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MORTI & FERITI - OTTOBRE 2003 LICENZIATA IL 1 AGOSTO . Barge, è scontro tra l’ex operaia e l’«Itt Galfer» BARGE. «Alla Itt Galfer a qualcuno è concesso l'inserimento lavorativo come invalido, ad altri no»: la denuncia è dell'ex- operaia Bruna Giovannini, di Paesana. «Il 1 agosto sono stata licenziata – racconta – ma ritengo di essere stata una buona dipendente per 10 anni: al momento del bisogno l'azienda mi ha negato un posto di lavoro come invalida. Questo dopo un paio di infortuni sul lavoro, insieme ad altre due patologie sorte negli ultimi tre anni. Mi è stata diagnosticata una invalidità degna di nota, causata dal lavoro. Perciò ho fatto causa all'azienda». Il direttore del personale Itt Galfer, Franco Dutto: «Con Bruna Giovannini, è fallito un tentativo di conciliazione. Le è stata accertata una inidoneità totale al lavoro. Da un punto di vista legale, non è affatto disabile e perciò non ha diritto ad occupare uno di quei posti. Sostiene di avere contratto le malattie in fabbrica, ma non è così». A decidere chi ha ragione, sarà un giudice. La Stampa – Sezione Cuneo 1/10/03 L’UOMO SI E’ RIVOLTO ALLA FEDERCONSUMATORI E ALLA REGIONE:«RISPETTATE I MIEI DIRITTI» Invalido, ma deve pagare il ticket . Disavventura di un operaio che si è infortunato sul lavoro HA il ginocchio sinistro su cui grava un’invalidità, e, inoltre, il 18 scorso ha subito un nuovo infortunio mentre era al lavoro, nella stessa parte menomata. Romano Viaggio, 62 anni, abitante a Dolcedo e dipendente del Comune di Imperia,pensava di avere diritto all’esenzione dal ticket (pensa e con ragione, chè gli argomenti giuridici sono tutti dalla sua, come gli hanno spiegato all’Inail), ma invece all’ospedale di Imperia glielo hanno fatto pagare (20 euro e rotti), altrimenti non gli avrebbero consegnato il foglio con la prescrizione dello specialista di Ortopedia che l’ha visitato il 26. Tipo che non si arrende facilmente, Viaggio ha scritto una lettera dove racconta la disavventura sanitaria, indirizzandola alla Regione, al direttore Asl Mauro Barabino, alla Federconsumatori, all’Associazione invalidi e persino al

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MORTI & FERITI - OTTOBRE 2003

LICENZIATA IL 1 AGOSTO . Barge, è scontro tra l’ex operaia e l’«Itt Galfer»

BARGE. «Alla Itt Galfer a qualcuno è concesso l'inserimento lavorativo come invalido, ad altri no»: la denuncia è dell'ex-operaia Bruna Giovannini, di Paesana. «Il 1 agosto sono stata licenziata – racconta – ma ritengo di essere stata una buona dipendente per 10 anni: al momento del bisogno l'azienda mi ha negato un posto di lavoro come invalida. Questo dopo un paio di infortuni sul lavoro, insieme ad altre due patologie sorte negli ultimi tre anni. Mi è stata diagnosticata una invalidità degna di nota, causata dal lavoro. Perciò ho fatto causa all'azienda». Il direttore del personale Itt Galfer, Franco Dutto: «Con Bruna Giovannini, è fallito un tentativo di conciliazione. Le è stata accertata una inidoneità totale al lavoro. Da un punto di vista legale, non è affatto disabile e perciò non ha diritto ad occupare uno di quei posti. Sostiene di avere contratto le malattie in fabbrica, ma non è così». A decidere chi ha ragione, sarà un giudice.

La Stampa – Sezione Cuneo 1/10/03

L’UOMO SI E’ RIVOLTO ALLA FEDERCONSUMATORI E ALLA REGIONE:«RISPETTATE I MIEI DIRITTI» Invalido, ma deve pagare il ticket . Disavventura di un operaio che si è infortunato sul lavoro

HA il ginocchio sinistro su cui grava un’invalidità, e, inoltre, il 18 scorso ha subito un nuovo infortunio mentre era al lavoro, nella stessa parte menomata. Romano Viaggio, 62 anni, abitante a Dolcedo e dipendente del Comune di Imperia,pensava di avere diritto all’esenzione dal ticket (pensa e con ragione, chè gli argomenti giuridici sono tutti dalla sua, come gli hanno spiegato all’Inail), ma invece all’ospedale di Imperia glielo hanno fatto pagare (20 euro e rotti), altrimenti non gli avrebbero consegnato il foglio con la prescrizione dello specialista di Ortopedia che l’ha visitato il 26. Tipo che non si arrende facilmente, Viaggio ha scritto una lettera dove racconta la disavventura sanitaria, indirizzandola alla Regione, al direttore Asl Mauro Barabino, alla Federconsumatori, all’Associazione invalidi e persino al questore Padulano. Non lo fa per la cifra che è stato costretto a sborsare, naturalmente, ma per una questione di giustificato, sacrosanto principio. «Pazientemente - racconta Viaggio facendo la cronaca di quello che gli è successo il 26 - ho fatto notare all’infermiera che si trattava di un controllo dovuto a un incidente sul lavoro e inoltre le ho comunicato di godere di un’esenzione sanitaria parziale per il ginocchio in questione, annotata sul tesserino sanitario, che prontamente esibivo: ma la stessa ha ribadito che se non avessi pagato il ticket non mi avrebbe consegnato nulla. Ho insistito per farle capire il mio diritto all’esenzione, ma mi ha risposto in malo modo dicendo di togliermi di lì o avrebbe chiamato il poliziotto di guardia. Il quale poi si è presentato e, avvicinatosi, senza lasciarmi parlare, mi ha berciato: “Lei ha torto, mi hanno già spiegato il suo caso in Ortopedia”». Ancora: «Io gli ho risposto che, prima di ergersi a giudice, avrebbe potuto eventualmente sentire entrambe le versioni, poi mi sono allontanato, rivolgendomi allo sportello. Giunto davanti all’impiegata ho fatto un ulteriore tentativo, chiedendo all’addetta di farsi una fotocopia del tesserino sanitario sul quale era annotata l’esenzione parziale del ginocchio sinistro. Le dissi anche di sentirmi derubato di un diritto acquisito. Per tutta risposta mi ha fatto pagare. Risalito al reparto, ho consegnato la ricevuta di pagamento del ticket e l’infermiera, sghignazzante, mi ha dato la tanto sudata prescrizione. Il giorno dopo ho telefonato a un funzionario dell’Inail al quale ho

spiegato l’accaduto e ho ricevuto la seguente risposta: “In caso di infortunio sul lavoro non deve essere pagato alcun ticket sanitario, inoltri pertanto una richiesta di rimborso all’ospedale”. Quindi mi sono collegato sul sito Internet della Regione Liguria e ho letto che i cittadini esenti dal pagamento del ticket possono direttamente accedere alle strutture sanitarie senza passare dagli sportelli».

La Stampa – Sezione Imperia 1/10/03

Infortunio, operaio di 36 anni rischia di perdere una mano

Rischia di perdere la mano l'operaio 36enne di Cologno al Serio che nel primo pomeriggio di ieri è rimasto vittima di un infortunio sul lavoro al «Nuovo istituto italiano di Arti Grafiche» di Bergamo. Erano all'incirca le 13.30 quando la mano dell'uomo è stata trascinata in un macchinario mentre lavorava alle rotative, negli stabilimenti di via Zanica. Immediato l'allarme e l'intervento del personale della ditta per prestare i primo soccorsi: il 118 di Bergamo ha subito organizzato il trasferimento del ferito al centro specializzato in chirurgia della mano di Legnano, dove l'operaio è stato sottoposto a un delicato intervento per cercare di porre rimedio a quella che i medici definiscono subamputazione, cioè un'amputazione non totale. La prognosi è di tre mesi. Il macchinario incriminato è stato fermato e recintato: domani i tecnici dell'Asl effettueranno un ulteriore sopralluogo per le indagini.

L’Eco di Bergamo 1/10/03

Tagliate le pensioni dell'amianto . Il governo rastrella soldi dai lavoratori esposti. …. Lo scandalo dei lavoratori a rischio tumore

PAOLO ANDRUCCIOLI. Questa volta il governo Berlusconi si attacca davvero a tutto. L'anno scorso erano bastati (si fa per dire) i miracoli dei condoni. Quest'anno la finanziaria rastrella dove può. Sono colpiti perfino i lavoratori esposti all'amianto, dato che il governo ha operato su di loro un vero e proprio scippo. «Con il decretone - scrivono alcuni senatori Ds, Prc, Pdci, Margherita e Verdi - il governo si appresta a compiere un vero e proprio scippo ai danni dei lavoratori esposti all'amianto». Con un colpo di mano si riduce il coefficiente per il calcolo dei benefici previdenziali (da 1,50 a 1,25) e si stabilisce che gli anni già maturati non vengano più conteggiati ai fini del pensionamento, ma considerati semplici anni aggiuntivi. Il governo fissa inoltre dei criteri molto più rigidi per la certificazione dell'esposizione all'amianto. Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale Fiom, aveva già polemizzato sulle misure restrittive a proposito dell'amianto. Ieri è stata la volta appunto dei senatori dell'Ulivo e di Rifondazione. Hanno parlato i vari capigruppo al senato. I provvedimenti del governo contro i lavoratori dell'amianto sono giudicati «immorali», mentre qualcuno ricorda la finanziaria dello scorso anno che ha fatto ricorso a tagli in altri settori delle spese sociali per coprire il finanziamento dovuto ai lavoratori esposti all'amianto. Quest'anno la finanziaria comincia anche peggio, con dei tagli che non verranno neppure bilanciati, nonostante le rassicurazioni formali di Tremonti e di Giovanardi che in conferenza stampa hanno criticato chi usa la parola «tagli» per definire le misure della finanziaria.

Il Manifesto 2/10/03

Mobbing: primi risarcimenti a Taranto . L'Inail indennizza i primi 7 dei 79 lavoratori reclusi dall'Ilva nella famigerata palazzina laf

ORNELLA BELLUCCI. TARANTO . «Farò ricorso. Questo indennizzo non risarcisce il male che ho». Dà fondo alla rabbia Giovanni De Padova, uno dei 79 ex lavoratori che l'Ilva fino al `98 confinò nella famigerata palazzina laf, reparto in cui furono tenuti in ozio e azzerati psicologicamente i dipendenti sindacalizzati che rifiutarono la novazione aziendale, cioè il declassamento della qualifica funzionale e il dimezzamento dello stipendio. De Padova è uno dei 7 lavoratori a cui l'Inail ora risarcirà i danni biologici per accertata «sindrome post traumatica da stress e depressione dovuta a problemi di lavoro». Parlare di risarcimento per mobbing è prematuro: né l'ente previdenziale né la magistratura, che ha condannato l'Ilva per tentata violenza privata, si sono espresse in questi termini. «La nostra competenza- spiega Nicola Tripodi, vicedirettore Inail di Taranto- si limita all'accertamento della malattia professionale. Che l'indennizzo che eroghiamo risarcisca di fatto gli effetti del mobbing sul lavoratore ha poco peso in assenza di una legislazione specifica». L'ente previdenziale dunque valuta il danno, ma non la causa scatenante: è la depressione psicofisica accertata che viene risarcita in quanto nel futuro potrebbe costituire impedimento lavorativo. Un indennizzo già previsto dal decreto 38 del 2000, e che nel caso laf introduce una novità procedurale sul piano tecnico. «Per la prima volta l'Inail risarcisce un danno di origine psichica derivato da una situazione di esclusione, segregazione e discriminazione sul posto di lavoro», ci dice Marisa Lieti, responsabile del servizio per la prevenzione, diagnosi e cura delle malattie da stress da lavoro e disadattamento lavorativo dell'Asl, che per prima ha denunciato l'esistenza di una situazione di sofferenza psichica all'interno della palazzina laf determinandone la chiusura. E' sulla base delle sue relazioni che i lavoratori sono stati sottoposti agli accertamenti che hanno portato alla pensione Inail. Ma i 7 «beneficiari» -alcuni dei quali durante il confino hanno tentato il suicidio - non sono gli unici che la Lieti ha segnalato: «tutti i lavoratori vessati hanno diritto al risarcimento».Vincenzo Baggioni, reduce laf ed ex delegato Uilm era tra le parti civili al processo contro la dirigenza Ilva. «Il nostro caso- dice- segna il fallimento delle politiche securitarie del governo e dei sindacati che hanno offerto le nostre teste al padrone». «Che paghino tutti» è la voce che si leva dagli spalti degli allora esclusi dal lavoro in fabbrica e ora dai benefici previdenziali. Cosimo Axo è tra gli ex laf in attesa di riconoscimento della malattia professionale. Che sia per mobbing o per danno biologico poco importa. Certo per lui, come per gli altri, il braccio di ferro resta sempre con l'azienda. «In quella fabbrica, a differenza dei colleghi costretti a trattare, non ci ho più messo piede. Sono andato in pensione prima, per amianto. Ora aspetto l'appello». La sua attesa non è isolata: per tutti gli ex laf i 20 milioni di provvisionale ottenuti al processo sono solo un acconto di ciò che Riva deve loro.Franco Sebastio, procuratore aggiunto del tribunale di Taranto, che con il pm Alessio Coccioli ha chiesto e ottenuto la condanna dell'Ilva, spiega: «che l'Inail abbia deciso di risarcire i danni biologici agli ex lavoratori laf non può che farci piacere. Certo - aggiunge - l'ente non applica un principio rivoluzionario, ma per la prima volta estende l'indennizzo ad affezioni psicologiche determinate dalle vessazioni del datore di lavoro». Spiega Aldo Pugliese, segretario della Uil-Puglia, costituitasi parte civile: «da tempo sosteniamo un disegno di legge che riconosca il mobbing come malattia professionale». Un fenomeno estremamente diffuso nella provincia jonica e che in Ilva continua a mietere vittime. Il disegno di legge, al vaglio della commissione lavoro della Camera dal 28 giugno 2001, stenta a decollare. Tra i firmatari il Ds Giorgio Benvenuto, ma anche esponenti della Margherita e Forza Italia. Una proposta morbida: si prevede che il riconoscimento dell'avvenuto mobbing spetta al datore di lavoro .

Il Manifesto 3/10/03

DITTA DI GRAVELLONA . Morì operaio, padre e figlio patteggiano 4 mesi di reclusione

VERBANIA. Accusati di omicidio colposo per la morte di Ambrogio Bellezza, 58 anni, di Verbania, gli imprenditori edili Antonio e Aldo Petagine - padre e figlio, contitolari a Gravellona Toce dell’omonima ditta - hanno patteggiato 4 mesi ciascuno. I familiari della vittima sono stati risarciti prima dell’avvio del procedimento giudiziario. La pena concordata è stata applicata dal gup con il consenso del pm Nicola Mezzina, titolare dell’inchiesta condotta con i tecnici dello Spresal. Il mortale infortunio avvenne il 26 settembre dello scorso anno a Rumianca di Pieve Vergonte dove l’impresa Petagine stava demolendo un fabbricato. L’operaio Ambrogio Bellezza cadde dal tetto. Morì poche ore dopo il ricovero in ospedale. Ambrogio era noto anche per la sua opera di volontariato nella Croce Verde a Verbania. a. r.

La Stampa – Sezione Novara 3/10/03

FINCANTIERI ANTI-AMIANTO

Sciopero a sorpresa per 1000 lavoratori della Fincantieri di Riva Trigoso per protestare contro le scelte governative nel settore pensionistico e in particolare sulle nuove restrizioni nell'applicazione della speciale legge sull'amianto. Ieri i lavoratori del primo turno dalle 8.30 alle 9.30 hanno incrociato le braccia riunendosi in assemblea. Era da anni che non si sentivano toni così accesi su un problema così sentito come quello dell'amianto. Oltre 100 dipendenti rimasti ancora in forza lavorativa, per mancanza dell'età pensionistica ora rischiano di non poter godere degli anni contributivi anticipati pari al contatto con l'amianto. Lo stesso problema interessa anche i lavoratori dell'Arinox di Trigoso e della Lames di Chiavari.

Il Manifesto 3/10/03

BORGARO, INFORTUNIO . Operaio ha la mano schiacciata da una pressa

BORGARO. Grave infortunio sul lavoro giovedì sera alla Stampal di via Lombardia 6 a Borgaro. Mustaphà Ait Habbane, 48 anni, di nazionalità marocchina, ma residente a Torino e regolarmente assunto dalla ditta borgarese, mentre era intento al suo lavoro si è accorto di un malfunzionamento di una pressa. L'uomo ha incautamente infilato la mano nell'apertura per cercare di capire cosa fosse accaduto quando il macchinario, per cause ancora in via di accertamento da parte dei responsabili del settore prevenzione degli infortuni e medicina del lavoro dell'Asl 6 e della Polizia municipale di Borgaro, si è rimesso in funzione, lesionandogli gravemente una mano. Immediato l'intervento dei colleghi che gli hanno liberato l'arto e dell'équipe medica del 118 che dopo i primi soccorsi lo hanno trasportato in elicottero al Cto di Torino. Per il macchinario che ha causato l'incidente, come da prassi, è stato posto sotto sequestro

La Stampa – Torino Cronaca 4/10/03

AMIANTO. Un decreto da sopprimere .Scioperi e manifestazioni contro il taglio dei benefici pensionistici per chi lo ha respirato previsto da Tremonti.

MANUELA CARTOSIO. Il taglio dei benefici pensionisti per gli esposti all'amianto è la più perfida delle trovate di Tremonti per fare cassa. Resterà tale anche se un ipotetico

emendamento alla finanziaria permetterà a chi ha fatto domanda entro il primo ottobre d'andare in pensione in base alle norme preesistenti. Ipotetico perché l'unico a darlo per certo finora è il leghista Francesco Bruzzone, presidente del consiglio regionale della Liguria, che sostiene d'aver avuto garanzie in tal senso da un altro leghista, il ministro del welfare Maroni. L'eventuale emendamento eviterà a migliaia di persone di trovarsi senza lavoro e senza pensione. Ma tutte le altre pessime contenute nell'articolo 47 del maxidecreto che accompagna la finanziaria resteranno immodificate. Per questo è indispensabile fermare l'articolo 47 al Senato dove il maxidecreto deve essere approvato entro la fine del mese. L'opposizione punta a stralciarlo o meglio ancora, dice il diessino Antonio Pizzinato, a «sopprimerlo». La mobilitazione dei lavoratori sarà «decisiva», aggiunge l'ex segretario della Cgil. Le proteste nei luoghi di lavoro dove in passato l'amianto si respirava a pieni polmoni non si sono fatte attendere. Ieri i lavoratori della Fincantieri di Palermo hanno discusso del decreto in assemblea. Fim, Fiom e Uilm hanno programmato una manifestazione regionale sotto la prefettura di Palermo. Oggi scioperano gli operai della Fincantieri e della Arinox di Riva Trigoso da dove una delegazione di tute ble andrà al consiglio regionale alla prese con il bel regalo del governo (la Liguria è una delle regioni con la più alta percentuale di esposti all'amianto). A metà ottobre la protesta arriverà a Roma con una manifestazione nazionale.Tre mesi l'anno bruciatiIl decreto abbatte del 50 per cento la rivalutazione dei periodi di esposizione all'amianto (per ogni anno d'esposizione l'abbuono scende da 6 a 3 mesi) e il nuovo coefficiente non serve più per andare in pensione in anticipo ma solo per calcolare l'importo della pensione. Altra novità: nei 10 anni di esposizione va dimostrato d'essere stati per otto al giorno in ambienti con almeno 100 fibre di amianto per litro d'aria medie annue. I turnisti che facevano 7 ore e mezza al giorno sono automaticamente tagliati fuori. Tagliati fuori anche tutti i dipendenti pubblici, come i ferrovieri, nonostante una sentenza della Corte costituzionale abbia riconosciuto che anche loro hanno diritto agli stessi benefici pensionisti.Se il progetto di legge della maggioranza sugli esposti all'amianto lasciava molto a desiderare, commenta Pizzinato, il decreto del governo lo travolge in peggio. Per questo non basta «sopprimere» l'articolo 47, «bisogna approvare una buona legge». Dal senatore diessino apprendiamo che la legge sui lavori usuranti, varata nella scorsa legislatura dal centro sinistra, praticamente non esiste più: il governo Berlusconi ha smesso di finanziarla. Con la «riforma» delle pensioni per gli esposti all'amianto Tremonti calcola d'abbattere la spesa del 70 per cento per i prossimi tre anni. Una nefandezza in sé e per sé, aggravata dalla disparità di trattamento tra chi è in andato in pensione prima o dopo il primo ottobre.

Il Manifesto 7/10/03

Alcuni operai sono rimasti imprigionati ieri in un pozzo nello zuccherificio di Celano in provincia de L'Aquila. Uno di loro è morto.

Alcuni operai sono rimasti imprigionati ieri in un pozzo nello zuccherificio di Celano in provincia de L'Aquila. Uno di loro è morto per una fuga di anidride carbonica e altri tre che avevano cercato di soccorrerlo sono stati salvati dai vigili del fuoco con sintomi da intossicazione. La vittima, di soli 23 anni, si chiamava Cesidio Benvenuto e lavorava per una ditta esterna. Verso le 16,30, si è calato in un pozzetto per fare manutenzione ad alcuni tubi che trasportano anidride carbonica (C02), necessaria per la lavorazione dei sughi di barbabietola da cui si ricava lo zucchero. Una perdita ha saturato l'aria e il

lavoratore si è sentito subito male. Sono accorsi altri tre operai che a loro volta hanno accusato malori, ma sono stati salvati in tempo. La procura ha aperto un'inchiesta.

Liberazione 7/10/03

Cremona, operaio muore schiacciato da macchinario

CREMONA - Un altro incidente mortale sul lavoro in Lombardia. Un operaio di 38 anni, Oscar Rinaldi, è morto mentre si trovava al lavoro in un' azienda metalmeccanica di Bonemerse (in provincia di Cremona) dove vengono assemblate parti di macchine agricole prodotte nella casa madre di Cremona. Rinaldi è stato trovato vicino a un pannello di controllo e alla macchina del taglio laser alla quale era addetto. L' operaio potrebbe essere stato colpito da un macchinario ma sarà l' autopsia a stabilire la causa esatta della morte. Il corpo dell' uomo è stato infatti trovato dai colleghi di lavoro poco dopo l' incidente, che non ha avuto testimoni.

Corriere della Sera 7/10/03

Morte nel pozzo

Un operaio di Celano è morto ieri dopo essere rimasto imprigionato con altri suoi colleghi in un pozzo dello zuccherificio della cittadina. La vittima dell'infortunio mortale è Cesidio Benvenuto, di 30 anni; altri tre operai sono stati tratti in salvo dai vigili del fuoco. L'uomo era dipendente di una ditta esterna allo zuccherificio e stava effettuando dei lavori di manutenzione nel pozzo. Secondo i primi accertamenti Benvenuto sarebbe morto a causa delle esalazioni di ossido di carbonio sprigionatesi nel pozzo. I tre operai tratti in salvo erano invece dipendenti dello zuccherificio ed erano intervenuti in soccorso di Benvenuto.

Il Manifesto 7/10/03

LAVORO: SCIOPERO SINDACATI PER MORTO A ERIDANIA

Si chiamava Cesidio Benvenuto il giovane operaio ventiduenne degli appalti che stamattina ha perso la vita nello stabilimento saccarifero di Celano. Il disastro mentre Benvenuto con tre colleghi – che fortunatamente sono stati salvati dagli altri operai presenti – puliva un profondo pozzetto nel quadro del riavvio degli impianti per la campagna bieticolo-saccarifera. Nel pozzetto si è sprigionato gas – non si sa ancora se ossido di carbonio o altro – fatalmente inalato dai lavoratori sprovvisti delle necessarie protezioni. Le Segreterie Nazionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil – si legge in un comunicato - di fronte all’ennesimo incidente mortale verificatosi nello stabilimento di Celano che mette in luce la non applicazione delle norme più elementari di sicurezza da parte delle ditte appaltatrici esprimono profondo cordoglio ai familiari della vittima; denunciano il ripetersi di infortuni mortali nel settore saccarifero sottolineano ancora una volta l’esigenza di un rispetto rigoroso di tutte le norme sulla sicurezza da parte delle aziende terze al pari di quelle saccarifere; attendono con fiducia l’operato della magistratura impegnata a far luce su cause e responsabilità. Le organizzazioni di categoria dichiarano 4 ore di sciopero per tutti i lavoratori del Gruppo Eridania Sadam e 1 ora per tutti i lavoratori del settore saccarifero da effettuarsi nella giornata di mercoledì 8 ottobre p.v. mentre richiedono un incontro urgente con la Direzione di Eridania Sadam per un esame congiunto di quanto avvenuto e per la definizione di procedure certe e

rigorose la cui attivazione sia in grado di prevenire infortuni e malattie professionali per tutte le persone che operano a qualsiasi titolo negli stabilimenti.

http://www.rassegna.it/ 07/10/0

AMIANTO, OGGI SCIOPERO A BOMBARDIER (SAVONA)

Si è svolto questa mattina a Vado Ligure (Savona) lo sciopero e la manifestazione dei lavoratori della Bombardier Transportation contro le restrizioni decise dal governo dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all' amianto. I 300 operai dello stabilimento di proprietà della multinazionale canadese Bombardier, leader nella produzioni di locomotori, hanno sfilato in corteo per le strade del centro di Vado Ligure.

http://www.rassegna.it/ 07/10/0

AMIANTO. Il governo cancelli il decreto. Scioperi contro i tagli. Il presidente della Liguria apre il conflitto.

C. C. Ieri sono usciti per le strade di Vado ligure i 300 operai della Bombardier, preceduti nei giorni scorsi dai lavoratori del porto di Savona, dai mille usciti dalla Fincantieri di Riva Trigoso: le fabbriche metalmeccaniche e delle costruzioni navali si fermano un po' ovunque in Liguria, per l'opposizione generale contro il provvedimento del governo che colpisce i lavoratori che sono stati «esposti all'amianto», e oggi sono esposti alla perenne ansia di malattia incombente, di morte, per la lunga latenza che caratterizza il manifestarsi degi effetti, di tumori come il mesotelioma della pleura. In mattinata delegazioni di operai da tutta la Liguria - Fincantieri, Piaggio, Ilva, Riparazioni navali, Lames, Cantieri San Marco - sono andati alla sede del consiglio regionale chiedendo un intervento contro l'art.47 del decretone berlusconiano che taglia i «benefici pensionistici per i lavoratori a rischio», oggi circa due milioni: «decisione particolarmente odiosa fare cassa sulla salute, sulla vita», hanno reagito tutti i sindacati dalle sedi nazionali, sostenendo le manifestazioni in corso in molte regioni, dal nord alla Sicilia.In sostanza il governo abbatte del 50% il riconoscimento delle «rivalutazioni dei periodi di esposizione»: abbassa dall'1,5 all'1,25 il «coefficiente», e lo applica alla sola rivalutazione dell'importo delle pensioni, non più alla riduzione del tempo per «il collocamento in pensione»; quanto alle soglie: prevede «una esposizione di 10 anni per 8 ore al giorno a una concentrazione di 100 fibre/litro» di amianto. Un tempo ben più lungo di quanto la comunità scientifica internazionale anche recentemente non abbia considerato «rischioso».Dal primo ottobre lo scatto del decreto-tagliola: anche chi aveva già fatto richiesta di prepensionamento, e ottenuto dall'Inail il riconoscimento del «rischio amianto», sarà misconosciuto e dovrà ricominciare daccapo con le nuove soglie, che «stravolgono la normativa precedente»: Sono oltre 60mila i lavoratori in queste condizioni, e non pochi si sono già dimessi dalle aziende per presentare la domanda all'Inps: finiranno per trovarsi senza pensione e senza lavoro.Il consiglio regionale della Liguria ieri si è schierato con i lavoratori: è il primo ad aver assunto all'unanimità una posizione ufficiale impegnando «il presidente della giunta ad assumere urgentemente l'iniziativa perché sia soppresso integralmente l'art.47» del decretone, e « a promuovere un Tavolo regionale sull'amianto allargato alle altre istituzioni e alle organizzazioni sindacali».La Liguria «ha il triste primato di lavoratori colpiti da mesotelioma pleurico», ricorda

l'ordine del giorno regionale, e il presidente Sandro Biasotti, che è stato eletto nelle liste di Forza Italia, conferma il suo impegno: «Coinvolgeremo subito anche le altre regioni, e ai nostri parlamentari chiederemo di non obbedire agli ordini di squadra». Quanto agli operai, i passi del governo li hanno segnati nei diari, come quelle parole - ricorda Luciano Caneva dell'Abb di Genova - del ministro Maroni ancora nel febbraio 2002: «Sarà cancellata la proposta di legge, non ufficiale, che prevede riduzioni previdenziali per gli esposti all'amianto».Le prese di posizione nelle fabbriche proseguono con gli scioperi, «è solo il primo atto contro il decreto del 29 settembre», promettono all'Ansaldo Breda di Pistoia; fermate e uscite ai cantieri di Palermo, striscione «colpiti dall'amianto, beffati dal governo» nel sit-in ieri di operai metalmeccanici, chimici, del cemento a Matera, con denuncia consegnata al prefetto. Segnali anche dalle regioni: la presidente dell'Umbria Maria Rita Lorenzetti scrive a Berlusconi, Maroni, Marzano, chiedendo «l'immediata modifica del decreto»; altre seguiranno dopo gli incontri di oggi e domani dei presidenti regionali.

Il Manifesto 8/10/03

Con auto contro un cantiere stradale: due morti sulla A9

Nelle primissime ore di questa mattina due persone che viaggiavano a bordo della loro auto sono morte andando a schiantarsi su un furgone di tecnici addetti alla manutenzione sull'autostrada A9. E' successo tra Turate (Como) e Saronno (Varese). La Renault ha urtato per ragioni ancora non chiare il guard rail ed è andata a sbattere conto il furgone che si trovava nella corsia di emergenza. La società Autostrade afferma che il cantiere era regolarmente segnalato. Feriti leggermente due operai. Interrotta per qualche tempo, la circolazione in direzione di Milano è ripresa alle 7. (red)

La Gazzetta di Mantova – News Online 8/10/03

Un operaio edile tunisino di 25 anni ha perso la vita ed un altro, marocchino di 29 anni, è rimasto ferito in un infortunio sul lavoro accaduto in un’azienda agricola di Sermide. I due lavoratori dipendenti di un’impresa edile ed in regola con il permesso di soggiorno, sono precipitati da un’impalcatura mentre stavano riparando un essiccatoio.

www.filleacgil.it 8/10/03

INCIDENTI LAVORO: UDINE, MORTI DUE OPERAI

Sono morti mentre lavoravano alla manutenzione di un forno elettrico, spento da una quindicina di giorni, molto probabilmente per una fuga di gas dalle bombole da loro impiegate. L'incidente è avvenuto alle Acciaierie Bertoli Safau (Abs) di Cargnacco di Pozzuolo (Udine). Le vittime sono due operai: uno dipendente delle Acciaierie, l' altro di una ditta esterna. Una terza persona è stata trasportata in elicottero all' ospedale di Udine, dopo essere stata colpita da malore. Due mesi fa altri due operai avevano perso la vita all' interno delle acciaierie Abs. Allora le cause furono subito chiare. 'Quanto è accaduto oggi invece - ha detto un portavoce della società - ha veramente dell' incredibile perché il forno non è più alto di due metri e mezzo. Ed era spento da una quindicina di giorni. Non sappiamo che cosa sia avvenuto'.

http://www.rassegna.it/ 09/10/03

L'amianto isola il governo La Liguria è in rivolta contro l'articolo 47 del decreto Tremonti che cancella i benefici pensionistici per le persone che sono state esposte alle fibre assassine. Giunta e consiglio regionale si mobilitano unitariamente per chiedere le modifiche. E domani si fermano le fabbriche genovesi, dove la lavorazione dell'amianto ha causato tra i lavoratori e nelle loro famiglie oltre cento tumori l'anno e continuerà a farlo fino al 2020.

AUGUSTO BOSCHI. GENOVA . La rabbia per l'articolo 47 sull'amianto non si placa. Domani le fabbriche genovesi si fermeranno per quattro ore e i lavoratori metalmeccanici arriveranno in corteo fino alla prefettura dove è previsto un incontro tra le organizzazioni sindacali e i parlamentari liguri per discutere su come affrontare la questione amianto. E ieri i capi gruppo delle opposizioni nella commissione lavoro del senato hanno chiesto al Governo di eliminare dal maxi-decreto che accompagna la finanziaria l'articolo relativo al trattamento previdenziale dei lavoratori esposti all'amianto. «Un decreto - dichiarano i senatori - che non solo colpisce i diritti dei lavoratori e mortifica le loro legittime aspettative, ma calpesta anche il ruolo e il lavoro del parlamento che aveva elaborato una buona riforma, di fatto bloccata dall'esecutivo». Una questione che l'altro ieri è approdata in consiglio regionale, dopo che nei giorni precedenti il presidente del consiglio Francesco Bruzzone (Lega nord) si era impegnato con un documento a fare opera di sensibilizzazione presso il governo e a promuovere «l'istituzione di un tavolo regionale sull'amianto» insieme con istituzioni e organizzazioni sindacali. Bruzzone, vista la folla presente in aula, ha proposto di dedicare la prima ora dei lavori - solitamente destinata all'esame delle iniziative consiliari - a un incontro tra la giunta, i capigruppo e le delegazioni dei lavoratori interessati al problema dell'amianto.Una battaglia unitariaAl termine delle riunioni è stato approvato (con un solo voto di astensione) un ordine del giorno unitario che chiede anche al presidente e alla giunta regionale di «assumere urgentemente l'iniziativa nei confronti del governo e del parlamento, anche attraverso una stretta e continua attivazione dei parlamentari liguri, affinché sia soppresso integralmente l'articolo 47 del decreto legge approvato dal consiglio dei ministri il 29 settembre del 2003 che stabilisce disposizioni penalizzanti per i lavoratori esposti all'amianto».Il problema interessa 85 mila lavoratori in Italia e 30 mila in Liguria a causa del largo uso del minerale nelle costruzioni navali. Paolo e Marco sono due operai che dal 1976 lavorano alla Fincantieri: «Per anni ho lavorato sulle navi a contatto con le polveri di amianto. Abbiamo già seppellito la metà dei nostri compagni e la nostra aspettativa di vita è di 60/65 anni: toglierci gli anni di pensione maturati per l'esposizione all'amianto vuol dire che il governo si aspetta che moriamo prima di poterla prendere», dicono amareggiati e ricordano come molte delle vittime del mesotelioma, il tumore ai polmoni che viene per aver respirato le polveri di amianto, siano donne: le mogli degli operai che hanno respirato le polveri spazzolando le tute dei mariti.Il fronte contro l'articolo 47 è il più vasto che si possa pensare e attraversa le organizzazioni sindacali, i partiti dell'opposizione e quelli della maggioranza: «Il decreto è un boomerang per il governo», ha dichiarato in aula il consigliere Fabrizio Moro (Fi) mentre il capogruppo di Rifondazione Arturo Fortunati ha chiesto che la regione faccia valere tutto il suo peso per il ritiro dell'articolo 47 ricordando che La Spezia e Genova hanno il record nazionale di affetti da mesotelioma pleurico. «E' un problema di rilevanza nazionale - ha dichiarato il presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti - e nei prossimi giorni cercheremo di coinvolgere nella lotta per l'abolizione dell'articolo 47 le altre regioni e tutti i parlamentari. Quelli liguri sono già stati sensibilizzati in

proposito nella riunione di venerdì scorso. Quella che ci aspetta è una battaglia difficile da vincere, ma ci impegniamo a combatterla fino in fondo».La compattezza del fronte anti articolo 47 non deve sorprendere: la Liguria è la regione al mondo con il maggior numero di vittime dovute all'amianto: «Abbiamo 4.8 decessi ogni 100 mila abitanti - spiega Antonio Perziano, della Camera del Lavoro di Genova - perché l'amianto è stato usato massicciamente in molte aziende liguri, per esempio nella costruzione di navi ,oltre che per la coibentazione di impianti refrattari».Rischio fino al 2020«La rabbia è forte - prosegue Perziano - perché nessuno si aspettava che il governo andasse a incidere così sui diritti: l'indice di rivalutazione viene ridotto da 1.50 a 1.25 e gli anni di esposizione non vengono più calcolati per l'accesso alla pensione ma utilizzati per la determinazione del suo importo. E' la monetizzazione del rischio, una soluzione che ripristina meccanismi che il sindacato combatte dal 1970».Per dare meglio l'idea delle dimensioni del problema amianto, dal `94 a oggi i casi di mesotelioma, sono 100-120 all'anno. I dati li fornisce Valerio Gennaro, esperto di tumori professionali e ambientali e coordinatore dell'équipe dell'Ist di Genova (l'Istituto scientifico per lo studio e la cura dei tumori) che dal `94 tiene il «Registro mesiotelioma» su incarico della regione Liguria. «Siamo messi molto male - commenta Gennaro - all'inizio della ricerca ci aspettavamo una decina di casi l'anno, invece siamo intorno a 100-120 casi, che fanno della Liguria uno dei luoghi al mondo di maggior incidenza della malattia». E siccome i lavoratori o le persone esposte possono contrarre la malattia 20 o 30 anni dopo l'esposizione per i tumori polmonari e 40 anni per il mesotelioma, Gennaro calcola che «l'incidenza della malattia nei paesi industrializzati continuerà fino al 2020».

Il Manifesto 10/10/03

I FAMILIARI RINUNCIANO . Morì sui binari Non ci sarà la parte civile

ALESSANDRIA. Non si sono costituiti parte civile i familiari di Angelo Pavese, l’astigiano di 43 anni, dipendente delle ferrovie ucciso da un treno il 16 maggio 2000. Per quel mortale infortunio sono stati incriminati tre tecnici che hanno scelto il processo con rito ordinario. Vogliono difendersi e spiegare che la morte di Pavese non è da attribuire al loro comportamento. Gli imputati sono Renzo Zanusso, Giacomo Palmieri e Ferruccio Boggio di Asti e Torino, cui si contesta di aver cagionato colposamente il decesso del dipendente che si trovava sui binari all’altezza di Solero. Ieri per errore, nel richiamo sulla prima pagina dell’edizione, è stata pubblicata la fotografia di Giuseppe Cerisola, 59 anni, di Castellazzo, morto anche lui sotto il treno lungo quella linea, ma nel gennaio 2003 e all’altezza di Astuti. Ce ne scusiamo con i lettori.

La Stampa – Sezione Alessandria 11/10/03

PRECIPITA DALLA SCALA

QUAREGNA. Grave infortunio sul lavoro l’altro pomeriggio. Aldo G., 57 anni, dipendente di un’impresa artigiana di Cossato, stava riparando la grondaia di un condominio di via Martiri, su una scala, quando ha perso l'equilibrio ed è caduto da un'altezza di circa tre metri, battendo con violenza il capo. A prestare i primi soccorsi all’uomo sono stati due suoi colleghi, mentre dalla vicina edicola «Michelon» è partita la telefonata al «118». L'operaio è stato trasportato all'ospedale di Biella, ma i medici ne hanno disposto il trasferimento al Cto di Torino.

La Stampa – Sezione Biella 11/10/03

L’ISTITUTO HA RICEVUTO IN TOTALE 1112 FASCICOLI DA PARTE DI LAVORATORI DELLO STABILIMENTO COGNE . Istruttoria per 168 domande di invalidità . All’esame dell’Inail le ultime richieste di risarcimento per tumore

AOSTA . Il lavoratore colpito da tumore polmonare o asbestosi, malattie correlate alla manipolazione o esposizione all’amianto, minerale riconosciuto cancerogeno e bandito con specifica legge nazionale, ha tempo 15 giorni dalla diagnosi per informare il datore di lavoro presentando la documentazione medica. L’azienda a sua volta deve fare denuncia all’Inail entro cinque giorni dal ricevimento della documentazione del lavoratore. «E’ risaputa l’assenza di una casistica grave alla Cogne Acciai Speciali - dice Onofrio Di Gennaro, direttore della sede regionale dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro -. Da una mia verifica negli archivi Inail ho riscontrato un solo caso di mesotelioma riconosciuto e liquidato. Questo tipo di tumore può rivelare la sua aggressività anche dopo molti anni. In questa ottica abbiamo previsto le agevolazioni finanziarie o pensionistiche, considerato il possibile rischio tardivo. L’asbestosi invece manifesta subito i sintomi e, pur essendo irreversibile, può essere tenuta con facilità sotto controllo». La statistica irrilevante riferita al riconoscimento del mesotelioma come malattia professionale causata dall’amianto non distoglie l’attenzione dell’Istituto verso questo problema. La tutela dei diritti dei lavoratori è inderogabile, a maggior ragione quando si tratta di situazioni sanitarie gravi. Dopo gli accertamenti, l’Inail stabilisce il grado di invalidità: fino al 5 per cento non è prevista alcuna corresponsione; dal 6 al 15 per cento la liquidazione del danno avviene in capitale e dipende dall’età, dal sesso e dal grado riconosciuto di invalidità; oltre il 15 per cento, la rendita è commisurata alla retribuzione percepita nel periodo lavorativo. Delle 1112 domande di risarcimento danni inoltrate all’Inail da lavoratori o ex dello stabilimento Cogne, ne sono state chiuse, in maniera positiva, 418 con esposizione al minerale superiore ai 10 anni; 124 con esposizione inferiore a 10 anni; 116 sono state escluse e per 168 è ancora in corso l’istruttoria.

La Stampa – Sezione Aosta 13/10/03

INFORTUNIO IN CANTIERE . Operaio morì In quattro dal giudice

ALESSANDRIA. Corrado Tartuferi, all’epoca direttore dell’Ausimont di Spinetta Marengo, Bruno Rossi, titolare della cooperativa Geat appaltatrice di un’attività di carico e scarico di materiale, il capo cantiere Renzo Olivieri e l’operaio Michele Deramo per la pubblica accusa sono responsabili di un infortunio mortale avvenuto il 1 giugno 2001 allo stabilimento, vittima Claudio Vido, 45 anni, socio-lavoratore della Geat. Udienza preliminare il 6 novembre. Claudio Vido stava scaricando bombole da un container nel cantiere della cooperativa, fuori dell’area della fabbrica chimica, quando una di esse che doveva essere caricata sul muletto manovrato da Deramo, gli cadde sulla gamba destra schiacciandola contro il forcone del muletto. L’incidente provocò la recisione dell’arteria del polpaccio sopravvenne una emoraggia e Claudio Vido morì. I quattro avrebbero tenuto, nelle rispettive funzioni, un comportamento negligente e imprudente con inosservanza delle norme di prevenzione in fortuni. e. c.

La Stampa – Sezione Alessandria 14/10/03

L’INCIDENTE DOVUTO ALL’ESPLOSIONE DI UN TUBO CHE PORTAVA LUBRIFICANTE. POLEMICO IL SINDACATO: POCA SICUREZZA IN FABBRICA Rivara, tre operai ustionati dall’olio bollente Infortunio sul lavoro in un’azienda di stampaggio, i feriti ricoverati al Cto

RIVARA . Grave infortunio ieri pomeriggio alla Canavera & Audi di Rivara, una fabbrica specializzata nello stampaggio a caldo. L'esplosione di una tubatura ha fatto schizzare del lubrificante bollente addosso a tre operai che sono finiti tutti al pronto soccorso del Cto dove sono ancora ricoverati a causa delle ustioni. Sono Roberto De Bonis, 40 anni e Angelo Azzinnarri, 35 anni, entrambi residenti a Forno Canavese e Giuseppe Antico, 32 anni, di Torino. Quella che poteva essere una vera tragedia è avvenuta intorno alle 14 nel reparto di stampaggio dove stavano lavorando i tre dipendenti. Dopo lo scoppio l'allarme al 118 è partito immediatamente e in via Forno sono arrivate due ambulanze ed è atterrato anche l'elisoccorso. Già sul posto i sanitari hanno medicato i tre operai prima di correre a sirene spiegate verso il Cto. Adesso rimangono da chiarire le cause che hanno provocato l'ennesimo infortunio all'interno di un reparto della Canavera & Audi, una delle ditte di stampaggio più importanti di quella che una volta veniva chiamata «la piccola Ruhr» dove sono attive cinque linee di stampaggio con presse da mille fino a 4 mila tonnellate e dove sono impiegate una sessantina di persone (l'intero gruppo ne conta oltre 150). I motivi stanno cercando di capirli i tecnici del Servizio di Prevenzione e Salvaguardia dell'Asl 9 di Ivrea che ieri pomeriggio hanno effettuato un lungo e meticoloso sopralluogo nello stabilimento. Alla fine di tutto, ancora una volta, si dovrà cercare di verificare se sono stati rispettati tutti gli accorgimenti previsti dalla legge 626 in materia di prevenzione sugli infortuni. Anche perché non è la prima volta che all'interno della ditta Canavera & Audi degli operai rimangono feriti a causa di improvvisi guasti dei macchinari. Gli ultimi due imprevisti si erano verificati nel dicembre dello scorso anno e a febbraio quando finì all'ospedale anche Roberto De Bonis, uno degli addetti rimasti feriti ieri pomeriggio. «Tutti questi guai succedono perché esiste una preoccupante sottovalutazione del rischio, perché qualche azienda non investe nella sicurezza e perché non si fa una manutenzione adeguata agli impianti - tuona Alfredo Ghella, sindacalista della Cgil Canavese che proprio quest'estate si è incontrato con i vertici della Canavera & Audi per discutere di prevenzione -. E non dimentichiamo che i costi degli infortuni sul posto di lavoro ricadono sulla collettività». «Nell'Alto Canavese si registrano almeno una decina di gravi incidenti ogni anno in aziende meccaniche, senza contare chi ci lascia le penne - continua preoccupato il sindacalista -. Questo è un male perché lo stampaggio qui è la prima attività produttiva che impiega più di tremila addetti».

La Stampa – Torino Cronaca 14/10/03

Incidente sul lavoro, morto un operaio

Incidente sul lavoro dell'impresa Arturo Zanetti di Mapello (Bergamo), Un operaio immigrato è stato travolto da un muletto che si è ribaltato, mentre stava spostando del materiale. Inutili i soccorsi dei colleghi e del 118. (red)

Gazzetta di Mantova – News online 15/10/03

PREDOSA . Operaio edile cade dal tetto e si ferisce gravemente

Grave infortunio sul lavoro di un operaio edile: Giovanni Casaburi, 39 anni, di Ovada, è

caduto dal tetto di un deposito da un’altezza di circa cinque metri. Secondo una ricostruzione dell’infortunio accertata dai carabinieri di Capriata D’Orba, Casaburi stava lavorando sul tetto di un deposito di attrezzi: gli è mancato l’appoggio ed è precipitato da un’altezza di circa cinque metri. Soccorso dal 118 è stato ricoverato in ospedale ad Alessandria, guarirà in due mesi. m. pu.

La Stampa – Sezione Alessandria 15/10/03

TORTONA .Precipita da un ponteggio e si frattura i polsi

Vito Scutillo, 57 anni, abitante in città, via don Perduca 3, ieri pomeriggio mentre lavorava è caduto da un ponteggio e si è fratturato i polsi. Sono intervenuti il 118 e i vigili urbani. m. t. m.

La Stampa – Sezione Alessandria 15/10/03

AMIANTO: PROTESTA PORTUALI OGGI AL SENATO

Circa 200 lavoratori in rappresentanza di 15 porti (Imperia, Savona, Genova, La Spezia, Marina di Carrara, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Palermo, Ancona, Ravenna, Chioggia, Venezia, Monfalcone e Trieste) hanno manifestato questa mattina davanti a Palazzo Madama, con un presidio organizzato dalle organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Al centro della protesta, che segue iniziative di lotta già intraprese a livello locale, l’articolo 47 del Decreto collegato alla Finanziaria che “ha smantellato gli strumenti di tutela dei lavoratori esposti all’amianto, provocando grandissima difficoltà in particolare a coloro che hanno già ricevuto la certificazione Inail o che sono inseriti nei programmi di mobilità o che comunque nei prossimi mesi avrebbero acceduto ai benefici previdenziali”. Durante il presidio, una delegazione sindacale, ricevuta dal Presidente della commissione Bilancio del Senato, ha chiesto di stralciare l’articolo 47 del Decreto, e di restituire la materia della riforma dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto alla commissione Lavoro che se ne occupa da qualche tempo. Dopo le iniziative locali già effettuate e la manifestazione di oggi, i lavoratori dei porti parteciperanno anche al presidio del 21 ottobre davanti al Senato, promosso da Cgil, Cisl, e Uil, insieme con tutte le altre categorie di lavoratori interessate alla tutela dello stesso diritto.

http://www.rassegna.it/ 15/10/03 18.05

L’INFORTUNIO NEL 2002 ALL’ALBASIDER DI VILLALVERNIA . Stritolato in azienda

ALESSANDRIA . In tre a giudizio il 27 febbraio 2004 per la morte, in seguito a infortunio sul lavoro, dell’operaio Fabio Pietro Talarico, 23 anni, Novi (via Nenni 2), schiacciato contro un rotolo di lamiera in acciaio all’«Albasider» di Villalvernia il 27 marzo 2002. Sono Pierpaolo Vercellino, 30 anni, di Pozzolo, Giovanni Limonta, di 51, di Lecco, Andrea Pomarici, di 40, di Savona, rispettivamente dipendente della fabbrica, costruttore del macchinario che fu causa del decesso, e direttore tecnico dello stabilimento, imputati di concorso in omicidio colposo; i familiari della vittima si sono costituiti parte civile con Roberto Cavallone e Daniela Pesce. Talarico, addetto a una

macchina che arrotola i nastri di lamiera formando matasse del peso fra i 10 e le 15 tonnellate ciascuna, si era chinato vicino a una piastra di metallo quando Vercellino, inavvertitamente, azionò la macchina che si mise in moto: il rotolo schiacciò il capo al giovane, uccidendolo. Per l’accusa Vercellino fece quella manovra senza accertarsi che Talarico si fosse allontanato. Limonta fabbricò, vendette e installò la macchina mancante di determinati requisiti di sicurezza; Pomarici la tenne in azienda nonostante le manchevolezze. e. c.

La Stampa – Sezione Alessandria 16/10/03

Ilva di Taranto, operaio in prognosi riservata

Stava seguendo le operazioni di rigenerazione di due blocchi di sedimenti di metallo quando uno di questi si è staccato dalla gru e gli è caduto addosso, provocandogli lo schiacciamento del bacino e del torace. A. B., 25 anni, operaio dell'Ilva di Taranto, è stato sottoposto a intervento chirurgico e ora è in rianimazione all'ospedale del capoluogo pugliese. Per lui la prognosi e' riservata.

Liberazione 16/10/03

Finanziaria all'amianto. Manifestazione dei lavoratori dei porti davanti al senato per protestare contro le norme sul rischio amianto. Da ieri la finanziaria ha cominciato formalmente il suo cammino. L'opposizione: «una manovra pericolosa»

PAOLO ANDRUCCIOLI. Erano circa duecento ieri i lavoratori che sono arrivati a Roma per protestare contro il governo per le sue decisioni sull'amianto. La piccola delegazione era però molto rappresentativa, vista la provenienza da 15 porti italiani. Il presidio è stato organizzato dai sindacati dei trasporti davanti al senato, dove da ieri si è sbloccato formalmente l'iter della legge finanziaria, che avrebbe potuto essere bloccata dal giallo dell'emendamento sulle pensioni. Il presidente del senato Pera ha trovato alla fine l'escamotage che stabilisce il nesso tra la «riforma» delle pensioni e la legge finanziaria per il 2004. Dunque si può partire e Maroni deve ripensare alle sue scelte tattiche temporeggiatrici. Crescono nel frattempo la battaglia e le polemiche sulla parte del decretone che riguarda direttamente i lavoratori esposti all'amianto e a rischio tumore. Il maxidecreto che accompagna la finanziaria stabilisce infatti vari tagli per cercare di trovare qualche soldo in una situazione distrasa dal punto di vista della finanza pubblica. Tra i tagli e le penalizzazioni ci sono appunto anche le norme che riguardano i benefici previdenziali dei lavoratori dell'amianto. «Con il decretone - hanno dichiarato ieri i senatori diessini Giovanni Battafarano e Antonio Pizzinato - il governo ha operato uno scippo gravissimo e senza precedenti ai danni di migliaia di lavoratori per anni a contatto con il rischio mortale derivante dall'amianto». L'articolo 47, spiegano ancora i due senatori, «fa carta straccia degli strumenti di tutela e dei benefici previdenziali previsti dalla normativa vigente». Viene inoltre completamente azzerato il lavoro della commissione del senato.Una delegazione dei lavoratori portuali che ieri sono arrivati da Genova, La Spezia, Napoli, Venezia, Monfalcone e tante altre città italiane, è stata anche ricevuta al senato dal presidente della commissione bilancio. La delegazione dei portuali ha chiesto, a nome di tutti i lavoratori della categoria, lo stralcio dell'articolo 47 del decretone. Inoltre viene richiesto di ridare alla commissione lavoro del senato la materia della riforma dei benefici previdenziali, tema su cui si lavora già da tempo. «Il grido di allarme lanciato da centinaia di lavoratori portuali contro le disposizioni sull'amianto - ha dichiarato Franca

Chiaromonte, dei Ds - non può cadere nel vuoto».La mobilitazione contro lo scippo dei lavoratori esposti all'amianto si allarga ancora anche in altri settori, oltre a quello portuale. Cgil, Cisl, Uil di Torino hanno per esempio scritto una lettera aperta al ministro del welfare, Roberto Maroni, affinché intervenga per eliminare l'articolo 47 del maxidecreto. I sindacati consegneranno direttamente la lettera a Maroni sabato al convegno della Confederazione europea dei sindacati a Lingotto. All'ingresso della ex fabbrica verrà organizzato anche un presidio di protesta. Solo in provincia di Torino, ricordano i sindacati, ci sono stati 700 morti per mesotelioma causato da fibre di amianto, mentre sono centinaia i lavoratori affetti da asbestosi.Alla camera, intanto, è An che si da da fare con una richiesta giusta, ma perfino paradossale. Nel momento in cui il governo taglia le risorse per i lavoratori esposti all'amianto, An, con una risoluzione a firma del capogruppo Lo Presti, chiede di estendere anche ai vigili del fuoco le norme a tutela del rischio amianto. Una bella richiesta che andrebbe però legata prima di tutto alla cancellazione del famigerato articolo 47 del decretone.Manovre parlamentari a parte, è la società civile e i lavoratori che si mobilitano. Per domani è in programma a Napoli una manifestazione-presidio davanti alla Prefettura in piazza Plebiscito promossa da Cgil, Cisl, Uil per i lavoratori esposti all'amianto. Le norme del decretone, spiegano i sindacati, essendo retroattive, produrranno situazioni drammatiche per migliaia di lavoratori, sia quelli che aspettano di andare in pensione, sia quelli a cui l'Inail aveva già riconosciuto il diritto alla prestazione previdenziale.

Il Manifesto 16/10/03

Sassari. Alfons Puce, operaio albanese di 35 anni, è rimasto schiacciato da una ruspa guidata da un collega che eseguiva una manovra, in una cava di Alà dei Sardi. L'uomo è stato soccorso dai colleghi ma ha perso la vita prima di arrivare in ospedale.

www.filleacgil.it 17/10/03

A Napoli, contro l'amianto killer . I lavoratori increduli sulle intenzioni del governo di ridurre i benifici per chi è stato esposto alla sostanza . E' solo una tappa La protesta di ieri arriva dopo tante altre manifestazioni che si sono svolte in questi giorni in varie città. E che ora proseguiranno

FRANCESCA PILLAMartedì 21 ottobre saranno tutti a Roma, insieme ai sindacati, in un sit in di protesta davanti al senato per chiedere lo stralcio dell'articolo 47 dalla finanziaria. Sono i circa 60.000 lavoratori italiani esposti all'amianto che rischiano di perdere i benefici acquisiti e previsti dalla legge fino a questo momento. Con un provvedimento in finanziaria il governo infatti ha intenzione di ridurre il calcolo dei benefici previdenziali abbattendo del 50% il riconoscimento dei periodi di esposizione, non concedendo l'anticipo di cinque anni per andare in pensione e inoltre stabilendo un tempo di esposizione di dieci anni per otto ore al giorno a una concentrazione di cento fibre/litro per usufruire della legge-amianto. Ma chi rischia le malattie polmonari da esposizione all'amianto sa benissimo che basta una sola fibra respirata a insidiarsi nel corpo e dopo anche trent'anni farti ammalare e ucciderti. Chi potrebbe contrarre l'asbestosi, (una degenerazione del polmone, che perde progressivamente la propria funzione respiratoria), chi rischia il mesotelioma pleurico, peritoneale, pericardico, il cancro alla laringe, non può che sorridere di fronte alle pretese di una legge che vuole cancellare ogni diritto

legittimamente acquisito.Chi dopo aver lavorato anni senza misure di sicurezza, completamente ignaro di essere a contatto con un materiale di così alta pericolosità e adesso si trova in mobilità, comprende chiaramente che se gli vengono tagliati cinque anni di contributi per andare in pensione si ritroverà in mezzo a una strada, senza nemmeno pensare a 55 anni di rimettersi in cerca di un lavoro.Così ieri a Napoli le centinaia di operai che hanno manifestato davanti la prefettura, in contemporanea con lo sciopero unitario di tre ore proclamato in Campania da Cgil, Cisl e Uil, portavano in mano i manifesti funebri con su scritto «Amianto killer», perché evidentemente qualcuno lì a Roma tutto questo lo ha dimenticato, o lo vuole far passare come «un problema contingente». D'altra parte in piazza le tante rappresentanze delle fabbriche, dalle più colpite come l'Avis, la Fincantieri, l'Ansaldo Breda, la Sofer, ai lavoratori dei trasporti, delle ferrovie, passando per i portuali e per le vedove degli operai lo hanno ricordato e sottolineato: «Di amianto si muore». Tutti quindi avevano lo stesso sguardo incredulo di fronte alla possibilità di una legge che vuole minimizzare la questione, e una domanda: «Si tratta di uno scherzo?».Assolutamente no, e per questo hanno assalito di domande i sindacalisti una volta terminato l'incontro con il prefetto Renato Profili: «Che cosa ha detto?», «Ci sono speranze che la legge non passi?». In effetti la mobilitazione dei sindacati, Fiom in prima linea, insieme alle istituzioni locali è di ampio raggio e sta avendo l'effetto di una sveglia «sensibilizzatrice». In molti comuni è stata votata un posizione contro l'articolo 47, mentre qualche giorno fa anche la provincia si espressa in merito e lunedì la votazione è in programma al consiglio regionale. Il sindaco Rosa Russo Iervolino ha già scritto al sottosegretario Gianni Letta e al ministro dell'economia Giulio Tremonti, sollecitando un ripensamento da parte del governo. Quindi lo stesso Profili si è impegnato a inviare una lettera al presidente del consiglio, ai ministri dell'economia e del lavoro, ai presidenti di camera e senato nella quale si chiede la salvaguardia dei diritti acquisiti dai lavoratori prima della data di entrata in vigore del decreto legge 269, del 2 ottobre.Nel frattempo a Napoli la fiducia di molti lavoratori è risposta in Francesco Cammino, presidente dell'Auser Flegrea, l'osservatorio sull'esposizione amianto, da anni impegnato per tutelare quelle persone che ancora lavorano a contatto con l'amianto e quelle ormai colpite da danni irreparabili. Intorno a lui la folla di operai in ansia con la speranza di essere al riparo, di non rientrare nella nuova legge.Cammino è stato chiaro: «L'articolo 47 va stralciato comunque». «La scorsa settimana - ha spiegato, cercando di tranquillizzare gli animi - ho avuto un incontro con il capogruppo dei Ds al senato Luciano Violante e con quello della camera Gavino Angius e mi hanno assicurato che l'Ulivo si opporrà al provvedimento».In ogni caso tra i lavoratori della Campania la tensione resta alta: sarebbero infatti quasi 20.000 le persone che potrebbero perdere le indennità riconosciute se passasse la 47. Così ieri, com'era accaduto più volte nei giorni scorsi, gli operai della Fincantieri e dell'Avis di Castellammare di Stabia hanno bloccato per alcune ore la statale sorrentina provocando pesanti ripercussioni sul traffico. E quando hanno appreso la notizia un gruppo di lavoratori dell'Ansaldo che protestavano a Napoli, si sono spostati in piazza Trieste e Trento bloccando anch'essi la viabilità cittadina.

Il Manifesto 18/10/03

Operai investiti da getto gas, in gravi condizioni Due operai che stavano lavorando all'impianto di refrigerazione di un supermercato sono stati investiti da un getto di gas freddo. Sono ricoverati in gravi condizioni, per uno

la prognosi è riservata. E' accaduto ieri, ma si è saputo solo oggi, nel supermercato Auchan di Rescaldina, nel milanese. (red)

Gazzetta di Mantova News Online 20/10/03

Travolto da barre di metallo è gravissimo un operaio 51enne

(red.) Grave infortunio sul lavoro ieri pomeriggio a Nave. Un operaio di 51 anni, Paolo Astolfi, che stava manovrando un carroponte nell'azienda siderurgica Siderimport di via Industriale a Cortine, è stato travolto da alcune barre di metallo della lunghezza di tre metri, precipitate dal carico sospeso. L'uomo, residente a Brescia, è rimasto ferito alla gambe e ha perso la parte inferiore degli arti. Ricoverato alla Poliambulanza di Brescia, è gravissimo.

Brescia Oggi 21/10/03

SONO ALL’OSPEDALE . Chivasso, due feriti in un infortunio nell’ex Lancia

CHIVASSO. Due operai del reparto assemblaggio della MAC di Chivasso, azienda del settore metalmeccanico che opera all'interno dell'ex stabilimento Lancia, in via Caluso 50, ieri mattina sono rimasti feriti per un infortunio sul lavoro. Si tratta di Nicola Franito, 26 anni, di Chivasso, che ha riportato un politrauma alla testa e Ivano Cottai, 30 anni, di Collegno, che dovrà essere operato al setto nasale. L'incidente è accaduto intorno alle 9,30. I due dovevano spingere un contenitore con 5 cofani della BMW all'interno di un forno di polimerizzazione. Per cause in corso di accertamento dei tecnici dello Spresal dell'Asl 7, il carrello si sarebbe bloccato su dei rulli che conducono il materiale al forno e nel tentativo di sbloccarlo è caduta la saracinesca da una altezza di due metri che ha colpito in pieno i due operai che sono stramazzati a terra. Franito e Cottai sono stati prontamenti soccorsi dai colleghi e dopo le prime cure del 118 condotti all'Ospedale di Chivasso.

La Stampa – Torino Cronaca 21/10/03

Centrale con l'amianto, morto un operaio

Biglia Andrea . DAL NOSTRO INVIATO MANTOVA - E' fuorilegge dal 1992 e miete ancora vittime. L' amianto. L' ultimo caso, se confermato dalle perizie disposte dal magistrato, mette sotto accusa la centrale elettrica di Ostiglia, un gigante da 1.320 megawatt della Bassa Mantovana fino a un paio d' anni fa proprietà Enel (ora è del gruppo spagnolo Endesa): un operaio di 50 anni, Sergio Vicari, di Porto Mantovano, per quasi 30 a contatto quotidiano con pannelli prodotti con la fibra maligna, è morto nel febbraio ' 99, dopo terribile agonia. Diagnosi: mesotelioma pleurico, cioè tumore, la «firma» dell' amianto. Ma l' allarme è tutt' altro che cessato: un compagno di lavoro è grave e i polmoni di altri 15 dipendenti risultano intaccati dall' asbestosi, cicatrici che possono degenerare. Questo il drammatico bollettino sanitario frutto dei controlli a larghissimo raggio disposti dopo la denuncia dell' Asl. L' incubazione dura fino a 25-30 anni e tutti i dipendenti e i pensionati della centrale, che ne occupava in media oltre 300, vanno sottoposti a esami sistematici. Chi può essere sicuro di avere l' apparato respiratorio indenne? Due ex presidenti dell' Enel, Francesco Corbellini, Franco Viezzoli e tre direttori della circoscrizione di Milano, da cui dipende la provincia di Mantova (Massimo Moretti, Aldo Valcich e Alberto Negroni), sono finiti sotto inchiesta per

omicidio colposo e lesioni colpose plurime. L' indagine della Procura mantovana, pm Giuditta Silvestrini, vuole rileggere tutta la storia della centrale, dagli inizi, anni Sessanta, fino al ' 92, quando è entrata in vigore la legge che bandisce l' amianto. Le difficoltà di recuperare negli archivi i progetti di costruzione, per individuare dove e in che misura tanto a lungo si sia annidato uno dei più pericolosi «nemici» della salute, spiegano la lunghezza e la delicatezza del lavoro del magistrato. Completato il quadro clinico, il pm Silvestrini ha adesso nominato due periti - un igienista ambientale e un medico del Lavoro - per avere la certezza di un nesso causale tra l' esposizione all' amianto degli operai e le malattie successivamente insorte. La risposta è attesa per il 27 febbraio. Nessuna presa di posizione ufficiale dai vertici dell' Enel che dichiarano piena fiducia nella giustizia. L' unica cosa che si tiene a sottolineare è che «si è sempre agito nello scrupoloso rispetto delle leggi». Per i familiari della vittima - la vedova, rimasta profondamente segnata, e una figlia - l' avvocato Sandro Somenzi ha aperto una causa di lavoro contro l' ente e l' esito della perizia penale sarà decisivo anche per la causa civile. «Sergio Vicari - spiega il legale - ha lavorato all' Enel dal 1969. I primi tre anni nella centrale di Turbigo, poi è passato a Ostiglia come strumentista, addetto alla cura di macchinari in larga misura rivestiti di amianto. E già nel ' 98, al manifestarsi della malattia incurabile, una relazione dell' Asl di Ostiglia confermava che l' uomo era stato esposto al pericolo». Oltre al calvario fisico, la vittima ha dovuto subire diverse traversie prima che gli venissero riconosciuti i trattamenti previsti per le malattie professionali. «Da sempre - ricorda Sanzio Caleffi, un sindacalista della Cisl dipendente pure lui della centrale - erano state usate mascherine antipolvere assolutamente inutili a proteggere dalle microscopiche fibre dell' amianto e solo nell' 89 sono stati introdotti filtri adeguati. Purtroppo, solo la morte di Sergio ci ha aperto gli occhi sui rischi che vi correvamo tutti». In questi ultimi anni molte cose sono cambiate. Smantellati tre dei quattro vecchi gruppi, sostituiti da impianti più sicuri, il quarto , in attesa di fare la fine dei precedenti, è costantemente monitorato. Troppo tardi, però, per qualcuno. Andrea Biglia (ha collaborato Vincenzo Dalai) Le piogge «nere» Le indagini contro le centrali di Ortiglia e Sermide sono iniziate nel 1995 in seguito alle proteste dei cittadini e agli esposti di alcune amministrazioni locali Ad allarmare la popolazione sono state le «piogge» di metalli pesanti, biossido di zolfo e ossidi di azoto, liberati nell' area dai camini delle centrali LA CENTRALE DI OSTIGLIA 1 In funzione dagli Anni 60 Nel ' 92 diventa fuorilegge La centrale di Ostiglia (nella foto a destra) è una struttura da 1.320 megawatt. Attivata negli Anni 60, viene chiusa nel ' 92 dopo l' approvazione della legge che vieta l' uso dell' amianto 2 Due anni fa il passaggio al gruppo spagnolo Endesa Nel ' 99 muore Sergio Vicari, cinquantenne che per 30 anni ha lavorato nella centrale a contatto con fibre d' amianto. Due anni dopo l' Enel cede la proprietà al gruppo spagnolo Endesa 3 Cinque dirigenti Enel sono accusati di omicidio Due ex presidenti dell' Enel, Francesco Corbellini e Franco Viezzoli, sono sotto inchiesta per omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Con loro anche tre direttori 4 L' Asl scopre altri soggetti a rischio, uno in fin di vita I controlli dell' Asl hanno individuato altre persone a persone a rischio. Un compagno di lavoro di Sergio Vicari è in gravi condizioni e almeno altri 15 dipendenti hanno polmoni malati .

Corriere della Sera 22/10/03

Travolto da una cassa piena di ferro. Operaio muore in fabbrica a Como

COMO - Tragedia sul lavoro, ieri mattina, alla «Omge» di Vertemate con Minoprio, in provincia di Como. Dario Offredi, 37 anni, operaio dell' officina meccanica, è morto, travolto da una cassa piena di materiale ferroso. L' uomo, che abitava a poche centinaia

di metri dalla ditta, stava spostando con un muletto alcune casse piene di ferro: all' improvviso una di queste è caduta, investendolo in pieno. L' allarme, alla centrale operativa del 118 di Como, è giunto poco dopo le 9. Offredi è stato trasportato con l' elisoccorso medico all' ospedale Sant' Anna, dov' è morto nel corso di un disperato intervento chirurgico.

Corriere della Sera 22/10/03

«Il mio incubo si chiama amianto Vivo con una bomba nei polmoni» Mantova, è allarme amianto.Carlo, 62 anni, ex operaio all' Enel di Ostiglia, ora combatte contro la malattia

Biglia Andrea. DAL NOSTRO INVIATO OSTIGLIA (Mantova) - «Come mi sento? Bene, adesso, almeno per i miei 62 anni. Ma domani, fra sei mesi... Non so quale futuro mi aspetta. I medici assicurano che l' asbestosi che mi hanno diagnosticato non è un tumore: le cicatrici si sono calcificate, tutto pare finito lì. Però è la prova che per chissà quanto tempo, come tanti compagni di lavoro della centrale, ho respirato il maledetto amianto che ha fatto morire di cancro l' amico Sergio e che resta sempre in agguato nei miei polmoni. Sa cosa vuol dire vivere con l' incubo di portarsi adosso una bomba ad orologeria?». Carlo è in pensione dal gennaio 1994. Nei polmoni 25 anni di centrale di Ostiglia, fino a poco tempo fa dell' Enel. Prima come saldatore tubista, poi assistente tecnico, un gradino più in sù ma sempre a contatto diretto con l' amianto dei pannelli e dei rivestimenti dei camini, delle caldaie e di tanti altri macchinari del gigante da 1.320 megawatt adesso sospettato di avere lentamente ucciso, con le esalazioni delle tonnellate di fibre del veleno, Sergio Vicari, strumentista (solo prima della pensione è passato negli uffici). E intanto i controlli scattati subito dopo l' allarme hanno accertato un quadro sanitario preoccupante: un altro ex dipendente versa in gravi condizioni e altri 15, tra cui appunto Carlo, hanno l' asbestosi (indagati per omicidio colposo e lesioni colpose plurime due presidenti dell' ente elettrico e sei direttori). «Anche Sergio, come me - riprende Carlo - quando aveva lasciato il lavoro di strumentista, pareva sano come un pesce. Invece... Ora so che anch' io ero sempre come in trincea, ma prima della sua morte nessuno immaginava i gravissimi rischi. Qualche volta, sotto sforzo, per finire prima un lavoro, mi toglievo perfino la mascherina che ci davano allora. Comunque adesso sappiamo che serviva poco o niente, per proteggere dalle microscopiche polveri di amianto occorrono ben altri filtri. Magra consolazione». Per Carlo, come per gli altri 230 dipendenti o ex della centrale il problema è il lunghissimo periodo di incubazione del mesotelioma pleurico, il cancro assassino di Sergio. «Quella roba là dicono possa manifestarsi anche dopo trent' anni. Non so se avrò la fortuna di poter vivere così a lungo da potermi alzare un giorno e dire: ecco, adesso la paura è passata». La famiglia, tanti hobby come la pesca, l' impegno politico, le feste dell' Unità. Le giornate di Carlo sono piene. Come per cercare di dimenticare. «Non mi piace parlare di queste cose», cerca di scusarsi. Poi ci ripensa: «No, la gente deve sapere quanti pericoli ci possono circondare senza che ce ne rendiamo conto. Una mattina, ero in pensione ormai da tanto tempo, mi telefona l' infermiera della centrale perchè vada a farmi fare una lastra al torace. Vedono che c' è qualcosa nei polmoni e mi spediscono all' ospedale di Mantova, reparto pneumologia. Da allora sono sotto controllo, radiografie e Tac. Per fortuna non c' è stato più nulla di nuovo. Ma a Simone, mio figlio, che lavora in una vetreria con i vecchi tetti di eternit, continuo a dirgli di stare attento. Tanti materiali sembrano innocui e poi magari poi si scopre che sono pericolosi. Di queste paure non mi libererò più». Oggi la centrale di Ostiglia, passata alla società spagnola Endesa, è in larga parte rinnovata. Bonificati molti terreni e delle quattro vecchie caldaie rimane in funzione solo una che presto verrà sostituita. Operai e tecnici che si avvicinano alle zone a rischio indicata da una mappa devono indossare tute e mascherine speciali, guanti e stivali. Alla fine l' equipaggiamento finisce nel bidone. «Ma con quanto è capitato a Sergio, dopo anni che era via, come possiamo sentirci tranquilli?» si chiedono con ansia, nell' intervallo di mezzogiorno, Alberto e Rolando che a lungo hanno lavorato fianco a fianco con il compagno stroncato dal tumore. Per i reparti gira la notizia di un' altra morte sospetta nella centrale di Piombino. «Basta un piccolo malessere, una febbriciattola e scatta un senso di terrore», spiegano gli operai. Con i familiari meglio neanche parlare, per non diffondere l' allarme. «Il rischio - sottolinea Paola, impiegata nel laboratorio - coinvolge tutti, non solo gli addetti agli impianti. Le polveri volano ovunque e le finestre del mio ufficio davano proprio sulle caldaie». «Come una tragica ironia - spiega Sanzio Caleffi della Cisl -: dall' elenco delle

professioni protette hanno escluso proprio gli strumentisti come Sergio. A Roma del nostro lavoro non sanno niente». «C' è voluto un morto perchè ci si decidesse a intervenire in modo radicale - protesta Gino -: così è stata portata via una quantità incredibile di materiale tossico, tonnellate. I dirigenti non prendevano neppure in considerazione i primi allarmi. ""Molto più pericoloso, aveva detto uno, il lavoro del vigile"". Avranno ancora il coraggio di ripeterlo?». Andrea Biglia Sergio Vicari, 50 anni, di Porto Mantovano, operaio alla centrale Enel di Ostiglia, per decenni a contatto con fibre d' amianto, muore nel ' 99 dopo una lunga agonia. Diagnosi: mesotelioma pleurico, in pratica una forma di tumore che colpisce i polmoni. Scatta l' allarme e le persone che hanno lavorato alla centrale vengono sottoposte a un controllo Dopo il decesso di Sergio Vicari, la Procura di Mantova affida l' inchiesta al pm Giuditta Silvestrini. Vengono analizzati trent' anni di attività della centrale, difficoltà a recuperare i progetti di costruzione per stabilire dove si trova l' amianto. Sotto inchiesta due ex presidenti Enel, Francesco Corbellini e Franco Viezzoli, e sei direttori. L' accusa: omicidio colposo e lesioni colpose plurime La centrale Enel di Ostiglia, Mantova (nel 2001 è stata acquistata dal gruppo spagnolo Endesa) è entrata in attività negli anni ' 60: è una centrale elettrica in grado di produrre 1.320 megawatt. Nel ' 92, dopo l' entrata in vigore della legge che vieta l' impiego di amianto, viene chiusa. In trent' anni di attività sono centinaia gli addetti entrati in contatto con la sostanza pericolosa OSTIGLIA (Mantova) - «L' allarme amianto è partito da noi. Anche prima in azienda c' erano controlli sanitari ma mancavano le condizioni per interventi più approfonditi». Claudio Scattolini è da 8 anni il medico del lavoro della centrale di Ostiglia. E' stato lui, dopo la morte di Sergio Vicari, nel febbraio ' 99, a sollecitare alla direzione esami a tappeto su tutti i dipendenti o ex e adesso sono in osservazione 230 soggetti. Al minimo dubbio passano a controlli in profondità con costose Tac ad alta risoluzione. «Occorre però sgombrare gli equivoci - sottolinea il medico -. Le polveri di amianto possono provocare varie patologie e il mesotelioma pleurico, cioè il tumore, che ha stroncato Vicari non ha nulla in comune con l' asbestosi. Quest' ultima, ben più diffusa, è una malattia lieve che riduce la funzionalità respiratoria dell' 1 o 2 % e non degenera. Spesso senza specifici esami, come nel nostro caso, non ce se ne accorge. Però un segnale: chi ne è colpito quasi sicuramente ha respirato amianto e il rischio che, anche in tempi lunghi, insorga il tumore non va ignorato». La centrale cambia pelle. Le caldaie funzionano in gran parte a metano, sempre più ridotti gli oli combustibili, e per l' assessore Angelo Malagutti, il Comune tiene gli occhi aperti perchè il bubbone dell' amianto venga del tutto estirpato. «Purtroppo le fonti di pericolo sono ancora incalcolabili - conclude Scattolini -. La direzione della centrale ha i capitali per le bonifiche e la tutela dei dipendenti ma a un chilometro di distanza c' è un vecchio zuccherificio abbandonato. Quanto amianto nasconde?». A. Bi. I controlli effettuati dall' Asl accertano che ci sono altre persone che rischiano di contrarre la malattia che ha portato alla morte Sergio Vicari. Tra loro, il più grave è un compagno di lavoro della vittima. Rischio per altre 15 persone, ex operai che hanno passato anni a contatto con l' amianto della centrale: i loro polmoni presentano cicatrici che potrebbero degenerare

Corriere della Sera 23/10/03

Russia, inondata la miniera Più di quaranta in trappola

MOSCA - Oltre quaranta minatori sono intrappolati da ieri in una miniera di carbone a circa 800 metri di profondità nella regione di Rostov sul Don, in Russia meridionale, dopo che un' inondazione in una galleria 500 metri più in alto ha tagliato loro la via di fuga e ogni comunicazione con l' esterno. I soccorsi alla miniera Zapadnaya stanno

procedendo su un doppio binario: da un lato una ventina di camion stanno versando terra nel pozzo principale per bloccare l'inondazione, dall'altro da una miniera adiacente si stanno scavando due cunicoli nella roccia viva per raggiungere i minatori.

Corriere della Sera 25/10/03

Minatori intrappolati: trentatrè sono salvi

È stato completato ieri in Russia il salvataggio del primo gruppo di 33 minatori, rimasti intrappolati per oltre 48 ore a 800 metri di profondità, nella miniera carbonifera Zapadnaia (regione di Rostov sul Don), per un' inondazione dei pozzi avvenuta giovedì sera. In discrete condizioni di salute, hanno anche detto che stanno tutti bene i 13 loro compagni - compreso il direttore della miniera - ancora intrappolati in un' altra galleria. Per il loro salvataggio, i soccorritori avranno bisogno di altro tempo.

Corriere della Sera 26/10/03

I soccorritori temono di non arrivare in tempo . Russia, paura per i 13 minatori ancora sottoterra . Finora sono stati tratte in salvo 33 persone. Un funzionario del ministero dell'Emergenza: «Comincia a mancare l'ossigeno»

NONOSHAKHTINSK (Russia) - Le squadre dei soccorritori sono ancora impegnate nel sud della Russia nel tentativo di liberare i 13 minatori ancora intrappolati sottoterra, ma le speranze che siano sopravvissuti stanno diminuendo, mentre l'acqua continua ad entrare nella miniera allagata. Dopo la giornata di euforia di sabato, quando i soccorritori hanno recuperato 33 dei 46 minatori intrappolati, il destino dei 13 resta sconosciuto.

MANCA L'OSSIGENO - «Tredici è un numero infausto», ha detto un alto funzionario del ministero dell'Emergenza, che ha chiesto di restare anonimo. «La mancanza di ossigeno è il problema più grosso», ha detto. L'incidente è avvenuto giovedì sera, quando le acque di un lago sotterraneo hanno invaso il tunnel della miniera a 800 metri di profondità.

I MINATORI ERANO DIVISI IN DUE GRUPPI - Funzionari del ministero per le emergenze hanno riferito che i minatori intrappolati risultavano essere divisi in due gruppi, uno da 33 e l'altro da 13. Alcuni soccorritori hanno aggiunto che i due gruppi sono stati per breve tempo in contatto subito dopo l'incidente. Il gruppo più grande è stato localizzato circa 36 ore dopo il fatto. La miniera di Zapadnaya Kapitalnaya nella regione meridionale di Rostov sul Don è stata costruita più di 60 anni fa. La calamità avvenuta oggi è l'ultima in ordine di tempo di una serie di incidenti in miniera nella fitta rete di cunicoli e cave che attraversa la Russia post-sovietica e che versa in pessime condizioni. Il presidente russo Vladimir Putin, accusato in passato di non essere riuscito a rispondere con tempestività ai disastri, ha ordinato oggi di "procedere estesamente con le squadre di soccorso". Nella vicina Ucraina, oltre 200 minatori sono morti negli ultimi due anni in altre calamità di questo tipo.

Corriere della Sera Online 26/10/03

Amianto, protesta operai Fincantieri di Palermo

Dalle 5 di ieri mattina un centinaio di operai di Fincantieri Palermo hanno protestato davanti all'ingresso dello stabilimento, impedendo il transito di mezzi e uomini. Una protesta organizzata ancora una volta contro il decreto del governo che taglia i benefici ai lavoratori esposti all'amianto. Le tute blu dei cantieri navali lamentano di non avere ancora avuto risposte alle loro richieste. Così, dopo una mobilitazione che ormai dura da circa un mese, minacciano di non fermarsi qui. «Lunedì - avverte Agostino Levantino della Fiom Cgil - saremo nuovamente davanti ai cancelli».

Liberazione 26/10/03

Treno urta sostegno: feriti lievemente 2 macchinisti

Incidente ferroviario nella notte sulla tratta Pisa-Firenze. Due macchinisti sono rimasti lievemente feriti. Il convoglio, tra le stazioni di San Romano ed Empoli, ha urtato un sostegno metallico laterale, che sorregge la linea elettrica. Nell'impatto, avvenuto a velocità poco sostenuta la cabina del treno è rimasta danneggiata. Il convoglio, prima di fermarsi, ha proseguito la sua corsa urtando contro altri sostegni e cavi. La linea è stata bloccata e tra le due stazioni, si viaggerà su un unico binario. (red)

La Repubblica Online – 28/10/03

AMIANTO: GOVERNO MODIFICA NORMA IN FINANZIARIA

Nel richiedere la fiducia, il governo ha inserito un'integrazione all'articolo 47 del maxi-decreto che accompagna la finanziaria. La modifica salvaguarda i lavoratori esposti all'amianto che abbiano gia' maturato il diritto alla pensione, coloro che sono inseriti nella lista di mobilita' e coloro che si sono dimessi per andare in pensione, sulla base della normativa preesistente. Le opposizioni avevano chiesto di abrogare l'articolo 47 e di restituire la materia alla commissione Lavoro del Senato ma il governo si era opposto: con questa integrazione ha invece compiuto un passo indietro verso le ragioni dei lavoratori e delle opposizioni che tuttavia non sono soddisfatti. L'onorevole Graziano Mazzarello dei Ds dice che "il Governo non corregge sostanzialmente l'ingiustizia contenuta nell'articolo 47 e cioè non ripristina i benefici per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto. C'è una piccola correzione importantissima per alcuni lavoratori ma assolutamente vengono tagliati fuori tutti i diritti di chi aveva già riconosciuta dall'Inail l'esposizione all'amianto. Occorre che continui anche la mobilitazione dei lavoratori". Sulla stessa linea i sindacati Cgil, Cisl e Uil che esprimono indignazione e rabbia in una nota congiunta: "Governo e maggioranza hanno giocato una commedia indecente: false, come sempre, si sono dimostrate le promesse fatte dal ministro Maroni e le rassicurazioni date ai lavoratori. Il governo ha posto la fiducia sul decreto e ha depositato un maxi-emendamento al decreto stesso, in cui ci sono vari emendamenti in merito al famigerato articolo 47, di cui Cgil, Cisl e Uil hanno sempre richiesto lo stralcio. Gli emendamenti sono poco chiari e soprattutto non salvaguardano i diritti acquisiti di tutti i lavoratori". Cgil, Cisl e Uil chiedono dunque a tutti i lavoratori di continuare nella mobilitazione. http://www.rassegna.it/ 28/10/03

AMIANTO, SCIOPERI SPONTANEI IN LIGURIA

Si è svolto stamane a Genova uno sciopero con corteo e presidio di lavoratori davanti alla Prefettura, per protestare contro il governo in merito alla questione della tutela dei lavoratori esposti all'amianto. Circa 200 lavoratori, dipendenti del settore Riparazioni navali (in sciopero dalle 9 alle 12) e di altre aziende metalmeccaniche genovesi (Marconi, ANsaldo, Piaggio, Abb, Elsag, Ilva) hanno prima sfilato per le vie del centro cittadino e poi sono state ricevute dal Prefetto. Una analoga manifestazione si è tenuta a La Spezia, mentre domani la protesta si sposterà a Savona. Alla Fincantieri di Riva Trigoso i mille dipendenti sono scesi stamane in sciopero e si sono riuniti in assemblea.

http://www.rassegna.it/ 29/10/03