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APPENDICE LIBER CHRONICUS PARR.IA DI VEDESETA 1

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APPENDICE

LIBER CHRONICUSPARR.IA DI VEDESETA

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Liber Chronicus

ossia

Cronologia della Parrocchia

di Vedeseta

Raccolta di memorie ricavate da documenti,e di fatti avvenuti sotto il reggime dei

RR.di Parrochi risiedutiin Parrocchia dall’anno 1500 in poi

anno 1898

Sac. Carlo ArtusiParroco di Vedeseta

Provincia di Bergamo

AVVERTENZA

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Nella trascrizione del testo del Liber Chronicus, che in nota comparirà come Liber Chronicus o come Chronicon o, più frequentemente, come Chronicus, si è mirato alla massima fedeltà sostanziale, compreso il rispetto degli errori ortografici e grammaticali, delle ripetizioni e delle forme linguistiche dialettali che si sono però, almeno al loro primo comparire nel testo, corretti in nota o, nei casi più intuitivi o curiosi, semplicemente evidenziati affiancandoli con un [sic!]. Non si è mantenuto, però, per uno scrupolo squisitamente didattico, l'uso scorretto dell'apostrofo che il testo adotta frequentemente nell'incontro tra l'articolo indeterminativo un e un sostantivo maschile, come in un'uomo, così come si è preferito trascrivere gli ordinali con il semplice numero romano anziché farlo seguire dalla pleonastica ° esponenziale presente nel testo (e quindi, ad es., Cap. I e non Cap. I° ) . Si è preferito ignorare le numerose sottolineature del testo manoscritto, ritenendole dato non fondamentale che presenta oltretutto problemi di paternità, essendo in parecchi casi opera non originaria ma di mano successiva difficilmente identificabile. Anche nella punteggiatura, e nei segni grafici, il rispetto complessivo ha ceduto a qualche piccolo cambiamento, soprattutto là dove lo si è ritenuto utile ad agevolare la lettura del testo. Per quanto concerne l'uso delle maiuscole, sovrabbondante nel manoscritto ma non sempre rigoroso, si è seguito un criterio di moderata minuscolizzazione soprattutto in relazione a parole o a simboli che oggi non ci sogneremmo di scrivere altrimenti (Altare/altare, N°/ n., Kg/kg, Km/km, etc). Per non "modernizzare" troppo il testo e per non mutilarlo troppo di quel quid di pomposità che promana da certe forme grafiche si è però rimasti fedeli in molti casi alla maiuscola. Anzi, per alcuni termini ben precisi vedi ad esempio, parroco/Parroco o parrocchia/Parrocchia o chiesa/Chiesa o oratorio/Oratorio presenti in originale indifferentemente in entrambe le forme si è provveduto ad alzare anche là dove comparivano con la lettera minuscola. Ciò per dare uniformità e per non incorrere in una ginnastica continua di alti e bassi .Per i titoletti, nel manoscritto per lo più posti a margine del testo, si è optato per una loro collocazione, in carattere nero corsivo, in testa al paragrafo di riferimento, in pochi casi operando qualche minima traslocazione.Per le citazioni pari pari del testo in nota si sono utilizzate le "" più il carattere tondo. Per i titoli delle opere nel testo e in nota si è usato il corsivo senza virgolette. Lo stesso si è fatto per le trascrizioni interpretative, per i toponimi o i termini espressi in dialetto. Ancora il corsivo, ma tra tra virgolette "", è stato impiegato per minime correzioni in nota a espressioni del testo e per riportare alcune poche note già presenti nel manoscritto. I numeri decimali sono stati indicati, indipendentemente dalle forme diverse usate nel testo, sempre mediante la virgola.Con le parentesi quadre [ ] si è riportata la numerazione, in carattere tondo, delle pagine del manoscritto. Sempre dentro parentesi quadre[] ma in carattere corsivo si sono espressi numeri mancanti, aggiunte, correzioni minime o commenti lapidari [sic!].Con puntini dentro parentesi tonde (....) si sono indicati i vuoti nel testo.

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[1a] Prefazione

Nella visita pastorale fatta in questa Parrocchia nel giorno 22 del mese di Giugno dell’anno 1896, da sua Eminenza Illustrissima e Reverendissima il sig.r Cardinale Andrea Carlo Ferrari del Titolo di S. Anastasia Arcivescovo di Milano, fra le prescrizioni fatte dal medesimo, venne ordinato che in questo archivio Parrocchiale, fra i registri di Battesimo, Matrimonio e Morte, della popolazione della Parrocchia, ed altri documenti riguardanti il Beneficio Parrocchiale e la Parrocchia stessa, vi abbia a esistere l’opera intitolata Liber Chronicus, ossia la Cronologia della Parrocchia contenente i dati analogici della sua posizione fisica, i suoi cenni geografici, l’epoca approssimativa in cui cominciò ad essere abitata, le differenti epoche in cui furono erette le varie istituzioni, i diversi miglioramenti fatti nella Chiesa Parrocchiale, nei rispettivi Oratorii, le provviste di paramenti e quant’altro man mano verrà registrato a suo luogo.In adempimento ed in obbedienza pertanto a tale [1b] prescrizione, il sottoscritto si è preso tutto l’impegno per quest’effetto, nel raccogliere quanto occorre per formare le materie diverse necessarie per la compilazione di quest’opera la quale oltre essere di corredamento di quanto esiste nel suindicato Archivio Parrocchiale e nelle varie località della Parrocchia dovrà servire a tramandare ai RR.di Parrochi successori e a chi desidera1 rilevare le notizie che riguardano la Parrocchia, le epoche in cui furono erette le varie Istituzioni, la data dell’erezione degli Oratorii, l’epoca di ristauro2 della Parrocchiale e degli Oratorii stessi.L’opera è divisa in tre parti ognuna delle quali è ripartita in capitoli, in ciascuno dei quali svolgesi l’argomento che forma l’oggetto dell’opera come è ordinato nel relativo indice.Nella prima parte si espongono i dati della posizione fisica e successivamente fino all’erezione delle contrade del paese e allo stabilimento delle primarie e successive famiglie. Nella seconda le notizie religiose riguardanti la Parrocchia e, nella terza parte, l’elenco dei RR.di Parrochi riseduti3 in Parrocchia di Vedeseta, colle istituzioni ed opere compiute sotto la loro reggenza, colla data e specificazione.Il Parroco = Sac.e Carlo ArtusiIl compilatore e scrittore dell’opera = Gius.e Locatelli fu Gius.e, Lavina.4

[1]1 Da sottolineare il dichiarato scopo degli iniziatori del Liber Chronicus, di allestire un'opera non da tenere riservata ma da mettere a disposizione di tutti gli appassionati.2 "Restauro".3 "Risieduti".4 Nella prefazione, anche a titolo esemplificativo, si è rispettata la grafia del testo manoscritto che nel resto dell’opera, come detto in Avvertenza, si è in qualche piccola parte modificata, soprattutto per quanto riguarda maiuscole, punteggiatura, piccoli segni grafici.

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Parte Prima

Capitolo Primo

Cenni geografici - Descrizione dei confini - Posizione fisica - Sua superficie

Vedeseta è situata nella parte occidentale della Valle Taleggio, distante da Bergamo chilometri 39 verso Nord, con una popolazione attuale di n. 679 abitanti, essa confina a levante col Comune di Taleggio e specialmente con le Parrocchie di Olda e Peghera che fanno parte di esso, a mezzodì con la Valle Imagna, a ponente con Morterone e la Colmine e a tramontana coi monti pascolivi denominati Maesimo e Artavazzo5 di ragione dei Comuni di Cassina e Moggio nella Valsassina e coi pascoli di ragione del Comune di Taleggio.La sua circoscrizione territoriale presenta una figura irregolare multilatera, la quale termina in senso acuto nella parte settentrionale e precisamente nella località dello Zucco di Maesimo sul versante di esso, verso mattina6, nel quale punto vi passa la via [2] che conduce ai monti pascolivi denominati Moie, Piazzo, Raiser, Concoli, e Aral’alta di ragione del territorio comunale di Vedeseta situati nella parte settentrionale del Comune di Taleggio.Dal suindicato punto del [sic!] Zucco di Maesimo, partendo nella direzione rettilinea a sud-est per il tratto di met. 1855,50, da questo punto fino all’imbocco della strada che conduce ai suindicati monti, che forma uno angolo ottuso per il tratto di met. 286, da questo punto fino ai pressi della Chiesa di San Bartolomeo segue la direzione che ha questa linea in posizione parte rettilinea, ed in parte curvilinea.Vicino alla prelodata Chiesa di San Bartolomeo prende la via fluviale del canale detto Valle Canina, o Vallicella, largo poco più di un metro e va a sboccare nella cosidetta Valle del Canto, seguendo il corso di essa fino al suo sbocco nel fiume Enna, a tal punto attraversa questo fiume fino a quello opposto, e da questo punto seguendo in direzione quasi retta fino ad un altro in vicinanza alla sommità del monte detto I Canti o Cornelli Muschioni, e dalla parte di mezzodì rispetto a questa, indi prendendo la direzione verso sera, prosegue quasi direttamente sul monte Moncucco ove forma vari angoli ottusi indicando ivi il confine tra Vedeseta, Fui[3]piano di Vall’Imagna, e Brumano da questi punti scende fiancheggiando un piccolo canaletto per un tratto, indi prende il ciglio della lunga rupe detta la Scaluggia, scendendo in linea spezzata al fiume Enna, seguendo il corso di questo fino allo sbocco del torrente Bordesiglio, salendo per il corso di esso fino al sunnominato Zucco di Maesimo ove si principiò la descrizione del confine territoriale di Vedeseta. Oltre al suddescritto territorio sonvi pure i monti pascolivi soprannominati, cioè Moie, Piazzo, Raiser, Concoli, e Aral’alta, situati nella parte settentrionale del Comune di Taleggio, i quali occupano buona parte della vetta dei monti

5 Artavaggio.6 Cioè nella parte est dello Zucco di Maesimo. L’indicazione appare corretta. Anche se l'inquadramento geografico – vedi qui di seguito le note su longitudine e latitudine e l’improbabile dato della lunghezza massima (516,360 metri) – lascia più d’una perplessità.

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settentrionali sino a quello denominato Basamor, estendendosi sino quasi a metà del versante opposto verso Valtorta e Cassiglio.Questa parte del territorio benché segregata dall’altra sopradescritta, di qualità pascoliva, confina a levante coi territorii di Cassiglio, con quello di Taleggio che si estende anche in tutta la parte del mezzodì, a sera coi monti Artavazzo di ragione del Comune di Moggio e della Parrocchia di Cremeno, e Campello di proprietà del Comune e Parrocchia stessa di Cremeno, e a monte col Comune e Parrocchia di Valtorta. La posizione fisica di Vedeseta, compreso anche [4] l’attiguo Comune di Taleggio è di gradi 45 e minuti 57 di longitudine Nord7 dal meridiano di Greenwich, e di gradi 9 e minuti 32 di latitudine Est,8 la lunghezza massima del territorio è di chilometri lineari 516,360 metri partendo dal sullodato Zucco di Maesimo sino al monte Moncucco e la sua maggior larghezza è di chilometri 3,450 metri. La sua superficie compresi anche i sunnominati monti pascolivi di sua ragione è distinta come segue: territorio di Vedeseta chilom. 13,295.464 met. quad.i; monti pascolivi chilom. 6,167.390 met. quad.i che somma in tutto a chilom. 19,402.854 met. quad.i ossiano pertiche9 metr. 19.402.854 mq.i colla rendita censuaria di £ 9954,27.Il suolo del territorio di Vedeseta è distinto in prativo, pascolivo, e boschivo, in poca parte coltivo da vanga specialmente in vicinanza alla contrada centrale di Vedeseta, e della frazione della Lavina, in pochissima o nessuna parte vicino a quelle di Avolasio e Reggetto attesa la loro posizione elevata e il terreno piuttosto freddo; in massima parte è coltivato a prato per il mantenimento del bestiame, benché coloro che ne hanno in buon numero scendono coi loro armenti alla pianura nella stagione autunnale,10 e vi ritornano nella seguente primavera per i pascoli estivi.

7 Non si tratta della longitudine ma della latitudine Nord (rispetto all’Equatore) perché la longitudine (Est o Ovest) misura la distanza in gradi di un luogo dal meridiano fondamentale di Greenwich.8 Il dato è, ovviamente, da riferire non alla latitudine Nord rispetto all’Equatore ma alla longitudine Est rispetto al Meridiano fondamentale, perché la latitudine misura la distanza angolare di un punto dall’Equatore (Nord o Sud). A parte questo notevole pasticcio i dati sono abbastanza corretti. Per la precisione la latitudine Nord degli abitati della Valle Taleggio si aggira tra i 45°52’21.88 di Peghera (Asturi) e i 45°53’36.53 di Reggetto e la longitudine Est dal meridiano di Greenwich tra i 9°31’10.66 di Avolasio e i 9°34’02.03 sempre di Asturi di Peghera.9 In realtà la cifra che segue esprime la superficie del territorio di Vedeseta in metri quadri.10 Il Riferimento è alla transumanza, praticata da epoche assai remote fino a pochi decenni fa. Sulla transumanza, sul mondo e sulla vita dei bergamini valtaleggini interessanti i 21 racconti di protagonisti raccolti da Antonio Carminati e pubblicati col titolo Bergamini dal Centro studi Valle Imagna nel 2004, nella collana "Persone e pensieri".

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Capitolo II

Altezza di Vedeseta e delle sue rispettive frazioni - Loro approssimativa distanza dalla centrale

Vedeseta-Centro11 Vedeseta come rilevasi da memorie inedite venne prima fabbricata in posizione molto più al mezzodì, in seguito venne la maggior parte distrutta e sepolta sotto le rovine dell’alluvione di una scoscesa porzione di montagna staccatasi dalle superiori radici del monte, questa parte allora distrutta ora è ridotta a terreno coltivato ed è situata verso mezzodì dell’attuale contrada.Venne anche in progresso di tempo incendiata dal partito Guelfo, ciò fu a causa delle orribili fazioni per le inimicizie cogli Arrigoni Ghibellini, di cui questa era patria stabilita già da tempo come vedrassi nel seguente capitolo sullo stabilimento progressivo degli abitanti della Vallata.Da esperimenti fatti or sono pochi anni dai membri della benemerita Società geografica di Milano, nei diversi punti di questa vallata, fra i quali in questo paese, e specialmente sul piazzale della Chiesa parrocchiale, essendo questo il punto più elevato dell’abitato di Vedeseta, [l’altitudine] risulta di met. 816 [6] sul livello del mare, quella della frazione di Avolasio è di met. 1056, della frazione di Reggetto di met. 960, così è calcolata, e quella della frazione della Lavina, come la contrada più bassa del territorio di Vedeseta, è di met. 548,89.12

11 I titolini, come già ricordato nell'Avvertenza, nel manoscritto sono collocati a margine, destro o sinistro, del testo e anche in questa lunga parte iniziale del Chronicus redatta da Giuseppe Locatelli risultano di altra mano, quasi certamente quella del parroco don Carlo Artusi, che alterna per la sua grafia forte e elegante un color rosso vivo a uno più annacquato. Anche il suo successore don Carlo Pensa in parte userà il rosso.12 Mentre gli altri dati sulle altitudini sono attendibili e coincidenti, salvo piccole variazioni dovute probabilmente al punto di misurazione, con i dati di cui disponiamo oggi quello della Lavina risulta essere decisamente sbagliato: pur essendo la frazione più bassa dell’intera Valle la sua altitudine è, infatti, di 674,1 metri!

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AvolasioLa distanza delle frazioni dalla contrada centrale, se si prende in via rettilineare sulla carta topografica sarebbe di metri 1950 quella di Avolasio, di metri 1170 quella di Reggetto, e di metri 1118 quella della Lavina ma considerata la diversa posizione delle strade di comunicazione che conducono alle preindicate frazioni, come pure i diversi svolti di esse ne viene da ciò che tali distanze riescono maggiori di quelle che sogliono prendere nella carta topografica, sicché la frazione di Avolasio essendo la più lontana delle altre come osservasi dalle misure qui sopra espresse di metri 1950, presa sulla via di comunicazione in forma carreggiabile si farebbe ascendere a circa chilometri 2,500 metri con una inclinazione in ragione del 5,5% in media circa, dalla frazione di Avolasio vi è un altro tronco di strada carreggiabile, il quale va a terminare al ponte della Valle di Bordesiglio, questa oltre al servire di transito ai passeggeri per la via della vicina Valsassina, e a Lecco, serve anche per il trasporto delle legne che in quei pressi vi si tagliano, e si trasmettono mediante fune metallica e colle carrucole sullo stradale, per condurle a Bergamo.

[7] Regetto13

Quella che da Vedeseta conduce alla frazione di Reggetto è tutta cavalcatoria in alcune località ha una pendenza dolce e alquanto piana e in alcune altre è un po’ ripida fino alla località denominata “La Menterga”: la sua pendenza potrebbesi calcolare in media in ragione del 9%; dalla suddetta località “La Menterga” andando verso la Valle del Canto, prosegue per un tratto di metri 150 più o meno in direzione orizzontale, indi scende per un po’ di declivio per uno spazio di 30 o 40 metri o più fino al ponticello della stessa Valle del Canto, indi sale per la tratta di 200 metri circa, poi prende una inclinazione dolce fino al piano sottostante all’abitato della stessa frazione e sale per un altro dolce declivio fino al principio dello stesso abitato del Reggetto. Benché la sua distanza come sopra si è notato, presa in linea retta è di metri 1170, secondo la sua naturale posizione, sarebbe di met. 2000 circa con la larghezza di metri 1,50 circa.Da Vedeseta comincia la strada carreggiabile14 che comunica col vicino Comune di Taleggio e cogli altri capoluoghi sia del Mandamento come della Provincia. Questa conduce alla Valle del Canto, per la lunghezza di km 1,250 metri su met. 5 di larghezza, ove sbocca sulla strada provinciale che da Olda conduce ai ponti di Sedrina ove sbocca su quella che dalla Valle Brembana conduce a [8] Bergamo.

Lavina

Da questa strada alla distanza di metri 374 dalla piazza comunale di Vedeseta si imbocca la via cavalcatoria che conduce alla frazione della Lavina per il tratto di met. (.....) in massima sensibilmente inclinata colla pendenza in ragione del 7% in media circa più o meno, benché in due spazi è piuttosto piana, colla larghezza di

13 "Reggetto". La versione ad una sola g, che risente della forma dialettale Regett, sarà quella che prevale nel testo e, curiosamente, segna come un filo di continuità tra i diversi redattori della cronologia.14 Come potrà facilmente intuire chi conosce bene il territorio non si sta parlando della strada che da Vedeseta va direttamente verso Olda, ma di quella, ancor oggi comunale e conosciuta come "strada del campo sportivo" che dal bivio della località Cavallo scende a incrociare l'altra provinciale, la n. 24 che sale dai Ponti di Brembilla fino a Olda. Della prima, all'epoca poco più di una cavalcatoria e diventata negli anni 50 del secolo appena trascorso parte del tracciato della strada provinciale n. 25 S. Giovanni Bianco-Bordesiglio, si parla poco più avanti, al paragrafo che ha per titolo il "Canto".

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m. 1,50, al di sopra della stessa contrada della Lavina alla distanza di met. (.....)15

attraversa la strada provinciale. Dalla stessa contrada della Lavina, per la stessa via si prosegue fino al ponte del Molino ove ad alcuni metri da esso la Valle del Canto sbocca nel fiume Enna, da questo ponte la medesima via segue il suo corso fino al ponte Enna ove sbocca sull’antica strada provinciale cavalcatoria ora divenuta proprietà del Comune di Taleggio, che da Olda conduce a Peghera. Tale via dalla frazione della Lavina fino al suddetto ponte del Molino sulla stessa Valle del Canto è della lunghezza di metri 528,70 da questo al suo sbocco sulla predetta strada provinciale è di metri 642 che somma in tutto a met. 1170,70.

Canto

Dalla medesima strada della località detta Cantelli a metri 524 da Vedeseta, imboccasi la strada cavalcatoria servente anche come carreggiabile che conduce al Molino del Canto indi a Olda, la sua lunghezza da questo punto fino al punto che traversa la Valle Canina ossia la Vallicella che scende dai pressi della Chiesa di S. Bartolomeo, per il cui corso naturale come sopra [9] si è notato fino al suo sbocco nella sullodata Valle del Canto indi all’Enna, percorre il confine tra i due Comuni di Vedeseta e Taleggio e anche della Parrocchia con quella di Olda così anche della Diocesi con quella di Bergamo, benché la giurisdizione parrocchiale abbraccia tutto il recinto della Chiesa di S. Bartolomeo, come si vedrà in seguito. Lungo la suindicata strada vicino alla casa detta Isola bella posta nella località del Canto vi è lo sbocco di altra strada uso pedone che conduce alla suindicata Chiesa di S. Bartolomeo posta sulla collina soprastante a Olda, per cui si sale il pendio che ivi conduce e congiunge col centro della Parrocchia da cui dista circa tre quarti d’ora.

15 I due dati relativi alla mulattiera Zupelù di Vedeseta-Lavina sono rimasti nella penna dell’estensore!

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Capitolo III

Prodotti del suolo e dell’industria - Suoi fiumi e monti pascolivi

Come risulta da manoscritti e documenti inediti lasciati dagli autori Arrigoni Giorgio Maria della famiglia dei Ruschetti della Lavina dottore in legge e pubblico notaio e a suo tempo vicario del Comune morto nell’anno 1802 e Locatelli Giuseppe16 pubblico perito [10] agrimensore della famiglia Bonetto della Lavina morto a Bergamo nell’anno 1840 e avo dello scrittore della presente opera, poco più della sesta parte dell’estensione della Valle compresa pure Vedeseta, venne ridotta in progresso di tempo a coltivazione di prato e coltivo di vanga e ripartita in private proprietà colle diverse produzioni, che appresso verranno descritte, il rimanente dell’anzidetta estensione parte era coperta di boschi e parte rimaneva come terreno incolto e pascolivo, questa estensione era in allora di proprietà comunale seguendo nell’anno 176017 la divisione della Valle in due Comuni colla delimitazione sopradescritta e scambiatesi fra ambi i Comuni di Taleggio e Vedeseta alcuni tratti di promiscuo pascolo per gli abitanti di ambi i Comuni, il rimanente di tali tratti veniva goduto da essi abitanti che vi accedevano

16 Giorgio Maria Arrigoni e Giuseppe Locatelli con i loro manoscritti sono una citatissima fonte storiografica di tutti coloro che si sono occupati di storia della Valle Taleggio, a partire dall’ing. Giuseppe Arrigoni di Introbio, autore nel 1836 di quell'opera Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe, che è ancora oggi testo fondamentale di riferimento. Purtroppo dei due manoscritti quello di Giorgio M. Arrigoni Memorie storiche del Comune di Vedeseta che secondo l'ing. Arrigoni, pag. 366 op. cit., era "volume di grossa mole scritto verso il 1780", diviso "in dieci libri" e di fondamentale importanza "per le molte notizie che contiene e più lo sarebbe se mani temerarie e ladre non ne avessero depredati molti fogli" risulta a tutt'oggi introvabile. Fresca e confortante, invece, la notizia del rinvenimento da parte di Gabriele Medolago presso l'archivio parrocchiale di Sottochiesa di un esemplare di Cenni e osservazioni sulla Vallata dell'Enna, l'opera di Giuseppe Locatelli. Autore anche, stando sempre all'ing. Arrigoni, pag. 388 n. (1) op. cit., di un altro manoscritto intitolato Il secolo d'oro nella Valtaleggio. 17 Il riferimento è all’ultima rettifica dei confini tra Milano (austriaca) e Venezia e quindi tra Vedeseta e Taleggio.

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coi loro bestiami, finché negli anni 1867-68-6918 tale estensione fu ripartita in una serie di lotti che furono poscia ripartiti in enfiteusi ai rispettivi acquisitori in base al relativo capitolato d’asta.

Grano turcoIl prodotto di quella parte ridotta a coltivazione cioè a campo, consiste in grano turco cioè melgone, di questo cereale se ne cominciò la coltivazione nell’anno 1680 ma stante il clima di quest’ambiente, piuttosto freddo che caldo, e le frequenti intemperie cui va soggetto non giun[11]ge a perfetta maturità, attese anche le qualità dei terreni or argillosi e ora schistosi, nome che in dialetto dal paese indica rusnada, oltre questo in alcune parti si semina anche del frumento, dell’orzo e della segale,19 il qual raccolto riesce talvolta discreto, se l’annata è buona, oltre a ciò si piantano dei pomi di terra20 i quali in alcuni terreni ghiaiosi e ben esposti, riescono se l’annata è assai buona, molto saporiti e in onesto raccolto, senza calcolare i legumi.

FienoQuello della parte prativa dà un discreto raccolto di fieno il quale nei terreni buoni e ben coltivati qui al basso, si fa due tagli, l’uno del fieno maggengo, il quale lo si fa sulla metà di giugno, il secondo si opera verso la metà di agosto e perciò dicesi agostano, da alcuni non lo si taglia intieramente, ciò per il pascolo del bestiame bovino da cui ricavano il latte per la formazione degli stracchini i quali per la qualità della pastura riescono generalmente squisiti e rinomati in commercio, il terzolo lo si consuma colle mandrie bovine e ciò avviene in settembre ed ottobre.Nei prati siti in posizione alta e montuosa, come in Pratogiugno e adiacenti, ed in Piazzoli, si fa un sol taglio di fieno e questo lo si fa nel mese di luglio, attesa anche la situazione elevata dei luoghi, il secondo viene consumato colle bestie.

FruttiVi hanno anche da alcuni proprietari alcune piante [12] fruttifere quali di pomi, persici, peri, che se la stagione procede normale si ha un discreto raccolto, vi hanno pure delle ciliegie e in poca quantità di castagne e noci, la qualità delle piante che vi allignano generalmente nei boschi di questa vallata è il faggio, l’ontano (nisc21), il carpino, il nocciolo, l’eghile (eghen22) e il tiglio che generalmente vi abbonda e da cui deriva, come si ha dalla storia locale, l’etimologia della Valle Taleggio, che venisse anticamente detta Tilieggio,23

questa pianta viene adoperata nelle fabbriche e anche per tavole, e serramenti e il

18 E’ di quegli anni l’alienazione di molti fondi comunali ai privati attraverso il sistema dei livelli (una forma di vendita vera e propria, ma con obbligo per l’acquirente di pagamento di un canone – il livello – al Comune alienante).19 Tra i prodotti della terra non vengono citati quelli del lino e della canapa la cui coltivazione, quand'anche in quantitativi modesti, e la cui lavorazione in loco è attestata fin dopo il primo conflitto mondiale. Altro prodotto di cui c'è certezza di coltivazione in Valle ancora nell'800 è il miglio. I numerosi mulini presenti in valle -5 accatastati dalle Mappe censuarie di Taleggio (1845) e nel catasto terreni e fabbricati del Comune stesso (1852), 4 accatastati dal "Catasto dei terreni e fabbricati del Comune censuario di Vedeseta", 5 aprile 1864 e dalla mappa del Comune rettificata nel 1856 (geocities.com/sergiosalvetti) - stanno d'altra parte a dimostrare l'estensione delle coltivazioni e una discreta quantità di produzione.20 Patate.21 Nome dialettale: da onix montana.22 Si tratta del laburnum (maggiociondolo).23 Una delle ipotesi. Rimane attorno al significato etimologico del termine molta incertezza.

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ciliegio viene scelto specialmente nel fare usci di stalle e anche in alcuni mobili di lusso, nonché il noce e l’acero, quest’ultimo viene lavorato nel torno.24

Pastorizzia [sic]L’industria in cui si applicano la maggior parte di questi abitanti è la pastorizia da cui ritraggono il loro sostentamento e il lavoro ossia coltivazione del terreno, quelli che tengono un discreto numero di bovine nell’estate vanno a pascolare sui monti elevati, e nell’autunno emigrano alla bassa colle loro mandrie, da dove ritornano nella vegnente primavera per risalire al pascolo degli alti monti.Alcuni si dedicano all’arte del bracciante e del carbonaio, fra questi alcuni emigrano all’estero in Francia, in Svizzera e nelle lontane Americhe, pochi si applicano nel commercio e in altre arti e quasi nessuno allo studio e negli uffici.

[13] FiumiI fiumi che scorrono in questo territorio di Vedeseta sono: l’Enna che è il principale confluente, questo nasce nel territorio di Morterone.25 Come si ritiene sicuramente, come testificano alcuni, al piede della cosiddetta Scaluggia vi è un bacino naturalmente formato nella roccia di conveniente grandezza e tutto ripieno d’acqua che continuamente sorte e da qui prende il nome suenunciato, mentre inoltrandosi nel territorio di Morterone ha il nome di Remola. L’Enna serpeggia e taglia longitudinalmente la Valle Taleggio, ricevendo nel suo corso le acque degli altri fiumi e va a sboccare nel fiume Brembo a S. Giov. Bianco.Il Bordesiglio che nasce alle falde del monte Maesimo e riceve nel suo seno un solo ruscello che scende da Roncaiola nei pressi della Colmine, e va a sboccare nel fiume Enna, come sopra si è descritto serve di confine del Comune di Vedeseta con quello di Moggio in Valsassina, ed anche di Provincia tra Bergamo e Como,26 essendo la sponda opposta sotto la giurisdizione civile provinciale di Como e della Parrocchia di Colmine. La Valle di Piazzoli che nasce sul monte Piazzoli da cui prende il nome e la Valle del Canto suddescritta che prende il nome dalla località cosidetta, nasce alle falde della cosidetta Corna dello Zucco, a poca distanza dal Reggetto, riceve nel suo corso la suddetta Vallicella, servendo [14] poi di confine tra il Comune di Taleggio e di Vedeseta e anche colla Parrocchia di Olda, oltre altri fiumicelli che riceve l’Enna in questo territorio, quali sono la Valle di Casera che scende dal Chignolo sopra Pratocaraviglio e il Canale di Piazzagrande che scende da quella località sotto il pizzo dei Canti.Oltre i monti pascolivi sopradescritti Moie, Piazzo, Raiser, Concoli, e Aral’alta che sono i più alti, vi sono anche degli altri in posizione più bassa, i quali sono situati nel territorio del Comune quali sono Pratogiugno sopra la frazione di Avolasio a cui vi è unito La Sella e il così detto Prato del Taiè, la sommità del monte Pratogiugno è a metri 1450 circa sul livello del mare. Piazzoli dalla parte opposta, alle falde del Pizzo del Grassello o di Moncucco, con bei prati e pascoli e alloggiamenti per bestiami, il punto più alto di esso è di metri 1150 sul livello del mare.

24 "Tornio". Torno è voce desueta.25 L’annotazione non è corretta. La grotta da cui scaturisce la sorgente dell’Enna, infatti, si trova sì vicino alla linea confinaria ma interamente in territorio comunale di Vedeseta, e quindi, in Provincia di Bergamo.26 Ora Lecco.

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Capitolo IV

Epoca approssimativa in cui si stabilirono i primi abitanti nella Valle Taleggio e in Vedeseta

Primi abitatori della ValleStando sull’appoggio di eruditi scrittori, secondo il manoscritto del prefato Arrigoni Giorgio Maria, rimane incerto il tempo preciso in cui la Valle Taleggio incominciò ad essere abitata da esseri umani viventi, cioè dagli uomini, né da quali parti provenissero, secondo il prelodato manoscritto risulterebbe da un brano di relazione del Magnacavalli27 fatta nell’anno 1578, inserito nello stesso manoscritto a pag. 8 e seg., che i primi abitanti di queste Valli bergamasche e in seguito di questa Valle fossero provenienti dalla città di Bergamo, come si ha anche dalla Storia della Provincia bergamasca che nell’anno di N.S. 387 Massimo Tiranno dopo di avere ucciso l’imperatore Graziano, essendo all’improvviso entrato nell’Italia fece ovunque passò molte rovine e stragi lagrimevoli, dimodoché vista dai milanesi la barbarie dal Tiranno usata negli altri luoghi, sorpresi dal timore e dalla paura di dover fra breve essere vittima di una tale barba[16]rie volevano abbandonare la città colle proprie abitazioni e fuggire lontano, ma S. Ambrogio allora Vescovo di Milano, con pubblici ragionamenti, li rincorò, e li persuase a lasciare il peccato, che il nemico sarebbe stato vinto e soggiogato. Bergamo però non ebbe chi lo confortasse nell’imminente pericolo di rovina che lo minacciava, fu dalla maggior parte dei suoi cittadini abbandonato ritirandosi nel deserto o sulle cime dei monti, sicché le case restarono vuote di gente e, dove se ne trovavano centinaia, appena se ne contarono due o tre. In tale contingenza potrebbe darsi che riffuggiatisi [sic!] quei cittadini su questi monti, poiché da quella città si siano poi stabiliti e fissati non molto distanti.

27 A pagina 10 e 11 del suo libretto La Chiesa Parrocchiale di Pizzino e i suoi Oratori, don Nicola Ghilardi, per molti anni parroco di Pizzino, lo cita come Magnocavalli. In realtà si tratta del giurista comasco Geronimo Magnocavallo che nel 1578 si occupò, per conto di Milano, dei problemi confinari della Valle Taleggio dei quali riferì in una sua relazione, recentemente rinvenuta all'interno del già citato manoscritto Cenni e osservazioni... di Giuseppe Locatelli: vedi nota 16. (Vedi anche nota 20 di pag. 155 di Valle Brembana antica terra di frontiera di G. Pesenti e di F. Carminati).

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Secondo alcuni viene ritenuto che la Valle Taleggio fosse cominciata ad essere abitata nel principo [sic] del settimo secolo cioè nell’anno 700,28 ma allora fosse abitata solamente da alcune famiglie e queste formate da poveri pastori i quali custodivano i loro armenti sui monti di questa Valle e nella stagione autunnale si ritirarono in luoghi più comodi e ritornarono nella vegnente primavera a pascolare sui monti di questa Valle.Da ciò risulta come riferisce lo stesso Magnacavalli nella prefata sua relazione che prima dell’anno di nostra salute 1126 era già tutta abitata e aveva già un pastore giusdicente che la reggesse tanto nell’ecclesiastico come nel [17] civile.Da ciò sembra verosimile con tutta probabilità come osserva il sullodato Arrigoni Giorgio M. nel suo citato manoscritto, che i sunnominati cittadini di Bergamo

28 Tutto il racconto sulle origini della presenza dell'uomo in Valle Taleggio, sulla sua provenienza, sulla nascita delle contrade e sulla erezione della prima chiesa e della prima parrocchia rispecchia, ovviamente, le ipotesi e le conoscenze dell'epoca e si rifà per lo più ad alcune opere e ad alcuni autori che, a diverso titolo, si erano occupati di storia della Valle e cioè i già citati Giuseppe Locatelli e Giorgio Maria Arrigoni con i loro manoscritti, l'ing. Giuseppe Arrigoni con le sue Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe, il Magnocavallo, oltre a Francesco Biava Salvioni, a lungo parroco di Pizzino e ivi morto nel 1756, appassionato cultore di storia patria e autore di diverse ricerche di cui ci rimangono solo quelle pubblicate dall'ing. Arrigoni nel 1857 in un opuscolo dal titolo di Documenti inediti risguardanti la storia della Valsassina e delle terre limitrofe [...] raccolti, annotati e pubblicati dall'ingegnere Giuseppe Arrigoni, che contiene anche delle memorie del Prevosto di Primaluna Carlo Francesco Crippa circa le prerogative della Chiesa di S. Pietro in Valsassina. Nei "vedesetesi" ambrosiani estensori di questa parte del Chronicus - Giuseppe Locatelli e don Carlo Artusi - traspare un po' di imbarazzo nel riferire una ricostruzione che vede prevalere la scuola di pensiero che vuole una provenienza bergamasca della prima gente della Valle Taleggio. E più ancora lo saranno, quando dovranno più avanti confessare che anche i loro storici di riferimento, Giorgio M. Arrigoni e Giuseppe Locatelli, in assenza di "documenti autentici e irrefragabili" abbiano dovuto "appoggiarsi alle tradizioni espresse da molti individui del luogo, sia di Vedeseta, come di Pizzino" con prevalenza della tesi favorevole alla primazia degli insediamenti umani a Pizzino e, ancora, alla primazia, sempre a Pizzino, della erezione della prima chiesa parrocchiale alla quale andrebbe il titolo di matrice. Tesi che ha avuto in don Francesco Biava Salvioni il suo architetto e un suo fervido propugnatore, ma condivisa anche dal Prevosto don Crippa e che dopo di lui ha trovato fortuna e sostenitori, in particolare tra i parroci di Pizzino del secolo scorso. La contrarietà di Vedeseta si è manifestata soprattutto nel 1700 con il parroco Gio. Pietro Locatelli, che fece murare delle lapidi, più avanti riportate dal Chronicus, attestanti la primazia su tutte della chiesa di San Bartolomeo, antica campestre parrocchiale di Vedeseta, posta al centro della valle. E si è sottilmente mantenuta e tramandata anche se poco alimentata dagli stessi storici di parte milanese, vedesetesi compresi, come il Giorgio M. Arrigoni e il Giuseppe Locatelli già citati che, comunque, in maniera più convinta hanno sostenuto l'ipotesi della provenienza valsassinese dei primi abitatori della Valle Taleggio. Il rito ambrosiano e i certi legami secolari delle parrocchie della valle alla Pieve di Primaluna i principali argomenti a favore.Dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, su queste questioni, le cose non sono grandemente cambiate. Lo studio delle fonti e le ricerche sui documenti - almeno in parte ancora da indagare - hanno consolidato le posizioni a favore di Pizzino, che nell'incendio di parecchie case del paese appiccato per rappresaglia dai nazifascisti nell'autunno del 1944 ha visto andare in cenere anche il prezioso archivio parrocchiale. Ma se la questione, da questo punto di vista, parrebbe chiusa resta la singolarità di una chiesa, quella di San Bartolomeo, posta in posizione centrale rispetto alla valle e lontana da ogni centro abitato della comunità - quella di Vedeseta - di cui è stata sicuramente parrocchiale. Resta anche l'inspiegabilità della universale devozione ai morti - per Taleggio, più che per Vedeseta, e per alcune zone della limitrofa Valle Brembana andare a S. Bartolomeo si dice ancora "andare ai morti" - sepolti in quell'area e, in parte, raccolti in un ossario settecentesco. Rispetto alle posizioni del Chronicus, che sono state riproposte anche in anni recentissimi, hanno invece fatto passi decisamente avanti le tematiche circa l'origine, la provenienza e, soprattutto, i tempi dell'insediamento umano in Valle Taleggio e, più in generale, nelle limitrofe aree delle Valli Brembana e Sassina. Una serie di ricerche e di indagini sul territorio, che coinvolge diverse discipline, sta rafforzando la consapevolezza che rispetto alla

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spinti dal timore di essere fatti bersaglio e vittima della barbarie del feroce Massimo, siansi in quell’epoca rifugiati e stabiliti nelle vicine Valli Brembana, Seriana e di Scalve e in progresso di tempo coll’aumentare della popolazione, siano penetrati anche nella Valle Taleggio, e una tradizione vuole che questa vallata avesse già i suoi primi abitanti verso l’anno di N.S. 1010 come attesta una croce scolpita su di una pietra posta in un arco della Chiesa di Pizzino.Il fu ingegnere Giuseppe Arrigoni d’Introbbio29 nella sua opera intitolata "Notizie storiche della Valsassina e terre limitrofe", a pagina (.....)30 asserisce che la prima contrada che fosse costruita in questa vallata, sia quella denominata Retazzo, dal nome della località in cui fu eretta, nel territorio di Pizzino, il prefato autore nota anzi che i primi popoli che incominciarono ad abitare nella vicina Valsassina furono gli Orobii i quali da questa si inoltrarono nelle Valli d’Averara e di Taleggio, ma s’ignora d’onde venissero, e in quale epoca vi si stabilirono, poiché per quante indagini avessero fatto gli eruditi storici, non fu possibile avere notizia della loro origine, né da qual parte venissero, solo egli [18] dichiara che nel tempo della loro dimora nella Valsassina eressero il villaggio di Introbbio il cui vocabolo deriva dal loro nome. Dopo di questi vennero gli Opici, gli Osci, gli Imbri, Ombri ed Insubri, questi ultimi diedero il nome alla nostra Lombardia poiché prima della venuta dei Longobardi veniva chiamata Insubria, venne poi chiamata Lombardia, dallo stabilimento di questi popoli, i quali ebbero la loro monarchia come dalla storia d’Italia, i sopradescritti popoli si frammischiarono coi primi, ma di questi non si ha nessuna notizia positiva dell’essersi questi penetrati nella Valle Averara e vicina Taleggio. Come si è notato più sopra e secondo la tradizione di alcuni è assai verosimile che avanti il mille diversi fra i suaccennati popoli che esercitarono la pastorizia, abitassero con le loro mandrie sui monti della Valle Taleggio, nella stagione estiva, costruendovi i loro alberghi per la coagulazione del latte,31 per il deposito

"tesi comune" e alla storiografia prevalente i tempi dell'arrivo e dello stabilimento della presenza dell'uomo nelle nostre valli vanno grandemente anticipati e datati in epoche remote e che i primi insediamenti stabili non solo non vanno attribuiti a popolazioni tardo romane entrate nelle valli, per sfuggire - secondo la tradizione - alle invasioni barbariche e neppure solo al popolo degli Orobii ma, probabilmente, vanno a carico di popolazioni addirittura prelatine e preceltiche. In proposito si rimanda a G. Medolago e R. Boffelli in La popolazione della Val Secca di Roncobello, in particolare alle note 2, 3 e 4 di pagg. 91 e 92. Per quel che riguarda in modo specifico Vedeseta e la Valle Taleggio un deciso passo all'indietro nel tempo rispetto alla tradizione, alla "tesi comune" e alla storiografia è venuto da una ricerca di carattere geologico operata nell'autunno del 2004 da una équipe guidata da Cesare Ravazzi del Centro Nazionale di Ricerca. Dai carotaggi effettuati nel fondo prativo Piazza in località Suaggio di Vedeseta sono emersi, tra l'altro, abbondanti tracce di una bonifica operata circa 1300 anni fa, attorno al 700/800, al tempo di Carlo Magno, e, dato ancor più interessante, pollini di lino officinale, che le datazioni al radiocarbonio fanno risalire alla prima parte del secondo secolo dopo Cristo. Date le caratteristiche di questo polline, che non può essere arrivato da aree discoste, si è autorizzati a pensare alla presenza nelle vicinanze di una comunità stabile e operosa largamente in anticipo sulle invasioni barbariche e, probabilmente, non in loco dal giorno prima!29 "Introbio".30 Vuoto nel testo. Per quanti sforzi io abbia fatto, scorrendo avanti e indietro le pagine delle Notizie storiche..., op. cit., nella ristampa anastatica della 1a edizione del 1840 fatta dalla Forni Editore Bologna (1972), non mi è stato dato di trovare il passaggio qui citato.31 E' un accenno alla credenza circa l'antichità della tradizione casearia in Valle Taleggio, campo in cui nel corso della sua storia si è indubbiamente distinta, in particolare con due produzioni che, oggi , si chiamerebbero d'eccellenza: lo strachì quadro o taleggio conosciuto in tutto il mondo e lo strachìtunt, un formaggio erborinato di forma tonda tornato recentemente alla ribalta e in procinto di ottenere la DOP. L'abate Angelo Mazzoleni nel suo manoscritto di inizio 1700 intitolato Memorie relative al territorio bergamasco in ordine di alfabeto relativamente ai singoli comuni tra le molte cose interessanti che dice nelle due

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delle loro masserizie e a riparo dalle intemperie e coll’avanzarsi dell’autunno abbiano emigrato colle loro greggie [sic!] in luoghi più miti, o alla pianura lasciando deserta e affatto disabitata la Valle, in progresso di tempo internatisi nella vallata vi si stabilirono definitivamente, propagandosi formarono le diverse contrade appresso descritte, ciò che seguì verso il mille.32

pagine fitte dedicate alla Valle Taleggio e tratte da documenti, atti, codici, autori da lui citati minuziosamente ricorda che nella seconda metà del 300 sotto Bernabò Visconti e suo figlio Rodolfo la Valle doveva ai duchi di Milano un tributo annuo costituito da "ducentum pensa casei boni pulchri ac bene axaxonati" (S. Salvetti, Taleggio la terra la storia, pag. 94). Lecito pensare che l'"angaria", che doveva essere onorata con la consegna di metà delle 200 forme di formaggio, ben stagionato, a Natale e metà a Pasqua, riguardasse un prodotto sicuramente rinomato già a quei tempi.32 Come sottolineato alla nota n. 28, questi riferimenti temporali sono ampiamente da anticipare.

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Capitolo V

Epoca in cui furono erette le contrade principali, e secondarie, e loro distanza approssimativa

PizzinoSecondo alcuni scrittori, tra i quali il Locatelli Gius.e già sopra nominato, autore del manoscritto intitolato "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio" ed anche da una certa tradizione locale in voga ai tempi del sullodato autore, che i primi abitanti di qualsivoglia parte provenienti si stabilissero nella località detta “Il Caraver” vicino al prato detto Taleggio situato in Pizzino, ove ora vi è un’osteria, ivi venne fatta la prima coltivazione del suolo, come da parecchi si asserisce, perché quei primi abitanti amavano la comodità dei monti per ivi pascolare i loro armenti, da ciò ne deriverebbe che le prime case fossero ivi costruite, perché lo provano gli avanzi di fabbriche diroccate, che a poca profondità rinvengonsi anche oggidì in quella località.

Sue frazioniAumentatosi il numero di essi abitanti, furono erette le contrade di Staviglio, Fraggio, e Salzana poi del Grasso, Caccorviglio33 e Retazzo, nel territorio di Pizzino, come nel precedente capitolo si è notato [20] aver ciò espresso il prefato ing. Arrigoni di Introbbio nella sua precitata opera, che la prima contrada che fu costruita in questa Vallata, sia appunto quella di Retazzo34 e che in progresso di tempo siano state erette anche le altre, che qui appresso si descrivono.

VedesetaOltre a questa vennero erette le contrade di Sottochiesa, Olda, Vedeseta e Pratogiugno al di qua dell’Enna, e anche la Lavina,35 e Asturi, e Peghera al di là

33 Cacorviglio.34 Retaggio. Questa indicazione più che costruita su qualche documento o su qualche reperto sembra figlia della "vulgata", che abbiamo detto ormai superata, che vuole i primi abitatori della valle in fuga dalla pianura per mettersi in salvo dalle violenze dei barbari invasori. In quella ipotesi - ma solo in quella! - Retazzo/Retaggio, luogo riparato e nascosto, può avere le carte in regola per la nomina35 Per non ingenerare equivoci nel lettore che non conoscesse bene i luoghi, Lavina si trova in sponda sinistra del corso d'acqua principale, vale a dire sul versante al di qua dell'Enna.

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dell'Enna, colle diverse case sparse. Avolasio serviva allora di dimora iemale per gli abitanti della contrada di Pratogiugno.Vedeseta fu in allora eretta in posizione più al mezzodì, riguardo all’epoca in cui fu costruita non è affatto nota, ma credesi incirca poco dopo il mille, in seguito venne sepolta36 (come è notato nel capitolo 2°) sotto le rovine d’un’alluvione di una porzione di scoscesa di montagna staccatasi dalle superiori radici del monte, nel luogo di questa parte distrutta, vedesi il terreno coltivato, ed è quella parte esposta a mezzodì e sera dell’attuale contrada.Nel tempo delle orribili fazioni Guelfe e Ghibelline che funestarono l’Italia, fu la contrada di Vedeseta incendiata dal partito Guelfo, per l'inimicizia cogli Arrigoni Ghibellini, di cui questa era patria da essi [21] stabilita già da molto tempo, venne poi di nuovo costruita e dilatata verso mattina come attualmente vedesi. In conseguenza delle funeste e disastrose guerre causate dalle fazioni stesse, di cui ne fu teatro anche questa Vallata, come racconta la storia locale37 essendosi Vedeseta rimasta fedele al Duca di Milano, e le altre frazioni di Taleggio staccatesi unitamente alla Valle d'Averara dalla dominazione del Ducato di Milano e datesi alla Repubblica di Venezia, avvenne la divisione della Valle in due Comuni, in forza del Trattato di Mantova seguito nell’anno 1756, tale divisione avvenne nell’anno 1760 come risulta dall’iscrizione scolpita sui termini di vivo,38 di cui se ne vedono ancora alcuni in varie località in cui passa la linea di confine, come a suo luogo si è descritto e d’allora in poi in Vedeseta è sede del Comune, come lo è Sottochiesa per quello di Taleggio.

LavinaVenne pure pressoché contemporaneamente eretta la contrada della Lavina, in posizione bene esposta e bassa, esposta a mezzodì, e riparata dai venti aquilonarii, divenne poi un centro importante per questa Valle e molto popolata, fu vittima anch’essa a suo tempo degli incendii, delle devastazioni e della totale distruzione delle abitazioni per opera della nota fazione dei Guelfi, ricostituitasi poi venne di nuovo ripopolata da maggior numero di abitanti, [22] se poi non lo fu in seguito, fu però maggiore in fondi e sostanze, che possedono cadauno di essi in questo Comune.In questa contrada vennero rinnovati e corretti gli Statuti della Valle, unitamente a quelli di Averara, quali si leggono nella sunnominata opera "Cenni e osservazioni sulla Valle Taleggio" (lib 2° pag. 128 e seg.) ciò seguì nell’anno 1368, da diciotto consiglieri di cui dodici della Valle Taleggio e sei di quella d'Averara.

Avolasio

36 Sull'epoca di costruzione di Vedeseta nulla da aggiungere a quanto già detto alla nota 27. Sulla voce della sua sepoltura sotto una grande frana, che, almeno in forma flebile, è rimasta nella tradizione orale fino ad oggi, e che sarebbe confortata da ritrovamenti di utensili e di suppellettili, purtroppo non disponibili, rinvenuti in loco si resta incerti tra veridicità e elemento narrativo "epico" che si ritrova nei racconti delle origini di molti paesi di montagna. Una indagine geologica potrebbe, in proposito, sfatare o confermare.37 Non solo la storia locale, ma il cronista per eccellenza di quel feroce periodo della storia bergamasca, Castello Castelli, per parte ghibellina partecipe diretto di molti avvenimenti. Che nel suo Chronicum... a più riprese parla degli esponenti guelfi e ghibellini della Valle, dei loro scontri e dell'apporto dato dagli Arrigoni - che più volte si spingono a far attacchi e devastazioni anche fuori dal proprio territorio, in Valle Imagna e a Bergamo stessa, ad es. - alla fazione ghibellina bergamasca guidata dai Suardi.38 Di vivo sasso. Sono i cippi confinari, non pochi ancor oggi visibili nella loro sede, più noti come Termenù, grandi termini.

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La frazione di Avolasio come si disse più sopra servì un tempo in sussidio iemale della già contrada di Prato Giugno, essa è composta di diversi caseggiati, qua e là dispersi sotto diverse denominazioni parziali; nell’anno 1633 serpeggiò più che mai in questi contorni il fiero morbo del contagio,39 negli abitanti di questa contrada, ciò viene contrassegnato da diversi teschi umani, deposti e conservati nell’Oratorio di questa contrada, vedonsi tuttora rinchiusi nel portico esteriore dello stesso Oratorio, di ciò è tradizione creduta da tutti quegli abitanti dei contorni stessi, vuolsi da alcuni che questa contrada sia la patria della famiglia Arrigoni, ivi conservansi pure varii stipiti40 della medesima che esercitano la professione dei nostri primi padri.

ReggettoLa contrada del Regetto posta a Nord-Est di quella di Vedeseta, sembra di antica costruzione e [23] secondo gli scrittori risulterebbe anteriormente all’anno 1200, nei tempi primitivi chiamavasi Menterga41 dal nome di una estensione di terreno situata alla destra riva della Valle del Canto.In quei tempi venne fabbricata la torre del Regetto, che come si diceva in altre opere è nome gallo celtico e uguaglia in vicinanza di Torre42 sembrando fin

39 E' la peste, scoppiata in seguito a anni di forte carestia, descritta dal Manzoni nei Promessi sposi. Solo in Bergamasca farà 30 mila morti. Molti i morti anche nelle valli, con paesi che vennero falcidiati.40 Discendenti.41 Anche se il giurista Geronimo Magnocavallo di Como, nella sua dettagliata relazione in data 22 giugno 1578, seguita al sopralluogo per la lite confinaria che in quel periodo si era fatta particolarmente acuta, dice espressamente "Almentarga ora Riceto" (Valle Brembana antica terra di frontiera, op.cit., pag. 155, nota 20) Menterga e Reggetto, come correttamente al cap. II del Chronicus, erano e restano due località distinte anche se vicine. Il toponimo Reggetto, con una serie di sue varianti (Rezeto, Rozeto, Riceto, Ragietto, Rasetto, Reietto, Resetto, Reseto, Redetto), compare e si afferma come nome di località di riferimento, anche se ancora con qualche incertezza proprio a partire dalla seconda metà del 1500 (In Visita di San Carlo 1566 - Stato d'anime 1568, curato da Arrigo Arrigoni nel 1983, nei verbali relativi al passaggio del Cardinale a Vedeseta tra le frazioni facenti parte della parrocchia viene citato espressamente Redetto; nello Stato delle anime, i nuclei familiari censiti sono distribuiti fra Vedeseta-centro, Avolasio, Lavina e Roncalli. Reggetto compare solo indirettamente, quasi come soprannome - Antonio Rasetto di Rigoni, meser Cristallo Rezeto de Quartitore - e le famiglie che là sicuramente risiedevano, vengono curiosamente elencate con quelle della Lavina). Fino ad allora di questo toponimo non c'è traccia nelle mappe e gli atti notarili continuano ad assegnare tutti i fondi posti in quell'area al "loco de Almentarga", luogo che la tradizione vuole tra i primi di Vedeseta ad essere abitato. Nella mappa più antica della Valle che conosciamo, risalente alla seconda metà del 1400, al tempo della pace di Lodi, è riportato con grande evidenza un castello con la scritta Placellum (o Plancellum) cum ulmis posterga nunc derupatum. E' in questo Pianchello, luogo fortificato per eccellenza dei ghibellini di Vedeseta (Reggetto conserva anche oggi un Pianchello nelle sue immediate vicinanze) in quel momento semidistrutto ad opera degli avversari guelfi, più che nella Menterga, che va identificato Reggetto. Pianchelo e Almenterga insieme ai "locis" del "Canto, Lalavina, Vedeseta, Anolasio, Pratoiunio" (vedi G. Pesenti e F. Carminati in Valle Brembana antica terra... pagg. 22 e 35-36) compaiono nella "convenzione dichiarata appendice nonché parte integrante del trattato di Lodi" con il quale il 4 agosto del 1456 Venezia e Milano firmano l'accordo definitivo al trattato di pace raggiunto nel 1454 appunto a Lodi. Pace che sancisce la spartizione della Lombardia (e anche della piccola Valle Taleggio).? Si può senz'altro, anche per quanto detto in nota 41, convenire sul significato qui adombrato, che allude a luogo difeso, fortificato. Ma forse più che termine gallo-celtico, vista anche la sua comparsa piuttosto recente, Reggetto, così come Menterga (da Armentaria, posto di armenti ) e molti altri toponimi valtaleggini, parrebbe di derivazione latina. Forse Receptum?

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d’allora, come lo è tutt’ora a comodo dei malghesi che usufruiscono di quei [sic!] ubertosi pascoli.

Altre frazioni secondarieVennero pure costrutte in progresso di tempo i varii casolari sparsi, quali sono: Siepi, Borgosotto, Salguggia, Pratocaraviglio, Marchetti, Canto, Pralongo, Capassero, Suaggio, Roncali43 e in ultimo i Molini. La distanza approssimativa fra loro e il capoluogo centrale è descritto come segue. Da Borgosotto alle Siepi met. 350, da Borgosotto a Vedeseta met. 1550, da Siepi a Vedeseta met.1200, da Siepi a Salguggia met. 400, da Salguggia a Vedeseta met.1500, da Salguggia a Pratocaraviglio met. 450, da Pratocaraviglio a Vedeseta met. 900, da Pratocaraviglio ai Marchetti metri 800, dai Marchetti a Vedeseta met. 650, dai Marchetti al Canto met. 2200, al Pralongo met. 1500, da questi due punti a Vedeseta met. 1250,44 dai due Molini a Vedeseta met. 1350, fra l’uno e l’altro met. 100, dal Molino inferiore del Canto al Ca[24]passero met. 500 e al Suaggio met. 650, dal Molino di sotto a Vedeseta met. 1100, dai due punti suindicati a Vedeseta met. 450,45 dai Molini della Lavina a Vedeseta met. 1500, dal Suaggio ai Roncali met. 1000, dai Roncalli a Vedeseta met. 1250.

42 Si può senz'altro, anche per quanto detto in nota 41, convenire sul significato qui adombrato, che allude a luogo difeso, fortificato. Ma forse più che termine gallo-celtico, vista anche la sua comparsa piuttosto recente, Reggetto, così come Menterga (da Armentaria, posto di armenti ) e molti altri toponimi valtaleggini, parrebbe di derivazione latina. Forse Receptum? 43 Roncalli. Salgugia, Pratocaraviglio, Canto e Suaggio sono sicuramente preesistenti al 1566 essendo, sia pure con qualche alterazione terminologica, chiaramente citati nel verbali della prima visita pastorale di S. Carlo Borromeo a Vedeseta avvenuta proprio in quell'anno. Vedi alle pagg 18-19 degli atti della Visita di S. Carlo 1566..., op. cit. Quasi tutti compaiono già in atti notarili di fine 400/inizio 500. Inutile ripetere che anche la formazione di queste contrade è, con ogni probabilità, molto molto più antica.44 Sembra improbabile che da Pralongo e dal Canto vi sia la stessa distanza da Vedeseta! In realtà il Canto rispetto a Vedeseta sta a circa 1500 m, due volte tanto la distanza di Pralongo.45 Anche qui vi è più di una inesattezza. Se le località di cui si parla sono Suaggio e Capassero tra di loro vi sono 100 metri di differenza che fanno salire la distanza del Suaggio da Vedeseta a quasi 500 m contro i 400 del Capassero.

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Capitolo VI

Famiglie primarie stabilitesi in Vedesetaed altre sopravvenute in seguito

Famiglie Arrigoni, QuartironiLe famiglie primarie che stabilironsi nel territorio della Parrocchia e del Comune di Vedeseta, che a quei tempi formava un solo Comune con Taleggio, come rilevasi dalla storia della Valle Taleggio furono le cognominate Arrigoni e Quartironi, i primi diramatisi in varie famiglie, stabilironsi nella contrada centrale di Vedeseta, in Avolasio, al Regetto e alla Lavina ed ebbero il loro stemma gentilizio particolare, come vedesi anche oggidì sul capostipite della porta maggiore dell’Oratorio attiguo alla Chiesa Parrocchiale, costoro secondo la preaccennata storia (benché in proposito non si hanno prove sicure) sembra che vi si stabilissero circa il mille; i secondi fissarono la loro dimora [25] nella contrada centrale di Vedeseta, al Regetto e in Avolasio. Secondo un documento inedito del Sacerdote Don Francesco Biava Salvioni Parroco di Pizzino morto nell’anno 1768, stato raccolto e pubblicato in un opuscolo46 dal prelodato ing.r Arrigoni d'Introbbio, risulta che gli Arrigoni prima abitarono in Sottochiesa e al Mistirolo sotto Olda, con essi venne pure la famiglia Rognoni, di cui ora non esiste più nessuno, i sullodati Quartironi prima abitanti in Salzana e al Fraggio, poi in Menterga ora al Regetto e al Canto, i Galli e gli Anzeloni abitavano tutti nelle contrade di Vedeseta e Lavina, questi s'ignora donde siano venissero [sic], né più esistono, neppure si sa se emigrassero da qualche parte e come.In seguito vennero i Locatelli i quali ebbero il loro proprio stemma gentilizio, secondo alcuni scrittori volevasi che questi provenissero dalla vicina Valle Imagna, del che però non si sa precisamente da qual parte provenissero, in seguito vennero i Vitali i quali derivarono da altre famiglie stabilitesi in Pizzino, in seguito cambiarono la lettera l con r e denominaronsi poscia Vitari;47 vennero poi anche i Redondi discendenti da un tal Antonio detto Rotondo Danelli abitante nella contrada di Caccorviglio frazione di Pizzino, di questi vi fu solo [26] qualche famiglia che si stabilì al Regetto; i Vitali e i Bellaviti come anche dei

46 Manoscritti inediti..., op. cit., pag. 175.47 Non si sa quale fondamento dare a questa affermazione...

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Locatelli stabilironsi in remoti tempi nella Parrocchia di Pizzino, ove diramatisi in molte famiglie alcune delle quali passarono nella pianura milanese esercitandosi nel commercio dei formaggi e dei latticini.I sunnominati Vitari stabilitisi in Parrocchia fissarono la loro dimora nella frazione del Regetto ed ora formano ben sette famiglie di cui due stabilironsi nella contrada centrale di Vedeseta.

Altre famiglieSulla metà dello scorso secolo decimo ottavo, vennero a fissare la loro dimora in questo territorio della Parrocchia di Vedeseta i seguenti forestieri: 1. Giuseppe Manzoni di Morterone abitante nella Lavina.2. Andrea Locatelli del Salvano in territorio di Morterone abitante nella

Lavina 3. Carlo Mornico di Cortenova in Valsassina abitante nella Lavina, ora di

questo cognome non esiste più alcuno.4. Bernardo Codazzi di Bura frazione della Parrocchia e Comune di

Gerosa abitante nella Lavina, della famiglia di questo, l’ultimo rampollo si trasferì nella frazione del Regetto, ed ora è quasi estinta.

5. [27] Andrea Manzoni di Morterone abitante nei Roncali, ora non c’è più nessuno.

6. Francesco Ceresa48 di Cortenova in Valsassina abitante al Suaggio; i suoi eredi trasferironsi poi in Vedeseta ove sono presentemente.

7. Eredi q.m Agostino Bagliardo di Brembilla abitante in Vedeseta, di questi non c’è più nessuno.

8. Cristoforo Arnoldi di Peghera abitante al Canto ma anche di questo non esiste più nessuno.

9. Giuseppe Cassotta di Valle Imagna abitante in Vedeseta, anche di questo non c’è più nessuno, né si sa se i suoi eredi siano ritornati ancora alla loro o dove siano andati a stabilirvisi.

10. Francesco Tartari di Gerosa, abitante nella Lavina, di questo vi sono ancora due famiglie in cui sono divisi i suoi nipoti e due altri si sono stabiliti nell’alto Piemonte.

11. Pietro Offredi Trombetta abitante in Vedeseta di questo non c’è più nessuno.

12. Lorenzo Musitelli cavallante di Brembilla abitante in Salguggia, di questo vi sono tre famiglie.

13. Maffio Musitelli cavallante di Brembilla [28] nipote del suddetto abitante in Salguggia ve ne sono ancora in due o tre famiglie.

14. Bernardo Musitelli nipote del suddetto Lorenzo abitante alla Cassina dei Grilli non c’è nessuno di questo.

15. Bernardo Codazzi di Peghera abitante in Vedeseta, di questo non c’è più nessuno.

16. Famiglia Rota Bodrelli di Vall'Imagna abitante in Vedeseta, ve ne sono ancora in quattro famiglie.

17. Famiglia Invernizzi di Morterone abitante nella Lavina, ve ne sono ancora cinque famiglie, tre delle quali si trovano a Milano applicate nel commercio dei latticini.

48 Più probabilmente Ciresa. Non risultando, nemmeno a fine Ottocento, presente a Vedeseta il cognome Ceresa.

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18. Francesco Boffelli di Olda, abitante nella Lavina, di questo non vi è che una sua figlia maritata in Invernizzi vedova da anni ed in avanzata età, d’altri non c’è più nessuno.

Si omettono parecchi che da anni emigrarono colle loro famiglie e si stabilirono chi sul basso milanese, chi nell’alto Piemonte e chi in America ed alcuni anche nel territorio di Lecco.49

Fin dal principio di questo morente secolo, nella casa del Canto, in surrogazione del prenominato Arnoldi [29] Cristoforo di Peghera, vi si stabilì la famiglia di Redondi Giuseppe, già abitante alla frazione del Regetto, in seguito una figlia di questo passata in matrimonio con un certo Locatelli Giuseppe di Berbenno in Vall'Imagna, dopo la di lui50 morte essa ritornò in patria col marito e con la famiglia ove ora esiste. Inoltre altri forestieri ci vennero in questi ultimi anni e vi si stabilirono, questi sono: Pesenti Battista fu Francesco di S. Giov. Bianco che venne circa l’anno 1860, Moretti Alessandro di Brembilla, agente del proprietario del Canto, il sig.r Moretti Pietro fu Alessandro, fabbricatore di cera in Bergamo, che da tempo è possidente in questo territorio e in quello di Taleggio e certo Pesenti Battista di Gerosa or abitante in Vedeseta.

Nota

La linea di confine sopradescritta tra il territorio del Comune e della Parrocchia di Vedeseta e quello di Taleggio, partendo dal Zucco di Maesimo, scende sul fiume Enna e risale l’opposto versante, fino ai Cornelli Muschioni, indi al monte Moncucco,51 è anche confine della Diocesi di Milano con quella di Bergamo.

[30] [bianca]

49 La storia di Vedeseta e della Valle Taleggio, come quella di molti paesi di montagna, e non solo di quelli di montagna, è storia antica di emigrazione, di ricerca di migliori condizioni di vita per sé e per i discendenti. Nel 1568 su 419 vedesetesi censiti dallo Stato d'anime ben 57 risultano "absenti". Vedi Visita di San Carlo 1566..., op. cit., pag. 98. Ma già negli atti notarili del quattrocento compaiono testimonianze di un rapporto tra la valle e Roma, segno inequivocabile della presenza - e parrebbe presenza non anonima, se pensano a mettere in piedi una Confraternita! - di valtaleggini nella città eterna (Notaio Salvioni Costanzo, 1478, Atto di procura di quelli di Fraggio, Pizino e Sottochiesa per terminare una "scola" in urbe Roma).50 Del padre, parrebbe di capire!51 Oggi Mincucco.

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Parte seconda

Capitolo I

Notizie religiose - Parrocchia cui fu prima soggetta Vedeseta

Costituzione delle prime ChieseLeggesi nell’introduzione della quarta parte della precitata opera "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio" che fino dall’epoca in cui stabilironsi i primi abitanti in questa Valle, portarono seco anche la Religione cristiana, cattolica ed apostolica, che ereditarono dai loro padri, e la introdussero in questa Vallata, ciò che fu veramente un dono singolarissimo e provvidenziale del Cielo, se non andò soggetta a superstizioni di idolatria e di paganesimo in confronto di mille altre Vallate.Siccome una tradizione asserisce che i primi abitanti definitivamente stabilitisi in questa Vallata, erano limitati in poche famiglie e perciò non essendosi ancora eretta una Chiesa o Cappella che sia, con loro dispendio, e lungo viaggio, e per vie disastrose portaronsi alla Chiesa prepositurale di Primaluna ad adempire il precetto pas[32]quale, da ciò ne venne la necessità di costruire una piccola Chiesa la quale rispondesse al numero degli abitanti ivi stabilitisi, questa fu eretta sul poggio denominato di Pizzino vicino alla rocca che poscia servì di fortezza alla fazione guelfa nel tempo delle funeste guerre sopradescritte, ciò fu sull’anno 1000, dessa venne dedicata a Dio sotto l’invocazione del glorioso patrono della Diocesi S. Ambrogio Arcivescovo di Milano; accanto alla Chiesa fu eretta la casa di abitazione del prete mandato dai superiori ecclesiastici per la reggenza di questa parte del gregge cristiano, e per l’analoga assistenza spirituale di questi abitanti, assai lontani dalla Parrocchia.In una memoria scritta dal reverendissimo Prevosto di Primaluna D. Carlo Crippa morto ivi nell’anno 1832, raccolta e pubblicata con altri documenti inediti dal prenominato ing.r Gius.e Arrigoni, rilevasi che la giurisdizione parrocchiale della prepositura di Primaluna estendevasi non solo a tutta la Valsassina, ma bensì a Valtorta, alle Valli Averara e Taleggio, e perciò furono istituite sette Cappellanie

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curate, ossia in cura d’anime, dipendenti dal Prevosto di Primaluna, queste furono le seguenti: S. Maria Assunta in Taceno [33] S. Bartolomeo in Margno S. Dionigi in Premana S. Giorgio in Cremeno S. Maria Assunta in Valtorta S. Brigida in Valle Averara S. Ambrogio di Pizzino in Valle TaleggioQueste Cappellanie curate assunsero il titolo e le manzioni [sic] parrocchiali dopo poco tempo, staccandosi dalla Chiesa matrice di Primaluna, restando tuttavia dipendenti, come a Plebania, serbando in pari tempo quella stima e divozione nonché onore al Prevosto come loro superiore immediato, e per suo mezzo all’Arcivescovo. Da ciò ne deriva che la Valle Taleggio in un con quella d’Averara, fin dai primordii in cui furono abitate, vennero soggette alla Diocesi di Milano e tributarie all’Arcivescovo come si ha dalla storia locale.Asserisce l’Arrigoni Giorgio M. nel suo manoscritto inedito a pag 12 e seguenti che prima dell’anno 1200 in tutta la Valle Taleggio vi fu una sola Chiesa e questa era dedicata a S. Ambrogio Arcivescovo di Milano, in appresso venne eretta la Chiesa di S. Bartolomeo sul poggio situato quasi nel centro della Valle, nella parte settentrionale della Parrocchia di Olda; questa Chiesa serviva poi per i terrieri di Vedeseta, [34] circa l’anno 1225 alla Chiesa di Pizzino fu eretta una Cappella da Guglielmo Salvioni e per testimonianza di Manfredo notaio archivista espressa nell’anno 1368, vi fu un solo Sacerdote in tutta Taleggio, e questo addetto alla Chiesa medesima, come a matrice delle altre Parrocchie che dovevansi poi erigere nella Valle. Il sullodato Arrigoni Giorgio nella sua citata opera nota che nell’anno 142852 fossero presieduti due Parrochi i quali divisero fra sé i diritti delle chiese di S. Bartolomeo di Vedeseta, e di S. Giacomo di Peghera e che finalmente dalla prelodata Chiesa di S. Ambrogio di Pizzino e nell’anno 1494 venisse concessa la separazione delle Chiese di S. Giov. Battista di Sottochiesa e di S. Pietro di Olda, come ne fanno fede gli Atti di Stefano de Ronchi, notaio milanese, e perché di tutto ciò se ne serbasse la memoria, D. Francesco Biava de Salvioni Parroco di Pizzino ebbe cura nell’anno 1738 che fosse incisa in tavola di marmo la seguente iscrizione:MX +Lapidem erexit Jacob Taleggipopulus Crucem lapideam Ille testem foederisIste antiquitatisIn campo alter, alter in primi templi fronte[35] Uterque Ad raepresentandamMisticam ecclesiae petramCondita haec crux est anno MXReperta an. MDCCXL

Chiesa di S. Bartolomeo

52 Il 1428 è l'anno della presa di possesso della Bergamasca da parte di Venezia. Dopo un periodo altalenante di incertezza la Valle Taleggio si divide in due, e diventa terra di confine con Vedeseta che sceglie di restare con Milano. Questa divisione verrà confermata con la pace di Lodi del 1454 e successivo accordo definitivo del 1456.

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Da qui risulta che tanto l’Arrigoni Giorgio M. nel sullodato suo manoscritto inedito, come il Locatelli Giuseppe nella prelodata sua opera "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio" non avendo potuto avere documenti autentici e irrefragabili per rilevare quelle notizie positive e veritiere onde formare materia di corredo per la compilazione delle loro opere, abbiano dovuto appoggiarsi alle tradizioni espresse da molti individui del luogo, sia di Vedeseta, come di Pizzino: i primi attribuivano il titolo di matrice alla Chiesa di S. Bartolomeo, come attesta una delle iscrizioni fatte sulla parete sotto l’atrio laterale esterno della stessa Chiesa per ordine di un pio e zelante Parroco che è espressa: Questa Chiesa Matrice di Taleggio e di Averara, è stata aggregata alla sacrosanta Basilica di S. Giov. Laterano di Roma dal Sommo Pontefice Benedetto XIII come alla sua Bolla spedita li 15 marzo 1729 Ogni giorno vi è indulgenza plenaria oltre altre infinite indulgenze. 1731.[36] Un’altra epigrafe iscritta nello stesso atrio è del seguente tenore: In questa Chiesa e suo cimitero vi sono sepolti moltissimi morti di Taleggio, e di Averara, e di Valtorta come è noto per voce Comune dei popoli. 1733.Può anche essere avvenuto che questo zelante Parroco abbia a suo tempo rinvenuto qualche documento autentico per appoggiarsi nel fare incidere tali iscrizioni, ed in parte siasi attenuto alla tradizione del luogo; in appoggio alla seconda epigrafe, è fondata anche oggidì la tradizione che nel cimitero ossia sagrato della medesima Chiesa di S. Bartolomeo vi sono stati sepolti oltre i morti di Taleggio molti anche di quelli della Valle di Averara e di Valtorta perocché il monte detto dai moderni geografi Aral’alta, al nord di Taleggio, viene denominato Basamor,53 perché i popoli di quelle due Valli accompagnavano i loro defunti sul detto monte, ivi lor davano l’ultimo bacio in segno dell’ultimo addio, quivi li consegnavano ai terrieri di Taleggio che vi si recavano a riceverli e portarli a S. Bartolomeo ove seppellirli, da questa cerimonia venne appunto dato il nome di Basamor al prelodato monte.I terrieri di Pizzino attribuiscono il nome di matrice alla loro Chiesa parrocchiale e ben a ragione devesi [37] ciò ritenere, perocché se come attestano i scrittori storici i primi abitanti della Valle Taleggio stabilironsi certo nel territorio di Pizzino, come si è accennato nella prima parte di quest’opera, da quivi col successivo aumentarsi, dilataronsi nelle diverse parti del territorio come sopra è descritto. Da quanto rilevasi dal suesposto brano ricavato dalle opere del sullodato Arrigoni Giorgio M. sopradescritto, ben si vede che verso l’anno 1400, atteso il moltiplicarsi della popolazione e suo dilatamento nelle diverse parti del territorio

53 "Basamort", Baciamorti. E' più probabile che Basamort sia il frutto della corruzione dialettale della denominazione Maxione mora rinvenibile la prima volta (G. Pesenti e F. Carminati Valle Brembana antica terra... pagg. 131-135) nel 1294 e che compare successivamente come Maxone mora, Masoni moro, Masamoro, Masamor precedute dalla specifica monte di... planche di..., tege di.... La derivazione è , verosimilmente, dal latino Mansiones morae (che potrebbe valere come "cascine scure" o, forse meglio, come "cascine di sosta"). Ma dato il forte radicamento della suggestiva tradizione popolare riferita anche dal Chronicus, non è da escludere che le Mansiones morae abbiano silenziosamente assistito nei tempi antichi al bacio dei parenti dato ai morti dell'Alta Valle avviati verso la sepoltura in terra sacra in Valle Taleggio.

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della Valle, vista la assoluta deficienza di aiuto in cui trovavasi il Parroco di Pizzino allora solo in tutta la Vallata, vennero dalla superiorità mandati due altri sacerdoti i quali furono collocati l’uno alla Chiesa di S. Bartolomeo per il servizio delle contrade di Vedeseta, Lavina e Olda e l’altro alla Chiesa di S. Giacomo di Peghera, questi come attesta lo stesso Arrigoni, in seguito si divisero i diritti delle sunnominate Chiese devoluti al Parroco di Pizzino, e perciò fu loro attribuito il titolo di Parroci, l’uno della Chiesa di S. Bartolomeo di Vedeseta, l’altro della Chiesa di S. Giacomo di Peghera come da una epigrafe stata fatta per ordine del Rev. D. Francesco Biava Salvioni allora Parroco della Chiesa di S. Ambrogio in Pizzino come da autori.

[38] Chiesa di VedesetaConsta da un opuscolo del già noto ing.r Arrigoni d'Introbbio intitolato "Documenti inediti riguardanti la storia della Valsassina e delle terre limitrofe" nel vol. I fase II che la Parrocchia di Vedeseta venne staccata da quella di S. Ambrogio in Pizzino nell’anno 1440 o 42 che sia, benché non rinvengasi verun atto pubblico che attesti l’erezione di questa Parrocchia, dessa ritiensi eretta in forza di Decreto arcivescovile di quell’epoca, nella Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo a cui fissò la residenza il Parroco servente le contrade della terra di Vedeseta, quantunque lontano da esse e i suoi abitanti del pari distanti dalla Chiesa Parrocchiale e dal loro pastore.

Chiesa di PegheraLa Chiesa di S. Giacomo Apostolo il Maggiore in Peghera venne eretta in Parrocchia nell’anno 1474 come risulta da atto pubblico e solenne rogato dal notaio Giacomo Salvioni steso in quell’anno stesso e staccatasi da quella di Pizzino, a cui prima era soggetta. Di queste due Parrocchie ne può essere benissimo derivata la conseguenza dal fatto sopraccennato dei due Parrochi, sì di S. Giacomo di Peghera, che di S. Bartolomeo di Vedeseta che divisero fra loro i diritti Parrocchiali, più ancora la distanza di queste due terre dalla Chiesa matrice di S. Ambrogio di Pizzino, che indusse l'autorità ecclesiastica a staccare queste due frazioni dalla prelodata Chiesa matrice e proclamare con relativo decreto la loro erezione in Parroc[39]chia nelle epoche suindicate come realmente avvenne. Chiesa di Sottochiesa e di OldaNell’anno 1494 avvenne la separazione delle due Chiese di S. Giov. Battista di Sottochiesa e di S. Pietro e Paolo di Olda dalla sullodata Chiesa matrice di Pizzino e la loro erezione in Parrocchia, s’ignora la data dell’Atto pubblico e solenne e il nome del notaio che lo stese, si avrebbe ragione di credere che tali Atti pubblici di erezione, di queste due Parrocchie, siano stati rogati dal sunnominato Giacomo Salvioni che in quel tempo avesse la sua residenza in Sottochiesa ove è tradizione che la famiglia di questo cognome aveva ivi stabilito la sua dimora da epoca remota. Così nel percorso del secolo XV la Valle Taleggio fu ripartita dietro il progressivo aumento della sua popolazione in 5 Parrocchie quali sono:Pizzino eretta nell’anno 1100 circa benché non avvi data certaVedeseta eretta nell’anno 1440 1442 circiter54

Peghera eretta nell’anno 1474

54 Annotazione a matita, probabilmente non coeva alla stesura del testo. Forse da parte di qualche successore di don Artusi.

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Olda eretta nell’anno 1494Sottochiesa eretta nell’anno 1494.Fin dai primordi in cui questa Valle venne popolata dai suoi abitanti e col progressivo aumento di essi, come a suo luogo è notato, la Valle Taleggio unitamente al[40]la vicina Valle d'Averara, fu soggetta intieramente alla giurisdizione ecclesiastica dell’Archidiocesi di Milano e dipendente dalla Prevostura plebana di Primaluna, non solo ma fino all’anno 143855 fu soggetta anche nel civile ai Duchi di Milano ed ai Conti di Lecco. In quell’anno medesimo in conseguenza delle guerre intestine che avvennero quivi come altrove per le funeste fazioni Guelfe e Ghibelline, gli abitanti delle quattro Parrocchie di Taleggio, cioè Pizzino, Sottochiesa, Olda e Peghera insieme con altre Vallate, la città di Bergamo con altre provincie, si misero sotto la dominazione della Repubblica Veneta, la quale li accolse solennemente in quell’anno stesso, restando solo Vedeseta in questa Vallata fedele ai Duchi di Milano, come pure Brumano in Valle Imagna, da ciò poi ne avvenne per conseguenza la divisione della Valle in due Comuni come si è notato nella descrizione della circoscrizione dei confini del territorio di Vedeseta.Le quattro prelodate Parrocchie di Taleggio con quelle di Averara e Valtorta rimasero soggette alla giurisdizione diocesana di Milano fino all’anno 1788, da cui in quell’epoca in base al Trattato di Mantova seguito nell’anno 1756 vennero staccate e pas[41]sate sotto la giurisdizione della Diocesi di Bergamo unitamente a quelle della Valle S. Martino come è noto anche nell’opera intitolata "Le vicende della Brianza" dell’autore Ignazio Cantù di Brivio, ritenendo tuttavia immutabile il rito ambrosiano e anche oggidì per tutto ciò che riguarda la sacra liturgia dipendono dall’Arcivescovo di Milano.La Parrocchia di Vedeseta rimase sempre dall’epoca della sua erezione fino ad oggi dipendente dalla Diocesi di Milano e dalla pieve di Primaluna, come fu anche ai tempi delle fazioni fedele ai Duchi di Milano, col volgere dei tempi e colle mutazioni delle forme di governo, passata la Lombardia e il Veneto sotto la dominazione austriaca nell’anno 1814 ai 30 giugno, venne Vedeseta unitamente a Taleggio nel civile e criminale soggetta alla Provincia di Bergamo, e al Distretto di Zogno come è ora, ciò fu in forza della legge emanata dall’Imperatore d’Austria Francesco I per tutto l’impero estendendola anche alla Lombardia e al Veneto, abolendosi per sempre gli antichi privilegi ed immunità godute anteriormente a quell’epoca, ed invano questi abitanti reclamarono di riavere.

55 Parrebbe più corretto 1428.

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Capitolo II

Erezione di Vedeseta in Parrocchia – Prima Chiesa parrocchiale, sua descrizione e invocazione – Chiesa parrocchiale posteriore in

cui fu trasferita

Chiesa di S. BartolomeoEra la Chiesa di S. Bartolomeo costituita in Parrocchiale come si è accennato nel precedente capitolo nell’anno 1440, o 42, come altri scrittori asseriscono, certamente di Vedeseta, della Lavina, e delle adiacenti contrade.Dessa è situata come sopra si è accennato su di un poggio eminente, quasi nel centro della Valle, distante da Vedeseta circa un miglio di strada piana fino al Canto; poi da questo punto, di ascesa aquilonare, come anche dalla contrada di Olda, la di cui secondaria montagna sulla quale è costrutta56 taglia diagonalmente parte della Valle da tramontana a mezzodì piegandosi alquanto verso mattina, chiamata dagli abitanti col nome di Costa.La sua posizione su quel colle, l’assoluta mancanza di vicine case, la grande quantità di umane reliquie nei sepolcri, in tutto il sagrato e nei vicini poderi, che rinven[43]gonsi in copia assolutamente grande, di quanto potrebbe essere se fosse stata servita di tumulo ai soli Vedesetesi, avrebbe formato occasione di credere, come vi è sempre stato, un forte anacronismo del popolo e vi è anche oggidì, con cui asserisce con tradizione che essa Chiesa fosse la matrice e prima Chiesa di Taleggio quale attesta una delle iscrizioni appostevi dal Rev. Parroco Locatelli nell’anno 1731 nel lato sinistro esteriore della medesima.La primaria sua costruzione, benché si ignora da chi e perché in tal luogo, essa rimonta al secolo XIII cioè verso l’anno 1300,57 dall’epoca dell’erezione in Parrocchiale fino all’anno 1567 essa serviva di Chiesa parrocchiale agli abitanti di

56 "Costruita". La formula "costrutta", "costrutto" sarà la scelta largamente preferita dagli estensori del Chronicus.57 La prima testimonianza in documenti dell'esistenza di una chiesa o cappella dedicata a S. Bartolomeo risale al 1280. Goffredo da Bussero nel suo Liber notitiae sanctorum Mediolani per la Valtaleggio cita, mettendole sotto l'elenco delle chiese della Valsassina, "San Bortolame de Vendexea Vallisassinae" e "St. Iacopo de Pegera".

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Vedeseta, è certo però che non sarà stata insignita del titolo, se non dopo lungo tempo di esistenza, giacché anche la Chiesa e i Pastori prima del Concilio Tridentino e del vigilantissimo Arcivescovo S. Carlo Borromeo, poco curavansi per non dire nulla di visite pastorali nelle Parrocchie specialmente montuose, né erano in corso tante provvide discipline per il buon ordine del culto e dei ministri come saggiamente dopo vennero ingiunte.

Sua figura e invocazioneSua figura e invocazione. - Prima dell’anno 1730 questa Chiesa era formata da due sole navate oltre il coro, ed aveva una campanella posta sulla sommità del tetto, il suo piazzale, ossia sagrato, non circommurato né compianato, fu cinto da muro solamente nel tempo in cui fu fatta la divisione dei Comuni, e questo piccolo cir[42 bis58]condario rimase a Vedeseta per convenzione circoscritta dai termini che vennero posti nell’anno 1740 (siccome la divisione della Valle venne fatta in due volte, come si ha dalla storia locale, dagli abitanti di Taleggio non fu accettata la prima, perciò venne fatta una seconda divisione la quale venne accettata da ambo le parti, ed è quella descritta nella prima parte, i termini posti nelle varie località portano la data dell’anno 1760,59 sia quelli posti nella prima divisione come quelli della seconda, si ritiene però che la prima divisione, benché non si hanno documenti e prove in proposito, sia stata fatta nell’anno 1740 come sopra si è notato, e la seconda sia avvenuta verso il 1750 e nel convegno di Mantova, tenutosi nell’anno 1756, si è poi venuto ad una definitiva conclusione delle differenze tra i rappresentanti dello Stato Veneto e lo Stato di Milano) di cui uno trovasi tutt’ora sull’angolo del sagrato Nord-Est verso Pizzino, essa Chiesa col suo recinto esterno è isolata dal territorio di Taleggio, benché trovasi di fatto nella circoscrizione di esso Comune. Le fu aggiunta una nuova navata nell’anno 1731, a spese comunali, con gli stimoli ed elemosine del benemerito Sacerdote D. Giov. Pietro Locatelli, allora Parroco di Vedeseta (ved. in 3ª Parte l’elenco dei Parroci ed opere fatte sotto la loro reggenza). In pari tempo vi ingrandì anche l’annessa casa ad uso ospizio,60 e prima consisteva in due sole stanze per l’abitazione del Parroco, di cui una, cioè la cucina a pianterreno per cui si accede in sacristia e la camera superiore che ora serve da cucina.

[43bis] CampanileNel tempo stesso venne eretto anche il campanile attuale, sul quale si posero due campane, una delle quali venne rotta da un colpo di palla sparato da un insensato individuo, si dovette nell’anno 1806 farle rifondere a Bergamo, colle elemosine dei Parrocchiani aggiuntovi del nuovo metallo di cui ignorasi il peso per fondere tre nuove che poste a ruota nell’anno stesso, riuscirono di un suono non disdicevole, colla spesa che pure ignorasi, oltre al metallo delle vecchie non computato.

58 Dopo pag. 43, per probabile distrazione, il parroco don Artusi al quale si deve, probabilmente, anche la numerazione materiale dell’intero manoscritto, riprende a numerare i fogli ritornando al 42.59 Sulle controversie di confine, durate con fase alterne di bonaccia e di tensione e scontri, non solo con Taleggio ma con Valtorta e con Barzio, dal 1400 a tutto il settecento con qualche strascico anche oltre, è ricco di informazioni e dettagliato Valle Brembana antica terra..., op. cit..60 Nella seconda metà del secolo scorso purtroppo lasciato in progressivo decadimento e in parte demolito.

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L’attuale lunghezza della Chiesa, computato il coro, è di braccia61 53, onc. 2, pari a metri 28,22, la sua larghezza è di braccia 13 onc. 11 punti 1, pari a met. 7,38, la sua figura è quadrangolare, la sua facciata esposta a mezzodì, ed il coro a settentrione, ha il pavimento di cemento e il soffitto di tavole di legno come usavasi anticamente, forma tre navate ed è alta nel suo interno braccia 14 pari a met. 7,50. Il coro è superiormente fatto a involto, ha due ingressi laterali per entrare in sagristia, e la mensa dell’altar maggiore in marmo nero con davanti in colore, coi gradini per salirvi dello stesso marmo nero con fregi in colore, che dicesi scavato nella vicina Valle del Canto, i gradini per i candellieri come anche l’ancona è di mattoni e rivestita di stucco, con due colonne e decorata di discreto ornato, il tabernacolo di legno, di stile antico, con relativa tribuna sostenuta da quattro colonnette di forma spirale e bronzate. La sagristia è situata dietro al coro, decentemente fornita del neces[44]sario per le funzioni di culto.La Chiesa ha due porte, una laterale nel lato sinistro e l’altra cioè la maggiore in mezzo della facciata, nel lato sinistro esternamente vi è un porticale a riparo dalle intemperie e a sussidio dei passaggieri,62 il tetto della Chiesa vecchia si distingue perché è coperto di piode e quella navata aggiunta è coperta di coppi come sono parimente coperti il portico e la casa, questa componesi di n. 7 stanze, di cui due terrene e le altre superiori, una volta fornite di mobili per chi ci voleva abitare. La grandezza del sagrato che intorno circonda in figura irregolare quasi ellittica è di mil.si pertiche 3, tavole 4, piedi 5 pari a metri quadrati 2085,0163 compreso tutto il fabbricato.All’estremità verso tramontana vi è un cimiterio eretto nell’anno 1746 per deporvi con qualche decenza gli ossami umani che in quantità rinvenivansi dispersi qua e là nei diversi vicini poderi e nel sagrato, ciò fu con legato del fu sac. D. Bartolomeo Arrigoni Ruschetti. In prospettiva alla facciata della Chiesa, vi fu eretta nell’anno 1731 una bella tribuna, su cui da un certo Francesco Quarenghi fu dipinta la B. V. che raccoglie sotto il suo manto e protezione personaggi di ogni sesso e grado, a spese del prelodato Parr. Locatelli, la cui pietà, divozione ed elemosine fatte a pro di questa Parrocchia, sono rammentate in diversi luoghi dell’opera suaccennata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio".[45] La Chiesa è sotto l’invocazione di S. Bartolomeo Apostolo dell’India, nell’interno di essa vi sono tre altari, quello del coro rifabbricato nell’anno 1731 come sopra si è detto in marmo stato scavato nella Valle del Canto, nell’ancona vi fu collocato un quadro a spese di un certo Carlo Arrigoni nel medesimo anno, vi è dipinto in tela da buona mano la B. V. col Bambino, S. Bartolomeo e S. Carlo64 in atto supplichevole, ai piedi del quadro vi è il soprassegnato tabernacolo in legno intarsiato e dorato, con sopravi un tempietto pure di legno intagliato e dorato a quattro colonnette di forma spirale, sostenenti un baldacchinetto opera antica. Altro quadro del pittore Calvi accennato per buono che anticamente esisteva credesi quello pendente a destra entrando nella prima navata della Chiesa, il quale benché consumato dal tempo, e scrostata la vernice, pure raffigurasi di buon pennello, vi era rappresentata la B. V., S. Bartolomeo, S. Ambrogio ed uno stuolo di altri santi. L’altare a destra della Chiesa è dedicato a S. Giuseppe e all’Arcangelo S. Michele,65 il cui quadro vi fu posto separatamente per divozione da certo Michel’Angelo Locatelli Fanol [Ianol?] nell’anno 1732, nell’ancona

61 Il braccio era una unità di misura variante tra 0,58 e 0,68 m lineari. 62 Passanti.63 Pertica milanese. Vale 654,5 mq.64 Il quadro, restaurato una decina di anni fa, è ora in sacrestia della chiesa parrocchiale di Vedeseta.65 Anche questo quadro, restaurato, è ora presente nella parrocchiale.

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dell’altare vi è dipinto in tela S. Giuseppe, quest'altare è fatto di mattoni ed ornato di stucco con due colonne della stessa materia, a lato della [46] tribuna e di fianco allo stesso altare vi è una nicchia difesa da relativo telaio a vetri, terminante in figura semicircolare, in cui conservasi l’antico simulacro della B. V. del Rosario stata rimessa a nuovo e quivi portata nell’anno 1882. L’altro altare a sinistra è dedicato al S. Crocifisso e fu fatto a spese di certo Angelo M. Locatelli fratello del prelodato Parroco. Il quadro rappresentante il SS. Crocifisso con ai piedi due santi sacerdoti66 a lato di questo quadro sull’angolo vi è una iscrizione. Sull’altare stesso ai piedi del quadro stesso vi è un piccolo quadro di forma ovale rappresentante S. Raimondo Nonnato; nella stessa Cappella a lato dell’altare vi è un busto di legno rappresentante S. Pietro martire fatto a spese del Parroco medesimo.I sedili del coro furono costruiti a spese comunali, unitamente al pulpito, il tutto in legno noce con bella simmetria e gusto non spregievole, vi furono tre confessionali di cui uno sotto il pulpito dalla parte sinistra, l’altro dalla parte destra, questi vi esistono ancora, un terzo che era nel lato sinistro di fronte a quest’ultimo venne trasportato nell'anno 1810 nella Chiesa di Vedeseta ove conservasi anche oggidì. Vi erano pure in Chiesa vari capi d’argento tolti nell’epoca dell’invasione67 ed ora non ha che un trono di rame inargentato per collocarvi il SS.mo Sacramento nella seconda festa di Pasqua, in cui per consuetudine se il tempo è bello vi si fanno le solenni funzioni colla chiusura del [47] sacro quaresimale, anche questo fuori di tale occasione si tiene nella Chiesa parrocchiale ove adoperasi nelle terze domeniche di ogni mese, nelle solennità dell’anno e nelle SS.e Quarant'ore.Dono del Parroco Artusi Oltre i necessarii paramenti abbisognevoli, vi è anche un piviale morello con relativa stola che usasi nelle domeniche di quaresima nel cantare il vespro, stato acquistato nell'anno 1897 per l’importo di £ 67, al cui pagamento concorse la confraternita del SS.mo Sacramento. Si omette l’esistenza di legati e elemosine lasciate da pii benefattori per sacre funzioni a suffragio dei defunti quivi deposti onde ottenere grazie speciali e in ringraziamento di favori ricevuti, che prelevato previamente quanto era necessario al mantenimento del relativo fabbricato, e della Chiesa stessa, veniva a tale scopo destinato.Nell’occasione della prima visita pastorale fatta nell’anno 156668, dal glorioso S. Carlo Borromeo allora Arcivescovo di Milano, che la estese anche a tutte le Parrocchie della Valle Taleggio, dopo il S. Concilio Tridentino, conosciuta la grande inconvenienza che ne derivava dall’essere distante la Chiesa parrocchiale dalle contrade di Vedeseta, Lavina e altre frazioni, la discomodità che ne conseguiva agli abitanti di esse contrade nel soddisfare al precetto della santificazione della festa, e ai loro doveri di pietà e di religione, il medesimo santo pastore, ordinò che la sede Parrocchiale venisse trasferita dalla Chiesa [48] di S.

66 Il quadro, in grave stato di degrado, si trova ancora sulla parete di sinistra della chiesa. Il soggetto è analogo e probabilmente coevo a quello presente in chiesa parrocchiale. In questo di San Bartolomeoai piedi del Crocifisso compaiono un monaco (forse Sant'Antonio) e un sacerdote vestito dei sacri paramenti (San Vincenzo Ferreri?), in quello presente in parrocchiale i due personaggi rappresentati sono i due fratelli Pasinetti: uno don Giovanni Pietro Locatelli, di Olda, per più di 50 anni parroco benemerito di Vedeseta, l'altro, il fratello Angelo Maria, protonotaio apostolico, come dice il Chronicus offerente del Crocifisso di San Bartolomeo.67 Non è chiaro a quale invasione si alluda.68 Esattamente 18 ottobre, venerdì. Il 19 e il 20 vengono visitate Peghera, Olda, Sottochiesa e Pizzino e la sera della domenica il Cardinal Borromeo è a Santa Brigida (Visita di S. Carlo 1566..., op. cit.).

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Bartolomeo a quella di S. Antonio Abbate in Vedeseta, come pure l’ufficiatura, i parrocchiali paramenti, suppellettili, pensioni, censi e redditi.

Trasferimento da S. Bartolomeo a VedesetaSiccome i Parrochi di esse Chiese, di S. Bartolomeo e S. Antonio, non erano che mercenarii e amovibili a volontà dei popoli elettori e assai tenui le annue prestazioni che ad essi pagavansi, così affine di evitare quei mali che vedevansi rimarcati nei sacri Concilii, derivanti alla Chiesa ed ai popoli dall’amovibilità dei Pastori, e dagli scarsi appostamenti che venivano assegnati ai medesimi, fu quindi ad esortazione del glorioso cardinale S. Carlo Borromeo medesimo, accresciuta l’annua parrocchiale pensione, e vennero esse Chiese erette in parrocchiale beneficio, riservato però il diritto di elezione dei Parrochi perpetuamente ai comunisti69 di Vedeseta, come già da Istromento in data 22 settembre 1484 rogato da Bonetto Arrigoni q.m Giovanni. Dell’elezione del Parroco di queste Chiese si ha quanto segue, ivi: ”Tamquam Parrocchiani Ecclesiae S. Bartolomei Apostoli, et S. Antonii Abatis et Confessoris dictarum Contratarum Vedesetae et Lavinae etc” e poscia come consta da Istromento 19 ottobre 1566, di cui una copia giace nell’archivio parrocchiale di Vedeseta con la sua versione in italiano.70

La dotazione annua che si corrispondeva al Parroco delle due suaccennate Chiese, era di sole imperiali lire centodue71 in forza di tale Istromento in data 19 ottobre 1566 [49] a rogito Pietro Francesco72 Scotti, comprovato da Antonio Giacomo Cerruti di Milano, venne elevata alla cifra di imperiali lire duecento, in seguito venne di nuovo aumentata. Con tale Istromento fu costituito il beneficio parrocchiale delle due Chiese di S. Bartolomeo e S. Antonio.La Chiesa di S. Antonio Abate in cui venne trasferita la Parrocchiale da quella di S. Bartolomeo, di cui ora torna inutile il farne la descrizione, perché non rimane veruna vestigia fuorché il coro che ora è convertito in un ossario ove sono raccolti i teschi e le ossa dei trapassati, e pel quale si entra nel campanile, la sua facciata riguardava a mezzodì ed era situata lungo il lato occidentale del giardino parrocchiale ora esistente e nella parte occidentale della Contrada Arrigoni in Vedeseta, aveva la volta di forma semiellitica [sic!] gotica, con quattro cappelle laterali fabbricate in diverse epoche, era antichissima ed esisteva come Oratorio sussidiario alla Chiesa di S. Bartolomeo prima dell’anno 1500, venne demolita nell’anno 1808 essendosi allora costrutta l’attuale Chiesa parrocchiale, e così sull’area di essa, fu ingrandito il piazzale dell’attuale Chiesa.

69 Nel senso di "facenti parte del Comune", ovviamente!70 La sola copia che si conosca di questo strumento è la parte trascritta all'interno del già ricordato manoscritto Cenni e osservazioni sulla Vallata dell'Enna di Giuseppe Locatelli, nonno del compilatore della prima parte del Chronicus.71 In realtà, anche se la sostanza non cambia di molto, secondo i verbali della Visita del 1566 (Visita di San Carlo 1566..., op. cit., pag. 18) la rendita era di 120 lire imperiali.72 Secondo una correzione sovrascritta a mano, non si sa ad opera di chi, Francesco diventa Giovanni.

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Capitolo III

Erezione degli Oratorii - Data certa della loro costruzione - Loro descrizione ed invocazione

Oratorio di S. Gio. BattistaA lato della Chiesa parrocchiale vi è l’Oratorio di patronato una volta della famiglia Arrigoni Arrighi73 costrutto nell’anno 1718 a spese del fu Giovanni Battista Arrigoni, e nell’anno 1882 fu acquistato dal Parroco attuale per uso della Confraternita del SS.mo Sacramento, esso è distante dalla Parrocchiale quanto la larghezza della strada, ha la facciata rivolta a mezzodì ed il coro a settentrione, di figura quadrilunga, di lunghezza braccia 19,5 pari a metri 10,30, di larghezza braccia 10 pari a metri 5,40, la sua volta è di forma semicircolare imbiancata, ed il suo pavimento fatto a cemento, alle sue pareti vi sono vari quadri, salendo il coro, l’unico suo altare è di mattoni con la tribuna in stucco a colonne laterali, nel suo mezzo vi è il quadro in tela dipinto, il cui soggetto è l’Assunzione di Maria SS.ma con ai piedi S. Giovanni Battista e S. Catterina74 V. e M. dipinto da valente mano, contornato da relativa cornice consistente in fiorami di stucco, sotto l’invocazione dei sullodati [51] Santi, nel giorno della ricorrente loro festività, il Parroco vi canta la messa.

Sacristia parrocchialeDal lato destro vi è la sagristia che al tempo in cui eravi l’investito della rispettiva Cappellania, era compita75 di biancherie ed arredi sacri per l’ufficiatura coll’entrata che qui non si accenna; sulla sommità della facciata vi è la campanella, che al suo suono indica le sacre funzioni che vi si celebrano in qualsiasi ricorrenza.Alla distanza di met. 11 e di fianco ad esso Oratorio vi era costruito nell’anno 1809 il cimitero per la sepoltura dei defunti giusta le provvide leggi in quell’epoca emanate, essendosi prima provvisto per mezzo delle sepolture allora esistenti nell’antica Chiesa parrocchiale demolita in quell’epoca, tal cimitero servì fino al 1843 nel quale tempo venne eretto l’attuale, nel luogo denominato Fontanello

73 E' la famiglia più nota come Arrigoni "Chèk".74 "Caterina". Il quadro, in discrete condizioni, si trova ora in chiesa parrocchiale, sulla parete di sinistra del presbiterio.75 Dotata.

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distante dall’abitato della contrada centrale di Vedeseta un quarto di chilometro poco più, e quello sunnominato venne poi sgraziatamente profanato e convertito in un carbonile, o deposito di carbone, per opera di uno che se lo appropriò indebitamente.

Oratorio di AvolasioOratorio di Avolasio - Giace questo Oratorio disgiunto dall’abitato di questa frazione, e secondo l’opinione di alcuni lo si vuole antichissimo, se si considera la sua semplicissima costruzione ed architettura, la sua [52] erezione secondo le memorie del Sacerdote D. Francesco Biava-Salvioni risale all’anno 1615, vi si vedono nel portico situato davanti alla porta maggiore di esso alcuni teschi di defunti che credesi ivi sepolti negli anni 1600 e seguenti in cui serpeggiava il contaggio76 nei contorni di questa montagna. Questo Oratorio ha la facciata verso sera a cui vi è congiunto il sullodato portico, è lungo braccia 15 on. 1 p 1 pari a met. 8, e largo br. 7 on. 6 punti 6 pari a met. 4,00 con soffitto di legno, e il pavimento di pietre martellate e connesse, ha dal lato di mezzodì una porta a comodo degli uomini, e a sinistra un rustico confessionale, il coro è fatto a volta e l’altare di mattoni è rivestito di stucco come parimenti sono gli ornati superiori della tribuna che contiene un quadro in tela rappresentante la B. V. della Neve, titolare di questo Oratorio che si solennizza il giorno 5 di agosto e ai lati il quadro di S. Carlo Borromeo e S. Ambrogio di cui si solennizza la festa della morte e della deposizione nel giovedì dell’ottava di Pasqua secondo il rito ambrosiano, invocato anch’esso come titolare. Dalla parte destra del coro si entra in sagristia, la quale è fornita della biancheria, degli arredi e dei sacri paramenti necessarii per le sacre funzioni.Nel pavimento di esso Oratorio vi è un sepolcro antico e sulla sommità del tetto vi è un capitello su cui vi [53] sono due buone campanelle antiche, di cui ignorasi l’epoca in cui furono poste, davanti ad esso Oratorio vi è un vasto piazzale che in parte è formato ora ad uso della nuova fornace77 in cui si fanno le tegole (coppi), pianelle e quadrelli occorrenti per le fabbriche. Dalla parte d’oriente unito al coro dell’Oratorio vi è la casa che serviva di abitazione per il Cappellano ed è composta da n. 7=sette stanze e la cantina ed era fornita di mobili necessari per la residenza del prete, ora vi abita una famiglia privata la quale paga l’annuo affitto nelle mani della rispettabile Fabbriceria parrocchiale.

Oratorio del ReggettoOratorio del Regetto. - Esiste questo Oratorio in posizione verso mezzodì ed è disgiunto dall’abitato, ha la facciata rivolta a mezzogiorno e il coro a tramontana ed è in posizione allegra, questo, secondo le memorie del sullodato D. Francesco Biava-Salvioni, Parroco di Pizzino, venne eretto nell’anno 1635, la sua lunghezza è di braccia 16 on. 9 punti 10 pari a metri 9.00, la sua larghezza di braccia 11 on. 2 punti 6 pari a met. 6. E' pavimentato di cemento e il suo involto semicircolare, a sinistra vi si vede il pulpito di legno noce per il panegirico in onore del Santo

76 "Contagio". E' la peste, in particolare quella del 1630, diffusa dai Lanzichenecchi e descritta dal Manzoni nel suo capolavoro.77 E' la fornace, condotta dalla famiglia Pesenti "Fournasèr"e aperta dalla famiglia Arrigoni "Caserino", tra le più benestanti del paese, che nel corso dell'800 con spirito imprenditoriale tenterà con alcuni rami del casato strade nuove nell'industria e nel commercio, come i primi tentativi delle confetture di marmellata (a Trieste) e di mettere in scatola i pomodori pelati (Crema) o la carne (in Argentina). L'attività della fornace, testimoniata da grandi coppi irregolari rinvenibili ancora su qualche tetto e che in fatto di resistenza danno dei punti a prodotti più moderni, purtroppo non durò a lungo, probabilmente per esaurimento della vena.

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titolare, sotto di esso vi è il confessionale pure in legno noce ben commesso, d’altra parte vi si vede appeso un antico quadro in tela di discretto [sic] pennel[54]lo, che raffigura la gerarchia angelica, la SS. Trinità, varii Santi e il Purgatorio con molte anime che anelano alla gloria celeste, in esso vi si vedono non meno di centocinquanta figure umane regolarmente disposte in buona simmetria.78 L’altare nel coro è di mattoni, superiormente ornato di legno verniciato a varii colori marmorei con scherzi di stucco e nella ancona una nicchia in cui è riposta la statua di legno rappresentante S. Antonio da Padova, in grandezza naturale, ristaurata, rimessa a nuovo e abbellita dal pittore Brighenti di Clusone nell’anno 1879, nel suo abito dell’Ordine francescano: esso è il titolare di questo Oratorio sotto la cui invocazione è dedicato e ha il Bambino Gesù in braccio. La sua festa cade ogni anno il giorno 13 di giugno, in tal giorno vi si canta la messa solenne con l’intervento del Parroco e dei RR. sacerdoti della Valle, ed anche i vespri colla benedizione della reliquia del Santo; talvolta la si fa anche per divozione per implorare da Dio mediante l’intercessione del Santo la grazia della pioggia se è prolungata la siccità e della serenità se è prolungata la pioggia, e anche in rendimento di grazie dei favori ricevuti per la di lui intercessione, e allora si porta la statua in processione, tale festa di divozione però la si fa colle elemosine degli abitanti della Parrocchia. [55] La festa poi che si fa nel giorno in cui cade è a spese del Parroco essendovi l’annuo interesse sopra un capitale a ciò destinato.

Oratorio della LavinaOratorio della Lavina. - Al fianco sinistro della contrada della Lavina e precisamente verso ponente, vi è l’Oratorio dedicato all’Annunciazione di Maria SS.ma la cui festa si celebra nel giorno 25 di marzo di ogni anno; in progresso di tempo venne aggiunta anche la divozione ad onore di S. Vincenzo levita e martire la cui festa celebrasi ai 22 di gennaio di ogni anno, con messa cantata e vespri dal Parroco di Vedeseta, nella cui giurisdizione parrocchiale esiste esso Oratorio, ora si canta la messa solenne a mezza mattina colla benedizione della reliquia del Santo, e ciò secondo l’intenzione di un certo Simone Arrigoni qui della contrada, il quale ordinò con suo testamento in data del giorno 18 novembre dell’anno 1626 che fosse dipinta l’immagine del Santo levita e martire sul quadro in tela che trovasi nell’ancona dell’altare come appresso verrà descritto.Desso Oratorio venne edificato nell’anno 1428, come risulta da memorie inedite sulla Valle Taleggio del sullodato D. Francesco Biava-Salvioni Parroco di Pizzino e pubblicate in un opuscolo dell’Ing.r Arri[56]goni di Introbbio in una nota a pagina 191, venne più volte ristaurato minacciando rovina, la sua facciata è esposta a occidente ed il coro ad oriente, di figura è quadrilungo, è pavimentato di mattoni, ed il soffitto piano è a cemento, cosidetto alla veneziana, il coro è fatto ad involto semicircolare, è complessivamente lungo braccia 22 on. 10, punti 9 pari a met. 12,25, largo braccia 11 on. 8 pun. 4 pari a met. 6,30, ha la campanella sulla sommità della facciata, che invita gli abitanti alla messa, nel suo interno vi si vedono appesi diversi quadri in tela di poco valore, fra i quali meritano speciale riguardo due, di cui uno figurante la nascita di Gesù Bambino e l’altro di S. Giuseppe, questi trovansi appesi a cadaun lato dell’arco di ingresso del coro.Entrando nel coro vedesi l’altare di mattoni rivestito con pochi ornamenti di stucco e con due colonne laterali nella parte superiore, nel mezzo dell’ancona vi è il summentovato quadro rappresentante il Mistero dell’Annunciazione con ai piedi per sbaglio del pittore S. Vincenzo Ferreri invece del levita e martire titolare

78 Il quadro è tuttora presente nella chiesetta di Reggetto.

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del suddetto, esso è di discreto penello79, questo vi fu posto nell’anno 1630 essendo prima la tribuna dipinta a fresco, dal lato sinistro vedesi in alto il quadro in tela raffigurante S. Vincenzo levita e martire, da discreto penello figurato e di forma ovale, ma ora logorato dal tempo, di sotto vedesi [57] il quadro in tela rappresentante S. Carlo Borromeo in atto di preghiera di discreto penello,80 con cornice abbronzata, a destra vedesi altro quadro in tela figurante un altro Santo Vescovo, da ambi i lati dell’altare si accede in sagristia, la quale è provvista del necessario sia di biancheria come anche di paramenti per le sacre funzioni, come anche di arredi per ornamento dell’altare per le solennità suaccennate, di sopra; questi arredi vennero riargentati e rimessi a nuovo da un pio Sacerdote benefattore a proprie spese (vedi l’elenco dei sacerdoti nativi della Parrocchia) come anche le reliquie che trovansi nel ripostiglio situato nell’angolo a destra della prospettiva del coro, i reliquiari sono di legno lavorato a rilievo e intarsio argentato, sullo sportello in legno non lucido lavorato che chiude questo credenzino, vi è affisso un cartello che porta il nome dei Santi Martiri le cui ossa sono custodite entro questi reliquiarii di stile antico. Avvi pure la reliquia di S. Vincenzo levita e martire, contenuta in un reliquiario d’argento cesellato, entro relativo astuccio di cartone, ed è custodita in una casa privata.Tale Oratorio colla relativa sagristia è molto umido, sarebbe bene fare uno scavo sotto il pavimento, indi riempirlo di pietre, indi rifare a nuovo il pavimento, sia dell’Oratorio come anche della sagristia, specialmente contro monte esternamente, una stabilitura di cemento al piede del muro, in tutta la sua lunghezza, onde impedire che vi penetri l’acqua.[58] Congiunta alla sagristia vi è la casa che una volta era destinata per il Cappellano, ma per nulla adatta a tale scopo, in seguito fu acquistata da un privato da cui è occupata, dimorando ora esso colla sua famiglia, esercitando esso il commercio di latticinii nel sobborgo di Porta Venezia a Milano.81

Cappellette nel contorno della Parr.aSantelle o triboline nel circondario della Parrocchia. - Fra le diverse opere che fece il benefico Parroco Giov. Pietro Locatelli si annoverano pure le santelle o triboline che fece erigere in diverse parti della Parrocchia quali sono: due sul sagrato della Chiesa parrocchiale di cui una poi fu distrutta per erigere la Chiesa ora esistente e la terza nella parte orientale della contrada, a cui vi è una fontana per le lavandiere con abbondante acqua ai piedi di essa, una alla località detta la Menterga sulla via che conduce al Regetto, un’altra alla Torre sull’antica strada che conduce in Salguggia, due da Vedeseta andando in Avolasio per l’antica via, cioè una al piede della cava di sabbia ed era la più bella di tutte, poi per l’ingiuria del tempo fu poi restaurata a spese di un benefattore nell’anno 1885 ma non peranco dipinta e l’altra nella località detta dei Frontali che credesi rovinata perché abbandonata la via. Quattro da Vedeseta a S. Bartolomeo di cui una a Pralongo, l’altra nel sito denominato Bosco Roveri sopra [59] i Grilli, la terza nei Salini sotto a S. Bartolomeo e l’ultima sul piazzale della Chiesa stessa di fronte alla facciata. Un’altra da Vedeseta alla Lavina sulla costiera della località detta la Nocca alla parte sud ovest82 della detta contrada, un’altra con fontana vicino alle

79 Pennello. Mentre per altri termini, vedi Reggetto/Regetto ad es., l’amanuense alterna forme diverse, per pennello preferisce decisamente la forma più vicina al dialettale penel.80 Anche questo quadro, in discrete condizioni dopo una recente pulizia e un intervento consistente di restauro operato tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso, è presente in chiesa parrocchiale posto sul lato destro del coro.81 La casa, riattata, è tutt'oggi esistente e sempre di proprietà della famiglia Invernizzi.

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case del Suaggio stata di recente rimodernata, altra tribuna sul Zappello83 del Riné sulla strada che conduce al monte Piazzoli e l’ultima nella località detta Foppa di Monte sopra la strada superiore che da Vedeseta conduce parimenti a S. Bartolomeo.84

Tutte queste tribune furono erette a spese del sullodato Parroco nell’anno 1730, parecchie delle quali con bella simmetria e dipinte a fresco da certo pittore Quarenghi Giovanni di Vall’Imagna che gli costarono una vistosa somma di danaro, su di esse furono disegnati e figurati i varii misteri della nostra santa Religione come ben vedesi, incaricando altresì i Parrochi suoi successori di Vedeseta per la loro relativa manutenzione, a tal effetto loro lasciò varii mobili e la libreria di sua ragione nella casa parrocchiale, alcune di tali tribune furono costruite con architettura ed involto e colla pittura da ogni lato con maggior spesa. È però costante usanza dei passaggieri nel passare vicino a tali santelle di recitare qualche orazione ad onore di Maria Vergine e in suffragio delle anime dei trapassati, in special modo del prelodato benefattore, il cui ritratto esiste in due copie, l’una in formato busto alquanto piccolo è appeso nella sacristia della Chiesa parrocchiale dalla parte verso monte [60] in posizione alta, sopra la cornice che sostiene l’involto, l’altra copia85 in formato più grande del naturale è appesa nella sagristia della Chiesa di S. Bartolomeo, ha pure questo pio benefattore lasciato nella casa parrocchiale una copia dell’originale già dipinto dal divino Raffaello che rappresenta la Madonna della seggiola.

Cappella eretta sotto il Parroco ArtusiCappella detta dei morti fuori del paese. - Espressa dalla popolazione di Vedeseta al proprio Parroco Artusi l’intenzione di erigere una Cappella sullo stradale poco fuori del paese alla distanza di metri 207,50 circa dalla contrada centrale, nel punto che corrisponde prossimamente in linea retta all’angolo ovest del cimitero, essendo questo situato in posizione lontana dallo stradale più di 150 metri in linea orizzontale e posto sulla via cavalcatoria che conduce alla frazione del Regetto, ciò fu in omaggio e in adempimento alla propria divozione verso i defunti, affinché anche i passaggieri avessero a ricordarsi di recitare una prece in suffragio dei trapassati.Venne questa costruita nell’anno 1885 con spontanee offerte della sullodata popolazione, la sua figura è un quadrato rettangolo che ha la dimensione esterna di metri 3,98 di lunghezza e metri 3,87 di larghezza e internamente ha la misura di metri 2,98 di lunghezza sopra metri 2,87 di larghezza e la sua altezza di metri 4,50 circa, la sua volta è a foggia di una tazza, ha l’altare di mattoni, e il suolo in pianelle [61] di cemento a mosaico colorate, essa è dipinta nella volta a fondo azzurro in mezzo a cui vi è l’Eterno Padre e lo Spirito Santo, un po’ sotto un angelo che porta al cielo un’anima, nei piccoli spazii situati ai quattro angoli sono figurati gli emblemi delle classi sociali, che per decreto divino sono colpite dalla falce fatale della morte, cioè: l’ecclesiastica nei distintivi del Papato, la civile nei

82 Indicazione errata. La Noca si trova a sud est di Vedeseta e a nord ovest della Lavina, a un po’ meno di metà strada tra la prima e la seconda. 83 Improbabile italianizzazione della voce Zopél, che in dialetto di Vedeseta presenta anche l'accrescitivo Zopelù, e che sta per gradino, o gradone, un brusco cambio di livello, insomma.84 Delle Cappellette o tribuline fatte erigere dal parroco Gio. Pietro Locatelli sono andate perse, per varie ragioni, per lo più a motivo di viabilità, le due sul sagrato, quella in zona Torre, quella in zona Menterga e quella dei Salini. Anche di quelle esistenti, però, gli affreschi o sono andati del tutto perduti - sostituiti, in qualche caso, con nuovi dipinti non di grande mano - o si conservano solo in parte, sufficiente a suscitare rimpianti. 85 Lo stato di questo grande ritratto, portato in anni recenti presso la parrocchiale, è piuttosto precario e bisognevole di intervento di restauro.

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distintivi del Re, in quelli della milizia colle armi, la scienza cogli strumenti musicali e gli apparati scientifici, l’agricoltura cogli stromenti del lavoro campestre. In mezzo sopra l’altare ci si presenta la Risurrezione di N. S. Gesù Cristo sollevato in aria, a basso un angelo che tiene la pietra sepolcrale e le guardie sdraiate e immerse nel sonno, dalla parte destra dell’altare e a sinistra di chi ammira vi si rappresenta Adamo ed Eva in atto di commettere il peccato della disobbedienza al divino comando nel paradiso terrestre, cogliendo il frutto dell’albero della scienza del bene e del male, ed il serpente infernale avente la testa di una femmina, che istiga a trasgredire il comando di Dio, sotto la figura vedesi scritte le parole: "Per peccatum mors".Dalla parte sinistra dell’altare, e a destra di chi guarda, vi è dipinta la risurrezione dei morti, in alto vedesi un angelo che collo squillo della tromba chiama i morti a nuova vita, per avviarsi alla gran Valle di Giosafat, ove si erigerà il divin tribunale, a basso gli scheletri che escono dalle loro tombe, alcuni vanno cercando le loro ossa per ricongiungersi insieme e ri[62]vestirsi della carne, dei nervi, muscoli e della loro pelle ed altri già rivestiti che s’avviano alla gran Valle di Giosafat con sotto l’epigrafe: "Et expecto resurrectionem mortuorum", tutto questo lavoro è opera del pittore Antonio Sibella nativo di Rota Fuori in Valle Imagna, che l’eseguì nell’anno 1887. Il suo ingresso ha la larghezza di met. 2,02 e l’altezza di met. 3, terminante in figura semicircolare e chiusa dal relativo cancello di ferro artisticamente lavorato e colorato cui vi ascende per due gradini di pietra di granito, la sua facciata è di pietra martellata e scolpita composta da due pilastri che sorreggono l’architrave, aventi ciascuno il relativo capitello e bassorilievo, l’architrave è pure intagliato come anche il cimiero sormontato dal piedestallo portante una piramide regolare a base quadrata e terminata da una croce di ferro lavorata, ai lati del cimiero vedonsi due altri piedestalli portanti due statue di cemento figuranti due angeli, l’apertura della Cappella è contornata da relativa cornice della medesima pietra.Esternamente e davanti alla stessa Cappella vi è uno spazio che dicesi atrio scoperto, esso è contornato da apposito parapetto alto met. 0,50 e coperto da lastre della stessa pietra portante all’ingiro un cancello di ferro battuto e lavorato ed ogni sua parte è lunga met. 5,76 e alta met. 1,12, ad esso atrio vi si sale per una scaletta di n. 8 gradini di cui n. 7 sono della medesima pietra di cui sopra, e l’ultimo [63] in fondo è di pietra indigena divisa in parti riunite, a lato della stessa scaletta sonovi due frontespizi dell’analoga pietra di cui sopra, dei [quali] quello a destra porta un’iscrizione e l’altro a sinistra è incavato internamente con in mezzo un apposito foro che serve per raccogliere le elemosine con sopra l’iscrizione: "Offerta per i poveri morti" e sotto: "Santo e salutare pensiero" ecc.La dimensione dell’atrio è di met. 2,70 sopra met. 3,15 di larghezza, tutto selciato nel suo interno davanti all’apertura della Cappella, sul frontespizio della medesima vi si vede un’epigrafe scolpita in una pietra di forma ovale portante lo scopo per cui fu eretta la stessa Cappella, tale epigrafe è affissa all’architrave nel suo mezzo.Le pietre sopradescritte provennero dalle cave esistenti nel Comune di Carvico presso Ponte S. Pietro. La lunghezza della scaletta e la larghezza dell’ingresso dell’atrio stesso è di met. 1,95, quest’opera di completamento tanto della facciata della Cappella, come dell’atrio colla posa in opera del cancello e della relativa scaletta furono fatte nell’anno 1886.86

86 Lo stato di questa cappella, così cara al cuore di don Artusi e dei vedesetesi del tempo, è di profondo degrado. Persi, purtroppo, gli splendidi affreschi del Sibella.

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[64]Capitolo IV

Visite pastorali avvenute per mezzo degli Arcivescovi di Milano, e loro delegati -

Descrizione della nuova Chiesa parrocchiale, sua figura ed invocazione

Visite pastoraliDall’epoca in cui furonsi introdotti i primi abitanti, e con essi, come si è notato nel primo capitolo di questa seconda parte, e dall’epoca in cui furono erette le Chiese e poscia le Parrocchie una dietro l’altra in questa nostra Valle Taleggio, non si ha memoria veruna che siasi fatta la Visita pastorale per opera degli Arcivescovi di Milano, ciò che fu parimenti nella vicina Valle di Averara, nella Valsassina e in altre terre, prima del Sacro Concilio di Trento. Solo si ha dalle memorie storiche di questa Valle, che queste terre fino dalle origini in cui cominciarono ad essere abitate, furono tributarie all’Arcivescovo pro tempore di Milano, del rimanente nulla è affatto noto su questo argomento, benché come a suo luogo si è notato, questa Vallata nel suo intiero in un con quella d’Averara faceva parte della vasta Diocesi di Milano.IaLa prima visita pastorale che in questa Valle ven[65]ne fatta dopo il prelodato Sacro Concilio di Trento, fu quella del glorioso S. Carlo Borromeo allora Arcivescovo di Milano, la quale seguì nell’anno 1566, in quell’epoca essendo la Parrocchia di Vedeseta dalla sua erezione sino a quella circostanza istituita nella Chiesa di San Bartolomeo, vedendo il prenominato Arcivescovo come si è notato a suo luogo sul trasferimento della Parrocchiale, essere distante la Chiesa parrocchiale dalle contrade di Vedeseta, Lavina ed altre frazioni e l’essere priva da qualsiasi abitazione all’infuori di quella del Parroco, e affatto isolata, d’altra parte come era ciò assai inconveniente, sapendo anche come accenna la storia locale, che ben parecchi dei parrocchiani alludendo il pretesto della distanza dalla Parrocchia, non santificavano la festa, e sovente trasgredivano i loro doveri religiosi, dandosi ad ogni sorta di divertimenti, stimolati anche da cavallanti che venivano in questa Valle a trasportarvi e smerciarvi dei generi necessari per il

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vitto,87 con grande rammarico del Parroco stesso, il sullodato Arcivescovo ne ordinò il trasferimento della Parrocchiale dalla prelodata Chiesa di S. Bartolomeo a quella di S. Antonio Abbate in Vedeseta, con tutto quanto era di pertinenza della Parrocchia stessa, e dei diritti del Parroco, dei paramenti ecc. come si è a suo luogo descritto, parimenti ordinò quanto era necessario per l’esercizio del culto stesso. Da questa [66] prima sacra visita pastorale ne rimane memoria perché in quest’epoca fu costituito il Beneficio parrocchiale, mentre prima non lo era, una seconda visita la fece nell’anno 1582, ma di questa non trovasi documento che ricordi un tale avvenimento.IIaDopo il glorioso S. Carlo ritienesi vi sia stato in visita il Cardinale Federico Borromeo nipote del sullodato poco dopo il 1600, ma anche di questo non esiste documento nell’archivio parrocchiale da cui risulti che era venuto in questa Parrocchia, ma credesi però che sull’esempio dell’illustre e immortale suo predecessore e zio S. Carlo Borromeo, nell’epoca in cui fece le sue pastorali escursioni nella vicina Valle d'Averara sia penetrato anche in questa Valle, e abbia visitato le singole Parrocchie compresa anche questa di Vedeseta.IIIaNell’anno 175188 venne in visita pastorale in questa Valle il Cardinale Giuseppe Pozzobonelli allora Arcivescovo di Milano il quale consacrò la attuale Chiesa parrocchiale di S. Ambrogio in Pizzino, come ricorda un’epigrafe scolpita in tavola di marmo nero la quale è situata sul pilastro destro del coro vicino all’altare della Madonna, in questa Parrocchia dal prelodato cardinale Arcivescovo fu mandato in qualità di convisitatore delegato Monsig.r Felice D’Adda, canonico ordinario della Metropolitana di Milano, [67] dal quale era accompagnato il prefato Cardinale Arcivescovo; questi nel compiere un tale ufficio, trovò che la Chiesa parrocchiale allora esistente causa la sua piccolezza poco rispondeva a contenere la popolazione già da allora aumentata, ordinò che ne fosse costrutta un’altra, più ampia, la quale meglio rispondesse alle esigenze della Parrocchia. Alcuno asserì che un’altra visita pastorale fosse stata fatta da un certo Monsig.r Scotti Vescovo in partibus infidelium per delegazione dell’Arcivescovo Visconti, di cui ne era ausiliare, ma di questo non trovasi nessuna notizia né nell’archivio parrocchiale e neppure in quello della veneranda Curia arcivescovile, per quanto risulta dal libro intitolato: "Notizie storiche della Valsassina", dell’autore D. Carlo Gianola attuale Parroco di Garbagnate milanese, da ciò risulta che dopo quella sopraenunciata fatta dal canonico D’Adda verun’altra visita pastorale venne fatta dall’epoca in discorso a questa parte, tranne che nel 1893 ci venne Mons.r Tavani Vescovo titolare di Mindo, ma fu invitato appositamente per benedire

87 Sembrerebbe incredibile che nei tempi in cui la viabilità era fatta di un reticolo di sentieri, di mulattiere e, tutt'alpiù, di strade cavalcatorie i commercianti potessero raggiungere posti come San Bartolomeo. In realtà quando "pedibus calcantibus" o al massimo il mulo costituivano il miglior mezzo di locomozione per le persone gli scambi e le relazioni, commerciali e non, tra individui e comunità anche parecchio lontane, erano del tutto consuete. A questo proposito è interessante il lavoro di ricerca dell'antropologa C. Grasseni Lo sguardo della mano. Pratiche della località e antropologia della visione in una comunità montana lombarda.88 La data non è corretta. Va letto 1754. L'ing. Arrigoni, pagg. 354-355 op. cit., parla di due visite del Card. Giuseppe Pozzobonelli, una nel 1746 e l'altra nel 1754. In entrambe, secondo quanto egli dice, percorse anche "le valli Averara e Taleggio". Alla pag. 49 della Chiesa parrocchiale di Pizzino ... di N. Ghilardi si legge: "Come fu già accennato, sotto il porticato occidentale della Chiesa ....... leggonsi, sulla parete, due iscrizioni, che servirono come arco trionfale all'ingresso del Cardinal Giuseppe Pozzobonelli, quando venne come visitatore e consacrante della nuova Parrocchiale (18 giugno 1754)".

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solennemente le due statue di S. Antonio Abbate e S. Luigi Gonzaga, come si vedrà a suo luogo.

Cenni sulla nuova ChiesaDescrizione della nuova Chiesa parrocchiale sua figura ed invocazione. - Tale prescrizione non cominciò ad effettuarsi che quarant’anni dopo, cioè nell’anno 1793, aven[68]do in quell’anno alcuni provvidi benefattori lasciato due legati di qualche considerevole somma, questi servirono d'incoraggiamento e spinta per sollecitare i maggiorenti del paese a stabilire il progetto di eseguire la costruzione della nuova Chiesa, a tale effetto ne fu fatto fare il disegno, s’ignora però da quale architetto si siano valsi per la delineazione e allestimento dell’opportuno disegno, come anche per la sua esecuzione, perché il primitivo disegno non lo si trova, tranne che quello per la costruzione delle balaustre, il quale è opera del figlio del signor Paleni di Bergamo, ma di questo se ne parlerà a suo luogo.A tale progetto venne data esecuzione nel mese di giugno dell’anno successivo 1794, sgraziatamente venne scielto un luogo poco propizio per tale fabbrica, vicino all’antica Chiesa, con tale positura che una facciata guardava l’altra, essendo quella della nuova Chiesa rivolta a tramontana col coro a mezzodì.89

Nell’anno 1803 come alcuni asseriscono venne benedetta con molta pompa e solennità dal Rev.mo D. Carlo Crippa allora Prevosto di Primaluna, a ciò delegato dall’Arcivescovo, resosi defunto nell’anno 1832, ed aperta al divin culto nella prima domenica di ottobre e, secondo l’autore dell’opera già menzionata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio" che ne fu testimonio oculare, venne benedetta e officiata nell’anno 1810, se poi si osserva all’iscrizione impressa sulla facciata della Chiesa così concepita: "Populi labor [69] et elemosina perfecerunt anno 1803"90 potrebbesi ritenere a giusta ragione sia stata benedetta e sia stata aperta al divin culto nell’anno 1803, si ignora la somma che venne spesa nel costruirla e renderla officiabile. Essa è di figura ellittica ed è lunga dalla porta maggiore ai gradini del coro essi pure compresi braccia 33 on. 2 punt. 5 pari a metri 17,60, la larghezza nel suo maggior seno di braccia 25, 5, 7 pari a met. 13,50, il coro compresa la parte semicircolare nella quale contermina, il cui raggio è di met. 3,57, ha la lunghezza di braccia 19 on. 3 punti 10 pari a met. 10,24 e la larghezza di braccia 13 on. 5 punti 2 pari a met. 7,12, l’altezza dal pavimento fino all’involto della tazza semiovale è di braccia 28 on. 3 punti 7 pari a met. 15,22 e l'altezza della navata dal pavimento fino alla maggior convessità dell'involto semiellitico è di braccia 28 on. 8, p. 7 pari a met. 15,00, essa è pavimentata di mattoni, ora di pianelle di cemento a mosaico a due diversi disegni, ed imbiancata da ogni parte a varie tinte,

89 Sarà stata anche infelice la scelta del luogo per costruire la nuova chiesa, soprattutto per quanto ne riguarda l'orientamento. Resta il fatto che, grazie forse anche alle opere di palificazione che supponiamo imponenti, dopo 200 anni e più la grande costruzione si presenta in modo sorprendente integra. Per comprendere, poi, le eventuali ragioni di quell'orientamento poco gradito dal cronista occorre tener presente almeno tre dati: la prima che la Vedeseta di fine Settecento si stendeva quasi del tutto nella parte est a ridosso dell'attuale sagrato, la seconda che non esisteva passaggio pubblico tra lo scurolo e l'attuale albergo dell'Angelo e che la strada principale dalla Lavina arrivava sul sagrato attraverso il passaggio porticato o, essendo il cortile della famiglia Arrigoni "Chek" chiuso da portone, attraverso la scalinata del lavello e la piazzetta della casa torre e che le cavalcatorie per Reggetto e Avolasio avevano principio e sbocco naturale proprio nel sagrato e, infine, che il vecchio campanile ergendosi sull'area dell'attuale cinemaoratorio si trovava proprio di fronte all'ingresso principale della nuova chiesa.90 "Compirono l'opera la fatica operosa e l'offerta del popolo".

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come anche nella facciata, benché questa secondo le regole del disegno non è peranco terminata.Entrando in Chiesa per la porta maggiore vedesi prima di tutto la cosidetta bussola di legno noce lucido lavorato ad arte, essa venne costruita verso l'anno 186091 sotto la reggenza del Parroco D. Angelo Rocca di [70] Milano (vedi Parte 3ª Elen. dei Parrochi di Vedeseta): questa ha tre porte, l’una in mezzo, a cui è sovrapposta una finestra di forma semicircolare, con telaio a vetri colorati stati recentemente collocati il cui diametro è grande quasi come la porta stessa, e due porte laterali di minore grandezza di quella di mezzo, essa misura met. 2,86 di lunghezza sopra met. 1,38 di larghezza, la sua altezza si fa ascendere a m 4,40, essa serve di riparo dal freddo nella stagione invernale, nel tempo delle sacre funzioni,

organosopra la medesima vi è l’organo il quale è stato eretto nell’anno 1878 e provvisto dalla Ditta Locatelli Saverio fabbricatore d'organi in Bergamo e fu inaugurato il giorno 8 di settembre del medesimo anno, la cantoria e la cassa dell’organo sono decorati in varii spazi da lavori di intarsio di bell’effetto.Entrando da ambedue gli antiporti della bussola sì da quello a destra che da quello a sinistra vedesi da ambo i lati una vaschetta di marmo rosso variegato, affissa nella parete, per l’acqua, poscia vedesi un passo innanzi a destra un’apertura che con scala a chiocciola conduce alla sommità, a metà di essa vi è il transito per cui si accede alla cantoria dell’organo, dall’altro lato corrispondente di fronte a questo vi è un nicchio in cui vi è il fonte battesimale, già dell’antica Chiesa ed è di pietra calcare in figura di conca rotonda cui vi è sovrap[71]posto il relativo armadio di legno noce in figura prismoidale diviso in due parti, di cui l’una più grande l’altra alquanto più piccola, di uguale altezza e a basi parallele, e lavorato in rilievo. Guardando nuovamente a destra poco oltre la sunnominata apertura vedonsi lateralmente due confessionali dei quali quello a destra fu trasportato da S. Bartolomeo nell’anno 1810, e quello a sinistra dall’antica Chiesa demolita. Nel seno maggiore dei due lati sono aperte due porte per comodo degli uomini, a lato di quella a destra trovansi rizzate in piedi due scale a mano di cui una lunga e l’altra mezzana, queste furono costruite nell’anno 1876 e servono per addobbare la Chiesa coi relativi paramenti per le principali solennità dell’anno, a lato di quella a sinistra vi è il pulpitino su cui sale il Parroco per la spiegazione della dottrina cristiana, questo è di legno di tiglio intagliato e lavorato nel frontespizio, venne dipinto e dorato negli ornati e nelle lineature come anche la cantoria e la cassa dell’organo nell’anno 1896, questo pulpitino fu costruito nell’anno 1857, o 58 che sia.Sopra queste due porte laterali si sono costruite nell’anno 1893 due nicchie alte cadauna metri due della larghezza di met. 0,80 e della profondità di met. 0,60, di figura semicircolare nella parte superiore, in cui sono poste in quella a destra la statua di S. Antonio Abbate titolare della Chiesa parrocchiale, rappresentato nell’età di anni 105 in abi[72]to di cenobita avente nella mano sinistra un libro e fra il braccio un bastone ricurvo a cui in cima è attaccato un campanello, colla mano destra in atto di benedire, ai suoi piedi ha l’immondo animale da una parte, e dall’altra una fiamma simbolo della sua protezione sopra il fuoco e sopra gli animali, in quella a sinistra vi è la statua di S. Luigi Gonzaga in costume religioso indossante la cotta col crocefisso nelle mani in atto contemplativo, ai suoi piedi da

91 Stando alla indicazione contenuta nella 3a parte don Rocca lasciò Vedeseta nel 1856.

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una parte vi è un putto con uno staffile e il giglio tra le mani e dall’altra lo scettro e la corona simbolo dell’illustre casato da cui sortì i natali.Queste due statue furono provviste con le spontanee offerte delle famiglie della Parrocchia in quel medesimo anno, e fu stabilita per la prima volta la festa di S. Luigi Gonzaga nel giorno 6 di agosto cadendo esso nella prima domenica di questo mese, con molta pompa e straordinaria solennità; al maggior lustro e decoro di essa oltre al numeroso clero fu invitato Monsignor Francesco Tavani Vescovo titolare di Mindo, il quale benedisse solennemente le due prenominate statue di S. Antonio e S. Luigi e amministrò la cresima ai fanciulli d’ambo i sessi della Parrocchia e delle vicine, e per la prima volta venne portato in processione il simulacro di S. Luigi intervenendo altresì col clero lo stesso Vescovo in abito pontificale.Le due sullodate statue furono [fornite] dal distinto scultore in le[73]gno il sig. Cristoforo Bettinelli e figli di Bergamo il quale oltre alle due statue fece anche i due telai in legno delle nicchie, intarsiati, lavorati e indorati con fregi in cima e in fondo, e tutto questo costò la bella cifra di quasi milletrecento lire.Più avanti vedesi a destra l’altare che prima era di mattoni con sopra pochi gradini per i candellieri, quelli stessi dell’altare maggiore dell’antica sunnominata Chiesa, sopra questi era affisso in muro con pochi ornati di stucco il quadro in tela raffigurante i Santi Rocco, Sebastiano e Defendente,92 l’incavatura degli altari era prima simile a quella in cui sono situati i confessionali sopra descritti.Da informazioni positive avute da alcuni testimonii oculari, i quali se ne ricordano ancora oggidì, risulta che nell’anno 1841, o 42 che sia, furono erette le due Cappelle laterali come si veggono ancora oggidì, nella Cappella a destra ove come si è detto qui sopra vi era il suaccennato quadro, fu eretto di nuovo l’altare di marmo cenerognolo,93 con lineamenti e fascie di marmo bianco, così pure il tabernacolo e la mensa ossia ciborio, con sottostante prospetto di color rosso variato, e colla croce di ottone cesellato in mezzo, il tutto in stile moderno, con un sol gradino per i candellieri, sopra ergesi l’ancona con in mezzo una nicchia in cui vi è posta la statua della B. V. del Rosario, essa è di marmo pure cene[74]rognolo con capostipite lavorato di color bianco, e cimiero di metallo cesellato e bronzato. La nicchia è contornata da quindici quadretti di forma circolare rappresentanti i Misteri del Rosario, opera del pittore Morali di S. Giovanni Bianco, il gradino a basso è di marmo rosso variato con pianelle di cemento a mosaico e gradino d’ingresso nella Cappella di color bianco, questo pavimento venne fatto nell’anno 1892 insieme a quello della Cappella di fronte94 con offerte di alcuni benefattori e il resto pagato dalla Fabbriceria.Il simulacro della B. V. alquanto più grande dell’antico venne provvisto nell’anno 1864 a spese della Fabbriceria parr.le, è vestito di damasco rosso di seta cosparso di fiori, con manto di color bianco e corona d’argento come pure il Bambino, questa venne ristaurata e abbellita in un col Bambino nell’anno 1878 dal pittore Brighenti di Clusone, unitamente al suo palco su cui la si pone quando si fa la

92 Ancora presente, appeso sulla destra del presbiterio. In stato discreto, dopo un intervento di restauro, ma i colori si sono smagriti e opacizzati.93 Cenerino!94 Da ricordare le vicende diverse delle due cappelle. Quella di destra, a parte il brevissimo periodo iniziale in cui ha ospitato il quadro di S. Rocco, è poi diventata la cappella dedicata alla Madonna e tale è restata fino a oggi con pochissimi cambiamenti rispetto alla descrizione fatta in queste pagine. La cappella di fronte, dedicata inizialmente alla Madonna, ha subito invece più di un cambiamento e se oggi è tornata a ospitare nella nicchia centrale il patrono S. Antonio Abate, nel tempo è stata dedicata via via a S. Rocco, a S. Antonio e, nella seconda metà del secolo scorso, previo un intervento consistente sulla parte decorativa e marmorea, al S. Cuore.

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festa e la si porta in processione. L’antico simulacro della B. V. venne ristabilito e trasportato nella quaresima dell’anno 1882 nella Chiesa di S. Bartolomeo, ivi fu portata in processione nella seconda festa di Pasqua, poscia fu deposta nella nicchia accanto all’altare di S. Giuseppe ove ora si conserva.Di fronte all’altare della Madonna dalla parte sinistra vedesi l’altare che prima era dedicato alla [75] medesima, ora vi si è posto il suddescritto quadro in tela figurante i Santi Rocco, Sebastiano e Defendente, l’ancona in cui è collocato è di mattoni rivestita di stucco in stile moderno ad imitazione del marmo con capostipite e cimiero lavorato, il sottostante altare composto del gradino per i candellieri in marmo color cenerino, con lineamenti e fasciatura di color bianco, col tabernacolo pure di colore bianco, col ciborio e gradino a basso simile a quello di fronte suddescritto, con gradino di pietra grigia sull’ingresso della Cappella.Poco avanti vedesi un nicchio chiuso da un antiporto di legno noce lucido lavorato con maestà, in esso sono riposti varii mobili di ragione della Chiesa, sopra di essa maestà eravi prima il cimiero di forma triangolare di legno noce come l’antiporto e la maestà, nell’anno 1895 sopra di questo ripostiglio venne fatta una nicchia sufficientemente grande in cui fu posta la statua di S. Giuseppe col Bambino in braccio, la quale presenta un bell’aspetto simpatico e divoto, col manto cosparso di fiori dorati, e col simbolico bastone fiorito, essa venne fatta dal valente scultore in legno sig.r Bettinelli fu Cristoforo di Bergamo, sua opera fu anche la facciata in legno artisticamente lavorata a intagli, dipinta e dorata negli ornati e nei fiorami, che presenta un bellissimo effetto.Di fronte a questo, e dalla parte destra vedesi l’ingresso [76] nella sagristia poco avanti dell’altare della Madonna, questa è chiusa da relativo antiporto di legno noce lucido con maestà, appena entrando vi si vede a destra la scaletta di vivo per cui si sale al pulpito il quale è sovrapposto all’ingresso nella sagristia, esso è di forma quadrata rettangolare in poca parte arcuato a corda, di legno noce lucido lavorato ad arte con parete e antiporto pure di legno noce, e relativo baldacchino sovrastante lavorato e contornato da fregio simile a sandalina, disposta a piccoli semicerchi, fra l’uno e l’altro dei quali vi è un cordoncino doppiato e ritorto terminante in due fiocchini pure di legno.Scendendo dalla scaletta e procedendo nella sagristia, questa è di forma ottagonale irregolare, benché esternamente presenti una figura quadrata regolare, con basamento di forma piramidale tronca a basi parallele fino al livello del piano, essa misura met. 8,82 di lunghezza, sopra met. 8,32 di larghezza presa fra i lati maggiori, la sua costruzione data da epoca posteriore a quella della Chiesa, secondo testimoni oculari nel 1841, la sua altezza è di circa met. 8,50, la sua volta ha la forma di una tazza piuttosto piana, le sue finestre di forma semicircolare, il suolo prima era pavimentato in mattoni, ma ora è di pianelle di cemento a mosaico.Ai due lati minori verso ponente vi sono i confessionali [77] per gli uomini, di figura trapezoidale con parete e suolo interno di legno noce ed imposte a vetri, sopra ciascuno dei quali vi è un armadio in cui si ripongono varii oggetti di Chiesa, fra l’uno e l’altro di questi confessionali, vi è un armadio o scaffale chiuso, diviso in due parti, di cui nella prima vi si custodiscono vari oggetti di argenteria, come calici, reliquiarii ecc., e nella seconda a basso vi si conservano varii paramenti destinati al servizio di culto, di fronte e vicino ad esso, su di un piccolo rialzo di legno su cui poggia anche il medesimo vi è un grande cassabanco il quale oltre al servire di tavolo per disporvi i sacri indumenti onde essere indossati nelle sacre funzioni, serve inoltre per deporveli e conservarveli, vi sono

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varii cassettoni nell’interno di esso in cui ripongonsi i sacri paramenti per usarli secondo le varie solennità dell’anno.Di fronte al sullodato cassabanco vi è un’apertura con scala dritta, per la quale si scende nello scurolo che in appresso verrà descritto, essa è chiusa in fondo da due imposte, quelle medesime che servirono a chiudere l’altra apertura sotto il presbitero che è stata murata all’epoca in cui venne fatta questa nell’anno 1891 [verificare]. Vi si vedono inoltre quattro altri armadii, dei quali uno internato nel muro in uno dei lati minori dell’ottagono, cioè quello verso mezzodì, di cui è figura la qui descrivenda sagristia, questo è diviso in due piani di cui l’uno più [78] grande, in cui vi si conservano i candellieri, le croci ed altri utensili di Chiesa, contengonvisi anche le parti del trono della Madonna sopradescritto, l’altro piano più piccolo sovrastante al primo qui sopra accennato: vi sono collocati altri oggetti, il secondo è situato vicino al qui descritto, è appoggiato al muro, e ha la stessa forma del primo sopra descritto situato fra i due sullodati confessionali, col davanzale un po’ ricurvo, in questo sonvi le croci astate per le processioni, i lanternoni ed altri oggetti, il terzo è affisso al muro e sostenuto da due mensolette e situato sopra la preindicata scala per cui scendesi nello scurolo, in esso trovasi il baldacchino portatile per le terze domeniche ed altro, il più antico a sei bastoni decorati da immagini diverse che si adopera nelle solennità, il quarto di forma come il primo e di stile antico è un vestiere stato trasportato dal vicino Oratorio di S. Giov. Battista, già di ragione della cessata Cappellania Arrigoni-Arrighi e contiene n. 4 cassettoni, in cui conservasi la biancheria, esso è sormontato da altro mobile in cui conservansi i libri di culto ed altri oggetti.Scendendo per la preindicata scala, si entra nello scurolo; questo serviva un tempo di sagristia, da provvisorio deposito dei sacri arredi e vi si facevano le funzioni del Venerdì Santo, esso è terminato in figura semicircolare, la sua lunghezza e larghezza è circa un quid simile di quella del prelodato sopra[79]stante coro, la sua altezza è di met. 3 o poco più ed ha due sole finestre, la sua volta ha la forma semiovale ed il pavimento in mattoni come pure il suo altare che era dedicato al Santo Arcivescovo Borromeo di Milano, ora è dedicato a S. Luigi Gonzaga patrono della gioventù, quivi radunansi nelle terze domeniche e nelle principali solennità dell’anno i fanciulli ascritti95 al pio sodalizio del Santo erettosi nell’anno 1897, in occasione dell’inaugurazione delle S.te 40’ore avvenuta nel mese di settembre dell’istesso anno come si vedrà in avanti.Salendo per la medesima scala e sortendo dalla sagristia si ascende al presbitero, prima vi si saliva per n. 4 scalini di vivo ed era difeso da semplice ringhiera di ferro, la quale scendeva lateralmente ai sopradescritti gradini, e difendeva altresì da un lato le due parti della scala per la quale scendevasi nel sottostante scurolo, ma questi sono stati levati via e surrogati da n. 3 altri di marmo bianco che si estendono da un capo all’altro rettamente per tutta la larghezza del coro e terminano da una parte e dall’altra vicino ai due antiporti della sagristia e del suaccennato nicchio, il coro è ora difeso dalla balaustra con ingresso in mezzo, questa è di marmo rosso a varii colori, sostenuta da pilastrini, e da colonnette di bella forma di colore bianco celestino, cadauna parte è lunga met. 2,22 e alta met. 0,86, il suo ingres[80]so misura in larghezza met. 1,40. Nel mezzo vedesi l’altare maggiore, fatto di mattoni e intonacato a scagliola che si finge di marmo a varie qualità, come se fosse terminata e tirata a lucido, ben pochi la distinguerebbero per finto marmo con cornici dorate, sopra di esso altare vi è la tribuna della stessa materia, sostenuta da sei colonne tinte di color verde marmorizzato, con capitelli e bassorilievi dorati, e conterminata da un semiglobo convesso a varii fiori dorati e

95 Iscritti.

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sormontata da n. 3 piccole statuette, i gradini della predella a basso erano di legno noce, ora sono di marmo bianco, che in un colla balaustra vennero costruiti nell’anno 1891 dalla Ditta Paleni di Bergamo, il piano della predella dell’altar maggiore è di legno noce lavorato in mosaico, il pavimento di tutto il coro, della sagristia e delle due Cappelle laterali della Madonna e di S. Rocco, con pianelle di cemento, quello del coro in mosaico con quello di puro cemento della sagristia nell'istesso anno, e quello dei due altari sunnominati in mosaico nell'anno successivo 1892, di disegno differente dalla Ditta Ghilardi di Bergamo, vi hanno pure le cornici delle tendine del coro, e dei piccoli ripostigli degli olii santi situate dalla parte sinistra dell’altar maggiore sono state dipinte e indorate nelle rigature nell’anno 1893 dal sig.r Bettinelli di Bergamo. Nell’anno 1896 venne messa la mensa dell’altare maggiore, consistente in una lastra di marmo bianco d’un sol pezzo della dimensione di met. 2,80 di lunghezza [81] sopra met. 0,80 di larghezza, e dello spessore di met. 0,05 con due pilastri sostenenti la stessa lastra pure di marmo bianco con fondo color verde sul davanti.La sommità della volta ossia tazza fatta a forma semiovale è dipinta a fresco e rappresenta la SS.ma Triade che incorona la B. Vergine sopra tutti i cori angelici, e le quattro lunette sottoposte lateralmente a guazzo figurano i quattro Evangelisti. Dal lato destro dell’altar maggiore vi è il seggio dei sacri ministri, fatto di legno noce lucido, con relativa parete lavorata, nel mezzo del quale ove siede il celebrante vi si sale per due gradini, e lateralmente per un solo ove stanno gli altri ministri, questo serve all’uopo come seggio vescovile e non vi manca all’occorrenza che sovrapporvi il baldacchino; esso venne eretto circa l’anno 1870 sotto la reggenza del Parroco Coppa, dal lato sinistro del medesimo altare vi è un banco fatto a modo di mensa d’altare, con sovrapposto gradino di legno noce lucido, su cui mettonsi gli oggetti occorrenti nel tempo delle sacre funzioni.Nella lacuna di mezzo del sullodato coro vi è il quadro in tela raffigurante il titolare S. Antonio Abbate96 del prelodato penello messovi nell’anno 1822 a spese del Sacerdote Don Paolo Arrigoni, lateralmente alla sua destra vi è altro quadro pure in tela figurante il Battesimo di S. Agostino per opera del grande Arcivescovo S. Ambrogio, alla sua sinistra un altro pure in tela figurante la regina Ester svenuta avanti il re Assuero, dietro e contro l’altar maggiore vi è una scala di legno noce per la quale si [82] sale a due lati, con parapetto lavorato a colonnette tornite, essa fu fatta nell’anno 1876 e serve per collocare sull’altare maggiore il SS.mo Sacramento nelle terze domeniche d’ogni mese e nelle solennità dell’anno.

96 Il quadro è a tutt'oggi nella sua sede. Così come quello di Sant'Agostino. Al posto della regina Ester la già citata tela portata dalla chiesetta della Lavina e raffigurante S. Carlo Borromeo. Vedi anche nota 80.

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[82]Capitolo V

Quadri e rarità - Titolare, addobbi, e paramenti - Campanile, concerto di campane, e orologio - Casa parrocchiale e prebenda

QuadriQuadri e rarità. - Dei quadri antichi trasportati dall’antica Chiesa demolita, si vede un Crocefisso di penello romano non ingrato,97 più grande del naturale, questo è posto sopra il confessionale di sinistra, in faccia ad esso vi è il quadro in tela rappresentante S. Carlo orante avanti il Santo [volto?] del divin Redentore che è sopra l'altro confessionale a destra,98 l’altro quadro è il sopradescritto raffigurante S. Rocco, S. Sebastiano e S. Defendente sul suo altare a sinistra, 99 vi era anche quello di S. Giovanni Battista, in atto di amministrare il battesimo al divin Salvatore sulle rive del fiume Giordano da buona mano dipinto, è il migliore della Chiesa già dono del prenominato Sacerdote Arrigoni, ora è collocato nel [83] coro del vicino Oratorio,100 esso era prima posto sopra il battistero ora è sostituito nel medesimo luogo da un altro di produzione della odierna società oleografica raffigurante il medesimo soggetto con cornice dorata, un altro rappresentante la B. V. di Loreto che ora trovasi in sagristia sopra il confessionale verso monte, un altro figurante la B. V. col Bambino che è copia romana di grandezza quasi al naturale, che era prima posto sopra la porta maggiore ora è collocato nella stessa sagristia sopra il confessionale verso ponente, essendovi sopra la porta maggiore costrutto l’organo.Un altro raffigurante S. Catterina V. M. questo credesi sia consumato per vetustà. Eranvi nella vecchia Chiesa diversi capi d’argento, come lampade, croci, calici ecc., una mano rapace ne tolse la miglior parte di cui se ne ignora il rispettivo peso, rimanendovi ben pochi oggetti di tal materia, salvati e nascosti alla

97 Il quadro, che reca la data del 1734, è ancora al suo posto, in buone condizioni dopo il restauro operato nel 1994/95. In quell'occasione dal lavoro di pulizia delle restauratrici emersero ai piedi della croce, oltre che il cartiglio, due personaggi a mezzo busto raffiguranti il benemerito Parroco Giovanni Pietro Locatelli e suo fratello Giorgio Maria, Notaio protoapostolico, della famiglia Pasinetti di Olda. Chiaramente i due offerenti, coperti non si sa in quale occasione da una mano di vernice.98 Ora posto sulla destra nell'abside del coro. Vedi anche note 80 e 96.99 Ora sulla parete di destra del presbiterio. Vedi anche nota 92.100 Il quadro, purtroppo, non risulta più tra quelli in dotazione alla chiesa parrocchiale.

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surriferita voracità e procurati da individui diversi dimoranti in Roma. Vi è pure un bel baldacchino di damasco rosso, con figure a fili d’oro fatte coll’ago rappresentanti i SS.ti Bartolomeo Apostolo e Antonio Abbate e nel mezzo del suo interno una colomba a fili d’argento con raggi di qualche valore.Aveva pure lo stendardo per le processioni di penello romano raffigurante da una parte [84] la B. V. con S. Domenico e S. Chiara dall’altra la stessa B. V. con S. Antonio e S. Bartolomeo da buona mano dipinti già consunto e logoro per vecchiezza, gli fu sostituito un altro di stile moderno sia nella pittura come nel fregio intorno a fondo bianco e ricamo in oro, rappresentante la B. V. con S. Domenico e S. Chiara, questo unitamente a due lampade inargentate fu dono del Sacerdote D. Francesco Arrigoni di Vedeseta Parroco di Lissone presso Monza ove morì nell’anno 1867.Oltre i suindicati quadri si annoverano i seguenti: nella sagristia ce n’è uno rappresentante S. Giovanni Battista e un altro S. Michele101 in atto di debellare il demonio infernale, questi sono da buona mano dipinti in tela; in Chiesa vi si vedono quelli di produzione dell’odierna Società oleografica copiati da buone opere quali sono: i S. Cuori di Gesù e di Maria situati sui piloni di fianco all’altar maggiore, la nascita di Gesù Bambino e il Buon Pastore nel presbitero, un’altra copia dei medesimi S. Cuori di altri autori in formato un po’ più piccolo, un S. Carlo, un Ecce Homo e una Vergine addolorata ed altri di alquanto più piccolo formato rappresentanti soggetti diversi oltre quelli rappresentanti la Via Crucis provvisti nell’anno 1887 dalla Ditta Bertarelli di Milano. Dono del Parroco ArtusiFra gli arredi sacri si annovera una pianeta di vellu[85]to cremisi rosso, con crociera di tela d’oro larga oncie 6 su cui sono effigiati coll’ago gli Apostoli, i quattro animali veduti dal profeta Daniele, e segnatamente i due Santi Patroni della Parrocchia Antonio e Bartolomeo con molta eleganza e simmetria, che unitamente all’oro e all’antichità concorrono a renderla più preziosa, questa finora viene usata in certe solennità in cui usasi il colore rosso.

Titolare della ChiesaTitolare, addobbi e paramenti. - Il Titolare di questa Parrocchia sia dell’antica Chiesa, come dell’attuale è S. Antonio Abbate, la cui festa ricorre il giorno 17= diciassette del mese di gennaio di ogni anno, come esiste nella Scrittura contenente gli accordi e convenzioni fatte dagli uomini del Comune di Vedeseta col Rev. Parroco D. Carlo Francesco Invernizzi allora istituitosi in data del giorno 29 di novembre dell’anno 1751, al n. 7. Era tenuto il Rev. sig. Parroco a solennizzare tale festa coll’intervento di tutti i reverendi Cappellani della Parrocchia, atteso il numero grande dei sacerdoti che allora vi erano e varii ce n’erano in Parrocchia, forse senza bisogno di chiamarne altri della Vallata, ma in progresso di tempo diminuitosi il numero di essi, o per altre particolari ragioni vennero invitati anche quelli della Valle come usasi pure oggidì.

Cambiamento fatto sotto il P. Artusi nel 1878 Fino all’anno 1878 [86] tale solennità facevasi nella terza domenica di gennaio, in cui ricorre d’ordinario la festa del SS.mo Nome di Gesù, in qualunque giorno cadesse, ma dal tale anno in poi si prese a farla in quel giorno che cade la festa del Santo.102 Tale solennità

101 Anche questi due quadri sono ancora presenti: S. Michele restaurato con la sua cornice, S. Giovanni Battista in cattive condizioni.102 Il ritorno, fatto negli anni 60 del secolo scorso, alla celebrazione della festa patronale nella terza domenica di gennaio non avvenne senza accese polemiche. Come si vede in realtà si trattava del ripristino di una consuetudine antica...

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come da antica consuetudine è ad esclusivo carico del Rev. sig.r Parroco pro tempore.Nell’anno 1876 vennero provvisti e fatti i paramenti che adornano la Chiesa Parrocchiale per le principali solennità dell’anno, per iniziativa del Parroco Artusi,103 e con offerte della popolazione, essi sono di damasco rosso guarniti con bordi dorati, e servono a decorare le arcate del coro, tutt’intorno il cornicione, le lesene, il pulpito dell’omelia e dei panegirici, e la cattedra della dottrina cristiana, per porre in opera tali paramenti vennero costrutte le due summentovate scale a mano rizzate in piedi a lato della porta laterale a destra, con questi paramenti venne decorata per la prima volta nell’occasione del solenne ingresso, e della presa di possesso dell’attuale Parroco D. Carlo Artusi di Primaluna in Valsassina, che fu nel giorno 30 di luglio, cadendo esso nell’ultima domenica di detto mese del medesimo anno. Furono poste in quello stesso anno lateralmente le tendine all’altar maggiore con relativa cornice che prima non c’erano, e provviste anche n. 12 palme di fiori artificiali con analoghi vasi per ornamento degli altari.[87] Fra i paramenti destinati al divin culto, si annoverano: un piviale ed una pianeta di damasco a giardino104 con tessitura a fili d’oro e d’argento nella maggior parte dei fiori stessi di molta bellezza e valore, stati già comprati in compenso di trafugamento di legne comunali, da uno speculatore comunista a ciò condannato dai restanti, convenzione molto minore al merito della cosa, anzi solo infame contrassegno della voracità del rapitore, né mai compenso del danno, e contrassegno pure della bonarietà e trascuraggine connaturale nei comunisti per il proprio interesse. Vennero pure lasciate dal prelodato D. Paolo Arrigoni quattro pianete delle quali la prima di seta a fondo bianco, con fiorami a fili d’oro di mezzo rilievo di stile antico, la seconda di seta a giardino, intessuta pure a fili d’oro, queste sono distintamente di molto prezzo, le altre due l'una di damasco nero con fornitù105 d’oro e l’altra di seta a giardino di non spregievole figura, queste due ultime ora sono logorate e consumate, e più non si usano, e sostituite da altre in seguito provviste. Tutte quattro le summentovate pianete erano di sua proprietà, già state acquistate nei tempi della soppressione delle Chiese e Monasteri in Italia, a questa Parrocchiale pervenute in forza di suo testamento in data del giorno 19 marzo 1819, nel quale pure lasciò che della sua facoltà si facesse dipingere il sullodato quadro del Titolare [88] nella prenominata lacuna di mezzo del coro, e gli altri due laterali rappresentanti il primo S. Ambrogio in abito pontificale nell’atto di amministrare il Battesimo a S. Agostino, e il secondo lo svenimento della regina Ester al cospetto del suo sposo il re Assuero: furono dipinti a spese della Fabbriceria dallo stesso pittore Morali in un coi quindici Misteri del rosario. Oltre al suddescritto piviale a giardino, vi sono anche due tunicelle con stola e manipoli di seta a fondo bianco e a giardino, che in certo modo accompagnano la suddetta pianeta a mezzo rilievo, nell’anno 1893 venne provvisto un piviale nuovo a fondo bianco con fiori sparsi, restando così press'a poco completo il paramento bianco solenne. Vi è il paramento di damasco verde, con pianeta e tonicelle che si usa nel giorno della festa del Santo Titolare, esso è antico, e non si sa in quale epoca fosse provvisto, ben a ragione potrebbesi credere che tale paramento siasi provvisto poco dopo il trasferimento della sede Parrocchiale dalla Chiesa di S. Bartolomeo, all’antica Chiesa demolita, sotto la stessa invocazione

103 Il nome del Parroco è stato aggiunto a inchiostro rosso sopra il testo. Forse da don Artusi stesso.104 A motivi floreali.105 Rifiniture.

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passata poi subito in questa attuale Chiesa, nell’anno 1894 venne provvisto il piviale pure di damasco verde, e nel 1896 il velo omerale, ossia continenza, e quello del tabernacolo dello stesso colore, così resta tutto completo il suddescritto paramento per la circostanza della festa del Santo [89] Titolare, di più vi è anche la stola per il panegirista a fondo verde ed a fiorami, che si ignora quando fu provvista, come pure altre stole di vario colore per i predicatori.Vi è pure il paramento di damasco nero con fornitù in bordi d’argento tutto completo, che usasi nei funerali ed uffici solenni da requiem, nell’anno 1894 venne provvista la coltre mortuaria di velluto di seta e ricamata in oro, con figure dipinte ad olio dalla Ditta Martini di Milano a spese della Confraternita del SS.mo Sacramento, per la somma di £ 620 portante la iscrizione "Confraternita di Vedeseta anno 1894".Nell’anno 1888 venne provvisto dalla Ditta Marelli di Bergamo una nuova veste di seta rossa e ricamata in oro per la statua della B. V., che le si indossa nell’occasione della festa del Rosario, per la somma di circa £ 400, al cui compimento fu provvisto dalla Ditta Martini di Milano il bel manto di seta color celeste e ricamato in oro, e nel rovescio in colore bianco stellato, ciò fu nell’anno 1895.Nell’anno 1897 venne provvisto un piviale color violaceo per la Chiesa di S. Bartolomeo, da usarsi nel tempo della quaresima, tenendosi ivi il quaresimale giusta un pio lascito che in altro luogo verrà accennato e il paramento rosso solenne di seta ricamato in oro tutto completo con rela[90]tivo velo per il tabernacolo per le funzioni delle Sante 40’ore, servibile anche per le altre feste solenni in cui usasi il color rosso, come nella festa della Circoncisione, nelle feste di Pentecoste, e del Corpus Domini, desso fu procurato col ricavo della raccolta delle uova delle domeniche, e costa £ 383, e centesimi ... dalla Ditta Morera di Novara in Piemonte, oltre questi apparati vi sono altre pianete e piviali usuali di vario colore, che per brevità si omettono, e si usano d’ordinario nelle consuete funzioni.

Campanile parrocchialeCampanile, concerto di campane, ed orologio. - Davanti alla porta maggiore alla Chiesa parrocchiale vi è un grande e capace piazzale, il quale servì in parte di area della Chiesa demolita, e lontano un tiro di pietra vedesi il campanile situato verso tramontana nella sua antica posizione, esso è di figura quadrangolare regolare della larghezza esterna di met. 4,70, interna di met. 2 e dell’altezza di met. 25, e fu costruito circa l’anno 1585, colle pietre quadrate e martellate, estratte dalla Torre detta d’Orlando, da certo Orlando Arrigoni,106 descritta nell’opera più volte accennata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio", dell’autore Locatelli Gius.e a pagina 141, la cupola piramidale era coperta di rame, di cui si ignora il peso, venne rifatta tale cupola nell’anno 1774, per tale scopo furono provviste quattrocento libbre107 grosse di nuovo stadera di Bergamo, e [91] furono spese £

106 Una delle torri - l'altra era quella del Pianchello/Reggetto e la terza era quella che sorgeva in località Torre e vigilava dall'alto sul paese - che Vedeseta si era data tra due/trecento quando anche in Valle divampò e a lungo perdurò la lotta tra Guelfi e Ghibellini con divisione tra le famiglie e le comunità (Pizzino con le altre frazioni di Taleggio guelfe, Vedeseta ghibellina) che prefigura quella politica che sarebbe arrivata nel 1400 con la conquista veneziana del territorio di Bergamo. Sulla Torre d’Orlando, e sulla sua distruzione, vedi anche alla pag. 131 del manoscritto107 La libbra è una antica unità di peso, di valore variabile, a seconda dei tempi dei luoghi, compresi fra 330 e 550 g. Usata dai romani è rimasta praticamente in vigore fino all'introduzione del sistema metrico-decimale, in epoca napoleonica.

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591,11 soldi di Milano, nel rimettere di nuovo il legname occorrente, e relativa copertura di lastre di rame colla vernice e ferri bisognevoli, venne speso £ 1390 moneta di Bergamo, colla fusione del vecchio rame, e del nuovo insieme già provvisto, per formare nuove lastre, in tutto ammontarono alla somma di milanesi £ 1510, pari a italiane £ 1011,70 della moneta d’oggi, questo rame venne levato e venduto nel 1809 per soddisfare in parte al debito incontrato nella fabbrica della nuova Chiesa, e fu sostituito il tetto a piode conservando la sua primitiva forma piramidale, le finestre del campanile sono terminate da archi semiovali.Vi furono prima collocate due campanaccie di sgradevole suono, queste furono rifuse nell’anno 1752 e con nuovo metallo venne costrutto un nuovo concerto di tre nuove campane che non riescirono disgradevoli, e ricollocate sulla torre dello stesso campanile e servirono mirabilmente per oltre settant’anni, finché nell’anno 1825, come è tradizione dei vecchi del paese, furono levate e venne provvisto dalla Ditta Bizzozzero di Varese nella provincia di Como, un nuovo concerto di cinque campane, che suonano meravigliosamente bene, e credesi sia il primo concerto di cinque campane che siasi introdotto in questa Vallata. Se la torre del campanile fosse disgiunta dal vicino monte, il suono delle campane potrebbesi sentire anche nelle frazioni. Orologio[92] Nell’anno 1751 venne posto sulla torre del campanile l'orologio lasciato alla comunità dal fu reverendo sig.r Parroco D. Giov. Pietro Locatelli, il quale venne poi fatto rifare e ingrandire dal fu Rev. D. Teodoro Arrigoni Ruschetti, il quale di tutta la spesa fece un grazioso dono alla comunità con suo testamento in data del giorno 21 marzo 1757 in atti del fu D.r Antonio Arrigoni Notaio (V. Mem. Gior. M.a Arr.i), desso orologio come era in quei tempi costume in Italia, era all’italiana contando le ventiquattro ore all’Ave Maria della sera, e servì per più di cento anni, finché nell’anno 1869 venne cambiato a spese del Comune, e messovi un altro nuovo secondo l’odierno costume detto europeo.

Casa parrocchialeCasa parrocchiale e prebenda. - Dal lato orientale di ingresso della Chiesa, vi è la casa di abitazione del Parroco, stata ampliata nel 1710 dalle largizioni del più volte nominato Parroco Giov.i Pietro Locatelli: essa è composta di otto stanze oltre la cantina sotterranea, e ha alla sommità del tetto su analogo capitello una campanella collocatavi dallo stesso benefattore, coll’obbligo al Parroco pro tempore, di dare con essa un segno ad un’ora circa di notte, acciò con questo i fedeli recitino alcune orazioni in suffragio dei trapassati, con la ricognizione per tale incomodo del frutto di un piccolo capitale. Ora l’interesse di questo capitale, da molti anni non è più pagato al Parroco, sebbe[93]ne esso mantenga la consuetudine di suonarla. Oltre a questa ha anche un’altra piccola e rustica casa vicina, composta di tre stanze a suo beneplacito, a cui dalla stessa parte le è annesso un orto a favore dello stesso.

Prebenda parrocchialeIl Parroco aveva l’annua entrata di £ 520 moneta di Milano prodotta da prò108

sopra capitali investiti, e pochi tratti di terreno ossia fondi affittati, dandole il governo il compimento alla concorrenza di £ 500 italiane descritte nella prelodata opera "Cen.i ed osser.i sulla Valle Taleggio" (s’intende sotto i cessati Governi

108 Rendita.

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Cisalpino ecc.). Aveva diversi altri emolumenti, come un fasso di fieno,109 che ogni famiglia possidente doveva dargli per la recita del passio, così pure di legna per cadauno ogni anno, tali pendenze sono in vigore anche oggidì, di più gli incerti di stola nera e bianca, benedizioni natalizie, per cui in tutto le si poteva aggiungere la somma di £ 450, oltre a varie messe ed uffici da requiem, e l’adempimento di varii legati perpetui, con un numero di messe per una somma annua, a suffragio delle anime purganti, lasciati da più testatori, sicché l’annua entrata saliva alla complessiva somma di £ 1700 di Milano pari a ital. £ 1133 compresi gli oneri ed incombenze solite al ministero dei Parroci, quivi anche più pesanti a cagione dei caseggiati dispersi e lontani dal centro; aveva inoltre dalla parte di sera, due tratti di terreno di ragione del luogo pio della Missione, ma lasciati dal benefattore a comodo dei suoi successori, con tenue annua corrisponsione di minor somma d’affitto del pro[94]prio valore intrinseco, questi due tratti di terreno subirono poi la stessa sorte di altri pii Legati lasciati da pii benefattori per funzioni di culto ecc. furono indebitamente venduti e acquistati da avidi speculatori, che devolsero il frutto a loro esclusivo profitto. Il Beneficio parrocchiale oggidì dà il reddito nitido depurato da tutte le tasse di cui è colpito ital.e £ 800.

109 Costumanza durata fino alle soglie degli anni sessanta del secolo appena trascorso.

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[94]

Capitolo VI

Cappellanie erette in progresso di tempoloro dotazione, e soppressione avvenuta

ed altre pie istituzioni erette

Vennero erette nei tempi andati ben cinque Cappellanie in questa Parrocchia, due delle quali nella contrada centrale, e le altre tre nelle rispettive frazioni di Avolasio, Regetto, e Lavina. Principiando la relativa descrizione da quelle istituite nel centro, sono le seguenti:

Cappellania Ruschetti (soppresa 110)La Cappellania Arrigoni-Ruschetti lasciata dal fu Rev. D. Benedetto Arrigoni della famiglia soprannominata dei Ruschetti della frazione della Lavina, colla riserva dell’ius patronato e dell’amministrazione di essa, ai discendenti collaterali di sua famiglia come dal suo testamento di cui ignorasi la data, in Atti credesi del sullodato Notaio Antonio Ar[95]rigoni: dessa Cappellania consisteva in n. 208 messe annue coll’onorario di £ 400 moneta di Milano al Cappellano e colla corrisponsione di £ 40 alla Chiesa in compenso della cera e mobili che le forniva all’adempimento di essa, tale atuazione avvenne nell’anno 1752, queste n. 208 messe erano ripartite in n. 4 alla settimana da celebrarsi nella Chiesa parrocchiale. Per detta somma il sullodato Sacerdote testatore assegnò dei fondi stabili di sua proprietà. È ignoto però fino a quale anno fosse letteralmente eseguito l’adempimento di essa Cappellania, solo si sa che in forza della Legge 15 Agosto 1867, ne venne in effetto l’incameramento delle Cappellanie e Beneficii, venne questa Cappellania in possesso del Demanio coi relativi documenti, e con quanto era di pertinenza. Ciò avvenne nell’anno 1868, o 69 che sia, senza che alcuno siasi procurato di ricuperarla e salvarla.

(Soppressa) La Cappellania Arrigoni della famiglia soprannominata degli Arrighi venne istituita nel già descritto Oratorio dedicato a S. Giov. Battista, allora di sua ragione, e proprietà in forza del testamento del fu Giov.i Battista Arrigoni, sotto la data del giorno 17 di marzo del 1718, in Atti di Antonio Bonifacio Senepa Notaio capitolino di Roma, col quale ordinò che fosse eretto l’Oratorio anzidetto, si[96]tuato sopra l’ancona dell’altare, sotto di essa indicazione vi è scritto in

110 "Soppressa".

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lingua latina ”Non surrexit Maior Ioannes Baptista”111 sul davanti dei pilastri del coro vedesi a destra di essa un’iscrizione latina scolpita su di una lapide marmorea contornata da relativa cornice in stucco, la quale ricorda la esclusiva proprietà di essa famiglia sull’Oratorio stesso, ed a sinistra lo stemma gentilizio della famiglia Arrigoni, il quale vedesi anche sopra la porta principale di esso Oratorio incisa in marmo.Da tale indicazione dell’anno, sembra che l’erezione di esso Oratorio sia come consta dall’indicazione dell’anno di sua erezione scritta sul capostipite, avvenuta negli ultimi anni di vita del pio testatore il quale nel suo codicillo riservò il diritto di proprietà ai suoi discendenti, stabilendo che il chierico più vicino di sangue dei suoi eredi e discendenti fosse investito di essa Cappellania a preferenza del più lontano, l’entrata di essa derivava dal prodotto di altrettanti fondi stabili assegnati a ciò dal medesimo fondatore, coll’onere della celebrazione di n. 278 messe all’anno compresa la festiva per comodo del popolo che veniva celebrata nello stesso Oratorio, da tale entrata depurata dall’estimo, prelevato l’onorario al rispettivo investito, il rimanente veniva impiegato per la provvista del necessario all’Oratorio stesso, e per la manutenzione dei relativi alberghi.All’epoca della soppressione della Cappellania, che fu negli anni 1867-68-69, questa venne rivendicata dall’ultimo inves[97]tito che fu il Rev. D. Silvestro della medesima famiglia, e discendente del prelodato fondatore, morto ai 23 di febbraio dell’anno 1877, a suo tempo pagò la tassa in ragione del 30% al Governo sul patrimonio di essa, e ne tenne l’amministrazione fino alla sua morte.Con suo testamento di cui ignorasi la data certa, nominò erede assoluto il suo nipote ex fratre Giov. Battista, di tutto il suo patrimonio, compreso anche quello inerente alla Cappellania stessa, non escluso il suindicato Oratorio vicino alla Parrocchiale. Ma sgraziatamente questi invece di consegnare il Beneficio stesso col suo patrimonio, e relativa amministrazione nelle mani del Parroco e della Fabbriceria, acciò fosse ulteriormente provveduto per il suo relativo adempimento, a suffragio dei pii benefattori e per il bene della Parrocchia, sciupò il tutto che riguardava la prelodata Cappellania, e mise in vendita anche l’Oratorio, a tale effetto cominciò le trattative con uno del paese, ma queste furono tosto troncate mercè lo zelo e la premura dell’attuale Parroco D. Carlo Artusi, questi di concerto colla locale Fabbriceria ne fece immediatamente l’acquisto, comprendendo anche il roccolo situato sul colle denominato la Sella per la somma complessiva di £ 1000, cioè £ 700 il d.to roccolo, e £ 300 l’Oratorio, che somma ancora la surriferita cifra di £ 1000 che furono consegnate alla ven.da Curia Arcivescovile di Milano, come da Atto in data del giorno [98] (…) 1882. n. (...) a rogito Baronchelli D.r Cesare Notaio residente in Zogno,112

gravita inoltre una regolare ipoteca sui fondi Salguggia, e Prato dell’Esino sopra Prato Caraviglio, già di ragione del prelodato beneficio, e sopra una casa situata nella contrada centrale, lasciata dal fu Rev. D. Pietro Arrigoni, per l’abitazione di un coadiutore, ora venduta dal prenominato Arrigoni Battista a certo Vitari Pietro del Reggetto.

(Soppressa)La Cappellania di Avolasio. - Fra le Cappellanie istituite nelle frazioni della Parrocchia, annoverasi in primo luogo quella di Avolasio, di cui si ignora il nome del fondatore, che la istituì con suo testamento di cui non è nota la data, né il nome del Notaio che lo stese, essa aveva l’annua entrata di £ 294 moneta di

111 "Non si vide alcuno più grande di Giovanni Battista".112 Giorno e mese e numero di repertorio assenti nel manoscritto.

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Milano, la quale corrispondevasi a quel Cappellano essendosi investito del ius patronato della medesima Cappellania nell’anno 1770 il Rev. Sacerdote D. Paolo Arrigoni della famiglia dei Gallina, questi ne assunse l’amministrazione di essa, senza che né il Parroco, né la Fabbriceria se ne ingerissero di essa, sol che dopo la di lui morte la quale avvenne ai 19 di ottobre dell’anno 1820. Con suo testamento in data 29 maggio 1819, fra le varie elargizioni sopracitate, estese anche a questo Oratorio, a pro degli abitanti della contrada di Avolasio, colla disposizione [99] di un capitale di £ 5000 moneta di Milano, pari alla valuta di italiane £ 3333,33, il cui prodotto annuo in perpetuo di £ 250 venisse assegnato in aumento al Cappellano coll’obbligo preciso di fare la scuola ai fanciulli di quella contrada113

negli elementi del leggere, scrivere, e dei conti, oltre alla voluta celebrazione di messe n. 40 annue in suffragio dell’anima sua e dei fedeli defunti, dispose di più in legato l’entrata di un anno già maturata a suo prò, acciò vieppiù fosse facilitato il rinvenimento di un Sacerdote, quale in tal modo si poteva pagare anche anticipatamente, avendo avuto sempre l’anno di scorta, sicché l’Oratorio aveva l’annua totale rendita di £ 604, delle quali pagato il Cappellano per gli enunciati disimpegni, e per la celebrazione di messe n. 154, il rimanente s’impiegò nella manutenzione e riparazione degli alberghi relativi. In seguito alla surriferita disposizione testamentaria del sullodato D. Paolo Arrigoni per l’aumento dell’entrata di tale Beneficio, venne interinalmente coperto, e adempito da varii sacerdoti fino all’anno 1864, o 65, indi questa Cappellania subì la stessa sorte della sullodata Cappellania Arrigoni Ruschetti negli anni 1868 e 69, e andò in possesso del Demanio, e gli stabili messi all’asta, e comprati da altri.

Susiste [sic!]. Paga la Fabbriceria al Parroco 1. Per la festa di S. Antonio. 2. Per 12 messe a £ 1.50 c.aCappellania del Regetto. - Di questa Cappellania [100] è affatto ignota l’epoca della sua erezione, e il nome del pio benefattore che con suo testamento la istituì, neppure la data di esso, solo è noto che fu disposto il capitale di £ 6200, di Milano, questo diede l’annuo prò di £ 310 le quali venivano impiegate nella celebrazione di n. 12 messe fondiarie, e di tutte le festive fra l’anno, il rimanente era erogato per la manutenzione dell’Oratorio stesso, e per la provvista della cera, l’olio, ed altri occorrenti oggetti.Gli oneri di questa Cappellania è noto che vennero adempiti, si sa che furono disimpegnati fino a poco oltre l’anno 1850, al 1899 e in avanti.114

Sussiste in N. 84 messe pagate dalla FabbriceriaCappellania della Lavina. - Da pii benefattori di cui si ignora il nome, e l’epoca, venne disposto a favore di questo Oratorio la somma di £ 7053 di Milano, pari a italiane £ 4702 di capitale più diversi fondi situati in varie parti tra cui formava con l’interesse di detta somma, e gli affitti dei fondi stessi la complesiva annua entrata di £ (……).115 Con essa venne pagato il Cappellano, e il rimanente veniva erogato nella manutenzione dell’Oratorio, dei paramenti, ed altre occorrenze, come pure per la manutenzione e riparazione degli alberghi, da questo sopravvanzo ottemperato quanto sopra, veniva prelevato annualmente £ 10, per sussidio della Chiesa Parrocchiale, e di quella di S. Bartolomeo. Aveva pure

113 Difficile dire se si tratti, in assoluto, della prima scuola costituita in territorio di Vedeseta per avviare i bambini al leggere e allo scrivere o se Avolasio - la frazione più lontana dal centro - venga in quel momento dotata, grazie alla sensibilità e al lascito di un sacerdote, di qualcosa di cui i ragazzi di Vedeseta potevano già usufruire da tempo.114 Aggiunta di mano di don Artusi.115 Vuoto nel manoscritto.

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questo Oratorio alcuni legati di messe e vespri da [101] cantarsi dal Parroco la sera antecedente alla festa in onore di Maria SS.ma col corrispettivo di £ 5, e per le altre messe di cui è ignoto il numero rispettivo, e la somma corrispondente a ciò destinata già lasciate da un benefattore della contrada stessa, ma già da molti anni, prima dell’anno 1820 questi legati rimasero inadempiti negandosi il relativo pagamento dai possessori e discendenti del benefico testatore.Il Cappellano aveva l’obbligo della celebrazione di n. 84 messe tra festive e di divozione durante l’anno, su questo Legato esiste un annuo indulto, o meglio questo Legato di n. 84 messe suddescritte è ora ridotto a n. 33 messe colla elemosina di £ 2,50 cadauna, e attesa la tenuità della congrua parrocchiale in cui ora è ridotta, desso è ora unito al Beneficio parrocchiale coll’obbligo per il Parroco pro tempore di celebrarle nella Chiesa parrocchiale annualmente come dalle Dispenze [sic!] anteriori della ven.da Curia arcivescovile, e di quella in data del giorno 8 Aprile 1896 n. (....)116 recentemente emanata.Queste Cappellanie a riserva della prenominata degli Arrigoni-Arrighi, vennero coinvolte nella famosa Legge sulla conversione dei benefici ecclesiastici del 15 agosto 1867, ed andarono in possesso del Demanio, né più si pensò per il loro adempimento, già da molto tempo prima [102] sia per negligenza dei patroni di queste Cappellanie, come anche della Fabbriceria che ne aveva l’amministrazione.Il Sacerdote D. Pietro Arrigoni-Arrighi nativo di Vedeseta, ultimo investito di questa Cappellania della Lavina, che una volta era Parroco alla Colmine, con suo testamento in data dell’anno 1850 circa, dispose un legato a favore dell’Oratorio della Lavina di n. 80 messe colla elemosina della Diocesi allora vigente in £ 1 cadauna, credesi sia praticato per varii anni, ma poi rimase pressoché inadempito finché circa l’anno 1880 fu totalmente consumato insieme alla Cappellania Arrigoni-Arrighi così miseramente.Molti altri legati vennero istituiti da altri pii benefattori sia a prò della Chiesa parrocchiale, come anche dei rispettivi Oratorii della Parrocchia, i quali largamente e sì bene contribuirono a maggior suffragio sia dei benefattori stessi, e dei loro rispettivi defunti, come anche per il maggior vantaggio spirituale della Parrocchia, e questi salirono alla cifra complessiva di £ 28000 circa di capitale al corso odierno. Ma disgraziatamente queste pie istituzioni vennero consumate sventuratamente nel tempo approssimativamente della sullodata soppressione dei benefici ecclesiastici, da persone facenti allora parte delle patrie amministrazioni, e specie della Chiesa, e tradirono assolutamente al loro mandato, ed [103] alla fiducia della popolazione intiera.117 Se fino ad oggi giorno questi legati col loro rispettivo patrimonio fossero stati conservati, avrebbero reso un gran bene della Parrocchia coll’istituzione di una coadiutoria a maggior vantaggio della popolazione, e ad aiuto e sollievo del Parroco nelle cure pastorali.

Predicazione quadragesimale a S. Bart. in £ 80Nell’anno 1682 da diversi divoti venne formato un fondo per l’annua quaresimale predicazione nella Chiesa di S. Bartolomeo, di tre giorni alla settimana, consistente in lire mille trecento ottanta moneta di Milano di capitale, oltre un annuo legato di £ 24 pure di Milano, fatto dal fu Don Bartolomeo Arrigoni-Ruschetti che ne fu il promotore. In quel tempo il Parroco delle Chiese di S.

116 Manca l'indicazione del numero.117 L'estensore di questa parte del Chronicus, o l'ispiratore don Artusi, oltre a far trasparire tutta l'avversione nei confronti dell'incameramento dei beni ecclesiastici adottato dal fresco Stato unitario con leggi del 1866 e 1867, sembrerebbero avere nel mirino qualche personaggio "eminente" ben preciso che a noi non è dato di conoscere.

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Bartolomeo e S. Antonio, essendo il pulpito dotato della somma capitale di £ 1860 moneta di Milano, pari ad ital.e £ 1240, eleggeva di suo piacere e aggradimento tanto sia dei sacerdoti regolari che secolari come gli tornava bene, e per lo più erano alternativamente i Cappuccini di Pescarenico, e i Francescani di Castello sopra Lecco, essendo l’annuo reddito di £ 93 pure di Milano, compreso il legato di £ 24 annue di casa Ruschetti, lasciato dal fu sullodato Rev. Don Bartolomeo Arrigoni il Seniore, del quale legato poi i di lui eredi se ne furono affrancati, avendo ceduto un capitale già dato a mutuo a certo Giov. Antonio Arrigoni detto Polacco118 di Avolasio, ora [104] tale capitale è elevato alla somma di ital.e £ 1600, ed è investito in un certificato di rendita nominativa in ragione del 5%, e dà l’annuo interesse di £ 80, che si paga al predicatore appena terminato il suo corso di predicazione.

Susiste ancora una somma a tale scopo che è in Cart. del D. P.119 in mano alla Fabb.aAltra pia istituzione venne eretta dalla pietà, e dallo zelo del più volte sullodato Parroco Giov. Pietro Locatelli, [a] maggior gloria di Dio, e a salute delle anime di questa Parrocchia, dopo di aver fatto le opere di ristauro, ed ampliamento a suo luogo notate, e in parte dal popolo di Vedeseta, concorse da sé solo con somme considerevoli, ed istituì anche del proprio una sacra triennale missione, da farsi nel mese di settembre in detta Chiesa di S. Bartolomeo, a salute delle anime col prevalersi degli Oblati di Rho, o di altri soggetti di merito, riservata la direzione ed amministrazione al Parroco pro tempore, e ai reggenti della Comunità, ed in caso di discrepanza fra essi, sotto la direzione dell’Arcivescovo di Milano. Avendo per tale pia opera assegnato in perpetuo varii piccoli fondi, case, e capitali per il valore complessivo di £ 1480 moneta di Milano, coll’annuo interesse di £ 74, che ogni tre anni sommava a £ 222, tale somma serviva a suplemento per le occorribili spese di dette Missioni, e dei missionari, con intenzione anche di praticare dopo di esse i santi esercizii a vantag[105]gio dei RR.di sacerdoti della Valle, veramente una sì santa istituzione e sì necessaria, benché non ritenuta poi bisognevole, non venne mai praticata, né meno fu vista praticare dall’autore dell’opera inedita sullodata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio" benché nativo della Parrocchia.Inoltre questo pio e religioso Parroco lasciò un capitale il cui frutto fosse erogato per la corrisponsione negli uffizii da requiem di dare ai RR.di Sacerdoti che intervenissero a tali uffici nella Chiesa di S. Bartolomeo, in più della consueta elemosina, il piccolo contributo di soldi 2,6 danari di Milano a cadauno Sacerdote, acciò pregasse riposo all’anima sua in perpetuo, e ciò da farsi sopra il sepolcro scavato a sue spese, e decentemente costruito ai piedi del coro servito a conservare le sue ceneri, e quelle dei suoi successori e Parrochi del Comune di Vedeseta, ciò si pratica anche oggidì allorquando si celebra ufficio in essa Chiesa, specialmente nell’ultimo giorno dell’ottava dei morti, e nel giorno di mercoledì della terza settimana di quaresima allorché vi si celebra l’ufficio generale per tutti i defunti della Parrocchia, e per quelli ivi sepolti coll’intervento dei RR.di sacerdoti della Valle, e l’oratore quaresimale qualunque esso sia.A compimento di questo capitolo, si aggiunge ai [106] sopradescritti legati il seguente di recente data, il quale venne istituito nell’anno 1889, per disposizione formale dei fratelli sacerdoti Locatelli D. Piero Parroco di Cremeno e D. Carlo Parroco di Peghera, a suffragio delle loro proprie anime e di quelle dei loro

118 Si potrebbe anche leggere Polano.119 Cartelle del Deposito Pubblico.

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defunti di famiglia, consistente in n. 80 messe all’anno a favore dell’Oratorio della Lavina, e queste da adempirsi in perpetuo, dal coadiutore della Parrocchia, o in sua mancanza dal Parroco locale pro tempore, come vedrassi nella parte terza seguente, il capitale relativo venne investito in titoli di rendita al portatore, come emerge da relativo promemoria-documento; queste cartelle sono depositate presso la ven.da Curia Vescovile di Bergamo perché più vicina, la quale si assume l’esazione semestrale, e l’amministrazione di esso è riservata esclusivamente al R.do Parroco locale pro tempore di Vedeseta colla elemosina di £ 2 cad.a messa.

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[107]Capitolo VII

Elenco dei RR.di Sacerdoti nativi dellaParrocchia di Vedeseta e manzioni120 da loro esercitate

in Diocesi e fuori

Dei sacerdoti nativi della Parrocchia di Vedeseta ritienesi ce ne siano stati anteriormente all’anno 1600, ma di questi non si ha veruna notizia. Secondo il prof.r Bartolomeo Villa di S. Pellegrino in Valle Brembana, che in questi ultimi anni esercitò le funzioni di Delegato scolastico in questo Mandamento di Zogno, poi esonerato da tali funzioni, si trasferì nella sua qualità di professore a Monza, si ignora presso quale Istituto, nella sua operetta intitolata: "La Valle Brembana, con Taleggio, Serina, ed Imagna" sarebbero da notarsi in primo luogo quattro prelati tutti della famiglia degli Arrigoni, di cui due si ha notizia certa della morte, e degli altri due non si ha che il nome e il grado prelatizio da loro portato senz’altra notizia. Il primo di questi vuolsi sia nato nella contrada della Lavina, ed è:Monsignor Iacopo (secondo l’espressione degli antichi scrittori) o Giacomo Arrigoni figlio del Conte Giacomo di Ve[108]deseta, nacque sul principio121 del secolo XIV, e studiosissimo abbracciò la carriera ecclesiastica. Portossi a compiere la sua istruzione in Francia, ed entrato nell’ordine dei Domenicani attese con amore alla predicazione acquistandosi ben presto nome di valente oratore. Fu maestro del sacro palazzo in Roma, e presenziò i Concilii di Pisa nel 1409, e di Costanza nel 1414, favorendo le parti di Papa Alessandro V, contribuendo non poco colla sua facondia e dottrina perché fosse condannata l’eresia di Giovanni Hus e Gerolamo Praga.122 Da Ermanno Harolt furono pubblicate molte orazioni dette dal nostro Giacomo, in occasione specialmente di tali Concilii. Alla vasta cognizione dottrinale, accoppiava le più belle virtù dell’animo, e Papa Gregorio XII seppe apprezzarle nominandolo Vescovo di Lodi, nell’anno 1407, dove venne accolto fra gli entusiasmi di quella popolazione. Successo al Pontificato Gregorio XIII, volle onorare l’Arrigoni visitandolo in persona e seco convivendo per oltre due mesi. Martino V lo trasferì a Trieste nel 1427, indi ad Urbino dove morì il 12 settembre 1435 morì fra l’universale compianto. Gli furono fatti solenni funerali, ed il suo corpo fu sepolto in quella Chiesa.Pompeo Arrigoni fu Cardinale Arcivescovo di Benevento, e morì a Napoli nel 1616.Vincenzo Arrigoni fu Vescovo a Dalmazia.[109] Alessandro Arrigoni fu Vescovo di Mantova.Di questi due ultimi si ignora l’epoca della loro nascita se qui in paese o dove, quella della loro promozione al Vescovato, e della loro morte.

120 Mansioni.121 Più probabile nella seconda metà, almeno stando alla data di morte.122 Girolamo da Praga.

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Eustachio Locatelli, che il prefato prof.r Villa asserisce essere nato a Bologna da padre vallimagnino, si ritiene secondo altri scrittori nativo di Vedeseta, fu confessore di S. Pio V, poi Vescovo di Reggio nell’Emilia. Morì il 6 ottobre 1575 a 57 anni di età, il suo ritratto in tela di grandezza naturale, trovasi nella casa parrocchiale di Peghera sebbene quasi consumato per vetustà.I Sacerdoti nati in Parrocchia di Vedeseta dall’anno 1600 in poi sono i seguenti:1. Il Rev. D. Bartolomeo Arrigoni della famiglia dei sopranominati Ruschetti abitanti nella frazione della Lavina, credesi fosse il primo Cappellano in Parrocchia, e perciò venne detto il Seniore, si rese benemerito in patria per alcune beneficenze,123 come è notato a suo luogo nel precedente Capitolo, e lasciò memoria di sé, si ignora l’anno della sua morte.2. Il Rev. D. Benedetto Arrigoni della stessa famiglia dei Ruschetti, che ritienesi stato anch’egli Cappellano in Parrocchia, si rese benefattore della patria lasciando una Cappellania coll’onere di n. 4 messe per cadauna [110] settimana da celebrarsi nella Chiesa parrocchiale, riservando l’ius patronato e l’amministrazione ai suoi discendenti, s’ignora l’anno della sua morte.3. Il Rev. D. Teodoro Arrigoni della medesima sullodata famiglia dei Ruschetti non si sa se fu Cappellano coadiutore in Parrocchia o dove, come è notato a suo luogo, fece fare a sue spese l’orologio del campanile della Parrocchia e anche di questo si ignora l’anno in cui morì.4. Il Rev. D. Pietro Locatelli della famiglia dei Bonetti della contrada della Lavina frazione della Parrocchia, fu prima Cappellano per ben ventiquattro anni nell’Oratorio di Salzana nella Parrocchia di Pizzino, poi per quattro anni a Maggio allora frazione della Parrocchia di Cremeno in Valsassina, indi fu eletto Parroco in Vedeseta come dal relativo verbale in data del giorno 28 aprile dell’anno 1795, e morì il 24 di marzo dell’anno 1808.5. Il Rev. D. Paolo Arrigoni della famiglia dei Gallina, fu eletto Cappellano di Avolasio da quell’ius patronato nell’anno 1770, come è notato nel capitolo precedente, lasciò un legato a complemento di quel beneficio coll’obbligo della scuola per l’istruzione dei fanciulli nei primi rudimenti del leggere e scrivere, oltre altre beneficienze, e morì nell’anno 1820.6. Il Rev. D. Antonio Arrigoni della famiglia degli [111] Arrighi, fu Parroco di Vedeseta per ben diciotto anni poi fu traslocato alla Parrocchia di Buccinigo nel piano d’Erba e morì in patria nell’agosto dell’anno 1874.7. Il Rev. D. Giov. Battista Arrigoni della stessa famiglia degli Arrighi, si ignora ove fosse prima coad.e o Parroco poi fu eletto Prevosto e Vicario foraneo a Perledo sul lago di Como, ove morì nell’anno 1840.8. Il Rev. D. Pietro Arrigoni della medesima sullodata famiglia degli Arrighi, sebbene in linea collaterale coi suddetti due fu Parroco alla Colmine, poi si ritirò in patria, supplendo in ultimo alla Cappellania della Lavina, e morì nell’anno 1850.9. Il Rev. D. Carlo Locatelli della famiglia dei Tesorér s’ignora se fu Cappellano in patria o dove e qual’altra manzione coprì, se in Diocesi o fuori, e morì in Sedrina Diocesi di Bergamo nell’anno 1850.10. Il Rev. D. Francesco Arrigoni della stessa famiglia dei Gallina in linea discendente del primo sopranotato, fu Parroco a Lissone presso Monza, ove morì nell’anno 1867.11. Il Rev. D. Silvestro Arrigoni della sullodata famiglia degli Arrighi, in linea collaterale e discendente dei primi due, fu ordinato Sacerdote a Milano nell’anno 1824, fu Parroco alla Colmine, poi si ritirò in patria, adempiendo al suo beneficio,

123 Beneficenze.

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di cui ne fu investito e morì in età [112] di settantasette anni nel mese di febbraio dell’anno 1877.12. Il Rev. D. Giovanni Pietro Locatelli della famiglia dei Bonetti della contrada della Lavina, in linea discendente del primo sullodato, venne ordinato Sacerdote a Lodi, dal Vescovo Monsig.r Benaglio nell’anno 1840, fu prima Cappellano in Avolasio per otto anni, in questo periodo specialmente in primavera dell’anno 1847, serpeggiando la febbre tifoidea, assisté lui solo ventiquattro persone che passarono a miglior vita, senza quelle che guarirono, da ultimo affetto egli stesso che poi guarì e tosto cessò il male, indi fu vicario spirituale a Bassano nella Pieve di Luino sul lago Maggiore, fu Parroco a Buggiolo Pieve di Porlezza sul lago di Lugano, poi a Cremeno in Valsassina, ove morì ai 7 di dicembre dell’anno 1888, in età di 72 anni.13. Il Rev. D. Carlo Locatelli della stessa famiglia dei Bonetti, fratello del precedente, fu ordinato Sacerdote a Bergamo dal Vescovo Monsig.r Morlacchi nell’anno 1847, o 48, in tutto il restante della sua vita sacerdotale rimase sempre su quella Diocesi, fu coadiutore a S. Bernardino in Valle Imagna, poi in Peghera, ivi venne eletto Parroco nell’anno 1854, e vi risiedette per oltre trentacinque anni, e morì nel giorno 12 agosto dell’anno 1889 in età d’anni 64.14. Il Rev. D. Francesco Locatelli della famiglia [113] stessa dei Tesorer nipote del sullodato D. Carlo, fu ordinato Sacerdote a Milano nell’anno 1852, fu prima coadiutore a S. Maria del Monte sopra Varese, poi a Castiglione Milanese, indi Parroco a Cairate nella Pieve di Busto Arsizio, ora vivente._____________________________________Nota = Per dimenticanza venne omesso altro Sacerdote della famiglia dei Gallina di Cantel’alto,124 che fu il Rev. D. Francesco Arrigoni Parroco di Laorca sop. Lecco, morto nell’anno 1872 ivi.

124 Di questo casato Arrigoni, che non solo la tradizione orale ma anche Atti notarili quattrocenteschi danno, senza ombra di dubbio, insediato alla Lavina, almeno con un ramo che al soprannome "Galina" aggiungeva "degli Orsi" ("dicte Galine de Ursis de la Lavina", Atto di Bernardino q. Costanzo Salvioni di Sottochiesa) apprendiamo dal Chronicus una loro presenza anche in frazione Avolasio, che, d'altra parte, nello Stato d'anime del 1568, in Atti della Visita... di A. Arrigoni , risulta pressoché abitato in esclusiva da famiglie con quel cognome. Stando a questa nota, almeno con un ramo gli Arrigoni Galina erano addirittura stanziati a Cantel alto (Cantél ólt), località alpestre sopra Prato Giugno a 1250 m e ora da tempo proprietà Locatelli Rosa.

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[113]

Capitolo VIII

Visita pastorale fatta da Sua Eminenzail Cardinale Andrea Carlo Ferrari

Arcivescovo di Milano, consacrazione dellaChiesa parrocchiale e principali

sue prescrizioni

1896. 21 giugno: Parroco D. Carlo ArtusiCome si è notato nel capitolo IV sulle visite pastorali degli Arcivescovi, e loro delegati, dall’anno 1751 allorquando venne fatta dal sullodato monsig.r Felice D’Adda canonico della Metropolitana di Milano, quale convisitatore e delegato dal Cardinale Pozzobonelli allora Arcivescovo di Milano, fino all’anno 1896, passarono centoquarantacinque anni senza che verun’altra visita pastorale fosse fatta dagli Arcivescovi successori al prenominato Pozzobonelli, e da allora in poi, sia perché da quell’anno a poco avvenne, per la mutazione dei Dominii, la separazione delle quattro Parrocchie del[114]la Val Taleggio, denominate Pizzino, Sottochiesa, Olda e Peghera, con quelle della Valle d’Averara, e Valtorta e quelle della Valle S. Martino dalla Diocesi di Milano mettendosi nella giurisdizione di quella di Bergamo, ritenendo tuttavia il rito ambrosiano, ciò seguì nell’anno 1788, (V. "Vicende della Brianza" di I. Cantù, ed altri autori) restando sola Vedeseta in questa Valle dipendente dalla Diocesi di Milano, e dalla Pieve di Primaluna, sia perché trovandosi questa Parrocchia lontana da quelle della Valsassina, e quindi lungo il viaggio varcando la montagna della Colmine, considerata anche l’età piuttosto avanzata di questi personaggi, non sentironsi in grado di accedervi intraprendendo il viaggio fino a questo punto. In questo lasso di tempo passarono in questo paese parecchie generazioni in mezzo a diverse vicende, senza che a lor fosse dato di vedere in ogni quando le amate sembianze dell’illustre Pastore della Diocesi, a venire visitando personalmente questa Parrocchia, sentirne la faconda di lui parola, e gustare lo splendore di tali funzioni.Sorse alfine l’aurora del giorno in cui doveva essere soddisfatto il desiderio della popolazione di veder venire nella propria terra il pastore della Diocesi. Dopo la morte del compianto Luigi Nazari di Calabiana Arcivescovo di Milano, avvenuta nel giorno 23 ottobre dell’anno 1893, venne eletto dalla Santità di N. S. Papa Leone XIII nel [115] Concistoro del giorno 21 maggio 1894, S. Ecc.za Monsig.r Andrea Ferrari allora Vescovo di Como, nato a Pratopiano in Diocesi di Parma nel giorno 13 di agosto dell’anno 1850 ad Arcivescovo di Milano, nella quale circostanza venne anche elevato all’onore della sacra porpora, fece il solenne ingresso nella città di Milano nel giorno 3 di novembre dello stesso anno, acclamato ed accolto colla più viva esultanza dalla cattolica cittadinanza

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milanese, e dall’Autorità comunale della città, nella sua prima lettera pastorale fra le altre cose espresse il vivo desiderio di visitare ad una ad una tutte le Parrocchie della Diocesi, di vedere e dirigere la sua parola ai fedeli di ogni singola Parrocchia, comunicandoli di sua mano e benedicendoli.Infatti verso il termine della quaresima dell’anno 1895, diramò la lettera pastorale intimando la visita che intendeva fare a tutte le Parrocchie della Diocesi, descrivendo in calce della stessa i punti sui quali doveva formare materia della stessa visita.Nella primavera dell’anno 1896 fra le Pievi da visitare annoverò anche quella di Primaluna, da cui dipende anche questa Parrocchia, a cui aggiunse anche le Parrocchie di Brumano e Morterone benché queste appartengono alla Pieve di Lecco, chiudendo così la visita nelle Parrocchie montuose.Per tale circostanza il Rev. sig.r Parroco attuale di concerto con la rispettabile Fabbriceria fece eseguire le seguenti opere le quali importarono bensì una non lieve spesa.[116] Nella Chiesa Parrocchiale. - Venne fatta dipingere la cantoria e la cassa dell’organo, con ornati e capitelli in rilievo dorati, la cattedra della dottrina, come pure i capitelli delle lesene della Chiesa, fatto rinfrescare e pulire il quadro in tela posto sopra il confessionale di destra entrando, e rindorare la cornice dello stesso rappresentante S. Carlo, e rinfrescare il dipinto sopra il confessionale a sinistra figurante il Crocefisso,125 fu fatta rindorare la corona del padiglione sopra l’altar maggiore, e rinfrescato lo stesso altare, con indoratura delle corniciette, degli ornati e capitelli della tribuna per l’opera del sig.r Bettinelli Giuseppe di Bergamo, che coi suoi operai eseguì il tutto con vera soddisfazione del pubblico. Desiderando approfittare di tale circostanza per far consacrare la Chiesa parrocchiale, come si è notato nel Capit.o IV, fu provvista una nuova lastra di marmo bianco d’un sol pezzo per la mensa dell’altare maggiore, coi relativi pilastri pure di marmo bianco con sfondo in color verde sul davanti, e dato il bianco intorno alle pareti della Chiesa, colla relativa tinta alle lesene e agli spazii di colore un po’ scuretto, e dalla fascia sotto il cornicione fino al piede con relativo zoccolo, di più furono fatti riargentare i candellieri e calici per la Chiesa parr.le, come pure il trono di rame inargentato per collocarvi il SS.mo Sacramento sulla tribuna dell’altare, indorata la portina del tabernacolo dell’altare medesimo, ripulite le portine dei tabernacoli degli alta[117]ri laterali, come pure i candellieri di ottone, e furono provviste le croci di ottone con bracciuoli per le lesene, tali bracciuoli servivano per porvi le candele da accendere durante la cerimonia della consacrazione, come veramente fu fatto giusta le prescrizioni del pontificale romano riguardanti la consacrazione della Chiesa, e si accendono anche nelle funzioni della Via Crucis, ed in altre circostanze solenni.

125 Fu, forse, in quella occasione che vennero coperti i personaggi a mezzo busto posti ai piedi della Croce e raffiguranti il benemerito Parroco Gio. Pietro Locatelli e suo fratello Giorgio Maria, Notaio protoapostolico, della famiglia Pasinetti di Olda. Come già detto in altra nota, i due committenti del quadro sono ritornati alla luce durante il lavoro di ripulitura e di restauro del quadro avvenuto nel 1994/1995.

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Nel piano terreno del campanile venne fatto il pavimento con quadrelli in cotto, e rinnovato il quadrante dell’orologio, a spese dell’amministrazione comunale, e nel cimitero venne posta la croce in mezzo allo stesso, a spese della Fabbriceria, benché doveva spettare a carico del Comune anche questa.Nell’Oratorio di Avolasio. - Vennero rimontati i telai a vetri, fatte le riparazioni al tetto, dato il bianco all’Oratorio stesso, riargentati i candellieri e fatte rimontare le reliquie, i paramenti, e la biancheria, furono dilucidati i candellieri di ottone, e le lampade, il tutto rimesso in ordine, e colorate ambedue le porte maggiore e laterale.Nell’Oratorio del Regetto. - Fatte le opportune riparazioni al tetto, e dato l’imbianco internamente, riargentati i candellieri, rimontate le reliquie, e rimesso il tutto in buon ordine.Nella Chiesa di S. Bartolomeo. - Data la tinta [118] alle porte tanto della Chiesa come anche dell’ospizio e preparato il tutto in buon assetto.Nell’Oratorio della Lavina. - Venne rifatto di nuovo il tetto, e messe le nuove canali, con tubi di latta e ghisa per condurre l’acqua a basso, dato il bianco internamente, colorato il vestiere126 della sagristia, e provvisto un nuovo lavatoio, come anche colorato il confessionale, fatta di nuovo la porta con disegno, a spese di un frazionista della contrada, e messo un nuovo gradino alla medesima, dilucidati i candellieri e il crocefisso di ottone, i candellieri colla croce di rame argentato, e la lampada di rame cesellato furono riargentati credesi nell’anno1882 o 83 che sia, come pure le reliquie furono rimontate e messe in ordine a spese del Rev. D. Carlo Locatelli allora Parroco di Peghera suaccennato, il quale fece eseguire ciò a Bergamo, di più fu riargentato il calice a spese del nipote del sullodato.Preparativi fatti per la circostanza in Parrocchia. - Furono innalzati ben sette archi trionfali rivestiti di verzura con relative apposite iscrizioni analoghe all’occasione, e differenti l’una dall’altra, e premesso un triduo di esercizi spirituali predicati dai RR. PP. Anghinelli e Rè Oblati Missionari di Rho in preparazione alla sacra visita dell’Eminentissimo Arcivescovo, il quale come era preannunziato aveva stabilito di venire in Parrocchia [119] la sera del giorno 21 di giugno, che in quell’anno cadeva appunto nella terza domenica di esso mese. Venne preparato per tale circostanza da un coro di giovani diretti dal locale maestro ed organista defunto Braga Battista un inno popolare d’occasione, da cantare al momento del ricevimento dell’illustre presule sul confine della Parrocchia, nonché l’antifona: “Tu es sacerdos magnus” ecc. musicato dallo stesso, ed altre orazioni, invitati previamente buon numero di sacerdoti, sia della Valle come anche dei vicini paesi, fu stabilito di trovarsi sulla sera di quel giorno, sul ponte della Valle di Bordesiglio, il clero, il popolo e la confraternita del SS.mo Sacramento d’ambo i sessi, col corpo musicale di Zogno, e le fanciulle bianco-vestite, v’intervennero pure la Fabbriceria, e l’egregio sig.r Sindaco, (allora nella persona del sig.r Locatelli Pietro d.o Rosa) colla Giunta municipale. Come era bello vedere ambedue le autorità sì ecclesiastica che civile, di Comune accordo in aspettazione del supremo pastore della Diocesi, a cui siamo figli ossequienti. Era preceduto dal convisitatore Monsig.r D. Carlo Brera canonico ordinario della Metropolitana, finalmente sulle otto ore di sera vedesi comparire su di un poggio la croce vescovile astata, il clero col popolo cominciarono a batter le mani ed esclamare a viva [120] voce: “Viva il nostro pastore, viva l’Eminentissimo Arcivescovo”, indi principiò la banda col suo concerto musicale.

126 Armadio.

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Ricevimento di Sua Eminenza. - Portatosi sul ponte il clero, la Fabbriceria, e l’autorità comunale ad aspettarlo lo ricevettero col massimo ossequio sullo stesso limitare, e tosto i due cori intuonarono l’inno che fu continuato nel ritorno, accompagnato l’Eminentissimo dal Prevosto di Primaluna e da altri sacerdoti, fu immediatamente mossa la processione, in Avolasio prese S. Em. un rinfresco gentilmente offerto dal sullodato sig.r Sindaco, salì a visitare l’Oratorio, dipoi in processione scese alla Parrocchia, giunta la processione alla cappelletta di Salguggia127 situata sulla strada fu ricevuto sotto il baldacchino portato da sei membri del Consiglio comunale, indi cominciò egli stesso il rosario, rispondendo il popolo, arrivata in paese la processione alle 9.30 pomeridiane, fece il giro consueto delle ordinarie processioni, il paese era tutto splendidamente illuminato, entrato in Chiesa la quale era parimenti ben illuminata, fu tosto cantata sull’organo l’antifona: “Tu es sacerdos” ecc., dopo la quale incominciarono le preci d’incominciamento della sacra visita; indi salito l’Eminentissimo il pulpito diresse al popolo un breve ma eloquente discorso, impartendo in ultimo la benedizione papale, poi si mosse di nuovo la processione andando al cimitero che era tutto illuminato, ivi [121] cantate le esequie e l’assoluzione con due analoghe parole d’occasione, si fece ritorno alla Chiesa chiudendo la funzione colla benedizione del SS.mo Sacramento.

Consacrazione 22 giugno 96Consacrazione della Chiesa parrocchiale. - Tale funzione fu stabilita per le ore 5 antimeridiane del mattino seguente giorno 22 stesso mese, avendosi fatto dipingere prima le prescritte croci in rosso per opera degli operai del prelodato sig.r Bettinelli e quanto era necessario all’uopo, all’ora prefissa Sua Eminenza diede principio alla solenne funzione, facendo i tre giri esternamente alla Chiesa, poi entrato di dentro fece le prescritte lettere latine e greche nella croce di cenere detta di S. Andrea, come è prescritto nel pontificale romano, indi andate a prendere le reliquie nel vicino Oratorio, e rientrato in Chiesa, diede principio alla consacrazione dell’altare maggiore deponendovi le reliquie dei Santi Martiri Gervaso e Protaso, nel mezzo della mensa dell’altare stesso, suggellandovele colla calce e con quanto era duopo, indi fece le prescritte unzioni col sacro crisma sulle croci fatte alle lesene della Chiesa.

Vedi a pag. 368. Lapide iscrizioneTale funzione assai bella, e commovente, ed affatto straordinaria in queste alpestri Parrocchie nella essenza ebbe termine sulle ore 9 ant.e e tosto celebrò la santa messa nella quale fece la comunione generale, a cui parteciparono oltre a quattrocento persone, dopo un’ora circa amministrò la S. Cresima ai fanciulli d’ambo i sessi che erano un centinaio circa, essendo stato tre anni prima Monsig.r Tavani Vesco[122]vo titolare di Mindo, il quale l’amministrò a buon numero di questi, essendo gran tempo come si è detto a suo luogo, che non veniva più un Vescovo in Parrocchia, mentre prima si approfittava della venuta di Monsig.r Vescovo di Bergamo nelle vicine Parrocchie di Taleggio, in ogni volta che accadeva.Dietro a questa istituì e benedisse uno stuolo di giovani che formarono la Compagnia di S. Luigi, rivolgendo loro un appropriato discorso spiegando loro

127 Potrebbe esservi qualche dubbio se si tratti della cappelletta situata lungo l’antica mulattiera, tuttora esistente, o, più probabilmente, quella posta sulla strada carreggiabile, demolita quando la sede stradale, passata alla Provincia, venne allargata nei primi anni sessanta del secolo scorso.

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l’importanza e il significato di tale istituzione, alla quale avevano il bene di partecipare, facendo loro conoscere la condotta che dovevano tenere, e i doveri da adempire, rivolgendo poi appropriate parole a tutti gli ascoltanti, chiuse la funzione con la recita dell’Angelus Domini, in questo frattempo mandò Monsig.r Brera a visitare l’Oratorio del Regetto e la Chiesa di S. Bartolomeo, fu omessa quella all’Oratorio della Lavina, che si desiderava fosse compita dall’Eminenza stessa dell’Arcivescovo, ma fu poi supplita nel successivo mese di ottobre dal Rev.mo sig.r Prevosto plebano di Primaluna, sebbene per tale circostanza era parato solennemente.128 Dopo pranzo lo stesso Eminentissimo Arcivescovo compiè la visita alla Chiesa Parrocchiale ed a quanto era di pertinenza della medesima, verso le tre fece la dottrina ai fanciulli d’ambo i sessi, interrogandoli sulle cose essenziali del catechismo, poi impartì al popolo un ultimo sermone nel quale espose le principali prescrizioni che intendeva fare, esponendo varie altre esortazioni, espres[123]se il desiderio di venire un’altra volta quando occorresse una circostanza di portarsi in questa Parrocchia, poi chiuse la funzione colla benedizione del Venerabile,129 e partì alla volta di Fuipiano in Vall’Imagna, scendendo verso la contrada della Lavina per giungere sullo stradale, quivi era atteso per la visita all’Oratorio, ma attesa l’ora alquanto inoltrata disse di non poter accedervi dovendo salire il colle per andare a Fuipiano, gli si fu offerto il prelodato sig.r Sindaco di accompagnarlo prestandogli il cavallo, per cavalcare salendo il colle ossia monte, ciò che l’Em.mo Arcivescovo gradì volentieri la compagnia e l’offerta fattagli dallo stesso, rimunerandolo poi. Sul monte Piazzoli gli furono offerti dei rinfreschi dai mandriani che gradì assai, indi salito il resto del monte diede un’ultima occhiata al paese, venne poscia ricevuto dal popolo di Fuipiano, e dal clero di Vall’Imagna ivi convenuto per la festa titolare di S. Giovanni Battista la quale venne anticipata di due giorni per la circostanza del passaggio dell’Em.mo Arcivescovo, a cui fu stabilito di far benedire la nuova statua del Santo sullodato appena provvista. Sul passo denominato “Il Grassello”, venne offerto a S. Eminenza dal Rev. sig.r Parroco di Gerosa un copioso rinfresco di latte, colla patriarcale scodella di legno,130 ed altro ivi preparato su di un tavolo di pietra appositamente impiantato, tale ricevimento fu decorato dal corpo musicale [124] di S. Giovanni sopra Lecco, ed accompagnato solennemente a Fuipiano, ove benedisse la sullodata statua di S. Giovanni Battista, indi mosse alla volta di Brumano, per la visita, e nel giorno successivo si recò a Morterone chiudendola per questa regione montuosa nel giorno 24 di giugno dello stesso anno.

Iniziate nel 1897 le SS.e 40 orePrescrizioni principali fatte da S. Eminenza l’Arcivescovo - Le prescrizioni che trovò necessario di ordinare in questa Parrocchia sono: 1°. L’istituzione delle SS. 40’ore per il bene delle anime come oggidì si pratica dappertutto in generale, nella Diocesi di Milano e in quasi tutte le altre.

Fatto nel 18992°. La rinnovazione del pavimento della Chiesa parrocchiale che verrà eseguita nel prossimo anno; e l’erezione Scuola della dottrina cristiana: questa fu istituita anche altre volte, ma non fu possibile continuarla, essendo una Parrocchia

128 Si sente un po’ di delusione nella penna del lavinese Giuseppe Locatelli, estensore di questa parte di Chronicus.129 Santissimo.130 Si tratta, con ogni probabilità, della cosiddetta basla, calotta di legno che nella lavorazione degli stracchini serviva per la frantumazione della cagliata.

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dispersa, e non trovansi soggetti adatti che volontieri si assumano l’incarico di insegnare il catechismo in Chiesa, e nella propria rispettiva classe, venne tosto tralasciata tale prescrizione.

IstituzionePer l’istituzione delle SS 40’ore sentendo Sua Emin.za Rev.ma l’Arcivescovo che non vi era fondo di cassa per tale scopo, si degnò nella sua squisita generosità di disporre del proprio peculio la somma di ital.e £ 600 di capitale, la depose presso la Veneranda Curia Arciv.e, questa lo im[125]piegò in titoli di rendita al portatore, il cui interesse dovesse servire a fare il primo passo per questa funzione, pel rimanente ci dovesse contribuire la popolazione col suo obolo, affine di rendere una tale funzione assai bella e decorosa. Infatti per la prima volta a ciò fare vi occorreva anzitutto l’analogo paramento rosso solenne, completo che venne provvisto Il Parroco Carlo Artusi131

dalla Ditta Giacomo Morera di Novara in Piemonte, che fu pagato con la raccolta delle uova della domenica132 che diede in tutto £ 388,00 con questa somma venne pagato tutto il paramento solenne il resto si contribuì colle offerte in generi diversi che furono messi all’asta e il ricavo venne destinato per quest’opera oltre altre private offerte. 3.a dom.a di settembreInterpellati in proposito parecchi capi-famiglia del paese intorno all’epoca da tenersi per tale funzione, se in agosto, o in settembre, venne risposto unanimemente che il tempo più propizio sarebbe stato il mese di settembre, essendoché in tal tempo scendono dai monti i mandriani coi loro armenti e bestiami, fu stabilito di aprirle nel terzo sabbato di detto mese, per continuarle nella domenica, e chiuderle poi sul pomeriggio del lunedì, ma circostanza volle che per l’inaugurazione di tale funzione, richiedeva di dare maggiore solennità, sia per la predicazione come anche per lo scambio nella popolazione a venire alla Chie[126]sa a sentire la parola di Dio, e ad accostarsi ai SS. Sacramenti.Infatti la bella funzione delle SS. 40’ore ebbe principio nel pomeriggio del giorno 18 di settembre, e furono protratte fino al giorno 21, in cui furono chiuse colla solenne processione come appresso sarà accennato.La predicazione venne fatta dal M. R. sig.r D. Pietro Locatelli Parroco di Gerosa, che col suo coadiutore sig.r D. Leopoldo Gentili, contribuì degnamente colla fervida e eloquente parola a preparare paesani e forestieri ad accostarsi ai santi sacramenti come avvenne, a rendere maggiore splendore a tale solennità, venne differito per questa circostanza la prima comunione ai ragazzi d’ambo i sessi, la bella e commovente cerimonia fu compiuta dal sullodato sig.r Parroco di Gerosa assistito dal R. sig.r Parroco locale, in questa fausta ricorrenza parteciparono per la prima volta al banchetto eucaristico n. 20 tra giovinetti e giovinette, più altre persone che accostaronsi tosto alla stessa mensa. In questa occasione fu istituita anche la Confraternita di S. Luigi detta dei Luigini alla quale furono inscritti e parteciparono n. 36 ragazzi, come è già costituito nelle altre Parrocchie della Valsassina e altrove, tale cerimonia fu compiuta nel secondo giorno delle S.te

131 Il titolino è un po’ fuori luogo e segnala, se mai ce ne fosse bisogno!, la forte personalità di don Artusi sempre pronto a impegnarsi e anche a mettere mano al portafoglio per integrare, ma non in maniera troppo schiva!, eventuali carenze di cassa.132 Il costume della raccolta domenicale nelle case delle uova la cui vendita serviva a finanziare piccole necessità della parrocchia è durato, come altre costumanze, fino agli anni 60 del secolo appena trascorso.

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40’ore. Nel terzo giorno la comunione generale fu molto bella, numerosa, e commovente, e attesa la diversa posizione degli abitanti della Parrocchia fu replicata due volte, e fatta qualche eccezione accostaronsi [127] tutti ai Santi sacramenti. Il M. R. sig.r Prevosto plebano di Primaluna assistito da buon numero di sacerdoti, dopo compiuta la visita prescritta dalle recenti leggi canoniche, che in detta circostanza cominciò ad eseguire, per poi seguire in ogni anno, intervenendo in tale epoca delle suddescritte sante 40’ore, cantò la messa solenne indossando il nuovo paramento solenne da lui stesso benedetto il giorno antecedente, dopo i vespri vi fu la solenne e splendida processione, in cui presero parte i luigini colla loro divisa consistente nel camice bianco, e cordoncino e mantellina color celeste, bello era vederli nel mirabile contrasto della mantellina celeste con quella rossa dei Confratelli del SS.mo Sacramento, la processione andò fino alla Cappella fuori del paese, retrocedendo nel suo splendore alla Chiesa riuscì di grande soddisfazione dei terrieri e dei forestieri quivi convenuti. Il tempo per le SS. 40’ore resta fissato per l’avvenire, cioè d’or innanzi per la terza domenica del mese di settembre d’ogni anno, cominciando dal pomeriggio del sabbato antecedente alla detta domenica e chiudendosi a mezzogiorno del martedì seguente.

Nota. - Dall’anno 1900 in poi invece di cominciare le SS. 40’ore nel pomeriggio del sabbato antecedente alla III domenica, come sopra è descritto, si principiarono la stessa domenica di mattina, facendo l’esposizione del SS.mo Sacramento alle 4 ore antimeridiane, così di seguito.

[128] [bianca]

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Parte Terza

Capitolo I

Elenco dei RR. Parrochi risieduti nella Parrocchiadi Vedeseta dall’anno 1560 all’anno 1700 -

Istituzioni ed opere compiute sotto la loro reggenza

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Dei Parrochi che risedettero dall’epoca dell’erezione della Parrocchia fino al 1566, non si ha nessun cenno del loro nome essendo stati solo mercenarii ed amovibili a volontà del popolo, la loro serie comincia solo dal sullodato anno fino a quest’epoca.

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Anno 1566. - R. D. Pietro Terzi: ex monaco resse la Parrocchia un solo anno.

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Visita pastorale fatta dall’immortale S. Carlo Borromeo allora Arcivescovo di Milano, alla Chiesa di S. Bartolomeo allora Parrocchiale di Vedeseta, e a quella di S. Antonio Abbate allora Oratorio sussidiario alla preindicata in Vedeseta. In tale circostanza vista e considera[130]ta la distanza delle contrade di Vedeseta e Lavina ed adiacenti frazioni come si è accennato nella seconda parte, ordina il trasferimento della Parrocchiale dalla Chiesa di S. Bartolomeo a quella di S. Antonio Abbate in Vedeseta, con tutto quanto è di pertinenza della Parrocchia stessa, chiama gli uomini della Parrocchia ad una convocazione e li esorta a formare una conveniente congrua per il mantenimento del proprio Parroco aumentando il già esistente, e con atto notarile in data del giorno 19 ottobre di quel medesimo anno istituisce il Beneficio parrocchiale, come dalla copia dello stesso atto esistente nell’archivio parrocchiale133.

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Anno 1567. - R. D. Giacomo Scarpa di Valtorta. Resse la Parrocchia ben cinque anni.

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133 Vedi nota n. 70.

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Durante la reggenza di questo Parroco, credesi sia stato fatto il trasferimento della Parrocchia, colla sede parrocchiale in un con quanto era di pertinenza della stessa Chiesa parrocchiale, dalla Chiesa di S. Bartolomeo, a quella di S. Antonio Abbate in Vedeseta.

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Anno 1572. - R. D. Tommaso Foracino.__________________________________

[131] Anno 1576. - R. D. Giovanni Antonio Grassi di Mirabello, resse la Parrocchia per ben 47 anni, sino all’anno 1623, e in quello stesso anno morì in Parrocchia.

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Istituzioni ed opere compiute sotto la sua reggenza.

Benché come sopra si è accennato essere stata trasferita la Parrocchia con tutte le attinenze, e i paramenti per le sacre funzioni parrocchiali, pure la divozione dei popoli, e dei terrieri di Vedeseta, non venne meno verso i poveri morti di S. Bartolomeo, pensarono pertanto di bel nuovo di renderla ornata e compita di ogni occorrente alle sacre funzioni, e fu nuovamente dotata di capitali per la somma di lire duemila trecento trentacinque moneta di Milano, diconsi 2335, acciò fosse mantenuta ed officiata.Nell’anno 1585 colle pietre della distrutta torre d’Orlando, denominata da certo Orlando Arrigoni di Vedeseta eretta nell’anno 1300, ai tempi delle fazioni Guelfe e Ghibelline che resero tanto danno in questa Valle, venne costruito l’attuale campanile allora comunicante col presbiterio dell’antica Chiesa demolita di S. Antonio, e coperto da una piramide fatta di lastre di rame del complessivo di pesi 40, peso d’allora. Nel 1582 avvenne la seconda visita di S. Carlo.[132] Come risulta da cenni dei manoscritti del Parroco Biava-Salvioni di Pizzino, nell’anno 1615 fu eretto l’Oratorio di Avolasio, e dotato dell’occorrente per le sacre funzioni, a cui fu costruita una casetta per l’abitazione del Cappellano. Fu donata ossia provvista la pianeta di velluto cremisi rosso sopradescritta durante questa reggenza, a meno che non sia stato prima di quell’epoca. Dall’anno 1623 al 1626 per quanto si può sapere dal libro dei battesimi fu Parrocchia vacante. __________________________________

Anno 1626. - R. D. Ippolodoro Rota bergamasca già Parroco di Peghera, resse la Parrocchia per tre anni fino all’anno 1629, poi passò ad altra Parrocchia.

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Dopo il medesimo per un anno vi fu cura vacante supplita interinalmente dal Rev. D. Giov. Maria Bellaviti Parroco di Pizzino.

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Anno 1630. - Rev. D. Filippo Micheli, che resse la Parrocchia per vent’anni, fino all’anno 1650, nel qual tempo passò alla Parrocchia di Robbiano milanese.

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In questo tempo venne istituita nell’Oratorio della Lavina la divozione verso il glorioso S. Vincenzo levita [133] e martire. Da certo Simone Arrigoni abitante nella Lavina fu istituito un legato di cinquanta scudi di Milano, pari a £ 230 della moneta d’oggi, acciò fosse dipinta l’immagine del Santo, nel quadro dell’unico altare, come dal suo testamento in data del giorno 18 novembre dell’anno 1628, a rogito del fu Giovanni Antonio Arrigoni Notaio di Castello sopra Lecco, benché per sbaglio del pittore fosse stato dipinto un S. Vincenzo Ferrerio, la sua festa si celebra in esso Oratorio ai 22 di gennaio di ogni anno.Nell’anno 1635 venne eretto l’Oratorio dedicato a S. Antonio da Padova, per opera dei frazionisti della contrada del Regetto, i quali coll’opera di mano, e col mezzo pecuniario concorsero alla sua erezione, provvedendolo poi del necessario per la celebrazione dei divini uffici, ossia per le sacre funzioni; la sua festa celebrasi nel giorno 13 di giugno di ogni anno, di più si fa la festa per divozione in tempo di ostinata siccità, o pioggia, per impetrare dal Signore Iddio ad intercessione del Santo la grazia desiderata per il bene degli abitanti, e per la fecondità della campagna, in tali circostanze si porta il simulacro del Santo taumaturgo in processione, tale simulacro venne provvisto dai frazionisti, appena eretto l’Oratorio stesso.Credesi che in questo lasso di tempo sia stata eretta la Cappellania di Avolasio coll’annuo reddito di £ 294 moneta di Milano. _________________________________

[134] Anno 1650. - Rev. D. Alberto Milesi, credesi bergamasco, resse la Parrocchia per circa quarant’otto anni, e morì in Parrocchia nell’anno 1698, il suo corpo fu sepolto nella Chiesa di S. Bartolomeo.

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Istituzioni ed opere compiute sotto la di lui reggenza

1. Con privata scrittura in data del giorno 26 di giugno dell’anno 1650, venne aumentata la congrua Parrocchiale sino alla cifra di imperiali lire cinquecento, questa privata scrittura venne eretta a pubblico e solenne Atto, in data del giorno 3 di giugno dell’anno 1664, a rogito di Rocco Danelli Notaio di Taleggio.2. In base alla suaccennata dotazione fatta alla Chiesa di S. Bartolomeo per il complessivo di lire duemila trecento trentacinque moneta imperiale di Milano, che si è notato al tempo della reggenza del Parroco Grassi, sembra poi da quell’epoca siasi raggiunta una somma, acciò fosse frequentemente ufficiata la sullodata Chiesa di S. Bartolomeo. Né a ciò si fermò la pietà dei fedeli verso i trapassati, imperocché nell’anno 1682 fu istituita una pia confraternita, dell’uno e dell’altro sesso, detta “Della buona morte” in questa stessa Chiesa ovvero del

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suffragio dei vivi e dei defunti. Tale confraternita [135] fu istituita coll’autorità ed approvazione dell’Eminentissimo e Reverendissimo Cardinale Arcivescovo Federico Visconti, che con suo decreto in data del giorno 15 di giugno dell’anno stesso, l’abilitò e la rese capace di qualunque donazione di fondi stabili, di capitali, di legati ed elemosine, e ancora a poter acquistare, ritenere, e possidere qualunque sorta di beni, ed essere amministrata da un priore, sotto le regole istituite, e gli ordini prescritti, e da prescriversi dal Reverendissimo Arcivescovo, sotto la visita e direzione del medesimo, giusta i Concillii provinciali e i Sinodi di questa Diocesi. In seguito questa confraternita venne aggregata alla Veneranda Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio nell’alma Città di Roma, per Bolla di Papa Innocenzo XI. In data 22 novembre 1682, con la concessione di tutte le indulgenze di che la stessa arciconfraternita è arricchita, questa aggregazione fu poscia veduta e riconosciuta dalla Reverendissima Curia Arcivescovile di Milano sotto il giorno 10 giugno 1683, come consta da Decreto da essa emanato.3. Nell’anno stesso 1682, come al Capit.o VI a pag. 103 della seconda Parte è descritto, fu istituito un fondo-cassa per l’annua quaresimale predicazione di tre giorni alla settimana in essa Chiesa di S. Bartolomeo, consistendo esso fondo in lire mille trecento ottanta moneta di Milano, oltre un annuo legato di £ 24 fattogli dal più volte nominato D. Bartolomeo [136] Arrigoni-Ruschetti d.to il Seniore, che fu anche promotore della surriferita confraternita, ed ordinò ai suoi eredi di costruire un Ossario, come altrove è descritto, sul sagrato della Chiesa, il quale fu poi eretto nell’anno 1746, come vedesi dall’iscrizione del nome e dell’arma del benefattore medesimo.4. In quell’epoca l’amministrazione della Chiesa parrocchiale si assunse l’incarico della provvisione dei mobili necessari, per le stanze d’abitazione del predicatore quaresimale, e di concerto col Parroco eleggeva ogni anno il predicatore di suo piacere e gradimento sia dei sacerdoti regolari, come secolari, per il più in quell’epoca erano alternativamente i Cappuccini di Pescarenico, ed i Francescani di Castello sopra Lecco essendo allora il pulpito dotato della somma capitale di £ 1860 moneta di Milano, dell’annuo reddito di £ 93, compreso il prelodato legato di £ 24 annue lasciato dal sunnominato D. Bartolomeo Arrigoni, del quale legato poi i di lui eredi se ne furono affrancati, avendo ceduto un capitale, mutuato a certo Giovanni Antonio Arrigoni d.to Polacco134 di Avolasio, come da Atto tutt'ora esistente nell’archivio parrocchiale in data del giorno (......) dell’anno (......) a rogito di (..................) di (...............)135 .

[137]

134 Polano?135 Gli estremi dell’Atto sono rimasti nel pennino del compilatore.

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Capitolo II

Istituzioni ed opere compiute dall’anno 1700all’anno 1800 inclusivo

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Anno 1698. - Rev. D. Giovanni Pietro Locatelli detto Pasinetto di Olda, che resse la Parrocchia di Vedeseta per ben cinquantatré anni, fu Protonotario apostolico, e grande benefattore, morì in Vedeseta nell’anno 1751, il suo corpo fu parimenti deposto nella sepoltura della Chiesa di S. Bartolomeo.

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Istituzioni ed opere fatte sia da lui stesso, come sotto la sua reggenza.

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Fra le principali opere fatte sotto la di lui reggenza, alle quali concorse largamente egli stesso colle sue elemosine eccitando altresì i suoi Parrocchiani al relativo compimento sono le seguenti:A S. Bartolomeo. - Come si è accennato altrove il cosiddetto sagrato, o recinto spazio di terreno che circonda la Chiesa di S. Bartolomeo, non era circommurato, né [138] compianato prima dell’anno 1730, così avvenne che in base alla prima demarcazione di confini tra il Comune di Vedeseta, e quello di Taleggio, in seguito al primo congresso tenuto a tal uopo tra i Potentati di Milano e Venezia che avvenne a Milano nel giorno 4 di agosto dell’anno 1456, venne posto un termine tutt’ora esistente sull’angolo Nord-Est dello stesso sagrato, ne venne poi da ciò la necessità di circommurare tutt’intorno lo stesso sagrato, per contenere al suo posto lo stesso termine, in forza di tale demarcazione di confine la stessa Chiesa doveva rimanere su quel di Vedeseta, restando in parte il sagrato su quel di Taleggio. In forza poi della seconda demarcazione di confine, questo recinto restò totalmente sul territorio del Comune di Taleggio, benché in fatto di giurisdizione ecclesiastica appartiene alla Parrocchia di Vedeseta, tale determinazione di confine venne riconosciuta e collaudata nel congresso di Mantova tenutosi nel giorno 17136 di agosto dell’anno 1756.2. Nell’anno 1730 dietro gli stimoli e le elemosine del sullodato Parroco venne dal Comune costrutta la terza navata colla quale venne ingrandita e dilungata la summentovata Chiesa, tale navata si distingue per il tetto a tegole (coppi), nell’anno 1731 fu rifabbricato l’altar maggiore con marmo scavato nella Valle del Canto colla rispettiva predella dello stesso quale vedesi tuttora, nell’ancona di detto altare vi fu collocato a spese di certo Carlo [139] Agostino Arrigoni-Ruschetti un quadro in tela da buona mano dipinto rappresentante la Beata Vergine col Bambino assisa su di un trono di gloria, con alquanto a basso S. Bartolomeo, e S. Carlo Borromeo in atto supplichevole, come è notato nella descrizione di essa Chiesa, furono pure eretti i due altari laterali l’uno di fronte all’altro, su quello di destra vi fu posto il quadro in tela che fece dipingere a sue

136 A voler essere pignoli, stando a Carminati e Pesenti, pag. 99 op. cit., la sigla dell'accordo, firmato, rispettivamente per Milano e per Venezia, dai "ministri plenipotenziari conte Beltrame Cristiani e cavaliere Francesco Morosini" è del 16 agosto.

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spese per speciale divozione certo Michel’Angelo Locatelli, rappresentante S. Giuseppe; su quello a sinistra vedesi il quadro pure in tela rappresentante il S. Crocifisso con ai piedi due santi sacerdoti oranti avanti di esso, come pure quello piccolo di forma ovale rappresentante S. Raimondo Nonnato, ambedue fatti dipingere a spese di certo Angelo Maria Locatelli fratello del sullodato Parroco.3. Nello stesso tempo vennero fatti costruire a spese del Comune i sedili del coro della Chiesa, il pulpito colla bella simmetria, e un confessionale stato poi trasportato nell’anno 1810 nella nuova Chiesa parrocchiale di Vedeseta.4. Fu ingrandita la casa ad uso ospizio, e vi si fecero n. 7 stanze per comodo dei predicatori quaresimali, e dei padri missionarii, consistenti esse nella cucina stata trasportata nel piano superiore, nella sala, in due stanze da letto per gli stessi, di altra stanza ad uso dispensa, ed altra da letto per il custode o persona di servizio, oltre altre due stanze a pian terreno già descritte.5. Nell’anno 1732 fu eretto il campanile sormontato da cupo[140]la piramidale fatta di piode, sul quale vennero poste due campane che servirono discretamente fino all’anno 1806 come fu notato a suo luogo nella descrizione della Chiesa, e lo sarà in seguito, nello stesso tempo fu anche eretto un atrio o portico laterale, per riparo dei passaggieri, e degli uomini che vengono alle funzioni.In Parrocchia di Vedeseta. - 1. Nell’anno 1718 come a suo luogo si è notato svolgendo la descrizione sugli Oratorii, venne eretto l’Oratorio dedicato a S. Giovanni Battista di patronato degli Arrigoni-Arrighi coll’istituzione della cosiddetta Cappellania Arrighi, provvidendo altresì del proprio per la conveniente dote al mantenimento del Cappellano, riservando altresì il diritto di patronato ai propri discendenti, disponendo altresì che il chierico più vicino di sangue fra i suoi discendenti fosse investito di detto beneficio ecclesiastico, come altrove è notato nella seconda parte di quest’opera.2. Nell’anno 1710 fece ampliare la casa parrocchiale a sue proprie spese la quale componesi di n. 8 stanze, oltre la cantina sotterranea, e sulla sommità del tetto vi collocò una campanella, facendo obbligo al Parroco pro tempore, di dare con essa un segno ad un’ora circa di notte acciocché con tal segno i fedeli recitassero alcune preghiere per i trapassati, destinando a titolo di ricognizione un piccolo capitale a ciò investito, che fu poi estinto, sibbene l’uso di suonarla vige ancora.3. Negli anni 1730 e seguenti fece erigere le santelle, o triboline [141] suddescritte nei luoghi indicati nella seconda parte.4. Sotto la di lui reggenza nell’anno 1735 venne rinnovato il soffitto, o plafone, dell’Oratorio della Lavina, perché minacciava rovina, e fu rinnovato nel rimanente del fabbricato stesso.5. Durante questa reggenza credesi siano state erette anche le Cappellanie della Lavina e del Regetto, essendosi provvisto da pii benefattori la rispettiva dotazione, per quella della Lavina specialmente anche in beni stabili, oltre i capitali, il cui frutto doveva servire per il mantenimento del Cappellano, e per la manutenzione dell’Oratorio stesso.6. Dispose altresì nel suo testamento diversi capitali e beni per una sacra e triennale Missione, da farsi nella Chiesa di S. Bartolomeo, come a suo luogo è notato, il suo testamento venne aperto dopo la sua morte nel marzo dell’anno 1751, in Atti del fu Antonio Gottardo Arrigoni Notaio.7. In segno di gratitudine e riconoscenza per tante beneficienze da lui fatte alla Parrocchia di Vedeseta, venne fatto in due esemplari il suo ritratto in tela da buona mano dipinto, di cui una copia in grandezza naturale è posto nella sagristia della Chiesa di S. Bartolomeo, e l’altra copia in busto, o mezza vita, trovasi appeso nella sagristia della Chiesa parrocchiale di Vedeseta.

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8. In questo periodo di tempo la popolazione della Parrocchia venne accresciuta di n. 18 famiglie forestiere, come è notato nella prima parte di quest’opera. _________________________________

[142] Anno 1751. - Rev. D. Carlo Francesco Invernizzi detto Pedretto di Morterone, governò la Parrocchia 43 anni e morì li 24 di settembre dell’anno 1794.

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Istituzioni ed opere compiute sotto la sua reggenza.

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1. Ultima visita pastorale fatta da Monsig.r Felice D’Adda canonico ordinario della Metropolitana di Milano, delegato dall’Eminentissimo Cardinale Giuseppe Pozzobonelli allora Arcivescovo di Milano, in visita nelle altre Parrocchie della Valle in cui è ordinata la costruzione di una nuova Chiesa parrocchiale più ampia conosciuta l’angustia dell’allora esistente al bisogno.2. Nell’anno 1752 sono rifuse le campane della Chiesa Parrocchiale sul luogo stesso, e con nuovo metallo provvisto venne fatto un concerto di tre campane che non riescirono disgradevoli, e furono poste sul campanile.3. Nel tempo stesso venne posto sulla stessa torre il nuovo orologio, fatto costruire a spese del fu Rev. D. Teodoro Arrigoni Ruschetti, col quadrante rivolto a mezzogiorno.4. Nell’anno 1774, venne rinnovata la cupola del campanile della Parrocchia, si spese £ 591,11 soldi di Milano nel rimettere di nuovo [143] il legname, si provvide del nuovo rame del peso complessivo di quattrocento libbre grosse137

alla stadera di Bergamo, si spese nel far rifondere il vecchio rame col nuovo, e per la provvista dei ferri occorrenti e la vernice £ 1390 moneta di Bergamo, nella rifusione del vecchio rame col nuovo formando le nuove lastre, colla loro posa in opera, tutto compreso costò la somma di £ 1510 di Milano pari a £ 1011,70 centesimi della valuta d'oggi.4.138 Venne nel tempo stesso rivoltato il tetto della casa parrocchiale, e fatti nuovi risarcimenti alla medesima, fors’anche estranei ai doveri del pubblico.5. Venne istituita nell’anno 1755 la Cappellania del fu Rev. D. Benedetto Arrigoni-Ruschetti, di n. 208 messe da celebrarsi nella Chiesa parrocchiale, col ius patronato dei suoi discendenti, e la riserva agli stessi della relativa amministrazione.6. Nel mese di giugno dell’anno 1794, si principiarono i lavori di costruzione della nuova Chiesa parrocchiale, come è descritto nel Capitolo 4° della seconda parte dell’opera, specialmente a pag.a 67 e seguenti.

_________________________

Nota. - L’orologio del campanile che si è detto qui sopra essere stato fatto a spese del sullodato D. Teodoro Arrigoni Ruschetti, dalle memorie inedite del fu

137 Antica unità di misura di peso del valore variabile a seconda dei tempi e dei luoghi, compreso fra 330 e 550 g. (Enciclopedia Rizzoli Larousse, 2003 RCS Quotidiani S. P. A., Milano).138 Il manoscritto, certo per distrazione del compilatore, ripete la numerazione n. 4.

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Locatelli Giuseppe risulta che venne prima lasciato dal Parroco Locatelli d.to Pasinetto, ma sembra fosse stato alquanto piccolo, e non rispondente al pubblico bisogno.

[144] Anno 1795. - Rev.do D. Pietro Locatelli detto Bonetto della contrada della Lavina, eletto Parroco di Vedeseta, come da verbale in data del giorno 28 aprile dello stesso anno, resse la Parrocchia anni 13, e morì ai 24 di marzo dell’anno 1808.

______________

1. Fra le istituzioni ed opere compiute, che seguirono sotto la reggenza di questo Parroco, la più importante è quella del proseguimento dei lavori di costruzione della nuova Chiesa Parrocchiale, alla quale si adoperò in ogni modo, acciò riuscisse un’opera di onore, di decoro alla gloria di Dio, e al lustro e decoro del paese, colla raccolta dei mezzi pecuniarii, affinché i lavori proseguissero con maggior ardore ed incremento, per raggiungere la meta del compimento dell’opera.2. Essendosi come si è notato al capitolo 2° della seconda parte di quest’opera, rotta una campana della Chiesa di S. Bartolomeo, in conseguenza di una schioppettata tiratavi da un insensato individuo, fu duopo levarle tutte e due, e trasportarle a Bergamo per farle rifondere, con nuovo metallo aggiunto. Fu fatto un nuovo concerto di tre campane dalla Ditta Monzini allora ivi esistente, ed una delle principali fonditrici in questo genere, a spese del Comune, nell’anno 1806, e fanno buon effetto.

[145] Capitolo III

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Istituzioni ed opere compiute dall’anno 1800 all’anno 1875

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Anno 1809. - Rev. D. Bartolomeo Oprandi di Zogno Diocesi di Bergamo, resse la Parrocchia per anni dieci, nell’anno 1819, fu traslocato alla Parrocchia di Garbagnate milanese, Pieve di Bollate, ove morì nell’anno 1842.

______________ Opere fatte sotto la sua reggenza.

__________

1. Dall’epoca del decesso dell’ultimo Parroco si continuarono e si condussero a termine i lavori della Chiesa parrocchiale.2. In questo stesso anno venne eretto il nuovo cimitero vicino all’Oratorio di ragione degli Arrighi, alla distanza da esso metri 23.3. Nella prima domenica di ottobre dell’anno 1810, festa del Santo Rosario, fu solennemente benedetta, ed aperta al divin culto la Chiesa parrocchiale dal Prevosto plebano D. Carlo Crippa.4. Circa nello stesso tempo fu demolita l’antica Chiesa parrocchiale essendo quasi al termine la nuova suaccennata._________________________________

[146] Anno 1819. - Rev. D. Antonio Arrigoni degli Arrighi di Vedeseta, venne eletto Parroco, come da voce comune mentre era ancora chierico, resse la Parrocchia per ben dieciotto anni, e nel 1837 venne traslocato alla Parrocchia di S. Cassiano di Buccinigo nella Pieve di Incino con Erba, e morì in patria nell’agosto dell’anno 1874.______________

1. In questo periodo di tempo niun’altra opera venne compiuta in Parrocchia fuorché nell’anno 1824 furono levate le tre campane allora esistenti sul campanile, e sostituite nel seguente anno 1825 per voce Comune col nuovo concerto di cinque campane fuse dalla rinomatissima Ditta Bizzozero di Varese, di cui la più grossa misura metri 1,10139 di diametro sulla bocca.2. Dietro lascito di fu D. Paolo Arrigoni venne istituita la scuola per i fanciulli d’ambo i sessi, nella frazione di Avolasio come a suo luogo si è notato essendo questa per la via allora discomoda, assai lontana dal centro della Parrocchia, e tale ministero veniva adempiuto dal Cappellano ivi residente._________________________________

Anno 1837. - Rev. D. Francesco Vergottini di Margno in Valsassina, resse la Parrocchia come vicario spirituale circa 1 anno._________________________________

[147] Anno 1838. - R. D. Filippo Bennati di Milano il quale con grande scienza, e zelo indefesso, resse la Parrocchia per anni due, e morì vittima del vaiuolo nero

139 Manoscritto non pulitissimo che lascia qualche incertezza sul diametro della campana, certo almeno di 1 metro.

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in principio dell’anno 1840 dopo aver assistito al letto di certo Pietro Rota detto Bodrello di Vedeseta. _________________________________

Anno 1840. - Rev. D. Lorenzo Faruffini di Chignolo presso Pavia: resse la Parrocchia in qualità di vicario spirituale per pochi mesi. _________________________________

Anno 1840. - Rev. D. Giovanni Battista Lainati di Milano: resse la Parrocchia con vero zelo ed amore verso le sue pecorelle per ben tre anni, e morì a Milano nel fiore delle speranze in età di soli 27 anni, il giorno 4 di novembre dell’anno 1843, compianto dai suoi parrocchiani, che sì presto il perdettero._______________

Opere eseguite sotto la di lui reggenza.___________

1. Nell’anno 1841 a spese della popolazione e della Fabbriceria venne eretta la nuova sagrastia140 come a suo luogo è descritta [148] con relativo basamento di forma piramidale tronca a basi parallele, ed il pulpito, come pure gli antiporti con relative maestà il tutto a suo luogo descritto, lavoro di certi fratelli Mangili di Berbenno, s’ignora la spesa fatta per tali opere.2. Nell’anno 1842 venne fatto lo sfondo delle cappelle laterali in forma semicircolare, e costruiti gli altari, quello della B. V. in tutto marmo compresa anche l’ancona, e quello di S. Rocco, e dei Santi Sebastiano e Defendente, col solo altare in marmo, e l’ancona che contiene il relativo quadro, è fatta di quadrelli e rivestita di stucco imitazione del marmo, ed anche di queste se ne ignora il costo della spesa.3. Nell’anno 1843 venne costrutto il nuovo cimitero a spese di un benestante del paese nella località detta il Lavagiello,141 nel qual tempo a spese del Comune fu eretta la strada cavalcatoria alla frazione del Regetto.142

_________________________________

Anno 1843. - Rev. D. Giuseppe Galbiati di Monza: resse la Parrocchia in qualità di vicario spirituale per circa un anno._________________________________

Anno 1844. - Rev. D. Angelo Mornico di Cortenova nativo di Lodi, e coadiutore a Cortenova in Valsassina, fece l’ingresso solenne come Parroco nella prima domenica di agosto, resse la Parrocchia per cinque anni, e nell’anno 1849 venne [149] trasferito alla Parrocchia di S. Martino in Monte Introzzo sul lago di Como ove morì nell’anno 1886._______________

In questo tempo non venne fatta nessuna opera di ristauro né alla Chiesa Parrocchiale, né agli Oratorii, verso la primavera dell’anno 1847, avvenne la

140 Sacrestia.141 Si tratta dell’attuale cimitero.142 La splendida mulattiera in acciottolato, visibile ancora in un tratto, che servirà la frazione fino a fine degli anni 60 del secolo appena trascorso quando Reggetto venne dotata di strada carrozzabile.

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febbre tifoidea la quale mietè in poco tempo ventiquattro vittime, senza quelli che guarirono._________________________________

Anno 1849. - Rev. D. Bartolomeo Buttera143 di Pagnona in Valsassina, resse la Parrocchia tre anni in qualità di vicario spirituale, poi si ritirò a Pagnona sua patria, ove morì da pochi anni._________________________________

Anno 1852. Rev. D. Angelo Rocca di Milano resse la Parrocchia fino alla primavera dell’anno 1856, nel qual tempo si ritirò a Milano, indi venne nominato Prevosto a Calvairate nel Circondario esterno di Milano,144 ove morì nell’anno 1890.______________

In questo tempo venne costruita la bussola in legno noce a spese della Fabbriceria, dai sullodati fratelli Mangili di Berbenno in Valle Imagna i quali eseguirono le anzidette opere sopradescritte._________________________________

[150] Anno 1856. - Rev. D. Francesco Coppa di Milano, e coadiutore a Primaluna in Valsassina, venne nella primavera di quell’anno stesso, in qualità di vicario spirituale, nell’ottobre dell’anno medesimo venne eletto Parroco di Vedeseta, e resse la Parrocchia per diciannove anni fino all’aprile dell’anno 1875, nel qual tempo venne traslocato alla Parrocchia di Vedano Olona nella Pieve di Carnago, ove morì nell’anno 1894.______________

1. Nel giorno della festa di S. Antonio Abbate dell’anno 1858, venne istituita la Confraternita del SS.mo Sacramento tanto maschile come femminile, colla rispettiva divisa, benché come accenna la storia sia stata eretta già da tempo ma senza divisa.2. Non si ha memoria veruna se sotto la reggenza dei Parrochi anteriori, e susseguenti al benemerito Parroco Locatelli Pasinetto, sia stata tenuta la Missione periodica triennale, giusta la volontà del sullodato, solo risulta per voce Comune, che circa l’anno 1860 venne tenuta nella Chiesa di S. Bartolomeo, da due Parrochi della Valsassina, i quali furono il primo Rev. D. Carlo Bazzi Parroco di Cremeno che nel 1865 fu traslocato a Laveno sul lago Maggiore, e [151] nel 1870 ad Intimiano Pieve di Cantù, ove morì ai 13 aprile dell’anno 1876, il secondo Rev. D. Abramo Valsecchi Parroco d’Introbbio, che poi morì li 4 di gennaio dell’anno 1879 nell’Ospitale dei Fate-bene-fratelli in Milano, venne trasportato ad Introbbio ove gli furono fatti splendidi e solenni funerali, e sepolto in quel cimitero.3. Nell’anno 1867 e seguenti venne la soppressione delle Cappellanie esistenti in Parrocchia, meno quella accennata a suo luogho degli Arrigoni-Arrighi, come pure del legato della pia Missione a suo luogo accennata, ed altri legati pii destinati al divin culto, la maggior parte inerenti alle stesse Cappellanie.4. Nell’anno 1869 venne provvisto il nuovo crocifisso, coi relativi ceroferarii per la confraternita degli uomini, inoltre fu cambiato l’orologio del campanile, che

143 Bultera?144 Oggi Calvairate è in piena città di Milano.

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prima era secondo il sistema antico, cioè dall’una alle 24 della sera seguente all’Ave Maria, coll’attuale sistema odierno, a spese del Comune.5. Nello stesso anno, segnatamente nell’agosto di esso anno, fu tenuta la Sacra Missione dai Reverendi Padri Missionari di Rho di cui si ignora il nome.________________________________

Anno 1875. - Venne supplita la reggenza della Parrocchia dal Rev. D. Silvestro Arrigoni-Arrighi, e per tutto il mese di maggio dal Rev. D. Giuseppe Buzzoni Parroco della Comine145 [152] in qualità di Delegato arcivescovile.

[152]

Capitolo IV

Istituzioni ed opere compiute dall’anno 1875

145 "Colmine".

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all’anno 1900

1875Anno 1875. - M. Rev. D. Carlo Artusi di Primaluna in Valsassina, fu ordinato Sacerdote a Milano nel giorno 22 maggio, celebrò la prima messa nel giorno 27 dello stesso mese nella sua Parrocchia nativa, e nel giorno 3 del successivo mese di giugno entrò in Parrocchia reggendola per lo spazio di dieci mesi in qualità di vicario spirituale, e nel giorno 9 di aprile del successivo anno venne proclamato quale Parroco di Vedeseta con voti 96 favorevoli, e nessun contrario, con giubilo dei terrieri, fece il solenne ingresso nel giorno 30 di luglio cadendo esso nella domenica quinta dello stesso mese, assistito dal Rev.mo D. Pietro Piloni allora Prevosto e Vicario foraneo di Primaluna._______________

[153] Istituzioni ed opere compiute sotto lasua reggenza__________

Paramenti1. Vennero provvisti dalla Ditta Camillo Rossi di Bergamo, e fatti i paramenti che addobbano la Chiesa parrocchiale come vedesi nelle principali solennità per il costo di £ 2500.Scala in coro 2. Fu costruita dal falegname Mangili Giovanni di Olda la scala in coro dietro l’altar maggiore, per collocare sulla tribuna il SS Sacramento nelle terze domeniche e solennità dell’anno per l’importo di £ 400, ciò fu nell’anno 1876.Armadio3. Fu costruito l’armadio per deporvi i paramenti per £ 120.Scale4. Fu costrutta una grande e magnifica scala, e un’altra mezzana per i paramenti, tolta ai Roncali per £ 60.Organo5. Fu costruito nell’anno 1878 il nuovo organo dalla Ditta Locatelli Saverio di Bergamo per il prezzo di £ 5000, colla cantoria e la cassa dello stesso decorata di fregi ed ornati in legno, ed inaugurato nel giorno 8 dello stesso anno dal maestro di musica Bertuletti Giovanni di Bergamo.Tendine 6. Si posero le tendine con cornice al coro non essendoci mai state per la spesa di £ 70.Oratorio Avolasio7. Fu ristabilito e ricostruito l’Oratorio di Avolasio.Cappella sul segrato8. Fu ristaurata nell’anno 1879, la Cappelletta sul sagrato e ripinta dal pittore sig.r Brighenti di Clusone per £ 250. [154] Statua della Madonna 9. Fu riabellita nello stesso anno 1879 la statua di M. V. sotto il titolo del Rosario dal sullodato pittore Brighenti con la spesa di £ 60 compreso l’intero palco o trono. Statua di S. Antonio da P.a

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10. Fu ritinta e riabellita la statua di S. Antonio da Padova del Regetto dal medesimo pittore per £ 70.Oratorio Lavina11. Nell’anno stesso 1879 fu quasi rifabbricato per intiero l’Oratorio della Lavina colla spesa di £ 700.Missione12. Sulla metà del mese di dicembre dell’anno 1880 avvenne la sacra Missione fatta dai RR. Parrochi bergamaschi Rebuzzini di Sotto il Monte e Spampati di Grignano.Conf.a SS. Sacram.o13. Nell’anno 1881 fu raddoppiata la Confraternita del S.mo Sacramento di n. 37 membri.Tendone14. Nel mese di maggio dello stesso anno si fece un nuovo tendone per coprire il sagrato della Chiesa, della dimensione di 13X13 per l’importo di £ 350.Statua a S. Bart.15. Nella quaresima dell’anno 1882, come a suo luogo si accennato, venne ristabilita l’antica statua della Madonna e trasportata nella Chiesa di S. Bartolomeo, ove fu portata solennemente in processione nella seconda festa di Pasqua, la spesa per la ristaurazione della statua suaccennata costò £ 250.Vasi per fiori16. Si provvidero n. 20 vasi per fiori sugli altari per £ 30.Oratorio di S.t Gio B.a17. Fu acquistato di nuovo dagli eredi Arrigoni-Arrighi l’Oratorio vicino alla Parrocchiale, e di nuovo ristaurato.[155] Palme18. Provvisto n. 12 palme di fiori per altari per £ 95.Bastoni ottone per Confraternita19. Provvisto dalla Ditta Broggi di Milano i nuovi bastoni per la Confraternita del SS.mo Sacramento per la somma di £ 200.Imbiancatura Chiesa parrocchiale20. Nel mese di ottobre dell’anno 1883 per opera del capomastro Gervasoni Francesco di Brembilla, fu ristaurata ed imbiancata internamente ed esternamente la Chiesa parrocchiale, e rinnovati i cassettoni della sagristia per la somma totale di £ 700.Cappella alla strada21. Nell’anno 1885 fu costruita una nuova e bella Cappella sullo stradale fuori del paese, a suffragio dei defunti della Parrocchia, e per divozione della popolazione, essa fu compiuta nell’anno 1886, e nell’anno 1887 fu dipinta e decorata dal pittore Sibella nativo di Rota-fuori in Valle Imagna, quest’opera tutta compiuta costò la bella somma di £ 3500.146

Ospizio di S. Bart. Missione22. Nel mese di maggio dell’anno 1886 venne ristaurata e messa in ordine la casa ad uso Ospizio a S. Bartolomeo, e nel mese di agosto dello stesso anno si tenne una solenne Missione dai RR. PP. Olivares e Crippa Oblati Missionarii di Rho. Nel ristauro di quella casa venne spesa la somma di £ 700.

146 Vedi nota n. 86.

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Via Crucis23. Nell'anno 1887 il sullodato Parroco in riconoscenza della grazia ottenuta nella guarigione dalla malattia sofferta nell'[156] inverno di quell’anno per la rottura di una gamba, provvide e fece dono alla Chiesa parrocchiale di una bellissima Via Crucis, dalla Ditta Bertarelli di Milano. *Lampadario24. Inoltre lo stesso Parroco fece dono alla Chiesa di un bellissimo lampadario di vetro di Boemia del valore di £ 250.147

Piantoni a S. Bartolomeo - a memoria - Il Parroco Artusi nel taglio di questi ebbe la bella fortuna di rompersi una gamba25. Nella primavera di quell’istesso anno furono posti sul sagrato della Chiesa di S. Bartolomeo tanti piantoni per riparo del recinto stesso della Chiesa dal bestiame dei malghesi che ivi transitano ogni anno.Vestito nuovo26. Nell’anno 1888, fu provvista dalla Ditta Marelli di Bergamo, e fatta fare una nuova veste di seta ricamata in oro per la statua della B. V..Legato Locatelli27. Nell’anno 1889, l’attuale sullodato Parroco zelante nell’amore verso i suoi parrocchiani, affinché potesse avere col tempo lo spirituale vantaggio di ottenere un Sacerdote in qualità di coadiutore tanto necessario in questa dispersa Parrocchia, con tutta la possibile cura e santa industria, si raccomandò alla carità dei due fratelli sacerdoti Locatelli D. Pietro Parroco di Cremeno in Valsassina, e D. Carlo Parroco di Peghera in Taleggio e coadiuvato dallo zelantissimo Parroco di Gerosa, furono compiti i suoi voti e desiderii, e ottenne di avere n. 80 messe, che sono da celebrarsi nell'Oratorio della Lavina. Il capitale è in cartelle al portatore che sono depositate presso la Ven.da Curia Vescovile di Bergamo. Le messe vengono celebrate puntualmente * Via Crucis benedetta dal Del.o della Curia di Milano M.r Citterio Aquilino il 31 luglio 1887 [157] nel sullodato Oratorio della Lavina. E ivi il prete celebrante viene ospitato presso la famiglia dei due prelodati sacerdoti, con amore e carità dal loro nipote sig.r Locatelli Giuseppe fu Giuseppe tenendo così la cara memoria che la sua casa fu casa di venerandi Sacerdoti. Balaustra28. Nel mese di maggio del 1891 venne eretta la balaustra coi gradini dell’altar maggiore, di più un gradino alla Cappella della Madonna, tale opera fu eseguita dal marmista sig.r Ernesto Paleni di Bergamo, quest’opera costò la somma di £ 2500, inoltre fu eseguita la pavimentazione del presbiterio e del coro con pianelle di cemento a mosaico, e alla sagristia con pianelle di cemento in colore, che venne eseguito dalla Ditta Ing.r Ghilardi e C. di Milano avente stabilimento succursale in Bergamo; la spesa della pavimentazione sì del coro come della sagrestia importò la somma di £ 700. Tali opere furono fatte con molta soddisfazione della popolazione intiera, ed inaugurate con apposita festa della Madonna del Rosario, pregando per i benefattori sì vivi che defunti.Casa coadiutore29. Nello stesso anno fu acquistata una casa per l’abitazione del coadiutore, ristabilita a nuovo con grave spesa della Fabbriceria e del Parroco stesso, la quale costò la non ingente148 somma di £ 4000, e nell’autunno dello stesso anno il Parroco e l’intera popolazione ebbero la soddisfazione di vederla abitata dal

147 Questo lampadario, staccatosi dal soffitto, è purtroppo andato in frantumi una trentina di anni fa.

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nuovo coadiutore nella persona del Rev. sig.r D. Noè Lino Bella[158]viti di Pizzino in Taleggio Diocesi di Bergamo con relativa autorizzazione di ambe le venerandi Curie di Milano e Bergamo, e così fu riabilitata la coadiutoria di cui già da tempo era già priva questa Parrocchia.Pavimento A. M.30. Nel mese di giugno dell’anno 1892 fu rimesso di nuovo il pavimento con pianelle in cemento a mosaico provviste dalla prelodata Ditta Ghilardi, nelle cappelle laterali della Madonna e di S. Rocco, con gradino di pietra artificiale a quest’ultimo, tale spesa che importò la somma di £ 200, venne pagata in parte da offerenti privati, e in parte dalla Fabbriceria locale.Nel giorno 7 del mese di luglio dello stesso anno si celebrò in Parrocchia la solenne festa ad onore di S. Vittoria V. e M., le cui ossa venerate, di passaggio per la Parrocchia di Pizzino da cui furono acquistate, vennero quivi trattenute una notte ed un giorno, essendo ricevute la vigilia antecedente sul confine della Parrocchia di Peghera, e portate solennemente in processione in Parrocchia, la mattina del giorno della festa vi fu la comunione generale di buon numero di fedeli, e sulla sera dopo i vespri furono consegnate processionalmente alla Parrocchia di Olda.Missione 31. Nel mese di settembre del medesimo anno, e precisamente dal giorno 11 al giorno 17 di detto mese venne fatta la solenne Missione predicata dal Rever.mo sig.r D. Giulio Cavagna Primicerio Prevosto di Scano al Brembo, e dal Rev. sig.r D. [159] Pietro Riva addetto al Collegio vescovile di S. Alessandro in Bergamo.Statue S. Luigi e di S. Antonio A. 32. Nel giorno 6 agosto dell’anno 1893, si celebrò una solenne festa per l’inaugurazione delle due nuove statue di S. Luigi Gonzaga, e S. Antonio Abbate titolare della Parrocchia, coll’intervento di S. Eccel.za il Vescovo di Mindo, festa non più vista a Vedeseta, per questa bell’opera, dopo sì gran tempo che non veniva più un Vescovo in Vedeseta. La presenza del sullodato Vescovo di Mindo fu presagio della venuta di S. Em.za il Cardinale Ferrari Arcivescovo di Milano per la visita pastorale tre anni dopo.Cosicché Vedeseta fu arricchita di queste due statue opera dell’egregio e valente scultore Bettinelli Cristoforo di Bergamo, e la Chiesa pure arrichita delle analoghe nicchie in cui sono riposte, che tutto compreso costò la non ingente somma di £ 1500, oltre i due piccoli lampadarii. Oh! popolo di Vedeseta lode a te che hai voluto far conoscere la tua divozione verso il tuo patrono S. Antonio. Prega il Santo per i tuoi bisogni, in qualunque tua necessità fa appello a lui, coll’accendere le candele del suo altarino.149 Prega anche e ricordati sempre dei pii benefattori, massime del Parroco D. Carlo Artusi, che tanto s’impegnò per arricchire la tua Chiesa di sì belle e magnifiche statue, ricordalo in benedizione in vita e dopo morte, et memoria eius sit benedictionem in aeternum150. [160] Sulla fine del mese di ottobre dello stesso anno divenne nuovamente vacante la coadiutoria per il richiamo in sua Diocesi del sullodato sig.r D. Noè Lino Bellaviti, essendo stato destinato alla coadiutoria di S. Sebastiano nella

148 Forse un lapsus al posto di “non piccola” com parrebbe evincersi, oltre che dalla cifra in sé, anche dal giudizio che la precede "grave spesa". La casa, successivamente rivenduta, si trovava in centro, all’inizio della viuzza che dal “Lavello” va alla fontana vecchia.149 A margine della pagina una mano successiva ha aggiunto, criticamente, a matita "è un po’ troppo poco".150 La stessa mano di cui alla nota precedente ha aggiunto qui un commento fulminante, anche se un po’ sibillino: "Qui gloriatur in Domino, glorietur".

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Parrocchia di S. Grata inter vites, denominata Borgo Canale suburbicaria di Bergamo.Coltre mortuaria 33. Sentendo il bisogno di avere in Parrocchia un nuovo panno da morto, per servirsene nei funerali dei confratelli e consorelle, e di persone alquanto elevate, il Parroco espose il pensiero al popolo e alla Confraternita, questa decise di provvederlo per proprio conto, e stabilito in una riunione che quelli fra i parrocchiani che non sono ascritti nella confraternita, e lo volessero usare sul feretro dei proprii estinti, dovessero pagare £ 3 per il fruo151 del medesimo, e coloro che entrassero nella Confraternita del SS.mo Sacramento, oltre la tassa d’ingresso dovessero pagare una lira in più per il panno, come nel relativo regolamento. Nell’agosto dell’anno 1894, venne provvisto un bel panno di velluto di seta, con fregio ricamato in oro, e figure dipinte ad olio ed iscrizione così concepita “Confraternita di Vedeseta anno 1894” dalla Ditta Martini di Milano per la somma di £ 620.Statua di S. Giuseppe 34. Per iniziativa di due membri della Parrocchia, e per offerta della popolazione venne eretta e provvista la nuova statua di S. Giuseppe dallo scultore sig.r Bettinelli fu Cristoforo [161] di Bergamo, ciò fu nel mese di agosto dell’anno 1895: questa è veramente bella, con volto simpatico, attraente, e celeste, con manto a fiori dorati, e bastone argentato, ed in cima un pizzico di fiori, con in braccio il divin pargoletto, collo sguardo fisso in esso, e il pargoletto in lui, la nicchia in legno artisticamente lavorata, con capitelli e fregi dorati, che in tutto costano la non ingente somma di £ 1000. Nell’occasione della sua inaugurazione fu fatta una solenne festa nel giorno 18 di detto mese, cadendo esso nella terza domenica di esso mese, nella quale fu solennemente benedetto il simulacro dal Rever.mo sig.r Prevosto plebano di Primaluna, e portato in processione con quello della B. V. del Rosario, di cui si solennizzò la festa, ciò che non fu mai visto in questo paese a portare due statue in processione.Visita pastorale 35. La spesa complessiva sostenuta nei mesi di maggio e giugno dell’anno 1896, per la circostanza della visita pastorale si distingue, e si riepiloga come appresso:1. Nella Chiesa parrocchiale per pittura, verniciatura e doratura degli ornati della cantoria e cassa dell’organo, e della cattedra della Dottrina cristiana, come pure dei capitelli delle lesene, e di ciò che è descritto a suo luogo £ 1500: Dono del S. Artusi2. Per lastra di marmo per l’altare maggiore, con relativi pilastri pure di marmo £ 35* Somma totale da riportarsi £ 1535 * Errore di somma, perché la spesa pagata al sig. Paleni per la fornitura Marmi Altare Mag. fu di £ 120 (lastra e pilastri) in tutto £ 1620.152

[162] Si riportano £ 16203. Per opere fatte negli Oratorii di Avolasio, del Regetto e della Chiesa di S. Bartolomeo. “ 2004. Per opere fatte nell’Oratorio della Lavina, come

151 L’uso.152 Nota correttiva con ogni evidenza di mano autografa di don Artusi.

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riparazione del tetto, imbiancatura dell’interno e facciata posa in opera del gradino della porta d’ingresso. “ 1505. Per la provvista del gradino suddetto e sua condotta. “ 156. Per provvista di un piccolo lavandino per l’Oratorio della Lavina. “ 207. Per riargentatura di candellieri, ed arredi sacri, con relativa condotta come pure anche di reliquie. “ 4008. Per spesa di paratura tanto in Chiesa come fuori (V. N.a p. 172)153 9. Vi si aggiunge anche la spesa fatta in onore di S. Eminenza il Cardinale Arcivescovo, e della festa celebrata in tale circostanza, come illuminazione, sparo di mortaretti, banda, ecc. “ 350 Che sommano in tutto al complessivo di £ 2755Si noti che le canali coi relativi tubi per condurre a basso l’acqua come è notato a suo luogo nel Cap.lo VIII della II parte come anche la nuova porta fatta su apposito disegno fu opera e spesa del sig.r Locatelli Giuseppe fu Giuseppe della stessa contrada. Le canali coll’occorrente furono già provviste dal prelodato Rev. D. Carlo Locatelli Parroco di Peghera.[163] SS.me 40 ore 36. Nel mese di settembre dell’anno 1897, come è notato a suo luogo a pagina 124 e seguenti, si fece l’inaugurazione delle SS. 40'ore, ed istituzione della confraternita dei Luigini, come pure inaugurazione della visita annuale del Prevosto e Vicario foraneo nella Chiesa Parrocchiale.Conf.a figlie di Maria 37. Nella seconda festa di Pasqua dell’anno 1898, chiudendosi come di consuetudine la predicazione quaresimale, nella Chiesa di S. Bartolomeo, venne istituita la congregazione ossia confraternita detta delle figlie di Maria composta di fanciulle dell’età dai sette anni in su, portanti la medaglia con nastro di colore bleu, e la veletta color verde nelle processioni della terza domenica d’ogni mese, e nelle solennità dell’anno in cui assiste la confraternita del S.mo Sacramento, e quella dei luigini nelle funzioni, con relativo regolamento.Predicatori quaresimalisti 38.Venne compilato nello stesso anno 1898, l’elenco dei R.i predicatori quaresimali che prestarono la loro zelante opera nella predicazione nel tempo quaresimale di ogni anno, nella antica Chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo, giusta l’intenzione di pii benefattori che istituirono una sì benefica opera in quella Chiesa, tale elenco devesi appendere entro cornice nella sagristia (…………)154 tale predicazione se il tempo è favorevole si tiene in essa Chiesa di S. Bartolomeo, se poi il tempo è brutto in quei giorni in cui vi è la predica, la si tiene nella Parrocchiale di Vedeseta.[164] Campanile Lavina 39. Avendo il sunnominato Rev. D. Carlo Locatelli Parroco di Peghera negli anni 1883 e 84 espressa l’intenzione di erigere un campanile accanto all’Oratorio della contrada della Lavina, fece preparare a tale effetto l’occorrente materiale sia in pietre, come anche in sabbia, desiderando di erigerlo a sue proprie spese, ma sopraggiuntagli in quel tempo la grave disgrazia dell’irreparabile perdita dei suoi fratelli, che l’un dietro l’altro passarono a miglior vita, ed altre dolorose

153 La nota di pag. 172 del manoscritto specifica come e perché in occasione della 1a Visita pastorale del Card. Ferrari non si fecero spese per parare la Chiesa.154 Vuoto nel testo.

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vicissitudini, dovette anch’egli soccombere dopo lunga e penosa malattia, senza avere la consolazione di adempire al suo vivo desiderio di compiere l’opera suespressa quale ricordo della sua generosità verso la sua patria nativa, ma Iddio dispose così; come dice l’antico proverbio l’uomo propone e Dio dispone.Il Parroco attuale assunse egli stesso il noto pensiero e la volontà del sullodato defunto D. Carlo Locatelli di intraprendere ed eseguire la costruzione del suddetto campanile, e con essolui i frazionisti della Lavina vedendo già da tempo preparato il materiale per tale scopo, si decisero di dar corso all’opera a comuni spese, a tale effetto si impegnarono a procurare il materiale occorrente, in calce, in sabbia, e nelle pietre non essendo sufficienti quelle già raccolte.Il disegno fu esteso ed elaborato dal sig.r Locatelli Giuseppe fu Giuseppe della stessa contrada della Lavina, sotto la [165] direzione dell’architetto e capomastro sig.r Gervasoni Francesco di Brembilla il quale si assunse anche la reggenza, e la responsabilità dell’esecuzione a norma dei recenti regolamenti governativi intorno alle fabbriche, la località prestabilita fu nella sagristia, comprendendo anche parte di essa, considerato essere una posizione e un terreno molle, e inclinato a scoscendere, ciò fu anche per rinfrancare anche l’Oratorio stesso. Sul principio del mese di marzo si prepararono le fondamenta, comprendendo in parte anche la sagristia, lo scavo fu tosto riempito di solido bottume o calcestrutto155 fino alla profondità di un metro circa, intralciato con legname di rovere maturo, il suddetto bottume fu formato da ghiaia ben preparata e cemento portlant156 che misto con altro comune fu di venti e più quintali.Sulla metà dello stesso mese si cominciò la muratura della base, che nella parte situata nella sagristia è tutta tirata verticalmente od a piombo, in un angolo di questa e dentro il muro vi è rinchiusa una bottiglia con entro la relazione o memoria dichiarante il principio di quest’opera, colla continuazione e l’esecuzione di essa, il nome dei offerenti e capifamiglia principali della contrada, col nome degli operai che si sono assunti l’esecuzione dell’opera, infine firmatisi il R. sig.r Parroco, coll’architetto e i maggiorenti della contrada, ed un esemplare della stessa relazione fu depositato nell’archivio parrocchiale,157 l’originale fu rinchiusa in una bottiglia [166] con immaginette, medaglie e crocette benedette formando così la pietra fondamentale del campanile. In sagristia la larghezza della muratura esterna è di circa metri 3, e nell’interno è di met. 1,30 di lato, ossia in lunghezza e larghezza. Esternamente la larghezza è di metri 4,50 assumendo la forma piramidale tronca a basi parallele ossia a scarpa fino all’altezza di met. 2,80, invece di met. 3 come nel disegno, ciò per mancanza di pietre occorrenti, il basamento è coronato da un cordone dell’altezza di cent.ri 15, di pietra rotondata, innalzandosi il corpo del fabbricato dello stesso campanile distinto secondo la regola del disegno in due parti di eguale grandezza, separate ciascuna da apposito cordone come il primo, aventi ciascuna, in ogni facciata, il relativo specchio a sfondo di cent.ri 10, sovra di essa si erge una terza parte di altezza minore delle prime, avente in ciascuna facciata uno specchio della forma di un quadrato di met. 1,40 di lato, sopra di questa parte vi è la cornice che distingue il piano superiore, formata da pietre intagliate, ed incavate, su di essa si innalza il basamento dei pilastri, che si chiude poi nel parapetto di ciascun finestrone, elevandosi il resto sino alla sommità secondo la regola del disegno.

155 Calcestruzzo.156 Cemento Portland, inventato nel 1824 da un muratore in Inghilterra e rapidamente diffusosi. Deve il suo nome alla somiglianza con la roccia di Portland, un'isola inglese.157 Non si è riusciti a verificarne l’esistenza.

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Siccome nello stesso progetto, fu delineato il tetto colla rispettiva armatura di legno, coperto da ardesie, o piode di radice di Branzi, sormontato da relativa croce di ferro, poggiata su piedestallo di vivo, con quattro vasi posti sugli angoli del tetto, [167] così si pensò invece di ciò, ossia di porvi sul tetto la croce, considerato l’essere difficile l’avere le suddette piode, di far costruire e porre sulla sommità dello stesso campanile la statua di S. Vincenzo levita e martire sotto la cui invocazione è posto l’Oratorio, in un con quella di Maria SS.ma sotto il titolo dell’Annunciazione, difatti venne commessa per mezzo del sullodato sig.r Gervasoni capomastro la statua di S. Vincenzo con quattro vasi da porre sugli angoli, e fatta eseguire al sig.r Albera158 scultore, il quale fece il tutto in cemento portlant e gesso, e riuscì di ottimo effetto e soddisfazione dei frazionisti e di quanti l’ammirarono. Pertanto il prelodato sig.r capomastro invece del tetto su espresso, fece costruire con mattoni un printo o cupoletta di forma parte di prisma retto ottagonale, ed in parte di piramide tronca pure ottagonale tronca a basi parallele sormontato da altro piccolo piedestallo portante la stessa statua; questa cupoletta è contornata da terrazza fatta da calce-strutto come pure la gronda fatta della stessa materia, e ben sagomata. La statua già condotta sul luogo coi relativi vasi, venne collocata sulla sommità dallo stesso prenominato sig.r capomastro, coadiuvato dai mastri lavinesi che eressero il fabbricato, come anche i suddescritti vasi, il tutto riuscì di ottima meraviglia, indi i suddetti mastri compirono il resto della torre secondo la regola del disegno, compiendo in ultimo il parapetto sovrapponendovi in cadauna parte la rispettiva ringhiera, che in un con quattro [168] chiavi poste a sostegno dei pilastri della torre del campanile furono dono di un fabbro-ferraio di Milano.Questa bell’opera si cominciò e si compiè nel periodo di due mesi, dalla metà di marzo alla metà di giugno dell’anno 1899.Trovandosi qui i frazionisti della contrada, dimoranti in Milano, impiagati159 nel commercio dei laticinii,160 a passare alcuni giorni di vacanza in sollievo delle loro fatiche, e dei loro traffici, i quali contribuirono anche col loro obolo all’opera, questo tempo lo passano nel mese di agosto. Essi in questa circostanza decisero di fare una festicciuola, e di dare quel certo decoro, e quella voluta solennità all’inaugurazione e alla benedizione del campanile e della statua di S. Vincenzo che dall’alto della torre dello stesso campanile protegge i frazionisti della contrada, e l’intiera popolazione della Parrocchia, tale festicciuola venne fissata da celebrarsi nel giorno 13 in cui cade la seconda domenica dello stesso mese di agosto. Infatti alla vigilia della festa venne impiantato un bell’arco trionfale nella piazza centrale della contrada, fu anche messo insieme un apposito pulpito per il discorso d’occasione che fu innalzato sulla porta dell’Oratorio, lo stesso Oratorio venne parato solennemente per la circostanza.Alla sera vi fu la funzione della benedizione col SS.mo Sacramento, che si impartì per la prima volta in questa Chie[169]sina dacché essa esiste, dopo da alcuni frazionisti fecesi l’illuminazione del campanile, e i fuochi artificiali che ebbero luogo sulla terrazza dello stesso campanile, ciò che riescì161 di un sorprendente effetto, sia nella contrada stessa come nei circostanti dintorni, oltre un bel falò che ebbe luogo sull’altura del colle di Piazzoli da parte dei frazionisti che nella stagione estiva stanno colassù a pascolare i loro bestiami, e anche questo contribuì assai ad essere di vera meraviglia nell’illuminazione, in quella sera, di più lo

158 Si potrebbe anche leggere Olbera.159 "Impiegati".160 "Latticini", ovviamente.161 "Riuscì".

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sparo dei mortaretti che [col] loro rimbombo fecero eco nell’ambiente di questa parte della Valle. Al mattino della festa parecchi uomini della contrada si diedero di buona volontà a decorare nel miglior modo possibile la via principale della contrada, ove doveva passare la processione, con verzure e pianticelle, tutto questo riescì di rara meraviglia, ciò che non fu mai fatto dacché esiste la contrada e l’Oratorio stesso.Verso le ore 11 ant.e ci fu la messa solenne cantata dall’Illust.mo Monsig.r Commendator D. Aquilino Citterio di Milano qui in vacanza circondato dal Parroco e sacerdoti vicini, il quale tenne un analogo162 forbito discorso ai vespri, dimostrando l’analogia del campanile, delle campane, le virtù del Santo la cui immagine collocata sulla cima del campanile simboleggia la sua celeste protezione sulla terra in cui viene onorato, invocando da ultimo la celeste benedizione sui benefattori che contribuirono all’erezione del campanile, sugli operai [170] che lo costrussero, esprimendo la speranza che pii benefattori contribuiranno anche al compimento dell’opera, cioè dell’erezione delle campane. Dopo il vespro si fece la processione nella contrada, nel ritorno stando il clero sotto l’arco, il sullodato Monsignore celebrante benedisse la prelodata statua di S. Vincenzo, e il campanile stesso, funzione che riuscì assai commovente, ritornati in Chiesa si chiuse la funzione colla benedizione dell’Augustissimo Sacramento, previo il canto del Te Deum in ringraziamento a Dio, anche per gli operai che hanno fedelmente lavorato nella costruzione del medesimo campanile, e per tutti, della grazia singolarissima di essere stati preservati da ogni e qualsiasi disgrazia.L’opera fatta sia a lode, onore e gloria a Dio, a Maria Santissima, a S. Vincenzo, a tutti i Santi del paradiso, e a suffragio delle anime purganti.La spesa per la costruzione del campanile si riassume come segue:1. Per provvista di calce in carri n. 2,21 a £ 18 al carro £ 39,782. “ “ di cemento per le fondamenta e relativa condotta “ 119,603. “ “ di n. 1800 mattoni a £ 3,25 al cento “ 58,504. “ spesa di costruzione del medesimo campanile a mastri e manovali, come da specifica “ 656, 00 Somma totale da riportarsi £ 873,88

[171] Si riportano £ 873,885. Per fattura di quattro chiavi ed altri attrezzi “ 21,006. “ altro cemento occorrente alla cornice del tetto, al printo,163 al collocamento della statua, e dei vasi “ 76,007. “ importo della statua e dei quattro vasi, e spese accessorie “ 196,008. “ n. 2 viaggi fatti dal sig.r Gervasoni capo mastro a dirigere l’opera, e al collocamento della statua e dei vasi “ 30,009. “ importo della spesa dell’aureola, e della palma in ferro fatte fare pel Santo in Brembilla “ 4,00Sicché la spesa totale della costruzione è di £ 1200,88

162 Nel Chronicus è frequente l'uso di questo termine - che potrebbe apparire quasi come un piccolo tic linguistico - con il significato, oggi desueto, di "adatto", "di circostanza".163 "Plinto", basamento di pilastro.

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quelle della provvista dei materiali, senza calcolare il disegno perché è stato fatto gratuitamente, è di £ 1200,88 come qui sopra.Pavimentazione del suolo Chiesa Parrocchiale. £ 2000 40. Nello stesso anno venne adempiuta la seconda delle principali prescrizioni fatte come è notato a suo luogo da S. Em.za Reverend.ma il Cardinale Arcivescovo qual è quella della rinnovazione del pavimento nella navata della Chiesa parrocchiale con pianelle di cemento a mosaico, in bel disegno a due colori bianco e nero, con fasce rosse nella quadratura, come vedesi eseguito, di più nello spazio intercetto fra il vano della porta maggiore e della bussola tutto compreso, come pure nel vano delle porte laterali, fu fatto con pianelle di puro cemento scanellate164 nella delineazione e di colore unisono, cioè canino,165 [172] con appositi gradini in tutte tre le porte, di pietra artificiale grigia, di più con spazio ad uso piattaforma fuori della porta maggiore, fatto di pianelle del medesimo colore e qualità, come le qui sopra indicate. Di più vennero fatte le balaustre di cemento ad imitazione del marmo nelle cappelle laterali, tutto questo materiale venne provvisto ed eseguito dalla Ditta Ing.r Ghilardi e C.i in Milano con stabilimento succursale in Bergamo per la somma complessiva di £ 2000 pagabile in due rate delle quali la prima fu pagata nel mese di luglio p.p. Inoltre per mezzo di un operaio venne fatta la pulitura della cantoria, della cassa dell’organo, della cattedra della dottrina, e dei capitelli delle lesene della Chiesa, come anche di quanto era di pertinenza della medesima, questa opera fu eseguita da un individuo addetto alla Ditta Bettinelli di Bergamo.

_______________________________

Nota. - Fra le istituzioni omesse, si novera la Confraternita del Terz’Ordine di S. Francesco d’Assisi, eretta nell’anno 1886 per mezzo dell’Ill.mo Monsig.r D. Aquilino Citterio di Milano, quella della S. Famiglia eretta nell’anno 1893, o 94 che sia, e quella della S. Lega Eucaristica nell’anno 1896, oltre quelle notate a suo luogo.Della Cappellania Arrigoni-Arrighi il n. delle messe era di duecento otto cioè di quattro per cadauna settimana ma l’ultimo titolare investito ottenne riduzione ma nulla si sa [173] se di quelle settimanali o come, essendo divenuto proprietario della stessa Cappellania, dietro la rivendicazione fatta avendo egli pagato il 30% al R. demanio, fin dall’anno 1869.Nella circostanza della S. Visita pastorale non venne parata la Chiesa parrocchiale come nelle altre circostanze solenni dovendosi farla consacrare, fu solamente adornato e coperto il seggio episcopale, come pure la porta maggiore della Chiesa stessa, e quella della casa parrocchiale, ma non venne fatto venire verun apposito paratore.

Parato rosso £ 500

164 Scanalato.165 Secondo il Dizionario dei dialetti bergamaschi... di A. Tiraboschi, si tratta del color giallo paglia, giallo scolorito.

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41.166 Il parato rosso completo provvisto per la funzione delle SS.me 40 ore vedi che è descritto a pag. 125 di questo libro, provveduto nell’anno 1897 anno I delle SS. 40 ore.Rifatto tetto Chiesa parr.e 42. Nell’ottobre del 1899 a spesa della locale Fabbriceria e per impulso del Parroco attuale si è rinnovato tutto il tetto della Chiesa parr. con una spesa fra legnami – cotiche e coppi e mano d’opera per £ 700 – e così in 24 anni di Parrocchia dell’attuale curato col 1899 la sua memoria la si può dire in benedizione per le tante opere compiute.

31 Dicembre 1899.

[174]

166 Questa parte finale del capitolo IV e tutto il capitolo successivo, esclusa la prima riga del titolo, risulta di grafia diversa da quella di Giuseppe Locatelli. Probabilmente è di mano dello stesso don Carlo Artusi che, da qui in avanti, si alterna più frequentemente sulle pagine del Chronicus col primo estensore. Al contrario del lungo periodare proprio di quest’ultimo, don Artusi usa un linguaggio più nervoso, più spezzato.

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Capitolo V

Istituzioni ed opere compiute dall’anno 1900 all’anno 1901.Anno Santo MillenovecentoNuova Statua di S. Roccoin omaggio al Redentore

Acquisto della statua di S. Rocco Conf. 43. Nell’erezione della nuova Chiesa che fu verso l’anno 1803 e ultimata circa il 1808 – Vedi a pag. 48 di questo libro – i parocchiani eressero anche un altare in onore di S. Rocco, mettendovi il quadro tolto dall’antica Chiesa vecchia che fu demolita circa l’anno 1808 – che esisteva ove adesso vi è l’Ossario dei P. Morti –. Nel 1716 la popolazione fece un voto in onore del Santo, credo per essere stati preservati dalla peste.Il parroco Artusi D. Carlo nel suo 25mo anno di Parrocchia volle ornare detto altare con la nuova [175] statua del Santo affinché preservasse con la sua potente protezione questa Parrocchia dai mali spirituali e temporali. La statua fu scolpita a Groden nel Tirolo dalla valente Ditta di Ferdinando Demetz – il suo prezzo fu di Ital. £ 500 – cinquecento.Fu pagata colle oblazioni dei parrocchiani tutti – e perché resti a perpetua memoria chi concorse a questa bell’opera si trascrivono su questo libro i nomi dei singoli offerenti.

= Elenco =

1. Dalla fam. di Pratocaraviglio ricavo 1 str.o167 £ 2,602. Da Ciresa Carlo Cursore “ 3,003. Da Locatelli Antonio Conola Ved. “ 5, –4. Da Locatelli Gio. Piazza per 1 strac. “ 2,505. Da Arrigoni Giuseppe Menterga “ 5, –6. Da Musitelli Margherita per tela “ 5,757. Da Arrigoni Angelo Tonini “ 5, –8. Da Vitari Maria V. Quartironi “ 2,-- 9. Da figlio Ambrogio Zanandrea “ -,75 ---------- £ 31,60

[176] Riporto Oblazioni £ 31,60 10. Da Locatelli Giovanni ricavo di 2 piante “ 2, –11. Da Pesenti Battista per lavoro in festa “ 2, –12. Da Arrigoni Gius. Mar.al figlio “ 10, –13. Da moglie Rubicanì[?] “ 5,–14. Da Arrigoni Checc “ 2, –15. Da Invernizzi Maria levatrice “ 2, –16. Dalla sig. Amalia Arrigoni “ 3, –

167 Stracchino?

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17. Da moglie Rota Bodrello “ 2, –18. Da Locatelli Mazzaluff “ 5, –19. Da Locatelli sposa Bono A. “ 1, –20. Dalla fam.a Zanandrea Avolasio “ 7, –21. Da Locatelli Marco p. ricavo legna168 “ 1,8622. Da Locatelli Piazza ricavo lav. vite169 “ 1,2023. Da Ambrogio Zanandrea “ 1, –24. Per ricavo di un lotto “ 14, –25. Da Quartironi Giuseppe “ 5, –26. Da Angelo Marchetti “ 1, –27. Dalla fam. Marchetalli p. ric. st.i170 “ 4,3028. Da Canella Giò. “ 2, –29. Da Giuseppe Arrigoni Pizza “ 5,7030. Da Musitelli Maria Mar.a “ 2,1031. Da Vitali Lucia Carpello “ 2, – __________ £ 131,76[177] Riporto oblazioni £ 131,76.32. Da Arrigoni Samuele “ 5, –33. Da Tartari Antonio “ 2, –34. Da Arrigoni Pietro Borgosotto “ 5, –35. Dalla Famiglia Arrigoni Avolasio “ 5, –36. Da Ciresa Paolo “ 5, –37. Da Locatelli Pietro Venturino “ 2, –38. Da Ciresa Matteo fu Battista “ 2, –39. Da Locatelli Giò. Curazza Lavina “ 5, –40. Ricevuto da Ciresa Pietro muratore per trasporto legni alla Sella “ 20, –41. Dai F.lli Ciamponini in Vedeseta “ 3, –42. Da Locatelli Antonio Luigi “ 2, –43. Da Arrigoni Giò Cechinon di Avolasio “ 5, –44. Da Locatelli Francesco Mastro Tonini “ 10, –45. Da Invernizzi Maria M. Ciampone “ 5, –46. Dalla famiglia di Locatelli Giò Piazza “ 10, –47. Dalla famiglia di Arrigoni Angelo Pizza “ 8,7548. Da Manzoni Antonio Lavina “ 2, –49. Da Rota Giò Bodrello Vedeseta “ 5, –50. Dalla Vedova Migliorini di Avolasio “ 5, –51. Dalla fam.a di Arrigoni Giò Ciampone “ 20, –52. Avanzo della festa di S. Antonio al Regetto per questua fatta “ 29,06 £ 287,57[178] Riporto £ 287,5753. Da Musitelli Lorenzo Vedeseta “ 2, –54. Dalle sorelle Paoletto Gallina “ 2,1055. Da Invernizzi (famiglia) Molini “ 5, –56. Per porto fieno di Musitelli Lorenzo “ 4, –

168 Lettura incerta169 Curioso. Probabilmente un lavoro fatto fuori valle.170 Stracchini?

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57. Dalla fam. di Arrigoni Paolo Ciampone “ 5, –58. Dalla famiglia di Locatelli Secrista “ 5, –59. Da Arrigoni Carlo Gallina “ 5,–60. Dalla famiglia Locatelli Giuseppe fu G.e “ 10,–61. Dalla famiglia di Quartironi Cristallo “ 5, –62. Dalla famiglia di Vitari Carlo fu Giò. “ 10, –63. Dalla famiglia di Pietro Ciresa “ 5, –64. Dalla Locatelli – famiglia – Filippo “ 2, –65. Dal Ciresa Carlo Sarto “ 3, –66. Dalla fam. di Locatelli Carlo Venturino “ 5, –67. Per lavoro fatto trasporto legna Valle Casera “ 30, –68. Per aggiustamento Arrigoni Maria con Moretti alla Rimessa “ 10, –69. Da Arrigoni171 Pin Marchettone “ 8,3070. Da Pesenti Rossi Battista – oste “ 5, –71. Da Musitelli Maffio Selgugia “ 5, –72. Dalla fam. Arrigoni Maget Avolasio “ 15, –73. Da Arrigoni Lorenzo Grilli “ 2, –74. Da Vitari Maria Branzina “ 2, – 75. Da Locatelli vedova Marchettona “ 5, – £ 437,87[179] Riporto Entrata £ 437,8776. Vitari M. Arrigoni Laura “ 2, –77. Ricavo incanto cassa imballagio “ 4,2578. Per offerta N.N. “ 1,1579. Da Rota Domenico prestinajo “ 5, –80. Da Teresa Redondi “ 5, –81. Ricevuto da Rota Luigi per trasporto sabbione per la costruzione del ponte sotto il Molino172 “ 35, –82. Da Vitari Giò fu Carlo Regetto “ 5, – _________ £ 495. 2783. Ricevuto da Locatelli Maria Piazza “ 2, –84. Ricevuto da una compagnia di giovinotti venuti a casa dalla Campagna “ 18,48 __________ £ 515,75 Vedi avanti partita Uscita “ 515,75 _________ Pareggiato £ __ __

171 Originale non chiarissimo per parola corretta.172 Non è dato sapere di quale mulino si parli. Improbabile che si tratti di quello sull'Enna, oggi ridotto in macerie, conosciuto come Mulino del Merlo ("Merlotto" nelle carte dell'800). Più plausibile si parli del cosiddetto Mulino del Leone, alla foce del torrente Mulino, col suo ponte posto sul percorso Lavina-Ponte dei Senesi. Il Mulino del Leone nel catasto ottocentesco è anche chiamato Mulino del Bezza ma un tempo era anche conosciuto come Mulino del termine, per la presenza nella sua vicinanza di un grandioso capotermine confinario, il n. 102, considerato disperso (Valle Brembana antica terra..., o. c., pag. 114) e recentemente ritrovato dall'ultimo proprietario del fabbricato.

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La statua fu di piena soddisfazione. Ora le offerte saranno rivolte per la sua nicchia e riordinamento suo altare.[180] [bianca]

[181]Spese incontrate per l’acquisto della statua di S. Rocco Confessore

Per spese postali in molte corrispondenze £ 3,50Pagato lo scultore Ferdinand Demetz a Groden (Tirol) come al convenuto “ 500, –Spesa Assicurato N. 468 “ –,70Speso per le viti nuove posiz.e sul palco “ 5, –Risposto alla lettera 21 settembre “ –,20Risposto alla cartolina 29 settembre 1900 “ –,20Scritto con risp. pag. 21 ottobre 1900 al Sig.Locatelli Pietro di Bergamo se fu pag. £ 63.20 “ –,40 Scritto 28.10. 1900 a Groden per il versamentodella £ 63.20 al Sig. Locatelli Bergamo “ –,20Rescritto 16.11.1900 per il mancato pagamento dellaDitta per la dogana £ 63.20 “ –,15Rescritto 26.11.1900 al Locatelli a Bergamo se fu pagato da Groden “ –,20Regalo di uno stracchino al Sig. Locatelli a BergamoPer il suo disturbo a ½ p.le “ 5,20 _________ Imp. totale spesa S. Rocco £ 515,75

[182]Anno Santo 1900

Acquisto di un bambino per la solennità del S. Natale in omaggio al divin Redentore - Fine Secolo

Acquisto del Bambino per il S.to Natale 44. Prima che terminasse il secolo in omaggio al divin Redentore nostro, il parroco D. Carlo Artusi a compimento di tante sue opere fatte in questa Parrocchia come si può vedere leggendo questo libro, ha voluto arricchire questa Chiesa di un’altra nuova statuetta e cioè il Bambino sul cesto di vimini per l’esposizione nella notte santa del Natale.Il Bambino fu provveduto a Milano dalla Ditta fratelli Bertarelli al prezzo di £ 32 – compreso imballaggio -. A quest’opera concorse con bella offerta la famiglia Locatelli Giuseppe fu Giuseppe della Lavina la quale si presta sempre generosa nelle opere del divin culto - e sa bene impiegare quel po’ di provvidenza che ci ha dato il Signore -. Anche questo sia a memoria sì del parroco locale che della sud.a famiglia.

[183]

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Capitolo VI

Erezione di un nuovo concerto di n. 5campane nell’Oratorio della Lavina

sua solenne benedizione, ed altre opere173

Nuovo concerto di 5 campane per l'Oratorio Lavina 45. Nell’anno 1900. - In una riunione dei capi-famiglia della stessa contrada della Lavina, tenutasi nella casa del sig.r Locatelli Giuseppe fu Gius.e compilatore di quest’opera, sulla fine del decorso anno 1899 venne deliberato in vista della felice riescita della suddescritta opera del campanile, di erigere un concerto di cinque campanelle delle quali la maggiore l’intonazione in sì bemolle, ed il diametro di met. 0,80 in bocca, e di commetterne la fusione alla rinomatissima Ditta Giorgio Pruneri di Grosio in Valtellina, avendo già a tal effetto lettera dello stesso in data 22 luglio 1899, in cui sono proposti tre progetti, fu perciò scelto il primo, infatti venne stipulato il contratto colla sullodata Ditta Pruneri a mezzo del M. R. sig.r D. Angelo Bianchetti attuale parroco di Olda, che in tale circostanza fece contratto col medesimo Pruneri di un concerto di campa[184]ne grosse per la sua Parrocchia, come da relativo atto di contratto in data del giorno 10 gennaio del medesimo anno 1900, firmato dal sig.r parroco e dalla rappresentanza dei frazionisti della contrada della Lavina, che venne spedito al sunnominato sig.r Pruneri, il quale ritornò a volta di corriere un esemplare di esso atto sottoscritto da lui medesimo, ora giacente nell’archivio parrocchiale di Vedeseta.174 Esse vennero fuse unitamente a quelle di Olda nel giorno 26 di maggio dello stesso anno, sacro alla memoria dell’Apparizione di Maria Santissima a Caravaggio, ed ebbero una felice riescita, come da lettera comunicata subito dopo, con altra lettera in data del giorno 2 giugno 1900 specifica il metallo occorso per dette campane col relativo peso per cadauna campana calcolando l’ammanco risultante dalla fusione in ragione del 5%, come qui appresso è distinto, cioè: 1ª. campana kilogrammi 285,100 gr.mi 2ª. “ “ 196,700 “ 3ª “ “ 138, – 4ª “ “ 109,800 5ª “ “ 79,600 _________ Peso del concerto kilogra.mi 809,200 Calo di fusione in ragione del 5% 40,460 _________ Totale del bronzo impieg.to kilogr.mi 849,660 ======== [185] Sicché la spesa delle campane senza calcolare la fornitura accessoria, che sarà poi specificata in fine di questa descrizione è la seguente:Importo di kilogr.mi 849,660 gr.mi di bronzo a £ 2,75 alkilogr.ma £ 2336,56Importo della fattura e condotta a £ 0.6al kilogr.ma “ 525,98

173 Tutto il capitolo, tranne il titolo, è della stessa mano degli ultimi due capoversi del capitolo precedente, vale a dire di don Artusi. La grafia dell'estensore Giuseppe Locatelli ritorna nel capitolo VI. 174 Non si è riusciti a verificarne la sussistenza.

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_________ Totale salvo errore £ 2862,54 ========In base alla condizione stabilita le campane furono condotte alla stazione ferroviaria di Bergamo, da cui furono levate nel giorno 28 del mese di giugno, e nel successivo giorno 29 vennero condotte al luogo di destinazione sia quelle della Lavina, come quelle di Olda. La mattina di detto giorno alcune giovani della contrada della Lavina, recaronsi di buon’ora oltre la Forcella di Bura portando seco fiori e corone per adornare le proprie campane, con loro andarono alcuni uomini della medesima contrada, e fra il giubilo e l’esultanza furono introdotte in paese accompagnate dalla fanfara che appositamente fu chiamata a prestare il suo servizio, così pure anche per quelle di Olda, di cui una deputazione venne ad incontrare le proprie.Trasportate tosto dallo stradale queste campane furono appese ad un alto cavalletto eretto nell’Oratorio [186] mercé l’opera dell’inceppatore sig.r Montagna Antonio di Tagliuno coadiuvato dai frazionisti della stessa contrada, questi fece tosto sentire il primo squillo, e subito l’armonia del suono piacque a tutti. La sera del medesimo giorno allo scopo di dare un certo distintivo solenne alla circostanza delle campane, venne celebrata una funzione nell’Oratorio dal Rever.do sig.r Parroco locale, assistito da due RR. sacerdoti di Bergamo, venuti in Olda, a condecorare la festa titolare di colà, ed uno di questi tenne un breve discorso d’occasione sulle stesse campane e all’uso che queste devono servire. Queste campane rimasero quivi appese finché furono costruiti e condotti sul luogo i ceppi e le ruote in ferro, e il resto dell’occorrente, ed eretto il castello su cui collocarle in torre, il tutto poi si eseguì nel successivo mese di agosto.In altra adunanza tenutasi dai capi-famiglia della contrada, nella casa del sullodato sig.r Locatelli Giuseppe prima dell’arrivo delle campane, fra le altre cose fu fatta la proposta per la benedizione delle campane, se avevasi da affidare tale funzione al Sacerdote Monsig.r D. Aquilino Citterio di Milano, il quale ogni anno passa quivi la sua vacanza nel mese di agosto, oppure a Sua Eccellenza Monsig.r Gaetano Camil[187]lo Guindani Vescovo di Bergamo, in occasione che doveva recarsi a consacrare le campane di Olda, indi a Pizzino a coronare di sua presenza la solenne festa ivi indetta pel giorno 22 dello stesso mese di agosto. Dai prelodati capi-famiglia quivi convenuti venne accolta ad unanimità di voti la proposta di affidare la funzione della benedizione e consacrazione delle campane allo stesso Ill.mo Monsig.r Vescovo di Bergamo, approfittandosi del di lui passaggio per andare alle suespresse Parrocchie. A tale effetto col permesso gentilmente accordato da Sua Eminenza il nostro veneratissimo Arcivescovo, venne fatto l’invito al prelodato Monsig.r Vescovo il quale benignamente volontieri gradì l’invito, e stabilì per tale cerimonia il giorno 21 del prefato mese di agosto. Sul principio di questo mese condotti i ceppi di legno e le ruote in ferro, unitamente ad una cassa contenente il resto della ferramenta per la congiunzione dei ceppi alle campane, e gli istrumenti dell’artista, come pure le funi occorrenti, e si diedero principio ai lavori di costruzione del castello, poscia furono messi i ceppi alle campane e di nuovo appese al cavaletto. Pel giorno stabilito nell’Oratorio fu parato l’altare e le pareti intorno per la solenne cerimonia, e le [188] campane guarnite di fiori, verzura, e drappi, nella contrada vennero eretti due archi trionfali, e nelle vie interne furono piantate delle pianticelle di varie qualità adorne di fiori, e poste delle sandaline175

175 Festoni, in genere di color rosso.

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in diversi punti, per modo che nella semplicità dell’apparato presentava un incantevole effetto.Nel giorno della festa furonvi due messe semplici alla mattina ed una solenne alle nove ore, vi fu invitata la Confraternita del SS.mo Sacramento, i Luigini e le Figlie di Maria per ricevere sullo stradale S. Eccellenza Monsig.r Vescovo al suo arrivo che fu alle ore 11.30; a tal effetto fu chiamata a prestar servizio la banda musicale di Palazzago, che fu puntuale al suo compito, dallo stradale venne accompagnato processionalmente dal clero, dalle confraternite, e dalla popolazione nella contrada sino alla casa del sig.r Locatelli Giuseppe scrittore dell’opera, ove fu ricevuto festosamente, quivi prese un po’ di riposo, poscia processionalmente accompagnato all’Oratorio, ove celebrò solennemente la funzione della consacrazione delle campane, le quali furono in n. 6, compresa la campanella già esistente sul capitello posto sulla cima della facciata dello stesso Oratorio.I padrini di battesimo delle campane furono: [189] 1. Per la prima o la maggiore, il sig.r Invernizzi Giuseppe fu Carlo, nativo della contrada, ora negoziante di laticinii176 alla Bellingera sul viale Monza fuori Porta Venezia in Milano, colla sua sorella sig.ra Angelina ora domestica presso il Rev.mo Monsig.r D. Aquilino Citterio di Milano. 2. Per la seconda, il sig.r Locatelli Filippo fu N.N. pure negoziante in laticinii sul viale Monza n. 120-a fuori di Porta Venezia in Milano, colla sua suocera sig.ra Invernizzi Maria ved.a del fu Giovanni coesercente nello stesso negozio del genero sunnominato.3. Per la terza il sig.r Locatelli Giuseppe fu Giuseppe colla sua consorte sig.ra Arrigoni Modesta. 4. Per la quarta il sig.r Invernizzi Giuseppe fu Giovanni Battista ora negoziante in laticinii a Milano, colla sua sorella Maria maritata Arrigoni Carlo d.tto Gallina.5. Per la quinta, il sig.r Manzoni Angelo fu Antonio negoziante in latticinii a Vigentino fuori Porta Vigentina a Milano, colla sua cognata Arrigoni Maria maritata Manzoni Antonio oste, e per la campanella già esistente il sig.r Locatelli Carlo del fu Giacomo d.to Curazza, colla sua moglie Arrigoni Teresa.La solenne funzione fu poi terminata colla benedi[190]zione dell’Augustissimo impartita dallo stesso Monsig.r Vescovo, e tale solenne festa riescì di piena soddisfazione della contrada della Lavina e di tutta la popolazione, sopra tutto del Rev.do sig.r Parroco D. Carlo Artusi, che con tanto sacrificio effettuò il desiderio del defunto sac.te D. Carlo Locatelli parroco di Peghera, ed ora ne compiè l’opera col concerto delle campane, dedicando ciò all’omaggio del Divin Redentore a cui è consacrato l’incipiente secolo, e coadiuvato dall’operosità e dal concorso degli abitanti della contrada, tale avvenimento rimarrà a imperitura ricordanza dei posteri, del come la presente generazione seppe erigere sì bella opera, il compimento della quale fu benedetto e consacrato da un Vescovo della vicina Diocesi, con licenza dell’Ordinario diocesano, e nei fasti della storia locale dai remoti tempi fino ad ora non trovasi registrato nessun cenno che questo Oratorio, dalla sua erezione fino ad ora sia stato visitato da un Vescovo, e questa è la prima volta che ciò avvenne. Ben sarebbe stato visitato anche prima da Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo nella sua visita pastorale fatta nel giugno dell’anno 1896,

176 "Latticini". E’ appena il caso di notare, da parte soprattutto dei primi due estensori del Chronicus, Giuseppe Locatelli e don Carlo Artusi, il frequente uso del plurale con la doppia ii non solo per le parole terminanti in io (es.: vario-ii) al singolare, anche se non accentate, ma anche là dove non ce l’aspetteremmo proprio, come in questo caso.

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come è registrato nel relativo capitolo, ma non gli permise il tempo a ciò dovendo egli andare a Fuipiano di Vall’Imagna, indi a Brumano per la sacra visita.Si fa noto come il prelodato illustre Vescovo di Bergamo, se ne partì poi dalla contrada col cuore assai soddisfatto [191] e contento della cordiale e onorevole accoglienza fattagli non solo dal Parroco, ma anche da questi frazionisti che sì bene prestaronsi nel preparare una semplice ma cordiale accoglienza, ed egli nell’impressione avuta la ricordò poi anche altrove, e per mezzo del Rev.do sig.r Parroco fece i suoi cordiali ringraziamenti alla frazione e a tutta la popolazione di Vedeseta, che si prestò in tale circostanza a riceverlo e fargli corona durante il breve intervallo in cui si fermò, poscia partì per la Parrocchia di Olda a fare la medesima funzione. Le campane furono poi messe sulla torre nel giorno 25 di detto mese di agosto, compiendosi in cinque giorni la relativa posa in opera, e col primo di settembre si udì il primo squillo col suono dell’Ave Maria, poi ebbe principio la prova, e di mano in mano riescirono di piena soddisfazione di quanti le udirono, sì terrieri come anche estranei. Si riporta dalla pagina 185 la spesa totale delle campane che è di £ 2862,54Unendo la spesa della inceppatura e mano d’operacome a relativa distinta “ 735,55Pagato al Rev.do Parroco di Olda per importo, ceppi e ferramenta, convenuto in “ 200, –La spesa totale del concerto sale a £ 3798,09 =========[192] La cifra sopraespressa dunque è di £ 3798,09Unendo poi anche la spesa liquida della costruzione del campanile come dal conto presso il Rev.do sig.r Parroco che è di “ 1109,–Sicché la spesa totale complessiva di £ 4907,09 ========sì bell’opera eretta, a cui si sobbarcarono e soddisfecero con spontaneo sacrificio i frazionisti della Lavina, in sì pochi anni è di £ 4907, senza gli interessi pagati, sia al fonditore, sia ad una privata persona. Per compimento si trascrive la distinta dell’inceppatore che è come segue:Conto di Lavina frazione del Comune di Vedeseta.Ferramenta ridotta per sostenimento delle campane al ceppo,e per le pietre kilog.mi104, altri kilg. 75 che si trovano neiceppi per la detta fattura a £ 0,65 al kilog. Tot. £ 116,35Ruote in ferro kilg. 193 a £ 0,85 al kilogr. “ 164,05Cuscinetti in bronzo kilogr. 7,400 a £ 4.00 al kilogr. “ 29,60Bussole in ghisa kilogr. 14 a £ 0,50 “ 7, –Per riduzione ceppi, compresi due nuovi, fodrine, stipiti “ 170, –Per condotta e ricondotta ceppi vecchi e ruote “ 10, –Per inceppatura campane “ 12, –Per fattura castello e posizione in opera “ 40, –Per alzamento campane e posizione in opera “ 35, – _________ Totale da riportarsi £ 584,00 =========

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1) Unendo alla spesa qui sopra enunciata la differenza di £ 91,88, risulta la somma totale di £ 1200,88 come a pag 171 per cui il complessivo ascende a £ 4998,97.

[193] Si riportano £ 584,00Per ferramenta, tastiera, e posizione in opera “ 53, –Per tinta e mano d’opera “ 49, –Per corde “ 21,06Per battenti kili 19.00 a £ 1.50 al kilo “ 28,50 _______ La spesa dell’inceppatura somma a £ 735,56 =======Coll’aggiunta dell’importo del materiale di Olda in base alla rimessa fatta dall’inceppatore in £ 200, somma in complesso alla cifra di £ 935.55, da una lettera ricevuta dallo stesso inceppatore, sulla somma totale suespressa si ebbe un bonificamento di £ 68,19, per cui la spesa pagata in saldo al medesimo fu di £ 667,37Allungamento di un armadio in secristia par.177

46. La secristia di questa Parrocchia è assai bella e comoda - ricca di armadi per riporvi e biancheria e tutte le suppellettili - ma per le molte provviste che si è fatto in q.ti anni passati di paramenti e biancheria gli armadi divennero scarsi - onde ho pensato coll’intervento della locale Fabbriceria di allungare i due lati dell’armadio verso sera - di fronte all’entrata - e in questo anno 1901 si compì anche [194] quest’opera divenuta necessaria - anche per riporvi meglio i piviali e pianete solenni – e porre sotto chiave le due pianete antiche di valore una di color rosso e l’altra color bianco.L’opera fu eseguita dal valente falegname Mangili di Olda con una spesa complessiva di £ 400.Pavimento del presbiterio 47. Nel 1891 fu eseguito per la Chiesa parrocchiale il pavimento in mattonelle a mosaico - dalla Ditta S. Ghilardi di Bergamo - il Parroco che scelse il disegno fu di assai buon gusto -. Di grande soddisfazione anche alla popolazione. - Ciò avvenne nell’agosto 1891.Pavimento della secristia p. 48. Di seguito nello stesso anno si fece anche il pavimento della secristia di mattonelle semplici ma di assai bell’effetto. - Anche questo venne eseguito dalla distinta Ditta Ghilardi di Bergamo. - Tanto l’uno che l’altro fu sostenuta la spesa dalla locale Fabbriceria parr.le incirca £ 700 e più.[195] Pallio e lettorino per l’Oratorio del Regetto 49. Nel 1892 essendovi estremo bisogno fu provveduto con offerte private e con l’obolo del Parroco un bel pallio e porta messale di mettallo [sic!] - e fu per la 1ª volta adoperati per la festa del titolare S. Antonio da Padova 13 giugno 1892. - Fu speso circa £ 120.Altre 2 scale mezzane50. In questo anno del 1892 furono provviste altre due scale per la Chiesa parrocchiale per i paramenti e altri bisogni - che con le due che furono provviste prima fanno 4 - e queste giovano assai anche per i bisogni della popolazione.Manto della Madonna

177 Da qui fino a fine capitolo il testo è di mano di don Artusi.

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51. Nel 1895 si provvidde [sic!] alla statua della Madonna il suo bel manto. È di color cielo tutto a ricamo e nell’inverso di seta bianco a stelle. - Fu opera della Ditta Martini di Milano - del costo di £ 500.Piviale verde 52. Nello stesso anno si acquistò un bel piviale verde - con continenza verde e velo al tabernacolo verde per la festa di S. Antonio Abbate.[196] Indoratura alla cantoria. Capitelli.178 Pulpito 53. Una bell’opera compiuta nel 1896 in maggio e giugno fu l’indoratura della cantoria - con nuovi ornati ai cappitelli delle lesene. - Pulpito della dottrina Xtiana. Dono del Parroco Artusi. - Costò la spesa di £ 1500.L’opera fu compita dalla Ditta Bettinelli Giuseppe di Bergamo.Lo stesso Cardinale Ferrari ne fu soddisfacentissimo di aver trovato una Chiesa così in ordine.Confraternita dei Luigini54. Si rimarca maggiormente l’istituzione della Confraternita dei Luigini - avvenuta in questa Parrocchia appena che avemmo il bene di avere la statua di S. Luigi Gonzaga. - Sono ascritti i giovani tutti in età adulta e questi portano la sola medaglia. - Sono ascritti anche i fanciulli piccoli e questi portano il loro abito. - Sono numerosi tanto gli uni che gli altri.[197] Balaustre Madonna, S. Rocco 55. Nell’occasione che si fece il suolo della Chiesa maggiore nel 1899 come è accennato a pag. 173 di questo libro si son costruite anche le balaustre ai due altari laterali Madonna e S. Rocco - che prima non vi erano. - La spesa fu sostenuta in parte per offerte private per £ 1000 e per £ 1000 e più la Fabbriceria parrocchiale. - L’opera fu eseguita dalla Ditta Ghilardi di Bergamo, con soddisfazione di tutti.Acquisto di molte teche reliquie di santi 56. Al mio ingresso in questa parr. vi erano pochissime reliquie di Santi - esistevano quelle dei 4 busti - S. Croce - S. Antonio Abbate - Madonna e alcune altre. - Io un po’ tutti gli anni ne ho provvedute tante. - Si osservi il quadro posto in secristia formulato da me a memoria dei posteri. - E queste reliquie per una Parrocchia è un gran bel tesoro a protezione.

178 "Capitelli".

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Capitolo VII

Riordinamento e decorazione della Cappella di S. Rocco, e della B. V. del Rosario. Erezione di due croci l’una sulla cima detta

della Corna del Zucco a met. 1458, e l’altra su quella detta dei Canti a met. 1570 ambe sul livello del mare

Decorazione della Cappella di S. Rocco 57. Come venne già annotato in calce a pagina 179 relativamente alle offerte per la costruzione della nicchia in cui riporre la statua del Santo, e per il riordinamento del suo altare, e decorazione della rispettiva Cappella, con fregi e dipinti analoghi alla vita dello stesso Santo, come oggi vedesi, venne stipulato dal Rev.do sig.r Parroco locale il contratto colla Ditta sig.r AnghileriVisto ed appr.e In mea visitatione for.a habita die 23ª 7bris 1902del R.mo Prevosto Vidi et approbaviVic. for.o di Primaluna ac pro fide P.ter Aloysius Combi179

Pietro di Bergamo assuntrice dei lavori di ornato in stucco, doratura e pittura per l’esecuzione dell’o[199]pera in discorso che dovevasi eseguire fin dallo scorso anno, ma per impegni assunti nell’esecuzione di opere altrove, non poté soddisfare all’impegno offerto, e tale opera la compiè in quest’anno a mezzo del sig.r Fagnani Giuseppe per la parte della decorazione in stucco, e per l’indoratura degli spazii in mosaico e a mezzo del sig.r Zappettini180 Domenico pittore per la parte degli ornati in pittura e delle medaglie. Nel precedente mese di marzo, per opera di mastri del paese venne costruita la nicchia per collocar la statua del Santo, e verso la metà del vegnente mese di aprile vennero i prelodati signori operai a dar principio al compito loro, cominciando all’altare e Cappella di S. Rocco.Essendo l’ancona del sullodato altare, come a suo luogo si è descritto, costruita di mattoni e rivestita di stucco su analogo disegno, venne prima ripulito e indorato il cimiero e tutto il resto delle linee, colle me[n]solette pure indorate e le fascie rivestite di una tinta composta di varii colori, così nelle varie parti della stessa ancona, negli sfondi sia dell’architrave, come dei pilastri indorati con pezzettini d’oro ad imitazione del mosaico intralciati in forma di rilievo con fiorami, e [200] ornati a dipinto, così anche l’imposta che chiude la nicchia è colorata pure della stessa tinta unisono e dorata nel telaio (1181) che la chiude, contenente una lastra di vetro di un sol pezzo e terminata in forma semicircolare, con entro un’apposita tendina di color rosso-granato, l’interno della nicchia è pure colorato della stessa tinta.In quattro spazii della volta divisi fra loro da apposite fascie color canino, conterminate da relative cornici, venne fatto lo sfondo pure in oro mosaico interseccato [sic!] da nuvolette bianche con figure di teste sparse d’angeli, nelle

179 Timbro con iscrizione nel tondo: Preposto e Vicario Foraneo - di Primaluna in Valsassina.180 Zappellini?181 "(1) Il telaio è dipinto in color verde marmoreo e dorato nelle estremità tutto all’intorno". La nota è nel testo ai piedi di pagina 200.

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parti laterali sotto la cornice che è pure dorata in due o tre linee e dipinta in color canino nel rimanente è colorata da una tinta color verde, con due lesene figurate e fregiate a fianco dell’altare stesso e di color roseo e due altre mezze lesene figurate di fianco ai pilastri laterali sostenenti l’arco d’ingresso nella Cappella, tutte queste lesene figurate sono sormontate da relativi capitelli, come bene si vede nello spazio in mezzo di cadauna parte campeggia una medaglia relativa alla vita del Santo, di cui in quella posta in cornu Evangelii182 rappresenta il santo in mezzo agli appestati che li consola, soccorre e assiste nella loro penosa necessità, e nell’altra di fronte in cornu epistole rappresenta il medesimo [201] Santo colpito dalla stessa epidemia della peste con una piaga in una gamba, che si è ritirato nella solitudine di un bosco, seduto su di un’erbetta e appoggiato a un piccolo rialzo, soccorso dal mistico cane che gli porta il cibo consistente in un pane, di fianco ha un ruscelletto di limpida acqua con cui servesi per saziare la sete e per lavare la piaga. Sotto ciascuna medaglia è indicato il soggetto con parole latine stampate. Nei vani in forma di nicchie a basso in ciascun lato, una per cadauna parte, vi sono dipinti varii fiorami intrecciati fra loro, terminato il tutto a basso con zoccolo imitazione del marmo rosso scuro variegato, nel pilastro, o meglio lesena del pilastro in ciascuna parte sostenente l’arco d’ingresso, formato pure lo sfondo dorato a mosaico con ornati e fiorami dipinti, così anche nella volta dell’arco stesso sulla sommità del quale è dipinto un bellissimo fiore.Nella facciata come ben si vede, sopra i capitelli dei due pilastri su cui poggia l’arco che sono prolungati al contatto delle vicine lesene, vi sono formati gli spazii fiancheggianti la volta dell’arco stesso, lo sfondo dei quali è pure dorato a mosaico, in mezzo fra ornati in rilievo risalta per cadauna parte un angioletto portante gli emblemi del Santo [202] consistenti nel cappello, nel bastone a cui è congiunta la zucca portante l’acqua per abbeverarsi lungo il viaggio, sulla sommità dell’arco e sua cornice, vedesi uno stipite sorretto da due angioletti portante parole latine in oro allusive alla vita del santo, la cornice del medesimo arco è pure dorata nell’estremità e a linee alternate come la cornice della Cappella interna, sotto il capitello in ciascun lato vi è delineato uno spazio formato di lesena dorato nello sfondo simile a quello vicino, con ornato di rilievo dipinto, in fondo a cui si vede un altro angioletto seduto con libro in mano portante detti di salmi liturgici, ciò si vede in ciascuno degli altri spazii suddescritti nell’ingresso della stessa Cappella. Di sotto il compimento di altri ornati, da ultimo lo zoccolo imitazione del marmo variegato che forma il compimento dell’opera.Decorazione dell'altare della Beata Vergine 58. Vedendosi dalla popolazione la felice riuscita della decorazione di questa Cappella, nacque tosto il desiderio di far decorare anche la Cappella della B. V. approfittandosi dell’occasione in cui eranvi sul posto gli operai a tale effetto s’innalzarono i ponti per incominciare l’opera, che fu tosto incominciata mentre lo stuccatore ed indoratore ripuliva la cornice all’intorno facendovi quelle riparazioni che erano necessarie, come anche al cimiero dell’ancona dell’altare, il pittore intanto compieva la sua [203] opera di ornamentazione nella sullodata Cappella di S. Rocco, facendovi poscia lo zoccolo al piede delle pareti e dei pilastri d’ingresso della medesima Cappella ad imitazione del marmo come sopra si è detto.Non è a dire innanzi tutto che previamente fu levata la statua della B. V. e i quadretti rappresentanti i quindici misteri del Rosario per essere rimessi a nuovo. Salvo qualche variazione negli ornati in pittura dell’arco e dei pilastri che lo

182 Per chi guarda dalla chiesa il lato sinistro dell'altare, mentre quello di destra, "cornu epistolae", è il lato da dove un tempo si faceva la lettura dell'epistola.

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sostengono, del rimanente il tutto è uguale negli spazii a mosaico sopra la cornice, nelle tinte, nelle figurate lesene e nel resto come si è descritto della sunnominata Cappella di S. Rocco, dell’ancona di questo altare fu rimesso a nuovo e indorato il suo cimiero, e la cornice superiore e le linee sottostanti, lavati i quadretti dei misteri del Rosario e indorate le analoghe cornici, nelle figure allegoriche poste negli spazii posti lateralmente all’arco il cui fondo dorato a mosaico si riferiscono pure alla B. V. del Rosario, negli spazii formati a fondo pure dorato a mosaico, nei pilastri laterali d’ingresso della Cappella a basso di ciascuno vedesi pure un putto seduto e tenente in mano un libro con detti latini, e più a basso lo zoccolo ad imitazione pure del marmo rosso variegato.[204] Tre sono le medaglie che vi si ammirano, di cui la prima nella sommità della volta rappresenta la B. V. assunta in cielo, trasportata dagli angeli e circondata da uno splendore di nuvole rivestite di una luce celeste, che l’accompagna nell’empireo ove è ricevuta dalla Santissima Triade e dalla Corte celeste che con tripudio d’allegrezza la introducono nella celeste Gerusalemme, e collocata sul trono di gloria alla destra del suo Divin Figlio e incoronata e costituita dalla stessa augusta Triade Regina del cielo e della terra. Sotto la cornice la quale è pure a linee alternativamente dorate e colorate, ai lati dell’altare e in mezzo a due finte lesene, vi si vedono due medaglie di forma ovale contornate da relativo fregio facente cornice alle stesse delle quali quella a sinistra in cornu Evangelii, rappresenta la B. V. col Bambino Gesù che consegna il rosario a S. Domenico che le sta in ginocchio ai piedi, con sotto analoghe parole latine, di fronte e nella parte destra, cioè in cornu Epistolae, lo stesso S. Domenico ai piedi del Sommo Pontefice d’allora, che credesi sia il Papa Onorato III, che riceve da183

la Bolla riguardante l’istituzione della divozione del S. Rosario per la sua promulgazione nella intiera cristianità cui sotto vi sono le relative parole riferibili al soggetto della stessa.[205] Erezione della colossale Croce sul Pizzo Zuccone 59. Erezione delle due Croci nel territorio parrocchiale. - Siccome dalla venerata superiorità ecclesiastica venne consacrato il secolo ora incominciato al culto del Divin Redentore, così per contrassegnare tale dedica a di lui onore, in varie parti vennero innalzate delle croci sulle vette più alte dei monti della Lombardia, del Piemonte, del Veneto ed altrove, senza contare nelle città ove eressero chiese dedicate al culto dello stesso Divin Redentore, campanili e concerti di campane in varii luoghi. Su tali cime di monti ove si eressero le sullodate Croci, per dare maggior splendore alla funzione, fu ottenuta dalla superiore autorità ecclesiastica la facoltà di celebrare l’incruento sacrificio della Messa ai piedi della Croce, a cui accorsero numerose moltitudini di persone d’ogni ceto e classe, spinte dalla divozione e dalla curiosità di vedere una singolare funzione non mai più vista su tali alture.Tale esempio venne seguito anche in questa Parrocchia, dietro impulso dato dal predicatore quaresimale dell’anno 1901, che fu il M. R. sig.r D. Luigi Mauri Parroco di Pizzino nell’ultima predica di chiusura da lui tenuta nella seconda festa di Pasqua di detto anno, e dal Rev.do sig.r Parroco locale venne eseguito tale progetto in quest’anno, da due benefattori furono offerte due piante di rovere, nelle quali furono fatte due croci [206] di cui l’una da collocarsi sulla vetta denominata la Corna del184 Zucco sopra Vedeseta, e la frazione di Reggetto, a metri 1458 sul livello del mare, e l’altra da collocarsi sulla cima del monte detto Dei Canti a mezzodì della Valle Taleggio, e dominante la vicina Valle Imagna a

183 Lui, il Papa.184 Così in originale: su calco della forma dialettale Corna del Züc.

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metri 1570 sul livello del mare, quella sulla Corna dello Zucco venne innalzata nella prima metà del mese di giugno e la seconda fu innalzata nella prima domenica di luglio giorno 6 d.to mese sulla prelodata cima Dei Canti. Tali piante denudate dalla ramaglia e lavorate, furono tirate a braccia d’uomini sul posto e fu stabilito per la solenne inaugurazione e benedizione di tali croci in due feste del mese di Agosto. Per tale circostanza fu chiesta ed ottenuta dalla ven.da superiorità ecclesiastica la debita facoltà di celebrare la S. Messa in detti luoghi.Per quella della Corna del Zucco venne fissato il giorno 15 festa dell’Assunzione di Maria SS.ma al cielo e all’ora stabilita vi si portò il R.do sig.r Parroco assistito dal R.do sig.r D. Angelo Bianchetti Parroco di Olda che tenne analogo discorso, e dal chierico seminarista sig.r Angelo Arrigoni di Vedeseta, benedisse la croce, e all’altare appositamente preparato ai piedi di essa cantò la messa solenne accompagnata da un corpo musicale e con sparo di [207] mortaretti, chiusa la funzione della benedizione colla reliquia di S. Croce, a cui vi assistettero buon numero di persone sia della Parrocchia come anche delle vicine, ad onta della ristrettezza del sito ve ne accorsero molti.Erezione di una 2a Croce sul pizzo Canti 60. Per quella dei Canti fu stabilito il giorno 16 festa di S. Rocco, e attesa la amena e pittoresca posizione, e l’estensione dello spazio, fu più numeroso il concorso di gente, non solo della Parrocchia e delle vicine, ma anche della adiacente Valle Imagna ed altre, come pure di villeggianti, ed essendo una funzione più unica che rara in queste alpestri vallate, ben a ragione riescì una funzione assai bella e commovente, atteso anche il concorso di sacerdoti venuti a condecorare di loro presenza la solennità, la funzione incominciò all’ora fissa colla recita del Rosario seguito dal canto delle litanie lauretane, indi la benedizione della croce, cui tenne dietro la messa solenne, con discorso di circostanza recitato da Monsig.r D. Aquilino Citterio di Milano in quel tempo qui in vacanza, fu chiusa dalla benedizione colla reliquia di S. Croce seguita dal relativo bacio, che durò più di una mezz’ora, sì bella festa fu rallegrata da un corpo musicale, e dallo sparo di mortaretti, non ometto che la sera precedente furono accesi dei falò veduti in ogni parte, indicanti l’esultanza e l’allegrezza della festa dell’indo[208]mani giorno seguente, tale festa riescì di somma e indicibile soddisfazione a quanti accorsero da ogni parte, si nota anche che una pia persona si comunicò durante la S. Messa, ciò che fece nel giorno precedente sulla Corna del Zucco.185 Fra gli accorsi alla festa si notò un fotografista avente con sé la macchinetta, con cui prese una fotografia durante il sacrificio della Messa, alcuni vogliono che ne abbia preso due: l’una prima dell’elevazione e l’altra dopo, oltre due altre prese di poi, l’una di sacerdoti che compirono la funzione, e l’altra di notevoli persone, tali circostanze rimarranno ad imperitura memoria fra i posteri, perocché non si udì né si vide mai simili solennità, né a celebrare la S. Messa solennemente sulla cima di monti, ciò seguì in omaggio a N. S. Gesù Cristo Redentore che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Così sia.- Vidi die 22ª 7bris 1903 ac pro fide P.ter Alojsius Combi186

185 La sottolineatura può sembrare singolare, oggi. Da ricordare, però, che allora l’accostarsi al Sacramento esigeva l’obbligo del rigoroso digiuno. Non sempre facile da rispettare, soprattutto se dal momento del risveglio e quello della Comunione c’erano di mezzo 2 ore di strada.186 Timbro del Prevosto Vicario foraneo.

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[208]Capitolo VIII

Anno187 1904 - Sacro al cinquantenario dell’Immacolata.1854 -1904 - Pio 9° - Pio 10°

Altre opere compite dal Parroco Sac. Carlo Artusi a memoria di questa fausta circostanza

[209] Ristauro e lucidazione dei banchi della Chiesa parrocchiale 61. Ultimati i lavori della Chiesa p.le si puntò a corredarla dei necessari banchi per gli uomini e per le donne.Fu dato l’incarico a un falegname di Valle Imagna per nome Gionco[?] il quale lavorò per alcuni mesi - ciò sarà stato circa l’anno 1803-1804.Questi legni furono fatti di legno di tiglio come legname più abbondante in q.ta valle. Ma coll’andar del tempo divennero sconci, brutti e bisognosi di riparazione di altro falegname, e per tale stato erano sconvenienti alla Chiesa. Per cui pensai bene a farli lucidare in nero e si diede l’incarico al lucidatore Locatelli Geremia di Bergamo il quale prestò la sua opera, ciò avvenne nell’estate del 1904 a soddisfazione di tutta la popolazione che vidde [sic!] assai volontieri quest’opera, la quale sarà costata circa £ 250, denaro raccolto per offerte private della popolazione.

Videbamus in nostra personali visitatione habita die 14 Iulii 1904188

+ Andrea C. Card. ArchiepiscopusLaude merito prosequentiAemilius Can. Girola Cancellarius

[210] II Visita past.le dell'Em. Cardinale Arcivescovo 62. Seconda visita pastorale dell’Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, avvenuta nel giorno 14 luglio del corrente anno 1904, giubilare della proclamazione del dogma dell’Immacolato concepimento di Maria SS.ma. Lì 15 luglio 1904. - Dopo compiuta la prima sacra visita pastorale in forma solenne, che durò ben sei anni, nel qual periodo di tempo eresse anche circa dieci nuove Parrocchie, indisse un Sinodo diocesano, di cui ne fissò l’epoca per tale celebrazione nei giorni 2, 3, 4 e 5 del mese di settembre dell’anno 1902, sotto il pontificato dell’Immortale Leone XIII di S. m., a tal fine convocò per questa circostanza tutti i Parrochi della città e Diocesi di Milano, nonché gli altri sacerdoti aventi cura d’anime sia della stessa città, come della campagna. Riunitisi nel giorno 2 di detto mese gli invitati, unitamente ai Vescovi nativi della Diocesi, ai dignitarii e al capitolo metropolitano l’Eminentissimo Cardinale Arcivescovo con solenne funzione aperse il Sacro Sinodo, a tale funzione assistette anche il popolo, terminata questa funzione nella quale fu fatta anche la processione, il popolo fu obbligato ad uscire dal maggior tempio in cui questo consesso dovevasi tenere, e si incominciò il detto Sinodo a porte chiuse.[211] Nella seduta tenutasi l'ultimo giorno in cui compievansi i lavori, e i decreti riguardanti il reggime [sic!] della Diocesi giusta i S. Canoni, nel discorso tenuto dallo stesso Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, in chiusura del Sinodo, dopo

187 Da qui e per tutta la pag. 209 torna la grafia di don Carlo Artusi.188 A testimonianza della Visita pastorale del 1904, il Chronicus riporta la sottoscrizione autografa del Card. Ferrari (che alla firma aggiunge una frase di plauso) e del Cancelliere Girola con apposizione del timbrino a forma di corona con la scritta: Visitatio Pastoralis 1904.

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svolte le esortazioni opportune agli attuali tempi in cui la Chiesa trovasi, e alle odierne circostanze, intimò una seconda visita pastorale per tutta la Diocesi, in forma meno solenne della prima, alla quale diede principio, dopo il pellegrinaggio da lui fatto in Terra Santa.Nel mese di giugno ultimo scorso, la fece nelle Parrocchie della vicina Valsassina, riservando di compierla nella metà di questo mese nelle Parrocchie di Brumano, Morterone e Vedeseta. Infatti nel giorno 12 per la via di Bergamo, Almenno S. Salvatore e Rota fuori in Vall’Imagna ove fece breve sosta ossequiato da quel Rev. Prevosto e Vicario foraneo, e da altri sacerdoti circonvicini ivi espressamente convenuti, e fra il lieto suono di quel maestoso concerto di campane, s’avviò alla volta di Brumano ove giunse alla sera, pernottandovi, al mattino seguente fece le funzioni della sacra visita, sul pomeriggio s’avvio verso il colle di Pagli189 ricevuto dal Parroco e popolo di Morterone, accompagnato dal novello corpo musicale di Vedeseta190 che lode[212]volmente prestò il suo servizio, arrivò in Morterone verso sera, ivi incominciò le funzioni della sacra visita, indi vi pernottò, nel mattino seguente celebrata la S. Messa s’avviò verso Vedeseta preceduto dal prefato corpo musicale che doveva prestare egual servizio anche quivi, passando per il ponte di corda metallica che traversa il torrentello denominato Remola, per la via del filo elettrico191 entrò nella Val Taleggio, poco oltre lo sbocco del cosidetto Fiume-latte venne ricevuto dal R.do sig.r Parroco locale, e da altri sacerdoti della Vallata, al torrente Bordesiglio, ci fu molta parte della popolazione ad incontrarlo; ivi giunto col suo seguito composto dal suo segretario, dall’Ill.mo Monsig.r Nogara192 canonico della Metropolitana e convisitatore, dal R.mo Prevosto plebano di Primaluna, ritrocedettero in processione. Al ponte detto dei Roncali la processione giusta il desiderio dell’Eminentissimo Presule prese il sentiero detto del Chioso per salire a Vedeseta, sulla sommità della salita ove comincia il piano dell’alto Chioso, quivi baciò il crocefisso, e ricevuto sotto il baldacchino altrove descritto, portato dalle autorità e Fabbriceria locale entrò in paese tutto trafelato e grondante di sudore, e tosto in Chiesa diede principio alla funzione della sacra visita verso le ore 10, salì sul pulpito dopo le preci d’uso e svolse il programma che aveva divisato di tenere in tale funzione come aveva fatto nelle altre Parrocchie. [213] Esordì dapprima col rammentare ciò che fece nella prima visita nell’anno 1896, asserendo poi di non poter recarsi come già altra volta personalmente al cimitero, mancandogli il tempo necessario essendo chiamato in altra parte della Diocesi.Terminato il discorso ritornò nel presbiterio, si vestì dei sacri paramenti vescovili e incominciò le preci pei defunti, poi la cresima ai fanciulli d’ambo i sessi, svolgendo infine i doveri dei cresimati, dei padrini e madrine verso di essi, chiudendo poscia colle debite preci questa parte della funzione, deposti i sacri indumenti passò in rassegna i fanciulli interrogandoli sulla dottrina cristiana, di cui ne rimase in complesso molto soddisfatto, dopo diede la benedizione col

189 E' quella che oggi viene chiamata Culmine di Pallio.190 Il Corpo musicale di Vedeseta, della cui nascita il Chronicus si occupa nel successivo cap. IX, che ha superato abbondantemente il secolo e che, pur in mezzo a alti e bassi e a tante difficoltà, regge tuttora brillantemente ha iniziato la sua lunga stagione di servizio piuttosto audacemente, portandosi in "foresteria" a Morterone a ricevere nientemeno che il Cardinale!191 Questo passaggio dice chiaramente che a inizio 900, assai prima, quindi, che la luce entrasse nelle case, la Valle Taleggio era già attraversata dalla linea, tuttora tenuta in efficienza per l'emergenza, che dalle centrali della Valle Brembana portava corrente alle fabbriche di Lecco. La sua realizzazione era stata opera della Società Orobia per il gas e l'elettricità di Lecco. 192 In calce alla firma autografa del Cardinale, in realtà, come si è visto, compare quella del Cancelliere Girola...

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SS.mo Sacramento, indi la papale, poscia compiè il restante della visita agli altari laterali, al confessionale, al battisterio [sic!] e alle reliquie dei Santi nella stessa Chiesa. Terminò con un breve discorso dimostrando la sua soddisfazione nell’aver trovato tutto in ordine, diede ancora qualche altra prescrizione fra cui la provvista di una nuova statua della B. V. del Rosario scolpita giusta una recente prescrizione della S. Congregazione dei Riti, e non vestita come è quella attualmente esistente. Nella sua generosa munificenza poscia si offerse di provvederla e regalarla egli medesimo, promise anche di concorrere con sussidio al ristauro della casa parrocchiale che ora si sta facendo, e di seguito [214] verrà descritta nei suoi particolari, e nel suo insieme. In vista di tali miglioramenti nella prefata casa Parrocchiale il R.do sig.r Parroco nel giorno 20 dello scorso mese di giugno, lasciò detta casa e si ritirò nella casa privata di ragione del R.do sig.r D. Francesco Locatelli q. Antonio della famiglia soprannominata dei Tesorer, attuale Parroco di Cairate nella Pieve di Busto Arsizio, e in questa lieta circostanza dopo compiuta la funzione suddescritta in Chiesa, l’Eminentissimo prelato si recò ad onorare di sua presenza detta casa, e nel dopo pranzo compiè ciò che era di sua pertinenza in casa vidimando gli atti e registri parrocchiali fra i quali anche il presente "Liber chronicus", ponendo il suo visto ed approvazione a pag.na 209, col suo rispettivo timbro, e controfirmato dal suo convisitatore Mons.r Bogara,193 indi verso le 2.20 accompagnato dal prefato suo seguito, e da sacerdoti della vicina Valsassina quivi accorsi espressamente per prestare aiuto in questa solenne occasione e per buon tratto di strada dal R.do sig.r Parroco locale, dalla banda locale a cui elargì £ 15 a titolo di gratificazione, e da buona parte della popolazione, lasciando in tutti una viva e soave impressione della sua pastorale persona, esprimendo altresì il desiderio di ritornare ancora fra pochi anni, montato su focoso cavallo per la via della Colmine andò a Maggio, da dove con apposita vettura si recò al[215]la stazione ferroviaria di Lecco, indi a Milano, avendo divisato di restituirsi alla sua residenza verso le ore 9 pom.e ossia alle ore 21. Nei giorni 5 e 6 del venturo mese di settembre terrà Congregazione generale dei Prevosti e Vicarii foranei della Diocesi.Regalo di S. Eminenza della statua S. Rosario 63. Dono fatto da S. Eminenza il Cardinale Arcivescovo alla Chiesa parrocchiale di Vedeseta. - Lì 20 dicembre 1904. -Oltre le principali prescrizioni ed ordinamenti che fece lo stesso eminentissimo Prelato in seguito alla prima visita pastorale, altre ne fece, tra le quali quella di abolire l’attuale simulacro rappresentante la B. V. del Rosario, e di provvederne un altro scolpito giusta i recenti ordinamenti della S. Congregazione dei Riti. Vedendo egli in questa seconda visita che non fu adempiuta tale prescrizione, risolse di fare un dono lui stesso a proprie spese di un simulacro rappresentante la medesima B. V. del Rosario, ed espose tale suo pensiero al popolo nell’ultimo suo discorso che tenne sul chiudersi della funzione, ordinando altresì che l’attuale simulacro vestito fosse, o abbruciato, ovvero trasportato in un Oratorio della Parrocchia a volontà della popolazione, a tale effetto richiese le misure della nicchia, della statua vecchia, [216] e di quanto doveva essere l’altezza di quella nuova per regolarsi in proposito sul dare la commissione allo scultore, con disegno della stessa nicchia, e relativi dettagli per conformazione in tale opera.Tali dettagli sono i seguenti:Larghezza della nicchia Met. 0,95Altezza compresa la parte semicircolare “ 2, – “ delle parti laterali di fronte “ 1,65

193 Come già evidenziato, la controfirma che appare a piè di pag. 209 è chiaramente Girola.

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Profondità di essa “ 0,68Altezza della statua vecchia senza corona “ 1,55La corona misura in altezza “ 0,25La nuova statua con piedestallo misura “ 1,60 non compresa però la corona. Infatti nella seconda metà del passato mese di luglio, il prefato eminentissimo Prelato diede la commissione per la scoltura del denominato simulacro alla Ditta Nardini Giuseppe e C. abitante in Via Fiori Scuri n. (....) Milano. La quale si impegnò con ogni attenzione, e premura al compito suo, e nella prima metà dello scorso mese di ottobre era già pronto il simulacro per la spedizione, nello stesso tempo fu spedita alla sullodata Ditta la corona della statua vecchia e del Bambino per la riargentatura e allargamento onde adattarla alla nuova, nella seconda metà del su[217] indicato mese di ottobre fu spedito il detto simulacro per ferrovia a Bergamo, levato dalla stazione ferroviaria venne condotto in paese dal carrettiere Musitelli Lorenzo di Vedeseta, e fra il suono delle campane fu tolto dalla cassa, ed esposto nella domenica seguente al popolo che ne osservò ed ammirò la bell’opera. Fu stabilito per la solenne benedizione ed inaugurazione del nuovo simulacro della B. V. del Rosario, il giorno sacro all’Immacolata Concezione il dì 8=otto del corrente mese, chiudendosi in tale circostanza il Giubileo del cinquantesimo anno della definizione del dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria SS.ma per opera dell’immortale Pontefice Pio IX di s. m. fatta nell’anno 1854, tale avvenimento dagli arcani disegni di Dio, fu destinato di celebrare all’attuale pontefice Pio X, il quale fece collo straordinario splendore e solennità, e così ordinò fosse ordinato in tutta la cristianità, e in tale ricorrenza fu benedetto il nuovo simulacro, e per la prima volta portato in processione coll’accompagnamento della banda musicale del paese.Dovendosi collocare la nuova statua nella rispettiva ancona dell’altare, si addivenne alla determinazione di procurare un altro luogo ove collocare [218] la vecchia statua della medesima B. V., a tal uopo fu aperto un incanto tra le frazioni di Avolasio, Regetto e Lavina, riservandosi di aggiudicare alla miglior parte offerente, a tal effetto furono operati tre esperimenti, nei primi due si raggiunse la cifra di £ 30, nel terzo esperimento che avvenne nel giorno 27 ultima domenica del passato mese di novembre, sorsero le sullodate frazioni, fra cui primeggiarono Reggetto e Lavina, tale incanto fu operato in due volte, la prima nell’intervallo delle funzioni, e la seconda dopo di esse, in ultimo fu deliberato a favore della frazione della Lavina per la rilevante somma di ital.e £ 390.N. 64. Trasporto statua vecchia alla LavinaFu deciso di trasportare la prelodata vecchia statua della B. V. all’Oratorio della Lavina nel giorno 18 corrente terza domenica di questo mese, e difatti dopo i vesperi s’avviò la processione solenne condecorata dalle Confraternite del SS.mo Sacramento, dei Luigini, e Figlie di Maria, e accompagnata dal locale Corpo musicale, e decorata anche dalla presenza dei R.di Parroci di Pizzino e Olda, per lo stradale comunale fino al ponte della Valle del Canto, indi per la via provinciale e in ultimo per la cavalcatoria si venne alla Lavina portando il detto simulacro; sulla porta dell’Oratorio fu tolto dal trono, e posto di dentro poscia si chiuse la funzio[219]ne; non è a dire come nella contrada fosse tutto parato per tale circostanza, così anche in Chiesa tutto per opera dei frazionisti i quali si industriarono nel miglior modo, onde preparare un degno ricevimento all’immagine della B. V. del Rosario, Regina del cielo, e nostra Comune Madre. In seguito verrà posta nella nicchia a ciò preparata sull’altare, fra poco tempo sarà chiusa da apposito telaio a vetri, con analoga tendina per coprirla, e relativa

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corona sul capo, come pure al Bambino, così viene anche questo Oratorio ora arricchito di una statua e il quadro già esistente sull’altare è stato appeso a destra dell’altare, sopra la cornice.

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Capitolo IX

Istituzione del Corpo musicale – Descrizione dei ristauri, riordinamento ed alzamento di un piano della casa parrocchiale –

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Descrizione dell’acquisto del simulacro della B. V. di Caravaggio per l’Oratorio del Reggetto

N. 65 Erezione del Corpo musicale Istituzione del Corpo musicale. - Già da qualche anno, certo Locatelli Pietro fu Carlo della famiglia detta [220] dei Conola del casolare dei Roncali situato al di là, cioè sulla sponda destra del fiume Enna, di professione falegname sentendosi inclinato al suono di istromenti musicali, andò in questo frattempo formandosi dei compagni, i quali associaronsi con lui nell’esercizio del suono, provvedendosi di mano in mano i rispettivi istromenti musicali, si raccolsero in numero di circa venti soci, fecero spesso delle esercitazioni, e qualche servizio in feste religiose in paese, e fuori, con spontanee offerte, e col compenso ottenuto in tali servizi, raccolsero un po’ di fondo di riserva onde far fronte alle spese dell’istruzione. Per ciò fare in circostanza di una solenne festa, che si tenne in Peghera, nella quarta domenica di luglio giorno 26 d.to dell’anno 1903, nella quale venne a prestar servizio la banda musicale di Palazzago diretta dal maestro sig.r Pietro Rota-Geroli di colà, vi si portò anche il sullodato promotore Locatelli Pietro, il quale in tale occasione offerse l’incarico per l’istruzione, e pregò il prenominato sig.r Pietro Rota Geroli di accettarlo a nome anche del Rev.do sig.r Parroco locale, questi volontieri annuì e promise che qualora la scolaresca avesse assecondato volonterosamente alle di lui cure e premure, avrebbe preso ogni impegno per bene istruirli, e poco dopo venne un giorno per farne una prova della loro attitudine nel suono, assicurando che lungo l’inverno sarebbe poi venuto a dar principio alle sue lezioni. A mezzo dell’Autorità comunale e prefettizia si ottenne l’autorizzazione dal rispettivo ministero della guerra per il berretto da provvedersi come distintivo ad ogni membro del nascente [221] Corpo musicale, fatta tale fornitura fu stabilito di fare l’inaugurazione nel secondo giorno del S. Natale dell’anno 1903 alla terza messa. In tale circostanza prima dell'ultima messa il Rev.do sig.r Parroco alla presenza della popolazione benedisse solennemente il berretto di distintivo del novello Corpo della banda, affinché fosse portato in capo in ogni processione religiosa e ad ogni servizio sia in Parrocchia come fuori ad ogni richiesta fatta. Compiuta tale funzione il prefato Rev.do sig.r Parroco rivolse loro saggie [sic!] esortazioni da tenersi nella scuola e in qualunque servizio religioso, in paese e fuori, specialmente nelle processioni, in seguito venne formulato il rispettivo regolamento da osservarsi da tutta la Compagnia. Sul principiare dell’anno successivo 1904, venne in paese il prefato maestro sig.r Pietro Rota Geroli e diede principio alle sue lezioni di musica fermandosi ben otto o più giorni per ogni volta, e in ogni periodo gli venne corrisposto la debita competenza sia per le lezioni, come anche per il vitto e l’alloggio di permanenza, e per fornitura di pezzi di musica da eseguirsi, e nei primi servizii prestati diresse egli stesso le esecuzioni musicali.Tra i servizii prestati nel primo anno d'istruzione viene annoverato quello importante della visita pastorale fatta qui in Parrocchia da Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo nel giorno 14 di luglio del medesimo anno come è notato nella suddescritta relazione a pagina 211 e 212 di quest’opera.N. 66 Nuova divisa per il Corpo musicale. Aprile 1905. L. 2000 Nella primavera dell’ora scorso anno 1905, si addi[222]venne alla determinazione di far confezionare l’uniforme ciò che si fece fare per opera di certo sig.r Rotondi sarto e fornitore militare in Bergamo, con panno di Germania color bleu scuro e sul modello somigliante a quello dei bersaglieri, colla differenza del chepì invece del cappello con piuma di penne; il chepì, guarnito di bordature e piuma a forma

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di pennello di colore bianco-rosso, tranne quella del direttore che è bianca, con giubbetto filettato in rosso, spallini in metallo giallo e frangie bianco-rosse, e contrassegni di bordatura in quelli dei capi, e fascia color bleu a tracollo terminante in un fiocco dello stesso colore, pantaloni bordati lateralmente in bianco e rosso, con borsetta in pelle nera lucida. Tale divisa venne pure benedetta nel giorno solenne di Pasqua prima della messa in canto, con relativo discorso, e nella seconda festa di Pasqua facendosi nella Chiesa di S. Bartolomeo le funzioni di chiusura del quaresimale, con solenne processione portando il SS.mo Sacramento, la banda fece bella mostra della sua nuova uniforme prestando lodevole servizio. N. 67. Ampliamento - Ristauro casa parrocchiale - Anno 1905 - Spesa £ 7.000 Descrizione dettagliata dell’ampliamento e ristauro della casa parrocchiale. - Bene conoscendo il bisogno e la necessità di tale opera già da molti anni, attesa anche la circostanza avvenuta da poco tempo per l’istituzione delle SS. 40’ore, e ansiosamente acclamata, si addivenne alla determinazione di dar mano all’esecuzione di questa impresa, [223] a tal effetto convenne un giorno il Rev.do sig.r Parroco, colla rispettabile Fabbriceria di chiamare i muratori nelle persone dei sig.ri Locatelli Giovanni fu Giacomo d.to Curazza della Lavina, Locatelli Pietro fu Carlo d.to Conola dei Roncali assuntori, Rinaldi Serafino fu Antonio di Olda, e Ciresa Pietro fu Carlo di Vedeseta collaboratori per formulare le intelligenze, e le pratiche, come anche il contratto per l’esecuzione di tale progetto. Diffatti il sullodato sig.r Locatelli Pietro ne formò un piccolo abbozzo nella proporzione di 1/100 diviso in cinque parti dettagliate così distinte:1. Planimetria del piano terreno così composto: dell’atrio d’ingresso, a sinistra della cucina in cui entravasi salendo un gradino, dello studio e dal lavandino, a destra entravasi nella sala, la quale aveva soffitto a travetti, e pavimento in lastrico (1)194 con caminetto in peristilio di marmo variegato, di fronte vedevasi due aperture, delle quali quella a sinistra che metteva nella scala per cui salivasi al piano superiore, questa era di legno e larga poco più di un metro, dietro un tavolato di cotto, l’altra apertura mette nella scala per cui scendevasi nella cantina sotterranea, la quale era a gradini di pietra, dietro lo stesso tavolato. 2. Planimetria del piano superiore, così formato: dell’andito sopra la scala, (come nella seconda parte dell’abbozzo), a sinistra entravasi salendo un piccolo gradino nella stanza sovrastante alla sala, rischia[224]rata da due finestre, di cui l’una a mezzodì, munita da inferriata e l’altra verso sera senza inferriata, con pavimento in lastrico, e soffitto in legno a travetti, volgendo a destra si entrava in altre due stanze superiori alla cucina, e allo studio, e lavandino, attiguamente alla stanza sopra la cucina, vedevasi un piccolo stanzino formato in due parti da un semplice tavolato in cotto, rischiarato da una finestrella di forma semicircolare sopra l’ingresso, detto stanzino conteneva un letto d’una persona e qualche sedia per ogni caso di necessità. Attesa la differenza di livello di questo piano, entrando nella predetta stanza sopra la cucina si scendeva per un gradino alto circa cent.ri 18, dette stanze erano larghe met. 1,80 quella sopra la stuva195 e met. 2,27 quella sopra la cucina, la loro altezza era di met. 2,76, lo spessore dei muri di tramezzo fra queste due stanze era di met. 0,40, e quello tra la suddetta stanza sopra la

194 Probabile richiamo per una nota che è rimasta... nella penna dell’autore.195 Il termine dialettale stua in Valtaleggio ha assunto il significato, oltre che di stufa, di cucina. Ma stua e cucina non erano sempre la stessa cosa. Quando erano presenti tutte e due i locali la stua era la cucina più calda, spesso anche la più piccola, quella il cui tepore consentiva di superare meglio gli interminabili freddi invernali. In questo caso il riferimento non potendo essere alla cucina, citata appena dopo, forse è al cucinino. Oppure l’estensore ha scritto stuva ma voleva scrivere studio.

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cucina e il predetto andito, era di met. 0,67, dette stanze erano pavimentate in cotto, con soffitto di legno a travetti, come pure era l’andito o vestibolo anzidetto, rischiarate da piccole finestre. Tale abbozzo venne trasformato in disegno nella proporzione di 3/100, dal sig.r Locatelli Giuseppe fu Giuseppe della Lavina e distinto in n. 6 parti, delle quali due riguardano le sezioni planimetriche del piano terreno, e del superiore, eguale anche al terzo piano, la terza sezione rappresenta l’interno della casa così riformata e ampliata di tre piani, come appresso verrà descritto, le altre tre sezioni rappresentano le facciate esterne verso mattina, verso monte e mezzodì, e la principale verso sera in base al nuovo disegno.[225] Sezione I. Planimetria del piano terreno. - Entrando per la porta salito i quattro gradini del rialzo sempre esistito ed or rinnovato con pietra di Carvico, fatta con gradino e peristilio della stessa pietra, terminante a volta semicircolare con capostipite, la parte curva è difesa da inferriata fatta a disegno colle iniziali C. P. e munita da telaio a vetri di forma pure semicircolare, che serve a rischiarare l’andito d’ingresso, vedesi di fronte a sinistra l’apertura che mette alla scala per cui scendesi nelle sottostanti cantine le quali formano un piano da sé; detta scala era prima posta in senso inverso, cioè che scendevasi piegando a sinistra, ora in base alle pratiche sullodate, è costrutta a risvolto piegando a destra, ed è chiusa da antiporto a mezza luce, a rischiaramento della scala stessa; a destra parimenti di fronte vedesi la scala di vivo difesa da apposita ringhiera in ferro che termina col tavolato, per cui ascendesi ai piani superiori, a piè della quale vi è l’apertura pure a destra, che entrasi nella sala, questa viene lasciata nella sua grandezza primitiva, solo che venne rifatto il soffitto a plafone, e il pavimento in pianelle di cotto, e peristilio tutto all’intorno della prelodata pietra di Carvico, così anche le finestre della cucina e dello studio con nuova inferriata, e relative gelosie, in essa sala trovasi anche un armadio incassato nel muro con maestà, e relative ante che lo chiudono, e questo serve per archivio parrocchiale.Ritornando dalla sala, a sinistra entrando per la stessa porta, si entra nella cucina, siccome nel nuovo progetto i sun[226]nominati muri di tramezzo sono stati distrutti, sostituiti da tavolati in cotto, e per conseguenza questo piano venne tirato a un solo livello, così anche gli altri due piani superiori, la cucina che prima era larga solo met. 2,25, come sopra si è detto, ora è ampliata, e larga metri 3 e più, con camino il cui contorno è parimenti fatto della medesima pietra, con soffitto a plafone, pavimento in cotto, e rischiarata da una finestra della grandezza di met. 1,40 di altezza per met. 0,90 di larghezza, vicino al camino vi è l’apertura per cui entrasi nel lavandino, il quale è separato dallo studio per mezzo di un tavolato in cotto, press’a poco è della lunghezza di met. 2,40 e della larghezza di circa met. 2, è rischiarato [da] una finestra come prima, e chiuso da un’imposta a mezza luce, e tornando due passi indietro, si entra nello studio della larghezza di met. 2,40 con soffitto a plafone e pavimento in cotto con sopravi ricoperto di legno di larice, rischiarato da una finestra di eguale grandezza delle altre e del pari difesa da una inferriata e chiusa da antiporto a mezza luce, i muri di tavolato sono tutti dello spessore di centimetri 15. Sezione II. Planimetria del secondo e terzo piano. - Salendo la scala vedesi a metà di essa un’apertura chiusa da due imposte, per la quale accedesi al loggiuolo della latrina, esso è lungo poco più di due metri, e largo un metro, ed è difeso da una sbarra in due lati, formata da aste di ferro, da questa parte la casa è contigua con un cortile di proprietà [227] della famiglia Quartironi, e col fabbricato di ragione della famiglia Musitelli Lorenzo, volgendo a sinistra e salendo per l’altra metà di detta scala, si entra in un corridoio lungo poco più di tre metri e largo uno, e

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rischiarato da una finestra verso mattina, difesa da inferriata, e chiusa da telaio a vetri, con soffitto a plafone e pavimento in cotto, a capo del quale si entra in una stanza chiusa da antiporto a doppia maestà, soprastante allo studio e al lavandino, rischiarata da una finestra della eguale grandezza di quelle del piano terreno, con soffitto a plafone e pavimento in cotto, come nelle altre stanze appresso descritte, e le finestre contornate da peristilio della medesima pietra di Carvico, tutte egualmente chiuse da gelosie e telai a vetri. Ritornando da questa stanza fino alla scala, e volgendo a destra in altro andito il quale comunica colla stanza sopra la cucina e con quella sopra la sala, questo andito è rischiarato dall’apertura che mette al poggiuolo sopra la porta, esso è formato da una lastra di pietra grigia di un sol pezzo sostenuta da apposite mensole della stessa qualità, lungo met. 2,80 e largo met. 1,20, difeso da relativa ringhiera in ferro fatta su disegno, l’apertura per la quale si va a detto poggiuolo, è chiusa da gelosie, e da imposte a mezza luce, con relative portine serventi ad uso scuri, piegando a destra si entra nella stanza sopra la cucina qui sopra accennata, la quale è meno lunga della suddescritta, è [228] larga metri 3 e più, come nella sottostante cucina, e rischiarata da una finestra di eguale grandezza delle altre, con gelosie, telaio a vetri e scuri, nonché chiusa da antiporto a doppia maestà, uscendo da questa si va nella stanza superiore alla sala, chiu[sa] da antiporto a doppia maestà, come nella sopra accennata, essa è grande come la sala, ed è rischiarata da due finestre delle quali l’una verso mezzodì, munita da inferriata atteso il sottostante fabbricato ad uso cantina, e piano superiore di ragione della vicina famiglia Quartironi, oltre le gelosie e relativo telaio a vetri con scuri, e l’altra verso sera, senza inferriate e il resto come l’altra. Sortendo da questa stanza vedesi a destra una scala di legno per la quale si ascende al terzo piano, a metà della quale vi è altra apertura per cui si va al loggiuolo della latrina la quale è pure innalzata di un altro piano, detto loggiuolo di eguale grandezza e forma del sottostante, con eguale contorno di difesa come il suddetto. Il terzo piano è disposto conformemente come il suddescritto, salvo che non vi è il poggiuolo come sopra si è detto, ma invece vi è la finestra. Considerato che il vecchio muro maestro tutto all’ingiro è di centimetri 65 di spessore, così ne consegue che il muro maestro del terzo piano parimenti tutto all’ingiro è della grossezza di cent.ri 50, dei vecchi muri di tremezzo venne conservato solo quello tra l’atrio d’ingresso e la sala e superiore andito, e la stanza sovrastante la stessa sala della grossezza di cent. 60. [229] Su questo piano196

viene eretto collo spessore di soli centimetri 50 fino al tetto, ne viene perciò che la stanza corrispondente alla sala riesce in grandezza alquanto maggiore delle sottostanti avendo questa la misura di met. 4,97 in lunghezza e altrettanto in larghezza, ciò che dà metq 24,70 di superficie, essendo la maggiore delle altre due stanze e degli anditi di questo piano stesso che alle medesime accedono, la cui grandezza risulta alquanto di più delle altre sottostanti; la prelodata stanza è rischiarata da due finestre, di cui una verso mezzodì senza inferriata, e l’altra verso sera, sortendo da questa di fianco ergesi la scala pure di legno e coperta di fianco, e chiusa da relativo antiporto, per cui si ascende al soprastante solaio, questo è diviso in due parti, e rischiarato da apposite finestruole di forma ottagonale irregolare, si presenta abbastanza ampio per deporvi cesti, casse e quant’altro abbisogna per la casa, il tetto è disposto in quattro ale, due delle quali di forma trapezzale197 grandi, e due altre alquanto piccole di forma triangolare, e coperto da tegole, con soffitto sotto la gronda tutt’all’ingiro.

196 Il terzo, cioè.197 A trapezio.

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Essendo come sopra si è descritto, la casa anteriormente formata di soli due piani, la campanella accennata a pagina 92, era prima posta in capitello innalzato sopra il muro di tramezzo già esistente tra la cucina e l’andito d’ingresso ed ambienti sovrastanti fino al tetto, tale capitello è ora innalzato sopra il muro di tramezzo tra la sala e [230] e l’atrio d’ingresso e superiori adiacenti estensibile fino al tetto, la corda di detta campanella scende per un tubo metallico, fino alla prima scala di pietra, in cui vedesi un ripostiglio fatto appositamente nel muro chiuso da una piccola imposta, che si apre per prendere la corda della stessa campanella, e suonare alla sera dopo il suono dell’Angelus, ed in qualsiasi occorrenza.Compiuta l’opera da parte dei muratori, poi quella dei falegnami colla posa in esecuzione dei serramenti sopra descritti e della porta d’ingresso fatti in regola d’arte, venne poi quella dei pittori nella persona di certi fratelli Gervasoni di Zogno, i quali decorarono le singole stanze, con tinte, ornati e fregi di vario disegno per cadauna come pure negli anditi e corridoi e nei vani delle scale, nell’esterno, sulla facciata a monte e mezzodì con finte cantonate sugli angoli e tinta color canino, sormontate da capitelli, fascia rigata con fregio sotto il tetto, nel mezzo tra una cantonata e l’altra con tinta color rosso vinato, con contorno allo stipite delle finestre, tra le quali, quelle del secondo piano, sia della facciata principale verso sera, come di quella a mezzodì con cimiero in ornato di bell’effetto, dal piano delle finestre alla linea corrispondente del livello del secondo piano vedesi un primo zoccolo fatto a finta pietra, e balaustra sotto il piano delle stesse finestre, dalla stessa linea di livello del secondo piano, fino al piano delle finestre del piano terreno, vedesi un secondo zoccolo fatto a tinta color di pietra delle cave di Ponte S. Pietro, con [231] rigature figuranti i corsi regolari della disposizione delle pietre, dal suddetto piano delle finestre sino al suolo un terzo zoccolo figurante un vero granito come bene si vede, di più vedesi una tubazione conducente l’acqua dalle canali del tetto sino a basso sia nella facciata principale verso sera, come in quella verso monte. Sopra l’apertura che mette al poggiuolo una iscrizione scolpita su lapide di marmo bianco incastrata nel muro, così concepita in latino: Domus parochialis Vedesetae Ducatus Mediolani198 anno 1905, timete Dominum, et fugite a non timentibus eum: tale iscrizione era stampata sopra la porta d’ingresso contornatada fregio in colore fatta nell’anno 1730 a spese del Parroco Locatelli Pasinetto. Questa opera tutto compreso ammonta alla cifra di italiane lire settemila cinquecento, diconsi ital.ne £ 7500, più altre £ 1000 spese di proprio peculio dal Rev.do sig.r Parroco, per provvista di colori ed altro, e mano d’opera dei pittori sullodati.N. 69. Acquisto nuova Madonna da Caravaggio. Regetto. Anno 1905. £ 550 con il portatile Descrizione dell’acquisto del simulacro della B. V. di Caravaggio, per l’Oratorio del Reggetto. -Vedendo gli abitanti di detta frazione, di non aver potuto fare acquisto del simulacro della Madonna del Rosario già prima esistente nella Chiesa parrocchiale, per essere stata questa toccata in sorte, ed acquistata dai frazionisti della Lavina per il loro Oratorio, come si è qui sopra descritto a pag 218, i sullodati frazionisti del Reggetto risolsero di [232] provvedersi di una statua della Madonna di Caravaggio la cui festa ricorre nel giorno 26 del mese di maggio di ogni anno, come al suo santuario, e di erigere al loro Oratorio una nuova Cappella

198 "Casa parrocchiale di Vedeseta, Ducato di Milano, anno 1905, temete il Signore e guardatevi da quelli che non lo temono". Il perenne attaccamento di Vedeseta a Milano, da cui, con difficoltà, s’è staccata nel 1995, è bene espresso, oltre che da mille episodi, da questa scritta settecentesca che proclama l’appartenenza al “Ducatus Mediolani”.

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onde riporre detta immagine, e conservarla alla pubblica venerazione dei fedeli che vi ricorreranno. Col mezzo del Rev.do sig.r Parroco locale si rivolsero allo scultore sig.r Nardini Giuseppe di Milano dandogli commissione di erigere una statua rappresentante la Madonna di Caravaggio colla B. Giannetta e portatile tutto compreso. Infatti sulla fine del mese di maggio dello scorso anno, venne condotta in paese, d’essa costa la somma di £ 650, fu stabilito di fare il trasporto di queste due statue unite dalla Chiesa parrocchiale all’Oratorio del Reggetto nella prima domenica di giugno dello scorso anno 1905, compiuta la solenne benedizione in detto giorno, si mosse la processione colla confraternita d’ambo i sessi, coi luigini e figlie di Maria e la banda locale che coi suoi concenti alternati col canto rese solenne processione, giunti sul piano sotto la contrada in cui eravi eretto un arco, fecesi sosta in quel mentre una ragazza lesse e recitò un carme a titolo di benvenuto e saluto alla immagine della Vergine benedetta, poi si mosse all’Oratorio ove deposto il simulacro, fu cantata solenne messa con discorso, e dopo mezz’ora d’intervallo furono cantati i vespri colla benedizio[233]ne e il bacio della reliquia di Maria SS.a. Così ebbe termine la funzione. N. 70. Erezione Capella Regetto. Anno 1905. £ 3000Non essendovi luogo adatto per formare la nicchia in cui deporvela, si costrusse previamente una Cappella a fianco di detto Oratorio dalla parte verso mattina, e ad esso unita mediante apertura, su disegno del sig.r Mangili Giovanni di Olda, per opera di certo Manzoni Giovanni pure di Olda, che fu poi decorata a stucco in bel disegno da certo Bonaiti Carlo di S. Giovan. Bianco, l’altare venne fatto in legno con ornati e fregi in oro e a varii colori dalla Ditta Anghileri Pietro di Bergamo, e chiusa con cancello di ferro dal fabbro-ferraio sig.r Mostacchi Giac.o di S. Giovan. Bianco, con gradinata esterna in cemento armato dalla Ditta Invernizzi pure di Bergamo. Tale Cappella è rischiarata da una sola finestra in stile gotico a vetri colorati, in tale occasione venne pure ristabilito e riabbellito l’Oratorio medesimo dallo stesso Bonaiti, e messa una nuova tenda nella nicchia della statua di S. Antonio. Da pii benefattori di questa frazione furono provvisti i candellieri con croce e palme per il nuovo altare della Beata Vergine sotto il titolo di Caravaggio. Solenne inaugurazione e benedizione dell’altare e Cappella fatta nel giorno 22 di maggio. Dal M. R.do sig. Prevosto di Primaluna, D. Luigi Combi.[234] Vidi in mea personali visitatione abita in die XXII Mai 1906 et approbavi cum magna laude, et in fide: pr.ter Aloysius Combi Pr. V. F.199 

In detto giorno dal Reverendissimo sig.r Prevosto plebano suddetto assistito dal sig.r Parroco locale, e dal Parroco di Olda, venne compiuta la benedizione della Cappella e dell’altare, indi fu cantata la messa coll’assistenza del prefato sig.r Prevosto, dopo la quale egli tenne un analogo discorso di circostanza poscia si chiuse la funzione colla reliquia della B. V. Nel giorno 26 anniversario dell’apparizione della B. Vergine a Caravaggio, si celebrò in essa frazione la solenne festa, durante la messa tenne analogo panegirico il sunnominato Parroco di Olda, dopo breve intervallo furono cantati i vespri cui seguì la solenne processione, portando il venerato simulacro della B. V.

199 Il Prepositus Vicarius Foraneus prete Luigi Combi questa volta non suggella la sua firma autografa e la sua lode (la grafia di questa è però di don Artusi) con il timbrino prepositurale. Al suo posto il timbro della Parrocchia di Vedeseta.

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di Caravaggio e della beata Giannetta, accompagnata dalle Confraternite, e condecorata dal Corpo musicale locale, così passò sì bella e lieta festa, la quale sarà celebrata in tal giorno anche negli anni avvenire. N. 71. Dono del Parroco locale della statua del S. Cuore di Maria71. In tale circostanza venne pure provvista una statua rappresentante il Sacro Cuore di Maria, da porsi nella [235] parte sinistra dell’altar maggiore nella Chiesa parrocchiale con due artistiche mensole, di cui l’una fu messa a destra dello stesso altare maggiore, sulla quale fu deposto il simulacro del Sacro Cuore di Gesù, nella parte sinistra dello stesso altar maggiore venne collocato il simulacro del Sacro Cuore di Maria ad eguale altezza; compresa la statua e le mensole, costano in tutte £ 366, quest’ultima statua fu benedetta dal sunnominato sig.r Prevosto la sera del giorno 21 dello stesso mese di maggio del surriferito anno 1906.N. 72. Acquisto parato nero completo 72. Nel sunnominato anno 1906, venne pure fatto acquisto dalla Ditta fornitrice Rita Scotton di Breganze provincia di Vicenza, un paramento nero completo, per l’occasione di funerali solenni, esso costa in totale la somma di £ 350.N. 73. Avolasio. Acquisto statua Madonna della neve 73. Per opera dei frazionisti di Avolasio a mezzo del sig.r Parroco locale fu provvista una statua rappresentante la Madonna della neve, dalla Ditta Nardini Giuseppe di Milano con relativo portatile in metallo per il loro Oratorio, per il costo complessivo di £ 460. Ricorrendo la sua festa stabilita nel giorno 5 di agosto, nella prima domenica di detto mese, fu benedetta e inaugurata solennemente prima della messa solenne, che fu condecorata dalla presenza di quattro [236] sacerdoti, dalle Confraternite e dal Corpo musicale locale, al Vangelo tenne analogo discorso il Rev.do sig.r Parroco di Colmine, dopo i vespri si fece la processione partendo dall’Oratorio si percorse all’ingiro sul soprastante piano, ciò che fece un’estetica incantevole vista, ritornando poscia al medesimo Oratorio, fu poi chiusa la funzione colla benedizione della reliquia e relativo bacio.

[236]

Cap. X

Annotazione di varie opere eseguite in questo lasso di tempo, non comprese in quelle sopra accennate

N. 74. Ampliamento del cimitero parr.le. Anno 1907200

200 Da qui a pag. 239 compresa del manoscritto, grafia di don Artusi.

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74. Per l’aumento popolazione il Comune dovette ingrandire il cimitero - con disegno di Ingegnere fu compita l’opera l’anno 1907. - In quanto alla riforma fatta lascia molto a desiderare e di questo il Parroco locale ne fece cenno varie volte alla popolazione ma fu inutile - e massime per aver posto due sole finestre.201

Fu benedetto solennemente dal [237] Parroco locale autorizzato dal proprio Ordinario con decreto in data 4 aprile 1907 che si conserva nell’archivio parrocchiale - con tutte le prescrizioni nostre Sinodali diocesane - La spesa fu sostenuta dal Comune ammontante a circa £ 5000 - e l’opera fu compiuta dai locali nostri muratori.N. 75. Acquisto della statua di S. Antonio da P.a pel pane dei poveri 75. La nostra Chiesa parrocchiale fu arricchita di un’altra bella statua, di S. Antonio da Padova - per il pane dei poveri della Parrocchia.In questa Parrocchia sono scarsi i poveri veramente bisognosi della carità perché dal più al meno sono tutti di buone famiglie202 e anche questi pochi sono sussidiati dalla locale Congregazione di carità di quando in quando, ciò non [238] di meno questa pia opera riuscirà assai vantaggiosa per i poveri infermi e assai meritoria per gli offerenti.Di questa pia istituzione che spero sarà perenne nella Parrocchia si terrà apposito registro per entrata e uscita - In entrata saranno registrate le offerte della cassetta - In uscita il pane o generi alimentari distribuiti agli infermi. La statua è opera della Ditta Ravasio Guelfo in Bergamo che costò fra piedestallo e braccialetti £ 200,00 - duecento. L’iniziativa di questa opera fu di una persona che ora è passata a miglior vita con offerta di £ 20 – venti - di poi il Parroco locale si impegnò per il resto. E così S. Antonio benedica con quest’opera la Parr.a tutta - P. Artusi. [239] N.76. Acquisto della statua di S.t Anna. N. 76 Essendovi nella Parrocchia grande divozione verso S. Anna Madre SS. di Maria Vergine, il Parroco Artusi pensò bene di corredare a questa Chiesa parr.le anche questo venerato simulacro e di propria spesa la volle acquistare, anche per far pendant alla bella Statua di S. Antonio da Padova. Fu benedetta proprio nel giorno a lei sacro, il 26 luglio 1908 essendo in giorno di Domenica.Venne scolpita dalla rinomata Ditta Ravasio Guelfo di Bergamo, con il rispettivo piedestallo - Costò il prezzo di ital. £ 200.Beata Anna, Maria Bambina benedite all’oblatore, suoi parenti e Parrocchia tutta. P. Artusi.[240] 1a Messa del n.o Sac.e D. Angelo Arrigoni di q.ta P.a N. 77. 77. Solenne festa celebrata nel giorno 6 giugno dell’anno 1909, in occasione della celebrazione della prima messa del novello Sacerdote D. Angelo Arrigoni della famiglia dei Ciamponi di Vedeseta.Dopo trascorsi ben cinquantasei anni, dacché celebrò la prima messa il M. R. sig.r D. Francesco Locatelli della famiglia dei Tesorer, ora Parroco di Cairate nella Pieve di Busto Arsizio, tra Milano e Varese, ed ultimo tra i veterani sacerdoti nativi della Parrocchia di Vedeseta, ancor vivente ed ultimo tra gli inscritti nella seconda parte di questo "Liber chronicus" da pagina 107 a pag.na 113, sorse alfine il giorno in cui altro Sacerdote, nativo di questa Parrocchia, nella persona del Reverendo sig.r D. Angelo Arrigoni, salì per la prima volta l’altare ad offrire il Santo Sacrificio della messa dopo aver ricevuto nell’antecedente giorno 5

201 Le finestre cui si accenna si trovavano nel forte muro di cinta del lato di ingresso, muro che, insieme al portico che precedeva l'entrata, venne demolito alla fine degli anni 60 del secolo scorso in occasione della costruzione della strada per Reggetto.202 Sarebbe fuorviante leggere "buone" nel senso di "benestanti". E' più probabile che l'autore con quel termine alluda a una diffusa laboriosità e a un forte costume di solidarietà sociale.

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l’ordinazione, e consacrazione sacerdotale dalle mani di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Giacomo Maria Radini Tedeschi attuale Vescovo di Bergamo, nel cui seminario incominciò e compiè gli studi in preparazione a tale sacerdotale dignità. Alla sera dello stesso giorno, accompagnato da parenti ed amici della famiglia, venne ricevuto festosamente in paese, col più vivo entusiasmo della popolazione che accorse da ogni parte della Parrocchia, tra lo squillo delle campane, e lo sparo dei mortaretti, [241] ricevuto dall’esimio sig.r Parroco nella località detta dei Cantelli fuori del paese, lo stesso sig.r Parroco con tutta premura e sollecitudine predispose il piano, acciocché il tutto procedesse armoniosamente con onore e decoro della famiglia e del paese. In detto luogo oltre il sullodato sig.r Parroco, convennero anche altri sacerdoti, i quali fecero corona all’accompagnamento del novello Sacerdote in Parrocchia. Alla sera venne impartita la solenne benedizione col SS.mo Sacramento dallo stesso novello Sacerdote, non è a dire dell’apparato maestoso nella sua semplicità, che era già messo in opera nel giorno stesso della vigilia, tanto in Chiesa, come anche nel paese, con archi trionfali ed iscrizioni analoghe alla circostanza e in onore al medesimo novello levita, nella stessa sera furonvi alcuni fuochi artificiali, ma sgraziatamente il tempo piovoso non permise di fare come era stato stabilito nel programma, quanto ai fuochi sulle vette dei monti vicini si supplì la mattina del giorno della stessa festa. Nel giorno stesso della festa, dopo la messa prima celebrata dal Rev.do sig.r Parroco locale si compiè l’apparato in paese, e verso le ore 10 antimeridiane tempo ordinario della S. Messa parrocchiale, radunatisi nel loro rispettivo Oratorio i confratelli del SS.mo Sacramento ivi indossarono la loro divisa, poscia si recarono processionalmente accompagnati dal Corpo musicale del paese, dal clero e dalle consorelle dello stesso sodalizio, alla casa del sunnominato neo-levita per rice[242]verlo alla porta e condurlo alla Chiesa, facendo il giro delle consuete processioni, sulla porta della Chiesa parrocchiale dal Rev.do sig.r coadiutore parrocchiale di Peghera, venne rivolto un patetico203 saluto al neo-candidato, dopo di che entrati in Chiesa, ove era esposto il SS. Sacramento dalla Messa prima della mattina, ivi fecero l’adorazione, indi il clero accedette in sacristia per indossare i paramenti sacri, indi all’altare per la celebrazione della S. Messa, il novello sacerdote venne accompagnato dai ministri e sacerdoti e dal sullodato sig.r Parroco in piviale, che lo assisté e lo guidò nella celebrazione della S. Messa, in qualità di padre spirituale e di padrino; assisterono in qualità di padrini alla Messa i sigg. ri Massimiliano Rizzi di Bergamo e Invernizzi Giuseppe fu Carlo nativo della contrada della Lavina ora dimorante a Milano quale negoziante in latticinii.Tale funzione venne accompagnata da scelta musica del maestro Perosi eseguita dal corpo corale di Almeno S. Bartolomeo, diretta dal maestro organista sig.r Vassalli, di colà, che sedette all’organo e riescì tale musica di sommo decoro sì nella Messa come nei vespri, e di vera soddisfazione al pubblico presente alle sacre funzioni. Al vangelo tenne un forbito discorso di circostanza sul sacerdozio cattolico il M. R. sacerdote sig.r D. Davide Brigenti, ora coadiutore a S. Giovan Bianco, che piacque a tutti gli astanti per l’argomento di grande importanza, e per l'[243]imponenza del suo dire. Al termine della S. Messa seguì la benedizione col SS.mo Sacramento, accompagnata essa pure da scelta musica nel Tantum ergo ed impartita dal prelodato novello Sacerdote.

203 Ovviamente non nel significato negativo che ha assunto oggi spesso questo aggettivo, ma nel senso etimologico del termine da cui deriva, pathos, che indica sentimento, commozione.

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Circa un’ora dopo furono celebrati i vespri solenni in musica, dopo i quali seguì la processione portando il venerato simulacro della B. V. del Rosario, come era stabilito di approfittare di tale avvenimento per questa circostanza, come diffatti avvenne, i vespri furono cantati dal medesimo novello Sacerdote che presiedette anche alla processione, la quale riuscì molto imponente, sia per il concorso di molti forestieri venuti da varie parti, sia anche per il decoro e la presenza delle locali confraternite, accompagnata dal locale Corpo musicale e da quello corale sullodato. Fu chiusa la solenne funzione colla benedizione della reliquia della B. V. seguita dal relativo bacio dei fedeli. Il pranzo fu tenuto nella casa del sunnominato sacerdote e vi parteciparono, oltre i sacerdoti della valle e vicine Parrocchie, molte persone secolari di ogni ceto e sesso, comprese le autorità comunali di Vedeseta e Taleggio, i parenti ed amici del candidato fiancheggiato dai propri genitori, seguirono parecchi brindisi in onore dello stesso, primo dei quali una poesietta recitata da una ragazzina sua nipote, dopo i quali l’esecuzione di varii pezzi di musica dello stesso Corpo locale, sarebbe stata chiusa la memoranda giornata con una splendida [244] illuminazione in tutto il paese e nelle rispettive frazioni, se il tempo fosse stato più favorevole, ma pure qualche cosa venne fatta anche per questa parte a compimento di questo memorando avvenimento, che resterà a lungo impresso nella mente di molti, a maggior gloria di Dio e a bene delle anime.A compimento di questa breve relazione dell’avvenimento suddescritto, segue la qui sottoestesa lettera di gratitudine e riconoscenza indirizzata dal Corpo musicale al Parroco quale direttore principale dello stesso, per l’appoggio e le beneficenze da lui usate al Corpo medesimo.

Vedeseta 11 gennaio 1909 M. R. Parroco. “ È col cuore traboccante di meraviglia, di gratitudine e d’ammirazione, e “ colla mente abbagliata e confusa da tanto slancio di iniziativa, e di “ prodigalità, che afferro convulsivamente la penna e m’accingo a “ manifestare i sentimenti di riconoscenza, che un’intera società nutre “ verso il suo instancabile benefattore. “ Questo Corpo musicale ed io, indegno rappresentante, ne fummo altre “ volte meravigliati del di lei buon [245] cuore, della di lei instancabile “ energia, ed impareggiabile forza nel vincere ogni difficoltà per “ raggiungere uno scopo prefisso. “ Di certo se al Corpo m.le fosse mancato il di lei valido appoggio, “ naturalmente, per le indifferenze che ha dovuto incontrare in diversi “ momenti difficili, avrebbe dovuto miseramente intisichire, e morire per “ mancanza della forza materiale e morale. “ Su di lei dunque ricade ogni merito, se il Corpo m.le trovasi ancora oggi “ bene compatto e in prospere condizioni. “ Sono pur costretto a ripetere in questo momento, ciò che altri un giorno “ dissero: Con sì fatto capitano si può ingaggiarsi in qualunque difficile “ impresa con sicurezza di vittoria. “ Ora l’accingersi alla nuova impresa incominciata, da molti è ritenuta “ temerarietà, ma tali individui non pensano che con una direttiva simile“ è impossibile una cattiva riuscita. “ Fra poco tempo, io lo spero, ne son certo, che una bandiera tricolore,“ sventolerà alla sommità della nuova opera, il fruscio di quella le sarà un “ linguaggio sincero d’amore, una soddisfazione, ed un ringraziamento più

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“ fervido di ogni altro che il Corpo musicale le potrebbe fare.“ Interprete quindi dei sentimenti di amore, di stima, di riconoscenza e di“ venerazione che l’intero Corpo nutre verso di lei, le porgo i più sentiti“ ringraziamen[246]ti di quanto ha fatto, e l’assicuriamo che tutti“ facciamo voti al Sommo Iddio, perché lo conservi ancora per lungo“ tempo all’amor nostro, e a porgerci ancora altri necessarii aiuti.“ Anche la Comunità del SS. Sacramento di cui ella n'è l’eccelso“ presidente, merita da questo Corpo una gratitudine senza limiti perché“ l’ha sempre aiutato, e la larga offerta ricevuta ieri a mezzo suo, ha“ davvero entusiasmato. “ Voglia dunque Sig.r Parroco presentare, quando le sarà possibile, i più“ sentiti ringraziamenti, a nome del Corpo m.le anche alla suddetta“ Confraternita. “ A mezzo mio il Corpo assicura che non verrà mai meno ai suoi“ obblighi, in modo che nessuno abbia mai a pentirsi degli aiuti“ prestatigli. “ Coi sentimenti della più alta considerazione, mi creda sempre il di lei“ Obblig.mo Firm.to B. Locatelli Direttore Corpo Musicale

Questa lettera è trascritta fedelmente perché sia di testimonianza di quanto è contenuto verso la persona dello stesso sig.r Parroco e della ven.da Confraternita SS.mo Sacramento.

[247] Parte quarta

Capo I

Istituzioni ed opere compiute dall’anno 1910 all’anno 1915204

204 Con questo titolino ha termine il lungo contributo di Giuseppe Locatelli “Bonetto” alla stesura del Chronicus. Anche se vivrà fino al 1918, probabilmente le condizioni di salute, o

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N. 78. Posa in opera dello zoccolo in lastre cemento nella C.a par.le 78. Dopo che fu eseguito il pavimento in mattonelle di cemento al suolo della Chiesa, che fu nel 1898 dalla Ditta Ghilardi di Bergamo, sia per l’umidità che s’attacca ai muri, essendo lento l’asciugamento del suolo in tempo di pioggia, sia anche per la facilità del contatto con sedie, lo zoccolo della Chiesa parr. era tutto rovinato e bisognoso di ristauro anche per la decenza e il decoro della casa di Dio, il Parroco attuale D. Carlo Artusi non poteva vedere questa sconcezza e di buona volontà ci volle rimediare.[248] Chiamò sopra luogo per le opportune misure il direttore del stabilimento del Cantoniere di cemento e marmi artificiali il sig. Invernizzi Carlo di Colognola (Bergamo) - Nel maggio 1910 anno sacro al 3° Centenario della canonizzazione di S. Carlo fu posto in opera - composto in lastre di cemento scagliola, lastre fabbricate nel suo laboratorio in Bergamo e messo in opera da operai del suo stabilimento che riescì assai bene eseguito e di grande soddisfazione a tutta la popolazione.La spesa ammontò a italiane Lire 364 tutto compreso - Somma raccolta in Parrocchia da generosi oblatori con l’opera e sussidio del curato Artusi il quale [è] instancabile per il decoro della casa del Signore - Il Signore poi benedirà a tutti i pii benefattori anche nei loro interessi.[249] N. 79. Acquisto di un parato bianco completo 79. L’attuale Parroco Artusi in questi anni passati provvide alla Chiesa di un parato rosso completo - altro parato nero completo - Si sentiva il bisogno di avere anche un parato bianco completo per le grandi sollennità.Ricorrendo in questo anno il 3° Centenario della canonizzazione di S. Carlo Borromeo per ricordare alla sua popolazione questa gloriosa data e anche per onorare il suo Santo patrono, il Parroco volle fare acquisto anche di questo parato bianco coll’intenzione anche di augurarlo205 nell’occasione di una solenne festa che appunto in questo anno del 1910 che si sarebbe fatto per la nuova statua di S. Carlo B. che doveva essere posta nella Chiesa antecedendo questa festa con solenne processione come [250] sarà descritto in avanti.Si diede la commissione alla premiata Ditta G. Morera di Novara (Piemonte) la quale entro tre mesi ne fece la consegna. Fu di grande soddisfazione a tutta la popolazione la quale concorse con le sue offerte.Costò il prezzo di £ 650 compreso un pallio per l’Oratorio di Avolasio e fu subito pagato.Fu benedetto e inaugurato per la solenne festa che si fece in onore di S. Carlo B. nell’agosto di questo anno 1910 - con una solenne processione portando la statua del Santo e il parato fece bella mostra.Il Signore certo benedirà alla buona volontà del Parroco locale con tutta la sua popolazione e le anime generose - E questa Chiesa ora ne può andarne lieta di possedere tre parati nuovi. [251] N. 80. Acquisto 2 grandi braccioli alt. m.e

l’età avanzata, o qualche altra ragione, non renderanno più possibile la sua partecipazione alla fatica che, con ogni evidenza, l’aveva appassionato non poco. Fino all’anno della sua morte, nel 1922, sarà solo don Artusi, che comincia a alternare le pagine a mano con articoli a stampa tratti da giornali dell’epoca, a tenere il “Diario”. 205 Inaugurarlo.

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80. Per ricordare il 3° Centenario di S. Carlo B.o in questo anno 1910, il Parroco locale D. Carlo Artusi regalò alla P.a una bella statua di S. Carlo come sarà accennato in avanti, e fu posta su di un pillastro206 dell’altare maggiore.I due braccioli che portano le lampade erano sconci e corti per cui il cattenone 207

della lampada toccava la statua e si dovette cambiarli.Dato il disegno alla Ditta Basurini di Bergamo via Zambonate, fabbrica di ferro, me li allestì e li feci208 collocare a posto - Sono fatti in modo che se col tempo si vorrà aggiungere qualche altra lampada per ornamento faranno bella mostra all’altare m.e - Il costo fu di £ 45 e furono collocati nell’agosto del 1910. [252] N. 81. Acquisto di bel tappeto per alt. mag.e 81. Questa Chiesa era sprovvista di un tappeto per le solennità, fu sempre grande intenzione dell’attuale Parroco Artusi di comprarlo, ma si pensava ad altre cose e questa opera restava da farsi. In questo anno 1910 volendo festeggiare S. Carlo Borromeo con la nuova statua con una grande festa che fu nel mese di agosto - il Curato si decise anche a proprio sacrificio pecuniario di farne provvista. Fu acquistato dalla Ditta Luigi Martini di Bergamo fornitore di arredi e paramenti di Chiesa - Costò la bella cifra di italiane £ 350, offerta in parte maggiore del Parroco e di altri benefattori.Arredo assai utile e di decoro per le grandi sollenità [sic!] - E anche questo sia tutto per la gloria di Dio. [253] N. 82. Dono del Curato Artusi di una bella statua di S. Carlo B.o 82. In questo anno 1910 cade il 3° Centenario della canonizzazione di S. Carlo BorromeoAnno 1810209-1910Per ricordare il fausto avvenimento il Parroco nostro locale D. Carlo Artusi volle regalare alla Parrocchia e alla sua amata Chiesa di Vedeseta volle regalare una bella e artistica statua del suo Santo Patrono, che ora si trova alla pubblica venerazione posta su magnifico piedestallo alla destra dell’altare mag.e. Prima però di collocarla al suo posto fu tenuta una solennissima festa in agosto 1910 con musica di S. Gio. Bianco col maestro di Cappella sig. Rizzini - con l’intervento della nostra Banda parr.le con una magnifica parata tenuta dal paratore di S. Pellegrino.[254] Tenne il discorso d’occasione il M. R. coadiutore di Berso S. Fermo, Diocesi di Bergamo.Solenne processione con l’intervento di molti sacerdoti. In questa occasione il Parroco regalò una statuetta del Santo a tutte le famiglie avendone fatto fare n. 175 della Parrocchia, e a tutti i R.di Sacerdoti intervenuti alla festa che a tutti riescì tal dono assai gradito, massime ai miei parenti.210

La statua e statuette e piedestallo furono eseguite dalla famosa Ditta Guelfo Ravasio in via S. Bernardino in Bergamo. Il prezzo totale tutto compreso fu di £ 575 - La popolazione ne fu assai contenta - E così anche noi abbiamo portato tutto il nostro ossequio a S. Carlo B.o che certo benedirà alla nostra popolazione. [255] N. 83. Pavimento di mattonelle cemento a 3 stanze c.a p.e

206 "Pilastro".207 "Catenone".208 Per la prima volta il forte ego di don Artusi, che anche per lodarsi ha sempre usato la terza persona, dà spazio al discorso in prima persona. Capiterà ancora, più volte, poco più avanti.209 Chiaramente un lapsus del “cronista” don Artusi che voleva, ovviamente, scrivere 1610-1910.210 Il passaggio, che dà ulteriore certezza che l’estensore di questa parte di Chronicus è proprio don Artusi, suscita la domanda su quali parenti vivessero con lui.

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83. L’ampliamento e nuovo ristauro della casa p.e riescì di soddisfazione essendovi estremo bisogno perché la casa prima era una vera stamberga e anche in pericolo, per cui si venne nella deliberazione del suo ristauro.La spesa fu sostenuta dalla locale Fabbriceria e dal Parroco attuale D. Carlo Artusi. I pavimenti delle stanze furono fatti coi mattoni di qui, ma in 3 stanze si rovinarono subito rompendosi e movendosi per cui a spese del Parroco pensò bene di rifare per ora n. 3 stanze.L’opera fu sostenuta dalla Ditta Biffi di Bergamo con una spesa complessiva di £ 200, e col tempo un po’ alla volta bisognerà rifarne anche delle altre mostrandosi il bisogno.

Visum de mandato Emi. Archp. Occasione Visitationis Pastoralis Die 31 Juli 1911 Sac. Obl. Carolus Brovelli211

[256] N. 84 Acquisto del capocelo212 in metalloApprossimandosi l’epoca della 3ª (della terza visita compiuta dal 1896 in poi al 1911) il Parroco pensò bene di donare alla Chiesa un bel capocelo da collocare sopra l’altare maggiore.Ne diede incarico alla Ditta Cesare Martini di Bergamo il quale ne assunse l’opera - E per la maggiore durata si pensò di collocare213 in metallo cesellato.Il Em.o Cardinale ne restò assai soddisfatto sia per il decoro alla Chiesa sia anche per la prescrizione fatta nei due sinodi passati e nelle prescrizioni del Concilio provinciale ultimo. Detto capocelo costò la cifra di £ 600 compresa grande cassa d’imballaggio, la condotta da Bergamo a Vedeseta e spesa ferrovia da Milano a BergamoQuesto starà di perpetua memoria nella Parrocchia, a decoro della casa di Dio, a suo onore e gloria sempiterna. - Compito nel 1911.[257] N. 85. Posa in opera del sedile sul presbitero alt. mag. parte destraDal Parroco mio antecessore D. Francesco Coppa che resse la Parrocchia per ben 19 anni - durante il suo governo fece costruire sul presbitero in cornu Evangeli il sedile di noce, ma questo non è conforme alle prescrizioni sinodali perché doveva essere collocato in cornu Epistole e poi per la sua costruzione non è conforme alle regole sinodali perché è fatto per un Vescovo col sedile a gradino e col capocelo sopra. Per cui nella 1ª e 2ª visita fatta dall’Em. Cardinale prescrisse di collocarlo in cornu Epistolae ma facendo ciò portava sconcerto e per rimediare si pensò a collocarne un altro che fa pendant al 1° e così il presbiterio acquistò più decoro. Fu lavorato da due bravi falegnami qui della Parrocchia e costò il prezzo di £ 400 compreso un bel tavolino per riporvi i sacri paramenti - Fatto nel 1911. [258] N. 86. Acquisto di n. 6 lampade per l'alt.e m.e coi suoi bilanceri Per rendere sempre più decorosa la Chiesa coi suoi bei mobili già da tempo aveva formato il disegno di acquistare 3 belle lampade a destra e a sinistra dell’altare maggiore, che fanno corona alle 4 belle statue che sono poste sul presbiterio, S. Cuore di Gesù e Maria - S. Carlo con S. Ambrogio. Ne feci acquisto dalla Ditta Cesare Martini di Bergamo coi 2 bilanceri che le portano che fanno proprio bella comparsa - nell’anno 1911 - con la spesa di £ 200. Queste vengono appese nelle principali sollennità dell’anno - La Chiesa alta e spaziosa ci stanno molto bene e furono di grande aggradimento anche a tutta la popolazione.

211 Timbro: Visitatio pastoralis 1911.212 "Capocielo". Baldacchino che sovrasta l'altare maggiore.213 Di farlo.

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Ciò riesca sempre più di gloria a Dio Sommo, alla Beata Vergine e a tutti i Santi. [259] N. 87. Acquisto 4 stole m.o, 1 messale nuovo, 4 lampade viatico, fattura 10 belle cotte 1. Essendovi estremo bisogno il Parroco procurò nel 1911 n. 4 stole di colore violaceo per i confessionali prescritte nei Sinodi - £ 20.2. Dopo le tante addende214 aggiunte ai messali vecchi era di estrema necessità la provvista di un messale nuovo ultima edizione, che costò £ 60 ben legato coi relativi segnacoli di seta - Provvisto a Milano dalla libreria S. Giuseppe.3. Nel portare il viatico agli infermi si usò sempre adoperare per l’accompagnamento dei candelini di cera, era uno sconcio perché o si smorzavano o si rompevano, si pensò bene a provvedere n. 4 lampade coi propri bastoni da accompagnare il SS. Sacramento, e costarono £ 60. 4. Nel 1911 si arredò alla Chiesa di n. 10 belle cotte sia per i sacerdoti come per il porto delle statue nelle solennità.[260]

3.a Visita Pastorale

3.a Visita Pastorale 1 agosto 1911 Il 1° agosto 1911 l’Em.o Cardinale Andrea Carlo Ferrari Arcivescovo di Milano compiè la 3ª Visita pastorale in questa Parrocchia: 1ª nel 1896. 2ª nel 1904. 3ª nel 1911.Venendo da Lecco visitò Morterone e poi passò a Brumano nel 31 luglio. Il 1° agosto dopo ½ giorno verso le 3 pom.e un buon numero di popolazione fummo sul monte Grassello sopra Piazzuoli ad incontrarlo. Di là passò pel monte Piazzuoli discendendo per Vedeseta. Arrivato sul stradone in pronto vi erano le carrozze. Visitò l’Oratorio della Lavina e poi proseguì con le carrozze per Vedeseta. Arrivato in sul farsi della sera compiè le funzioni di rito. [261] Alla mattina del 2 agosto celebrato la S. Messa, fatto la cresima e poi la Dottrina Xtiana terminò con la benedizione del SS. Sacramento. Dopo colazione al suono della nostra Banda musicale lasciava la Parrocchia per salire alla Colmine e poi proseguire per la Valsassina.Come nelle due visite passate ne fu assai contento e soddisfatto sia per l’accoglienza ricevuta come per il buon andamento della Parrocchia e le cose della Chiesa e Oratori.E così sulle orme del gran S. Carlo con l’effusione di sua grande carità passò tutta la vasta Diocesi acclamato da tutte le popolazioni il Benedictus qui venit in nomine Domini - e così compiè anche questa 3ª visita con assai frutto e spirituale e soddisfazione delle popolazioni. [262] N. 88. Fabbrica e costruzione della Casa del Corpo musicale Nel 1903 si costituì in Parrocchia a mezzo di alcuni buoni e volonterosi giovinotti una piccola fanfara che di quando in quando alliettava [sic] il paese coi suoi suoni e anche in certe sollennità dell’anno - Il pensiero e desiderio di questi giovani era di innalzarsi ancora più in su e cioè formare un vero Corpo musicale e con l’energia e volontà si riescì nell’intento e si costituì il formale Corpo musicale.Vedi specificata relazione a pag 219.Formatosi questo in discreto numero di musicanti, si dovette procedere a trovare una stanza per il convegno delle istruzioni e per trovarsi a scuola - E diffatti fu trovato luogo qui nel centro del paese presso il sig. Angelo Arrigoni Pizza, stanza

214 Note aggiuntive.

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in affitto e anche comoda ma per il numero veniva ad essere un po’ ristretta - per cui ci si doveva pensare a provvedersi di un altro ambiente più capace. [263] La buona volontà non vuole miseria ed ecco che si forma il pensiero di fabbricare ed erigere una piccola casa per loro abitazione. Il pensiero è grave, serio e importante ma a metterlo in esecuzione quanti ostacoli e per i primi i mezzi pecuniari e il terreno. Ma volere e potere, si comincia dal 1° passo ad avere il terreno: il luogo era adatto perché fuori del paese anche per meno disturbo nelle ore di scuola - Facemmo pratiche con la buona famiglia del sig. Franco Benzoni fu Pietro di Bologna sul lago di Como per ottenere un po’ di terreno e quella buona famiglia ci dà il terreno a gratis in bella posizione - Fatto questo primo passo si cominciano a fare gli scavi del terreno dagli stessi soci bandisti e radunare sassi - Il sogno andava realizzandosi in fatto compiuto - Il Parroco locale D. Carlo Artusi [264] loro Direttore bramando il progredire di questa bella istituzione anche per il decoro delle sacre funzioni li incoraggiava ai lavori dello sterramento. Di mano in mano il lavoro progrediva e si pensò a far fare il disegno che fu compiuto dal Geometra Primo Micheli di Bergamo - Il disegno piacque e mise tanta lena nell’animo di tutti per vederlo effettuato. Nel 1906 in aprile si cominciarono i lavori di muratori dai nostri parr.i che dopo alcuni mesi si vidde [sic!] inalberata la bandiera, e la casa era coperta dal tetto. Si fece un po’ di sosta per provvedere i mezzi per i serramenti che furono fatti dai falegnami Locatelli di qui con una spesa tutto compreso di £ 1800. Nel 1910 in parte fu pitturata e tutta per intiero nel 1911 dai f.lli Gervasoni di Zogno. Nell’agosto 1911 fu solennemente benedetta in bella festa. [265] Questa casa costò la bella cifra di £ 12000 assai decorosa, comoda e in bella posizione e ora il Corpo musicale la abita nei suoi ritrovi pei momenti di istruzione. Non si credeva che si potesse arrivare a tanto, ma siccome le opere del Signore il Signore stesso le ajuta ci si arrivò a compire quest’opera grande per la Parrocchia.Il Parroco attuale fu l’anima di questa opera non solo con le parole ma anche coi fatti, col sussidio pecuniario.Verso sera questa casa ha di proprietà altro po’ di terreno che ora servirà come per orto che se col tempo si volesse amplificarla per altro scopo il posto c’è - Intanto la Parrocchia ne vada contenta di avere un bel fabbricato nel suo seno - comodità e ricchezza del paese - E tutto ciò per effetto di grande buona volontà che non bada agli ostacoli. p. a.[266] N. 89. Acquisto nuova statua di S.t Ambrogio Sul presbitero dell’altare maggiore sono state collocate n. 3 statue: i 2 SS. Cuori con S. Carlo, ora per fare pendant a quella di S. Carlo ci voleva un’altra statua. Nella 3ª Visita pastorale tenuta dal nostro Em. Cardinale il 2 agosto 1911 stando dal pulpito osservando la Chiesa e il presbitero conobbe esserci una mancanza a formare il quadrilatero, espresse il desiderio di collocare di fronte al S. Carlo la statua del Patrono della Diocesi S. Ambrogio. Il Parroco ascoltò la sua voce e si mise alle pratiche per l’acquisto. La statua venne fuori della Ditta Rossi di Milano, che la si pagò con il piedestallo su cui va posata ital. £ 500 - Essa fu benedetta nell'occasione che si fece un po' di festa per l'inaugurazione del campanile che si eresse nel 1912.[267] N. 90. Fattura di n. 10 cotte per le sollennità Con tanta biancheria che possiede la Chiesa parrocchiale avendo anche di distribuirla ai singoli Oratori da questa dipendenti, non aveva la comodità di alcune cotte un po’ belle per dare ai R.di Sacerdoti nelle principali occasioni di feste, 40 ore ecc. Si è pensato di provvedere anche a questa mancanza. Il Parroco

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locale a sue spese provvide la tela satin215 e refe per i pizzi e poi questo lo diede ad alcune ragazze della Parrocchia da lavorare e così si ottenne di avere un bel corredo di cotte di certo riguardo. La spesa ammontò a £ 50 il minimo; non calcolato il lavoro delle ragazze. Furono compite nell’anno 1912 - e poste in un apposito armadio in secristia.[268] N. 91. Rinnovazione dei seramenti in ferro dei finestroni C.a parr.e La Chiesa parrocchiale fu corredata di belle finestre alte, ariose - furono messi i seramenti [sic] di legno aser216 ma il tempo corrode tutto e ormai erano inservibili e gli antini non tenevano più i vetri, quindi avevamo finestre parte senza vetri perché caduti e parte rotti - Si è pensato alla sua rinnovazione totale mettendovi anche i vetri smerigliati con simboli allegorici sacri e colorati che nel loro complesso danno buon effetto.I seramenti in ferri furono lavorati dalla Ditta Basurini di Bergamo - e i vetri dalla Società Vetraria Bergamasca - La spesa totale ammonta circa sulle £ 1000.E così quest’opera necessaria e anche doverosa per la divozione alla Casa del Signore, che certamente egli benedirà anche di q.to sacrificio.[269] N. 92. Impianto parafulmine su camp.le e Chiesa Questa Chiesa parr.le fu sempre stata sprovvista del parafulmine ma dopo la costruzione del nuovo campanile per la sua altezza, e anche per ottemperarsi alle nuove leggi, e con le frequenti scariche elettriche si ha corredata la Chiesa per salvaguardia di fulmini. Essendo impotente la Fabbriceria a sostenere la spesa il Parroco Artusi locale ha soddisfatto alla spesa di £ 442,80. L’impianto fu fatto nel 1913 dalla Ditta Maffettini di Bergamo.N. 93. Provvista di 3 camici e 3 amitti per le sollennità Per sempre più corredare q.ta Chiesa p.e di nuovi utensili e mobilia scarsa anche per corredo agli Oratori a sue spese il Parroco Artusi provvide a 3 camici per le sollenità e 3 amitti - con la spesa di £ 160 - pel 1913 – dalla Ditta Martini di Bergamo.[270] N. 94. Impianto di una fontana sul sagrato C.a p.e Il sig. Arrigoni Caserino provvedendo acqua potabile per il suo palazzo, domandai una spina d’acqua per impiantare una fontana sul segrato Chiesa p.e e fece volontieri annuì al desiderio del Parroco Artusi che a spese dello stesso curato l’ha217 impiantò nel 1913 con una spesa di £ 227 - Fu fornita dalla Ditta Cattaneo di Bergamo. N. 95. Impianto acqua potabile nella casa p.e Per la generosità del sig. Caserino il Parroco Artusi fornì alla casa p.e una spina d’acqua - Fu nel 1913 ancora dalla Ditta Cattaneo - con una spesa di £ 100. N. 96. Impianto acqua potabile casa Corpo m.e Ancora per la generosità sig. Caserino il Parroco fornì l’acqua alla casa Corpo m.e nel 1913 con una spesa di £ 150 della Ditta Cattaneo Berg.o.[271] N. 97. Costruzione casa nuova al vecchio camp.eDemolito il vecchio campanile perché bisogno di riparazione e portando questa non una leggera spesa si è pensato alla sua demolizione, ciò che avvenne nel 1912 - Sulla sua area si è pensato di fabbricarvi una casetta anche per consumare il materiale ingombrante sul segrato. Fu costrutta a 2 piani e messa per uso di abitazione - Fu nel 1913 - Lavoranti muratori la compagnia dei mastri della nostra Parrocchia.

215 "Tessuto di cotone che imita all'apparenza e al tatto la seta: dal Dizionario etimologico della lingua italiana di M. Cortellazzo e P. Zolli, Zanichelli, Bologna 1991.216 Acero.217 Sic!. La sgrammaticatura sottolinea una scrittura, in questo passaggio particolarmente involuta.

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Tutta la spesa fu sostenuta dalla mano del nostro curato Artusi in £ ....N. 98. Abbelimento [sic!] ossario p.e In questa occasione fu riattivato anche l’Ossario con cancello di ferro e lapide commemorativa. Fu nel 1913 - £ 250.[272] N. 99 Terrazzo alla casa p.e. Pavimento a 2 stanze casa p.ePer dare maggiore vista al bel nuovo campanile vicino alla casa p.e vi era una stalla di proprietà Quartironi - il Parroco Artusi acquistò il diritto di venir fuori da una stanza e avere così una bella terrazza - Spesa di £ 500 sostenuta dal P. Artusi e fu fatta nel 1913.In questa occasione e anche per la venuta di Sua Em.a per la consacrazione campane a spesa del P. Artusi fece la pavimentazione di 2 stanze al 1° piano casa p.e nel luglio 1913, stanze che accedono alla nuova terrazzaNota - Qui di fronte si leggerà la lapide posta nell’Ossario riordinato per il culto sacro ai p. Morti e per ricordare la 1ª Chiesa parrocchiale[273]

A memoria dei posteriEsisteva qui - 1270 l’antico Oratoriodedicato a S. Antonio Abbate.Eretto in Parrocchiale nel 1566 da S. Carlo -Per l’erezione della nuova Chiesafu distrutto nel 1808 -Il Campanile che vi era annessofu costrutto nel 1585 -Caduto nel 1912 si eresse l’attualecol nuovo concerto di campanenel 1913.Sac. Carlo ArtusiParroco.

N. 100. Demolizione campanile vecchio Fu un fatto compiuto, ma pur vero - la demolizione del vecchio campanile. Esso era fabbricato di forma grossolana - Non aveva nessuna particolarità di attrarre la pubblica attenzione. V. a pag. 43.[274] Esso aveva bisogno di riparazione e con una spesa non lieve, era lontano dalla Chiesa e perciò incomodo - Era alla sinistra della Chiesa vecchia stata demolita come accenna la lapide qui a retro.Col progetto di un nuovo campanile come si descriverà in avanti l’intera popolazione è venuta nella deliberazione di atterrarlo. L’impresa non era tanto facile per evitare disgrazie o infortuni - Presi i neccessari accordi con chi di ragione alcuni volonterosi nostri parr.218 in specie Locatelli Pietro fu Carlo fraz. Roncali e Locatelli Giovanni fu Giacomo si misero all’impresa che riuscì oltremodo bene cadendo tutto su se stesso, utilizzando così tutto il suo bel materiale nella fabbrica della nuova casa posta a monte, alla destra219

218 Parrocchiani.219 In realtà era a sinistra per chi guarda verso monte dal piazzale del Sagrato.

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dell’O[275]sario tuttora esistente - I posteri diranno in qual modo fu distrutto e abbassato - Ringraziando la divina Provvidenza per scampati pericoli e disgrazie - Ciò avvenne nel luglio del 1912.N. 101 Costruzione nuovo campanile Spesa totale pagata per £ 20700 - Il lavoro grande dalla popolazione per circa £ 9000 - in totale costa la spesa di £ 30.000.

DALLA VAL TALEGGIO220

(foto)Il nuovo artistico campanile di Vedeseta innalzato al cielo pel generoso concorso di tutto il popolo e per la volontà inflessibile di quel buon Parroco. Si sta fondendo il nuovo concerto di campane (otto) delle quali la più grossa (regiura) peserà quintali 24.21 K. dono del Parroco Artusi. Vedi avanti breve descrizione.

[276] Descrizione campanile nuovo221

VEDESETACome assiduo lettore di questo utilissimo e caro giornaletto permetta anche a me un posticino per la presente relazione.Fui il p. p. 27 mese scorso Aprile 1913222 nella sorridente Valle Taleggio, come è mio solito curioso delle notizie della valle faceva capolino nelle varie osterie e di Sottochiesa e di Olda, e da tutti si parlava della grande opera fatta in un breve spazio di tempo a Vedeseta cioè della fabbrica di un bel e artistico campanile sorto per incanto in un anno, e che fra poco sarà abbellito di un armonioso concerto di otto pesanti campane fuse dalla rinomata Fonderia Bianchi di Varese in si bemolle grave e che saranno consegnate coi primi giorni p. giugno effettuandosi in un anno campanile e campane.Come è naturale, la curiosità mi vinse e come un S. Tomaso volli proprio assicurarmi coi miei occhi di quanto mi si era riferito, e mi portai a Vedeseta, ameno paese, della Diocesi di Milano. Sul segrato della Chiesa trovai quel buon Curato pieno di ospitalità mi invitò in casa e in compagnia ne sorseggiammo un buon bicchiere di vino.Fui oltremodo contento di questa mia gita, perché mi confermai di quanto aveva sentito e dissi a varie persone, ecco ciò che può fare una popolazione unita e compatta per le opere del Signore, è proprio vero volere e potere, vis unita fortior.Infatti concepire il pensiero della costruzione, ideare il progetto e passare al contratto fu come un baleno, il 3 maggio 1912 si pose la prima pietra benedetta con solennità dal curato locale in divota processione coll’assistenza di numeroso popolo e il 4 giugno seguente si cominciarono i lavori terminandoli in novembre e il campanile fu compito e ora sventola la bandiera con le belle parole costantiniane in hoc signo vinces.Il disegno è dell’architetto Gino Micheli di Bergamo che seppe ben indovinarne il pensiero di quel Crato.L’impresa fu affidata a Pietro Brozzoni di Costa Serina artista assai abile in simili imprese. Con l’altezza di metri 49 sopra il terreno.Il materiale in gran quantità fu radunato da quella buona popolazione guidata dal loro zelante curato che con slancio e sacrificio volle condurre a termine sì bell’opera di fede, e

220 Parte della facciata 275 è occupata - è la prima volta! - da un articoletto di giornale corredato da una foto - con didascalia completata a mano da don Artusi! - in cui compare il nuovo campanile ancora sprovvisto di campane e di lancette dell’orologio. Il retro della foto ci tramanda il nome del suo autore: Carlo Pololi, che la scattò, con ogni evidenza, in occasione di un suo ritorno dall'Inghilterra, dov'era da tempo emigrato da Olda e dove aveva impiantato un'attività alberghiera. 221 Il Chronicus per la descrizione del nuovo campanile si avvale di un articolo a stampa, a firma un emigrante, tratto da un giornale o, più verosimilmente, da un “giornaletto” periodico.222 Aggiunto a mano da don Artusi.

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quello che maggiormente mi piacque si fu il leggere una ben approvata lapide a perpetuo ricordo della bell’opera che mi sento sforzato a trascriverla.

Nell’anno del Signore1912

questo monumento perennedella loro profonda religiosità

innalzarono i Vedesetesicon generosi sacrificidi denaro e di operauniti in un sol cuore

col loro Parroco benemeritoD. Carlo Artusi

ricordino i posteriquanto può armonia di popolo

e di Pastorecui la fede e l’amore cristiano

esemplarmente inspira.Lode a quel buon Parroco e alla sua affezionata popolazione e l'uno e l'altra pieni di zelo e sempre instancabile per la opera del Signore.

Un Emigrante

NotaIl lavoro proseguì sempre con l’ajuto di Dio bene, senza nessuna disgrazia. Lode a Dio, a Maria e ai Santi.

[277] N. 102. Acquisto pel nuovo concerto 8 campane in Si Bem.e grave – Copia contratto

Varese 15 febbraio 1913.Con la presente privata scrittura ha [sic!] valere in ogni miglior modo e forma, i sott. sig. committenti accordano alla Ditta Angelo Bianchi e figli di Varese che accetta, la fornitura di un nuovo concerto di n. 8 campane per la torre della Chiesa parr.e di Vedeseta P.a di Bergamo ai seguenti patti e condizioni.Il nuovo Concerto sarà in tono di Si Bemolle grave colla maggiore campana del diam. a bocca di m 1,60 e peserà complessivamente k 8000, ottomila.Le nuove campane saranno formate di metallo di 1ª qualità, garantito all’analisi chimica, saranno bene eseguite e concertate a regola d’arte, con voce sonora, argentina di lungo squillo, da collaudarsi in fonderia da maestro di musica scielto [278] dalla Commissione. Dette campane saranno dalla Ditta fonditrice garantite per un anno dal loro uso sul campanile per difetti dipendenti dalla propria professione (costruzione).Sono esclusi da quell’obbligo quei guasti originati da inetta manutenzione, da mancanza di sorveglianza, da malanimo, da forza maggiore, o dall’essere state le campane urtate violentemente col battaglio a mano, con ferri o pietre sia prima che dopo la loro posa in opera.La fattura di formazione, fusione, decorazione, pulitura delle nuove campane resta fissata in £ 0-45/100 al khilo. Il consumo del bronzo nella fusione sarà bonificato dalla Ditta in ragione del 5 p% sul peso complessivo delle nuove campane.

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Il prezzo del bronzo che si adopererà nella fusione del n. Concerto resta fissato in £ 3 al k. e al [279] medesimo prezzo verranno calcolate le vecchie campane nette di ferro. I battenti saranno del peso complessivo di circa kg 165 al prezzo di £ 1,20 al khilo. Differenza di peso tanto in più che in meno da bonificarsi a chi di ragione ai prezzi stabiliti.I trasporti tanto delle vecchie che delle nuove campane da Varese a Vedeseta e viceversa saranno a carico sig. committente.La consegna nuove campane non potrà protrarsi oltre la fine maggio p. v.I pagamenti verranno effettuati al domicilio della Ditta fornitrice nel seguente modo:Il 50 p % dell’importo totale alla consegna delle campane. Il 25 p % dopo 6 mesi dal primo versamento, ed il rimanente 25 p % alla scadenza dell’anno di garanzia.[280] Sui ritardati pagamenti decorrerà l’interesse commerciale; sugli anticipi la Ditta accorderà lo sconto del 4,50 p %.I sig.ri comm.i si riservano di presenziare alla messa in forno delle vecchie campane e alla fusione delle nuove, all’uopo saranno avvertiti in tempo utile - I comm.i si riservano pure di indicare le iscrizioni e le dediche da mettersi su cad. campana e la Ditta provvederà ad una lodevole ed artistica decorazione.Le parti sott.e si obbligano in proprio e in solido per l’esecuzione del presente contratto.La comm.e si riserva il diritto di un 2° collaudo in torre e darà i vecchi battenti alla Ditta la quale in compenso darà a gratis i mascherizzi.223 F.o: Sac. Carlo Artusi P., Locatelli Pietro, Arrigoni Samuele Fabb.i - Locatelli B.a Seg. c.e, Locatelli Carlo e Arrigoni Paolo C.i C.224 [281]Peso – Importo Nuovo Concerto Peso. Prezzo. Dare1913 Giugno 9. Nuovo Concerto 8 campane in tono di Si Bemolle grave del peso k. 2421 - 1705,50 - 1274,50 - 1077 - 760,50 - 561,50 - 377 - 312. complessivo di k. 8489 £ 0,45 k per fattura, fusione, pulitura 3820,05per consumo bronzo in rag.del 5 p % “ 339,56In tutto bronzo adoperato “ 8828,56 meno le campane vecchie del peso complessivo di k. 2178rottami diversi 18 comp. 2196Bronzo aggiunto “ 6632,56 £ 3 £ 19897,70N. 8 battenti ferro “ 174 1,20 208,80 Totale 8 C.e e Battenti £ 23926,55 ========= Copia conforme

223 Le mascherature?!224 Consiglieri commissione o, meno probabile, consiglieri comunali.

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[282] Campane vecchie fuse nel nuovo concerto Le vecchie campane erano state fuse ancora a Varese dalla Ditta rinomata Bizzozero che poi succedette la Bianchi. Fuse nel 1825 e combinazione dopo 88 anni di vita rientrarono ancora nel medesimo forno che erano uscite, ancora per la Parrocchia di Vedeseta ma su altra più superba torre nuova costruita come s'è detto nel 1912.Queste campane erano di buon suono e portavano il peso di k 214 - 306 - 388,50 - 533,50 - 736 del peso complessivo di k 2178.E ora squillano ancora nel nuovo concerto. La commissione assistette alla rottura e messa in forno.

[283] Commissione assistente alla 1.a fusioneRicevuto avviso dalla Ditta Bianchi la presente Commissione si recò a Varese per assistere alla messa in forno di N. 2 campane e alla fusione delle 2 più grosse che fu il 27 e 28 aprile 19131. Parroco locale D. Carlo Artusi2. Pesenti Battista fabbricere3. Sindaco Vitari Pietro4. Musitelli Lorenzo5. Invernizzi Gius. fu Carlo Milano 6. Invernizzi Gius. fu B.a Milano

Commissione assistente 2.a fusione Ricevuto altro avviso dalla Ditta Bianchi la presente Commissione si recò a Varese per la messa in forno altre 3 camp. vecchie e la fusione di n. 6 che fu il 16 maggio 1913.1. Parroco Artusi 2. Locatelli P.o fab.3. Pesenti Francesco4. Locatelli Antonio fu Battista5. Invernizzi fu Carlo6. Inver. fu B.a

[284] Trionfale ingresso in Parrocchia. 15 giugno 1913225

VedesetaNuovo concerto di campane. – L’altro giorno sin dalle prime ore mattutine i buoni Vedesetesi si incamminavano giulivi e festanti guidati dal loro amato pastore Don Carlo Artusi ad incontrare il nuovo concerto di otto campane del complessivo peso di Ql 85 uscita dalla nota fonderia Bianchi di Varese. Formatosi il corteo con alla testa il bravo Corpo Musicale di Vedeseta seguito da un possente coro di fanciulle che cantavano mottetti di circostanza, le bellissime e lucenti campane tutte ornate di fiori e bandiere e scortate da 25 valletti in costume e da numerose carrozze con tutte le autorità civili di Vedeseta e Taleggio, passarono per Gerosa e Peghera acclamante [sic] da tutte quelle buone popolazioni.A Peghera salutavano le campane il carissimo Don Angelo Arrigoni nativo di Vedeseta e il Sig. Pietro Offredi con belle ed appropriate parole. Giunto il corteo in Vedeseta che per

225 La facciata 284 è quasi interamente occupata da un articoletto apparso su un giornale non identificato qualche giorno dopo il 15 giugno 1913, data dell’ingresso trionfale delle campane.

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la circostanza era tutto ornato di bandiere ed archi trionfali, atteso da una immensa folla di forestieri accorsi dai paesi limitrofi, sostò sulla piazza che presentava in quel momento un bel colpo d’occhio. Da apposito palco ove presero posto tutte le autorità, diede il benvenuto alle campane l’ottimo sig. Parroco con commoventi parole ringraziando nel medesimo tempo tutta la sua buona popolazione dei sacrifici sostenuti in un anno per arricchire Vedeseta di un sì bel concerto e di una bellissima torre che su disegno e direzione dell’Eg. Geom. Primo Micheli di Bergamo e per la tecnica dimostrata dall’impresario sig. Bruzzoni di Costa Serina riuscì un vero capolavoro. Chiuse la bella festa il sig. Locatelli Battista, maestro di Vedeseta, con un applauditissimo discorso inneggiando al santo e nobile scopo dei sacri bronzi e dimostrando cosa possa fare la perfetta unione tra popolo e pastore tra fede, lavoro e concordia per sempre onorare il culto del Signore.

Cartelli nel paeseN. 1Bacia per me il Cieloo CampanileVoi o campane cantateLa mia esultanzaNel dì giocondoChe coronaLa fede, il lavoro, le offerte miedel mio buon popolo, del cooperatore[?]Per l’opera bella, nobile e santa Artusi p.

[285] N. 2Don Carlo Artusi ParrocoRicordaCorona alle offerte, al lavoro, dall’arte sacrataÈ sorta a baciare l’azzurro la mole desiataSu l’inclita torre la fede recenti disposeCampane squillanti concenti di note armonioseNunziate Campane, del Clero e del popolo pioLe lieti e le mesti canzoni e la voce di DioPerduri quest’opera sì bella nel tempo che incedeSolenne, perenne ricordo di splendida fede Artusi p.

Collaudo in fabbrica – 10 Giugno 1913226

COLLAUDOMilano, 9 giugno 1913Lo scrivente certifica con la presente dichiarazione di avere oggi in Varese, sottoposto ad esame di collaudo il concerto di otto campane, fuso dalla premiata Ditta Angelo Bianchi figli di Varese. Da tale esame gli è risultato quanto segue:1° - Il detto concerto è ben riuscito sotto il rispetto della fusione, come appare evidente a chiunque osservi anche solo superficialmente le campane.

226 Il certificato di collaudo, che fa parte della metà inferiore della facciata 285, ha forma grafica di trafiletto di giornale.

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2° - Relativamente alle condizioni foniche lo scrivente è felice di poter attestare a) che queste otto campane rappresentano perfettamente la gamma maggiore del corista sulla base del Si b. grave: b) che i rapporti tonali tra le singole campane sono esattamente osservati: c) che il suono di cadauna campana è dolce, chiaro, pastoso, con larga consonanza degli armonici e con abbondante durata delle vibrazioni: d) che il suono delle campane a concerto sia di tutte, sia di alcune in ordine e riparto musicale, è armonioso e solenne.La presente dichiarazione viene stesa di mio pugno da me sottoscritto e rilasciata al M. R. D. Carlo Artusi, Parroco di Vedeseta (Bergamo) e agli stimati signori Fabbriceri del mentovato luogo, dai quali ebbe a ricevere l’incarico del collaudo. E per la verità

firmatoCan.° Angelo Nasoni

Presidente della Comm. Arc.della musica sacra.

[286] Commissione che assistette al collaudo a Varese1. Parroco locale D. Carlo Artusi2. M.re Nasoni Collaudatore3. Invernizzi Giuseppe fu Carlo Milano4. Invernizzi Gius. fu B.a Milano5. Musitelli Lorenzo6. Sig. Anacleto Milano7. Sig. Pesenti B.a fabb.e8. Signore di Milano Dedica alle Campane1ª (Grossa) a Gesù Redentore - Dono del Parroco Artusi2ª A Maria SS. S. Rosario3ª A S. Ambrogio4ª A S. Carlo5ª A S. Antonio Abbate6ª A S. Giuseppe7ª A S. Antonio Padova - S. Lorenzo8ª A tutti i Santi Padrini e Madrine1ª Locatelli Carlo C.a con sua moglie2ª Locatelli Pietro fu Carlo con sua moglie3ª Musitelli Lorenzo con sua moglie4ª Pesenti Bolò - con sua sorella5ª Arrigoni d. Angelo poi Curato6ª Arrigoni Carlo con sua moglie7ª Invernizzi Batt.a con sua moglie8ª Invernizzi Gius. fu Carlo con sua Nuora[287]

Consacrazione Campane. Grandi feste

Il Card. Ferrari in Val Taleggio227

VEDESETA, 28 seraQuesta bella borgata, sorta nello sfondo della fresca e ridente valle di Taleggio registra oggi una nuova e bella pagina di fede avita e di entusiasmo religioso per l’intervento di S.

227 Il titolo e l’articolo che segue, ripresi da un giornale dell’epoca, occupano interamente la facciata 287.

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E. il cardinale Ferrari a consacrare il concerto di otto campane, dalla rinomata Ditta Bianchi, collocate sulla artistica e maestosa torre sorta di recente.S. E. giunse ieri sera, verso le 20.30 nel paese, messo completamente a festa e a lumi, salutato dai brillanti fuochi artificiali, dalle squille forti ed armoniose della vigorosa banda locale, dallo sparo ininterrotto e solenne dei mortaretti ed ossequiato dal clero, dalle autorità civili e dal popolo festante.Procedendo alle funzioni di rito S. E. benedisse la nuova statua di S. Ambrogio pronunciando uno di quei suoi cordiali e sereni discorsi che tanto commuovono l’anima.Stamane dopo un patetico fervorino riboccante di carità Divina, distribuì durante la Santa Messa la SS. Comunione generale, compiacendosi della pietà di questa buona popolazione.Dopo l’amministrazione della Santa Cresima, tenne assistenza alla Santa Messa cantata con nuovo e solenne discorso veramente pastorale.Il maestro Rizzini di S. Giovanni Bianco, aggiunse nuovo merito al suo nome con scelta musica.Al banchetto, al quale intervenne festevolmente accolto, anche l’on. Carugati, fu ammirata ed applaudita l’arte letteraria e cristiana del dottor Zampetti di Taleggio.Dopo i Vespri solenni ebbero luogo la consacrazione delle nuove campane il cui concerto si confuse tutto il giorno con lo squillo della banda e lo sparo romantico dei mortarelli. Alla processione riuscita decorosa ed imponente, quasi al completo l’intervento del clero e delle popolazioni limitrofe.Accennare a particolari, pure interessanti, per questa giornata che farà epoca nella storia religiosa e morale di Vedeseta è impossibile.È dovere però rilevare il merito specialissimo del Parroco don Carlo Artusi, la cui attività, il cui zelo, la cui generosità, come in altre, così in questa circostanza, furono insuperabili, assicurandosi la gratitudine perenne del popolo, l’attestato ottimo della propria coscienza, la ammirazione dei confratelli, la benevolenza dei superiori, la benedizione di Dio.S. E. partì verso sera per la fonte di Bracca, non occorre dire quanto festeggiato da tutti coloro che tramanderanno la memoria di questa festa alle generazioni venture, lasciando vivo desiderio di rivederlo quassù una quinta volta!

[288] Orologio Il campanile fu demolito, le campane passarono fuse nel nuovo concerto e anche l’orologio fece il suo passaggio dalla torre vecchia alla nuova.Questo orologio a spese del Comune fu fatto dalla Ditta Mappelli di Ballabio Valsassina circa l’anno 1840. Nel 1877 fu riparato dall’operaio Melugani di Barcone ValsassinaFu riordinato nel 1913 per essere posto sul campanile nuovo e ciò fu fatto ancora a spese del Comune per la spesa di circa £ 400 dalla Ditta Mostacchi di Valle Brembana - Comune di Piazza. Porta la ½ ora come prima e fu messo l’ingranaggio per quattro quadranti per comodità e bellezza della torre. Anno 1913.

[289]Eco della 2ª Visita Pastorale 14 Luglio 1904228

DIOCESI E PROVINCIAS. E. il Card. Ferrari in Valle Imagna

Dall’alta Valle Imagna, 15 luglio 1904.Questa ubertosa valle che già nei tempi antichi vide S. Carlo Borromeo ed il Beato Gregorio Barbarigo passare attraverso a questi suoi ameni colli, rinfrancando la fede nei

228 La pagina 289 e la 290 sono occupate da tre diversi articoli, ritagliati da giornali, che parlano della visita pastorale del Card. Ferrari del 1904. Il primo è, forse, ripreso da L’Eco di Bergamo, almeno a giudicare da un Bergamo che si legge nella testata.

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popoli, coll’efficacia della parola e della pastorale autorità, ebbe martedì scorso l’onore di accogliere l’Emminentissimo [sic!] Cardinale Ferrari Arcivescovo di Milano, il quale, lasciata la sua metropoli, si spingeva per la seconda volta fino alle falde del Resegone a visitarvi le Parrocchie, da Lui dipendenti, di Brumano, Morterone e Vedeseta.Ad incontrare l’esimio Porporato e Monsignor Morganti Convisitatore, erano discesi alla Stazione di Bergamo il M. R. Parroco di Brumano ed il R. Vicario di Rotafuori.Lungo la via che da Bergamo conduce in Valle, campane di ogni Parrocchia mandarono all’illustre Principe della Chiesa, coi loro lieti squilli, il saluto dei nostri popoli che accorrevano sulla via ad ossequiarlo. Giunto nei pressi di S. Omobono. S. Em.a avrebbe voluto visitare la Fonte termale solforosa: ma, stante l’ora già tarda ed il tempo piovoso, non poté effettuare il suo desiderio, con non poco rincrescimento suo e di tutto S. Omobono, che si teneva altamente onorato della visita.Non lasciò però d’informarsi minutamente dal R. Parroco di S. Omobono, circa la Fonte e le qualità terapeutiche di quell’acqua solforosa, come pure s’interessò assai della nuova facciata della Chiesa Parrocchiale assai bene riuscita.Alla villa Dolci, su quel di Rotafuori, quasi tutto il clero della Vicaria e numerosissimo popolo, erasi riunito ad incontrare il Cardinale.Intanto le campane di Rotafuori e delle circonvicine Parrocchie suonavano a distesa e numerose salve di mortaretti salutavano l’arrivo di Sua Eminenza. Entrati processionalmente nella Chiesa di Rota Fuori ed adorato il Santissimo, Sua Eminenza salì il pulpito e con parole piene di benevolenza e di paterno affetto ringraziò Clero e popolo delle accoglienze fattegli, e raccomandò caldamente la fede e le opere buone.Impartita la Benedizione col Venerabile al popolo che gremiva il tempio, dopo breve riposo e rinfresco nella casa del R. Vicario, ripartì dopo le 8 p. per Brumano, dove anzioso lo attendeva quel buon popolo che andava a visitare.Quivi tutto il paese era in festa: archi trionfali, apparati straordinari, fuochi artificiali, sparo dei mortaretti, suono delle campane, tutto annunciava la letizia di quel popolo nel ricevere l’amato Pastore, il quale, appena giunto, portossi di filato in Chiesa, impartì la Benedizione col SS.mo al popolo, fece la sacra visita al Tabernacolo, tenne un pastorale discorso al popolo, e fece la visita al Cimitero con altro discorso; erano le undici e mezzo quando si finì la sacra e commovente funzione.La giornata seguente, fin le due pomeridiane, fu tutta impegnata nella sacra Visita Pastorale chiusa con un lungo discorso di incoraggiamento a quel buon popolo di Brumano a proseguire nel bene, ad essere costante ne’ buoni propositi, e nel mettere in pratica i consigli ed i ricordi che loro lasciava il Ven. Presule nell’atto di partire. Né qui posso tacere dello splendido elogio che Sua Eminenza fece in pubblico, di quel Reverendo Parroco, per il buon ordine in cui trovò tutto in Parrocchia, per l’istruzione impartita al popolo e in specie ai ragazzi, per la premura addimostrata, nella erezione del nuovo Asilo infantile, nonché per tanto altro bene che opera in mezzo alle sue pecorelle, ad onta di gravi difficoltà, ed anche di dispiaceri incontrati. Terminata la sacra funzione si tenne la Congrega Parrocchiale per la Vicaria di Rotafuori a cui intervennero i Parrochi della Vicaria stessa e numeroso Clero. Alle cinque Sua Eminenza ripartiva per Morterone. Ai Parrocchiani di Brumano un augurio pel proseguimento nell’assecondare i desideri del loro Pastore, al Rev Parroco una viva e sincera congratulazione per le parole di lusinghiero encomio rivoltegli dall’Esimio Porporato. È degno di riconoscenza e della sua mercede il buon operaio - dignus est operaius mercede sua. X.

[290] Eco della 2ª Visita Pastorale 14 luglio 1904229

S. Em.za in Valle Taleggio

229 I due seguenti articoli, ripresi da testate giornalistiche diverse, sono con ogni evidenza opera della stessa mano.

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Nella scorsa settimana il popolo di Vedeseta aveva per la seconda volta nello spazio di otto anni, la bella sorte di essere visitato dall’Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Milano, dal quale questa Parrocchia dipende.Non è a dire l’entusiasmo di tutta questa popolazione; fu un trionfo di fede, un giorno di paradiso.Sua Eminenza, da esperto alpinista, senza neppure il bastone di sostegno, partito a buon ora da Morterone, alle falde del Resegone, praticando i sentieri deserti, irti, pericolosi della Val Remola, giungeva felicemente al confine di questa Parrocchia, ove veniva accolto con grande entusiasmo dal Parroco locale, dall’intera popolazione, dalle varie Confraternite e da numerosi Sacerdoti accorsi e dalla vicina Taleggio e dalla Valsassina. La banda locale dà fiato alle trombe, un gruppo di giovanette innalza un canto popolare di circostanza.Ancora per scabrosi sentieri giunge il Venerato Prelato alla Chiesa Parrocchiale tutta parata e illuminata a festa. Non badando alla fatica del lungo viaggio, S. Em. sale subito il pulpito, richiamando le più dolci e liete memorie ed impressioni della prima Visita pastorale al buon popolo di Vedeseta.Dopo l’assoluzione ai defunti e la S. Cresima, rivolse un altro affettuoso discorso tenendo tutto quel popolo e i forestieri pendenti dal suo labbro. Interrogò i fanciulli sui principali punti della Dottrina Cristiana ed essi risposero con molta soddisfazione.Diede in ultimo la rivista a tutta la Chiesa, dimostrando al pubblico il suo contento, ed esclamando: è questa proprio la casa del Signore.E per manifestare a tutti la Sua soddisfazione, volle regalare a questa Chiesa una bella statua della Vergine del S. Rosario da sostituire alla vecchia. E di ciò non contento, promise il suo appoggio pecuniario anche per i restauri della Casa parrochiale che ora vi stanno facendo, e diede altresì un’offerta al locale Corpo Musicale per invogliare quei bravi giovinotti a far sempre bene e rendere contento il loro Parroco che per essi fa tanti sacrifici.A tali atti debbo proprio ripetere anch’io quello che già fu ripetuto dal suo grande antecessore S. Carlo: pertransibat bene facendo.Dopo di essersi alquanto ristorato partì su di un focoso cavallo per l’erta montagna della Calmine230 per essere a Milano la sera stessa, lasciandoci nel più vivo rincrescimento di sua partenza e con le più soavi e sante impressioni della visita fattaci.Evviva il nostro Cardinale!

In visita pastoraleIl Cardinale sull’alta montagna

Ci scrivono da Vedeseta, 15:Dopo solo otto anni il 14 luglio il popolo di Vedeseta ebbe una seconda volta la bella sorte di avere nel proprio paese l’E.mo Card. Arcivescovo di Milano, suo amatissimo Pastore. Non è a dire l’entusiasmo degli animi di questa intera popolazione: fu un vero trionfo!A piedi da esperto e valente alpinista, senza bastone però, s’en veniva a buon’ora dalle falde del Resegone, da Morterone, praticando deserti, irti e pericolosi sentieri nel seno della Valle Remola, verso Vedeseta.Al confine della Parrocchia viene accolto con grande entusiasmo dal Parroco locale, dall’intera popolazione, dalle varie Confraternite e numerosi sacerdoti accorsi e dalla Valsassina e dalla vicina Taleggio. La banda locale dà fiato alle trombe, un gruppo di giovani innalzano un canto popolare appositivamente istrumentato per tale circostanza, in tal modo nell’esultanza dei cuori di tutti gli vien dato il caro saluto.Ancora per scabrosi sentieri giunge il venerato Presule alla Chiesa Parrocchiale tutta parata a festa e illuminata. Non badando al lungo strapazzo e viaggio, sale subito il

230 Ovviamente Colmine o Culmine, più vicina alla forma dialettale Culmen.

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pulpito risvegliando le dolci e liete memorie e impressioni avute nella prima visita pastorale dal buon popolo vedesetense.Dopo l’assoluzione ai defunti e la S. Cresima rivolse un altro caldo discorso, tenendo tutto quel popolo e i forastieri pendenti dal suo labbro. Interrogò i fanciulli sui principali punti della Dottrina cristiana che quei fanciulli e fanciulle risposero con molta soddisfazione.Diede in ultimo una rivista a tutta la Chiesa dimostrando al pubblico il suo contento esclamando: è questa proprio la casa del Signore. E per far conoscere a tutti la sua soddisfazione volle regalare a questa Chiesa una bella statua della Vergine del S. Rosario. Di poi come non contento ancora, promise il suo appoggio anche per il ristauro della casa Parrocchiale che ora si sta facendo – e per ultimo diede anche un’offerta al locale corpo musicale, per invogliare quei bravi giovinotti a far sempre bene, e rendere contento il loro Parroco che per essi fa tanti sacrifici.Dopo di essersi alquanto ristorato partì su di un focoso cavallo per l’erta montagna della Colmine per essere a Milano la sera stessa, lasciandoci nel più vivo rincrescimento di sua partenza e con le più soavi e sante impressioni della visita fattaci. Un vedesetense

[291] 231

J.M.J.Milano, 28.VI.’13

Molto Re.do sig. Curato

Ricevo la sua del 24 c. m. e le concedo, come li anni passati, la facoltà di binare nelle feste di luglio e di settembre p. v. ma piacendo a Dio ben volentieri ritornerò a Vedeseta - e farà lei la notizia – per la consacrazione del nuovo concerto delle campane entro 1o agosto e a tempo le saprò dire il giorno preciso – Intanto di tutto cuore la benedico con tutta codesta sua cara popolazione e le sono Aff.mo in G. C. + Andrea C. Card. Arciv.Visum de mandato E.mi Archiep. occas. Visit. past. die XI Jun. 1918Sac. obl. Giussani Petrus232

[292] N. 103 Rifabricazione e ricostruzione dell’Oratorio della Lavina L’Oratorio della frazione della Lavina dedicato all’Annunciazione di M.a SS. e a S. Vincenzo levita e M.e era tutto in deperimento – ci voleva un ristauro in radice, cioè quasi rifabbricato a nuovo. L’opera e il lavoro di muratore fu eseguita dai nostri Mastri locali, fu cambiato il tetto di piote in tegole – Con una spesa di circa 10 milla lire, per 3 milla date dalla Fabbriceria e il resto a offerte private.L’opera fu compiuta nel 1913 e 1914.La parte decorativa fu eseguita dal decoratore e stuccatore Bonaiti Carlo di S. Giovanni B. con un compagno Caligari di Piazza B.a. la pittura fu eseguita dal giovane pittore Locatelli di Bergamo. Il pavimento fu donato da M. Com. Citterio Aquilino Mis. Ap. di Milano. I banchi con il confessionale furono donati da Invernizzi Giuseppe fu Carlo di Milano.

231 La pagina 291 è formata dalla seguente nota autografa del Cardinale, scritta su foglio che risulta privo di intestazione, forse tagliata non si sa per quale ragione. La grafia minuta non si presta a una trascrizione senza incertezze.232 Accanto alla firma è apposto il timbro: VISITATIO PASTORALIS Anno 1918.

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La Vergine SS. e S. Vincenzo benedica tutti i generosi oblatori con il Parroco D. Carlo Artusi che tanto fece per il ristauro.27 – 6 – 1918 = Laus Deo =

[293] N. 104 Nota di una festa votiva per la pace233

J. M. J. 31 marzo 1917Molto Rev.do sig. CuratoMi rallegro grandemente per la festa eucaristica che sta preparando in una delle domeniche di aprile, e le concedo per tale occasione la facoltà di binare la Santa Messa.A Lei ed a tutta codesta sua cara popolazione mando di tutto cuore una benedizione speciale, specialissima poi per i cari soldati che auguro tornino tutti a casa sani e salvi, e buona e santa Pasqua a tutti. Aff.mo in G. C. +Andrea C. Card.Arciv.

[294] N. 105 Eco della 4ª visita P.e di S. E.a CardinaleDall’Italia di Milano234

L’Arcivescovo di ritornodalla visita pastorale

Ieri sera è rientrato in Milano S. E. il cardinale Arcivescovo dopo dieci giorni di assenza durante i quali ha compiuto la Sacra Visita pastorale nella pieve di Primaluna. Dovunque è stato accolto con segni manifesti e commoventi di giubilo. In quella plaga dove le Parrocchie sono disseminate alcune su per i dossi dei monti altre nel fondo delle valli, lontane le une dalle altre, la Visita è particolarmente faticosa.S. Eminenza è stato però largamente compensato dalle fatiche delle lunghe cavalcate e delle peregrinazioni, rese talvolta difficilissime dalle intemperie montanine, dalle soavi emozioni provate davanti alla testimonianza di affetto alla sua persona e più alla fede viva dimostrata unanimemente dalle popolazioni che si affollavano sul suo passaggio, che gremivano le chiese per udirle la parola, per accostarsi ai Sacramenti.Il Clero ha emulato coi fedeli nell’esprimere l’ossequio al Vescovo e nel dargli prova di zelo pastorale: la Congregazione foranea tenuta alla Chiesa plebana di Primaluna in cui si raccolse tutto il clero locale riuscì una dimostrazione eloquente dello spirito che anima quei buoni sacerdoti nell’esercizio del loro ministero tra le buone e pie popolazioni alpigiane.Un episodio particolarmente grazioso è avvenuto domenica sera ad Introbbio. Tutto il popolo con le autorità civili in testa e il presidio militare ivi di stanza, mosse in corteo ad incontrare l’Arcivescovo. Durante l’attesa era giunta notizia della nostra vittoria sul Piave. Informatone all’arrivo dell’Arcivescovo, questi raccolto il popolo in Chiesa, lo esortò a ringraziare Iddio del favore concesso alle nostre armi e alla patria intera, disse che l’amore alla patria è un comandamento di Dio medesimo e che i buoni cristiani devono osservare un tale precetto per onorare la Religione, con spirito di disciplina, di operosità, e di sacrificio. Parlò pure della pace che è pure nei voti del Sommo Pontefice e nel cuore dei buoni cittadini, la pace cristiana che imponendo tregua ai tanti mali della guerra, consacri la giustizia tra nazione e nazione e concluse esortando alla preghiera, all’obbedienza alle autorità alle quali Dio ha confidato le sorti della diletta patria, al

233 La pag. 293 contiene, incollato, un altro foglietto con messaggio che appare di mano autografa del Cardinale. Il foglietto riporta questa volta in alto a sin. la stampigliatura “Arcivescovado di Milano”.234 La pag. 294 è occupata dal seguente articolo ritagliato dalle pagine della Cronaca di Milano del quotidiano cattolico Italia.

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sacrificio perseverante con animo veramente cristiano per meritare la pace giusta e durevole.La bella e vibrante allocuzione riempì di commozione gli adunati, che terminate le funzioni della Chiesa, improvvisarono tutti concordi, civili e militari una imponente dimostrazione di affettuosa devozione all’Arcivescovo.235

[295] N. 106 Eco della Guerra 1918236

DA VEDESETASacerdote patriota

Vedeseta, 27Ospite talvolta di questo ridente paesello tanto grazioso nella sua semplicità quanto poco conosciuto, ebbi l’occasione di assistere ai sermoni che dal pergamo ogni domenica il Parroco di questo Comune m. r. don Carlo Artusi, unico Sacerdote del paese, impartisce ai suoi Parrocchiani. Di animo semplice ma altrettanto sincero questo Sacerdote intende la missione sacerdotale nel più alto senso della parola, poiché egli sapendo unire e fondere in un unico sentimento l’amore a Dio ed alla Patria parla ai suoi Parrocchiani quella parola dolce e paterna che fu fiamma e forza durante il periodo della guerra e che è fede e speranza in questi momenti di ansia e di trepidazione.Egli l’apostolo vero della fede accomuna la spiegazione settimanale del Vangelo colla spiegazione degli avvenimenti principali interessanti la Patria nostra, fondendo in un mistico ritmo di fede e di amore i sentimenti più cari dell’animo nostro.Sacerdote italiano di alti sentimenti patriottici egli personifica in sé la vita semplice ed operosa di questo arcadico paese dove in tale opera di bene trova una cordiale cooperazione nel Sindaco sig. Gaspare Arrigoni figlio illustre di questa terra e vero filantropo del luogo.Già il Governo ebbe a riconoscere a questo simpatico Sacerdote gli alti meriti patriottici che si è acquistato; ciò non toglie però che anche pubblicamente non debba egli venire additato alla generale ammirazione.

[296] N. 107 Omaggio al N. Veneratissimo Cardinale per il suo 25 di Ep.o237

J. M. J. 7. VI. 19Carissimo sig. CuratoMille sincerissime grazie per tanta considerazione[?] di Lei e dei suoi cari Parrocchiani con preghiere a Dio e con sante comunioni fatte di cuore[?], che n’ho tanto bisogno. Che il Signore la ricompensi per tanta carità [.............]. Aff.mo in G. C. +A. C. Card. Arciv.

235 Il pezzo ha avuto, purtroppo, malamente tagliata la firma che non è ricostruibile, come incertezza vi è sulla data di questa Visita: il richiamo alla vittoria del Piave può fa pensare all’anno dell’entrata in guerra (1915) ma anche alla controffensiva dopo Caporetto. E allora saremmo nel 1918. 236 Al foglio 295 altro articoletto di giornale a celebrazione del patriottismo di don Artusi. E’ appena il caso di sottolineare, purtroppo per noi assetati di informazione, il poco spazio che il Chronicus riserva alle vicende della prima Guerra mondiale, alla quale anche Vedeseta diede un pesante contributo di morti. Ai quali peraltro, don Artusi dedicherà la Cappella-Ossario restaurata interamente a sue spese sul luogo dell’antica Chiesa di S. Antonio. Una certa stanchezza del cronista o, in qualche modo, una scelta?

237 Le pagine 296 e 297 contengono, stavolta con la stampigliatura “l’Arcivescovo di Milano”, altri due scritti autografi del Cardinale Ferrari. Non agevole la trascrizione.

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[297] N. 108 Omaggio al N. Veneratissimo Cardinale per il suo 25° di Ep.oJ. M. J.Alassio, 8. 11. 19Carissimo sig.r CuratoMi commuove vivamente la sua lettera!Quanta bontà per me e nel Parroco, e nei Parrocchiani!Oh! Che il Signore li rimeriti tutti [........] quantihanno pregato per me e in compenso mando a tutti Parroco e Famiglia pureai carissimi Parrocchiani una speciale Benedizione aff. in G. C. +Andrea C. Card. Arciv. di Mil.

[298]N. 109. Indirizzo a S.a Eminenza Car.e Ferrari per il suo 25.mo come nostro A. Arcivescovo

Lì 4 Nov. 1919 Al nostro padre e pastore che il 4 Novembre prossimo ricordiamo la festa e solenne circostanza del 25.mo ingresso in questa nostra amata Diocesi, Parroco e Parrocchiani tutti di Vedeseta, testimoni della sua vita, del suo zelo infaticabile, del sacrificio di tutto se stesso per la gloria del Signore e il bene delle anime e dell’amore di questa nostra montuosa Parrocchia con tutto l’animo e favor nostro protestiamo sincero amore obbedienza e viva gratitudine e riconoscenza.Abbiamo pregato tanto con funzioni speciali eucaristiche trepidanti per la salute di V. Em. Ill. R. e Gesù Benedetto ci ha esauditi stante le migliorate condizioni “et laudamus nomen tuum in aeternum” e pregheremo ancora con un palpito di viva fede che Dio buono la conservi ad multos annos ancora al bene della nostra Diocesi, La vivifichi della sua gloria, Gli accresca d’attorno i suoi figli devoti e ossequienti moltiplicando [299] sempre più per il trionfo della Chiesa, la redenzione della società e la grandezza della nostra cara patria l’Italia.E V. Eminenza nel fervore delle preghiere che inalzerete all’Altissimo in questi giorni che siano salvi tutti i figli obbedienti alle V. amorose cure, deh! Vogliate ricordare Vedeseta col suo Parroco e Parrocchiani e di cuore ripeteranno a V. Em. ad multos annos.Col pensiero saremo tutti presso V. Eminenza in questi solenni e cari giorni, giorni di esultanza e di viva fede.Implorando su di me sulla Parrocchia e parenti tutti la sua santa benedizione e baciandole il S. Anello mi protesto di V. Eminenza Ill. R. Devot. Sac. Carlo Artusi Parroco

[300] N. 110. Ristauro Ossario nella Cappella M.a di Maria V.e Addol.Per tenere viva la tradizione dell’antica Chiesa dedicata a S. Antonio – vedi, leggi la lapide apposita - il Parroco Artusi la ridusse essendovi i testi238 che vengono esportati dal Cimitero in una Cappella mortuaria dedicata ai nostri prodi soldati caduti nella guerra 1915-1918 – sotto il titolo di Maria SS.ma Addolorata. L’opera fu compiuta nel ottobre del 1920 a totale spesa del Parroco Artusi. Per la pura Cappella £ 1000 e £ 600 la statua della Vergine con Gesù Morto. Sì che l’una che l’altra fu eseguita dalla Ditta Ravasio Guelfo di Bergamo.

238 Probabilmente voleva scrivere teschi.

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Riuscì di grande soddisfazione alla popolazione, che ogni giorno divoti si recano a pregare la pace sempiterna ai prodi soldati e per i defunti della Parrocchia. Opera imperitura del Parroco Artusi.[301]239

VEDESETA, 12 – Inaugurazione del monumento ai Caduti. – Il giorno 8 corrente240 col concorso di autorità e di tutto il buon popolo nostro, venne scoperto un degno monumento in memoria dei nove figli di Vedeseta, che hanno sacrificato la loro vita per la Patria.Notammo tra i presenti tutto il clero della vallata con a capo il nostro Parroco don Carlo Artusi, il sindaco cav. Gaspare Arrigoni, il comm. Arrigoni di Olda, il maggiore cav. Festa, tutta la colonia villeggianti, e tutta la popolazione venuta a portare il suo tributo d’affetto. Dopo la cerimonia religiosa, si scoperse il bel monumento, che è un’egregia opera d’arte dello scultore Barbieri. Parlarono commossi ed efficacissimi il Sindaco cav. Arrigoni, il Parroco, il rev. Don Mosconi, direttore della qui residente Colonia Cremasca per gli orfani di guerra. Seguì il nostro bravo maestro Locatelli Battista, il quale attraverso le memorie a lui pervenute dai suoi ex alunni combattenti, rievocò degnamente i gloriosi Caduti commovendo ed entusiasmando insieme. La cerimonia di pietà si svolse con il massimo ordine, attestando ancora una volta i buoni sentimenti di queste nostre popolazioni.

J. M. J.241

31 maggio 1920Carissimo sig.r Curato Le concedo come gli altri anni [......] di binare nelle feste dal giugno alle 1a metà di settembre e ben di cuore le mando una speciale benedizione e una [.........] a tutta la sua buona e cara popolazione. Con apprezzamento .... e viva riconoscenza per le preghiere che [.........] per me, le sono aff.mo in G. C. +A. C. Card. Arciv. 1921

Dicembre. Essendo il Parroco Artusi gravemente infermo fu mandato quale Delegato arcivescovile il Sac. Obl. Ecclesio Terraneo. 1922

Genn. 7. In questi giorni moriva il Parroco Sac. D. Carlo Artusi dopo quasi mezzo secolo di suo ministero in questa Parrocchia. Gli vennero fatti solenni funerali ai quali partecipò commossa tutta la popolazione.Genn. 17. Festa di S.o Antonio Abate, titolare della Parrocchia. Dato il lutto parroc[302]chiale ed essendo ancora la casa parr.le occupata dagli eredi, la festa non ebbe la solennità degli altri anni: però i Sacramenti furono ugualmente frequentati e dalle donne e dagli uomini.Marzo 5. Quaresima. Secondo l’ordine lasciato dal Card. Ferrari Arc. di Milano nell’ultima Visita pastorale, il Quaresimale fu tenuto non a S. Bartolomeo ma in Chiesa parr.le.

239 Parte della facciata 301 è occupata dal seguente trafiletto di giornale.240 Luglio/agosto 1920.241 Tra pag. 300 e 301 del Chronicus è inserita in modo volante un’altra letterina autografa del Cardinale, in risposta a una analoga di don Artusi che, con gli auguri, chiedeva ancora l’autorizzazione per poter “binare”, dire cioè due messe nelle domeniche del periodo estivo.

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Marzo 19. Festa di S. Giuseppe e festa dei poveri morti a S. Bartolomeo. La predica dei morti dopo mezzogiorno fu tenuta a S. Bartolomeo.Maggio. Fu tenuto in Chiesa parr.le comizio242 per la nomina del Parroco proposto dalla Ven. Curia Sac. Carlo Pensa.Funge da presidente al seggio un delegato di Prefettura: è presente la giunta con a capo l’ill.mo Sindaco Arrigoni Cav. Gaspare.Il Sac. Carlo Pensa, unico proposto, è votato all’unanimità: votarono 67 capi di famiglia.[303] Giugno 30. Il Sac. Obl. Ecclesio Terraneo viene sostituito dal Sac. Obl. Don Ambrogio Alterio.

PARROCO PENSA D. CARLO

[foto]Nato a Crandolail 6 marzo 1883,ordinato Sacerdoteil 13 giugno 1908,destinato coadiutorea Travaino eil 13 marzo 1911ivi eletto Parrocoproposto Parroco a Vedesetail 4 aprile 1922prende possessodi Vedesetail 15 agosto 1922,accolto dalla popolazione con unanime consenso e con espressione del più religioso entusiasmo.

[304] Anno 1922Luce elettrica. Vengono abolite le lampade ad olio e si introduce per l’illuminazione della Chiesa la luce elettrica, inaugurata nella festa di S. Ambrogio.Padiglione bianco. In detta festa fu pure provvisto l’altare di un padiglione bianco non mai prima usato.

Anno 1923

[foto]

Tomba. Nuova tomba opera del Sig. Magistretti di Carnago. Costo dell’opera col trasporto £. 5000.Stendardo figlie di Maria. Dello stesso autore è lo stendardo delle Figlie di Maria pure fatto in quest’anno per £. 1500.Cav. Gaspare Arrigoni. Il 10 giugno moriva a Milano il Cav. Gaspare Arrigoni che lasciava £. 50000 a Vedeseta. Videbamus in Nostra Personali Visitatione habita die 3.a Augusti 1924. + Eugenius Card. Tosi Archiep.us

242 Adunanza.

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[.....] Cavezzali Convis.243

[305] Anno 1924 – Visita pastorale244 S.E. il Cardinal Tosi in visita pastoraleLa S. Visita pastorale, già annunciata da S. Eminenza in una sua lettera al Clero e al popolo, dallo scorso anno e differita poi per la grave malattia che ha colpito il Cardinale, ha avuto inizio sabato scorso dal paesello alpino di Vedeseta. Il soggiorno a S. Pietro Colmine ha suggerito a S. Eminenza il pensiero di iniziare questo atto importante del suo sacro ministero in quella valle dove la venuta del Vescovo è desideratissima e costituisce l’avvenimento principale della vita paesana per una serie non breve di anni. Sua Eminenza compirà la S. Visita nella Pieve di Primaluna che è una delle più importanti della Diocesi, per il numero di paesi che comprende, per la sua vastità, e per la natura montana del suolo. La Visita si conchiuderà poi come di solito colla congregazione del Clero che si terrà alla Prepositura di Primaluna.La buona popolazione di Vedeseta aveva accolto con grande trasporto la notizia, comunicata nei termini canonici da S. Eminenza al R. Parroco, e subito furono iniziati i preparativi per una solenne accoglienza all’Arcivescovo. In preparazione alla S. Visita nei giorni antecedenti fu tenuto un triduo di predicazione dal M. R. D. Carlo Elli Prevosto di Greco Milanese, coll’intervento di tutta la popolazione.La Visita fu iniziata sabato.S. Eminenza partì da Colmine seguendo il modo tradizionale di trasporto tornato in vigore per la insolita circostanza: la portantina portata dalle principali notabilità del paese, che si recano ad onore di prestare a questa bisogna l’opera propria. Alcuni degli attuali portatori ricordavano la stessa funzione compiuta per la medesima circostanza con S. Eminenza il Card. Ferrari.Così la comitiva proseguì fino alla località detta "Al Ponte" ove il Cardinale discese per continuare il cammino a piedi, usando per qualche tratto più impervio l’automobile. Accompagnava S. Eminenza come convisitatore il Rev.mo Provicario della Diocesi Mons. Cavezzali, chiamato appositamente a Colmine perché seguisse l’Arcivescovo nella S. Visita.A Vedeseta S. Eminenza fu accolto dal Parroco locale don Carlo Pensa, dai parroci dei paesi circonvicini e dalla popolazione festante. Il paesello montanino aveva subito una meravigliosa trasformazione per gli addobbi e gli ornamenti alle case, pei festoni di verde e di fiori lungo le vie. Anche la Chiesa era addobbata con ricchezza e con gusto.Il Cardinale, benedetto il popolo, ricevette il primo saluto dal maestro comunale che in nome di tutta la popolazione esprimeva i sentimenti di figliale devozione verso l’Arcivescovo. Quindi in processione tra la folla del popolo acclamante accompagnato dalla banda degli Orfani dei RR. PP. Olivetani di Seregno, sotto il ricco baldacchino S. Eminenza col corteo si porta alla Chiesa Parrocchiale, ove hanno luogo le cerimonie rituali della S. Visita, le quali terminano con un discorso che l’Arcivescovo dirige alla popolazione. E’ la parola del padre che visita i propri figli per conoscerne le necessità, per congratularsi del bene compiuto, per spronarli ad una vita sempre più cristiana. S. Eminenza nel paterno discorso rileva che questo paese, così lontano dal tumulto di vita del resto della Diocesi, è il primo che ha la fortuna di essere visitato dal Vescovo, nella sua qualità di Pastore del gregge a lui affidato.Nel pomeriggio il Cardinale visitò il paese e si portò anche nei dintorni, accompagnato da Mons. Cavezzali, dal Parroco locale e da altri del clero, fino alla Chiesa di S. Giovanni Bianco, ove si venera quale preziosa reliquia una spina della corona di Gesù. S. Eminenza che visitava la Chiesetta privatamente, essendo questa in territorio della diocesi di Bergamo, sostò alquanto in preghiera davanti alla sacra reliquia. Da S. Giovanni Bianco si portò a Sottochiesa, sempre accolto con segni della massima deferenza da quel clero e da quelle popolazioni.

243 Firme senza timbro.244 L’articolo riportato dal Chronicus sulla Visita pastorale del Card. Tosi è tratto da un quotidiano non identificato.

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Alla mattina seguente il Cardinale celebrò alle 6 nella Chiesa di Vedeseta gremita di popolo, e distribuì la S. Comunione a numerosi fedeli ai quali ha nuovamente diretto la sua parola. Più tardi assistette alla S. Messa solenne, parlando di nuovo alla popolazione.Nel pomeriggio ha amministrato la S. Cresima a cento bambini e bambine e tenne al popolo la spiegazione della Dottrina Cristiana. Le funzioni si chiusero con una solenne processione eucaristica per il paese, alla quale parteciparono oltre il clero dei paesi vicini anche le autorità locali, la banda dei giovani degli Olivetani di Seregno e una squadra ginnastica dell’Opera Card. Ferrari, venuta ad ossequiare il Cardinale.Il lunedì mattina, ossequiato dal clero, dalle autorità, dai ginnasti della Card. Ferrari e acclamato dalla popolazione il Cardinale con mons. Cavezzali partì da Vedeseta per ritornare al suo soggiorno di Colmine.La S. Visita compiuta a Vedeseta è il segno più eloquente delle ottime condizioni di salute di S. Eminenza. Il soggiorno nella purezza montana di Colmine, le attenzioni e le cure che con tanta gentilezza ed affetto prodigano attorno a lui Don Paolo Ratti e gli altri superiori dell’Opera Cardinal Ferrari, hanno ridonato all’Eminentissimo tutta l’antica vigoria, che permette a Lui non solo il lavoro quotidiano del governo della Diocesi, ma anche quello straordinario e faticoso della Visita Pastorale.

[306] Degno di nota si è che questa visita pastorale del Card. Tosi fu la prima compiuta da Lui in Diocesi, derogando alla tradizione che vuole si incominci la visita pastorale dal Duomo. E Vedeseta grata per questo onore lo accolse col più vivo entusiasmo, ricevendone lode dall’amato Pastore.

[foto con dida]

S. E. Card. Tosi in portantina al passo della Colmine in viaggio verso Vedeseta

Come conseguenza della Visita pastorale si venne ai restauri della Chiesa di S. Bartolomeo, perché S. E. proibì si tenesse funzioni di culto in detta Chiesa fino a tanto che non fosse riparata. E con ragione.

[307] Difatti questa antica Chiesa si presentava cadente in modo da costituire un pericolo serio per chi vi entrava. Due grandi fenditure dividevano dall’alto in basso tutta la facciata; il lato verso Sottochiesa era tutto inclinato con un strapiombo di 80 cm; il pavimento si abbassava fino a cm. 40 verso i lati; il tetto minacciava rovina; gli altari cadenti; tutto manifestava una ben antica trascuratezza, in contrasto colla divozione sempre viva della popolazione per questo Santuario. Però anche prima della Visita pastorale si era pensato a restauri. A tal uopo si era fatto un sopraluogo con due ingigneri per averne un parere competente. In base a questo il capo mastro Gervasoni Sebastiano di Brembilla fece un progetto di restauro. Propose la demolizione della facciata, il rafforzamento delle fondamenta del lato inclinato a oriente, il ricambio del tetto a tegole, soffitto a cassettoni, nuovo pavimento, ricambio dell’intonaco dei muri; il tutto per una spesa di £. 78000. La Commissione, eletta a tale scopo, sulle prime accolse tale progetto, ma poi andò modificandolo man mano che si presentavano difficoltà. La più grave di queste si presentò [308] nel rafforzamento delle fondamenta del lato cadente verso Sottochiesa. Era opera difficile e pericolosa e costosa senza togliere la cadenza troppo visibile. Quindi si venne alla conclusione di demolire anche questo lato. Restava il lato del campanile, che si presentava ancora in discrete condizioni di statica; ma ancor esso si abbassava col fondamento, e quindi, conservandolo avrebbe forse in breve tempo rese inutili tutte le altre riparazioni. E perciò, per fare opera duratura, si venne, con unanime

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consenso di tutta la popolazione, alla conclusione di demolire tutta la vecchia Chiesa, e ricostruirla di nuovo sopra più solidi fondamenta.Da notare che nell’antica costruzione non vi era niente di artistico e di armonico, e ciò secondo il giudizio di competenti.245

Anno 1925

I lavori furono affidati al muratore Arrigoni Serafino di Serafino di Vedeseta. Si cominciò la domenica dopo la Pasqua del 1925. Tutta la popolazione dopo le funzioni del mattino si portò a S. Bartolomeo; si fece lo spoglio di quanto vi era nella Chiesa, e fu tolto il tetto e il soffitto. Quindi per parecchie settimane mentre i muratori demolivano i [309] muri la popolazione, per turno delle varie frazioni, attendeva a preparare sabbia e ghiaia, e a portare sul posto cemento e calce. Così alla fine di maggio tutto era pronto per porre le fondamenta. Lo scavo di queste venne fatto al posto delle antiche, più profondo e più largo. In facciata e specialmente sull’angolo a oriente venne anche palificato, perché là era il punto più debole. Inoltre si scavarono anche due linee trasversali all’interno della Chiesa per unire i due lati e costituire così un collegamento e un rinforzo per tutte le fondamenta. Il 6 giugno più di 100 persone lavorarono indefessamente per porre in un blocco solo di cemento armato il vasto fondamento. Furono impiegati più di 100 m3 di ghiaia e più di q. 200 di cemento con varii quintali di ferro. Così l’opera era ben incominciata con entusiasmo di tutti. Progredì lentamente per mancanza di operai; però si riuscì a porre il tetto per la fine di ottobre, e per il giorno dei morti si poté celebrare la S. Messa nella nuova Chiesa. Lodevole è stato per questa prima parte il concorso gratuito della popolazione che procurò e legnami e sabbia e gran parte dei trasporti.

[310] Anno 1926

Si ripresero i lavori di abbellimento sulla primavera. Si cominciò dalla volta tracciandone l’armatura in legno e rivestendola uso plafone. Si fece l’intonaco con sabbia parte di Avolasio e parte del Brembo. Per il cornicione e l’altare fu chiamato sul posto lo stuccatore Bonaiti di S. Giovanni Bianco. E si compirono poi e la facciata e il portico e tutto il muro di cinta, e le altre opere accessorie. L’imbiancatura e la pittura fu fatta dal Prof. Arturo Galli di Milano. Il tutto venne terminato per la fine di ottobre 1926. L’inaugurazione però venne fatta il giorno di S. Bartolomeo 24 agosto. Premesso un triduo di predicazione si aprì la nuova Chiesa con una comunione generale. Quindi alla S. Messa solenne fu fatta la benedizione della Chiesa dal Vicario D. Bonasio di Sottochiesa, e poi la solenne processione colla nuova statua di S. Bartolomeo. Grande fu l’entusiasmo e la soddisfazione di Vedeseta nel veder compita quest’opera che tanto gli stava a cuore. E quanti accorsero in quel giorno a S. Bartolomeo, tutti ebbero parole di lode per l’opera compiuta.

245 Può essere che il giudizio drastico di don Pensa su S. Bartolomeo avesse, almeno dal punto di vista artistico, qualche fondamento. Guardando, però, i due piccoli affreschi strappati alla demolizione e ora in chiesa parrocchiale e rappresentanti la Madonna col Bambino e S. Sebastiano, qualche dubbio in proposito viene. Anche se di mano non eccelsa essi risultano, infatti, di buon impasto cromatico e di notevole suggestione e ci lasciano, in ogno caso, un po' di rimpianto per quella chiesa perduta, di cui non si conoscono foto o disegni, che, risalendo almeno in parte al XIII secolo, era quantomeno stracarica di storia.

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[311] Il costo di tutta l’opera fu complessivamente di £ 106.255,15 senza valutare il lavoro e le offerte di materiali della popolazione, che potrebbero essere valutate circa £ 25.000. Quindi effettivamente la Chiesa nuova sarebbe costata £ 130.000.Questa somma venne raccolta tutta da offerte spontanee della popolazione, registrate tutte in apposito libretto che conservasi nell’archivio, e così distinto per anni: Anno 1925 raccolto £ 44.157,70 “ 1926 “ “ 29.169,30 “ 1927 “ “ 9.063,60 “ 1928 “ “ 8.415,75 “ 1929 “ “ 6.007,30 “ 1930 “ “

[312] Anno 1929 – SS. Missioni 12-20 gennaio Furono predicate dai R.R. Padri Oblati di Rho, P. Polvara e P. Caccia dal giorno 12 di gennaio al 20. Essendo in riparazione la strada di S. Giov. Bianco i missionari vennero in auto da Brembilla accolti in paese da tutta la popolazione con la banda verso le ore 16. Si tenne il seguente orario:ore 6 Ave Maria “ 6,30 1a Messa e confessioni fino alle 10 “ 10 colazione e messa (cioè mentre un prete diceva la messa per la popolazione i Padri facevano breve colazione) “ 10,30 prima predica “ 11,15 breve respiro “ 11,45 Rosario – seconda predica – canto delle litanie – terza predica – benedizione. Confessioni “ 17 PranzoOrario indovinatissimo – concorso alle prediche mirabile, nonostante il freddo intenso – grande entusiasmo – frutto non disprezzabile. Infatti furono distribuite più di 2000 SS. Comunioni, sbocciarono quattro vocazioni religiose, e si raccolsero £ 1500 per la fondazione del Legato per le S.S. Missioni. Per questo legato va ricordato e lodato Pesenti Rossi Battista che ha dato £ 1000.

[313] Anno 1930 Costituzione del Circolo fem. Madonna della neveIn seguito alla lettera pastorale del Card. Schuster per la Quaresima, nella quale S. E. diceva: "Noi stenteremmo a credere ad una vita Parrocchiale adatta ai bisogni speciali della odierna società, dove si trascurasse di organizzare le forze cattoliche entro le forme ed i quadri di azione prescritti dal Vicario di G. C." per aderire all’autorevole invito, si pensò di iniziare quest’opera di organizzazione cominciando dalla gioventù femminile. Dopo alcune conferenze del Parroco sul tema generale dell’Azione cattolica, la divina Provvidenza mandò qui in villeggiatura la Sig. Carla Restelli di Milano, apprezzata propagandista della Giov. Femm. Questa per due mesi, luglio e agosto, prestò volenterosamente l’opera sua; raccolse ogni festa le figliuole nell’Oratorio, dissipò nubi, vinse retrosie e gettò le basi del nuovo circolo. Alcune volonterose cominciarono a capire qualche cosa, che cioè vi era bisogno di un impulso nuovo nella Parrocchia, che un po’ in ritardo, ma già troppo risentiva dell’aria che veniva dal piano, e quindi si dichiararono pronte a seguire i desideri dei superiori. Così alla

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fine di agosto si poté costituire provvi[314]soriamente il Circolo femm. intitolato “Madonna della neve”.Da quel giorno il circolo cominciò a funzionare. Tutte le socie si radunarono ogni festa nell’Oratorio scelto per loro sede e adattato allo scopo. Il numero andò aumentando. Il Parroco spiegò ad uno ad uno i varii articoli del regolamento nelle tre parti, religioso morale e sociale, facendo ben intendere quale deve esser la vita della nuova organizzazione. Si cominciò a frequentare maggiormente la S. Comunione, a curare il decoro della Chiesa, ad aiutare le opere missionarie ed ogni iniziativa del Parroco. Intanto si fecero le pratiche per la costituzione ufficiale del Circolo, che venne inaugurato solennemente il 28 dicembre 1930 con 60 socie, presente la delegata del centro diocesano Sig.na Carla Restelli.I primi mesi del 1931 si distinsero per fervore di iniziative sante che facevano sperare in un lieto avvenire. Ma venne la bufera di giugno. Qui però giunse appena l’eco. Nessuno comparve, neppure per notificare il decreto di scioglimento. Le autorità locali incoraggiarono a continuare quest’opera buona sotto altro nome.E così si fa.

[315] Anno 1931

Questo anno va segnalato per opere importanti fatte in tutta la Parrocchia in preparazione alla visita pastorale del Card. Schuster.

Restauri alla Chiesa Parrocchiale Prima di tutte richiedeva opere urgenti di riparazioni la Chiesa Parrocchiale. Le due capelle per infiltrazioni d’acqua avevano tutto l’intonaco rovinato colla conseguente deturpazione della decorazione di cui erano adorne. Notare però che questa decorazione, quantunque bella nella fattura, non era assolutamente adatta allo stile della Chiesa. Quindi presto o tardi si avrebbe dovuto toglierla o cambiarla, e perciò si può dire che tutto il male non venne per nuocere. Si provvide quindi a rifare il tetto delle due Capelle, a togliere tutto l’intonaco vecchio e a rifarlo di nuovo. Nel medesimo tempo in dette Capelle si fecero le due nicchie laterali, dove furono collocate le statue di S. Carlo e S. Ambrogio che si trovavano dapprima al di sopra delle balaustre, e quelle di S. Giuseppe e S. Anna che erano agli angoli dell’altare maggiore. Così anche la statua di S. Antonio di Padova fu levata da una lesena di fianco alla porta, per essere posta nella porta che conduce alla cantoria, restringendola e adattandola allo scopo. Intorno poi a [316] tutte le statue vi erano appesi innumerevoli voti a quadretti, che deturpavano visibilmente la linea architettonica della Chiesa, e tutti vennero tolti. Così pure vi era di fianco alla porta laterale destra un pulpito che serviva per la dottrina una volta. Ma ora più non si usava per questo scopo, essendo al di sotto della metà della Chiesa, di maniera che la maggior parte della gente doveva volgersi indietro e voltar le spalle all’altare. Quindi detto pulpito fu rimosso e ritirato in sacristia, lasciando così libera la Chiesa, in modo da poter meglio disporre anche i quadri della Via Crucis.Fatte queste riparazioni e cambiamenti era necessaria una imbiancatura generale. Non si poté pensare alla volta perché mancavano i mezzi, bisognò accontentarsi di dare una tinta al di sotto del cornicione, come venne fatto per mano del decoratore Gervasoni di Zogno. Per seguire poi gli ordini superiori vennero in questa occasione fatti anche i cancelli alle balaustre dei tre altari, opera non disprezzabile

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di un fabbro di Zogno. Così rimodernata la bella Chiesa piacque a tutti e speriamo accontenti anche il gusto finemente artistico dell’amato Card. Schuster.

[317] Opere compiute in Sacristia Contemporaneamente ai lavori della Chiesa si pensò di rovistare un po’ in fondo agli armadi della sacristia, e insieme a tanta roba bella fu trovato anche quella sciupata dal tempo e bisognevole di riparazione e di sostituzione. E a tutto si provvide. Di nuovo furono fatte10 pianete usuali da ripartirsi anche negli Oratorii2 piviali, rosso e nero2 conopei5 veli per ostensorio e pissidi1 velo omerale1 stola rossa solenneGli altri paramenti furono tutti riveduti. In quest’opera di mendamento, di pulizia e di riparazione prestarono con amore mano e borsa le R. R. Suore Marcelline di Milano, che provvidenzialmente si trovavano qui in villeggiatura in casa Caserino. Rimesso così tutto in ordine si sentì la mancanza di armadii adatti per la buona conservazione degli arredi. Quindi si ingrandì l’armadio grande posto sulla parete verso la strada, e se ne fabbricò uno nuovo di fronte all’altro, posto a destra di chi entra in sacristia, capace di contenere tutti i paramenti.

[318] Anche la biancheria non fu dimenticata; provvedendo che tutto fosse secondo le prescrizioni canoniche. Molte cose furono fatte di nuovo, tra cui da notare una tovaglia per l’altare maggiore con calici e croci, intorno alla quale lavorarono per parecchi mesi donne e figliuole.Iddio ricompensi quanti hanno lavorato pel decoro della sua casa.

Restauri all’Oratorio di S. Giov. Batt. e S. Catterina L’Oratorio di S. Giovanni Batt. e S. Catterina246 era da parecchi anni un po’ abbandonato. Si era già provvisto fin dal 1929 a rifare il tetto, ma per mancanza di mezzi non si era allora potuto compiere l’opera di sistemazione interna.A questo si provvide quest’anno. Furono rinnovati in parte gli stucchi dell’altare corrosi dall’umidità, rifatto quasi totalmente l’altare, rimesso in varie parti l’intonaco del muro, fatto di nuovo il plafone alla sacristia al posto della volta bassa e cadente, e poi dato un’imbiancatura generale. Fu inaugurato colla celebrazione della S. Messa il 24 giugno giorno di S. Giovanni Batt. con soddisfazione di tutti. Ora questo Oratorio serve molto bene per le figliuole, che hanno qui la loro sede per preghiere e canti, per lavori e divertimenti.

[319] Restauri dell’Oratorio RegettoPiù importanti furono i lavori compiuti nell’Oratorio del Regetto. L’acqua, si può dire, aveva rovinato ogni cosa. I muri si presentavano mezzo scrostati e appariva qualche cedimento in modo da minacciare la caduta della volta, visibilmente già abbassata nel mezzo. Così pure il soffitto a plafone della capella della Madonna era già in parte caduto. Il pavimento poi era ancora di un lastrico di antica data che presentava valli e monti. Tutto l’insieme reclamava un’opera radicale. Il VII

246 Cambiano i Parroci, cambiano i “cronisti” ma alcuni modi di dire, e alcuni errori, che risentono del tempo ma anche delle parlate dialettali ancora in grande auge, si mantengono costanti!

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centenario di S. Antonio di Padova presentò l’occasione buona. Si cominciò col fare lo scavo dietro la Chiesa per isolarla e difenderla dall’umidità, e col riparare e rifare i tetti specialmente quello della Capella. Poi si scrostò a fondo tutto il muro interno e l’esterno della facciata, rifacendo l’intonaco con cimento e sabbia di Avolasio. Fu demolita e rifatta la volta, e sostituito il plafone della Capella col soffitto a cassettoni. Sul muro di facciata vennero aperte due nuove finestre di fianco alla porta per dare maggior aria e luce, coeficienti importanti di sanità a tutto l’ambiente. Si pose il nuovo pavimento a piastrelle [320] fornito dalla Ditta Giovanni Oberti di Lenna a £. 22 al metro quadrato. Si fecero le nuove balaustre in cemento, sostituendo quelle di legno vecchie e cadenti, opera del muratore Arrigoni Serafino di Serafino. Da ultimo si diede un’imbiancatura generale all’interno e al di fuori per mano del decoratore Gervasoni di Zogno. Nella sacristia fu sostituito il vecchio armadio col nuovo preso dalla sacristia della Parrocchia, che a sua volta fu sostituito da un nuovo armadio più grande.A quest’opera concorsero con lodevole slancio quelli della frazione del Regetto colla preparazione e il trasporto gratuito di tutto il materiale. I lavori iniziarono il mese di marzo, e terminarono in giugno colla festa solenne di S. Antonio. Vi fu un solo rincrescimento, quello di non poter portare processionalmente in quel giorno la venerata effigie del Santo, perché per ordine della superiore autorità ecclesiastica erano allora247 proibite tutte le funzioni esterne per la lotta scatenata contro l’azione cattolica.

[321] Erezione della nuova Chiesa di AvolasioSaliamo da ultimo ad Avolasio. Da secoli quell’Oratorio, dedicato a S. Maria della neve, non veniva fatto oggetto di alcuna spesa, eccetto un’imbiancatura fatta per nascondere delle pitture che dovevano essere discrete, come appaiono ancor oggi sul coro conservato a capella. Era lungo 9 metri e largo 3 e alto meno di 4. Un vero corridoio fatto a volta con davanti un portichetto rustico. Il muro poi a nord era ormai sfasciato per la umidità e faceva minacciare la caduta della volta. Si studiò il modo di poter riparare a tanto disordine, si domandò parere a persone competenti; ma nessuna soluzione soddisfacente si trovò nell’adattare la Chiesina vecchia. Si prese quindi la decisione di abbattere la vecchia e fabbricarne una nuova di fianco alla prima, colla facciata volta a mezzogiorno. Si incaricò l’ingegnere Silvio Mosconi, fratello di Mons. Amilcare Mosconi, direttore della Colonia Cremasca di Avolasio, di preparare un disegno semplice e artistico, adatto all’ambiente. E presentò il disegno che piacque, e che subito si cominciò a porre in opera. Si fece però una variante [322] per riguardo al soffitto, che doveva esser a capriata scoperta, e invece si sostituì col soffitto a cassettoni. I lavori furono affidati al muratore Arrigoni Serafino di Serafino. Si cominciò in aprile e tutto procedette alacremente e con entusiasmo. Ma una disgrazia venne a turbare la gioia dal veder sorgere la bella Chiesina. Sul posto si era fatta venire una macchina da Peghera per macinare i sassi e preparare ghiaia e sabbia occorrenti alla fabbrica. Un fanciullo, Arrigoni Ecclesio di Giovanni Cechinet, di anni 6, non si sa come, venne preso nell’ingranaggio della macchina. Si ebbe una gamba asportata fino al ginocchio, e contusioni gravi allo stomaco. Fu trasportato subito all’ospedale di Bergamo dove moriva il giorno dopo. La disgrazia non ebbe seguito di causa penale perché le parti vennero ad una composizione amichevole. L’impresario della macchina diede alla famiglia del fanciullo la somma di £. 4500 e questa si dichiarò soddisfatta. L’infortunio impressionò vivamente la piccola

247 Quell’allora è una spia che qualche volta la redazione delle pagine del Chronicus veniva fatta con qualche ritardo!

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frazione, e lasciò sincero rimpianto del piccolo Ecclesio, che portava il nome del segretario del Card. Schuster, dal quale era stato battezzato.[323] Qui si allegano i progetti dell’ingegnere che danno tutti i dettagli della nuova Chiesa. I lavori furono compiuti in principio di agosto cosiché il giorno 5, festa della Madonna della neve, si poté solennemente benedire. La benedizione fu data da Mons. Bonalumi, cancelliere della Ven. Curia di Milano, espressamente delegato dall’Arcivescovo, come appare dal qui unito biglietto.248 In tale occasione si fece un solenne pontificale con discorso del R. R. Prevosto di Melzo D. Orsenigo, servito dai R. R. Chierici di Milano, che in buon numero si trovavano ad Avolasio nella casa della Colonia, luogo di cura molto adatto ai chierici per l’ambiente e per la salubrità dell’aria. A pochi giorni di distanza dall’inaugurazione, compiuti anche gli ultimi lavori non del tutto terminati prima, si ebbe nel nuovo Oratorio la visita di S. E. il Card. Schuster, e precisamente nel giorno 27 agosto.All’erezione di questo Oratorio contribuì molto Mons. Mosconi, che diede £. 5000 e fornì l’altare di marmo e fu largo di consigli. Di ciò gli serberanno perenne gratitudine quelli di Avolasio. Vidimus in S. Visitatione pastorali 29 augusti 1931 +A. Hildephonsus Card. Archiepisc.249

[324] Visita pastorale di Sua Eminenza il Card. Schuster 27-28 agosto 1931Proveniente da Lezzeno sopra Bellano dopo breve sosta a Taceno per terminare la visita a quella Parrocchia, percorrendo la via Lecco-Bergamo-S. Giov. Bianco, S. E. giungeva a Vedeseta alle 11,30 ricevuto festosamente alla Capella dei morti. Compiute le prime funzioni della visita pastorale e preso un po’ di ristoro, verso le 15 a piedi iniziava la visita agli Oratorii della Lavina – S. Bartolomeo – Regetto, ovunque manifestando piena soddisfazione per le opere compiute. Verso le 17 appena giunto di ritorno in paese saliva in automobile ad Avolasio ove ammirava la chiese nuova, e di là proseguiva per Culmine di S. Pietro. Compiuta anche là brevemente la visita e fatta una buona cena, verso le 22 ritornava a Vedeseta in mezzo alla fiaccolata di quelli della Colmine, e alla luminaria grandiosa di tutta Vedeseta, giungendo qui verso le 23. Breve riposo. Alle 4 era in piedi e compiva il rimanente della Visita pastorale e partiva alle 10 per Milano, pienamente soddisfatto dello stato morale e materiale della Parrocchia.

[325] Anno 1932

Giardino di fronte alla ChiesaDi fronte alla Chiesa si distendeva un prato di proprietà dapprima della casa Caserino, e poi del Comune, al quale era stato regalato perché ivi si erigessero le scuole comunali. Ma avendo in seguito il Comune acquistato il locale della posta, cedette l’usufrutto del prato sopradetto al Parroco, il quale pensò a sistemarlo a modo di giardino. Vidimus in Visitatione vicar. 9 Aug. 1932 D. Samuele Cislaghi Vic. For.250

248 Biglietto non trovato!249 Timbro: Visitatio Pastoralis 1931. E’ appena il caso di sottolineare la piccola sbavatura cronologica sulla data della Visita del Card. Schuster, che nella sottoscrizione autografa del Cardinale compare chiaramente come 29 agosto mentre nel titolino viene data al 27/28. Da sottolineare, e non sarà la sola volta, il pernottamento dell' Arcivescovo a Vedeseta, in quella stanza della casa parrocchiale che viene ancora indicata con qualche tremore reverenziale come la stanza del Cardinale.250 Timbro: Visitatio Pastoralis 1931.

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Dalle nostre case251

Collegio Marcelline – Via QuadronnoLieta vacanza – A Vedeseta, piccolo comune nascosto fra i monti bergamaschi, nella Valle Taleggio, le Suore Marcelline di via Quadronno hanno formato il loro nido estivo. Nella bella villa Arrigoni, protesa a mezzogiorno sulla valle dell’Enna, fronteggiata da montagne coperte da folti boschi di pioppi e di quercie, adagiata ad oriente su una dolce ondulazione, abbellita da due terrazzi che si affacciano nella sottostante valle digradante a praterie, nei mesi di vacanza, Suore ed alunne si raccolgono nella pace salubre della montagna. Gli sguardi indiscreti non penetrano nel tranquillo recesso, il quale riserba la sua bellezza unicamente per le fortunate abitatrici. I gelsomini e le rose arrampicanti effondono il loro delizioso profumo, il mormorio di una fontanella, situata nel centro del grazioso giardino, dà l’impressione che esso sia sorto improvvisamente, al lieve tocco di una magica bacchetta. Le Suore sono molto amate dai buoni Vedesetani, i quali s’ichinano riconoscenti dinanzi alle "Vergini del Signore", come qualcuno di essi rispettosamente le chiama.Nei pochi mesi di loro dimora in montagna, istruiscono i bimbi, raccolgono le giovani nell’Oratorio festivo. Le buone fanciulle ascoltano devote la parola della Suora; alcune volte i loro occhi s’imperlano di lacrime, mentre alla Suora si stringono con filiale abbandono: oh, essa ha il segreto per infondere nei loro cuori una felicità così vera, così tangibile e profonda! E tutte, giovani e vecchie, alle Suore confidano le loro pene, chiedono le medicine per i loro ammalati, la benda per avvolgere una improvvisa ferita, soprattutto il sorriso materno, la parola che sa scendere dolce, senza urtare, e giungere là ove forse vorrebbe sorgere una timida voce di ascosa ribellione.Purtroppo giunge presto l’ora della partenza; la brezza autunnale chiama le Suore Marcelline dalla pace e dal riposo campestre alla vita attiva della città e del collegio; allora mesti si raccolgono i buoni Vedesetani fuori delle loro case... alcuni sul cancello della villa, altri osano penetrare fin nel giardino, per ivi dare un ultimo saluto, per esprimere in un eloquente silenzio tutta la loro riconoscenza, tutta la speranza, la certa speranza di un prossimo arrivederci, quando il brutto inverno, così spaventoso per chi deve lottare con la miseria, avrà ceduto ancora il posto all’estate fulgente.Vedeseta consacrata al Cuore di Gesù – Quest’anno la dimora fra i monti, per le Suore Marcelline e le loro allieve, ebbe un’attrattiva speciale. Negli otto giorni precedenti la festa dell’Assunta, le campane di Vedeseta suonarono, festose, solenni, svegliando nei cuori soavi nostalgie, invitando, persuadendo, stringendo i figli intorno a Colui che essi chiamano semplicemente "il Curato", ma che venerano quale degno Padre, amano quale dolce Amico. Le luci e le fiaccole improvvisate nella sera del 15 agosto, furono infatti nunzi di un grande avvenimento, che avrebbe segnato a caratteri indelebili la giornata successiva del 16. Essa doveva ricordare il 25° di Sacerdozio del buon Parroco Sac. Carlo Pensa, ed il popolo di Vedeseta si preparava ad esprimergli il suo schietto amore, improvvisando una manifestazione quanto mai poetica e gentile. In tal giorno poi il paese si sarebbe consacrato al Cuore SS. Di Gesù. Giunse la mattina del 16 agosto, le montagne rivestirono per l’occasione le loro tinte più belle, l’aria, resa trasparente dal recente temporale, aveva ssunto una vivacità insolita: pareva perfino che ogni filo d’erba, ogni roccia, ogni zolla di terra, volesse recare il suo contributo osannante. Un paese di montagna in festa è quanto di più graziosi si possa mai immaginare: "sandaline" rosse e bianche, archi e porte trionfali, fiori di carta sospesi lungo il cammino..., alle finestre lenzuola bianche ricamate, quelle "del corredo", è tutto un insieme caratteristico veramente festoso. Il parroco passò, come Gesù trionfante, fra i figli da lui amati e da cui è sinceramente riamato; giunse nella Chiesa, ove si svolse un maestoso Pontificale, infine si iniziò la solenne processione col SS. Sacramento.

251 Tra pag. 324 e pag. 325 del Chronicus è incollato un foglio a stampa con un articoletto che occupa le due facciate. Parla della festa della Consacrazione di Vedeseta al S. Cuore di Gesù del 1933 e è tratto – come dice don Pensa nel Chronicus – dal periodico interno dell’Istituto delle Rev.de Suore Marcelline. Lo riportiamo.

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Il sole era salito alto, vibrando i suoi raggi luminosi, avvolgendo in una luce smagliante, veramente trionfale, la processione che incedeva lentamente fra il solenne salmodiare, in cui si fondevano le voci robuste degli uomini e quelle acute delle donne: "Te laudamus Domine". Sotto il tempio magnifico della natura, profumato della fresca aura montana, Gesù veniva. Nella piazza del paese una sosta: la villa abitata dalle Suore Marcelline aveva aperto per l’occasione i suoi cancelli, ed era apparso, fra un profluvio di fiori candidi e vermigli, Gesù additante il Suo Cuore, aprendo le sue braccia, ripetendo ancora una volta l’invito dolcissimo: "O voi tutti che passate, venite a me!" Come sfondo, le bimbe vestite di bianco, avvolte in veli immacolati, le Suore in nero, fusione magnifica di innocenza e di verginità. Il SS. Sacramento vien deposto sull’altare, ai piedi della statua del Cuore SS. di Gesù. La voce delle campane diventa maestosa, oramai la campana maggiore ha preso la parola, ad essa l’onore di lanciare le sue onde sonore lontano affinché l’eco ripeta mille e mille volte e riporti, fin nei meandri più reconditi della valle, la grande notizia: Vedeseta si consacra al Cuore SS. di Gesù!Ad un tratto la campana tace, il più religioso silenzio si stabilisce nella piazza; dopo le brevi ma commoventi parole del Parroco, il quale più d’ogni altro vive la grandiosità del momento, la voce nitida e squillante del vice-Podestà pronunzia chiaramente. "Divin Salvatore Gesù, Re immortale dei secoli, Sovrano Assoluto, Re dei re, Signore dei dominanti, il Paese di Vedeseta si consacra oggi solennemente al Vostro Santissimo Cuore", e la voce continua scandendo una per una le parole del giuramento. Lacrime ineffabili scorrono lungo le nostre guancie, tutto il nostro essere vibra in una commozione infinita, ogni cosa scompare intorno a noi, in noi! grandeggia una forza sola, impera un unico ed assoluto Dominatore: è l’ora del Tuo trionfo, Gesù benedetto!Oh, piccolo angolo di terra, ove le montagne ammantate di verde parlano un linguaggio penetrante e la brezza mormora inviti misteriosi, ove una risposta è data ad ogni angosciosa domanda, un riposo si offre per ogni affannosa fatica, un silenzio s’impone ad ogni stridente rumore, da te lontane, a te corriamo col nostro pensiero. Il fascino della tua bellezza agisce su di noi: se chiudiamo gli occhi, le tue luci ci abbagliano, sentiamo ancora l’armonia delle tue belle campane, e con te, o Vedeseta, anche noi proclamiamo il Cuore SS. di Gesù luce nelle nostre tenebre, consolatore dei nostri dolori, dominatore assoluto della vita nostra! S. M.

Anno 1933

Consacrazione al Sacro Cuore di GesùE’ da ricordare in quest’anno la solenne consacrazione di Vedeseta al Sacro Cuore di Gesù fatta in occasione del 25.o di Sacerdozio del Parr. Pensa D. Carlo. Atto commovente da non scordare mai più. Le R. R. Suore Marcelline hanno dedicato una pagina del loro periodico – S. Marcellina – a illustrare sì bella festa; pagina che si allega252 qui a perenne memoria, come pure si unisce il foglio dattilografato della Consacrazione.

[326] FORMULA DI CONSACRAZIONE Divin salvatore Gesù, Re immortale dei secoli, sovrano per natura e per diritto di conquista di tutte le anime, Re dei Re e Signore dei Dominanti, il Paese di Vedeseta in una fusione intima di cuori, di Autorità e di Popolo, umilmente prostrato ai Vostri piedi si consacra oggi solennemente al Vostro Sacratissimo Cuore e proclama il vostro assoluto dominio su tutti i suoi abitanti e su tutte le cose che loro appartengono.Degnatevi o Divin Cuore, di accoglierci come cosa Vostra, di benedire le nostre imprese spirituali e temporali, di allontanare da noi gli affanni, di santificare le nostre gioie, di sollevare le nostre pene.

252 Vedi la riproduzione sopra riportata.

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Benedite, o Gesù dolcissimo, il nostro Parroco e le Autorità che guidano le nostre sorti.Benedite e difendete le culle dei nostri bambini, le scuole dei nostri fanciulli, la fede del nostro Popolo.Benedite coloro che vedete qui presenti e con noi gli assenti, i lontani, i nostri cari defunti.Rinvigorite in tutti lo spirito di Fede, di Purezza, di Santità; unite a Voi tutte le anime, aprite a noi o Signore la ferita del vostro dolcissimo cuore, e, come in arca di salvezza, custodite ciascuno di noi, sinché, dopo avervi appartenuto in terra, siamo nei secoli futuri la Vostra dolce eredità. Così sia!

VedesetaLe maestose campane di Vedeseta hanno nei passati giorni del ferragosto narrato la nuova letizia e gloria della consacrazione di tutto il paese e di tutta la popolazione al Cuore Divino di Gesù, ed i molti meriti del beneamato Parroco festeggiante il suo 25.mo di sacerdozio.I solenni festeggiamenti furono preparati da un triduo di predicazione al quale il popolo partecipò con entusiasmo. Il mattino del 16 c. m. trovò tutta Vedeseta ai piedi del santo altare per ricevere dalle mani del proprio Pastore Gesù Eucaristico. Alle ore 9.30 la folla dei fedeli e dei villeggianti attrverso le vie infiorate del paese ed addobbate di nuove e belle sandaline, dono delle Suore Marcelline, accompagnava l’amato Parroco al tempio. La Scuola Apostolica dei Padri Passionisti eseguì un scelto programma musicale ed il Rev.mo Prevosto di Melzo, Don Orsenigo, tenne il discorso, esaltando l’opera del Sacerdote ed in particolare l’attività indefessa del festeggiato. Fungevano da padrini il Vicepodestà, in rappresentanza del podestà trattenuto altrove ed il Podestà di Taleggio. Vi erano a far degna corona P. Polvara obbl. di Rho, il Vicario di Sottochiesa, i Parroci di Rancio, di Morterone, di Brumano, di Pizzino, il Cappellano di Peghera, il coadiutore di Lambrate, il prof. Maggiolini, Don Penati dell’Ospedale Maggiore di Milano, Don Gallone O. C. F., il can. Prof. Don Amilcare Mosconi, Direttore della Colonia Alpina Cremasca, in parrocchia, il degno figlio di Vedeseta Don Angelo Arrigoni, parroco di Cisano Bergamasco, ed i due chierici filosofi Arrigoni e Musitelli, frutto delle fatiche apostoliche del buon Parroco.Subito dopo la Messa si svolse una grandiosa processione Eucaristica che culminava colla solenne consacrazione di Vedeseta al S. Cuore. Nel giardino delle Marcelline un sontuoso altare venne preparato, dall’alto del quale dominava la gigantsca statua del S. Cuore. Deposto Gesù Eucaristico sulla mensa, il Parroco, col Vicepodestà, il sig. maestro Locatelli Battista salirono il palco d’onore; tutta la piazza maggiore è gremita di popolo osannante, solenne è il momento! La voce poderosa della campana maggiore annuncia alla Valle intera che Vedeseta sta per darsi tutta a Colui che è il re dei popoli, il Dominante dei dominanti.Il Parroco ancora una volta vuol richiamare l’attenzione del suo popolo all’atto solenne che sta per compiere; il Vicepodestà con voce squillante legge l’atto di consacrazione; il popolo è entusiasta e prorompe in un fragoroso applauso. Come suggello di tanta solennità scende la benedizione di Gesù, sgorga da tutti i cuori il canto del ringraziamento e di nuovo radunato popolo e clero nella chiesa riceve la benedizione del S. Padre benignamente concessa al Pastore ed ai figli di Vedeseta.All’Albergo Posta253 venne servito un pranzo di oltre 80 coperti e vi erano rappresentati tutti i ceti, quale testimonianza d’affetto che gode il festeggiato. Brindarono il Podestà di Vedeseta e quello di Taleggio, Don A. Arrigoni ed il Prevosto di Melzo.

253 L'Albergo Posta, di cui si è persa anche la memoria storica, era un esercizio collocato al piano terra del palazzo comunale, nei locali che sono stati a lungo negozio di salumeria, poi macelleria e, più recentemente, sala giochi per i ragazzi e che ora ospitano l'ufficio turistico. E' solo il caso di ricordare che negli anni trenta Vedeseta poteva contare, a fronte dell'unico rimasto oggi, su ben 4 esercizi di ristorazione: oltre al Posta, l'Alpino, il Gallo e il superstite Angelo. E anche Lavina disponeva di una sua trattoria. Con la chiusura del Posta i suoi gestori aprirono, fuori paese, il Mulino.

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Verso le ore 6 in piazza della Chiesa vi fu un semplice, ma affettuoso trattenimento in onore del Parroco, dove tutti gareggiarono per presentargli il proprio omaggio e dove il Corpo musicale del paese eseguì scelti pezzi. Dopo la lettura della benedizione di S. Eminenza, che si degnava di mandare un prezioso autografo, e della adesione del Consiglio Diocesano, il maestro sig. Locatelli Battista, presidente del Comitato dei festeggiamenti, illustrò le varie e tante opere compiute dal Parroco nei suoi 11 anni di permanenza qui, e ringraziò tutti quanti vollero rendere solenni queste feste. Bellissimo l’atto di omaggio della Colonia Cremasca e degno di nota il discorso del Ch. Musitelli Mario che portava al Parroco il cuore dei giovani di Vedeseta.L’offerta della popolazione si concentrò nel presentare un ricchissimo ostensorio dove tutti i cuori dei Vedesetesi si trovano uniti sotto il soave dominio del Cuore di Gesù, e nel donare ricche suppellettili sacre.Il degno Parroco, Don Carlo Pensa, ringraziò tutti, promettendo, come ben si osserva nell’immagine ricordo, un rinnovato fervore nel suo apostolato; il popolo promette nuovo affetto e corrispondenza.Da questo giornale vada al Comitato il plauso sincero per le sue iniziative ed il buon esito delle feste; alle Suore Marcelline, sempre all’avanguardia di ogni opera di bene in parrocchia e che tanto si adoperarono per questa solennità, un ringraziamento sentito, ed all’ottimo Parroco ancora una volta ad multos annos, ad multos labores, ad multas coronas!

OstensorioDa ricordare pure nella sudetta circostanza l’offerta da parte di tutta la popolazione di un ricco Ostensorio, opera di cesello della Ditta Vismara di Lecco. Prezzo della fattura £. 900. Il Signore ricompensi tutti per questa e per altre minori offerte.

[327] 1934

Salone RadioCome venne ricordato a p. 300 al posto della vecchia Chiesa di S. Antonio, dopo demolito il campanile, venne edificato una casa rustica all’interno. In quest’anno per dar principio a un po’ di organizzazione giovanile si pensò di formare al pian terreno della sudetta casa un ampio salone per ritrovo dei giovani. Questi pensarono a tutti i lavori, e il Parroco pensò a dotare il salone di un apparecchio Radio, il primo comparso in paese. In seguito il salone potrà esser trasformato in teatro unendo la Cappella ossario, demolendo in parte il muro divisorio. All’esterno si potrà sistemare un ampio cortile annettendo parte del giardino Parrocchiale e così si avrà una sede conveniente per attirare e organizzare la gioventù.

1935 Vidimus in Visitatione Vic. Die 28.8.935 D. Samuele Cislaghi254

!!! La data, la firma e il timbro ricordano la congregazione del clero di tutta la Valsassina qui tenuta per la prima volta.

[228] 1936

Villa del S. Cuore delle Suore Marcelline

254 Timbro del Vicario foraneo.

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Dal marzo di quest’anno la villa Arrigoni detti Caserini, cessava di appartenere alla distinta famiglia, e passava in proprietà delle R. R. Suore Marcelline di via Quadronno. Queste la presero in affitto nel 1931. Tosto vi attaccarono il cuore. Venuta in vendita per il decadimento della famiglia proprietaria piuttosto che abbandonarla si mostrarono pronte a comperarla. Passarono due anni fra il sì e il no. Il Parroco, conoscendo l’importanza di un simile affare, fece di tutto per condurre a termine l’impresa. Avuto la certezza dell’offerta delle Suore di £. 70.000, trattò col venditore e aggiungendo ancora alcune migliaia di lire (16.000 Dl Bns255) concluse l’affare. Così le Suore divennero proprietarie, fu tolto il pericolo di un albergo moderno, e si legò al paese una comunità religiosa con tanto vantaggio spirituale e anche materiale per la Chiesa, per i poveri, per le figliuole, per tutti.

[329] 1937

Ricreatorio S. Giov. BoscoCiò che era semplicemente in votis nel 1934, quando si fece il cosidetto salone della radio, ora è realtà. Il salone è diventato teatro colla soppressione della Cappella ossario, e un ampio cortile, che accoglie ogni giorno numerosi giovini, tiene il posto di un terreno brullo e scosceso e parte del vecchio giardino del curato. Ecco il Ricreatorio S. Giovanni Bosco. Si iniziò i lavori il 2 febbraio. Tutti i giovani lavorarono con passione, e portarono in breve a termine il Ricreatorio tanto sospirato. Fu benedetto il giorno della Pentecoste con l’intervento di tutto il popolo.

Bandiera G. F. A. C.In quel giorno si ebbe anche la benedizione della nuova Bandiera della Associazione della G. F. di A. C.All’una e all’altra opera concorsero in modo sensibile le R. R. Suore Marcelline.Che tutto serva per il bene della gioventù. Vidimus in N. Pastorali Visitatione Habita die 15 Iulii 1937 +Hildephonsus Card. Archiep.256

[330] II Visita PastoraleSeconda visita pastorale di S. E. Card. Schuster, 15 luglio 1937. Pernottato a Culmine S. Pietro S. E. scende a Bordisiglio ove alle 6 s’incontra colla sua automobile salita da Vedeseta per trasportarlo nella discesa. Ma nel voltare la macchina, questa slitta e colla ruota posteriore va sotto la strada. Intanto S. E. prosegue a piedi accompagnato dal Prevosto D. Samuele Cislaghi. Fa una breve sosta ad Avolasio e giunge a Vedeseta dopo le 7 raggiunto dalla automobile poco dopo. Celebra e compie le funzioni della Visita. Fatta una scappata all’Oratorio della Lavina di ritorno amministra la S. Cresima a 84 figliuoli. Quindi subito verso le 10 parte per Milano dove lo attendevano altri impegni. La popolazione manifestò tutta la sua devozione al buon Pastore e anche il suo rammarico per vederlo partire tanto presto.

[331] 1938

255 Cifra più sigla indecifrabile aggiunte a matita non si sa da chi.256 Timbro rotondo con inscritto: Visitatio pastoralis - 1937

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S. CarloRicorrendo il ventennale della Vittoria di Vittorio Veneto a S. Carlo si fece festa grande con solenni funzioni in Chiesa e portando in processione la statua di S. Carlo. Quindi un banchetto alla cinquantina di superstiti partecipanti alla grande guerra coll’intervento di tutte le autorità. Buona allegria allora, che non si pensava dovesse tanto presto esser soffocata da una più grande guerra.257

1939Varie- Comincia bene:Dal 7 al 14 S. S. Missioni predicate da P. Maganza e da P. Manganini dei missionari di Rho con ottimo effetto.Dal 14 al 16 sera S. S. Quarantore.Il 17 festa Patronale di S. AntonioIndice delle feste più di 3000 S. Comunioni.E’ il caso di dire: troppa grazia S. Antonio.- Prosegue bene:Arrigoni D. Pietro il 3 giugno è ordinato Sacerdote. Per circostanze speciali non ha potuto celebrare la sua prima S. Messa258 [332] in Vedeseta. Celebrò invece solennemente il giorno del Perdono d’Assisi, presenti quattro Monsignori, Figini, Rusconi, Orsenigo, Mosconi. Il nuovo Sacerdote, puro sangue vedesetese della famiglia dei Pizza fece il suo ingresso come Parroco di Morterone il 13 agosto 1939.- Finisce male il 1939:Già si delineano i bagliori dell’immane conflitto che dovrà sconvolgere il mondo intero.

1940

Ritiri EserciziDa quando vennero a Vedeseta le suore Marcelline, cioè dal 1931, sempre nei mesi estivi convennero quassù i R. R. Padri Missionari di Rho accolti nella casa Parrocchiale. Questi, oltre a dare la commodità alle Suore della S. Messa, si

257 O don Pensa ha doti profetiche o bisogna pensare che la redazione di questo passaggio del Chronicus venga fatta in ritardo, a seconda guerra ampiamente scoppiata.258 Una lunga nota alle pagg. 331/332, aggiunta di recente a biro, verosimilmente per mano dell’anziano don Piero Arrigoni, dice: "N. B. Non è così. E’ doloroso dire la verità e cioè che il parroco su pressione della sua donna di servizio - Artusi Caterina – a don Piero che a Pasqua aveva scritto riguardo alla sua prossima Ia Messa a Vedeseta, rispose letteralmente: “Non è possibile perché la Caterina non vuole”. Incredibile ma vero. Motivo? Da anni era lei a comandare qui. Il I°/8/1933, ore 14, il seminarista Pierino, in seguito al di lei comportamento furioso in Chiesa, mentre gruppi di donne pregavano per l’indulgenza d’Asssisi, perse la pazienza, uscì, la aspettò fuori e le disse: Vedeseta va male per causa sua e andrà bene quando lei se ne andrà. Bufera. Pierino per 6 anni espulso dalla parrocchia, e così quando venne la sua ordinazione, lei impose al parroco la proibizione di celebrare qui la Ia Messa . Castigo di Dio? La Caterina il 31/5/39 impazzì e fu ricoverata al manicomio di Seriate, poi a Cesano Boscone ove morì . Don Piero peregrino per due settimane in cerca di una Chiesa e un altare per la sua prima messa; subì 5 rifiuti, alla fine la celebrò, come un profugo a Ronchetto sul Naviglio. Il parroco, che nel frattempo non aveva più la Caterina, tuttavia non partecipò alla Ia Messa, né una parola. Don Piero lo stesso giorno dell’ordinazione fu nominato parroco di Morterone, l’ultimo posto della Diocesi, il che accrebbe ancora più l’angoscia. Don Piero il 17-6-39 era già a Morterone. Quello che segue qui sotto fu a titolo di riparazione per una ..... ingiustizia. Don Piero accettò per reagire col bene al male".

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prodigarono sempre anche per il bene della popolazione. Oltre alla predicazione festiva ricevuta con tanto diletto dai montanari e dai villeggianti, attesero ogni anno anche a qualche funzione speciale specialmente a vantaggio della gioventù femminile.[333] Qualche volta erano semplici giorni di ritiro fatti in festa, altre volte esercizi di tre giorni con predicazione al mattino e alla sera. Quest’anno si scelse per il giorno di ritiro l’Oratorio di S. Bartolomeo. Presenti una settantina di figliole guidate da due Suore. P. Longoni celebrò la S. Messa, fece quattro prediche. Si consumò la colazione al sacco. Si osservò il silenzio e si tenne un contegno lodevole. Si spera che qualche cosa resterà.A proposito di esercizi spirituali si ricorda anche che tutti gli anni un gruppetto di ragazze e anche donne sogliono recarsi a Zogno presso le Suore Francescane per una settimana di esercizi durante la Quaresima.

1941

SoldatiQuest’anno ci porta la dolorosa nuova di due nostri caduti sul fronte greco: Rota Valerio della frazione CanovaArrigoni Giulio della frazione Salgugia, marchetàl. A loro si tributarono devoti omaggi con funzioni di suffragio. Sentendosi quindi più vivo il bisogno di propiziarci il Cielo, si pensò di dedicare ai [334] soldati in guerra la festa che si celebra dopo Pasqua a S. Bartolomeo, dandole un’intonazione di pietà eucaristica. Tutti i sacerdoti della Valle, compreso Morterone, convennero di buon mattino a S. Bartolomeo. Alle ore 6 fu celebrata la 1a S. Messa coll’esposizione del S. S. Sacramento, mentre gli altri sacerdoti attendevano alle confessioni. Si susseguirono ininterrottamente altre S. Messe colla Chiesa sempre stipata di gente che si comunicava e pregava. Alle 10 S. Messa solenne cantata dal Sig. Prevosto di Sottochiesa mentre sulla porta della Chiesa il parr. di Morterone259 segnava al popolo che gremiva la piazza i punti salienti del divin Sacrificio. Dopo la solita colazione al sacco si svolse ben ordinata la processione Eucaristica. Erano presenti in divisa le Confraternite di tutta la Valle e anche di Morterone. Nessun spettatore, ma tutti in processione. I canti si levarono al cielo accorati e festanti. Magnifico spettacolo che lasciò in tutti una profonda impressione. A ricordo si conservano in archivio fotografie della processione.260 Tale funzione fu ripetuta nel 1942 [335] e ancora nel 1943, 26 aprile.Pochi giorni prima erano arrivati dalla Russia 10 nostri soldati che avevano partecipato alla battaglia invernale e seguito la disastrosa ritirata da quel fronte. Altri sei non erano tornati, e non si sa ancora qual sorte sia loro toccata. Quindi un duplice sentimento di gioia e di ansia ha tratto tutti a S. Bartolomeo per ringraziare e per pregare ancora per tutti i soldati, circa una settantina. Si ripeterono le funzioni del 1941. Da notare la partecipazione completa in divisa degli Alpini e degli altri soldati della Valle reduci dalla Russia; alcuni fecero là la loro S. Comunione, e tutti inquadrati assistettero alla S. Messa e accompagnarono di fianco al Baldacchino la solenne processione del Santissimo. Di più si fece altra funzione colla processione di S. Bartolomeo portato dai medesimi soldati.

259 "Cioè don Piero": aggiunta a biro recente, probabilmente di mano dell’interessato.260 Non è stato possibile rinvenirle.

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Che Dio, per intercessione di S. Bartolomeo e dei morti di S. Bartolomeo, benedica il mondo intero, benedica in modo speciale la patria nostra, benedica in un modo specialissimo tutti i nostri soldati.[336] Requisizione CampaneCon grande dolore le due maggiori campane del nostro bel concerto in data 31 marzo 1943 furono calate dal campanile dalla Ditta Angelo Ottolina e due da quello della Lavina per il peso così distinto1 Kg 2386 diametro 1.6101 “ 1683 “ 1.4201 “ 283 “ 0.8001 “ 194 “ 0.700Totale Kg 4546Le ricevute sono state consegnate in Curia.A quando il ritorno?!261

Vidimus in III Nostra St Visitatione Pastorali 31 Maji-1 Jun. 1943 +Hildephonsus Card. Arhiepisc.262

Vidimus in S. Visitatione Vic. 15.1.1947 D. Cislaghi Vic. For.263

[337] 1939264 Il 22 dicembre moriva all’età di 91 anni Giovanni Arrigoni detto “Giovannino”. Trascorse gli ultimi tre anni di vita segregato dal mondo, ritirato in una baita ad imitazione degli eremiti. Gli ultimi mesi li passò nel pollaio della Casa prrocchiale, dove anche spirò. Dal pollaio al Paradiso.

1945

L’8 settembre 1945 in ringraziamento per la pace e per il ritorno dei combattenti, la festa della Madonna venne celebrata con eccezionale solennità e con sentito entusiasmo. L’intenzione del Parroco era che questa festa fosse mantenuta anche per il futuro.

1946

261 Con questa domanda, che risale al 1943, si chiude la parte di Chronicus compilata da don Carlo Pensa. Degli ultimi 2-3 suoi anni a Vedeseta, segnati dall’andamento disastroso della Seconda guerra e dal peggioramento delle sue condizioni di salute, non c’è purtroppo traccia nella nostra opera lasciandoci privi di preziose informazioni su quel periodo travagliatissimo.262 Timbro rotondo: Visitatio Pastoralis – 1943.263 L’accostamento del timbro della Visita vicariale del gennaio 1947 al timbro della Visita pastorale del 1943 conferma il vuoto temporale nella redazione del Chronicus a cui si è accennato in nota precedente.264 Con la pag. 337 vi è un cambio di grafia nella redazione del Chronicus. Il nuovo “cronista” è, forse, da identificarsi in uno dei sacerdoti che ad interim hanno retto la parrocchia tra la malattia e la morte di don Pensa (1946) e l’arrivo del suo successore don Giovanni Morandi (luglio 1947), o forse, come parrebbe di capire da una recente annotazione a margine di pag. 341, forse in don Piero Arrigoni che in quegli anni fa la spola tra la sua parrocchia di Morterone e il suo paese e la sua parrocchia natali e che diventa l’esecutore testamentario di don Pensa. Che si tratti di qualcuno profondamente radicato a Vedeseta lo farebbe pensare anche il fatto che riprenda una piccola vicenda schiettamente locale - come la morte di un eremita - conclusa già nel 1939.

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Il 19 dicembre, dopo lunga, dolorosa malattia, sopportata con cristiana serenità, spirava il Parroco D. Carlo Pensa, lasciando larga eco di rimpianto nella popolazione che per quasi venticinque anni l’ha avuto buono e amato pastore.Ab auditione mala non timebit.

Vedeseta – La morte del Parroco265

Da qualche anno sofferente, di un male difficile e raro, sempre però fermo al suo posto di lavoro, dopo aver superato una fase assai critica della sua lunga malattia, grazie alle affettuose cure prodigategli in Clinica Gavazzeni ed al dono di sangue a varie riprese fattegli da quattro suoi Parrocchiani,266 un nuovo improvviso male lo portò al supremo sacrificio.Mercoledì, 18 c. m., con spirito indomito lottò contro la morte che già portava in volto. A sera potè raggiungere la sua Vedeseta: il suo pretino,267 come sempre, vicino a lui. Riposò poche ore: senza gemiti, sereno e soave, allentò il respiro e spirò. Era la profonda mezzanotte. Rimase il suo volto, sempre dolce e sereno, in una soave maestà di morte.Il 19 l’Ave Maria suonò più presto: pareva un pianto, poi uno scroscio, delicato e lento, di tutte le campane: riempì l’aria di angoscia e di lagrime e le tenebre parevan farsi più fitte e l’alba non venire più.Nell’intenso freddo si spalancarono gli usci e le finestre: i cuori si strinsero in una considerazione: il nostro Curato non lo vedremo più. I primi singhiozzi si sentivano sommessi per le vie e sembravano salire su su verso il campanile...

[338] la Parrocchia viene retta interinalmente da P. Bassanini del PIME mandato in aiuto al Parroco già dal 13 dicembre 1946.

1947

Il 23 gennaio il Sac. Leone Gervasoni viene a sostituire P. Bassanini nella direzione interinale della Parrocchia.Il 27 marzo – a spese e cura del Comune vengono riparati i tetti della casa Parrocchiale.Il 7 aprile – si tiene la tradizionale festa a S. Bartolomeo con larga e devota partecipazione di pellegrini.13 aprile. Oggi domenica, con unanime collaborazione degli uomini e dei giovani, il tetto della Chiesa è stato totalmente riordinato.Contemporaneamente, alla Lavina, veniva riordinato il tetto di quella Chiesetta.25 aprile. Con discreta soddisfazione viene regolata l’eredità del def. Parroco D. C. Pensa [339] per la parte riguardante quanto trovavasi nella casa parrocchiale.L’esecutore designato dal defunto, il Rev. D. Piero Arrigoni, dopo qualche esitazione, sistema dette cose, lasciandone parte in dotazione alla casa parrocchiale; parte ne vende per soddisfare i legati testamentari ecc. quanto aveva significato di ricordo personale, viene inviato ai nipoti del defunto.1 maggio. Inizio dei lavori di sterro per l’ampiamento del sagrato. Dell’orto viene asportato terra per circa 5 metri di profondità. Lo sterro e il rifacimento del muro vien fatto da Quirino Arrigoni. 4 maggio. Presenti i rappresentanti della popolazione viene definitivamente liquidata la questione del demolito Oratorio di S. Caterina e S. Giovanni Battista.Quirino Arrigoni versa alla Parrocchia la somma di £. 100 mila a titolo di compenso [340] ne versa altri 10 mila a titolo di soddisfazione di suffragi e

265 L’articoletto è tratto da un giornale del tempo.266 Aggiunta a margine di epoca posteriore: "compreso don Piero".267 "Don Piero". Sempre aggiunta a margine, in biro, di epoca posteriore.

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oblighi spirituali esistenti o eventuali a favore di aventi diritto. S’impegna a riparare la sacrestia della Lavina, e a selciare il sagrato nella parte che sta tra la Chiesa e la sua casa.15 maggio. Festa dell’Ascensione. Adunanza di sondaggio dei capi-famiglia per vedere se sono disposti a rinunziare al diritto di elezione popolare del Parroco. Esito favorevole – la grande maggioranza si pronuncia disposta alla rinuncia.Da Mons. Figini viene notificato che D. Giov. Morandi attualmente Parroco a Bonacina di Lecco è stato preconizzato Parroco di Vedeseta.3 giugno. Per iniziativa del Comune vengono cominciati i lavori per ripulire e rimbiancare la casa Parrocchiale.5 giugno. Corpus Domini. 1a Comunione. 15 bambini e 15 bambine. Processione eucaristica solenne.

[341] 8 giugno. Alla presenza del rappresentante del Prefetto di Bergamo, delle autorità comunali e del Vicario in qualità di delegato della Curia Arcivescovile, si sono tenuti i comizi per la rinunzia al diritto di voto popolare nella elezione del Parroco. Risultato.Di 118 capifamiglia, presenti 70Voti favorevoli alla rinunzia 65Voti contrari alla rinunzia 5

29 giugno. Rinforzate le travature della Sacristia, riordinato il tetto dell’Oratorio.268

Il nuovo Parroco Il 13 giugno 1947 viene nominato al Benef. par. di Vedeseta il sac. Giovanni Morandi, nato nel 1905269 e fino ad oggi Parroco di Bonacina di Lecco: questo trasferimento avviene a richiesta del sac. sudetto.

EntrataIl g. 8 luglio il sac. G. Morandi, accompagnato da un giovanetto,270

[342] 1947

Entrata del novello Parroco8 luglio 1947. Come già detto il Parroco novello parte verso le 13 da Lecco in corriera e passando per Maggio attraverso la Colmine di S. Pietro, a piedi, sotto un diluvio d’acqua, arriva ad Avolasio dove riceve un caffè dalla carità di Mons. Amilcare Mosconi Direttore della Colonia Alpina di Crema, e a sera arriva a Vedeseta dove imparte al popolo la S. Benedizione eucaristica.

Partenza del Vic. spirituale 9 Luglio. Parte il Rev. Vicar. spirit. P. Leone Gervasoni del P.I.M.E e il novello Parroco inizia il suo ministero in nomine Domini.

268 Una nota a margine, tracciata a biro, dice: "Che scrive è don Pietro Arrigoni parroco di Morterone". Qui si concludono le poche pagine che coprono il periodo di interregno tra don Pensa e don Morandi.269 "N. 13-1.1905 a Monteviasco; m. 13-9-1985 a Milano". Aggiunta a margine a biro.270 La frase sembrerebbe non completata.

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Situazione Parrocchiale La gente è tradizionalmente buona benché di una bontà alquanto negativa, esteriore voglio dire una bontà un po’ “materialotta”, la pietà è poco profonda: gli uomini bevono volontieri e le ragazze ballano volontieri.271 Il Parroco si propone di curare la educaz. cristiana della fanciullezza: ma per le figliole si potrà fare poco non essendovi le Suore.

[343] La gente, in complesso non è contenta del Parroco, benché questi abbia optato per Vedeseta dopo che erano andati vuoti 2 concorsi. Il Parroco non giuoca a carte e a bocce con gli uomini all’osteria, non dà manate sulle spalle ai giovanotti, non va a caccia, non è sempre sorridente per le strade, non dà tanta roba ai poveri: poi non è tanto giovane ed ha aumentato le tariffe degli uffici ecc.Poi il Parroco grida contro il ballo e il maltusianesimo e le vesti troppo corte, ed è severo in confessionale: insomma non è adatto per qui. Ora et labora.

Presa di possesso Il g. 24-7-47 presenti Mons. Dott. Carlo Figini Parroco a Colmine e il Rev. D. G.ni Carioni della Colonia Cremasca, privatamente si effettua la presa di possesso e la immissione nel nuovo beneficio.La solenne festa di entrata la celebreremo in epoca migliore.

8 settembre 1947Festa solenne della Madonna con processione e generosa offerta per il [334/344]272 trasporto della Statua della B. V. del Rosario in adempimento del voto di riconoscenza per la protez. e la liberaz. dagli orrori della guerra.

Restituz. Campane Fin dal primo giorno il Parroco ha intrapreso pratiche e viaggi per ottenere la restituzione delle 2 campane maggiori e di quelle della Lavina (2) totale 45 quintali circa: la rifusione viene affidata alla Ditta Bianchi di Varese i quanto fonditrice del concerto nel 1913, si spera di averle pel Natale di quest’anno.Aiutano nelle pratiche l’ill.mo Msg. Masini,273 le R. R. Suore Marcelline, e Mons. Vic. Gen. Dom. Bernareggi.La popolazione è discretamente indifferente: ne hanno ancora 6 e non sentono un gran bisogno delle altre: Ora et labora.

25 Dicembre S. Messa Natalizia a mezzanotte grande concorso ai SS. Sacramenti e contegno devoto.

[335/345] A.D. 1948 SS. Quarant’ore Nei giorni 16-18 gennaio si tengono le SS. Quarant’ore abbinate con la Patronale di S. Antonio Abate. Consolante concorso ai SS. Sacramenti.

271 E’ chiaro da subito l’impatto non felice tra nuovo parroco e vedesetesi.272 La numerazione delle facciate, quasi con certezza effettuata per intero dal primo “cronista” Giuseppe Locatelli, fa qui, certo per distrazione non rilevata, e non corretta, dai compilatori successivi, un salto all’indietro di 10 pagine. Abbiamo risolto il piccolo pasticcio con la doppia numerazione. Il primo numero è quello che rispecchia l’originale.273 Marini?

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Dedicaz. Altare a S. Antonio Ab.Il Parroco ottiene dal Card. Arciv. la facoltà di dedicare l’altare di S. Rocco al Patrono S. Antonio Ab.: ciò è giusto.

Festa delle campaneL’11 Aprile S. Ecc. Rev. Mons. D. Bernareggi Vescovo Ausil. e Vic. Gener. benedice e consacra le 4 campane restituite dal Governo e dedica l’Altare di S. Rocco a S. Antonio.Grandi feste, con musica il S. Giovanni, spari, fuochi ecc. fede bergamasca spesa circa £ 200.000 (se li davano a me avrei saputo dove metterli). L’incanto delle campane frutta circa £ 300.000 per merito dei padrini veramente generosi signori Locatelli274 Luigi Rana, Locatelli Gildo Curazza, Vitari Felice Squazzì, Musitelli Guido. Solenne processione con la statua di S. Antonio.

[336/346] Elezioni politiche 18 Aprile 1948. Votano tutti: una diecina per i liberali e i socialisti, tutti gli altri per la Democr. Cristiana: per il Comunismo nessuno!275 Deo gratias.A mio giudizio non ha fatto Pasqua uno solo: un reduce della Russia. Parce Domine.

In Chiesa parr. e nelle altre sussid. restauri Non si sa da che parte incominciare: si procede all’argentatura della suppellettile tutta. £ 50.000, al bucato di tutta la biancheria, al rinfresco dell’altar magg. £ 40.000, al rifacimento del pavimento della Lavina e del Reggetto. Deus ad adiuvandum me festina.

IV S. Visita 12-13 giugno 1948 Pastorale del Card. Arc. I. Schuster con la Cresima di 85 tra bambini e bambine. S. Em. Arriva da Milano alle ore 4.30 accompagnato dal Segretario P. Ecclesio Terraneo; è in anticipo di mezz’ora Vidimus in S. Visitat. Pastorali 12-13 Iuni 1948 + Hildeph. Card. Archiep.276

[337-347] sull’orario fissato perciò non è organizzato il predisposto ricevimento e S. Em. deve attendere una mezzoretta in casa parrocchiale prima di dare inizio alle funzioni della S. Visita. Sono presenti il Vicario di Sottochiesa, il Parroco di Olda, Pizzini,277 Morterone. Dopo la cena (S. Em. non assaggia carne) S. Rosario e Oraz. dette da S. Em. con breve fervorino sul S. Cuore, poi confessione degli uomini.Il 13 Ave Maria alle 4. S. Em. è in Chiesa, per primo; alle 5,30 S. Messa con omelia e comunione generale (abbastanza numerosi gli uomini).Subito dopo S. Em. accetta a stento un caffè e riparte alle 7 per Milano salutato sul piazzale da tutta la popolazione e dal corpo musicale che aveva prestato servizio anche all’arrivo: così la festa è già finita con grande dispiacere di tutti poiché vorremmo che il Card. Arc. si fermasse un po’ di più, ma niente da fare con questi benedetti santi!

[338/348] Nuovo concerto di Avolasio

274 Locatelli? Il soprannome "Rana" connota un casato degli Arrigoni!275 Per una volta si è mantenuto il sottolineato del testo.276 Timbro rotondo: Visitatio pastoralis 1948.277 Pizzino.

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Poiché sul campaniletto della Chiesa di Avolasio non ci sono che 2 campanelle, tra loro scordate, si decide di procurare un concertino di 3 campane grandi quanto lo consente il campaniletto. Viene affidata l’opera alla Ditta D’Adda di Crema.Le due campanelle più la campanella della Lavina vengono spedite alla Ditta suddetta per venir fuse nel nuovo concerto il quale è così formato:Mi-Solb-Lab del peso complessivo di kg 220, al prezzo di £ 208.400. Vien dedotto il bronzo delle vecchie campane per £ 63.000.(Il Castello) I ceppi per economia vengono fatti in legno dalla Ditta Bruzzoni di Ambria, la quale si reca sul posto e lavora 2 giorni per sistemare le campane. La spesa complessiva è questa: £ 153.000 alla fonderia D’Adda di Crema£ 64.000 alla Ditta Bruzzoni di Ambria£ 15.000 per spese varie, muratore ecc.Totale £ 232.000 circa.Monsign. Amilcare Mosconi, Direttore della Colonia Cremasca e ormai da 30 [339/349] anni amico affezionato di Avolasio offre £. 100.000 (diconsi centomila) alle quali aggiungerà altre 13.000 a rimborso di un modesto segno di gratitudine da noi offertogli. Suo fratello sig. Ing. Silvio offre kg. 46 di rame puro.La famiglia Mosconi già tanto benemerita per la nostra Chiesetta di Avolasio, acquista così un nuovo titolo alla perenne gratitudine nostra e alle benedizioni divine che copiose invochiamo su di essa.L’8 Agosto 1948 grande festa ad Avolasio: Mons. Dott. Carlo Figini tiene il pontificale. Msg. Mosconi delegato dal Card. Arc. benedice le campane nuove e tiene omelia: nel pomeriggio solenne processione con la statua della B. V. presta servizio il ns. Corpo Musicale.Funsero da padrini delle campane per 1.a la maggiore il sig. Pesenti Battista Bolò in ricordo e suffragio del padre Costantino, offrendo £ 30.000. La campana è dedicata al S. Cuore.[340/350] La 2.a dedicata alla Madonna della Neve fu tenuta dal Sig. Locatelli Giuseppe Rosa offerta £. 10.000.La 3.a dedicata a S. Ambrogio dal sig. Pesenti Giovanni Fornaser offerta £. 8.000Per il porto della statua furono raccolte £. 12.000 e altre 13.000 tra la popolazione di Avolasio la quale si è impegnata a raggranellare £ 100.000 (compresi i padrini).Il concertino è veramente bello con suono argentino e squillante, certo il migliore della valle: tutti ne sono entusiasti: che sia sempre la voce nostra a Dio e la voce di Dio per noi. Quanto manca al saldo viene offerto dalla Chiesa Madre (circa £ 60.000).Nella Chiesina di Avolasio mancano ancora parecchie cose: le balaustre, il “presbitero” per es. In sagrestia poi bisognerà sistemare in modo più decoroso e pratico i vari armadi e cassettoni.

[341/351] A.D. 1949

Si inizia con le tradizionali SS. 40 Ore tenute da un P. Cappuccino (esito buono) e chiuse dalla solenne Festa Patronale di S. Antonio Ab. con processione portando la statua i nostri musicanti.L’adempimento del precetto pasquale viene preparato da un triduo e dalla presenza di un confessore forestiero (domenica d. Palme).Il lunedì di Pasqua, solita festa a S. Bartolomeo: grande concorso poca divozione, nessun guadagno per la Chiesa: quest’anno però i musicanti nella colazione fanno spendere metà che negli anni scorsi.

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Il mese di maggio è pochissimo frequentato in questo paese.Quest’anno scolastico dal dicembre al marzo, per iniziativa del Parroco coadiuvato dal Patronato Scol. e dal Comune si prepara la refezione giornaliera a 60 ragazzi delle scuole: il disavanzo viene coperto col ricavo di una colonia che viene ospitata nelle Scuole comunali.Quest’anno la villeggiatura [342/352] porta quassù un nugolo di gente: molta immoralità nell’abbigliamento (donne in calzoncini e uomini seminudi) e smania di divertimenti e di ballo: la gente bada a spillar soldi al cliente; gli osti badano ai loro affari e lasciano che il Curato gridi.In occasione dei morti, viene un P. Miss. del P.I.M.E.Statistiche: abitanti 606, presenti 503. Battes. 13 (7 di meno del 1948) Matr. 6 – Morti 11 2 di più del ’48.Il Parroco ha ricostituito i Luigini, viene istituita l’Assoc. Ascritti Apost. d. Preghiera, le Consorelle e Figlie di Maria rifornite di candele, viene trasformata in saletta per i ragazzi la legnaia del Parroco. L’avvenimento massimo del 1949 fu la venuta della “Madonna Pellegrina”.

24-25 Maggio: “Madonna Pellegrina”Preparata la festa da un triduo (P. Cappuccino) la sera del 24 andiamo fino all’”Isola”, a ricevere la Madonna da quelli di Olda. In Chiesa hanno luogo le preci, poi la S. Messa di mezzanotte, (XX di ordinaz. del Parroco) e la Comunione generale: verso le 2 si chiude.[343/353] Il giorno 25 si trascorre in preghiera e con la Via Crucis per le strade del paese. A sera verso le 22 accompagniamo la Madonna fino in località “Gregnapù”278 ove la consegniamo a quelli di Peghera.Inutile aggiungere che anche qui la Madonna ha trovato accoglienze trionfali di luci, fiori, canti, lagrime come non mai. Voglia la B. V. che queste belle e pur sincere manifestazioni esterne del nostro buon popolo significhino veramente volontà buona e perseverante.La festa della Madonna di settembre si celebra solennemente malgrado un furiosissimo temporale: un fulmine rovina l’impianto elettrico in casa Parrocchiale e in Chiesa: nel pomeriggio processione con la statua della Madonna.L’anno 1949 si chiude cosìAbitanti 606 presenti 503 (si diminuisce)Battesimi 13 (7 di meno del 1948)Matrimoni 6 (3 di più del 1948)Morti 11 (2 di più del 1948)Comunioni circa 20.000, ma quante saranno quelle delle Suore, delle Colonie, e dei villeggianti?!Andamento morale: si continua a ballare alla Lavina e qui, nonostante tutto.Speriamo in bene per il 1950 A. Santo.

[344/354] Anno Santo 1950

S.S. Missioni Le SS. Missioni furono predicate dai R. R. P.P. Don Giacomo Gusmini e Gius. Belotti della Congregaz. dei Preti del S. Cuore di Bergamo. Dal 7 gennaio al 14. Fu mantenuto l’orario già sperimentato nel 1929. V. pag. 312. Inoltre i R. R. P. P. trovarono il modo di tenere anche alcune conferenze particolari ai vari ceti:

278 Grignapone, in dialetto di oggi Grignapù. Il nome della località è stato aggiunto nel testo da mano diversa.

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uomini, giovani, donne, ragazze. Concorso totale alle prediche e ai SS. Sacramenti (il più è perseverare!)

SS. Quarant’ore e Festa di S. Antonio Dal 14 al 16 SS. Quarant’Ore e il 17 festa patronale di sant’Antonio Ab.In occasione di queste ricorrenze si inaugurano gli strumenti del Corpo musicale, in parte nuovi e rimodernati gli altri.

Restauro del Corpo musicale Tale sistemazione della banda era necessaria ormai: fu voluta dal Parroco: incontrò ostacoli e zizzanie numerose ma ora c’è un complesso intonato e con buon repertorio anche religioso. Il Parroco contribuì del proprio per £. 108.000, nella speranza che tale sacrificio torni utile alla gloria di Dio e al bene di questa popolazione.Peghera si è fatta onore qui con un gruppo di bravi giovani che portarono la statua di S. Antonio Ab. offrendo £. 35.000. Esempio ai nostri!

[345/355] S. Bartolomeo lavori - S. Bartolomeo tettoVenne riparato il tetto con ardesie nuove (n. 3000) e vennero procurate 8 tele metalliche robuste per le finestre.I dispersi nostri in Russia sono ora 5 poiché di uno di essi Arrigoni Antonio di Angelo del Reggetto è giunta la triste nuova che è morto sul fronte del Don fino dal 1942 (dicembre). Requiem per questo altro martire: e gli altri 5?

Lavina lavori - Lavina pavimentoViene rifatto a nuovo il pavimento tutto: scavo per 40 cm. per massicciata, poi calcestruzzo, poi piastrelle. Viene restaurata la volta, plafone e ornamenti di gesso: vien rifatto fino all’altezza di 2 m. circa tutto lo zoccolo – spesa complessiva 150.000 c. ma i Lavinesi contribuiscono solo in piccola parte (vedi Registro cassa).

Reggetto lavori - ReggettoViene rifatto tutto il pavimento nella identica maniera della Lavina: restaurata la nicchia del Santo – spese quasi 100.000 lire ma i Reggettesi contribuiscono solo in piccola parte. Quest’anno processione col Santo.

Ragazzi Pei ragazzi viene sistemata a saletta la legnaia del Parroco.

Ragazze Per le ragazze viene sistemato a salone il fienile sopra il teatrino: in parte massima a spese della Chiesa: il resto del Parroco.

[346/356] Confraternita del S.S. Per incrementare la “Scuola” del SS. Vennero accolti 9 confratelli, tutti forniti dell’abito, in parte a spese del Parroco e 4 consorelle.

S. Bartolomeo Quest’anno si fece la processione il dì dell’Angelo con la statua del Santo. Una piccola lotteria fruttò 15.000 £. c. Venne anche piantata una siepe per circoscrivere il sacrato.

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Facciata Chiesa parrocchiale Le offerte raccolte a tutt’oggi sono tutte registrate a suo luogo: pronto il progetto, pronta la Ditta Brozzoni di Andria279 (che costruì il campanile) ma data la fin’ora scarsa volenterosità della popolazione per tale opera, invece di iniziare i lavori proseguiamo a raccogliere offerte in attesa dei tempi migliori.

Estate Sempre peggio: nudismo, balli, malgrado la lotta strenua del Parroco. Un po’ di scuola estiva (Suore Marcelline). Colonie dirette da sacerdoti, in paese, al Cornello del Canto,280 alla Lavina.

Terz’Ordine di S. Francesco Prospera bene. Visita di un Padre Minorita di Baccanello, accettazione di 14 Novizie. Ascritte n. 72. Viene compiuta una necess. sistemazione del Cimitero.

Assunta in Cielo Anche noi la celebriamo solennissimamente.

ConsuntivoConsuntivo: Comunioni 18.000 c. (ma quanti forestieri?)battesimi n. 12 (1 di meno dell’anno scorso) matrimoni n. 7 (1 in più “ “ ) cfr. anche le cifre del 1949morti n. 10 (1 di meno “ “ )

[347/357] Anno Santo universale 1951

SS. Quarant’Ore giubilari 14-17 gennaio Le SS. 40’Ore vengono predicate da un Padre Gesuita di Bergamo e chiuse con la festa patronale di S. Antonio: in tutti i giorni si effettuano le 4 visite alla Parrocchiale per l’acquisto del S. Giubileo collettivo.

Teatrino Con una spesa di circa 50.000 viene sistemato il palcoscenico del teatrino (7 scenari nuovi, illuminaz. ecc.) sicché sono possibili nell’inverno alcun recite.

Scuola serale Viene concessa al Comune dal Governo la scuola popolare: ci vanno parecchi giovinetti qualche giovanotto e parecchie ragazze (sarebbe stato meglio che non l’avessero concessa, se il risultato doveva essere tale!)

I Comunione 13 maggio Dopo 2 mesi di preparazione si ammettono 8 bambini e 9 bambine.

Pasqua Emigranti

279 Ambria. 280 Cornello del Cane. Anche i piccoli errori - alcuni ripetuti! - nella citazione di qualche toponimo sono la spia di un mancato pieno inserimento di don Morandi nel suo nuovo mondo.

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Viene un P. Gesuita di Bergamo per la S. Pasqua. Partono parecchi a lavorare nei boschi in Toscana: altri (5 tra giovani e coniugati) vanno in Francia o meglio Svizzera francese.

Visita del Vescovo di CremaIl nuovo Vescovo di Crema S. E. Mons. C. Piazzi, ai primi di febbraio sale col Parroco a prendere visione della Casa alpina di Avolasio che il benemerito Mong. Amilcare Mosconi dona al Vescovo di Crema, dopo avervi per 30 anni assistiti tanti giovanetti cremaschi.

[348/358] Anno giubilare 1951

Elezioni comunali e provinciali Le elezioni comunali si svolgono tranquillissimamente, però a differenza del 18-4-1948 stavolta sonvi 5 voti ai socialcomunisti (nelle provinciali). Chi saranno? Forse gente che si è confusa? O veri criptocomunisti? Peccato!

Mese di Maggio Concorso discreto: ma in questa Parrocchia la gente stenta a venire per la benedizione serale: non capisco la ragione. Insistiamo. “Compelle intrare”!

Maltempo Quest’anno d’inverno si ebbero nevicate eccezionali in primavera ed estate pioggia e freddo. Avviso di Dio? Ma “non c’è peggior sordo”...

Salone teatro Il Parroco persuade il Comune a chiedere alla Prefettura facoltà di “donare” alla Chiesa il salone-Oratorio perché ingiustamente risulta intestato al Comune: è in corso la pratica.

ColonieAnche quest’anno fortunatamente si riuscì ad avere Colonie cattoliche guidate da sacerdoti. Al centro (Canonica d’Adda) alla Lavina (Crema). Al Cornello d. Canto281 (Pioltello) al Centro (Casa Musica: Burago).In mezzo a tanta moda estiva indecente (fra l’interessata timidezza degli indigeni) queste Colonie sono una benedizione.

I balli nelle 3 osterie (2 al centro e 1 alla Lavina) imperversano malgrado i fulmini del Curato: Signore, provvedeteci Voi!

[349/359] Anno Santo universale 1951

Scuola lavoro Le benemerite Suore Marcelline raccolgono e assistono, nei pomeriggi festivi le ragazze e insegnano loro a ricamare. Siano benedette!

Paramenti sacri

281 Cornello del Cane.

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Vengono così riparati vari paramenti, e se ne acquistano a spese delle Suore alcuni nuovi: pianeta, continenza, piviale rossi e 6 vesti rosse per i chierichetti.

S. Perdono d’AssisiLa solennità del S. Perdono viene, come di consueto, celebrata con grande concorso di popolo e di forestieri ai SS. Sacramenti. Si nota però una diminuzione negli uomini e nei giovani.

Festa votiva della Madonna Per voto del Parroco Don Pensa e della popolazione, a ringraziamento della particolare protezione della Madonna nei tragici momenti della lotta partigiana e relativi rastrellamenti, l’8 Settembre si fa gran festa; concorso ai Sacramenti e solenne processione con la statua della B. V.

ConsuntivoL’anno si chiude con queste cifre: SS. Comunioni circa 17.800 (ma quante nostre?)Battesimi n. 14 (2 in più del 1950)Matrimoni n. 9 (2 in più del 1950)Morti n. 11 (come nel 1950)

Frana al torrente Casere caduta nel novembre porta sconvolgimenti, travolge il ponte (danni 10.000.000).

Pro alluvionati del Polesine La nostra non ricca gente raccoglie circa 70.000 lire e indumenti.

[350/360] Anno 1952

Censimento Risultano domiciliati a Vedeseta 579 persone; presenti: 508 di cui 296 donne e 283 uomini: dall’ultimo censim. (1936) perciò diminuzione di una quarantina!Festa di S. Antonio e SS. Quarant’Ore Si celebrano, con l’usata solennità, e concorso ai SS. Sacramenti: predica un P. Missionario del P.I.M.E. Vengono poi tenute conferenze speciali ai giovani e alle ragazze.Sodalizi parrocch. Vengono tenute le annuali assemblee dei confratelli: n. 49; consorelle n. 133.Confratelli e Consorelle Quanto poi alla fedeltà al regolamento... è un’altra cosa!Terziarie franc. Le Terziarie francescane sono ..... Figlie di Maria e Luigini Le ragazze, quasi al completo, sono ascritte nelle Figlie di Maria: dalla 1a Comunione ai 10 anni Angiolette (35) dai 10 ai 14 Aspiranti (25) dai 14 e oltre F. di M. circa 25. I ragazzi si ascrivono ai Luigini. Non riesco ad organizzare una vera e propria Azione cattolica.Emigranti e ragazze a servizio Partono per la Francia una ventina tra giovani e uomini: a Milano, Bergamo, Lecco sono domestiche una ventina e più di ragazze. Il Signore conservi gli uni e le altre!Apostol. D. Pregh. N. 150 ascritti.Pia ass. pro Sem. N. 30.Commis. Miss. Quasi tutta la popol. è ascritta alle 3 Opere Pontif.Buona stampa N. 30 “Italia dom.” 18 “Resegone” e altri periodici.

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[351/361] Anno 1952

Triduo pasquale e Sagra di S. Bart. La domenica di Passione, onde favorire anche gli emigranti in partenza, viene celebrata la S. Comunione pasq. preceduta da un triduo predicato da un P. Gesuita di Bergamo. Esito buono.

Aut-Aut Come la costumanza centenaria vuole, il lunedì dell’Angelo si è celebrata la Sagra di S. Bartolomeo. Noi tutti parroci della valle abbiamo posto alle popolazioni, agli albergatori e bettolieri il dilemma: o finirla di profanare (balli ecc.) la festa, o questa verrà soppressa, e ciò dopo che il Parroco di Vedeseta ne ebbe parlato a S. Em.

Congregazione del Clero della Pieve di Primaluna a Vedeseta Il 29 aprile verso le 10, in corriera speciale arrivavano quassù il Rev.mo Prevosto di Primaluna Vic. For. Don Samuele Cislaghi, accompagnato dai R. R. Sacc. parroci e coad. Della Valsassina. Vidimus in S. Visitatione vic. 29.4.1952 D. Cislaghi Vic. For.

[352/362] Congregazione Clero di Valsassina e ValtaleggioIl Parroco di Vedeseta per l’occasione invita anche i Confratelli di Valtaleggio, sempre tanto buoni con lui e il Parr. di Morterone: S. Messa del Rev Vic. For. e predica: la popolaz. partecipa: poi agape fraterna. Davvero: “quam bonum et quam jucundum”!282

Nuove SS. ReliquieCon una spesa di 50.000 lire vengono allestiti n. 8 SS. Reliquiari in legno scolpito, argentati e dorati con oro zecchino: il popolo concorse per circa 30.000 £. Servono a decorare gli altari laterali.

I Comunione Nella solennità del Corpus Domini, 12 giugno, vengono ammessi alla I Comunione N. 11 bambini e 9 bambine: purtroppo quassù i piccoli, anche a 9 e più anni, risultano talvolta ancora acerbi e illeterati [sic!].

Oratorio ragazze e scuola di lavoro Con l’arrivo delle ven. Marcelline si riprende nei pomeriggi festivi un po’ di assistenza alle fugliuole con scuola di ricamo: ma i genitori non mandano le figliuole con la dovuta premura e il frutto è scarso.

Villeggiatura e suoi guai Bisogna purtroppo constatare un peggioramento progressivo nel malcostume: scollacciature sbracciature vagabondismo diurno e notturno: però reagendo, qualche frutto si ottiene: si è rinnovata l’ordinanza municipale proibente i calzoncini sulla pubblica via alle donne: a furia di insistere, quest’anno, almeno

282 "Quanto buono e giocondo...". Questo motto latino, completato con la frase "habitare fratres in unum", un inno allo stare fraternamente insieme era istoriato sopra l’ingresso della casa/ospizio di San Bartolomeo ancora qualche decennio fa.

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qui in paese, fin’ora (2 agosto) non si è ballato. Deo gratias. Bisogna vigilare anche lungo il torrente Enna. Bisogna tener l’occhio [353/363] aperto perché, alberghi e privati osservino le disposizioni di legge sugli affittacamere.

Moderna villeggiatura “vendemmia del diavolo” Bisogna, con la dovuta prudenza, far profitto anche dell’opera dell’autorità di P.S. (Maresciallo dei Carabinieri) Reagire positivamente. Colonie nostre, organizzare passatempi buoni. B. Stampa.

S. Perdono d’Assisi Sono presenti parecchi sacerdoti forestieri: don G. Savini, di Milano, il Parroco di Peghera e Morterone; i forestieri ne approfittano per svuotare il loro sacco quasi con maggior premura dei nostri! Purtroppo il concorso dei nostri uomini e giovani, non è più totalitario, come negli anni scorsi.

Festa votiva della Madonna Anche quest’anno si celebra con l’intervento di tutti i Sacc.Della Valle e di Morterone: buono il concorso ai SS. Sacr.

Per i Defunti 2 Novembre Ormai bisogna anche in occasione dei “Morti” far venire il sac. forestiero onde ottenere il concorso dei fedeli ai S. Sacram. Quest’anno venne per 3 giorni un padre missionario del P.I.M.E. di Milano.

Consuntivo Per fine d’anno sono presenti in paese 525 persone. Le SS. Comunioni furono circa 16.900 (ma sono compresi tanti forestieri!). Battes. n. 18 (4 in più del 1951 – [....])Morti n. 5 (5 in meno del 1951)Matrim. n. 6 (3 in meno del 1951)

[354/364] A. D. 1953

La popolazione diminuisce, nonostante il discreto numero di Battesimi dell’anno scorso: domiciliati in paese n (...), ma residenti solo (....) Un’altra famiglia (Arrigoni Franc. di Salguggia) si è trasferita in pianura.

S. Antonio e SS 40’Ore Col consueto generale concorso ai SS Sacramenti vengono celebrate le ns SS Feste: predica e confessa un P. Cappuccino del Convento di Albino = l’offerta per il trono di S. Antonio è scarsa (20.000) (i bergamini si lamentano per la scarsità e l’alto costo del fieno!)

50° del Corpo Musicale Il 29 gennaio si celebra il 50° di fondazione del ns Corpo Musicale: S. Messa solenne, predica processione al Cimitero e pranzo sociale nella casa delle Suore Marcelline. Don Artusi fondatore, don Pensa e il Parroco attuale hanno fatto quanto potevano per sostenere il Corpo Musicale: che esso corrisponda a tanti sacrifici e sia sempre di conforto e decoro nelle S. funzioni.

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S. Pasqua Emigranti Preparato da un po’ di predicazione con l’opera di un Padre Missionario del P.I.M.E. il precetto pasquale viene adempiuto dalla totalità della popolazione, come di tradizione. Una ventina tra uomini e giovani lasciano il paese per recarsi al lavoro dei boschi in Francia: torneranno a dicembre: il Parroco cerca di tenersi in contatto con loro a mezzo della corrispondenza e del Bollettino Parrocchiale.

[355/365] Festa di S. Bartolomeo Quest’anno, in obbedienza alle Leggi sinodali e al Card. Arcivescovo si sospende ogni esterna solennità di questa Sagra, tradizionale finché si vuole, ma che ormai più niente di sacro à conservato e che si potrebbe chiamare la Sagra di S. Giuda (Iscariote). Vuol essere un primo passo verso l’eliminazione totale – Quod Deus faxit.283

Ragazze al lavoro Circa 25 figliole, dai 16 ai 24 anni, sono a servizio a Milano e altrove: a Milano nei pomeriggi festivi, si raccolgono presso le Suore Marcelline (Via Quadronno). Per non lasciare vagabondare nei pomeriggi festivi quelle rimaste qui, il Parroco, col consenso dell’Arcivescovo, fa venire una maestra sarta (£ 800 per volta) – le figliole danno un contributo – alcune però non vengono neppure gratis.

Elezioni politicheHanno votato tutti salvo gli Emigranti e naturalmente la quasi totalità per la D.C. Però con mia sorpresa e dolore sono saltati fuori n. 2 comunisti: non riesco a immaginare chi possano essere, però in Chiesa ho reagito immediatamente contro l’infezione: vigilare e agire.

Estate Villeggiatura Coi primi sprazzi di sole ecco uscir fuori le lucertole e i ranocchi, ossia le cosiddette villeggianti (e villaneggianti) svestiti: ho già cominciato a vociferare per strada, ma il solo Parroco è “vox clam. in deserto”!

11 Luglio - V S. Visita Pastorale 12 Luglio 1953 S. Em. il Card. Arciv. A. I. Schuster arriva da Milano alle ore 17 precise e viene ricevuto alla porta della 11-12 Juli 1953 + Hild Card. Archiep.284

[356/366] Chiesa dalla popolaz. Parroco, sindaco, maresciallo e brigad. Carabinieri di Zogno, confratelli con baldacchino, figlie di Maria, luigini, e tutti i Parroci della Valle e i sacerdoti delle varie Colonie.

11-12 Luglio 1953 5a S. Visita Pastor. Ricevono la Cresima N 45 tra bambini e bambine più una di Barzio. S. Em. interroga sulla Dottrina cristiana. Dopo cena S. Rosario e predica del Card. Al mattino 12, domenica: Ave Maria alle 4.30. Discreto numero di giovani e uomini ai SS. Sacramenti. S. Messa, omelia comunione generale e partenza del Cardinale il quale si mostra contento e più tardi nella relazione della Visita al Vicariato, sull’”Italia”285 definisce Vedeseta “Parrocchia dissita (da Milano) ma assai buona”.

283 "Che Dio faccia". Faxit è una forma arcaica di faciat.284 Timbro tondo: Visitatio pastoralis 1953.285 Quotidiano cattolico di Milano.

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A conclusione il Parroco attuale pensa che ormai bisognerebbe anche qui introdurre i Vesperi domenicali alle ore 14 seguiti da 20 minuti di Dottrina e dalla Bened. col SS. Così si avrebbe modo di fare un po’ di Dottrina alla gioventù, di far santificare la festa a quelli del Centro e di tener occupate un po’ le ragazze.

2 agosto S. Perdono Cadendo in domenica torna più difficile trovare i confessori tuttavia aiutano i sacerdoti delle Colonie di Pioltello e Avolasio e D. Savini di Milano.

Il novello Parroco Don Sabino Camia, arriva oggi alle ore 21 da Saronno suo paese nativo e subentra in qualità di Vicario spirituale al Parroco D. G. Morandi il quale si raccomanda alla Misericordia di Dio e alla preghiera dei buoni. Amen.286

[357/367] Prime impressioni – settembre 1953287

Il primo mese di permanenza a Vedeseta viene trascorso dal novello Parroco come tempo di accostamento per studiare la situazione, perciò nessuna iniziativa, ma viene seguito l’orario e sistema precedentemente in atto.La prima impressione sulla locale popolazione è un giudizio piuttosto elastico: uomini buoni e devoti, donne di poco carattere, giovani che risentono dell’andazzo dei tempi, ragazze non cattive ma frivole e poco pie, i piccoli vanno seguiti attraverso un pur modesto ma organizzato Oratorio.

Solenne ingresso 4 ottobre 1953. Esplosione di affetto di popolo sotto una pioggia ininterrotta da mattina a sera. Presenti i sacerdoti della Valle, il Prevosto di Primaluna, il Vicario di Sottochiesa, una comitiva di Lainate.L’anziano maestro del paese, Locatelli G. Battista, un po’ padre spirituale di tutti, dà il benvenuto: un discorso veramente commovente e grandioso nel quale saluta il Novello Pastore come Padre, Maestro, Consigliere, Consolatore.Il locale Corpo Musicale ha condecorato la circostanza.

[358/368] Scuola di canto Si dà inizio alla scuola di canto. L’intenzione è di costituire un coro possibilmente a voci d.; diversamente, essendo gli uomini assenti per quasi tutto l’anno in terra straniera a lavorare, invece di voci dispari soltanto a voci pari bianche. Le voci, specialmente femminili, sia soprani che contralti, sono ottime, robuste, intonate e melodiose. Le lezioni si tengono tre giorni la settimana: lunedì, mercoledì, venerdì.

Ottobre Intervento notevole al mese del Rosario; un po’ scarsi gli uomini e i giovani. Un primo tentativo di oratori organizzati.La popolazione regala al Parroco una nuova Gilera 150 sport. (un regalo notevole per una popolazione di 564 abitanti).

286 Termina qui la parte di Chronicus di mano di don Giovanni Morandi. Una mano posteriore ha aggiunto in coda, a biro: "si ritira a Milano".287 Ovviamente inizia il contributo al Chronicus del nuovo Parroco don Sabino Camia.

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Novembre Massa compatta di fedeli partecipa all’ottavario dei morti. Anche alla sera abbastanza sentita la processione al cimitero.Continuano alacremente i lavori per [359/369] l’ampliamento del tratto di strada: Ponte di Garibaldi-Vedeseta, per la lunghezza di circa 10 Km. Il governo ha concesso un mutuo ai Comuni di Taleggio e Vedeseta.

Dopo 5 mesi Ecco le impressioni del Parroco, al termine dell’anno, sull’andamento morale e spirituale della Parrocchia: lodevole frequenza ai Sacramenti e alle funzioni; rispetto e stima per il Pastore della Parrocchia; un’acredine subdola ma diffusa nei rapporti del prossimo; tiepida e pigra la gioventù nella preghiera, mentre volentieri si diverte nel ballo. 1954Gennaio Si richiama ad alcuni, che fanno l’orecchio da mercante, il precetto delle decime.La tarda sera del 18 gennaio, un incendio, scoppiato nei magazzini stipati di legna del falegname Locatelli Giovanni e che minacciava di estendersi [360/370] ai fabbricati circostanti, veniva circoscritto e domato dal pronto soccorso degli abitanti, unanimamente accorsi al rintocco ripetuto del campanone, armati di secchi. L’unione fa la forza.Ottima la frequenza ai Sacramenti per le S. Quarantore abbinate alla patronale S. Antonio. Discreto il tempo che favorisce la processione, l’incanto della statua frutta la buona somma di £ 27.000.Attraverso il cantiere di lavoro per disoccupati, viene demolito un abitato, appartenente in parte alla Chiesa e nell’altra a un privato, allargando quella strada fiancheggiante la casa parrocchiale e permettendo a Gesù eucaristico di passare attraverso una via più dignitosa nelle processioni. Il Comune si impegna ad aiutare il Parroco nel realizzare il desiderio di edificare la sala per i giovani (sala di ritrovo).

Febbraio Già da circa 4 mesi funziona il cinema piantato dal nuovo Parroco. Si dubitava che l’esperimento, dopo il primo entusiasmo, [361/371] dovesse cadere; invece il pronostico venne sovvertito e la gente di Vedeseta, come di Olda, non perde neanche uno spettacolo alla domenica. La gioventù di Vedeseta ama tanto il cinema e il gioco del calcio.Riuscirà lo spettacolo cinematografico snidare le ragazze dalla sala da ballo, per divertirle con un sano ed educativo divertimento?La sala ha una modesta capienza, circa 90 spettatori e il proiettore è a passo ridotto.Inizia l’esodo degli emigranti, che vanno in Francia a guadagnarsi un pane assai sudato. Sono numerosi e forse i più buoni della Parrocchia.

MaggioViene distribuita la I S. Comunione a 18 angioletti (11 maschi e 7 bambine).Nello spirito dell’anno mariano vengono organizzati due pullman per un pellegrinaggio al Santuario del Sacro Monte di Varese. Riuscitissimo.

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Giugno P. Giuliano Volpi delle missioni africane celebra in mezzo a noi la sua prima Messa. La popolazione vi partecipa volentieri e la Scuola di canto si esibisce con una eccellente esecuzione polifonica.[362/372] Data indimenticabile: 10 giugno: la furia degli elementi si scatena selvaggiamente sulla Valtaleggio e le acque torrenziali, spaventosamente ingrossatesi, spazzano letteralmente dalle fondamenta la strada dell’Orrido: tutta la strada da rifarsi e, in attesa della nuova arteria che unisca la Valle a S. Giovanni Bianco, si dovrà necessariamente passare per Brembilla; una strada quest’ultima discreta per il fondo in terra battuta ma noiosa oltremai per le numerosissime e ubriacanti curve.

Luglio e agosto Tempo di villeggiatura. Si fa appello alla serietà e al buon senso dei forestieri per non offendere il pudore col costume indecente. In complesso i villeggianti sono vecchi o anziani o bimbi (tutta gente a posto e che frequenta con esattezza le funzioni di Chiesa); ma non manca qualche testa calda di ragazza o vitellone.Fra tutti spiccano con evidenza solare le R. Suore Marcelline: esse sono la benedizione e la provvidenza di Vedeseta. Chi non [363/373] ammira il loro esempio? Chi non apprezza il lavoro fatto con amore per l’altare e la sagrestia? Chi non riconosce l’opera che svolgono a Milano per le ragazze di Vedeseta, che lavorano al servizio delle famiglie?La Superiora Suor Teresa Mercalli è poi di una magnanimità unica più che rara (che Dio la conservi per tanti anni ancora): distribuisce regali ai piccoli, scampoli alle ragazze, premi per banchi di beneficenza pro-Chiesa, offerte alla Parrocchia. Insomma sono suore ricche di virtù e di opere caritative.Cordiale e commovente l’incontro del Parroco coi mandriani che alpeggiano sui circostanti monti, tra prati ubertosi e baite disseminate qua e là, lontani dalla Chiesa Parrocchiale. Eppure non mancano quelli che tutte le domeniche scendono al basso ad ascoltare la messa. Che sacrificio!!! Che fede!!!Sono urgenti i lavori per rinnovare il tetto della sagrestia della Chiesa Parrocchiale, ridotto in condizioni pietose: marcite e crollanti le gronde e grondaie, ammuffite le pareti esterne ed interne, rovinato il quadro a olio della parete destra del coro.Il preventivo delle spese si aggira sulla cifra di 350.000 lire. Forza, all’opera!

[364/374] VilleggiaturaNon tutti gli emigranti approfittano delle ferie per accostarsi ai Sacramenti.Alcune ragazze si prestano alle leggerezze dei soliti fanfaroni milanesi.Come il solito l’osteria [....] organizza il ballo; ma questa volta si unisce nel passatempo del demonio anche l’osteria [....] e, ammoniti, insistono nel passatempo immorale.Alla Lavina viene inaugurata la nuova strada, che si stacca da quella provinciale per giungere fino alla Chiesetta; nel contempo viene inaugurata la cappelletta, sita all’inizio del tronco e costruita dalla forestale.Nel breve spazio di pochi giorni scompaiono improvvisamente due grandi figure:Alcide De Gasperi e il Cardinal Schuster.

Settembre È terminato il lavoro della Sagrestia: tetto nuovo, gronde, grondaie, pluviali, sigilli, imbiancatura: un lavoro per bene, a opera di Arrigoni Raimondo.

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Contemporaneamente viene sistemato il salone dell’Oratorio: pavimenti in cemento armato,288

[365/375 bianca]

[366/376 in un riquadro]

Lapideposta in Chiesa Parrocchiale

per la 3ª Visita Pastoraledell’Em.o Card. Arciv.o

Anno 1911.-----------

Quod Em.us Card. Andrea C. FerrariArchiepiscopus Mediolanensis

Pastor bonus animarumHanc alpestrem paroeciam

Tertio jam inviseritAnni MCMXI

Parrochus Carolus Artusiet Parrocchiani

Grati letique animiMonumentum posuere

[367/377 in un riquadro]Lapide

posta in Chiesa Parr.leper la 2ª Visita P.e

dell’Em.mo Card. Arc.oAnno1904------------

Pridie Idus JuliasAnno reparatae Salutis

MCMIV.Card. Andreas Ferrari

Mediolanensis ArchiepiscopusPastoralem hujus paroeciae

Alteram visitationemPersonaliter explevit

Carolo Artusi Parrocho.

288 Il Liber chronicus si interrompe così. Lo completano i testi di alcune lapidi.

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[368/378 sempre in riquadro]Lapide in marmo

posta sul presbiterio della ChiesaParrocchiale il 21 Giugno 1896.

===============Anno post Christum natum

MCCCIVCDie XXII Mense Junio

Templum hocEminentissimus Cardinalis

Andrea Carolus FerrariMediolanensis Archiepiscopus

Diocesim pro potestate invisensCarolo Artusi Curione

Solemnibus CoerimoniisConsecravit.

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INDICE 289

Parte Prima

Capitolo I

Capitolo II

Capitolo III

Capitolo IV

Capitolo V

Capitolo VI

Cenni geografici – Descrizione dei confini – Posizione fisica – Sua superficie. pag. 1Altezza di Vedeseta, e delle sue rispettive frazioni - approssimativa distanza dalla centrale. pag. 5Prodotti del suolo, e dell'industria - Suoi fiumi, e monti pascolivi. pag. 9Epoca approssimativa in cui si stabilirono i primi abitanti nella Valle Taleggio. pag. 15Epoca in cui furono erette le contrade principali, e secondarie e loro distanza approssimativa. pag. 19Famiglie primarie stabilitesi in Vedeseta ed altre sopravvenute in seguito. pag. 24

p. 5

p. 8

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289 Si tratta, ovviamente, dell'indice relativo al solo allegato poiché l'indice generale della Tesi ha trovato posto in inizio di volume. L'indice è, per larga parte, quello del Liber chronicus, redatto dai due primi compilatori, Giuseppe Locatelli e don Carlo Artusi. Che anche nell'indice riflettono il loro modo di affrontare l'opera, con una impostazione più organica, per capitoli, il primo, in modo più minuto, diaristico il secondo, che per quanto riguarda l'indice della parte IV, compilato solo per la parte iniziale, è incorso in numerose difformità rispetto al testo sia per quanto riguarda i titolini sia per quel che riguarda la numerazione dei medesimi e anche in qualche riferimento di pagina sbagliato. Non avendo gli altri compilatori provveduto ad aggiornare l'indice man mano che crescevano le pagine del Chronicus per dare un qualche riferimento al lettore abbiamo provveduto a completare l'indice e a dare, ovviamente, accanto alla numerazione storica delle facciate del testo, la loro corrispondenza nelle pagine a stampa. Abbiamo indicato col carattere corsivo la numerazione delle pagine a stampa e tutte le parti non presenti nel testo manoscritto.

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Capitolo I

Capitolo II

Capitolo III

Capitolo IV

Capitolo V

Capitolo VI

Capitolo VII

Capitolo VIII

Capitolo I

Capitolo II

Capitolo III

[370] Parte seconda

Notizie religiose - Parrocchia matrice cui fu prima soggetta Vedeseta. pag. 31Erezione di Vedeseta in Parrocchia - Prima Chiesa parrocchiale, sua descrizione ed innovazione - Chiesa parrocchiale posteriore in cui fu trasferita. pag. 42Erezione degli Oratorii - Data certa in cui furono costruiti - Loro descrizione ed invocazione. pag. 50Visite pastorali avvenute per mezzo degli Arcivescovi di Milano e loro delegati - Costruzione della nuova Chiesa parrocchiale sua figura ed invocazione. pag. 64Quadri e rarità - Titolare, addobbi e paramenti - Campanile, concerto di campane ed orologio - Casa parrocchiale, prebenda. pag. 82Cappellanie erette in progresso di tempo - Loro dotazione - Soppressione avvenuta. pag. 94R. R. Sacerdoti nativi della Parrocchia di Vedeseta, e manzioni da loro esercitate in [371] Diocesi e fuori di Diocesi. pag. 107Visita pastorale fatta da S. Eminenza Rever.ma il Cardinale Andrea Carlo Ferrari Arcivescovo di Milano - Consacrazione della Chiesa parrocchiale, e sue principali prescrizioni. pag. 113

Parte Terza

Elenco dei RR. Parrochi risieduti in Parrocchia di Vedeseta dall'anno 1560, all'anno 1700 - Istituzioni ed opere compiute sotto la loro reggenza. pag. 129Istituzioni ed opere compiute dall'anno 1700 all'anno 1800 inclusivo. pag. 137Istituzioni ed opere compiute dall'anno 1800 esclusivo, fino all'anno 1875. pag. 145

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Capitolo IV

Capitolo V

Capitolo VI[372]Capitolo VII

Capitolo VIII

Capitolo IX

Capitolo X

Capo 1

[373]Capo 2Capo 3

Capo 4Capo 5Capo 6Capo 7Capo 8Capo 9

Istituzioni ed opere compiute dal suddetto anno fino all'anno 1900. pag. 152Idem idem dall'anno 1900 all'anno 1901 - Provvista statua S. Rocco e Bambino. pag. 174Idem idem dall'anno 1901 all'anno 1907. Erezione campane Lavina. pag. 183Istituzioni ed opere compiute dall'anno 1902 all'anno 1904. pag. 198Dilucidamento dei banchi degli uomini e delle donne. pag. 206 Seconda Visita pastorale dell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo. pag. 210Dono dello stesso di una nuova statua della B. V. del Rosario, e trasporto dell'attuale all'Oratorio della Lavina. pag. 215Istituzione del Corpo musicale - Descrizione dei ristauri, riordinamento, ed alzamento della casa parrocchiale - Acquisto del simulacro della B. V. di Caravaggio per l'Oratorio del Reggetto, del S. Cuor di Maria, del paramento nero solenne, e del simulacro della B. V. della neve per l'Oratorio di Avolasio. pag. 219Annotazione di varie altre opere non descritte. pag. 236

Parte quarta

Elenco delle opere compiute dal 1910 al 1915Posa in opera dello zoccolo in cimento in giro intorno Ch.a p.e.. pag. 247

Acquisto un parato bianco. pag. 249Acquisto 2 braccioli grandi per le lampade. pag. 251Acquisto 1 tappeto. pag. 252Posa della statua S. Carlo B. pag. 253Capocelo e sedile noce. pag. 257N. 6 lampade nuove. pag. 258Desc.e messale, stole, lanterne. pag. 259Visita pastorale - 3a - Em. Arc. pag. 260

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Capo 10

Capo 11

Capo 12

Capo 13

Capo 14

Capo 15

Capo 16

[374]Capo 17

Capo 18

Capo 19Capo 20Capo 21Capo 22Capo 23Capo 24Capo 25

Capo 26[375-380 bianche]

Costruzione della nuova casa del Corpo musicale. pag. 262Acquisto della nuova statua di S. Ambrogio. pag 266Rinnovazione dei seramenti in ferro e vetri sm. C.a p.e. pag. 268Acquisto di n. 10 cotte per le sollennità e per R. Sacerdoti. pag. 267Posizione dei seramenti di ferro con vetri colorati alle 9 finestre Ch.a p.e. pag. 268Impianto parafulmine e 3 camici con amitti nuovi. pag. 269Impianto una fontana - Acqua casa p.e e casa bandisti. pag. 270

Costruzione di una casa e Ossario. pag. 271Costruzione terrazza - Dem camp.le. pag 273Costruzione nuovo campanile. pag. 275Eco della 2a Visita P.e. pag. 289Rifabricazione Oratorio Lavina. pag 292Eco della 4a Visita P.e. pag. 294Eco della guerra. pag. 295Autografi di S. Eminenza. pagg. 296-297 Indirizzo a S. E. pel 25.mo ingresso. pagg. 298-299Ristauro Cappella dei Morti. pag. 300

Inaugurazione monumento ai caduti - Morte Don Artusi. pag. 301Parroco Pensa Don Carlo. pag 3031924 Visita pastorale Card. Tosi. pag 305Riedificazione di S. Bartolomeo. pag 3071929 SS. Missioni. pag 3121930 Costituzione Circolo femminile. pag 313 1931 Restauri Chiesa parrocchiale. pag 315Opere compiute in Sacristia. pag 317Restauri Oratorio S. Giovanni Batt. e S. Caterina. pag. 318Restauri Oratorio Reggetto. pag 319

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Erezione nuova Chiesa di Avolasio. pag 3211931Visita pastorale di S. Em. il Card. Schuster. pag 3241932 Giardino di fronte alla Chiesa. pag. 3251933 Consacrazione al S. Cuore di Gesù. pag 3251934 Salone Radio. pag. 3271936 Villa del S. cuore delle Suore Marcelline. pag. 3281937 II Visita pastorale Card. Schuster. pag. 3291938. pag. 3311941 Soldati. pag. 3331946 Morte parroco don Pensa. pag. 3371947 Entrata novello parroco don Giovanni Morandi. pag. 3421948. pag. 335/3451949. pag. 341/3511950 Anno santo. pag. 344/3541951 Anno Santo universale. pag. 347/3571952. pag. 350/3601953. pag. 354/3641953 5a Visita pastorale del Card. Schuster. pag. 356/3661953Ingresso nuovo parroco don Sabino Camia. pag. 357/367Lapidi. pag. 366/376Indice. pag. 369/379

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