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MAGLIAZZURRA CONI - STADIO OLIMPICO - ROMA - RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ATLETI OLIMPICI E AZZURRI D’ITALIA ANNO XLVI - N.1/2018 - “POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POST. - 70% DCB ROMA” - 1,00

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MAGLIAZZURRACONI - STADIO OLIMPICO - ROMA - RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ATLETI OLIMPICI E AZZURRI D’ITALIA

ANNO XLVI - N.1/2018 - “POSTE ITALIANE SPA - SPED. IN ABB. POST. - 70% DCB ROMA” - €1,00

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Le Farfalle Azzurre, allenateda Emanuela Maccarani, siconfermano protagoniste assolu-te della disciplina e confermano laloro supremazia nell’esercizio con i 5cerchi. Le nostre atlete conquistano iltitolo continentale ai 34° Campionati euro-pei di ginnastica ritmica di Guadalajara a giu-gno dopo essersi laureate campionesse delmondo nello scorso settembre. L’aviere, e capi-tano della squadra, Alessia Maurelli insieme allesue compagne Mar tina Centofanti (CS Aeronautica

Militare), Anna Ba sta (Pol.Pontevecchio Bo lo gna) Letizia

Cicconcelli (ASDG Fabriano),Agnese Duranti (Pol. La Fenice Spo -

leto) e Martina San tandrea (EstensePutinati Ferrara) hanno incantato sul -

le note del Lago dei Cigni, sa lendo sulgradino più alto davanti all’Ucraina e la

Russia. Vincitrici dell’argento anche nel con-corso generale le Azzurre festeggiano così un

successo che mancava dagli Europei di Torinodel 2008 con l’oro alle 5 funi.

#STORIE DI COPERTINA

Cerchi diGloria

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MAGLIAZZURRARivista ufficiale dell’ANAOAI

ASSOCIAZIONE NAZIONALE

ATLETI OLIMPICI E AZZURRI D’ITALIA

ANNO XLVI - N.1/2018

Presidente:Stefano Mei

Vicepresidenti:Daniela Zini, Roberto Vanoli (Vicario)

Consiglieri:Annamaria Cecchi, Franco Fava,

Kristian Ghedina, Enrico Mambelli, Letizia Tinghi, Leonardo Sorbello,

Piero Vannucci, Roberto Zandonella

Redazione e Amministrazione:Associazione Nazionale

Atleti Olimpici e Azzurri d’ItaliaCONI - Stadio Olimpico

Tribuna Tevere - Ingresso 30tel. 06-32723260 - fax 06-32723604

www.olimpiciazzurri.it [email protected]

Direttore Responsabile:Riccardo Viola

Comitato di redazione:Annamaria Cecchi, Franco Fava,

Stefano Mei, Piero Vannucci

Consulente editoriale:Massimo Benedetti

Realizzazione:Riccardo Viola Editore s.r.l.

Via Aurelia, 1100 - 00166 Roma

Fotografie:ANAOAI; Simone Ferraro-GMT;

pyeongchang2018.comRiccardo Viola Editore;

Si ringraziano: CONI, FSN, DSA, EPS

Stampa:TMB Stampa - Roma

Aut. Trib. di Roma n. 14258 del 21-12-1971

Spedizione in Abb. Post. 70%Filiale di Roma

Chiuso in redazione il 28 giugno 2018

ommario

#DALLE SEZIONIBergamo, Cagliari, Genova, Gorizia-Monfalcone, Imola, Lecco-Sondrio, Roma,Salerno, Sicilia, Torino, Trieste, Udine, Veneto

#VITA ANAOAIAssemblea NazionaleOrdinaria e Straordinaria6

#EDITORIALE4

#MESSICO 1968Franco Del Campo.L’utopia olimpica22#IL RICORDOFederico Caprilli.Il cavaliere volante

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#VERSO TOKYOCosimo Pinto.Il primo olimpionico di Novara

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#LA NOSTRA STORIABruno Pizzul racconta Dino Zoff.Il campione esemplare14

#GIOCHI PARALIMPICIObiettivo centrato10

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Care amiche e cari amici Azzurri,

Si chiude il primo semestre di questo anno olimpico, un anno specia-le per lo sport italiano e per la nostra Associazione. Sul campo di ga-ra i mesi appena trascorsi sono stati segnati dall’evento a cinquecerchi di Pyeongchang. Benvenuti ai nuovi olimpici, i cui nomi entra-no di diritto nei nostri albi al pari dei tanti Azzurri che difendendo lagloriosa maglia rendono onore al Paese in giro per il mondo nelletante discipline che compongono il panorama azzurro. Sta a tutti noiche da “onorari” diventino soci effettivi dando spessore, lustro e for-za vitale al sodalizio. Quella coreana è stata una rassegna Olimpica nella quale il verovincitore è stato lo spirito dello sport quale veicolo di pace e di co-municazione tra i popoli. Uno spirito che dovrebbe guidare, primaancora che i governi, tutte le persone animate dai valori dello sport eilluminare il percorso associativo nell’anno che segna il nostrosettantennale.

Come comunicato in Assemblea l’ul-teriore stretta economica effettuatadal CONI rende sempre più urgentela ricerca di partner privati per mirareall’obiettivo dell’autofinanziamento,attività prioritaria in questa prima par-te dell’anno. Allo stesso tempo ci im-

pone di rimodulare la nostra attività in vari campi. Pertanto, il primonumero della rivista “Magliazzurra” verrà pubblicato online, in at-tesa di reperire le risorse necessarie per poter rilanciare una te-stata storica, da sempre in prima linea nel recupero e la valorizza-zione del patrimonio culturale e sportivo del Paese. In questo mo-do potremo pubblicare un numero speciale per celebrare adegua-tamente il nostro “compleanno”, ribadendo ancora una volta il ruolocentrale della nostra Benemerita, la cui storia è parte integrante delpatrimonio culturale di tutti noi. Inoltre, sempre sul sito, le attivitàsvolte sul territorio verranno riportate nelle pagine riservate allesingole Sezioni, così da aumentare la nostra comunicazione inter-na ed esterna attraverso un mezzo rapido ed efficace quale è in-ternet.Nel fine settimana del 9 giugno, a Bologna, abbiamo celebrato lanostra Assemblea Ordinaria in una cornice che tutti gli intervenutihanno definito di prestigio e di alto livello. Eravamo infatti ospitatiall’Hotel Fiera di Bologna del gruppo Ata-Una Hotels, con il quale,da poco, abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione.

di Stefano Mei

ditoriale

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Tale accordo, come altri che verranno presto comunicati, prevedeagevolazioni notevoli per tutti i nostri associati. Questo nell’ambi-to del rispetto dei punti programmatici che presentai a Travagliatonel marzo del 2017 i quali, finalmente, stanno prendendo formaattraverso importanti accordi. Arricchimento della tessera associativa in primis (convenzioni conaziende ed enti), reperimento di risorse in seconda battuta. Gli ac-cordi con Volvo, Pineider, Gruppo Garofalo (cliniche), oltre natural-mente ATA-UNA Hotels, sono alla firma ed andranno a garantiread Azzurre ed Azzurri agevolazioni concrete di cui usufruire nellavita quotidiana.Nella stessa occasione è stato presentato ed approvato il Bilanciod’esercizio 2017 che non ha evidenziato alcuna criticità. Nonostantei pesanti “tagli” operati dall’istituzione di riferimentol’Associazione è sana sotto tutti i punti di vista ed è stato rico-nosciuto dal l’Assemblea quanto fatto dal Consiglio in questoanno per molti versi “tribolato”. In più, noto con favore, leSezioni commissariate hanno reagito prontamente, dotando-si di una governance stabile e, sono certo, con vertici che sa-pranno dare nuovo impulso a delle realtà la cui gloriosa storianon può essere offuscata dalla riprovevole condotta di pochi.Il cruccio, riferito in Assemblea, è ancora legato esclusiva-mente al permanere di una certa sensazione di “chiusura” daparte di alcune Sezioni nei confronti del Consiglio Nazionaleoltre, naturalmente, all’imbarazzo causato da alcune re-centi delibere (a mio avviso assolutamente inopportune inquanto emanate in assenza di competenza) della nostraCom missione d’Appello. L’Assemblea, che ricordo essere so-vrana, a specifica richiesta ha ratificato i comportamenti deivertici nazionali ANAOAI in merito alle recenti vicende e hadeciso che ogni strada debba essere percorsa per dirimere dubbied interpretazioni e chiarire, in ogni possibile sede, se vi siano statiabusi, omissioni o quant’altro.Rinnovo a tutti i miei personali ringraziamenti per gli interventi a Bo -logna nell’istituzionale appuntamento statutario. Da qui si dovrà ri-partire, tutti insieme, per riaffermare e rendere concreto il ruolo trai-nante dell’ANAOAI tra le Associazioni Benemerite del CONI, nel ri-spetto della sua gloriosa storia e nel ricordo di tutti coloro che in que-sti magnifici settanta anni ci hanno preceduto e che hanno costruitoquella che è e deve restare la casa della Maglia Azzurra e dei valoriche questa promuove nella società.

Una buona estate a tutti. Viva lo sport Azzurro!

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#VITA ANAOAI

Assemblea NazionaleOrdinaria e StraordinariaAd inizio giugno ha avuto luogo l’importante appuntamento statutario nel quale i Vertici Nazionalie i Delegati intervenuti si sono confrontati sull’operato di questo primo anno del nuovo quadriennio olimpico e sono stati illustrati i progetti per i mesi a venire. Riportiamo di seguito il Verbale dei lavori.

ma di Statuto vigente, per questo giorno, pressoHotel Bologna Fiera - Piazza della Costituzione 1 -40128 Bologna alle ore 9:00– per il giorno 9 giugno2018 alle ore 9:00, in prima convocazione e alle ore11:00, in seconda convocazione stesso luogo, coninvito ai Delegati aventi diritto a voto ed a tutti i com-ponenti degli Organi Centrali nonché mediante pub-blicazione sul sito www.olimpiciazzurri.it;

– sono presenti: per il Consiglio Direttivo Nazionale:il Presidente Stefano Mei, i Vice Presidenti Rober -to Vanoli e Daniela Zini, i Consiglieri Enrico Mam -belli, Anna Maria Cecchi, Leonardo Sorbello, PieroVannucci, Letizia Tinghi.

– sono presenti: per il Collegio dei Revisori: il Pre -sidente Francesco Salvatori e i componenti Ros -sana Mucciarelli e Pietro Felici;

– sono presenti: per il Collegio dei Probiviri: il Pre -sidente Andrea Romano e i componenti DanieleRuocco e Luciano De Filippis;

L’anno 2018 il giorno 9 delmese di giugno, pressoHotel Bologna Fiera – piaz-za della Costituzione 1 –40128 Bologna, alle ore9:00, in prima convocazio-ne e alle ore 11:00, in se-conda convocazione, nellostesso luogo si è svolta l’As -semblea Ordinaria e Stra -ordinaria Nazionale dell’As -sociazione Naziona le AtletiAzzurri Olimpici d’Italia, con-vocata con il seguente “Or -dine dei Lavori”.

Parte preliminare:– Accertamento della validità dell’Assemblea da

parte della Commissione verifica poteri;– Apertura dell’Assemblea;– Nomina del Presidente, del Vice Presidente e del

Segretario dell’Assemblea;– Costituzione della Commissione di scrutinio;– Svolgimento dell’Assemblea per discutere e deli-

berare sul seguente: Ordine del giorno: 1) Esame ed approvazione del bilancio consuntivo 2017 e dei suoi allegati; 2) Elezione di n. 2 componenti supplenti del Collegio dei Probiviri; 3) Relazione del Collegio dei Probiviri 4) Varie e eventuali.

Il Presidente Stefano Mei constata e fa constatare che:– l’Assemblea è stata regolarmente convocata a nor-

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Risultano presenti, inoltre, il Past President Gian -franco Baraldi e il socio Domenico Paterlini.Alle ore 11,20 il Presidente Stefano Mei, preso atto:

1. del verbale redatto dalla Commissione verificapoteri in data 31 maggio 2018, pubblicato sul si-to, dal quale si evince che il numero dei Delegatiaventi diritto di voto era pari a n. 35;2. che non è pervenuta alcuna contestazione inordine al predetto verbale;3. del verbale redatto dalla Commissione verificapoteri in data 9 giugno 2018 nel quale viene ac-certata la presenza di n. 30 Delegati e il raggiun-gimento del quorum sia per la validità dell’Assem -blea Ordinaria che di quella Straordinaria.

Nessuno opponendosi alla trattazione dell’ordinedel giorno dichiara l’Assemblea validamente costi-tuita in seconda convocazione, come risulta nel do-cumento composto di 6 fogli già allegato al presenteverbale sotto la lettera “A”;Il Presidente Nazionale Stefano Mei ringrazia tutti idelegati intervenuti e apre i lavori proponendo l’ele-zione, con voto palese, del Presidente, del VicePresidente e del Segretario dell’Assemblea rispetti-vamente nelle persone dello stesso Presidente Mei,del Vice Presidente Vicario Roberto Vanoli e delConsigliere Nazionale Piero Vannucci. L’Assembleaapprova all’unanimità con un lungo applauso.I neo-eletti accettano l’incarico.Viene costituita con voto favorevole unanime la com-missione di scrutinio composta da: Crea Diana,Salanitro Diana e Londi Livia che accettano l’incari-co.Successivamente il Presidente dell’Assemblea pas-sa alla trattazione del primo punto posto all’ordinedel giorno e dà lettura del testo del bilancio chiuso al31/12/2017 e della relazione al bilancio illustrandole principali voci che hanno caratterizzato la gestio-ne 2017, soffermandosi sul risultato finale che haevidenziato un utile di € 1.788 e sui principali ricavie costi dell’esercizio comunicando che il Bilancio2017 completo di relazioni è stato pubblicato sul sitointernet http://www.olimpiciazzurri.it/ nei terminiprevisti ed ogni delegato ha ricevuto una copia tipo-grafica per cui richiede di darlo per letto visto chemolte voci sono state dallo stesso anticipate nella re-lazione. Il Presidente dell’Assemblea passa quindi laparola al Presidente del Collegio dei Revisori dott.

Francesco Salvatori, che sintetizza la relazione giàpubblicata sul sito ed in particolare evidenzia chesono stati fortemente ridotti i costi amministrativi egenerali (€ 5.015 nel 2015, € 13.705 nel 2016 e1.413 nell’anno 2017).) e che il Patrimonio netto ri-mane positivo per € 7.526 constatando, il Collegio,che l’Associazione ha posto in essere una attività ri-volta al consolidamento dei ricavi e dei costi. Con -clude esprimendo, sotto il profilo tecnico-contabile,parere favorevole all’approvazione del bilanciod’esercizio chiuso al 31 dicembre 2017 e che lo stes-so può essere sottoposto all’approvazione dell’As -sem blea Nazionale.Viene richiesto dal Presidente dell’Assemblea aiDelegati di intervenire per eventuali richieste di chia-rimenti sul Bilancio e constatata nessuna osserva-zione al riguardo, propone la votazione per l’appro-vazione del Bilancio 2017 e relative relazioni.L’Assemblea Nazionale Ordinaria dell’A.N.A.O.A.I.approva, con alzata di scheda favorevole, all’unani-mità il Bilancio Consuntivo 2017.Viene dato mandato al Presidente ANAOAI di tra-smettere il bilancio consuntivo appena approvato aicompetenti Uffici del CONI.Il Presidente dichiara chiusa l’Assemblea Ordinariae passa a quella Straordinaria che prevede al punto2 l’elezione di n. 2 componenti supplenti del Collegiodei Probiviri. Vengono comunicate le modalità di vo-to e invitati i Delegati ad esprimere massimo duepreferenze rispetto alle tre candidature presentate eriportate nelle schede precompilate.Al termine delle votazioni avvenute per chiamata no-minativa l’Assemblea, la Commissione Scrutinio co-munica che dopo lo spoglio risultano espressi i se-guenti voti:Marica Cillo voti n. 25Gisella Trombin voti n. 21Carmelo Butera voti n. 11

Il Presidente Mei lascia quindi la parola al Pre -sidente del Collegio dei Probiviri, Avv. Andrea Roma -no, il quale legge ai Delegati la propria relazione rile-vando le problematiche che hanno caratterizzato ilprimo anno di attività dei nuovi Organi dell’Asso -ciazione. Conclude incoraggiando il Presidente e ilConsiglio Direttivo a ricercare con fiducia intelligen-za e saggezza forme di intervento tali da invertire latendenza in essere in modo da ricomporre le fratture

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#VITA ANAOAI

tuttora presenti nel tessuto sociale auspicando unnuovo clima sociale.Prende la parola il Presidente della Sezione di Sa -vona che richiede un intervento del Consiglio neiconfronti del Delegato CONI che non lo coinvolge ne-gli impegni istituzionali.Interviene il Delegato della Sezione di Vicenza, Sig.Maurizio Vedovello, che legge all’Assemblea una no-ta contenente una proposta di modifica statutaria,concordata con altre Sezioni del Veneto, nella qualeviene richiesto all’Assemblea di esprimersi, a favoreo contro, sulla modifica del 5° periodo del punto 4dell’art. 21 dello Statuto Sociale con la nuova artico-lazione “A ciascun associato è attribuito un votonell’Assemblea Sezionale. È ammessa una delegaad un altro socio purché avente diritto al voto. Ognisocio non potrà essere portatore di più di due dele-ghe.Interviene il Past President Gianfranco Baraldi checonferma l’impossibilità di avere un numero minimodi soci presenti nelle Assemblee Sezionali e condivi-de la proposta presentata dal socio Vedovello.Il Presidente Mei comunica che il CONI ha approvatoi nuovi principi fondamentali degli statuti delle Fede -razioni che prevedono l’introduzione di nuove e im-portanti modifiche tra le quali la riduzione delle at-tuali deleghe previste nel voto alle Assemblee e l'ob-

bligo da parte di tutte le federazioni a eleggere, all'in-terno dei rispettivi consigli federali, almeno un terzodei componenti donna.L’istanza presentata dalla Sezione di Vicenza saràcomunque portata all’attenzione del Consiglio Diret -tivo Nazionale e se approvata sarà oggetto di richie-sta di modifica dello Statuto nell’Assemblea del 2019.Il Presidente Mei espone, quindi, all’Assemblea lequestioni che hanno interessato gli organi di giusti-zia dell’Associazione riassumendo tutti i provvedi-menti assunti dal Collegio dei Probiviri e dalla Com -missione di Appello. Quest’ultima, in particolare, haesaminato due ricorsi proposti dal Sig. Otello Donati,l’uno avverso la decadenza dello stesso dalla quali-fica da socio per mancanza dei requisiti e l’altro av-verso il Commissariamento della Sezione di Romadel 21 luglio 2017.Nel primo provvedimento depositato in data 2 marzo2018, è stata annullata la delibera del ConsiglioDirettivo Nazionale e riformata la decisione del Col -legio dei Probiviri. La Commissione ha dichiarato,“inefficaci, ossia inidonee a produrre alcun effettogiuridico” il provvedimento del Presidente del 5 gen-naio 2018 e la delibera di ratifica della stessa delConsiglio Direttivo Nazionale ANAOAI del 13/1/2018con cui era stata dichiarata l’esclusione, per caren-za dei requisiti statutari per essere dichiarato Socio

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Azzurro, di un suo associato, il Sig. Otello Donati.Nella medesima decisione l’organo di giustizia haannullato anche il provvedimento emesso dal Col -legio dei Probiviri che ha dichiarato decaduto il Sig.Otello Donati, riammettendo lo stesso quale sociodell’Associazione. Tale decisione del Collegio, ad av-viso dei legali dell’Associazione, ad ogni modo, nonequivale ad un provvedimento disciplinare (deca-denza) e pertanto non poteva essere esperito ricor-so all’Organo di II grado. Infatti, lo Statuto, prevede,all’art.16 comma 2, la competenza della Commis -sione d’Appello relativamente ed esclusivamente aricorsi avverso le sanzioni disciplinari adottate dalCollegio dei Probiviri. Trattasi, pertanto, nella fatti-specie di materia non soggetta ad impugnazione inquanto non rientrante tra le sanzioni disciplinari pre-viste dall’art. 24 dello Statuto.Il provvedimento è stato giudicato gravemente lesivodell’operatività dell’Associazione, in quanto il vigen-te Statuto, non prevede sindacati giurisdizionali incapo alla Commissione d’Appello né, tampoco, in ca-po al Collegio dei Probiviri, organo di prima istanza esi è richiesto, in via consultiva, un parere al Collegiodi Garanzia del CONI circa l’obbligo, da partedell’ANAOAI, di dover ottemperare allarichiamata decisione, premesso che la delibera delConsiglio Direttivo in argomento non è stata, come silegge erroneamente nella sentenza della Com -missione d’Appello, una mera ratifica della decisionedel Collegio dei probiviri ma la conclusione di un iterprocedimentale caratterizzato dall’autonoma valuta-zione delle certificazioni federali e dunque dall’as-sunzione di un atto obbligato e non discrezionale.Un parere è stato richiesto al Collegio di Garanzia delCONI anche riguardo alla competenza della Com -missione di Appello in merito a decisioni relative amaterie diverse da quelle disciplinari.Il Collegio di Garanzia del CONI con proprio parere n.4 del 27 marzo 2018 ha confermato la competenzadella Commissione di Appello unicamente alla materiadisciplinare, così come peraltro previsto dallo Statutoe dal Regolamento organico dell’Associa zione.Ciononostante la Commissione di Appello si è riunitanuovamente per esaminare il ricorso avverso ilCommissariamento della Sezione di Roma propostodal Sig. Otello Donati in data 21 luglio 2017, emet-tendo una sentenza, in data 29 maggio 2018, cheha annullato detto commissariamento.

Il provvedimento, ancora una volta, è stato emessoin palese carenza di competenza giacché non ha te-nuto conto del parere del Collegio di Garanzia delCONI.Il Presidente Mei comunica che successivamenteall’Assemblea ha convocato con procedura d’urgen-za un Consiglio Direttivo Nazionale in merito al finedi deliberare sui provvedimenti necessari ed occor-renti, anche ricorrendo ai competenti organi delCONI e se del caso della giustizia ordinaria, per porresotto le necessarie valutazioni la competenza e la le-galità delle procedure dei componenti dellaCommissione di Appello.A questo punto il Presidente Mei propone all’As -semblea di ratificare l’operato del Consiglio Direttivoe di approvare la condotta tenuta in merito al man-cato rispetto dei provvedimenti assunti dalla Com -missione di Appello.L’Assemblea all’unanimità approva quanto richiestodal Presidente Mei e delega lo stesso ad adottaretutte le procedure ritenute utili per garantire la rego-larità della vita associativa.Il Presidente passa quindi ad illustrare tutte le le at-tività principali svolte dall’Associazione sofferman-dosi sulla necessità di rivedere il sito, sull’importan-za delle convenzioni sottoscritte e da sottoscrivere,sui nuovi adempimenti in materia di privacy, sulmancato finanziamento della rivista Maglia Azzurrada parte del CONI, sulla rilevanza delle procedure ditesseramento, sulla necessità di condividere tutte leazioni previste dal progetto finanziato dal CONI, sullostato della unificazione con l’AMOVA, e sull’eventoche sarà programmato per il settantesimo dell’Asso -ciazione.Il Presidente chiede, quindi, se vi siano ricorsi sul-l’espletamento dei lavori dell’Assemblea ricevendo-ne risposta negativa.Alle ore 13,45 non essendoci null’altro all’ordine delgiorno ringrazia i partecipanti e formula i migliori au-guri per le attività future dichiarando chiusi i lavoricon invito alla Segreteria a predisporre l'invio del do-cumento e degli allegati agli organi competenti.

Bologna, 09-06-2018

Il Segretario dell’Assemblea VANNUCCI Piero

Il Presidente dell’AssembleaMEI Stefano

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per questo. A partire dal pacchetto della finanziariache prevede fondi per il 2018 e il 2019 per un totaledi 4 milioni in due anni».I protagonisti assoluti di questa rassegna sono statiGiacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal, giovanissimiazzurri dello sci alpino visually impaired, essendoGiacomo ipovedente, dove hanno conquistato benquattro medaglie. Un crescendo entusiasmante conil bronzo alla prima gara in discesa libera, l’argentoin super-G, per poi arrivare ai due ori conquistati inslalom e slalom gigante. Già protagonisti ai Mondialidello scorso anno sulle nevi di Tarvisio, dove stupiro-no tutti conquistando una medaglia di ogni metallo,i due giovani sciatori trentini hanno addirittura mi-gliorato il bottino iridato, entrando nella storia dellosport paralimpico azzurro. L’ultima atleta a vincerequattro medaglie in una stessa edizione invernaleera stata un’altra sciatrice ipovedente nel 2006,Silvia Paren te, accompagnata dalla guida LorenzoMigliari. En trambi classe 1999 e originari diCavalese, Berta gnolli e Casal sono solamente all’ini-zio della loro esperienza sportiva e potranno conti-nuare a scrivere pagine importanti anche in futuro,segnando un’era di trionfi per la sci azzurro. Diverso il percorso per l’altro medagliato azzurro,Manuel Pozzerle, argento nello snowboardcross.Al termine di una gara entusiasmante, con le tavoleazzurre assolute protagoniste, si arrende solo in fi-nale contro l’australiano Simon Patmor dopo aver

#GIOCHI PARALIMPICI

Al di la delle dichiarazioni di facciata c’era una granvoglia di rivalsa nella spedizione Azzurra a Pyeong -Chang dopo la delusione maturata quattro anni fa aSochi, quando sulle nevi russe i nostri atleti erano ri-masti a secco nel medagliere finale. Alla vigilia diquesta dodicesima edizione dei Giochi ParalimpiciInvernali nessuna previsione a doppia cifra, al pari diMalagò, per il Presidente CIP Luca Pancalli, ma laconvinzione di aver svolto un buon lavoro per ripor-tare gli Azzurri a calcare di nuovo il podio a cinquecerchi. La doppia cifra, semmai, era quella della spe-dizione Azzurra composta da ventisei atleti in totale:diciassette facenti parte della squadra di para ice-hockey, quattro nello sci alpino, quattro nello snow-board e uno nello sci di fondo. Una spedizione nellaquale da subito è balzata agli occhi la mancanza diuna rappresentanza femminile.Un’assenza commentata dai vertici federali già almomento della presentazione della missione italia-na in Corea: «più che una sconfitta la vedo come unasfida in movimento che è difficile da far crescere pertanti motivi. Alle Paralimpiadi estive, nella spedizio-ne di Rio de Janeiro 2016, il 50% degli atleti italianiera composto da donne. La dimensione dello sportinvernale è difficile da diffondere – ha avuto mododi sottolineare il numero uno del CIP – è molto com-plessa, servono budget importanti e ci sono delle og-gettive problematiche di accessibilità nel portare lepersone con disabilità sulla neve: stiamo lavorando

ObiettivocentratoCon la cerimonia di chiusura ed il passaggiodi testimone a Pechino 2022, cala il sipariosui XII Giochi Paralimpici invernali. Una rassegna che riporta gli Azzurri nel medagliere della manifestazione.

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superato il favorito statunitense Minor. Il veronese, atrentanove anni, è stato il primo italiano capace divincere il titolo iridato in questo sport che pratica daquando era ragazzo. Pozzerle è un tecnico aeronau-tico che lavora nel settore alimentare e in pochi anniha scalato le gerarchie internazionali nella discipli-na. Entrato nel giro della nazionale nel 2014, non hapotuto partecipare ai Giochi di Sochi per questioniregolamentari (in Russia nello snowboard potevanogareggiare solo atleti con disabilità agli arti inferiori)ha scalato le gerarchie internazionali imponendosiai Mondiali e in diverse tappe di Coppa del Mondo,fino a conquistare una storica medagliaparalimpica. Decisamente non fortunato,invece, l’altro snowboarder di punta dellaspedizione azzurra. Jacopo Luchini, venti-settenne già bronzo ai Mondiali cross delloscorso anno a Big White, si è fermato alquarto posto nella gara di cross e ha chiu-so nella medesima posizione anche la pro-va di slalom a soli tre centesimi dal podio.Un risultato che fa rabbia ma conferma ilmontemurlese nel gotha della disciplina.Stesso piazzamento per un’altra consoli-data realtà dello sport paralimpico inver-nale azzurro, quella rappresentata dai ra-

gazzi dello sledge hockey, guidati da Massimo DaRin, che hanno raggiunto una storica semifinalepiazzandosi al quarto posto perdendo di misura la“finalina” contro i padroni di casa. Un risultato digrande prestigio per la squadra capitanata daFlorian Planker, che conferma i progressi fatti e im-pone gli azzurri tra le migliori compagini del panora-ma internazionale e leader a livello continentale.«Partivamo da uno zero di Sochi, ci siamo fatti ono-re – il personale bilancio di Luca Pan calli al cospettodel Presidente della Repubblica Ser gio Mattarella, inoccasione della cerimonia di riconsegna del Trico -lore al Quirinale –. Sappiamo che quanto questi ra-gazzi hanno saputo fare sulle nevi e sul ghiaccio èstato qualcosa di straordinario. Il movimento para-limpico mondiale è cresciuto tanto e in Corea è statoil trionfo dello spirito umano. Siamo fieri delle cinquemedaglie che abbiamo conquistato». Pancalli haquindi aggiunto: «Abbiamo la piccola presunzione el’orgoglio di rappresentare un pezzettino di welfaredel sistema Italia. Ma un pensiero lo voglio dedicareanche a tutti coloro che non sono saliti sul podio.Per ché erano lì a rappresentare comunque fieri e or-gogliosi il nostro Paese». Un Paese che ha fatto passi da gigante in un settorenel quale Luca Pancalli è stato sempre un precurso-re oltre che un indiscusso protagonista.Quando entrò per la prima volta nell’allora Federa -zione disabili, nel 1996, aveva 32 anni e si era appe-na ritirato dall’attività agonistica con un palmarèsimpressionante e ben otto ori olimpici in bacheca.

In queste pagine, immagini dalla cerimonia dichiusura con il passaggio di consegne perPechino 2022.

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Divenuto Presidente della Federazione nel 2000, èpoi stato a capo del neonato Comitato Paralimpicodal 2005 fino ad oggi. L’ultima rielezione, avvenutaa fine gennaio, è stata la prima da quando il CIP èstato riconosciuto come ente pubblico dallo Stato. «A mio modo di vedere, l’aspetto più rilevante è il fat-to che si sia elevato a interesse della collettività e delPaese la mission del mondo paralimpico e dellagrande famiglia paralimpica; ovvero promuovere ildiritto allo sport tra le persone disabili e contagiarepositivamente la società attraverso l’immagine diatleti disabili, promuovendo una cultura che con-senta di abbattere le barriere e non mi riferisco aquelle fisiche. Il fatto che il CIP sia diventato un entepubblico significa averne sposato la mission e que-sto è veramente fondamentale» ha avuto modo dicommentare in un’intervista alla rosea rilasciata do-po la conferma al vertice dell’Ente.Un altro pezzo di quel puzzle che si è andato co-struendo in questi diciassette anni e che ha reso ilmovimento paralimpico una consolidata realtà so-ciale e sportiva.«È esploso l’interesse intorno al mondo paralimpico enon per caso. Perché i nostri atleti raccontano straor-dinari risultati sportivi, ma raccontano anche storieumane. Raccontano storie attraverso le quali si lan-ciano messaggi positivi, di speranza e di valori». Numeri importanti che costituiscono una preziosabase per un ulteriore sviluppo di un movimento in

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#GIOCHI PARALIMPICI

1 UNITED STATES 13 15 8 36

2 NPA 8 10 6 24

3 CANADA 8 4 16 28

4 FRANCE 7 8 5 20

5 GERMANY 7 8 4 19

6 UKRAINE 7 7 8 22

7 SLOVAKIA 6 4 1 11

8 BELARUS 4 4 4 12

9 JAPAN 3 4 3 10

10 NETHERLANDS 3 3 1 7

11 SWITZERLAND 3 0 0 3

12 ITALY 2 2 1 5

13 GREAT BRITAIN 1 4 2 7

14 NORWAY 1 3 4 8

15 AUSTRALIA 1 0 3 4

16 FINLAND 1 0 2 3

16 REPUBLIC OF KOREA 1 0 2 3

16 NEW ZEALAND 1 0 2 3

19 CROATIA 1 0 1 2

20 CHINA 1 0 0 1

20 KAZAKHSTAN 1 0 0 1

22 AUSTRIA 0 2 5 7

23 SPAIN 0 1 1 2

24 SWEDEN 0 1 0 1

25 BELGIUM 0 0 1 1

25 POLAND 0 0 1 1

TOT

IL MEDAGLIERE

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continua espansione e con ancora ampi margini dicrescita.«Se noi pensiamo che le persone disabili che poten-zialmente potrebbero essere coinvolte sono circa unmilione, mentre noi grossomodo abbiamo circa set-tantamila tesserati, si capisce quanto ancora si pos-sa crescere. E poi la vera sfida è la declinazione del-lo sport come strumento afferente a una dimensio-ne squisitamente agonistica, ma che allo stessotempo sia strumento di politiche attive per fare cre-scere la cultura del paese e il territorio. È per questomotivo che noi abbiamo cominciato a lavorare daanni nei centri di riabilitazione e nei centri delle uni-tà spinali ed è per questo che io spesso qualifico ilmio movimento come un pezzo di welfare del mioPaese. Perché quello che si vede sono le medaglie.

Ma quello che è ancora più importante è ciò che nonè visibile ed è tutto il resto». Ora l’obiettivo si sposta su Pechino 2022, quattroanni per continuare a crescere aumentando il nu-mero di atleti iscritti alle competizioni e colmare lalacuna in campo femminile. La rincorsa alla Cina hainizio! A.V.

In queste pagine: la coppia plurimedagliata Bertagnolli-Casal, la squadra di para ice hockey e gli snowboarderManuel Pozzerle e Jacopo Luchini.

GLI AZZURRI IN GARA

SCI ALPINOBENDOTTI DavideBERTAGNOLLI Giacomo / CASAL Fabrizio DE SILVESTRO Renè

SCI NORDICOTONINELLI Cristian

SNOWBOARDCAVICCHI RobertoLUCHINI JacopoPOZZERLE ManuelPRIOLO Paolo

ANDREONI Alessandro ANTOCHI Eusebiu ARAUDO Gabriele BALOSSETTI Bruno CAVALIERE Gian Luca CORVINO Valerio DEPAOLI Christoph KAFMANN Stephan KALEGARIS Sandro

LARCH Nils LEPERDI Greg MACRI Andrea PLANKER Florian RADICE Roberto ROSA Gianluigi STILLITANO Santino WINKLER Werner

PARA ICE HOCKEY

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Dino Zoff rappresenta in qualche modo l’im-magine del campione esemplare, modello diriferimento obbligato per quanti auspicanouno sport che sappia anche essere palestradi crescita culturale, umana e sociale. Non losi potrà certo considerare toccato dal germedel protagonismo, ha sempre mantenuto uncontegno riservato, quasi schivo, di poche pa-role. Eppure, nonostante questi atteggiamen-ti da antipersonaggio, si è ritagliato un postoimportante nel ricordo e nella gratitudine diquanti ne hanno apprezzato proprio questacapacità di vivere e interpretare la sua espe-rienza di uomo e di campione con accattivan-te impegno e serietà. In genere i campioni delcalcio restano nell’affetto e nella memoria de-gli appassionati legati soprattutto a una squa-dra di club, prima ancora che alla stessaNazionale, e se è vero che anche Zoff alimen-ta le nostalgie dei tifosi di Udinese, Mantova,Napoli e soprattutto Juventus, società in cuiha militato, gode tuttavia di una stima incon-dizionata e trasversale anche in un panoramapassionale particolare come il nostro, in cui iltifo-contro è purtroppo molto diffuso e coin-volge spesso anche il singolo giocatore. No,Dino Zoff è di tutti, anche perché viene identi-ficato con il portiere che tanto ha dato allaNazionale. Certo le molte vittorie ottenute conle squadre di club, le interminabili serie di par-tite consecutive giocate senza mai patire unraffreddore o un dolorino, a Napoli e a Torino

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#LA NOSTRA STORIA

DINO ZOFFIl campione esemplareA distanza di 60 anni si disputa il secondo Mondiale della storia senza la presenza degli Azzurrinella fase finale. Il rilancio del gioco più seguito dagli italiani non può che passare attraverso figure di grandi campioni come quella di Dino Zoff. Un riferimento, dentro e fuori dal campo, come emerge dal ritratto di Bruno Pizzul, interprete unico di tante indimenticabili pagine dellastoria sportiva nazionale.

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ingiusta, non dimenticò mai, tanto che, quando di-venne di moda nel linguaggio calcistico definire “eu-rogol” una rete segnata dalla distanza, amava dire«Se lo segnano agli altri portieri lo chiamano euro-gol, se lo segnano a me sono io ad essere cieco».Tanto per far intendere che quando ci vuole va beneanche la battuta pungente. Clamorose le sue dimis-sioni da cittì della Nazionale, dopo aver perso la fina-le dell’Europeo con il golden gol per le dure e immo-tivate critiche subite da un importante uomo politi-co. Toccante anche la sua amicizia con GaetanoScirea, altro gentiluomo indimenticabile del nostrocalcio. Di cose su Dino ce ne sarebbero ancora tan-tissime da raccontare, ci eravamo conosciuti da ado-lescenti, io con qualche annetto più di lui, ma a ine-vitabile contatto attratti dal pallone e cresciuti in duepaesi vicini del Friuli Goriziano (asburgico secondo inostri vecchi) poi abbiamo avuto tante occasioni diincontrarci, anche incrociando le nostre professioni.Quando Dino era cittì della Nazionale e io telecroni-

soprattutto, costituiscono un bagaglio personale im-portante, riserva inesauribile di numeri preziosi pergli statistici e i curiosi, ma è con la Nazionale cheDino si è illustrato in modo particolare. Inutile direche il momento culminante è stata l’epopea diSpagna, con quella vittoria che ebbe un sapore stra-ordinario, perché maturata in circostanze davverosingolari, con inizi di terribile difficoltà, polemiche in-fuocate e una conclusione gloriosa con la vittoria fi-nale sulla Germania ma soprattutto dopo aver coltogli scalpi delle favoritissime Argentina e Brasile nelpercorso di avvicinamento alla finale. In quell’avven-tura Zoff ebbe un ruolo fondamentale non solo per-ché fece parate mirabili, ma anche perché, uomo difiducia del cittì Bearzot, venne nominato portavoceufficiale e unico della Nazionale, che si era chiusa inuno sdegnato silenzio stampa, offesa da una certaderiva giornalistica troppo accesa. Parve quasi unaprovocazione che l’incombenza di parlare a nome ditutti fosse demandata a uno parco di parole comeDino. In realtà era stato proprio Zoff a chiedere quelruolo e da lì cominciò a far capire a tutti che contanon il numero e il vuoto rumore delle parole bensì lasostanza e il contenuto delle stesse. Chi conosceDino sa bene che ama la compagnia, la chiacchieracon gli amici, la merenda in campagna. Singolare alproposito lo straordinario sodalizio con il gran con-dottiero di Spagna, Enzo Bearzot, friulano come lui etalora in apparenza fin troppo ruvido e secco nei rap-porti con giornalisti e capoccioni del calcio. Tipicirappresentanti di una gente poco portata alle mani-festazioni eccessive anche nella gestione degli affet-ti, Zoff e Bearzot suscitarono un’ondata di sorpresagenerale quando, negli indimenticabili momenti del-la gran festa al Bernabeu dopo aver conquistato laCoppa del Mondo, vennero colti da una telecamerabirichina in atteggiamento davvero poco consueto:Dino Zoff che di straforo stampava un bacino tene-rissimo sulla guancia del gran capo Enzo. Più sor-prendete della sorprendente vittoria in terra diSpagna. Quei giorni restano nella memoria di chi liha vissuti come un punto fermo per le emozioni dav-vero incredibili che regalarono e per Dino costituiro-no una rivincita personale totale e assoluta, ancheperché quattro anni prima, ai Mondiali d’Argentina,era stato criticato per alcuni gol incassati su tiri dalontano. Particolare che Dino , dotato di grandi capa-cità di autocritica ma poco propenso a subire critica

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In queste pagine: Dino Zoff capitano della Nazionale alza laCoppa del Mondo conquistata ai Mondiali di Spagna nel1982 e sulla panchina dell’Olimpico in veste di allenatore.

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#LA NOSTRA STORIA

sta della Nazionale, ci capitava inevitabilmente dimisurarci davanti a un microfono e allora l’imbaraz-zo era costante. Abituati da sempre a parlare tra noiin friulano, che non è proprio un idioma utilizzabileper gli altri, eravamo costretti all’italiano, con graverischio di scoppiare a ridere per quell’inconsuetomodo di rapportarci. Quanto Dino sia ancora amatoe stimato dagli italiani e non solo lo si è capito unavolta ancora in occasione del suo compleanno coninfinite manifestazioni d’affetto. A Mariano del Friuliil suo paese, un suo caro amico più anziano, di nomeFelice, ha allestito, a sua insaputa, una raccolta di ci-meli raccogliendo le testimonianze più significativee strane della carriera del grande numero uno. Il tut-to allestito in un ambiente della casa padronale degliZoff, ora quasi sempre deserta, non certo un museo,ma una testimonianza semplice e profonda di amici-

zia e stima. Quando Dino l’ha vista per la prima voltaè rimasto colpito e colmo di gratitudine, quasi quasici scappava un altro di quei bacini fuori ordinanza. Naturalmente il tutto resta privato e personale, mala voce di questo tempietto delle glorie di Zoff si è ve-nuta diffondendo e sempre più spesso arriva genteda quelle parti, spesso comitive, che chiedono dovesia il museo dedicato a Zoff. Si va allora a cercare ilcreatore e custode della ormai famosa casetta eFelice gonfia il petto d’orgoglio nel vedere simili te-stimonianze nei confronti del suo più giovane amico.Quando può Dino lo viene a trovare e allora è festaanche per tutti i suoi amici, me compreso, ci piace-rebbe averlo sempre tra noi, io sono tornato a viverenelle natìe contrade, Dino con la moglie Anna, figlio,nuora e nipote è rimasto invece a Roma, dove comeovunque, tutti gli vogliono bene.

Una notevole rappresentanza degli Atleti Azzurri diTrieste, assieme ai due figli di Nereo Rocco Bruno eTito, e al Delegato Regionale Matteo Bartoli, ha fe-steggiato Bruno Pizzul per i suoi 80 anni, durante unamanifestazione partecipata da 600 persone nelTeatro di Cormons, ricca dei migliori nomi del calcio

e del giornalismo sportivo italiano. Il dono di uno splendido “balon azzurro” ricco di mur-rine veneziane, a simboleggiare il mondo azzurro delcalcio e le città del mondo coinvolte, ha suggellatol’amicizia e la stima che legano il grande personaggioPizzul agli Azzurri di Trieste.

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TANTI AUGURI BRUNO!

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LE PUBBLICAZIONI ANAOAIDISPONIBILI SUL NOSTRO SITO

Gli Azzurri alle Olimpiadi Estive.Da Atene 1896 a Rio de Janeiro 2016, il lungo viaggio attraverso i Giochi estivi dell’era moderna. Atleti che rappresentano storie ed esempi, vanto dello sport italiano e patrimonio fondamentaledella nostra Associazione.

Gli Azzurri alle Paralimpiadi.Da Roma ‘60 ad oggi, tutti gli Azzurri che hanno partecipato ai Giochi Paralimpici estivi ed invernali,onorando la Maglia Azzurra nelle varie discipline e nelle tante categorie all’interno di questo affascinantemondo. La pubblicazione è stata aggiornata all’edizione di PyeongChang 2018.

Gli Azzurri alle Olimpiadi Invernali.Dai 23 pionieri che presero parte alla prima edizione a Chamonix nel 1924 fino alla spedizione azzurra cheha preso parte ai XXIII Giochi Olimpici invernali in Corea del Sud. Nomi e medaglie di tutti coloro che, nellediverse discipline, hanno vestito i tanti colori della Maglia Azzurra sulle nevi ed i ghiacci della massimacompetizione sportiva.

I Report olimpici di Magliazzurra hanno rappresentato, da sempre, un’esclusiva editoriale ed un vanto perl’Associazione.Lo scrupoloso lavoro di ricerca e controllo svolto in questi anni ha permesso di sviluppare banche dati checustodiscono lo spirito stesso del sentire olimpico, un patrimonio da conservare e sviluppare. Nomi entratinell’immaginario collettivo accanto ad altri sconosciuti ai più, ma che condividono gli stessi valori e lo stessoprivilegio; così come le discipline che partecipano della stessa nobiltà. I dati raggruppati e le statistiche chearricchiscono le pubblicazioni costituiscono una vera e propria guida ragionata attraverso i cambiamenti, dalNovecento fino ai giorni nostri, della nostra società e del movimento olimpico.

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#VERSO TOKYO

COSIMO PINTOIl primo olimpionico di NovaraC’è una data indelebile nello storia dello sport novarese: quella del 23 ottobre 1964. In un venerdìdi sole l’inconfondibile voce di Paolo Rosi, in diretta radio da Tokyo, trasmette la finale Olimpicadei pesi medio massimi fra il russo Kiseliov e l'italiano Cosimo Pinto.

ricordo che guardando le gare mi chiedevo se sareistato capace di esserci io sul quel ring quattro annidopo». Un traguardo ambizioso quello di primeggiarein una disciplina che nel Belpaese viveva i suoi annid’oro, ponendosi addirittura davanti a tutti nel me-dagliere delle olimpiadi romane con un bottino, ine-guagliato, di sette medaglie.Una rincorsa tanto veloce quanto entusiasmante lasua, sotto la guida di Pierino Biscaldi, una vera e pro-pria icona dello sport novarese e del pugilato italia-no. «Un bravissimo allenatore e anche un secondopadre per noi giovani pugili».Novarese della Bicocca, Biscaldi ha legato il suo no-me a quasi un secolo della noble art del territorio,prima come pugile, arrivando a sfiorare la convoca-

Cosimo Pinto è un ragazzo sconosciuto ai più se nonper aver “usurpato” il posto a Giulio Saraudi, uno de-gli eroi dell’Olimpiade di Roma 60 quando si eraclassificato al terzo posto, fermato in semifinale dalpolacco Pietrzykowski, poi sconfitto in finale da coluiche al tempo si chiamava Cassius Clay, conosciutooggi anche come Mohammed Ali.In quei giorni d’estate del 1960, mentre il campionedi Civitavecchia combatteva sul ring del Palazzettoromano Pinto, classe 1943 e quindi non ancora mag-giorenne, si era da poco affacciato alla disciplina.«Le Olimpiadi di Roma le ho seguite in un circolo do-ve c’era un televisore che trasmetteva le gare. Io avevo da poco iniziato a frequentare la Palestradella Società Falconi di Novara come peso medio. Mi

Cosimo Pinto festeggia l’oro a Tokyo 1964.

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zione per Amsterdam 1928, epoi come allenatore nella glorio-sa Società Falconi, palestra dipugilato e di vita per tante gene-razioni.In poco tempo ne farà il capola-voro della sua carriera di istrutto-re, dando così il suo contributonel portare i colori cittadini, perla prima volta nella storia, sulgradino più alto del podio olimpi-co, risarcendolo per l’amarezzaprovata quaranta anni prima perquella esclusione.È il 1961 e Pinto inizia la sua per-sonale rincorsa verso il sogno acinque cerchi: è campione pie-montese categoria novizi e terzo ai campionati italia-ni. A dicembre si reca all’estero per la prima volta:«Avrò avuto una quindicina di incontri alle spallequando Biscaldi mi disse che si doveva andare a Gi -nevra per combattere. Quello che diceva lui era leg-ge a quindi salii sul treno e partimmo. Il mio avver-sario era un ungherese di nome Horwath. Es sendol’incontro il principale della serata si combattevano5 riprese. Durante il match il mio avversario fu sal-vato dal gong ma ai punti vinsi nettamente. Solo do-po l’incontro mi dissero che si era clas-sificato terzo alle Olimpiadi di Roma».Un risultato di assoluto rilievo che ac-cende i riflettori sul giovane falegnamenovarese di via Tarantola che confermaanche in patria i progressi fatti fino aconvincere i tecnici federali a convocar-lo in nazionale.Nel 1963 debutta con la Maglia Azzurraa Bucarest, disputando nello stesso an-no otto incontri internazionali con ottovittorie, imponendosi nei Giochi delMediterraneo. «Indossare la Maglia Az -zurra è stata una delle emozioni più for-ti che ho vissuto nella mia carriera.Qualcosa che ti porti dentro per tutta lavita, il fatto poi di riuscire anche a vin-cere e far risuonare l’Inno è il più gran-de onore a cui si possa aspirare comeatleta».In quell’anno magico si reca per la pri-

ma volta a Tokyo, per partecipa-re alla preolimpica in program-ma nella capitale nipponica.«Per andare in Giap pone ricordoche presi le ferie. Fu un viaggiolunghissimo, durato più di 24 oree con diverse tappe intermedie.Arrivammo in una città che a meparse immensa ed estremamen-te caotica. A Tokyo combattei evinsi in due riprese contro un pu-gile locale. Poi ad Osaka non di-sputai l’incontro in programmaper mancanza dell’avversario».Nel frattempo il pugile, impegna-to nel servizio di leva, viene pre-so in cura dal centro federale in

cui affina la sua tecnica e recupera la migliore formafisica dopo un inizio di anno preolimpico segnato daproblemi di salute. Vince i campionati mondiali mili-tari a Tunisi, superando in finale l’affermato tedescoSchneider per poi presentarsi all’appuntamento de-cisivo nelle Preolimpiche di Genova e Rimini dove sigioca il pass con tutti i migliori pugili d’Italia. Cosimo comincia con il saldare il conto prima conMacchia e poi Mancini, i soli pugili che finora l’ave-vano battuto ai Campionati italiani. Nella finalissima

Cosimo Pinto sul podio a Tokyo 1964.

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tutto allora, apparivano molto diversi e lontani».Diciannove pugili iscritti, favoriti i colossi dell’Est, ilrusso e il bulgaro su tutti. Il sorteggio sorride all’az-zurro che supera il primo turno senza combattere enegli ottavi incontra l’olandese Lubbers, rocciosoma tecnicamente non eccelso, battuto nettamenteai punti. Nei quarti di finale deve abbattere la resi-stenza di un tedesco di ferro, Jurgen Schlegel, la cuiresistenza viene piegata, ai punti, per quattro a uno.«Passavano i combattimenti e io mi sentivo semprepiù tranquillo. Forse è questo il fattore principale chemi ha portato alla vittoria. All’inizio la convocazionemi sembrava già un successo, poi ho cominciato aprendere le misure e sono arrivato fino in fondo». Insemifinale, il 21 di ottobre, costruisce l’impresa con-tro il bulgaro Alexander Nicolov. L’azzurro è contatodue volte, è sul punto di crollare, però reagisce e ri-monta in maniera entusiasmante. Nicolov è tempe-stato di colpi, in particolare il suo proverbiale jab de-stro, e crolla per ko tecnico all’ultima ripresa: CosimoPinto, falegname novarese di via Tarantola, è finali-sta Olim pico. Un incontro epico che ha segnato la vi-ta di entrambi creando un legame duraturo nel tem-

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#VERSO TOKYO

si impone nettamente anche sul campione naziona-le in carica Saraudi, spianandosi la strada per leOlim piadi.«La rivalità tra me a Saraudi non è stata cosa da po-co. Mi ricordo che ai campionati italiani persi in fina-le contro Giulio al mio ingresso nella categoria me-dio-massimi. Un incontro molto combattuto sul qua-le gli stessi giornali sollevarono qualche dubbio inmerito al verdetto. Successivamente ci incontram-mo altre due volte nelle Preolimpiche e mi imposi io.La sfida decisiva si disputò alla Smef di Orvieto e fua porte chiuse. Quando i tecnici federali Rea e Poggimi comunicarono che avrei partecipato alle Olim -piadi mi resi conto che avevo raggiunto un traguardomeraviglioso».Per Cosimo la “grande avventura” inizia il 17 ottobre1964. Sette giorni di fuoco al Korakuen Hall eun’esperienza, quella del Villaggio Olimpico, il cui ri-cordo è ancora vivo. «C’era un grande spirito di con-divisione. La consapevolezza di vivere un’esperien-za unica insieme ad atleti di tutto il mondo, cosa cheallora non era così usuale come lo è oggi. Tutti insie-me ma ognuno con i suoi usi e costumi che, soprat-

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CONVENZIONE ANAOAI-CISALFA

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po. «È un amico – racconta –. La boxe èuno sport violento, ma il rispetto è il va-lore che conta di più. Ci sono disciplinein cui è difficile stringere rapporti con ipropri avversari. Nel pugilato invece èuna cosa consueta. Sono andato a Sofiaa trovarlo, lui è venuto più volte in italia,anche in occasione delle celebrazioniper il Cinquantesimo anniversario daquella vittoria». L’atto finale si disputa due giorni dopocontro l’altro grande favorito, il russoAleksej Kiseliov. Mancino aggressivo,più volte ripreso dall’arbitro, già meda-glia d’argento quattro anni prima a Ro -ma. Tre riprese di fuoco, con i pugili cheribattono colpo su colpo. La spunta Pin -to di misura per 3 a 2: «Di quella nottericordo tutto nei minimi dettagli. L’emo -zione più grande fu quando l’arbitro, alcentro del ring, mi strinse leggermenteil polso poco prima di alzare il bracciodel vincitore. Capii con qualche minutodi anticipo che ero io il campione olim-pico». Cosimo scrive il suo nome dopo quellodi Cassius Clay entrando così nell’olim-po del pugilato: «Ho avuto il piacere diincontrare personalmente il campionestatunitense a Milano nel 1971, conservo ancora ilsuo autografo con gran de affetto». La sua è la me-daglia che chiude la spedizione azzurra, secondooro del pugilato dopo quello di Atzori e dà il via allafesta di un’intera città arrivata a conquistare il pri-mo titolo olimpico della sua lunga storia sportiva.Al ritorno dal Giappone viene organizzata una sfila-ta con una macchina decapottabile per le via dicentro cittadino, con la folla che rende omaggio al-la grande impresa del suo campione.«Pioveva, ma non sentivo nulla – ricorda con ironia –.È stato incredibile l’affetto ricevuto negli anni dallamia città che non ha mai scordato quella magnificaimpresa. Non me lo sarei mai aspettato».A dispetto dei pronostici che lo volevano di lì a breveprofessionista, preferì concludere la propria carrieratra i dilettanti. Nell’anno post-olimpico vinse a Ca -gliari quel titolo italiano che ancora mancava.Impreziosisce infine il suo palmarès nel 1967, vin-

cendo nuovamente il titolo tricolore a Napoli e con-quistando una medaglia di bronzo Campionati euro-pei di Roma.Abbandona l’attività a soli 25 anni, diventando in se-guito un apprezzato funzionario di banca e conti-nuando ad alimentare la sua passione sportiva in di-verse discipline e in vari ambiti, tra i quali la nostraBenemerita Associazione di cui è socio di lunga datae dirigente apprezzato. «Terminata l’attività agonistica, essendo ancora ingiovane età mi sono potuto dedicare ad altre disci-pline che mi avevano sempre attratto come le ArtiMarziali, il Tiro a Segno e la Subacquea. Ma soprat-tutto non ho mai smesso di sentirmi un Azzurro, im-pegnandomi nel trasmettere il significato, per meimportantissimo, della Maglia Azzurra promuoven-do i valori che questa veicola soprattutto tra i più gio-vani».

Cosimo Pinto in occasione del Cinquantesimo anniversario della vittoria olimpicae alcuni riconoscimenti alla sua carriera.

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#MESSICO 1968

L’utopia olimpicaIl ricordo di Franco Del Campo a cinquant’anni da un’edizione olimpica indimenticabile e quelmitico anno tra sport e banchi di scuola. Lo sport e la competizione ai massimi livelli come metafora di un’utopia da realizzare con sacrificio.

mondo dello sport. Ma potevo permettermi barba ecapelli lunghi perché nuotavo a dorso, con la testafuori dall’acqua, e poi il mio stile era lungo e leggeroperché cercavo di imitare Roland Matthes, il più forteed elegante dorsista di tutti i tempi. Così, nuotandoe faticando, leggendo, studiando e discutendo sututto, sono arrivato a Città del Messico, una splendi-da megalopoli inquinata, posta su un altipiano di2200 metri, dove respirare è faticoso. Ho imparatoa conoscere i messicani, con il loro spagnolo canta-to, così facile da capire, e il loro senso del tempo, ma-gico, incerto e dilatato, che sembrava inconciliabilecon il rigoroso “tic tac” del pensiero occidentale. Mai mesi che hanno preceduto le mie/nostre gare a2200 metri di altitudine, in quel lungo ’68, sono staticostellati dalla morte dei nostri profeti disarmati,dall’assassinio di Martin Lu ther King, che ci avevaregalato un sogno, a quello di Bob Kennedy, che ciprometteva giustizia e il diritto alla ricerca della feli-cità. Poi c’è stata la Primavera di Praga, schiacciatadai carri armati sovietici, fino al massacro degli stu-denti messicani, quando eravamo già a Città delMessico, nell’agguato della polizia a Plaza de lasTres Culturas di Tlatelolco. Solo quando sono arrivate le gare ho messo da partegli incubi di una cronaca che diventava storia e mi so-no tuffato nel sogno olimpico. L’atletica è iniziata pri-ma del nuoto e così ci siamo infilati nel grande stadioAzteca, dove avevamo sfilato pochi giorni prima nel-la cerimonia di apertura dei Giochi, per andare a ve-dere i 200 metri di Tommie Smith e John Carlos, per-ché sapevamo che c’era qualcosa nell’aria. I mie ri-cordi in diretta sono diversi dalle immagini che ab-biamo visto riprodotte migliaia di volte sui media.Nella mia memoria quel podio era piccolo e lontano.Abbiamo visto a malapena quei pugni chiusi in unguanto nero. Invece ho scoperto solo molto più tardi

Il “mio” ’68 è stato liqui-do. Mezzo secolo fa hovissuto l’anno che dove-va cambiare il mondo ingran parte in acqua, anuotare, nuotare, nuota-re, qualche volta fino a13 chilometri al giorno.Ma non solo. Ho anchestudiato e per me eraquasi più divertente, per-ché a scuola potevo an-che divergere, sperimen-

tare, forse contestare. Nel nuoto, invece, le regole, lafatica, il sacrificio, il senso del dovere erano radicatidentro la mia vita di atleta. Qualche volta potevo in-filarmi in piccole fughe con i miei amici, ma durava-no pochissimo. Ho imparato, così, una disciplina chenon era imposta dall’alto, ma era una scelta autono-ma e consapevole e quindi assai più resiliente alletentazioni di una vita che si apriva al mondo.Regole, fatica, sacrificio e disciplina erano il prezzoda pagare per realizzare un sogno che fino a pocoprima sembrava impossibile: partecipare alla XIXOlimpiade, che si sarebbe svolta nell’ottobre del 1968a Città del Messico. Partecipare ai Giochi Olim pici,come aveva suggerito De Coubertin, era già una vit-toria, ma in quegli anni Trieste, dopo un passato glo-rioso, era diventata periferica per il nuoto nazionale.D’inverno nuotavo, con i miei compagni di squadra,in una piscina coperta “irregolare” di 33,33 metri ed’estate in acqua di mare della vasca del bagnoAusonia. E poi, forse, non ero troppo amato dallaFederazione Italiana Nuoto di allora. Forse perchéavevo barba e capelli lunghi, forse perché leggevo igiornali “sbagliati” invece dei quotidiani sportivi, for-se perché mi inventavo una dialettica inusuale nel

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che il secondo arrivato, l’australiano Peter Norman,che sembrava quasi un intruso tra i due neri, avevafatto un piccolo gesto importante mettendo sullasua tuta verde ed oro lo stemma del ProgettoOlimpico per i Diritti Umani, contro l’apartheid. Tuttie tre, nonostante la prestazione olimpica ecceziona-le, pagarono duramente per il resto della vita quellascelta forte e coraggiosa. Ho visto da vicino, invece,la lotta furibonda a sfondo razziale – che forse i gior-nalisti non hanno potuto raccontare, perché nonavevano accesso al villaggio olimpico – tra bianchi eneri all’interno della delegazione degli Stati Unitid’America. Atleti a stelle e strisce, grandi e forti, si so-no picchiati a sangue. Ma tutto è rimasto copertodall’ipocrisia della tregua olimpica e perché “theshow must go on”. Il giorno dopo abbiamo visto gi-ganti pieni di muscoli – più neri che bianchi – fasciatie pieni di lividi, ma di nuovo concentrati sull’impegnoagonistico. Poi è arrivato il nuoto. I miei compagni disquadra si sono esauriti uno dopo l’altro, forse un

po’ distratti o forse appannati dalla mancanza di os-sigeno, mentre i miei muscoli, lunghi, sottili e leggeri,si sono rivelati più resistenti. Ricordo allenamenti egare, fatica e paura. Batterie, semifinali e poi, incre-dibilmente – primo italiano nella storia del nuoto –due finali olimpiche, nei 100 e 200 dorso. Ricordo lalunga attesa della “chiamata”, la gara da costruirenella mia testa, bracciata dopo bracciata: a posto,colpo di pistola e via, roteare le braccia e battere legambe, virata, che a dorso è sempre un po’ un’inco-gnita, di nuovo bracciate e la certezza di un dolorelancinante in tutto il corpo, ma sai che non devi mol-lare, che puoi arrivare fino alla fine, anche se nell’ul-timo metro la vista ti si annebbia per mancanza diossigeno e non riesci più a pensare. Alla fine due volte ultimo, per una frazione di secon-do nei 100, impercettibile ad occhio nudo. Forse honuotato, a differenza del mio solito, troppo corto econtratto. Forse ho fatto una bracciata in più, anneb-biato dall’ipossia, invece di allungarmi verso l’arrivo.

Franco Del Campo portato in trionfo dai compagni di scuola dopo le Olimpiadi.

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varci, sperimentare soluzioni innovative, cercare neirisvolti delle materie tradizionali le parti mancanti,che restavano fuori dai programmi. Da qui la curiosi-tà per la letteratura, la storia, la filosofia, da esplora-re oltre l’800. Cercavamo nuovi strumenti per stu-diare e forse cambiare il mondo. Così è arrivata l’oc-cupazione, anche per imitazione, visto che avevanoiniziato le ragazze delle magistrali e noi non poteva-mo essere da meno. Sono andato, forse “protetto”dai recenti risultati olimpici e da una pagella non di-sprezzabile, assieme a una delegazione studente-sca, dal preside della scuola, a comunicargli che lascuola era occupata e che quindi – per cortesia – do-veva darci le chiavi. Ma gli ho anche detto di non pre-occuparsi perché non avremmo fatto entrare alcunestraneo e avremmo mantenuto tutto in ordine. Ilpreside, un po’ rassegnato e un po’ sollevato, ci con-segnò quasi subito le chiavi e mi disse: “…mi racco-mando…”.È iniziata così la nostra “occupazione gentile”.Avevamo preso un impegno, ma dovevamo provarea noi stessi che saremmo stati in grado di governarcicon le nostre regole, condivise, che avremmo fatto

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#MESSICO 1968

Due volte ultimo, ma due volte in finale. Il ritorno a casa è stato caloroso, con l’accoglienzagioiosa della mia scuola e i compagni di classe chemi hanno portato in trionfo, un po’ per scherzo e po’per orgoglio, fin sotto il municipio. La polizia – ho sa-puto più tardi – in un primo momento si era preoccu-pata per quella “manifestazione non autorizzata”,ma poi avevano capito e tollerato quel corteo improv-visato per una piccola “gloria cittadina”. Finite le gare, finita l’emozione e la fatica, sbiadital’abbronzatura messicana, con un vago senso divuoto e di completezza, bisognava ritornare a scuolaa studiare. Ma era il ’68. Mezzo secolo fa eravamogiovani, il mondo era in ebollizione e gli studenti cre-devano di essere il motore del cambiamento. Era unmondo che ci stava stretto, le regole erano statescritte da altri, senza chiederci mai un parere, lascuola era ingessata, nel metodo e nei programmi,le ragazze dovevano ancora nascondersi dentrogrembiuli neri e noi portavamo una (finta) cravattatenuta su con l’elastico. Intorno a noi vedevamo ga-loppare il cambiamento, che sembrava possibile eaddirittura a portata di mano. E allora bisognava pro-

LE MEDAGLIE AZZURRE ALLE OLIMPIADI DI MESSICO 1968

ORO– Primo Baran, Renzo Sambo, Bruno Cipolla Canottaggio “due con”– Pierfranco Vianelli Ciclismo “strada individuale”– Klaus Dibiasi Tuffi “piattaforma”

ARGENTO– Klaus Dibiasi Tuffi “trampolino”– Giordano Turrini Ciclismo “velocità”– Michele Maffei, Rolando Rigoli, Cesare Salvadori Scherma “sciabola a squadre” Wladimiro Calarese, Pier Luigi Chicca– Romano Garagnani Tiro a Volo “piattello skeet”

BRONZO– Franco Cavallo, Camillo Gargano Vela “classe Stelle”– Fabio Albarelli Vela “classe Finn”– Eddy Ottoz Atletica leggera “110 m ostacoli”– Giuseppe Gentile Atletica leggera “salto triplo”– Luigi Roncaglia, Lorenzo Bosisio, Cipriano Chemello, Ciclismo “inseguimento a squadre” Giorgio Morbiato– Pierfranco Vianelli, Giovanni Bramucci, Vittorio Marcelli, Ciclismo “cronometro 100 km a squadre” Mauro Simonetti– Tullio Baraglia, Renato Bosatta, Abramo Albini, Canottaggio “quattro senza” Pier Angelo Conti Manzini– Giorgio Bambini Pugilato “massimi”– Gian Luigi Saccaro Scherma “spada individuale”

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di più e meglio, inventan-doci dei corsi “alternati-vi”, che faticavamo ariempire di contenuti in-novativi. Poi abbiamo sco-perto “Let tera a una pro-fessoressa”, scritta dauno strano prete, che rac-contava una scuola diver-sa e possibile, dove nes-suno doveva restare in-dietro, e che “non c’è nul-la che sia ingiusto quantofar le parti eguali fra disu-guali”, ma dove si dovevastudiare, magari leggen-do i giornali, ed impegnar-si. E poi c’erano le assem-blee, una conquista de-mocratica, destinate a di-ventare un rito intermina-bile. Assemblee che guidavo con un frammento di“carisma olimpico”, che poi ho rifiutato perché eratroppo facile ed inquietante. Avevo toccato con ma-no che la “volontà generale”, teorizzata da Rous -seau, si adeguava quasi sempre a quello che era giàstato deciso. L’occupazione, però, era diventata l’occasione persentire la scuola davvero “nostra”, da pensare e ge-stire in prima persona, da innovare tra contestazio-ne e senso di responsabilità. Nei corsi “alternativi”abbiamo scoperto il Novecento, il Fascismo, laResistenza e la Costituzione, fino ad allora marginalinei nostri “programmi”. Non volevamo i partiti den-tro l’occupazione, ma lentamente è cresciuta dentrodi noi – tendenzialmente libertari – la coscienza an-tifascista, anche perché i fascisti a Trieste erano du-ri, cattivi e pericolosi. Dopo aver sperimentatol’ebrezza di una libertà indistinta, dopo aver studiatoda soli e aver preparato un “programma” di richiesteda fare ai nostri professori, forse un po’ banale, mo-derato e “riformista”, senza cedimenti al “sei politi-co”, abbiamo deciso di smobilitare. Ma prima c’èstata una grande pulizia e riordino della scuola e del-le aule, mettendo i banchi a semicerchio attorno allacattedra, che dopo un po’ sono ritornati in fila esquadrati come sempre. Alla fine ho restituito lechiavi della scuola e il “programma” di richieste al

preside, che accolse tutto con un certo sollievo e siastenne da qualsiasi punizione nei nostri confronti,forse perché – in fondo – eravamo dei bravi ragazzi.Questo è stato il nostro ‘68, sperimentale, riformistae formativo, alla ricerca di nuove conoscenze e rego-le da condividere. Ma la speranza di cambiare ilmondo senza troppa fatica si è presto esaurita. La scuola, comunque, è rimasta al centro della miavita. In quei giorni ho trovato il mio “beruf” (profes-sione/vocazione) e nei 40 anni successivi ho inse-gnato Storia e Filosofia e ho cercato di dialogare congli studenti, coniugare il rispetto reciproco alle rego-le, studiare il passato per capire il presente e modi-ficare il futuro, alla ricerca di un “umanesimo consa-pevole”. Il nostro ‘68 si è frantumato la sera del 12 dicembre1969 con la strage di iazza Fontana. Una “strage distato” che doveva bloccare ogni ipotesi di cambia-mento, che aprì le porte alla violenza del terrorismo,e alla strategia della tensione.Ma quello non era più il “mio” ’68. Quell’anno “fatale” mi ha insegnato che lo sport è unesercizio etico per i giovani e che la scuola è il motoredello sviluppo, del progresso e del cambiamento.Adesso ricordo che il “mio” ’68 è stato “liquido” e for-mativo. Ho nuotato, studiato, sognato e alla fine – al-meno lo spero – non ho tradito le promesse che misono fatto mezzo secolo fa. FRANCO DEL CAMPO

Messico 1968: la squadra italiana durante la sfilata alla cerimonia d’apertura dei Giochi.

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#IL RICORDO

ta per la prima volta un cavallo. Nell’autunno del1886 entra nella Scuola Militare di Modena comeaspirante di Cavalleria e stringe un’amicizia fraternacol Marchese Emanuele Cacherano di Bricherasioche morirà come Caprilli in circostanze misteriose.Nel settembre del 1888 Caprilli e Bricherasio vengo-no nominati Sottotenenti nel Reggimento PiemonteReale e prendono alloggio nella sede della Scuola diEquitazione di Pinerolo. Terminata la Scuola, ilS.Ten. livornese si trasferisce al Reggimento a Saluz -zo dove frequenta il Corso Magistrale riservato agliufficiali più appassionati di equitazione ed è proprioin questo periodo che, venuto meno il divieto di mon-tare fuori dalle ore di servizio, il nostro Federico si dàa lunghe cavalcate in campagna dove il suo spiritoun po’ guascone lo porta, per una sfida con se stes-so, a saltare con coraggio fossi profondi ed enormisiepi, lasciando “briglia sciolta” al cavallo ed asse-condandone lo stacco da terra portando il busto pro-teso in avanti. Queste intuizioni si riveleranno fonda-mentali per l’elaborazione del “Metodo Naturaledell’Equitazione” un metodo che, ancor oggi insupe-rato, rivoluzionerà il modo di cavalcare e renderà fa-moso Caprilli in tutto il mondo. La sua fama di speri-colato innovatore ha resistito fino ai giorni nostri:emblematico, infatti, quanto accaduto nel 1981 alnostro Presidente del Consiglio Giovanni Spadoliniche, ricevuto in visita ufficiale alla Casa Bianca dalPresidente cowboy Ronald Reagan, casca letteral-mente dalle nuvole quando l’ex divo di Hollywood,rendendo i dovuti onori all’Italia uscì con la frase«terra di Miche lan gelo e di Caprilli». Ormai il livorne-se volante è diventato il “cavaliere dei cavalieri”; par-tecipa a numerosi concorsi ippici in Italia e all’este-

FEDERICO CAPRILLIIl cavaliere volanteA 150 anni dalla nascita questa è la storia, fra realtà e mistero , di un cavaliere innovatore dell’arteequestre, campione sportivo, soldato esemplare, idolo delle donne, eroe romantico che la morte,pur sottraendolo precocemente ad un destino glorioso, ha reso per sempre immortale.

Federico Caprilli nasce a Livorno l’11 aprile 1868;ancora bambino rimane orfano di padre ma trova inCarlo Santini, che la madre ha sposato in secondenozze, la persona giusta per farlo crescere con saniprincipi morali e ideali patriottici. Fin da ragazzo è af-fascinato dall’Arma della Cavalleria da sempre, nel-l’immaginario collettivo dell’epoca, l’Arma del suc-cesso, dell’avventura e della nobiltà. A tredici annientra nel Collegio Militare di Firenze dove eccellenella ginnastica e nella scherma; successivamenteviene trasferito al Collegio Militare di Roma ed è pro-prio qui che, durante la frequenza al IV°Corso, mon-

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ro, vincendone la maggior parte, ma raggiunge l’api-ce della sua sfolgorante carriera quando viene invi-tato a Saumur dall’Accademia di Cavalleria più fa-mosa del mondo dove sbaraglia i più forti cavalierifrancesi e quando, durante il Concorso Ippico In -ternazionale di Torino, riesce a battere il record mon-diale di “salto in elevazione” con la misura di mt.2,08. Questa gara sarà la definitiva consacrazionedi Caprilli e del suo “metodo naturale” che verràadottato da tutte la Scuole di Cavalleria del mondodando inizio all’equitazione moderna. Le Olimpiadidi Parigi del 1900, dove per la prima volta l’equita-zione viene ammessa nel programma olimpico, so-no, per l’ufficiale livornese, una ghiotta occasioneper dimostrare, ancora una volta, la sua indiscussasuperiorità su tutti i cavalieri dell’epoca; Caprilli in-sieme al fido allievo, il Conte vicentino S.Ten. GianGiorgio Trissino, sono iscritti, con regolare permessoministeriale, alle gare di “Salto in Elevazione” e di“Salto in Estensione “ e partono per Parigi con i ca-valli Oreste, Melopo e Monte bello. Inaspettatamente un telegramma del governo delRegno d’Italia richiama in servizio Caprilli; il suo no-me viene quindi depennato ufficialmente dall’elen-co dei partecipanti per cui a difendere i colori azzurrinelle due gare rimane solo il S.Ten. Trissino. Caprilli,pur ritenendo ingiusto e frustrante il divieto, rientradisciplinatamente al reggimento ma il suo animo dilivornese ribelle lo porta a mettere in atto un rischio-so quanto geniale “escamotage” per poter ritornarequanto prima a Parigi: chiede infatti una licenza dicinque giorni per recarsi a Torino per inderogabili im-pegni personali (licenza che peraltro vieta l’espa-trio!) e, una volta ottenutala e arrivato a Torino, pren-de il treno per Parigi dove si unisce al S.Ten. Trissinoche, nel frattempo, ha vinto la Medaglia d’oro nel“Salto in Elevazione” con mt. 1,85 a pari merito colfrancese Dominique Gardères. Rimane la gara del“Salto in Estensione” ed è in questa gara che Ca -prilli, d’accordo con Tris sino, decide di sostituirlo gio-cando sull’equivoco del nome e andando a vincere,in sella al cavallo Oreste, la medaglia d’argento conla misura di mt. 5,70. Terminata la gara l’ufficiale li-vornese, per evitare le inevitabili punizioni che neavrebbero stroncato la brillante carriera, rientra pre-cipitosamente in Italia e raggiunge il reggimento en-tro il giorno di scadenza della licenza mentre alla ce-rimonia di premiazione, come ovvio, la medaglia

d’argento sarà ritirata dal S.Ten. Trissino, il cavaliereufficialmente iscritto alla gara. Alto, bello, sorriso accattivante, simpatico, coraggio-so, Caprilli ama il fumo, il ballo e le belle donne chespesso ha l’opportunità di incontrare nelle varie fe-ste mondane della Belle Époque italiana. La precoceamicizia col Mar chese Emanuele Cacherano di Bric -herasio gli schiude le porte dei più importanti “salot-ti bene” dell’epoca; a soli ventitré anni, nel pieno delsuo fulgore fisico e del suo “charme”, diventa l’idolodi tutte le donne con cui viene a contatto e ogni voltache si presenta sul campo per esibirsi in esercizi distile o per partecipare a concorsi ippici, gli occhi del-le belle donne sono tutti per lui. La mattina del 5 dicembre 1907 Caprilli lascia Pine -rolo per dirigersi, in treno, a Torino dove ha un ap-puntamento con una delle sue amanti; inspiegabil-mente la ragazza non si presenta e Caprilli, irritato edeluso, decide di trascorrere il pomeriggio nella scu-deria del commerciante di cavalli più importante diTorino Cav. Enea Gallina dove ne visiona una serie,per poi decidere di montare un morello molto docilee tranquillo. C’è la neve e comincia a far buio: il ca-vallo esce dalla scuderia tenuto al “passo” per poipassare al “trotto raccorciato” verso la Piazza d’Armie scomparire alla vista degli uomini della scuderia. Ilritorno, al galoppo, del morello scosso e spaventatofa scattare l’allarme per cui vengono organizzate lericerche e Caprilli viene trovato esamine a terra privodi conoscenza; trasportato all’Ospedale Maurizianogli viene riscontrata una profonda frattura alla nucacon fuoriuscita di sangue e materia cerebrale, dia-gnosi che contrastava in pieno con quanto detto dalCav. Gallina che, giunto sul luogo dell’accaduto, ave-va riferito di una frattura alla fronte dovuta alla cadu-ta del cavaliere con la testa “all’ingiù”. La “vox popu-li” riporta una storia del tutto diversa e alcune perso-ne dichiararono di aver udito degli spari in concomi-tanza con la caduta di Caprilli. Una cosa è certa: giàil giorno dopo del corpo del cavaliere non rimanevache un mucchio di cenere, come in cenere fu ridottoun misterioso baule contenente, si dice, la corri-spondenza amorosa con le sue numerose amanti.Quando Caprilli muore di lui si parla in tutti i salottieleganti d’Europa e negli ambienti militari come diun genio ribelle che era riuscito ad imporre il suo an-cor oggi insuperato“metodo naturale” alle conserva-trici gerarchie militari. RODOLFO GRAZIANI

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#DALLE SEZIONI

BERGAMO6° MEETING NAZIONALE DI NUOTO “AZZURRI D’ITALIA”Si è svolto nel primo fine settimana di giugno il6° Meeting Nazionale di nuovo “Azzurri d’Italia”.Organizzato dalla società sportiva ASD BergamoNuoto, Stella al Merito Sportivo, in collaborazio-ne con l’Associazione Nazionale Azzurri d’Italia -Sezione di Bergamo e il patrocinio della Fede -razione Italiana Nuoto FIN - Regione Lombardia,Comune e Provincia di Bergamo ed in collabora-zione con e il supporto di Bergamo In fra strut -ture SPA.Arrivato alla sesta edizione e dedicato per il se-condo anno alla memoria dell’Azzurro di atleticaGiorgio Gandini (atleta e tecnico bresciano dinascita ma bergamasco d’adozione, a lungoPresidente della locale Sezione ANAOAI), il Tor -neo è riservato alle categorie Esordienti, Ra -gazzi, Juniores e Assoluti ed ha visto la parteci-pazione di circa 2000 giovani atleti provenientida tutte le migliori realtà sportive della provin-cia.Un fine settimana di sport vissuto nella splendi-da cornice del CS Piscine Italcementi di via delloStatuto, e che ha visto la presenza in rappresen-tanza dell’Associazione del Past President Gian -franco Baraldi, del Vicepresidente vicario Rober -to Vanoli e del Presidente ANAOAI Bergamo Fa -bio Cinquini, Consigliere Nazionale FITArco, arri-vati per ammirare insieme a tanti soci le gare diquesti giovani talenti che faranno le fortune del-lo sport azzurro.

CAGLIARICELEBRAZIONI E PROGETTI PER IL FUTUROContinuano i festeggiamenti alla Sezione diCagliari. Dopo quelli riservati a Paolo Racu gno,di cui abbiamo dato conto nel precedente nu-mero, a inizio maggio si sono svolte le celebra-zioni del compleanno numero 101 dello sportisolano. Un’occasione per ritrovarsi e per getta-re le basi dell’attività da svolgersi sul territorionei prossimi mesi.Particolare attenzione, in linea con le direttivestatutarie e le indicazioni Associative, sarà riser-vata al mondo della scuola. Da inizio anno sco-lastico saremo presenti al Convitto Nazionale diCagliari dove avranno luogo una serie di incontritra gli Azzurri e gli alunni dell’Istituto per condivi-dere le esperienze di vita ed i successi sportividei nostri soci. Un modo per promuovere i valoriche la gloriosa Magliarappresenta e incorag-giare i ragazzi ad adotta-re un sano stile di vita.Tanti i temi che verrannoaffrontati, differenzian-doli in rapporto al livelloscolastico (elementari,medie, superiori) ma tut-ti legati alla pratica spor-tiva. Una sinergia, quellacon Il Convivio Nazio na le, ancor più strategica inquanto l’Istituto ha attivato un corso di studi conalcune classi a indirizzo prettamente sportivo.La serie di incontri inizierà con la presentazionedel libro “Canestri di Vita”, in cui è riassunta l’in-tera storia umana e sportiva di AlessandroSpinetti e Franca Spila Spinetti.I due ragazzi, oggi portatori di 156 primavereequamente divise, hanno iniziato a fare sportnel 1952 ed ancora oggi, a vario titolo, sono suicampi a dispensare consigli e buffetti a tantigiovani atleti.Alessandro Spinetti, oltre a rappresentare lamemoria storica dello sport sardo è inoltrePresidente della Sezione ANAOAI di Cagliari.Il libro costituisce anche un mezzo per far capireagli alunni le differenze tra lo sport degli anni’50 e quello dei giorni d’oggi, far loro conoscerele successive evoluzioni, fino a prendere atto ediscutere sulle tante evoluzioni che hanno inqui-nato lo sport con la perdita di molti di quei valoriche a metà del secolo scorso erano imprescindi-bili ed irrinunciabili.Agli incontri saranno presenti campioni di diver-se discipline, soci della Sezione di Cagliari, ed èprevista la realizzazione di un elaborato sui ri-sultati ottenuti dalla iniziativa.Bergamo. Un momento delle premiazioni del meeting “Azzurri d’Italia”.

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GENOVAKEVIN ALBONETTI È NUOVO PRESIDENTE DELLA SEZIONEL’Assemblea dello scorso 11 aprile ha chiuso il periodo di commissariamento della Sezione ligure con l’elezione di Kevin Albonetti in qualitàdi Presidente. Classe 1993, Albonetti è il più gio-vane Azzurro alla guida di una Sezione ANAOAI.Un onore ed un onere per il tennista in forza alPark Tennis Genova, che sarà coadiuvato nel ri-lancio della gloriosa Sezione di Genova dal nuo-vo Consiglio composto dal Vicepreside Ingrid VanMarle (campionessa mondiale pattinaggio), il Se -gretario Giuseppe Fre gosi (campione mondialepattinaggio), GildoGron dona (cam-pione mondiale ti-ro a volo) e BinaGuiducci (campio-nessa mondiale ti-ro a volo).La prima uscita uf-ficiale dei nuovivertici è avvenutain occasione del19° Galà “Stellenello sport”, tradizionale manifestazione che èpunto di riferimento per le realtà sportive del ter-ritorio, svoltasi a inizio maggio nella sala Grecaledel Porto Antico. Una Sezione, quella genovese,che può vantare nelle sue fila tanti soci che sonotuttora protagonisti sui campi di gara. Ricor -diamo, in tal senso, l’accesso alle finali Play Offda parte del doppio composto dal PresidenteAlbonetti e dal socio Matteo Repetto e lo splendi-do argento conquistato da Gildo Grondona aiCampionati Europei Forza Universale di tiro alpiattello che si sono appena disputati a Toledo.

LUIGI CAMPANELLA UN PEZZO DI STORIA DELLA LOTTA AZZURRA Un fuori classe della lotta greco romana, uno deipochi olimpionici al mondo che ancora potevaraccontarti di che azzurro era il cielo sopra lo sta-dio di Wembley il 29 luglio del 1948, quando, du-rante la cerimonia inaugurale della XIV Olim -piade, la torcia accese il braciere olimpico e gliapplausi del pubblico sommersero lui e tutti glialtri atleti, e Sua Maestà Giorgio VI, il padre dellaregina Elisabetta, che era solo a pochi metri didistanza. Luigi Campanella detto Luisito, classe 1918, èmorto il 6 giugno scorso, nella sua Genova. Frapochi mesi avrebbe compiuto cento anni. Nel1945, tre anni prima di andare alle Olim piadi,con il soprannome “Il Campione”, aveva parteci-

pato alla lotta partigiana ligurenella Brigata Severino e avevacontribuito a liberare Genovadai Tedeschi. Quel giorno di settant’anni fa,alle Olimpiadi di Londra, Luisitosfilò a fianco di un altro grandeatleta genovese, l’amico disempre Gari baldo Nizzola, cam-pione di lotta libera, ma dentrodi sé Luisito portava già un pe-so che lo avrebbe accompagna-to per tutta la vita e di cui solo anni dopo raccon-tò al nipote Giuseppe: «Garibaldo era figlio delgrande Marcello Nizzola. Marcello era stato unodei miei idoli sportivi, un vero mito della lottagreco romana, fra le innumerevoli medaglieaveva vinto anche l’argento alle Olim piadi di LosAngeles del 1932. Ma in città era noto ancheper aver aderito fra i primi al movimento fasci-sta e si diceva ne avesse fatto parte attiva sfo-gando la propria forza fisica sui nemici politici.Nel 1945, subito dopo la Liberazione, vidiMarcello in un bar di Via XX Settembre, accer-chiato da chi voleva fargliela pagare. Erano gior-ni di giustizia sommaria, sapevo che se non fos-si intervenuto sarebbe andata a finire male.Allora mi feci largo, lo salutai e lo abbracciai.Eravamo stati prima fratelli nello sport, poi ne-mici, ma la guerra adesso era finita. Quel gior-no, grazie a me Marcello fu risparmiato. Ma dueanni dopo, nel 1947, lo trovarono morto con unproiettile alla schiena sul marciapiede di unavia cittadina». Questo il peso di Luisito a Wembley quel giornodel ’48, mentre sfilava a fianco di Garibaldo,questo il suo cruccio per gli anni a venire. Lui, unuomo generoso, profondamente buono comesolo i grandi campioni sanno esserlo fuori dal-l’arena sportiva. Nel 2012 ebbi il privilegio di intervistare LuisitoCampanella per “Il Secolo XIX”. Ne andavi fiero,Luisito, del mio articolo, ridevi felice mentre miraccontavi di come, il giorno della sua pubblica-zione e per qualche tempo dopo, molte personeche di solito manco ti salutavano ti fermasseroper strada, per dirti che lo avevano letto e percongratularsi, e che i tuoi amici del circolo loavessero addirittura incorniciato e appeso inbell'evidenza ad una parete. Pare sia ancora lì, afar bella mostra di sé e di te, Luisito, e io ne so-no davvero onorata. Ora che esisti solo nella no-stra memoria, eccoti il mio tributo di parole. È la-cunoso ma accettalo lo stesso, non conosco al-tro modo per rendere testimonianza di una vitastraordinaria come la tua. INGRID VAN MARLE

LUIGI “LUISITO”CAMPANELLA

KEVIN ALBONETTI

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#DALLE SEZIONI

Gorizia-Monfalcone. Foto di gruppo con il Sindaco Anna MariaCisint.

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monia inaugurale della prima edizione di “Pro -mo Mare Monfalcone”, manifestazione organiz-zata dal Comune friulano e dedicata alla memo-ria di Walter Sepuca, detto “il Comandante”, ve-nuto a mancare recentemente dopo essere sta-to per mezzo secolo un protagonista della vitamarinara locale. La manifestazione è stata or-ganizzata in collaborazione con le società veli-che e remiere del territorio. Storiche e consoli-date realtà sportive che rendono tangibile lostretto rapporto tra il Mare Adriatico e la città diMonfalcone. Era infatti il 3 aprile 1908, quandovenne inaugurato il “Cantiere navale triestino”,il più grande cantiere navale d’Italia. Oggi deno-minato Fincantieri è a tutt’oggi leader mondialenella produzioni di grandi navi da crociera.Nell’occasione il Presidente Rita Apollo ha volu-to sottolineare come tale legame abbia regalatoallo sport nazionale decine di campioni di vela,di canottaggio e, in tempi più recenti, di wind -surf, nonché tanti Azzurri che hanno vestito cononore i colori del nostro Paese nei mari di tuttoil mondo.Nella piazza di Monfalcone, luogo fulcro delladue giorni dedicata al mare, erano presenti glistand delle maggiori società sportive del territo-rio, che hanno calamitato l’attenzione di giovanie meno giovani grazie anche alla presenza di si-mulatori di voga e di vela. A fare bella mostra disé anche alcune derive da regata, un catamara-no F18, canoe e altre imbarcazioni sportive.

GORIZIA-MONFALCONEMONFALCONE - FESTA DEL MAREL’ultimo fine settimana di marzo la Sezione erapresente, in Piazza della Repubblica, alla ceri-

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IMOLAVI EDIZIONE DEL PREMIO EZIO PIRAZZINIA fine maggio si è svolta la cerimonia di premia-zione della sesta edizione del Premio “EzioPirazzini, protagonista di una passione”, dedica-to alla memoria del compianto giornalista spor-tivo imolese. Il concorso, organizzato dalla Se -zione ANAOAI di Imola insieme alla figlia Ga -briella Pirazzini con l’ausilio di Marco Isola eVinicio Dall’Ara oltre ad amici e colleghi dell’indi-menticato giornalista, ha avuto come sottotitoloper questa edizione: “Stili di vita, stili di sport:Highlanders o meteore?”. Una traccia su cui sisono cimentati tanti studenti delle scuole supe-riori di Imola e del circondario, che hanno pro-dotto elaborati divisi nelle sezioni “articolo” e“prodotto multimediale”. Novità di quest’annola partecipazione dell’Is tituto AlberghieroBartolomeo Scappi di Castel San Pietro. L’obiet -tivo resta sempre quello di mettere in evidenzala passione legata allo sport e i valori che veico-la, promuovendo al contempo sani stili di vitatra i più giovani. Di assoluto livello la giuria chia-mata a giudicare i tanti lavori in concorso, com-posta da importanti firme del giornalismo: Giu -seppe Tas si (editorialista Qn), Pino Allevi (inviatoGazzetta dello Sport), Raffaele Dalla Vite (exgiornalista della rosea) e Renato D’Ulisse (exgiornalista Corriere dello Sport Stadio). In rap-presentanza del Consiglio Nazionale ANA-OAI erano presenti il Presidente Na zionaleStefano Mei e Roberto Va noli, Vicepre -sidente vicario, che hanno portato il plau-so per una manifestazione oramai “stori-ca” e per l’attività svolta dal Comitato or-ganizzatore e dal rappresentante regiona-le dell’Asso cia zione Gian franco Ber nardi edal Presi den te della Se zione imoleseMoreno Grandi. La cerimonia di consegnadei premi si è svolta, come di consueto,nella sala stampa dell’autodromo “Enzo eDino Ferrari”. Un rapporto consolidato co-me rimarcato da Uberto Selvatico Estense,Pre sidente di Formula Imola, nel porgere ilsaluto di benvenuto in autodromo. Per ri-cevere il riconoscimento ed l’applauso de-gli intervenuti, nella Sezione “articolo”, so-no saliti sul palco Martina Panieri terza

classificata, Lorenzo Franzoni, secondo, mentreil primo premio è stato assegnato a Lorenzo DiPalma per un elaborato sul ruolo dell’allenatorequale figura di riferimento non solo dal punti divista tecnico ma anche da quello umano. Per lasezione multimediale al terzo posto si è classifi-cato un gruppo di studenti della 3°BS del -l’Istituto Ghini, seconde a pari merito sono statepremiate Giulia de Martinis e Sara Cristallomentre il primo premio è stato assegnato a Ales -sandro Cappello. Il vincitore ha presentato unsuggestivo elaborato video incentrato sul rap-porto tra sport, arte e musica volto a sottolinea-re il ruolo dell’attività fisica nel percorso di for-mazione della coscienza dell’individuo. Infine ri-conoscimenti per le scuole che hanno parteci-pato con il maggior numero di elaborati di quali-tà e un premio speciale in ceramica, realizzatodallo scultore Ermes Ricci, all’Istituto Scappi“per il lavoro interdiscplinare di grande appro-fondimento operato con il coinvolgimento diclass e studenti di diverso grado, con il supportodi docenti motivati sul tema e sul lavoro in te-am”. Appuntamento alla prossima edizione!

Imola. Il Presidente Stefano Mei con alcuni membri della Giuria.

Imola. I premiati posano insieme alle Autorità intervenute.

Una preziosa iniziativa per far conoscere e pro-muovere le tante discipline sportive legate aquesto affascinante mondo soprattutto ai piùpiccoli, che rappresentano il futuro dello sportisontino e nazionale.

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ROMACONVEGNO “CAMPIONI SENZA TRUCCO.DIAMO UN CALCIO AL BULLISMO CON LA SALUTE IN PRIMA LINEA”Venerdì 8 giugno 2018, presso la suggestivacornice del Circolo Ufficiali dell’Esercito, laSezione ANAOAI di Roma, in collaborazione conla Onlus Ideando, ha organizzato un convegnosulla Medicina dello Sport e sul fenomeno delbullismo. All’evento, moderato dal Prof. Genna -ro Colangelo (docente dell’Università LUMSA diRoma), sono intervenuti il Prof. Ernesto Alicicco(storico medico sportivo dell’AS Roma), il Prof.Giuseppe Capua (Responsabile UOSD Medicinadello Sport presso l’Ospedale San Camillo diRoma, a lungo Presidente della CommissioneAntidoping della FIGC), il Prof. Aldo Grauso (Psi -cologo dello Sport, docente dell’Università Nic -colò Cusano di Roma e membro dell’equipe me-dica delle Nazionali FIGC e LND e della Lega diSerie B) e la Dott.ssa Valeria Zanna (Psichia tradell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di

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#DALLE SEZIONI

LECCO-SONDRIOI CANOTTIERI “MOTO GUZZI”La Sezione vuole ricordare due atleti in forza al-la storica società “Moto Guzzi” che diedero lu-stro al canottaggio azzurro durante gli anni ’50 eche sono recentemente scomparsi.L’Azzurro Attilio Cantoni era nato a Mandello delLario il 2 maggio 1931. Nella sua carriera haconseguito numerosi brillanti risultati, fra cui 9titoli italiani e 4 titoli europei, che all’epoca vale-vano quanto i titoli di campione del mondo.Nel 1956 ha partecipato alle Olimpiadi di Mel -bourne, gareggiando nel “quattro senza timo-niere”, con Giuseppe Moioli, Giovanni Zucchi edAbbondio Marcelli, finendo al quarto posto perun soffio, con il rimpianto di una medaglia peral-tro meritatissima, giacchè solo due mesi primalo stesso equipaggio aveva vinto la medagliad’oro nei campionati europei di Bled, in Jugo -slavia. Cantoni ha lasciato l’agonismo nel 1959,un anno prima delle Olimpiadi di Roma ’60, de-dicandosi all’attività di allenatore e, come tale,ha seguito l’ascesa del figlio Domenico, campio-ne del mondo nel 1992. Fra le tante espressioni di stima e cordoglio,pervenute alla famiglia, si segnala quella delPresidente Livio Micheli, a nome della SocietàMandellese : «La sua memoria si perpetuerànella storia della Moto Guzzi». Una storia nella quale gloriose pagine sono sta-te scritte anche dall’Azzurro Francesco Lazzari,venuto a mancare ad inizio giugno all’età di 90anni. Si dedicò al canottaggio, nella storica so-cietà con sede sulle rive del Lario, con l’allena-

tore Angelo Alippi, poco più che ventenne, fa-cendo valere le proprie doti fisiche, malgrado unincidente lo avesse privato di tre dita della manosinistra: pollice, indice e medio. Atleta dal carat-tere estroverso, ottenne senz’altro meno diquanto meritasse, per la presenza di numerosigiovani di valore nelle file della Moto Guzzi, chespesso lo relegava al ruolo di riserva.Di tutto riguardo tuttavia i risultati conseguiti nelcorso della carriera.Nel 1953 a Copenaghen,centra il quarto postoai Campionati Europei con l’otto inseme a Moio -li, Morille, Vanzin, Zucchi, Lazzari, Cantoni, Carrie Lozza; timoniere Ratti.Nello stesso anno, lo stesso equipaggio si clas-sificò primo assoluto nei Campionati Italiani aCastelgandolfo.Nel 1954 fu riserva del quattro senza che vinse,ad Amsterdam, il titolo ai Campionati Europei.Nello stesso anno è stato titolare, in un equipag-gio tutto Moto Guzzi, con l’otto con, nelle RegateInternazionali di Zurigo centrando il secondo po-sto. Nel 1956 partecipò alla preparazione, con ilquattro con, per le Olimpiadi di Melbourne ma apochi mesi dalla rassegna olimpica abbandonòil canottaggio favorendo il diciannovenne Ro -mano Sgheiz. Un'altra sua grande passionesportiva è stata quella per il ciclismo, trascuran-do a volte gli impegni remieri a favore delle dueruote. La Sezione di Sondrio e Lecco è vicina al-le famiglie di questi due autentici uomini disport, con sincero cordoglio.

I canottieri della Moto Guzzi dopo la vittoria ai campionati italia-ni di Castel Gandolfo nel 1953. Si possono riconoscere l’allena-tore Angelo Alippi e i ragazzi dell'“otto”: Giuseppe Moioli, ElioMorille, Francesco Lazzari, Attilio Cantoni, Marco Carri, AngeloVanzin, Giovanni Zucchi, Giancarlo Lozza e il timoniere ItaloRatti.

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Roma). «Con molto dispiacere noto che in alcunisport, su tutti il calcio, sta dilagando il fenome-no del bullismo». Questo il grido d’allarme lan-ciato dal Prof. Ernesto Alicicco, che ha aggiunto:«La medicina sportiva è rimasta oggi l’unicabranca in grado di fare prevenzione. Il medicosportivo non è soltanto colui che cura o previe-ne un trauma ma è anche e soprattutto coluiche insegna ai giovani le strade giuste per rag-giungere il successo: alimentazione, riposo edallenamento». Anche il Prof. Giuseppe Capua hainsistito sulla necessità di educare le nuove ge-nerazioni a non cercare scorciatoie pericolose:«Il doping non è altro che un fenomeno di bulli-smo dove chi si dopa non ha alcun rispetto delleregole, della tutela della propria salute e neiconfronti del prossimo. L’unica via per contra-stare doping e bullismo è quella di sensibilizza-re i giovani che sono ancora puri sui rischi det-tati dall’uso di sostanze dopanti e sull’etica del-lo sport». «Ad oggi abbiamo approvato soltantola legge n.71/2017 contro il cyberbullismo maancora non esiste in Italia una normativa sulbullismo vero e proprio» ha rimarcato, invece, ilProf. Aldo Grauso, prima di passare a tracciare ilprofilo del “bullo” («Un soggetto aggressivo, po-co empatico, incapace di relazioni positive,spesso di sesso maschile»). Grauso ha inoltrecollegato il tema del bullismo all’incertezzaidentitaria dei giovani di oggi, citando anche lasua collaborazione nel progetto europeoErasmus Plus Briswa sulla prevenzione del raz-zismo nello sport. Sulla stessa lunghezza d’on-da la Dott.ssa Valeria Zanna, che ha messo inevidenza come il bullismo colpisca soprattutto«gli adolescenti già a loro volta sofferenti a cau-sa di disturbi alimentari o legati alla percezionedella propria immagine corporea». Conclusionifinali affidate al Presidente della Sezione Gio -vanni Grauso, che ha ripercorso le tappe più av-vincenti della sua esperienza a servizio dellaProcura Federale della FIGC (in primis, il proces-so “Calciopoli”) e da Procuratore Capo dellaFederciclismo, nella cui veste ha mandato sotto

processo 57 medici sportivi (tutti condannati)per aver falsificato i certificati medici o per man-cato aggiornamento delle cartelle cliniche degliatleti.

MICHELE MAGGINI: GLORIA DEL CICLISMO LAZIALE E SIMBOLO DELLA S.S. LAZIO Ad aprile si è spento serenamente,all’età di 82 anni, la gloria del ciclismolaziale anni ’50 Mi chele Maggini. Natoa Montic chio Bagni il 26 gennaio 1936si trasferì giovanissimo a Roma. L’amore per il ciclismo inizia presso lafamosa scuola ciclistica di Prima Portadel Presidente Simonetti. In questa se -de debutta nella categoria esordienti esu bito si mette in evidenza per il suoinnato talento. Nella categoria Allievi siafferma in numerose gare, testimonian-do il suo potenziale atletico naturale e nel 1955passa nella categoria dilettanti vestendo i coloridella S.S. Lazio Ciclismo presieduta dal cari-smatico Romano Pontisso. Suo compagno disquadra lo storico Ardelio Trapè, fratello del-l’olimpionico Livio. Una stagione positiva quelladel 1955 per gli importanti risultati conseguiti.Si ripete nella stagione successiva con cinquevittorie e numerosi piazzamenti. Nel 1957 l’ulti-ma stagione con la S.S. Lazio viene onorata conben sei successi. Le sue imprese sportive loportano sull’agenda del C.T. Proietti che lo con-voca in Maglia Azzurra nella Nazionale dilettan-ti. Nel 1958 cambia società e approda nel TeamFaema Preneste confermandosi uno dei miglioridilettanti di quegli anni. Uomo di grande sensi-bilità umana, spirito leale e di fair play, lascia ungrande patrimonio di esperienze sportive e disaggezza di vita. GIOVANNI MAIALETTI

Roma. Un momento del Convegno.

MICHELE MAGGINI

SALERNOCONVEGNO A SALERNOIl complicato rapporto tra realee virtuale è stato il tema al cen-tro del convegno intitolato“Ago nismo Reale e AgonismoVirtuale - E-sport; gli sport elet-tronici nel programma olimpi-co”.Il Comitato Olimpico Inter na -zionale riunitosi lo scorso au-tunno a Losanna ha affermato che gli E-sportpossono essere considerati una vera e propriadisciplina sportiva e giocare con i videogamespuò essere definita un’attività agonistica se il li-vello è alto. Non è stata una sorpresa per gli esperti che il

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#DALLE SEZIONI

più importante evento di avvicinamento aiGiochi Olimpici invernali sia stato l’IEM Pyeong -Chang di Starcraft II: un torneo di altissimo livel-lo competitivo ma che in realtà rappresenta ilprimo tentativo di integrazione degli E-sport nel-le Olimpiadi con il pieno sostegno del CIO, ilComitato Olimpico Internazionale.Il sostegno delle Olimpiadi, sempre alla ricercadi nuove discipline da inserire nelle competizio-ni per accrescere il proprio appeal verso il pub-blico più giovane, potrebbe incrementare espo-nenzialmente questo mercato. Il percorso è lun-go e tortuoso e non è detto che all’arrivo glisport elettronici si ritroveranno disciplina olimpi-ca. Di questo e di tant’altro, si è discusso nell'in-teressante Convegno patrocinato dall’Ordinedei Giornalisti e dall’Associazione NazionaleAtleti Olimpici e Azzurri d’Italia, che si è tenutonei locali del Circolo Canottieri Irno. All’incontro è intervenuto lo scrittore e giornali-sta sportivo Daniele Poto, esperto di ludopatie edipendenza da gioco d’azzardo, e Carlo Cuomo,Responsabile didattico IUDAV-VHEI. Ad apporta-re il loro contributo anche Renato Dal Mastro,Presidente della locale Sezione ANAOAI, OttavoLucarelli, Presidente Ordine Giornalisti Ussi Sa -lerno e Giovanni Tortorella, Presidente VeteraniSport Salerno.

XXIX EDIZIONE DEL PREMIO “ATLETI AZZURRI D’ITALIA”Alla fine di maggio il “Circolo Canot -tieri Irno”, prestigioso club salernita-no, ha ospitato la XXIX edizione delPremio “Atleti Azzurri d’Italia”, con-sueto appuntamento organizzato ognianno dalla locale Sezione ANAOAI.Dopo i saluti di rito il Presidente Re -nato Del Mastro ha presentato l’ospi-te della manifestazione, l’Azzur raMartina Valcepina, argento olimpicoalle ultime Olimpiadi invernali nella

disciplina dello short track. La pattinatrice diSondalo ha parlato della sua esperienza inCorea e dell’emozione provata nel salire sul po-dio olimpico. Come da tradizione, nel corsodell’evento, sono stati premiati i protagonistidello sport salernitano e le tante nuove leve chesi sono fatte onore nel corso dell’ultima stagio-ne agonistica. Un premio speciale è stato conse-gnato a Narciso Pisacreta, ex arbitro di calcio at-tualmente Vicepresidente della Com missioneNa zionale Arbitri FIGC. Ha concluso la serata ilpremio “Dipingi il tuo sport”, vinto ex aequo dadue scuole salernitane che meglio hanno sapu-to rappresentare i valori cardine dello sport qua-li l’impegno e la lealtà.

Salerno. Alcuni dei giovani premiati al termine della manifestazione.

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Salerno. Renato Del Mastro con l’Azzurra Martina Valcepina.

Salerno. I partecipanti al concorso “Dipingi il tuo sport”.

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SICILIAA VITTORIA UNA NUOVA PALESTRAÈ stata inaugurata il 23 marzo scorsola nuova palestra del plesso Ss.Rosario del Comune di Vittoria, in pro-vincia di Ra gusa, dedicata alla memo-ria dell’atleta vittoriese Giovanni Cul -trone. La cerimonia, organizzata dallaDirigente Amelia Porrello e dal corpodocente, si è svolta alla presenza delSindaco, della Giunta Municipale, delPresidente del Consiglio Comunale,del Delegato allo Sport e dei Consi -glieri Comunali . Inoltre hanno parte-cipato anche i familiari di GiovanniCultrone e gli esponenti dell’Associazione Na -zio nale Atleti Olimpici e Azzurri d’Ita lia.«È stata una giornata particolarmente emozio-nante – il bilancio del Primo Cittadino – perchévedere i bambini così entusiasti e felici per la lo-ro nuova palestra è una grandissima gioia.Appena insediati abbiamo fatto una ricognizio-ne di tutti gli istituti scolastici e abbiamo trovatouna situazione molto difficile. Tra queste c’erala palestra del Ss. Rosario inagibile da anni eabbandonata al suo destino. Abbiamo preso unimpegno preciso con la Preside e i genitori e ab-

Vittoria. La cerimonia di inaugurazione della palestra presso il SS. Rosario.

Vittoria, da sin.: il C.N. Nando Sorbello, l’Ass. Alfredo Vinciguerra, la Dir. Scolastica AmeliaPorrello, Il Sindaco Giovanni Moscato, il Presidente della Sezione di Ciampino GiuseppeCarfì, il Del. allo Sport Stefano Frasca.

biamo predisposto i lavori necessari al ripristinodella palestra e reperito, con un grande sforzo,le somme necessarie. I nostri bambini rappre-sentano una delle priorità dell'amministrazionee oggi abbiamo restituito una palestra bellissi-ma e funzionale che prende il nome di un gran-de atleta vittoriese come Giovanni Cultrone, ilquale incarna i valori più alti dello sport. Rin -grazio gli Assessori, il Dirigente Privitera e tuttoil gruppo comunale che si occupa delle nostrescuole, la Dirigente Porrello e tutto il corpo do-cente, gli esponenti degli Atleti Azzurri e la fami-glia Cultrone che ha presenziato all’evento».

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#DALLE SEZIONI

TORINOGRANDI RISULTATI SPORTIVI PER I NOSTRI “MASTER”Nel corso dei Campionati italiani assoluti diDuathlon sprint che si sono svolti a Caorle nelmese di febbraio, la socia Azzurra GabriellaBoisha ha ottenuto un risultato a dir poco strepi-toso: è la prima donna nella storia della FITRI asalire sul gradino più alto del podio nella catego-ria 75-79 anni.Nello stesso mese si sono svolti ad Avezzano,presso la palestra della Scuola Media Vivenza, i“Campionati Italiani di Hockey Indoor” valevoliper tutte le categorie Master.Impegnati i Soci Azzurri della Sezione ANAOAIFrancesco Arscone, Giuseppe Caggiano, Paolo

Dosio, Massimo Maida, Bruno Povero, CesareRoluti, Ewald Schmitt e Alfredo Serra, che han-no ottenuto un grande successo vincendo tre ti-toli italiani nelle categorie 50-55-60.

VISITA A PALAZZO REALELa Sezione ANAOAI di Torino si è ritrovata, saba-to 2 giugno, per visitare Palazzo Reale, una del-le dimore sabaude maggiormente apprezzate almondo e la più importante tra le residenze pie-montesi. Ad aggiungere ulteriore fascino alla vi-sita, poi, la superba guida ad opera di ElisaPanero. La dottoressa, tra le cui numerosissimeattività vi è la cura delle Collezioni Archeo lo -giche del Museo di Antichità nonché l’occuparsidelle Collezioni Numismatiche dei Musei Reali,ha dato davvero un tocco di piacevolezza e diprofonda preparazione alla giornata.La nutrita pattuglia, formata da una trentina diconvenuti tra Soci ed Amici degli Atleti Azzurri,ha molto apprezzato la visita considerandola unautentico privilegio (un sentito ringraziamentova al Vicepresidente Riccardo Garosci).Tra gli altri erano presenti il Presidente StefanoLonghi unitamente al Presidente Onorario Mari saZambrini, al Rappresentante Regionale ANAOAI edelle Associazioni Benemerite Giancarlo Cag -giano, così come non sono mancati i Consiglieri.Decisamente avvincente, poi, è stata giudicatala visita della mostra “Anche le statue muoio-no”, ossia una riflessione sui conflitti che com-prende archeologia e storia dell’arte, dai rilieviassiri, all’arte cipriota e romana fino alla pitturadi Roger van der Weyden. Il percorso si intreccia con l’arte contempora-nea attraverso la grande installazione di Maria -na Castillo Deball e le riprese filmiche della re-cente attività di ricerca e di recupero attuata dalCentro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torinoin Iraq. Da rimarcare anche la visita nel piano

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Avezzano (AQ). I Soci della Sezione ANAOAI di Torino premiati nelle categorie 50-55-60 ai Masters di hockey indoor.

Caorle (VE). L’Azzurra di Torino Gabriella Bois sul gradino piùalto del podio e, nel riquadro, con il marito Agostino Ramella.

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sotterraneo della ManicaNuova del Museo di An ti chi -tà, sito sempre presso Pa -lazzo Reale, senza tralascia-re il fascino dell’Ar me ria Re -ale.La dottoressa Panero non siè dimenticata del fatto cheavesse di fronte a sé nume-rosi ex nazionali, tant’è cheil gruppo ha potuto visitare,ed apprezzare, alcuni pezzilegati proprio allo sport, ba-sti pensare ad alcuni vasiantichi con scene di lottache hanno fatto da idealetrait d’union tra lo sport delpassato e quello dei tempimoderni.Dopo uno spettacolare pranzo alla CaffetteriaReale, nel pomeriggio, la giornata si è, infine,conclusa con la visita ai Giardini Reali, propriorecentissimamente riaperti a seguito del loroutilizzo quale cantiere durante il ventennale re-stauro della Cappella del Guarini, andata di-strutta nel ben tristemente noto incendio del1997.

equo, tutti assieme e nella stessa occasione, gliatleti che nel corso dell’annata appena conclu-sa abbiano vestito la Maglia Azzurra facendoparte della Nazionale ufficiale delle singole fe-derazioni sportive del CONI. Gratitudine ufficiale e pubblica per esaltare edindicare, anche ai giovani che non fanno sport,

TRIESTETRIESTE AZZURRA 2018Nell’incantevole cornice del gremito Ridotto delTeatro Verdi alla presenza delle massime Au -torità regionali e cittadine, e di scienziati di livel-lo mondiale, si è tenuta la cerimonia annuale dipremiazione degli atleti Azzurri che hanno rap-presentato Trieste e l’Italia nel mondo. La cerimonia, aperta come da tradizione dal -l’Inno di Mameli, è proseguitacon il commosso omaggio all'in-dimenticabile Az zurro onorarioDario Samer, recentemente de-ceduto. Pallanuotista, dirigentee imprenditore munifico per losport e per la città, rappresen-tato dalla signora Lidia, allaquale è stata conferita una tar-ga, e dai figli Enrico e Lili, im-portanti imprenditori loro stes-si.“Trieste Azzurra” – come ha ri-cordato la Presi dente MarcellaSkabar Bartoli – è una festache da tre decenni l’ANAOAI co-organizza con il Co mune diTrieste per premiare in modo

Trieste. Marcella Skabar insieme alla famiglia Samer.

Trieste. Il Rettore Maurizio Fermeglia con lo Stato Maggiore regionale dell’ANAOAI.

Torino. La comitiva azzurra in visita a Palazzo Reale.

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i benefici e i valori della pratica sportiva dialto livello, l’orgoglio di esser ambasciato-ri dell’italianità nel mondo. Una cerimonia dall’inusuale “taglio scien-tifico”: è stata ricordata la citazione sul“processo scientifico” di Margherita Hack,«sport e scienza sono indissolubilmentelegate in quanto “esercizio di ricerca” diobiettivi nuovi sempre in divenire, sempreda raggiungere e da superare, al fine dimigliorare e ottenere i massimi risultati».Per l’anno 2017 sono stati premiati ben86 atleti Azzurri, saliti sul palco per il me-ritato momento di gloria. L’ambito “Premio Speciale 2018” è statoattribuito al Magnifico professore Mau -rizio Ferme glia, appellato “Rettore piùsportivo d’Ita lia”, annoverato nella listadei 100 migliori scienziati al mondo. Hapraticato anche agonisticamente pallavo-lo, basket, tennis, motocross, alpinismo,sci e sci- alpinismo ed è accademico delCAI.«Lo sport è scuola di vita per porsi, come neglistudi, degli obiettivi nel rispetto degli avversari –ha detto – cosa che non succede in altri contestie che aiuta a maturare».Affascinanti sono state le parole dei due Te sti -monial dell’evento ESOF 2020 che vedrà“Trieste Capitale Europea della Scienza”. Maria Cristina Pedicchio, Presidente dell’Os -servatorio Geofisico Sperimentale, ha ancheraccontato delle sue esperienze accademiche edi vita nei campus canadesi e statunitensi, dovel'atleta di valore gode di bonus e privilegi consi-stenti, e ha incitato i premiati a proseguire le lo-ro esperienze formative all’estero. Anche Pierpaolo Ferrante, ingegnere progettista diopere pubbliche e Direttore di ESOF 2020 TriesteCapitale Europea, ha coinvolto atleti ed accompa-gnatori nel sogno di una città del futuro.

CENTENARIO DELLA U.S. TRIESTINA CALCIODopo il lancio dei festeggiamenti in dicembreper il centenario della squadra di calcio Trie -stina, anche il Comitato del “Premio Barcola”, dicui la Skabar è co-fondatrice, ha voluto ingrandi-re l’attaccamento della città verso la squadradel cuore assegnando il “Premio Barcola” al -l’Amministratore Unico Mauro Milanese. Il prestigioso Premio , giunto alla sua 25ª edizio-ne, celebra ogni anno un personaggio che abbiaeccelso nel dare lustro al nome della città agliocchi del resto del mondo. Come sempre gremito il Salone d’onore dellaRegione, questa volta rallegrato anche dai gio-vani della Triestina.

FESTA PER IL VARO DEL TP52 “LUNA ROSSA”Grande festa per il varo del TP52 “Luna Rossa”,barca con la quale il Team si allenerà in vistadell’avventura in America’s Cup. La festa ha avuto inizio con la conferenza stam-pa in Prefettura cui ha fatto seguito, nella piazzaUnità, la presentazione al pubblico con i salutidelle Autorità e dell’equipaggio capitanato daPatrizio Bertelli, patron di Luna Rossa. E poi il varo con l’emozionata madrina azzurraSilvia Penso, terza generazione dei velisti olim-pici Gorgatto. Il tutto organizzato dalla SocietàVe lica di Barcola Grignano con il suo PresidenteMitja Gialuz, che ha voluto gemellare Luna Ros -sa alla Barcolana.Il Presidente Gialuz, campione del mondo di ve-la, anche in quest’occasione ha dato spazio elustro all’ANAOAI e a tutti gli Azzurri, coinvoltinell’entusiastica festa con i tre triestini del-l’equipaggio Andrea Tesei, Nicholas Brezzi Villi eil pluricampione mondiale Vasco Vascotto.

Trieste. Il “Premio Barcola” a Mauro Milanese, Amministratore Unico della Triestina.

Trieste. Gli Azzurri alla conferenza stampa di presentazione.

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UDINEA CODROIPO LA MOSTRA SUI “FORZATI DELLA STRADA”Tra le numerose iniziative per ricordare i 90 annidalla morte di Ottavio Bottecchia (1894-1927),vincitore di due Tour de France (1924-1925), èstata organizzata a Codroipo (UD) dalla Asso -ciazione ciclistica “Amici del pedale” una mo-stra storica bibliografica sul ciclismo, tra leggen-da e speranza, a cura dell’Amico degli Azzurri estimato collezionista Renato Bulfon.L’inaugurazione della mostra è stata precedutada un convegno sul ciclismo di ieri e di oggi cuisono intervenuti esponenti del Comitato Regio -nale della FCI, che hanno fatto il punto sull’at-tualità ciclistica in Friuli Venezia Giulia. Apprezzati gli interventi del tec-nico Silven Peru sini, del campio-ne paralimpico Michele Pitta -colo e di Renato Chiarotto, cheha condotto la serata con argu-zia e riconosciuta competenzaricordando anche i trascorsi mili-tari di Bottec chia, decorato diMedaglia di Bronzo al Valore peraver compiuto un atto eroico du-rante la battaglia di Lestans(Spilimbergo), durante la Gran -de Guerra. A rappresentare gliAzzurri erano presenti FaustinoAnzil, Past President della Se zio -ne friulana, Danilo Giacomel, re-ferente di zona degli Azzurri enumerosi appassionati del pe-dale.

INTITOLAZIONE AZZURRA A GEMONASi è svolta a Gemona del Friuli,in presenza delle Autorità civi-

che, sportive e degli universitaridel corso di laurea in scienzemotorie, la cerimonia di intitola-zione agli Atleti Azzurri d’Italiadel piazzale sottostante la sedelocale dell’Università di Udine. Èstato un momento di sentita par-tecipazione accompagnata dalleparole del Sindaco, Paolo Ur ba -ni, che ha voluto sottolineare co-me i simboli e quello che rac-chiudono rappresentino un sen-tire per chi ne fa oggetto di rifles-sione. La Maglia Azzurra costitui-sce non solo un obiettivo che vaoltre la materializzazione di

un’impresa sportiva, ma investe anche un mododi essere consono a dettati di etica e solidarie-tà.Sono intervenuti con parole di circostanza ilPresidente sezionale Enzo Del Forno, l’Asses so -re Provin ciale allo Sport Bep pino Govetto e ilPast President Faustino Anzil.Si è voluto ricordare come a Gemona esista unmovimento sportivo di notevole valenza interna-zionale che, con l’iniziativa “Sport land”, promuo-ve attività motorie a largo raggio coinvolgendooperatori turistici e popolazione, secondo unavisione ampia del fenomeno Sport. In ognunodei presenti è emerso inoltre l’auspicio che infuturo si possa collaborare con tutte le As so -ciazioni Benemerite del CONI, tra le quali è riser-vato un tratto di particolare simpatia all’ANAOAI.

Gemona del Friuli (UD). Autorità alla cerimonia di intitolazione agli Azzurri del piazzale sottostantedella locale sede dell’Università di Udine.

Codroipo (UD). Da sinistra: Renato Bulfon, Renato Chiarotto, Faustino Anzil, Danilo Giacomel.

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VENETOGLI AZZURRI AI GIOCHI DEL VENETOA Caorle, dal 25 al 27 maggio, si sonosvolti i Giochi del Veneto estivi che han-no visto la presenza di circa 1.500 atletiUnder 14, provenienti da tutte le provin-ce della regione.Alla piccola Olimpiade organizzata dalCONI Veneto erano presenti 18 Fede ra -zioni Sportive, le discipline che hanno ot-tenuto i risultati più rilevanti partecipe-ranno al Trofeo CONI Nazionale di Rimininel mese di settembre. I Giochi sono sta-ti inaugurati con la tradizionale sfilatanel centro storico di Caorle. Pre senti allamanifestazione tre grandi campioni del-lo sport veneto: Sara Si meoni (salto in al-to), Rossano Galtarossa (canottaggio) eSara Cardin (karate), oltre alle Se zioni degli Az -zurri Veneti di Venezia, Padova, Ve rona e Tre -viso.Nella mattinata di sabato si è svolta l’inaugura-zione della mostra delle Maglie Azzurre deigrandi cam pio ni veneti. Madrina d’eccezionel’olimpionica Sa ra Si meoni. Nella sola mattinatalo spazio espositivo allestito sotto i portici dellacinquecentesca Sala del Consiglio, nel centro

storico di Caorle, è stato visitato da oltre 350persone. Gli eventi si sono susseguiti con il con-vegno “Etica e Sport”, dove hanno partecipatoAutorità, campioni, e illustri relatori.I Giochi si sono conclusi domenica con una sug-gestiva cerimonia e le premiazioni dei parteci-panti. Anche quest’anno gli Azzurri del Venetohanno portato nella splendida città di Caorleuna nota di colore, di sport e di storia.

Caorle. Sara Simeoni posa con un gruppo di Azzurri.

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Caorle. La mostra delle Maglie Azzurre.

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