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12 Voci... fuori dal coro In una chiesa sita a Panico nell’alto bolognese si è tenuto un concerto. Un concerto come tanti altri? No, un concerto eccezionale. Eccezionale perché il luogo in cui si è svolto è una grande chiesa costruita di sasso e non di pietra, una chiesa fab- bricata in puro stile romanico, sempli- ce e classica nella sua struttura, una chiesa che invita alla preghiera. Eccezionale il programma di alto livel- lo artistico. Eccezionali gli esecutori, sessanta per- sone e forse più dai dieci ai cinquanta anni, disciplinatissimi. Eccezionale il direttore, anzi, la diret- trice, la cara Rossella, dai gesti misura- ti, gentili ma determinati; ad un suo cenno squillano le trombe, ad un suo gesto le trombe tacciono ed inizia il canto del coro; ad un suo gesto, que- sta volta quasi imperioso, il tono delle voci si innalza, si spegne, si estingue. Alla fine applausi scroscianti, fragoro- si, meritatissimi. In tutto ciò ho sentito la presenza del- la mano di Marco cui va il nostro gra- to ricordo e la nostra riconoscenza. Tutto questo nell’anno di grazia 2007 non è eccezionale? Il decano del pubblico il novantaquattrenne conte Mario Rigi Luperti Come spettatrice potrei dire le solite cose: “è stata un’idea molto bella”, “mi è piaciuto”…Ma sono troppo ba- nali! Adulti e bambini insieme, tutti animati da gioia e impegno. Questo concerto non è solamente “riuscito bene”, ma ha anche espresso tutta la bellezza del canto (cosa che il nome del coro spiega molto bene) e i sentimenti dei cantori. Vorrei congratularmi con tutti quelli che hanno collaborato alla riuscita di questo concerto, perché mi hanno re- galato un’ora indimenticabile. La sorella di Eleonora Pizzi Carissima, mentre ci si affanna a dibattere su quello che la scuola dovrebbe o non dovrebbe fare, ecco che il sogno dol- cemente ostinato di una maestrina e- lementare ha scavalcato i fiumi - ora vorticosi ora stagnanti - delle parole, ed è approdato ad un fatto (o a un “accadimento”, per usare un termine che so esserti caro) grondante di con- cretezza e di bellezza, di armonia e di gentilezza. Un fatto che ha intessuto una fitta trama di relazioni fra istitu- zione e famiglie, fra pubblico e priva- to, fra la gente comune e gli addetti ai lavori. La “sana laicità” (come la chiama il dolce Papa Benedetto) non può che applaudire. Che c’è di più bel- lo di un’insegnante che coinvolge le famiglie e crea una vivace interattività fra scuola e vita? Ma applaude anche il Cielo, di fronte a dei cristiani che, senza togliere a Cesa- re quello che è di Cesare (e se mai dandogli tempo e fatica di tasca pro- pria), lanciano nello stagno il sassolino della Bellezza e della Verità, della col- laborazione rispettosa (di cui proprio il coro è felicissima icona), della pre- senza di Gesù o -almeno- della nostal- gia di Lui. E applaudo anch’io, che dal mio mon- satero di clausura non ho visto e non ho sentito il concerto, ma che, con la punta dell’anima, ho gustato lo “spirto gentil” che ne cosituiva il cuore. Sempre tua in Gesù e Maria Suor Maria Rosaria, Carmelitana Scalza a Parma “Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono. Dio le chiama per nome ed esse rispondono : Eccoci! E brillano di gioia per colui che le ha create” Bar 3,34-35 Riverberi Il Canto del Coro

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Page 1: Voci fuori dal coro Riverberi Il Canto del Coro Che fai tu...punta dell’anima, ho gustato lo “spirto gentil” che ne cosituiva il cuore. Sempre tua in Gesù e Maria Suor Maria

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Voci... fuori dal coro

In una chiesa sita a Panico nell’alto bolognese si è tenuto un concerto. Un concerto come tanti altri? No, un concerto eccezionale. Eccezionale perché il luogo in cui si è svolto è una grande chiesa costruita di sasso e non di pietra, una chiesa fab-bricata in puro stile romanico, sempli-ce e classica nella sua struttura, una chiesa che invita alla preghiera. Eccezionale il programma di alto livel-lo artistico. Eccezionali gli esecutori, sessanta per-sone e forse più dai dieci ai cinquanta anni, disciplinatissimi. Eccezionale il direttore, anzi, la diret-trice, la cara Rossella, dai gesti misura-ti, gentili ma determinati; ad un suo cenno squillano le trombe, ad un suo gesto le trombe tacciono ed inizia il canto del coro; ad un suo gesto, que-sta volta quasi imperioso, il tono delle voci si innalza, si spegne, si estingue. Alla fine applausi scroscianti, fragoro-si, meritatissimi. In tutto ciò ho sentito la presenza del-la mano di Marco cui va il nostro gra-to ricordo e la nostra riconoscenza. Tutto questo nell’anno di grazia 2007 non è eccezionale?

Il decano del pubblico il novantaquattrenne

conte Mario Rigi Luperti

Come spettatrice potrei dire le solite cose: “è stata un’idea molto bella”, “mi è piaciuto”…Ma sono troppo ba-nali! Adulti e bambini insieme, tutti animati da gioia e impegno. Questo concerto non è solamente “riuscito bene”, ma ha anche espresso tutta la bellezza del canto (cosa che il nome del coro spiega molto bene) e i sentimenti dei cantori.

Vorrei congratularmi con tutti quelli che hanno collaborato alla riuscita di questo concerto, perché mi hanno re-galato un’ora indimenticabile.

La sorella di Eleonora Pizzi

Carissima, mentre ci si affanna a dibattere su quello che la scuola dovrebbe o non dovrebbe fare, ecco che il sogno dol-cemente ostinato di una maestrina e-lementare ha scavalcato i fiumi - ora vorticosi ora stagnanti - delle parole, ed è approdato ad un fatto (o a un “accadimento”, per usare un termine che so esserti caro) grondante di con-cretezza e di bellezza, di armonia e di gentilezza. Un fatto che ha intessuto una fitta trama di relazioni fra istitu-zione e famiglie, fra pubblico e priva-to, fra la gente comune e gli addetti ai lavori. La “sana laicità” (come la chiama il dolce Papa Benedetto) non può che applaudire. Che c’è di più bel-lo di un’insegnante che coinvolge le famiglie e crea una vivace interattività fra scuola e vita? Ma applaude anche il Cielo, di fronte a dei cristiani che, senza togliere a Cesa-re quello che è di Cesare (e se mai dandogli tempo e fatica di tasca pro-pria), lanciano nello stagno il sassolino della Bellezza e della Verità, della col-laborazione rispettosa (di cui proprio il coro è felicissima icona), della pre-senza di Gesù o -almeno- della nostal-gia di Lui. E applaudo anch’io, che dal mio mon-satero di clausura non ho visto e non ho sentito il concerto, ma che, con la punta dell’anima, ho gustato lo “spirto gentil” che ne cosituiva il cuore. Sempre tua in Gesù e Maria

Suor Maria Rosaria, Carmelitana Scalza a Parma

“Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono. Dio le chiama per nome ed esse rispondono : Eccoci! E brillano di gioia per colui che le ha create” Bar 3,34-35

Riverberi

Il Canto del Coro

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Carissimi, quando ho riletto questa frase alla luce di quanto è avvenuto col nostro coro, l’ho sentita pro-fondamente vera per me e per noi tutti. Noi siam maturati pian piano, inconsapevoli di quale aspetto a-vrebbe avuto questo figlio, il con-certo, che ci è nato tra le mani. Ad ogni prova eravamo spettaco-lo a noi stessi, e poi anche agli al-tri, del nostro limite, soprattutto io, così immatura come direttrice, si può dire quasi alla prima espe-rienza, con quel di più di dimenti-canze che crescevano man mano che ci avvicinavamo al concerto. Ma spettacolo anche di sicurezza inesauribile nella grazia che ci veniva donata. Anche noi possiamo muoverci, e già ci siano mossi, con quella bal-danza ingenua (la “leggerezza” che mi attribuiva Paola in una mail) che viene tutta dal saperci figli amati e accompagnati ogni giorno. Al bambino che occorre più della certezza dell’essere figlio amato? Che occorre a noi più di questo ? Leggendo i vostri scritti che man mano arrivavano mi sono com-mossa profondamente, non solo per l’affetto che dicevano, parte importante dell’energia messa in questa impresa; ma soprattutto per ciò che mi documentavano inequi-vocabilmente.

Io, e Marco e voi, abbiamo letto tutti la medesima cosa in quanto è accaduto: non ce lo siamo sognati! E questo è indice inequivocabile di un miracolo avvenuto. Ho avuto un momento di tituban-za nel riportare questi messaggi che spesso mi ricoprivano di lodi, perché il merito maggiore è in real-tà di Nostro Signore e poi di Mar-co che nella sua umiltà, lietamente ci ha dato tutto. Quanto a me ho soprattutto detto sì a una evidente chiamata. Ma poi ho deciso di “pubblicarli “ lo stesso, perché al fondo di tutto avete colto davvero la realtà: qui tutti abbiamo intuito, con certezza sempre maggiore, che siamo og-getto di comprensione sterminata, di cordialità senza riserva. E se è stato vero al coro, è ragio-nevole credere che Colui il quale, come ha scritto Simona, “ci ha tanto voluto bene in questa impre-sa”, è pronto a farlo in ogni altro momento della nostra vita, se solo gli diciamo “sì”. Vi abbraccio tutti P.S.: non ho resistito alla tentazio-ne di insinuarmi nei vostri “river-beri” riportando l’eco che hanno avuto in me. Ecco l’origine dei ti-toletti delle pagine.(non sono frasi scritte da me, ma certo... sono mie)

Rossella

“Man mano che maturiamo, siamo a noi stessi spettacolo e, Dio lo voglia, anche agli altri. Spettacolo, cioè di limite e di tradimento e perciò di umilia-zione, e nello stesso tempo di sicurezza inesauribile nella grazia che ci viene donata e rinnovata ogni mattino. Da qui viene quella baldanza ingenua che ci caratterizza, per la quale ogni giorno della nostra vita è concepito come un’offerta a Dio.”

Don Giussani

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fatti che fanno dire l’un l’altro a chi vi assiste “non ci ardeva forse il cuo-re?”. Così ad Emmaus per i discepoli, così a Patmos, tra Policarpo e i suoi amici nel sentire Giovanni ricordare i fatti, così, come racconta Dante, gli amici di Francesco: “tanto che ‘l venerabile Bernardo / si scalzò [si fece frate] prima, e dietro a tanta pace / corse e, correndo, li parve esser tardo. Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! / Scal-zasi Egidio, scalzasi Silvestro / dietro a lo sposo [Francesco], sì la sposa [Povertà] piace.” E noi siamo qui, stupiti, a guardare questo fremito di stupore per una Bel-lezza impensabile alle nostre forze, eppur presente, che ha attraversato la storia e si trasmette davanti ai nostri occhi. Oh, certo quanti potranno darci dei visionari... ma le lacrime e la commo-zione di tutti l’altro giorno non erano una visione. Ciò che è accaduto era tutt’altro che scontato. L’oggetto della commozione non era certo l’effimera allegria di una festa scolastica di fine ciclo. E perché nella fedeltà ad un impegno profondo con il destino e la vera feli-cità propria e di ciascuno, questi fatti riaccadono? In realtà noi lo sappiamo. Il Destino e la Felicità, nell’ esperienza della Chiesa che è l’alveo dell’esperienza accennata, hanno un nome, Gesù Cristo, e dove gli uomini si radunano avendo la propria felicità e il proprio destino come oggetto del loro riunirsi, Lui riaccade.

Come a Emmaus. Visionari? È vero la nostra è pur sempre una equivocabilissima espe-rienza umana di uomini. Ma non fu diversa da quella degli stessi Apostoli, di cui, anche dopo l’esperienza scon-volgente della presenza fisica di Gesù dopo la resurrezione, appena prima della Ascensione, vien detto “alcuni pe-rò dubitavano”; e quanti davanti ai mira-coli di Gesù stesso, distogliendo lo sguardo dalla bellezza evidente, prefe-rivano le interpretazioni che li poteva-no giustificare nella loro inerzia? Non visionari dunque, abbiamo fin troppo presenti le nostre debolezze e fragilità, le forze in campo, e proprio per questo accusiamo il colpo di un Mistero che opera nonostante noi (che poss’io Signor s’a me non vieni con l’usata ineffabil cotesia?). La battaglia è inevitabile, è la vita, ma la speranza è possibile, ci è stata resa ancora ragionevole da ciò che è riac-caduto. Con Enrico V potremo ridirci “seb-bene in questo stato non ci ritrarre-mo”, “Noi pochi, noi felici pochi”. “Non nobis Domine sed nomini tuo da gloriam.” Noi non siamo come Leopardi che di-ce “questo d’ignoto amante inno rice-vi”, non siamo ignoti amanti. Noi a questo Mistero possiamo dire come Pietro “Signore tu sai tutto, tu sai che [io: non ignoto a te] ti amo”. Basta, sai che se prendo la ruzzola non mi fermo.... un abbraccio

Marco

“L’echeggiare della proposta di quell’Uomo e la verifica di essa è la grande avventura che fa della vita e della storia un cammino colmo di senso, invece che una dissoluzione di istanti; la grande avventu-ra che libera dal sentimento dell’inutile, ed erige nella for-za della speranza.”

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ad accettare le decisioni prese da altri. Una sera mi chiedevi, o forse Ti chie-devi, perché questa esperienza non era nata prima, e io ti ho risposto “perché non ci conoscevamo”, in parte è vero, ma è anche vero che non ci cono-sciamo molto neanche ora, però ab-biamo tutti la certezza che il cammino che dovevamo fare insieme ormai è concluso. Certo sarebbe bello se fino dal primo giorno di scuola genitori e insegnanti avessero reciproca e totale fiducia.....,ma forse era proprio questo ciò che dovevamo imparare. Quando sono nei panni del genitore e “soffro” per gli insuccessi di mio figlio dovrei cercare di memorizzare questo senti-mento e ricordarlo quando vesto i panni dell’insegnante. Quando sono un’insegnante dovrei ricordare che tutti i genitori, nel bene o nel male, per i propri figli cercano di fare il me-glio...........c’è chi ha affrontato la paura di cantare!!!!!!! Dovrebbe accadere sempre quello che accadeva durante le prove: noi impa-ravamo a “canticchiare”, tu imparavi a dirigere, Marco......imparava “la pa-zienza” per dovere avere per le mani dei “dilettanti stanchi, ma caparbi” (ma uno con cinque figli ha ancora bi-sogno di mettere alla prova la propria pazienza? Non credo proprio, forse vuole guadagnarsi in questo modo un posto in Paradiso......). E qui, per Tua fortuna finalmente concludo, eravamo lì tutti per imparare, anche a scuola siamo sempre lì tutti per imparare, ogni nuovo bimbo, ogni nuova fami-glia, ogni nuovo collega ci insegnerà qualcosa se abbiamo la pazienza di a-scoltarli. Ecco credo di aver scoperto l’acqua calda, però mi piacerebbe sperare che con la nuova prima l’esperienza che per noi è durata 3 mesi possa durare 5 anni, per questo ti auguro di potere in-tavolare con le nuove classi un rap-porto di totale e sincera fiducia fin dal primo giorno di scuola. Se il Signore ci ha dato un compito ci aiuterà a portar-lo a termine nel migliore dei modi do-nandoci gli amici giusti che ci accom-pagneranno nel nostro cammino. Un grazie grandissimo anche a tua sorella, che standomi vicina, ha dovuto soffri-re più di tutti gli altri. A proposito di tua sorella sei consapevole di quanta stima provi per te e di quanto ti ami ? Basta farle una piccola domanda su di te e Le si illuminano gli occhi. Un gra-zie anche ai tuoi angioletti che hanno un po’ sofferto per gli impegni della mamma, e a tuo marito che si è fatto coinvolgere in questa impresa. Con affetto e gratitudine

Pia (mamma di Stefano Bassi)

Cara Rossella, l’esperienza di cantare insieme ai genitori per me è stata mol-to emozionante perché le voci in più che si sentivano nel coro lo cambiava-no completamente. Riguardo ai due mesi di prove devo dire che sono stati davvero impegnati-vi, soprattutto per te che dovevi diri-gere e organizzare tutto e tutti da sola. Averci dato l’opportunità di cantare con i propri genitori mi ha suscitato una forte emozione anche se mia ma-dre durante i giorni che si stava a casa mi tormentava continuamente pro-vando i canti senza lasciarmi un mo-mento di pace... e Rossella!!!!! Te lo devo proprio dire, anche se il concerto l’abbiamo già fatto, mia madre conti-nua imperterrita a cantare. Spero di poter fare degli altri concerti dove tu dirigi, anche se non sarò più un tuo alunno “tormentone”. Con tanto affetto

Stefano (alunno)

Cara Ross, cosa dire, più ci si addentra in questa amicizia fondata sull’amore al nostro destino, che prende in considerazione proprio quelle domande che ci tro-viamo addosso in quanto uomini, e più sembra diventare normale -e ogni volta eccezionale- il riaccadere di que-sto Mistero; Mistero che raccoglie gli animi nello stupore di una bellezza in-sperata eppure evidente, ed in una u-nità che opinioni o caratteri pretende-rebbero impossibile. Tu lo vedi da qualche anno, io da qualche decennio, la Chiesa da 20 secoli: riaccade. Di nuovo e di nuovo ci sono dati mo-menti in cui è più evidente che qual-cosa avviene di corrispondente a quanto il cuore desidera; per chi è già stato mosso al cammino perché non si scoraggi e riprenda forza, per chi non aveva ancora una strada chiara perché possa intraprenderla. I fatti sono così, indicano un cammino, suscitano una responsabilità. Viene da pensare a come il Papa, nell’Enciclica, descrive l’origine dell’essere cristiano: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Per-sona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Da Papa non inventa nulla di nuovo, richiama alla memoria quella che è una costante nella storia della Chiesa: dei

“E voi, chi dite che io sia?” Finché esisterà il mondo, una voce d’uomo affronterà le coscienze degli altri uomini per riecheggiare la domanda, che è una proposta.

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Sono intervenuta alle prove del con-certo diverse volte. Nel sentire cantare i genitori, gli alunni e nel vedere l’impegno intenso e autentico della maestra Rossella nel dirigere tutta l’opera si è acceso in me in modo mol-to forte la sensazione di non essere sola;di essere tutti insieme un gruppo affiatato che ha condiviso per cinque anni di scuola tantissime emozioni (anche qualche esperienza negativa, u-tile comunque nella vita). Per questo ringrazio la maestra Rossella che in questa occasione è riuscita a farmi scoprire sensazioni ed emozioni che riempiono il cuore. Spero che continui ad insegnare ai bambini per molto tempo e a trasmet-tere loro questi valori importanti nella vita. Tantissimi auguri.

Gabriella, mamma di Leonardo

Tutte le persone sono diverse, ma una cosa sola ci accomuna: il cuore. Tu, Rossella, l’hai trovato costruendo le basi per questo magnifico concerto in cui tutti diamo il meglio di noi.

Michelangelo (alunno)

Cara Rossella, questo concerto mi ha permesso di capire molte cose; ad esempio la gran-de bellezza che si nasconde in questi canti meravigliosi. Oppure, che si può essere felici anche con le cose più semplici ma che ti arrivano al cuore e stanno lì….per sempre. Ci ho messo tutta me stessa e spero che tu l’abbia capito. Grazie, grazie per averci coinvolti in un’esperienza così bella e significati-va…perché un giorno…potremo ri-cordare di avere avuto una maestra come te.

Greta (alunna)

Ciao Rossella, scusa se arriviamo un po’ in ritardo ma volevamo anche noi esprimere un piccolo pensiero. Ti ringraziamo per averci dato l’opportunità di vivere questa meravi-gliosa esperienza perché ci è sembrato di tornare indietro nel tempo, quando “molto giovani e spensierati” canta-vamo nel coro della Parrocchia di San Martino. Da quando abbiamo avuto Simone ed Elisa abbiamo un po’ ab-bandonato i vari impegni concentran-

doci sulla famiglia e tutti gli impegni che ne sono derivati. In questi due mesi e mezzo abbiamo riscoperto il piacere di cantare, ma anche la voglia di stare insieme e chi l’avrebbe mai detto che in così poco tempo sarem-mo riusciti a generare tanta bellezza. Concludiamo dicendo che ne è valsa proprio la pena di vivere questa mera-vigliosa esperienza. Ciao

Anna Rita e Mauro Perini

Carissima Rossella, l’unica citazione che mi viene in men-te riguardo a domenica è di Ludwig Wittgenstein: su ciò di cui non si può parlare, occorre tacere; detto nel senso che non troverei le parole... Però pos-so dirti, sempre con le parole di qualcun altro, perché ho accettato di partecipare; le parole sono di Bruno Bettelheim e sono tratte da “il cuore vigile”, dove parla del pe-riodo nazista.... I loro beni terreni si erano impossessati così totalmente di loro, che essi non potevano più muoversi: invece di servirsene, ne erano dominati... (qui parlava degli ebrei che non erano fuggiti in tem-po utile) ...quando un mondo va in pezzi, quando la disumanità domina in-contrastata, un uomo non può con-tinuare il suo tran tran quotidiano come se niente fosse. In situazioni come questa si deve rimettere in causa tutto, si devono valutare sotto una luce radicalmente diversa tutte le nostre azioni, le nostre credenze, le nostre convinzioni. In altre paro-le, si deve prendere posizione nella nuova realtà, una posizione ben ferma, e non ritirarsi sempre più nel proprio guscio e nella propria vita privata. ....la difesa più importante è capire quello che sta accadendo in noi stessi e perché. Sviluppando un cer-to grado di comprensione l’individuo non ingannerà se stesso con la convinzione che qualunque tipo di adattamento all’ambiente a-vrà la virtù di proteggerlo. Al contra-rio, sarà in grado di riconoscere che molti di quei comportamenti che su-perficialmente sembrano idonei a pro-teggerlo sono in realtà distruttivi. ciao!

Lucia (mamma di Alice Fiegna)

“Non esiste nulla per l’uomo che lo faccia crollare, crollare con senso di abbandono totale e fiducioso, come l’essere scoperto e compreso.”

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Cara Rossella, Quando mi chiedesti aiuto per cantare insieme a “una decina” di genitori nel coro dei tuoi ragazzi ho risposto subi-to di sì, tanto è una vita che mi tocca di cantare e visto che i bassi sono sempre dietro manco mi emoziono più. Poi quando la cosa ha cominciato a impegnarti parecchio mi sono ingelo-sito, vedevo quante energie ti prende-va e avrei voluto che quelle energie fossero dedicate a noi. Quando sono cominciate le prove pensavo di essere lì a dare una mano e invece ogni sera che passava mi ren-devo conto di essere stato accolto in un gruppo di amici: i sorrisi delle mamme e dei papà, le pacche sulle spalle, la gioia di gustare l’armonia del-le voci che risuonavano insieme e le battute di Nino. Poi sono arrivati i ra-gazzi, la gioia è esplosa e ci ha condot-ti fino al trionfo di domenica 13 Mag-gio a Panico. Ora che il concerto è passato, ripen-sando a quella sera mi accorgo che ero pure emozionato, fiero di vederti lì a parlare di noi, il coro “Canto la bellez-za”, e orgoglioso di cantare al tuo ge-sto. Alla fine qualche genitore mi ha pure ringraziato! Ma io ho fatto quasi nien-te, è stato un impegno sì ma in fin dei conti ho ricevuto molto e sono con-tento di essere stato lì con voi. Grazie quindi Rossella per questa ini-ziativa che hai portato avanti con co-raggio e determinazione. Andiamo avanti! Altre campagne alla scoperta della bellezza ci attendono. Se con la sua voce o il suo braccio po-trà esserti di aiuto, il tuo fedele scudie-ro sarà al tuo fianco.

Sergio

Dedicato a Rossella Rossella, ti vorrei esprimere una bella sensazione ormai passata. Ero tra le voci bianche del coro “Canto la Bel-lezza” della Chiesa di Panico. Era una giornata molto bella e piena di sole, tutti gli spettatori attendevano con an-sia l’esibizione dl coro. Appena tu ini-ziasti a dirigere, io, come tutti gli altri, iniziai a cantare gioiosamente. Quan-do cantammo il Non Nobis mi venne d’improvviso la pelle d’oca; mi sentii leggero come un pulcino appena nato. Credo che solo il volo di una colomba possa dare un significato alle mie sen-sazioni, proprio come una colomba la mia voce si liberava nel cielo.

La mia gioia esplose quando sentii l’applauso eternamente lungo del pubblico. Avevamo fatto proprio un bel figurone.

Andrea Alvisi (alunno)

Cara Rossella, nella tua lettera bellissima hai chiesto un nostro pensiero…ma uno solo è ben poco, i pensieri da dedicare sono tanti. Innanzitutto ti ringrazio per la speran-za che mi hai dato, la gioia che questa bella esperienza ha dato a tutti, la spe-ranza che i bambini imparino che l’impegno, la costanza e la disciplina pagano sempre, la speranza che il “bello” della vita pervada tutti e tutto e che soprattutto ESISTE!; la speran-za che nel futuro la Provvidenza, che ci ha così voluto bene in questa im-presa, ci accompagni nelle difficili scelte che la vita ci porrà. Infine la certezza di aver vissuto un’esperienza nuova e bellissima; la certezza che la sera del concerto tutti piangeremo come fontane nell’imbarazzo generale e infine il mio ringraziamento. Grazie di tutto, grazie di cuore.

Simona Malini e famiglia

Cara Rossella, tu hai rivolto a tutti noi una lettera di ringraziamenti e già dalla bellezza dei tuoi scritti si comprende la “bellezza della tua anima”. Penso che Sergio, tuo marito, i tuoi fi-gli ed anche i nostri figli, siano stati fortunati nell’averti incontrato, forse proprio quella mano provvidenziale ha capito che avevamo bisogno anche di te. Credo tu sia la conferma al fatto che se ogni mattina alzandoti dai un per-ché autentico alle tue giornate, se credi e soprattutto ami quello che fai, ciò che ne deriva sia inevitabilmente amo-re. Per questo ti ringrazio di averci regala-to un’emozione così grande per quello che tu hai meravigliosamente definito “questo figlio che ci è nato fra le ma-ni”. Grazie di cuore

Roberta (mamma di Alessia Costa)

Be’, che dire… che venisse una cosa carina, ne ero sicura, ma fino a questo punto non credevo proprio!

“L’esperienza della bontà è l’incontro con un atteggia-mento che valorizzi quel che siamo, che dia speranza in ciò che saremo; la redenzione è annuncio di positività nella vita.”

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mi basta mai, gli sto correndo dietro... ma non riesco a raggiungerlo... questo periodo è particolare per me, come si-curamente immaginerai... ci hai chie-sto un pensiero, una riflessione, since-ramente non l’ho avuto quel tempo per pensare a questa esperienza vissu-ta insieme. L’ho vissuta e basta, solo ora ci sto pensando, in questo mo-mento che sto scrivendo e, mi rendo conto di come spesse volte viviamo le nostre cose non nel momento in cui le facciamo, ma “fuori tempo”, a poste-riori... forse proprio perché siamo troppo presi da tutto il resto. ma non per questo questa esperienza diventa meno interessante... è come quando si da la tesi di laurea, o come quando ci si sposa, si è troppo agitati per vivere appieno tutte le emozioni, che invece a mente rilassata, ripensandoci... pos-sono venir fuori. Quelle emozioni, che vengono represse per poter riuscire nel compito affidato. Ebbene, tutti noi nessuno escluso ha dato il meglio di sé, chi più chi meno (come me per e-sempio) ma questo non ha importan-za. È importante invece la risposta nostra alla tua richiesta di aggregazio-ne. in questo modo abbiamo aggiunto un altro pezzo di puzzle al nostro vis-suto, alla nostra esistenza, che è fatta di momenti belli e brutti. certamente questa esperienza è da ricordare come un bel momento, che si assaporerà come un buon vino invecchiato, che si apprezza meglio dopo anni dalla pro-duzione. ebbene, nella mia mente il ri-cordo di questa esperienza rimarrà, e più tempo passerà e maggiori saranno gli aromi che risalteranno nel momen-to che mi soffermerò a pensare a quel contadino (Rossella-Marco) che nella sua semplicità ha deciso di vendem-miare e di renderci partecipi alla pro-duzione di qualcosa di buono. Nessuno di noi, penso, sia stato con-sapevole del buon vino che si stava producendo. ma come si sa, molte delle buone cose che l’uomo ha fatto, sono cominciate così, per caso... Un abbraccio

Francesco.Basile

Non ho solo cantato, ma ho anche a-scoltato, contemplato e riflettuto su tutto ciò che abbiamo fatto! Ho infatti capito che la bellezza di un coro non è solo quella estetica di ogni membro di esso, ma è soprattutto l’amore per il canto e la felicità delle cose che si ese-guono. Queste ultime possono venire bene o male, ma l’importante è farle dando il massimo di sé ed amando ciò

che si canta o si fa. Perciò spero che il nostro concerto rimanga nei cuori di tutti e lasci come una scia luminosa di gioia e felicità, ma anche bellezza, che ci accompagni come strada lucente nella vita.

Eleonora Pizzi (alunna)

Questo concerto ha unito il piacere di due sensi: l’udito e la vista. E se mentre ascolti un bellissimo can-to, anche la vista si può beare di quel-lo che ha intorno (il “calore” di quella pietra spoglia e squadrata), bene, che cosa resta da dire se non che…il cuore mette le ali!

Laura (mamma di Eleonora)

Cara Rossella, forse più che conclusioni avrei dovuto scrivere “inizio”... perché in realtà spe-ro che quanto fatto in questi ultimi tre mesi sia l’inizio di una lunga e sincera amicizia. Ma andiamo in ordine perché vorrei dirti molte cose che in questo momen-to si accalcano nelle mente in modo un po’ confuso. Grazie perché in un colpo solo hai permesso la realizzazione di due miei sogni, il primo era partecipare ad un’attività scolastica dei miei figli (ho 4 figli e non ero mai riuscita nell’intento). Il secondo sogno era quello di cantare senza sentirmi dire “graziami: stai zit-ta”... quindi o Voi siete stati molto gentili nel sopportare i miei striduli suoni oppure mi avete insegnato come limitarli. Ti ho più volte detto che non mi ero mai divertita tanto e tale divertimento non era dovuto alla comicità della si-tuazione, ma al senso di profonda li-berazione e soddisfazione che prova-vo nel cantare con Voi. Hai detto più volte che nulla è casuale e sono pie-namente d’accordo con te, ma allora cosa ci doveva insegnare questa espe-rienza? Mi sono fatta più volte questa domanda, di certo a me non doveva insegnare a cantare, anche se la cosa mi farebbe piacere. Ho osservato, cer-cando di rimanerne in alcuni momenti estranea, uno dei rapporti più difficili che quotidianamente siamo chiamate ad affrontare: il rapporto insegnante - famiglia. Come siamo tutti diversi quando appena un po’ più lontani dai ruoli che vestiamo tutti i giorni ci sen-tiamo meno osservati e giudicati, co-me siamo più propensi ad ascoltarci,

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Secondo me le prove sono state molto belle, perché ci abbiamo messo tutto l’impegno possibile per un bel concer-to, posso dire lo stesso della maestra Rossella e di tutti gli altri. Mi è dispia-ciuto non partecipare al concerto.

Sergio De Vita (alunno)

Durante il concerto ero molto emo-zionata perché dovevo cantare di fronte a molti genitori e persone. Mi sono meravigliata soprattutto, alla fi-ne, perché non me lo aspettavo che al pubblico piacesse al punto da alzarsi in piedi e applaudire per così tanto tempo. E mentre vedevo tutte quelle persone che applaudivano mi sentivo felice e pensavo che avendo fatto dure prove dei canti alla fine si vedeva il ri-sultato: cioè un bellissimo concerto che è piaciuto moltissimo, a tutti. I-noltre ho notato che l’atmosfera era quieta, armoniosa, allegra e felice per questo lieto evento. E’ stato soprattut-to merito della maestra Rossella, aver avuto una bellissima idea e cioè fare canti splendidi e andare a cantare in una chiesa, così c’è più atmosfera gioiosa. Infatti il pubblico ha chiesto persino il bis e noi li abbiamo accon-tentati, rifacendo solo due brani però. Questa esperienza spero di ripeterla a settembre e ringrazio Rossella e Mar-co che ci hanno fatto imparare e mi-gliorare i diversi brani.

Alessia Mulas (alunna)

Che fai tu luna in ciel ? o…che fac-ciamo noi a Panico?! È stata un’esperienza meravigliosa, un’occasione per conoscerci ancora più a fondo. Qualcosa da non dimen-ticare. Un’occasione per scherzare ma anche riflettere, studiare e “fare un e-same di coscienza” Be’..non mi resta che dire: Grazie Rossella per averci fatto vivere un’esperienza così BELLA.

P.S.: Un ringraziamento speciale an-che a un maestro davvero speciale: Marco, che ci ha aiutati in questa fan-tastica avventura.

Cecilia LoChiano (alunna)

Cara Rossella, sono stata molto bene insieme a te questi tre anni; quello che poi abbia-mo fatto quest’ultimo anno mi ha en-

tusiasmato molto, era bello incontrarsi per le prove, cantare e ridere insieme, e ancora più bella, è stata la giornata del concerto. Ti confesso che ora che si è concluso e abbiamo meno possibilità di incon-trarci sono un po’ triste; anche se spe-ro che non ci mancheranno altre oc-casioni per cantare insieme.

Alessia Costa (Alunna)

“Con il mio canto Dolce Signore voglio cantare gesti d’amore, voglio arrivare oltre la morte un mondo nuovo voglio cantare…

Tu sei per me come un canto d’Amore Resta con me fino al nuovo mattino

Se Tu mi ascolti Dolce Signore Questo mio canto sarà una gioia E sarà bello vivere insieme Finché la vita un canto sarà…” Con grande affetto e riconoscenza a chi ha saputo ancora una volta tra-sformare la nostra vita in un canto d’Amore.

Alice e mamma Patrizia

Carissima, è con gioia che ho ricevuto altre foto del concerto, approfitto per ringraziar-ti non solo per la posta ma soprattutto per l’impegno che hai dedicato ai no-stri ragazzi e per l’affetto che ci hai trasmesso attraverso questi bellissimi momenti indimenticabili. Grazie per aver donato tanto amore.

Con affetto, Ilaria (mamma di Greta)

Dal poeta libanese Gibran Khalil:

“I vostri figli non sono i vostri figli.... Essi non vengono da voi, ma attraver-so di voi. E non vi appartengono ben-ché viviate insieme... Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, so-no scoccati lontano. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero infinito, e con la forza vi tende, affinché le sue frecce vadano rapide e lontane”. Questo è quello che abbiamo fatto e dobbiamo continuare a fare. Grazie. Ciao

Famiglia Fantini

Cara Rossella, solo ora trovo il “tempo” per scriverti, davvero mai come ora il tempo non

“Le nostre esperienze prese sul serio sono una autentica profezia (attesa, speranza…) di ciò che ancora non si ha. Se questa attesa è veramen-te consapevole allora essa diventa per forza preghiera”

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Anzi, da “addetta ai lavori”, vi devo ringraziare, perché mi avete fatto capi-re che non è la ricerca della perfezione a far sì che un evento raggiunga un ta-le risultato, ma l’entusiasmo, la gioia, il divertimento e la passione che ognuno di noi (bimbi compresi) ha messo a disposizione per gli altri. Grazie di tutto

Stefania

Cara Rossella, secondo mio padre e me, questa è sta-ta una bellissima occasione per dimo-strare a tutti cosa può saltare fuori da delle voci di piccini (o bambini) ed adulti, e da parte mia e della mai fami-glia un enorme grazie per averci fatto capire cosa vuol dire cantare con il cuore. Sei unica per riuscire a far diventare povere voci un coro fantastico: il coro Canto la Bellezza!!! Grazie

Giuseppe, (alunno) Pierluigi e Claudia Monari

Quando stavo cantando pensavo che stavo vivendo un sogno, invece era realtà. Finalmente in quel momento la scuola ideale che avevo sempre sogna-to si stava realizzando: ero contento, appassionato ed emozionato. Nell’ambito scolastico è un evento ra-ro in quanto la scuola molte volte è solo nozioni e non partecipazione e riesce solo in casi estremi a valorizzare le nostre inclinazioni.

Lorenzo Vetrò (alunno)

Ci hai chiesto un “riverbero”. Il river-bero è un riflesso di vibrazioni, di ca-lore e di onde, quindi hai scelto, forse non a caso, il termine più appropriato a ciò che sto per scrivere. Quando Cecilia mi ha informato del tuo progetto impulsivamente non ho avuto una splendida reazione, come spesso avviene agli impulsivi, poi, considerando che il mio lavoro non mi consente di avere molto tempo da dedicare a Cecilia e sentendomi in de-bito nei suoi confronti, a denti stretti ho detto si. Poi di prova in prova ho visto l’ entu-siasmo, senza la maniacale ricerca del raggiungimento della perfezione musi-cale ed interpretativa alla quale ero a-bituato, che mi ha permesso di ap-

prezzare molti altri aspetti del “CAN-TstARE” insieme. Entusiasmo, da parte tua, che mi ha particolarmente contagiato coinvol-gendomi anche in altri ruoli che mi appassionano forse anche di più (mi riferisco alla parte tecnologica). Hai mostrato carisma, ti abbiamo se-guito tutti! Mi ha fatto molto piacere ritrovare Sergio, anche se abbiamo camminato sulla strada della vita solo un breve periodo (ma possiamo, e dobbiamo, recuperare). Mi hai fatto conoscere Marco, una persona molto “ricca” e generosa. È stato molto bello aver fatto una co-sa così bella assieme alla mia famiglia, che è la mia vita. Per quello che riguarda il concerto, l’idea di miscelare musica e prosa è stata sicuramente positiva, scusa ma continuo a non condividere la scelta del non applauso (altra mia para). Si è molto sentito l’ impegno che ogni elemento ha dato alfine di ottenere l’ interpretazione dei brani, crescendo, calando, accelerando, rallentando ecc… Si avvertiva sentimento e un continuo scambio di vibrazioni tra noi e il pub-blico (con le mani legate -scherzo, è più forte di me anche nello scrivere). Ci siamo amalgamati molto bene, e ciò ha contribuito tanto al più che po-sitivo esito dell’ evento. Un’ ultima cosa non mi so spiegare, e forse ancora meno Stefania, sei riusci-ta a farmi fare cose che non faccio, non ultima questa di scrivere, farmi delle foto, l’ ultima fattami risale a due anni fa in occasione della prima co-munione di Cecilia, ecc…; ma su que-sto non importano spiegazioni, le ho fatte e basta. Ti ringrazio tanto, hai creato un ricor-do indelebile che sarà splendido tirare fuori dal cassetto del cuore quando i capelli s’ imbiancheranno. P.S. Mi piacerebbe, e credo non solo a me, di venire a conoscenza dei tuoi riverberi. Ancora Salutoni.

P.& B. Antonino (Nino)

A noi tutti

Nell’inverno ormai passato un dì arrivò un comunicato: “Volete voi, signore e signori, diventare dei cantori?”

Oh, che bella novità, ma chi mai la manderà? “E’ Rossella, la maestra!”

Page 6: Voci fuori dal coro Riverberi Il Canto del Coro Che fai tu...punta dell’anima, ho gustato lo “spirto gentil” che ne cosituiva il cuore. Sempre tua in Gesù e Maria Suor Maria

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Disse il bimbo alla finestra.

“Stiam facendo un bel lavoro per formare un grande coro. Coraggio mamma, dài papà, metti un po’ di volontà!”

Cominciò così in famiglia un allegro “parapiglia” che con amore ed emozione portò a tal condivisione.

Madri, padri, tutti uniti, agli incontri van spediti e col valor dei direttori diventarono cantori.

Ma qualcosa ancora mancava e la pace non ci dava: completarono gli artisti vallette, declamatori e strumentisti.

Fu con gioia ed allegrezza che cantammo la Bellezza in quel luogo sì incantato che Orlando avea trovato.

Nulla è stato bello al mondo quanto questo girotondo, che lieti ha reso tutti i cuori, genitori, bimbi, maestri ed avventori.

Maria Cristina Degli Esposti (mamma di Andrea Alvisi)

Sensazioni, emozioni, vivere e anche morire. La cosa che mi spaventa di più in tutto questo è l’assurda paura di scordare, perdere, e in qualche modo quindi regredire, o ancor peggio, tradi-re e rinnegare parte del proprio vissu-to. Perdonami, a volte temo che se tutto ciò che penso ha un senso, sono paz-za. Ma per fissare questo lembo di vita nel più arcaico dei modi ti scrivo. Ti scrivo la mia gioia, che so condivi-sa. Perché le parole su un pezzo di carta sono stralci di cuore indelebili al tem-po.

Mamma Debby (Debora, mamma di Carlotta)

Ciao Rossella, come vedi prendo in prestito la mail di Sofia per scriverti questo mio semplice pensiero. Pre-metto che esprimere ciò che provo non è mai stato il mio forte soprattut-to quando si tratta di tirare fuori ciò che ho dentro. Che dire, amo tenere tutto al calduccio dentro di me, e que-sta volta dentro ho davvero tanto... i primi incontri vissuti con il timore di chissà quale prova avrei dovuto soste-

nere anche perchè cantare è sempre stato un grande desiderio e con la gui-da tua e di Marco ho imparato a “Ti-rar fuori” la voce come non avevo mai osato fare. Adesso posso dire che non è un’impresa impossibile anche se c’è ancora da lavorarci (intendo sulla mia voce). Detto questo avrai capito che non vi mollo e a settembre ci sarò. La gioia più grande la sera del concer-to? Gli occhietti piccoli e lucidi di Marco (mio marito) che hanno incon-trato i miei fuori dalla chiesa (che ro-manticona dopo quasi 18 anni di ma-trimonio). E’ che i suoi giudizi sono sempre molto severi e non è un tipo che esterna facilmente le emozioni, ma i suoi occhi erano proprio lucidi lucidi. E poi mia cognata che è uscita con il fazzoletto umidiccio in mano e i miei genitori che stanno ancora pen-sando di avere una figlia che alla bella età di 43 anni riesce ancora a stupirli. Un grazie ancora per tutto il tempo e l’aiuto dato a noi ma soprattutto ai bambini che hanno avuto la possibilità di vivere una cosa così grande.

Cristina.(mamma di Sofia)

Grazie per aver intravisto la bellezza e averne percorso la via sino a raggiun-gerla, con così tanto amore e tenacia. Cara Rossella, come mamma mi rin-cuora enormemente sapere che, nella scuola, esistono insegnanti come te ad educare i nostri figli. Come persona, altrettanto enormemente mi rincuora sapere che l’umanità non è perduta fintanto che, con entusiasmo conta-gioso, ci sarà chi si adopera a trasmet-tere valori e diffondere amore.

Silvia Marzocchi

La forza della passione e della “legge-rezza” ha infranto ogni scoramento ed ogni dubbio. La tua vivacità ed il tuo modo di porti di fronte alle cose, come se queste fossero scontate, sono riusciti a rom-pere un po’ della mia rigidità nell’affrontare gli eventi. Mi sono lasciata trasportare dal tuo entusiasmo e dal tuo “guidare alla cie-ca” sempre arrivando magicamente al-la meta. Cara Rossella, hai fatto un piccolo mi-racolo. Speriamo che il tuo entusiasmo ed il tuo “ESSERE” vulcanico sia conta-gioso per tutti noi. Sei forte.

Paola (mamma di Sabrina)

“La convivenza con Cristo aveva generato un’evidenza, l’evidenza che in quell’uomo era troppo naturale, troppo giusto avere fiducia. Andare contro quell’evidenza sarebbe stato un andare con-tro se stessi. Ben poco comprendono an-che dopo la morte e la resur-rezione, però trattengono in sé quella misteriosa risposta, perché “l’ha detto Lui”

“La coscienza, nel suo aspet-to più puro e suggestivo, è il suggerimento più discreto: è l’ispirazione. Così la mia statura personale io la decido aderendo positi-vamente a delle possibilità delicatissime”

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Ciao Rossella, con il nostro coro è iniziata una bella esperienza, forse solo per gioco, più probabilmente per l’Amore verso i nostri figli e - perché no? - verso noi stessi. Oggi in ufficio, tra una riunione e l’altra, inframmezzate da un’arancia e panino davanti al video, mi è uscita questa riflessione, ripensando soprat-tutto alle prime prove del coro: “La nostra Bellezza ha unito le diversità, le ha difese, le ha valorizzate. Le nostre voci insieme potranno ancora esser-ne prova, basta volerlo.” A presto

Luca (papà di Enrico Eusebio)

Non credevo portasse tanto la passione per il canto perché, appunto per cantare, prego prestate ascolto in una scuola elementare son stato coinvolto. Colpa o merito non so subito adesso vi dirò: È stata mia nipote Cecilia che ha detto: su assieme ai nostri genitori, caro nonno vieni anche tu… la mia anagrafe dice che non sono proprio nato ieri comunque ho accettato volentieri. Coi bambini e i genitori cosa salterà mai fuori? Il risultato sapete quale è stato? Che abbiamo ben cantato. Come prima volta tutti assieme abbiam cantato proprio bene, non per merito della buona stella ma di Marco e di Rossella Scusatemi per questa cosetta, ma mi è venuta spontanea. Ho poco da ag-giungere, ma un poco che nello stesso tempo è grandioso: emozione. Emo-zione trasmessami anche dai miei ami-ci di Panico, i quali mi hanno delegato a trasmettervelo insieme ai ringrazia-menti. Anch’io ringrazio, naturalmente i miei familiari, ma mi sento di fare lo stesso con tutti voi, sinceramente, di cuore Sono contento

Orlando

Ora che siamo alla fine dell’anno e alla fine di quest’anno di coro, volevo dire grazie alla mia maestra Rossella e a Marco, che ci hanno fatto vedere i lati positivi della musica e della vita.

Se non fosse stato per la mia maestra e il concerto di Natale, questo coro non sarebbe mai esistito. Se ce la metteremo tutta potremo di-ventare veri e propri coristi, ma…lo siamo già!! Perché come abbiamo fat-to a conquistare gente che prima non era nel coro, e aver fatto commuovere tutto il pubblico? Pensa Rossella: io, che prima non a-mavo cantare, adesso canto anche mentre faccio la doccia!!!

Sofia (alunna)

Cara Rossella, inaugurando questo concerto hai fatto tanto per noi, per noi alunni che sia-mo (o almeno spero) tutti entusiasti di partecipare all’attività extrascolasti-ca. Sarà un’esperienza meravigliosa: e pensare che è iniziato tutto con una recita di Natale!

Carlotta (alunna)

Dato che è la prima volta che parteci-po ad un coro, ho visto come “fun-ziona”! Le emozioni maggiori le ho vissute durante le prove quando, dopo le va-rie ripetizioni dei canti, siamo riusciti a renderli sempre più belli. Durante il concerto l’emozione che predominava era la tensione e la paura di sbagliare. È stata un’esperienza unica!

Giorgio(papà di Eleonora Pizzi)

L’esperienza di canto è stata sicura-mente positiva e divertente, è stato bello cantare insieme, anche se molto impegnativo, soprattutto per mio pa-dre, ed anche indirettamente per le nostre famiglie (che dobbiamo ringra-ziare). Per alcuni genitori è stata la prima esperienza in un coro. Ricordo le prime volte che abbiamo partecipa-to alle prove, insieme ai nostri genito-ri, era strano e curioso, girarsi e vedere in nostri genitori cantare, e poi devo dire, anche bene. Poi siamo arrivati al famoso giorno del concerto, per partecipare ho ab-bandonato la spiaggia, eravamo leg-germente emozionati, per dover can-tare davanti ad un pubblico sicura-mente diverso dai soli genitori, poi tutto si è risolto benissimo. Sarà un bel ricordo che conserveremo a lungo.

Luca Minarini, alunno (Giampaolo e famiglia)

“Le idee, sia pur sublimi e dette nel miglior modo pos-sibile, non educano se non sono colte nella esperienza di una vita. Perciò il rapporto educativo è quello di una esperienza in-sieme; il dialogo educativo è allora solo il gesto comune”