.20 Atlantic di Risteard O’Domhnaill (Irlanda/Canada/Norvegia, 2016, 80’)Atlantic segue le vicende di tre piccole comunità di pescatori in Irlanda, Norvegia e Canada. Questi pescatori cercano di contrastare i danni apportati dalle compagnie

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petrolifere e dalle grandi multinazionali della pesca che stanno logorando le risorse di quelle zone costiere. Tre storie, nel solco del dibattito globale sulle risorse del pianeta, su come si dovrebbe imparare dal passato per assicurarci un futuro migliore.Anteprima italiana

ore 21.50 Raver eolica di Luciano Currelli (Italia, 2016, 7’)Un Don Chisciotte contemporaneo vaga in mezzo alla natura con il fido Sancho Panza, quando la sua moto in panne si ferma davanti a una distesa di pale eoliche situate in mezzo al nulla. Il mulino a vento è un avversario da sfidare? Forse no, non può essere cattivo chi si alimenta con il vento. Neanche chi balla al ritmo di musica elettronica sostenuto dall’energia del vento.Sarà presente l’autore

a seguire Dert di Mario e Stefano Martone (Italia, 2016, 62’)La storia della cooperativa agricola Insieme e dell'amicizia che l'ha resa possibile. A vent’anni dai tragici avvenimenti che hanno sconvolto la Bosnia, Dert si muove nei luoghi della memoria di un paese segnato dalla guerra, ma senza essere un film sulle vittime e sul dolore. La testimonianza di una straordinaria esperienza collettiva fondata sulla dignità e sul lavoro. Un esempio di convivenza a dispetto di tutti i nazionalismi.Saranno presenti gli autori

sabato 3ore 16.30 K2 and the invisible footmen di Iara Lee (Pakistan/Usa/Brasile, 2015, 54’)Situata al confine tra Pakistan e Cina, il K2 è la seconda montagna più alta del Mondo. Anche detta “la montagna selvaggia”, espone gli scalatori a sfide estreme. La regista segue le vite di alcune comunità Sherpa del Pakistan e del Nepal e di tutti quegli scalatori indigeni che scelgono di avventurarsi sul K2 noncuranti del pericolo e delle tragedie passate. Uno sguardo inconsueto al Pakistan.

ore 17.35 Terra per il nostro cibo di Julio Molina (Italia/Gran Bretagna/Francia/Romania/Spagna, 2015, 35’)Terra per il nostro cibo è stato prodotto dalla partnership europea per l’Accesso alla Terra. Il documentario segue il percorso attraverso l’Europa di Gavin Bridger, giovane agricoltore, alla ricerca di terra da coltivare per il progetto Farnham Local Food . Ed è così che viene in contatto con le realtà locali, scoprendo che il problema dell’accesso alla terra da parte dei giovani agricoltori è tutt’altro che isolato.Sarà presente l’autore

Riforma agraria tra passato e presente ore 18.30 Sedici anni dopo Melissa di Mario Carbone (Italia, 1965, 14’)29 ottobre 1949 durante un tentativo di occupazione di terre da parte dei braccianti di Melissa in Calabria, l’intervento repressivo della polizia lascia sul terreno tre

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persone uccise e altre 15 ferite. Da questo e altri episodi analoghi nasce la spinta per la promulgazione della riforma agraria del 1950. Il documentario fa un bilancio della situazione post riforma, ridando la parola ai contadini di Melissa.

a seguire Nuovi braccianti antichi problemi (Italia, 2016, 5’)Ieri come oggi la difesa dei diritti passa per l’organizzazione e questo lavoro testimonia della nascita del Coordinamento Nazionale dei Braccianti.

a seguire Incontro con Antonio Onorati, Stefano De Angelis, Adriano Zaccagnini

ore 20.35 História do futuro di Enrico Masi (Italia/Brasile, 2016, 52’)Inalva Brito è una maestra che ha tentato con ogni mezzo di impedire la demolizione della sua casa e della sua comunità, Vila Autodromo, che porta avanti da anni un progetto di convivenza pacifica, un laboratorio urbano riconosciuto a livello mondale. Urutau Guajajara è un linguista che studia il rapporto tra il portoghese e la sua lingua madre che rappresenta la storia del popolo Tupì Guaranì e oggi rischia di non avere un futuro, sotto l'impatto di due grandi eventi che il Brasile ha ospitato tra il 2014 e il 2016. Anteprima italiana - Sarà presente l’autore

ore 21.45 Ethiopia Rising di Mark Dodd (Inghilterra, 2015, 63’)È la storia della fenomenale trasformazione ambientale di un’intera nazione. Aba Hawi fu a capo di una lunga battaglia che ha mobilitato intere comunità per rigenerare la fertilità dei terreni e salvare molti villaggi dall’estinzione. Il film getta una nuova luce su una splendida regione dell’Africa, allontanandosi dalle restituzioni dei media mainstream che ritraggono l’Etiopia come una nazione disperata e in perenne emergenza umanitaria. Anteprima italiana

domenica 4ore 16.30 I Vajont di Maura Crudeli e Lucia Vastano (Italia, 2016, 80’)La tragedia del Vajont è stata una tra le prime grandi messe in scena di caste e organizzazioni mafiose per perseguire interessi economici a scapito di una comunità. Uno scenario che in Italia si ripete dopo ogni tragedia. Non c’è un solo Vajont, ma tanti Vajont che urlano di essere raccontati e ascoltati. Il documentario ripercorre le tracce delle catastrofi italiane degli ultimi 40 anni, riflettendo su alcune delle pagine più oscure della storia italiana. Saranno presenti le autrici

ore 18.05 Çapulcu: Voices from Gezi di Benedetta Argentieri, Claudio Casazza, Carlo Prevosti, Duccio Servi, Stefano Zoja (Italia/Turchia, 2014, 60’)La lotta di alcuni ambientalisti per salvare gli alberi di Gezi Park si trasforma nel più grande movimento politico per i diritti umani che la Turchia abbia mai conosciuto. Il film è un’istantanea di quell’esperienza. Le voci e le immagini di

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quell’occupazione pacifica; le ragioni di una protesta contro la gentrificazione di Istanbul, la limitazione alle libertà individuali e un potere sempre più sordo.

ore 19.25 Code of survival di Bertram Verhaag (Germania, 2016, 95’)In tutto il mondo tonnellate di erbicida “Roundup” (a base di tossico glifosfato) sono utilizzate sempre più frequentemente. Le conseguenze sono allarmanti: avvelenamento dei terreni, erbe infestanti, colture contaminate e bestiame ammalato. Il documentario testimonia delle possibili alternative sostenibili portandoci in India, Egitto e Germania, dove il biologico è divenuto uno dei “codici di sopravvivenza” per il nostro pianeta. Anteprima italiana - Versione originale in inglese

ore 21.05 Les Agronautes di Honorine Perino (Francia, 2016, 75’)Le avventure di una famiglia che decide di dedicarsi all’agricolture nella periferia di Lione, dove le autostrade e i centri commerciali stanno lentamente fagocitando tutti gli spazi agricoli. Il film è un’indagine sulla difficoltà di portare avanti dei progetti agricoli di resistenza nelle terre a ridosso delle aree urbane. Versione originale in francese

6-11 dicembreItalia, anni Ottanta: immagini, corpi, storie«Gli anni Ottanta italiani sono stati raccontati e studiati molto spesso in modo viscerale, pregiudiziale e/o ideologico; con delle parole-chiave – il decennio della nostalgia, del berlusconismo, del declino ecc. – che hanno colonizzato il discorso riducendone a slogan la difficoltà, la complessità e anche la indubbia vitalità; lasciando forse in ombra manifestazioni estetiche o espressive apparentemente marginali, in realtà preziose per comprendere i processi culturali, sociali e simbolici del periodo. Il numero 585 di “Bianco e Nero” si occupa degli anni Ottanta guardando alle nuove immagini dei corpi, alla rappresentazione dei generi e delle identità sessuali, alla produzione o all’invenzione delle culture e sottoculture giovanili (dark, punk o i “paninari” italiani); con uno sguardo ai rapporti tra produzione cinematografica, arte, design, architettura, moda., fumetto, videogame. I contributi del numero portano l’attenzione su fenomeni col senno di poi rivelatisi seminali: per esempio la nascita del videoludico, il ruolo degli indipendenti o l’influenza sull’immaginario di certe controculture, o ancora il profilarsi di nuove sensibilità estetiche e nuove culture del gusto come il trash, il camp, il queer, in un quadro in cui l’adolescenza diventa sempre più centrale nelle dinamiche nell’industria culturale» (Maria Pia Comand, dall’editoriale del numero 585 di «Bianco e Nero»).

martedì 6 ore 17.00 Culo e camicia di Pasquale Festa Campanile (1981, 130’)Nella tv privata in cui lavora come assistente montatore Rick Antuono (Enrico Montesano) ha altri progetti: sogna, infatti, di diventare cronista sportivo e di

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ottenere l’attenzione di Ornella (Daniela Poggi), che lavora con lui e di cui è segretamente innamorato. Ma Rick è balbuziente e i suoi sogni sono destinati a rimanere tali fino a quando non ottiene una parlata fluida grazie ad un espediente. Renato (Renato Pozzetto) e Alberto Maria (Leopoldo Mastelloni) formano da dieci anni una coppia perfetta, il primo casalingo e il secondo negoziante di articoli di lusso. Ma un giorno Renato conosce Ella (Maria Rosaria Omaggio), una giovane fotografa che si innamora subito di lui. Renato si troverà a dover sconvolgere la sua vita. «Movie-movie di successo di Pasquale Festa Campanile uscito sulla scia di Qua la mano, ma estremamente volgare. Invece di preti ballerini e papi polacchi, stavolta devono far ridere cronisti balbuzienti e culattoni (da cui il titolo pesantissimo) pentiti. […] Frase di lancio: “L’unico film con due attori comici per un divertimento doppio”» (Giusti).

ore 19.15 Pierino contro tutti di Marino Girolami (1981, 92’)«Il primo e originale Pierino. La genesi la racconta lo stesso Alvaro: “Marino venne da me e disse: Perché non diamo un volto al mitico Pierino e non mettiamo in scena le sue barzellette?. Comprammo un’intera collana di libri di barzellette, con i quali andavamo sul set e decidevamo giorno per giorno, quelle da girare. Avemmo un successo inaspettato”. […] Il cast, in verità, è splendido, con Billi come nonno sporcaccione, Liberti come padre e la nuova sexbomb Michela Miti come supplente bbona. […] Nasce, anzi rinasce il barzelletta-movie ed esplode la stella di Alvaro Vitali. Gran parte delle barzellette sono risapute, ma è commuovente il rapporto tra vecchio cinema della commedia anni ’50 e quello della commediaccia anni ’80» (Giusti).

mercoledì 7ore 17.00 I carabbinieri di Francesco Massaro (1981, 90’) «Notevole il titolo con le due B. Dopo Ridere, ridere, ridere di Edoardo Anton il migliore dei barzelletta-movie all’italiana. Progetto studiato a tavolino dopo il successo di alcuni libri di barzellette sull’Arma, raduna un cast all-star, con la stella nascente Diego Abatantuono in un ruolo alla Al Pacino di Cruising a caccia del grosso calvo cattivo Eolo Capritti […]. Si perdono un po’ i personaggi arboriani. Andy, Bracardi, Marenco. Meglio Ghiani e Montanaro che formano la coppia “Alka e Seltzer, il duo toscano Monni e Micheli […]. La scena è rubata da Bombolo ed Ennio Antonelli che, per l’occasione, formano la coppia di ladri romanissimi Provolone e Mozzarella» (Giusti).

ore 19.00 Attenti a quei P2 di Pier Francesco Pingitore (1982, 100’)«17 marzo 1981: in un fabbricato in provincia di Arezzo viene portato alla luce uno dei “libri mastri” dei misteri italiani: è la lista di nomi e cognomi degli iscritti alla loggia P2 trovata dai magistrati durante le indagini sul presunto rapimento di Michele Sindona nella fabbrica della Giole, a Castiglion Fibocchi, di proprietà di Licio Gelli. Il cinema popolare non perde l’appuntamento con una cronaca che è già Storia: nasce così questo parodico film che sceglie di applicare a Licio Gelli & Co.

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le maschere di un “carnevale della politica” in perfetto stile Bagaglino. Nella giostra di travestimenti messa in scena da Pingitore tanti sono i nomi storpiati dietro ai quali sono immediatamente riconoscibili le fisionomie chiave dei “poteri forti” dell’epoca» (Uva). Con Pippo Franco, Oreste Lionello, Franco Diogene, Bombolo, Giorgio Porcaro, Anna Maria Rizzoli.

ore 20.45 Attila flagello di Dio di Castellano e Pipolo (1982, 102’) «Uno dei più grandi disastri natalizi del cinema natalizio italiano. Girato in gran fretta, tutto in esterni per avere un prodotto fresco per le feste con Diego Abatantuono, il film non fa una lira e viene smontato prima di capodanno. Crolla il mito del terrunciello, che si concederà un giusto periodo di ripensamento. Ma il disastro si trasforma in grande cult molto, molto privato per i fan del trash italiano […]. Il film è più divertente del previsto, col suo eccesso di battute improvvisate da Abatantuono-Attila e di situazioni riprese dalla realtà di tutti i giorni» (Giusti).

giovedì 8ore 17.00 Si ringrazia la Regione Puglia per averci fornito i milanesi di Mariano Laurenti (1982, 86’)«Un Boldi proto-berlusconiano, un Teocoli marocchino e Porcaro Terrunciello sono macchiette che arrivano direttamente dal Derby e La Tappezzeria. Faletti, che interpreta una piccola parte, firma anche la sceneggiatura» (Carrà-Zuccotti). «Teocoli fa il consueto numero del marocchino, allora abbastanza popolare, mentre Baldi è grandioso nei panni di Max Bernasconi, figlio di papà (Elio Crovetto!) e piccolo Berlusconi proprietario dell’emittente Tele Bassa Padana, Canale Meno Cinque, il “Biscione Maledetto”. È bella anche l’idea di Porcaro che, proprio per darsi un’aria da nordico, abbandona il “Bar del Tacco” (che ha come barista Jimmy il fenomeno) per presentarsi come il paroliere Mogol al baretto bazzicato da Boldi e settentrionali doc» (Giusti).

ore 19.00 Vacanze di Natale di Carlo Vanzina (1983, 91’)«Sapore di mare in versione alpina e spostato ai tempi attuali. Non cambia molto, a parte le canzonette. Primo di una fortunata serie di film vacanzieri sbanca botteghino, è anche tra i migliori. Calà non esagera, Claudio Amendola è notevole come giovane romano un po’ burino figlio di Mario Brega e Rossana Di Lorenzo (grandissimi) […]. Ma soprattutto c’è la prima grande gag di Christian De Sica in versione post-sordiana gay» (Giusti). Straordinario film corale, dove risaltano le figure di contorno: Riccardo Garrone e Rossella Como, genitori di De Sica, la meteora Marco Urbinati, fratello di Christian, Guido Nicheli, cummenda milanese, marito della Sandrelli.

ore 20.45 La chiave di Tinto Brass (1983, 110’)«La vicenda del film si svolge a Venezia, una Venezia del tempo fascista alla vigilia della dichiarazione della seconda guerra mondiale. È la storia di un anziano professore inglese, direttore della Biennale d’arte, e della sua giovane moglie

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Teresa. Ambedue sono alla ricerca del proprio “io” nel loro rapporto sessuale. Un giorno il marito lascia di proposito sul pavimento del suo studio la chiave che apre il cassetto in cui tiene nascosto il diario ove egli narra le sue lussuriose fantasie. Teresa, per caso, trova la chiave, apre il cassetto e si impossessa del diario. Lo legge ed è spinta, a sua volta, a scriverne uno suo in cui anch’essa confessa tutta la sua passione amorosa e gli inganni che essa consuma insieme al giovane fidanzato della figlia. Fra i due coniugi si stabilisce un dialogo ambiguo e perverso tramite i rispettivi diari» (cinematografo.it). Stefania Sandrelli in un ruolo chiave della cinematografia italiana anni Ottanta.

venerdì 9ore 17.00 Vai alla grande di Salvatore Samperi (1983, 91’) A Rimini, durante un lungo e grigio autunno, un gruppo di giovani, capitanati da Giorgio, rivaleggiano con altri giovani, considerati i ricchi della zona. Quando giunge Karin, una bella tedesca di cui tutti ignorano il passato di prostituta, fra i due gruppi è lotta aperta. Con Massimo Ciavarro e Lara Wendel.

ore 19.00 Fuga dal Bronx di Enzo G. Castellari (1983, 89’)Una società immobiliare vuole trasformare il Bronx, chiedendo agli emarginati che vi vivono di lasciare le loro case. Un gruppo, capitanato da Trash, si oppone con tutti i mezzi. «Nel Guinness dei primati cinematografici Fuga dal Bronx raggiunge una cifra quasi insuperabile in fatto di cadaveri carbonizzati. Il filone avveniristico-metropolitano, inaugurato tre anni fa da 1997: fuga da New York di John Carpenter, ha trovato nel regista italiano Enzo G. Castellari un seguace entusiasta, attento soprattutto a rincarare la dose di violenza. In questo Fuga dal Bronx, girato in esterni a New York e per il resto nei rinnovati studi di Cinecittà, persino un bimbetto di dieci anni riduce i nemici a brandelli con la stessa naturalezza con cui mastica il chewing-gum» (A. B., «Il Resto del Carlino»). Con Mark Gregory, Henry Silva, Anna Kanakis, Enio Girolami, Valeria D’Obici e Giancarlo Prete.

ore 20.45 Incontro moderato da Alfredo Baldi con Mariapia Comand, Carlo Cotti, Enzo G. Castellari, Andrea Mariani, Sergio MartinoNel corso dell’incontro sarà presentato il numero 585 di «Bianco e Nero».

a seguire Acapulco, prima spiaggia… a sinistra di Sergio Martino (1983, 91’) «Due giovanotti bolognesi, Gigi e Andrea; disoccupati senza troppo dispiacere e con pochi quattrini, con caratteri differenti ma con medesimi propositi fauneschi, non aspettano altro che l’estate per far strage di cuori femminili e confermare la loro sedicente fama di playboy. Sognando spiagge lontane ed esotiche con bellezze da capogiro, devono accontentarsi, date le magre finanze, di Cesenatico e di una pensioncina scalcinata di proprietà di una zia di Gigi. A Cesenatico, tra donne più o meno affascinanti e disponibili, i due eroi partono per le loro conquiste ma rimediano solo botte, brutte figure e male parole» (cinematografo.it). «Il miglior film della coppia Gigi e Andrea, perfettamente a loro agio sulla costa romagnola. […]

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Molto divertente. Frase di lancio: “Un profumo di mare, di donne, di scherzi, di amici, un mare di risate”» (Giusti).

sabato 10ore 17.00 Delitto al Blue Gay di Bruno Corbucci (1984, 98’)«Nico deve risolvere l’omicidio di un travestito, tale “Nadia”. Così si piazza a casa di Venticello, dicendo a tutti, anche alla moglie, che sta in America. Veste Venticello da donna e lo porta al localino “Blue Gay”, dove viene subito adescato dalla star del posto, Colomba Lamar, mentre Bombolo è ribattezzato Budellona. […] Notevole la valutazione pastorale del Centro Cattolico: “Questo ennesimo film dell’ispettore Giraldi, sguaiato e volgare più che mai (con consorte che non gli è da meno), è molto aldisotto dei veri e sottili professionisti dell’investigazione…”. Musica per le nostre orecchie» (Giusti).

ore 19.00 Amore tossico di Claudio Caligari (1984, 88’) «Siamo ad Ostia, dove seguiamo le vicende di un gruppo di tossicodipendenti impegnato, nell’arco di tutta la giornata, un giorno dopo l'altro, a procurarsi la droga con tutti i mezzi possibili. Accattonaggi, furti piccoli e grandi, rapine, prostituzione. In questo vortice, Cesare e Michela, due ragazzi del gruppo, riescono ad avvertire la profondità del baratro nel quale sono caduti, e decidono – ma non è la prima volta che lo fanno – di uscire dal “giro”, definitivamente, dopo l’ennesima giornata inutile al termine della quale Cesare era stato sul punto di uccidere con una pistola la ragazza e di togliersi a sua volta la vita» (cinematografo.it). «Non sempre riesce a equilibrare l’intento informativo-didattico con le tentazioni della libertà inventiva, ma certo avvicina senza diaframmi né pregiudizi un ambiente di emarginati, descrivendone linguaggi e comportamenti. Il risultato più notevole è quello di creare intorno ai personaggi, pur accettati nella loro brutale naturalità, un clima di comprensione e addirittura simpatia. [...] L’opera prima di Caligari [...] ha il merito di non addolcire la pillola» (Kezich).

ore 20.45 I ragazzi di Torino sognano Tokyo e vanno a Berlino di Renzo Badolisani (1985, 85’)Due amici: Vincenzo e Luciano. Il primo, molto bravo a parlare. Il secondo molto bravo ad ascoltare. I due stanno bene insieme: dividono un appartamento al centro di Torino, scherzano, mangiano, ridono, ascoltano musica. Nella loro vita ci sono Paolo il barbiere, Mercurio l’artista, Edo e Diana i manager, Laura la bionda cantante e infine Viviana, la donna... «È esemplare (il regista si definisce “integrato metropolitano”) la golosa e precipitosa commistione culturale del mondo dei ragazzi. Un insieme di tradizionalismo, anarchismo, pensiero debole, vattimismo, transavanguardia, nostalgie di ordine (Tokyo) e di comunità (Berlino). Chi volesse usare i vecchi termini di destra-sinistra si troverebbe spiazzato dalle euforie della Città laboratorio (se capita a Torino si ripete altrove). [...] Fa un certo effetto il doppiaggio professionale, certe cose sono di troppo, come la prostituta espressamente bolognese. Anche l’artista Mercurio ha uno strano accento, ma il lato

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più interessante del personaggio è che si eccita con le foto del critico d’arte Bonito Oliva nudo» (Reggiani). «Se qualcosa di buono uscirà dal cinema italiano sarà anche per merito di film come I ragazzi di Torino sognano Tokyo e vanno a Berlino [...]; ormai appartiene alla storia del nuovo cinema, così pieno di scorie e poesia da tenere alla larga neorealismi, inchieste, apostolati, tutte cose vendibili» (Silvestri).

domenica 11ore 17.00 Sposerò Simon Le Bon di Carlo Cotti (1986, 96’)«Veloce trasposizione cinematografica di un romanzo per ragazzi scritto da una sedicenne, Cinzia Gurrado (nel film ha anche una particina) e di un certo successo tra i paninari. Sceneggiato a più mani, ma anche dal bravo papà della scrittrice, giornalista alla “Domenica del Corriere”, propone una serie di attori inediti e tutti figli d’arte che faranno una qualche fortuna. Il film, invece, fu un semidisastro e di Cinzia Gurrado non se n’è saputo più niente. Ma neanche di Simon Le Bon» (Giusti). Con Luca Lionello e Gian Marco Tognazzi.

ore 19.00 Il ragazzo del Pony Express di Franco Amurri (1986, 91’)«Agostino detto Ago, presa con grande gioia familiare la laurea con 110 e lode, ha il problema di trovare un lavoro: lui non manca di darsi da fare, ma incontra o un muro, o soluzioni assurde e perfino indecorose. Rita, una sua ex compagna di studi che lavora al Pony Express (una agenzia di recapiti celeri) lo induce a procurarsi un motorino, per essere assunto. I soldi per acquistarlo Ago li trova in un modo a dir poco inconsueto: si scontra in una bella ragazza che esce d’impeto dalla automobile restandogli tra le mani la borsetta di costei. La ragazza (Claudia) riavrà la borsa (e, a suo tempo con i primi guadagni, il denaro); lei è una ragazza-bene, lavora con Olivia un’amica assai sofisticata padrona di un negozio di articoli alla moda, la quale Olivia, riconosciuto un giorno nel fattorino che reca una lettera il “presunto” scippatore lo denuncia. Ma Claudia, che ha preso in simpatia (ricambiata) Ago, dichiara che c’è stato un equivoco di persona» (Giusti). Con Jerry Calà, Isabella Ferrari e Alessandro Benvenuti.

ore 20.45 Italian Fast Food di Lodovico Gasparini (1986, 89’) «Concepito all’epoca dei duri scontri fra paninari e pizzettari, Fast Food o Italian Fast Food, […] non offre moltissimo ai fan di “Drive In”, da cui gran parte del cast proviene. Anche perché non vi appaiono i divi maggiori (Greggio-D’Angelo-Beruschi) né le superstelle (Cansino-Del Santo-Grimaldi), ma solo la seconda linea, cioè Braschi-Vastano-Pistarino e la bella Messaggio. Questo rende comunque il film assolutamente di culto ad anni luce di distanza» (Giusti).

13-21 dicembreXXI Roma Film Festival: Franco Nero, un attore per tutte le stagioni«Quest’anno, in occasione della XXI edizione del Romafilmfestival, ho deciso di dedicare un omaggio a Franco Nero, con il titolo un attore per tutte le stagioni.

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Franco Sparanero, in arte Franco Nero, con più di cinquant’anni di carriera non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo, e una filmografia di quasi 200 film, è un grande protagonista della storia del cinema. Fin dal suo esordio accanto ad Annie Girardot e Rossano Brazzi ne La ragazza in prestito del ’64, il poliedrico Franco Nero dimostra le sue qualità d’attore di razza con il personaggio di Django nel film omonimo firmato da Sergio Corbucci, per continuare la sua incredibile carriera diretto da registi del calibro di John Huston, Elio Petri, Damiano Damiani, Luis Buñuel, Florestano Vancini, Rainer Werner Fassbinder, Pupi Avati, Carlo Lizzani, Michael Cacoyannis, Franco Zeffirelli, Gigi Magni, Claude Chabrol, Lucio Fulci, Marco Bellocchio, Lamberto Bava. Il giovane attore che esordisce nel mondo della celluloide, bruno, con un fisico atletico, due penetranti occhi azzurri, inizia una carriera inarrestabile che gli fa conquistare fama e prestigio anche all’estero, al pari di famosissimi colleghi come Paul Newman e Marlon Brando all’epoca ultraquarantenni. Questo grande protagonista, passato attraverso le stagioni più importanti non solo del cinema italiano, ma anche di quello internazionale, allo scoccare di più di mezzo secolo di carriera può vantare il primato di una seria professionalità, dimostrata in ogni sua interpretazione, sempre all’insegna di una grande modestia e sobrietà, insita nel suo dna. In una frase tratta da una sua intervista si può riassumere la filosofia di vita dell’attore: “Io ho avuto fortuna nella vita ho cenato con principesse sovrani e capi di Stato ma anche con contadini e gente umile. Non c’è dubbio che mi diverta di più in compagnia di questi ultimi”. Forse si può considerare l’ultimo grande divo del cinema italiano, divo nel senso più tradizionale, ovvero la fusione tra carisma e semplicità. Un divo che non ha mai ceduto alle lusinghe della pubblicità, nemmeno quando negli anni Settanta gli fu offerta la cifra fantasmagorica di 500.000 dollari, che rifiutò facendo un favore all’amico e collega Alain Delon.Ammirato e stimato da registi del calibro di Quentin Tarantino, tanto da fargli dichiarare: “Franco è l’attore che più di ogni altro ha ispirato il mio cinema”, Franco Nero rappresenta senza dubbio, nel novero dei grandi del Cinema, un’importante icona del nostro tempo» (Adriano Pintaldi).

martedì 13ore 17.00 Il terzo occhio di Mino Guerrini (1966, 86’)«Mino vive in un castello, la bella Marta che è innamorata di lui lo desidera e causa la morte della fidanzata Daniela. Mino è ossessionato da questa morte fino al punto di impagliare Daniela per avere con lei rapporti sessuali. Poi ci sono altri omicidi, tra i quali quello della madre di Mino, nonché l’arrivo di una donna che assomiglia molto a Daniela... Mino Guerrini, già pittore d’avanguardia con il Gruppo Forma 1, si era da tempo dedicato al giornalismo e al tempo stesso alla regia di film molto popolari. Qui promuove come protagonista Franco Nero, che già aveva interpretato nel ruolo principale qualche western, ma non Django di Corbucci, la cui lavorazione iniziò appena terminato il film di Guerrini. Memorabile (e scandaloso in seguito, visto che diventerà una delle più popolari presentatrici della Rai) è lo spogliarello (integrale nella versione per l’estero) di Marina Morgan, vero e proprio momento

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hot di un film che riprende molte situazioni hitchcockiane, ad esempio nel rapporto tra il protagonista e la madre» (Della Casa-Giusti).

ore 19.00 Django di Sergio Corbucci (1966, 94’)«Supercult in tutto il mondo. E lancio di Franco Nero come star internazionale e del nostro western come trionfo del sadismo. “Mi ero messo a farlo alla mia maniera, con crudeltà, esagerazione, fango, schifezze, morti a raffica… per contrappormi a Leone che propendeva per una linea solare, fatta di sabbia e di sole. Mi ero ispirato un po’ alla linea giapponese, ai film di Akira Kurosawa…” (Corbucci). Da una parte il maggiore Jackson, razzista fanatico a capo di una setta di incappucciati, dall’altra una banda di messicani rivoluzionari ma fetenti. Poi i governativi. Django è un reduce che si trascina nella bara un mitra» (Giusti).

mercoledì 14ore 17.00 Il giorno della civetta di Damiano Damiani (1968, 109’)«Nel febbraio 1968 un’immagine inedita buca gli schermi italiani: in un paese siciliano, un boss mafioso entra in una sede della Democrazia Cristiana per mostrare le sue amicizie potenti al capitano dei carabinieri che lo sorveglia […]. È una delle sequenze chiave di Il giorno della civetta di Damiano Damiani, e crea non pochi problemi al film fin dal momento delle riprese […]. Il giorno della civetta è anche il film che definisce Damiani come autore agli occhi del pubblico e della critica» (Pezzotta). David di Donatello a Franco Nero quale miglior attore protagonista.

ore 19.00 Un tranquillo posto di campagna di Elio Petri (1968, 107’)«Pittore di successo in crisi creativa, dilaniato dalla volontà di contestazione e dalle richieste del mercato, ha un rapporto schizofrenico di amore/odio con la donna che gli fa da amante, amministratrice e infermiera e, per sfuggirla, si rifugia in una villa veneta, da anni disabitata, e cerca la compagnia di un fantasma. Film sulla pittura (sulla pop art, usando i quadri dell’americano Jim Dine), sulla ricerca disperata della bellezza perduta, sulla morte dell’arte, sui rapporti tra arte e realtà, “... è prima di ogni altra cosa un giro di boa tecnico: di tecnica narrativa, di montaggio, di ritmi, di effetti speciali, di fotografia. Senza l’esperienza maturata sarebbero forse impensabili i successivi film...” (A. Rossi)» (Morandini).

ore 21.00 Confessione di un commissario di polizia al Procuratore della Repubblica di Damiano Damiani (1971, 101’)Tipico film impegnato degli anni settanta, Confessione di un commissario di polizia al Procuratore della Repubblica racconta di un commissario siciliano deciso a farsi giustizia da sé che scontra con un procuratore rispettoso alla lettera della legge... «I due protagonisti conquistano allora la statura che loro compete: fiero e sanguigno il Commissario di Martin Balsam, un attore americano che sa ottimamente piegarsi ad una figura tipicamente insulare; travolto da intime crisi il Procuratore di Franco Nero, in una caratterizzazione che dimostra il suo intelligente evolversi d’interprete» (Biraghi).

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giovedì 15ore 17.00 Giornata nera per l’ariete di Luigi Bazzoni (1971, 95’)«Dal romanzo di D.M. Devine. Tre donne assassinate, un uomo morto per spavento e la mancata uccisione di un bambino sono le imprese di uno psicopatico. Con molti mezzi a disposizione, una squadra di attori di rispetto e la raffinata fotografia di Vittorio Storaro, L. Bazzoni ha messo in piedi una lussuosa macchina per tagliare il brodo» (Morandini).

ore 19.00 Il delitto Matteotti di Florestano Vancini (1973, 118’)«Il merito primo di Vancini sta, nell’aver avuto ben chiara questa idea, e nell’aver concepito il film non già come una biografia romanzata del segretario del partito socialista unitario (il cosiddetto riformista), che fu rapito e trucidato a Roma il 10 giugno 1924, bensì, come un intenso affresco della vita politica italiana d’allora, composto di galantuomini e canaglie, di idealisti e trafficanti, di astuti capitani d’industria e di cardinali d’occhio lungo» (Grazzini).

ore 21.10 Il cittadino si ribella di Enzo G. Castellari (1974, 100’)L’ingegner Antonelli (Franco Nero) si ribella alle violenze subite da alcuni rapinatori e passa all’azione, aiutato da un ladruncolo. «Un film che cavalca l’ondata revanchista dell’epoca, anche se il personaggio di Nero non si trasforma mai in un vendicatore infallibile e conserva tratti più che umani» (Mereghetti). Poliziesco di culto, girato da Castellari con la consueta perizia e una suggestiva ambientazione a Genova, come il precedente La polizia incrimina, la legge assolve.

venerdì 16ore 17.00 I guappi di Pasquale Squitieri (1974, 133’)Secondo episodio di una ideale trilogia sulla camorra, inaugurata da Squitieri con Camorra e conclusa con L’ambizioso, I guappi è ambientato alla fine dell’800 e racconta la storia di due singolari figure, il guappo don Gaetano Fungilo e l'avvocato Nicola Bellizzi, legati da un indissolubile rapporto di amicizia. Attraverso di loro il regista napoletano descrive un mondo che non c’è più, basato sull’onore e mette in scena il conflitto tra la giustizia e la criminalità, attraverso una coinvolgente narrazione ricca di colpi di scena. Scritto dal grande sceneggiatore Ugo Pirro e interpretato da un cast eccezionale: Fabio Testi, Franco Nero e Claudia Cardinale. «Pasquale l’ho conosciuto qualche mese prima della lavorazione de I guappi. Avevo già visto un suo film, Camorra, che trovai molto interessante. Con Pasquale ho realizzato tre film e mi sono sempre trovato molto bene. È un regista sanguigno ed è uno dei pochi che ama il bello sullo schermo. Pasquale è anche un istrione, gli piace molto anche recitare. Realizzare I guappi, nella terra dov’è nato, era proprio il pane per i suoi denti. Ricordo di quel film soprattutto tante comparse napoletane. I napoletani sono l’unico popolo italiano nato attore. Ricordo l’enfasi di Pasquale nel coinvolgere queste comparse a recitare, a trasmettere delle emozioni. In una scena Pasquale disse con tono perentorio ed enfatico, accentuando da grande attore, le

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parole per far capire alle comparse quello che dovevano fare: “Allora, un uomo è stato ucciso. Piangeeete!”. Ricordo anche la scena di quando io dovevo fare l’arringa in tribunale. E Pasquale riusciva a far recitare a soggetto le comparse, proprio perché da napoletano, sa che il suo popolo ha l’improvvisazione nel sangue» (Nero).

ore 19.30 Profezia di un delitto di Claude Chabrol (1975, 94’)«Metà “giallo” esotico, metà beffarda presa in giro della parapsicologia, Les magiciens offre un campionario dei più collaudati luoghi chabroliani. […] Eppure, il prodotto finale non manca di una certa organicità, raggiunta in virtù di un controllo stilistico che, pur nello svariare dei toni, vieta alla “fabula” di soffocare il senso. […] La vera morale della storia consiste nell’abituale avvertimento a guardarsi dall’eccesso: anticipare il futuro è un atto di hybris e, pertanto, va punito affinché l’equilibrio naturale non sia turbato. La chiromanzia, ammonisce il regista, non è dannosa in sé ma in quanto può far nascere in qualche intelligenza maligna la tentazione di prendere il posto di Dio» (Moscariello).

ore 21.20 Gente di rispetto di Luigi Zampa (1975, 113’)Un’insegnante anticonformista viene spedita in un paese siciliano, dove si scontra con la mentalità e gli usi antiquati della gente del posto. Un uomo che le ha fatto delle avances viene ucciso e simbolicamente esposto in piazza con un fiore in bocca. Ciò le procura un rispetto esagerato e incomprensibile.

sabato 17ore 17.00 Marcia trionfale di Marco Bellocchio (1976, 116’)«Vessato dai commilitoni e dai superiori, il soldato di leva Paolo Passeri (Placido, premiato col nastro d’argento), meridionale e laureato, passa sotto l’ala protettiva del capitano Asciutto (Nero): un fanatico che vuole fare di lui un vero uomo, e lo incarica di pedinare la propria moglie Rosanna (Miou-Miou). Ma Passeri diventa complice degli adulteri di Rosanna, e assiste allo sprofondare verso la follia di Asciutto. Bellocchio (sceneggiatore con Sergio Bazzini) descrive l’aberrazione del potere dall’interno, mostrando come si possa soccombere al suo fascino, e costruisce un rapporto a tre tanto esasperato nei risvolti simbolici (il capitano è frustrato dalla mancata paternità) quanto ambiguo. All’epoca il film piacque a pochi (e da sinistra ci fu chi accusò assurdamente il regista di cedimento commerciale), ma la crudezza nella descrizione del mondo della caserma lascia il segno; e il tono grottesco, violento e sopra le righe si fa leggere oggi come il riflesso di un’epoca cupa (con il ricordo del pasoliniano Salò ben vivo), da cui Bellocchio sembra cercare una via d’uscita» (Mereghetti).

ore 19.10 Keoma di Enzo G. Castellari (1976, 102’)«”Il film più bello che ho fatto in assoluto e l’ultimo grande film della stagione western italiana” (Enzo G. Castellari). Forse l’ultimo western all’italiana veramente di culto. Per Enzo G. Castellari e Bolognini il loro western preferito. E così

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l’abbiamo visto tutti, anche perché era proprio il canto del cigno del genere. [...] Woody Stroode tira con l’arco come nel capolavoro di Richard Brooks I professionisti. Secondo Bolognini fu proprio Woody Stroode, che aveva incontrato sul set di Ciakmull, a regalargli un libro dal titolo Keoma, storia di una prostituta nel West, chiamata appunto Keoma, che darà così il titolo al film. L’aria è quella del tardo western barocco, con sangue e dolore per tutti. Keoma è un sangue-misto reduce dalla Guerra di Secessione che si trova a dover fare i conti, al ritorno al suo paese fetente, con la banda di Caldwell, cioè Donald O’Brien, ma anche con i suoi tre fratellastri che lavorano proprio per il cattivo. [...] Alla sua uscita ebbe un’ottima recensione in Inghilterra da Colin Pahlow sul “Monthly Film Bulletin”, che conclude il suo articolo precisando che forse “il film non potrà resuscitare il genere, ma ricorda effettivamente che il western italiano era formalmente più intrigante di quanto i critici pensassero”» (Giusti).

ore 21.10 Un dramma borghese di Florestano Vancini (1979, 104’)Rimasto vedova, Guido ritira Mimmina, la figlia sedicenne, dal collegio. I due decidono di fermarsi in un albergo, dove sono raggiunti da un’amica della ragazza, la quale diventa ben presto l’amante di Guido. Ciò scatena la gelosia di Mimmina. «Esplicito omaggio alla memoria dello scrittore Morselli e apologo sulla difficoltà di capirsi tra generazioni diverse, il film sfiora il tema dell’incesto con pudore ed eleganza formale, in un gradevole intreccio di commedia e tragedia» (Grazzini).

domenica 18ore 17.00 Grog di Francesco Laudadio (1982, 95’)Nicola (Franco Nero) e Pasquale (Omero Antonutti), evasi dal penitenziario durante una sommossa, si barricano in una villa di un quartiere residenziale prendendo per ostaggi tutti i componenti della famiglia. Hanno con loro anche una guardia carceraria ferita, alla quale avevano sottratto le armi. Acceso il televisore apprendono che il quartiere è circondato dalle forze dell’ordine. Terrorizzato Nicola telefona ad una televisione privata e intima al Direttore, pena l’incolumità degli ostaggi, di annunciare che le persone in ostaggio saranno uccise se non sarà dato a loro un aereo per fuggire. Il Direttore si rifiuta, ma propone a Nicola che sia lui stesso a lanciare il messaggio. Arriva così nella villa tutta la troupe della TV e allestisce una “diretta” dalla casa del sequestro. Ne nasce un gigantesco spettacolo tragico-comico che investe sequestrati, sequestratori, parenti, intermediari, poliziotti, giustizieri improvvisati, e persino una ditta di sponsor. «L’esordio di Laudadio [...] è simpatico e promettente. Si affianca ai già tanto numerosi esempi di satira sullo strapotere televisivo con un estro surreale che ribalta la retorica imperante nei mass-media e conferma la loro virtù di digerire i veleni» (Grazzini). David di Donatello (1983) per il miglior regista esordiente.

ore 19.00 Il pentito di Pasquale Squitieri (1985, 120’)Dopo aver assassinato un avvocato su commissione di un grosso banchiere, un mafioso deve scappare in America; la vendetta trasversale colpisce, però, la sua

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famiglia e lui si convince a collaborare con la giustizia. «Il materiale da cui è stato tratto Il pentito viene prevalentemente dagli atti processuali del processo contro Buscetta e l’intera operazione nasce in collaborazione con le forze dell’ordine e con la magistratura. [...] Praticamente il film traccia le tappe fondamentali della vita di Buscetta come un viaggio esistenziale al centro del quale viene celebrata la vita di un uomo malavitoso tra trionfalismo e pentitismo» (Squitieri).

ore 21.15 Diceria dell’untore di Beppe Cino (1990, 97’)A guerra appena finita, un reduce, il professor Angelo, è accolto in un sanatorio siciliano. Uno dei suoi polmoni sembra ormai colpito, ma il primario, detto “il Gran Magro”, nel suo caso non esclude una guarigione. Là il malato conosce Marta, ex-danzatrice scaligera, ex-kapò in un lager ed ex-amante di un ufficiale delle SS. «Il film alterna momenti di staticità con scorci delicati; percorso qua e là da brividi sinistri, ha in Franco Nero un angelo molto concentrato che lascia intravedere la sua sofferenza con una recitazione corretta» (Grazzini).

martedì 20ore 17.00 Io e il re di Lucio Gaudino (1995, 82’)Era il 9 settembre 1943. Racconta Matilde: «Il giorno dopo nel castello della mia famiglia ci sarebbe stato un matrimonio. Si sposava Maria la figlia della cuoca, una ragazzina di 17 anni. Io ne avevo tredici. Nessuno poteva immaginare che a quel fatto per me eccezionale, se ne sarebbe sovrapposto un altro: l’arrivo del Re, della Regina e del principe Umberto. Con loro c’erano il governo e lo stato maggiore dell’esercito al completo. Tutti in fuga verso Pescara e poi verso la Puglia. Tra gli ufficiali c’era il maggiore Ferri, un bell’uomo che guardava mia madre e la faceva arrossire. Io capii subito che erano stati innamorati e forse lo erano ancora. Non mi crederete, ma quel giorno mi capitò anche di salvare la vita al Re». «Nonostante il tema (e i personaggi) il film è niente affatto documentato o regale. Volutamente è girato in un bianco e nero sommesso, è intriso di atmosfere segrete un po’ “avatiane”, è concepito dal punto di vista della tredicenne Matilde, la curiosa figlia dei conti che accolgono il sovrano nella loro sontuosa dimora» (Bo).

ore 18.45 Jonathan degli orsi di Enzo G. Castellari (1995, 124’)Jonathan, rimasto orfano, cresce insieme a un orso e viene allevato dagli indiani, dei quali sposa la causa contro gli sfruttatori, pronti a tutto pur di impossessarsi del giacimento petrolifero scoperto nel loro territorio. Castellari con l’amico Nero torna al western dopo vent’anni, utilizzando le praterie russe al posto dei paesaggi dell’Almeria. Potenza del cinema, che il regista cerca di rinverdire in anni di minimalismo e di appiattimento televisivo. Il pubblico e la critica non lo seguono, ma il tentativo è nobile e ambizioso.

mercoledì 21ore 17.00 La rabbia di Louis Nero (2008, 104’)

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«Il mio è un film sul mondo del cinema non è completamente autobiografico, ma è quello che un giovane deve affrontare quando vuole portare avanti una sua idea. Il protagonista va a bussare alle porte dei produttori per cercare i finanziamenti per il suo film, ma non trova mai nessuno disponibile all’ascolto. Decide perciò di fare una rapina in banca per prodursi da solo il film, per poi scoprire che dopo il produttore c’è da affrontare ancora il distributore. Un disastro, insomma, perché oggi si sceglie di non guardare nemmeno i nuovi progetti, le voci fuori dal coro» (Louis Nero). Un cast di nomi illustri quello de La rabbia: oltre ai due protagonisti, Franco Nero e l’esordiente attore tedesco Nico Rogner, a prendere parte a questo ambizioso progetto dalle tinte sperimentali nomi come Giorgio Albertazzi, Tinto Brass, Arnoldo Foà, Philippe Leroy e addirittura un premio Oscar, Faye Dunaway. Un film co-prodotto dal regista e da Franco Nero, che ha creduto fortemente nel progetto.

ore 19.00 Forever Blues di Franco Nero (2005, 90’)Luca è trombettista jazz che si esibisce in un locale buio e fumoso, Marco è un bambino autistico che vive isolato dal resto del mondo. Per una serie diversa di eventi, questi due personaggi passano insieme un po’ di tempo in cui il bambino impara ad assaporare alcune gioie della vita mentre l’adulto ha finalmente qualcuno a cui trasmettere le proprie esperienze di vita. Un tragico avvenimento scuoterà il bambino dal suo isolamento e l’avventura vissuta insieme a Luca segnerà per sempre la sua vita portandolo a seguire le orme dell’amico...

ore 21.00 Angelus Hiroshimae di Giancarlo Planta (2010, 80’)Durante una battuta di caccia, un uomo ferisce quello che scoprirà essere un ragazzo dai tratti orientali, dotato di un paio di lunghe ali pelose. Nella propria casa, l’uomo accudisce il ragazzo fin quando quest’ultimo si ristabilisce. Da quel momento, tra i due, si instaura un rapporto senza parole destinato a sfociare in una serie di eventi tragici. «Il rischio mi ha sempre spronato. Penso a Querelle de Brest di Fassbinder, a tanti gialli politici e ai primi western italiani. Angelus Hiroshimae, però, è il mio film più estremo. […]La storia sul dolore di un padre che in un incidente stradale perde il figlio era stata pensata molto prima di quanto poi è accaduto a Natasha, la figlia di Vanessa morta per una caduta sugli sci. Angelus Hiroshimae è a lei dedicato» (Nero).

giovedì 22Ricordando Luciano MartinoNegli anni Sessanta e Settanta, nel pieno del furore creativo e realizzativo del cinema italiano, capace di sfornare centinaia di film l’anno e di attraversare ogni genere, non solo gli autori, ma anche i produttori avevano un’identità precisa: chi era votato alla commedia, chi al cinema drammatico, chi al cinema indipendente, c’era persino chi si era specializzato negli esordi (o negli art. 28…). Luciano Martino, con la sua Dania Film e la consorella Devon Cinematografica, è stato il produttore dell’ultimo cinema italiano veramente popolare, nelle sue molteplici varianti (il thriller, il thriller erotico –, una sua creatura produttiva con il grande successo de Il dolce corpo di Deborah di

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Romolo Guerrieri –, la commedia sexy). Ma Luciano Martino è stato anche un prolifico sceneggiatore dal 1955 al 1965 (La finestra sul luna park di Comencini, Giovani mariti di Bolognini, La ragazza del palio di Zampa, Il colosso di Rodi di Leone, La ragazza in vetrina di Emmer, Tiro al piccione di Montaldo, La frusta e il corpo di Bava) e, sporadicamente, regista, tra film di genere (alcuni codiretti con Mino Loy, altra figura in bilico tra regia e produzione), e incursioni autoriali (Nel giardino delle rose e In camera mia).La Cineteca Nazionale è lieta di ricordare Luciano Martino, a tre anni dalla scomparsa, con la proiezione di tre film d’autore prodotti da Luciano.

ore 17.00 Lo zio indegno di Franco Brusati (1989, 104’)Luca (Vittorio Gassman) è uno zio bizzarro, un poeta a suo modo allergico alla società e i cui comportamenti sono, per la morale corrente, singolari. Riccardo (Giancarlo Giannini), il nipote, è il suo esatto contrario, totalmente integrato nella società di oggi, seguace dei miti quali il denaro e il successo. Lo zio si comporta come un ragazzino, invece di essere saggio e avveduto egli è un uomo al di fuori delle convenzioni e delle decenze. Molesta le minorenni in un cinema parrocchiale, visto che il comune senso del pudore è per lui inesistente, mentre prova orrore per l’ideologia borghese del nipote, con moglie, figli e famiglia modello. Il rapporto tra zio e nipote passa attraverso vari stati d’animo: riprovazione, divertimento, curiosità e infine una specie di innamoramento, poiché lo zio “indegno” è riuscito a far crescere nella mente del nipote il seme del dubbio, sconvolgendogli, così, del tutto la vita.

ore 19.00 Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio (2005, 107’)Un regista, Franco Elica (Sergio Castellitto), è messo in crisi dal matrimonio della figlia con un fervente cattolico e dalla necessità di dover girare ancora una volta una versione dei Promessi sposi. Decide così di partire per la Sicilia alla ricerca dell'ispirazione che sembra aver perso. «L’unica cosa certa è che occorre decidersi se rincorrere le metafore interne – Moretti contro Placido, Il Caimano in concorso a Cannes con Il regista di matrimoni sterilizzato in una sezione collaterale – e le uscite oracolari – “In Italia comandano i morti” – oppure leggere il film come l’epopea di un moderno cavaliere che affronta mostri e labirinti per potersi congiungere con un’ammaliante dea del mare. Al di là del mandato critico, non avremmo dubbi nello scegliere la seconda strada» (Caprara).

ore 21.00 Incontro moderato da Steve Della Casa con Olga Bisera, Lino Capolicchio, Gianni Garko, Eleonora Giorgi, George Hilton, Franco Mariotti, Isabel Russinova, Antonella Salvucci, Diego Verdegiglio

a seguire L’abbuffata di Mimmo Calopresti (2007, 105’)«Calabria, borgo di Diamante. Quattro giovani amici vogliono tentare la fortuna nel cinema e realizzare un lungometraggio. I ragazzi riusciranno a coinvolgere nel loro progetto una serie di persone che non potranno sottrarsi alla loro carica di energia

Page 20: 1-4 dicembre · Web viewdi Claudio Carbone e Antonio Gori (Messico/Italia, 2015, 38’) Un viaggio in una terra dove la ribellione e la lotta al neoliberismo non sono mai svaniti

positiva. E quando un celebre attore accetta di apparire nel film, tutto il paese si mobilita per preparare una grande festa» (www.cinematografo.it). «Il vero regista Calopresti sperimenta la mescolanza tra cinema e vita con gran libertà e affettuosa sapienza. Ogni momento allude a un pensiero complesso e insieme a persone o luoghi amati, alla giovinezza, a una regione dove la bellezza può generare inerzia: tutto realizzato con leggerezza e profondità, realizzando l’innovazione (non tecnologica, narrativa) con semplicità e slancio» (Tornabuoni).

venerdì 23Luchino Visconti (seconda parte)ore 17.00 Ludwig di Luchino Visconti (1972, 237’)L’ascesa e la caduta del re di Baviera dal 1864 al 1886 in un’estasi di passioni, follie e colpi di genio. Un materiale smisurato (il film fu distribuito in una versione di tre ore, poi gli amici e collaboratori di Visconti presentarono nel 1980 una versione più lunga, fedele alle intenzioni del regista), proposto sotto forma di inchiesta, per dargli una parvenza di verità storica, ma in realtà lugubre testimonianza di un mito avvolto nel suo stesso mistero: «Voglio rimanere un enigma. E non soltanto per gli altri, ma anche per me».

ore 21.15 Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti (1974, 121’)La vita appartata di un anziano professore è sconvolta dall’arrivo di una famiglia della borghesia rampante, alla quale ha affittato l’appartamento al piano di sopra. Le due case, l’una antica, l’altra moderna, rispecchiano le diverse anime dei personaggi. Visconti si confronta con la brutale realtà degli anni Settanta, innestando i temi a lui cari (la fine di un’epoca, la memoria, il senso dell’isolamento, l’amore per la letteratura e l’arte) nel vortice degli scontri politici dell’epoca.