“ la prima virtu’ delle istituzioni sociali e’ la giustizia ” (john rawls )

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LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA” (John Rawls) La complementarietà tra “senso di giustizia” e sistema di governance e accountability dell’impresa sociale efficiente TEORIA, TEST EMPIRICO ED ALCUNE IMPLICAZIONI DI POLICY Lorenzo Sacconi Dipartimento di economia, Università di Trento EconomEtica

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“ LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA ” (John Rawls ) La complementarietà tra “senso di giustizia” e sistema di governance e accountability dell’impresa sociale efficiente TEORIA, TEST EMPIRICO ED ALCUNE IMPLICAZIONI DI POLICY Lorenzo Sacconi - PowerPoint PPT Presentation

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“LA PRIMA VIRTU’ DELLE ISTITUZIONI SOCIALI E’ LA GIUSTIZIA” (John Rawls)

La complementarietà tra “senso di giustizia” e sistema di governance e accountability dell’impresa sociale

efficiente

TEORIA, TEST EMPIRICO ED ALCUNE IMPLICAZIONI DI POLICY

Lorenzo Sacconi Dipartimento di economia, Università di Trento

EconomEtica

Page 2: “ LA PRIMA VIRTU’  DELLE ISTITUZIONI  SOCIALI  E’ LA GIUSTIZIA ” (John  Rawls )

Sommario:

1. premessa sul significato di “etica di impresa” e di CSR

2. Problema: quando emerge l’impresa sociale come istituzione stabile in grado di generare efficacemente beni di welfare?

3. La teoria delle preferenze conformiste rispetto alla norma morale .

4. L’esistenza di un equilibrio non-profit sotto l’ipotesi di preferenze conformiste e il problema della molteplicità.

5. La complementarietà tra sistemi di governance e accountability rivolti alla responsabilità sociale (codici etici, bilancio sociale ecc.) e le motivazioni ideali dei membri dell’organizzazione.

6. Un’indagine empirica sulle cooperative sociali che prova la relazione tra la complementarietà di motivazioni ideali e conformiste & governance/accountability e la performance economica.

7. Conclusioni di policy e per il valutatore di imprese sociali (BE)

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1. Etica e teoria degli stakeholder

L’approccio degli stakeholder,• l’impresa è una costellazione stakeholder

– i cui interessi e aspettative dipendono in modo essenziale da essa,– dalla cui cooperazione dipende la possibilità di creare nuovo valore, –al quale, in modi differenti, tutti i stakeholder sono interessati.

•chi governa l’impresa deve riconoscere status morale agli stakeholder: agenti o pazienti morali della conduzione dell’impresa, portatori di diritti cioè di legittime pretese ,

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Etica kantiana e teoria degli stakeholder •L’imperativo categorico kantiano applicato all’impresa:

–Chi governa l’impresa non tratterà nessuno (stakeholder) come un mero mezzo ma sempre anche come un fine a sé; –ogni unione sociale (cioè l’impresa) sia sempre vista come un “regno dei fini”, tale che ogni (stakeholder ) possa essere oltre che suddito della legge (morale) anche suo proprio legislatore.

• le regole dell’impresa devono e poter essere riconosciuta come frutto di autoregolazione (accordo razionale)

• L’etica d’impresa non può essere un’imposizione dall’alto–la conformità e l’osservanza sono importanti, –ma solo dopo che i principi di legittimazione siano stati riconosciuti come termini di mutuo accordo da parte di ciascun agente morale, posto così ugualmente in grado di esercitare la sua autonomia razionale.

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Etica e accordo razionale

Tutta l’ universalità delle “leggi morali” sta nell’accordo razionale

• Non esistono leggi morali naturali che dettano i fini e le regole delle comunità, organizzazioni o società ,

–esistono bensì leggi fisiche, chimiche e biologiche naturali ma non leggi morali della natura indipendenti dalle scelte, dai valori, dagli interessi e dalle passioni e dalle valutazioni umane,

• Per trovare norme etiche fondamentali accettabili da tutti, dobbiamo ricorre a una costruzione umana,

–l’accordo su quei principi che chiunque riconoscerebbe razionalmente come accettabili

• Per raggiungere un tale accordo generale occorre svestire i panni di ciascuna identità personale, professionale, di classe, culturale politica, o religiosa e mettersi dal punto di vista di chiunque

– il quale sia in grado di riassumere in sé ciò che c’è di invariante rispetto al punto di vista di ciascuno separatamente preso.

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Legittimità via accordo, non etica via autorità

• Un’istituzione gerarchica, il cui vertice pretenda di parlare in base ad un’autorità morale assoluta (Impresa, Stato, Chiesa ….) , non passa il test dell’etica per via di accordo

• ciò distruggerebbe l’idea stessa di principi morali universali, che possono essere solo basati sulla razionalità imparziale dell’accordo tra agenti morali uguali.

• Al contrario a partire dai principi etici trovati per via di accordo possiamo rintracciare le ragioni morali in nome delle quali una data autorità può essere legittimata imparzialmente e moralmente.

• La direzione della giustificazione va dall’accordo imparziale tra agenti morali uguali all’autorità e alla gerarchia (che ne risultano giustificate funzionalmente) e non viceversa.

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2. Come è possibile l’emergere dell’impresa sociale (non profit) quale istituzione stabile in grado di produrre efficacemente beni sociali?

Impresa produttrice di beni di welfare come gioco a tre giocatori:

- Imprenditore / manager (M)- Lavoratore (L)- Beneficiario (B)

problema: come allocare il surplus tra M, L e B?

Le strategie dei giocatori:

L può (a parità di sforzo) chiedere un salario basso oppure elevato (può offrire o meno sforzo “volontario” per migliorare la qualità del bene)

M può operare con costi bassi o “gonfiati” (oppure può sostenere o meno un costo aggiuntivo per migliorare la qualità del bene)

B non può fare nulla. Il suo benessere dipende dalle scelte di M e L.

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Il gioco della produzione di beni di welfare:

M CbI CgI

LSbL 2, 2, (6) 2, 6, (1)

SeL 6, 2, (1) 4.5, 4.5, (0)

Se M e L agiscono in modo egoista razionale si appropriano dell’intera rendita, non offrendo alcun beneficio per B.

Se M e L “moderano” le loro pretese producono un vantaggio per B.

La strategia dominante per entrambi, sotto l’ipotesi che siano esclusivamente auto-interessati, è appropriarsi di tutto ilsurplus (equilibrio in strategie dominanti)

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Ciò corrisponde all’emergenza di un’organizzazione di fatto for-profit (anche se formalmente nonprofit) in cui:

• le componenti interne all’impresa si appropriano di tutta la rendita.

• nessuna risorsa viene allocata per la produzione del bene di welfare.

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Perché emerga un’impresa effettivamente nonprofit devono essere soddisfatte 3 condizioni.

Condizione 1: tra i membri dell’impresa deve esistere un’ideologia costituzionale

Prima del gioco effettivo avviene un accordo imparziale ipotetico (una fase di gioco costituzionale senza accordi vincolanti) :

le parti ragionano imparzialmente come se si dovessero accordare reciprocamente su un principio costituzionale

oppure le parti interpretano l’esistenza della loro impresa come se questo accordo fosse stato fatto

l’accordo costituivo prevede l’equa distribuzione tra gli stakeholder, inclusi i beneficiari esterni, dei vantaggi generati dall’impresa.

equivale alla richiesta che l’organizzazione distribuisca il surplus secondo una funzione di distribuzione del benessere sociale

es. massimizzazione del prodotto delle utilità che prevede la sua distribuzione equa)

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Condizione 2: le preferenze dei partecipanti all’impresa attribuiscono valore intrinseco alla reciprocità (basata su mutue aspettative) nel conformarsi all’ideologia comune

Se un giocatore crede che la controparte si attenga al medesimo criterio ideologico di condotta che anch’egli sta adottando,

allora egli trae un’utilità ideale (aggiuntiva), che va distinta dall’utilità che egli trae dal particolare esito del gioco (preferenze conformiste)

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Condizione 3: Tra i membri dell’impresa si formano proprio quelle aspettative reciproche che permettono alle preferenze di conformità di essere efficaci nel sistema di preferenze degli agenti.

cioè tra i membri dell’impresa vige la reciproca aspettativa che ciascuno farà la propria parte quando anche gli altri la fanno nel conformarsi all’ideologia costitutiva.

Se tutte e tre le condizioni sono soddisfatte:

ogni giocatore adotterà la sua strategia dominata (che dà payoff materiali inferiori) , se crede che la controparte farà lo stesso, ottenendo così una quantità addizionale di utilità di origine ideale, che controbilancia la perdita materiale

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3. Le preferenza per la conformità a principi equi

• Ogni interazione produce stati del mondo (combinazioni di atti) che possono essere descritti secondo le loro caratteristiche rilevanti.

• Sulle caratteristiche vengono definite delle preferenze, rappresentate dalle funzioni di utilità

Distinzione tra due tipi di preferenze:

A) Preferenze conseguenzialiste del sé: la descrizione è in termini di conseguenze per il singolo agente.

B) Preferenze conformiste del sé: la descrizione è in termini di corrispondenza con un principio giustizia distributiva (se gli agenti se condividono o concordano uno )

Ciò che conta è la distanza tra lo stato del mondo generato dall’atto e lo stato del mondo corrispondente al principio (perfettamente conforme al principio). Quanto più uno stato si conforma al principio tanto più esso è preferito.

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…Preferenze conformiste del sé (segue)

Per ogni stato del mondo la preferenza conformista dipende da:

conformità condizionale: quanto un giocatore contribuisce ad approssimare l’ideale data la sua aspettativa sul comportamento degli altri

conformità reciproca attesa: quanto egli crede che l’altro contribuisca ad approssimare l’ideale data la sua aspettativa su ciò che farà il primo.

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C’È UNA GERARCHIA NELL’ARGOMENTO:

primo: si prende per data l’esistenza di utilità materiali.

secondo: I giocatori concordano via contratto sociale su un principio di distribuzione del surplus.

terzo: questo principio è assunto come ideologia e diventa la base per misurare la coerenza degli stati e degli atti individuali al principio di equità

quarto: da qui in poi la preferenza non è più un’affezione soggettiva rispetto alle conseguenze ma una relazione binaria che ordina gli stati secondo la loro misura oggettiva di conformità

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TFUV iii

La funzione di utilità complessiva

Rappresenta vari e (anche conflittuali) motivi per agire

• La funzione di utilità complessiva ha la seguente forma:

Ui rappresenta l’utilità materiale per le conseguenze

• Il secondo termine è la motivazione derivante dalla conformità rispetto al principio distributivo T

funzione F del criterio normativo T pesato in base (il peso che le considerazioni ideali hanno nel sistema motivazionale dell’agente)

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RSUT iIi

)(:*

Formalizzazione del principio distributivo:

Prima di giocare la loro interazione reale I giocatori giudicano gli stati di cose sulla base di un principio normativo concordato

Si assume che sia possibile misurare su qualche scala la corrispondenza tra stati di cose e un ideale, rappresentata da una funzione T degli stati

Ciò genera un ordinamento (1°, 2°. 3° ecc.) delle combinazioni di strategie in base all’ideologia costitutiva stabilito secondo il livello al quale il vettore di utilità materiali soddisfa il criterio distributivo

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• Soluzione di Nash della contrattazione (2 ersone)

Il principio di equità T è il contratto sociale: l’accordo ex ante che verrebbe sottoscritto come criterio di distribuzione dei benefici in un accordo ex ante imparziale

Max(Ui-di) ove U1/U2 = - a1/a2

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dato il principio di equità T (ad es. prodotto di Nash), concordato in una scelta ex ante (scelta costituzionale sui principi dell’organizzazione),

T = (Ui-di ) Possiamo allora :

Calcolare il valore di T per ogni possibile combinazione di strategie (stati del mondo) nel gioco della produzione del bene di welfare.

Ordinare gli stati sulla base del valore di TCalcolare gli indici di conformità per ogni strategia (distanza

tra lo stato del mondo generato da una scelta, data l’aspettativa sulla scelta dell’altro, e lo stato del mondo ideale – quello in cui T è massimo)

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1 11

1 1

,,

MAXi i i

i i i MAX MINi i

T b T bf b

T b T b

1ib

1i

MAX bT

1i

MIN bT

Specificazione della funzione di utilità complessiva (1)

F esprime la preferenza basata sull’aspettativa reciproca circa l’osservanza di un principio morale/ideologia e consiste di due indici

Indice di conformità condizionale individuale all’ideale : è un indice (che varia da –1 a 0) del grado di deviazione dell’individuo i dal principio ideale T, data l’aspettativa sul comportamento di j:

Livello minimo che T può raggiungere data l’aspettativa sul comportamento altrui

Livello massimo che T può raggiungere data l’aspettativa sul comportamento altrui

è la credenza di i sull’azione di j livello massimo che T può raggiungere data l’aspettativa sul comportamento altrui

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Specificazione della funzione di utilità complessiva (2)

Indice di stima dell’adesione reciproca della controparte all’ideale: varia tra 0 e -1 e stabilisce il grado al quale i si aspetta che j devi con la sua azione dalla conformità all’ideale T dato quello che j crede che farà i

22

22121 ,

,~

iMIN

iMAX

iMAX

iiiij bTbT

bTbbTbbf

1ib

è la credenza di primo ordine del giocatore I sulla scelta di j (avente la stessa forma di una strategia di j)

2ib

è la credenza di secondo ordine di I sulla credenza di j circa la scelta di i(avente la stessa forma di una strategia di i prevista da j )

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Specificazione della funzione di utilità complessiva (3)

Queste due funzioni vengono così combinate nella funzione di utilità ideale (componente ideale dell’ utilità individuale)

112 ,1,~

1 iiiiiji bfbbf

• se i si conforma appieno e si attende che j si conformi appieno allora il valore della funzione di utilità ideale è ×1×1 =

• se i non si conforma pienamente e se attende non conformità piena da j allora il valore diventa (1-x) (1-y) <

• se la conformità è nulla da almeno uno dei due partecipanti allora il valore è (1-1)(1-y) =0

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Specificazione della funzione di utilità complessiva (4)

La funzione di utilità complessiva risulta quindi:

Ne consegue che:

se è elevato può controbilanciare l’utilità materiale e rovesciare le spinte motivazionali

allora è possibile che in equilibrio gli agenti realizzino esiti apparentemente contrari al loro interesse materiale

112121 ,1,~

1,,, iiiiijiiiiiiii bfbbfbUbbV

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M CbI CgI

LSbL 2, 2, (6) 2, 6, (1)

SeL 6, 2, (1) 4.5, 4.5, (0)

M CbI CgI

LSbL 2 + , 2 + , (6) 2, 6, (1)

SeL 6, 2, (1) 4.5, 4.5, (0)

Applicazione all’insorgenza dell’impresa non-profit

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M CbI CgI

LSbL 2 + , 2 + , (6) 2, 6, (1)

SeL 6, 2, (1) 4.5, 4.5, (0)

Se > 6-2 allora • SbL è migliore di SeL data la credenza CbI per A

• Idem per B tra CbI e CgI , data la credenza SbL di B (e la credenza di second’ordine di A).

Quindi (Sb, Cb) è un equilibrio (psicologico) se > 4

NB: anche (Se e Cg) è un equilibrio, se i giocatori predicono l’un l’altro queste due strategie di non conformità.

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Risultati principali

per elevato emerge in equilibrio una forma di organizzazione produttiva che possiamo identificare con l’impresa sociale

MA tutto dipende dalla credenze: infatti se un giocatore non si aspetta conformità dall’altro allora l’unico equilibrio è quello “cattivo” .

Quindi c’è molteplicità degli esiti in equilibrio (stabili)

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Commenti:

l’esistenza di un equilibrio “nonprofit” possibile non basta a dire che esso sarà selezionato, infatti esiste anche l’equilibrio (Se, Cg)

l’emergenza dell’impresa sociale dipende dalle aspettative reciproche e dalla importanza o peso delle preferenze conformiste

Così la costituzione morale e l’ideologia dell’impresa sociale sono essenziali, ma non bastano a garantire il rispetto dei doveri fiduciari.

Perché l’ideologia pesi effettivamente le parti devono avere le credenze appropriate circa la reciproca osservanza.

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4. Come si formano le credenze di conformità ai valori dell’impresa sociale?

Il problema delle relazioni fiduciarie Nell’impresa profit manca la fiducia degli stakeholder a

causa del comportamento opportunistico dei proprietari

Anche l’impresa non profit può mancare la fiducia in quanto l’equilibrio effettivamente non profit è fragile (dipende dalla credenze reciproche)

Entrambe possono però perseguire le relazioni fiduciarie mediante la ricerca della buona reputazione, tenendo fede ai loro “doveri fiduciari” verso i beneficiari e i finanziatori (CSR)

C’è però un fondamentale differenziale di efficienza nella capacità dell’impresa sociale di accumulare reputazione, a causa della struttura motivazionale derivante dalle preferenza di conformità

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Elementi del “sistema di gestione” CSR per la governance e l’accountability multistakeholder dell’impresa

• la visione etica• il codice etico• rappresentanza nella base sociale, negli organi sociali, di

controllo o consultivi• l’audit etico• La rendicontazione (processo di dialogo e risultati) • La verifica indipendente di terza parte

Permettono l’instaurarsi di un gioco ripetuto di reputazione tra l’impresa e i suoi stakeholder anche in presenza di informazione imperfetta e contratti incompleti.

Stabiliscono impegni (principi e procedure) alla luce dei quali può essere espresso un giudizio di reputazione e può essere accumulata fiducia

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5. TESI DELLA COMPLEMENTARIETÀ:

le preferenze di conformità alla norma e la ricerca della reputazione si sostengono reciprocamente, cioè sono complementariLa reputazione nelle relazioni con stakeholder esterni,

(basata su sistemi di governo e accountability) soccorre la formazione di credenze di conformità all’interno,

Al contempo le preferenze di conformità sostengono (rendono più efficiente) la strategia di ricerca della reputazione

l’equilibrio di conformità passa da “virtuale” a reale

L’equilibrio di reputazione è raggiunto più rapidamente

Allora l’impresa sociale come istituzione economica stabile (in equilibrio) emerge per effetto dei due giochi complementari

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Complementarietà (1) a vantaggio dell’emergenza delle motivazioni conformiste:

Osservando l’organizzazione conformarsi a un insieme di norme etiche coerenti con l’ideologia (strategia dell’impresa nel gioco della reputazione) i membri dell’organizzazione si formano la credenza della generale conformità all’ideologia.

Perciò si aspettano l’un l’altro la conformità corrispondente.

All’interno della impresa sociale si formano le credenze

che sostengono le motivazioni conformiste

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Complementarietà(2): vantaggio nell’accumulazione di reputazione La struttura motivazionale caratterizzante i partecipanti al gioco interno all’organizzazione retroagisce sul gioco di reputazione con gli stakeholder esterni

Giustifica le condizioni di base della reputazione:

Il tipo dell’impresa, che si conforma al suo codice etico, ha buone ragioni di essere riconosciuto come

possibile e come probabile

Aumentano i benefici e si riducono i costi del meccanismo della reputazione Sostenendo la strategia di ricerca della reputazione

l’impresa ottiene utilità da preferenze di conformità

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L’efficienza dell’impresa sociale nell’accumulazione della reputazione è maggiore rispetto a imprese alternative

Vincoli di efficienza del meccanismo reputazionale:

─il costo che l’impresa deve sostenere nei periodi in cui la reputazione non è ancora abbastanza elevata da indurre gli stakeholder a fidarsi.

─il costo-opportunità della rinuncia a una immediata opportunità di prendersi vantaggio dello stakeholder in vista di vantaggi futuri quando gli stakeholder cominciano a fidarsi

─il tasso di sconto (tra 0 e 1) delle utilità future (più il giocatore è lungimirante meno conta la rinuncia al guadagno immediato)

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Efficienza dell’impresa sociale (segue)

Tutti questi vincoli sono meno stringenti per l’impresa sociale:

−dopo un certo numero di iterazioni i membri interni ottengono utilità positive dalla semplice conformità all’ideologia:

─ aumenta lo scarto tra utilità differita e costo della rinuncia al vantaggio immediato

─ nell’immediato la conformità offre un payoff positivo addizionale che controbilancia la stessa perdita immediata.

─ il tasso di sconto potrà essere significativamente inferiore, dato che esiste una fonte intrinseca di utilità derivante dal fatto di conformarsi all’ideologia nel periodo attuale, che si aggiunge alle utilità future scontate

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Predizioni deducibili dalla teoria

Il risultato di esistenza dell’impresa sociale e quello della complementarietà suggeriscono che dovremmo osservare :

imprese sociali in grado di offrire in modo efficiente beni di welfare ai beneficiari anche nelle condizioni di fallimento dei mercati (né il lavoratore, né l’imprenditore si appropriano per intero del surplus).

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Caratteristiche delle imprese che dovremmo osservare :

─ un’ideologia costitutiva esplicita e condivisa, che fissa un ideale di equità sociale

─ un sistema di preferenze (motivazioni) in cui la componente conformista è significativamente presente e sostenuta da aspettative reciproche di conformità,

─ una forma legale nonprofit, in quanto in equilibrio esse perseguono una funzione distributiva secondo un principio di equità, che esclude l’appropriazione iniqua da parte dei produttori

─ un sistema di governo e accountability volto all’adempimento di doveri fiduciari verso gli stakeholder.

─ Almeno una parte di tali stakeholder (donatori, volontari, partner, soci utenti ecc.) dovrebbero essere stakeholder ideologici che condividono l’ideologia costitutiva dell’impresa.

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Efficienza comparata delle imprese sociali nei medesimi settori della produzione di beni di welfare

Le imprese sociali dovrebbero essere comparativamente più efficienti di altre “imprese sociali”, cui manchi almeno una delle caratteristiche suddette

per le quali non valga il teorema di complementarietà in quanto :

non abbiano sistemi di governo e gestione volti all’accountability funzionali alla reputazione,

imprese con personale orientato al vantaggio personale dei produttori o al profitto ma non all’equità

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Caratteristiche delle cooperative:

- Diverse per storia, attività, dimensioni, performance economica.- 8 coop B e 12 A.- Età media 12 anni (min. 5, max 20).- Principali settori di attività: assistenza sociale (coop A), gestione del verde (coop B)

6. Un controllo empirico della teoria: l’indagine empirica (2003/2004)

Selezione 20 cooperative appartenenti a sei consorzi con sedi nelle province di Bergamo, Milano, Mantova, Lecco e Sondrio sotto la supervisione di CGM

Per ogni cooperativa sono stati intervistati un membro del consiglio di amministrazione (quasi sempre il presidente) e un socio fondatore, o comunque un socio con una profonda conoscenza della cooperativa.

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…Caratteristiche delle cooperative:

Dimensioni:

Base sociale: media = 74 min = 24 max = 254

Forza lavoro: media = 50 min = 0 max = 111

Ripartizione della base sociale tra stakeholder

Pur essendo presenti in tutte le cooperative e costituendo il gruppo più numeroso, i lavoratori non sono mai l’unica tipologia di soci rappresentata nella base sociale. Non esistono quindi nel nostro campione cooperative mono-stakeholder Il caso più frequente vede 2 categorie, e poi 3 o 4 categorie

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Il tipo ideale (modello) della cooperativa di successo alla luce della teoria La cooperativa sociale presenta le seguenti

caratteristiche nella dimensione ideologico-culturale:

A.1.   Esiste una ideologia costituzionale codificata  o implicita.

A.2 L’ideologia  è  condivisa, esistono valori e principi comuni.

A.3.  L’ideologia si traduce nelle motivazioni per le quali si aderisce che sono comuni e prevalentemente conformiste.

A.4. I membri dell’organizzazione hanno l’aspettativa che gli altri si attengano a valori analoghi.

A.5.    I membri dell’organizzazione si aspettano di essere giudicati dagli altri in base a motivazioni analoghe almeno dagli altri stakeholder interni (soci, partner donatori, volontari ecc).

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Queste motivazioni sono correlate  in modo sistematico con indicatori di efficienza produttiva, che inoltre possono essere interpretati  come efficienza e efficacia organizzativa.

Quindi:

B.1. C’è buona produttività del lavoro.

B.2. I lavoratori non lasciano la cooperativa sociale per ragioni economiche anche se i salari sono più bassi che in occupazioni alternative

B.3   C’è capacità di produrre utili reinvestititi nello scopo sociale.

B.4 C’è una buona autonomia finanziaria.

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La correlazione tra A e B si trova di norma associata  a sistemi di governance  e accountability, riconducibili a un gioco di reputazione con altri stakeholder

Quindi, nelle cooperative di successo:

C.1. C’è un’estesa adozione di strumenti di accountability

C.2.   C’è l’aspettativa di essere giudicati in base all’osservanza dei propri principi e dei doveri fiduciari verso gli

stakeholder

C.3. Gli stakeholder sono riconosciuti e hanno voce, essendo coinvolti nella base sociale. Questo non

configura necessariamente un modello di totale partecipazione.

Tra accountability e co-decisione prevale il modello dell’accountability (coerente con l’idea di relazione fiduciaria e  reputazione)

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C.4.  L’adozione di sistemi di accountability non dipende dalla dimensione dell’impresa,  nel senso che anche la piccola cooperativa, purché di successo, si avvale di tale strumento

C.5.   la presenza di alta partecipazione  nelle decisioni non è un sostituto per l’accoppiata ideologia-conformismo e accountability multi-stakeholder.

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Indicatori relativi alle variabili indipendenti, cioè quelle esplicative: ideologia, governance, accountability (explanans)

Indicatori di classe A: Ideologia

motivazioni dell’adesione del membro del CdA, del socio fondatore e percezione circa le motivazioni dei nuovi soci (lavoratori)

Per quanto riguarda le motivazioni dell’adesione, le risposte fornite dagli intervistati sono state ricondotte a tre classi di motivi all’agire: “attenzione al sé”, “attenzione agli altri”, “conformismo”

esistenza della missione, in forma esplicita o implicita, conoscenza della missione o eventuale rimando a documenti;

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Indicatori di classe A (segue)

codificazione missione (e in che forma);

coerenza delle attività della cooperativa con la missione

condivisione dei valori all’interno dell’organizzazione;

influenza dei valori sull’attività quotidiana dei membri dell’organizzazione,

ragioni dell’uscita (turn over) .

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Indicatori di Classe C

Governance la numerosità e la qualità degli stakeholder presenti in assemblea

dei soci, le categorie di stakeholder presenti nel CdA, il numero e il grado di partecipazione alle assemblee sociali, le categorie di cui si avverte l’esclusione dalle decisioni della

cooperativa.

Accountability presenza di strumenti di accountability e di certificazione della

qualità, e loro natura tipo di informazione che viene fornita finalità di tali strumenti criteri che gli stakeholder “volontari” e “lavoratori” userebbero,

secondo l’intervistato, per giudicare la cooperativa..

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Variabili dipendenti (explanandum)

Indicatori di classe B. Performance economica e qualità dei servizi─ indicatori di performance economica che è stato possibile

applicare alla analisi dei dati di bilancio relativi a i due anni consecutivi 2001 e 2002

─misure della produttività del lavoro: il valore aggiunto per addetto e il rapporto tra valore aggiunto e costo del lavoro

─Indici di autonomia finanziaria: rapporto di indebitamento e l’incidenza degli oneri finanziari sul valore aggiunto.

─capacità di produrre utili: rapporto tra Reddito operativo aziendale e Valore aggiunto.

─Interviste a referenti consortili sulla qualità percepita dei servizi (qualità del bene di welfare).

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Controllo delle ipotesi Con “indicatore soddisfacente il modello” indichiamo un

indicatore con valori compatibili con le ipotesi dedotte dalla teoria a proposito di una particolare variabile esplicativa rilevante (A o C)

Chiamiamo:

─ cooperative A quelle che presentano almeno cinque indicatori di classe soddisfacenti il modello

─ cooperative nonA quelle che presentano meno di cinque indicatori di classe A soddisfacenti il modello ;

─ cooperative C quelle che presentano almeno quattro indicatori di classe C soddisfacenti il modello;

─ cooperative nonC quelle che presentano meno di quattro indicatori di classe C soddisfacenti il modello;

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Classificazione basata sugli indicatori di tipo economico-finanziari, o di classe B

─ alla classe I appartengono quelle cooperative che presentano almeno quattro indicatori di classe B, su un totale di cinque, con valori al di sopra della media del campione;

─ nella classe II rientrano le cooperative con due o tre indicatori di classe B al di sopra della media del campione.

─ la classe III è composta dalle cooperative per le quali nessun indicatore o un solo indicatore di classe B è al di sopra della media del campione;

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Inferenza 1“Se una cooperativa è sia A che C (A&C) allora apparterrà alla classe I o II, ma non potrà appartenere alla classe III”.

─ Questa ipotesi dice che una cooperativa con indicatori di classe A e C che soddisfano il modello, può essere efficiente o quasi efficiente, ma non può essere tra le meno efficienti.

─ Se la teoria è vera allora le caratteristiche A&C sono determinanti dell’efficienza,

─ Ciò che conta è l’eventuale presenza di cooperative sia A&C nella classe III, il che falsificherebbe la teoria.

─ L’osservazione corroborante la teoria relativamente a questa ipotesi è quindi che non si osservano cooperative che siano A&C nella classe III.

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Inferenza 2.“Se una cooperativa è sia nonA che nonC (nonA&nonC) allora apparterrà alla classe III o alla classe II, ma non alla classe I”

• che una cooperativa, cui manchino entrambe le caratteristiche A e C, sia tra le più efficienti falsificherebbe la tesi che la componente ideologica e quella della governance e dell’accountability prese assieme identifichino i principali fattori determinanti dell’efficienza.

• Non affermiamo che il possesso delle due caratteristiche suddette sia condizione per una cooperativa in classe I.

• Facciamo una più debole affermazione: se la teoria è vera la mancanza di entrambe le caratteristiche dovrebbe essere sufficiente per osservare una cooperativa nella classe delle imprese meno efficienti.

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Inferenza 3.“Se una cooperativa è sia nonA che C (nonA&C) oppure sia A che nonC (A&nonC), allora potrà appartenere indifferentemente alle classi I, II o III”

• Il possesso di una sola caratteristica non è sufficiente a determinare l’appartenenza alle classi di efficienza I o III. Una cooperativa che abbia ideologia, ma non un sistema di

accountability può essere in grado di ottenere le credenze interne che sostengono le motivazioni conformiste per altre ragioni,

D’altra parte una cooperativa che non avesse un’ideologia condivisa può avere un buon sistema di accountability per la reputazione.

• Ma per fare ciò dovrebbe sostenere un costo maggiore rispetto alle cooperative A&C,

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La teoria passa il test della falsificazione potenziale

Cooperative A&C: cinque di esse appartengono alla classe I di efficienza (le più efficienti) mentre le rimanenti tre appartengono alla classe II.

Cooperative appartenenti alla classe III di efficienza: tra di esse non vi è nessuna cooperativa A&C.

Corroborata l’Ipotesi 1, infatti le cooperative A&C sono imprese con alti (o medi) livelli di efficienza

e non osserviamo nessun cooperativa di questo tipo nella classe III di efficienza

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Conferma delle ipotesi (segue)

• Cooperative nonA&nonC: le uniche due cooperative che non possiedono nessuna delle caratteristiche previste dal modello appartengono alla classe delle cooperative meno efficienti

ciò corrobora l’ipotesi 2, cioè l’assenza di A e C esclude l’appartenenza alla classe I

Infine, cooperative A&nonC e nonA&C: osserviamo che esse sono presenti in tutte le classi di efficienza

ciò corrobora l’Ipotesi 3

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7. Conclusioni di policy sull’impresa sociale

Ciò che è distintivo dell’impresa sociale è la sua struttura motivazionale interna.

Le motivazioni (e le credenze) sono caratteristiche immateriali,che risultano endogenamente dall’interazione tra i partecipanti e dal bagaglio psicologico e motivazionale precostituito degli individui

Un’imposizione esterna sarebbe controproducente, poiché l’ideologia perderebbe la sua forza motivazionale legata all’utilità intrinseca

una norma giuridica esterna può invece imporre requisiti di governance e di accountability che l’impresa sociale

tende naturalmente ad assumere in virtù delle motivazioni interne,

deve assumere per sostenere le motivazioni che consentono di raggiungere l’equilibrio organizzativo in cui essa si comporta come una nonprofit efficiente

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Elementi di un sistema di governance esteso e di social accountability, considerati come requisiti.

(a) Formulare, nell’ambito dello nello statuto, a fianco della missione produttiva (in un certo settore di operatività nell’ambito dei beni di welfare) la propria visione dell’equità o giustizia distributiva nei confronti dei diversi interlocutori dell’impresa e dei beneficiari in primo luogo (cioè una definizione del ruolo distributivo dell’impresa)

(b) formulare e rendere pubblico un codice etico che prenda impegni a vantaggio degli stakeholder, il loro reciproco bilanciamento e stabilisca i comportamenti preventivi contro i rischi di violazione degli impegni presi;

(c) Prevedere un comitato etico a salvaguardia dei punti (a) e(b), con significativa presenza di membri esterni (al management);

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(d) Riconoscimento di significativi diritti agli stakeholder in materia di informazione e di decisioni fondamentali sulla cooperativa, ad esempio quelle che devono essere prese dalle assemblee sociali (ma non necessariamente alla gestione ordinaria ad esempio al C.d.A,), in modo da garantire che all’accountability sia efficace;

(e) Rendicontazione sociale (bilancio sociale) secondo requisiti accettati ma adatti al terzo settore;

(f) Certificazione indipendente del sistema di gestione sulla base di standard condivisi

Questa struttura può essere agevolmente assunta dagli agenti con le motivazioni e ne favorisce il manifestarsi delle motivazioni

Gi agenti che non hanno le motivazioni adeguate hanno costi più elevati per assumere tale struttura