wilson filologia greca a bisanzio

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2 LA FILOLOGIA GRECA A BISANZIO di NIGEL WILSON PIŒMIlSSA. Questo capitolo vuole essete un compendio del mio libro Scholars if Byzantion (London 1983, seconda ed. corretta e ampliata 1996 [trad. it. della prima ed. Filologi bízantini, a cura di M. GIGANTE,Napoli, Morano, 1990], a cui si rinvia anche per pi˙ complete indicazioni bibliografiche (tra le recensioni alla prima edizione la. pi˙ utile è quella di K. ALPERS, in CPh, a. LXXXIII 1988,pp. 34~-60); il mío è un libro, però, poco utile per la fIlología biblica, che esula dalle mie specifiche competenze, e per la quale non sì disponeva di studi specialistici, sulla base dei quali si potesse ten- tare di clare un panorama dell'argomento. 4.1. DALLA TARDA ANTICHITÀ AL RINASCIMENTO DEL IX SECOLO 4.1.1. I "secoli huf) Gli storici non sono concordi nel datare la fine l'antichità. Perciò l'inizio del periodo bizantino viene posto alternativamente nel jjo (quando Costan- tinopoli divenne la nuova capitale dell'impero occidentale), oppure nel 527 (salita al trono di Giustiniano), o ancora nel öai (morte dell'imperatore Era- clio); ci sono buone ragioni per preferire quest'ultima data, che coincide con l'ascesa dell'Islam e perciòcon il cambiamento degli equilibri di potere nel Mediterraneo. La vita intellettuale, profondamente decaduta sin dalla nne del VI secçlo, non si risvegliò prima della fine dell'VIII; non abbiamo noti .. zie sulla cultura dotta nel lasso di tempo intermed1O:: Pochissimi sono i rna- noscritti träditi in onciale, e tra essi è difficile dire quali con una certa sicu- rezza siano stati scritti durante quei "secoli bui". Quando però, nel IX seco- lo, cominciò la rinascita, il canone dei libri scolastici sembra sia rimasto inva- riato, ed erano ancora tràditi quasi tutti i testi conservatisi sino alla nne del- l'antichità, a condizione che si sapesse in quale biblioteca trovarli. L'unica ap- parente eccezione è Menandro: intorno al 600 circolavano verosimilmente ancora alcune delle sue commedie, ma pi˙ tardi non se ne ritrova traccia in alcuna biblioteca bizantina. I bizantini ereditarono dall'antichità non solo i testi in se stessi, ma anche l'attività filologica e i modelli educativi, e in primo luogo il fatto che si do-

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N.G. Wilson, La filologia greca a Bisanzio, in H.-G. Nesselrath, Introduzione alla filologia greca, Roma 2004, pp. 131-144

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    LA FILOLOGIA GRECA A BISANZIO

    di NIGEL WILSON

    PIMIlSSA.Questo capitolo vuole essete un compendio del mio libro Scholars ifByzantion (London 1983, seconda ed. corretta e ampliata 1996 [trad. it. della prima ed.Filologi bzantini, a cura di M. GIGANTE,Napoli, Morano, 1990], a cui si rinvia ancheper pi complete indicazioni bibliografiche (tra le recensioni alla prima edizione la.pi utile quella di K. ALPERS, in CPh, a. LXXXIII 1988,pp. 34~-60); il mo un libro,per, poco utile per la fIlologa biblica, che esula dalle mie specifiche competenze, eper la quale non s disponeva di studi specialistici, sulla base dei quali si potesse ten-tare di clare un panorama dell'argomento.

    4.1. DALLA TARDA ANTICHIT AL RINASCIMENTO DEL IX SECOLO

    4.1.1. I "secoli huf)

    Gli storici non sono concordi nel datare la fine l'antichit. Perci l'iniziodel periodo bizantino viene posto alternativamente nel jjo (quando Costan-tinopoli divenne la nuova capitale dell'impero occidentale), oppure nel 527(salita al trono di Giustiniano), o ancora nel ai (morte dell'imperatore Era-clio); ci sono buone ragioni per preferire quest'ultima data, che coincide conl'ascesa dell'Islam e percicon il cambiamento degli equilibri di potere nelMediterraneo. La vita intellettuale, profondamente decaduta sin dalla nnedel VI seclo, non si risvegli prima della fine dell'VIII; non abbiamo noti ..zie sulla cultura dotta nel lasso di tempo intermed1O:: Pochissimi sono i rna-noscritti trditi in onciale, e tra essi difficile dire quali con una certa sicu-rezza siano stati scritti durante quei "secoli bui". Quando per, nel IX seco-lo, cominci la rinascita, il canone dei libri scolastici sembra sia rimasto inva-riato, ed erano ancora trditi quasi tutti i testi conservatisi sino alla nne del-l'antichit, a condizione che si sapesse in quale biblioteca trovarli. L'unica ap-parente eccezione Menandro: intorno al 600 circolavano verosimilmenteancora alcune delle sue commedie, ma pi tardi non se ne ritrova traccia inalcuna biblioteca bizantina.

    I bizantini ereditarono dall'antichit non solo i testi in se stessi, ma anchel'attivit filologica e i modelli educativi, e in primo luogo il fatto che si do-

  • II . STORIA DELLA FILOLOGIA GRECA

    vesse imparare a scrivere in uno stile attico arcaizzante. Il lavoro di inse-gnanti e filologi fu per reso assai pi difficile dalle misere condizioni di vi-ta e dalla scarsit di materiale scrittorio, finite ormai le forniture di papiro.Sarebbe stata inevitabile la riduzione drastica dei testi antichi in circolazione, !se non vi fossero state due invenzioni che sembrano aver avuto luogo alla fi- 'ne dell'VIII secolo. La prima:la scrittura onciale di grandi dimensioni fu so-:stituita dalla minuscola, con il conseguente notevole risparmio di materialescrittorio; la seconda: il vicino mondo ~arabo cominci a produrre la carta.difficile dire quanto tempo ci volle prima che si diffondesse l'uso della carta,ma sappiamo invece che nel giro di un secolo la minuscola divent la scrit-tura d'uso per quasi tutti i tipi di testo: il numero dei manoscritti superstitiche si possono datare al IX secolo grande abbastanza per poter parlare diun vero e proprio rinascimento della vita intellettuale. Da questo punto inpoi possibile di nuovo far storia .

    . Sebbene le testimonianze siano molto rare, tuttavia sembra che un certo lavoro al-le catene sia continuato durante i secoli bui: una premessa ad alcune catene ai libridei profeti, attribuita a un Giovanni Drungario altrimenti sconosciuto, del VII oVIII sec.: cfr. F. FAULHABER, Die Propheien-Catenen nach rmischen Handschriften, Roma1899, pp. 56-58 e 190-202; d recente la questione stata nuovamente esaminata neidettagli da G. DORIVAL,Les chanes exgtiquesgrecques sur les Psaumes, Louvain . Masebbene le catene spesso fossero modificate con numerose aggiunte od omissioni(cfr. per es. la descrizione delle catene ai Vangeli di]. Reuss, Matthdus-, Markus- und[ohannes-Katenen, Mnster 1941), solo raramente si pu stabilire l'epoca e l'identit deiteologi che compivano queste mocliche. A parte Fazio, l'unica altra figura di spiccoa noi conosciuta Niceta, diacono e maestro a Haghia Sophia alla fine dell'XI sec., epi tardi metropolita di Eraclea in Tracia (il suo commento a Matteo forse inusua-le, poich non contiene quasi pi materiale di quei padri della Chiesa considerati nonortodossi; cfr. ivi, p. 107).

    2.1.2. Atticismo egrammatica

    Profonde e decisive furono le conseguenze della tradizione atticista: la lin-gua d'uso si era diversamente evoluta (vd. III 2.2.1 e 2.3.2), e non era certo fa-cile scrivere in una prosa che volesse imitare i classici, Gran parte del tempoe dell'energia di un maestro era dunque spesa nel compito di trattare detta-gliatamente grammatica e sintassi classica. Allo scolaro non bastava un voca-bolario tradizionale della lingua attica; furono necessari altri manuali, e per-ci fu scritta tutta una serie di libri scolastici. Nella tarda antichit TEODOSIO

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  • 2 . LA FILOLOGIAGRECAA BISANZIO

    (intorno al zoo) aveva messo insieme i suoi Canoni, liste di forme attiche cor-rette. Essi si dimostrarono utili per le scuole, e furono commentati da GIO-VANNICI-IARAX,che attinse a scritti grammaticali di Erodiano per scriverebrevi trattati sulle enclitiche e sull'ortografia. I commenti ai Canoni furonoabbreviati da:SOFRONIO,monaco e poi patriarca di Alessandria (840-860); l'e-poca di Charax non si pu stabilire con sicurezza. Un'altra figura la cui cro-nologia difficile da fissare GIORGIOCI-IEROBOSCO(intorno al 750-80o?),forse archivista presso il patriarcato di Costantinopoli. Tra i suoi scritti si tro-va un prolisso commentario ai Canoni - lungo circa sette volte il manuale diTeodosio - e Ulla serie di esercizi di analisi grammaticale dei Salmi. Essicomprendono anche, inaspettatamente, una serie di note all'antico trattato dimetrica di Efestione (vd. IV6.1), chiaramente pensate per i dotti che voleva-no imitare alcune forme metriche classiche. MICHELE SINCELLO(761-848ca.), attivo a Edessa, redasse tra 1'810e 1'813una sintassi che divenne un ma-nuale molto diffuso.

    [Uno dei pi importanti lessici dell'et primo-bizantina, anonimo, la Synagoge, ora edita da Le. CUNNINGHAM, Berlin-New York, de Gruyter, 2001. Su Tzetzes filo-logo: MJ- LUZZA'ITO, Tzetzes lettore di Tuddide: note autoJ!.raJesul Codice Heidelberg palati-no greco 252, Bari, Dedalo, 1999.]

    2.1.3. Fazio

    Pozro (ca. 810-893; IV5.2.4) fu il primo a nutrire indiscutibilmente l'ambi-zione di essere considerato un grande filologo. Sebbene per tutta la sua vitasi sia dedicato alla burocrazia statale e alla Chiesa, e non a un'istituzione edu-cativa, i suoi scritti sono una miniera di notizie sugli studi letterari, pi che leopere della maggior parte degli altri autori bizantini. Ilsuo Lessico fa parte diuna serie di opere di riferimento pensate per esser utili non solo ai lettori deiclassici, ma anche agli scrittori atticisti principianti. La sua produzione teolo-gica comprende opere sui Vangeli, nessuna conservata per intero: molte sueosservazioni, per, sono attestate nelle catene. Uomo dalle letture straordi-nariamente ampie e dal raffinato senso dello stile, dette prova in molte occa-sioni delle sue doti filologiche, ed per noi una fortuna ch'egli abbia messoper iscritto le sue esperienze di lettura. La maggior parte delle testimonian-ze vengono dalla cosiddetta Biblioteca (il titolo tradizionale e pratico, manon d'autore e implica erroneamente che l'opera rispecchi la sua bibliote-ca privata; tuttavia seguir la prassi usuale di citare ogni capitolo come "co-

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  • II . STORIA DELLA FILOLOGIA GRECA

    dice"). Quest'opera immensa (1.600 pagine in un'edizione moderna) unadescrizione di libri, che Fazio ha letto in solitudine e non in compagnia disuo fratello o del circolo informale che si incontrava a casa sua, e che mostracome ilpatriarca si ponga nel solco della precedente tradizione filologica.

    Sebbene Fazio non avesse bisogno di dare dettagli bibliografici sui testi dalui consultati (scriveva, infatti, compendi del contenuto dei libri per esserutile a suo fratello, e non una guida alla lettura destinata a un vasto pubbli-co), occasionalmente nota alcuni fatti filologic'amente significativi. Riferisce,ad esempio, di leggere una copia "antica" (cod. 77), di aver visto p di unesemplare (codd. 77, 88,111, 119,200), di non esser riuscito a trovare una co-pia completa di un'opera (cod. 35 e 224). Nei codd. 199 e 200 registra l'esi-stenza di varie recensioni di un'opera, diverse per numero dei capitoli. Mol-ti passi mostrano il suo interesse per questioni di incerta attribuzione o au-tenticit; il cod. 1 (cfr. II 1.3.5),presenta gli argomenti addotti contro I'auten-ticit di Dionisio Areopagita, convincenti per un lettore moderno, anche seFozio non fa pi che un cenno al fatto che li condivida. Nel cod. 48 mette inluce le incertezze sul titolo e l'attribuzione di un'opera che cita come: Giu-seppe, Sul cosmo; Fazio aveva infatti visto almeno tre copie di quest'opera,con titoli diversi, e nelle notazioni marginali di una di esse aveva trovatoun'osservazione per la quale il nome dell'autore era invece Gaio. Nei caddo88 e 89 si occupa di diversi autori chiamati Gelasio; nel zr fa supposizioni sudue scritti di Oribasio, che si diversificano tra loro solo per il titolo e la dedi-ca. Irritato da un passo di Diadoco di Fatica (cod. 201), si augura che sia statoaggiunto da un'altra mano. Un testo sulla decapitazione di Giovanni Batti-sta (cod. 274) non pu, a suo parere, per argomentazione e per la conoscen-za dimostrata della Sacra Scrittura, essere attribuito a Giovanni Crisostomo;ma Fazio non d purtroppo nessun elemento di dettaglio che permetta an-che a noi di giudicare. Nel leggere una serie di trattati di Eulogio (patriarcadi Alessandria dal yo al 607) Fazio scopre (cod. 230 p. 270a 17(20) quale me-todo costui abbia seguito per discutere le idee di Cirillo di Alessandria; sitratta dell'applicazione di un principio della filologia pagana (vd. II 1.2.2): Chi potrebbe essere un interprete pi impressionante o attendibile di Ci-rillo che Cirillo stesso - dice Fazio -, per mostrare che il suo pensiero pu-ro e non toccato da elementi eretici?. Osservazioni dello stesso tipo si tro-vano in 275 b 41 sg., e nel cod. 229 p. 259b 39. Un altro principio invece ispi-rato da preoccupazioni religiose; nel cod. 229 citato EFREM(patriarca diAntiochia, 526-545) col commento (255 a 24-30): i santi padri dicono che

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  • 2 LA FILOLOGIA GRECA A BISANZIO

    non bisogna esaminare un testo alla lettera e con spirito pregiudiziale, maprestare invece attenzione alle intenzioni pie dell'autore ; in base a questpresupposto vengono citati Atanasio, Cirillo di Alessandria e Giovanni Cri-sostomo. Analogamente Eulogio aveva dato forza a un principio che avevada parte sua trovato nei primi padri della Chiesa (compreso Basilio di Cesa-rea), e cio: se si vogliono mettere in dubbio le motivazioni che hanno spin-to un autore, i suoi testi non vanno giudicati sulla base di una sola sezione, nse ne devono isolare e utilizzare solo alcune parti (cod. 225 p. 240a 26-b 12).

    Il bisogno della chiesa di tutelare la vera fede rafforz la ricerca della verit. Unindizio di questo si vede nel cod. 229 (254b 7-16), dove Fazio dice di un trattato diEfrem: Ma chiaro che anche se quest'analisi non si spinge sino alla verit, 110n co-stituisce ugualmente un pericolo per l'anima. Se la ricerca sulla fede si allontana dal-la verit, allora porta l'anima ad un grande naufragio; perci assolutamente indi-spensabile cercare di difendere anche solo una breve sillaba che la riguardi. bello sela ricerca su questioni legate alla vera fede raggiunge il suo scopo, la verit; se essamanca questo scopo, allora non bello, ma almeno non porta alla morte dell'anima.

    Il metodo e le argomentazioni di Pozio suscitano spesso la nostra ammi-razione: ma mentre le opere dei filologi suoi predecessori avevano avutonormalmente una circolazione tanto ampia da divenire influenti, la Bibliotecadi Fazio fu scritta a uso di suo fratello e 110nper istruire un circolo colto, e cisono prove che quest'affascinante raccolta di materiale sia stata molto menoconsultata di quel che avrebbe meritato.

    Alcune opere significative della letteratura bizantina sono conservate in un solomanoscritto. La Biblioteca ha avuto un destino migliore, poich si trova nel mano-scritto Mare. gr. 450 (del primo X sec.), 451 (XII sec.) e Par. gr. 1266 (XIII sec.); tuttigli altri manoscritti sembrano essere stati prodotti nelle fasi pi tarde del Rinasci-mento italiano e sono datati al ijoo ca., o pi tardi. Le altre testimonianze per l'usodell'opera a Bisanzio si trovano in: A. DILLER, in DOP, a. XVI 1962, pp. 389-96 (ri-stampato con alcuni addenda nei suoi Studies in Greek manuscript tradition, Amsterdam1983).

    Ci sono altre affermazioni di Fazio, in un'opera pubblicata in maniera"normale", che attestano ancora pi decisamente le sue capacit critiche. IlcaP.152 degli Amphilochia riproduce - con un lieve adattamento - un breve (efortemente abbreviato) testo di Poli cranio (vd. II 1.3.3), vescovo di Apamea efratello di Teodoro diMopsuestia; esso consiste in una raccolta delle cause diincertezze nel testo biblico, e i punti 4 e 5 riguardano l'interpunzione e l'ac-

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  • II . STORIA DELLA FILOLOGIA GRECA

    centazione. Fu certamente questo testo a servire da modello per un notevoleexcursus nel primo capitolo degli Amphilothia, nel quale Fazio riflette sulla dif-ficolt, derivata da un erroneo modo di scrivere un verbo, che porta a unfraintendimento d Proverbi, 8 22; e infine osserva: Non solo l'aggiunta ol'omissione di una lettera pu provocare in grande misura confusione o falsi-t, ma gi l'uso impreciso di un accento pu cambiare una parola in un'altra,nonostante l'identica successione delle sillabe, e far slittare il senso in un si-gnificato totalmente inappropriato, o produrre un pensiero empio o un non-senso ridicolo. Ma che parlo io d lettere? In fin dei conti persino ilpi picco-lo di tutti i segni, il segno di interpunzione, porta alla pi grande di tutte leeresie, se viene usato erroneamente o tralasciato o collocato male (1742-49).

    Fozio applica quindi questo principio alle dicolt di 2 Cor, 4 4 (( coloro che noncredono, il cui senno il Dio di questo mondo ha colpito conia cecit, per impedir lo-ro di vedere la luce diffusa dal Vangelo della gloria di Cristo, che l'immagine diDio I). Gli eretici si erano basati su questo passo per trovare in Paolo sostegno al dua-lismo manicheo. Fozio crede, che - sebbene questi critici possano essere contraddet-ti con i loro stessi argomenti -la difficolt non si sarebbe affatto presentata, se iltestofosse stato interpunto al posto giusto; ricollcgandosi ad alcuni predecessori, che sierano occupati del passo, consiglia l'introduzione di una virgola (per marcare unapausa lieve) tra le parole Dio e di questo mondo; le parole significano allora cheDio ha colpito con la cecit il senno dei 110ncredenti di questo mondo. Malaugura-tamente Fozio sbaglia, e per due motivi: da una parte non testimoniata nessuna tra-dizione attendibile dell'interpunzione nei manoscritti della Bibbia, dall'altra (cosa an-cor pi importante) Pozio esige che supponiamo nel dettato greco un iperbato, che invece molto improbabile e che sarebbe stato sentito come sbagliato da qualsiasi let-tore colto di lingua greca. tuttavia notevole la conoscenza da parte Fazio dei varimotivi alla base della corruzione di un testo e il suo tentativo di individuarli; nonmolti dotti bizantini posteriori hanno mostrato una tale consapevolezza.

    [Su Fozio vd. adesso: Fozio. Tra crisi ecclesialee magistero letterario, a cura di G. MENE-o STRINA, Brescia, Morcelliana, 2000, e i contributi (sulla storia delle edizioni di Fazio)di L. CANFORA, La Biblioteca del patriarca. Fozio censurato nella Pranda di Mazzarino, Ro-ma, Salerno Editrice, 1998; ID., Il Fozio ritrovato. Juan de Mariana e Andr Schott, Bari,Dedalo, 2001; ID., Convertire Casaubon, Milano, Adelphi, 2002. Inoltre gli altri contri-buti specifici: G. CORTASSA, Fozio lettore di Enesidemo: il testimone e il critico,in Quader-ni del Dipartimento di filologia, linguistica e tradizione classica (Torino) , vol, IX1997, pp. 323-39; J. HAMMERSTAEDT, Photios ber einen verlorenen Codex mit Autoren desviertenJahrhunderts n.Chr. aus Mittel- bzw. Obergypten, in ZPB, val. cxv 1997, pp. 105-16;G. DANBK, Iamblichs Babyloniaka und Heliodor bei Photios: Riferattechnk und Handlungs-struktur, in WS, vol. CXIII 2000, pp. 113-34; P. BLBUTERI, I manoscritti grec della Biblioteca

  • 2 . LA FILOLOGIA GRECA A BISANZIO

    di Fazio, in QS,. vol. LI 2000, pp. 111-56; G. MENESTRINA, Fozio. Tra crisi ecclesialee magi-stero letterario,Brescia, Morcelliana, 2000; M. LoSACCO,Antonio Catiforo e Giovanni velu-do interpreti di Fozio, Bari, Dedalo, 2003. Del Lessico di Fazio sorio usciti il primo volu-me (lettere A-D) e il secondo (E-M), a cura di C. THEODORlDIS, Berlin-New York,de Gruyter, 1982 e 1998.]

    2.2. LA FILOLOGIA NELL'ET DI MEZZO BIZANTINA

    2.2.1. Il X secolo

    A Fazio segue un lungo periodo, durante il quale difficile trovar tracciadi un'attivit filologica di qualit. La produzione di manoscritti continu, masembra che imezzi a disposizione non abbiano permesso la copiatura rego-lare di libri inconsueti, come quelli che Fazio aveva invece ancora letto. Dif-ficile anche tracciare una storia delle istituzioni educative in questo periodo:alle scuole private, che svolgevano la loro attivit a un livello elementare epi progredito, si affiancarono occasionalmente corsi destinati a un'educa-zione superiore (qualche notizia si ha sull'attivit in questo campo svolta daalcuni membri del personale del seminario del patriarcato nel XII sec.). Nelpresente compendio, trover posto solo la menzione di alcuni personaggi,che svolsero un ruolo di primo piano nella storia bizantina. Il bibliofilo ARE-TA (850-935 ea.) ha sicuramente esercitato un'influenza positiva sulla conser-vazione e 10 studio degli autori antichi, poich commission molti mano-scritti calligrafici; tuttavia non fu un grande filologo. L'irnperatore dagli inte-ressi antiquari COSTANTINO VII PORFIROGENITO, dette avvio al progetto diun'enciclopedia del sapere umano in 53 sezioni. Non sappiamo quanto avan-ti and l'impresa, e non possediamo nemmeno tutto quel che gli riusc diraccogliere; ma gli dobbiamo essere riconoscenti per aver conservato mate-riale non pi conosciuto da altre fonti. Non chiaro.se lui stesso, o i suoi aiu-tanti, dettero in quest'occasione prova di vero talento filologico. Deve esseremenzionata un'altra compilazione un po' pi recente: la Suda (prima notacome SuMa), un gigantesco lessico nella tradizione atticisti ca, completato danumerosi articoli che dovevano trasmettere informazioni concrete (per es.biografiche), cos che il risultato un incrocio tra un vocabolario e una enci-clopedia. Esso sembra esser stato apprezzato, poich il numero dei mano-scritti esistenti pi grande di quanto ci si potesse aspettare per un'opera co-s lunga (nell'edizione moderna di Ada Adler arriva alle 2.785 pagine, dun-. que un compito spaventoso per qualunque copista). '"

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  • II . STORIADELLAFILOLOGIAGRECA

    [E lessico ~udaJ e la memoria del passato a Bisanzio, Atti della Giornata di studio, Mila-no, 29 aprile 1998, a cura di G, ZBCCHINI,Bari, Edipuglia, 1999.]

    2.2.2. UX1secolo

    I.: "intellettuale" pi importante dell'XI secolo fu MICHELEPSELLO (1018-1078?; vd. IV5.2.5). Non solo fu professore di filosofia e consigliere fiduciarioa corte, ma anche un dotto versatile e dalla penna facile; la sua erudizione fuinvero in molti mbiti pi superficiale di quanto egli stesso avrebbe ammes-so. Solo pochi dei suoi innumerevoli scritti sono qui di un certo interesse, ecio i suoi trattati sullo stile di alcuni autori, pagani e cristiani, evidente ilsuo entusiasmo per questi classici e la consapevolezza di aver ricevuto giova-mento, come scrittore, dal loro studio approfondito; ma certamente unpunto debole la mancanza di citazioni, che avrebbero potuto corredare e so-stenere i suoi giudizi. D'altra parte gli fa onore che in un trattato nel qualeconfronta i romanzi di Eliodoro e di Achille Tazio (vd. IV3.3.2),metta in evi-denza, a ragione, la pi complessa struttura narrativa di Eliodoro. Lo scrittopi originale di questo gruppo, quello che risponde alla domanda se Euri-pide avesse scritto versi migliori di Giorgio di Pisidia (vd. IV5.2.1), autore, nelVII secolo, di versi giambici su temi storici e teologici, l'ultimo ancora ingrado di rispettare le regole classiche della prosodia. Gi solo l'idea che po-tesse avere senso paragonare autori cos dissimili, mostra quanto difficile fos-se per i bizantini capire davvero la tragedia greca; e lo stesso scritto, anche setrdito in un unico manoscritto danneggiato e gi per questo difficilmentecomprensibile, senza dubbio un'opera assai deludente.

    Su questi due trattati di Psello cfr. A.R. DYCK, Michael Psellus, the essays on Euripidesand George ifPisidia and on Heliodorus and Achilles Tatius, Wien 1986. curioso che tresignificativi manoscritti euripidei (Par. gr. 2713, Marc. gr. 471 e jerusalem Taphou 36)possano essere stati scritti durante i decenni nei quali era al culmine l'influenza diPsello.

    [Sul trattato di Psello che compara la metrica di Euripide e quella di Giorgio di Pi-sidia vd. M.D. LAUXTERMANN,The velocity of pure iambs: Byzantine obseruations on the me-tre and rhythm ofthe dodecasyllable, injByz, a. XLVIII 1998, pp, 9-33; altra bibliografia inIV 5-2.5,]

    Psello si occup intensivamente di Platone, e trasmise quest'entusiasmoallo scolaro GIOVANNIITALO,che ebbe difficolt con il suo ufficio ecclesiasti-co perch condivideva determinate dottrine; la condanna che ne deriv con-

  • 2 . LA FILOLOGIA GRECA A BISANZIO

    teneva anche due significativi anatemi: il primo contro quelli [ ... ] che se-guono un corso di studi ellenici e non si fanno istruire solo per motivi cultu-rali, ma seguono anche queste idee insulse, e credono loro come alla verit;il secondo contro quelli che di loro spontanea volont inventano una de-scrizione della nostra creazione con altri miti, e quelli che credono vere leidee platoniche , Queste restrizioni della libert di pensiero, tuttavia, nonfurono spinte tanto oltre da causare l'esclusione di alcuni testi dal piano distudi, e ancor meno da richiedere il rogo dei testi pagani (una pena che talo-ra toccava invece agli autori eretici).

    2.2.3. Eustazio e i suoi contemporanei

    Nelle generazioni successive, quando fiad il seminario del patriarcato, ilpersonale degli insegnanti comprendeva anche un professore di retorica, trai cui compiti forse c'erano anche lezioni sui classici pagani. Il detentore pisignificativo di questa cattedra fu EUSTAZIO(1115-1195 ca.), che vi rinunciquando fu ordinato vescovo di Tessalonica, intorno al 1175. La pi importan-te delle sue opere ilcommento all'Iliade, una poderosa compilazione di tut-ti gli scoli disponibili, che, come la Suda, fu considerata utile, tanto da esserecopiata spesso nonostante la sua lunghezza. L'autografo ancora trdito (Laur.59 2 + 3) mostra che Eustazio fece del suo meglio per ampliare e correggerela sua opera, incollando piccole strisce di carta con le note aggiuntive che ri-teneva necessarie. Grande fu lo spettro dei suoi interessi: lavor anche sul-l'Odissea, Pindaro, Aristofane e Dionisio Periegeta, e probabilmente fu re-sponsabile della scoperta di un manoscritto con i cosiddetti "drammi alfabe-tici" di Euripide, che non erano inclusi nel piano di studi scolastico. Alcunifilologi contemporanei hanno sostenuto la tesi che Eustazio sia stato un bril-lante critico del testo, e a lui sono attribuite molte eccellenti lezioni dell'epi-tome dei Deipnosoftsti di Ateneo; ma quest'opinione non affatto comprova-ta, e gli altri suoi scritti non danno anzi l'impressione di doti critiche straor-dinariamente acute; e mentre alcune delle congetture -la cui attribuzione incerta - sarebbero state possibili a qualsiasi lettore intelligente, c' un passodove la correzione presuppone una conoscenza specialistica nell'onomastica,che nessun bizantino avrebbe potuto avere.

    [Vd. ora: Bustathii Thessalonicensis Opera minora. Magnam partem inedita, ree. P.WIRTH, Berlin-New York, de Gruyter, 2000; M. NEGRI,Bustazio di Tessalonica. Intro-duzione al 'Commentario' a Pindaro, Brescia, Paideia, 2000.]

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  • II . STORIADELLAFILOLOGIAGRECA

    Devono essere brevemente menzionati diversi contemporanei o quasi diEustazio, Uno dei suoi predecessori nei seminario fu NICETA DI ERACLEA,gi citato come scrittore di catene (vd. 2.1.1). Un altro suo collega ecclesiasti-co fu GREGORIO,vescovo di Corinto, la cui opera meglio conosciuta fu unbreve e mediocre trattato sui dialetti del greco antico. La principessa ANNACOMNENA(vd. IV502.6)non solo scrisse nell'Alessiade la storia dell'impero disuo padre, ma coltiv anche gli studi aristotelici; il risultato furono commen-ti al De generatione animalium, ai Parva naturalia, all'Etica Nicomachea, alla Retori-ca e alla Politica. ISACCOTZETZES(morto nel 1138) mostr come insegnanteun interesse raro per la metrica lirica, scrivendo su quest'aspetto in Pindaro;la sua opera si basa sugli scoli e sul manuale di Efestione. Ilfratello di Isacco,GIOVANNITZETZES(1110-1180 ca.), fu anche lui un insegnante, e i suoi nume-rosi scritti sono piuttosto prolissi; come filologo fu assai mediocre, ma sonopreziose le sue occasionali citazioni da opere non pi trdite, Un discorsoanalogo vale per gli scritti di una personalit pi felice: MICHELECONIATA(1138-1222 ca.), collega di Eustazio, vescovo di Atene; possedeva una copiadell'Ecale (vd. IV 2.4.2) di Callirnaco e la citava con grande piacere, cosa che lorende una delle nostre fonti migliori per questo poema. COSTANTINOSTIL-BES,un ulteriore membro del seminario del patriarcato (divenne nel 1204metropolita di Cizico) redasse, negli anni immediatamente precedenti la suaelezione a vescovo, un trattato molto breve sulle difficolt di distinguere trascritti autentici e spuri nel gigantesco corpus degli scritti di Giovanni Criso-stomo. Egli si mostra consapevole del fatto che i manoscritti antichi nondanno nessuna garanzia di autenticit, e che le false attribuzioni s generanocon grande facilit; cita a questo proposito il caso assai pertinente di Proclo,vescovo di Costantinopoli (morto nel 446/7). Vengono addotti anche criteristilistici, ma ci si sarebbe augurati che Stilbes avesse dato esempi specifici eun'esposizione dettagliata delle sue idee sulla questione.

    Un gruppo molto importante di manoscritti, che si potrebbe ora datate al-la seconda met del XII secolo, ilprodotto di un maestro di nome 10ANNI-xtos, che spesso divideva il lavoro di copiatura con un collega, il quale - agiudicare da un suo manoscritto - era di provenienza occidentale. Ilnumerodei manoscritti che nel frattempo pu essere attribuito a Ioannikios e al suocollega di quasi venti esemplari, e la loro qualit filologica spesso moltoalta. Non chiaro se ci sia da attribuire in parte alla loro capacit di emen-dare; ugualmente incerta la fonte degli esemplari usati da ambedue gli seri-vani: alcuni esperti credono che essi abbiano lavorato sia in Sicilia, sia nella

  • 2 . LA FILOLOGIAGRECAA BISANZIO

    capitale bizantina. I testi medici e aristotelici costituivano l'interesse princi-pale di Ioannikios e dei suoi committenti, e sei manoscritti mostrano nota-zioni marginali in latino, scritte dalla mano d uno dei pi importanti tradut-tori dell'epoca, BURGUND!ODAPISA(1110-1193).

    2.3. FILOLOGIAmZANTINADOPOIL 1204

    Mentre la parte pi meridionale dell'Italia e alcune zone della Sicilia con-tinuarono a essere bilingui, gran parte dell'Italia e il resto dell'Europa occi-dentale persistettero nell'ignoranza del greco, ed ebbero solo sporadicamen-te contatti con Bisanzio. La situazione mut drasticamente e definitivamen-te ne11204, quando durante la quarta Crociata Costantinopoli fu saccheggia-ta. Allora dovettero essere distrutte le ultime copie di molti testi; la copia diMichele Coniata dell'Bcale scomparve probabilmente l'anno successivo,quando i Crociati raggiunsero Atene. Ilgoverno bizantino in esilio a Niceafece del suo meglio, con mezzi limitati, per promuovere la cultura, e dopo laripresa dell'antica capitale nel 1261,si ebbe, grazie alla famiglia dei Paleologi,una nuova graduale rinascita dell'attivit letteraria. In quest'ultimo periododell'impero si incontrano infatti, nonostante la disastrosa situazione econo-mica, alcuni eccellenti filologi. I manoscritti conservati di quest'epoca sonorelativamente numerosi, e vi si possono scoprire alcuni appartenuti a perso-nalit di spicco.

    2.3.1. Filologia nella prima et dei Paleologi

    La prima figura significativa MASSIMOPLANUDE(ca. 1255-1305),che pos-sedeva la non comune qualit di padroneggiare il latino; tradusse una serie ditesti (tra cui Ovidio), dai quali epur alcuni passi che gli sembravano scanda-losi. Lui stesso, o alcuni appartenenti al suo circolo, potrebbe essere stato re-sponsabile di analoghe "correzioni" nel testo di alcuni scritti di Plutarco.Questo tuttavia un fenomeno sorprendentemente assai raro nella storiadella filologia bizantina, e in generale non si fece alcun tentativo di interve-nire su passi di Aristofane o di altri autori che sarebbero potuti apparirescandalosi. Planude si prese anche la libert di omettere, nell' Antologia greca,poesie su temi omosessuali, ma non esegu una censura sistematica. Dedicgran parte del suo tempo alla preparazione di un'edizione completa di plu-tarco, uno dei suoi autori preferiti. La sua pi considerevole attivit come

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  • II . STORIADELLAFILOLOGIAGRECA

    critico del testo si mostra nella sua trattazione dei Fenomeni di Arato (vd. IV2.5.3). Planude era abbastanza esperto di astronomia per notare che diversipassi non erano aggiornati allo stato delle conoscenze; perci nel suo esem-plare (Edinburgh, Advocates' Library, ms. 18 7 15) li cancell, e al margi-ne scrisse, in versi di suo pugno, un'esposizione "scientificamente" corretta.Tutti i testi di tipo manualistico erano in principio esposti al pericolo di revi-sioni di questo genere, se li si voleva aggiornare o correggere; i testi letterarisfuggirono abitualmente, per ovvi motivi, a una tale pratica.

    Sebbene a Planude fosse familiare la poesia classica in tutta la sua variet,non ebbe un interesse particolare per i testi drammatici. In quest'mbito uneccellente contributo fu portato invece da DEMETRIOTRICLINIO,che sembraessere stato in qualche modo in contatto con Planude (e pure con TOMMASOMAGISTRO,autore di un lessico atticistico, che si occup anch'egli intensa-mente del dramma classico). Triclinio, attivo a Tessalonica all'incirca dal 1305al 1320, trov l'unico esemplare dei drammi "alfabetici" di Euripide (Firenze,ms. Laur. 322) e lo corred di annotazioni e correzioni. Comprendeva anchela metrica meglio di chiunque altro dei suoi colleghi, ed era in grado, dopoaver letto Efestione, di utilizzare le sue conoscenze per correggere molti pas-si di tragedie e commedie, soprattutto le parti giambiche; i suoi tentativi diemendare la lirica corale furono meno felici, sebbene conoscesse ilprincipiodella responsione strofica. Rivide il corpus di scoli trditi a pi di un autore, elo semplific in una maniera che fu certo gradita agli scolari del suo tempo,atterriti dal peso della cultura antica, ma 10 meno ai filologi moderni, chesi sforzano al contrario di ritrovare ogni possibile traccia dell'erudizione elle-nistica; redasse anche notazioni alla metrica di ogni parte dei drammi da luicommentati e li design nostri. Anche se il suo lavoro fu di qualit dise-guale, il suo nome appare spesso negli apparati critici di edizioni moderne,cosa che non pu essere detta di nessun altro filologo bizantino.

    [H.-C. GNTHER, Ein neuer metrischer Traktat und das Studium derpindarischel'l Metrik inder Philologie der Palologenzei~ Leiden-Boston-Cologne, Brill, 1998;A. TESSIER, Deme-trio Triclinio (ri)scopre la responsione, in La colometria antica dei testi poetici grea, a cura di B.GENTILI e F. FERUSINO, Pisa-Roma, Ist, editoriali e poligrafci internazionali, 1999,pp. 31-49; L. DE FAVER!, Die metrische Triklinius-scholien zur byzantinischen Trias des Euri-pides, Stuttgart-Weimar, Metzler, zooz.]

    Debbono essere menzionate ancora altre figure della prima et dei Pale0-logi. Il patriarca GREGORIODI CIPRO(morto nel 1290) conosciuto per la sua

  • 2 . LA FILOLOGIA GRECA A BISANZIO

    raccolta di proverbi, che in realt rappresenta solo il compendio di una rac-colta preesistente. Di recente ha sortito risultati di rilievo l'analisi dei mano-scritti di testi classici copiati di sua mano o da lui dati in commissione: dagliescerpti sofoc1ei del manoscritto Escorial X 1 13 emergono cinque lezioniprima ignote a tutti imanoscritti, ma congetturate da diversi filologi moder-ni. Poich gli altri testi della sua biblioteca privata non riservano analoghesorprese, e vi sono pochi segnali che i mediocri filologi bizantini fossero ca-paci di simili congetture, le cinque lezioni provengono verosimilmente dauna buona fonte che Gregorio era riuscito a scoprire. Come Planude e altricontemporanei, anche Gregorio deve aver fatto il proprio meglio per setae-ciare biblioteche abbandonate, nella speranza di scovare testi; c' motivo diipotizzare che fu allora portata alla luce una serie di manoscritti importanti ele copie da lui redatte dimostrano perch i critici del testo osservino la mas-sima recentiores non deteriores (vd. r 3.6.1). Tuttavia non sempre facile decide-re se una buona lezione in un manoscritto di quest'epoca rappresenti unacongettura oppure ilriemergere di una tradizione pi antica; perci c' statoun lungo dibattito sul valore del manoscritto sofocleo Par. gr. 2712, e oggi siaccetta il fatto che rappresenti un ramo antico della tradizione. D'altra partegi alcune lezioni che si trovano in un esemplare delle Fenicie di Euripide(ms. Ambr. L 39 sup.) paiono poter essere tentativi di emendazione; se le co-se stanno cos ne consegue che Triclinio non fu l'unico crtico, all'inizio XIVsecolo, a mostrare un certo grado di competenza nell'avere a che fare con te-sti corrotti.

    Su Gregario err. 1. PR1lZ MARTINI, El patriarca Gregorio de Chipre (ca.124o-1290) y latransmisin de los textos clsicosen Bizando, Madrid 1996. Sulla massima. recentiores non de-teriores cfr. l'articolo cos intitolato di R. BROWNING, in BICS, val. VII 1960, pp, 11-21,rist. nei suoi Studies on Byzantine history, literature and education, London 1977. Ilmano-scritto delle Penuie studiato da DJ. MASTRONARDE-].M. BIMMER, The textual tradi-tion ofEuripides' (Phoenissae', Berkeley 1982, pp. 57 sg.

    Le ricerche intraprese da Planude e da altri probabilmente fecero s che ilfondo dei testi classici disponibili si accrescesse rispetto agli anni dell'imperodi Nicea; ma non verosimile che i filologi dell'et paleologa potessero leg-gere molti pi testi antichi di noi. Le perdite causate dagli avvenimenti del1204~1205 non si accrebbero significativamente quando Costantinopoli caddenel 1453 nelle mani dei Turchi. Una perdita fondamentale che avrebbe potu-to verificarsi quell'anno fu quella di un testo completo della Biblioteca di Dio-doro Siculo; ma straordinariamente raro che i filologi dell'et dei Paleolo-

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  • II . STORIADELLAFILOLOGIAGRECA

    gi citino passi da un qualsiasi testo classico per il quale non ci sia una fonteprecedente. Una delle poche eccezioni a questa regola TEODOROMETO-CHITA(ca. 127-1332; vd. I 2.1 e IV 5.2.8), il pi importante ministro dell'impe-ratore Andronico IIPaleologo, e autore di numerosi trattati, che sporadica-mente sembra essere l'unica fonte per una citazione poetica o per un fattodella storia antica. Scrisse anhe su molti autori classici, e il suo trattato pinotevole un paragone tra Demosrene ed Elio Aristide. Corne altri bizanti-ni tratt gli autori atticisti della Seconda sofistica sullo stesso piano degliscrittori classici che imitavano; quel che eleva il tono delle osservazioni diMetochita il comprendere l'importantissima differenza tra il contesto poli-tico nel quale opera Demostene e le condizioni dell'impero romano.

    [Da ultimo: THEODORE MBTOCHITES,On Andent Authors and Philosophy. Semeloseisgnomikai, 1-26 & 71, a cura di K. BULT,Gteborg, Acta Universitatis Gothoburgensis,2002.]

    2.3.2. Ilultma Jase della filologia bizantina

    Dopo la morte di Metochita non c' molto da ricordare. I manoscritti tr-diti attestano che le scuole seguirono ilpiano di studi tradizionale sino alla fi-ne del XIV secolo e oltre, e numerose sono le copie di testi rivisti da Triclinioe altri. invece difficile incontrare un'attivit filologica comparabile conquella di Planude o Triclino. Lo scolaro di Metochita NICEFOROGREGORA(ea. 1293-1361) fu uno storico competente, partecip alle controversie religio-se e fu astronomo; cur l' "edizione" del trattato di Tolomeo sulla musica, nelsenso che tent di correggere il testo e i colmare delle lacune; un certo nu-mero di sue proposte ha incontrato il favore dei moderni. Anche fuori dellacapitale ci sono occasionali segni di attivit filologica. A Mistra il circolo dicorte del Despota di Marea fu un piccolo centro di produzione di manoscrit-ti. SIMONEATUMANO,nel 1348 ordinato vescovo di Gerace in Calabria, nel1366 trasferito sulla sede episcopale di Tebe, merita attenzione non solo per-ch possedeva l'importante manoscritto euripideo Laur. 32 2, ma anche per-ch impar l'ebraico e cerc di dare una nuova traduzione dell'Antico Testa-mento. Un'ulteriore figura dell'ambito bilingue dell'Italia meridionale, inpiena decadenza, fu NICOLADI REGGIO,che tradusse testi medici per Rober-to d'Angi (re di Napoli dal 1308 al 1345); le sue traduzioni di Galeno sonopreziose, specialmente in uno o due casi dove non esiste pi l'originale greco.

    Alla fine del XIV secolo merita una breve menzione il patriarca-notaio, e

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  • 2 . LA FILOLOGIAGRECAA BISANZIO

    pi tardi vescovo di Selimbria GIOVANNICORTASMENO(ca. 1370-1436).Que-sti ripristin la pratica abitudine di numerare i fogli di ogni fascicolo dei suoilibri; i bizantini, infatti, non avevano conservato la prassi tardo-antica dellanumerazione dei fogli. Cortasrneno identific alcune notazioni marginali inun esemplare della Fsica di Aristotele (ms. Ambr. M 46 sup.) come di manodell'imperatore Teodoro Lascaris di Nicea (1222-1256), dando cos esempiodi capacit filologica. Conserv anche il bel manoscritto miniato del libromedicinale di Dioscuride (Bibl. Naz. Nap., ms. ex-Vindob. gr. 1), riparandola rilegatura, s che esso pot continuare a essere utilizzato in un ospedale;purtroppo lui stesso trov (e forse anche i medici) la scrittura onciale del pri-mo VI secolo cosi poco gradevole, che riempi tutti gli spazi intermedi vuotisulle pagine con la propria copia del testo, e cos il suo manoscritto non hanessun valore calligrafico. Molto probabilmente fu lui il lettore di Diofantoautore della spietata maledizione in margine al manoscritto Madrid 4678, incorrispondenza di 2 8: Diofanto, possa la tua anima esser presa dal diavolo,perch hai escogitato problemi di una tal difficolt! .

    Negli ultimi decenni di Bisanzio, Mistra e Costantinopoli cercarono dicontinuare le tradizioni culturali come poterono, mantenendo anche impor-tanti contatti con l'Italia. Nella capitale, ci furono ancora maestri che poteva-no attrarre gli italiani e alcuni di questi ultimi intrapresero ilpericoloso viag-gio per imparare il greco. Una scuola diretta da GIORGIOCruSOCOCCA(notocome copista negli anni 1420-14-28)ebbe tra i suoi allievi il futuro cardinaleBESSARIONE;Crisococca ricevette inoltre incarichi dagli umanisti che anda-rono a trovarlo, come Filelfo e Aurispa. A Mistra ci fu una figura di spicco,GIORGIO GEMISTIOPLETONE,platonico, la cui ortodossia religiosa stataspesso messa in dubbio. Anch'egli fu maestro di Bessarione, e suscit unagrande impressione, quando giunse con lui a Firenze per il concilio del 1439.Sebbene non si possa pi credere che sia stato l'ispiratore di Lorenzo de' Me-dici per la fondazione dell'accademia platonica a Firenze [diversa l'opinionedi Vogt, vd. II 3.2.1],la sua fama era cos rinomata, che nel 1465 SigismondoMalatesta, il quale inutilmente aveva tentato di portarlo alla sua corte a Ri-mini, riesum le sue ossa a Mistra per trasportare con s almeno quelle.Questo gesto esaltato certo meno importante del lavoro di numerosi bi-zantini (compreso Bessarione) stabilitisi in Italia, che trasmisero il loro sape-re a un pubblico nuovo e assai ricettivo (vd. II 3.1).

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