- progetto definitivo - aggiornamento 2014 · sistemazione idrogeologica dei versanti della collina...
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Relazione sull'Applicabilità delle
- PROGETTO DEFINITIVO -
di LETTERE, CASOLA di NAPOLI e S. ANTONIO ABATE
della COLLINA di DEPUGLIANO INCOMBENTI sui COMUNI
SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA dei VERSANTI
PROGETTAZIONE
2
1
0
Rev.DATA DESCRIZIONE DELLA REVISIONE
ELABORATO n° SCALA CODICE PROGETTO
POR Campania FESR 2007/2013D.G.R. 496/2013 - Iniziative di accelerazione della spesa - Allegato 1 - ID 01
(APQ Difesa Suolo - D.G.R. 1001/2005 - cod. DS.NA.03/1)
Il Responsabile del Procedimento:
ing. MASSIMO DELLA GATTA
aggiornamento 2014
SNAMPROGETTI S.p.A. progettazione definitiva, relazione geologica e Piano di Sicurezza di cui al Contratto di
Il Segretario Generale dell'AdB:
avv. LUIGI STEFANO SORVINO
12/04
12/14
(Mandataria)
- ing. LUIGI FARIELLO
- geol. ANTONELLA GUERRIERO
- arch. ORNELLA PISCOPO
- arch. MAURO VINCENTI
GRUPPO DI LAVORO (ex Ord. n. 15 del 17/02/14) :
(elaborati di calcolo, specialistici e contabili)
(studi ed elaborati geologico-tecnici)
(inserimento urbanistico e fattibilità ambientale)
(elaborati grafici e Piano di Sicurezza e Coordinamento)
Servizi Rep. n° 9 del 07.04.2004 - approvata con D.G.R. n. 1888/2005
verifica ed adeguamento tecnico-normativo, contabile ed amministrativo degli elaborati
progettuali di cui alla Rev. 0
Tecniche di Ingegneria Naturalistica
Sistemazione idrogeologica dei versanti della collina di Depuglianoincombenti sui Comuni di Lettere, Casola di Napoli e S. Antonio Abate
(APQ Difesa Suolo – D.G.R. 1001/2005 – COD. DS.NA.03/1)
Progetto Definitivo – Aggiornamento 2014
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Rev. 1 - dicembre 2014
INDICE
1. PREMESSA ..............................................................................................................................2
2. STUDI E INDAGINI PRELIMINARI .........................................................................................4
2.1 STUDIO GEOLOGICO - TECNICO .............................................................................................4
2.2 STUDIO IDROGEOLOGICO ......................................................................................................5
2.3 STUDIO DELLE CARATTERISTICHE FLORO - FAUNISTICHE E AMBIENTALI ................................6
3. L’INGEGNERIA NATURALISTICA.........................................................................................8
3.1 GENERALITÀ .........................................................................................................................8
3.2 CAMPO DI APPLICAZIONE ED OBIETTIVI..................................................................................8
3.3 TECNICHE DI INTERVENTO.....................................................................................................9
3.4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO.................................................................................................9
3.5 VANTAGGI E LIMITI DELL'INGEGNERIA NATURALISTICA .........................................................10
3.5.1 Vantaggi .....................................................................................................................10
3.5.2 Limiti ...........................................................................................................................10
3.6 PRINCIPALI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA ......................................................11
4. LA SOLUZIONE PROGETTUALE ADOTTATA ..................................................................15
4.1 VERSANTE S. ANTONIO ABATE ...........................................................................................15
4.1.1 Località Cottimo .........................................................................................................15
4.1.2 Località Saletta ..........................................................................................................16
4.2 VERSANTE CASOLA DI NAPOLI ............................................................................................17
4.2.1 Località Gesini ...........................................................................................................17
5. APPLICABILITÀ DELLE TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA ......................18
5.1 CARATTERIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA ............................19
5.2 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA ............................................20
5.2.1 Palificata viva a doppia parete ..................................................................................20
5.2.2 Grata viva...................................................................................................................20
5.2.3 Briglia in pietrame e legname ...................................................................................21
5.2.4 Opere di protezione superficiale del suolo e ripristino vegetazionale ....................21
5.2.5 Opere di smaltimento superficiale ............................................................................21
5.3 INDICAZIONI SULLE ESSENZE...............................................................................................22
6. CONCLUSIONI .......................................................................................................................23
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1. PREMESSA
Il presente aggiornamento progettuale di livello definitivo (Rev. 1 – dicembre 2014), redatto dal
personale interno all’Autorità di Bacino della Campania Centrale (Gruppo di Lavoro costituito
con Ord. n. 15 del 17.02.2014 del Commissario Straordinario pro tempore), concerne la verifica
e l’adeguamento della precedente versione di pari livello (Rev. 0 – dicembre 2004)1 – redatta
dall’ATI Snamprogetti S.p.A. (mandataria) a seguito di apposito Contratto di Servizi Rep. n. 9
del 07.04.20042 ed approvata con D.G.R. n. 1888/2005 – ai sopraggiunti scenari tecnici e
normativi. In particolare, l’attività di aggiornamento si inquadra nelle iniziative di accelerazione
della spesa di cui alla D.G.R. n. 148 del 27.05.2013, atteso che il progetto di cui trattasi rientra
tra quelli ritenuti selezionabili dalla D.G.R. n. 378 del 24.09.2013, nonché nel bacino dei progetti
potenzialmente coerenti da ammettere a finanziamento sul POR FESR Campania 2007/2013 di
cui all’Allegato 1 della D.G.R. n. 496 del 22.11.2013 (cfr. interventi di cui all’A.P.Q. Difesa Suolo
– Delibere CIPE 142/1999, 84/2000, 17/2003 e 20/2004 – ID 1), per un importo complessivo di
10 milioni di Euro.
1già oggetto di verifica “interna” da parte del RUP con verbale del 15.02.2005
2Contratto di Servizi per “Progettazione definitiva, relazione geologica e Piano di Sicurezza” tra la Mandataria ed il
Segretario Generale pro tempore
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La realtà morfologica e climatica che caratterizza l’area oggetto del presente aggiornamento
progettuale (Rev. 1) unita alla natura pedologica dei terreni presenti, determina una notevole
tendenza all’erosione superficiale diffusa ed al dissesto idrogeologico.
Queste zone, come in molti altri esempi sia regionali sia nazionali, hanno subito negli ultimi
decenni dei mutamenti di carattere morfologico dovuti alla crescente antropizzazione dei luoghi
non supportata, o sfuggita completamente, agli opportuni strumenti di gestione del territorio.
La causa e l’origine di tale problematica sono da ricercarsi:
nella progressiva trasformazione delle destinazioni d’uso dei suoli ricollegabili agli sviluppi
economici degli ultimi cinquant’anni;
nell’abbandono dei terreni agricoli verificatosi nelle zone collinari per effetto della
“migrazione” della popolazione verso la città;
nella progressiva trasformazione di aree di pianura, anche di vaste estensioni, da un uso
agricolo estensivo ad aree urbane e/o industriali;
nella mancata o diminuita regimazione delle acque superficiali a seguito di tali profondi
cambiamenti nell’uso del suolo.
Tutto ciò ha determinato situazioni di dissesto legate a fattori di disordine idrogeologico,
insediativo e ambientale tali da indurre, in concomitanza di eventi meteorici anche di modesta
intensità, l’insorgere di problematiche che interessano in maniera diffusa ampie zone di
territorio, come quella oggetto di interesse.
In tale contesto generale il “dissesto idrogeologico” viene a caratterizzarsi come l’insieme dei
processi di alterazione dell’equilibrio dei versanti e dei suoli ad opera delle acque con il
conseguente innesco di fenomeni erosivi, franosi ed alluvionali. Ne consegue la necessità di
intervenire particolarmente nelle zone montane e collinari, in quanto la sistemazione di dette
aree determina un miglioramento complessivo delle condizioni idrogeologiche del territorio.
In tale contesto le tecniche di ingegneria naturalistica rappresentano lo strumento operativo, in
alternativa alle tecniche tradizionali, per la manutenzione e trasformazione del territorio nel
pieno rispetto dei principi di compatibilità ambientale.
Di seguito, pertanto, è stata condotta un’analisi circa la applicabilità nell’ambito di interesse
delle tecniche di ingegneria naturalistica3, individuando quegli interventi più efficaci in termini di
mitigazione, diretta ed indiretta, del rischio idrogeologico.
3in linea con quanto previsto dall’art. 3 del D.P.G.R. n. 574/2002 di emanazione del “Regolamento per l’attuazione
degli interventi di ingegneria naturalistica” in Regione Campania
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2. STUDI E INDAGINI PRELIMINARI
Nell’ambito della precedente stesura progettuale (Rev. 0) è stata predisposta una serie
dettagliata di indagini di campo che ha interessato la geologia, la geotecnica, l’idrogeologia e
l’idraulica dell’area di interesse; sono stati effettuati, altresì, rilievi topografici delle aree di
intervento e studi, a carattere bibliografico, sullo stato ambientale dell’intero contesto. I risultati
di tale campagna conoscitiva vengono sostanzialmente confermati ed utilizzati ai fini del
presente aggiornamento progettuale (Rev. 1).
Se ne riportano, a seguire, i caratteri più salienti.
2.1 STUDIO GEOLOGICO - TECNICO
L’area in esame ricade lungo il versante settentrionale del massiccio carbonatico dei Monti
Lattari litologicamente rappresentati da calcari, calcari dolomitici e, solo marginalmente,
dolomie. Esso è delimitato a nord-est da depositi prevalentemente piroclastici, mentre è in
contatto, verso sud, con i terreni dolomitici dei Monti di Salerno. In generale, l’assetto strutturale
dell’intera Penisola amalfitano-sorrentina è riconducibile ad una monoclinale, piuttosto regolare,
con gli strati immergenti generalmente verso ovest/nord-ovest. Questa monoclinale è, a sua
volta, dissecata da alcuni sistemi di faglie dirette variamente orientate risultando, quelle a
direzione appenninica ed antiappenninica, connesse con la tettonica più recente a carattere
distensivo che ha dato origine ad una struttura ad “horst” e “graben”.
I rilievi carbonatici risultano essere costituiti da calcari e calcari dolomitici che si rinvengono
spesso stratificati, fratturati e cataclasati particolarmente nelle aree interessate da direttrici
tettoniche; generalmente sono ricoperti da depositi piroclastici frequentemente frammisti a
detrito e brecce calcaree cementate o poco cementate provenienti dai massicci circostanti. La
matrice cementante è di natura piroclastica. I depositi detritico piroclastici sono diffusamente
distribuiti su tutto il territorio oggetto di studio. Non sempre è possibile definire lo spessore di
questi depositi in quanto essi risultano ricoperti da una sottile copertura di materiale piroclastico
incoerente; in generale lo spessore di tali depositi è pari a circa 5-6 m con progressivo
assottigliamento degli stessi depositi verso le quote topograficamente più elevate.
I depositi piroclastici incoerenti si rinvengono generalmente a copertura dei calcari e dei depositi
detritico-piroclastici; si presentano superficialmente alterati e talvolta argillificati. Lo spessore di
questi depositi è variabile in ragione della originaria morfologia del substrato carbonatico: a
minori pendenze corrispondono, in genere, maggiori spessori con generale aumento degli
stessi nelle aree di fondovalle.
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I calcari e calcari-dolomitici affiorano estesamente lungo i costoni, nei tagli artificiali ed in tutte
quelle aree in cui la copertura piroclastica è stata progressivamente erosa. Il grado di
carsificazione è variabile risultando talora molto elevato con formazione di grotte e cavità.
L’immersione degli strati, nel complesso abbastanza regolare, risulta localmente variabile in
relazione agli effetti di rotazione e basculamento subiti dai diversi morfo-blocchi ad opera dei
processi tettonici più recenti. Data la variabilità giaciturale e di composizione granulometrica dei
diversi corpi sedimentari rilevabili nel sottosuolo dell’intera area, per la caratterizzazione
geotecnica del complesso nel suo insieme si è preferito fare riferimento a parametri medi
derivati dall’elaborazione di tutte le informazioni e dati disponibili.
I diversi litotipi rilevati nell’area possono essere così differenziati:
materiali di riporto eterogenei;
depositi detritico-alluvionali;
depositi piroclastici rimaneggiati;
depositi piroclastici in deposizione primaria;
substrato carbonatico.
Nella tabella a seguire se ne riportano i principali parametri geotecnici:
PARAMETRI GEOTECNICI (°) c (t/mq) (t/mc)Materiali di riporto eterogenei 30 0.50 1,90Depositi detritico alluvionali 30 0,50 1,75
Depositi piroclastici rimaneggiati 22 0,10 1,60Depositi piroclastici in deposizione primaria 27 0,30 1,60
Substrato carbonatico 40 5,0 2,3
2.2 STUDIO IDROGEOLOGICO
Dal punto di vista idrogeologico la struttura dei Monti Lattari è caratterizzata da un assetto
geologico piuttosto complesso al quale fa riscontro una situazione idrogeologica altrettanto
complicata. All’interno di ognuna delle formazioni geologiche esistono, infatti, litotipi con
comportamenti, nei riguardi della circolazione idrica sotterranea, anche sostanzialmente diversi
tra loro.
Il complesso dolomitico, rappresentato essenzialmente da dolomie grigie stratificate, si presenta
spesso in condizioni di notevole tettonizzazione (dolomie farinose). Tali caratteristiche,
unitamente alla posizione basale occupata dal complesso, fa si che lo stesso si comporti da
“impermeabile relativo” rispetto alla sovrastante serie più francamente calcarea.
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Il complesso dolomitico si rinviene più estesamente in affioramento nell’area sud orientale dei
Monti Lattari (tra Vettica Minore e Vietri sul Mare) rappresentando motivo di parziale
tamponamento del deflusso della falda in rete. La circolazione idrica sotterranea è più attiva
soprattutto nelle fratture e nelle faglie beanti che fungono da dreni preferenziali.
I complessi calcareo-dolomitico e calcareo sono quelli di più rilevante interesse in funzione delle
loro ben note caratteristiche idrogeologiche e per la loro maggiore estensione areale nella
struttura dei Monti Lattari. In essi si localizza preferenzialmente la falda idrica basale del
massiccio e dagli stessi traggono alimentazione tanto la falda della piana del Sarno quanto le
più importanti emergenze sorgive (sottomarine e non). Il grado di permeabilità relativo è
complessivamente elevato anche se risulta variabile da zona a zona in funzione del grado di
fratturazione e di carsificazione della roccia. Così come avviene nei complessi carbonatici la
circolazione idrica sotterranea è prevalentemente basale e non è condizionata in alcun modo
dagli spartiacque superficiali.
Ai predetti complessi variamente permeabili si contrappone la contenuta permeabilità dei termini
terrigeni e piroclastici che affiorano in placche discontinue o, più estesamente, ai piedi dei rilievi.
Di scarsa rilevanza idrogeologica è il complesso terrigeno-arenaceo che, discontinuo, poco
permeabile e di limitata estensione, svolge una parziale azione di tamponamento laterale
all’estremo sud-ovest dell’intera struttura.
Il complesso piroclastico, invece, assume maggiore peso nello schema di circolazione idrica dei
Monti Lattari in quanto si rinviene in modo più o meno continuo su gran parte dei rilievi
carbonatici oltre che nella piana di Agerola ed in quella di Sorrento (ove è, tra l’altro, esso
stesso sede di un acquifero che si sviluppa per falde sovrapposte). Il suo ruolo principale si
identifica in ogni caso nel trasferimento al sottostante acquifero carbonatico e nel rallentamento
del deflusso delle acque meteoriche assorbite regolarizzando, con ciò, il regime della falda di
base del massiccio carbonatico. Il complesso detritico-piroclastico costituisce fasce di potenza
variabile lungo i margini della struttura. Trattasi prevalentemente di brecce calcaree e di detriti di
falda che, in relazione alla maggiore o minore quantità di matrice piroclastica, esercitano un
ruolo idrogeologico che varia da efficace dreno della falda dei calcari a parziale tampone della
stessa.
2.3 STUDIO DELLE CARATTERISTICHE FLORO - FAUNISTICHE E AMBIENTALI
Il Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 781 del 13 novembre 2003
(B.U.R.C. 27/05/04) istituisce l’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari, il cui territorio è
delimitato in via definitiva dalla perimetrazione approvata con la D.G.R. n. 2777 del 26
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settembre 2003. L’area oggetto di intervento nella presente progettazione è ubicata in posizione
limitrofa al suddetto Parco dei Monti Lattari, pur non ricadendo all’interno di esso. In particolare,
in prossimità del territorio oggetto di studio ricade il S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria) n.41
“Dorsale dei Monti Lattari” di cui alla pubblicazione “Natura 2000” della Regione Campania –
Assessorato ai Parchi, Riserve Naturali e Conservazione della Natura – Settore Ecologia.
Nella valutazione delle specie floro-faunistiche presenti nell’area si è ritenuto opportuno fare,
comunque, riferimento allo studio riportato in Allegato C al suddetto Decreto, in quanto le aree
di interesse sono caratterizzate, in parte, da un analogo habitat naturale. Se ne riportano,
pertanto, gli aspetti più significativi:
La varietà delle specie esistenti è favorita da particolari microclimi, dovuti ad un assetto geomorfologico
accidentato, dove versanti aridi e assolati si alternano a profondi valloni, ambienti umidi ove è possibile
ritrovare il raro fenomeno dell’inversione vegetazionale e numerosi endemismi botanici e faunistici.
Si può distinguere la seguente flora caratterizzata dalla macchia mediterranea e dal bosco mesofilo: il
Castagno (Castanea sativa), la Roverella (Quercus pubescens), il Leccio (Quercus ilex L.), il Mirto
(Myrtus Communis L.), il Rosmarino (Rosmarinus Officinalis L.), il Corbezzolo (Arbutus unendo L.), il
Lentisco (Helichrysum litoreum Guss). La zona è anche ricca di valloni e ruscelli e si osservano quindi
essenze e specie legate ad ambienti umidi (come, per esempio, le felci). Rigoglioso il sottobosco: sono
presenti ciclamini (Ciclamen neapolitanum) e fragole (Fragaria vesca).
Per quanto concerne la fauna, tra i mammiferi più rappresentativi c’è il riccio (Erhinaceus europaeus) e la
talpa tra gli insettivori; il quercino (Elymys quercinus) e il moscardino (Muscardinus avellanarius) tra i
roditori. Tra i mustelidi, oggi possiamo osservare solo la faina (Martes foina) e la donnola (Mustela
nivalis), mentre è quasi scomparso il tasso (Meles meles). Tra i rettili si evidenziano i sauri, la lucertola
campestre, il ramarro, il geco, la vipera e il biacco. Nell’ambito dell’area in esame gli uccelli sono tra gli
animali più facilmente individuabili; tra i falconidi va segnalato il gheppio (Falco tinnuculus), spesso
osservabile mentre scruta dall’alto il territorio di caccia, mentre più raro è il falco pellegrino (Falco
peregrinus). Tra gli accipitriformi sono presenti la poiana (Buteo buteo) e lo sparviero (Accipiter nisus),
visibili durante il loro passo migratorio. Non è difficile inoltre osservare la civetta (Athene noctua), l’allocco
(Strix aluco), il barbagianni (Tyto alba), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), il merlo (Tordus merla), il
pettirosso (Erithacus nubecola), la quaglia (Coturnix coturnix), la rondine (Hirundo rustica).
La straordinaria qualità ambientale dell’area ha costituito da sempre un elemento di forte attrazione per
l’intervento dell’uomo in un territorio per secoli caratterizzato da un armonico equilibrio fra presenza
umana e risorse naturali. Nel periodo più recente, consistenti fenomeni di concentrazione edilizia hanno
determinato un’alterazione dell’originario equilibrio territoriale arrecando danni rilevanti al territorio. Tra le
attività agricole attualmente presenti, sono molto sviluppate le colture a oliveti e agrumeti; presenti anche
molti vigneti. Viene praticata la silvicoltura con conservazione di castagni a ceduo.
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3. L’INGEGNERIA NATURALISTICA
3.1 GENERALITÀ
Con il termine Ingegneria Naturalistica (di seguito I.N.) ci si riferisce a quell’insieme di
tecniche che, praticate per ridurre il rischio di erosione del terreno e favorirne il consolidamento,
prevedono l'utilizzo di piante vive o parti di esse (semi, radici, talee), da sole o in combinazione
con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili
(biostuoie, geojuta) o materiali artificiali non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti,
geotessili).
In Italia si comincia a parlare di I.N. (Ingegneria Naturalistica) intorno alla fine dell'800, quando
cioè iniziarono a diffondersi in Europa le tecniche di gestione (manutenzione) forestale. Furono
soprattutto i tempi brevi di realizzazione e la relativa economia in cui si lavorava (ad esempio
l'uso di materiali naturali reperibili direttamente sul luogo di intervento) che ne garantirono il
successo e la rapida diffusione anche in altri ambiti applicativi. Le esperienze italiane,
inizialmente concentrate in Alto Adige, Trentino e Veneto, si sono estese alle altre regioni
settentrionali fino ad interessare anche le zone mediterranee; negli ultimi anni, anche a seguito
della crescente sensibilità nei confronti dell'ambiente, si è assistito ad un significativo
incremento nella diffusione delle tecniche di I.N..
3.2 CAMPO DI APPLICAZIONE ED OBIETTIVI
Le tecniche di I.N. vengono applicate in diversi ambienti e per differenti finalità:
corsi d'acqua – per il consolidamento, mediante rinaturalizzazione, di sponde soggette ad
erosione; per la costruzione di briglie e pennelli e di rampe di risalita per l'ittiofauna;
zone umide – per la ricostruzione di ambienti idonei alla sosta e alla riproduzione della fauna;
coste marine e lacustri – per il consolidamento dei litorali soggetti ad erosione e
l’assestamento delle dune sabbiose;
versanti – per il consolidamento ed il rinverdimento dei pendii;
infrastrutture viarie e ferroviarie – per la realizzazione ed il rinverdimento di scarpate
artificiali; per la realizzazione di barriere antirumore;
cave – per il recupero ambientale di cave dismesse;
discariche – per il rinverdimento dei rilevati.
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L'ingegneria naturalistica comprende un insieme di tecniche basate sull'utilizzo di materiali
naturali o a basso impatto ecologico finalizzati al miglioramento dell'eco-compatibilità di opere
esistenti o in progetto.
Generalmente, l’I.N. viene utilizzata per conseguire e/o supportare il conseguimento dei
seguenti obiettivi tecnici:
a) consolidamento dei versanti nei confronti dei fenomeni erosivi mediante l'azione degli
apparati radicali delle specie utilizzate ed il peso dei materiali inerti coadiuvanti;
b) depurazione delle acque inquinate mediante ecosistemi filtro capaci di sfruttare le
capacità naturali di autodepurazione;
c) contenimento degli inquinanti trasmessi attraverso l'aria, quali polveri, aerosol, rumori;
d) garantire la permeabilità delle infrastrutture al passaggio della fauna;
e) costruzione di nuove unità ecosistemiche.
3.3 TECNICHE DI INTERVENTO
Le tecniche di I.N. prevedono l'utilizzo di piante intere o parti di esse (semi, radici, talee) in
combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno) o, in alternativa, con
materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta) e non (reti zincate, geogriglie, georeti,
geotessili). Le piante utilizzate devono essere: autoctone, originarie cioè dell'ambiente in cui
devono essere inserite; compatibili con l'ambiente e non dannose alle altre specie naturalmente
presenti; pioniere, ossia capaci di colonizzare e resistere in ambienti non favorevoli e/o sterili e
con specifiche caratteristche biotecniche (resistenza a trazione delle radici, resistenza alla
sommersione e all'inghiaiamento).
In relazione alle diverse condizioni ambientali di intervento si possono utilizzare più tecniche di
ingegneria naturalistica anche con applicazioni di tipo combinato.
3.4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO
La Regione Campania, nell’intento di assicurare la massima compatibilità ambientale nella
realizzazione degli interventi di difesa del suolo e bonifica idraulica, ha dato nel recente passato
notevole impulso all’adozione ed alla diffusione delle tecniche d'ingegneria naturalistica. A tal
fine, sono state emanate norme e direttive specifiche e sono stati fissati i criteri progettuali cui
devono attenersi gli interventi.
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Con D.G.R. n. 3417/2002 è stato, pertanto, approvato il “Regolamento per l’attuazione degli
interventi di ingegneria naturalistica” nel territorio regionale, successivamente emanato con
D.P.G.R. n. 574/2002 ed integrato con D.G.R. n. 4048/2002, per la parte relativa alle tabelle
riportanti le “essenze erbacee e suffrutticose”.
Riferimenti espliciti alle tecniche di I.N. sono, inoltre, presenti nella Normativa Comunitaria e
Nazionale.
3.5 VANTAGGI E LIMITI DELL'INGEGNERIA NATURALISTICA
3.5.1 Vantaggi
L'impiego delle tecniche di I.N. presenta numerosi vantaggi:
a) di tipo funzionale: le piante svolgono un'elevata funzione antierosiva, riducono la forza
battente delle piogge, con le radici trattengono le particelle di terreno impedendo un loro
dilavamento, aumentano la resistenza al taglio dei terreni;
b) di tipo ecologico: gli interventi di I.N. presentano una elevata compatibilità ambientale;
presentano una discreta biodiversità; creano habitat paranaturali per la fauna (luoghi di
alimentazione, riproduzione, rifugio); consentono un ridotto impatto ambientale nella
fase di cantiere;
c) di tipo economico: costi concorrenziali rispetto alle analoghe opere tradizionali; costi
ridotti per il ripristino ambientale del cantiere.
3.5.2 Limiti
Per un pieno successo degli interventi realizzati con tecniche di I.N. occorre effettuare un'analisi
di diversi parametri e fattori condizionanti.
Fattori geomorfologici: le tecniche di I.N. possono essere impiegate per la sistemazione dei soli
versanti interessati da dissesti superficiali.
Fattori funzionali: l'efficacia delle tecniche di I.N. non è sempre immediata e migliora nel tempo
con lo sviluppo delle piante; occorre, pertanto, valutarne attentamente l’impiego in quei casi in
cui è richiesta una rapida efficienza prestazionale.
Fattori tecnici e costruttivi: generalmente, le opere di I.N. sono di dimensioni contenute e
possono presentare limiti di applicabilità connessi all’altezza dei fronti, alle pendenze, alla
velocità delle acque ed al relativo trasporto solido.
Altri fattori limitanti possono risultare quelli:
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climatici - l'elevata variabilità delregime pluviometrico e termometrico del territorio italiano
condiziona le scelte delle specie vegetali da impiegarsi nell'I.N.;
esecutivi - il periodo di realizzazione delle opere di I.N. è limitato al periodo di riposo vegetativo
delle specie vegetali utilizzate; talvolta vi possono essere, pertanto, difficoltà nel reperimento
delle specie vegetali autoctone necessarie per la realizzazione degli interventi.
3.6 PRINCIPALI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA
A titolo puramente descrittivo ma non esaustivo si riporta un sintetico elenco di opere di
Ingegneria Naturalistica tratto dalle “Linee guida per Capitolati Speciali” redatto dall’ex Ministero
dell'Ambiente (A) ed, a seguire, quelle riportate nel Regolamento Regionale (B).
A.1 - Interventi antierosivi di rivestimento
semina a spaglio
semina con fiorume
semina a paglia e bitume
idrosemina
idrosemina a spessore
semina a strato con terriccio
semina di piante legnose
biotessile in juta (geojuta)
biostuoia in paglia
biostuoia in cocco
biostuoia in cocco e paglia
biostuoia in trucioli di legno
biofeltro in fibre miste
biotessile in cocco (sin. stuoia di cocco)
biorete di cocco
biostuoia tridimensionale in cocco
geostuoia tridimensionale in materiale sintetico
geostuoia tridimensionale in materiale sintetico bitumata in opera a freddo
geostuoia tridimensionale in materiale sintetico prebitumata industrialmente a caldo
geocelle a nido d'ape in materiale sintetico
rete metallica a doppia torsione
rivestimento vegetativo in rete metallica a doppia torsione zincata ( + plastificata) e biofeltri - biostuoie
rivestimento vegetativo in rete metallica a doppia torsione e geostuoia tridimensionale
rivestimento vegetativo a materasso preconfezionato in rete metallica a doppia torsione zincata (+plastificata)
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rivestimento vegetativo a materasso confezionato in opera in rete metallica a doppia torsione zincata (+plastificata), e diaframmi con non tessuto, biofeltro o geostuoia tridimensionale
rivestimento vegetativo a tasche in rete zincata e non tessuto o geostuoia sintetica
rivestimento in griglia metallica ancorata, geotessuto e terriccio
A.2 - Interventi stabilizzanti
messa a dimora di talee
piantagione di arbusti
piantagione di alberi
trapianto dal selvatico di zolle erbose
trapianto dal selvatico di intere ecocelle
tappeto erboso pronto
trapianto di rizomi e di cespi
copertura diffusa con ramaglia viva
copertura diffusa con culmi di canna
viminata viva
viminata viva spondale
fascinata viva su pendio
fascinata viva drenante su pendio
fascinata spondale viva di specie legnose
fascinata sommersa
fascinata spondale viva con culmi di canna
cordonata viva
cordonata viva con piloti
gradonata viva
graticciata di ramaglia
graticciata di ramaglia a strati
graticciata in rete zincata e stuoia
ribalta viva
palizzata viva
A.3 - Interventi combinati di consolidamento
grata viva su scarpata
palificata spondale con fascine vive
palificata viva di sostegno
sbarramento vivo
pennello vivo ad intreccio
traversa viva
repellente di ramaglia a strati
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rullo spondale con zolle (pani) di canne
rullo con ramaglia viva
rullo spondale in fibra di cocco
muro cellulare (alveolare) rinverdito
mantellate in cls
gabbionata in rete metallica zincata rinverdita
materasso in rete metallica rinverdito
terra rinforzata verde
muro a secco rinverdito
cuneo filtrante
rampa a blocchi
blocchi incatenati
scogliera rinverdita
briglia viva in legname e pietrame
A.4 - Interventi costruttivi particolari
muro vegetativo in conglomerato a secco di inerte e fibre tessili sintetiche
barriera vegetativa antirumore in terrapieno compresso
B.1 - Tipologie di intervento semplici
Semine
Rivestimenti per inerbimento
Piantagioni
Copertura diffusa con astoni
Viminata viva
Fascinata viva
Cordonata viva
Gradonata viva
Graticciata
Palizzata viva
Grata viva
Grata viva tipo “Vesuvio”
Palificata viva
Palificata spondale con graticcio “ Vallo di Diano”
Palificata a doppia parete “ Vesuvio “
Gabbionate rinverdite
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Materasso con rete metallica rinverdito
Terre rinforzate a paramento vegetato
Scogliera rinverdita
B.2 - Tipologie di intervento combinate
Pannello vivo
Traversa viva
Cuneo filtrante
Rampa a blocchi
Briglia in legname e pietrame
Muro vegetativo
Barriera vegetativa antirumore
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4. LA SOLUZIONE PROGETTUALE ADOTTATA
4.1 VERSANTE S. ANTONIO ABATE
Lungo il versante S. Antonio Abate le opere in progetto interessano le località Cottimo e Saletta
ed hanno lo scopo di intercettare le acque che attualmente, ruscellando dal versante
settentrionale della collina di Depugliano, terminano su strada o, attraverso sistemi di
intercettazione inadeguati, nella rete fognaria esistente, provocando frequenti allagamenti
anche in concomitanza di eventi meteorici di entità modesta.
Nelle suddette località sono, pertanto, previsti:
interventi di sistemazione idraulica ed idraulico - forestale dei valloni e dei canali che
solcano la zona al fine di adeguarli alle portate meteoriche centennali e limitare il
quantitativo di materiale detritico attualmente trasportato a valle;
interventi di adeguamento idraulico - funzionale dei collettori e degli attraversamenti
esistenti e realizzazione di nuovi canali o collettori per il convogliamento delle portate
meteoriche;
opere di laminazione delle portate meteoriche, con recapito in fognatura, aventi la
funzione di trattenere il trasporto solido e contenere le portate di piena centennali
provenienti dagli alvei collinari.
4.1.1 Località Cottimo
Il vallone Cottimo sarà interessato da interventi di sistemazione idraulico-forestale al fine di
consentire il deflusso della portata idrologica centennale e contenere i fenomeni di erosione e di
trasporto solido; lungo l’asta principale del vallone verranno realizzate opere di difesa spondale
e sette nuove briglie di contenimento con l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica (rif.
Tavv. grafiche “VC”). Lungo il vallone verrà, altresì, previsto il risanamento di un’esistente opera
di attraversamento stradale (cfr. Tav. grafica ATV.02).
Per quanto concerne il convogliamento delle acque provenienti dalla frazione Depugliano è
prevista la realizzazione di un collettore (cfr. collettore “Collina Depugliano”) per il drenaggio
delle sole acque meteoriche provenienti dal centro abitato che, attualmente, spagliano lungo le
strade raggiungendo il Canale S. Giorgio (cfr. Tav. grafica CC.01); al collettore perverranno
anche le acque provenienti dall’alveo strada denominato n. 1, previa realizzazione di opportuna
opera di imbocco e di idonee opere di intercettazione del trasporto solido (rif. Tavv. grafiche
“SAM”).
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Detto collettore convoglierà le acque complessivamente raccolte verso l’alveo strada n. 2, posto
poco più a valle, attuale via preferenziale di ruscellamento delle acque. Su quest’ultimo
verranno, pertanto, previsti interventi di sistemazione idraulica e di stabilizzazione delle sponde
laterali; in particolare, lungo il tratto terminale dello stesso, è stata prevista la realizzazione di un
canale in legname e pietrame, in luogo dell’attuale stradina sterrata, avente recapito ultimo nella
prevista vasca di laminazione (rif. Tavv. grafiche “SAV”).
Le acque provenienti dal vallone Cottimo e dai suddetti alvei strada saranno, infatti, convogliate
in una vasca di laminazione (superficie di circa 5180 m2 e volume utile di 25900 m3), da
realizzarsi quasi interamente fuori terra, dotata di un dispositivo di scarico per il recapito delle
portate ridotte in fognatura. Il fondo della vasca viene previsto in terra, per favorire
l’assorbimento delle acque invasate, mentre le pareti, realizzate in calcestruzzo armato,
saranno rivestite esternamente con opere di ingegneria naturalistica tali da ridurne l’impatto
visivo (rif. Tavv. grafiche “VSC”).
La vasca, come meglio specificato nelle relazioni specialistiche, è stata dimensionata con
riferimento ad eventi di piena con ritorno centennale e recapiterà, nella esistente fognatura
mista comunale, una portata massima di 300 l/s; a tal fine si prevede l’adeguamento funzionale
dell’esistente collettore di Via Cottimo Superiore (cfr. Tav. grafica CC.02).
4.1.2 Località Saletta
Le criticità emerse in tale zona impongono la realizzazione di una seconda vasca di
laminazione per il contenimento delle portate provenienti dal canale S. Giorgio e dall’esistente
Canale Pedemontano. L’invaso, analogamente a quello previsto in località Cottimo, sarà
realizzato con pareti in calcestruzzo armato e fondo in terra, per agevolare il processo di
assorbimento; anche in questo caso è previsto il rivestimento dei paramenti esterni della vasca
con opere di ingegneria naturalistica al fine di mitigare l’impatto visivo dell’opera. La vasca, da
realizzarsi a mezza costa con apposita palificata di sostegno lungo il paramento di monte,
occuperà una superficie di 2100 m2; il corrispondente volume utile, di circa 4940 m3, consentirà
la laminazione della portata idrologica centennale; le portate ridotte, fino ad un massimo di 300
l/s, verranno, infine, convogliate nell’esistente rete fognaria (rif. Tavv. grafiche “VSS”).
Il canale S. Giorgio viene, invece, interessato da interventi di sistemazione idraulico-forestale
aventi come obiettivo il modellamento del fondo in roccia, attualmente estremamente variabile,
e l’adeguamento delle sezioni alla portata idrologica centennale. Lungo il versante posto alla
sinistra idraulica del canale sono previsti, inoltre, interventi di stabilizzazione al piede delle
sponde al fine di limitarne l’erosione ed il rischio di scalzamento. In sponda destra viene, infine,
prevista la realizzazione di un nuovo muro in c.a. di altezza variabile (rif. Tavv. grafiche “CSG”).
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A completamento delle opere di intercettazione delle acque meteoriche verrà prevista anche la
realizzazione di un breve nuovo collettore lungo Via S. Giorgio avente recapito ultimo
nell’omonimo canale (cfr. Tav. grafica CC.01).
Lungo il canale saranno previsti, altresì, interventi di adeguamento idraulico per due esistenti
opere di attraversamento stradale (cfr. Tavv. grafiche ATV.03 e ATV.04).
Rispetto alla precedente revisione progettuale il presente aggiornamnto introduce, inoltre, la
realizzazione di alcuni interventi stabilizzanti a protezione delle murature perimetrali delle
vasche “Cottimo” e “Saletta”. La realizzazione di cordoli zavorranti in calcestruzzo non
strutturale e l’infissione di palancolate ad elementi metallici tipo “Larssen” vengono, infatti,
previste al piede interno dei paramenti di valle di entrambe le vasche per migliorare le verifiche,
rispettivamente, a ribaltamento e sifonamento degli stessi.
4.2 VERSANTE CASOLA DI NAPOLI
Il versante Casola di Napoli presenta situazioni meno complesse di quelle del versante
settentrionale. La presenza del Torrente Casola rende, infatti, più agevole il recapito delle
acque meteoriche provenienti dalla collina di Depugliano.
In tale ambito sono stati previsti, pertanto, esclusivamente:
interventi di sistemazione idraulica ed idraulico - forestale dei valloni al fine di adeguarli
alle portate meteoriche centennali e di limitare il quantitativo di materiale detritico
trasportato verso valle;
interventi di adeguamento idraulico - funzionale delle opere di attraversamento esistenti.
4.2.1 Località Gesini
Le opere progettate risultano finalizzate, sostanzialmente, alla sistemazione idraulico-forestale
del vallone Rendina, a monte dell’abitato di Gesini. In particolare, lungo l’impluvio verranno
previsti interventi di regimazione delle acque per il contenimento dei fenomeni erosivi (opere di
difesa spondale a protezione dei fenomeni di scalzamento al piede) e di stabilizzazione delle
scarpate (opere diffuse di ingegneria naturalistica); saranno, altresì, realizzate nuove rampe di
accesso ai numerosi fondi agricoli presenti lungo l’alveo (rif. Tavv. grafiche “VR”).
Il vallone Rendina, così come evidenziato nella “Relazione di calcolo idraulico” (cfr. elaborato
A.06), presenta una significativa criticità idraulica in corrispondenza del tratto tombato di
attraversamento della località Gesini; il progetto prevede, pertanto, a completamento dei
suddetti interventi di sistemazione, l’adeguamento idraulico (previa demolizione e ricostruzione
dello stesso) dell’intero tratto tombato e della relativa opera di imbocco (rif. Tav. grafica
ATV.01).
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5. APPLICABILITÀ DELLE TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA
Come può evincersi dagli Studi condotti nell’ambito della presente progettazione, le ipotesi
avanzate per dare soluzione alle problematiche di dissesto idrogeologico dei versanti della
collina di Depugliano, sono da considerarsi ecocompatibili ed adeguatamente inserite nel
territorio per quanto concerne la vigente normativa di tutela del patrimonio artistico, culturale,
paesaggistico ed archeologico. In particolare gli interventi previsti, in ossequio all’art. 2 della
D.G.R. n. 574/2002, sono stati progettati in funzione della salvaguardia e della promozione della
qualità dell’ambiente.
Inoltre, le opere previste possono essere considerate a basso impatto ambientale e tali da non
compromettere in alcun modo le funzioni biologiche dell’ecosistema.
Nei casi considerati sono certamente da ritenersi applicabili le tecniche dell’ingegneria
naturalistica, sia per l’elevata integrazione tra le opere previste ed il territorio (benefici
ambientali diretti) che per la compensazione economica derivante dalla mitigazione delle
problematiche connesse al dissesto idrogeologico.
Gli interventi perseguono, infatti, obiettivi che ben si collocano in una politica virtuosa del
territorio; tale da contrastare la tendenza alla sottrazione delle fasce di pertinenza dei corsi
d’acqua a fini produttivi ed insediativi e da restituire nuovi spazi vitali dal punto di vista della
qualità ambientale.
È opportuno sottolineare che alla base di ogni corretto intervento di ripristino ambientale, anche
con sistemi di ingegneria naturalistica vi sono delle precise scelte progettuali fra le quali la
metodologia e la tipologia delle opere costruttive, da un lato, e la valutazione delle specie
vegetali da utilizzare, dall’altro, che condizionano fortemente l’esito dell’intervento stesso. Per
quanto riguarda la scelta delle specie vegetali, oltre alle caratteristiche biotecniche che queste
devono possedere a seconda della tipologia delle opere da realizzare, è risultata fondamentale
la valutazione della perfetta coerenza fra le condizioni stazionali presenti nei siti in cui devono
essere impiegate e le esigenze ecologiche delle specie stesse. A questo proposito, pertanto,
risulta della massima importanza una corretta diagnosi delle condizioni stazionali che fornisca
tutti gli elementi di valutazione necessari. Le piante infatti svolgono un’importante funzione nella
difesa del suolo contrastando l’azione disgregatrice degli agenti atmosferici, in particolare delle
precipitazioni, tramite azioni di tipo meccanico ed idrogeologico. Le azioni di tipo meccanico
derivano dall’interazione fisica delle radici con il substrato e si traducono nella protezione del
suolo dalle acque dilavanti unitamente alla stabilizzazione dello strato superiore dello stesso.
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La proposta progettuale è stata configurata come un’insieme di interventi di ripristino
ambientale con criteri naturalistici. Tale proposta è stata elaborata partendo da quanto fornito
dalla letteratura e da alcuni criteri di base fondamentali al fine di raggiungere specifici obiettivi.
Di seguito sono stati pertanto individuati ed accuratamente descritti gli interventi previsti in
progetto che prevedono il ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica.
5.1 CARATTERIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA
Le opere di ingegneria naturalistica utilizzate nella presente progettazione si possono dividere
in due differenti tipologie, differenziate in funzione dell’ambito di intervento come di seguito:
1. interventi di sistemazione idraulico – forestale, da attuarsi lungo il Vallone Cottimo e sul
canale S. Giorgio;
2. interventi di sistemazione idraulica, da attuarsi sugli Alvei Strada nn. 1 e 2 e sulle due
vasche previste in località Cottimo e Saletta.
I criteri guida alla base della progettazione di tali interventi possono essere così sintetizzati:
analisi della vegetazione reale e delle caratteristiche ecologiche del territorio
attraverso un puntuale e dettagliato esame di campo dello stato dei luoghi;
ripristino delle fitocenosi spontanee partendo dalle potenzialità botanico-
vegetazionali delle pendici interessate;
impiego di più specie vegetali autoctone di ecotipi locali (popolamenti polifitici);
utilizzo di tecniche e metodologie già applicate in condizioni similari;
utilizzo degli humus forestali reperiti in situ;
analisi dello spessore dei vari livelli del substrato.
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5.2 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA
Le caratteristiche salienti delle tecniche e dei materiali che saranno adottati negli interventi di
cui al precedente paragrafo sono illustrate nei paragrafi successivi.
5.2.1 Palificata viva a doppia parete
Le palificate vive a doppia parete sono strutture autoportanti e capaci di sopportare anche
assestamenti del terreno senza subire alterazioni strutturali e risultano, in molte situazioni, più
efficaci delle gabbionate e delle murature, soprattutto dove il terreno presenta cedimenti
differenziati innescati da caratteristiche intrinseche e/o esterne (cfr. interventi di stabilizzazione
“Vallone Rendina”).
Per quanto concerne gli aspetti realizzativi si indicano i seguenti criteri generali.
Dopo aver effettuato la preparazione del piano di posa inclinato, verso l’interno di circa il 10%, verranno
disposti in successione i tronchi longitudinali, paralleli al pendio e quelli trasversali distanti l’uno dall’altro
1,5 – 2 m. I tronchi saranno poi collegati l’uno all’altro tramite chiodi in tondino di ferro (diametro minimo
10 mm), una volta approntato un piccolo incastro nel punto di raccordo tra i tronchi.
Le strutture, realizzate completamente a mano, saranno rinverdite con essenze autoctone di ecotipi locali
e perfettamente adeguate all’andamento del terreno. La porzione libera del livello basale, ove necessario,
verrà intasata di pietrame di idonea pezzatura, quella di ogni livello superiore della sistemazione verrà
rivestita di biostuoia biodegradabile, intasata di terreno vegetale, substrato organico addizionato, di acidi
umici e fulvici. L’intasamento progressivo degli spazi vuoti, realizzato a mano e con l’ausilio di mezzi
meccanici medio-piccoli, impedisce la presenza di interstizi vuoti alle spalle della sistemazione e
all’interno di essa; ogni eventuale vuoto infatti, impedisce lo sviluppo degli apparati radicali e può essere
dannoso per la stabilità della palificata, soprattutto nel terreno in esame che presenta livelli significativi di
pomici. Si provvederà infine per ogni livello ad allocare semi stimolati o pregerminati di quercus cerris,
quercus virgiliana, castanea sativa, quercus pubescens, quercus ilex, spartium junceum e citisus
scoparius. Le piante arboree e arbustive crescendo sostituiranno il legame quanto questo sarà marcito,
inoltre dopo l’attecchimento, subentrerà un’attiva sottrazione idrica dovuta alla traspirazione delle piante.
5.2.2 Grata viva
Questa tipologia strutturale indicata per la sistemazione di versanti molto ripidi di frana verrà
eseguita con tondame idoneo di legname di diametro variabile fra 15 e 25 cm. Si andranno a
formare con i tondami di legne delle maglie che saranno riempite con terreno vegetale e
substrato organico addizionato (cfr. interventi di stabilizzazione “Vallone Rendina” e “Alveo
Strada n. 2”).
Per quanto concerne gli aspetti realizzativi si indicano i seguenti criteri generali.
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Su un tronco appoggiato orizzontalmente e ancorato saldamente al terreno verranno infissi tronchi
verticali, ancorati con picchetti in ferro al versante. I tronchi verticali saranno interrati ad una distanza di 1
– 1,5 m l’uno dall’altro.
Su questi verranno fissati tronchi orizzontali a formare delle maglie quadrate di 1,5 – 2 m di lato e
successivamente le maglie verranno riempite con terreno vegetale e substrato organico addizionato,
verrà inserita stuoia biodegradabile nei quadranti vuoti e semi di essenze arboree ed arbustive autoctone
di ecotipi locali (arboree: quercus cerris, pubescens, virgiliana e ilex, arbustive: spartium unceum e
citisus scoparius).
5.2.3 Briglia in pietrame e legname
La briglia è un’opera trasversale completamente realizzata a mano in legname e pietrame. Le
sezioni degli elementi strutturali in legno saranno ancorate con appositi picchetti verticali tali da
bloccare i piani successivi a quelli inferiori. Il pietrame, tutto assestato a mano a faccia vista,
consente il riempimento dei volumi e rende evidente la semipermeabilità del manufatto (cfr.
interventi “Alveo Strada n. 1” e “Alveo Strada n. 2”).
5.2.4 Opere di protezione superficiale del suolo e ripristino vegetazionale
Le scarpate in terra adagiate sui manufatti realizzati (briglie in c.a., briglie in gabbioni, ecc.)
verranno protette, dall’erosione superficiale, mediante semina manuale di leguminose
autoctone di ecotipi locali (medicago sativa, lupolina, arborea, onobrychis vicifolia, lotus
corniculatus) e successiva copertura con biostuoia biodegradabile picchettata a maglia di circa
1x1 m. Questo intervento consentirà di evitare i ruscellamenti superficiali, le conseguenti
incisioni e favorirà il rapido ed il massivo insediamento della vegetazione e la conseguente
integrazione dei manufatti nel paesaggio.
5.2.5 Opere di smaltimento superficiale
Trattasi di scoline in legno e piccoli sistemi di dissipazione a valle delle stesse.
Le prime, composte da due assi paralleli in legno di castagno adeguate ai piani viari (diametro
cm 14-16 graffate con tondini in acciaio diametro minimo 8 mm) con opportuna pendenza verso
valle all’interno di appositi dispersori in legname e pietrame. Questi ultimi realizzati in modo da
frammentare lo scorrimento dell’acqua a valle dei sentieri e delle piste di accesso esistenti per
un angolo superiore di 90°(cfr. interventi “Strada Alveo n. 2”).
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5.3 INDICAZIONI SULLE ESSENZE
Nella seguente tabella si riportano, in funzione della specifica tecnica di ingegneria naturalistica
individuata, l’elenco delle essenze arboree, arbustive o erbacee ritenute maggiormente idonee
a garantire le prestazioni attese, anche in considerazione dei criteri di cui al precedente
paragrafo 5.1.
Tipologia diSistemazione
Elenco essenze
Arboree Arbustive Erbacee
Palificata viva a doppiaparete
Quercus cerris, virgiliana,pubescens e ilex,Castanea sativa
Spartium junceum, Citisusscoparius
Palificata viva a doppiaparete tirantata
Quercus cerris, virgiliana,pubescens e ilex,Castanea sativa
Spartium junceum, Citisusscoparius
Palificata viva a paretesingola
Quercus cerris, virgiliana,pubescens e ilex,Castanea sativa
Spartium junceum, citisusscoparius
Grata vivaQuercus cerris, pubescens,
virgiliana e ilexSpartium junceum, citisus
scoparius
Briglia in legname epietrame
Opere di protezionesuperficiale del suolo eripristino vegetazionale
Medicago sativa, lupolina,arborea, onobrychis vicinolia,
lotus corniculatus,
Opere di smaltimentosuperficiale
Tabella 1 – Elenco essenze
Sistemazione idrogeologica dei versanti della collina di Depuglianoincombenti sui Comuni di Lettere, Casola di Napoli e S. Antonio Abate
(APQ Difesa Suolo – D.G.R. 1001/2005 – COD. DS.NA.03/1)
Progetto Definitivo – Aggiornamento 2014
Rev. 0 - dicembre 2004Relazione Applicabilità Tecniche Ingegneria Naturalistica Pagina 23 di 23
Rev. 1 - dicembre 2014
6. CONCLUSIONI
Nel presente aggiornamento progettuale (Rev. 1) le scelte tecniche operate per la calibratura
degli interventi di sistemazione idraulica ed idraulico forestale hanno tenuto conto,
prevalentemente, delle seguenti esigenze:
ridurre o compensare gli effetti dell’intervento sull’ambiente e sulla salute;
riqualificare e migliorare la qualità ambientale e paesaggistica del contesto territoriale, tanto
in fase di cantiere che di esercizio.
Come può evincersi dagli Studi condotti nell’ambito della presente progettazione, le ipotesi
avanzate per dare soluzione alle problematiche di dissesto idrogeologico dei versanti della
collina di Depugliano, sono da considerarsi ecocompatibili ed adeguatamente inserite nel
territorio per quanto concerne la vigente normativa di tutela del patrimonio artistico, culturale,
paesaggistico ed archeologico. In particolare gli interventi previsti, in ossequio all’art. 2 della
D.G.R. n. 574/2002, sono stati progettati in funzione della salvaguardia e della promozione della
qualità dell’ambiente.
Nei casi considerati sono certamente da ritenersi applicabili le tecniche dell’ingegneria
naturalistica, sia per l’elevata integrazione tra le opere previste ed il territorio (benefici
ambientali diretti) che per la compensazione economica derivante dalla mitigazione delle
problematiche connesse al dissesto idrogeologico.