© 2014 massimo polidoro proprietà letteraria riservata ... · l’ebook 10 regole per scrivere un...
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© 2014 Massimo Polidoro
Proprietà letteraria riservata
Tutti i diritti riservati
Seconda edizione digitale ottobre 2014
!
!!!!!
A tutti gli esploratori dell’insolito,
quindi a voi che state leggendo questo libro
MASSIMO POLIDORO
!!!
INDAGARE MISTERI CON LA LENTE DELLA SCIENZA
!!!!!!
PICCOLA GUIDA PRATICA PER L’ESPLORAZIONE
DELL’INSOLITO
BENVENUTI ALL’ESPLORAZIONE DELL’INSOLITO
!!!!!!
Se state leggendo queste righe è perché forse anche voi, come me, siete
attratti da tutto ciò che è insolito, curioso e misterioso. Allo stesso tempo,
però, non volete lasciarvi trarre in inganno da facili illusioni o, peggio, da
bufale e fandonie.
Se è così, questa guida fa per voi. Nelle pagine che seguono scoprirete
come affrontare affermazioni incredibili e fenomeni apparentemente
inspiegabili. Imparerete come si definisce un fenomeno oggetto di indagine,
come si esamina l’attendibilità delle prove a suo favore e come si valutano le
ipotesi per spiegarne la reale consistenza. Troverete poi una serie di consigli
pratici per chiunque voglia realizzare esperimenti o verifiche e, per finire,
alcuni suggerimenti su come affrontare una discussione con chi crede
ciecamente a qualcosa.
È innegabile che l’ignoto sia affascinante, e tra poco vedremo anche
perché, ma personalmente sono convinto che a tutto ciò che è misterioso sia
importante avvicinarsi con spirito critico. È importante farsi domande,
chiedersi sempre se qualcosa è vera oppure se può avere spiegazioni
alternative. Il rischio, altrimenti, è quello di accettare tutto e finire per credere
a ogni sciocchezza solo perché ci piacerebbe che fosse vera.
Chi propaganda il mistero senza fornire gli elementi per scoprire la verità
non fa altro che alimentare la credulità ed esporre i più deboli a truffe e
raggiri. Ed è contro questi propalatori di falsità che occorre essere critici, non
certo contro chi ci crede in buona fede.
I suggerimenti che trovate in questa piccola guida mi hanno fatto strada
in oltre 25 anni di indagini tra i misteri, il mio augurio è che possano tornare
utile anche a voi nelle esplorazioni che vorrete dedicare al mondo dell’insolito.
Un ultimo appunto. Questa guida non è in vendita ed è un omaggio per
tutti coloro che si sono iscritti alla mia newsletter per ricevere anticipazioni
esclusive, ebook omaggio e altri regali, oltre ai miei approfondimenti sui temi
dell’insolito e del mistero e alle segnalazioni su nuove pubblicazioni,
conferenze, partecipazioni televisive e le uscite del mio podcast,
L’esploratore dell’insolito.
Se invece avete ricevuto questa guida per altre vie, mi fa comunque
piacere perché è bene che le informazioni qui contenute circolino il più
possibile. Tuttavia, se lo desiderate, potete anche voi ricevere la mia
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alla newsletter, riceverete subito anche altri 3 omaggi:
1. il libro I sentieri dell’insolito, dove ho raccolto 40 storie appartenenti
agli ambiti più diversi, dalla natura alla musica, dallo spazio alla storia.
Tutte, però, con una cosa in comune: parlano di viaggi.
2. L’ebook 10 Regole per scrivere un bestseller secondo Stephen King
per tutti coloro che sognano di realizzare un bestseller, ascoltando i
consigli di un vero campione, o anche più semplicemente desiderano
migliorare le proprie tecniche di scrittura.
3. Il photobook del mio libro Rivelazioni, con tutte le fotografie
contenute nell’edizione stampata e altre 20 immagini inedite.
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!Massimo Polidoro
!!!!!(*) Quando nel testo trovate una o più parole di colore rosso, cliccandoci sopra (se avete una connessione internet attiva) sarete rimandati a una pagina specifica del mio sito o ad altro link di pertinenza. !
CAPITOLO 1 !!
INDAGATORI DI MISTERI: COME DIVENTARLO?
!!!!!
Il mistero affascina tutti. C’è chi ama i romanzi gialli e chi adora i thriller
al cinema, chi si appassiona agli enigmi della cronaca nera e chi si interroga
sui segreti della natura. Perché siamo così attratti dal mistero? Una prima
risposta è che l’uomo è un essere curioso: è la curiosità la molla che ha
permesso ai nostri antenati che si muovevano a quattro zampe di alzarsi in
piedi e scoprire il mondo.
Tempo fa qualcuno espresse la fascinazione dell’uomo per l’ignoto usando
queste parole: «La più bella esperienza che possiamo fare è di incontrare il
mistero, emozione che è culla dell’arte e della vera scienza». Anche se
sembrano le parole di un poeta o di un filosofo, furono pronunciate da uno dei
più grandi scienziati della storia, Albert Einstein. Non c’è da stupirsi, gli
scienziati non sono “nemici” del mistero come pensano alcuni, è anzi vero
l’opposto.
L’obiettivo di ogni scienziato è proprio quello di cercare i misteri,
indagarli e trovare per essi una spiegazione. Lo scienziato, insomma, è un po’
come Sherlock Holmes che, di fronte a un enigma apparentemente
inspiegabile, utilizza la ragione per cercare di venirne a capo. Perché? Ma
perché scopo della scienza è quello di aiutare l’uomo a comprendere meglio il
mondo, a capire come funziona la natura intorno a noi: è dunque ovvio che lo
scienziato rivolga la sua attenzione non già alle cose che sa ma, piuttosto, a
quelle che ancora non conosce. A ciò che ancora è misterioso.
Come tanti, anch’io da sempre subisco il fascino del mistero e della
curiosità scientifica ma, anziché occuparmi di scienza in modo tradizionale, ho
scoperto che mi appassionava di più farlo in una maniera un po’ insolita.
Mentre gli scienziati di solito studiano i grandi misteri dell’universo o
dell’infinitamente piccolo, il comportamento degli animali o la crescita delle
piante, da quando ero un ragazzino, e dal 1989 insieme al CICAP che ho
contribuito a fondare, conduco indagini, ricerche ed esperimenti sui
personaggi più curiosi e inusuali che si possano immaginare: veggenti,
medium, astrologi, rabdomanti, telepati, psicocineti, profeti, guaritori,
radiestesisti, fachiri, stigmatizzati, uomini “magnetici”…
Ho dormito in case che si dicevano stregate, trascorso notti al cimitero
per osservare i fuochi fatui, esaminato casi di poltergeist, camminato sulle
braci ardenti, esplorato luoghi ritenuti magici, indagato su tesori perduti,
cercato il mostro di Loch Ness, partecipato a sedute spiritiche, creato cerchi
nel grano... E poi ho condotto indagini storiche su personaggi misteriosi del
passato, come Jack lo Squartatore, il mago Houdini, il vero Dracula, Robin
Hood, re Artù, l’uomo nella Maschera di ferro e così via. Insomma, ricordate
quando James Bond diceva “il pericolo è il mio mestiere”? Io non cerco
pericoli, ma tutto quello che ha a che vedere con il mistero è ormai diventato
per me, oltre che una grande passione, un vero e proprio mestiere.
!!
Come si diventa esploratori dell’insolito !Spesso, durante le mie conferenze e gli incontri con il pubblico mi viene
chiesto: come si fa a esplorare l’insolito? Come si indagano i misteri? In queste
pagine racconterò come sono diventato io un indagatore di misteri e, poi,
illustrerò alcuni punti fermi da tenere presenti per chiunque desideri
avventurarsi in questo campo affascinante e pieno di sorprese.
Personalmente, ho avuto la fortuna da ragazzo di diventare l’apprendista
“stregone” di un grande maestro, l’americano James Randi. Universalmente
riconosciuto come il più celebre investigatore di misteri al mondo, oltre che il
più grande sbugiardatore di bufale, Randi è stato per quarant’anni un famoso
illusionista, noto con il nome di “The Amazing Randi”, cioè “L’Incredibile
Randi”.
A partire dalla fine degli anni ‘60, poi, Randi ha deciso di utilizzare le sue
competenze nell’arte dell’inganno per indagare fenomeni che sembravano
inspiegabili. Ha persino messo in palio un premio, oggi salito a un milione di
dollari, per la prima persona che fosse riuscita a dimostrare in condizioni di
controllo una qualunque facoltà paranormale. Inutile dire che il premio è
ancora al suo posto. Attualmente, negli Stati Uniti a Randi è stata intitolata
una Fondazione che continua instancabilmente a indagare enigmi di ogni tipo,
la James Randi Educational Foundation, e gli è stato dedicato un film,
An Honest Liar, che ne racconta le imprese più entusiasmanti.
Quando avevo circa quindici anni, lessi un libro di un giornalista che da
sempre stimo moltissimo, Piero Angela. Il libro si intitolava Viaggio nel
mondo del paranormale e mi colpì profondamente. Era il resoconto di
un’inchiesta sulla parapsicologia che Angela aveva condotto per conto della
Rai, negli anni ‘70, rivelando che, in realtà, non si trattava di una nuova
scienza ma di una disciplina che non aveva ancora scoperto nulla e che,
nonostante la parvenza scientifica, si dimostrava priva di fondamento.
Randi, che aveva indagato e smascherato tanti famosi medium e sensitivi del
passato, era uno dei protagonisti del libro. Entusiasmato, scrissi una lettera sia
ad Angela che a Randi per esprimere loro la mia ammirazione per quel lavoro
che mi aveva letteralmente aperto gli occhi e mi aveva permesso di capire che
esiste un modo molto concreto e solido per avvicinarsi ai misteri, quello di
porre domande precise e pretendere dimostrazioni e verifiche oggettive. Già
che c’ero, chiesi come mai non esistesse in Italia un Comitato che indagasse i
fenomeni paranormali, come già esisteva negli Stati Uniti, e mi dichiarai
disponibile a dare una mano se fosse servito. Con mia grande sorpresa mi
risposero entrambi. Per farla breve, nel giro di qualche mese Piero Angela mi
affidò una borsa di studio e mi propose di seguire Randi negli Stati Uniti,
diventando suo apprendista, in modo da studiare in prima persona come si
conducono indagini sull’occulto e l’insolito e riportare poi a casa
quell’esperienza per far nascere il CICAP.
Nei miei libri ho raccontato diversi dei misteri che mi hanno incuriosito o
appassionato nel corso degli anni. Alcuni sono casi celebri, altri meno, ma
ognuno mi ha insegnato qualcosa. Una delle prime lezioni che ho imparato,
però, la voglio rivelare subito. È il fatto che tutti noi ci possiamo sbagliare.
Chiunque, indipendentemente da quanto sia intelligente o da quanto
abbia studiato, può finire per credere a qualcosa di totalmente infondato, o
perché si lascia abbindolare da un abile ingannatore, oppure perché si lascia
accecare dal desiderio di credere vero qualcosa che potrebbe rivelarsi solo
un’illusione. Uno degli esempi più eclatanti di inganni di questo tipo, che mi
piace ogni volta ricordare, è quello delle “fatine” di Sir Arthur Conan Doyle.
!!
Le fate di Sherlock Holmes !Nel 1917 la prima guerra mondiale era in pieno svolgimento. Era un anno
difficile per tutti, ma nemmeno una guerra poteva impedire ai bambini di
giocare. Due cuginette inglesi, in particolare, trascorrevano insieme le loro
vacanze estive.
Frances Griffith, di 10 anni, si trovava nel paesino di Cottingley, nello
Yorkshire, ospite degli zii e della cugina, Elsie Wright, di sei anni maggiore di
lei. Tutti i pomeriggi, le due bambine si divertivano a giocare al ruscello vicino
a casa e, immancabilmente, tornavano la sera con scarpe e vestiti zuppi
d’acqua: «È colpa delle fate!» si giustificavano le bimbe. Era già da un po’,
infatti, che Elsie e Frances raccontavano ai grandi che fatine e gnomi avevano
preso l’abitudine di giocare insieme a loro.
Arthur, il papà di Elsie, era naturalmente scettico e pensava fossero solo
le fantasie di due bambine, ma un giorno la figlia lo convinse a prestarle la sua
macchina fotografica. Si trattava di una Midg, una piccola macchina che
poteva contenere un’unica lastra fotografica alla volta. Quella sera, a casa, il
signor Wright sviluppò la foto scattata da Elsie e, con stupore, scoprì
l’immagine di Frances in compagnia di quelle che sembravano effettivamente
fatine che danzavano di fronte a lei.
!Due mesi dopo, le bambine tornarono a casa con un’altra foto: questa
volta era Elsie a essere stata ritratta in compagnia nientemeno che di uno
gnomo. Mentre il signor Wright rimaneva molto dubbioso, Polly, sua moglie,
era più propensa a prestare fede ai racconti delle ragazzine, perché credeva
nelle dottrine della teosofia, una filosofia mistica che ritiene reale l’esistenza di
fate, gnomi, spiriti e folletti. Così, portò le fotografie al presidente di una
loggia della Società Teosofica e questi, molto colpito, le fece avere al celebre
scrittore, nonché creatore del detective Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle.
!Doyle, che a sua volta era un credente nello spiritismo, prese a cuore la
vicenda. Consultò un esperto di fotografia della Kodak il quale gli confermò
che le fotografie non erano il risultato di una “doppia esposizione”. Per Doyle
questo fu sufficiente per dichiarare autentiche le foto e, di conseguenza,
l’esistenza delle fate.
A chi mostrava qualche dubbio, Doyle ribatteva che le foto erano state
scattate «da due ragazzine, figlie di artigiani, completamente all’oscuro di
trucchi fotografici e prive di ogni malizia». Così, Doyle ne parlò prima in un
articolo per The Strand, la celebre rivista che pubblicava i racconti di Sherlock
Holmes, e poi scrisse addirittura un libro tutto dedicato alle fate.
Le ragazze riuscirono a realizzare ancora qualche fotografia, su richiesta
dei sempre più numerosi curiosi, ma poi si stancarono della faccenda e non ne
fecero più.
Solo molti anni dopo la matassa cominciò a srotolarsi. La Kodak di
Londra, dubitando dell’autenticità delle foto, intraprese un accurato esame dei
negativi. Numerosi indizi facevano pensare che le “fate” erano, in realtà,
disegni su cartoncini ritagliati e posizionati nell’erba: quegli “esserini”
apparivano assolutamente bidimensionali e le loro ali erano perfettamente
nitide, come se fossero immobili. Se fossero state in movimento, infatti,
avrebbero dovuto risultare sfuocate, così come lo era la cascata d’acqua sullo
sfondo della prima foto. Nel 1971 Elsie Wright, intervistata dalla BBC, ammise
sorniona che le fate potevano essere considerate «frammenti della nostra
immaginazione».
Il caso si chiuse definitivamente nel 1982, ben sessant’anni dopo i fatti,
quando l’indagine della Kodak scoprì, grazie all’utilizzo di ingrandimenti
computerizzati, che le fate di Cottingley erano per l’appunto ritagli di cartone
dipinti e piantati nel terreno o sospesi a mezz’aria da fili sottili. Il ritrovamento
di un libro per bambini pubblicato nel 1915, The Princess Mary’s Gift Book,
inoltre, rivelò da dove le bambine avevano copiato le loro fate.
Finalmente, nel 1983, la stessa Elsie ammise, questa volta senza
ambiguità, che le fotografie delle fate erano state solo uno scherzo.
«Purtroppo», spiegò, «quello che per noi era stato solo un gioco fu preso
estremamente sul serio da alcuni adulti e in particolare da Sir Arthur Conan
Doyle. Il timore reverenziale che nutrivamo nei suoi confronti ci ha costrette
ad aspettare che tutti i protagonisti della vicenda fossero deceduti prima di
riuscire a raccontare come andarono veramente le cose».
È una vicenda esemplare, che dimostra come persone anche molto in
gamba, e Conan Doyle indubbiamente lo era, possano lasciarsi ingannare
anche da qualcosa che appare decisamente semplice se non banale. È un dato
di fatto che il desiderio di credere a qualcosa che con tutto il cuore si spera
essere vero può offuscare la capacità di ragionare anche delle menti più
brillanti.
Vale la pena ricordarlo sempre, in particolare deve farlo chiunque
desideri intraprendere l’indagine di fenomeni misteriosi. L’errore più grande
che si può commettere, infatti, è quello di partire alla scoperta di qualcosa
avendo già in tasca un’idea preconfezionata di come potrebbe essere andata.
Un errore a cui non si sottrasse Conan Doyle, convinto in partenza
dell’esistenza delle fate.
Eppure, gli sarebbe bastato ascoltare il consiglio della sua creatura,
Sherlock Holmes, il quale dichiarò che: «È un errore enorme costruire teorie
prima di avere in mano tutti gli elementi. Senza accorgersene, si cominciano a
deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa».
Invece, lo spirito giusto è quello della curiosità e di chi costantemente si
pone nuove domande e interrogativi. Perché, come diceva Bertrand Russell,
ciò di cui c’è bisogno non è la volontà di credere, bensì il desiderio di scoprire.
!!
CAPITOLO 2 !!
LE 10 REGOLE BASE PER INDAGARE UN MISTERO
!“La scienza, ragazzo mio, è fatta di errori.
Ma sono errori utili perché passo dopo passo ci portano alla verità”
~ Jules Verne !!!
Indagare misteri può essere una faccenda molto divertente, oltre che
istruttiva. Certo, richiede pazienza, la voglia e il tempo di documentarsi, il
desiderio di non fermarsi in superficie ma andare sempre a fondo nelle cose, la
possibilità di consultare esperti e tante altre piccole e grandi strategie per
giungere alla fine del percorso con una spiegazione risolutiva, o perlomeno
un’ipotesi plausibile in mancanza di verifiche definitive.
Questa guida vi darà gli strumenti per cominciare, poi ognuno potrà
approfondire come meglio crede. Il CICAP, per esempio, organizza ogni anno un corso dedicato proprio all’indagine dei misteri, che prevede diversi
incontri da seguire, esperti competenti da cui apprendere, libri e documenti da
studiare ed esperienze pratiche da realizzare. Esistono comunque anche ottimi
libri con cui ci si può deliziare.
Per iniziare, vorrei raccogliere 10 suggerimenti pratici che sono da tenere
sempre presenti ogni volta che ci si trova di fronte a un programma televisivo,
a un servizio giornalistico o a un articolo che sembrano dare notizia di un
mistero inspiegabile. Per partire, come già detto, basta solo un po’ di curiosità
per l’argomento e la voglia di impegnarsi a fare chiarezza.
!1) Accertarsi che il mistero esista veramente. È la prima regola.
Più volte di quante si possa immaginare, escono sui giornali o in TV notizie
che non hanno la minima fondatezza. Sono in genere episodi curiosi trovati su
Internet ma mai accaduti in realtà, fantasie di personaggi in cerca di
pubblicità, pessime traduzioni di notizie uscite in una lingua straniera e
fraintese dal cronista o, magari, leggende metropolitane che per l’ennesima
volta vengono spacciate come fatti autentici. In tutti questi casi, chi ha la
pazienza di fare qualche domanda scopre immancabilmente che non è
possibile la spiegazione al mistero perché, semplicemente, non c’è nessun
mistero da spiegare. Quando lo si fa notare alla redazione del giornale, del sito
o del programma che ha dato la notizia, tuttavia, la reazione non sempre
esprime gratitudine: nel migliore dei casi viene pubblicata una smentita,
anche se di solito in caratteri minuscoli; nel peggiore, la notizia viene fatta
sparire dal web senza ulteriori spiegazioni. Contattando la redazione che ha
preso l’abbaglio, dunque, meglio evitare commenti sarcastici o rimproveri: gli
errori possono capitare a tutti, meglio offrire le proprie scoperte come
ulteriore contributo all’approfondimento e augurarsi che, in futuro, le notizie
siano verificate più a fondo prime di essere diffuse.
!2) Verificare l’attendibilità della fonte. Se a dire che gli omini verdi
sono sbarcati sulla Terra fosse il direttore in carica della Nasa, l’attendibilità
della notizia sarebbe ben più alta di quando a fare certe affermazioni è un’ex
attrice o uno scrittore di romanzi di fantascienza caduto in disgrazia. Questo
non significa che l’autorità di una fonte sia sufficiente a rendere l’affermazione
vera – l’elenco di cantonate prese da Premi Nobel o Capi di Stato è purtroppo
lunghissimo – ma, almeno, può rappresentare un primo filtro di credibilità.
!3) Condurre ricerche approfondite e risalire alle fonti originali.
Non fidarsi mai dell’accuratezza di quanto viene riportato da fonti secondarie.
Anche senza volerlo, una notizia può essere distorta perché capita male dal
cronista, perché il testimone non si è saputo spiegare, perché le sue
affermazioni sono state modificate per renderle più presentabili o per mille
altre ragioni. Da un lato, quindi, è importante mettere a confronto più versioni
possibile dello stesso episodio e, dall’altro, ogni volta che si può, occorre
risalire a chi per primo ha fatto l’affermazione in questione. Solo così si può
sperare di ridurre il “rumore di fondo” aggiunto a una storia da tutti coloro che
sono venuti dopo.
!4) Non formulare ipotesi prima di avere tutti i fatti. È la regola di
Sherlock Holmes di cui abbiamo parlato sopra. Nell’immaginare possibili
spiegazioni per un mistero di cui non si sa ancora nulla, infatti, si rischia di
alterare i fatti per farli combaciare alla teoria. Occorre, invece, avvicinarsi al
mistero con mente aperta e raccogliere ogni dettaglio e particolare possibile.
Lo stesso vale per una notizia letta su un giornale o ascoltata in tv: anche se il
giornalista è capace e attento, lo spazio limitato a disposizione potrebbe averlo
costretto a tralasciare particolari che forse, a prima vista, sembravano
insignificanti ma che, se conosciuti e osservati nella giusta prospettiva,
potrebbero condurre alla soluzione del mistero.
!5) Riprodurre le condizioni originali. Ricreare le condizioni in cui si
verifica un determinato fenomeno può essere talora sufficiente a condurre gli
investigatori alla soluzione. Una volta, per esempio, con James Randi
esaminammo alcuni filmati in cui si vedeva una sensitiva russa muovere
oggetti senza toccarli: l’unica spiegazione possibile sembrava l’uso di fili
invisibili o calamite. Quando però avemmo l’occasione di ricreare le stesse
condizioni, utilizzando un tavolino in plexiglas identico a quello della
sensitiva, scoprimmo con enorme sorpresa che qualunque oggetto di un certo
peso e di una certa forma appoggiatovi sopra si muoveva da solo per una
reazione dovuta all’elettricità statica prodotta dal plexiglas quando veniva
sfregato.
!
6) Dove possibile controllare di persona i fatti. Mai fidarsi dei
resoconti proposti da altri, per quanto possa trattarsi di persone affidabili e
serie. Ogni volta che se ne ha l’opportunità, recarsi di persona sul luogo di un
presunto mistero è il modo migliore per immaginare spiegazioni alternative e
magari intuire come possono essere andate veramente le cose. Guardare
programmi TV o leggere pagine sul web sono esperienze nemmeno
lontanamente paragonabili a quella di recarsi di persona sul campo per
condurre l’indagine.
!7) Chiedere consiglio agli esperti. Non illudersi mai di sapere tutto,
tanto più in un’epoca super informata come la nostra. Rivolgersi agli esperti
appropriati è l’unico sistema utile per risolvere un dubbio tecnico o pratico. I
consulenti del CICAP, per esempio, appartengono alle discipline più diverse:
fisici, chimici, biologi, psicologi, neurologi, climatologi, geologi… ma,
nonostante ciò, c’è sempre qualche nuovo mistero che richiede un parere
specialistico ancora diverso. Cercare un esperto appropriato per l’indagine che
si desidera svolgere può essere un’attività divertente in sé e potrebbe magari
dare il via a collaborazioni che porteranno a condurre nuove indagini e
verifiche.
!8) Imparare a distinguere tra fatti e fantasie. Il plurale di
aneddoto non è prove. Vale a dire che, per quante storie si raccolgano su un
determinato mistero non avranno mai il valore probatorio di un singolo fatto
documentato. Si potranno avere anche 1000 testimoni che sostengono di avere
visto un medium levitare a mezz’aria, ma non si potrà mai dichiarare genuina
la levitazione se il medium non si solleva, nemmeno una volta, in condizioni
che escludano possibili trucchi o suggestioni.
!9) Prendere i testimoni con le molle ma educatamente. Ascoltare
con rispetto e pazienza chi ha osservato qualcosa di insolito o crede di avere le
prove di un fenomeno paranormale. È vero, forse costoro si sbagliano, del
resto i fattori che influenzano la testimonianza oculare sono talmente tanti e
del tutto fuori portata dal controllo del testimone, che una persona può
credere in perfetta buona fede a ciò che afferma. Occorre però ricordare
sempre che il compito di un indagatore di misteri è quello di ricostruire i fatti
per giungere alla verità, non attaccare o ridicolizzare le credenze o le
motivazioni delle persone. Su questo punto, vedi anche le note in coda a
questa Guida.
!10) Applicare il Rasoio di Occam. È forse la regola più importante e
consiste nel cercare sempre la spiegazione più semplice. Si tratta di un criterio
di ricerca della verità, formulato nel XIV secolo dal francescano inglese
Guglielmo di Ockham, e noto per l’appunto come rasoio di Occam. Consiste in
questo: quando esistono spiegazioni alternative per uno stesso fenomeno,
conviene scegliere la più semplice perché molto probabilmente è quella
corretta, eliminando dunque tutte quelle ipotesi che non sono strettamente
necessarie. In altre parole, prima di formulare teorie rivoluzionarie, occorre
verificare se un certo fenomeno non possa essere interpretato con le teorie
esistenti.
CAPITOLO 3 !!
COME SI VALUTA L’INCREDIBILE?
!“Una volta eliminato l’impossibile,
quello che resta, per quanto improbabile, non può che essere la verità”
~ Sherlock Holmes !!!
Cerchiamo ora di approfondire alcuni dei punti sollevati nelle pagine
precedenti e vediamo meglio, nella pratica, come ci si debba comportare
quando ci si trova di fronte a qualcosa di apparentemente straordinario.
!Definire il problema
!Il primo passo deve essere certamente quello di formulare con chiarezza il
problema, usando i termini più semplici e specifici possibili. Per esempio,
l’affermazione: “I fantasmi esistono” non è verificabile perché è vaga, per
niente specifica. Invece, l’affermazione: “Gli spiriti disincarnati dei defunti
esistono e sono visibili all’occhio umano” è un’affermazione migliore della
precedente.
“L’astrologia funziona” è un’altra affermazione vaga e non specifica.
Migliore è la seguente: “Gli astrologi possono identificare correttamente i
tratti della personalità di qualcuno dallo studio della posizione dei pianeti al
momento della loro nascita”.
Certo, anche queste affermazioni potrebbero essere più specifiche e meno
ambigue: cosa si intende precisamente per “spirito”? Cosa vuole dire
esattamente “identificare i tratti della personalità di qualcuno”? Ma nel campo
dell’insolito la maggior parte delle affermazioni non sono più specifiche di
così. Ciò che bisogna sempre tenere presente, comunque, è che prima di
potere iniziare l’esame di uno dato fenomeno occorre che esso sia definito nel
modo più chiaro e specifico possibile.
!Esaminare le prove
!Il passo successivo è quello di chiedersi: per quale motivo dovremmo
accettare una data affermazione? In altre parole, quali sono le prove empiriche
o gli argomenti logici in favore di tale affermazione? Per rispondere a queste
domande occorre prendere in esame sia la quantità che la qualità delle
motivazioni che dovrebbero indurci a credere che l’affermazione è vera.
Una valutazione completa di tali motivazioni dovrebbe comprendere:
1) la determinazione dell’esatta natura e dei limiti delle prove empiriche.
Non limitarsi cioè a definire solo quali sono le prove ma definire anche i dubbi
relativi a esse. A volte anche una valutazione preliminare di questo tipo è
sufficiente per chiarire che i dubbi sono tali per cui potrebbe non esserci nulla
di misterioso.
2) L’esclusione dalle prove a favore di tutto ciò che non può essere
considerato una prova. Molti, per esempio, sostengono che qualcosa di strano
è successo perché “se lo sentono”, o perché “ne hanno la certezza”, ma le
sensazioni personali non sono prove oggettive e dunque vanno scartate. In
campo scientifico la parola del Premio Nobel vale quanto quella del primo che
passa per la strada: non è infatti sull’attendibilità del testimone che si basano
le nuove scoperte scientifiche, ma sulla validità delle prove. A sconvolgere le
conoscenze di fisica del XX secolo, per esempio, non fu un blasonato Premio
Nobel, bensì un ignoto impiegato di un ufficio brevetti, le cui argomentazioni
si dimostrarono così forti e convincenti da renderlo il più famoso scienziato
del 900, indicato anche dalla rivista Time del dicembre 2000 come “l’uomo
del secolo”. Il suo nome era Albert Einstein. Non è con le validazioni
soggettive, insomma, che si progredisce nella conoscenza ma con le
misurazioni oggettive, ripetute nel tempo e da più persone che si mettano nelle
stesse condizioni sperimentali. Quando gli scienziati sbagliano è spesso perché
nelle loro misurazioni si insinuano i loro limiti soggettivi. Quando invece la
scienza progredisce è solitamente perché queste limitazioni sono state
superate.
3) La valutazione del fatto che l’ipotesi in questione dia realmente conto
di tutte le prove: se cioè fattori importanti restano esclusi dalla spiegazione
ipotizzata, allora l’ipotesi è certamente sbagliata. Una buona ipotesi, cioè,
dovrebbe essere in grado di spiegare tutti i fatti legati al problema in esame.
!Considerare le ipotesi alternative
!Non basta valutare l’ipotesi in questione e le prove a suo favore se si vuole
scoprire la verità: è indispensabile prendere in considerazione anche tutte le
possibili spiegazioni alternative.
Prendiamo l’ipotesi secondo cui Babbo Natale esiste veramente: quali
sono le prove in favore di tale ipotesi? Milioni di bambini in tutto il mondo ci
credono e possono mostrare tantissimi regali ricevuti ogni 25 dicembre; ogni
dicembre si parla ovunque di Babbo Natale e alcuni sostengono anche di
averlo visto in qualche centro commerciale. Si potrebbe andare avanti
all’infinito a trovare elementi a favore della nostra ipotesi. Tuttavia, una volta
che si consideri l’ipotesi alternativa - che cioè Babbo Natale è solo una creatura
immaginaria - siamo costretti a rivalutare le nostre credenze.
L’ipotesi della creatura immaginaria, infatti, non è in conflitto con tutte le
leggi della fisica conosciute, come invece accade per l’ipotesi secondo cui un
uomo solo, nel giro di una notte, riuscirebbe a girare tutto il mondo a bordo di
una slitta trainata da renne volanti, per entrare poi nei camini di tutte le case e
depositare infine giocattoli per centinaia di milioni di bambini.
Spesso, in particolare quando viviamo un’esperienza strana sulla nostra
pelle, non riusciamo a immaginare una spiegazione naturale e siamo portati a
considerare come più probabile una spiegazione paranormale o
soprannaturale per il fenomeno. Tuttavia, il semplice fatto di non riuscire a
pensare a una spiegazione naturale non significa che tale spiegazione non
esista. L’ipotesi paranormale può certo essere più affascinante e può farci più
piacere, può farci sentire speciali, ma può essere solo un’illusione. Avere una
mente aperta significa essere disponibili a considerare ogni possibilità, anche
quelle che ci possono dispiacere.
!Valutare ogni ipotesi
!Una volta che si hanno di fronte tutte le possibili ipotesi per spiegare un
dato fenomeno è necessario attribuire a ciascuna il giusto peso, per capire
quali mancano di credibilità e quali invece sono affidabili. Non basta
accumulare prove per ciascuna ipotesi, occorre valutarle secondo una serie di
specifici criteri: la verificabilità, l’utilità, la finalità, la semplicità e la coerenza.
!1) La verificabilità. Consiste nel chiedersi a proposito dell’ipotesi: può
essere verificata? Esiste un qualunque modo per determinare se l’ipotesi è
vera o falsa? Molte ipotesi relative a fenomeni straordinari non sono
solitamente verificabili. Non significa che sono false, ma che sono del tutto
inutili. Sono semplicemente delle affermazioni che non sapremo mai se sono
vere oppure no. Se qualcuno dice che il mal di denti è provocato da un folletto
invisibile e intangibile che vive nella nostra bocca non c’è nessun modo per
scoprire se questa ipotesi è vera oppure no. Può essere un’ipotesi divertente e
interessante ma, siccome non è verificabile, non ha alcun valore.
!2) L’utilità. L’ipotesi consente di effettuare previsioni osservabili e
sorprendenti tali da permetterci di spiegare nuovi fenomeni? A parità di
condizioni, l’ipotesi che permette di fare previsioni accurate è più
probabilmente vera di altre che non permettono di fare previsioni (non
significa, naturalmente, che un’ipotesi che non fa previsioni sia falsa).
!3) La finalità. Quanti fenomeni differenti è in grado di spiegare
l’ipotesi? A parità di condizioni, se l’ipotesi può spiegare più fenomeni è più
probabile che sia corretta.
!4) La semplicità. L’ipotesi rappresenta la spiegazione più semplice per
il fenomeno? Solitamente, l’ipotesi più semplice in grado di spiegare un dato
fenomeno è molto probabilmente quella giusta, proprio come prevede il già
citato “Rasoio di Occam”. Per “semplice” si intende quella che fa il minor
numero di supposizioni. Diciamo che cerchiamo di far partire l’automobile è
questa non si accende. Un’ipotesi per spiegare questo fenomeno è che la
batteria sia scarica. Un’altra è che nel motore sia nascosto un poltergeist
dispettoso. L’ipotesi della batteria è la più semplice (oltre a essere verificabile,
utile e capace di spiegare altri fenomeni) perché non richiede la supposizione
di misteriose entità. L’ipotesi del poltergeist, invece, postula l’esistenza di
un’entità misteriosa e suppone che tale entità abbia determinate capacità e
tendenze. Il criterio della semplicità, dunque, ci dimostra che l’ipotesi della
batteria ha le maggiori probabilità di essere quella giusta.
!5) La coerenza. L’ipotesi è coerente con tutte le conoscenze finora
accumulate? A parità di condizioni, l’ipotesi che non contraddice nessuna delle
conoscenze finora raccolte è probabilmente quella giusta. L’ipotesi invece che
si fa beffe di tutto quello che si sa essere vero è probabilmente falsa. Diciamo
che una persona sostenga di poter far volare degli oggetti, ma che ci riesce solo
se gli si sta a una certa distanza e ci si trova nella penombra. Un’ipotesi
sostiene che l’uomo abbia misteriose facoltà paranormali che gli permettono
di vincere la forza di gravità. Un’altra ipotesi, invece, sostiene che l’uomo si
serva di fili invisibili, che verrebbero scoperti se ci si avvicinasse troppo o ci
fosse più luce. La prima ipotesi va contro tutte le nostre conoscenze (non si
sono mai viste facoltà del pensiero capaci di vincere la forza di gravità), la
seconda invece è coerente con tutto ciò che sappiamo e, oltretutto, è
facilmente verificabile: per questo è, con ogni probabilità, la più giusta.
L’ipotesi paranormale può essere accettata solo se chi la sostiene è in grado di
fornire prove molto convincenti per la sua realtà.
!Una valutazione della rabdomanzia
!Per vedere all’opera le strategie logiche appena discusse, propongo ora di
utilizzarle per valutare un fenomeno noto da secoli, la rabdomanzia.
La rabdomanzia è quella misteriosa capacità che alcune persone
sostengono di possedere e che permetterebbe loro di trovare acqua sotto terra
per mezzo di una bacchetta a Y o di un pendolino. Alcuni rabdomanti
sostengono di potere anche indicare la profondità a cui si trova l’acqua.
Secondo costoro il pendolino o la bacchetta, tenuti in mano dal rabdomante, si
muoverebbero da soli se in presenza di acqua. I rabdomanti offrono varie
spiegazioni per le loro facoltà: un’attrazione magnetica o elettrica tra il
rabdomante e l’acqua amplificata dalla bacchetta; una forza misteriosa radiata
dall’acqua e captata dal rabdomante; una misteriosa facoltà paranormale del
rabdomante e così via.
Applichiamo dunque alla rabdomanzia i criteri di valutazione delle ipotesi
appena illustrati.
Iniziamo con il formulare il problema nel modo più chiaro: “Attraverso
l’uso di una bacchetta o pendolino certe persone possono individuare acqua
sotto terra con una percentuale di successo superiore al caso e senza servirsi di
indizi presenti nell’ambiente”.
Quali sono le prove a favore di questa ipotesi? Innanzitutto, ci sono
testimonianze personali, resoconti di testimoni, casi riportati in libri a favore
della rabdomanzia… Si tratta però di prove aneddotiche, che presentano tutti i
difetti tipici delle esperienze personali (ricordi alterati, omissioni di dettagli,
maggiore rilevanza ai successi e minore ai fallimenti…).
Prove migliori sono gli esperimenti pratici: osservare cioè un rabdomante
in azione. Tuttavia, spesso in questo tipo di prove manca una base di
riferimento con cui confrontare la prova del rabdomante: per esempio,
sarebbe utile sapere, nelle stesse condizioni, che successo avrebbe, tirando a
caso, una persona qualunque (l’acqua, infatti, si trova pressoché ovunque sotto
terra: secondo la nostra ipotesi, il rabdomante dovrebbe essere in grado di
trovare l’acqua con una percentuale di successo superiore al caso).
Un’altra base di riferimento potrebbe essere quella di confrontare la
prestazione del rabdomante con quella di un esperto geologo, capace di
riconoscere dagli indizi dell’ambiente (vegetazione, colore del suolo, presenza
di acqua in superficie…) la presenza o meno dell’acqua; secondo la nostra
ipotesi, infatti, il rabdomante dovrebbe essere in grado di trovare l’acqua senza
servirsi di indizi presenti nell’ambiente. Ne consegue che tutti quegli
esperimenti che non permettono di escludere che i successi del rabdomante
sono dovuti al caso o alla presenza di indizi superficiali non possono essere
considerati prove valide a favore della rabdomanzia.
La principale ipotesi alternativa per spiegare la rabdomanzia potrebbe
essere formulata nel seguente modo: “I successi dei rabdomanti
nell’individuare acqua sotto terra sono dovuti al caso o all’utilizzo cosciente o
involontario di indizi presenti nell’ambiente”.
Quali sono le prove a favore di questa ipotesi? Innanzitutto, una serie di
esperimenti controllati in cui le prestazioni dei rabdomanti erano messe a
confronto con riferimenti standardizzati. In questo tipo di prove si è visto che i
rabdomanti non erano in grado di trovare l’acqua con percentuali di successo
superiori a quelle del caso (una buona rassegna di questi esperimenti si trova
in: Garlaschelli, L. e A. Albini, Rabdomanzia. La ricerca dell’acqua e di altri
tesori nascosti. La storia, le teorie, i fatti, Avverbi, 2005).
Per quanto riguarda la verificabilità, entrambe le ipotesi possono essere
verificate; l’ipotesi della rabdomanzia, inoltre, non permette di fare previsioni
verificabili, mentre l’ipotesi del caso permette di spiegare una vasta quantità di
altri fenomeni. Quanto alla semplicità, l’ipotesi della rabdomanzia, a
differenza di quella del caso, sottintende la presenza di una facoltà o una
sensibilità misteriosa del rabdomante mai verificata. Per quanto riguarda la
coerenza, l’ipotesi della rabdomanzia non è coerente con le prove empiriche;
l’ipotesi del caso, invece, è consistente con le migliori prove disponibili.
Da tutto ciò consegue che l’ipotesi della rabdomanzia è probabilmente
falsa, mentre quella alternativa, il caso, è molto probabilmente quella giusta.
!!
CAPITOLO 4 !!
QUALCHE CONSIGLIO PRATICO
!“Colui che prova le cose con l’esperienza
accresce la sua conoscenza; colui che crede ciecamente accresce i suoi errori”
~ Proverbio cinese !!!
Per coloro che desiderano realizzare esperimenti con persone che
sostengono di possedere facoltà paranormali, potrebbe risultare utile un mio
vecchio libro, Sei un sensitivo? I test per provarlo (Avverbi, 1997).
Non si tratta di un’esperienza facile, soprattutto se non si sono mai
condotti esperimenti e se oggetto del nostro studio è una persona o,
addirittura, siamo noi stessi.
Tuttavia, i consigli che seguono possono aiutare a ridurre gli errori più
comuni commessi nel corso di sperimentazioni di questo tipo. Non sempre è
facile difendersi da questi errori, ma essere coscienti della loro esistenza è già
un passo avanti.
!1) Contare tutti i risultati. Un errore che spesso fanno indagatori di
misteri improvvisati è quello di considerare validi solo i risultati positivi e
tralasciare quelli negativi o neutri. Supponiamo che un veggente stia
conducendo prove di telepatia con un mazzo di carte. Nelle prime 9 prove non
ha indovinato in media più di 2-3 carte sulle 25 del mazzo, ma nella decima
prova ne indovina 12. A questo punto, sarebbe un grave errore scartare le
prove precedenti, definirle “prove di riscaldamento”, e considerare solamente
la prova numero 10 come il “vero esperimento”. Il totale dei successi va
calcolato su tutte le prove condotte; in questo modo, per esempio, si potrebbe
scoprire che per la legge della probabilità 12 carte indovinate in una prova, a
fronte di una media di 2-3 carte indovinate nelle altre 9 prove, è un fatto che
non ha alcuna significatività statistica. Questo è proprio uno degli errori che
indusse il parapsicologo Joseph B. Rhine, negli anni Trenta, a dichiarare di
avere ottenuto clamorosi successi negli esperimenti di percezione
extrasensoriale (ESP). Quando le prove furono ripetute, contando anche i
risultati sbagliati insieme a quelli favorevoli, si vide che non si ottenevano più i
numerosi successi iniziali. Per evitare questo errore, dunque, sarà necessario
dichiarare per iscritto, prima di cominciare la prova, se si tratta di un vero test
o di una prova di riscaldamento. Se si tratta di un vero test esso andrà
conteggiato nella valutazione finale. Se invece è una prova di riscaldamento
essa non verrà contata (anche se si otterranno dei risultati positivi).
!2) Completare tutte le prove previste. Supponiamo di dovere
condurre 10 prove di rabdomanzia, in cui il sensitivo deve indovinare per dieci
volte se in una scatola è contenuta dell’acqua oppure no. Il sensitivo inizia il
test e indovina la seconda e la terza prova. A questo punto si ferma e sostiene
di avere indovinato due prove su tre. Sbagliato. Non ci si può fermare a
piacimento nello svolgimento di un test perché, magari, ci si rende conto di
avere fino a quel momento una media positiva. Lo scopo di queste prove non
deve essere quello di ottenere risultati positivi o negativi, ma quello di
verificare se si possiedono realmente delle facoltà paranormali. Pertanto,
bisognerà dichiarare in anticipo il numero di prove che verranno tentate,
quindi eseguirle tutte e solo alla fine valutare il risultato complessivo.
!3) Mantenere la stessa procedura per tutte le prove. Non è
possibile cambiare a metà delle prove il protocollo usato per i test.
Supponiamo di condurre un esperimento per verificare facoltà di
precognizione. Sono previste 50 prove, in cui il veggente deve dire allo
sperimentatore quale carta pensa verrà sollevata di lì a poco. Lo
sperimentatore non gli dice se ha indovinato o meno. Passate 30 carte, però, il
sensitivo chiede che gli venga detto se ha indovinato o meno, perché sostiene
che un feedback positivo gli permetterebbe di acquisire fiducia. Un
cambiamento di questo tipo non è possibile a metà procedura perché
altererebbe inevitabilmente i dati. In questo caso, bisognerà completare tutte
le 50 prove come si era iniziato (cioè senza rivelare il risultato positivo o
negativo al sensitivo) ed eventualmente iniziare poi una nuova serie da 50
prove in cui lo sperimentatore rivela ogni volta il risultato.
!4) Registrare tutte le condizioni in cui si svolge il test. Oltre a
non fare cambiamenti nel corso di una prova, è utile annotare per iscritto le
condizioni in cui tale prova si svolge: la disposizione delle persone, eventuali
cambiamenti tra un test e l’altro, la durata delle pause e così via. Si
potrebbero, per esempio, individuare degli elementi dell’ambiente che
distraggono l’attenzione: questi vanno indicati sui moduli di registrazione per
giustificare futuri cambiamenti nel protocollo sperimentale. Inoltre, in questo
modo si potrebbero anche scoprire dei dettagli apparentemente banali capaci
però di influire sui risultati. Uno sperimentatore, per esempio, potrebbe
dimenticare di mescolare le carte o potrebbe mescolarle male. In questo caso,
il sensitivo potrebbe ricordare le sequenze di carte precedenti e ottenere più
successi di quanti ne avrebbe ottenuti naturalmente. Da un esame dei moduli,
però, ci si potrebbe accorgere che i successi del sensitivo si trovano in
corrispondenza di una certa sequenza di carte che si ripete e si potrebbe così
individuare la possibile fonte d’errore.
!5) Eseguire il più alto numero di prove possibile. Si possono avere
risultati statisticamente validi solamente se si conduce un numero
sufficientemente grande di prove. Per esempio, lanciando un dado e dovendo
indovinare i numeri che escono, su molte prove si dovrebbe indovinare in
media una volta su sei (perché un dado ha sei facce). Su poche prove si
potrebbe indovinare con una percentuale molto maggiore (o minore). Le cose
cambiano se si continuano a indovinare le facce del dado, con percentuali
superiori al caso, in una serie molto grande di prove: in questo caso il soggetto
potrebbe veramente possedere delle facoltà di percezione extrasensoriale
(oppure il dado potrebbe avere qualche difetto). Per essere sicuri che i risultati
siano significativi, è dunque necessario condurre il più alto numero di prove
possibile. Cento prove per ogni test sulla ESP, per esempio, dovrebbero essere
considerate il minimo accettabile, 250 l’ideale.
!6) Servirsi del “doppio cieco”. Si chiama “cieca” quella procedura in
cui lo sperimentatore o il soggetto, oppure entrambi, ignorano, in tutto o in
parte, determinati elementi dell’esperienza che devono affrontare. Prendiamo
ancora il caso della rabdomanzia. Qui si potrebbe mostrare al rabdomante la
cartina geografica di una zona in cui scorre dell’acqua sotterranea secondo un
percorso noto allo sperimentatore ma non al soggetto. Il compito del soggetto,
se si ritiene in grado di poterlo fare, potrebbe essere quello di indovinare tale
percorso servendosi delle oscillazioni del pendolo o della bacchetta. Esiste
però il rischio che lo sperimentatore, al corrente del percorso d’acqua, possa
involontariamente segnalare informazioni al rabdomante, con movimenti o
segnali non controllabili del corpo. Per evitarlo si può ricorrere, appunto, alla
tecnica del “doppio cieco”, in cui né lo sperimentatore né il soggetto sono al
corrente del percorso seguito dall’acqua e preparato, magari, da un assistente,
che avrà documentato ogni cosa ma si terrà lontano dalla stanza in cui si
svolge l’esperimento. Per condurre una prova in doppio cieco, dunque, è
indispensabile che colui che dovrà valutare i risultati sia all’oscuro dei risultati
attesi.
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CAPITOLO 5 !!
COME SI SPIEGA? PICCOLI SUGGERIMENTI PER CONFRONTI SERENI
!!!!
«Quando ero piccola ho sognato che mio fratello veniva coinvolto in un
incidente; poi ho scoperto che proprio quella notte era andato con la macchina
contro un palo. Come si spiega?» Domande simili mi sono state rivolte nel
corso di numerose conferenze, così come è accaduto anche ad altri colleghi del
CICAP.
Come rispondere? In genere, i comportamenti possibili in queste
situazioni sono di tre tipi:
!a) Negare l’episodio dicendo: “Sono tutte sciocchezze!”
b) Cercare di interpretare il racconto come una coincidenza, calcolando
magari il numero dei sogni della ragazza che non si sono mai avverati e
confrontandolo poi con l’unico che sembra essersi avverato.
c) Rispondere: “Non lo so, io non c’ero”.
!Personalmente, ho trovato che quest’ultimo approccio è il più onesto,
dato che non sarebbe possibile spiegare qualcosa di cui non si sa
assolutamente niente. Subito dopo, però, potrei raccontare un episodio simile
che ho avuto l’opportunità di indagare e di dimostrare trattarsi di una
semplice coincidenza. Ciò serve per suggerire all’interlocutore che, oltre
all’ipotesi “paranormale”, è quasi sempre possibile trovare anche altre
spiegazioni più semplici, o economiche: si deve, però, avere la possibilità di
esaminare tutti i dati del problema.
Capita spesso, purtroppo, che persone critiche del paranormale, anche se
ben intenzionate, si avventurino in accese discussioni senza considerare
attentamente le implicazioni delle proprie asserzioni. Costoro si lasciano
guidare più dalle emozioni che non dalla logica, lanciano accuse non
ragionevolmente sostenibili, fanno citazioni non adeguatamente documentate
e, in poche parole, non fanno niente per rendere le proprie sfide credibili.
È indubbio che comportamenti di questo tipo si possono rivelare
controproducenti alla causa di un’indagine seria e critica del paranormale;
senza contare il fatto che un critico di questo tipo si rende poco credibile, poco
simpatico e può addirittura essere soggetto a querele.
Sfortunatamente, non esistono corsi o libri che insegnano come
affrontare adeguatamente chi sostiene con convinzione, o anche in malafede,
ipotesi e teorie a prima vista assurde. Dunque, fino ad allora, potreste trovare
utili questi piccoli suggerimenti che mi ha passato lo psicologo americano Ray
Hyman e che ora giro a voi che sarete gli esploratori dell’insolito di domani:
!1) Siate preparati. Essere capaci di analizzare un’affermazione
straordinaria in modo efficace è un’arte che richiede pratica e lavoro di ricerca.
È più probabile che rispondiate appropriatamente a un’improvvisa sfida se
avete già anticipato sfide simili. Cercate di preparare in anticipo risposte brevi
ed efficaci per quelle domande che è più probabile che vi vengano fatte. Può
essere utile preparare una lista delle domande più ricorrenti con le possibili
risposte.
!2) Chiarite i vostri obiettivi. Prima di tentare di far fronte a
un’affermazione incredibile, chiedetevi cosa state cercando di ottenere.
Cercate di sfogare del risentimento a lungo represso? Volete sminuire i vostri
opponenti? Desiderate far conoscere il vostro punto di vista? Volete
dimostrare che l’affermazione manca di ragionevoli fondamenta? Spesso ci
rendiamo conto che i nostri obiettivi sono misti e, specialmente quando si
agisce d’impulso, che alcuni sono in conflitto con gli altri.
Può essere particolarmente importante sottolineare la differenza tra
obiettivi a breve e a lungo termine. Penso che molti sarebbero d’accordo nel
riconoscere che un obiettivo a lungo termine di chiunque abbia a cuore la
verità sia quello di educare il pubblico in modo da renderlo capace di tenere
efficacemente testa da solo ad affermazioni improbabili.
È importante anche, nel chiarire i propri obiettivi, decidere a quale tipo di
pubblico ci si intende rivolgere. Attacchi duri e decisi nei confronti delle
affermazioni che riguardano misteri o fenomeni poco noti, raramente
cambiano le opinioni della gente. Argomenti che potrebbero persuadere i
lettori dei giornali popolari potrebbero d’altra parte offendere un accademico.
Sopra ogni cosa: fate sempre in modo che sia chiaro che ciò che voi
attaccate sono le affermazioni, mai la persona che le pronuncia. Evitate, a ogni
costo, di dare l’impressione che cerchiate di interferire con la libertà di
opinione di qualcuno.
!3) Fate le vostre ricerche. Qualora possibile cercate di affrontare una
discussione su un particolare argomento avendo in mano il maggior numero di
fatti che lo riguardano. Dovrete anche cercare di documentare le vostre fonti.
Non fidatevi di quanto leggete sui giornali o sul web circa un’affermazione
particolare o sui fatti a essa legati; cercate sempre di raggiungere la fonte
originale dell’affermazione.
!4) Non andate oltre le vostre competenze. Lo abbiamo già detto,
ma vale la pena ripeterlo. Nessuno, specialmente oggi, può affermare
credibilmente di essere un esperto su tutto. Qualora possibile dovreste
consultare gli esperti appropriati. Comprensibilmente, siamo molto critici di
chi fa affermazioni inattendibili e oltrepassa le proprie competenze.
Dovremmo esserlo anche di noi stessi. La cosa peggiore che può fare un vero
esploratore dell’insolito è quella di andare oltre i fatti e le prove di cui dispone.
A questo proposito, chiedetevi sempre se avete davvero qualcosa da dire.
A volte è meglio rimanere in silenzio piuttosto che intavolare una discussione
che coinvolge aspetti al di là delle proprie conoscenze. Come si diceva sopra,
non bisogna aver paura di dire “non lo so”.
!5) Lasciate che i fatti parlino da soli. Se avete fatto le vostre ricerche
e avete raccolto una quantità sufficiente di fatti, raramente il pubblico avrà
bisogno del vostro aiuto per arrivare a una conclusione appropriata. Infatti, la
vostra posizione è molto più forte se permettete al pubblico di trarre le proprie
conclusioni sulla base dei fatti offerti. Diciamo per esempio che la signora X
afferma di aver aiutato la polizia a trovare il corpo di un bambino scomparso e
che voi avete ottenuto una dichiarazione della polizia nella quale si dice che la
signora X non è stata di alcun aiuto. In queste circostanze può essere
controproducente asserire che la signora X ha mentito o che le sue
affermazioni sono “false”. La signora X, innanzitutto, potrebbe credere
sinceramente, anche se erroneamente, che il suo contributo sia stato di
qualche aiuto. Inoltre, chi vi ascolta potrebbe offendersi per il tono delle vostre
critiche e simpatizzare per la signora X. Invece, se riportate semplicemente le
dichiarazioni della signora X e la risposta della polizia, non solo aderite ai fatti,
ma i vostri ascoltatori giungeranno più facilmente e da soli alle conclusioni
appropriate.
!6) Siate precisi. È importante servirsi di un linguaggio preciso e
accurato nell’esaminare ogni tipo di apparente mistero. Occorre fare
particolare attenzione a evitare di dichiarare qualcosa che non sia possibile
documentare adeguatamente. Inoltre, è indispensabile conoscere il significato
dei termini tecnici che si utilizzano per evitare figuracce e passare per
incompetenti.
!
7) Usate il principio della carità. So che alcuni faranno fatica ad
applicare questo principio. Per certe persone, gli astrologi, i parapsicologi o i
teorici del complotto rappresentano il “nemico”. Forse è possibile dare il
beneficio del dubbio a un nemico? Invece, essere caritatevoli nei confronti di
chi argomenta, forse in maniera incauta, di fenomeni insoliti o all’apparenza
inspiegabili rappresenta l’altra faccia della medaglia dell’essere onesti e
corretti. Il principio della carità richiede che qualora ci siano dubbi o
ambiguità nei confronti di una data affermazione, si faccia il possibile per
risolvere l’ambiguità a favore di chi fa l’affermazione finché non si trovino
buone ragioni per non farlo. A questo proposito è importante distinguere tra
l’essere in errore e l’essere disonesti. Possiamo sfidare l’accuratezza o la
validità di una particolare affermazione, ma raramente possiamo essere sicuri
del fatto che chi fa l’affermazione stia mentendo o stia più semplicemente
ingannando se stesso.
!8) Evitate parole grosse e sensazionalismi. I principi fin qui
esposti ci dicono che dobbiamo evitare di usare parole grosse o pregiudiziali
nelle nostre osservazioni. Dobbiamo anche cercare di stare alla larga dai
sensazionalismi, anche se a essi ricorrono i nostri opponenti: bisogna evitare
di abbassarsi a un simile livello.
Non si tratta semplicemente di “offrire l’altra guancia”. Un vero
esploratore dell’insolito deve dimostrarsi credibile. Forse, reazioni emotive e
sfide sensazionalistiche possono procurare facile pubblicità, ma è un effetto
che ha breve durata. Alla lunga, nessuno ci starà più a sentire. Un serio
esploratore dell’insolito lavora invece per meritarsi la fiducia di pubblico e
media quale fonte affidabile e credibile. Un compito di questo genere richiede
che si tengano sempre a mente i principi scientifici e gli standard di razionalità
e integrità che sarebbe bello se fossero universali.
!
IN CONCLUSIONE !!!!!!
Siamo dunque giunti alla conclusione di questa breve guida pratica
all’esplorazione dell’insolito. Mi auguro di avervi raccontato qualcosa che
possa tornare utile non solo a chi vorrà indagare fenomeni misteriosi, ma
anche nella vita di tutti i giorni.
Tuttavia, chi intende unirsi a me sulla strada della curiosità che da
sempre percorro ora dispone di un prontuario che, studiato a dovere,
permetterà di affrontare con piglio analitico quelli che fino a ieri sembravano
misteri inspiegabili.
Perché, soprattutto, l’esploratore dell’insolito sa che quella che alcuni
chiamano la “fredda luce della ragione” non finirà mai per togliere magia
all’universo. Tutt’altro. Il cosmo è pieno di interrogativi che ancora attendono
risposte e se, nel frattempo, si riesce a fare chiarezza anche su qualche piccolo
enigma terrestre ne avremo tutti da guadagnarci.
Mi auguro sarete d’accordo con me che non è con la superstizione, il
pregiudizio o l’ignoranza che si può sperare di fare progressi nella conoscenza.
Se i nostri antenati hanno potuto assumere evolversi dalle scimmie che
eravamo negli homo sapiens che oggi costruiscono sofisticatissimi computer,
trovano cure alle malattie e progettano viaggi spaziali, la molla va ricercata nel
bisogno di sapere e nello stimolo alla conoscenza. La stessa molla, insomma,
che un domani potrà permetterci di scoprire nuovi e sempre più incredibili
mondi.
Auguro dunque a tutti una buona esplorazione!