vivere senza padroni

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  • 8/2/2019 Vivere Senza Padroni

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    Stefano Boni

    Vivere senza padroni

    Antropologia della

    sovversione quotidiana

    Eluthera

    2006 Stefano Boni ed Eluthera editrice

    il nostro sito www.eleuthera.it e-mail: [email protected]

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    SommarioIntroduzione pag. 3

    La condivisione: reti di convivenza e dono pag. 8

    Levasione: il lavoro e il consumo pag. 23

    Lo scontro: forme di resistenza a istituzioni repressive pag. 37

    La politica: quotidianit e rappresentazione pag. 50

    Noi: un circuito antagonista pag 67.

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    IntroduzioneIl movimento della sinistra antagonista e libertaria e la sua cultura: questo il temadiscusso in questo libro. Il movimento la sua cultura: questa la proposta chevoglio esporre e sostenere. In ci che segue, mi soffermo sulle pratiche di vitaquotidiana di chi tende a sovvertire lordinamento attuale. Sostengo che proprio nelvissuto quotidiano di chi porta avanti una critica radicale alle forme di dominiocontemporaneo, piuttosto che nei grandi eventi mediatici del movimento, che si

    pratica e si costruisce lantagonismo.Individuare e descrivere un ambito di prassi eversiva significa sovvertire due lettureegemoniche del movimento. La prima quella prevalente nel mondo normale, dellacultura dominante.La cronaca dei mass media e il senso comune sinteressano del circuito di personeche descrivo di seguito quasi esclusivamente quando si tratta di condannare qualcheazione di protesta violenta.La diversit tra i manifestanti e la societ civile spesso si riduce alla dicotomiasemplicistica tra chi rompe le vetrine e chi lavora per ripararle.Inoltre, lattenzione dei professionisti dellinformazione viene invariabilmente rivoltaa espressioni eclatanti, estreme, spettacolari: manifestazioni, scontri, grandi raduni,espropri o danneggiamenti.Il racconto mediatico di questi contesti spesso banalizzala differenza tra ribellione enormalit presentandola come una questione di simboli e mode o come una scelta trarispettabilit e vandalismo.

    La seconda rappresentazione distorta quella ufficiale del movimento.Lautorit di spiegare cosa sia veramente il movimento e la sua gente riservata aileader. Anche in questo caso, ci si sofferma su eventi o fenomeni che hanno unrichiamo mediatico, anche se si esalta la piazza piuttosto che demonizzarla. Spessoqueste autorappresentazioni si dilungano sulle grandi motivazioni ideologiche eassumono la forma della retorica militante, della propaganda e della teorizzazionepolitica. un discorso gestito da quei personaggi carismatici che riescono amonopolizzare laccesso ai media per sostenere che il movimento una collettivitrispettabile e legalitaria, una disubbidienza civile. Lopposizione radicale viene cos

    ridotta a un elenco di partiti, associazioni e gruppi, ignorando il fatto che queste siglecomprendono solo una parte relativamente piccola di chi manifesta. Nellottica diquesta rappresentazione, lantagonismo appare degno di essere raccontato soloquando si riunisce, si compatta, si mostra e si scontra. Viene cos cancellato il legametra mobilitazioni di piazza e modalit di gestione del quotidiano. Ci si soffermasullincidente, ci si limita alla cronaca giornalistica mentre quello che mi sembra pirilevante proprio ci che misconosciuto: lesistenza di una configurazioneculturale, intesa come un ambiente sociale in cui certi valori specifici sonoquotidianamente tradotti in vissuto. I mass media, ma sorprendentementeanche

    chi gestisce la rappresentazione autorizzata interna al movimento, occulta ci che cdi politico nel vissuto della gente che sostengono di rappresentare.

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    In ci che segue, mostro la limitatezza delle due prospettive e illustro la distanza traqueste e il vissuto di chi quotidianamente sovverte lordine. Lo scopo di unadescrizione dello stile di vita del movimento, ossia di questa trasmutazione in testodella quotidianit, non quello di prendere posizione, di dare giudizi morali o

    politici, n tanto meno di prendere le distanze da quelli che vengono etichettati comeestremismi. Raccontare questo circuito, ora, ha due scopi, differenziati per lettori.In primo luogo, questo lavoro pensato per chi vive lambiente che mi appresto adescrivere. Cerco di offrire una descrizione e unanalisi credibile e approfondita di unmondo che viene sistematicamente ridotto a uno stereotipo semplicistico nelmomento in cui viene rappresentato. La prassi di unesistenza al di fuori dei canonidella normalit tende a essere ignorata, trivializzata e criminalizzata dai media e non stato fatto, dallinterno di questo mondo, uno sforzo per raccontarsi nellaquotidianit. Eppure fermarsi come di fronte a uno specchio a ragionare su sestessi, sulla propria modalit di fare le cose e di vedere il mondo senza cadere nellabanalizzazione mediatica mi sembra uno sforzo salutare. La riflessione sul proprioquotidiano un modo per rafforzare la coscienza su quali sono le norme socialiinteriorizzate, anche se spesso recepite e praticate inconsapevolmente. Pensarsi comeparte di un circuito anche un modo per rivendicare unidentit propria, irriducibile aimmagini stereotipate e semplicistiche.In secondo luogo, questo testo un aprirsi alla normalit. Se chi appartiene al mondoqui descritto, potrebbe riconoscersi ne testo, chi non ne fa parte potrebbe trovare deglistimoli per cercare di comprendere meglio i propri figli, i propri vicini, i proprifratelli o semplicemente un frammento di umanit. Per chi esterno a questo mondo,

    la prima operazione essenziale ascoltare la diversit che si racconta in questolibro: cercare di capire modalit diverse di stare al mondo partendo dai fatti e dairacconti, liberando la letturaper quanto possibileda schemi mentali precostituiti,da stereotipi e pregiudizi. Non chiedo di sospendere il giudizio; chiedo di rinviarlo, difarlo seguire alla comprensione.Uno stesso testo per due categorie di lettori. Lobiettivo quindi quello di facilitareun dialogo con una diversit culturale vicina ma che si tende a condannare e svalutareprima ancora di cercare di capirla.Vista la difficolt che la normalit ha nel rapportarsi in maniera aperta e dialogante

    con quella che si pu inizialmente chiamare la diversit antagonista, il libro puessere uno strumento che permette di sostituire relazioni che stentano a crearsi, anchese in realt il testo pu essere solo un surrogato della conoscenza diretta.Esaminare linterazione tra la cultura dominante e chi vuole sovvertirla, anche unmodo per cercare di capire le ragioni di uno scontro.In queste pagine viene rappresentato un ambiente culturale, cos come lho vissuto ecome me lhanno raccontato, senza censure.Ho scelto di trattare temi sconvenienti spesso occultati come espressioni di uncircuito di vita. Il ruolo delle mie idee sul testo innegabile ma il libro una raccolta

    di vicende, racconti, vissuti che in una certa misura si narrano da soli edesprimono se stessi. Ho registrato nei primi cinque anni del nuovo millennio questeopinioni e questi eventi, li ho trascritti e commentati.

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    Ma le voci qui riportate raccontano, anche se non sempre consapevolmente, un ssociale: narrano un particolare senso del mondo che straborda e trascende la miasistematizzazione.Qui ripropongo queste voci. Il mio ruolo stato quello di rendere esplicite le

    regolarit nel pensiero e nella condotta di questarea, ossia i valori e le azioni comunie ricorrenti. Il testo sostiene che esiste un insieme dideali e di pratiche condivise ecaratterizzanti un circuito culturale: unidea egualitaria e partecipativa della socialit;una riduzione del consumo che consente una minimizzazione del lavoro; tensioni nelrapporto con le istituzioni; un quotidiano e variegato fare politica.Nel raccontare questo mondo trascuro le divergenze interne allambiente antagonistae libertario, i compromessi con le logiche dominanti e le incongruenze che sono purmolteplici e palesi. Ho scelto, invece, di soffermarmi su quelli che mi sembrano iprincipali caratteri distintivi della quotidianit, ossia su come il vissuto si distingue daquello prevalente. Limmagine che offro di questo mondo libera da interessi e nonsi allinea alle logiche dei gestori dellimmagine del movimento. A volte gli esempiriportati sembreranno estremi, frutto di scelte minoritarie e quindi non rappresentativedel circuito nel suo complesso. Il caso limite pu per indicare unaccentuazione didinamiche diffuse. La critica indomita dellesistente costituisce la premessa per lapensabilit degli atti descritti in seguito: certi vissuti, anche se non comuni, sono resiimmaginabili e possibili da un immaginario condiviso.Gli avvenimenti narrati di seguito hanno avuto luogo principalmente a Siena,nellambiente in cui ho vissuto in questi ultimi anni. Le testimonianze riportate quisono frutto di osservazioni e conversazioni informali con un centinaio di persone.

    Non mai stato fatto uso del registratore: mi sono annotato nella memoria leespressioni e le ho trascritte quando ne ho avuto occasione. La convivialit senese,che ha generato le pratiche che sono diventate loggetto di questa riflessione, relativamente ristretta e legata, per molti versi, a un ambiente rurale. Per alcuniaspetti innegabilmente diversa dalle socialit sovversive metropolitane. Potrebbequindi essere considerato uno studio rappresentativo della quotidianit delmovimento solo in un contesto particolare. La critica ha probabilmente una suafondatezza, ma il circuito senese inserito in una rete di frequentazioni con chicondivide valori analoghi altrove. Inoltre le pubblicazioni (sia quelle cartacee che

    telematiche) e i momenti dincontro tra diverse realt hanno permesso di verificareche la pratica sovversiva ammette variabili regionali, presenta delle discrepanze tracitt e campagna ma, al contempo, condivide alcuni tratti, alcuni valori fondanti.Cosa intendo quando parlo di circuito culturale antagonista apparir pi chiaramenteman mano che scorrer il testo e che saranno descritte vicende, persone, idee eluoghi. Il tentativo di caratterizzare il gruppo e le norme che descrivo come uncircuito culturale pone seri problemi. Le pratiche che racconto sono realtidentificabili nella prassi quotidiana ma sono, allo stesso tempo, difficilmentedefinibili e delimitabili al di fuori del loro dispiegarsi concreto: non hanno un nome

    n confini chiari. Il tentativo di discuterne in astratto per necessario, se non altrocome introduzione.

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    In prima approssimazione quello che mi appresto a descrivere la cultura delmovimento. Il passaggio cruciale che propongo quello dalleclatante allordinario,dalla retorica dei partiti alle assemblee di piccoli gruppi, dalle grandi manifestazionialla quotidianit, dalle posizioni di principio ai valori effettivamente messi in opera,

    dai leader alle persone dimenticate dalla televisione. Mi soffermo sui modi di sentire,di pensare e di agire che accomunano diversi individui appartenenti a un ambienteculturale definibile come antagonista o sovversivo. I termini antagonismo esovversione non si riferiscono quindi a una classificazione criminologica opoliziesca bens a unideologia diffusa associata a pratiche che, di fatto, tendono astravolgere importanti aspetti del vivere prevalente.La cultura delleversione, intesa come leffettivo seppur parziale rovesciamentodellordinamento ideologico e organizzativo, propone una quotidiana opposizionealla normalit. Il concetto di normalit verr usato per contrastare i modellidominanti nella societ italiana con chi li sconvolge praticamente. Quelli chedefinisco modelli normali sono sicuramente variegati: il mondo contemporaneostimola la moltiplicazione delle identit ma queste per alcuni versi mostranospiccate somiglianze tra loro.Racconto quindi un frammento del variegato mondo del movimento, quello dellasinistra antagonista e dellambiente libertario.La collocazione politica di questo circuito non riducibile a sigle. Larea comprendealcuni degli iscritti, simpatizzanti e votanti di Rifondazione Comunista ed ex-membridi associazioni quali ATTAC e i Social Forum. Le persone che generano lo stile divita descritto di seguito, per, pi frequentemente collaborano saltuariamente con

    gruppi extra-parlamentari, pi o meno attivi, delle aree dell(ex?) autonomia edellanarchia o non fanno politica in gruppi strutturati. difficile quantificare,misurare questa popolazione perch la sua composizione mutevole e i suoi confiniincerti. Questarea ha infatti rapporti stretti con ambienti affini, anche se praticapercorsi privilegiati di convivialit interna che definiscono unidentit e generano unapratica distintiva. utile sgombrare il campo da fastidiosi fraintendimenti e da rappresentazionifuorvianti. Il circuito culturale osservato allinizio del terzo millennio, un prodottostorico che ha le sue radici pi evidenti nei movimenti di contestazione che si sono

    sviluppati soprattutto dal 1968 in poi. I semi gettati negli ultimi decenni si sono pertrasformati, mischiati, aggiornati, dispersi e sarebbe approssimativo e semplicisticoidentificare la pratica antagonista contemporanea come un residuo, unasopravvivenza, di movimenti e stili di vita degli anni Sessanta o Settanta. Non sitratta neanche di una cultura giovanile, appellativo abusato e spesso connotato comeun semplice momento di passaggio, parte del ciclo della vita. Le culture giovanilisono, per definizione, una fase che porta, con la maturit, a prendere le distanze,spesso pentendosi, degli errori di giovent. Le modalit descritte, anche se in buonaparte praticate da giovani, non possono essere ridotte a fenomeno giovanile. Una

    parte cospicua dei protagonisti del testo ha figli e ha passato i trentanni impenitente.Inoltre, le varianti giovanili della cultura trattataad esempio il mondo degli studentiuniversitari tendono a essere, per diversi aspetti e in particolare per quel che

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    riguarda leconomia, meno distintive e a mostrare una peculiarit pi estetica chepratica. Non si tratta neanche della cultura di una classe subalterna di lavoratorisfruttati.O meglio, questa caratterizzazione sembra inadeguata perch, come vedremo, il

    lavoro non prevede certamente n posizioni dirigenziali, n carriere partitiche divertice, n lavvio di grandi attivit imprenditoriali, ma ugualmente restioallimpiego salariato proletario.A differenza da quanto sostenuto in modo pi o meno strumentale, lapparenza nonsembra un elemento distintivo in grado di poter predire lappartenenza allambientein questione. Ci possono essere ricorrenze nel mostrarsi allesterno: certi stili nelvestiario, lutilizzo di certi simboli espressamente politici (magliette con liconastandard del Che, scritte antifasciste o slogan movimentisti), una tendenza al piercinge ai dread. Questi segni sono, per, elementi non caratterizzanti, nel senso che oltre anon appassionare tutti i membri della socialit sovversiva, vengono spesso impiegatida gente che vive la propria quotidianit in modo distante dallambiente descritto diseguito. Inoltre, lutilizzo dei simboli e la gestione dellapparenza non vengonoconsiderati centrali nello stabilire appartenenze di gruppo. Il vestito in realt ammetteuna grande variabilit (vecchi, usati, etnici, autoprodotti, riadattati) anche seminimizza gli abiti alla moda e costosi. Se esiste unidentit nellapparenza, questa vacercata in quella che viene in genere letta dal mondo prevalente come una certatrasandatezza, che , per chi la pratica, il rifiuto, e in alcuni casi lesplicito eimpenitente sovvertimento, di quelli che sono i canoni dominanti di abbigliamento. nel vissuto quotidiano che si scontrano due modi di vedere e vivere il mondo ed

    quindi fuorviante limitare le divergenze ad aspetti estetici e coreografici quali lemodalit di vestirsi.Per designare il circuito antagonista viene, a volte, usato un noi. Il noi indica unasoggettivit plurale, un senso di appartenenza attivo. un noi indefinito e spessonascosto negli stessi discorsi dei protagonisti. Indefinito perch il noi lascia apertediverse interpretazioni su dove tracciare quel confine tra chi sta dentro e chi sta fuori.Si fa riferimento in continuazione a una collettivit, scarsamente definita, nonomogenea ma segnata da azioni e modi di fare condivisi, coordinati e finalizzati.Questo noi viene riproposto, nella sua indeterminatezza, come designatore

    dellambiente qui discusso.Nei capitoli che seguono esamino alcuni ambiti in cui questo noi si distingue dallanormalit: le modalit di socializzazione, luscita dal mondo del lavoro e delconsumo, gli attriti con le istituzioni, la dimensione politica. La prassi sovversiva vacercata nella complessa interazione tra questi diversi atteggiamenti e nei valori cheesprimono. Un singolo fattore non sarebbe sufficiente a caratterizzare il noi: solonella loro totalit i vari aspetti compongono, come frammenti di un mosaico,unidentit dotata di senso. Solo laccostamento di molteplici elementi caratterizzano,nel loro insieme, unappartenenza che comunque diversificata e aperta a soluzioni

    molteplici.

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    La condivisione: reti di convivenza e donoSolidariet e uguaglianza vengono spesso presentate come valori imprescindibili delmovimento e della sinistra. Ideali che hanno un fascino speso, nella politica ufficiale,per invocare una mobilitazione di piazza, la modifica di una linea politica, lostanziamento di soldi per interventi umanitari, lazzeramento del debito di alcunenazioni. Solidariet e uguaglianza risuonano nei programmi dei partiti politici, neidiscorsi dei parlamentari, nelle dichiarazioni di intenti delle organizzazioni nongovernative, negli slogan delle manifestazioni e nei documenti del movimento.Invocare questi valori, in genere, non significa adottare una pratica di vita coerente: latraduzione in prassi spesso delegata ai politici, alle associazioni o allinterventodello Stato. Per rendere operativi questi nobili principi non prevista unatrasformazione della vita dei singoli ma un intervento degli organi incaricati, delleistituzioni.I gestori ufficiali della solidariet e delluguaglianza spesso proiettano la loropensabilit in luoghi immaginati e tempi posticipati.Per solidariet si adotta un bambino a distanza, si comprano prodotti equi e solidali,si organizzano campi di volontariato, si apre un conto alla Banca Etica, addiritturasinvocano interventi militari.Luguaglianza economica, in modo simile, passa attraverso politiche governative che,nei casi migliori, riescono appena a ridurre spesso in maniera fittizia lenormedivario tra i redditi.Luguaglianza politica passa necessariamente attraverso la rappresentanza che, nel

    momento in cui permette il voto, di fatto esclude il cittadino da qualunque altroprocesso decisionale. La delega, con la conseguente inattivit quotidiana, afondamento della politica delle democrazie rappresentative: delega innanzitutto nelrapporto tra votante ed eletto, delega nella partecipazione a partiti e associazioni cheprevedono invariabilmente (anche quelli che professano con forza legualitarismo)strutture di comando, rappresentanti e, appunto, delegati. La proliferazione di discorsisul nuovo municipio e sullAgenda 21, che prevedono un maggiore coinvolgimentodella cittadinanza, rimangono, per ora, limitati sia nella composizione di chi ha dirittodi partecipazione che nel peso decisionale degli organismi, quasi invariabilmente

    consultivi e sottoposti alla ratifica delle istituzioni.Gli ideali solidali ed egualitari vengono, al contempo, evocati per attrarre consensima ben circoscritti nella loro applicazione pratica: lattivismo prende forme diversema comunque distinte dal vissuto di tutti i giorni. Non prevista la pratica dellasolidariet e delluguaglianza nel quotidiano: non richiesto un attivo aiuto reciprocoallinterno dei circuiti politici e associativi; non forse considerata neanche pensabileuna gestione delle decisioni realmente partecipata e orizzontale. Nelle istituzioni pensabile come azione immediata non la pratica, ma solo lastratta rivendicazione diquesti valori. Solidariet e uguaglianza sono discorsi che si traducono nella

    costruzione di un immaginario etico e politico, un voler essere. Nel proiettare gliideali nella sfera dellazione associativa o istituzionale, si perde di vista la

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    manifestava la sua irritazione contro gli immigrati: Mi pare di sentire latelevisione!. calato il silenzio. Il contatto con la normalit, luscita dallambientedel noi, pu essere traumatico. Daniele percepisce in quasi tutti i parenti unamancanza di interesse per la sua vita, non gli chiedono cosa faccia o dove abiti. Ha

    limpressione che la sua esistenza faccia parte di ci di cui non si parla, ci di cui siha timore per una diversit troppo accentuata, non assimilabile, non digeribile.Gianna ha passato buona parte della sua estate con il compagno in un paese del bassoLazio e si trovata a vivere due eventi mondani: un matrimonio e un battesimo. Nellapreparazione allo sposalizio si sentita soffocata dalle attenzioni per la sua diversit.Mentre gli altri erano tutti omologati, mascherati tutti uguali: il suo vestito di linoera troppo semplice, considerato inadeguato alla cerimonia; non ha accettato leperle che le aveva offerto la madre del compagno per nobilitare la sua apparenza;non andata dal parrucchiere prima dellevento; non si stirava i vestiti; non riusciva atrovare una sintonia con le altre donne del paese; durante il pranzo nuziale hacominciato a fare battute sarcastiche a cui solo io ridevo. In pratica, stato unoscandalo. Al battesimo si seduta casualmente a un tavolo di soli uomini cheparlavano di politica esprimendo posizioni fasciste; a un certo punto Gianna hapreso la parola e ha espresso le sue idee. Da figlia gli dicevo di guardare il mondoche avevano creato. Gli dicevo che si dovevano porre il problema di fare un mondodove una ci potesse vivere serenamente. Gianna pensava di essere stata dialogante,di essersi espressa sinceramente, di essersi aperta al confronto. Altro scandalo: iparenti tolgono la parola a Gianna e al suo compagno, lo zio addirittura minacciafisicamente il nipote, il ragazzo di Gianna. Il disagio generato da rapporti che non si

    fondano sulla condivisione di valori e pratiche non limitato ai legami di parentela, siritrova nei rari casi in cui la scelta della residenza esce dalle reti di conoscenzaconnotate e conosciute e si fa casuale, come ad esempio per gli studenti universitarifuori sede. Sole ha vissuto per sei mesi in una casa con altre studentesse. Oltre asentirsi ferita dal perentorio rifiuto delle coinquiline ad accogliere il suo cane a casa,ricorda la sensazione che ha avuto quando si accorta che gli alimenti in frigoriferoerano divisi per piani, che indicavano la propriet: Mi ha preso male. brutto! Ma propriobrutto! Ho pensato Io qui non ci voglio vivere.La distanza tra circuiti a volte si amplifica, prescinde dalle sfumature, si legge come

    contrapposizione. I 99 Posse cantavano Io odio, un fatto di appartenenza. Lucilla,una sera che alterata, si sfoga: il mondo esterno tutto una merda, chi passeggiaper il corso di Siena sono dei mostri, dei mostri. Non ci si riesce a parlare. A voltebasta un nulla, una mancata sintonia nel saluto, per far scattare riflessionisullimpossibilit di uno scambio proficuo con chi non si avvicina alle modalitinquesto caso allinformalitdel noi. Fabrizio va a prendere suo figlio alla scuolamaterna. Incontra un altro genitore, un signore.Fabrizio (al signore): Ciao.Laltro: Buongiorno!.

    Fabrizio (dopo un po, rivolto a me): Non so mai come rapportarmi con i miei pari,che rapporto averci. Forse perch non voglio che siano i miei pari, non vogliodiventare cos.

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    Gli itinerari di breve e lungo periodo sono caratterizzati da scelte spesso difficilmenteconcepibili in circuiti culturali diversi dal noi. Nel gennaio 2001, un ragazzo e unaragazza partono dalla loro comunit, sulle colline sopra Pistoia, con lintenzione diraggiungere a cavallo prima il lago di Bolsena, dove un loro conoscente fabbro si era

    offerto di costruirgli un carro, e quindi Napoli.Il viaggio, iniziato in inverno, procede a piccole tappe di poche decine di chilometrial giorno riuscendo a percorrere principalmente strade sterrate fino a Napoli, salvopoi tornare perch i cavalli erano richiesti per la semina primaverile.Il noi abbatte i canoni propagandati e prevalenti, lasciando alla creativit umana ilcompito di trovare strade diverse. Una comune, ad esempio, per combattere lastruttura maschilista del linguaggio, sceglie un plurale al femminile invecedellortodosso plurale maschile: i membri, maschi e femmine della comune sichiamano e si fanno chiamare le comunarde. Il tentativo di allontanamento dalprevalente genera canoni, modelli di condotta e reti di frequentazione incentrate sullamessa in discussione dellautorit e del profitto, sulla condivisione e sul mutuosoccorso.Questi principi non vorrebbero per essere imposti, attraverso lindottrinamento o lacostrizione, ma semplicemente proposti: laffinit ideologica stimola lamicizia; lalontananza non implica sanzioni o imposizioni ma semplicemente separazione dicircuiti di frequentazione. Si tratta di norme di condotta che non vorrebbero esserenormative o fisse ma che configurano una momentanea sintonia nella pratica, senzagenerare vincoli.Parte del mondo antagonista si propone di ritornare a quello che simmagina essere

    lo stato di natura, libero da quella che viene percepita come la degenerazionecontemporanea chesi credefaccia perdere di vista la comune umanit. Per alcuni,lautosussistenza in un luogo isolato la soluzione migliore per costruire unesistenzaalternativa: Ci vogliono almeno un paio di generazioni prima di purificarci di tutte lecazzate che ci hanno messo in testa. Alla disumanizzazione degli altri sicontrappone una lettura dei rapporti nel proprio ambiente come semplicementeumani. Si ammette che, in realt, non tutti i comportamenti, anche allinterno dellarete di convivialit sovversiva, esprimono questumanit, ma perlomeno la direzionedovrebbe tendere alla spontaneit, al rifiuto delle convenzioni repressive, alla

    liberatoria evasione dalla moralit generale. I rapporti dovrebbero fondarsi sulrispetto reciproco, sulla fiducia, sulla solidariet e sullaccoglienza delle diversit.Valori relazionali che permettono di costruire rapporti, quindi di uscire in sensoegualitariodallindividualismo.Per alcuni la ricerca di unarmonia condivisa si traduce nel ripensamento delladimensione emotiva, corporea e spirituale. Le sedute di stimolo della consapevolezzaindividuale e di gruppo, attraverso forme di espressione artistica, ascetica,drammatica e sperimentale mirano a equilibrare la persona e i suoi rapporti, spessoproponendo come metodo e fine il rifiuto della gerarchia e un relazionarsi

    orizzontale. Lattenzione per il corpo, espressa nel gusto di fare e ricevere massaggi,nella meditazione, nella danza, in unalimentazione preferibilmente priva di agentichimici, cos come nello studio di terapie naturali meno invasive, spesso

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    presuppongono il rifiuto dellautorit medica ufficiale e di una concezioneesclusivamente ospedaliera del benessere. Lesplorazione di percorsi spirituali spesso con influenze orientali o sudamericane evadono i canoni classici deldogmatismo religioso, contaminano le certezze in una continua ricerca di unarmonia

    personale e collettiva. Queste forme di espressione sono vissute, da alcuni del noi,con scetticismo perch accusate di misticismo e leaderismo, mentre altri vivonoquesti percorsi di sperimentazione come una dimensione della ricerca di uno stare-nel-mondo privo di autorit e prevaricazione, e quindi propongono vissuti e valorianaloghi a quelli di chi difende convinzioni atee e razionaliste.La condivisione un valore centrale nel vissuto quotidiano del noi. unacondivisione spontanea, non autoritaria, esterna alle istituzioni, priva di strutturegerarchiche. La tendenza a mettere e mettersi in comune idealmente generalizzabilenel senso che non limitata ad ambiti, persone o contesti particolari.Larmonizzazione delle diversit concepita e gestita allinterno di un vissuto checerca di minimizzare il potere. Di conseguenza, la sintonia, la volont individualecollettivizzata, che permette di costruire relazioni egualitarie. La curiosit lamigliore amica comune si legge in una raccolta di fogli in cui sono contenute lefrasi storiche pronunciate in un appartamentino. La curiosit, la disponibilit allaconoscenza, la premessa per la costruzione di uno spazio comune tra persone,momento di reciproca scoperta che richiede i valori sbandierati nel noi dellospitalit e del rispetto reciproco, senza seguire percorsi preordinati se nonlaffinit elettiva.La musica uno degli ambiti di espressione e un risultato dellindividualismo

    egualitario e partecipativo che caratterizza i rapporti nel noi, libera armonizzazionedi volont individuali.Un pomeriggio una decina di amici la maggior parte dei quali senza particolaricompetenze musicali genera spontaneamente una suonata. Un paio di personemettono mano ai tamburi presenti in soggiorno, altre rimediano un tamburino e altrepercussioni.Cira va a prendere in macchina due strumenti autoprodotti con vasi di fiori coperti dateli sintetici tirati e fissati sulla superficie.Una grande forma di parmigiano di plastica viene provata e utilizzata dopo aver

    appurato che produce un suono decente. I cucchiai di legno della cucina sostituisconole bacchette; si prova a suonare con posate per terra, sul tavolo. Tra un pezzo e unaltro, gli strumenti girano di mano.La suonata improvvisata, racimolando gli strumenti a disposizione, costituisce unascena abbastanza usuale nel noi. Chi ha degli apparecchi musicali, spesso li portacon s. Si suona in gruppo durante ritrovi sociali, cene, feste, spesso improvvisandocon ci che disponibile. Il metodo e la dinamica della suonata rivela dei tratti dellasocialit egualitaria: un rapportarsi coordinato liberamente dai partecipanti cheinteragiscono, si ascoltano (o provano ad ascoltarsi) per generare unarmonia. Lesito

    prodotto dallinterazione di persone con competenze musicali a volte molto diverse,che si valorizzano reciprocamente nellincontro e nella voglia di far nascere

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    unarmonia acustica. Un flautista che si scusa per non essere riuscito a inserirsi almeglio nella melodia di una canzone, si sente rispondere da un chitarrista napoletano:Qui nisciuno professional. Le percussioni che riempiono le serate, i cerchi ditarantella, le improvvisazioni sonore sono modalit di socializzare e di concepire il

    mondo vicine al noi: la musicalit spontanea e aperta un elemento che sinseriscein maniera coerente con i valori dellegualitarismo e della partecipazione diffusa.Come la musica anche la giocoleria altro ambiente che spesso si sovrappone alcircuito qui trattato percepita come un ritorno a una naturalezza, a unacorporeit non convenzionalizzata. una continua esplorazione delle potenzialit della coordinazione (giocoleria conclave, palline, diablo), dellequilibrio (acrobatica, trapezio), della flessibilit(contorsionismo), delle recondite e stupefacenti capacit del corpo (mangiafuoco,fachiro, mimo), dellarmoniosit (contact, danza), dellinesauribile ricchezza dellinguaggio (cantastorie, filastrocche, conduzione degli spettacoli). Larte di stradariparte dallessenziale, il corpo umano e le sue risorse, cos come la musica ripartedallaccessibile semplicit del ritmo e delle tonalit. Nelluno e nellaltro caso ilricorso agli strumenti relativamente poco importante: a essere valorizzato ilcoinvolgimento della persona attiva. Non c giocoleria che non investa direttamentela persona e il suo fare; gli attrezziquando vengono utilizzatiesaltano le capacitsenza assumere unattrattiva autonoma. Inoltre i congegni sono soggetti a continuiprocessi di manipolazione: si generano continuamente strumenti musicali cos comeoggetti di giocoleria, anche se in un caso e nellaltro c la possibilit di comprarli. Igiocolieri, spesso praticano forme di autogestione creativa: si crea ci che serve

    partendo non dalla fissit della tecnologia bens dallumanit e dalle sue capacitinventive. Lautogestione, in senso pi ampio, interessa anche lorganizzazione diincontri, di spettacoli, la trasmissione reciproca del sapere.Percussioni e arti di strada sono considerate, in qualche modo, ambiti salvati,riscattati alla normalit, che connotano il noi, anche se mai secondo rigidi criteri diinclusione/esclusione. Gli ambienti del noi e dei giocolieri presentano importantisovrapposizioni nei valori, nelle pratiche, nelle persone: in entrambi i contesti siesalta il sincretismo, libridazione, il flusso e lindeterminatezza.La giocoleria vede nellalterit non un pericolo ma una frontiera da scoprire perch

    proprio nellinnovazione che si genera spettacolo. La giocoleria non solo si apre a unmeticciato artistico, ma rivendica il momento della performance pubblica come modoper diffondere messaggicome un virus allinterno della normalit. Lo spettacolosi fa per lesterno, comunicazione: il pubblico dovrebbe uscire non solo divertitoma contaminato dagli stimoli che le esibizioni propongono. La giocoleria quindi siacircuito connotato, sia canale di trasmissione dei valori di questambiente.Musica e giocoleria sono inseriti in una socialit intensa, frutto di reti di conoscenzeconnotate ma ampie. Reti di rapporti che vengono coltivate nella condivisione dimomenti di svago. Le cene, il bar, le visite e soprattutto le feste si accordano bene

    con le caratteristiche di convivialit del noi: aperta, partecipata e allargata.Una socialit accentuata che riscopre quello che viene visto come il libero godimentodella conversazione, dellalcol, di luoghi belli, del cibo, di sostanze psico-attive, di

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    sonorit. Martina il pomeriggio del primo dellanno osserva le tartine di fegato esalmone (preparate con condimenti gi offerti durante la settimana di feste) cheserviranno per un pranzo di una decina di amici. Guarda che signori! Non abbiamo isoldi per comprare la benzina, ma guarda che pranzetto da signori!. Le feste sono

    momenti di reciprocit, di offerta, di preparazione collettiva che scandiscono,soprattutto in primavera e in estate, lintensificarsi della convivialit: incontriallargati sia occasionali (feste improvvisate, concertini tra amici, viaggi in gruppo)che a date fisse (compleanni di amici o figli di amici, Capodanno, lequinozioprimaverile e il solstizio estivo, il 25 aprile, il Primo maggio, i raduni musicali). Ilnoi ha una dimensione millenarista, interessata innanzituttoperlomeno in questafase storica a una salvezza personale, a un sottrarsi da unumanit che, per moltiversi, disprezza: per molti una modalit per uscire dal mondo repressivo lariappropriazione del tempo dedicato al divertimento, al piacere, allo svago, al riposo,allamore. Ci si autopercepisce tra i pochi che riescono non solo a sviluppare unasorta di comprensione profonda delle convenzioni distruttive contemporanee, maanche a vivere una socialit, in qualche modo, al di fuori delle bruttezze del mondo.Il sottrarsi permette e genera momenti di incontro gratificante, spesso festaiolo.La riflessione su questi momenti di socialit sollecita il racconto di una praticasociale spesso associata a questi incontri, frequente non solo nel noi ma in modoaccentuato in questambiente: le canne. Nel noi si usano sostanze (principalmentemarijuana e hascisc) che tendono a essere socializzate nel consumo e socializzantinegli effetti, a differenza delle droghe che tendono ad accentuare la dimensioneindividualistica come la cocaina o gli acidi. La coltivazione di marijuana provata da

    molti, quasi sempre per uso personale, con modalit che vanno dalle piantine allefinestre a forme di coltivazione pi redditizia. Verso marzo iniziano a circolare i semie per aprile le piantine sono, in genere, gi germogliate. Ci si preoccupa di collocarle,spesso con giri da una casa allaltra, in un luogo sufficientemente vicino per poterleaccudire regolarmente ma lontane da occhi indiscreti. La coltivazione spessounoperazione condivisa che vede pi persone coinvolte: chi offre competenzetecniche, chi si limita a fare i complimenti dopo una visita guidata, chi si alterna ainnaffiarle durante la lunga estate prima del raccolto. Il raccolto, appunto, a finesettembre o a ottobre, e quindi la seccatura a volte accelerata un po brutalmente

    con il passaggio in fornoe le prime degustazioni.Il consumo di sostanze psico-attive rappresenta un momento di condivisione, il tipodi scambio disinteressato, differito, allargato che viene valorizzato nel noi. Lapreparazione della canna spesso unoperazione collettiva in cui diverse personecollaborano nel reperire il necessario: il fumo, le cartine, il filtro, la sigaretta o iltabacco. La canna si prepara con hascisc o marijuana di propriet di qualcuno che laoffre volontariamente: non mai consumata individualmente se c un gruppo. Lacanna deve girare: chi la prepara o laccende, la passa alla sua destra o alla suasinistra.

    Una coppia di amici che, durante una festa, rimasta a un tavolino da sola a fumare,senza collettivizzare, attira, infatti, commenti negativi. Il giro e la proposta di fumare

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    che pu naturalmente essere rifiutatacoinvolgono tutti quelli che partecipano allaconversazione, che sono presenti alla convivialit del momento.Daniele, che viene saltato dal giro perch ne sta preparando unaltra, scherzosamentesi lamenta e la richiede. A volte, a feste o raduni, dopo un giro completo di quelli con

    cui si sta chiacchierando, la canna passa al di fuori del gruppo di conoscenti,semplicemente donandola al vicino sconosciuto. Si saltano solo quelli che si sa chenon vogliono fumare, altrimenti il giro viene rispettato rigorosamente. Chi incertosulla persona a cui cederla chiede dove andava? e gli verr indicata la direzione.Anche se si preparano e si fumano canne da soli, lattenzione alla distribuzione delfumo indica una volont di condividere la tranquillit associata al consumo di hascisce marijuana. Il giro che fa una canna pu essere tra due, fino a una decina di persone.Se si in due a fumare e uno deve assentarsi e non pensa di tornare presto, a volteinvita laltro a finirla, rendendo cos lecita la fine della condivisione. Per giri poconumerosi, in cui si pu fumare pi a lungo prima di cederla, a volte si fa attenzioneche la canna concluda il suo giro con lultimo in modo che a fine fumatala cannasia stata passata lo stesso numero di volte a tutti. Se il giro numeroso, la canna sartendenzialmente pi carica di fumo o marijuana e si faranno solamente un paio di tiriprima di passarla.C unattenzione a fumare in modo tale da garantire a tutti perlomeno un tiro. Se lacanna non finisce il giro pu intervenire qualcuno: Bisogna fare unaltra canna perStefano. Se il gruppo numeroso, per ovviare allimpossibilit di soddisfare tutticon una sola canna, vengono spesso preparate e appicciate pi canne che girano indiverse direzioni in modo da coprire il gruppo.

    Visto dallottica del noi, la cannacome le sigarette e lalcol, oltre che al cibo rientra in un circuito di reciprocit, di dono, di condivisione. Per diverse ragioni elillegalit contribuisce forse meno delle ristrettezze economichesi pu essere prividi hascisc e marijuana anche per lunghi periodi, ma si comunque coinvolti nelconsumo proprio grazie allofferta rotativa. Si consuma prevalentemente allinternodei giri di amici, ma alle manifestazioni e ai concerti si pu chiedere a chi non siconosce un po di fumo, una canna o anche solo un tiro. Inoltre, il fumo e lamarijuana sono tra i beni pi di frequente scelti per fare regali. Chi ha, cede; chi nonha, condivide il consumo e metter a disposizione se e quando avr.

    I momenti di socialit festaiola, a volte, coinvolgono reti pi ampie del circuito disocialit del noi e sono quindi momenti in cui la fragile identit del noisincontra con ambienti pi o meno simili. Sono i criteri e le modalit di gestionedella festa nel noi in genere a basso costo e aperta che denotano i valori delgruppoorganizzativo e, in parte, selezionano i partecipanti. Una casa comune invita gli amiciper coinvolgerli nellorganizzazione di una festa impegnativa. La discussione sisofferma sulle modalit per raccogliere, nel corso della serata, i 1.100 euro spesi perla preparazione (rimborso a un gruppo di musicisti, costi per lamplificazione, il

    generatore, il vino e i cocktail). Nel corso della discussione, alcuni sostengono che lasoluzione pi semplice quella di mettere il vino e i cocktail a pagamento, seppur aprezzi modici (rispettivamente 50 centesimi e 1 euro a bicchiere). Altri credono che il

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    prezzo fisso dia unimmagine bruttasembra di essere in un localeed megliocondividere le spese con gli amici chiedendo una decina di euro a un centinaio dipartecipanti: questo, si dice, il modo per coinvolgere gli amici, perresponsabilizzarli. Baffo: Per me la festa non inizia quando arriva la gente che si

    dice ora la festa iniziata. La festa nella preparazione, nel cucinare insieme,nellaccendersi una canna, nel chiacchierare. Io sar qui dalla mattina, vengo anche adormire per fare queste cose. Si decide infine di raccogliere i soldi con prezzi fissiper vino e cocktail ma spiegando bene, con cartelli esplicativi, perch si fa pagare,elencando le spese che si sono sostenute e la cifra che serve per coprirle; una voltaottenuta la somma necessaria, non si pagheranno pi le bevande.Altre volte si va in giro con una cassetta per raccogliere le donazioni che nel noisono finalizzatequasi invariabilmentenon a un profitto ma a cercare di appianarei costi.Lesempio citato sopra ci porta a riflettere su un tratto importante forse cruciale del tentativo di strutturarsi di un individualismo egualitario, ossia i processidecisionali di interesse comune, il momento in cui le singolarit si confrontano perstabilire una linea condivisa. Qui lideale dellindividualismo egualitario si trova adover fare i conti con la necessaria armonizzazione delle singolarit in vista di unoscopo, di un progetto comune. Essendo impraticabile il ricorso alla coercizione escarso il consolidarsi di figure riconosciute come dotate di notevole autorit ecarisma, la capacit di agire collettivamente necessariamente costruita su unconsenso che dovrebbe seguire momenti di discussione e confronto.Il coordinamento tra individui frutto spesso fragile e momentaneo

    dellattivazione di reti di conoscenze gi consolidate.La faticosa mobilitazione dei singoli in attivit condivise pu riguardare la decisionedi aggregarsi a una casa allargata, il coinvolgimento nellannuale produzione dipassata di pomodoro, la raccolta delle olive, cos come lorganizzazione di una festa ola decisione su come gestire un procedimento giudiziario. Laccettazione collettiva diun certo modo di affrontare un progetto si fonda sulla capacit persuasiva di chipropone quella modalit.Le decisioni vengono, in genere, prese orizzontalmente. Non esistono strutturegerarchiche prestabilite, n si creano personalit che riescono a indirizzare

    costantemente a loro piacimento il processo decisionale. Lautorevolezza nelconfronto attraverso il quale vengono stabiliti gli obiettivi del gruppo frutto di unacapacit, dimostrata nel tempo, di chiarezza nellanalisi, di tenere fede agli impegnipresi, di generosi sforzi in precedenti attivit collettive o di competenze specifiche.Un superiore peso decisionale ovvero una maggiore capacit persuasiva puessere riconosciuta in questi casi ma lautorevolezza vale solo fino a quando la lineaprescelta non urta gli interessi e la sensibilit degli altri. C sempre la possibilit dirimettere in discussione, anche radicalmente, progetti di interesse comunitario gidecisi e avviati: si pu accusare di protagonismo e leaderismo chi minaccia

    lorizzontalit. Lautorit momentanea e sottoposta a un continuo processo divalutazione e verifica.

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    Lobiettivo la partecipazione sorretta dal consenso, senza deleghe e votazioni. Senon si arriva a ununanimit convinta, si cerca perlomeno di non suscitareopposizioni nette. Lespressione di una contrariet al sentimento prevalente nelgruppo genera spesso riflessioni e un approfondimento del confronto. Quando, per,

    le posizioni stentano a conciliarsi, la divergenza pu condurre una parte in generequella minoritariaallabbandono: ci si allontana dal processo decisionale e dalle sueconseguenze. In contrasto con la gestione gerarchica dei processi decisionali(aziendali, militari, burocratici) che prescindono dal consenso, spesso nel noi laprocedura lenta, attenta al rispetto dei ritmi di ciascuno. I percorsi collettivi sono,soprattutto in fase di progettazione, incerti, invertibili, con tempi e risultatiimprevedibili. Su iniziative di breve scadenza cos come su progetti di lungo periodo,larte della persuasione non basta se non si combina con la capacit di condividere edi costruire una gestione collettiva, diffusamente soddisfacente.Le decisioni vengono prese con modalit comprese tra due polarit procedurali cheammettono comunque posizioni intermedie e numerose ibridazioni. Da un lato, lospontaneismo in cui legualitarismo si esprime in una bassa strutturazione enellarmonizzazione volontaria delle individualit, priva di momenti decisionaliriconosciuti come centrali e vincolanti. Linsofferenza verso linvadenza del grupposul singolo risulta in un rifiuto di impegni formalizzati. Si preferisce la discussionespontanea, magari nel corso della cena, o i confronti che non necessariamentecoinvolgono tutti quelli che partecipano a un progetto. A volte basta una voce perfissare un incontro: Stasera non uscire che si parla. La libert individuale dovrebbeessere protetta dalle interferenze del gruppo e larmonia complessiva dovrebbe

    risultare dallistintivo affiatamento personale. Le affinit si scoprononellimplementazione: spesso la progettualit quindi limitata e poco vincolante.Dallaltro lato, alcune comuni, associazioni, gruppi, preferiscono forme di confrontocomunitario (la riunione, il cerchio, lassemblea) a cui viene riconosciuta lautorit distabilire decisioni vincolanti per i partecipanti. Questi momenti, a volteesplicitamente ispirati alle varie tecniche e forme della comunicazione di gruppoconsapevole o ecologica, vorrebbero essere fortemente egualitari, dando a tutti lapossibilit di esprimersi liberamente.Non esistono figure di autorit, se non raramentequalcuno che, negli incontri pi

    allargati, facilita il dialogo. Non esistono regole procedurali fisse, se non quellestrettamente funzionali come, ad esempio, il passaggio di un oggetto per segnalarechi ha la parola, cercando in questo modo di minimizzare le interruzioni e lasovrapposizione delle voci. Raramente vengono fissati limiti temporali per gliinterventi e si cerca, al contempo, di stimolare un coinvolgimento attivo di tutti ipresenti. Ci pu essere una programmazione delle tematiche da affrontare che comunque modificabile secondo i desideri dei partecipanti. Nel corso del dialogo, ledivergenze che emergono vengono esposte e analizzate. A volte il contraddittorio sifa acceso, genera tensioni e il confronto stenta a trovare soluzioni condivise, ma

    comunque il tener conto dei pareri, delle ragioni, delle argomentazioni e delleproposte altrui che dovrebbe condurre verso un graduale avvicinamento delle diverseposizioni. In seguito allo scambio di opinioni, le vedute di ognuno si dovrebbero

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    fondere in un convincimento comune, in cui chi ha partecipato alla decisione e nevive le conseguenze si dovrebbe riconoscere. Quando questo non avviene, il gruppopu far sentire, sulle questioni che lo riguardano, il proprio peso sui singoli affinchsiano accettate le mediazioni ritenute pi ragionevoli. Le decisioni prese in questi

    momenti di confronto comunitario, se non completamente rispondenti alla volont diognuno, dovrebbero essere, per lo meno, un compromesso considerato accettabile.Non si tratta di discorsi astratti: la riunione spesso delibera sullassegnazione deicompiti ai singoli, sulla distribuzione dei fondi collettivi, sulla gestione degli spazicomuni, sulla pianificazione di lavori e investimenti.Esiste il problema, soprattutto nei gruppi pi strutturati, di come rapportarsi conmembri che, pur non sollevando obiezioni al momento della delibera collettiva, nonsi conformano alla linea stipulata. La sanzione rispetto a queste forme diindisponibilit a rendere operative le decisioni comunitarie prevedono il ricorso allareprimenda pubblica, al pettegolezzo, al sarcasmo sullinadempienza e, in formaestrema, allallontanamento, non tanto dalla convivialit del noi nel suo complessoma da alcuni ambiti specifici: uniniziativa, una casa, un gruppo politico. A livello dicircuito pi ampio, non sono state elaborate modalit per stigmatizzare icomportamenti ritenuti gravi, offensivi, violenti, se non il diffondere linformazionesul fatto. Anche chi si comporta occasionalmente in maniera consideratadal sentirediffuso immorale, egoista, prevaricante, strumentale viene raramente affrontato oemarginato.Una perquisizione risulta in tre accuse di reato: furto, propaganda sovversiva ecoltivazione di marijuana. Le tre imputazioni sono mosse contro gli unici due

    residenti ufficialmente nella casa in cui vivono, in realt, altre quattro persone. unassemblea a tratti nervosa in cui i fatti vengono soppesati a lungo, le varieopzioni vagliate, le voci di tutti ascoltate, che decide di cercare di dirottare laccusa dicoltivazione su un altro membro del gruppo, in modo da scagionare i due indagati dauna delle tre accuse. Si tratta, in pratica, di sostenere, sotto testimonianza, di essere ilsolo responsabile della coltivazione di marijuana. Tra i quattro abitanti non indagati,uno ha in corso due procedimenti penali e si decide di esimerlo dalla responsabilit diquestultima accusa.Gli altri tre si riuniscono un paio di volte e valutano i rischi che comporta

    lautodenuncia. C inquietudine per una decisione non facile. Nessuno si offre comevolontario e si decide quindi di estrarre a sorte: chi avesse alzato la carta pi alta daun mazzo si sarebbe denunciato. Lintero processo decisionale si svolgeorizzontalmente, senza costrizioni, basandosi su valutazioni di opportunit.Lattivazione di questo tipo di procedura decisionale prevede e richiede reticoli direlazioni relativamente omogenei dove vige il principio delluguaglianza e dellasolidariet quotidiana. Questi circuiti, anche se coinvolgono persone disperse sulterritorio, hanno frequentemente dei luoghi di residenza e di ritrovo che sono centralinella rete di frequentazioni. In genere le case del noi sono pronte ad accogliere,

    senza ricompense monetarie, amici e conoscenti per periodi anche lunghi. In alcunicasi, questapertura fa nascere luoghi dove la condivisione accentuata. I percorsi divita dei singoli spesso conducono, per periodi pi o meno lunghi, in case allargate,

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    con composizione fluttuante, aperte allospitalit, gestite collettivamente, a voltelegate a progetti esplicitamente politici. Queste case sono una necessit in quantopermettono di abbattere le spese, ma sono anche luoghi di sperimentazione dellaconvivialit. La convivenza viene organizzata in modo pi o meno esplicito

    nellespressione dei valori dellindividualismo egualitario e solidale. Il gruppo sitrova a condividere cos non solo una residenza ma un percorso di vita, per periodianche lunghi, e a doversi dare un ordine decisionale, a dover stabilire le modalitdella relazione tra singolo e gruppo. interessante notare la composizione di queste case. Si tratta spesso di abitazionidove diversi amici, non legati da rapporti parentali, scelgono di vivere sotto lo stessotetto. La scelta della residenza non si struttura necessariamente, forse neancheprimariamente, intorno al rapporto di coppia. Luscita dalla convenzione porta a unripensamento generalizzato dei rapporti sentimentali e della concezione di famigliache viene frantumata e ricomposta dai singoli in maniera personale. Cercare didescrivere regolarit nellorganizzazione dei rapporti di amore nel noi e cercare dicapire se siano diversi da quelli prevalentie se sono diversi, in che modo? operache lascio volentieri ad altri. Mi limito qui ad affrontare lorganizzazione dellaresidenza e a dire che lo stereotipo del sesso libero o del rapporto aperto non rendegiustizia di un processo complesso, finalizzato al tentativo di costruire unaconvivialit fondata sulle proprie esigenze, a prescindere dalladerenza ai canonidominanti. Esistono coppie che convivono, ma allinterno di un panorama cheammette una variabilit compresa tra la residenza da sola/o a una allargata che a volteconta diverse decine di persone. La scelta della coppia di vivere assieme

    unopzione, possibile ma non necessaria, spesso parziale.Le situazioni pi stabili e strutturate (comuni, centri sociali) oltre ad avere unricambio costante di residenti stabili prevedono spazi (stanze, divani, spazi per tende)per gente di passaggio. La fluidit residenziale prende la forma di un flusso, in alcunicasi continuo, di ospiti che si fermano per periodi pi o meno lunghi.La composizione delle case quindi soggetta a stravolgimenti dovuti alla nascita ealla fine di rapporti di fiducia, di amore, di comunanza e di affinit politica. Ccomunque una marcata tendenza allaccettazione di nuovi inquilini, a unaccoglienzaordinaria anche quando di lungo termine, alla trasformazione dei rapporti di amicizia

    in offerta di coabitazione. A volte, i rischi umani e legali dellaccoglienza adesempio nella ricezione per mesi di numerosi extra-comunitari senza permesso disoggiorno in una casa comunenon prevalgono sul principio e sulla volont di aprirela casa a chi ne ha bisogno.In genere si ha una limitata sicurezza rispetto alla stabilit della situazioneresidenziale. Raramente gli alloggi sono di propriet; a volte si tratta di abitazioniabbandonate o occupate; spesso si vive in affitto o secondo altri accordi, ad esempiosi effettuano dei lavori di ristrutturazione invece di pagare mensilmente. Gli edificisono spesso malandati, parzialmente inagibili, non ristrutturati.

    In una casa allargata si dorme per un primo periodo, mentre si fanno dei lavori, tutti esette in una stanza. Successivamente i locali sono attribuiti ai singoli, anche se si

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    pone il problema di non vincolare la coppia a una stanza: si sceglie quindi di sancire,almeno teoricamente, la libert di tutti di sistemarsi a loro piacimento per la notte.In questi contesti emergono i tentativi di avviare percorsi comunitari.Gli ambiti che si decide di affrontare collettivamente possono essere pi o meno

    coinvolgenti. Nelle realt pi precarie in cui c un minore investimento comunitario,ci si pu limitare allassistenza nei piccoli problemi quotidiani; alla gestione di unorto o di alcuni spazi comuni; allorganizzazione di feste, incontri e spettacoli; a unacassa comune per le spese essenziali; a forme di assistenza finanziaria per chiattraversa momenti di difficolt. In realt pi strutturate, si arriva a gestirecomunitariamente non solo la casa ma anche il lavoro, i progetti politici coinvolgenti,le vacanze, lintera gestione finanziaria, le tensioni interne al gruppo e i problemiesistenziali dei singoli. In genere, queste esperienze hanno sia una progettualitinterna, legata a una convivenza orizzontale e solidale di chi le vive stabilmente, sialintenzione di aprire il luogo allesterno, mettendo a disposizione spazi (ad esempiolaboratori dove lavorare il legno o la ceramica, locali per iniziative, riunioni e feste),accogliendo chi senza casa, ospitando momenti di approfondimento o svago,agendo come fulcro di gruppi di acquisto o di iniziativa politica.Il tentativo di sviluppare delle modalit di stare insieme egualitarie e solidali pone laquestione di sviluppare strumenti decisionali alternativi, tema che spesso generadiscussioni appassionate.La ricerca di modalit per strutturare il rapporto tra persona e gruppo in modoegualitario prende, a volte, la forma di riunioni settimanali (della durata di diverseore, occasionalmente di giorni), cos come di discussioni a cena, o altre modalit

    creative di confronto.In una casa composta da quattro persone si crea tensione perch due donne accusanodue uomini di lasciare spesso piatti sporchi nei lavelli. Il disagio femminile si esprimeinizialmente con una scherzosa Petizione per la difesa del piatto, in cui si denuncia latriste condizione del piatto lasciato oleoso. Gli accusati reagiscono con un dettagliato,anche se ugualmente ironico, cartellone, posto vicino ai lavelli, in cui sinvitano icomponenti della casa a segnare le volte in cui i piatti vengono sporcati e le volte incui vengono puliti. Uno sguardo veloce segnala spiccate differenze nel bilancio deisingoli, anche se una massima di Russell scritta sul cartellone avverte che ci sono tre

    tipi di bugia: la bugia, la bugia infame e le statistiche. In seguito, un Quesito,appeso sulla porta della cucina, chiede: La massimizzazione dellefficienzasistemica causa o conseguenza della massimizzazione del benessere individuale?.Lesempio mostra come si cerchi di gestire le potenziali tensioni amplificando lacomunicazione e cercando forme che stimolino una riflessione, senza offendere,nellimpossibilit di costringere.In alcuni casi i muri delle case si riempiono di lamenti, considerazioni, espressioni diesigenze, sfoghi, indovinelli, disegni, indicazioni, avvertimenti In una casaallargata, allennesima bolletta Telecom pagata con i soldi della cassa comune, a

    cui contribuivano tutti gli abitanti giudicata da alcuni eccessivamente gravosa,viene nascosto il telefono portatile della linea fissa. Per telefonare bisognava usare iltelefono fisso, collocato in un luogo non riscaldato. Era inverno. Chi aveva nascosto

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    il cordless sperava cos di ridurre le spese telefoniche o, perlomeno, imporre, alfreddo, una riflessione.I percorsi comunitari sono spesso fragili: i tentativi si spengono per sfratti,insostenibilit finanziaria, conflitti interni. Costanza, dopo lennesimo sfratto: Sono

    stanca di spostarmi ancora. Ogni poco a fare traslochi. Non si riesce a vivere qui. Seuno vuole vivere qui perch ci lavora, perch gli piace il paesaggio, non ce la fa. E lecase vengono tenute vuote. Vendute a tedeschi, a milanesi, anche a senesi che leaprono una volta al mese. Sento un senso di rabbia. Metterei una bomba in casa diuno che ha trenta case e le tiene vuote. Sento solo rabbia. Tentativi comunitari chespesso sfociano in frustrazione ma che rappresentano anche semi di esperienzepersonali che germogliano in altri contesti, a volte coinvolgendo altre persone.Allinizio di questa parte sulla gestione della socialit nel noi, ho sostenuto che lacapacit di generare pratiche distintive egualitarie, orizzontali e solidali eracentrale per valutare la reale autonomia ideologica e pratica rispetto ai modellidominanti. Lanalisi indica che esiste una traduzione in prassi dei valori proposticome caratterizzanti, una implementazione per parziale, limitata a particolari ambiti.Sia la forza che la debolezza del noi possono essere ricondotte, almeno in parte,alla fragilit dei processi decisionali, non vincolanti, permanentemente discutibili,non coercitivi. Da un lato, il procedimento partecipato attraverso il quale si generanodecisioni di gruppo rivela alcuni valori centrali come il rifiuto dellautorit edellinvadenza nelle libert individuali; delinea circuiti identitari; indirizza attiviteconomiche, scelte residenziali, iniziative politiche. Dallaltro lato, lindividualismoegualitario mostra spesso limiti organizzativi: una scarsa efficacia rispetto agli

    obiettivi proposti; iniziative economiche spesso prive di competitivit rispetto aicanoni del mercato; una insufficiente sintonia nei tempi e nei modi dellagirecollettivo; un impatto pubblico esiguo.Questi limiti sono dovuti a problemi irrisolti nel rapporto tra singolo e collettivit:una partecipazione fluttuante e scostante ai momenti di deliberazione, decisioni einterventi lenti e faticosi, scarsa chiarezza nella distribuzione dei compiti, inefficienzarispetto agli impegni presi come singoli e quindi come gruppo. Attualmentelindividualismo egualitario riesce a offrire i canoni per unorganizzazione collettivanella sopravvivenza quotidiana, in iniziative di corto e medio periodo, in gruppi poco

    numerosi.Sono rarima non del tutto assenti le realt consolidate da decenni di esperienza,competitive sul mercato, che coinvolgono in modo intimo una collettivit allargata. Sigestiscono insieme ispirandosi allorizzontalit partecipata lavori agricoli,feste, case, comuni, alcuni gruppi politici e centri sociali, attivit artigianali, gruppi diacquisto, incontri di giocolieri e di ciclisti sovversivi, oltre che lorganizzazione elofferta di informazioni telematiche, come in alcuni gruppi di attivisti Indymedia.Non si gestiscono secondo queste modalit fabbriche, quartieri, partiti.Lorganizzazione assembleare e partecipativa genera frammenti di noi compatibili

    con certi ambiti e ambienti. Forse non neanche pensabile, nel contesto attuale, cheuna tale gestione diventi la forma egemonica di amministrazione di una societcomplessa e specializzata.

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    Levasione: il lavoro e il consumoAbajo el Trabajo e Dinero Gratis sono diventati slogan gridati di frequentedurante le manifestazioni etichettate prima come no-global e poi con un ancora pi

    scadente new-global. Le formule immaginarie appaiano sui muri dove passano icortei. Un centro sociale romano celebra annualmente la festa del non-lavoro.A prima vista queste espressioni possono apparire ossimori attraenti che si prestano aessere elevati a slogan perch condensano un programma politico, una sorta di assaltoal cielo, la visione di un futuro oggi inavvicinabile. Ma forse pi utile vederle nonsolo come momenti di elaborazione teorica astratta o di fantapolitica, ma comeespressioni di un vissuto. Se esaminati in rapporto alla prassi quotidiana, gli slogan,anzi, perdono la loro forza propulsiva e si limitano a essere sintesi un po brutali ebanali del rapporto che il noi ha con il mondo del lavoro e del consumo.Evasione potrebbe essere il concetto che meglio sintetizza il rapporto tra il noi eil ciclo produzione-consumo. Unevasione parziale, nella maggior parte dei casi, maradicale se raffrontata al regime lavorativo prevalente. Il noi difficilmente vieneimpiegato nella burocrazia pubblica o privata, nel grande terziario commerciale, instrutture fortemente gerarchizzate o nelle grandi imprese.Raramente lavora come impiegati, nella rappresentanza, per le banche, nellecosiddette forze dellordine. Lostilit verso questi tipi di occupazione ha diversemotivazioni. C fastidio per lossessionante espressione dellautorit del padroneche a volte pretende, oltre al tempo e allo sforzo, anche di trasformare la persona dellavoratore, i suoi modi di fare, di vestire, o di gestire lapparenza.

    Carlo riassume la sua intolleranza verso lautorit nel mondo lavorativo: Preferiscolavorare il doppio ma senza padrone. Sono in un periodo che se c un padrone, glimetto le mani addosso entro una giornata. Provoca sconcerto lottica esclusivamenteproduttivista degli imprenditori che impongono ritmi forsennati e calpestano quelliche sono considerati diritti elementari, anche se non necessariamente garantiti dallalegge. C malessere per la lunghezza dei tempi di impiego che occupano buona partedella giornata, lasciando spazi limitati di autonomia.Si prova rabbia per paghe spesso ritenute inadeguate, a volte ridicole.Lostilit verso il mondo del lavoro riassunta in una scritta murale proposta durante

    la manifestazione del novembre 2002 a Firenze. Con cinico sarcasmo si ricorda loschema essenziale del ciclo economico prevalente: Lavora, Consuma, Crepa.La messa in crisi del lavoro, luscita dalle logiche del denaro gi in atto. Le pratichedei singoli scoprono percorsi creativi per sovvertire lideologia e la prassi diffusa.Viene evitato un ciclo di produzione e consumo, presentato dalla cultura prevalentecome naturale e necessario, che si pu sintetizzare, con la rozzezza profondamenteespressiva che caratterizza le riduzioni drastiche, nella formula: lavoro-guadagno-pago-pretendo. La ricetta dellideologia prevalente prevede il denaro come principaleregolatore del ciclo (lavoro-soldi-guadagno-soldi-pago-soldi-pretendo) e un io

    fortemente individualizzato come soggetto agente. Invece, nel noi i rapportieconomici non sempre vengono monetarizzati e non sempre il singolo al centrodelle dinamiche. Ogni anello e ogni passaggio della formula che condensa la proposta

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    egemonica del ciclo lavorativo-possibilit di consumo viene minato, parzialmente main modo significativo.Limpiego salariato normale viene vissuto come sfruttamento, come momento in cuiil tempo della persona viene concesso per interessi altrui. Si vedono profonde

    continuit tra la prostituzione socialmente disdegnata e il lavoro salariato. Iracconti che si fanno nel noi degli impieghi a lungo termine, in strutture repressivee autoritarie, mettono in evidenza la violenza dellimpianto lavorativo checaratterizza il rapporto autoritario che sottomette il dipendente al padrone. C unsenso di disagio nellessere agli ordini di qualcuno che spesso impartisce direttive inmodo irrazionale e irritante. La magrezza della paga conferma linaccettabilit deicontratti occupazionali offerti sul mercato. Iris racconta come si sia fatta licenziare daun lavoro come cameriera nel ristorante di un albergo di lusso a una settimanadallassunzione perch si sentiva trattata con aria di superiorit dal responsabile.Un gruppo di clienti arriva al ristorante quando i lavoratori si apprestavano ormai allachiusura e riceve un trattamento mediocre.Il gruppo si lamenta con il direttore che riprende Iris. Lei gli risponde per le rimefacendogli notare una serie di manchevolezze nella sua gestione del locale. Questosinalbera e le chiede se viene accusato di non saper fare il proprio mestiere. Iris glirisponde che sicuramente non sa rapportarsi in modo cordiale e costruttivo con idipendenti. Il noi ha una indisposizione ad accettare dinamiche che ritiene essere disfruttamento e diventa indocile, svogliato, sabotatore quando si trova a lavorare incondizioni di oppressione, gerarchia, discriminazione.Roberto, nato nella ex-Iugoslavia, da diversi anni in Italia, ancora in attesa di un

    permesso di soggiorno di lunga durata, cerca lavoro, per soldi e per poter avviare lepratiche per allungare la sua permanenza legale. Richiamato da un annuncio, sipresenta a una ditta che monta infissi per una giornata di prova. Si lasciano con iltitolare che promette di richiamarlo ma, nei giorni seguenti, non si fa sentire. Robertoracconta che va a trovare il titolare accompagnato da Walter, un viaggiatore tedescoarrivato da oltralpe con un trattore che usa olio vegetale come carburante per trainareil suo carrozzone. Lospite, con il suo cane Pogo, si appoggiano ormai da qualchemese nella casa allargata in cui vive Roberto.Il titolare mi dice che ha preso un altro che ha gi esperienza di lavoro con il legno.

    Gli chiedo, allora, di pagarmi la giornata di lavoro che avevo fatto. Si fruga in tasca emette 35 euro sul tavolo. Li prendo e gli chiedo cosa siano. Ho lavorato nove oregli dico. Mi chiede quanto avevo pensato di guadagnare. Gli dico che mi aspettavosui 1.500 al mese. A questo punto si alza. Era grosso ma grosso: due spalle due

    braccioni era enorme. Mi prende per il collo, mi spinge fuori e l alza il pugnocontro il mio viso. Walter in macchina con Pogo; cerca di uscire ma era nellamacchina di Stefano, quella con la porta che non si apre dal di dentro. Il titolare cercadi strapparmi i soldi di mano. Io glieli allontano e me ne vado. Io e Walter cispostiamo con la macchina fuori dalla sua propriet.

    La strada era vuota. Parcheggiamo e io scendo e mi metto a gridare e insultarlo:Sfruttatore! Ladro! Bastardo! Ladro!.

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    La diversit antagonista, in genere, non si esprime allinterno di ambienti operai.Pochi lavorano in fabbrica e quei pochi non trovano punti di riferimento nel sindacatoconfederale. La necessit spinge Paolo ad accettare un posto in catena di montaggio.Nelle grandi assemblee sentivi i delegati che ti spiegavano che aumentando la

    produttivit del 4,7% si aumentava il premio di produzione dello 3,5%, eccetera,eccetera. Bevevo una birra e alla seconda iniziavo ad assopirmi. Prestolorganizzazione della produzione e i principi di Paolo entrano in un conflittoirrisolvibile. Paolo ricorda lentrata della fabbrica e la sequenza di cartelli chedirigono, vietano, ordinano, impongono come vivere quel luogo. Il suo impiego rischioso ma le scarpe antinfortunistiche non erano contemplate per la suaposizione; quando porta i sandali gli viene per intimato di cambiarli. Alla primamanifestazione con il Manifesto e Liberazione in tasca trova solo delegatiburocratizzati; questi organizzanoper lo sconcerto di Paolo gli scioperi in modotale da non interrompere la catena produttiva: chi sciopera per il quarto dorastipulato, viene sostituito da un altro lavoratore che aveva gi concluso il suosciopero. La direzione, oltre a tenere una sorta di schedatura dei dipendenti, imponedi programmare con largo anticipo i giorni di ferie. Dopo due contratti da nove mesiviene licenziato per incompatibilit con il regime di fabbrica; Paolo commenta lamotivazione aziendale: il pi grande attestato di stima nei miei confronti.Uno dei problemi principali con i contratti lavorativi prevalenti la scarsit di spazioche lascia per altre attivit. Il rapporto con lo scorrere del tempo rivela la distanzaideologica tra chi vuole vivere seguendo le proprie esigenze corporee, di socialit, disvago, di scoperta e un tempo disciplinato dagli orari di entrata e di uscita

    dallimpiego. Il tempo nel noi spesso indefinito a priori: non esistono routineripetute settimanalmente su un ciclo annuale; si minimizzano sveglie fissate allastessa ora ogni giorno; i progetti occupazionali sono spesso vissuti come unapossibilit piuttosto che una necessit. Quasi tutti possono permettersi di scegliere, ein effetti scelgono, di rinunciare agli orologi da polso. Chiedo a Daniele come va.Ma! Le giornate passano. Tipo oggi mi sono svegliato ed ero rilassato, mi sono messoa prendere un po di sole quando chiama Stefano che mi dice Che fai? Mi si fermata la macchina. Allora vai a recuperare Stefano.Porta la macchina dal meccanico. Poi ci si fermati a casa di amici a fare pranzo.

    Tornando a casa ci siamo fermati a Siena a vedere se cera qualche lavoretto. Noncera niente, ma niente. Allora ci siamo fermati a fare la spesona per la casa [una casaallargata]. Insomma sono uscito la mattina dicendo Tra un po torno e sonorincasato alle sette.La giornata tende a essere spostata in avanti come orari: la sveglia raramentecompatibile con la normale entrata al lavoro e si prolunga in socialit negli orarinotturni, lasciati vuoti dalla normalit.Si regola la vita in base alle condizioni meteorologiche, alle fasi della luna, si ascoltala voglia e la stanchezza, si cerca la rilassatezza: il quotidiano calibrato sulle

    necessit del singolo piuttosto che sulle esigenze dellimpiego. Lattivit produttiva inserita per quanto possibile in giornate caratterizzate da una variabilit, unacreativit, unimprevedibilit: il lavoro non determina la distribuzione del tempo ma

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    ne una parte che deve essere armonizzata con le altre. I modelli sociali prevalenti divivere lo scorrere del tempo, con cadenze ripetitive e coercitive, sorprende eimpaurisce.Daniele che lavora come stagionale in un vivaio riflette: Il pensiero che tra andata e

    ritorno in macchina, lavoro e pausa-pranzo sto dando undici ore della mia vita a loromi fa male C un signore che lavora l che ogni giorno verso le cinque menocinque guarda lorologio e dice: Anche per oggi la giornata finita. uncommento che mi ha colpito. Non dice il lavoro ma la giornata. Vuol dire che lasua esistenza finisce l, nel lavoro.La riflessione si chiude prospettando unalternativa: Abbassando i consumi sipotrebbe arrivare a lavorare unora al giorno Io sono per il non lavoro.Non ci sono quindi aspirazioni operaiste, la soluzione piuttosto sottrarsi. Da un lato,uscire dalla produzione intesa come impiego salariato; dallaltra superare lasuddivisione rigida tra tempo di lavoro e tempo di svago. Luscita dalloccupazionedi lungo periodo prevede il non cercare e il non accettare proposte lavorative chetolgono tempo senza dare benefici adeguati. Nel noi sono rari e spesso sofferentiquelli che hanno impieghi fissi, che prevedono un ammontare consistente di orelavorative settimanali.A volte si ragiona insieme sul disagio, espresso da alcuni come periodo di ansia estress o sullemergere di sintomi di malessere fisico, legati allintensificazione deitempi di lavoro. Miriam impiegata per un mese come commessa con orari fissi e,dopo una pausa di qualche settimana, come cameriera: i lamenti per la violenzadellimpiego quotidiano sulla sua vita sono continui, ossessionante il controllo

    dellorologio in attesa dellorario di entrata al negozio, il senso di sollievo al ritorno acasa si sostituisce, nel giro di qualche ora, in angosciosa attesa della routinelavorativa del giorno dopo. Nel noi il lavoro salariato a orario fisso si pu subirema momentaneamente e senza piegarsi allaccettazione di una ciclica e cospicuaespropriazione di tempo in cambio di un misero stipendio. Si sente Buon lavoronon si dice, mettendo in evidenza limpossibilit per un lavoro salariato di esserepiacevole, gratificante. Il testo di due magliette prodotte e indossate inquestambiente rivela il valore del non-lavoro: Respiro meglio sottacqua che allavoro; unaltra che rappresenta una persona che dorme: Oggi non vado a lavorare,

    non penso che ciandr neanche domani.In genere si accettano impieghi a orario fisso e a tempo indeterminato solo insituazioni in cui i rapporti lavorativi prevedono una qualche forma di gestionepartecipata, in cui le interferenze esterne sono limitate e c la possibilit di discuteree decidere lorganizzazione e le modalit dellimpiego. Questo avviene almeno inparte in strutture cooperative che lavorano in ambito culturale, didattico, sociale edi terapia alternativa, nei servizi ai tossicodipendenti e allinfanzia, nellassistenzaalla persona, in quelle piccole imprese dove proprietario e lavoratore sono legati daun rapporto che va oltre lo scambio lavoro-salario. Questi mestieri, anche se

    aspramente criticati per la pochezza della retribuzione, sono in genere a tempoparziale e rispondono quindi allesigenza di non esaurire la vita nel lavoro.Loccupazione in agricolturao comunque a contatto con lambiente un altro ambito

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    Carlo si reca ormai da qualche anno regolarmente in Chiapas per prestare il suoservizio alle comunit zapatiste in cambio di vitto e alloggio. In Italia insoddisfattodel lavoro sotto un conoscente che il titolare di una piccola impresa.Ho poca voglia di lavorare sotto un padrone. Lui bravo ma comunque un padrone.

    E poi ci lavori gomito a gomito per tutta la giornataTi paga anche decentemente allora ma a fine mese i conti prima di tutto devonotornare a lui. Se lavori al nero non che ti aumenta lo stipendio.Inizia a pagarti da quando inizi a lavorare ma il trasporto in macchina tutto a miespese. E poi tira a lavorare anche dieci o dodici ore al giorno, se c da scegliere luimira sempre a lavorare di piLentrare e luscire dal lavoro salariato permette di riappropriarsi del tempo, e quindidi indirizzare le energie in attivit che generano un certo reddito ma che hannocaratteristiche diverse dalle logiche lavorative prevalenti. Una di queste risorse laccesso al sussidio di disoccupazione. Unaltra sono i lavori in neroin genere perpochi giorni quando sono ben pagati (comparsa nei film, dietro le bancarelle neimercatini, camerieri nel catering).Si tende, quando si assunti regolarmente, a fare un ricorso generoso alle assenzepagate per malattia o infortuni. Luscita dalloccupazione fissa permette di costruirsio perlomeno di immaginare attivit alternative. Il passaggio a lavori illegali, adesempio nella forma del piccolo spaccio di marijuana o hascisc, garantisce nelrischio un buon rapporto lavoro-guadagno. Inoltre il tempo libero permette diridurre i consumi con unintensit difficilmente riscontrabile nella normalit. Sonoattivi circuiti informali di scambio di vestiti (soprattutto per bambini), di reperimento

    di mobili o elettrodomestici usati, di cibo, di offerta di massaggi o di taglio di capelli,che non vengono, o vengono solo parzialmente, monetarizzati. Si raccoglie ci cheoffre lambiente: funghi, frutta da alberi non curati (noci, castagne, corbezzoli,pesche, ciliegie, ecc.), erbe aromatiche per tisane e medicinali, asparagi, lumache.Spesso si gestiscono senza dover ricorrere a pagamenti i lavori di muratura e dimanutenzione della casa, i (frequenti) traslochi, la riparazione di piccoli guasti delleautomobili, laggiornamento e la riparazione dei computer, lorganizzazione deimomenti di socialit. Luscita dal lavoro rende, come vedremo, luscita dal consumosia necessaria che possibile.

    Certi lavori autonomi rappresentano per alcuni la prospettiva di un futuro pi vicinoalle esigenze personali; per altri una realt redditizia, compatibile con un quotidianoalternativo. Si valorizza una gestione indipendente di come, quando, quanto e dovelavorare, senza dover rispondere a padroni. La persona ritorna al centro, il lavorodiventa un mezzo, necessario ma minimizzabile.Larte di strada, la musica, la fotografia, linformatica, ledilizia, il restauro sonomestieri compatibili con questa concezione di indipendenza.Lartigianato spesso finalizzato alla vendita itinerante con la bancarella ha unfascino notevole. La lavorazione del legno, della lana, della ceramica, del ferro un

    lavoro creativo, senza orari fissi. Inoltre, nella fase di vendita, permette di viaggiareallinterno di ambienti carichi di socialit: feste, mercati, fiere, spettacoli, raduni,concerti.

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    Le competenze lavorative del noi tendono a essere polivalenti: nel corso della vitasi acquistano le conoscenze che permettono di svolgere diversi compiti. Si pupassare da fare il bidello allapicoltura, dal restauro alla fotografia, dal pizzaioloallallevamento di polli, dal lavoro agricolo ai massaggi, dal giardinaggio alla

    produzione di succo di mela. C una scarsa specializzazione professionale perchlimpiego quasi sempre variabile, saltuario e temporaneo. Questi saperi multiplipermettono unentrata lavorativa abbastanza semplice perch si dispone dicompetenze in diversi campi, perch c linteresse ad approfondirne di nuovi e

    perch c la capacit grazie alla condivisione conviviale di inventarsi,improvvisare o trovare impieghi inusuali. Spesso si coltivano saperi pratici (musica,panificazione, spettacoli, agricoltura, edilizia, informatica, cucina) che possono esseremessi a disposizionecon il relativo strumentarioanche in una rete di socialit, aldi fuori del mercato. Lidentit lavorativa tende a stabilizzarsi in et avanzata, quandolinvestimento formativo e finanziario in un campo si fa redditizio.Lidentit che sto descrivendo si costruisce nella pratica. quindi fondamentaleviverla: passare tempo con persone e in attivit che caratterizzano questo modo distare al mondo. Per questo essenziale avere a disposizione tempo libero da attivitsalariali, che necessariamente conducono fuori e rendono difficoltosa o limitata unapratica alternativa. Il sottrarsi dal mondo del lavoro prevalente denota e generacultura eversiva.I guadagni nel noi sono spesso incerti e scarsi, ben al di sotto delle cifreconsiderate stipendi normali. La stressante mancanza di denaro cantata dagliAssalti Frontali e la volatilit del risparmio rappresentano una limitazione

    solamente parziale perch il sistema dei consumi tarato su guadagni contenuti,perch sono attivi circuiti di reciprocit e di solidariet che permettono di trovareil necessario nei momenti di difficolt.Il noi avendo risorse finanziarie scarse tende a non pagare, quando possibile.Luscita dalla spesa assume diverse forme. La prima, e la pi ovvia, laminimizzazione dei consumi, intesa sia in termini di quantit di prodotti acquistati ovvero si comprano meno merciche del loro prezzo. Parlando della proliferazionedi negozi commerciali emerge una riflessione sul noi che riguarda i parlanti maanche la loro cerchia. Martina: Noi non facciamo testo. Fosse per noi McDonalds

    non sarebbe uscito dallAmerica e Benetton sarebbe una bottega artigianale. Dueamici si presentano a una festa di compleanno con una grossa carpa, pescata inmattinata: Questo il nostro regalo. Il pesce viene cotto e mangiato in serata. Sieliminano prodotti considerati inutili e dannosi. Ilia accompagna suo figlio a casa diun compagno di scuola dove la madre di questo li riempie di merendine. Dopo unpaio di volte in cui si ripete la scena, Ilia sbotta: Ma non si potrebbe proporre unamela?. I beni di lusso vengono praticamente ignorati. Si scelgono soluzioni a bassocosto cercando offerte o saldi. Ad esempio la macchina a metano ha una diffusionenotevole in questambiente: la riduzione della spesa prevale sulla contenuta perdita di

    potenza dellauto e sul fastidio per la presenza di bombole che contengono gas.Spesso signorano le ultime novit tecnologiche diffuse sul mercato, a volte si assaliti da un senso di stupore anche per prodotti del tutto normali in un ambiente a

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    reddito medio. Daniele rimasto colpito dalla visita alla casa di unamica. Avetevisto la cucina? A volte sembra di vivere in un altro mondo In fondo, era unanormale cucina in formica componibile. Carina, ma niente di pi. Per ti colpisceperch sei abituato a cucine arrangiate, mezze rotte o vecchie di venti anni.

    Anche se il noi frequenta (malvolentieri) i supermercati, si crea, parallelamente,una mappa di conoscenze su posti al di fuori dei circuiti commerciali reclamizzati. Cisi rivolge direttamente ai produttori per olio, verdure, formaggio, vino, miele, legnada riscaldamento; si compra il cinghiale dai cacciatori; ci si scambia informazioni sunegozi poco conosciuti; si confronta lofferta di prodotti biologici. Non solo si cercadi spendere poco ma si cerca di comprare, per quanto possibile, da gente che si sentevicina nei valori e che ha rispetto dei lavoratori e dellambiente. Una delle forme cheassume questo tentativo di uscita dalla spesa nei grandi circuiti commerciali lacreazione di gruppi di acquistofrequenti nel noie la sua espressione contraria,ossia il boicottaggio di prodotti considerati particolarmente nocivi.Si esce dallacquisto anche accettando gli scarti. Lusato la norma, anche se si trattadi prodotti che garantiscono una scarsa affidabilit. Daniele inizia a vivere in unacomune e scrive delle indicazioni sullutilizzo della sua Twingo che prevede verradoperata anche da altri abitanti della casa.Lo stop dx e sx non funzionano. Non esiste specchietto retrovisore.Tenere docchio olio e acqua, costantemente.La leva del tergicristallo delicatissima: usare molta precauzione.Non preoccuparsi del rumore del motore: batte sulla testa, tutto sotto controllo.Quando piove non tiene la strada.

    La porta dx si apre solo dallinterno (cancellato) Ora si apre!La batteria quasi allo stremo. Ma sotto controllo, basta non dimenticare fariaccessi o altro.Non mettere le cassette nella radio: sincastrano!A volte il vissuto assume un tono metaforico. Daniele durante una festa cerca diaccendersi una sigaretta. Laccendino accenna a una scintilla ma non genera fiamma.La scena si ripete per qualche volta. Si gira e spiega: Qui arrivano gli scarti degliscarti.Riprova e con abilit riesce ad accendersi la sigaretta mettendo a frutto una debole e

    fragile fiammella. Conclude: Ma poi si riesce a fare con quello che c.Il rapporto con gli oggetti strumentale, basato sul loro valore duso. La critica elevasione dai canoni di rispettabilit dei prodotti, definiti dalla cultura egemonica,permettono di estendere il campo dellutilizzabilit. Unattivit comune al noi quella del riciclaggio, inteso come una continua riconversione di utensiliabbandonati, una riparazione di materiali in disuso, una predisposizione alla raccoltae alla ri-attivazione di attrezzi dormienti.Si consuma ci che gi stato consumato: oggetti la cui vita produttiva lopinioneprevalente considera ormai, irrimediabilmente, giunta al termine. Ci che viene

    abbandonato fuori dai cassonetti dellimmondizia viene osservato con attenzione. Siha una buona conoscenza delle discariche dove vengono valutati gli scarti delprocesso produttivo. Ilia vorrebbe degli angoli dellusato, ossia magazzini con

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    accesso libero dove si possano lasciare oggetti non utilizzati e prendere gratuitamentequelli che altri hanno lasciato.La dimensione informatica del noi ha teorizzato e praticato la rivitalizzazione dimacchinari condannati in quanto desueti. Fabrizio ha lavorato al Pavarotti

    International. La scenografia era costruita con pannelli di legno, comprati perloccasione, in cui passavano le fibre ottiche che andavano a generare limmagine diun cielo stellato. Finito il concerto, una montagna di pannelli stata accatastata peressere successivamente gettata via. Fabrizio ha caricato i pannelli sulla sua Renault 4allinverosimile appena riusciva a muoversie li ha portati a Milano, dove sonostati immagazzinati in un centro sociale, messi a disposizione e riutilizzati.Il funzionamento degli oggetti riciclati spesso dubbio. Lefficacia dellostrumentario del noi incerta: gli utensili si bloccano e si romponofrequentemente. Per la normalit oltre allinadeguatezza in termini estetici e distatusquesti apparecchi diventano ingestibili per la loro variabile funzionalit. Peril noi linaffidabilit degli arnesi anche se stancante sinserisce in unaprecariet pi generale che informa progetti a breve termine, con traiettoria incerta emutevole. proprio il contesto di vita, continuamente trasformabile anche grazie altempo liberato dal lavoro salariato, che rende gestibili apparecchi che funzionanomale, che hanno effetti collaterali spiacevoli e che danno scarse sicurezze.Nella campagna senese, il riscaldamento invernale spesso un problema perch lecase dove vive il noi o ne sono prive o hanno forme ritenute troppo costose dagliabitanti (come il Gas Petrolio Liquido). La soluzione spesso la legna, con unacaldaia centralizzata o pi frequentemente con stufe nelle stanze. Il riscaldamento a

    legna presenta, per, problemi di gestione, di accensione, di fumo. Non si puandare avanti cos! sbotta Eleonora. Non si pu fare i quindicenni! Non si pu! Cisono bambini in questa casa. Non si pu fare sempre i fricchettoni. Fuori nevica e nonsi riesce ad accendere una stufa. Lo sfogo di Eleonora avviene in una casa dicampagna rimasta senza legna a febbraio. La cassa comune della casa non ha i soldiper comprarla. Per qualche settimana sono andati avanti tagliando la legna secca neiparaggi. Poi arrivata, con un amico, una donazione di un furgone di legna con lacorteccia esterna bagnata. La legna fa fatica a bruciare e ha scatenato la rabbia diEleonora. Il suo compagno le mostra che tagliando i ceppi verticalmente la parte

    interna asciutta: i legnetti cos prodotti sono utilizzabili. Per cercare di alleviarelo stress di un sistema di riscaldamento che richiede lavoro e attenzioni,appende sopra la stufa un foglio con delle indicazioni.COME SI GESTISCE LA STUFA A LEGNA?Con i legnetti si accende (si usano o le braci o la diavolina ecologica in piccolissimequantit).Con i legni grossi non si pu accendere ma si pu comunque creare un effetto nebbiadi fumo molto affascinante.Chi usa i legnetti (che sono una rottura di palle da fare) in quantit esagerate o per

    alimentare e non per accendere non tromber mai pi in tutta la sua vita.Chi li usa spesso e non l