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BOLLETTINO SALE«il\O ANNO106N .6 1'QUINDICINA 1APRILE1982 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALÉGRUPPO2°(70) RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL1877

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BOLLETTINO

SALE «il \OANNO 106 N. 6 • 1' QUINDICINA • 1 APRILE 1982

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALÉ GRUPPO 2° (70)

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 909200163 Roma-Aurelio. Tel . 06/69.31 .341 .Conto corr . post. n . 46.20 .02 intestato aDirezione Gen . Opere Don Bosco, Roma .

GIUSEPPE COSTACollaboratori . Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - AdolfoL'ArcoFotografia Fulgenzio Ceccon . Archivio Guido CantoniPropaganda Giuseppe ClementelDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e ImpaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL'tr 1l primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) perla Famiglia Salesiana ;* Il 15 dei mais* peri Cooperatori Salesiani .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e fotoriguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarlesecondo il loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione dl metà mese. Redattore don Armando Buttarelli .Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma . Tel . (06) 74 .60.433 .

ILII BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-verse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria- Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) -Colombia - Ecuador - Filippine - Francia - Germania -Giappone - Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam,tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e insloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma) -Malta - Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia -Uruguay - Venezuela .

DIFFUSIONE E ABBONAMENTI11 BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Sa-lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.È Inviato In omaggio a quanti lo richiedono .Copie arretrato o di propaganda : a richiesta, nei limiti delpossibile .Cambio dl Indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vecchio .Per questa operazioni: Ufficio Propaganda SaleslanaVia della Pisana, 1111 - 00163 Roma-Aurelio - Tel .06/69 .31 .341 .

O,QN59 / L O _~9. IN0 -Uff/14P1O, &/00N,9t I, TVHANNO O 7V LA NOT~aIA :

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SALESIANO1 APRILE 1982ANNO 106 - NUMERO 6

IN COPERTINA :Olio di Paolo Golinelli del Gruppo Artisti«Don Bosco di Bologna .Servizio di copertina : pag . 3-4 .

L'impossibile è avvenuto, 3-4La scuola dei fumetto, 14-15La Famiglia Salesiana s'interroga sulle vocazioni, 20-24

UNIVERSITÀ PONTIFICIA- SALESIANA /Un «Osservatorio Permanente della Gioventù», 5ITALIA / 13 cassette per imparare a pregare, 6FMA / Nuova missione in Corea, 7SPAGNA / Una laurea per don Viganò, 5

AZIONEITALIA /Gruppo Polska tra i ragazzi di Chiari, 5SARDEGNA / La passione di Arborea, 6THAILANDIA / Ritornare salesiani a 82 anni, 6INDIA / Ministro indiano all'Eucharistic Rally, 7BELGIO / Josef Manguette : prete e traduttore, 8CASA GENERALIZIA /È nato l'istituto Storico Salesiano, 8ITALIA /1l Papa in visita al Tempio di Don Bosco, 16-17PROGETTO AFRICA / Siakago anno uno, 18.19ITALIA / La scuola cattolica fra boom, problemi e molta spe-

ranza, 25.29PROTAGONISTI / Don Gaetano Nicosia, 30-31

TASSATOITALIA /Morta ultracentenaria lettrice del BS, 6Ricordato il M° Don Alessandro De Bonis, 7Cento Candeline per l'Astori di Mogliano, 7MESSICO / I Salesiani in Messico da novant'anni, 8ANNO DELL'ANZIANO /Ricordo di Mamma Enrichetta, 9-13

Don Bosco è notizia, 5-8 - Libreria, 32 - I nostrimorti, 34 - Solidarietà, 35

M

CRISTO 5`R/.$OQTO! , sOLO L4P PR-4 'DANON LO D/CE

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 -

BOLLETTINO SALESIANOORGANO DEI COOPERATORI SALESIANIANNO 106 - NUMERO 6 - TORINO, 1o APRILE 1982

L'IMPOSSIBILE È AVVENUTOE Pasqua .L'impossibile che è avvenuto .Fatto umano, storicamente avverato, in un

certo punto del tempo, dello spazio. Eppure fattodivino, che trascende l'uomo, il tempo e lo spazio,che si inserisce, ad evento cosmico, tra il prima eil dopo .La convergenza, l'arrivo di tutto il passato .

Eppure l'apertura, la partenza dei nuovi eventifino alla consumazione dei secoli .

Non ci sarà altra linea di divisione dei tempiche quella che precede la Resurrezione e quellache l'accompagna .

Il problema della storia, ancorata alla terra, eche ha sempre cercato una durata oltre questapermanenza, trova qui, in questo «fatto», la ri-sposta alla sua temporalità e al suo bisogno dieternità.Pasqua. Una nuova creazione, un altro uomo,

un nuovo esodo fino all'ultimo passaggio . Il do-

lore è vinto, la morte, il peccato del mondo . Lagrande speranza dell'umanità, la libertà è vera .

«Fatto» unico .Quando l'uomo ha voluto negare, ha negato la

Pasqua più che il Natale .Sulle vie di Atene era il simulacro al dio Ignoto .

Paolo sale all'Aeropago . Loda la religiosità degliAteniesi, celebra le glorie di Dio . Poi si cala, d'untratto, a volo, come aquila da vetta altissima, inmezzo all'assemblea e parla della resurrezione diCristo .Lo interrompono: «Ti ascolteremo un'altra

volta» .

Vivere, profetizzarecostruire la Pasqua

È Pasqua .Fare Pasqua, profetizzare la Pasqua, costruire

la Pasqua .Siamo alla soglia del terzo millennio della sto-

ria. Ed è sulla soglia di questo nuovo Avvento,che ci giochiamo la nostra speranza in una terranuova, che siamo chiamati a render conto dellanostra speranza nel futuro .

Una speranza da vivere in noi stessi :

- la mia vita è nelle mani di Dio onnipotente ;- Dio mi ama immensamente ;- Dio è fedele alle sue promesse .

Una speranza da vivere nelle nostre comunità.Comunità che vanno trasformate in comunità

di ottimismo, di scelta pasquale, di sfida . Profeziadella vita che non solo non sottostà alla forzadella morte, ma si fa passione di resurrezione conCristo .

Una speranza da leggere, da valutare nella po-sitività autentica di tante realtà in movimento,molto più forti del dubbio, del crollo, della crisi :- il mondo è stato salvato da Cristo ;- cammina verso la sua riuscita definitiva ;- è nelle mani di Cristo risorto .

Una speranza da agire, da operare, da gestirenell'oggi della nostra quotidianità ed in rapportocon le grandi tensioni universali che misurano laciviltà dei tempi .Una speranza violenta - la violenza dell'a-

more! - contro ogni predicazione di morte, con-tro ogni tentazione di stanchezza o di cinismo :

- perché l'ottimismo è d'obbligo per ognicristiano ;- perché rassegnarsi alla resa, alla sfiducia è

peccato ;-

perché il domani non è uno spazio vuoto in cui tutto può accadere, ma è il Regno di Dio che ègià iniziato sulla terra;

perché lo sguardo di Dio non cadrà, no, sulleceneri dell'ultimo giorno inutile della storia!

La Pasqua è fattasoprattutto per te

È Pasqua .E tu mi dici che la tua vita è un inferno, che

non hai scampo, che sei un peccatore, e che, per-ciò, non farai Pasqua con Lui .

Un peccatore? Ma è proprio per questo che Diovuole fare Pasqua con te!

Tu sei quello che Egli ha pensato di più, quelloche Egli ha amato di più, quello che Egli ha cer-cato di più .

Se è Pasqua, è Pasqua proprio per te .Dio viene per i peccatori, per i pubblicani,

mangia con loro, non ha paura di contaminarsi,non si meraviglia dei peccati degli uomini .

Tutta la parola di Dio è, anzi, contro quelli chEsi sentono a posto, di casa, contro quelli che siritengono giusti, che pensano di non aver bisognodi perdono.Vorrei dire, Dio ha una istintiva incompati-

bilità verso costoro . E si capisce: si sente disar-mato, inutile .

Dio ti dà la mano .La prova più sconvolgente dell'amore di Dio è

proprio quella, che Egli non aspetta il tuo amoreper amarti . Egli ama per primo . Egli ama nono-stante tutto . Egli ama in pura perdita .

Egli è capace di lasciarsi sciupare, di lasciarsisprecare. Non solo, ma Egli sa capire, sa accet-tare, sa valutare la nostra debolezza, sa trarrevantaggio . .. anche dai nostri peccati.

La Maddalena non dovette ai suoi peccati lapossibilità di amare così fortemente il Signore?

Egli viene per fare comunione con i più deboli,con i poveri, con gli ammalati, non per fare sco-munica.

Era stato scritto : «Il cieco e lo zoppo non en-treranno nella casa» . Ma Cristo rivolge la suaconvocazione proprio a quelli che sono scartatidai giusti : «Esci per le vie della città e conduciqui poveri, storpi, ciechi, zoppi . . . perché la casa siriempia»!

Sì, è Pasqua .Dio viene per te. Viene soprattutto per te . Dio

non è lontano. È, anzi, dentro di te .Dio vuole sedersi a casa tua, vuole aiutarti a

ricomporre il tuo progetto di vita .Dio vuole fare Pasqua con te . Brama di fare la

Pasqua con te .No, non lasciare la sua mano di Amico sospesa

nel vuoto! Nino Barraco

ITALIAGruppo Polska traI ragazzi di Chiari

Certamente né la Star S .p .A .o la Liebig immaginano che iloro prodotti - i famosiestratti concentrati di carne -sono finiti, spediti in pacchetti,da Chiari in provincia di Bre-scia, a Czerwinsk sulla Vistolain Polonia .È proprio quello che è av-

venuto per iniziativa di ungruppo di ragazzi e del loroanimatore don Franco deiNotaro .

Di fronte alla difficile situa-zione polacca questi ragazzi- oltre una sessantina -hanno pensato di dare ai Po-lacchi un aiuto immediato econcreto superando le diffi-coltà burocratiche . E così, li-berata la loro fantasia, si sonmessi a spedire dadi .

«I pacchi grossi - dice donFranco - danno nell'occhio,stimolano la curiosità, invece inostri pacchetti, diretti semprea famiglie e in città diverse,passano inosservati . Noi sia-mo riusciti a spedire in Poloniamolta roba. Meglio dieci pac-chetti che un grosso pacco . Inostri dadi sono piccola cosama sono stati molto apprez-zati» . L'iniziativa può sembra-re semplice ma non lo è . Fun-ziona solamente perché so-stenuta da numerose persone .Quasi tutti i dadi vengonoprocurati dai ragazzi e dalleloro famiglie . Ora qualcheproblema resta per i franco-bolli . Ogni pacchetto deve in-fatti essere affrancato per1800 lire .«Ma anche per questa parte

dell'operazione - dice il sa-lesiano animatore - moltagente mi aiuta» . Qualche nu-mero? Soltanto nel mese digennaio sono stati spediti 30pacchetti e cioè 180 scatolettecon 1800 dadi . Naturalmente isimpatici ragazzi dell'istitutoSan Bernardino di Chiari nonfanno soltanto questo ma al-l'insegna del trinomio cono-scere-pregare-agire hannoorganizzato tutta una serie diattività connesse .

SPAGNAUna laurea per don ViganòNella prima metà del mese

di febbraio il Rettor Maggiore don Egidio Viganò si è recato

in visita alle nuove missionidell'Africa Occidentale . Primadi raggiungere il continenteafricano, il VII successore diDon Bosco ha fatto una tappain Spagna incontrando fral'altro i giovani salesiani diMadrid e consegnando, nellacittà di Cordova, il Crocifissodi missionari a 7 membri dellaFamiglia Salesiana (4 FMA e 3SDB) destinati alla missionedel Togo. A Cordova, don Vi-ganò ha anche ricevuto, allapresenza delle massime auto-rità, il titolo di «professor cum

venia docendi » della Scuola Universitaria di Magistero di-retta dalle Figlie di Maria Au-siliatrice .

DON BOSCO È NOTIZIA

(Nella foto: La Basilica-Santuario di Maria Ausiliatricedove nel mese mariano confluiscono migliaia di credenti) .

Il riconoscimento, in don Vi-ganò, ha voluto premiare an-che gli sforzi che Salesiani eFiglie di Maria Ausiliatrice diSpagna fanno per la forma-zione di nuovi docenti e peruna scuola sempre più didat-ticamente qualificata .

Particolari accoglienze esimpatie il Rettor Maggiore haquindi ricevuto nelle Isole Ca-narie dove le FMA hanno nu-merose opere e vocazioni .

CASA GENERALIZIASi studia la Famiglia Salesiana

Nei giorni 19-23 febbraio1982 un gruppo ristretto diSalesiani, Figlie di Maria Au-siliatrice, Volontarie, Coope-ratori ed Exallievi, hanno datovita al secondo simposio sullaFamiglia Salesiana .

Si è trattato di un incontrofra esperti che - coordinatidal Consigliere Generale perla Famiglia Salesiana donGiovanni Raineri - hannoapprofondito gli aspetti storici,pastorali e giuridici che l'es-sere Famiglia Salesiana com-porta .

Al simposio fra gli altri sonointervenuti la sociologa suorEnrica Rosanna F .M .A . ; i pa-storalisti salesiani Mario Midalie Riccardo Tonelli, gli storicidon Desramaut e don Alberdi,l'uno francese e l'altro spa-gnolo . Così come è stato fattoper gli altri anche di questosimposio saranno pubblicatigli atti .

UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA

Un «Osservatorio Permanente

della Gioventù»li 25° della Facoltà di

Scienze dell'Educazione èstato ricordato dall'UniversitàPontificia Salesiana di Romacon alcune iniziative . Signi-ficativa appare fra queste ladecisione di istituire pressol'Istituto di Sociologia dellastessa Facoltà un «Osserva-torio Permanente della Gio-ventù». Si tratta di un centro didocumentazione e collega-mento affidato al sociologodon Giancarlo Milanesi chepubblicherà un bollettino bi-bliografico ragionato sulla si-tuazione giovanile internazio-nale con scadenza semestrale .Lo stesso «Osservatorio»preparerà un rapporto an-nuale o biennale sulla situa-zione generale dei giovani nelmondo .

E questo un contributo pre-zioso che l'Università Sale-siana di Roma mette a dispo-sizione di chiunque nellaChiesa e nella società ha acuore i problemi del mondogiovanile .

MESE MARIANOCon il mese di maggio si rinnova un appuntamento di

fede e di impegno cristiano per onorare la Madonna . Perla Famiglia Salesiana il MESE MARIANO ha inizio il 24aprile e si conclude il 24 maggio . Dalla Basilica di MariaAusiliatrice a Torino fino all'ultima cappella che in ordinedi tempo i figli di Don Bosco hanno dedicato all'Ausiliatri-ce è un succedersi di celebrazioni e iniziative in onore diColei a cui Don Bosco attribuì tutta la sua opera a serviziodei giovani nel mondo .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 • 5

SARDEGNA, La Passione di ArboreaIl dramma del Mistero Pasquale ha sempre ispirato artisti ed autori che nelle forme

espressive più varie hanno cercato di renderne, plasticamente, l'intensità drammatica e ilsuo significato .

Le rappresentazioni teatrali dedicate alla Passione hanno avuto - ed hanno ancor'oggi- particolare successo e vedono una grande partecipazione popolare . Grandi compagnieteatrali e modesti attori d'oratorio recitano un po' dappertutto la Passione . Ecco, ad esem-pio, alcune immagini della «Passione di Cristo» recitata dai giovani della parrocchia sale-siana di Arborea in provincia di Oristano .

THAILANDIA

Ritornare salesiania 82 anni

Alla non più giovane età di82 anni e nella corsia-dell'O-spedale San Camillo di Bang-kok, don Carlo Della Torre ètornato ad essere salesiano .

6 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982

Salesiano di cuore e autenticofiglio di Don Bosco, don Carloera stato costretto a lasciare laCongregazione per poter se-guire l'istituto femminile delle«Figlie della Regalità di MariaImmacolata» .La singolare esperienza

umana e cristiana di questosacerdote da oltre mezzo se-

colo missionario in Thailandiasi è arricchita in quest'ultimoperiodo davanti al Signore deldono della sofferenza che donDella Torre - colpito da «lu-pus maligno» - sopporta edoffre al Signore per l'interaFamiglia Salesiana .

Alla professione di donCarlo Della Torre hanno as-sistito oltre a don Garcìa San-tos, ispettore della Thailandia,don Andrea Vitrano e donDomenico Ferrara che furonosuoi compagni di noviziato .4 (Nella foto : don Carlo DellaTorre in occasione di unamanifestazione in suo onore) .

ITALIA

Morta ultracentenarialettrice dei BS

Aveva 100 anni e 10 mesi . Sitratta della signora Berta Do-

menica ved . Ferraris decedutanel febbraio 1982 a Masio inprovincia di Alessandria . As-sidua ed antica lettrice delBollettino la Signora era solitaaiutare le missioni salesianedella Corea .

Medaglia d'oro della Pub-blica Istruzione, l'ultracente-naria per oltre mezzo secoloaveva insegnato nelle scuoleelementari di Costigliole d'Astie di Masio, dove era nata nel-l'aprile 1881 e dove ha semprevissuto . Abitava in via Rattazzicon la figlia Ester, a sua voltamaestra in pensione e lettricedel nostro periodico mentre adAlessandria vive il figlio Mario,anch'egli insegnante .

ITALIA13 cassette per imparare

a pregare

Il Centro missionario C . DeFoucould di Cuneo, diretto dalpadre Andrea Gasparino è in-dubbiamente un riferimentoper molti giovani assetati dispiritualità e soprannaturale .Padre Gasparino ha anchetenuto delle conversazioni-le-zioni sulla preghiera a RadioIncontri 94,250 Mhz - la radioanimata dai Salesiani di Torino- che registrarono un note-vole indice di ascolto .Quelle trasmissioni dal ti-

tolo il CAMMINO DELLAPREGHIERA sono state orapubblicate dalla Elle Di Ci diLeumann in 13 cassette . L'i-niziativa della editrice sale-siana è più che un fatto edi-

ILCAMIna

D

PREGHIERA

CONVERSAZpNt DI P. A. OASPAR/NO

47/50

LOC 7/19

toriale puro e semplice ; l'a-scolto infatti di padre Gaspa-rino, individuale o in gruppo,procura una grande utilitàspirituale .

i

NAGALANDMinistro indiano

aIl'

«

Eucharistic Rally

»

In occasione della festa diDon Bosco, il 31 gennaio 1982i cattolici della Diocesi di Ko-hima hanno celebrato assiemeal loro vescovo, il salesianomonsignor A . Abraham, l'«AIINagaland Eucharistic Rally» .Alla manifestazione eucaristi-ca ha partecipato l'unico mi-nistro cattolico di tutta l'India- John Bosco Jasokie - cheha anche tenuto una confe-renza dal titolo : «L'Eucarestianella vita del cristiano» .La manifestazione - che si

ripete ogni due anni - ha vi-sto la partecipazione di oltrediecimila persone e dimostra,certamente, la crescita cri-stiana di quelle popolazioni e ilcontributo ad essi dato dai figlidi Don Bosco .

COREANuova missione delle FMAIn coincidenza con il 25°

anniversario del loro arrivo inCorea, le Figlie di Maria Au-siliatrice hanno aperto unanuova missione .

Si tratta così di una sestastazione missionaria che leFMA hanno in Corea e con-siste nel lavoro presso unapiccola parrocchia a nord diSeoul .Le FMA sono molto cono-

sciute in Corea per i pensio-nati che gestiscono a favoredelle ragazze lavoratrici aMasan e nella stessa capitaleSeoul. A Kwangju hanno unascuola primaria e secondariacon più di 3 .000 studenti,mentre a Seoul esse tengonouna scuola materna .

Lavorano anche presso leparrocchie : due in Masan edue a Seoul . Il lavoro dellaCongregazione in Corea èportato avanti da 50 religioseprofesse, tra cui sei missio-narie italiane, inglesi e filip-pine . Nel noviziato di Kwangjuvi sono nove novizie, novepostulanti e venti aspiranti .

ITALIARicordato il M°

Don Alessandro De BonisNell'ambito di una settimana

d'animazione salesiana per ipaesi dei Gargano nella Pugliai Salesiani dell'Ispettoria Me-ridionale hanno voluto ricor-dare il Maestro Don Alessan-dro De Bonis . La commemo

razione è avvenuta a S. Gio-vanni Rotondo, suo paesenatale, con un concerto dicomposizioni d'organo e dicanti corali .

Nato il 22 agosto 1888 emorto a Napoli il 25 gennaio1965, don Alessandro De Bo-nis con il card . Cagliero, Do-gliani, Pagella, il servo di Diodon Cimatti, Rastello, Lasagna

ed altri fu uno dei salesianiche, seguendo la più genuinatradizione lasciata dallo stessoDon Bosco, fece della musicauno strumento d'elevazionespirituale e culturale . I cantidel concerto sono stati ese-guiti dalla Corale «D . De Bo-nis» organizzata dai MaestriFiorentino e Bisceglia nell'ot-tobre del 1981 con l'intento di

contribuire all'educazionemusicale del popolo ese-guendo musiche artistica-mente valide di autori classicie moderni con attenzionepreferenziale alle composi-zioni di don Alessandro DeBonis .

INDIA, Palluruthy, la Sneha Bahvan BandChi non ha mai avuto la tentazione di correre dietro a

una banda musicale? Eccone una che da quelle partisembra molto apprezzata e che ha anche il merito di farascoltare . . . i problemi dei ragazzi di quella città .

BELGIOJosef Manguette:prete e traduttore

«La traduzione degli Atti delConsiglio Superiore mi dà nonsoltanto la possibilità di farequalcosa di utile per la Con-gregazione ma anche di co-noscere le molteplici iniziativeche si fanno» . A scrivere cosìè don Joseph Manguette unsalesiano che il 20 dicembre1981 a Liegi in Belgio hacompiuto il 50 0 di sacerdozio .

Nella foto : don Manguettecon i tre exallievi.8 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE

L'ha festeggiato circondatodai suoi confratelli e perfinoda tre suoi exallievi dei corsodi latino del 1927-28 .

Don Manguette, nonostantei suoi anni, continua a svol-gere un prezioso lavoro : tra-durre per il Belgio la stampa ei documenti salesiani .

i

CASA GENERALIZIAÈ nato l'istituto Storico

SalesianoII 31 gennaio 1982 ha avuto

ufficialmente inizio l'attivitàdell'istituto Storico Salesiano(ISS) eretto dal Rettor Mag-giore don Egidio Viganò condecreto del 23 dicembre 1981 .La direzione di tale Istituto èstata affidata al professor donPietro Braido che verrà col-laborato da un gruppo dicompetenti .

Tra i fini dell'ISS: mettere adisposizione nelle formeidealmente e tecnicamentevalide i documenti del riccopatrimonio spirituale lasciatoda Don Bosco e dai suoi con-1982

tinuatori e promuoverne lostudio, l'illustrazione e la dif-fusione .

Tra le iniziative messe im-mediatamente in cantiere èprevista per i prossimi mesi la

I SALESIANI IN MESSICO DA NOVANT'ANNIMA DON BOSCO VI SBARCO PRIMA . . .

In questo 1982 il Messicofesteggia il 90°anniversariodell'arrivo in quella nazionedei primi salesiani . Fu infatti il1 ° dicembre 1892 che cinquesalesiani - tre sacerdoti, unchierico e un coadiutore -giunsero a Veracruz inviatidal beato Michele Rua. MaDon Bosco vi era sbarcatoqualche anno prima . . .Quando Edith Borrell, tu-

rista messicano e appassio-nato viaggiatore cominciò aparlare con don Michele Rua,probabilmente non pensavaneanche lontanamente chesarebbe finita così . C'eraandato, da don Rua, per sa-pere qualcosa di più su DonBosco - di cui aveva sentitoparlare in Messico - e sullasua opera . E don Rua gliaveva spiegato . Poi - era il1889, appena un anno dopola morte di Don Bosco -aveva dato a quell'interes-sato viaggiatore alcuni librettisull'opera dei cooperatorisalesiani sparsi per il mondo .Edith Borrell non sapeva

cosa fossero i salesiani . Perquesto era andato a Torino aparlare con don Rua, il primosuccessore di Don Bosco .Per questo aveva lasciato lasua cartoleria con piccolonegozietto di oggetti sacri .Così Edith Borrell, dopo quelprimo colloquio a Torino di-venne il primo cooperatoresalesiano in Messico .

Ritornato in patria il signorBorrell portò l'entusiasmo diquanto aveva visto a Torino enacque subito in lui il desi-derio di creare qualcosa disimile in Messico . Così nelgiugno del 1889 riunì ungruppo di amici appartenential circolo cattolico messi-cano . La riunione si tenne invia Medinas al numero 25,quella che oggi viene chia-mata via della Repubblica diCuba . Qui ebbe inizio la veraopera salesiana messicana .Qui si fecero le votazioni pereleggere il primo presidentedei cooperatori salesianimessicani . Qui venne stilatol'atto costituzionale che se-gna l'inizio dell'attività apo-stolica salesiana in Messico .E per ricordare i novan-

t'anni della presenza di DonBosco in questa terra, sem-bra giusto riproporre questa

nascita di una rivista, RicercheStoriche Salesiane (Rivistainternazionale di storia reli-giosa e civile) .

testimonianza che non èpossibile ridurre in pocheparole, poiché è uno scrittoche conserva in sé qualcosadi sacro e nello stesso tempocostituisce una prova storicadi eccezionale valore. Eccolonella stesura integrale .«In Messico, il 23 giugno

del 1889, riunitisi nel circolocattolico i signori Edith Bor-rell, Augustin Cabaliero deLos Qlivos, Angel Lascurain,Jose Ybarraran, FranciscoVillagran e il sottoscritto,convinti della lettura di alcuniopuscoli e dalla parola delprimo dei signori sopramenzionati, circa i grandiservizi che presta alla Chiesala società dei cooperatorisalesiani alla quale appartie-ne il suddetto signor Borrell edei grandi privilegi dei qualigodono i suoi membri per lemolte indulgenze concessealla società, abbiamo decisodi entrare a far parte di que-sta società e fondarla inquesto paese formando unagiunta direttiva provvisoriacomposta di un Presidente,un tesoriere e un segretarioeletti a maggioranza dei voti .Avendo ottenuto la maggio-ranza di essi per il primo in-carico il signor Angel Lascu-rain, per il secondo il signorFrancesco Villagran e per ilterzo il sottoscritto . In segui-to, all'unanimità, ci siamoaccordati perché il signorBorrell - come membrodella società dei cooperatorisalesiani - scriva all'attualedirettore di questa, don Mi-chele Rua, manifestandogli ildesiderio dei presenti di af-filiarsi alla società e suppli-cando affinché con il potereche detiene compia gli attiprescritti dal regolamentoaffinché i presenti venganoaggregati alla società e ven-ga loro inviato il corrispon-dente diploma . Infine, innal-zate alcune preghiere, si èsciolta la riunione e que-st'atto diviene esecutivo . Fir-mato Claudio Limon» .

È questo documento, sen-za dubbio, la Charta Magnadella Famiglia salesiana inMessico. Ed in esso sonocontenute le origini delleopere volute in Messico daDio attraverso san GiovanniBosco .

Partiti coll'idea di raccogliere iricordi di famiglia per con-servarli nel tempo, a mano a

mano che il quadro d'insieme at-traverso tanti particolari si andavaarricchendo e la documentazionerivelava meglio la preziosità deldono di Dio, è parso opportuno farconoscere ad altri le meravigliecompiute dallo Spirito Santo in una«famiglia cristiana», e in particolarein un papà e in una mamma cri-stiani, nei quali lo «straordinario» èdiventato «ordinario» .

I «santi» vanno fatti conoscere :«Non mettere in ombra la luce»,dice Guitton. L'esempio di DonBosco, che scrive' la vita di mammaMargherita, ci ha stimolato a sten-dere questi ricordi .

1 . Preparativi peril focolare

In Lombardia, in due piccoli paesidella provincia di Como e delladiocesi di Milano, nascono i pro-tagonisti di questa umile vicenda .

Nibionno nell'anno 1877 è un co-mune con poche case e cascine tra i .campi, in una zona agricola e bo-schiva su terreno ondulato, orapercorso dalla statale che da Comova a Bergamo .

Francesco Viganò vi nasce il 2Novembre 1877, viene battezzato ilgiorno seguente e cresce in una fa-miglia patriarcale, in cui il lavoro eil senso cristiano della vita sonofortemente sentiti . Li chiamano i«Tesuré», nomignolo che allude altesoro della vicina chiesetta che ilcapo famiglia custodisce in un ce-stello appeso a una trave della cu-cina: una specie di cassaforte pergente onesta.

A distanza di pochi chilometri c'è l'altro piccolo centro, Bulciago, nelcuore della Brianza, appoggiato aun colle esposto al sole da mattina asera e composto di poche case rag-gruppate intorno alla Chiesa.

1982 / ANNO DELL'ANZIANO

A Bulciago nasce il 28 Aprile 1884Maria Rachele Cattaneo semprechiamata col nome di EnrichettaMaria .

La domenica le ragazze salgono agruppi sulla collinetta della «belaveduda» e li, sotto il grande tiglio,cantano in coro le canzoni lombar-de: «E la violéta la va la va», «Dovetevét o Mariettina», e si divertonoinsieme. Quando il cielo di Lom-bardia, «così bello quando è bello»,lo permette, guardano verso Milanoe qualcuna tra loro di buona vista edi altrettanto buona immaginazionedice di scorgere il «duomo», la set-tima meraviglia del mondo.Con le ragazze coetanee, più

propense per l'età a ridere che apiangere, fa anch'essa ricorso allecipolle per facilitare le lacrime nellatradizionale predica del venerdìsanto quando il predicatore non èall'altezza del compito .Ricordi semplici ma sereni che

troviamo accennati in una lettera aifigli scritta anni dopo :«Io e papà, pensando a quei

tempi, ci pare di rivivere la nostrainfanzia, quando non potevamomangiare tutto quello che la nostragioventù voleva. Ci accontentavamodi un pò di pane di granoturco,niente pietanza, carne solo due volteall'anno : Natale e Pasqua ; vino nonne parliamo; cioccolata e caramellenon esistevano per noi . Eppure aquei tempi c'era tutto : siamo cre-sciuti felici e sani, colla coscienzadelicata e abbiamo goduto tuttoamando il Signore» (4-6-1941) .

I primi incontri dei futuri sposidevono essere stati caratterizzati daquel riserbo, da quella delicatezza,da quel sereno turbamento chetrovano ampio riscontro nei Pro-messi Sposi di A . Manzoni cosìacuto e così fedele nel presentare isentimenti della gente di questaterra vicina al Resegone e bagnata dall'Adda

: almeno della gente diallora .

Ricordo di mamma Enrichetta

Ecco una storia umile fatta di onestà, sacrificio e fede nella certezza che l'amore di Dio non viene mai meno

. È iniziata alla fine del secolo scorso. . .

Forse i due giovani fidanzati nonsi conoscevano molto ; ma entrambipossedevano rettitudine, sincerità el'inizio di quell'amore autentico cheè destinato a crescere, a durare,anche se espresso con gli occhi bassi,senza scomporsi, senza effusioni .

Maria Enrichetta a 20 anni ce-lebra il matrimonio con Francescodi 27 anni . Il matrimonio viene ce-lebrato il 18 giugno 1904 a Bulciago,nella parrocchia della sposa, con lapartecipazione di parenti e amici, inuna sentita atmosfera ricca di spi-ritualità e cordialità, di poesia e al-legria .

All'uscita dalla Chiesa, dopo lacerimonia, qualcuno lancia «i benis»(= i confetti) multicolori che sispandono sul sagrato, subito rac-colti dai ragazzini, mentre gli adultiinneggiano alla sposa : «Viva laspusa, viva la spusa! » .

Dopo un ristoro in casa di lei,inizia un singolare viaggio di nozze apiedi verso i paesi vicini, le donne intesta e dietro gli uomini i quali siattardano sovente a dissetarsi allevarie «stazioni» .

Una visita al cimitero, omaggio achi protegge dall'al di là la nuovaunione e la nuova famiglia, una vi-sita alla futura casa, e poi ecco ilmomento del banchetto in casadello sposo.

2. Da sarto a operaioUn grande avvenimento per ogni

famiglia è il primo figlio .Per papà e mamma è un'espe-

rienza intensissima : mesi di pre-parazione, di attesa, . . . poi final-mente la mamma può prendere trale braccia il bimbo che è «suo» an-che se nel cuore subito lo offre alSignore .

Il piccolo nasce a Nibionno nel1905 e mamma Maria Enrichettapropone di chiamarlo Domenico,che vuol dire «del Signore» .

In questo mondo agricolo ancorapiuttosto chiuso nella cerchia del

cascinale e del campanile, è intantogiunta l'eco di una società più vastae in movimento, il suono delle si-rene, la luce degli altiforni, il rumoreassordante delle macchine applicatealla produzione industriale .

Anche i «tesurê» partono, chi peril lavoro, chi per il servizio militare .Francesco va a Milano come «sar-to», sognando di imparare i segretidel mestiere per poi tornare al paesee impiantarvi un piccolo laborato-rio .Ogni settimana rientra dalla

grande città, ed è una festa l'in-contro domenicale della piccola fa-miglia .

Passano alcuni mesi e Francescosi ammala di tifo : lo portano a casauna sera febbricitante e in condi-zioni gravi. Maria Enrichetta gli èvicino per tutto il periodo dellamalattia, senza temerne il contagio .

Dopo le cure e un periodo di for-zato riposo, visti i postumi del male,il medico sentenzia : «Il lavoro disarto, che ti costringe alla immo-bilità, non fa per te: cercane un al-tro» .

La nostra piccola famiglia, strettadalle necessità economiche dopo iltentativo di trovare lavoro a Mi-lano, accoglie l'invito per un postoin tutt'altra direzione . Il fratello di«Cecco», Beniamino, incontra il di-rettore del locale cotonificio che habisogno di una guardia giurata perla vigilanza notturna del vasto sta-bilimento .

I sentimenti di chi lascia la casa eva incontro all'ignoto sono sempretrepidi e tristi. Ma bisogna ri-schiare .

Con la sistemazione all'internodello stabilimento, Francesco da contadino diventa operaio e vive

tutte le sue giornate dentro la fab-brica come in clausura .

Nello stabilimento non c'è il climadella festa contadina ; solo la do-menica, nella fabbrica deserta, ri-suona la voce di una donna e glistrilli dei bambini che essa cerca didivertire.Non tutto è negativo ; ci sono

anche i risvolti positivi : il lavoro èsicuro! La luce si può accendere conun semplice interruttore senza do-ver ricorrere a candele o a lampadecome in campagna .

A Domenico, nato a Nibionno, siaggiungono a Sondrio nei nove anniprima della grande guerra, altri seibambini a cui papà e mamma dannoi bei nomi di Rosa, Ambrogio, Ro-sina, Maria, Emma, Dina . Dopo laguerra verranno altri tre maschi .

Il loro chiasso è a volte assor-dante, ma l'orecchio materno è di-feso dal cuore, così le mura dellacasa racchiusa nella fabbrica nonsono più una prigione: sembranospalancarsi su un mondo di ingenuafelicità.

Se il primo incontro del bambinocon Dio avviene nel segno della se-renità e dell'amore, tutti gli sviluppireligiosi successivi saranno più fa-cili; se invece questo incontro cadesotto il segno della paura, alloral'iniziazione alla vita cristiana saràmeno facile; può subentrare l'in-sofferenza e forse più tardi il rigetto .Sono cose che ogni mamma in-

tuisce. Per questo mamma MariaEnrichetta parla del timor di Dionon come una minaccia . Sa parlaredi Dio perché sa parlare con Dio,cioé sa pregare. E i figli imparanodai genitori a parlare con Lui .

3. La guerra e cinquepiccole bare bianche

Domenico cresce sano e promet-tente, circondato di cure e di affetto .Ma a tre anni c'è una prima visitadella morte nella casa che è nellafabbrica: un male improvviso col-pisce il piccolo che non parla più,non mangia più, non sorride più .

Guarda la mamma e il papà congli occhietti supplichevoli come achiedere aiuto e pietà . Dura alcunigiorni in quell'agonia, poi si spegnedavanti ai genitori muti nel lorodolore.

Gli operai del cotonificio si fer-mano riverenti al passaggio dellapiccola bara bianca . Così il doloreentra in casa, come una ventata dimarzo violenta e fredda, lasciandosenza parole i genitori .

Quando una nuova nascita allietala famiglia, papà e mamma sentonoquesto avvenimento come un donodi Dio: «Il Signore ci ha regalato unaltro bambino» .

Quando la morte ruba loro questipreziosissimi doni non possono nonpiangere anche se li sorregge la fede :nel 1909 perdono la piccola Rosa ditre anni e nel 1911 il piccolo Am-brogio, pure di tre anni .Quando nel giugno 1914 viene

ucciso a Sarajevo il Principe ere-ditario d'Austria scoppia la scintilladi una tragedia che insanguinal'occidente e cambia il volto anchealla società italiana .

L'Italia chiama alle armi i cit-tadini abili e entra in guerra nelmaggio 1915 . Le partenze dei soldatiper il fronte sono salutate con fan-fare, evviva, sventolii di bandiere edi fazzoletti, in genere con l'entu-siasmo popolare, perché le grandicittà ribollono di «interventisti» .

La piccola Sondrio affronta lasituazione senza entusiasmi retorici.

Anche papà Francesco a 38 anni èrichiamato sotto le armi . Rimaneper oltre 4 anni dislocato in variezone del fronte. Lascia a casa lamoglie con 5 bambini da uno a setteanni .

Francesco pensa a casa, alla mo-glie, ai figli così piccoli e immaginache di là dalla linea del fuoco vi sonopapà obbligati al servizio militare,come lui costretti a fare la guerra .Per mamma Enrichetta sono

quattro anni di lavoro, di pena, dipreghiera. E' sola a sostenere il pesodella numerosa brigata di cinquefigli .Durante questi quattro anni

mamma Enrichetta vede i figli cre-scere in età, statura e vivacità .

Per sostenere il suo piccolo bat-

taglione essa assume anche altrolavoro da svolgere in casa. Accettadi custodire la bimba di una fami-glia amica, confeziona calze e«scalfarót» (calzettoni) per i soldati,si incarica di accompagnare quo-tidianamente all'asilo o a scuola ifigli suoi e quelli degli altri .

In questi anni altre due bare siaprono per accogliere due candidebimbe: prima Rosina e poi Emma .

Verso la fine della guerra imper-versa la «spagnola» seminando lamorte. In famiglia si ammalanotutti, e la casa diventa lazzaretto .Una sera papà Francesco torna

inatteso per una breve imprevistalicenza, e li trova tutti ammalati .Allora si prodiga come infermiere,lava, pulisce, cucina e la notte dor-me ai piedi di un letto .

La piccola Emma di 5 anni non loriconosce neppure, e nel delirio dellafebbre gli dice : «O sciur Viganò, elme daghi un po' d'acqua de bèv, perpiasè» (Signor Viganò, mi dia un po'd'acqua da bere per favore) .Pochi giorni dopo la piccola

muore. E' la quinta bara che scendeverso il cimitero .

Il 4 novembre 1918 le campanesuonano a festa : è la vittoria . Ilpopolo scende nelle strade e per unmomento dimentica le sofferenzepatite, la «spagnola» che ancorainfierisce, le privazioni ancora inatto. Però quella data che segna la,fine di una guerra combattuta con25 milioni di soldati e con 12 milionitra morti e feriti non segna con al-trettanta sicurezza l'inizio dellapace: campane, falò, cortei, ban-diere, fanfare, fuochi di artificio,canzoni . . . Non sono la pace .

Congedato col grado di sergentemaggiore, anche Francesco torna acasa. Rientra al cotonificio lieto ditogliersi la divisa per riprendere ilsuo posto di lavoro come sorve-gliante notturno in fabbrica .

4 . La vita di unafamiglia operaia

Benché uscita vittoriosa dallaguerra, l'Italia è un paese stremato ediviso. La guerra ha peggiorato lecondizioni di molte famiglie, hacresciuto il numero degli spostati .Operai e contadini in miseria e contanti motivi di tensione e di scontro .A Sondrio non ci sono le vaste

concentrazioni industriali che met-tono in difficoltà Milano, Torino,Genova e altri grandi centri . Il Co-tonificio Fossati può facilmente ri-prendere e anche espandersi .Avendo bisogno di spazio, spostaall'esterno dello stabilimento chi ancora alloggia all'interno

.Così nel 1920 la nostra famiglia

viene trasferita nella zona sotto-stante la fabbrica, nelle case operaiedi Gòmbaro.

L'ottavo figlio, Egidio, nasce nel1920, quando l'abitazione è ancoraall'interno della fabbrica . Poi la fa-miglia si trasferisce e saluta la na-scita di altri due figli, Angelo eFrancesco .

Un episodio consacra subito ilnuovo ambiente : il piccolo Egidio siammala e i genitori, già tanto pro-vati da numerose perdite, suppli-cano il Signore ; la mamma fa unpatto con Dio: «Fammelo guarire ;non per me, ma sarà per Te» (dalTestamento) .

Il Signore esaudisce questa pre

ghiera così semplice ma piena difede .

La casa assegnata a Francesco ècomposta di 4 stanze a piano terratocollegate a un corridoio . C'è ancheun solaio per la legna, e nella can-tina prende subito posto, tra le ra-gnatele, una modesta botticella .

Francesco incomincia il suo lavoroogni sera alle 22 ; si mette a tracollail cinturone con l'orologio specialeche segna i suoi spostamenti, e poiquando lo stabilimento è pieno diombre e di silenzio, svolge il suo

servizio di vigilanza girando di re-parto in reparto per l'intera notte .

Ogni mezz'ora, in punti presta-biliti, Francesco deve far scattare ilsuo orologio, «il mio controllore»,come egli lo chiama . Non è armato,ma lo accompagna «Fritz», un af-fezionato e ringhioso cane lupo .

Per mamma Enrichetta la levataè annunciata da una robusta svegliapuntata sulle cinque del mattino .Acceso il fuoco nel camino o nellastufa, prepara qualcosa di caldo peril marito che rientrerà tra poco epoi, accostato l'uscio, corre in cittàalla «Messa prima» delle 5 .30, od'inverno alle 6.

Alle 12 .30 a tavola. Al pomeriggioi ragazzi tornano a scuola e lamamma ne approfitta per qualcherapida visita a conoscenti o am-malati .

Al tramonto l'attività si inten-sifica . Bisogna seguire i figli perchéfacciano i compiti, preparino le le-zioni e poi provvedano alle moltepiccole necessità della famiglia .

Il modesto pasto serale è seguitodalla preghiera, che non si tralasciamai per nessun motivo . Quando alle21 .30 il marito si reca al lavoronotturno e i figli sono già a letto, lamamma deve ancora riordinare lacasa, rammendare o confezionareindumenti, scrivere ai parenti . . . Trevolte al giorno i figli sono invitati apregare con la recita dell'«Angelus»la Regina del cielo . Il latino è un po'corroso, ma il senso è a tutti chiaro :salutare la madre di Dio e madrenostra .

5. Don Boscoentra in casa

Già Don Bosco era stato interes-sato perché inviasse i suoi figli inValtellina per prendersi cura dellagioventù, ma i salesiani erano giuntinel capoluogo solo dopo 9 anni dallasua morte, nel 1897 . Nel maggio1904 don Rua, primo successore diDon Bosco, compie una visita aSondrio e a Tirano per incoraggiaresalesiani e figlie di Maria Ausilia-trice nel loro lavoro e dar stabilitàalle loro opere .

La nostra famiglia, immigrata nel1906 e rimasta per anni come se-gregata all'interno dello stabili-mento, non aveva avuto contatticon l'ambiente sondriese, e perciònon conosceva né Don Bosco né isalesiani .

Nel 1928 giunge a Sondrio un di-rettore dinamico, già fondatoredell'opera salesiana di Milano : donLorenzo Saluzzo . Era vissuto perlungo tempo a Torino accanto a don

-

La famiglia Viganò durante la guerra1915-18 .

BOLLETTINO SALESIANO • I APRILE 79x 2 • 11

Bosco e ne era stato per diversi annisegretario. Nel 1929 si annuncia lasolenne beatificazione di Don Boscoa Roma con grandiosi festeggia-menti in Piemonte . Don Saluzzoorganizza per il mese di giugno unpellegrinaggio a Torino .Papà Francesco e Mamma En-

richetta ne parlano in famiglia e sidecide che sarà la mamma a par-teciparvi ; papà infatti non può la-sciare il posto di lavoro e in quantoai figli Egidio di 8 anni, Angelo di 5,Francesco di 1, provvederanno lefiglie maggiori, Maria che ha 17anni e Dina che ne ha 15 .

A Valdocco i pellegrini sondriesisalgono a visitare le camerette abi-tate da Don Bosco . Anche MariaEnrichetta passa di stanza in stan-za. All'improvviso, davanti ad unritratto di Don Bosco, si sente for-temente richiamata dal suo sguardo .Ha la netta percezione di una ri-chiesta che riguarda i figli : «Mi haguardato con occhi vivi e pene-tranti! Che occhi, Don Bosco! E ioho capito che glieli dovevo daretutti» .Prima di lasciare Torino la

mamma compera un ritratto di DonBosco per collocarlo in casa al postod'onore. Così Don Bosco entra inquesta famiglia col suo volto e congli insegnamenti della sua vita ; en-tra nelle conversazioni familiari .Don Bosco d'ora in poi sarà tra lepersone da consultare nelle decisioniimportanti e da invocare nelle dif-ficoltà e nel dolore .

Conosciuto il metodo di Don Bo-sco che essa riassume con le tre pa-role del santo educatore : «Ragione,religione, amorevolezza», la mammaperfeziona il suo istinto naturale dicurare la gioventù e la capacità diseguire e assistere i figli intesa comecontinua ed amorevole presenzaeducativa .

6. Dina muoreda suora santa

Intanto Dina e Maria frequen-tano l'oratorio delle Canossiane esono coinvolte nelle attività diquelle educatrici. E' Dina a porreper prima in famiglia in modoesplicito il problema della vocazio-ne. Dopo aver ponderato con ma-turo criterio le proprie inclinazioni elo spirito degli Istituti religiosi cheesistono a Sondrio, si orienta versol'Istituto delle Figlie della carità, leCanossiane. Quando confida a papàe mamma la sua decisione ; essi nonoppongono resistenza . Nel febbraiodel 1933 la salutano con grandeamore e la mamma l'accompagna12 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 •

Papà FrancescoViganò anche dapensionato oc-cupa il suo tempoe il piccolo pollaiodel resto è unarisorsa familiare .

fino a Gravedona (Como) . Pronun-cia i voti a 21 anni, il 15 settembre1935, festa dell'Addolorata .

Passano pochi mesi . Improvvi-samente suor Dina, sempre floridadi salute, accusa un forte malessere .Le suore, allarmate dalla gravità delcaso, chiedono un consulto il cuiesito fa cadere ogni speranza disalvarla: meningite fulminante .

Nel giorno dell'Immacolata ricevela Santa Eucarestia e poi, perespresso suo desiderio, il sacramentodegli infermi. Nel pomeriggio rin-nova la sua consacrazione racco-gliendo tutte le forze per ben ripe-tere la formula .

Al papà, venuto a trovarla in queigiorni di agonia, dice : «Papà, dam-mi la benedizione» . Imbarazzato perl'insolita proposta e abituato a ri-cevere, non a dare benedizioni,questo modesto operaio si chinasulla figlia morente e si fa il segno dicroce. Suor Dina allunga la mano, loprende al colletto, dolcemente loattira a sé e gli dà un bacio . In fa-miglia i baci non sono mai stati una

merce abbondante ; è l'ultimo salutodella figlia che muore . E all'imbru-nire del giorno della Madonnachiude la sua vita terrena ; è il 14dicembre 1935 .

7. Cinque figliofferti a Dio

Intanto gli altri figli, venuti acontatto con l'ambiente oratorianosalesiano non se ne staccano più .Mentre frequentano l'oratoriovengono silenziosamente vagliatidal grande cuore e dal profondo in-tuito di don Luigi Borghino ; quandotrova un soggetto idoneo indiret-tamente fa chiedere alla famiglia seconsente che il figlio vada a studiareal ginnasio di Chiari . Un primogruppetto di invitati aderisce allaproposta. Tra questi c'è Egidio .

Anche Angelo inizia la sua stradacon varie traversie : malato inquarta ginnasio, la mamma lo portaa casa da Chiari e lo aiuta a guarire ;di nuovo in difficoltà di salute inliceo, lo aiuta : «Un salesiano - dice

- ha bisogno di star bene per la-vorare molto» .

Alla vigilia della guerra, nel di-cembre del 1939, Egidio, ora chiericosalesiano, parte per le missioni delCile .Anche Angelo lascia la casa e

quindi anche il figlio più giovane,Francesco chiede in quei giorni dicontinuare gli studi e dunque di al-lontanarsi da casa. Era l'ultimo didieci figli, il conforto di papà emamma.

E la mamma, che ha 58 anni, de-cide di cercare lavoro per sé perchéil figlio Francesco possa continuaregli studi e perché anche Maria pensiad un titolo di studio utile ad ot-tenere un impiego . Trova un'oc-cupazione al collegio salesiano e lepare di fare come «Mamma Mar-gherita», la madre di Don Bosco .

Ma anche la salute è un grandedono che va custodito con cura . E illavoro notturno durato ininterrot-tamente per tanti anni ha profon-damente affaticato il fisico di papàFrancesco ormai sessantatreennecon bronchite, tosse, asma. Il cam-bio di lavoro giunge quindi oppor-tuno: finalmente nel 1940 viene as-segnato ai magazzini con il turno digiorno. Poi la salute torna a preoc-cupare, ma lui mantiene la sua se-renità e conserva il posto di lavoroche per la sua famiglia non è solostipendio ma anche ragione perconservare la residenza nelle caseoperaie. Occorre durare nel lavorofino alla pensione sulla quale ora ipolitici sembrano prendere decisionidefinitive.

A guerra finita riprendono le co-municazioni con l'America e si aprein casa una vivissima attesa per laprima messa di Egidio . Il tele-gramma che annuncia l'avvenutaordinazione giunge a Sondrio daSantiago lo stesso giorno 31 maggio1947 . E' festa in casa ed è festa nellacontrada .

8. Un tramonto radiosoLa notizia tanto desiderata della

pensione giunge gradita a papà ilquale, ormai settantenne, pur colrincrescimento di lasciare il lavoro,ha proprio bisogno di riposo . Madopo neppure un anno di pensione,il rigido inverno del 48-49 mette adura prova la sua fibra già logora :una broncopolmonite lo costringe aletto e in pochi giorni lo stronca .

Accorrono i figli : don Egidio èavvertito con telegramma. Giun-gono i parenti. Invitato a confes-sarsi, accetta volentieri, ma poi te-me di scomodare il sacerdote. Poi siaccascia e, mormorando le preghiere che la sposa le suggerisce, sere-

namente muore. Sono le ore 4 del 9gennaio 1949 .Quando a 65 anni mamma Maria

perde il marito, attinge forza econsolazione e speranza dalla suagrande fede .

E il natale successivo finalmentedon Egidio ritorna dal Cile per unavisita in Italia dopo 11 anni di lon-tananza. Per la messa solenne in SS .Gervasio e Protasio, la prima messadi don Egidio a Sondrio, la mammaè con Maria nel primo banco ; Egidioè all'altare con a fianco il diaconodon Angelo e don Francesco .

Gli anni dal '50 al '75 sono unperiodo in cui la coesistenza inter-nazionale è messa a dura prova invarie occasioni : Vietnam, Cuba,guerra dei sei giorni nel vicinooriente, rivolta ungherese e inva-sione della Cecoslovacchia, ildramma del Cile.

Entra in scena in questo periodoun protagonista del nostro tempo,un figlio di umili contadini, dotatodi una carica eccezionale di bontà eumanità: papa Giovanni XXIII(1958) . Parla un linguaggio che an-che Mamma Enrichetta capisce evorrebbe sempre ascoltare daigrandi .

Ma la terza età di Mamma Mariaè iniziata da tempo. Nel 1966, tut-tavia, arriva una gradita novitànella sua vita : coi risparmi personalie il prestito di un'amica di infanzia,la figlia Maria si procura un piccoloappartamento di due stanze in città e vi si trasferisce con la mamma.Non le sembrava vero, a 80 anni, dinon dover più attraversare il peri-coloso ponte sul torrente .

Ma le liete prospettive si infran-gono presto contro una realtà bendiversa . Non ha infatti neppure iltempo di trasportare le poche mas-serizie nella nuova abitazione, edecco che il corso degli avvenimenticambia direzione: Maria si ammala e lei stessa non potrà più uscire.

Tuttavia esclama senza turbamen-to: «L'uomo propone e Dio dispo-ne» .

A Natale del 1971 Maria sta male ea Santo Stefano si spegne . I fra-

telli, accorsi accanto all'inferma inagonia, stentano a trovare le parole,mentre chi in quel momento prega,raccomanda, incoraggia, è la mam-ma che, in piedi accanto al letto,come la Vergine accanto alla croce,assiste la figlia additandole il cielo,incaricandola di salutare papà eDina, suggerendole le invocazioni dipersone care, «Gesù, Giuseppe eMaria. . .», coi quali avverrà il pros-simo incontro .Ma mamma Maria ha ancora una missione da compiere

: vivere bene laterza età. E' convinta che all'an-ziano giova molto l'esercizio delpensiero. La soccorrono provviden-zialmente la radio prima e poi la tve anche il telefono . E' attaccata allavita perché avverte di essere il cen-tro di unione dei suoi figli sacerdotio di tante persone che a lei ricorrono per continuare a vivere nella spe-

ranza : andandosene sente che lascia la casa vuota.

Fino alla sera dell'ultimo giornosta seduta sulla sedia di vimini e dà disposizioni

: «Il mio testamento èlà ; non toccatelo se non dopo il mio funerale

. . .» «Il vestito che mi dovetemettere è qui nell'armadio . .

.» «Restituite il tavolino e la poltrona a chi ce l'ha prestata, e ringraziate. . .» .

Gli ultimi scritti, con grafia tremante, dicono la sua costante se-

renità e riconoscenza. A Francesco :«Sto bene, però c'è pericolo di mo-rire . . . a cento anni . Mamma» (23-10-1975) . E a Egidio affida l'ultima parola scritta

: «Grazie . .. Mamma»(14-2-1976) . E' un grazie ai figli, è un grazie a Dio

.La mattina del 16 febbraio in casa

accorrono gli intimi. Il tavolo al centro della stanza è coperto da una tovaglia bianca portata da suor

Enrica, direttrice delle Figlie diMaria Ausiliatrice .Mamma Maria Enrichetta sta

seduta sulla poltrona di vimini, ri-curva su se stessa ma attenta atutto. Intorno prendono posto lepersone che più l'hanno assistita inquesti anni . Celebrano messa donAngelo don Francesco e don Chiari .Tutte le luci della stanza vengonoaccese . Il brusio dei saluti tace al-l'inizio della Santa Messa .

Alla solita ora viene messa a lettocon religiosa delicatezza .

A chi veglia sembra tutto nor-male, ma alle tre del mattino mor-mora : «La ciami el don Angel» e vuole essere alzata

. Rimessa a lettoringrazia : «Bravo, bravo . . .» .

Il respiro intanto si affievolisce .Don Egidio don Angelo sono li e sentono le sue ultime parole

: «AveMaria. .. Gesù, Giuseppe e Maria vidono . . . Giovanni . ..» . Sono le 4 .10 .

«All'alba del 24 febbraio 1976,giorno dedicato all'Ausiliatrice,

Mamma Maria Enrichetta Viganò, di anni 92, ha lasciato la terra perraggiungere i suoi cari nella gioia delSignore Risorto, nel cui amore oracontinua a vivere» . Cosi l'annunciofunebre dato alla città di Sondrio .

Giovanni Allegra(Condensato del volume di Angelo Viganò, Storia di umile gente)LDC, Leumann 1981, pp. 279

D

i fronte al variopinto emultiforme mondo dei fu-metti, ricco di elementi po-

sitivi ma portatore di tante sug-gestioni negative, come devonocomportarsi la famiglia e la scuola?Quale ruolo può assumere la fa-miglia salesiana nei diversi paesi eculture investiti da questo feno-meno, del quale abbiamo già de-scritto l'ampiezza e la profondità?

L'atteggiamento peggiore sarebbequello di ignorare il problema, e diprocedere nel nostro progetto dieducazione familiare e nei nostriprogrammi scolastici come se i fan-tasmi evocati da questo e dagli altrimedia non si aggirassero fra noi .Essi portano valori o pseudo valori,suggeriscono idee, propongono in-sistentemente modelli di compor-tamento, alimentano una forma diattività mentale e di cultura, for-mano una «scuola parallela» che èpericoloso voler ignorare .

Secondo Jean Bruno Renard(«Esprit» n . 4, aprile 1980), si puòparlare della nascita di un folcloreurbano, alimentato dai mass media,che giuoca nella società attuale lostesso ruolo del folclore orale nellesocietà tradizionali : trasmissione divalori, espressione di una culturapopolare, distinzione dalla culturasuperiore basata sulla parola scritta .Questa tesi è comprovata dall'Au-tore con numerose dimostrazionidelle analogie fra fumetto e lette-ratura folcloristica. Del resto, nel

carnevale, non vediamo forse me-scolarsi fatine e Mazinga, Arlecchinie Mandrake, Cappuccetti Rossi eZorro?

MASS MEDIA PER L'EDUCAZIONE

La scuola

del «fumetto»Prosegue la riflessione di Domenico Volpi (la precedente pun-tata si trova nel BS di marzo) sul linguaggio del «fumetto», formadi comunicazione ma - aggiunge ora Il prof. Volpi - anchemezzo educativo quando lo si voglia (e si sappia) usare nei modi

dovuti.

L'esame di quanto i personaggi, imiti e il vocabolario dei fumetti(basta ascoltare i ragazzi!) sianopenetrati nella vita quotidiana dinoi tutti sarà una continua fonte disorprese. Ma è un esame che vacondotto con metodo e con . unachiara visione di fini : non siamo deiricercatori di fenomeni sociologici,siamo educatori che, nello spirito diDon Bosco («amare quello che igiovani amano . ..»), ci teniamo insintonia con il mondo giovanile perpromuovere una crescita liberante .

La nostra attenzione al mondo deifumetti non è dunque la semplicerilevazione di un fatto socialmente eculturalmente rilevante, ma daquesta deve derivare l'elaborazionedi un progetto educativo . Si trattadi formare il senso critico, di aiutarei giovani a decondizionarsi dallesuggestioni degli eroi favoriti e adesprimere un giudizio di valori suciò che leggono . Meglio se questeoperazioni, pur svolgendosi sulmateriale fornito abbondantementedai fumetti, non rimangono fine a séstesse su questo specifico mezzo dicomunicazione sociale ma si allar-gano a dare chiavi di lettura utilianche per altri mass-media (cine,TV. . .) .

Albi e giornali infatti si trovanoin posizione significativa : da un la-to, essi appartengono anche all'«eradi Gutenberg» (in cui la comuni-cazione era affidata prevalente-mente alla parola scritta), dall'altrofanno parte del nuovo mondo dellacomunicazione per immagini e sonoparenti stretti del cinema e dellaTV. L'ipotesi di lavoro è che questaposizione mediana faccia del fu-metto un ponte prezioso per im-parare a muoversi da un universodella comunicazione all'altro, adoppio senso di circolazione .

Con il fumetto, a partire dalla Ielementare, o anche dalla scuolamaterna, la scuola può cominciare

quella «alfabetizzazione all'im-magine» che è un'esigenza assolutadei nostri tempi se si vuol fare operaeducativa, che è liberazione daicondizionamenti e capacità diesprimere giudizi autonomi. Questaipotesi, ampiamente illustrata nelvolume «Didattica dei fumetti» (Ed .La Scuola, Brescia), è stata spe-rimentata in diverse scuole italiane.Come atteggiamento di base, oc-

corre uscire dalla abituale visioneintellettualistica o moralistica che cispinge a sentenziare subito sul «checosa» è stato narrato, e occorre

abituarsi a considerare il «come» lanarrazione è stata svolta (con qualieffetti, sottolineature, caratteriz-zazioni ecc .) per cercare di scoprireil «perché» cioè le intenzioni del-l'autore . Il lavoro si svolgerà su trebinari : a) decodifica del linguaggio ;b) decodifica dei contenuti ; c) at-tività creative . La decodifica dellinguaggio è volta a scoprire tuttiquei segni, quelle convenzioni equegli artifici tecnici attraverso iquali si snoda il racconto . Alcunisono propri soltanto del fumetto (ilcontorno delle nuvolette, la formadelle vignette, i rumori resi grafi-camente . . .), alcuni sono propri an-che degli altri linguaggi delle im-

magini (l'uso delle inquadrature, deipiani, del colore. . .), altri infine ap-partengono al mondo della parolascritta. È consigliabile procederecon un metodo di ricerca empirica edi operatività immediata, per dareai ragazzi il gusto dei vari elementi .Si profitta del fatto che il fumetto èun materiale facilmente manipo-labile ed economico. Le uniche at-trezzature: albi a fumetti, giornalinivecchi, forbici, colla, pennarelli, egrandi fogli sui quali incollare ilmateriale.

Su tali fogli possiamo cominciarea comporre, per esempio, l'albo delleonomatopee, ritagliando vignetteche contengono «rumori» diversi(«Bang!», «Crask! », «Siam!» ecc .) escrivendo accanto a ciascuno di chesi tratta («fucile che spara», «vetroche si rompe» ecc .) ; l'albo delleespressioni di un personaggio, pas-sando sempre alla codificazionelinguistica («è triste», «ride» . . .), e ilconfronto fra personaggi diversicominciando a scoprirne la psico-logia e i valori ; «l'albo del codiceinternazionale dei fumetti, con tuttele convenzioni tipiche, dalla forma

delle nuvolette al flash-back ; l'albodei piani e delle inquadrature, conesempi di eroi e situazioni in primopiano, in piano americano, a figuraintera o in campo lungo, cercando discoprire il perché sono stati usati .

La stessa tecnica del cetra-rita-glia-incolla-descrivi si può applicarealla raccolta di documentazione percomporre, ad es ., un albo con le tri-bù del West, o con paesaggi a faunaafricani, o con le scene di un periododella storia . Sarà naturale, poi, ri-correre a una enciclopedia o a unlibro di storia per verificare l'at-tendibilità delle informazioni ri-cevute dai vari fumetti, ed al tempostesso porsi alcune domande sui

contenuti (es . razzismo, violenza,falsità storiche od etnologiche. . .) .

Per la decodificazione dei con-tenuti, occorre concentrare l'atten-zione sulla storia e sull'eroe . Perquesto è indispensabile distingueresempre, in un fumetto (o in un film)l'aspetto narrativo da quello te-matico. L'aspetto narrativo è la vi-cenda considerata come oggetto : ciòche è rappresentato nella vignetta(che è l'unità significativa), nellesequenze (rapporti fra vignettecontigue) e nell'insieme della nar-razione. L'aspetto tematico è la vi-cenda considerata come strumentoper dire qualcosa, per un'intenzione,e quindi bisogna considerare il come(parole, gesti, colori, momenti cul-minanti delle sequenze che sonoparticolarmente significativi) .

Si può anche procedere a un esa-me dell'eroe che sveli la sua veranatura e quindi lo dimitizzi un po' :da dove viene, che mestiere fa, comesi guadagna da vivere, quando ri-carica la pistola, come incontra glialtri, chi ama o chi odia, perchéagisce, in che cosa crede . . . Leggereinsieme, in gruppo, per capire in

sieme e discuterne . Fra le domandechiave: «Quale personaggio vorresteimitare? Per fare che cosa?» .

Ma fumetto e giornalino - so-prattutto quest'ultimo, per lamaggior ricchezza di materiale -non si prestano solo ad analisi cri-tiche. Proprio perché suggestivi,manipolabili e compositi, sono an-che uno stimolo per attività creativedi vario genere . Ecco alcuni esempi :ricostruire i dialoghi di una paginadalla quale è stato asportato ilcontenuto delle «nuvolette» ; scri-vere didascalie sotto foto ritagliateda rotocalchi (e scoprire, attraversole varie interpretazioni, che l'im-magine non è verità) ; comporre una

storia utilizzando quattro vignettepescate e caso dentro un sacchettodi ritagli ; far eseguire disegni a te-ma (ad es. «due momenti dellagiornata della mamma» o «dove ecome giocano i bambini nel nostroquartiere»), e con questi fare unmontaggio sulle pareti dell'aula di-sponibili in sequenza ; far scoprireche, se si tolgono o si aggiungonopochissimi disegni nel montaggio,cambia tutto il messaggio (se ag-giungo altre 2 o 3 vignette dellamamma che va a fare la spesa, chesgrida il bambino, ottengo una ma-dre consumista o una madre auto-ritaria; se tolgo le vignette con lerelazioni sociali della mamma ho unaltro tipo di donna . . .) . E ancora :inventare e disegnare storie a fu-metti attraverso le tappe : sintesidella storia, sceneggiatura e dia-loghi, impaginazione, abbozzo, di-segno, lettering e colorazione ; pro-durre un fotoromanzo con le foto asviluppo istantaneo . . . E così via .

Gli esempi potrebbero continuare,l'inventiva degli insegnanti e deglianimatori di gruppi giovanili tro-verà altri spunti di decodifica e di

creatività, anche per quanto ri-guarda la gestualità e la dramma-tizzazione .

L'UNESCO è molto interessato asviluppare questa idea, che per-metterebbe di iniziare una «edu-cazione all'immagine con l'inmma-gine» anche nei Paesi emergenti, làdove non esistono le costose at-trezzature della TV a circuitochiuso, del video registratore, di ci-neprese e proiettori sonori . I n Eu-ropa, queste attrezzature esistono innon poche scuole, ma sono male opoco usate, quindi il problema è lostesso e il progetto di servirsi Ileifumetti è altrettanto valido .

Domenico Volpi

P

iù festa di così non si potevaproprio. 31 gennaio : festa diDon Bosco e festa al «Don

Bosco», la più grande parrocchia diRoma al Tuscolano, il quartiere più«difficile» della città . Festa perl'arrivo di Giovanni Paolo Il inquesta «mega-parrocchia» arrivataa centomila anime in dieci anni, eche si porta dietro i problemi, idrammi, tutte le tragedie della pe-riferia romana .

E per la prima volta in vent'anni,si sono visti tutti : giovani, uomini,donne, bambini . Migliaia e migliaiafinalmente insieme per una seratadiversa: una serata col Papa .

Una serata diversa, importanteper la vita di questo quartiere in cuila densità sfiora i quindicimila abi-tanti per chilometro quadrato dovemancano gli ospedali, dove nonesiste un Pronto Soccorso, dove nonci sono giardini pubblici né attrez-zature sportive . E qui, per fuggirequesta realtà incredibile, la gente vaa lavorare, se appena può, fuori dalquartiere. Si torna solo per dormire .

E in questa violenta società dimassa che opera la più grande par-rocchia di Roma : immensa cometerritorio, grande come popolazionee servizi. Ma malgrado ogni buonavolontà lo spazio e le forze non ba-stano mai. Tanto che è sempre statoimpossibile radunare tanta gentequanta se ne è vista per la visita diGiovanni Paolo II.

Quando il Papa è giunto davantialla Chiesa gli agenti del serviziod'ordine sono riusciti a fatica acontenere la folla. E il Papa è statoil primo ad essere colpito (la questa

straordinaria accoglienza .

ITALIA / IL PAPA IN VISITA AL TEMPIO DI DON BOSCO

«Possiamo camminare

negli anni e rimanere

sempre giovani»

«Ho pensato - ha (letto Gio-vanni Paolo II - che dovrei esseresan Giovanni Bosco per poter sa-lutare personalmente ognuno di voiqui riuniti ed interessati alla visitadel Papa. Vorrei portarvi tuttidentro la chiesa che sembra cosìcapiente ma insufficiente per' voitutti . Allora, se fisicamente è im-possibile, almeno mentalmenteciascuno di voi e anche coloro i qualinon riesco a vedere in questo mo-mento, saranno con me, sarannodentro il mio cuore, al centro dellaChiesa, che come sapete è l'Euca-restia» .Che Giovanni Paolo li fosse

commosso era chiarissimo . Il Papa,infatti, ha maturato la propria vo-cazione sacerdotale in una parroc

chia salesiana e l'incontro con igiovani della parrocchia e con lacomunità salesiana a cui è affidata,gli hanno ricordato la giovinezza, glianni della sua formazione e dellelunghe passeggiate nei boschi o levogate in canoa della sua giovinezzaa Cracovia .

L'ha detto Giovanni Paolo Il visitando la parrocchia salesiana diCinecittà. Una presenza iniziata nel 1959 che si fa ogni giornopiù preziosa e problematica . Ma ecco la cronaca dell'avveni-

mento .

Ed è stato proprio con i giovaniche Giovanni Paolo Il ha passato lamaggior parte del tempo della suavisita al Don Bosco .

«Ho visto - ha detto loro il Papadopo che alcuni ragazzi gli avevanoporto il benvenuto - che sietemolto bravi, che avete parlato alungo. Vi ringrazio per tutto . Vogliorivolgervi qualche parola in brasi-liano : "Belo Horizonte" . Avretecapito tutti la parola che ho pro-nunciato in portoghese . Questo è il

nome di una grande città brasilianache io ho avuto l'onore e la grazia divisitare . Là ho incontrato una follaimmensa di giovani, centinaia dimigliaia. Erano riuniti in un grandecampo, sotto un grande monte . Ealla fine di quella celebrazione eu-caristica si poteva vedere "um ver-dadeiro Belo Horizonte" . Non hopensato alla bellezza del panorama,ma ad un'altra bellezza, a quella ditanti giovani . Quella parola mi èvenuta in mente quando oggi po-meriggio sono entrato nel cortile .Voi siete veramente un Belo Ho-rizonte. Orizzonte vuol dire tuttociò che si vede in una prospettiva .Voi siete la prospettiva . L'orizzontedella vita umana sono i giovani . Noivediamo la prospettiva della uma-nità tra i giovani . Bisogna fare ditutto per imitare san Giovanni Bo-sco, il quale sapeva che si devonoamare e curare i giovani in quantoloro sono il Belo Horizonte, la pro-spettiva della umanità . E se ven-gono amati come li amò Gesù, alloral'orizzonte diventa bello, prospet-tiva gioiosa, promettente» .

E di una prospettiva promettenteha proprio bisogno il Tuscolano,borgata e non borgata, quartiere enon quartiere, dove gli enormi pa-lazzoni ingoiano giorno dopo giornogli ultimi angoli di verde dimenti-cati. Tanto che qui è impossibilepersino la benedizione delle case . «Sitratta - dice il parroco don SavinioLosappio - di un'iniziativa pra-ticamente impossibile . Quando sonoarrivato qui ho tentato anche que-sto. Ma poi mi sono accorto che in

una intera giornata riuscivo a be-nedire si e no un numero civico . Adogni portone si affacciano almenouna ventina di scale, ognuna dellequali ha otto o nove piani . Quindisono abbastanza evidenti i problemiche bisognerebbe affrontare percercare di raggiungere ogni famiglianella propria abitazione . Da questacostatazione è nata l'idea di far be-nedire le case direttamente dai ca-pifamiglia. Dopo qualche primaresistenza la gente ha cominciato acapire ed ogni anno registriamo uncrescendo di richieste di persone checi chiedono la bottiglietta con l'ac-qua benedetta e il testo della pre-ghiera. Lo scorso anno ne abbiamodistribuite duemilacinquecento» .Un primo passo, ma piccolo,

troppo piccolo se si pensa che nelquartiere vi sono quasi centomilapersone .

E questo non è sfuggito a Gio-vanni Paolo Il che forse non siaspettava di trovarsi di fronte a undramma di così vasta proporzione.«Voi - ha detto il Papa commossoalla Famiglia salesiana prima ditornare in Vaticano - avete preso ilcompito così grande nel senso nu-merico. Avete molti parrocchiani,ma tale numero è anche degno dellavostra Società . Vi auguro di pro-seguire sempre così . Il Signore possabenedire la vostra vita religiosa, lavita salesiana e vi faccia gioire delcarisma salesiano che è tanto pre-zioso per la Chiesa . Vi dico questoanche per un po' di esperienza per-sonale. Vi ringrazio per la vostraperseveranza» .

Parole di conforto, di incorag-giamento per chi deve giorno dopogiorno operare in un ambiente cosìdifficile . E parole di incoraggia-mento, ma soprattutto di speranza,Giovanni Paolo II ha rivolto ancheai giovani impegnati nella parroc-chia .

«Vi ringrazio - ha detto con lelacrime agli occhi - per quantoavete fatto . Siete la gioventù sale-siana, siete parrocchiani della par-rocchia di Don Bosco e tutto è giàabbastanza chiaro nel pronunciarequel nome. Vorrei parlarvi bre-vemente. Ciascuno di voi ha unacerta età che io non posso cambiareanche qualora fossi san GiovanniBosco. Ma un'altra cosa possiamofare. Possiamo camminare neglianni e aumentare gli anni della no-stra età e rimanere sempre giovani .Questo è possibile . Su questo puntocredo che san Giovanni Bosco siastato un gran Maestro di questosegreto, di questa pratica . Lui sa-peva insegnare ai giovani a rimaneregiovani . Ho sentito nei vostri cantiche dite di vincere il mondo . Sì,possiamo vincere il mondo, esserevincitori del mondo, come peresempio nelle partite di calcio. Al-cuni sostengono che nel prossimoincontro di calcio tra Italia e Po-lonia vincerà l'Italia : lasciamoquesti pronostici a coloro che sonospecialisti in materia . Io vi dico chepossiamo essere vincitori o vinti .Vincitori del mondo o vinti dalmondo. Io vi auguro, nel noi -ne disan Giovanni Bosco, di essere e dirimanere vincitori, non vinti» .

PROGETTO AFRICA / KENIA

Siakago anno uno

Qualcuno si è anche fatto i suoi 50 chilometri a piedipur di venire a festeggiare con noi Don Bosco e contem-poraneamente il primo anniversario dell'inizio ufficiale dellavoro salesiano in Kenia . Un anno f'a, infatti, venne il no-stro vescovo di Meru, mons . Silvio Njiru Silas a presentarepersonalmente alla gente i salesiani che iniziavano il lorolavoro a Siakago .

E anche quest'anno ha voluto essere con noi per questoprimo anniversario di Don Bosco in Kenia .

E' stata una giornata commovente per la partecipa-zione della gente giunta da ogni parte del territorio dellaparrocchia per celebrare la solenne messa cominciata alle10.30 e durata quasi tre ore . Don Bosco avrà sentito i no-stri tamburi e tamburelli?

Speriamo di sì, anche perché la nostra gente non si èrisparmiata .

Il giorno prima, per esempio, il nostro Stefano Burijaaveva organizzato per la prima volta i grandi giochi allasalesiana. E da Nairobi erano giunti anche i due salesianiindiani che stanno ristrutturando la casa acquistata re-centemente dai superiori per essere punto di riferimento edi aiuto a tutti i confratelli dell'Est-Africa .

Ma oltre che tempo di festa e di celebrazioni è anchetempo di bilancio .

L'apostolato della parrocchia di Siakago si è mosso -in questo primo anno - lungo tre strade : il contatto sem-pre più frequente con le piccole comunità dislocate anche anotevole distanza e che spesso possono avere la messa do-menicale solo una volta ogni due o tre mesi ; la formazionedei Catechisti, sui quali è incentrato tutto il lavoro diapostolato ; la cura dei giovani .

Sono questi soprattutto a farci pensare . Gli alunni delleelementari sono oltre settemila (di cui circa la metà cat-tolici) . Ma la cura di questi giovani comporta difficoltànotevolissime per la distanza delle scuole, per la difficoltàdi trovare insegnanti cattolici, per il sistema chiuso del-l'internato che non è in mano nostra . C'è poi la massa ditutti coloro che non possono frequentare la scuola e chesono sparsi per tutto il territorio della Missione . Come faread avvicinarli, riunirli, aiutarli? Speriamo che Don Bosco cistrigli la fantasia .

E poi le cose da fare sono ancora tante, tantissime . Quile distanze sono enormi, e per fare una giornata di studiocon i Catechisti e con i ragazzi è necessario che questivengano qui a Siakago il giorno prima, mangino, dormano,passino la giornata e poi ripartano. E' dunque indispen-sabile rimettere in funzione un capannone per farne undormitorio . Il lavoro è lungo e costoso . Abbiamo bisogno disoldi (almeno 8 milioni) e di braccia .

E allora, non c'è proprio nessuno che sia disposto abuttare le vacanze per venire a darci una mano?

Ma c'è in piedi anche un altro progetto : le cappelle, icosiddetti Muthigiti . Alcune sono in costruzione, altre inrifacimento .

Il lavoro sarà faticoso e noi non siamo poi tanti .Ai due salesiani iniziali, don Dario e il signor Stefano, si

sono aggiunti i tre nuovi arrivati a dicembre : don FeliceMolino, don Mario Robustellini e don Vincenzo Donati . Adessi si aggiungono quattro salesiani provenienti dall'India :due nel Nord, a Korr, e due a Nairobi . Nove figli di DonBosco in tutto, e tre ancora non sanno neanche parlarebene questa lingua che è l'unico contatto che può servire aconvincere la gente del posto . Il lavoro è ancora lungo, lepagine da riempire sono tante . L'augurio? «Tiguoi na we-ga», state bene .

Il 31 gennaio 1982 i Salesianidel Kenia - eccoli nella foto- si sono riuniti attorno alvescovo per dirsi le loro im-pressioni e speranze. Mentredon Vincenzo Donati è alleprese con il Kikuyu, don DarioSuperina e gli altri si danno dafare per costruire nuovechiese per i futuri cristiani .

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LA IX SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ

La Famiglia Salesiana s'interroga sulle vocazioni

Un ricco contributo di studio e di esperienza ma anche la gioia di incontrarsi: ecco la IX Settimana di Spiritualità

. La «comune» vocazione salesiana e quella «specifica» di ogni Gruppo. La persona e l'azione di Don Bosco parlano ancor'oggi alla Famiglia

Salesiana cui è affidato il suo progetto educativo-pastorale .

Oltre 160 membri della Fa-miglia Salesiana - sacerdotie coadiutori, suore, volon-

tarie, laici - provenienti da ben 32nazioni hanno dato vita dal 24 al 30gennaio 1982 alla IX Settimana diSpiritualità della Famiglia Salesia-na .

Organizzata dal Dicastero com-petente, questa Settimana è statadedicata allo studio di un temaquanto mai attuale : le vocazioninella Famiglia Salesiana.

I lavori si sono articolati in 6 re-lazioni, in oltre 10 comunicazioni ein innumerevoli interventi oltre agliincontri per gruppi linguistici . Essihanno voluto essere - come ha af-fermato, introducendoli, il Consi-gliere Generale per la Famiglia Sa-lesiana, don Giovanni Raineri -«un itinerario che parte dall'azionedi Dio che fa il progetto di ogni vo-cazione e lo propone attraversomozioni soprannaturali e psicolo-giche interne all'uomo a cui diven-gono chiare attraverso la media-zione di ambienti, di gruppi e dipersone in cui il chiamato si trova acrescere come uomo e come cristia-no, fino alla pienezza di Cristo,fonte di ogni vocazione» (Ef . 4,3) .

Le sei relazioni

Molto opportunamente la primarelazione sui «Dinamismi teologici eantropologici della vocazione» èstata affidata a don Severino DePieri: docente universitario e attivoricercatore nella Regione Veneta nelsettore dell'orientamento psico-pedagogico .

Il problema della vocazione - hadetto - si pone indubbiamentecome complesso

. Per essere correttamente inteso, esso deve essereconsiderato da un duplice punto divista: origine da parte di Dio che sidona e donandosi «chiama» e nelsoggetto, uomo o donna, che sonodonati e «interpellati» . La vocazioneè perciò un dono che avviene in undialogo : presuppone l'iniziativa diDio e sollecita una risposta dal-l'uomo.

L'attuale riflessione teologicasulla vocazione - ha ancora dettodon De Pieri - è orientata a in-dividuare il disegno di Dio sull'uo-mo e il ruolo che ciascuna persona,sia come individuo che come mem-bro della collettività umana e ec-clesiale, è chiamata a svolgere nelquadro della storia della salvezza .

In questa prospettiva la vocazio-ne divina e il progetto umano rap-presentano i due aspetti dell'iden-tica realtà: una immagine di av-venire proposto da Dio e nello stessotempo sognato e perseguito dal-l'uomo .Si ha così un concetto di voca-

zione come «relazione dialogica apiù dimensioni» dove vocazione allavita, vocazione cristiana - cioé arealizzare la propria vita in Cristo enella Chiesa a livello personale ecomunitario, - e «vocazioni spe-cifiche» sono altrettante essenzialiarticolazioni dell'unica realtà vo-cazionale dal punto di vista dellateologia .

Dal punto di vista antropologicola vocazione è un modo e uno stilecon cui condurre la propria vita allaluce di motivazioni di valore. Sitratta di orientare il proprio essereverso una ricerca di valori che su-perano l'orizzonte del finito e puressendo legato all'esperienza ter-rena, ha altrove la sua sorgente e lasua destinazione .

Una vocazione così intesa (dono,appello, progetto) ha bisogno - nelsuo faticoso emergere e divenire siaindividuale che comunitario - diessere non solo scoperta, ma so-prattutto correttamente interpre-tata ed aiutata ad evolvere e cre-scere in pienezza e autenticità .

A don Italo Castellani, direttoredel Centro Nazionale Vocazioni(CNV) è toccato fare il punto sulla

pastorale vocazionale nella Chiesad'oggi. Il fenomeno «vocazioni» dalpunto di vista statistico - haesordito il Direttore del CNV - vaconsiderato circostanziato e situa-zione per situazione .

In particolare in Italia di fronte aldecrescere di candidati tra i ragazzidelle scuole inferiori e superiori,assistiamo ad un incremento tra igiovani adulti .

Non mancano esperienze signi-ficative e valide soprattutto sonomolti i giovani oggi che domandanoParola di Dio, preghiera e testi-monianza: una chiesa viva, insom-ma, che prenda sempre più co-scienza vocazionale favorendone lacrescita al suo stesso interno anchecon particolari itinerari di fede .

Parlando quindi di «Vocazioninella Famiglia Salesiana», in par-ticolare don Giuseppe Clementel si èchiesto se esistono veramente «piùvocazioni» corrispondenti ai gruppidiversi della Famiglia o piuttosto sitratta di «un'unica vocazione» sa-lesiana .

La risposta, ha detto don Cle-mentel, è inequivocabile : si tratta diuna «comune vocazione salesiana»che si concreta in differenti, pratici,autonomi modi : i Salesiani, le Figliedi Maria Ausiliatrice, le Volontarie,i Cooperatori e gli Exallievi, que-st'ultimi a titolo particolare .

Uno sguardo alle statistiche dicasa nostra, pur non nascondendo ledifficoltà esistenti - è stato ancoradetto - ci fa ringraziare il Signore esperare per il futuro : dal punto divista quantitativo infatti le Con-gregazioni dei Salesiani e delle Figliedi Maria Ausiliatrice, con circa17.000 membri ciascuna e circa 1500opere dell'una e dell'altra, rispet-tivamente in più di 70 e più di 60nazioni, costituiscono insieme unprimato .

L'Associazione dei Cooperatoripoi - meno rilevabile statistica-mente, con 30 .000 membri ha unadiffusione capillare che dilata lapresenza della salesianità. Cosìquella degli Exallievi.Altre relazioni hanno avuto per

oggetto rispettivamente una rivi-sitazione storica dell'impegno diDon Bosco per le vocazioni (donModesto Bertolli), l'attualità dellavocazione salesiana (don Adriano .van Lujn, delegato dell'Opera PAS)alcuni orientamenti di pastoralevocazionale per la Famiglia Sale-siana (don Jesùs Mairal) .

FILO DIRETTO CON ...

Don Giovanni Raineri, Consigliere Gerper la Famiglia Salesiana

Domanda . Ci vuol dire come è nata l'idea di queste «settimane»?Risposta

. L'idea della «Settimana di Spiritualità» è nata nel 1972, subito dopoil Capitolo Generale Speciale, quando per dare concretezza alla Famiglia Sa-lesiana (FS) - di cui il Capitolo avevafatto il progetto - e per incominciare atrovare degli orientamenti comuni su al-cuni temi della vocazione salesiana, ilDicastero della Formazione, pensò diinvitare i rappresentanti dei vari gruppidella FS a riflettere sulla vocazione sa-lesiana nella Chiesa .

Da tre anni a questa parte, dal mo-mento che si tratta di un avvenimentoche coinvolge la FS, l'organizzazionedella Settimana è stata affidata al Di-castero della Famiglia Salesiana il qualeindividua innanzitutto quali sono i temiattuali che riguardano i gruppi della FS,ne contatta i rappresentanti e poi indicela Settimana .

D. Come mai questa IX Settimana èstata dedicata al tema delle «vocazioni»?R. La scelta del tema non è stata fa-

cile anche perché da più parti si sentival'opportunità di affrontare il tema dellafamiglia, luogo naturale dove si svolge lavita della maggior parte dei membri dellaFS. Questo stesso tema era desideratoanche da Salesiani e Figlie di Maria Au-siliatrice dal momento che il loro impe-gno educativo non può prescinderedalla famiglia . Si finì con lo scegliere iltema «vocazioni» prima di tutto perchéla crisi di esse esige una presa di co-scienza da parte di tutti ; il rilancio poi delsistema preventivo e del progetto edu-cativo salesiano, in atto un po' dapper-tutto, non poteva non far sottolineare ladimensione vocazionale di tutta la pa-storale giovanile .

Un terzo motivo è derivato dalla stessariflessione ecclesiale in materia di pa-storale vocazionale : dal momento chequesta deve coinvolgere tutte le com-ponenti comunitarie anche la pastoralevocazionale salesiana deve coinvolgere- anche a livello di progettazione - laFamiglia Salesiana .

D . Vuole ricordare qualche tema affrontato?R . La prima settimana ha riflettuto

sulla vocazione salesiana nella Chiesa ;poi, uno dietro l'altro, si sono affrontati itemi della dimensione missionaria dellavocazione salesiana - in occasione deiCentenario delle nostre missioni -, delsistema preventivo visto come stradaverso la santità, della donna nel carismasalesiano .Quest'ultimo tema, scelto l'anno

scorso - anno centenario della morte diMadre Mazzarello - si è dimostrato diparticolare interesse sia per la notevolepresenza dell'elemento femminile all'in-terno della FS sia perché era un temanon ancora esplorato a sufficienza .D. Con quale metodo si svolge la

Settimana?R. Il metodo pur avendo variato in al-

cuni particolari - recependo del restoanche le proposte dei partecipanti - hasempre conservato uno schema suo, apartire da una constatazione .La FS infatti è una famiglia alquanto

composita ed era perciò necessarioconciliare le diverse esigenze dei variGruppi (sacerdoti, religiosi, laici con-sacrati e non) per non parlare anchedella diversa preparazione culturale deipartecipanti . In generale, proprio perchési pensa alla Settimana come ad unaesperienza «forte» deleghiamo ai re-sponsabili periferici dei vari Gruppi lascelta dei partecipanti perché questi, aloro volta, possano essere dei «moltipli-catori,, in sede locale dei contenuti e

dello stile della settimana .D

. Partecipando a questa IX Settimana ho avuto un'impressione positivasoprattutto nella disponibilità dei varipartecipanti al dialogo e all'incontrononché allo scambio di esperienze . Nonpensa che questo «stile» possa provo-care qualcosa di nuovo anche nellerealtà salesiane locali?R. Senz'altro . Fra gli scopi delle «set-

timane» c'è anche questo : portare nellerealtà locali i contenuti e lo stile dellaSettimana . Abbiamo moltissime Ispet-torie dove la Famiglia Salesiana è unarealtà anche per queste ed altre similiiniziative.

D. Si direbbe allora che lei è soddi-sfatto dei risultati di questa Settimana?R. Abbastanza . Certo era possibile

fare di più ma per la eterogeneità deipartecipanti è già tanto . È sperabile chequesta grande riflessione sulle vocazioninella Chiesa e nella Famiglia Salesianasbocchi in un impegno comune di pro-vocazione e ricerca di vocazioni a ser-vizio della missione giovanile .D. Ha già qualche idea per la futura

«X Settimana»?R. Abbiamo chiesto a tutti i parteci-

panti che ci facessero le loro proposte .Anche se non sono state ancora esa-minate penso che di argomenti ce nesono tanti .

Se dovessi esprimere una mia prefe-renza andrei su due : una riflessione sullaspiritualità familiare oggi e sui contributiche ad essa può dare il pensiero e lostile di Don Bosco, oppure la comuni-cazione sociale come fatto di cultura e dieducazione che non può non interessareuna Famiglia fortemente impegnata, co-me la Salesiana, in campo educativo .Tuttavia prenderemo una decisione as-sieme . . .

Le comunicazioni

Particolarmente gradite sonostate le «comunicazioni», ossia breviinterventi - non più di 15 minuti- pronunziati all'insegna della va-rietà e della concretezza .

«Io - ha esordito Maria Belfiori- sono una mamma, insegnanteelementare, cooperatrice e catechi-sta, che vive in una parrocchia sa-lesiana . .. Avvicinando alcuni in-dividui e frequentandoli più a fondoa causa della mia occupazione, miaccade spesso di vedere che il ristorodelle piccole giustificazioni non èsufficiente a dare un significato allaloro vita . Perciò è qui che la co-munità cristiana parrocchiale puòessere luogo di solidarietà e di ri-chiamo . . .» .

«Ritornando agli anni della miainfanzia ed adolescenza, ricordoancora, - ha proseguito don Blos

Calejero, salesiano- con ammi-razione ed affetto, una coppia disposi dell'Università di Salamanca :lui di aspetto venerabile con unabella barba bianca, e lei, dolce, de-licata e un poco timida. Vivevanocon semplicità, rispettivamentenella docenza e nei lavori di casa, laloro vita intensamente cristiana, cheseppero trasmettere ai dodici figli .Due di essi sono sacerdoti salesiani ;tre, Figlie di Maria Ausiliatrice . . .» .La comunicazione è andata cosìavanti 'con il racconto di alcuneesperienze spagnole quali le Asso-ciazioni dei Genitori degli Alunni e iMovimenti Familiari .

In particolare è stato detto : «Icooperatori salesiani della Spagnahanno dato vita, già dal 1965, comeattività di missione e formazione, aun movimento familiare che chia-miamo Hogares Don Bosco, il cuifine è di aiutare gli sposi a realiz-zarsi in pieno, appoggiando ognunadelle famiglie ad essere autentiche«chiese domestiche» e ad accettareun impegno serio nella costruzionedella comunità cristiana e umana» .

Il salesiano italiano don GiulianoPalizzi ha presentato la sua espe-rienza nella scuola come ambientedi mediazione della vocazione rac-comandando in particolare di ap-plicare in essa quella «pedagogiadella festa» tipica di Don Bosco edei salesiani. «Una festa - ha detto- che parte dal cortile, entra nellascuola, continua nel contatto per-sonale e nella direzione spirituale» .Altre comunicazioni sono venute da don Tobia Carotenuto della Co-

munità Proposta di Caserta, da donAntonio Giampaoletti dell'Ispet-toria Adriatica e dall'argentinoJuan Carlos Cruz che ha presentatola «Residenza Universitaria Sale-siana» (R.U.S .), un'originale espe-rienza di condivisione e formazionecon e per i giovani universitari della

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VOCAZIONE COMEAMORE E SERVIZIO

La vocazione, in quanto essenzial-mente connessa con le dimensioni piùprofonde della personalità, ossia quelleche fanno riferimento soprattutto allasfera emotivo-affettiva e tendenziale delnostro essere, ci pone in attitudine diamore e servizio, anzitutto verso Dio,sentito come Persona vivente da amarein modo attivo e prioritario e conse-guentemente verso l'umanità, ugual-mente da amare e servire .La vocazione diviene in tal modo una

«via che conduce all'amore» (Aubry), inquanto permette ad ogni uomo e ad ognidonna di sviluppare nel concreto dellapropria esistenza la capacità di amare,come vertice e coronamento della chia-mata fondamentale all'essere .L'impulso interiore, percepito nella

fede, che sta all'origine di ogni vocazio-ne come dono della bontà di Dio e chediviene in ogni essere umano forza pro-pulsiva nel progetto personale di vita,raggiunge - sotto la spinta affettiva etendenziale del dinamismo teologaledella carità - una attitudine aperta al-l'oblatività e al servizio .

In quanto tale la vocazione - quandoevolve e matura - si caratterizza comeun insieme di atteggiamenti «allo-cen-trici», attivatori cioè di relazioni inter-personali basate sull'accoglienza, sullafiducia, sulla stima reciproca, sull'otti-mismo e la gioia e trova la sua attuazio-ne concreta nell'attitudine alla dispo-nibilità e al servizio, attraverso la col-laborazione, la corresponsabilità e lapartecipazione .

La vocazione diviene in tal modo fon-damento, movente e veicolo per unaesistenza interamente spesa in pienezzaper Dio, per sé e per i fratelli .

In questa prospettiva c'è un rischio daevitare : il pericolo cioè di ridurre la vo-cazione - anche sotto la spinta dellacarità - a una funzione di servizio in ri-sposta a dei bisogni . La carità conduceanche a questo ma supera questoobiettivo e si pone come gratuità e donodi amore, all'interno dell'amore di Dio edentro la Chiesa, tutta intera «sacra-mento di salvezza», dove anzitutto que-sta dimensione spirituale viene eviden-ziata, sia pure attraverso la ricchezza ela complementarietà dei doni e dei mi-nisteri .

In questo contesto anche la vocazionesacerdotale e religiosa cessano di es-sere speciali per divenire specifiche, di-versificate ma complementari nell'unicogrande dono di grazia che caratterizza ildisegno salvifico universale di Dio .

dall'intervento didon Severino De Pieri

22 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 ffi

Numero delle F.M.A .

F.M.A .Continenti N. %

Europa 10.155 59.77America 5.523 32 .51Asia 1 .126 6.63Africa 157 0.92Australia 26 0.17

Totale 16.989 100.00I— _i

città argentina di Cordoba .Alcune «comunicazioni» infine

hanno avuto l'obiettivo di focaliz-zare l'identità di ogni Gruppo dellaFamiglia.

Così è stato ricordato che «il sa-lesiano prete è un discepolo di DonBosco, chiamato dallo Spirito Santoad attuare la missione verso i gio-vani, specialmente i più poveri conl'esercizio del ministero presbiteralee, unitamente, con la pratica deiconsigli evangelici, entrambi vissutinella comunità salesiana conside-rata nel contesto della Famiglia diDon Bosco e nel più vasto orizzontedella Chiesa particolare e univer-sale»; il coadiutore «un cristiano cherisponde a una vocazione divinaoriginale : quella di vivere la con-sacrazione religiosa laicale al ser-vizio della missione salesiana» ; laFiglia di Maria Ausiliatrice, «unaconsacrata-apostola aperta alla co-munione con Dio e con gli altri conuna spiritualità accentuatamentemariana» . . .

Conclusioni

Alla tirata delle somme, cosa re-sta di questa Settimana? Soltanto ilricordo di una salesianità fatta fra-terno incontro fra diversi gruppi didiverse nazioni per alcuni giorni?Molto opportunamente gli or-

ganizzatori non hanno voluto ar-chiviare questa IX settimana senzaindicare alcune conclusioni chepartendo da principi dottrinali

tracciano possibili sbocchi educa-tivo-pastorali . «Bisogna innanzi-tutto - è stato fra l'altro concluso- promuovere la conoscenza di DonBosco, eccezionale e fecondo susci

tatare di vocazioni nella Chiesa,come motivazione convincente edattraente di vocazioni salesiane» .In secondo luogo è necessario

presentare il suo spirito, come par-ticolare stile di rapporto con Dio econ gli altri .

Finalmente il suo carisma nellavarietà dei gruppi della Famigliasalesiana .

Le «conclusioni» dopo aver af-fermato il valore prioritario dellatestimonianza, personale e comu-nitaria per la fecondità vocazionalesuggeriscono alcune possibili ini-ziative :- Incontri di preghiera dei

gruppi della Famiglia Salesiana, adesempio il 24 del mese, per aiutarefratelli e sorelle in crisi, per susci-tare nuove vocazioni ;- Momenti di fraternità sale-

siana fra i Gruppi, in occasione difeste (Immacolata, Ausiliatrice, DonBosco, Madre Mazzarello. . .) o altrecircostanze ;

- Incontri, giornate, settimanedi spiritualità della Famiglia Sa-lesiana a livello locale, ispettoriale,nazionale per mettere in luce le at-tese della Chiesa e le possibilitàdella Famiglia Salesiana (oggi, in

particolare, il Progetto Africa) ; in-dicando problemi sociali, familiari,

di quartiere, con particolare atten-zione ai movimenti «per la fami

glia», «per la vita», «per la pace» . . .- Convegni di varie categorie di

persone dai diversi Gruppi dellaFamiglia Salesiana, che hannocompiti di animazione : direttori edirettrici di comunità religiose,animatori di pastorale giovanile,catechisti, delegati e membri deiConsigli dei Cooperatori e degliExallievi, per studiare e progettarela pastorale salesiana delle voca-zioni con l'elaborazione di partico-lari «piani» sintonizzati con laChiesa locale ;- Diffusione del «Bollettino

Salesiano» e di altre pubblicazionisalesiane ;- Pubblicazioni di opuscoli che

presentino la Famiglia Salesiana evari suoi Gruppi .

(A cura di Giuseppe Costa)

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LA FAMIGLIA MEDIATRICEDI CHIAMATE E RISPOSTE

Vediamo le prime luci dell'aurora diuna nuova epoca storica e ci preoccu-piamo che nella Chiesa sia viva ed effi-cace la vocazione salesiana di Don Bo-sco per non impoverirla in questo nuovoAvvento del Duemila .Ci sono due poli che provocano la

tensione dell'attualità e dell'utilità dellavocazione della Famiglia salesiana : uno,al centro come nucleo animatore : il polodei Gruppi consacrati ; e l'altro, l'alone dipresenza nella società umana che è ilcoinvolgimento di un laicato sempre piùnumeroso e sempre più qualificato . Nu-cleo animatore e alone del laicato .

Ai laici direi: «Dovete capire l'indi-spensabilità per voi delle vocazioniconsacrate nella Famiglia salesiana, eaiutare a farle crescere!

Ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausi-liatrice, alle Volontarie, direi : «Non siamofatti per restare soli! Quanto meno laiciriusciamo a coinvolgere, tanto menosalesiani siamo» .Tra le comunità cristiane mediatrici

(parrocchia, famiglia, scuola, gruppid'impegno, comunità religiosa) voglioconcentrare l'attenzione su una : LA FA-MIGLIA. Le ragioni? Sono tante ; neelenco cinque :- La caratteristica di Don Bosco :

formare ragazzi e ragazze . Non si puòpensare a un contatto vocazionale con iragazzi senza prendere in conto la lorofamiglia. Ognuno di noi ha forse unastoria vissuta da raccontare .

-

- Il cambio culturale ha influito sullafamiglia in forma ambivalente : alcunivalori sono cresciuti, altri sono stati ato-mizzati da elementi negativi .- La Chiesa ha studiato a fondo

l'argomento nel Sinodo dei Vescovi e hamaturato l'Esortazione Apostolica «Fa-miliaris consortio» .- La società attuale non riconosce in

maniera sufficiente la missione, i diritti ei doveri della famiglia . C'è urgenza di unimpegno politico intenso in questocampo .- L'attenzione di noi Salesiani sullaproblematica familiare, per il rinnova-

mento di tutta la pastorale giovanile .Dobbiamo cambiare di mentalità inquesto campo, che influisce sulle vo-cazioni . L un'ottica di pastorale! L daquesta angolatura che bisogna pensaretutto il tipo di pastorale da fare .

«La famiglia - ha detto un vescovo alSinodo - è il punto d'appoggio di cuiabbiamo bisogno per muovere il mondoverso Dio e ridonargli la speranza . L mi-nuscola ma possiede in sé un'energiasuperiore a quella dell'atomo» .

Ed io aggiungo : più che un settore sucui far convergere le nostre revisioniprogrammatiche è un'angolatura privi-legiata da cui ritentare a progettare piùrealisticamente tutta la pastorale .

dall'intervento conclusivodel Rettor Maggioredon Egidio Viganò

L'ESPERIENZA DI ASSEL IN OLANDALA SITUAZIONEDopo la seconda guerra mondiale

l'Olanda conobbe, come tutto l'Occi-dente un lungo ininterrotto periodo diprosperità economica . Sebbene l'attualerecessione economica si faccia sentireanche da noi tuttavia il sistema socialerealizzato consente un benessere no-tevole per tutti . Favelas, bidonvilles, co-me si incontrano nelle periferie dellegrandi città del Terzo Mondo sono sco-nosciute in Olanda .A queste sicurezze economiche fanno

riscontro purtroppo tra i giovani e non,un diffuso senso di solitudine, l'aumentocostante di alcoolizzati e di drogati d'o-gni genere . Molti sono i giovani che siinterrogano sul senso della loro esi-stenza . Cresce l'incomunicabilità tragenitori e figli mentre le stesse comunitàecclesiali invecchiano non riuscendo atrovare un dialogo con i giovani .UNA INIZIATIVA SALESIANA

Di fronte a questa situazione già nel1977 il Capitolo Ispettoriale Salesianoaveva deciso di studiare la situazione edi programmare un'opera in grado di ri-spondere ad essa .Si diede l'incarico ad un Confratello

che per oltre un anno studiò la situazio-ne e le risposte possibili . Ci si mise incontatto con il Centro EIGENTIJDSEJEUGD (Gioventù d'oggi) di Grand Bi-gard in Belgio e con I'AKTIOSZENTRUM(Centro d'azione) di Benediktbeuern inGermania .Fu stesa una relazione che quel con-

fratello, don Kanters, intitolò : «Sono incerca di cose fuori mercato» . Finalmentenel 1979 ad Assel si incominciò l'operadenominata JONGEREN-OP-WEG (Gio-vani in cammino) . Oggi essa vive ani-mata da tre Salesiani .PUNTI DI PARTENZA

L'Opera di Assel ha alcuni punti es-senziali ai quali ispira la sua azione . Ec-coli .

24 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 •

- Presso i giovani vive un'ansia pro-fonda, ma raramente corrisposta di faredella vita e della fede un'esperienza si-gnificativa . Pur avendo sentimenti reli-giosi vanno aiutati a portarli alla luce .

«Giovani in cammino» cerca di sve-gliare questa religiosità e di aprire unvarco alla fede .- È molto importante condividere coi

giovani stessi le loro esperienza di vitaper domandarsi : che cosa passa nei lorocuori? Quali domande si pongono e co-me vivono certe esperienze? E poi cer-care insieme delle risposte e fare unpasso avanti .- Esperienze e sentimenti religiosi

tendono ad esprimersi in gesti, simboli,immagini, musica, espressione corpo-rale, silenzio . Bisogna interessare tuttol'uomo .- È importante che il gruppo sia af-

fiatato perché il giovane dia la sua con-fidenza. Col tempo bisogna saper con-dividere le gioie e le pene anche inquanti non fanno parte del gruppo solito .- Seguendo la tradizione di Don

Bosco cerchiamo di responsabilizzare almassimo i giovani .

SCOPO E METODOLo scopo dell'Opera di Assel è quello

di realizzare proprio ciò che la sua de-nominazione significa : mettere «i Gio-vani in cammino» proponendo un sensoed una fede per la loro vita .

La ricerca avviene a tre livelli : metten-doci in cammino coi giovani per scoprirese stessi, l'altro è Dio .

I giovani dei resto richiedono aperturaper poter esprimere la propria solitudinee ritrovare nel caos del mondo un sognoandato perduto .

Quando si arriva ad esprimersi così avicenda, allora si scopre gran parte di sénell'altro e si arriva a formare un legame .

-

A quel punto il terreno è fertile per com-prendere qualcosa di Dio e di Cristo .

A CHI È RIVOLTA L'INIZIATIVAJONGEREN-OP-WEG punta su ra-

gazzi e ragazze dai 16 ai 30 anni . Essa siguarda bene dal rivolgersi soltanto astudenti . Il raggio di azione va oltre i ri-stretti confini di un territorio parroc-chiale, benché vengono tenuti rapportistretti con la Chiesa locale . Cerchiamogiovani poveri spiritualmente anche sequesta povertà non corrisponde a quellaeconomica . Noi ci occupiamo di ognigruppo per uno, due o tre giorni nel no-stro centro di Asse] dove i giovani pos-sono venire per un determinato wee-kend. Con lo stesso metodo realizziamonelle scuole e in altri centri educativigiornate di riflessione .

I gruppi con i quali lavoriamo non so-no mai composti da molti elementi .Quando ci si presenta un gruppo tropponumeroso lo suddividiamo .L'équipe di JONGEREN-OP-WEG ha

anche molti contatti con la Comunitàfrancese di Taizé . Tutta l'équipe ha an-che partecipato quest'anno e l'annoscorso a Londra e a Roma al «Conciliodei Giovani» di Taizé sotto il motto : «Bi-sogna cercare i giovani là dove sono» .

In generale chi ha partecipato ai nostriincontri è rimasto entusiasta . Spessofanno esperienze mai avute ed allora èimportante dar loro l'opportunità di ri-viverle .JONGEREN-OP-WEG distribuisce

quattro volte all'anno una rivista in ab-bonamento - se ne stampano 1500copie - nella quale si presentano i di-versi weekends e le altre attività .

Secondo il nostro parere è questa at-tività aperta alle istanze e alle urgenzedella situazione giovanile olandese e alcontempo in linea con il carisma di DonBosco .

Nico Meijer

SALESIANI (SDB)

REGIONI N° effettivia13111211980 °k

Italia - Medio OrienteCasa Generalizia - UPS 4.231 25,81

America LatinaPacifico 1 .988 12,13

Spagna - Portogallo 2.190 13,36

Europa 2.025 12,35

America LatinaAtlantico 2.039 10,51

Paesi Anglofoni 984 6

Asia 2.034 12,41

Polonia 902 5,50

Totale 16.393 100.0

INTERVISTA A DON ALFREDO FRONTINI SEGRETARIO GENERALE FIDAE

La Scuola Cattolica fra boom, problemi e molta speranza

Per un motivo o l'altro, l'istituzione scolastica è quotidia-namente presente nelle pagine di cronaca . La Famigliasalesiana nei suoi diversi livelli e rami è ampiamente e ca-

pillarmente operante nella scuola vivendone problemi e speranze .Oltre che con proprie scuole, Salesiani e Figlie di Maria Ausilia-trice agiscono nel mondo scolastico con la Società Editrice Inter-nazionale (SEI) di Torino - che è l'editrice scolastica italiana conla maggior diffusione e adozione di testi -, l'editrice ElleDiCi diLeumann, benemerita per testi ed audiovisivi a servizio dellascuola di religione, l'Università Pontificia Salesiana di Roma -presso la cui Facoltà di Scienze dell'Educazione esistono corsi edistituti appositi per la formazione degli operatori scolastici -, conla presenza anche di Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice oltreche di Volontarie, Cooperatori ed Exallievi, all'interno di strutturedi partecipazione territoriale e nazionale .

La scuola è un problema non soltanto dal punto di vista pe-dagogico ma anche socio-politico . Recentemente, in Francia si èsviluppato in particolare tutto un dibattito sulla scuola cattolicasuscitato da locali contingenze politiche; analogo discorso è av-venuto, in modo diverso, per la Spagna . In Italia, poi, ha iniziatoil suo iter parlamentare un progetto di legge che se approvato po-trà dare alla scuola non statale, prevalentemente cattolica, nuovosviluppo. Incominciamo a parlare del «problema scuola» con unarticolo di Angelo Paoluzi, già direttore di «Avvenire» e attentoosservatore di «cose» d'oltralpe, sulla situazione francese e conun'intervista al salesiano don Alfredo Frontini, Segretario Ge-nerale della FIDAE.

Don Frontini è un salesiano lombardo - «lombardissimo dellapiù bella provincia del mondo, che è Varese» dice lui - ; opera nelmondo della scuola da moltissimi anni . L"ultima Assemblea ge-nerale della FIDAE nel dicembre 1981 l'ha rieletto suo segretariogenerale per l'ennesimo triennio . Che sia rimasto salesiano finoalle midolla anche tra le carte dell'austero palazzo di via dellaPigna a Roma dove ha sede la FIDAE lo si afferra subito quandoracconta : « . ..Ho incominciato ad operare nella scuola da chiericocome tutti i buoni salesiani e continuando da sacerdote per unasomma di 25 anni ed oltre. Ho iniziato e continuato insegnandonei Licei poi, improvvisamente, fui inviato a dirigere l'ITI di SestoSan Giovanni (Milano) nel momento cruciale in cui quell'operasalesiana accettava dall'industria lombarda la gestione dei corsiserali dell'Istituto Tecnico Industriale .

Così mi trovai a fare l'esperienza più bella del mio sacerdozioin quell'ambiente così ricco di suggestioni sociali ma anche caricodi problemi . Speravo di portare avanti per moltissimi anni quel-l'esperienza - nuova rispetto all'insegnamento nel liceo classico- che mi riempiva di , tanta soddisfazione . Poi, i Superiori . . .» .Questo è don Frontini, un sacerdote semplice ed umano che trauna pratica e l'altra non perde mai di vista i suoi veri ed ultimidestinatari : i giovani .

G. C.

Bollettino Salesiano - DonFrontini, che cos'è la FIDA E?Don Frontini - «E una fede-

razione costituitasi a Roma nel 1944per espresso desiderio della SantaSede e raggruppante la quasi to-talità delle scuole non statali diispirazione cattolica . La sigla FI-DAE significa: Federazione IstitutiDi Attività Educativa .

Prima del 1974 la stessa siglastava ad indicare: FederazioneIstituti Dipendenti dall'AutoritàEcclesiastica . Dal 1979 la FIDAE èpersonalità giuridica riconosciutacon decreto del Presidente dellaRepubblica . Tale riconoscimentoviene ad aggiungersi a quello dellaConferenza Episcopale Italianasenza del quale essa non potrebbepartecipare alle assisi internazionalicome organizzazione ecclesiale ita-liana .La FIDAE fa parte di una or-

ganizzazione mondiale che rag-gruppa federazioni nazionali simi-lari aventi lo stesso scopo : assisteree coordinare le scuole di ispirazionecattolica. Essa rappresenta gli isti-tuti italiani di istruzione e educa-zione di ogni ordine e grado purchésiano dipendenti o riconosciutedalla comunità ecclesiale .

Tuttavia, la scuola materna hafinito con l'organizzarsi in propriocosì come hanno fatto le UniversitàCattoliche . La FIDAE quindi or-ganizza soltanto le scuole elemen-tari, medie inferiori e superiori . 1Salesiani in parecchie federazioninazionali occupano una posizionerilevante sia per il numero di isti-tuzioni e sia per le responsabilitàvarie negli organi federali . Ciò aconforto di quella missione educa-tiva che Don Bosco ha sognatoproprio nella scuola» .

Scuole associate alla FIDAE

BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 • 25

Istituti 1400Elementari 880Medie 740Licei Classici 190Licei Scientifici 105Licei Artistici 6Licei Linguistici 45Istituti Magistrali 228Istituti T . Industriali 20Istituti T . Comm . 72Istituti T . Geometri 14Istituti T . Agrari 2Istituti T . Femminili 21Scuole Magistràli 130Scuole con speriment . 22Corsi professionali 103Altri corsi 10Convitti 420

BS - Le statistiche ed i numeri«parlano» : ce ne vuol dire qualcunocon riferimento alla FIDAE?

Don Frontini - «Le statistichevanno viste in una duplice ottica . Cene sono riguardanti la scuola nonstatale in genere e quella cattolica inspecie e vanno necessariamenteconfrontate fra loro per sapere ilpeso della scuola cattolica nel con-testo generale italiano e con rife-rimento a quello non statale . C'èancora da fare un'osservazione suun fatto che non si verifica in altrenazioni quando si parla di statisti-che della scuola cattolica .

Non esiste purtroppo uno stru-mento statistico in grado di forniretutti i dati della scuola di ispira-zione cattolica . In Italia infattiesistono almeno tre centrali dicoordinamento che sono, oltre laFIDAE, la Federazione ItalianaScuole Materne (FISM) e la CON

FAP, una confederazione che or-ganizza l'istruzione professionale tracui, prima fra tutte, quella delCNOS-CIOFS di pertinenza sale-siana. Il giorno in cui queste tre or-ganizzazioni si accorderanno sulpiano dei rilevamenti statistici sipotranno presentare dei dati piùesaustivi. In ogni caso, con riferi-mento alle scuole che aderisconoalla FIDAE, ecco i dati più signi-ficativi : Alunni della scuola ele-mentare : stat . 4.200.000; non stat .340.000, cattolica 320 .000; alunnidella scuola media: stat. 2 .800 .000,non stat. 130 .000 ; alunni scuola su-periore : stat. 2.000.000 circa ; nonstat. 250.000, catt . 280.000 unita-mente agli alunni delle medie in-feriori. I docenti della scuola cat-tolica sono 12 .500 religiosi e 18 .500laici .Una riflessione particolare va

fatta sui genitori che giocano cer-tamente un ruolo determinante

anche se statisticamente ancorapoco rilevabile; l'associazione infattiche li riunisce è nata da poco .

Le scuole dipendenti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice .

Possiamo dire che i genitori sol-tanto da poco sono riusciti ad or-ganizzarsi prima regionalmente econ esperienze sparse - prima fratutte la Lombardia - e poi nazio-nalmente. È nata così l'AGeSC(Associazione Genitori Scuole Cat-toliche) . Si è insomma dovuto fareun'opera di convinzione perchéquesta associazione trovasse spazionon soltanto in occasione elettorale- come è avvenuto nelle elezionidegli organi collegiali del dicembre1981 - ma anche e soprattuttonell'elaborazione del progetto edu-cativo» .BS - Si dice che la scuola cat-

tolica ha trovato uno spazio cosìampio in Italia soltanto perché èuna «scuola d'ordine» . Fino a chepunto è possibile accettare questaaffermazione?Don Frontini - «È un problema

che ci tocca da vicino e, franca-mente, talvolta ci rattrista per ipregiudizi che sono sottesi a questaosservazione . Non è colpa nostra sein questo momento la scuola cat-tolica fruisce di un boom - meri-tato o non meritato - che è reale .Né è facile distinguere infatti inquesto momento di dissesto dellascuola statale fino a che punto gio-chi l'elemento educativo oppurequello di comodo, nella scelta dellascuola cattolica da parte delle fa-miglie .

Gli Istituti sono pienamenteconvinti - lo abbiamo ripetuto apiù riprese - che questa situazioneè transitoria e si sta facendo di tuttoperché la scelta di comodo - chesicuramente esiste per una certaparte - si trasformi in una pienaadesione e corresponsabilizzazioneal progetto educativo. I modi per

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26 • BOLLETTINO SALESIANO • I APRILE 1982 •

Scuolematerne

Scuoleelementari

Scuole Sec.Inferiori

Scuole Sec .superiori

Scuoleuniversit.

Scuole eCorsi prof .

N .Scuole

N .Alunne

N .Scuole

N .Alunne

NScuole

N .Alunne

N .Scuole

N .Alunne

N .Scuole

N .Alunne

N .Scuole

N .Alunne

ITALIA 409 38.380 112 17.024 55 6.919 40 5.576 98 7.897

EUROPA 96 10.905 89 19.539 63 10.576 29 6.513 2 794 23 2.439

AFRICA-ORIENTE 66 16.662 64 31 .641 48 13.057 38 12.254 2 986 16 663

AMERICA 252 22.841 344 110.301 246 52.539 149 26.286 9 1 .662 58 10.165

823 88.788 609 178.505 412 83.091 256 50.629 13 3.442 195 21 .164

TOTALI COMPLESSIVI : Scuole tipi vari:

N. 2.308I

L Alunne :

N. 425.619

PROSPETTO GENERALE 1981/1982della popolazione scolastica nelle Scuole Salesiane d'Italia

e delle forze docenti (salesiani e non)

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coinvolgere i genitori sono tantianche a motivo delle diverse situa-zioni ambientali: impossibilità avolte di scegliere altre scuole nellazona, ideologie dominanti nell'am-biente circostante che rendono di-verso e spesso difficile il dialogo trascuola e famiglia, grado di inseri-mento della scuola locale nel ter-ritorio, che in alcuni casi è notevoleed in altri no . Sono questi anche ifattori che rendono talvolta difficilecoinvolgere le famiglie al progettoeducativo .

Per alcuni istituti il punto dipartenza è il progetto educativomentre per altri è l'arrivo . Fra que-ste due posizioni c'è tutta unagamma di iniziative che convergonoverso un traguardo irrinunciabile :fare del giovane studente un cri-stiano responsabile e un cittadinoattento ed impegnato . Vogliamo chele famiglie - una volta che ci hannoaffidato i loro figli - si sentanocoinvolte fino in fondo qualunquesia l'esito educativo al termine di unbiennio o di un quinquennio perchéquesto è affidato non soltanto allabuona volontà degli operatori maanche a quegli elementi imponde-rabili che soggiacciono sempre nellecoscienze dei nostri ragazzi» .

BS - Quale è la sua impressionecirca la capacità di ascolto che lascuola cattolica ha nei confronti deiproblemi del territorio?

Don Frontini - «Il problema èfortemente connesso con l'evolu-zione maturata nella democraziaitaliana dopo il 1974 e con l'ema-nazione dei Decreti delegati quandola partecipazione è diventata ancheuno slogan. Prima di quel periodo ildiscorso partecipativo veniva vistoin forma più ridotta e diversa .Dobbiamo pur riconoscerlo: abbia-mo camminato a rilento . Perché? Sicredeva anche questa partecipazio-ne in fondo esisteva senza concla-marla molto: c'erano i ragazzi, ve-nivano i genitori, ci si incontravacon le autorità . Oggi ci accorgiamoche le cose stanno diversamenteperché il territorio ha bisogno dellascuola che noi gestiamo così comenoi abbiamo bisogno del territoriosul quale operiamo. Tutto questoanche per un senso di dignità dellastessa proposta educativa - e per nondare quella radicata impressione dighetto che inavvertitamente cieravamo creati. Felici e soddisfattidi vivere una scuola dagli esiti fa-vorevoli e con quel senso di rispettoche spesso circondava la scuolacattolica nello stesso territorio, noneravamo certo nelle condizioni diavviare un dialogo chiaro ed aperto .

Ora stiamo preparando un pianoche si rifà a tutta una serie di con-vegni tenuti a Pallanza e altrove ededicati alla partecipazione . Il pia-no intende innanzitutto recensire lediverse esperienze in atto a livello

locale e determinare in concreto irapporti fra scuola cattolica e ter-ritorio, fra scuola cattolica e co-munità ecclesiale . . . Una volta fattoquesto potremo costituire unapiattaforma operativa da estenderenelle regioni perché facciano nonsoltanto una verifica ma ancheprendano iniziative miranti a rea-lizzare una scuola fornitrice nonsoltanto di titoli ma anche di servizisempre più ineludibili e necessari altessuto sociale attuale» .BS - C'è chi sostiene che la

scuola cattolica con il tempo nonpotrà sopportare i costi di gestioneche diventano sempre più alti . Esi-ste qualche progetto di legge chepotrebbe dare ossigeno e in un certosenso rendere giustizia alla scuolacattolica?Don Frontini - «Il problema

emerge sempre più man mano che sifanno i conti annuali e soprattuttose questi vengono confrontati con lenorme contrattuali firmate proprioin quest'ultimi tempi .

A dire il vero per chi come me hala possibilità di controllare il polsodelle chiusure e delle aperture deinostri istituti vedo che in questianni pur con tutte le difficoltà cisono state due o tre chiusure e disezioni abbastanza secondarie, inprevalenza elementari . Al contrarioc'è stata la richiesta di nuove ade-sioni alla FIDAE . Non siamo alpanico, insomma . Il futuro per lascuola cattolica c'è e ci deve esserese la democrazia italiana terrà fedeai principi sanciti dalla Costituzio-ne.

In questo momento è in atto unainiziativa parlamentare dovuta al-l'impegno dell'onorevole Casati conaltri 130 deputati, ripresa anche inSenato per merito di alcuni SenatoriDC. Essa, al numero 198, ha perargomento e titolo : l'ordinamentodella scuola non statale. In occa-sione del dibattito parlamentare suquesta "legge Casati" si spera disensibilizzare l'opinione pubblica alproblema della scuola non statale,propriamente detta privata o libera .Senza questo supporto di opinionepubblica - e per questa intendiamoinnanzitutto le famiglie, le comunitàecclesiali, le organizzazioni sinda-cali, eccetera - i protagonisti diquesta "battaglia" parlamentareanche se animati da molta buonavolontà avvertiranno presto unvuoto scoraggiante e finiranno coldemordere . Gli obiettivi della pro-posta di legge sono due : ottenere unavvio di definizione concreta delprincipio di "paritarietà" e ottenereun aiuto economico non già per la

3. RIEPILOGO GENERALE scuole e studenti

A. Totale scuole (medie, elementari e superiori) 173B. Totale alunni (elementari, medie e superiori) 30.347C. Totali docenti (salesiani 1 .324 ; non salesiani 748) 2.072

- salesiani (medie e superiori) n. 1324- non salesiani (medie e superiori) 748

Totale 2.072

1 . ALUNNI

- scuole elementari

n. 17 con alunni 2.770- scuole medie

n. 101 b 16.644- scuole secondarie superiori

n . 55 b 9 .451

- Liceo classico 23 Totale 28.865- Liceo scientifico 13

9 Totale ALUNNI 28.865- Istituto Tecn . Comm . 4- Altri Istituti 6

con studenti 1 .07155 » 411

Totale SCUOLE 173

TOTALE GLOBALE 30.347- pensionati media/superiore

n. 15- pensionati universitari

n . 7

2. DOCENTI

scuola ma per la famiglia cui com-pete scegliere .

Nazioni come il Belgio e la Fran-cia - sia pure dopo autentiche lotteparlamentari - ci insegnano che èpossibile ottenere qualcosa. Sitratta di far maturare una menta-lità. È significativo il fatto che incerte nazioni la scuola di stato èun'eccezione ; si pensi all'Inghilterrao all'Olanda dove oltre il 70% dellescuole sono di ispirazione cristiana .

Noi, con un minimo di alunni cheva dal 5% al 14% dell'intera popo-lazione scolastica nazionale credia-mo di chiedere l'affermazione di undiritto sancito sia nei diritti dellafamiglia così come in quelli del sin-golo» .BS - Il Problema delle coope-

rative . Si sente dire di queste nuoveesperienze : ci vuol dire di che sitratta?Don Frontini - «Il fenomeno

"cooperazione" è un fenomeno checresce man mano, che matura anchela mentalità democratica nei popoli .Esso riflette una istanza cristianache ci fa onore . In campo scolasticola cooperazione è stata sperimen-tata a diversi livelli e per fasi suc-cessive . Questi tentativi con unosforzo di raggruppamento potreb-bero essere quattro .

Il primo gruppo, il più semplice, èquello che viene dalla base e con-siste in una forma di cooperativafatta da alunni della stessa scuola iquali concordano, tra di loro e conl'aiuto degli insegnanti, la gestionedi alcune attività che, ovviamente,hanno anche un costo economico .

Altro tipo di cooperative è quello- particolarmente diffuso inFrancia - che riguarda gli inse-gnanti ed il loro impegno pedago-gico. Si mira, soprattutto in am-biente universitario, a creare neiconfronti della recezione culturaleun atteggiamento attivo .

Il terzo gruppo riguarda genitori,docenti e cittadini interessati alproblema educativo della zona o araggio più vasto. In genere questecooperative si costituiscono per ge-stire attività complementari allascuola come il teatro, lo sport, ilturismo e altre iniziative culturali .

Il quarto gruppo è quello che ciinteressa più da vicino e riguardagenitori che riuniti in cooperativa sisostituiscono ai precedenti gestori ofondano scuole essi stessi con l'in-tenzione di gestirle assumendonetutte le responsabilità .

La scuola cattolica è interessatasoprattutto a questo tipo di coo-perativa. Infatti o perché alcunescuole attraversano momenti dif

ficili, o perché i genitori sono di-ventati più sensibili, sta di fatto chein alcune zone è fiorito questo en-tusiasmo per la scuola fino a sosti-tuirsi a enti e congregazioni religiose.in crisi o comunque non in grado diaccettare nuove opere .

28 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982

Don Alfredo Frontini in occasione di un incontro con Giovanni Paolo li .

La prassi organizzativa è quella ditutte le cooperative ed anche quiesistono parecchie organizzazioniche corrispondono ad altrettanteideologie : noi ci rifacciamo all'I-NECOOP, un'organizzazione coo-perativistica più vicina alla nostrasensibilità e modo di pensare . Questitentativi in Italia sono circa 200però quelli direttamente legati allascuola cattolica sono una ventina .Come FIDAE non abbiamo preoc-cupazione alcuna : se infatti talicooperative hanno il riconoscimentodella comunità ecclesiale locale leconsideriamo aderenti a tutti glieffetti. I problemi sono altri, adesempio: se fra i genitori membridella cooperativa possono conti-nuare a rimanere quelli i cui figlihanno già ultimato gli studi, se de-vono essere accettati i genitori inquanto tali o se va richiesta l'ade-sione ad un preciso progetto edu-cativo cristiano . . . Ci auguriamotuttavia che tali esperienze abbianoa crescere in proporzione anche allanecessità di una presenza cattolicaladdove non basta più quella delleCongregazioni . E questa una dellecause sposate dal Movimento Po-polare, ispirato da Comunione eLiberazione, che ha persino costi-tuito una nuova aggregazione di

cooperative con l'entusiasmo checaratterizza i Ciellini» .BS - Lei è Salesiano e quindi

conosce la Famiglia Salesiana :pensa che dal mondo dei Coope-ratori e degli Exallievi in collabo-razione con SDB e FMA può venirfuori qualcuna di queste coopera-tive?Don Frontini - «È un discorso

che ho sentito riecheggiare peresempio tra gli exallievi . Circostanzecontingenti mi permettono di viverequotidianamente accanto al Dele-gato nazionale degli Exallievi e vedoche egli riflette un po' sulle istanzeche emergono su questo problemadai suoi collaboratori a livelli diconsiglio nazionale o anche perife-rico: c'è questa attenzione al mondoscolastico anche con l'eventualità didover affrontare un'esperienza dicooperativa . Conosco soltanto ildesiderio degli exallievi ; un analogodiscorso potrebbe venire dai coo-peratori. Però tutto questo devepartire su una piattaforma di con-cretezza che deve contraddistin-guere e che ha sempre contraddi-stinto la Famiglia Salesiana . Guai sesi concede troppo spazio all'utopiain questo campo . Sono tali e tante ledifficoltà infatti che scuole nate peraiutare ceti poveri chiudono pre-cocemente per motivi economici .

C'è poi il problema di fondo : as-sicurarsi un organico di docenti cherisponda alle istanze educative chela Famiglia Sallesiana ha il diritto eil dovere di porre» .

Si sta giocando in questi mesi in Franciauna partita molto importante per l'avveniredella scuola libera, costituita per i quattroquinti dagli istituti di istruzione cattolica .Essa raccoglie in complesso oltre due mi-lioni di alunni sui dodici milioni e mezzo distudenti che frequentano dalle elementarial liceo .In Francia, dalla primavera del 1981, so-no cambiati il Presidente della Repubblicae la maggioranza parlamentare, il «nuovomodo di governare» si dichiara laico e so-cialista . Il capo dello Stato, Francois Mit-terrand, durante la campagna elettoraleaveva sostenuto pubblicamente la neces-sità che si prevedesse nel settore dellascuola «un grande servizio pubblico, uni-ficato e laico», da finanziarsi tuttavia«senza spoliazioni e monopoli» . Succes-sivamente, in una lettera ai direttori degliistituti privati e al presidente dell'Associa-zione dei genitori degli allievi delle scuolecattoliche, aveva dichiarato che il progettoavrebbe dovuto essere «il risultato di unatrattativa e non di una decisione unilate-rale

.Dopo

il doppio successo del partito so-cialista si sono moltiplicate le pressioni perlaicizzare l'insegnamento . Le hanno fatte inparticolare il Sindacato nazionale degli in-segnanti (SNI) e la Federazione dell'edu-cazione nazionale (FEN), due roccaforti diun anticlericalismo spesso anacronistico, edalle quali provengono in gran parte i 160deputati dell'Assemblea nazionale profes-sori e maestri, e che da soli costituiscono il57 per cento del gruppo parlamentare so-cialista . Ma il ministro dell'Educazione na-zionale, Alain Savary, procede con moltamoderazione per impedire che si attizzi unaguerra scolastica poco produttiva ancheelettoralmente .

Il calendario per preparare il progetto del«servizio pubblico» di cui parlava Mitter-rand prevede un giro di consultazioni cheSavary deve condurre con i sindacati degliinsegnanti, le associazioni dei genitori (gliuni e le altre sia nel settore pubblico che inquello privato), e con le forze politiche,della maggioranza e dell'opposizione . En-tro quest'anno, sentite le varie parti, il go-verno dovrebbe mettere mano al progettoche, naturalmente, dovrà poi essere og-getto di negoziato con gli interessati, inparticolare con le associazioni dell'areacattolica . Esse rappresentano la maggiorparte delle oltre 10 .500 scuole «libere», checon un totale di 43 mila classi e di 160 milapersone sono al servizio degli oltre duemilioni di allievi di cui abbiamo parlato . Sipoteva temere, in un primo momento, chedi fronte all'incertezza della situazione lascelta per il «privato» si restringesse ; è in-vece accaduto, secondo proiezioni previ-sionali, che la scuola pubblica perda nel1981-1982 almeno 55 mila studenti (ancheper l'arrivo delle cosiddette «classi vuote»),mentre quella privata ne guadagna 17 mila .

Il regime di convenzione fra lo Stato e ilsettore dell'istruzione libera prevede lapossibilità che si stipulino «contratti sem-plici» oppure «contratti di associazione» .

IL PROBLEMA SCOLASTICO IN FRANCIA

di Angelo Paoluzi

Nel primo caso l'amministrazione pubblicapaga soltanto gli stipendi degli insegnantiche restano, giuridicamente, salariati diorganismi privati ; gli accordi riguardano 23mila classi, per lo più dell'insegnamentoprimario, e poco meno di 40 mila inse-gnanti . Il contratto di associazione, invece,è maggiormente utilizzato nel settore se-condario e superiore, per quasi 21 milaclassi e più di 60 mila professori . Esso po-ne a carico dello Stato le retribuzioni delcorpo insegnante e una sovvenzione for-fettaria calcolata ogni anno con riferimentoalle spese reali dei corrispondenti istitutipubblici . Come corrispettivo si chiede chel'insegnamento sia impartito secondo pro-grammi, orari e metodi dell'istruzione pub-blica e che venga controllato da ispettoriministeriali . Questo insieme di norme (pre-visto in particolare dalle leggi emanate nelperiodo gollista e recanti il nome di Debré edi Guermeur) sarà probabilmente oggettodi negoziato . Per il momento le conven-zioni già concluse saranno rispettate sino ascadenza, anche se i nuovi governantihanno fatto sapere che auspicano la tra-sformazione di tutti i contratti da semplici inassociativi .

Come si è detto, il potere cerca il dialogo,e lo ha dimostrato il ministro Savary con-cedendo, in settembre, al quotidiano cat-tolico «La Croix» un'intervista in cui siparlava della riforma in termini piuttostovaghi . Più combattive le associazioni laicheda parte delle quali si continua a insistereper la pubblicizzazione piena e immediatadel settore, non senza un po' di dispettoper la «corsa» degli alunni verso le scuolelibere nonostante i timori per il futuro .

Una prima risposta è stata fornita dalnuovo segretario generale dell'insegna-mento cattolico, il p . Paul Guiberteau, no-minato a quell'incarico a metà settembredai vescovi francesi . Egli ha ribadito dueprincipii : la libertà di scelta delle famiglie ; ilruolo e la missione dell'insegnamento cat-tolico . Ha avanzato tre ipotesi : che conti-nuino i negoziati del governo con l'inse-gnamento privato mentre, con qualcheaggiustamento, sopravvive il regime con-trattuale precedente ; che si voglia lo svuo-tamento (e si è augurato che non sia così)dell'insegnamento libero, in particolarecattolico, privandolo di risorse ; che si diamano a un grande progetto pedagogico ededucativo per la nazione, una specie di to-tale «rifusione» del sistema scolasticofrancese .

P . Guiberteau è in tal modo partito al-l'attacco, affermando la piena disponibilitàa un incontro su quest'ultimo terreno . Ciònon vuoi dire che però si voglia abban-donare un progetto proprio dei cattolici,che è di educazione globale . «Esso ri-guarda - ha detto - la vita concreta deigiovani in tutte le sue dimensioni : lavoro,relazioni personali e familiari, etc . Pensia-mo che questa educazione globale deveessere nutrita di una riflessione che siispira al Vangelo ; quella finalità ci sembraessenziale» . Inoltre, l'educazione è «operacomune dei genitori, degli insegnanti, dei

presidi e degli amministratori» e i mezziindispensabili perché essa possa essereimpartita sono «la libera scelta dei capi diistituto, la formazione dei maestri, la costi-tuzione di un corpo insegnante, la possi-bilità per le famiglie di scegliere la loroscuola» .

Le associazioni cattoliche interessatealla scuola, per la verità, non si battono suun terreno sconosciuto e senza truppe . Lasola Associazione dei genitori delle scuolelibere (APEL) raggruppa 850 mila famigliee, in diverse manifestazioni organizzate intutto il Paese, ha raccolto adesioni più va-ste di quanto si osasse sperare, come, perfare soltanto un esempio, a metà novembrea Rennes, dove si sono trovate oltre 10 milapersone al «Raduno per la libertà di in-segnamento», alla presenza del cardinalePaul Gouyon . Vero è che, alla fine dell'ot-tobre scorso, i vescovi di Francia, riuniti aLourdes, avevano reso pubblica una so-lenne dichiarazione sulla libertà di inse-gnamento, ammonendo nello stesso tempoa «non dissociare l'obbiettivo della libertàscolastica da una riforma globale del si-stema educativo» e rivolgendo un caldoinvito ai cristiani perché partecipino a tuttigli sforzi rivolti in tal senso .

Il portavoce della conferenza episcopalefrancese, mons . Honoré, ha quindi rias-sunto le ipotesi possibili di rapporti fra ilsettore dell'istruzione cattolica e il nuovoregime: 1) Mantenimento delle relazioniattuali con l'insegnamento pubblico. 2)Applicazione fiscale, da parte dell'autorità,dei regolamenti . 3) Persecuzione ammi-nistrativa . 4) Proposta di un nuovo statutonel quadro di una riflessione globale . Di-sponibili a quest'ultima possibilità, i ve-scovi - ha detto mons . Honoré - »ricor-dano fermamente il loro attaccamento allascuola cattolica, al suo proprio progettoeducativo e ai mezzi indispensabili alla suaattuazione» .

Siamo quindi, come si vede, in una fasepreliminare del negoziato . Probabilmente ilgoverno, che si trova in qualche difficoltàperché le riforme (nazionalizzazioni di in-dustrie e banche, decentramento) segnanoil passo, tiene conto anche dell'umore deifrancesi che, secondo un sondaggio, all'81per cento non vogliono rinunciare al dirittodi scegliere il tipo di scuola che sembra piùadatto per i loro figli . Sarà difficile cheprovvedimenti di quella portata e delica-tezza possano essere presi per decretolegge, come si sta facendo in altri settori,anche se nel 1973 lo stesso Mitterrandcondannava la decretazione d'urgenza . Cisono, oltretutto, alcune non lontane sca-denze elettorali (dopo le cantonali del 14 e21 marzo, le municipali del 1983) ed è pro-babilmente inopportuno alienarsi le sim-patie dei cattolici . Forse per queste ragionisembra difficile che il 1982 porti a perfe-zionamento il «grande servizio pubblico,unificato e laico» promesso da Mitterrandnel suo programma elettorale, mentre potràavviarsi un utile, fecondo dialogo fra leparti, nel rispetto anche dei principi suiquali si fonda il metodo educativo cristiano .

PROTAGONISTI / DON GAETANO NICOSIA

«V» come vocazione

e volontariato

«Quel villaggio è divenuto un monastero», dice l'ex Ispettore .L'avventura di don Nicosia e di un gruppo di Volontarie di DonBosco che vanno a messa o al cinematografo o a casa quando e

come vogliono .

C

ome ex superiore dell'Ispet-toria Cinese e come missio-nario che celebra il suo giu-

bileo d'oro di sacerdozio il prossimo1° maggio, don Luigi Massiminoconosce le vocazioni religiose. Conriferimento a don Nicosia, un figliodi Don Bosco nel territorio porto-ghese di Macao, don Massimino dicecon ammirazione : «Quella è voca-zione» .

La vocazione di don Nicosia è ilservizio ai lebbrosi . Da bambino, inSicilia sognava di andare tra i leb-brosi perché gli apparivano come«poveri e abbandonati» .Egli entrò nella Famiglia sale-

siana all'età di 17 anni e tre annidopo eccolo missionario a HongKong. Tuttavia fu soltanto dopo unquarto di secolo che don Nicosiapoté realizzare il suo desiderio .Macao, Hong Kong e il conti-

nente cinese sono vicini ; Hong Kongè nell'angolo sud della Cina e Macaoè il più vecchio insediamento stra-niero nel lontano Oriente ; essa giacelungo la costa cinese 40 miglia adovest di Hong Kong e 60 miglia asud di Canton .

Ricordando l'arrivo di don Ni-cosia nell'Ispettoria cinese, comegiovane salesiano, il passato Ispet-tore dice : «Inizialmente si dubitavasulla sua salute ma dopo non ci fu-rono problemi» . Dopo aver com-pletato i suoi studi qui, fu ordinatoprete nel 1946 e lavorò in diversecase. Si faceva a gara per averlo» .

Don Massimino iniziò il suo ses-sennio di ispettorato nel 1962 .L'anno seguente don Nicosia gli siavvicinò durante un ritiro e glichiese di essere mandato ad Agua deDios, la cosiddetta «città dei leb-brosi» in Colombia dove il Servo diDio don Luigi Variara scrisse lemeravigliose ed eroiche pagine dellasua vita.

«Gli dissi che in Cina c'era l'im-barazzo della scelta quando si par-lava di lebbrosi . Ed in quel tempoinfatti erano circa un milione . Per-ché andare in una piccola città dove

non conosceva la lingua, gli chiesi,perché non servire i lebbrosi quidove stai lavorando, in una provin-cia dove sei "nato"»?

Un possibile posto di lavoro eraMacao. A Coloane, l'estrema delledue isole fuori dalla spiaggia diMacao città, vi era una colonia dilebbrosi . Era stata fondata dal pri-mo vescovo di Macao nel 1560, ilgesuita Padre Carniero del Porto-gallo .

Per un breve periodo durante laseconda guerra mondiale i lebbrosierano stati assistiti dal salesianodon Luigi Montini, un cugino delPapa Paolo VI .

Don Montini era a capo di unafattoria nell'isola .

Ma erano anni che i lebbrosi nonricevevano alcuna cura spirituale, lestesse cure mediche e fisiche eranoridotte al minimo . Don Nicosiascelse volontariamente di andarenella colonia lebbrosa di Macao .Egli la chiamò «Villaggio di NostraSignora» cambiando cura e prognosidel luogo .

Al suo arrivo vi trovò 69 tra uo-mini e donne adulti e 12 bambini .«Don Nicosia costruì un giardino euna chiesa», dice l'anziano Ispet-tore. «Egli lavorava con la gente inogni modo organizzandovi ogni cosa,persino un Consiglio tra gli stessilebbrosi convincendoli ad ammi-nistrarsi . Nessuno prima di lui l'a-veva fatto e tanto meno pensato .Egli ha tutte le qualità del cristianodal momento che alla fede in Diounisce anche quella nell'uomo» .

Un problema immediato fu quellodel cibo. Don Nicosia chiese al go-verno di dargli i soldi per i pasti inmodo da comprarlo lui stesso . At-tualmente le isole sono collegate conla città di Macao attraverso unastrada sopraelevata ed un ponte, maallora don Nicosia dovette sincro-nizzare i suoi viaggi per le spese congli orari dei traghetti .

«Il servizio del traghetto era ir-regolare, a certe ore ed in certigiorni, dice l'Ispettore» ; alcune

volte mancava l'acqua . Don Nicosiacercava la qualità in ogni cosa,specialmente per il riso che è la basedel pasto cinese ottenendo sempreuno sconto nelle provvigioni .

Fra il villaggio e la città di Macaoabitano delle famiglie . Alcuni giornidon Nicosia fa lo stesso tragitto treo quattro volte in macchina il cuimotore pur . . . sbruffando in qualchesalita fa meravigliare per la resi-stenza. Quel prete va e viene cosìspesso che fra i suoi confratelli cir-cola una battuta : se vuoi vedere donNicosia puoi aspettarlo al ponte .

Don Nicosia ride per questo ed ilsuo sorriso ti penetra anche da die-tro le spesse lenti . E di statura me-dia con un ciuffo di capelli bianchi .

Il Governo gli passa 80 centesimiamericani a testa; per il resto devepensarci la Provvidenza con le suevie. Molti dei residenti lebbrosi nelvillaggio hanno altre malattie comeil diabete per cui necessitano di ciboparticolare. Un dottore visita ilvillaggio tre volte alla settimana,ma non basta .

Don Nicosia fa anche da ponteper i servizi sociali e con altri . Visono pochi visitatori e i contattifamiliari sono praticamente inesi-stenti. Soltanto pochi ricevono po-sta. «Forse questo dipende dal fattoche le famiglie vivono nel continentecinese o i genitori sono troppo vec-chi per scrivere», egli dice carite-volmente .

Al presente 62 uomini e donnerisiedono nel villaggio separati indue edifici e due per stanza .

Il villaggio è aperto a tutti, la solacondizione è essere lebbrosi . Vi sonodue o tre casi l'anno ; l'ultimo ar-rivato è un giovane di 21 anni

mentre un altro già residente ne haappena 12 .

Ogni mattina alle 6,30, viene ce-lebrata una messa e vi assiste vo-lontariamente circa la metà dei re-sidenti. La domenica poi don Ni-cosia fa il catechismo per i cattolicibattezzati mentre incontra i cate-cumeni durante la settimana per trevolte . Alla sera si prega assieme .

«Io stesso battezzai un bambino- dice l'Ispettore -, era orribileguardare la sua faccia e bisognavafare uno sforzo per guardarlo . Egliera stato ricoverato quasi perfetto .2 ancora qui . Ne ho battezzato unaltro di nome Pietro che si trova oraa Hong Kong. Da Ispettore ne hobattezzati quattro ; due sono ancoraqui. Alcuni ricoverati non voglionoripartire ed egli li impiega con re-golare paga ma per sole quattro oreal giorno . In effetti anche se sonoguariti fisicamente non lo sono dalpunto di vista psicologico .

Alcuni di questi riescono ad aiu-tare persino le loro famiglie resi-denti in Cina» .

Tra gli ex lebbrosi che lavoranoalcuni fabbricano e vendono reti dapesca altri azionano la centraleelettrica che serve i 30 .000 residentidell'isola di Coloane .

Tra i residenti nell'isola vi sonoanche le persone di altri progetti didon Nicosia : un campo per profughivietnamiti; il centro santa Lucia percirca 55 ritardati mentali, giovani edonne; la città di Ka Ho, un inse-diamento di pescatori e contadinicon una popolazione di 400 abitanti ;la St. Joseph school per 300 ragazzie ragazze dai 5 ai 13 anni prove

nienti dalle famiglie povere di Ma-cao o da famiglie completamentedistrutte.

Alla St. Joseph Home poi diMacao vengono ricoverati 50 ragazzie ragazze zoppe : da una bambinacon il labbro leporino ad una donnadi 37 anni .

«Il finanziamento viene dal go-verno e dalla divina provvidenza»,dice una donna appartenente all'I-stituto secolare delle Volontarie diDon Bosco. Le Volontarie a Macaosono una preziosa presenza .

Le prime volontarie vi giunseronel 1968; ora sono una quindicina .Le Volontarie sono indipendentianche se la presenza di un salesianocome assistente le aiuta a tener vivolo spirito di Don Bosco ; non vivonoin comune né in una casa religiosa .Qui, a Macao, per ragioni pratichevivono dove esercitano il loro apo-stolato e hanno un modesto salarioper le loro necessità. Nascondono laloro identità di consacrate per poteroperare anche dove non è permessoa preti e suore. I costumi -cinesi delresto le aiutano a proteggere questoloro riserbo .

«Se tu non sei sposata, spiega unavolontaria, nessuno ti chiede perché .Non sarebbe educato» . Una volon-taria è impiegata in un ufficio sta-tale, un'altra insegna ; la loro età vadai 22 ai 45 anni . Tutte le volontariesi incontrano una volta al mese perun ritiro .

La responsabile del gruppo diceche il suo compito è quello di faci-litare gli incontri mensili e diascoltare i problemi . Esse vanno amessa o al cinematografo o a casa

quando vogliono . Nel gruppo ce n'èuna che è stata insegnante a Macaoquando don Nicosia cercava qual-cuno per i suoi innumerevoli pro-getti. Il nonno della donna era unamico del missionario il quale unavolta parlò alla nipote delle sue ne-cessità : ella lasciò tutto e divennevolontaria .

La famiglia rimase pagana anchese il padre e la nonna furono bat-tezzati in punto di morte .

«Quel villaggio è divenuto unmonastero, dice l'ispettore, i nostriconfratelli ci vanno per conforto eriflessione . L'antico vescovo erasolito farvi il ritiro mensile e ilfrancescano padre Allegra - quelloche tradusse la Bibbia in cinese -vi si recava per Natale» . Don Mas-simino ha ora 75 anni. Occupato adHong Kong come segretario ispet-toriale non ha molto tempo per an-dare a Macao . Ma dice di don Ni-cosia: «La migliore cosa è che egli èun missionario che si prende curadelle anime» .

Daniel M . Madden ---------------

Amici diDon BoscosenzaBollettinoSalesiano?

Eppure. .... .eppure 11 BS è il donocordiale che Don Bosco dailontano 1877 Invia al suoiamici .

È la rivista della FamigliaSalesiana: informa sul la-voro che i figli di Don Boscosvolgono tra I giovani e nellemissioni .

• Lei non riceve il BS? I_interessato ai suoi con-tenuti? Lo richieda .

• Conosce persone spi-ritualmente vicine a DonBosco, che gradirebberoriceverlo? Lo richieda .Scriva chiedendo per sé,

per altri, l'omaggio dei Bol-lettino Salesiano .Comunichi gli Indirizzi

chiari e completi a :

UFFICIOPROPAGANDA SALESIANACASELLA POSTALE 909200163 ROMA-AURELIO

∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 - 3 1

* RENATO GIORDANOMICHI COSTA

Se tu sapessi LDC 1982, pp .64,L . 1 .500

Dal 1981 la Chiesa italiana,proseguendo il suo program-ma catechistico-pastorale, haun catechismo per gli adultidal titolo «Signore, da chi an-dremo?» . Si tratta di una pro-posta completa di catechesi

UNA COLLANA DINARRATIVA

Originale per il suo stile e per isuoi destinatari

Una nuova Collana di nar-rativa, con questi chiari di lu-na, è qualcosa che fa gridareal «miracolo» (e lo ha fatto,con la competenza e la classeche unanimemente gli si ri-conoscono, Giovanni Arpinodalle colonne del «Giornalenuovo») .

S'intitola «La quinta stagio-ne» ed esce a Torino, pressola SEI . Perché quel titolo? Peril gusto del non-ancora-per-corso, del sentiero inedito, in-consueto, fuor della norma ;per significare la stagionedell'invenzione, della fantasia,della dimensione creativa .

Una Collana che nasce conuno stile e per un pubblico di«giovani adulti», quelli ap-punto che con maggior inten-sità vivono la stagione dellafantasia .

E la SEI, di fantasia, ne hadimostrata molta sin dallascelta degli Autori che inau-gurano la Collana : a un Autoreitaliano, Piero Cao (scrittore epoeta letterariamente nato conl'avallo di Luciano Bianciardi)che qui ci presenta Tempoordinario, con un congegnostilistico che è poco definirefortunato colpo d'invenzione,si accompagnano Autori divarie altre lingue e nazionalità :la compianta Mariama Bà(Cuore africano) era senega-lese ; Alberto Vàzquez-Figue-roa (Come un cane rabbioso,un romanzo - come l'ha de-finito il succitato Arpino -«fulminante e fosforico») ènativo delle Isole Canarie ;Huguette Pérol (ll leone senzacorona) è originaria di Tunisi ;Penelope Lively (Il giudizio) ènata in Egitto, mentre Not-tingham ha dato i natali al ce-lebre Alan Sillitoe (L'alma-nacco del diavolo) . Ed è giàpreannunciato dalla SEI un

32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982

LIBRERIA

per la vita cristiana per chi hagià scelto Cristo e la Chiesa .

Questo libretto è un aiuto allettore di quel catechismo dicui vengono presentate al-cune pagine significative .

È uno strumento di stimolo eriflessione in conclusione cheporterà certamente ad unamaggior comprensione delCatechismo degli Adulti e

nuovo titolo (Vivendo Anna),della grande attrice DianaTorrieri, che ha dato - conquesto modernissimo thrillingdella memoria - uno splen-dido spaccato del mondo mi-sterioso e affascinante dell'a-nima della donna .Da sempre all'avanguardia

come editrice qualificata neicampi scolastico ed educativo,la SEI ha qualificato questaCollana con una meritoria in-tuizione pedagogica, che l'haportata a scegliere testi adattiai «giovani adulti», un pubbli-co cioè di grande respiro chesentisse l'esigenza d'unospazio maggiore da conce-dere - in questo momento dievidente crisi di fantasia cul-turale - al linguaggio narra-tivo, che non rappresenta unafuga dal reale, ma anzi unmodo per penetrare la com-plessità del mondo attuale eindicarne - affiancato allavicenda narrativa - un sensoesistenziale .

Si tratta, infatti, di testi chepongono all'attenzione dellettore tutt'una serie di valori, iproblemi dell'uomo d'oggi, lavita - insomma - nelle suevarie sfaccettature di bene e dimale, di situazioni positive e disituazioni sconcertanti e con-traddittorie: ma proprio così,nel continuo confronto tra il«vissuto» di questi romanzi e ilvissuto dei lettori, scatta ilmeccanismo educativo, l'ar-ricchimento dei dialogo, l'in-sinuarsi di propositi di nuovavita .

Né va dimenticato il sotto-fondo, chiarissimo in tutte leopere della Collana : una ric-chezza antropologica e un'a-pertura - proprio per i lorovalori «laici», cioè rivolti aicontinui problemi portati dalvivere quotidiano ; verso quelladimensione religiosa della vitacon cui tutti - sia pure sottodiverse forme, per le differenticulture - prima o poi deb-bono fare i conti .

nello stesso tempo farà ac-quisire una chiave per la sualettura .

e

* J . LACOURTCredere in Dio oggiLDC 1982, pp . 127, L . 5.500

E ancora possibile crederein Dio? Il progresso delle co-noscenze scientifiche mette incrisi la fede? Il volume - ric-camente corredato di foto-grafie - cerca di dare una ri-sposta rigorosamente scien-tifica ma al tempo stesso «ca-pibile» a questi interrogativi .

Il libro - che a nostro av-viso può anche rappresentareun buon testo scolastico ecatechistico - è una tradu-zione dal francese di un'operada titolo originale : «Au risquede croire . Tome I : Dieu, pour-quoi ne pas y croire?» che, asuo tempo, in Francia è statoun vero best seller .

* La preghiera della coppiaLDC, pp. 47, L . 1.500

La preghiera della coppia èappunto l'argomento di questovolumetto che dopo una in-troduzione che riporta l'espe-rienza di una coppia, si svi-luppa in tre parti . Una prima

parte cerca di evidenziare leradici di questa preghieranell'humus fecondo del Sa-cramento del matrimonio chenon è un'invenzione arbitraria,ma una realtà vitale per l'a-more cristiano della coppia .Una seconda parte mette inrilievo i vari aspetti di questapreghiera che è adorazione,lode, rendimento di grazie,domanda di perdono, implo-razione, ecc . Una terza partetenta di aiutare in concreto lecoppie a praticare questapreghiera nonostante gliostacoli che inevitabilmenteincontreranno . La redazione diquesto utile sussidio è delSettore di Siena delle EquipesNotre-Dame, un'associazioneecclesiale che vanta moltaesperienza in fatto di spiritua-lità familiare e della coppia .

o

* MONS. CARLO MARIAMARTINI

In principio la parolaLDC 1982, pp . 60, L . 900

MONS. ALDODEL MONTE

La parola di Dio principio dicomunione nella comunitàLDC 1982, pp . 80, L . 1 .100

Ecco due volumetti dellacollana «Maestri della fede»che hanno lo stesso caratterepastorale - sono infatti due«lettere» inviate rispettiva-mente ai cristiani della Diocesidi Milano la prima e a quella diNovara la seconda - e chehanno lo stesso punto di par-tenza: la parola di Dio . Insignebiblista il primo, arcivescovo diMilano, non meno insigne ca-techeta l'altro, vescovo di No-vara, concordano sostanzial-mente sulla importanza dellaParola di Dio . La Parola infatti,scrive monsignor Del Montegenera la fede, la fede uniscenella comunione . Allora na-scono gesti, comportamenti,iniziative, strutture e circola-zione di carità che fanno larealtà storica che si chiamacomunità cristiana .Questa comunità è germe di

rinnovamento evangelico nelterritorio .

o

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-chiedente) ;

o con versamento anticipato su conto corrente postale(spedizione a carico dell'Editrice) :

LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,00139 Roma . Ccp . 57 .49 .20 .01 .

LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO) . Ccp .8128 .

SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita176, 10152 Torino . Ccp . 20 .41 .07 .

Nel novembre1981 fui colpita dagrave emorragia .Ricoverata nel re-parto S. Edvigedell'Ospedale Cot-tolengo di Torino,dopo una notte tre-menda fui portatad'urgenza in Ra-diologia in previ-sione di operazione

chirurgica. Il radiologo constatata la miacondizione mi mandò immediatamente insala operatoria . Tutto riuscì bene e inmodo impensato .Durante la mia degenza in S . Edvige,

scorgevo dal mio letto la cupola dellaBasilica di Maria Ausiliatrice, sormon-tata dalla statua della Madonna . A Leichiesi la grazia della guarigione congran fede nella sua potente intercessio-ne e non fui delusa .Devo aggiungere che, ritornata alla

mia comunità, una noiosa flebite, veri-ficatasi durante la degenza all'ospedale,mi impediva di camminare e di attenderealle mie occupazioni . Dissi allora allaMadonna che completasse la grazia, edecco che nel giro di qualche settimana laflebite scomparve del tutto . La Madonnanon fa le grazie a metà . Ti ringrazio contutto il cuore, Vergine SS . Ausiliatrice!

Suor MonicaVincenzina del Cottolengo - Torino

DEVOTA SIN DA BAMBINAAmmalata con peritonite e pleurite di-

speravo di continuare a vivere né spe-ravo più in medici e ricoveri in clinica . Ungiorno spinta dalla fede incominciai lanovena all'Ausiliatrice consigliata da sanGiovanni Bosco. Giunta al terzo giornodella novena ho avvertito una sensazio-ne di benessere che mi ha portato allaguarigione . Grata ho voluto edificare unacappellina all'Ausiliatrice alla periferiadel paese, nella strada che porta al ci-mitero. I passanti così sostano, e pre-gano mettendo dei fiori .

Lettera firmata :Via Firenze 93016 Vallelunga (CL)

TANTE GRAZIE RICEVUTEVorrei ringraziare la vergine santa

Maria Ausiliatrice per le tante grazie ri-cevute per mezzo della sua intercessionepresso il Signore ed in particolare peruna grande grazia fatta ad una personaa me molto cara pregandoLa ancora ditenerla sempre sotto la sua protezioneinsieme a tutti i miei cari .

Cipollone Daniele - Roma

I NOSTRI SANTI

COLPITO DA VIOLENTI DOLORINel novembre

1980 mio marito chesi trovava in Ecua-dor per motivi di la-voro, venne colpitoda violenti dolorialla schiena e allagamba sinistra .Rientrato in Italia incattive condizionivenne ricoverato inospedale e le cure

fatte purtroppo risultarono vane : il doloreaumentava e la gamba aveva perso i ri-flessi quasi paralizzata .Venne eseguita la mielografia dalla

quale risultarono due ernie discali . Or-mai era necessario l'intervento chirur-gico anche se molto rischioso, ma sidoveva tentare . Con mio marito invocaiintensamente Dio che, per intercessionedi Don Bosco gli concedesse la grazia ditornare come prima . L'intervento venneeseguito nel mese di gennaio 1981 eriuscì felicemente . Con mio marito rin-grazio vivamente Don Bosco per la gra-zia concessa e speriamo sempre nellasua protezione sulla nostra famiglia .

Maria Teresa e Michele CulassoCaluso (TO)

UN «GROSSO» IN GOLAAd un mio caro

nipotino, in seguitoad una forte paro-tite, venne riscon-trato un «grosso» ingola, che risultò,dagli esami clinici,di natura dubbia .Nell'ansia del miodolore invocai contanta fiducia la ser-va di Dio suor Eu

sebia Palomino, la quale non tardò adonarmi la certezza, dopo l'esame dicontrollo, della scomparsa totale delmale diagnosticato . La ringrazio e con-tinuerò a invocarla con tanta fede .

Giuseppina Torri - Lecco

ACCUSATO INGIUSTAMENTERingraziamo la serva di Dio suor Eu-

sebia Palomino per una grande graziaottenuta per sua intercessione .

Un nostro caro congiunto, accusatoingiustamente di grave reato, fu arresta-to e messo in carcere . Ci rivolgemmocon fervide preghiere a suor Eusebiaperché facesse luce sulla triste vicenda .Con noi pregava anche la Comunitàdelle Figlie di Maria Ausiliatrice . In modoquasi inspiegabile il nostro caro con-giunto fu riconosciuto innocente ed as-solto pienamente dalla grave accusa .

Poté così, con la libertà e la riabilitazio-ne, riprendere l'impiego di cui, a causadella calunnia era stato sospeso . Rico-noscenti, inviamo modesta offerta per lacausa di beatificazione di suor Eusebia,mentre chiediamo che continui la suaefficace protezione .

LA MADONNA COMPLETOLA GRAZIA NATO CON CARDIOPATIA

Circa un anno favi scrissi per chie-dervi l'abitino diDomenico Savio :era per mio figlioLuca. Mio figlio in-fatti è nato con unacardiopatia con-genita e dopo pochimesi gli è venutaanche un'asmabronchiale e una

punta d'ernia . A nove mesi l'abbiamo ri-coverato a Bergamo per decidere inmerito all'opportunità di un interventooperatorio o meno . In quei tristi giornipregammo tanto san Domenico Savio edavemmo la sorpresa di sentirci dire dalprof. Parenzan che non c'era bisogno dioperazione .

Lettera firmata - Alife

IO PREGAVO CONTINUAMENTESono una ragazza di 17 anni molto

religiosa . Un giorno mio fratello di setteanni è stato ricoverato in ospedale peruna infezione ai polmoni . Dopo alcunimesi di cure varie i medici gli trovaronouna ciste: dovette essere operato ur-gentemente . Ho pregato sempre sanDomenico Savio e penso di essere stataesaudita dal momento che mio fratelloconduce una vita sana e senza disturbi .

Screlli Teresa - Bruzzano Zeffirio

CI HANNO SEGNALATO GRAZIEAimasso Agostino - Alfiero Palmina - Allara Fran-cesco - Anzelini Giovanni - Arena Maria - Arena Ri-na - Aricò Carmela - Aronica Colomba - Atzeni Gio-vanni - Baffi Daniele - Baracchi Letizia - BattaglinoM . Angela - Battagliotti Carla - Bechaz Agostina -Bertani Maria - Bertolino Elvira - Bessone Caterina -Biletta Teresa - Biscondi Giovanna - Bogliolo Gu-glielmo - Boi Carla - Bologna Rosaria - Bolloli Rosa -Bonfanti Silvia - Borella Rina - Borgo Fedora - Bo-sco Emilia - Bottari Chiara - Bozzola Aurelia - Brac-chi Letizia - Bracco Maria - Bruni Rosina - CapizziSalvatrice - Caligaris Maria - Calogera Annibale -Calosso Michelina - Camerino Nicolina - Camma-rota Umberto - Candia Anna - Cannata Angelina -Cantarella Maria - Caruso Concetta - Catania Con-cetta - Cattaneo Domenica - Chasseur Tina - Cle-rico Fiorina - Chinellato Cleme - Chiodo Giovanni -Comisso Raffaella - Condemi Giuseppina ConsoliVittoria - Conti Giuseppina - Cozzani Adele - Cra-panzano Giuseppe - Cretier M . Teresa - CrestanBenedetto - C .I . Saladino - Dabbene Rosina - DalBalcon Anna - D'Angela Gaspare - De MagistrisAngela - Daprà Giacomina - De Luca Lina - Dell'I-sola Antonio - De Marinis Gemma - Dematteis Te-resina - Deval Angela - Di Giovanni Vincenzo - DiCosta Giovanni - Dimichino Egle - Fanara Alfonsa -Fantolino Carmela - Fanton Silvia - Fatuzzo Giu-seppina - Favre Palmira - Fermavi Simone - FerrariMaria - Ferraro Ersilia - Fortunato Ersilio - FioreMaria - Gagliardi Concetta - Gai Filomena - GaiaGiovanni - Galimberti Giuseppina - Gallo P . Lucia -

∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 • 33

† I NOSTRI MORTI †

CARBONI sac . LUCIO Salesiano †Treviglio a 69 anniIl suo fisico era ormai logorato da un

lungo lavoro educativo e missionarionel Medio Oriente, dai postumi di unagrave malattia e dalle sofferenze subitedurante la rivoluzione islamica in Iran .Era nato il 23 marzo 1912 a Osio

Sopra, nel Bergamasco, che ha datotante vocazioni alla Famiglia Salesia-na . Del suo paese, del suo Parroco edei suoi cari portava sempre vivo il ri-cordo in cuore e ne seguiva le vicendeattraverso l'abbondante corrispon-denza e il bollettino parrocchiale . Ogniqualvolta poteva ritornare in patria perrifarsi dalle gravose fatiche, riservavala prima visita alla Chiesa, dove erastato battezzato e cresciuto nella fede,al suo Parroco e al cimitero, dove ri-posavano i suoi genitori e parenti .La prima tappa della sua vocazionesalesiana fu Ivrea da lì fu inviato aCremisan ad una decina di chilometrida Betlemme . Durante la secondaguerra mondiale fu internato in campodi concentramento e quei momentidifficili rivelarono la bontà del suoanimo. Fu ordinato prete a Gerusa-lemme il 19 giugno 1943 .La prima parte della sua vita sacer-dotale fu dedicata all'impegno edu-cativo-pastorale nelle scuole di Cre-misan, del Cairo, di Porto Said, di Bei-rut . Nel 1970 viene inviato a Teherannell'Iran dove avrà la responsabilitàdella Chiesa della Consolata, che è inquella capitale la Cattedrale cattolicadi rito latino ed è affidata ai Salesiani :si affermarono il suo sorriso, la suaindustriosa carità, la volontà di pace edi collaborazione .Dopo tre anni di servizio parroc-chiale fu inviato direttore nella missione salesiana di Abadan, nel Golfo

Persico ; qui si distingue generosa-mente per il lavoro tra operai e tecnicidelle compagnie petrolifere andandolia trovare dappertutto .Fu avvicinandosi ad una piattaformamarina petrolifera che ebbe un inci-dente in cui perse tre dita della mano .Dopo tre anni eccolo a Teheran con-fessore ; l'attendeva però l'atroce sof-ferenza di vedersi espellere dalla ri-voluzione islamica nel 1980. Destinatoalla casa di Treviglio ha lasciato l'e-sempio di un grande riserbo e di unagrande umiltà .MEI sac . ANTONIO Salesiano † BuenosAires a 63 anniDi fronte alla figura esemplare, buo-na e zelante di questo confratello cheha speso l'intera sua vita nell'operamissionaria c'è da rimanere ammirati .

Il suo desiderio di portare Cristo alleanime, il suo lavoro senza limiti, l'a-more grande a Don Bosco e alla Con-gregazione hanno spezzato il suocuore per cui non ha avuto riguardi edi cui con riserbo ha tenuto nascosto ildeteriorarsi .Di lui disse monsignor ArgimiroMoure, vescovo di Comodoro Riva-davia (Chubut): « . . .E l'uomo dell'equi-librio e del buon senso. Con le personeadulte ha una capacità di dialogostraordinario . E molto ricercato da loroquando c'è qualche problema ; parlacon quella serenità e con quel buonsenso che lo caratterizzano, conquella sapienza cristiana che gli è fa-miliare» .ROBERI sac . ENRICO Salesiano †Alassio (SV) a 73 anniDi ottima famiglia piemontese fin dagiovanissimo entrò all'Oratorio di Val-docco per compiervi gli studi ginna-siali .Giovane intelligente e docile allavoce dello Spirito, maturò presto il de-siderio di donarsi totalmente al Signo-re nella Congregazione salesiana . Dasalesiano fu a Torino-Valdocco, aCuorgnè, Lanzo, Firenze, Borgo SanLorenzo e dal 1965 ad Alassio .

Laureato in Lettere fede della scuolail luogo privilegiato della sua attività diformazione e della sua evangelizza-zione. La FIDAE gli ha assegnato lamedaglia dei benemeriti della scuolaper i suoi cinquant'anni di insegna-mento . Uomo di poche parole ebbe ildono di stringere numerose e fecondeamicizie . Ha lasciato soprattutto inToscana e ad Alassio in particolareuna moltitudine di exallievi e di per-

sone che lo ricordano con profonda simpatia e con grande riconoscenzaper il bene da lui ricevuto .ZAVATTARO sac . LUIGI Salesiano †Torino a 74 anni

Per quasi sessant'anni don Zavattaro è stato a Torino Valdocco. Vigiunse infatti per compiervi il tirociniopratico e vi rimase per diversi incarichi :consigliere scolastico e catechista,solerte e preciso segretario ispettorialeed ancora segretario per nove anni dialcuni Consiglieri generali .Gli exallievi di Torino-Valdocco, cheseguì con premuroso affetto dal 1964ad oggi, trovarono in lui un amico, unconfidente, una guida .La sua vita è stata una generosa ri-sposta all'invito di Dio, che amò e servicome salesiano fedele a Don Bosco ealla Chiesa .ACCORNERO PIO Salesiano Coadiu-tore † a Torino I cinque lunghi anni di malattia chelo immobilizzarono in un letto non tol-sero il sorriso e la serenità dal suovolto .Durante i suoi 60 anni di vita sale-siana lavorò a lungo a contatto con igiovani nei laboratori di falegnameriache diresse con competenza e pre-parazione . Fu particolarmente sensi-bile alla loro formazione cristiana e allaloro qualificazione professionale, af-fermando che non è un disonore fareun umile lavoro, ma il non impegnarsicon tutte le forze nel lavoro che si stafacendo .Fedele e genuino figlio di Don Boscofece della sua bella voce e del palco-scenico un valido strumento educa-tivo, sempre generoso e pronto adogni invito quando si trattava di por-tare una nota di allegria .Negli ultimi anni della sua vita svolsediverse incombenze dimostrandosi unprezioso collaboratore e rivelando unprofondo spirito salesiano e un grandeamore alla congregazione .SERAVALLI FERDINANDO Coadiutoresalesiano † a Novara a 74 anni Lasciato il Friuli, dopo la rotta diCaporetto, emigrò con la famiglia aTorino . Frequentò Valdocco e l'O-ratorio di S . Paolo. Seguì Don Bosconella vocazione salesiana . Maestrosarto profuse le sue doti impareggiabilidi religione e di professionalità a Li-sbona e a Novara.Metodico, silenzioso, tenace, an-corato al passato, non ha mai de-campato dai principi della vita religiosa .

DELLA GIACOMA GRAZIA Coopera-trice † Oggiona (VA) a 79 anni Sempre generosa nel servizio par-rocchiale come pure all'Oratorio e nelconforto agli ammalati .PAGNOTTA ROBERTO Cooperatore †Roma a 85 anniNon è esagerato affermare che fu uncristiano e un salesiano di eccezione .Visse la sua fede in modo esemplareaperto, coraggioso, impegnato, anchein tempi in cui ciò esigeva rischio ecombattività . Nel lavoro era amato estimato anche da quanti non con-dividevano le sue idee politiche e re-ligiose perché a tutti si imponeva conl'onestà, la rettitudine, l'attaccamentoal dovere, e soprattutto con un'ampiadisponibilità a chiunque avesse bi-sogno di lui . Fu un padre esemplareche seppe educare, egregiamentecoadiuvato dalla sua sposa, i figli .Nell'Associazione Cooperatori diedeuna forte testimonianza, impegnandosianche nel Consiglio ispettoriale, nelquale recava sempre il contributo, ol-tre che dell'impegno, del suo en-tusiasmo e del suo ottimismo .

SAGLIA AGNESE ved . LAIDO † Ca-salgrasso a 82 anniFervente cooperatrice salesiana,accoglieva e leggeva il Bollettino con

vero piacere . Ogni giorno sgranava isuoi rosari pregando per tutti feliced'aver donato due figlie a Maria Au-siliatrice : suor Domenica e suor Lucia .SORCE MARIA † a S. Giuseppe Jato(PA) a 78 anniDa giovane volle essere iscritta tra leCooperatrici Salesiane, vivendo la suavita nella semplicità, nella bontà e nellavoro apostolico . Fu provata daun'artrosi deformante e dalla perditadella vista . Accettò le sofferenze, of-frendo le sue pene, in continuo olo-causto, per i bisogni della FamigliaSalesiana. Morì placidamente, dopoaver ricevuto Gesù Eucaristia, il 21marzo 1980 .VOTA FIRMINO MARTINO Cooperatore† Rivarolo Canavese (TO) a 76 anniEra un uomo semplice, onesto, la-borioso, di temperamento sereno chemanifestava con un sorriso perenne .La sua dolorosa e lunga infermità fuper lui l'occasione per testimoniarefede e rassegnazione cristiana . As-sistito alternativamente dai suoi figli, alsacerdote che poco prima di morirel'invitava ad avere coraggio nellabontà del Signore, rispose : ho semprevoluto bene a tutti e fatto del male anessuno .ZECCHINO GIOVANNI † Giarole (AL) a87 anniCome è vissuto nella fede in Cristocosì è ritornato al Padre, assistito dallafiglia suor Maria Luisa delle FMA .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . . .(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

34 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione,

(luogo e data)

(firma per disteso)

Borsa: S. Domenico Savio, a cura diMolta Luigia Citterio, Casatenovo CO,L . 1 .000 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, grazia ricevuta per la guarigio-ne della cognata Maria, a cura di C ., L .500 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, S. DomenicoSavio, per grazia ricevuta e invocandoprotezione sulla famiglia, a cura diG .T., Scanno, AQ, L . 300 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, S

. Giovanni Bosco, invocando urgente grazia, acura di Reviglio T . Giuseppina, Vico-forte CN, L . 300 .000Borsa : Don Angelo Ferrari, nel 50° diprofessione religiosa, e di Sr . TeresaFerrari FMA, a cura del fratello Giu-seppe e Famiglia, L . 300 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria di Mons . Borgatti,Vescovo di Viedma, per ottenere laguarigione di mia moglie Luciana, acura di Borgatti Bruno, Renazzo FE, L .250 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragioe ricordo del Sac . Marcoaldi Evaristo, acura della famiglia Galeani, L . 200 .000Borsa : S . Giovanni Bosco, in suffragioe ricordo del Sac. Marcoaldi Evaristo, acura della famiglia Celestini, L . 200 .000Borsa : Beato M . Rua, in suffragio e ri-cordo del Sac . Marcoaldi Evaristo, acura della famiglia di Ceraudo Alfredo,L.200 .000Borsa : S. Domenico Savio, in suffragioe ricordo del Sac . Marcoaldi Evaristo, acura della famiglia Ribeca, L . 200 .000Borsa : S . M . Domenica Mazzarello, insuffragio e ricordo del Sac. MarcoaldiEvaristo, a cura della famiglia del Dott .Rinaldi Giovanni, Salerno, L . 200 .000Borsa : Sr . Onorina Lanfranco, in me-moria, a cura di Lanfranco Luigi, To-rino, L . 200.000Borsa : Don Antonio Ressico, in me-moria, a cura di Lanfranco Luigi, To-rino, L . 200 .000Borsa : In memoria di Nunzia Maria DiLeo, a cura di Insegnanti Scuole Elem .Pestalozzi, Roma, L . 200 .000Borsa : Don Bosco, in memoria e suf-fragio di mio padre Ing . Camillo, a curadi Pilotti Marina, Roma, L . 200.000Borsa: S . Giovanni Bosco, in memoriae suffragio dei genitori Giuseppe e Gi-na, a cura dei F.lli Covezzi, BondenoFE, L . 200 .000Borsa : S . Maria Mazzarello, nel cen-tenario, a cura di Genco Giuseppe,Orbassano TO, L . 120 .000Borsa: Don Bosco, per grazia ottenutae in suffragio dei nostri defunti, a curadi Brussino Roberto, Castagnole P .TO, L . 115 .000BORSE DI LIRE 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, in memoria e suffragio di MariaCiceri ved. Capra, a cura della figliaLucia, Chieri TO

SOLIDARIETÀ

Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco

Borsa: S. Rita, pensaci tu, in memoriadi Mons . Sosio d'Angelo, a cura diPellegrini Ester, CasertaBorsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, ringraziando per grazia rice-vuta e sempre invocando la loro inter-cessione, a cura di Polese A.M ., Latina

Borsa: Papa Giovanni XXIII, in ringra-ziamento per grazia ricevuta, a cura diSantini Maria, Messina

Borsa: Maria Ausiliatrice, Papa Gio-vanni XXIII, a cura di Conati Angelo, Pa-lazzolo, VR

Borsa: In memoria di Grebori Fran-cesco, a cura dei familiari, TorinoBorsa : Alezandrina M . da Costa, im-plorandone la protezione, a cura diVilla Silvana

Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni Bosco, S. Domenico Savio, in memoriadi mio figlio Piervit, a cura di RegisFrancesco, Borgo d'Ale, VCBorsa : S . Domenico Savio, invocan-done la protezione sulla famiglia, acura di Giuseppe R .

Borsa: S

. Domenico Savio, implorandone la protezione sulla famiglia, acura di G . e Olga Ronco

Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, Santi Salesiani, per grazia ri-cevuta e invocando continua prote-zione sulla famiglia, a cura di Garbe-roglio Rosa, Agliano d'AstiBorsa : S . Domenico Savio, a cura diRestagno AdrianaBorsa : In memoria di Franco Erminia, acura della Parrocchia Salesiani diBiella VCBorsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco, a cura e secondo intenzioni diM .G ., Vigone TO

Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, Santi Salesiani, ringraziandoper papà e mamma e invocando pro-tezione, a cura di Serra Adriano, To-rinoBorsa: Divina Provvidenza, a cura diBoglione Francesco, TorinoBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e implorandoprotezione, a cura di Collo MaddalenaBorsa: Maria Ausiliatrice

: proteggi le missioni d'Africa, a cura di N .N .Borsa: Don Bosco, pregando per la

pace nel mondo, a cura di GuidottiZerbina, ModenaBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Medina Cesare, Bor-gomanero NO

Borsa : Sacro Cuore di Gesù, MariaAusiliatrice e Santi Salesiani, invo-cando protezione per i figli, a curadella Famiglia Galione, Frascati, Roma

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Dati Mario, Ca-maiore LUBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in suffragio di Sabbadini-Ma-siniAdelina, a cura di Sabbadini Carla,UdineBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, invocando protezione, a curadi Dalmaso Maria, Borgo ValsuganaTN

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Bernardi MariaPia, Roma

Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoriadi Papà Angelo : nel XXV della morte loricordano con affetto la moglie e i settefigli.

Borsa: Don Rua, in suffragio dei ge-nitori, a cura di Zavarise M . CarmelaTVBorsa: S. Domenico Savio, a cura diPellegrini Luigina, Udine

Borsa : Don Bosco, in riconoscenza pergrazie ricevute, a cura di Ratti Isabella,AlessandriaBorsa : Don Bosco, aiutaci, a cura diMarchese Cristina e Alessandro, Ge-nova

Borsa: Don Bosco, a cura di T .G ., Ge-renzano VA

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco, in suffragio di Gavagnin Maria,a cura della figlia

Borsa: S. Maria Mazzarello, ringra-ziando per grazia ricevuta, a cura diMacchi Armanda, Bogliasco GEBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura diMurgia Gianluigi, Latina

Borsa: Santi Salesiani, invocandoprotezione sulla famiglia, a cura diN .N .

Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, S . Domenico Savio, in ringra-ziamento e invocando protezione, acura di Montaldo Luigi, Alba CNBorsa : S . Cuore di Gesù : benedici eproteggi quanti mi han fatto del bene,a cura di Rinaldi Renata, Biella VCBorsa : Maria Ausiliatrice, a cura diMaggioni Tina, Montesino Br . MIBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco :proteggete la mia famiglia, a cura diCampagnoli Antonietta, Vestone BSBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Filocamo Mariel-la, Roccella Jonica RC

Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni Bosco, Papa Giovanni, invocando sa-lute per la moglie Jolanda, a cura diSalicini Cesare, Granarolo BOBorsa : Maria Ausiliatrice, S. Giovanni Bosco, S

. Biagio, invocando interces-sione per la mia guarigione, a cura diSilvestri Zaira, Avellino

BOLLETTINO SALESIANO • 1 APRILE 1982 • 35

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