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01-10-2018 Media Monitoring per Rassegna stampa del 01-10-2018

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Page 1: 01-10-2018 · 2018. 10. 1. · Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 01/10/2018 Argomento: Sanità Salerno e provincia

01-10-2018

Media Monitoring per

Rassegna stampa del 01-10-2018

Page 2: 01-10-2018 · 2018. 10. 1. · Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 01/10/2018 Argomento: Sanità Salerno e provincia

Sanità Salerno e provincia 1 .............................................................................................................. Il ginecologo Del Bene e Squillante vanno a processo 1 ........................................................ Morti sospette, inchiesta sui rimborsi Asl 2 .............................................................................

Sanità Campania 3 ............................................................................................................................... Pronto soccorso pediatrico I sindacati in municipio 3 ............................................................ Sanità, a Caserta via al congresso della società di patologia vascolare 4 .......................... Sanità, resta il superticket sulle ricette 6 ................................................................................ Sorridi alla prevenzione visite gratuite in piazza 8 ................................................................

Sanità nazionale 9 ............................................................................................................................... «Ho scoperto come comunicare con chi è in coma irreversibile» 9 ...................................... «Li curo da vent' anni e ho visto come si risvegliano» 12 ...................................................... «Un giorno sarà un organoide a salvarci la vita» 14 ............................................................... Cartella clinica, atto ufficiale 16 ................................................................................................. Fondi per la sanità: i conti non tornano 18 .............................................................................. Formazione specifica già alle superiori 19 ............................................................................... Le associazioni in campo: non possiamo abbandonare i malati 20 ...................................... Numero chiuso verso la riforma light ma architettura ha già troppi posti 23 .................... Per incarichi e performance è stallo sul contratto dirigenti 25 ............................................ Pet therapy, quando il rottweiler in corsia aiuta a stare meglio 27 .................................... Rinviati 20 milioni di visite ed esami 29 ................................................................................... Saliranno a 37 i licei del progetto di "biomedicina" 32 .......................................................... Semestre formativo più esame finale per selezionare i futuri medici 33 ............................ Test di medicina sotto accusa avanza il "modello francese" 35 ........................................... Tredici tipi di tumore dovuti all' obesità 37 .............................................................................

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01/10/2018

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 16 EAV: € 793Lettori: 29.750

Il ginecologo Del Bene e Squillante vanno a processo

PER LA NOMINA A PRIMARIO FACENTEFUNZIONE ALL'"UMBERTO I" Dopo oltrecinque anni inizia il processo per l'incarico al ginecologo nocerino AntonioDel Bene. Per abuso d' ufficio e falso inatto pubblico, dal prossimo 19 novembresono sotto processo, anche AntonioSquillante, ex manager dell' Asl Salerno,Francesco Avitabile, direttore delpersonale dell' Asl e l' avvocato caveseAnnamaria Farano, all' epoca dei fattidirettore amministrativo Asl. Secondo leaccuse della Procura di Salerno cisarebbero state delle violazioni nellaprocedura di per la scelta di Del Bene,quale successore dal primario uscente, ela cui la documentazione non sarebbestata ritrovata nell' incartamento dell'Asl Salerno. Per la Procura di Salerno, ilPm Cassa niello ritiene che Avitabileavrebbe formato la delibera di nomina diDel Bene, la Farano e il defunto direttoreFederico Pagano avrebbero dato il loro parere positivo e il direttore generale dell'Asl, Antonio Squillante, avrebbe firmato la delibera numero 259 del 7 marzo 2013che conferiva a Del Bene l' incarico di direttore facente funzioni del reparto dell'Umberto I. Oltre alla nomina c' è il punto che riguarda la conferma nell' incarico alginecologo nocerino oltre i 12 mesi previsti dal contratto per i primari facentefunzioni. Si ricorre, infatti, alla procedura ex articolo 18 per scegliere un dirigente diun reparto sanitario a tempo determinato in attesa che venga espletato un concorso,scegliendo tra i componenti della stessa Unità operativa. Dopo l' anno bisognerebberipetere la procedura. Purtroppo come in tanti altri casi - vedi i 36 incarichi exarticolo 18 nell' Asl Salerno che andavano avanti da anni, come denunciato tre annifa da Le Cronache - i primariati pro tempore rimangono anche per decenni. Orasaranno i giudici a ristabilire la verità.

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01/10/2018

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 6 EAV: € 767Lettori: 29.750

Morti sospette, inchiesta sui rimborsi Asl

Si allarga l'inchiesta sui decessi: in solidue mesi e sette in un anno. In unaclinica salernitana È questo uno degliaspetti più sui quali si muove l'inchiestadella Procura. L'attenzione dei sostitutiprocuratori che hanno iscritto sulregistro degli indagati 6 medici chirurghidella casa di cura, si focalizza su unaserie di ricoveri registrati a partire dalsettembre scorso: il primo decesso risaleal 26 novembre mentre tra il 12 marzo eil 7 aprile sono tre i pazienti - due uominie una donna - sottoposti ad interventochirurgico e deceduti in seguito acomplicanze post operatorie. Il dato cheunirebbe questi decessi però sarebbeanche un altro: sarebbero malatitumorali all'ultimo stadio ma chesarebbero stati operati ugualmente. E seper caso non ci fosse stata purtroppo piùla necessità ecco che la Procura vuolecapirci di più. Interventi e degenza acarico dell'Asl (pare che per questo tipo di intervento la cifra sia intorno ai 25milaeuro per paziente ma siamo sempre nel campo delle ipotesi). Saranno i consulentinominati dalla Procura a trovare il bandolo della matassa accertando le cause diquelle morti e sulla necessità di intervenire. Sulle condizioni igienico sanitarie dellasala operatoria della clinica, altra ipotesi sul tavolo delle investigazioni dei Pm ElenaCosentino e Claudia D'Alitto, titolari del fascicolo. I due Pm ipotizzano l'accusa diomicidio colposo, che non escludono, però, eventuali errori medici nell'esecuzionedegli interventi in seguito ai quali sono sopraggiunte le complicanze divenute, infine,fatali. Ma sulle condizioni delle sale operatorie, la proprietà della clinica si è affidataall'avvocato Agostino De Caro, ci sarebbero i controlli effettuati che escluderebberoparticolari condizioni igieniche carenti che di fatto farebbero escludere decessi perinfezioni.

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01/10/2018

Argomento: Sanità Campania

Pronto soccorso pediatrico I sindacati in municipiotv

Pronto soccorso pediatrico e carenza dipersonale all'ospedale San Leonardo, isindacati ottengono un incontro con ilsindaco Gaetano Cimmino. L'obiettivo diNursing Up e Fsi è quello di farsiaffiancare dall'amministrazionecomunale nel duello ingaggiato con ivertici dell'Asl Na 3 Sud, per migliorarele condizioni lavorative dei dipendentidel San Leonardo. In una nota inviataanche alla Regione e alla direzionestrategica dell'Azienda sanitaria locale, isindacati ricordano che il 31 maggio 2017 la giunta De Luca approvò l'atto cheprevedeva l'istituzione del pronto soccorso pediatrico all'ospedale San Leonardo.«Un reparto che sarebbe strategico per garantire l'assistenza ai tanti bambini cheoggi arrivano in un ospedale che svolge solo funzione di consulenza medica. Senzadimenticare che al San Leonardo non esiste nemmeno un servizio di trasportoprettamente pediatrico». Un disagio che secondo Raffaele Amodio (Fsi) e MicheleCostagliola (Nursing Up), va ad incidere «sui livelli essenziali d'assistenza e sullecontinue aggressioni al personale sanitario». La battaglia dei sindacati però vaavanti a tutto campo e punta l'attenzione anche sull'imminente attivazione dell'Obi(osservazione breve intensiva). Il nuovo reparto, all'interno del pronto soccorso,dovrebbe garantire l'opportunità dei ricoveri brevi - massimo 48 ore - perscongiurare dimissioni anticipate di pazienti che vanno monitorati. L'avvio delservizio è previsto per il 16 ottobre, ma i sindacati sollevano dubbi: «Con qualepersonale vogliono aprire? chiede Raffaele Amodio, coordinatore aziendale Fsi-Usae -Al momento non ci sono risorse a disposizione per avviare il percorso rosa e nonabbiamo nemmeno una stanza per infettivi. Aprire il reparto senza personalededicato è un azzardo per la tutela della salute dei pazienti». Il sindacalista richiamal'attenzione dell'Asl: «Il prossimo 10 ottobre scadrà la convenzione per il trasportodei pazienti infartuati e a oggi il San Leonardo non ha un servizio di trasportoinfermi, mentre altri presidi ospedalieri che registrano circa 10% di accessi al prontosoccorso rispetto a Castellammare».

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01/10/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 21 EAV: € 7.395Lettori: 133.364

Sanità, a Caserta via al congresso della società di patologiavascolare

IL CONVEGNO Patrizia Marino Lapatologia vascolare è al centro del IXCongresso regionale della SIAPAVCampania che si tiene al Novotel Casertasud, oggi e domani. Lo scopo di questedue giornate scientifiche è quello diapprofondire gli aspetti clinici,diagnostici e terapeutici della patologiavascolare in prospettiva medica echirurgica specialistica avanzata conparticolare riguardo alle innovazioninelle modalità di gestione e di controllodel paziente angiopatico. Ci sarannosimposi articolati in queste due giornateed avranno i seguenti temi: acrosindromidi natura vascolare, aneurismi periferici,controversie in medicina vascolare,timing della rivascolarizzazione, attualitàin scleroterapia e nuove proposte e perultimo la presentazione di casi clinici.Ciascun simposio è suddiviso in dueparti: una sessione teorica ed una partefinale attiva affidata ad esperti di valorericonosciuto in campo nazionale edinternazionale. «Quest' anno ci sarà anche una sessione interattiva di presentazionee discussione dei casi clinici» spiega Alferio Niglio, Presidente del Congresso ePresidente della sezione campana della società italiana di patologia vascolare(SIAPAV) e professore di Angiologia medica presso l' Università della Campania«Luigi Vanvitelli». «È nostra intenzione - prosegue Niglio - dare ampia visibilità aicolleghi più giovani. Speriamo che nel congresso ci sarà lo spirito giusto e l'entusiasmo scientifico per tentare di ripetere un' esperienza positiva come èapparsa già nella precedente edizione». «Anche quest' anno, come societàscientifica, assolviamo al compito di riunire per un confronto costruttivo diesperienze, i migliori specialisti del settore vascolare della nostra regione - dichiaraBruno Amato (nella foto), professore di Chirurgia Vascolare dell' Università di NapoliFederico II e coordinatore scientifico dell' evento - in modo da poter offrire standard

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di trattamenti che siano il più possibile omogenei ed aggiornati sia nel campo dellemalattie arteriose, che interessano una larga parte della popolazione anziana, siadelle malattie venose, di cui soffre un' ampia fetta di popolazione femminile». L'organizzazione dell' evento ha visto la partecipazione dei maggiori esperti vascolaridi ambito medico e chirurgico della nostra regione:Vincenzo Prisco, Antonio Stellitti,Giovanni Amabile, Benedetto Bernardo, Giuseppe Leonardo, Basilio Crescenzi,Maurizio Lombardi, Michele del Guercio, Walter Pacelli, Anna Florio, Pierpaolo DiMicco. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 7 EAV: € 13.483Lettori: 133.364

Sanità, resta il superticket sulle ricetteEttore Mautone

C' è anche la Sanità nella nota diaccompagnamento del Def varato dalgoverno. Il programma nazionaleriforme, che accompagna il Documentodi economia e finanza, dedica un interoparagrafo ai progetti dell' esecutivo nelcampo del governo della salute che restail capitolo della finanza pubblica cheassorbe le maggiori risorse, circa 113miliardi di euro nel 2018. RESTANO ISUPERTICKET La prima novità è che nonc' è traccia, nel provvedimento che staper andare in Gazzetta, dell' annunciatoaddio ai superticket da 10 euro a ricetta(per le prestazioni specialistiche ediagnostiche). Una posta che da solavale circa 470 milioni di euro e su cui ilministro della Salute Giulia Grillo si eraspinta in avanti ipotizzando di ricavare lerisorse necessarie per dimezzarla (inprima battuta) dal riordino della spesafarmaceutica ospedaliera. Una riformacomplessa e dai tempi lunghi che slittaad altre occasioni. Nel programma cheviaggia con la nota di aggiornamento del Def ci sono invece l' azzeramento del Pattoper la Salute, nuovi criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale, il potenziamentodell' assistenza di ambulatori e medicina di base (con lo scopo di spostare l' asseospedalocentrico dell' assistenza per cronici, anziani, e disabili). Infine misure chepuntano al superamento del meccanismo con il quale oggi le case farmaceutichedevono accollarsi gli sforamenti dei tetti di spesa per le medicine dispensate dalcanale farmacie (cosiddetto Pay back), il Piano nazionale per le liste d' attesa, l'anagrafe nazionale vaccini (che rientra in un apposito disegno di legge) e infinemisure in materia di dirigenza sanitaria per rendere più trasparenti e meritocratichele nomine. PATTO PER LA SALUTE Si tratta dell' accordo triennale, finanziario eprogrammatico, che il governo stipula con le Regioni definendo le linee di indirizzoper garantire la qualità dei servizi e la tenuta dei conti pubblici. L' ultimo accordo èscaduto nel 2016 e toccava i nodi della sostenibilità dei costi per i farmaciinnovativi, dei tagli a sprechi e inefficienze, la progressiva adozione dei costi

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standard e l' aggiornamento dei Lea (Livelli di assistenza, giunto dopo oltre 20 annidi stop). Ora per il monitoraggio e l' attuazione dei Lea ci sarà un nuovo accordo coni governi locali che punta a regolamentare i costi standard di beni, servizi eassistenza ospedaliera a fronte di un riequilibrio dei criteri di assegnazione dellerisorse del fondo nazionale. IL RIPARTO DEL FONDO Qui la premessa è l' attualestorica disparità tra Nord e Sud, con il primo che ha ereditato maggiori trasferimentinegli anni grazie al fatto che l' unico criterio di correzione della suddivisione dellerisorse rispetto al numero di cittadini serviti, è stata l' anzianità della popolazionecome unica condizione di riferimento per calcolare le spese per curare i cittadini. Quiogni riforma si è finora infranta sulla strenua resistenza delle regioni del Nord amodificare tale criterio che ha generato distorsioni per cui la Campania, secondasolo alla Lombardia per numero di cittadini è invece ultima quanto a risorseassegnate per le cure sanitarie procapite (45 euro in meno rispetto alla medianazionale, per un totale di 10,6 miliardi sui complessivi 113 dell' intero riparto delFondo). Lo scoglio da superare, per la riforma invocata da anni da tutti i governatoridel Sud, sarà politico, in seno alla maggioranza, visto che la Lega è stataprotagonista di tale assetto sia sul livello parlamentare sia nella guida delle Regionidel Nord. I LEA Tutti d' accordo invece sulla necessità di garantire, nell' immediatofuturo, ovvero nell' arco della legislatura, maggiori risorse al Servizio sanitario pergarantire l' attuazione del Lea. Un rifinanziamento del Ssn su cui il ministro Grillo èpronta a battersi e che invertirebbe una tendenza a frenare gli investimenti che si èregistrata negli ultimi anni in cui è stato garantito solo un incremento minimo (di 3-4miliardi) rispetto al fabbisogno teorico stimato. Peccato però che non si dica nulla sulcapitolo spinoso del rinnovo del contratto della dirigenza medica da due lustri al paloe che nonostante le ripetute riunioni nei ministeri competenti viaggia ancora su unbinario morto tanto da far prospettare un autunno caldo annunciato dai principalisindacati dei camici bianchi, Anaao e Cimo in testa. Le risorse da recuperare?Dovrebbero provenire innanzitutto dalle centrali di acquisto regionali laddove finorala Consip non ha fatto miracoli mentre esistono modelli virtuosi, come in Campaniala Soresa, che hanno dimostrato di poter conseguire significativi risultati nellarevisione della spesa per beni e servizi. AGENDA DIGITALE C' è spazio infine per l'integrazione tra attività sanitarie e sociali, la riforma della formazione (universitariaed Ecm), l' attuazione dell' agenda digitale in Sanità da utilizzare anche comestrumento di gestione delle liste di attesa, il Fascicolo sanitario elettronico e leinterfacce per i monitoraggi dei flussi dati, la tracciabilità della la storia clinica di unpaziente e dei medicinali ad uso umano. Infine la riforma delle leggi cheregolamentano la dirigenza sanitaria e i requisiti professionali per l' accesso ai pontidi comando di Asl e ospedali. Infine l' aumento (considerato strategico) delle risorseinvestite in ricerca e sviluppo e la promozione in questo campo, di partnership traistituzioni pubbliche e private. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/10/2018 Il Mattino (ed. Circondario Nord)

Argomento: Sanità Campania

Pagina 24 EAV: € 5.385Lettori: 133.364

Sorridi alla prevenzione visite gratuite in piazza

L' INIZIATIVA Antonio Parrella Semaforoverde per la giornata di prevenzione deitumori a colon retto, utero e mammella,programmata dall' Asl Napoli 2 Nord,diretta da Antonio d' Amore, nell' ambitodell' iniziativa «Sorridi alla prevenzione».E così oggi a Caivano, in piazza CesareBattisti, di fronte al Castello Medioevale,(dalle ore 7 alle 21) saranno presentidue camper con equipe medichespecialistiche, che effettuerannogratuitamente gli screening per ladiagnosi precoceper i quali è statadimostrata scientificamente l' efficacianel ridurre il rischio di morte per tumore:il pap test e l' HPV (test per il tumore delcollo dell' utero), l' ecografia al seno,peril tumore della mammella, e la ricerca disangue occulto nelle feci(FOBT),per iltumore del colon retto. Inoltre saràallestito anche uno stand informativocon i medici di base del distrettosanitario 45 (Caivano, Cardito eCrispano), coordinato dal direttoreDomenico Vitale. Medici di famiglia del territorio ed esperti dell' Asl spiegheranno aicittadini i percorsi di screening attivati. Ma parteciperanno anche le associazionisocioculturali locali per illustrare le occasioni che ogni cittadino ha per tutelare lapropria salute. L' analisi dei recenti dati diffusi dal Registro Tumori del quadriennio2010-2013 ha fatto registrare 18.067 nuovi casi di tumore maligno tra lapopolazione residente sul territorio dell' ASL (oltre 1 milione di abitanti), che hannointeressato per il 55% uomini e per il 45% le donne. «Tale rapporto - sottolineano gliorganizzatori dell' evento - rileva una situazione che presenta un livello di rischiointermedio. E questo significa che da un lato dobbiamo intensificare gli sforzi per faraderire di più la popolazione agli interventi di prevenzione oncologica e dall' altrodobbiamo perfezionare meglio la nostra ricerca». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 10 EAV: € 2.342Lettori: 29.750

«Ho scoperto come comunicare con chi è in comairreversibile»

Martin Monti è innamorato del cervello edella mente umana. Un amore nato annifa, ascoltando le lezioni del corso diepistemologia in Bocconi, ateneo nelquale si è laureato nel 2002 in disciplineeconomiche e sociali. Ma è sufficientescambiarci due parole per rendersi contodi quanto la sua sia una passionecontagiosa, in grado di affascinare ecoinvolgere l' interlocutore. Dopo lalaurea, il dottorato in psicologia eneuroscienze a Princeton, e l' assunzionecome ricercatore a Cambridge, doveinizia a concentrarsi sui disordini dellacoscienza (coma, stato vegetativo e diminima coscienza). Infine, la chiamataalla University of California Los Angeles(Ucla), dove oggi, a soli quarant' anni, èAssociate professor.Professor Monti,nonostante la giovane età i suoi studipartono da lontano...«La prima partedella mia carriera in questo campo l' hopassata cercando di sviluppare nuovitest basati sulla risonanza magnetica funzionale che possano aiutare a capire qualifunzioni cognitive, e che livello di coscienza, un paziente che è sopravvissuto unagrave cerebrolesione, possa avere. L' idea principale è che i test clinici usati oggihanno alcuni limiti che a volte possono indurci a non vedere piccoli segni di minimacoscienza».Ci aiuti a capire meglio.«Le faccio un esempio: in un test chepubblicammo nel New England Journal of Medicine nel 2010 dimostrammo che alcunipazienti che non mostrano risposte nei test clinici (che sono basate su movimentidel corpo, come battere le ciglia, muovere una mano, guardare da un lato, ecc.) eche quindi sembrano essere in stato vegetativo, in realtà riuscivano a "pensare acomando", mostrando quindi un qualche livello di coscienza».Come siete riusciti adimostrare questa scoperta?«Ho cominciato a sviluppare test basati sulleneuroimmagini durante i quali, invece di chiedere a qualcuno di rispondere con unmovimento, chiedo di rispondere pensando a qualcosa, ad esempio immaginare di

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giocare a tennis. Quando le persone eseguono questo compito alcune parti delcervello che hanno a che fare con la programmazione e l' esecuzione di movimenticomplessi si "accendono" e io posso vederle. Naturalmente le neuroimmagini nonforniscono sufficienti dettagli per sapere se stanno davvero immaginando di giocarea tennis o a ping pong o suonando il pianoforte, però posso vedere che, ogni voltache glielo chiedo, le parti del cervello preposte a pianificare sequenze di movimentisi accendono. Quindi il paziente deve avermi sentito, capito, e deve essersiconcentrato su qualcosa di motorio. Cioè, il paziente è almeno minimamentecosciente».Quali sono stati gli step successivi?«Partendo da quel punto, le miericerche hanno cominciato a indirizzarsi sulla risposta all' interrogativo: "Chedifferenza c' è fra un cervello cosciente ed uno che non lo è?". Qui abbiamo mostratoche la differenza principale è che il cervello non cosciente sembra avere unfunzionamento di "network alterato", nel senso che non integra l' informazione comeun cervello cosciente. Questa "disconnessione" sembra essere un aspetto principaledella perdita di coscienza. Dati questi risultati, negli ultimi anni abbiamo cominciatoa sperimentare tecniche nuove per aiutare il cervello a "recuperare" questa funzionedi network».È possibile stimare una percentuale di pazienti sui quali si potrebberiscontrare una residua coscienza e relativa capacità di espressione e, riportando inscala, un numero approssimativo di pazienti totali?«È difficile dare un numeroesatto. Un decennio fa si parlava di 40% di errore potenziale diagnostico, ma neltempo stiamo diventando sempre più bravi a riconoscere la minima coscienza». Sipuò dunque parlare di coscienza in questi soggetti?«In stato di minima coscienza, sì,anche se non bisogna immaginarsi che un paziente in questa condizione abbia lostesso livello e lucidità di coscienza di una persona sana. Se un paziente è in statovegetativo, allora no, non può per definizione esserci coscienza. Lo stato vegetativoè definito come assenza di coscienza in presenza di veglia (cioè il paziente ha gliocchi aperti e questi si aprono e chiudono come se si svegliasse e addormentasse,ma non dà segni di coscienza di sé o dell' ambiente circostante). È possibile, però,che un paziente appaia in stato vegetativo, perché non è in grado di compiererisposte chiaramente volontarie nei test clinici di cui parlavo, mentre in realtàpossiede qualche livello di minima coscienza. Il problema, quindi, è tracciare conesattezza quel confine sottile fra non coscienza e coscienza minima. Laneuroimmagine può essere d' aiuto in questo, sia a capire, per ciascun paziente inminima coscienza, quante e quali capacità cognitive residue ci siano, cioè aiutarci acapire se si possa parlare di competenza o meno».Quali sono le difficoltà legate all'introduzione di questi test all' interno delle strutture sanitarie?«Molti di questi testcosiddetti paraclinici (come le neuroimmagini) richiedono conoscenze avanzate especialistiche. La risonanza magnetica funzionale ha anche alcuni problemi specifici,tra i quali uno dei più importanti risulta essere la "fragilità", cioè il fatto che occorreveramente poco per invalidare i dati».Che tipo di risvolti etici e legali può avere, asuo avviso, la diffusione su larga scala di tecniche diagnostiche di questo tipo?«Miperdoni, ma il mio primo pensiero non è per i risvolti etici quanto piuttosto per ipazienti e le loro famiglie: se con queste tecnologie possiamo scoprire piccoli segnidi coscienza o rendere a un paziente, anche in piccola misura, la possibilità diinteragire anche se minimamente con ciò che gli sta attorno (ad esempio poter

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anche solo dire sì/no) questa ricerca sarà stata di valore. Una signora, mogliecoraggiosa di uno dei pazienti che fa parte del nostro studio con gli ultrasuoni, mi haraccontato tra le lacrime come abbia passato tutta la notte a far vedere fotografie almarito, il quale per la prima volta dall' incidente riusciva a dire sì/no guardandosu/giù e come per la prima volta avesse sentito di recuperare una connessione con ilmarito. Da parte della ricerca secondo me c' è un imperativo etico di fare sempremeglio e sempre di più».A. Gri.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 10 EAV: € 1.990Lettori: 29.750

«Li curo da vent' anni e ho visto come si risvegliano»emanuele boffi

«Avere a che fare ogni giorno conpersone in stato vegetativo è per me unasfida, dal punto di vista umano,innanzitutto». Giovanni Battista Guizzettiè il responsabile del Centro don Orionedi Bergamo dove sono ospitati 24pazienti, di cui una decina in statovegetativo. «Una condizione davveromisteriosa», ripete più volte, come avolere indicare che la sua professionalitàè al servizio di una situazione chedifficilmente si può comprendere, mache, al tempo stesso, può essereaffrontata perché «il medico non è solochi guarisce, ma chi si prende cura dell'altro, in qualunque condizione sia». Daquanti anni si occupa di pazienti in statovegetativo?«Dal 1997, quando questoreparto fu aperto. Dei miei colleghi nonci voleva venire nessuno, così lo feci io.Non mi sono mai pentito di averlofatto».Cosa significa essere in statovegetativo?«La definizione esatta è:veglia non responsiva. Si tratta di persone che, in seguito a un grave trauma che hacolpito il sistema nervoso centrale sono entrate in coma. Dal coma sono passate allostato vegetativo, cioè aprono gli occhi, hanno recuperato lo stato di veglia, ma nonsono coscienti di sé e dell' ambiente circostante».Come vivono i suoipazienti?«Allettati, ma seguiti tanto e bene dai nostri infermieri. In vent' anni chesono qui, nessuno di loro ha mai sofferto una piaga da decubito. Gli infermieri liidratano, li pettinano, li lavano e poi li affidano ai parenti che li portano in giardino afare un giro, ogni giorno». Di cosa hanno bisogno?«Da un punto di vista sanitario, dipoco; da un punto di vista umano, di tantissimo. Qui il 90% del lavoro è svolto dagliinfermieri. Per farli alzare, lavarli e vestirli (qui noi non lasciamo mai nessuno inpigiama) e metterli in carrozzina ci vogliono due infermieri. L' operazione dura anchecinquanta minuti».Non ci sono terapie straordinarie da mettere in campo.«No,nessuna. O meglio: la nostra terapia è l' assistenza. Non sottovaluti questo aspetto,in realtà è una grande lezione per il nostro tempo, ormai contraddistinto da malaticronici e da anziani: che questi pazienti siano inguaribili non significa che siano

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incurabili».Alcuni li definiscono dei «vegetali».«Una parola orrenda. Queste personesono esseri umani. Certo, hanno perso una funzione fondamentale, la coscienza, mal' uomo è più di questo. Se diciamo che un uomo è solo chi esercita certe funzioni, senon le ha o le perde allora diventa lecito trattarlo come una cosa? Diventa lecitoeliminarlo?».Le è mai capitato che qualche parente glielo chiedesse? «Mai,esplicitamente mai».Nemmeno adesso, dopo le Dat?«Nemmeno adesso. E questodovrebbe farci riflettere: nessuna situazione, anche la più drammatica, schiaccia unapersona se questa trova un luogo dove è accolta con amore. Bisogna ringraziare lascelta illuminata che anni fa fu fatta dalla Regione Lombardia di Roberto Formigoniche decise di istituire un fondo per aiutare le famiglie delle persone che si trovano instato vegetativo».Perché dice questo?«Perché se questi pazienti si trovassero acasa, in situazioni di disagio, avendo bisogno di cure 24 ore su 24 e di assistenza 7giorni su 7, forse la disperazione potrebbe avere la meglio».Invece nel suoreparto...«Qui è un porto di mare, come dico io. C' è un via vai di parenti chesolidarizzano anche molto tra di loro. Si aiutano, parlano ai loro cari, raccontano lorocosa accade nel mondo».E questo serve?«Tantissimo. Poiché hanno vissuto moltopiù tempo di noi con queste persone, ne conoscono i tic e poiché stanno loroaccanto per ore e ore, ne sanno riconoscere i cambiamenti impercettibili che achiunque altro sfuggirebbero. Non è un caso che i primi ad accorgersi dei risveglisiano loro».In che senso?«Le racconto una storia. Anni fa arrivò qui Roberto, unoperaio trentenne che aveva avuto un' asfissia. Rimase in stato vegetativo per unanno e mezzo finché la moglie non ci chiamò per dire che "Roberto aveva riso". Ciavvicinammo dubbiosi e chiedemmo: "Sai dove sei?". Fece cenno di sì col capo. Glidomandammo allora se la moglie Ilenia si chiamava Giovanna e fece cenno di no».Oggi come sta Roberto?«È a casa, paralizzato, ma parla, sta con la sua famiglia. Ilsuo risveglio è stato fondamentale perché Roberto ha potuto spiegarci che, quandonoi lo alzavamo col sollevatore per metterlo in acqua, lui provava dolore, anche senoi non potevamo saperlo. Capisce perché non possiamo chiamarli "vegetali"?Aquanti risvegli ha assistito?«Almeno a una dozzina. Ogni volta è una festa, così comeogni volta è un dolore se uno di loro muore. Perché comunque è innegabile che nelmio reparto si viva una condizione di sofferenza. Ma se si trova qualcuno disposto acondividerla (medici, infermieri, altri parenti), può essere affrontata».Perché diceche è una condizione misteriosa?«Secondo gli studi questi pazienti sono in unacondizione clinica su cui c' è un margine di errore altissimo, del 40%. Le ultimequattro persone che sono entrate in reparto diagnosticate come stati vegetativi oranon lo sono più. L' ultima l' abbiamo addirittura dimessa. Oggi mangia, non ha piùbisogno di essere alimentata con il sondino. Decida lei se chiamare questo fatto unclamoroso errore diagnostico o un miracolo».

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 17 EAV: € 39.232Lettori: 384.276

«Un giorno sarà un organoide a salvarci la vita»

L' INTERVISTA Nato nel Kent 58 anni fa, l'inglese Gavin Clowry è docente presso l'Istituto di Neuroscienze dell' Universitàdi Newcastle, dove coordina le ricerchesu sviluppo, plasticità e riparazione deidanni nel sistema nervoso. Dopo lalaurea in Biochimica e il dottorato inFisiologia, è stato ricercatore aldipartimento di Anatomia e Biologia dell'University College di Londra e docente aldipartimento di Pediatria all' Universitàdi Newcastle. L' articolo di cui si parlanell' intervista e in cui Clowry descrive l'esito sorprendente di un esperimentocondotto con i colleghi Reem Basudan eAnna Basu, è stato pubblicato sul Journalof Anatomy. Si chiamano organoidi: sonodei mini organi in tre dimensioni coltivatiin vitro e che contengono le stesseinformazioni genetiche del paziente.Quella degli organi in miniatura (grandipochi millimetri) veri e propri minicervelli, mini polmoni o fegati, coltivatida cellule staminali in condizioni cheimitano il corpo umano è una delle tecnologie più promettenti per studiare i processibiologici delle malattie e il comportamento cellulare nei tessuti dei malati, in mododa realizzare trattamenti personalizzati. Tra i vantaggi, la possibilità di studiare lemalattie dei diversi organi con un dettaglio impossibile da raggiungere con gli esseriumani, provare l' effetto di nuovi farmaci senza rischi. È un campo di ricerca natouna decina di anni fa e in cui sono impegnati gli studiosi di un centinaio di laboratorinel mondo. Ancora lontano dall' utilizzo diretto sull' uomo, le scoperte si susseguono.Tra le più clamorose, l' esito di un esperimento coordinato da Gavin Clowry dell'Università di Newcastle. Ottenute cellule staminali neurali dall' uomo, diluite in unagelatina 3D e poi trapiantate nei cervelli di giovani topi, trascorso un mese, iricercatori hanno scoperto che le cellule umane erano cresciute fino a creare dellesorte di organoidi. Senza che fosse nelle intenzioni degli scienziati, nel topo si erasviluppata una versione miniaturizzata del cervello umano e integrata in quello dell'animale. Ciò apre a nuove prospettive di studio per malattie come autismo e

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schizofrenia, e alla possibilità di testare la capacità degli organoidi di riparare i dannineurologici connessi. Professor Clowry, può darci una definizione di organoide? «Sitratta di strutture auto-assemblate di cellule staminali simili agli organi in via disviluppo di feti o embrioni. Più a lungo li si lascia sviluppare, più le cellule contenutediventano uguali alle cellule di un organo maturo». Quali sono i vantaggi di questaricerca? «Poter studiare lo sviluppo umano in vitro, mentre si compiono degliesperimenti impossibili da realizzare in un embrione umano. Per esempio cambiarela formulazione di un gene particolare, per comprendere la sua funzione nellosviluppo di un organo umano. Di recente organoidi cerebrali sono stati fondamentaliper lo studio degli effetti dell' infezione da virus Zyka sullo sviluppo del cervelloumano, e come possa causare microcefalia nella gravidanza. Le informazioniricavate su come il virus si propaghi a livello molecolare, può portare a nuovifarmaci in grado di bloccare gli effetti dell' infezione. Il gruppo di ricerca al SalkInstitute diretto da Fred Gauge è riuscito a creare degli organoidi cerebrali da usarecome sorgente di tessuti per trapianti di cervello nei topi, e in grado di ripararedanni cerebrali. In futuro gli organoidi ricavati dalle cellule di un paziente, quindisenza rischio di rigetto, potrebbero fornire i tessuti necessari per trapianti diorgani». Che cosa è successo nel vostro esperimento con i topolini e i mini cervelli?«Il nostro obiettivo era iniettare una sospensione di cellule staminali neurali nellacorteccia motoria compromessa di un topo neonato, nella speranza che le cellule,penetrando nei tessuti malati e differenziandosi, potessero rimpiazzare i neuroniperduti, riparando i circuiti danneggiati. Non ci aspettavamo di vederli organizzarsida soli in organoidi: era la prima volta che capitava fuori dalle colture. Anche se lecellule nervose umane contenute nell' organoide non hanno creato molteconnessioni con quelle del cervello del topo, le cellule di questo hanno invaso l'organoide, facendolo crescere. È un risultato impressionante perché i vasi sanguigninon erano mai stati osservati negli organoidi in vitro. Quest' interazione tra cervelloe vasi sanguigni, apre a studi di grande rilevanza, volti a capire le malattie cerebralio gli effetti delle lesioni, dalla demenza all' ictus». Quali potrebbero essere i primiorgani interessati da questo approccio? «I più semplici, come fegato, intestino epolmoni. Per cervello e midollo spinale, ci vorrà più tempo». Quali sono gli ostacolida superare? «Il principale è il tempo. Lo sviluppo umano è molto lento e per questogli organoidi dovranno essere conservati a lungo nelle colture in vitro così dariprodurre organi reali e maturi come i nostri». Gli organoidi potrebbero soffrire? Peresempio quelli cerebrali potrebbero sviluppare una sorta di coscienza? «È statosuggerito che gli organoidi cerebrali, in vitro o trapiantati in un animale, potrebberosviluppare un certo di livello di coscienza. Per ora non è successo, perché non hannoraggiunto il livello di organizzazione necessario. Perché succeda, dovrebberoreplicare strutture come il talamo o la corteccia cerebrale, con le necessarieconnessioni tra loro. Se le cellule umane provenienti da un organoide fosseroincorporate nei circuiti cerebrali di un animale, potrebbero contribuire allo sviluppodella sua coscienza. Non so in che modo potrebbero alterarla, in ogni caso i vantaggidi questo approccio superano i rischi». Michele Neri © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 204 EAV: € 1.254Lettori: 29.750

Cartella clinica, atto ufficialeFEDERICO UNNIA

CASSAZIONE/ Duplici gli obblighi cheruotano intorno alla tenuta deldocumento Mantenimento econservazione gravano sull' ospedale L'obbligo di mantenere e conservareillimitatamente nel tempo la cartellaclinica grava - una volta che questa siastata consegnata all' archivio centraledell' ospedale o della clinica -unicamente su questa, costituendo taledocumento a tutti gli effetti un attoufficiale. Sono infatti duplici gli obblighiche ruotano intorno alla tenuta dellacartella clinica: da un lato quello dellasua compilazione, che grava certamenteanche sui medici; altro è l' obbligo diconservazione della cartella clinicastessa che riguarda la struttura sanitariae non può ridondare a carico del medicoin termini assoluti. È quanto ha stabilitola Corte di cassazione con l' ordinanza n.18567 del 13 luglio 2018 (pres. dott. G.Travaglino, rel. d.ssa L. Rubino) in merito a un ricorso presentato da uncardiochirurgo e da alcuni anestesisti contro la sentenza della Corte di appello che liaveva ritenuti responsabili dei danni subiti da un paziente, sottoposto a dueinterventi correttivi a una prima procedura fortemente invasiva, da cui erasuccessivamente sorta una grave infezione ospedaliera antibiotico resistente cheaveva condotto al decesso del paziente. La vertenza ruotava infatti inforno allosmarrimento della cartella clinica solo denunciato dalla struttura ospedaliera,mancando la quale, solo grazie ad una autonoma valutazione della corte e dei rilievieseguiti dai consulenti concludeva con la ripartizione della responsabilità inpercentuali diverse tra la struttura, il cardiochirurgo e gli anestesisti. Secondo laCassazione, che ha rigettato entrambi i ricorsi, l' obbligo di conservazione dellacartella non può ricadere a carico del medico in termini assoluti. Infatti, ai sensidella normativa vigente, per tutta la durata del ricovero, il responsabile della tenutae conservazione della cartella è il medico (responsabile della unità operativa dove èricoverato il paziente). Questi «esaurisce il proprio obbligo di provvedere oltre chealla compilazione, alla conservazione della cartella, nel momento in cui consegna la

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cartella all' archivio centrale, momento a partire dal quale la responsabilità peromessa conservazione della cartella si trasferisce in capo alla struttura sanitaria,che deve conservarla in luoghi appropriati, non soggetti ad alterazioni climatiche enon accessibili ad estranei». Ne consegue, secondo la Cassazione, che «il principio divicinanza della prova, fondato sull' obbligo di regolare e completa tenuta dellacartella, le cui carenze ed omissioni non possono andare a danno del paziente, nonpuò operare in pregiudizio del medico per la successiva fase di conservazione: dalmomento che l' obbligo di conservazione è imputabile esclusivamente ad essa». Laviolazione dell' obbligo, quindi, non si riverbera direttamente sul medicodeterminando una inversione dell' onere probatorio. Tuttavia, secondo la Corte,sebbene i medici possano trovarsi, in caso di smarrimento della cartella clinica, inuna posizione per molti aspetti simile a quella del paziente, nelle cause diresponsabilità sanitaria il ruolo dei medici è un ruolo attivo, «nel senso che, oveconvenuti, devono attivarsi per articolare nel modo migliore la propria difesa». ©Riproduzione riservata.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 22 EAV: € 5.562Lettori: 129.749

Fondi per la sanità: i conti non tornanoChiara Daina

Sanità ko - Verso la legge di Bilancio Dauna parte il ministro Giulia Grillo assicuraun miliardo di euro in più per il fondosanitario nazionale del 2019 (rispetto alfinanziamento del 2018 di circa 114miliardi), confermando la cifra giàprevista dal precedente governo nellalegge di Bilancio 2017; dall' altro, nell'indifferenza quasi generale le Regionichiedono più o meno altri 2,5 miliardi.Devono assumere personale e rinnovarei contratti bloccati dal 2010 e non sannocome fare. "La spesa per il personaleoggi non può essere superiore a quelladel 2004 ridotta dell' 1,4%: questa sogliava tolta, ma poi va finanziata lamaggiore spesa per assumere", ha dettoin questi giorni il coordinatore degliassessori alla Sanità Antonio Saitta,proponendo di "vincolare il fondo alleassunzioni" visto che liste di attesa eintasamento dei pronto soccorsodipendono dalla carenza di medici einfermieri. Poi c' è un punto del contratto Lega-5S che tormenta l' opposizione,sollevato dalla dem Elena Carnevali: "Scrivono che il finanziamento del Ssn sarà'prevalentemente pubblico', quindi non sarà più garantito interamente dalla fiscalitàcollettiva? L' ho chiesto due mesi fa al ministro ma non mi ha ancora risposto".

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 8 EAV: € 13.769Lettori: 281.841

Formazione specifica già alle superioriBarbara Gobbi

1 - MEDICI «I test a medicina, così comesono, non vanno: non è possibile che ungiovane debba giocarsi il futuro nel girodi un' ora o due, su quesiti cheabbracciano lo scibile umano. Ai ragazzivanno date chance di riuscita collegate aun percorso formativo che abbiano giàintrapreso». Filippo Anelli, presidentedella Fnomceo, la Federazione degliOrdini dei medici e degli odontoiatri, nonsi straccia le vesti su una eventualeabolizione del numero chiuso per l'accesso alle matricole. Ma seresteranno? «Nella valutazione ai finidell' accesso - afferma - andrebberoconsiderati gli ultimi due anni dellescuole superiori, tenendo conto di dueaspetti: dei voti, che cosìcontribuirebbero al punteggio, ma anchedi una formazione mirata all' attività dimedico o in generale di sanitario». L'obiettivo insomma è valorizzare l' impegno a scuola e portare i ragazzi già preparatiai test. Come? «Abbiamo già sperimentato con il Miur in tema di formazionebiomedica un sistema che funziona - ricorda Anelli -: tante scuole hanno attivato coni professionisti percorsi di approfondimento e di conoscenza del lavoro futuro. Sipotrebbe prevedere un programma, da svolgere magari nel pomeriggio. E senzadifferenze tra istituti superiori: chiunque può partecipare e prepararsi per un test sulprogramma studiato nei due anni di formazione precedenti». © RIPRODUZIONERISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 10 EAV: € 2.365Lettori: 29.750

Le associazioni in campo: non possiamo abbandonare imalati

antonio grizzutiQuattrocento personeintente ad ascoltare con attenzione unaconferenza sul cervello, uno speed datetra studiosi e tantissimi curiosi, numerosiappuntamenti fissati nelle prossimesettimane tra ricercatori e giovanissimicon l' obiettivo di riprendere gliargomenti trattati. È una MatildeLeonardi raggiante, quella intercettatadalla Verità all' indomani della Notteeuropea dei ricercatori e dellaConferenza internazionale dei giovaniricercatori del Besta. «C' è un interessecrescente intorno alle neuroscienze equesto è confortante», ci spiega. Ladottoressa Leonardi è responsabile dal2001 dell' Unità di neurologia, salutepubblica e disabilità dell' Istitutoneurologico Carlo Besta, oltre a ricoprireil ruolo di direttore del Coma researchcenter appartenente alla stessastruttura. Leonardi è stata anchecoordinatrice del progetto nazionale«Incarico», che nel 2015 ha permesso di mappare 2.542 strutture dedicate altrattamento dei disordini della coscienza in 11 Regioni italiane. Un curriculum che larende uno dei massimi esperti mondiali in questo campo. Per introdurci nellaproblematica ci aiuta partendo dalle basi. Si parte dall' evento acuto (trauma, ictus,anossia cerebrale, ecc.), che provoca l' insorgere del coma, quella condizione nellaquale gli occhi rimangono chiusi e non c' è risposta a nessuno stimolo. Dopo un certoperiodo, che va dalle due settimane a un mese, gli occhi si aprono e compare ilritmo sonno/veglia: si compie così il passaggio dal coma allo stato vegetativo.Quando appaiono le prima risposte agli stimoli, come ad esempio il pianto nelvedere una persona cara, si parla di stato di minima coscienza. «In questocontinuum», spiega la dottoressa, «man mano che abbiamo migliorato la nostracapacità di diagnosi, sono sempre più i pazienti che riconosciamo in stato di minimacoscienza rispetto a quelli in stato vegetativo». Ciò accade non perché questi ultimi

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diminuiscono in numero, ma «perché siamo diventati più bravi a trovarli». È unadelle chiavi di volta di quella che la dottoressa Leonardi chiama con orgoglio la «viaitaliana allo studio dei disordini della coscienza». Uno sforzo sostenuto da ricercatorie strutture validissime, che grazie ai «progressi culturali, tecnologici, riabilitativi»ottenuti negli ultimi anni ha permesso di fare passi da gigante nel «misteriosissimocampo del cervello». Questa via parte da un punto fondamentale, che è l' attenzioneal paziente. «Usufruendo del Sistema sanitario nazionale, possiamo permetterci difarci carico dal primo istante del paziente, garantendo alla famiglia, in un momentocosì straziante, una forma di sicurezza. Nessun paziente che ha un evento acuto inquesto Paese è abbandonato». Poi c' è il secondo step, rappresentato dal percorso diriabilitazione. Un campo nel quale in Italia, sostiene il dirigente medico del Besta,«siamo tutti cresciuti grazie a una condivisione collettiva delle informazioni, alleConferenze di consenso, all' aggiornamento di tutti medici, al fatto che abbiamoimparato a utilizzare la coma recovery scale, che permette di effettuare unagradazione del livello clinico di coscienza dei pazienti». Ultimo punto di questa via,la presa in carico del paziente cronico tramite le strutture di lungo degenza, checerto può essere migliorata sotto tanti punti di vista, ma comunque c' è. Non è tuttorose e fiori, certo. Dopo tre anni, nel 2015, il ministero della Salute chiude il «Tavolodi lavoro per l' assistenza alle persone in stato vegetativo e stato di minimacoscienza», senza mai trasmettere alle Regione né rendere pubblico il documentofinale. E poi il nodo dei finanziamenti, che negli ultimi anni sono stati dirottatialtrove. «I fondi sulla ricerca dei disordini della coscienza devono tornare a essereun punto importante», sostiene la dottoressa Leonardi, perché «scoprendo estudiando il cervello per i disordini della coscienza, come ricercatori possiamo darerisposte utili anche ad altre malattie». Nonostante tutti i suoi limiti, la realtà italianacontinua a distinguersi da quella degli altri paesi, nei quali si teorizza l' eutanasiacome strada maestra per il trattamento degli stati vegetativi persistenti.Un trattoimportante di questa «via» è occupato dalle numerose associazioni che si occupanodi sostenere le persone che si trovano in questo stato e i loro familiari. Paolo Fogar,presidente della Federazione nazionale associazione traumi cranici (Fnatc),evidenzia come una volta che il paziente torna a casa la gestione passa in capo allaAsl, con il rischio di «originare disparità tra i cittadini delle varie regioni». L' accordoStato-Regioni firmato nel 2011, e alla cui formulazione ha collaborato anche laFnatc, prevede che ogni regione realizzi delle Speciali unità di accoglienzapermanente (Suap). «Sono ancora poche le Regioni che hanno realizzato Suap nelnumero sufficiente in base ai dati epidemiologici», incalza Fogar. «Dove non sonostate realizzate, le persone in stato vegetativo sono ricoverate nelle lungo degenze,servizi non sempre adeguati alle complesse necessità di questi individui».È pervenire incontro a queste esigenze che l' associazione Risveglio ha fondato «CasaIride», un progetto di cohousing dedicato alle persone in stato vegetativo e diminima coscienza unico in Europa. Sette stanze di sette colori diversi in via di TorreSpaccata a Roma, nelle quali gli ospiti ricevono l' assistenza sociosanitaria di cuihanno bisogno, mentre i familiari condividono l' ambiente con le persone che vivonola loro stessa esperienza. A gennaio del 2016, la graditissima visita a sorpresa dipapa Francesco. Quello materiale, però, non è l' unico aspetto. Come ci spiega il

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presidente, Francesco Napolitano, lo scopo è quello di «ridare dignità alle persone instato vegetativo e alle loro famiglie», perché «i valori della vita, quelli connaturatinella natura umana, non sono perduti ma sono dentro di loro». Gli fa eco MassimoCalipari, portavoce nazionale di Scienza & Vita, che alla Verità precisa che «isoggetti in questa condizione clinica sono persone viventi, con un (più o meno)grave danno cerebrale», perciò «in alcun modo può essere messa in discussione laloro dignità di esseri umani e il conseguente dovere morale di prendersi cura dellaloro fragile vita».

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 8 EAV: € 32.407Lettori: 281.841

Numero chiuso verso la riforma light ma architettura ha giàtroppi posti

Eugenio Bruno

Il «filtro» ai professionisti del futuro.Domani le graduatorie nazionali dimerito per i test d' ingressoIl governovuole modificare il sistema: ilProgramma di riforma, però, indica soloun orientamento rafforzato Governo cheva, proposta di modifica del numerochiuso che viene. Alla lunga lista diministri che lo hanno messo nel mirino,salvo poi fare puntualmente retromarcia,si è aggiunta di recente Giulia Grillo. Latitolare (pentastellata) della Salute neigiorni scorsi ha proposto la cancellazionedei test di ingresso a medicina avantaggio del modello francese. E ci hapensato il suo collega (leghista) dell'Interno, Matteo Salvini, a rincarare ladose dichiarando che, se dipendesse dalui, lo conserverebbe solo nelle facoltàumanistiche. Ma il Pnr, Programmanazionale di riforma, varato giovedìscorso insieme alla Nota di aggiornamento al Def, in realtà cita una mini-revisioneincentrata su un maggiore orientamento. Tutto ciò in attesa delle graduatorienominative nazionali per i corsi ad accesso programmato che saranno pubblicatedomani (il 10 per medicina in lingua inglese). La proposta per medicina Comedimostrano i numeri qui accanto non è così semplice immaginare un interventounico per tutti i corsi ad accesso programmato. Medicina è il caso più urgente.Innanzitutto per la platea interessata. Anche nel 2018 gli aspiranti "camici bianchi"risultati idonei ai test di ingresso hanno superato di oltre quattro volte i postidisponibili. Per superare la discrepanza tra domanda e offerta la ministra Grillo stapensando al modello francese. Lo stesso che sposta la selezione alla fine del primoanno sulla base dei crediti ottenuti e che aveva già affascinato il Governo Renzi.Senza però che l' idea sia stata tradotta in pratica. Complici le resistenze dei rettoriche avrebbero non poche difficoltà a sistemare, anche fisicamente, 40mila matricole.Il caso architettura Una soluzione che va bene per medicina non è detto che siaadatta per architettura. Anzi. Quest' anno i vincitori dei quiz sono stati inferiori ai

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posti messi a bando: 5.720 a fronte di 7.148 disponibilità. Tant' è vero che, per iprofessionisti del settore (su cui si veda altro articolo in pagina) il tema sembraessere più l' attualità o meno della graduatoria unica nazionale e delle procedure dimobilità che l' abolizione del numero chiuso. Vista la polarizzazione sempre più inatto delle domande verso poche, grandi, scuole. Con tanti piccoli atenei che ricevonosistematicamente un numero di richieste inferiore agli spazi liberi. Le soluzioni allostudio Di Giulia Grillo si è detto. E la soluzione che guarda oltralpe sembrava trovared' accordo anche il Carroccio. In una proposta di legge depositata alla Camera daldeputato leghista Paolo Tiramani si propone la cancellazione del numero chiuso permedicina e odontoiatria, architettura e veterinaria. Affidando a un decretoministeriale del Miur il compito di stabilire «i meccanismi selettivi per gli studentiiscritti a corsi universitari, consistenti nella fissazione di quote minime di esami diprofitto da superare, nel primo anno di corso». Con deroghe ad hoc per studentilavoratori, con familiari a carico o difficoltà di salute. Ma il Pnr approvato giovedìrende il quadro un po' meno certo. Limitandosi a proporre la revisione del numerochiuso «attraverso un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studentiverso le loro effettive attitudini». Rimescolando di fatto le carte. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 21 EAV: € 35.008Lettori: 281.841

Per incarichi e performance è stallo sul contratto dirigentiGianni Trovati

PERSONALE Trattative avviate sull' attodi indirizzo siglato a maggio dall' alloratitolare Madia Dal ministro Bongiorno l'indicazione di rispettare la «riserva» delTesto unico La battaglia sulla manovra l'ha fatto sparire dai radar, ma sul rinnovocontrattuale dei dirigenti pubblici ilquadro appare dominato dallo stallo.Dopo il riscaldamento pre-pausa estiva,la macchina del confronto sembraarenata e l' agenda non prevede incontripiù o meno decisivi a stretto giro. I tempiinsomma si allungano, e gli unici segnali(negativi) arrivano dalla sanità dove imedici hanno aperto lo stato diagitazione annunciando «una o più»giornate di sciopero. Il tutto mentre iltriennio contrattuale sta per scadere e l'ulteriore rinnovo per tutto il pubblicoimpiego faticherà parecchio a farsistrada nelle griglie della manovra.Intanto, perlatro, la Funzione pubblica ha iniziato a lavorare a una legge delega sullariforma della dirigenza (si veda Il Sole 24 Ore del 4 settembre) per affrontare ilterreno su cui era inciampata la legge Madia. Ed è proprio questo complicatointreccio politico a spiegare i tempi lunghi su cui viaggia il nuovo contratto deidirigenti, a partire dalle Funzioni centrali che come sempre devono svolgere il ruolodi apripista anche per le altre aree. Il rinnovo di un contratto che nasce con ungoverno e deve concludersi sotto un altro esecutivo, per di più di segnodiametralmente opposto al precedente, non può avere un cammino facile. E nel casospecifico la partita torna a incagliarsi intorno al nodo delicato degli incarichi. Sulpiano delle procedure, ad accendere la macchina è stato l' atto di indirizzo firmato ainizio maggio dall' allora ministro Madia, in cui si chiedeva ad Aran e sindacati dimettersi d' accordo su una disciplina finalizzata all' obiettivo esplicito di «limitare ilricorso all' outsourcing». Per questa ragione, si prevedeva di offrire i posti che viavia si liberassero attraverso interpelli estesi «a tutte le amministrazioni dell' area»,con un sistema in grado di garantire «la più ampia trasparenza nelle procedure».Nelle ultime settimane la Funzione pubblica ora guidata da Giulia Bongiorno ètornata sul tema, ma con indicazioni diverse. Oltre a chiedere ad Aran di accelerare

Page 28: 01-10-2018 · 2018. 10. 1. · Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 01/10/2018 Argomento: Sanità Salerno e provincia

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con le trattative, Palazzo Vidoni ha ricordato che le regole del Testo unico sulrapporto di lavoro dei dirigenti sono inderogabili, e quindi vanno rispettate senzastrappi. Ma il Testo unico, all' articolo 40, sottrae alla contrattazione proprio la«materia del conferimento e della revoca degli incarichi dirigenziali». Un bel rebus.Anche perché il confronto in punta di diritto muove interessi delicati proprio nelcuore della macchina pubblica, quella messa sotto processo dai vertici politici aCinque Stelle in queste calde settimane pre-manovra. L' idea di rendere"contendibili" i posti di vertice delle amministrazioni viene portata avanti nel nomedella selezione, per evitare quello che sarebbe una sorta di "diritto al posto" nonscritto ma riconosciuto nei fatti agli interni. Ma a chi si deve aprire la "contesa"? Soloa chi è già nei ruoli della Pa o anche agli apporti esterni? La questione si intreccia inmodo evidente con il tema caldo dei rapporti di forza fra dirigenti e politica, che inqueste settimane è esploso in tutta la sua forza. E una soluzione, al momento, non siintravede. Ma riscrivere il contratto alla vigilia di una riforma annunciata ècomplicato anche sul piano economico. Tra gli obiettivi annunciati c' è, ancora unavolta, quello di intervenire su obiettivi, valutazione e premi, nel tentativo di costruireincentivi credibili, selettivi e ancorati a parametri solidi. Obiettivo non nuovo, certo,ma in questo quadro è difficile concentrare troppe risorse sulla quota fissa dellaretribuzione, con una mossa che suonerebbe come una sorta di ipoteca preventivasui nuovi progetti di riforma. [email protected] © RIPRODUZIONERISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 20 EAV: € 12.411Lettori: 129.749

Pet therapy, quando il rottweiler in corsia aiuta a staremeglio

Elisabetta Ambrosi

Chi l' ha detto che per fare la pettherapy ci voglia per forza un biondogolden retriever o un labrador? Con ilsuo pelo scuro Dea, rottweiler di 5 anni,ha varcato due anni fa il reparto diPediatria dell' Ospedale Santa Chiara diPisa, per andare dritta al letto di unbimbo affetto da una grave lipodistrofia,che comporta anche convulsioni.Ebbene, la mamma e i medici hannonotato che durante e dopo gli incontri -due volte a settimana per alcuni mesi - ilbambino non manifestava alcun segnaledi convulsioni, oltre a mantenere iparametri vitali stabili. Insieme ad altricani (border collie, jack russel e in futuroforse anche un san bernardo), Dea faparte di DobreDog, una delle più grandiAccademia di istruzione e cultura cinofilatoscane, dove - tra formazione,convegni, progetti di ogni tipo condisabili e anziani - si studia per diventareoperatori di Pet therapy. "Il rapportoaffettivo con un animale", spiega il presidente onorario Francesco Fabbri, "è in gradodi instaurare un circolo virtuoso in cui gli effetti fisici interagiscono con la partepsico-emotiva e a loro volta le conseguenze a livello psicologico migliorano l'equilibrio della salute corporea". Formulata così può sembrare una cosa un po'generica e astratta. Ma se si vanno a vedere gli studi sui progetti di pet therapyriusciti - come quello della dott. Giulia Rovini pubblicato sul sito di DobreDdog - l'immagine di questa pratica come una semplice forma di compagnia, che alcunicuccioli fanno ad adulti e bambini giù di corda e malati, lascia spazio a quella di unavera e propria (co)terapia incisiva e persino impressionante. Bambini autistici chediventano meno aggressivi, più concentrati, empatici e motivati. Malati oncologicipediatrici che dormono meglio, si alimentano meglio, socializzano, parlano delle loropaure e bisogni, sono meno ansiosi, provano meno dolore. Pazienti oncologici adulticon maggiore ossigenazione durante la chemioterapia e che accettano più

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facilmente il proprio corpo, perché gli animali non giudicano. Schizofrenici piùmotivati e più capaci di provare piacere. Anziani che diminuiscono i farmaci, hannoun umore migliore e la cui percezione di solitudine diminuisce. "Abbiamo avutoanche", racconta Fabbri, "una ragazza anoressica che si alimentava esclusivamentein presenza del cane. Ha continuato a venire a trovarlo anche dopo, come fannotanti altri una volta tornati a casa. Tra l' altro la pet therapy prevede che il bimboche viene dimesso sia riaccompagnato a casa proprio dal cane". Uno studioeffettuato dalla dottoressa Lara Tadini Buoninsegni all' Ospedale di Careggi hamostrato come nella manovra di svezzamento da ossigeno nei pazienti ricoverati inrianimazione la presenza del cane ha fatto sì che i parametri fossero al limite dell'inerte, come se cioè non stesse accadendo nulla. "Questo", conclude Fabbri, "apreuna profonda riflessione su come la presenza del cane vada a modificare i nostri setemotivi e su quanto questo porti benefici su aree che sono ancora davveroinesplorate".

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 25 EAV: € 89.560Lettori: 796.905

Rinviati 20 milioni di visite ed esamiMILENA GABANELLIE SIMONA RAVIZZA

NEGLI OSPEDALI ITALIANI, PUBBLICI ECONVENZIONATI,ALL' INIZIO DELL'ULTIMO TRIMESTRE FINISCE IL BUDGETCOSì LE PRESTAZIONI AMBULATORIALISLITTANO A GENNAIO Guardando inumeri, negli ultimi tre mesi dell' annogli italiani si ammalano meno. Se inveceguardi le liste d' attesa, nello stessoperiodo si allungano. In tutta Italia leprestazioni specialistiche calano: inLombardia meno 7%; in Piemonte meno8%; in Toscana meno 9,5%; in EmiliaRomagna meno 6%; in Liguria meno 9%.Le percentuali record si registrano inMolise, meno 13%, nelle Marche, meno20%, e in Campania, meno 51% (!).Sembra un paradosso, ma in realtà c' èun motivo, e non è confortante. Il datonazionale parla chiaro: si passa dai189,6 milioni di prestazioni ambulatorialidel primo trimestre, ai 170,5 milioni diottobre, novembre e dicembre; quasi 20milioni in meno. A Milano, nei mesi digennaio, febbraio e marzo il 93% dei pazienti nel pubblico, e il 96% dei pazienti nelprivato, riesce a fissare un appuntamento entro i tempi indicati dal medico sullaricetta, ovvero dai 30 ai 90 giorni; nell' ultimo periodo dell' anno, la percentualescende di circa 3 punti percentuali. Le rilevazioni sono contenute in un reportappena completato da Polis Lombardia, l' istituto per il supporto alle politiche dellaRegione. Si allungano i tempi di attesa, nonostante le prestazioni offerte sianomeno. «Specialmente per le prestazioni più richieste, per le prime visite, si evidenziauna riduzione nel corso del quarto trimestre», si legge nel dossier con riferimento aMantova e Cremona, ma il principio è generale. I numeri dicono che, nel 2016, leprestazioni oculistiche erogate passano da oltre 17 mila nel I trimestre, a 11 milanell' ultimo trimestre dell' anno. Nel 2017 le visite ortopediche, nel quarto trimestre,sono scese del 26%, le cardiologiche del 37%, le neurologiche del 33%, lepneumologiche del 39%, le dermatologiche del 50%. Il motivo è solo contabile: gliospedali, soprattutto i privati convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, cicurano finché hanno i soldi. Quando li finiscono, come avviene verso fine anno,

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chiudono le agende per le prenotazioni e ai pazienti di quasi tutta Italia viene detto:«La lista d' attesa è molto lunga». Lo riferiscono medici, infermieri e addetti alleprenotazioni. Di conseguenza, risonanze magnetiche, tac, ecografie, gastroscopie,visite cardiologiche, ginecologiche, ortopediche e controlli specialistici slittano all'anno successivo. Questo avviene perché le Regioni rimborsano le cure che vengonoerogate ai pazienti sulla base di un budget definito struttura per struttura. Nelpubblico, i direttori generali che lo sforano rischiano di perdere il posto; invece iprivati accreditati, una volta raggiunto il tetto di spesa, non vengono più rimborsati,dunque rischiano di rimetterci in proprio. Il principio, legato alla legge 502 del 1992e applicato in modo sempre più stringente, è che gli ospedali, come una qualunqueazienda, devono chiudere il proprio bilancio in pareggio. È senza dubbiocondivisibile, in quanto serve a tenere sotto controllo la spesa sanitaria delleRegioni, ma si presta alle storture. Nella pratica, avviene che le strutture privateconvenzionate scelgono di gettarsi sulle prestazioni più remunerative, ovvero perquel che riguarda la specialistica ambulatoriale (che complessivamente vale 19,5miliardi) su risonanze e tac con contrasto. In questo modo, si scaricano sul pubblicotutte le altre prestazioni (soprattutto le visite), che vanno ad allungare la lista d'attesa. La conferma è nei numeri: solo a Milano le visite e gli esami diagnostici, negliospedali privati convenzionati, a dicembre crollano del 32% rispetto a novembre(meno 800 mila), contro il 21% del pubblico (meno 590 mila). Il budget assegnatoalle strutture, sia pubbliche che private, viene definito sulla base di quanto gliospedali hanno speso l' anno prima. I tetti di spesa possono essere aggirati con ipazienti da fuori regione, che sono rimborsati extra budget e che muovono oltre 4,6miliardi di euro l' anno, e a cui ambiscono soprattutto i privati. Sono per lo piùricoveri programmati che, e non può essere un caso, aumentano proprio nell' ultimotrimestre. Solo in Lombardia, tra le regioni più attrattive d' Italia per la qualità deisuoi ospedali, dove ogni anno vengono a curarsi quasi 170 mila pazienti dal resto d'Italia, nel 2017, passiamo dai 43.850 di gennaio, febbraio e marzo, ai 45.500 diottobre, novembre e dicembre (più 1.650, pari al 4%). Proprio per limitare questofenomeno, la Conferenza Stato-Regioni è intervenuta, la scorsa primavera, tagliandodel 50% i rimborsi per gli enormi incrementi dei flussi, registrati nel biennio2014-2015. A fronte di una legge che obbliga a garantire i livelli indispensabili diassistenza a tutti, pagando il ticket, di fatto il sistema consente al privato di pensaresoprattutto al fatturato, mentre il pubblico fa fatica a organizzarsi. I problemi nonrisolti sono tre: una programmazione che metta in corrispondenza i bisogni di salutedei pazienti con i soldi a disposizione; l' appropriatezza degli interventi; il controllosu come viene speso il denaro pubblico. Oggi, queste attività di monitoraggioavvengono con uno scambio di carte fra Regioni e ministero della Salute, ovvero untanto al chilo. Sarebbe invece cruciale verificare perché tutto questo accade, ancorpiù per le Regioni in piano di rientro. Le competenze ci sarebbero pure: per ilcontrollo sul consumo dei farmaci, c' è l' Aifa, con 450 dipendenti; per il controllosulle prestazioni, c' è l' Agenas, che ha appena aumentato l' organico di 100 unità.Invece si preferisce spendere 24 milioni di euro in società di consulenze. Motivo? Leresistenze da parte del ministero e delle Regioni, che preferiscono essere «visitate»da un soggetto esterno. Conclusione: i pazienti che possono pagare di tasca propria

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vengono visitati subito, gli altri aspettano.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 29 EAV: € 341Lettori: 29.750

Saliranno a 37 i licei del progetto di "biomedicina"

[ IL CASO] Saranno 37, di cui 16 classicie 21 scientifici, i nuovi licei che, dalprossimo anno scolastico, affiancherannoi ventisette licei scientifici che hanno giàavviato - nel 2017-2018 - il progetto di"Biomedicina", promosso dal Miur incollaborazione con la Federazionenazionale degli Ordini dei MediciChirurghi e Odontoiatri (Fnomceo): unpercorso di orientamento, dicentocinquanta ore nell' ultimo trienniodelle superiori, verso la facoltà diMedicina. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 8 EAV: € 32.254Lettori: 281.841

Semestre formativo più esame finale per selezionare i futurimedici

Paolo Miccoli

L' INTERVENTO In un dibattito sugliaccessi programmati è utile osservare idati Anvur di monitoraggio cheaffermano inequivocabilmente come laregolarità delle carriere sia superiore pergli studenti che si sono immatricolati aseguito di una selezione nazionale all'ingresso . Attraverso le "Schede dimonitoraggio annuale dei corsi di studio"Anvur calcola trimestralmente e fornisceagli atenei indicatori specifici riferibilialle carriere degli studenti. L' indicatore"Percentuale di studenti iscritti entro ladurata normale del Cds che abbianoacquisito almeno 40 Cfu nell' annosolare" (2013-2017) mostra come laproduttività sia superiore per questistudenti, in particolare quelli di scienzedella formazione primaria e odontoiatria.Anche l' indicatore "Percentuale di Cfuconseguiti al I anno su Cfu daconseguire" evidenzia come la produttività degli studenti, calcolata al primo anno,sia superiore. Analogamente si evidenzia maggiore tenuta di questi studenti nelpassaggio tra primo e secondo anno, un momento delicato della carrierauniversitaria. L' indicatore "Percentuale di studenti che proseguono nel II anno nellostesso corso di studio" è prossimo al 100% per i corsi ad accesso programmatocontro una media dell' 80% per gli altri corsi: 96% per medicina e chirurgia, 93% perle lauree magistrali delle professioni sanitarie e 92,5% per scienze della formazioneprimaria. Malgrado però le ottime premesse di avvio, l' indicatore "Percentuale dilaureati entro la durata normale del corso" evidenzia anche significative differenzeall' interno di questi corsi. Con una media del 51,9% per i corsi non ad accessoprogrammato, valori superiori si hanno per le professioni sanitarie magistrali(86,1%); medicina e chirurgia (58,1%), odontoiatria (67,6%), ma con valori critici perveterinaria (29,0%)e architettura (19,5%). Proprio la performance, buona ma noneccezionale, che ci restituisce questo indicatore per il corso di medicina, sia purealterato dall' annoso problema dei tempi di scorrimento successivi al concorso

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nazionale, induce a qualche riflessione. Il numero di post per i corsi di laurea inmedicina è definito in base al potenziale formativo degli atenei e alle necessità diquesto professionista, come emergono dalla Conferenza Stato Regioni presso ilministero della Salute. Ultimamente la questione del numero chiuso a medicina haperò assunto un impatto sociale notevole, legato soprattutto all' altissimo indice fradomande presentate e posti disponibili. Si è parlato in passato, ma sembra orariemergere, di un modello capace di garantire una partecipazione molto più ampiaagli studi medici, modello "francese", che prevede un accesso indiscriminato, conuna selezione effettuata al termine del primo anno, modello peraltro consideratoobsoleto nella stessa Francia. Tale partecipazione inoltre sarebbe oggi difficilmentecompatibile con le nostre risorse, soprattutto quelle strutturali del Sistema sanitarionazionale. Forse si potrebbe pensare all' istituzione di un "semestre di formazione inscienze della vita" di tipo abbreviato (settembre-novembre) con esame nazionalefinale ma dove gli studenti, se non ammessi, si vedrebbero riconosciuti tutti i Cfuconseguiti, validi anche nei corsi di studio di altre aree scientifiche. Certo lo sforzoper gli atenei appare imponente e da sostenere con maggiori risorse, con produzionedi moduli di formazione propedeutici on-line gratuiti e facendo uso di modalità di e-learning. L' autore è presidente dell' Anvur © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 29 EAV: € 2.189Lettori: 29.750

Test di medicina sotto accusa avanza il "modello francese"ADRIANO BONAFEDE

ELIMINARE I QUIZ PER L' INGRESSO ALLAFACOLTÀ È POSSIBILE, NON È UN CASOCHE NE ABBIANO PARLATO GLI ULTIMIDUE MINISTRI DELLA SALUTE. MA ÈNECESSARIO CAMBIARE LE MATERIE DELPRIMO ANNO: IN FRANCIA LA SELEZIONEAVVIENE SOLO DOPO DODICI MESI RomaV ive la France? Forse sì, nonostante gliscrezi fra il primo ministro Macron e ilvicepresidente Salvini. Viva la Franciaalmeno nel sistema di ammissione aMedicina, che in Italia è unmarchingegno che ogni anno interessaqualcosa come 70 mila aspiranti mediciper posti che sono un settimo di quellacifra. Insomma, le probabilità di vincereil test sono molto esigue. Eppurescorrono fiumi di milioni per pagare icorsi di preparazione dei ragazzi cheoseranno il (quasi) impossibile. Un giro d'affari cospicuo sostenuto da tantefamiglie che aspirano ad avere un figliomedico, come nella tradizione italiana (che dice che con due figli uno deve essereavvocato - per difenderci nelle cause - e uno medico, per curarci nella vecchiaia). Masostenuto soprattutto dall' idea che, una volta entrato a Medicina, per lo studente siapriranno le porte di un posto remunerativo e sicuro. Tuttavia il sistema dei quiz èsotto accusa. Perché nonostante tutto resta sempre l' amaro in bocca: davvero i testa cui sono sottoposti i ragazzi decreteranno chi sarà più bravo a svolgere laprofessione del medico? Davvero l' abilità a rispondere a dei quiz indica anche labravura nella pratica medica? Sarà per tutti questi motivi che ogni anno, ogni voltache si avvicina il momento della fatidica prova, torna prepotente l' idea di cambiare.E non è un caso che Giulia Grillo sia il secondo ministro della Salute consecutivo(dopo la Lorenzin) a dirsi favorevole all' opzione francese. Ma in che cosa consisteprecisamente questa opzione? E sarebbe possibile passare a questo sistema senzagrossi investimenti o cambiamenti nella didattica delle Università? La prima cosa dadire è che il sistema francese non elimina i test ma li sposta alla fine del primo anno,dopo che i candidati avranno superato due semestri con 9 materie. Il superamentodegli esami, e l' assegnazione dei relativi crediti, non garantisce affatto che si

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entrerà a Medicina. In Francia ci riesce più o meno uno su cinque tra quelli chehanno frequentato il primo anno. In sostanza lo sbarramento viene spostato dalprimo anno, com' è oggi in Italia, al secondo anno, ma in compenso i test verterannosulle materie pertinenti alla facoltà di Medicina. E questo elimina il dubbio che i quiznon siano adatti a discriminare fra chi potrà fare il medico e chi no. Inoltre, chi arrivaalla fine dell' anno e si sottopone al test ha già dimostrato in qualche modo la suavolontà di proseguire in questa materia. Mentre in Italia molti lasciano dopo il primoanno di Medicina. Le materie d' insegnamento (vedi tabella pubblicata in pagina)sono in sostanza propedeutiche a tutte le lauree del comparto sanitario (non soloMedicina, ma anche Farmacia, Odontoiatria, Ginecologia, che in Francia hanno ilnumero chiuso). Chi dopo il primo anno e l' esame finale non riesce a iscriversi a unadi queste facoltà, può utilizzare i crediti per accedere ad altre professioni sanitarie.Ma in Italia si potrebbe mettere insieme un sistema del genere in un temporagionevole? E che cosa servirebbe? « Dovremmo studiare bene il sistema francese», dice Gabriele Novelli, rettore dell' Università di Roma Tor Vergata. «Ma nulla ostaalla creazione di un primo anno comune a tutte le facoltà dove si studiano materiesimili. Potremmo chiamare questo primo anno "Scienze biomediche". Alla fine delprimo anno il test decreterebbe chi potrebbe fare Medicina». E a tutti gli altri chesuccederebbe? «Si dovrebbe dare a queste persone una via di fuga, non si puòpensare che perdano un anno senza arrivare a una conclusione. Evidentemente sidovrebbe consentire loro di continuare a studiare Biologia, Biotecnologia, Farmacia,ecc.», dice Novelli. Ma che problemi pratici si avrebbero a far affluire un numeroelevatissimo di studenti al primo anno di Scienze Biomediche? Il primo, il più grande,è la necessaria revisione degli ordinamenti di studio, creando un' unificazione delprimo anno. Per far questo servirebbe che le università, il ministero e irappresentanti dei medici si mettessero allo stesso tavolo. Una cosa che richiedeuno sforzo notevole ma non impossibile. E che si farebbe per ospitare così tantepersone al primo anno? «Non è detto - dice Alberto Oliveti, presidente dell' Enpam,la cassa di previdenza dei medici - che ci sarebbero così tanti bisogni in più, anchese qualche investimento nelle aule andrebbe forse fatto ». Infatti non tuttiaccederebbero alle strutture di Medicina, ma potrebbero spargersi in tutte le altrefacoltà biomediche, essendo il primo anno uguale per tutti. Insomma, il sistemafrancese non sembra così inavvicinabile. Purtroppo, però, nonostante siano quasitutti d' accordo, finora non si è fatto nulla. Il primo ministro della Salute che riusciràa mettere tutti intorno al tavolo per trovare una soluzione ragionevole e adattataalle strutture e al personale italiani, sarà sicuramente ricordato. La soluzione sembraa portata di mano e in questa soluzione sarebbe necessariamente compresa ancheuna riorganizzazione di tutto l' ordinamento biomedico. Nel frattempo, c' è chi diceche si potrebbe aumentare il numero dei vincitori al test: «Sarebbe opportunoquantomeno alzare il numero programmato del 10-15% rispetto ai fabbisogni rilevatiper il settore pubblico. I nostri medici infatti hanno sbocchi anche in altri ambiti enon tutti necessariamente all' interno del Servizio sanitario nazionale italiano», diceOliveti. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 2 3 Il ministro della Salute, Giulia Grillo (1);Alberto Oliveti (2), pres. Adepp e il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli (3)

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01/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 1 EAV: € 18.408Lettori: 97.132

Tredici tipi di tumore dovuti all' obesitàCOSTANZA CAVALLI

Essere grassi fa venire il cancro almenoquanto fumare, ma solo una persona susette lo sa. Non solo: essere insovrappeso aumenta il rischio disviluppare ben 13 diversi tipi di tumore.A lanciare l' allarme è Cancer ResearchUk, associazione di beneficienza inglese,che nel suo ultimo rapporto, ripreso dalquotidiano britannico Guardian, sostieneche entro i prossimi 17 anni, 23mila casidi cancro nelle donne, il 9% del totale,saranno provocati dall' eccesso di peso;mentre il fumo si prende le colpe del10% dei casi, 25mila persone. Latendenza indica che nel 2043 l' obesitàsupererà il fumo come prima causa dicancro, sempre per quanto riguarda ilsesso femminile. Per gli uomini èdiverso: i fumatori sono di più (in Italia il27,7% della popolazione, contro il 19,2delle donne, dati Ossfad 2018) e quindisviluppano più facilmente tumori legatial tabacco. Tuttavia, anche se gli uominifortemente sovrappeso sono di più rispetto alle donne, l' obesità ha un effettopeggiore sul gentil sesso perché i tumori più comuni legati all' eccesso di pesocolpiscono prevalentemente le donne. Come, per esempio, quelli alla mammella e alcollo dell' utero. «È uno studio (quello di Cancer Research, ndr) che conferma undato conosciuto», afferma il professor Armando Santoro, oncologo ed ematologo,direttore del Cancer Center dell' Humanitas e professore ordinario all' HumanitasUniversity. «Inoltre, nel caso di pazienti oncologici obesi, anche le prognosi sono piùinfauste. Se poi le due cose si sommano, il fumo e l' eccesso di peso, allora è undisastro». Sulla stessa linea è la professoressa Linda Bauld, esperta di prevenzionedel Cancer Research: «L' obesità è un' enorme minaccia per la salute pubblica, e senon saranno prese precauzioni importanti non potrà che peggiorare». E pensare cheoggi, anche grazie a internet, controllarsi sembra facilissimo, veloce e a portata dimano: «Basta andare su Google», spiega Santoro, «cercare BMI (Body Mass Index, l'indice di massa corporea, ) e inserire peso e altezza per capire se si è a posto o arischio. Ognuno può autoregolarsi». In Inghilterra e negli Stati Uniti, tuttavia, anche

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lo Stato ci mette del suo, e le proposte di legge a tal proposito non mancano: nelRegno Unito premono per vietare le pubblicità di junk food, cibo spazzatura, dopo le21; e ai supermercati vorrebbero vietare le promozioni sui prodotti "meno sani". «Ènecessaria un' azione audace per affrontare l' obesità, è la sfida di unagenerazione», ha dichiarato Alison Tedstone, nutrizionista capo della Public HealthEngland. E così Simon Stevens, amministratore delegato dell' Nhs, il sistemasanitario nazionale inglese: «L' obesità è il nuovo fumo». New York, per esempio, èsempre stata in prima linea contro le due piaghe sociali: contro il fumo, dal 2011 èvietato tirar fuori una sigaretta anche all' aria aperta: nei parchi, nelle piscine, nellepiazze, sulle spiagge, sul lungomare; il divieto è efficace anche se si è a meno di 30metri dall' entrata dei palazzi o sui marciapiedi davanti a scuole e strutturesanitarie, dal 2014 anche per chi fuma sigarette elettroniche. Contro il sovrappeso,nel 2012 fu sempre il sindaco Bloomberg a vietare la vendita di bevande gassate ezuccherine sopra il mezzo litro nei locali. «Noi dovremmo almeno avere unatassazione ancora più marcata sulle sigarette», dice Santoro, «perché chi fuma oggipeserà anche su di me, che non fumo, domani: più malati significano una spesamaggiore per i contribuenti». Il Gran Bretagna lo Stato ha fatto scattare l' allarmequesta estate: un bambino su tre, in età da scuola elementare, è in sovrappeso, cosìè stata vietata la vendita di snack alle casse dei supermercati. La chiamano «strettaanti obesità». In Italia, l' obesità colpisce il 9,8% della popolazione, e il 35,5% è insovrappeso. Complessivamente, il 45,1% degli italiani sopra i 18 anni è in «eccessoponderale» (dati Istat 2017). La regione che si classifica prima è il Molise: il 14,1%dei cittadini sono obesi; in Lombardia raggiungono l' 8,7%. I più magri sono gliabitanti della provincia di Bolzano, il 7,8%. Secondo dati dell' Istituto superiore diSanità del 2016, l' obesità costa allo Stato 9 miliardi di euro l' anno tra assistenzasanitaria e assenteismo per malattia; mentre per le malattie legate al fumo la spesadello Stato si avvicina ai 10 miliardi (ma ne guadagna 14, fra tasse e accise).riproduzione riservata.