verso una strategia alimentare locale

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Tesi di laurea triennale a cura di: Alessandro A. Audifreddi, Giorgio Gasco, Ada Peiretti. Relatrice: Prof. Silvia Barbero. Ricerca di soluzioni sostenibili nelle relazioni tra produttori e consumatori a Rivalta di Torino. Analisi del ciclo di vita del cibo, in particolare del rapporto fra produttore e consumatore sul territorio piemontese, alla ricerca delle criticità per proporre soluzioni rivolte alla sostenibilità ambientale.

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Page 1: Verso una strategia alimentare locale
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Tesi di laurea triennaleCorso di design e comunicazione visiva, Politecnico di Torino

Ringraziamo per il loro contributo:Andrea Aimar, Officine Corsare, Food Hub TO ConnectComune di Rivalta di Torino, Prof. Guido Montanari, AssessoreComune di Rivalta di Torino, Giunta ComunaleComune di Rivalta di Torino, Uffici Comunali: Commercio/Agricoltura Scuola e Asili Nido Ambiente Tributi UrbanisticaComune di Rivalta di Torino, C.I.diS.Federazione Coldiretti Torino, Mauro D’Aveni, Ufficio QualitàFederazione Coldiretti Torino, Roberta Nota, Segretario di ZonaMovimento per la Descrescita Felice, Circolo di TorinoProf. Giovanni Semi, Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università degli Studi di TorinoLuca Vaschetti, Cucina-ToAlessia Toldo, Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio

Page 3: Verso una strategia alimentare locale

VERSO UNA STRATEGIA ALIMENTARE LOCALE

RICERCA DI SOLUZIONI SOSTENIBILI NELLE RELAZIONI

TRA PRODUTTORI E CONSUMATORI A RIVALTA DI

TORINO.

Analizzare il ciclo di vita del cibo, in particolare il rapporto fra produttore e consumatore sul territorio piemontese,

alla ricerca delle criticità per proporre soluzioni rivolte alla sostenibilità ambientale.

Giorgio Gasco

Alessandro A. Audifreddi

Ada Peiretti

Tesi di:

Prof. Silvia Barbero

Relatrice:

Page 4: Verso una strategia alimentare locale

INDICE:

INTRODUZIONE 7

METODOLOGIA 8

DESCRIZIONE DEL PROBLEMA 9

PRODUZIONE LOCALE, FILIERA CORTA, CHILOMETRO ZERO 11

PARTE PRIMA 13

ANALISI DEL TERRITORIO 14

Tre Luoghi, Tre Parametri 14

La Grande Distribuzione Organizzata 15

Confronto 18

STATO DELL’ARTE: 40 CASI STUDIO 26

Eventi 26

Servizi 26

Prodotti 27

Enti 27

Schede Di Valutazione 27

Parametri Di Valutazione 28

Considerazioni 29

Confronto 30

CONCLUSIONI 34

Come Intervenire 34

Area D’azione: Rivalta 35

Page 5: Verso una strategia alimentare locale

PARTE SECONDA 37

COS’È UNA FOOD STRATEGY 38

Per Approfondire: Tre Casi Studio 40

ANALISI DI RIVALTA 42

Rivalta 42

Censimento e Mappatura 42

Considerazioni Generali Sul Censimento 43

VERSO UNA FOOD STRATEGY 48

Macro Obiettivi 48

Come Agire 49

Indicazioni Strategiche 49

Azioni Pratiche 58

CONCLUSIONI 67

CONCLUSIONI 68

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 71

APPENDICE 77

Page 6: Verso una strategia alimentare locale
Page 7: Verso una strategia alimentare locale

Nel realizzare questo progetto siamo partiti da due elementi di base fondamentali: il metodo progettuale e il problema a cui tentare di fornire una soluzione.Possiamo definire le competenze e il metodo appresi nei tre anni accademici come gli strumenti a

nostra disposizione per indagare e analizzare un fenomeno e definire linee guida e soluzioni.Il problema invece è stato dedotto da un ambito allargato, il cibo, da cui abbiamo isolato un campo di indagine privilegiato, che, in base a dati oggettivi, ma anche seguendo le nostre personali inclinazioni, presentava quelle criticità che ai nostri occhi erano uno stimolo all’approfondimento e alla progettazione.

Page 8: Verso una strategia alimentare locale

8 Metodologia

Giudicando a posteriori il lavoro fatto, possiamo dire che il metodo progettuale1 appreso al Politecnico ci ha profondamente influenzati durante tutto il nostro percorso fin dalle prime generiche riflessioni sull’ar-gomento “cibo”.Potremmo dire di esserci comportati, in un primo momento, come designer “naviganti”, «alla ricerca di nuovi ambiti e significati per ampliare l’orizzonte possibile dell’innovazione»2.In questa fase, che ha preceduto il lavoro che presentiamo nella tesi, abbiamo accumulato sugge-stioni e conoscenze riguardo al cibo, informandoci e facendoci influenzare da esperienze personali, condivise poi durante una serie di confronti protratti nel tempo.Con la massima libertà, seguendo le nostre incli-nazioni soggettive, abbiamo ragionato su questo argomento così vasto, mettendo in evidenza un’area di progetto condivisa tra di noi: il rapporto tra pro-duttore e consumatore.Conseguentemente abbiamo approfondito secondo alcuni denominatori comuni: il valore etico, sociale, economico ed ambientale; in un’unica parola, la sostenibilità.Definito l’ambito in cui operare, occorreva la crea-zione di uno scenario3, per accrescere e rendere il più complete possibili le nostre conoscenze al riguardo.Data la vastità dell’argomento scelto, ci siamo accorti di dover circoscrivere il campo d’indagine; di conse-guenza ci siamo focalizzati su una determinata re-gione, scegliendo il Piemonte, nello specifico i nostri comuni di residenza.Abiamo quindi iniziato la fase di ricerca, partendo dall’analisi del territorio per quanto riguarda pro-duzione, distribuzione e consumo, con lo scopo di avere una prima visione generale che ci permettesse anche di individuare eventuali temi aggiuntivi da sviluppare ed indagare.Parallelamente, al fine di conoscere soluzioni ed iniziative già intraprese nei confronti dell’argomento di nostro interesse, sia sul territorio piemontese che al di fuori di esso, abbiamo effettuato una raccolta di casi studio che, in tutto o almeno in parte, fornissero un tentativo di soluzione all’allontanamento fra pro-duttore e consumatore.La raccolta di dati specifici sul territorio, e l’analisi di casi studio di origine e diffusione anche molto diffe-rente ci ha fornito una massa critica di partenza, da analizzare anche alla luce delle informazioni prece-dentemente accumulate sull’argomento più generale “cibo”.Come designer (definibile, in questa fase specifica

1. «Chiameremo il designer “esploratore”: un professionista identificato in tre figure di-stinte (esploratore1 - designer «consape-vole»; esploratore 2 - designer «di scena-rio»; esploratore 3 - designer «navigante») che corrispondono non a «tappe» su un asse evolutivo ma a configurazioni possi-bili e alternative, selezionabili come rife-rimenti in relazione alle diverse situazioni (momenti, interlocutori, opportunità di ri-cerca). Tali figure, dunque, corrispondono in realtà soltanto a configurazioni diverse di una stessa figura di progettista flessibi-le, in grado di affrontare ambiti di ricerca di complessità diversa con la medesima attenzione. Le tre diverse figure cui faccia-mo riferimento sono però propedeutiche l’una all’altra.» C. Germak, C. De Giorgi, Design dell’esplorazione, in C. GERMAK (a cura di), Uomo al centro del progetto, Tori-no, Allemandi, 2008, p. 56.

2. Ivi, p. 64.

3. «Massa critica di dati e riferimenti intorno all’argomento da affrontare che definisco-no il contesto storico, sociale, culturale, produttivo, tecnologico, ambientale in cui verrà inserito il prodotto/servizio per un progetto consapevole. Lo scenario aggiunge informazioni indicando con chiarezza i punti di vista, il contesto e le relazioni dei vari elementi che lo com-pongono.» S. Barbero, Glossario, in C. Germak (a cura di), Uomo al centro del progetto, Torino, Allemandi, 2008, p. 163.

della progettazione, designer “di scenario”4) siamo così stati in grado di stabilire “cosa fare”: una solu-zione strategica in grado di creare quelle connessioni fra produttori e consumatori, che nessun caso studio sembrava veramente in grado di soddisfare.Definito il “cosa”, non ci restava che definire il “come”, nei panni questa volta del designer “consa-pevole”5. A questo scopo abbiamo dovuto effettuare un’altra indagine, per capire come erano già state implementate soluzioni simili a quella che ci prefig-gevamo di ottenere.Inoltre abbiamo ulteriormente circoscritto il terri-torio di riferimento al comune di Rivalta, approfon-dendone l’analisi e relazionandoci con varie figure, professionali e istituzionali, in grado di integrare la nostra azione con le loro competenze.

Durante il nostro percorso ci siamo accorti che la soluzione avrebbe potuto essere qualcosa di diverso da un oggetto, o un servizio; il progetto sarebbe stato qualcosa di più complesso, in grado di integrare soluzioni già esistenti con nuove iniziative, in un contesto che mettesse in relazione fra loro i vari attori coinvolti più o meno direttamente dal nostro problema di partenza.

Siamo quindi giunti a una soluzione di design strate-gico, partendo dalle tre fasi fondamentali del metodo appreso al Politecnico, che servono a definire dove, cosa e come progettare, seguendo l’idea che il designer «è chiamato ad andare oltre lo sviluppo di prodotti e servizi sostenibili tendendo a suggerire comportamenti sostenibili, [...] rinunciando anche alla tradizionale funzione di progettista della forma/funzione per diventare progettista di relazioni.»6

Questo è, in sintesi, il percorso progettuale che abbiamo seguito, mettendo a frutto il metodo e le competenze appresi nei tre anni del corso di laurea in Design e Comunicazione Visiva.

4. C. Germak, C. De Giorgi, Design dell’esplo-razione, in C. GERMAK (a cura di), Uomo al centro del progetto, Torino, Allemandi, 2008, p. 63-64.

5. Ivi, p. 57-59.

6. P. Tamborrini, Design sostenibile. Oggetti, sistemi e comportamenti, Milano, Electa, 2012, p. 17.

METODOLOGIA

Page 9: Verso una strategia alimentare locale

9Introduzione

cinare un piatto con spezie esotiche e ingredienti raffinati, ci si possa sentire delle autorità in fatto di alimentazione, trascurando quelle che sono le vere problematiche.Il cibo si porta dietro una complessità elevatissima, fa parte della nostra vita e della nostra storia, è un prodotto che può subire processi di trasformazione anche molto elaborati. Le tecniche di coltura, alle-vamento e conservazione vengono affinate da mil-lenni e hanno accompagnato l’evoluzione umana, coinvolgendo evoluzione tecnologica, culturale, sfruttamento e gestione del territorio, ma anche la legislazione, gli scambi commerciali e il marketing, la ricerca scientifica e, recentemente, i media.Decisi ad approfondire questi temi, ci siamo accorti che risulta difficile, se non impossibile, affrontare la questione del cibo nel suo complesso: abbiamo così deciso di scegliere un particolare ambito di indagine, che fosse rappresentativo di una delle problematiche che vengono attribuite al cibo stesso: il rapporto tra produttore e consumatore.La situazione attuale è sempre più contraddistinta da un modello agro-industriale che adotta la logica della produzione di massa in luogo di una produ-zione sostenibile.Questo tipo di sistema non crea nuove risorse, non sviluppa innovazioni, ma «si limita a rappresentare il controllo e l’accesso. Grazie all’accesso a banche, Borsa, e potere politico, è costantemente in grado di estendere il proprio controllo su flussi crescenti di merci, gruppi più ampi di consumatori, un numero

Negli ultimi anni il cibo è diventato occasione di dibattito sempre più esteso; di conseguenza sempre più voci ed opinioni, anche molto differenti fra di loro, sono andate aumentando su questo argomento.Dalla fondazione di Slow Food, nel 1987, primo esempio diffuso di tutela e promozione del cibo “pulito, buono e giusto”7, agli attuali dibattiti sugli OGM8, sul chilometro zero9 e su molte altre tematiche, l’interesse mediatico riguardo questo argomento è sempre aumentato, come dimostra la recente esplosione di programmi tv con aspiranti chef o il tema scelto per l’EXPO 2015 di Milano, Nu-trire il pianeta, energia per la vita.Ovviamente, non tutte le opinioni che attualmente gravitano attorno al cibo sono scevre da pregiu-dizi e luoghi comuni; il fatto che sia diventato un argomento “alla moda” e che sia anche la base fondamentale ed irrinunciabile della nostra vita ha contribuito ad aumentare la confusione.Questo potrebbe anche non essere un problema, se ci limitiamo a pensare alle disquisizioni gastrono-miche; il discorso cambia se consideriamo aspetti più complessi legati ai generi alimentari come la pro-duzione, la conservazione e il consumo, soprattutto in un’ottica di sana alimentazione.La spettacolarizzazione del cibo che sembra veri-ficarsi in questi anni dedica molto spazio a cuochi rinomati, prodotti di nicchia e piatti sofisticati, trala-sciando però gli aspetti più complessi.Il rischio è quello di creare fra le persone la falsa convinzione che, solo perché si è in grado di cu-

7. Slogan di Slow Food.

8. T. Folger, Il futuro del cibo: rivoluzione ver-de, in «National Geographic», vol. 34, n. 4, ottobre 2014, p.64-89.

U. Veronesi, C. Petrini, E. Cattaneo, R. Defez, M. Giovannetti, articoli vari, in «La Repubblica», dal 04 ottobre 2014 al 10 ot-tobre 2014.

R. Defez, Lettera al Direttore, in «La Stam-pa», 26/11/2014.

9. A. Mingardi, Contro l’Ideologia del chilo-metro zero, in «Il sole 24 ore», 21 febbraio 2014;

A. Sundkvist, A. Jansson, P. Larsson, Strengths and limitations of localizing food production as a sustainability building stra-tegy – an analysis of bread production on the island of Gotland, Sweden, in «Ecological Economics», vol. 37, n. 2, 2001, p. 217-227.

A. Jones, An environmental assessment of Food Supply Chains: a case study on dessert apples, in «Environmental Management», Vol. 30, 2002, p. 560-576.

S. Saunders, A. Barber, G. Taylor, Food miles – Comparative energy/emissions per-formance ofNew Zealand’s agriculture industry, Resear-ch Report, 2006.

DESCRIZIONE DEL PROBLEMA

Page 10: Verso una strategia alimentare locale

10 Descrizione del problema

difficile conduzione, l’inquinamento generato dai trasporti della distribuzione.

• L’artificializzazione e la standardizzazione degli alimenti a discapito delle qualità organolettiche e della salute del consumatore.

• le criticità sociali e culturali che si scatenano sia sui produttori che sui consumatori, sempre più distanti dalle buone pratiche di produzione e consumo.

Ovviamente, queste problematiche sono intercon-nesse le une alle altre, il peggioramento di una deter-minata situazione si riflette anche su altri aspetti del ciclo di vita del cibo.Esempi di questo tipo possono essere le coltivazioni impiantate in paesi in via di sviluppo, che sfruttano spesso la scarsa severità delle leggi in difesa dell’am-biente e di tutela del lavoro, per poi esportare la produzione nei paesi ricchi, dove gli agricoltori che producono lo stesso tipo di prodotto non riescono a competere con i prezzi. Ovviamente, per sopportare i lunghi trasporti, o per ovviare a condizioni igieniche scarse, i prodotti esportati hanno bisogno di additivi e conservanti.Le conseguenze negative si ripercuotono quindi sui contadini sia dei paesi più poveri che su quelli dei paesi ricchi, inoltre non sono sostenibili a livello ambientale e presentano delle criticità per la salute dei consumatori.12

Queste sono le motivazioni che ci hanno spinto ad

12. Esempi di questo tipo vengono ampia-mente descritti nei capitoli III. Catacaos: Ricontadinizzazione in America Latina e IV. Parmalat: un esempio europeo di Impero alimentare, in J. D. Van Der Ploeg, op.cit.

sempre maggiore di unità produttive ecc.»10.Questo sistema, che van der Ploeg definisce “Im-pero”, è radicato a livello istituzionale, economico e produttivo, sfruttando un complesso di leggi, conoscenze scientifiche e tecniche, infrastrutture e mercati.Può essere definito come un insieme di organizza-zioni e metodi di gestione produttiva e distributiva, il cui fine è l’accumulo di capitale, cosa che non tiene in considerazione gli aspetti sociali, ambientali ed economici dei territori coinvolti; territori che ormai potremmo definire come il mondo intero a causa della globalizzazione.Per convenienza economica dell’Impero «la produzione e il consumo di cibo sono sempre più scollegati tra loro, sia nel tempo che nello spazio. Allo stesso modo la produzione agricola è decon-testualizzata: viene scollegata dalle specificità degli ecosistemi locali e dalle collettività regionali»11.Le conseguenze che ne derivano sono molte, artico-late e complesse:

• l’eccessiva dipendenza degli agricoltori dal sistema determina una forte standardizzazione dei processi produttivi, che portano all’esclu-sione delle tradizioni locali, della biodiversità e delle capacità dei singoli, soprattutto legate al territorio specifico.

• Un elevato impatto ambientale che si manifesta sotto molti aspetti, come l’uso di pesticidi e fer-tilizzanti chimici, l’abbandono dei terreni di più

10. J. D. Van Der Ploeg, I nuovi contadini, Roma, Donzelli, 2009, p. 133.

11. Ivi, p. 16.

Janne Kyttanen, 3D System, Empty food, 2014: modello in materiale ceramico.

Page 11: Verso una strategia alimentare locale

11Introduzione

Quindi abbiamo stabilito un altro parametro per circoscrivere il campo d’indagine: il Territorio. A questo scopo abbiamo individuato come zona d’indagine iniziale il Piemonte, focalizzandoci quindi su tre centri abitati giudicati significativi in quanto differenti per condizioni socio-demografiche e territoriali, e poi in quanto potevamo avvantaggiarci nell’indagine della conoscenza diretta delle tre realtà comunali: Torino, Rivalta, Revello.

individuare il rapporto tra consumatore e produttore come uno dei temi fondamentali in un’ottica di sostenibilità, per sostenere un rapporto diretto non esclusivamente commerciale, ma anche sociale e culturale in grado di fornire ricadute positive al pro-duttore e al consumatore, in alternativa ai modelli indotti dalla grande industria e dalla distribuzione.Nonostante la scelta di un ambito specifico per la nostra ricerca, le problematiche restano numerose, data la vastità dell’argomento.

PRODUZIONE LOCALE, FILIERA CORTA, CHILOMETRO ZEROIn generale, il riavvicinamento dei consumatori ai produttori del territorio è una cosa positiva, in quanto può portare vantaggi economici ad entrambi, ridurre l’inquinamento - soprattutto se si pensa a packaging ed imballaggi - può migliorare i rapporti sociali, le qualità organolettiche dei prodotti e incen-tivare un maggior rispetto della stagionalità.Occorre però fare chiarezza sulla definizione di cosa si intende per filiera corta e chilometro zero.Il chilometro zero è un tipo di commercio nel quale i prodotti vengono commercializzati e venduti nella stessa zona di produzione, quindi il parametro discri-minante è la vicinanza territoriale fra produttore e consumatore.Il concetto di filiera corta invece tiene conto non solo della vicinanza geografica, ma anche di quella funzionale, ovvero il numero di intermediari che si frappongono fra il produttore e il consumatore.Detto questo, occorre definire un raggio d’azione entro cui un prodotto può essere definito locale o “a chilometro zero”; al riguardo usiamo le parole della Commissione Europea:

«un sistema nel quale la produzione, la trasformazione, il commercio e il consumo di prodotti alimentari avvengono in una zona geografica di estensione piuttosto limitata [...] che varia da 20 a 100 km.»13

Lo stesso documento puntualizza che attualmente una definizione condivisa non esiste, e «sostanzial-mente è il consumatore a decidere se un prodotto provenga o meno da una “zona locale”»14.Inoltre nella relazione della Commissione vengono citati i risultati di alcune ricerche, che sembrano confermare il valore economico e sociale del riavvi-cinamento fra consumatore e produttore.

13. Commissione Europea, Relazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio sull’opportunità di istituire un regime di etichettatura relativo all’agricol-tura locale e alla vendita diretta, Bruxelles, 6/12/2013, p. 4 - 5.

14. Ivi, p. 5.

Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale invece i giudizi riportati nel documento sono abba-stanza discordanti; per fare un esempio, una ricerca15 stabilisce in 7,4 km il limite massimo per acquistare un prodotto alimentare senza che le emissioni di carbonio superino quelle prodotte nella filiera tradi-zionale, più lunga ma più efficiente.Il problema della sostenibilità coinvolge però non solo il trasporto ma anche le risorse impiegate per la produzione e le sostanze prodotte nella fase di decomposizione.La produzione locale risulta essere meno impattante dal punto di vista delle emissioni, richiede gene-ralmente meno infrastrutture di stoccaggio, inoltre sembra che i consumatori attribuiscano maggior valore ai prodotti locali, riducendone gli sprechi.16

In ogni caso, la relazione conclude affermando che per trarre conclusioni affidabili, sono necessarie ulteriori ricerche.

Da parte nostra, nella tesi, considereremo come valori positivi sia la vicinanza funzionale che quella geografica, consapevoli che dal punto di vista dell’impatto ambientale potrebbero esserci delle criticità non ancora risolte.Queste criticità, più che escludere il commercio dei prodotti locali, dovrebbero essere un incentivo nel trovare un modo più sostenibile di mettere in rela-zione produttori e consumatori.

15. D. Coley, M. Howard, M. Winter, Local food, food miles and carbon emissions: a comparison of farm shop and mass distri-bution approaches, in: «Food Policy», vol. 34, n. 2, 2009.

16. Commissione Europea, op.cit, 6/12/2013, p. 8.

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In questa prima parte della tesi illustriamo il percorso che abbiamo seguito per la costruzione del nostro scenario. Infatti, dato per assodato l’ambito in cui volevamo operare, cioè il rapporto fra consumatori e mondo della

produzione alimentare, occorreva approfondire come questo tema si manifestasse sul territorio e con quali conseguenze. Parallelamente abbiamo indagato le soluzioni che altri prima di noi avevano proposto, con lo scopo di capirne i punti di forza ma anche le debolezze.Come spiegheremo successivamente, i margini per proporre nuove soluzioni sono davvero ampi, soprattutto grazie alla complessità che caratterizza un argomento come il cibo, la sua produzione, il suo consumo.

Page 14: Verso una strategia alimentare locale

14 Analisi del territorio

Abbiamo deciso di analizzare il rapporto che inter-corre tra produttore e consumatore in tre realtà del territorio piemontese, in particolare nei comuni di Torino, Rivalta e Revello, quest’ultimo in provincia di Cuneo. Abbiamo scelto questi tre casi perchè sono zone di cui abbiamo una conoscenza diretta, essendo i nostri comuni di residenza, inoltre rappre-sentano realtà fra loro differenti:

• La grande città, o addirittura “area metropoli-tana” con alta densità abitativa e attività agricole marginali.

• La cittadina medio piccola, in cui si può trovare la storica vocazione contadina accostata a una più recente crescita urbanistica e demografica.

• Il piccolo paese ancora saldamente legato al set-tore primario e con un andamento demografico pressochè invariato nel tempo.

I tre parametri che ci siamo posti come linee guida nell’analisi del territorio sono la produzione, la di-stribuzione e il consumo.Per quanto riguarda la produzione abbiamo potuto basarci sul censimento Istat dell’agricoltura del 201017 , e per i dati relativi alla distribuzione abbiamo sfruttato i dati dell’Osservatorio Regionale del Com-mercio18 che fanno riferimento al 2011.Quando siamo riusciti abbiamo integrato i dati con la nostra conoscenza diretta del territorio.Non siamo riusciti però a recuperare dei dati soddi-sfacenti per quanto riguarda il consumo, in grado di esprimere le fonti per l’approvvigionamento del cibo utilizzate dagli abitanti di ogni comune. Questo tipo di dato purtroppo non è stato reperito, o per l’ec-cessiva frammentazione delle fonti statistiche, non sistemizzate attualmente, almeno non per quanto riguarda questo specifico settore, oppure perchè questo tipo di dato non è stato preso in considera-zione ed elaborato dalle ricerche e dai censimenti condotti fino ad ora.Ci siamo quindi limitati a citare il numero degli abitanti e la superficie totale del comune, per capire almeno la densità abitativa che caratterizza le tre realtà prese in esame.

TORINOTorino conta più di 900.000 abitanti distribuiti su 130 kmq, ed essendo una città, la SAU19, ovvero la superficie agricola utilizzata, è limitata al 6,3% della superficie totale (se si considera la SAT20, superficie agricola totale, il valore arriva al 7,4%).

17. www.istat.it/it/censimento-agricoltura/agricoltura-2010, consultato il 13/11/2014.

18. www.regione.piemonte. i t /archiv io/commercio/osservatorio, consultato il 18/11/2014.

19. “«Superficie Agricola Utilizzata: rappre-senta la superficie agricola utilizzata per realizzare le coltivazioni di tipo agricolo, escluse quindi le coltivazioni per arbori-coltura da legno (pioppeti, noceti, specie forestali, ecc.) e le superfici a bosco na-turale (latifoglie, conifere, macchia medi-terranea). Dal computo della SAU sono escluse le superfici delle colture intercalari e quelle delle colture in atto (non ancora realizzate). La SAU comprende invece la superficie delle piantagioni agricole in fase di impianto.» Definizione tratta da: Istituto Nazionale Economia Agraria, www.rica.inea.it/glossario/, consultato il 08/01/2015.

20. «Superficie Agricola Totale. La superficie aziendale complessiva, indipendente-mente dal titolo di possesso, comprensiva della superficie agricola utilizzata (SAU), della superficie boscata o utilizzata per le piantagioni da legno, e le altre superfici aziendali (tare dei fabbricati, tare degli appezzamenti, e altre superfici non agri-cole).» Definizione tratta da: Istituto Nazionale Economia Agraria, www.rica.inea.it/glossario/, consultato il 08/01/2015.

TRE LUOGHI, TRE PARAMETRI

ANALISI DEL TERRITORIO

Per quanto riguarda l’approvvigionamento degli ali-menti tramite la piccola e grande distribuzione, i to-rinesi hanno a disposizione 4037 negozi di vicinato, di cui 2738 esclusivamente alimentari, mentre gli altri sono invece a vendita mista.I mercati sono 46 con quasi 4mila banchi, di cui non sappiamo però quanti trattino l’alimentare. Parlando invece di grande distribuzione organizzata, nel comune di Torino si possono contare ben 273 punti vendita di varie metrature, sia a localizzazione singola, sia inseriti nei centri commerciali.Per quanto riguarda invece i luoghi dedicati al consumo del cibo, il capoluogo piemontese somma 4629 esercizi di somministrazione come ristoranti, bar e pizzerie, a cui si aggiungono 563 circoli.Infine citiamo i Gruppi di Acquisto Solidale, un tipo di gestione degli acquisti in continua crescita nel nostro Paese21, che è difficile però da quanti-ficare proprio per la sua natura di organizzazione spontanea che parte dal basso. Sul sito22 che serve da piattaforma di gestione per i GAS del torinese, si possono contare un’ottantina di gruppi iscritti; difficile sapere quanti altri ce ne siano e il numero di famiglie coinvolte.

RIVALTA DI TORINOIl comune di Rivalta rientra nella prima cintura di Torino, conta 19174 abitanti distribuiti su 25,1 kmq e ha una superficia agricola utilizzata di circa 8,9 kmq, che corrisponde al 35,4% della superficie totale del comune.Per quanto riguarda il commercio, i dati dell’Istat dicono che a Rivalta, nel 2011, c’erano 32 negozi di vicinato dediti alla vendita esclusiva di alimentari e 14 misti.I mercati invece sono tre, per un totale di 124 banchi. Personalmente abbiamo constatato che una sessan-tina23 di questi sono dediti alla vendita alimentare e uno tratta semi, piante e piantini, classificabile quindi come dedito alla vendita di articoli per la pre-produ-zione alimentare.La grande distribuzione è presente in modo mas-siccio, se paragonata agli abitanti: 2 punti vendita inseriti in centri commerciali e 5 a localizzazione singola.Inoltre sul territorio rivaltese operano tre Gruppi di acquisto solidale, dimostrando che il bisogno di accorciare le distanze fra produzione e consumo non è estraneo a questo contesto.Infine citiamo i 36 locali deputati alla somministra-zione a cui si aggiungono 7 circoli.

21. A. Cecioni, M. Rubino, L’altra spesa è di-ventata grande, in «La Repubblica», 9 ot-tobre 2014, disponibile su www.inchieste.repubblica.it/ consultato il 12/01/2015.

22. www.gastorino.org, consultato il 12/01/2015.

23. Contati personalmente nelle giornate del 25 e del 29 novembre 2014.

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6,3% 35,4% 73,7%

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Page 16: Verso una strategia alimentare locale

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88 mq

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130,01 km2 25,10 km2 52,47 km2

909˙538 19˙174 4˙221

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I dati sono rapportati a ogni 1000 abitanti

Page 17: Verso una strategia alimentare locale

15Parte prima

REVELLONel 2011, gli abitanti di questo piccolo comune della Valle Po erano 4221, distribuiti su 52,5 kmq, di questi ben il 73,7% è superficie agricola utilizzata. Per quanto riguarda il commercio ci sono 12 negozi di vi-cinato alimentari e 8 misti, a cui si va ad aggiungere un punto vendita della media distribuzione da 370 mq. Completano l’elenco il mercato settimanale con 42 banchi, di cui 14 alimentari24 e uno classificabile come pre-produzione, trattando sementi e piantini. Infine vi sono 17 esercizi di somministrazione e 1 circolo.

Dopo questa breve descrizione generale, è neces-saria qualche considerazione.Se è vero che non abbiamo a disposizione dati qualitativi in grado di descrivere il consumo di cibo, abbiamo però un indicatore indiretto, che ci da la misura delle opportunità di approvvigionamento del cibo nei tre comuni: la piccola e grande distribu-zione.Inoltre, essendo il rapporto tra produttore e consu-matore il fulcro della nostra indagine, non potevamo esimerci dall’approfondire le questioni relative alla GDO, che si pone come tramite in grado di con-dizionare le scelte sia della fase produttiva che di quella di acquisto e consumo.Guardando infatti i dati relativi, in particolare i metri quadri a disposizione dei consumatori (ogni mille abitanti), possiamo notare che torinesi e rivaltesi hanno molta superficie di grande distribuzione in più rispetto agli abitanti di Revello (205 e addirittura

24. Contati personalmente il 10 dicembre 2014.

612 mq contro 87 mq).Rivalta, che ha il dato di più elevata disponibilità di grande distribuzione, conta però solo 1,7 negozi alimentari di vicinato ogni mille abitanti, mentre Revello arriva a 3 e Torino è di poco inferiore. Di conseguenza, può sembrare che l’approvvigiona-mento diretto dal produttore, o dal dettagliante che si rifornisce da produttori locali, comportamento relativamente diffuso in un piccolo comune a vocazione agricola come Revello, possa essere egre-giamente sostituito dalla GDO in una grande città come Torino, e di conseguenza possa andar bene anche per Rivalta.La grande distribuzione ha il vantaggio di fornire una logistica ben organizzata, volta all’ottimizzazione dei trasporti e degli approvvigionamenti, cosa che sa-rebbe difficilmente realizzabile dal singolo produt-tore o consumatore, che si ritroverebbero a dover spendere una gran quantità di tempo e denaro per “incontrarsi”, cosa tra l’altro poco sostenibile anche ambientalmente.Le varie strutture di vendita forniscono un servizio al consumatore, facendosi carico dello stoccaggio e della conservazione della merce e rendendola disponibile al consumatore, tutti passaggi di cui il produttore non può, e probabilmente non vuole, occuparsi.Ci sono però dei risvolti etici e pratici che contri-buiscono a farci affermare che anche la grande distribuzione ha i suoi difetti, e adesso cercheremo di capirli meglio.

LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA

Le caratteristiche più evidenti che differenziano la Grande distribuzione dai negozi di vicinato sono la gestione e la dimensione del punto vendita. Infatti il negozio di quartiere o di paese denuncia fin da subito un raggio d’azione limitato e una gestione affidata in genere al proprietario stesso dell’attività.

DIMENSIONE e RAGGIO D’AZIONELa GDO punta invece a un raggio d’azione mag-giore, che cresce con l’aumentare della superficie del punto vendita. A questo proposito, l’indagine conoscitiva dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato25, afferma che i supermercati di grandi dimensioni possono attrarre consumatori dislocati entro 20 minuti di distanza, ma se la superficie

25. Autorità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, Indagine Conoscitiva sul settore della GDO - IC43, agcm - Indagini conoscitive, 24 Luglio 2013, disponibile su www.agcm.it, consultato il 30/10/2014.

supera i 2500 mq, il raggio d’azione aumenta anche oltre i 30 minuti.Nel nostro caso il potere attrattivo della GDO si accompagna a una forte diffusione sul territorio. In Piemonte ha occupato praticamente tutti gli spazi, e serve l’88,5% della popolazione26 , con una media di 308,7 mq ogni mille abitanti 27.A questo punto ci siamo chiesti se fosse necessario tenere conto della GDO presente nei comuni limi-trofi a quelli oggetto d’indagine andando, caso per caso, a confrontare la distanza dei punti vendita con il raggio d’azione suggerito dal Garante.Infatti, ad una prima rapida indagine, si poteva sco-prire che nel comune di Saluzzo, a pochi chilometri da Revello, ci sono ben 12 punti vendita fra media e

26. F. Boario,L. Varbella, Commercio nei cen-tri urbani, Torino, IRES, 2007.

27. Elaborazione dell’Autorità Garante Del-la Concorrenza E Del Mercato su dati ACNielsen, Mse, Istat, in op.cit, p. 14.

Page 18: Verso una strategia alimentare locale

16 Analisi del territorio

grande distribuzione.Ad Orbassano, Rivoli e Beinasco, che sono fra i centri abitati più prossimi a Rivalta, si possono con-tare 21 supermercati, per non parlare poi di Torino, e di tutte le strutture che la circondano, dislocate nella prima e nella seconda cintura. Per allargare l’indagine alle aree limitrofe in modo significativo, occorrerebbe tener presente tutta una serie di dati aggiuntivi che rischiano di farci deviare dal nostro tipo di obiettivo.Un calcolo di questo tipo, per essere esaustivo, dovrebbe tener conto di tutta l’area circostante, non solo per quanto riguarda la distribuzione, ma calco-lando anche gli abitanti e la superficie agricola.Il rischio è quello di aumentare la massa di dati, ottenendo un risultato poco significativo, in quanto i dati quantitativi sarebbero parziali, e quelli qualitativi praticamente assenti.In definitiva, la nostra attenzione è indirizzata a capire le opportunità di acquisto degli abitanti dei tre comuni presi a riferimento e non a fare una statistica completa dei loro circondari.

GESTIONEPer le strutture della GDO in genere la gestione è affidata dalle società proprietarie a responsabili locali, legati all’impresa tramite vari tipi di contratto, dall’assunzione diretta al franchising.Proprio i contratti di franchising, a detta del Garante, permettono alle catene distributive di aumentare la loro presenza sul territorio, scaricando il rischio d’impresa sull’affiliato; quest’utlimo in cambio riceve il know-how dall’affiliante, ma subisce spesso anche imposizioni nelle scelte commerciali che di fatto mi-nano il confronto competitivo all’interno della stessa catena.Le decisioni commerciali, come le contrattazioni con i fornitori, avvengono spesso a un livello superiore a quello del singolo responsabile del punto vendita; questo permette alle catene di supermercati di avere maggior potere contrattuale, quindi di poter spun-tare prezzi più convenienti, che dovrebbero tradursi in prezzi più bassi per il consumatore.Inoltre il mercato italiano risulta molto più frammen-tato rispetto ad altri paesi europei28, dove il mercato è dominato da pochi gruppi commerciali: un maggior numero di attori in concorrenza fra loro dovrebbe significare prezzi convenienti per i consumatori.Tra gli anni ‘80 e ‘90, però, le catene distributive, che raggruppavano a loro volta più entità imprenditoriali e cooperative, hanno iniziato ad stipulare accordi per la contrattazione comune, formando le cosiddette supercentrali.

28. L’indagine conoscitiva IC43 del Garante afferma, su dati ACNielsen del 2011, che i rispettivi primi tre operatori della distribu-zione detengono fra il 55% e il 60% delle quote di mercato in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna; i primi tre opera-tori della distribuzione italiana detengono il 33,8% del mercato. COOP, che è il primo operatore in Italia con una quota del 15,3%, è solo 47° nella classifica internazionale dei fatturati.

Queste alleanze avevano l’obiettivo di aumentare il potere contrattuale della distribuzione, soprat-tutto per reggere il confronto con le grandi aziende produttrici e le catene distributive straniere; se la cosa poteva andare in sfavore ai produttori, restava sempre il teorico vantaggio per i consumatori.Purtoppo, la frequente variazione delle supercentrali, con gruppi che passavano da una catena all’altra, ha determinato una forte trasparenza sulle condizioni di acquisto dei prodotti: questo ha portato all’unifor-marsi delle condizioni negoziate da ciascuna super-centrale, senza quindi incrementare la concorrenza.Inoltre la contrattazione effettutata dalla super-centrale non ha sostituito la negoziazione a livello di singola catena, aggiungendo quindi un livello di contrattazione, aumentando complessità, tempi e costi nella definizione delle forniture.Le conseguenze si scaricano sui fornitori, senza che i consumatori ne abbiano reali benefici: a causa

“Si definisce supercentrale d’acquisto un’alleanza tra catene distributive - ciascuna delle quali, a propria volta, funge da centrale d’acquisto per il proprio gruppo e per i propri affiliati - volta ad ottenere risparmi di costo nella fase di acquisto delle merci attraverso la negoziazione collettiva con i fornitori.”35

35. Autorità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, op.cit, p. 85.

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17Parte prima

Questo finisce per danneggiare anche i consumatori, sia dal punto di vista economico che da quello della qualità, in quanto viene diminuita la concorrenza e reso meno agevole il confronto fra i vari prodotti.31

LA GDO E I PICCOLI PRODUTTORIDa una ricerca dell’Osservatorio Regionale sul Com-mercio32 si può evincere che i piccoli produttori locali hanno una serie di problemi specifici nell’approcio con la Grande distribuzione: spesso manca un re-sponsabile commerciale, tutto ricade sulle spalle del titolare, che difficilmente possiede le competenze e il tempo per contrattare in modo efficace con gli operatori della distribuzione. Inoltre le piccole produzioni faticano a rispettare standard di serialità qualitativa e quantitativa, essendo influenzate da fattori variabili come le stagioni, il clima, il foraggio usato per nutrire gli animali. Le difficoltà che insor-gono fra una piccola produzione artigiana e una logica di mercato orientata al profitto vengono ben descritte dall’Osservatorio:

«[gli] artigiani, adattano di volta in volta le formulazioni per ottenere i migliori risultati dal punto di vista della qualità or-ganolettica, puntano sul contenuto della scatola più che sul packaging. Due mondi che confliggono: la GDO italiana [...] cerca redditività e crede nelle offerte di prodotti di immagine a basso prezzo.»33

Le preferenze dei consumatori hanno portato la GDO a ripensare in parte questo sistema; certi parametri economici e organizzativi insostenibili per i piccoli produttori sono stati ammorbiditi, per poter offrire alla clientela un’offerta che altrimenti avrebbe cercato altrove. Questa nuova tendenza della GDO non è priva di difetti, come spiega l’Osservatorio «Vi sono infatti esempi di catene che si fanno fare prodotti “tipici” a marchio privato da produttori industriali. In questo caso la tipicità è difficilmente riconoscibile e riportabile ai suoi concetti classici e si può parlare più di “prodotti fotocopia” che non di prodotti tipici veri e propri»34.

31. Per una descrizione esaustiva degli elementi della contrattazione e delle sue conseguenze: II Parte, Capitolo II. Le caratteristiche della contrattazione GDO-fornitori e II Parte, Capitolo III. L’in-dagine campionaria sui fornitori, in Auto-rità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, op.cit.

32. P. Allìo, F. Boario, L. Varbella, La casci-na nel carrello, Osservatorio Regionale del Commercio, 2001, disponibile su www.regione.piemonte. i t /archiv io/commercio/osservatorio, consultato il 27/11/2014.

33. P. ALLÌO, F. BOARIO, L. VARBELLA, La cascina nel carrello, Osservatorio Regio-nale del Commercio, 2001, p. 24-25.

34. Ivi, p. 48.dell’eccessiva trasparenza di cui possono godere

i distributori, nessuna catena ha convenienza a competere con un abbassamento dei prezzi, perchè i concorrenti potrebbero facilmente replicare la stra-tegia del ribasso.29

Un’altra stortura in seno alla GDO, è la loro trasfor-mazione da venditori di beni per i consumatori a venditori di servizi per i fornitori.La GDO sottomette la vendita dei prodotti all’ac-quisto, da parte del fornitore, di una serie di servizi, spesso non desiderati o considerati inutili.In pratica le grandi catene hanno iniziato a farsi pagare il “diritto a vendere” da parte dei produttori, questo cosiddetto “secondo margine” di guadagno sarebbe diventato, per la distribuzione, superiore a quello ottenuto dalla vendita dei prodotti ai consu-matori.30

L’imposizione di questi servizi, ad esempio contributi di esposizione o di inserimento di nuovi prodotti, unita alle clausole contrattuali come gli sconti, tende a escludere i piccoli fornitori. Infatti i grandi produt-tori industrializzati riescono a sopportare meglio i ritmi di fornitura, i bassi margini di profitto e le spese per i servizi imposti dalla GDO, utilizzandoli talvolta per eliminare i concorrenti più piccoli.

29. Autorità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, Indagine Conoscitiva sul settore della GDO - IC43, p. 108.

30. Ivi, p. 153 - 154.

«Se le maggiori catene [...] introducono questi prodotti e ne fanno oggetto di comunicazione non è sicuramente per uno scopo sociale di valorizzazione degli stessi, bensì per la necessità di differenziarsi in un mercato sempre più appiattito e quindi per un ben chiaro motivo di marketing»36

36. P. Allìo, F. Boario, L. Varbella, op.cit, p. 51.

“Si definisce supercentrale d’acquisto un’alleanza tra catene distributive - ciascuna delle quali, a propria volta, funge da centrale d’acquisto per il proprio gruppo e per i propri affiliati - volta ad ottenere risparmi di costo nella fase di acquisto delle merci attraverso la negoziazione collettiva con i fornitori.”35

35. Autorità Garante Della Concorrenza E Del Mercato, op.cit, p. 85.

Page 20: Verso una strategia alimentare locale

18 Analisi del territorio

L’indagine del Garante della Concorrenza e del Mer-cato conclude evidenziando quattro ambiti di criti-cità riguardo la Grande Distribuzione Organizzata:

• Le forme organizzative, con abbondante utilizzio di contratti di franchising, che riducono il livello di concorrenzialità fra i vari punti vendita della medesima catena.

• L’azione delle supercentrali, che disincentivano la competizione fra le diverse imprese aderenti. Inoltre i frequenti passaggi di società hanno portato un’eccessiva trasparenza, che determina una forte uniformità di prezzi e offerte fra un gruppo distributivo e l’altro.

• La concentrazione, che non risulta elevata paragonandola ai livelli europei, appare invece squilibrata a livello provinciale, dove sovente un singolo operatore detiene più del 50% delle quote di mercato, fino a picchi del 60%.

• I rapporti di fornitura spesso prevedono più livelli di contrattazione, determinando accordi

farraginosi e complessi. A questo si aggiunge il fenomeno del trade spending: compensi versati dal fornitore per servizi giudicati spesso carenti e inutili, ma che per i grandi produttori sono un modo per escludere i piccoli concorrenti.

La conclusione sembra essere che nella Grande Di-stribuzione Organizzata marketing, quote di mercato e aumento del fatturato lascian poco spazio alle istanze sociali, economiche, ambientali e territoriali che il sistema cibo potrebbe e dovrebbe esprimere.Questo non vuole essere una condanna genera-lizzata della GDO, che offre dei servizi in termini di disponibilità, gestione e logistica attualmente ineguagliati, necessari per l’approvvigionamento, soprattutto nei contesti fortemente urbanizzati.Ciò nonostante, sembra necessario creare maggior consapevolezza nei consumatori e fornire loro mo-delli di consumo alternativi, con l’obiettivo di avere nell’immediato un’alternativa più sostenibile, e nel medio lungo periodo spingere la GDO ad adottare un comportamento più etico e meno consumistico.

Mettendo a confronto i dati dei tre comuni analizzati si manifestano subito delle evidenti differenze.Innanzitutto la densità abitativa: Torino sfiora le 7 mila persone per kmq, la densità di Rivalta invece è un decimo di quella torinese, mentre quella di Revello è addirittura due ordini di grandezza inferiori.Se si considerano invece i dati relativi alla Superficie Agricola Utilizzata, Rivalta e Torino si equivalgono, ma rispettivamente sono solo un quinto di quella revellese.Il dato più emblematico è il rapporto tra SAU e abitanti: a Revello la superficie agricola per ogni re-sidente è venti volte quella disponibile per ogni rival-tese, ed è addirittura mille volte il rapporto calcolato a Torino, dove ad ogni abitante corrispondono solo 9 mq di SAU.

I dati più specifici riguardanti l’utilizzazione dei terreni agricoli ci forniscono alcuni spunti per me-glio comprendere la varietà di colture presenti sul territorio; a questo riguardo i dati di Torino risultano molto difficili da confrontare con quelli di Revello e Rivalta, data la sproporzione fra superficie agricola e abitanti. In ogni caso, la produzione torinese è risibile se paragonata agli abitanti che risiedono sul suo

territorio.Il numero di aziende agricole, unito all’estensione di terreno dedicato agli orti familiari ci permette già di osservare che in proporzione (ma anche in valore assoluti) i revellesi hanno una buona disponibilità di cibo autoprodotto; infatti ci sono più di 90 aziende agricole ogni mille revellesi, con un totale di due et-tari e mezzo di orti familiari. Rivalta può contare una proporzione di poco più di tre aziende agricole ogni mille abitanti e un ettaro in meno di orti rispetto a Revello; Torino ha valori ancora più bassi, trascurabili se proporzionati agli abitanti.Un’altra differenza fra il comune della Valle Po e gli altri due è la diversificazione dei tipi di colture: Re-vello presenta percentuali sostanziose sia di terreni seminativi, sia di coltivazioni legnose (per esempio frutteti, vigneti ed oliveti) sia di prati e pascoli.Rivalta e Torino invece denunciano una quasi totale assenza di coltivazioni legnose, concentrandosi quasi esclusiavamente su pascoli e terreni a uso seminativo.Bisogna ricordare che tra i seminativi vengono con-teggiati sia quelli per l’alimentazione umana sia quelli per l’alimentazione animale, questi ultimi destinati soprattuto ad allevamenti di tipo intensivo.

CONFRONTO

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19Parte prima

Quindi Rivalta dimostra una bassa diversificazione delle colture, con l’83,5% dei terreni ad uso semina-tivo, di cui una parte, anche consistente, potrebbe essere utilizzata per l’alimentazione animale.

Per quanto riguarda la distribuzione e la vendita alimentare, il confronto dei rapporti fra numero di punti vendita e abitanti dimostra che Torino e Revello hanno una gran disponibilità di negozi di vicinato alimentari, rispettivamente 3 e 2,8 ogni mille abitanti.Rivalta invece ha un rapporto che è quasi la metà, 1,7 negozi ogni mille persone; stessa disparità anche per i negozi misti: Rivalta ne conta 0,7 per mille residenti, Torino e Revello almeno il doppio.Questi bassi valori per la piccola distribuzione sem-brano essere compensati da un’enorme presenza della GDO: ogni rivaltese ha a disposizione il triplo della superficie di un torinese e 7 volte quella a di-sposizione dei revellesi.Dai dati raccolti si può capire che parlare di rapporto diretto tra produttore e distributore in una grande città come Torino non è facile; molti fattori, come logistica, densità abitativa, uso del suolo rendono la distribuzione indispensabile e capillare su un terri-torio densamente popolato come Torino.Il problema della distanza fra produttore e consu-matore è evidente, considerando come distanza sia quella geografica che quella funzionale, cioè dettata dall’alto numero di intermediari.A questa situazione tentano di rispondere iniziative come i già citati GAS, oppure i GAC (Gruppi di Acquisto Colletivo) organizzati dalla provincia e dal Movimento Consumatori, i mercati di Campagna Amica ad opera della Coldiretti oppure progetti più strutturati come Food Hub To Connect, o il Tavolo “Torino Capitale del Cibo”, organizzato dall’asso-ciazione Torino Strategica, e ancora, l’Atlante del cibo della città di Torino, progetto di ricerca curato dall’Università e dal Politecnico .

Situazione diametralmente opposta per i consuma-tori di Revello, che pur in un territorio abbastanza presidiato dalla GDO a pochi chilometri di distanza, hanno in realtà a disposizione un’alternativa econo-mica e a chilometro praticamente zero: i produttori. In un paese di 4 mila persone vi sono 387 aziende agricole, di conseguenza un buon numero di re-sidenti ha un orto di proprietà o può procurarsi il cibo coltivato in zona rivolgendosi a parenti, amici e conoscenti, a prezzo di favore.Anche i piccoli negozi del luogo non hanno difficoltà a rifornirsi dai produttori locali.

Per Rivalta la situazione è ancora differente: i dati sembrano confermare l’impressione di un comune a prevalente destinazione residenziale, con una popo-lazione quasi decuplicata fra l’inizio degli anni ‘60 e il 201137.I dati relativi agli esercizi di somministrazione po-trebbero sottolineare proprio questa propensione: Torino ne conta 5 ogni mille persone, Revello 4, Rivalta a malapena 2.Rivalta sembra un luogo di vita domestica, poco attrezzato per i momenti più collettivi e sociali.Nonostante questa forte urbanizzazione, le superfici agricole a Rivalta sono ancora importanti, con 64 aziende agricole e quasi il 38% di superficie territo-riale a destinazione agricola, di cui il 93,6% effetiva-mente utilizzata, con una forte uniformità nel tipo di colture.Crescita demografica e urbana, grande distribuzione presente in modo massiccio e buona quantità di su-perfici agricole disponibili rendono la sua situazione indefinita, sospesa fra un contesto rurale storico e una moderna avanzata della realtà metropolitana.

37. Istat, www.dati.istat.it/Index.aspx, consul-tato il 24/10/2014.

Immagini satellitari di Torino, Rivalta e Revello

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20 Tre luoghi tre parametri

TORINO

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21Analisi del territorio

Page 24: Verso una strategia alimentare locale

22 Tre luoghi tre parametri

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23Analisi del territorio

RIVALTA

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24 Tre luoghi tre parametri

REVELLO

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25Analisi del territorio

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26 Stato dell’arte: 40 casi studio

e approvvigionamento del cibo più sostenibili.Mantenendo fisso l’obiettivo sul rapporto produttore - consumatore, dalla massa iniziale di casi studio ne abbiamo distillati una quarantina, ritenendoli signifi-cativi per alcuni dei loro aspetti.Ovviamente molti altri avrebbero potuto essere inseriti, la nostra scelta non pretende di essere esau-stiva, né riguardo il rapporto tra produttore e consu-matore, né tanto meno riguardo al cibo in generale.A noi occorrevano casi studio interessanti soprat-tutto per le loro diversità, ed è seguendo questa logica che siamo arrivati a suddividerli nelle seguenti 4 categorie: eventi, servizi, prodotti ed enti.

Per capire cos’è già stato fatto per avvicinare il con-sumatore al produttore, abbiamo analizzato un certo numero di casi studio, presi sia dal territorio piemon-tese, sia di provenienza nazionale che internazionale.Il Piemonte infatti rappresenta il territorio di par-tenza da cui abbiamo selezionato le tre realtà co-munali da approfondire, d’altro canto per avere una visione più completa è indispensabile osservare cosa succede al di fuori del territorio regionale. Il cibo e le sue problematiche infatti non sono un’esclusiva lo-cale, e un designer non può far a meno di crearsi uno scenario il più ampio e dettagliato possibile, soprat-tutto se si propone di pensare a forme di produzione

STATO DELL’ARTE: 40 CASI STUDIO

Occasioni quali convegni, fiere, esposizioni, mercati e sagre offrono possibilità di scambio di sapori ma anche di saperi, possono essere non solo buone oc-casioni commerciali e di degustazione dei prodotti, ma anche momenti durante i quali si acquisiscono nuove conoscenze attraverso incontri diretti con i

EVENTI

Le attività che contribuiscono al soddisfacimento di bisogni individuali o collettivi senza dare luogo alla produzione di nuovi beni sono sempre più diffuse nella vita di tutti i giorni, basti pensare ad esempi quali gli e-book, le mappe digitali, l’e-commerce, il ticketing online o l’home banking.La peculiarità di fornire una prestazione che non preveda lo scambio fisico di un manufatto (anche se il fine ultimo magari è proprio la fornitura di un pro-

SERVIZI

produttori e si fanno esperienze ludiche ed educative.Con l’aumento delle possibilità di spostamento e comunicazione i vari eventi sono sempre più etero-genei, accessibili e conosciuti, diventando potenziali centri di attrazione economica ma anche culturale e sociale.

dotto), è positiva dal punto di vista ambientale: ne consegue infatti un risparmio energetico e di materie prime. I servizi, che nascano da un’iniziativa privata o pubblica, che siano a scopo di lucro o che perse-guano fini sociali, ambientali o culturali, possono favorire il contatto tra realtà che altrimenti, per mo-tivi economici o geografici, non sarebbero riuscite ad interagire; internet ha influito molto in questo, con i suoi costi ridotti, la sua diffusione e la sua praticità.

Atelier NL, Farmers lunch

Page 29: Verso una strategia alimentare locale

27Parte prima

In quanto laureandi del corso di design del prodotto, non potevamo esimerci dall’indagare sui progetti rivolti alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli attori coinvolti nel consumo e nella produzione alimentare. Un oggetto può essere d’aiuto al fruitore nel compiere un certo lavoro, ma anche nel tenere un determinato comportamento; oppure può por-tare con sé un messaggio, diventando addirittura un oggetto educativo.infine può essere esclusivamente comunicativo,

Associazioni di cittadini, di consumatori, di produt-tori e di esperti hanno il loro peso nel complesso mondo del cibo; sono fautori di ricerche, eventi, pubblicazioni; sostengono campagne d’opinione rivolte sia al vasto pubblico che ai responsabili istitu-zionali.L’attività di tali associazioni può influenzare lo stile di vita delle persone, le loro scelte e le loro convinzioni.Per i nostri scopi di analisi risultano interessanti,

PRODOTTI

ENTI

Per maggior chiarezza nella valutazione dei casi studio, abbiamo predisposto delle schede la cui composizione segue una struttura fissa studiata per avere in primo luogo una parte descrittiva, conte-nente una chiara identificazione dei caratteri salienti del soggetto.La seconda parte, più analitica, contiene una nostra valutazione del caso studio in base a specifici para-metri di tipo qualitativo, sempre tenendo a mente che il fine principale è il rapporto tra consumatore e produttore.Per chiarire come abbiamo eseguito la valutazione, di seguito elenchiamo i parametri utilizzati. Sono parametri qualitativi, che abbiamo provato ad esprimere nel modo più oggettivo possibile. Resta il fatto che, essendo giudizi personali sono comunque da considerarsi soggettivi e parziali; non hanno la

pretesa di essere esaustivi: non è il loro scopo.Queste schede hanno l’obiettivo di essere un rias-sunto, un promemoria ad uso e consumo del proget-tista, di modo da trarne considerazioni e suggestioni utili, soprattutto se rapportate alla restante massa di dati proveniente dall’analisi del territorio e dai vari approfondimenti personali sull’argomento cibo.Per avere dati il più possibile obiettivi occorrerebbe un’indagine che descriva nel dettaglio ogni singolo caso studio, con dati dedotti da un’indagine cono-scitiva, da eseguirsi tramite questionari o ricerche di mercato. Una ricerca del genere richiederebbe un periodo di tempo enorme, senza peraltro rispon-dere alle nostre esigenze, che sono quelle di trarre suggerimenti dai singoli casi e di avere una visione generale della situazione attuale.

SCHEDE DI VALUTAZIONE

piuttosto che i singoli sistemi organizzativi, le idee e gli obiettivi che ogni ente si pone, e come li persegue.Per questo abbiamo preso in considerazione organizzazioni e istituzioni, scegliendo casi studio differenti fra loro: dalle associazioni di consumatori a quelle dei produttori, da quelle che operano per fornire soluzioni pratiche a quelle che si occupano di rappresentare i soci in contesti istituzionali, dalle piccole associazioni locali a quelle internazionali.

anche in modo provocatorio, diventando quindi un “oggetto manifesto”, definizione di quel tipo di oggetti “che non è di uso effettivo ma finalizzato al dibattito culturale”38. Che siano prodotti commercia-lizzati di uso domestico oppure oggetti manifesto dal forte impatto comunicativo ed espressivo, abbiamo scelto quei progetti che in qualche modo possono riavvicinare gli utenti al mondo della produzione, anche in contesti urbani.

38. M. Cafarelli, «Didesign» ovvero niente, Torino, Espress edizioni, 2012, p. 17.

Chmara.rosinke studio, mobile hospitality: cucina ambulante

Page 30: Verso una strategia alimentare locale

28 Stato dell’arte: 40 casi studio

Gli argomenti che abbiamo deciso di prendere in esame per la valutazione dei casi studio sono l'effi-cacia della comunicazione, la trasparenza, l'incisività del caso studio dal punto di vista sociale e culturale, il rispetto delle tematiche ambientali e la sostenibi-lità economica. Per gli enti la valutazione si limita ai parametri della comunicazione, della trasparenza e dell'incisività culturale. Gli altri parametri sono stati omessi perché considerati, per gli enti, meno indispensabili oppure troppo aleatori da definire. Infatti l'aspetto economico di un ente può essere valutato tramite la sua capacità di autofinanziarsi, o di accedere a finanziamenti pubblici e privati, ma questo criterio, molto importante dal punto di vista gestionale, ci dice ben poco sul rapporto fra produt-

tore e consumatore. Lo stesso discorso vale per le tematiche ambientali; diverso invece il motivo per il parametro sociale: è un punto di vista sicuramente importante, ma risulta difficile dare un giudizio che non sia molto generico, essendoci, per ogni ente, numerose iniziative, spesso molto differenti nei modi di intervento e intraprese con un ampio corollario di partner eterogenei. Per esempio, la FAO finanzia un elevato numero di progetti e porta avanti attività a livello normativo e amministrativo, tutto ciò avrà sicuramente un impatto sociale, ma risulta davvero complesso quantificarlo.Qui di seguito riportiamo i parametri di giudizio, domande specifiche per ognuno dei sei argomenti individuati.

Della COMUNICAZIONEIl funzionamento è chiaro?La grafica aiuta l'utente?La grafica trasmette lo scopo?Nome e logo sono riconoscibili?C'è un progetto di grafica coordi-nata?

Della TRASPARENZALo scopo è chiaro?È chiaro come viene raggiunto?Ci sono i dati degli attori coin-volti (produttori, distributori)?

AMBIENTALESi cerca di ridurre il packaging?Si cerca di ridurre i trasporti?C'è una filiera corta, si privilegia la territorialità?C'è una filiera corta funzionale, con riduzione dei passaggi intermedi?Per i prodotti vengono rispettate le regole39 della sostenibilità?

39. Per quanto riguarda le linee guida per un design sostenibile si rimanda a: C. Lanzavecchia, Il fare ecologico, Torino, Time e Mind, edizione 2014. P. Tamborrini, Design sostenibile. Oggetti, sistemi e comportamenti, Milano, Electa, 2012.

PARAMETRI DI VALUTAZIONE

CULTURALESi promuove la sensibilizza-zione?Si promuove l'approfondimento teorico?Il dibattito viene allargato ad altri punti di vista?Si promuove l'apprendimento pratico, tramite workshop e laboratori?

ECONOMICAC'è convenienza per il produt-tore (anche in termine di ore lavorative)?C'è convenienza per il consuma-tore?C'è contatto diretto o ci sono intermediari?Se ci sono intermediari, quanti sono?

SOCIALEViene favorita l'aggregazione?Viene favorita la condivisione di beni/servizi/esperienze?Vengono coinvolte/favorite le "fasce deboli"?C'è contatto diretto o ci sono intermediari?

A seconda delle risposte abbiamo assegnato un punteggio per il relativo parametro ad ogni caso studio, con una breve descrizione in grado di giusti-ficarlo.Per chiarezza comunicativa e necessità di sintesi ab-biamo espresso la valutazione con un punteggio da un minimo di uno ad un massimo di cinque punti. È stato necessario successivamente introdurre lo zero là dove la valutazione non poteva essere effettuata per mancanza di informazioni.

LE SCHEDEIl risultato di questa ricerca sui casi studio, 40 esempi particolarmente significativi per una o più caratteristiche, sono raccolti nel fascicolo al fondo del volume.

Qui di seguito invece sono riportati grafica-mente i dati salienti dedotti dall’analisi delle schede.

Page 31: Verso una strategia alimentare locale

DATA VISUALIZATION DEI

CASI STUDIO

Page 32: Verso una strategia alimentare locale

CASI STUDIO: CICLO VITA DEL CIBOFasi coinvolte in ogni caso studio

SERVIZI

Tacatì

MijnKoeJouwKoe

Piccoli campi verdi

GAC

GAS

CSA

Wwoofing

Spesa dal contadino

Le verdure del mio orto

Cambuse critiche

Wanteat

produzione distribuzione uso-consumo dismissionepre-produzione

EVENTI

Salone internazionale del gusto

Fa’ la cosa giusta!

EXPO 2015

Mercati di Campagna Amica

Apriti sesamo!

World Food Festival

Cantine a Nord Ovest

AiCARE Awards

Annual local food dinner

Festival delle Sagre

produzione distribuzione uso-consumo dismissionepre-produzione

PRODOTTI

Back to the roots: Mushroom Farm

Windowfarms

Seed Safe

Tonic Death Diet

Playing food

Tok

Save food from supermarket

Where does bacon come from

Passapomodoro manuale

produzione distribuzione uso-consumo dismissionepre-produzione

Page 33: Verso una strategia alimentare locale

CASI STUDIO: CICLO VITA DEL CIBOFrequenza di ogni fase del ciclo suddivisa per categorie

dismissioneuso-consumodistribuzioneproduzionepre-produzione

LEGENDA

CICLO VITA:

EVENTI

PRODOTTI

SERVIZI

Page 34: Verso una strategia alimentare locale

CASI STUDIO: VALUTAZIONIGiudizi per ogni caso studio

EVENTI

Salone internazionale del gusto

Fa’ la cosa giusta!

EXPO 2015

Mercati di Campagnta Amica

Apriti sesamo!

World Food Festival

Cantine a Nord Ovest

AiCARE Awards

Annual local food dinner

Festival delle Sagre

Comunicazione Trasparenza Ambientale Culturale Economica Sociale

PRODOTTI

Back to the roots: Mushroom Farm

Windowfarms

Seed Safe

Tonic Death Diet

Playing food

Tok

Save food from supermarket

Where does bacon come from

Passapomodoro manuale

1 insufficente2 sufficente3 discreto4 buono5 ottimo

LEGENDA DELLE VALUTAZIONI

0 non valutabileGIUDIZI:

Page 35: Verso una strategia alimentare locale

SERVIZI

Tacatì

MijnKoeJouwKoe

Piccoli campi verdi

GAC

GAS

CSA

Wwoofing

Spesa dal contadino

Le verdure del mio orto

Cambuse critiche

Wanteat

ENTI

Terre di Mezzo edizioni

Fondazione Campagna Amica

FAO

Slow Food

UNISG

WFO

ALTROMERCATO

WFTOAiCARE

Arvaia

CASI STUDIO: VALUTAZIONIGiudizi per ogni caso studio

Page 36: Verso una strategia alimentare locale

CASI STUDIO: VALUTAZIONISomma dei giudizi per ogni parametro delle quattro categorie

1 insufficente2 sufficente3 discreto4 buono5 ottimo

LEGENDA DELLE VALUTAZIONI

0 non valutabileGIUDIZI:

Comunicazione Trasparenza Ambientale

EVEN

TI

PRO

DO

TT

ISE

RVIZ

IEN

TI

Page 37: Verso una strategia alimentare locale

Culturale Economica Sociale

EVEN

TI

PRO

DO

TT

ISE

RVIZ

IEN

TI

CASI STUDIO: VALUTAZIONISomma dei giudizi per ogni parametro delle quattro categorie

Page 38: Verso una strategia alimentare locale

EVENTI

Salone internazionale del gusto

Fa’ la cosa giusta!

EXPO 2015

Mercati di Campagna Amica

Apriti sesamo!

World Food Festival

Cantine a Nord Ovest

AiCARE Awards

Annual local food dinner

Festival delle Sagre

CoincidonoIndirettoDiretto

PRODOTTI

Back to the roots: Mushroom Farm

Windowfarms

Seed Safe

Tonic Death Diet

Playing food

Tok

Save food from supermarket

Where does bacon come from

Passapomodoro manuale

CoincidonoIndirettoDiretto

SERVIZI

Tacatì

MijnKoeJouwKoe

Piccoli campi verdi

GAC

GAS

CSA

Wwoofing

Spesa dal contadino

Le verdure del mio orto

Cambuse critiche

Wanteat

CoincidonoIndirettoDiretto

CASI STUDIO: CCONTATTO PRODUTTORE - CONSUMATORETipo di rapporto fra i due attori per ogni caso studio

Page 39: Verso una strategia alimentare locale

CONTATTO PRODUTTORE CONSUMATORE: CoincidonoIndirettoDiretto

LEGENDA

EVENTI

PRODOTTI

SERVIZI

CASI STUDIO: CCONTATTO PRODUTTORE - CONSUMATOREFrequenza dei tipi di rapporto suddivisa per ogni categoria

Page 40: Verso una strategia alimentare locale
Page 41: Verso una strategia alimentare locale

29Parte prima

Partendo dal ciclo di vita, possiamo affermare che la pre-produzione e la dismissione sono poco presenti, infatti sono due fasi non direttamente coinvolte nel rapporto tra produzione e consumo, anche se en-trambe hanno un ruolo importante e non manche-rebbero i relativi casi studio di una certa rilevanza, uno su tutti il il progetto Last Minute Market, che si occupa della raccolta e redistribuzione alle fasce deboli di prodotti prossimi alla scadenza, e quindi destinati ad essere scartati.La fase della produzione risulta maggiormente rappresentata dagli eventi, che risultano essere i più completi, combinando assieme molto spesso anche distribuzione e consumo.I servizi sono perlopiù dediti alla distribuzione, e poco incisivi nelle altre fasi, i prodotti sono dedicati soprattutto alla fase della produzione o del con-sumo.Per quanto riguarda il tipo di rapporto che si viene a creare tra produttore e consumatore possiamo no-tare che i prodotti non prevedono mai un rapporto diretto fra i due attori, mentre gli eventi lo prevedono quasi sempre e i servizi lo prevedono in meno della metà dei casi analizzati (5 su 11). Il rapporto indiretto è abbastanza diffuso in tutte e tre le categorie (la quarta categoria, quella degli enti, è esclusa da questo tipo di valutazione); mentre la coincidenza fra produttore e consumatore, in sostanza, l’autopro-duzione, raggiunge una quota considerevole solo per i prodotti.

Parlando delle nostre valutazioni, possiamo osser-vare che:

• La comunicazione è mediamente migliore per eventi e prodotti, con i servizi di poco inferiori. Almeno per quanto riguarda gli eventi il dato non stupisce, una buona comunicazione è indi-spensabile per attrarre un buon numero di visi-tatori, e lo è altrettanto per rendere appetibile ai consumatori un certo prodotto.

• La trasparenza risulta elevata per enti ed eventi, infatti associazioni e manifestazioni, soprattutto se sostengono certe istanze etiche e sociali, devono essere credibili e corrette agli occhi di possibili iscritti e visitatori. Per quanto riguarda prodotti e servizi questa necessità forse viene sentita di meno: l’utente è più portato a valutare costo ed efficienza come parametri fondamen-tali.

• Per l’aspetto ambientale i risultati migliori

risultano essere quelli dei servizi, d’altronde la smaterializzazione è uno dei punti a favore della sostenibilità: basti pensare alle varie iniziative di Alternative Food Network, che hanno come punto di forza il rapporto diretto fra consu-matore e produttore, come i GAS o le CSA, evitando tutti gli intermediari.

• Dal punto di vista culturale le 4 categorie hanno ottenuto valutazioni abbastanza simili, con valori distribuiti, che vanno dall’eccellenza fino al decisamente scarso. Può risultare strano che un oggetto abbia lo stesso peso culturale di un evento che prevede conferenze ed approfondi-menti, bisogna però tener conto che ogni cate-goria è stata valutata anche tenendo conto delle sue specificità e dei suoi limiti. La valutazione è stata rapportata a quello che abbiamo supposto essere il massimo e il minimo relativi ad ogni categoria; quindi la valutazione non significa che un pupazzo ha lo stesso peso culturale di un evento a cui partecipano esperti del settore, ma che, come oggetto, rapportato ad altri prodotti, è in grado di trasmettere un buon messaggio culturale.

• Sotto il profilo economico gli eventi risultano decisamente migliori delle altre categorie; ge-neralmente offrono un buon bacino d’utenza ai produttori che possono vendere direttamente ai consumatori, inoltre gli enti organizzatori realiz-zano introiti che permettono loro di finanziare altre iniziative. Gli oggetti manifesto non sono giudicabili dal punto di vista economico, non es-sendo commercializzati; quelli invece disponibili sul mercato presentano in genere una buona valutazione, indispensabile in fin dei conti per un oggetto che deve essere venduto. Fra i servizi si possono notare invece alcune criticità.

• In campo sociale sono gli eventi a ottenere risultati decisamente superiori alle altre cate-gorie, d’altronde per loro natura questo genere di iniziative prevedono l’afflusso di persone, il rapporto diretto, e un corollario più o meno ricco di conferenze, dibattiti, workshop. Prodotti e servizi stentano di più in questo campo; i primi sembrano riservare maggior attenzione a funzionalità e comunicazione, mentre i servizi instaurano un contatto fra produttore e consu-matore, ma a distanza, connettendoli solo per il soddisfacimento delle loro esigenze.

CONSIDERAZIONI

Page 42: Verso una strategia alimentare locale

30 Stato dell’arte: 40 casi studio

Incrociando le nostre valutazioni con i dati più generici e l’analisi del ciclo di vita del cibo e del tipo di contatto fra produttore e consumatore, possiamo definire alcune caratteristiche specifiche all’interno di ogni categoria.

Una prima caratteristica di rilievo fra i prodotti è che un buon numero di essi hanno un valore come oggetti manifesto, quindi il loro scopo principale, se non unico, è quello di trasmettere un messaggio, ov-vero di sensibilizzare. Questa può essere considerata una criticità, in quanto un oggetto di questo tipo, per essere diffuso ed entrare in contatto con il maggior numero di persone possibile, dev’essere presentato in contesti in grado di farlo conoscere, come mostre, eventi, convegni. Un altro limite è che rischia di risul-tare inutile per chi è già sensibile a certe tematiche, e allo stesso tempo esaurisce il suo compito proprio con la sensibilizzazione, non riuscendo a fornire degli strumenti effettivi, una soluzione pratica. Inoltre, se presentato fuori dal giusto contesto, rischia di non essere compreso, venendo semplicemente giudicato come una cosa inutile.Gli oggetti dedicati all’infanzia, che puntano anche sulla sensibilizzazione, ma trasmessa attraverso il gioco, sembrano più efficaci; hanno sicuramente il merito di rivolgersi a un target più scevro da pregiu-dizi e stili di vita consolidati, quindi le possibilità che il messaggio si radichi nell’utente sono maggiori. L’o-biettivo è puntato, in questo caso, sulle generazioni future.

Il vero punto debole dei prodotti si rivela essere il rapporto fra produttore e consumatore: il contatto diretto praticamente non esiste.

L’autoproduzione è l’unica risposta pratica che i prodotti sono in grado di suggerire, infatti in 4 casi chi produce e chi consuma sono la stessa persona, e la produzione è il momento del ciclo vita più diffuso. I bassi risultati della valutazione sociale confermano che questi oggetti, in genere, non hanno la capacità di creare forte aggregazione fra le persone, soprat-tutto al di fuori del piccolo gruppo che ne condivide l’utilizzo.

Osservando i servizi, la prima cosa che balza all’oc-chio è la diffusione di internet. Che sia utilizzato

come canale di vendita, come mezzo per sempli-ficare la gestione di un’attività o come accesso a database di informazioni, lo si può trovare quasi ovunque.L’utilizzo più frequente di internet sembra essere quello dedicato alla vendita, declinato nei modi e con le finalità più diverse. Per esempio i GAC, che operano nel torinese, promossi dal Movimento Consumatori, hanno il chiaro obiettivo di fornire un’alternativa di acquisto economicamente soste-nibile ai consumatori, consentendo loro un accesso a prodotti biologici e locali. Lo scopo prettamente commerciale è evidente in iniziative come Le ver-dure del mio orto e Tacatì, mentre gli allevatori olan-desi di MijnKoeJouwKoe coniugano la vendita dei bovini a workshop che ne aumentano la valutazione culturale e sociale.Un altro gruppo di servizi utilizza il web come una piattaforma organizzativa, in grado di connettere fra loro gruppi e persone con interessi coincidenti, come ad esempio il Wwoofing o Cambuse Critiche.Un discorso a parte meritano i GAS, una realtà dif-fusa a livello nazionale, ma difficile da quantificare in modo preciso. La spontaneità dei gruppi fa sì che alcuni di essi condividano piattaforme web per l’organizzazione, ma molte altre gestiscono autono-mamente le loro attività.Un terzo tipo di servizi è quello che come obiettivo si pone semplicemente l’informazione, sempre rela-tiva all’acquisto di cibo ma senza fornire un canale diretto di approvvigionamento. Questo è il caso di Spesa dal contadino e di WantEat: il primo permette al consumatore di trovare i produttori più vicini a casa, il secondo fornisce informazioni specifiche sui prodotti.In definitiva, l’aumento di contatti offerti da internet non è automaticamente sinonimo di effettivi van-taggi dal punto di vista sociale: il web mette in con-tatto produttore e consumatore, che restano però lontani fra loro, connessi solo per il soddisfacimento delle loro esigenze.Gli utilizzi virtuosi ci sono, il Wwoofing o i workshop di MijnKoeJouwKoe, dimostrano che internet può essere un primo tramite per avvicinarsi effettiva-mente, e non solo un canale di vendita.Inoltre, benché il web sia un tramite economico e diffuso, ottimo per accorciare le distanze, molti servizi denotano una diffusione locale, anche molto ristretta. Questo aspetto non è di per sé negativo, ci dà però la misura del fatto che un’attività, intenzio-nata a mettere in contatto produttore e consuma-tore, deve basarsi su un’effettiva rete presente sul

CONFRONTO

Page 43: Verso una strategia alimentare locale

31Parte prima

territorio, che siano gruppi di cittadini coinvolti nei GAS o piccole botteghe alimentari come nel caso di Tacatì.

Per quanto riguarda invece le valutazioni della comunicazione e dell’incisività culturale possiamo affermare che i risultati sono abbastanza variegati; questo rispecchia quanto già detto per l’aspetto sociale, cioè le differenze che ci sono fra i vari pro-motori dei servizi, e fra gli obiettivi di ognuno di essi. Lo stesso succede per quanto riguarda la comunica-zione.Infatti accanto a servizi dichiaratamente commer-ciali promossi da privati, possiamo trovare anche iniziative che partono da presupposti diversi, come equità e sostenibilità, promosse da associazioni o gruppi di cittadini.La peculiarità del servizio di soddisfare le esigenze degli utenti smaterializzando una parte degli oggetti o delle infrastrutture necessarie (magazzini, negozi, elenchi...) contribuisce al buon punteggio in campo ambientale di questa categoria.Ci siamo invece resi conto, che per molte iniziative di e-commerce, il lato economico sembra presentare delle forti lacune. Tutta una serie di esempi, non approfonditi nelle schede ma presi in analisi nella prima fase di raccolta dei casi studio, ci hanno spinti a indagare questo aspetto.Abbiamo quindi scoperto casi di insuccesso, come catanabuta40 o saporipiemontesi41. Questi due siti vengono recensiti in modo non molto positivo in un’indagine42 della Regione Piemonte del 2003; il fatto che a distanza di più di dieci anni il primo sia totalmente sparito e il secondo rechi la scritta “servizio di vendita online temporaneamente so-speso”, la dice lunga sull’insuccesso di questi due tentativi. L’indagine dell’Osservatorio Regionale del Commercio poneva al tempo l’accento sui “limiti della rete, le difficoltà di consegna dei prodotti, la ancora limitata sicurezza dei pagamenti e la scarsa propensione dei produttori di piccole dimensioni ad accettare pagamenti con carta di credito”. Queste considerazioni possono risultare contestabili a dieci anni di distanza, dato il progresso di internet e la conseguente familiarizzazione degli utenti con gli acquisti online.Ma i recenti dati dell’Osservatorio sull’e-commerce 43sembrano confermare che internet non è molto incisivo come canale per il commercio di generi alimentari: in Italia, la percentuale di vendite online relative al segmento grocery44 è rimasto fisso all’1% nel periodo dal 2006 al 2014. Bisogna comunque

40. www.catanabuta.com, consultato il 13/12/2014.

41. www.saporipiemontesi.it, consultato il 13/12/2014.

42. P. Allìo, C. Sitzìa, L. Varbella, F. Boario, Il consumatore in cascina, Osservatorio regionale del commercio, 2003, disponi-bile su www.regione.piemonte.it/archivio/commercio/osservatorio, consultato il 27/11/2014.

43. L’eCommerce B2c in Italia: le prime evidenze per il 2014, Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano, 2014, disponibile su www.ecommerceforum.it, consultato il 08/01/2015.

44. Il termine grocery indica i prodotti del largo consumo confezionato, esclusi quelli “a peso variabile”. Quindi rientrano in tale categoria sia i prodotti alimentari non deperibili, sia quelli di consumo non ali-mentari (per esempio quelli per la pulizia della persona e della casa). il dato dell’1% è quindi da ritenersi calcolato in eccesso se riferito ai soli prodotti alimentari.

ammettere che, se percentualmente il valore resta invariato, il valore assoluto è aumentato: infatti i milioni di euro spesi sono più che triplicati nei 9 anni presi in considerazione.A questo proposito abbiamo avuto un incontro con Luca Vaschetti, laureato all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, chef e ideatore di CUCI-NA-TO, laboratorio di cucina torinese.Il suo attuale45 giudizio su cibo e commercio elet-tronico è il seguente: “Le persone vogliono vedere e toccare quel che mangeranno, vogliono scegliere di persona”.Un altro colloquio, con Andrea Aimar, uno dei rea-lizzatori di Food Hub To Connect, ci ha confermato questa impressione: il progetto che segue a Torino, per la creazione di una filiera corta del cibo, prevede un possibile utilizzo del commercio tramite internet, ma solo in stretta collaborazione con botteghe distribuite sul territorio e laboratori per la trasforma-zione delle eccedenze.

La stessa logica utilizzata, con obiettivi diversi, da Eataly, che nel 2013 ha affiancato ai tradizionali punti vendita il commercio online, ma evitando, per adesso, i prodotti freschi46. Da sottolineare che Eataly si pone come intermediario tra produttore e consumatore, inoltre punta molto sui cibi d’eccel-lenza, di nicchia.Il fatto che l’e-commerce presenti delle difficoltà non da poco lo conferma anche uno dei casi studio, Tacatì: al momento47 pare che il servizio sia stato interrotto.

In definitiva sembra che per i servizi sia proprio la dimensione locale l’ideale per riuscire a mettere in contatto diretto consumatore e produttore, ed internet in questo può rivelarsi un utile strumento.

45. Incontro avvenuto nel marzo 2014.

46. Eataly, 2,5 milioni di euro per l’e-commerce, in «Corriere Comunicazione», 29 aprile 2013, disponibile su www.corrierecomuni-cazioni.it, consultato 08/01/2015.

47. L’ultimo tentativo di accesso al sito risale al 1 febbraio 2015.

Page 44: Verso una strategia alimentare locale

32 Stato dell’arte: 40 casi studio

Un altro punto forte, che in più di un caso si dimo-stra vincente, è la conoscenza diretta, la visita in azienda, e il conseguente rapporto di fiducia che nasce fra chi consuma e chi produce: questo spiega perché i soci dei GAS acquistino prodotti freschi con buoni risultati, mossa difficile per quei servizi di e-commerce che si pongono come intermediari fra produttore e consumatore.

Da un primo sguardo all’infografica, si può intuire come gli eventi presentino le valutazioni migliori fra le varie categorie. Questo dato viene confermato anche da altri due parametri presi in considerazione, il ciclo di vita del prodotto e il tipo di rapporto tra produttore e consumatore. I momenti per noi fondamentali, ovvero produzione, distribuzione e consumo, sono molto presenti in questi casi studio, e inoltre spesso in abbinamento fra loro: questo significa che gli eventi riescono a coinvolgere il cibo in diverse fasi. Questo dato viene rafforzato in po-sitivo dal rapporto che si instaura fra i due attori di nostro interesse: in 8 casi su 10 c’è il contatto diretto fra chi produce e chi consuma, in quattro di questi il rapporto diretto e quello mediato dalla distribuzione coesistono.

presenta caratteristiche interessanti, soprattutto dal punto di vista ambientale e sociale.Gli Aicare Awards sono dei premi assegnati, in seguito ad un concorso, ad iniziative che si sono distinte, in vari modi, nel campo della sostenibilità alimentare e sociale. Pur non essendo un evento vero e proprio, con grandi numeri di persone riunite in un luogo fisico, rappresentano un’eccezione interessante, in grado di fornire alcuni spunti di riflessione, come la capacità di coinvolgere, seppur indirettamente, (ma mettendo a disposizione sul sito tutti gli esempi virtuosi ricevuti) tutto il percorso del cibo, dall’origine alla dismissione, e tutti i tipi di rapporti che si potrebbero instaurare fra i vari attori della catena alimentare.

Come detto in precedenza, gli eventi sono carat-terizzati da una molteplicità di combinazioni, che si contrappone ai risultati di servizi e prodotti: i primi generalmente prevedono solo una fase del ciclo di vita - spesso la distribuzione - e i prodotti sono molto incentrati sull’uso e consumo o sulla produzione, denunciando il loro impiego pratico soprattutto per l’autoproduzione. Inoltre, entrambi prevedono un solo tipo di rapporto fra i due attori, e

Marije Vogelzang, Sharing dinner, 2005.

Due casi meritano qualche parola di approfondi-mento: Apriti Sesamo! e gli Aicare Awards.Il primo è l’unico evento considerato che si occupa di una sola fase del ciclo di vita del cibo, in partico-lare della pre-produzione: la sua dimensione è deci-samente piccola, sia a livello di diffusione che come tipologia di utenti coinvolti - sostanzialmente, gli as-sociati a Civiltà Contadina - ma nella sua semplicità

quello di tipo diretto non ottiene grandi riscontri.Questa pluralità può essere uno dei punti di forza degli eventi, nel loro riuscire a raggiungere un pub-blico ampio: le persone possono partecipare attratte da motivi differenti, anche slegati da sostenibilità ed equità, come ad esempio il semplice consumo. Una volta coinvolte però, ecco che l’ente organizzatore avrà a disposizione un ampio bacino di utenti a cui

Page 45: Verso una strategia alimentare locale

33Parte prima

sottoporre determinate istanze; riuscendo a far pervenire il proprio messaggio non solo a persone già informate ma anche a coloro che fino a quel momento non lo erano.La forte connotazione di associazione, confronto e scoperta di molti eventi può essere un altro punto a favore nella capacità di attrarre il pubblico; questo si riflette anche sulla nostra valutazione sociale: molti momenti, spontanei od organizzati, contribuiscono a creare un positivo effetto di aggregazione.I grandi numeri presentano però un rovescio della medaglia: l’impatto ambientale di molti eventi non è indifferente. Un numero elevato di persone e beni che si concentrano in un luogo significa un aumento dei trasporti, con i consumi di carburanti e le emis-sioni che ne derivano.La temporaneità della situazione genera una gran quantità di rifiuti, per esempio le stoviglie usa e getta utilizzate in certe manifestazioni.Essendo difficile calcolare l’effettivo impatto di ogni oggetto, tanto meno di un evento che conta migliaia o addirittura milioni di persone, il nostro giudizio si è basato soprattutto sulle misure che vengono intraprese per migliorare la sostenibilità: ecco che contribuiscono a migliorare la valutazione l’uso di stoviglie biodegradabili, progetti mirati ad una buona differenziazione dei rifiuti, iniziative per spostamenti più sostenibili.La trasparenza, come d’altro canto la comunicazione (fatte salve poche eccezioni), raggiunge buoni risultati. Probabilmente la credibilità, assieme alla visibilità, è un parametro importante per far si che che gli utenti prendano parte alle manifestazioni, soprattutto se queste puntano a ripetersi nel tempo.Gli eventi, come anche gli enti, ottengono nell’in-sieme una limitata positività dei giudizi relativi all’a-spetto culturale, a causa della scarsa pluralità delle voci coinvolte nel dibattito. Ci siamo accorti che in molti casi le conferenze e i dibattiti servono molto a rafforzare il punto di vista dell’organizzatore, e poco al confronto capace di mettere in discussione certe convinzioni.

Per quanto riguarda gli enti, ci è sembrato giusto prenderli in analisi, essendo responsabili di un elevato numero di iniziative riguardo il cibo. Come già detto, dal punto di vista culturale presentano qualche lacuna, mentre, almeno sulla carta, risultano abbastanza corretti in fatto di trasparenza: sui siti sono quasi sempre elencati chiaramente i dati, le iniziative e i responsabili.La comunicazione ha invece dei valori mediamente

più bassi rispetto alle altre categorie: soprattutto per gli enti più istituzionali l’immagine è abbastanza fredda, anonima.Un parametro interessante è il tipo di istituzione che essi rappresentano: alcuni sono evidentemente istituzionali, come FAO e WFO, rispettivamente un’agenzia delle Nazioni Unite e la direzione inter-nazionale delle organizzazioni agricole. Proprio la WFO, come anche Campagna Amica, sono, fra i casi studio, gli enti più spiccatamente rappresentativi delle organizzazioni di agricoltori, ovviamente a livelli differenti.Un altro gruppo di enti potrebbero essere definiti come gruppi di persone informate e sensibilizzate: è il caso di Slow Food48, Terre di Mezzo, AltroMercato, la WFTO, ma anche Aicare e Arvaia. Tralasciando le dimensioni e i campi di intervento attuali, questi enti sembrano accomunati da origini più legate al mondo del consumo, si veda per esempio la nascita di Slow Food, oppure si guardino i fondatori di Terre di Mezzo, un gruppo di giornalisti.Oltre al programma culturale e di sensibilizzazione, molti di questi enti curano iniziative nel campo della produzione, ma anche della distribuzione, come AltroMercato e la WFTO - World Fair Trade Organi-sation.Arvaia, la più piccola fra le organizzazioni citate in questo gruppo, è anche quella i cui membri sono più coinvolti direttamente nella produzione: è composta da comuni cittadini che hanno deciso di creare un sistema di orti urbani per il proprio fabbisogno e il piccolo commercio a fine sociale.Infine parliamo dell’ente con obiettivi prettamente formativi: l’Università di Scienze Gastronomiche, conosciuta a livello internazionale come centro cul-turale sul cibo di qualità e di eccellenza, a difesa di valori quali sostenibilità e biodiversità.L’indubbio valore culturale di questo ente ci per-mette di richiamare l’attenzione su una problema-tica, riscontrata al momento della valutazione dei casi studio, ma originata da criticità reali: il grado di approfondimento culturale è sicuramente un para-metro importante, ma occorre tener presente anche l’accessibilità a tali conoscenze. Per fare un esempio pratico, l’Università di Pollenzo ha sicuramente un alto valore formativo, ma quanti sono gli iscritti? qual’è l’ammontare della retta?L’approfondimento culturale offerto dalle iniziative di Campagna Amica o di AltroMercato è sicura-mente meno curato, meno specifico, eppure ha delle grosse potenzialità, sia come bacino d’utenza, sia perché l’informazione viene associata ad iniziative

48. www.slowfood.it/chi-siamo/storia/, consultato il 30/12/2014.

Page 46: Verso una strategia alimentare locale

34 Conclusioni

pratiche, che possono essere buoni esempi alla por-tata del comune cittadino.

IN BREVERiassumendo per punti i caratteri salienti che abbiamo potuto dedurre dall’analisi dei casi studio possiamo dire che:

• I prodotti sembrano i meno adatti a fornire risposte funzionali al problema, invece offrono alcuni spunti per la sensibilizzazione e la comu-nicazione, oppure soluzioni pratiche ma rivolte all’autoproduzione;

• I servizi sottolineano le grandi potenzialità di internet e allo stesso tempo i limiti geografici

e logistici di certe operazioni: i successi migliori sembrano arrivare dalle esperienze che possono vantare una forte rete di appoggio sul territorio,

• Gli eventi hanno una serie di riscontri positivi, soprattutto dal punto di vista sociale ed econo-mico, cosa fondamentale per il coinvolgimento fruttuoso di produttori e consumatori. I limiti più marcati sono quelli relativi alla durata e all’im-patto ambientale;

• Gli enti mettono in evidenza la necessità di organizzare e coordinare azioni amministrative, istituzionali e culturali per poter creare sistemi virtuosi in grado di coinvolgere il più possibile gli attori coinvolti.

Iniziando dai casi studio, una caratteristica comune è senz’altro la parcellizzazione delle varie iniziative, che finisce per determinare una mancanza di orga-nizzazione sia all’interno di ogni categoria, sia fra una categoria e l’altra. Alcuni casi studio non possono fare a meno, per loro natura, di essere indipendenti e slegati dalle altre proposte prese in esame, per esempio i servizi: ogni impresa, piccola o grande che sia, finisce per porsi in competizione con altre iniziative dello stesso tipo, per conquistarsi una fetta di mercato.Proprio a causa dell’elevato numero e delle diverse strategie utilizzate è stato difficile avere una visione globale dei servizi esistenti. Così, se inizialmente eravamo convinti che le valutazioni dei casi studio ci avrebbero portato ad evidenziare una o più aree specifiche di progetto, ci siamo accorti che il mercato è così frammentato che intervenire introdu-cendo un nuovo servizio, fosse anche seguendo una strategia di marketing, sarebbe stato probabilmente inutile, rischiando solamente di creare un’ulteriore segmentazione49 del mercato.I prodotti sono risultati ancora meno funzionali a risolvere il problema che ci siamo posti, essendo perlopiù oggetti ludici, provocatori oppure specifici

49. «Per “segmentazione” si intende la suddi-visione di un mercato in gruppi omogenei e significativi di cinsumatori, dove ogni gruppo può essere individuato e sele-zionato dall’azienda come obiettivo da raggiungere con specifiche azioni di mar-keting.» Definizione tratta da: G. Buganè, Ufficio marketing e comunicazione, Milano, Hoepli, 2011, p. 72.

COME INTERVENIRE

per l’autoproduzione.Anche dal punto di vista economico molti oggetti e servizi non sembrano effettivamente delle vie prati-cabili, se si pensa alle fasce di reddito più deboli.Sotto diversi aspetti è la categoria degli eventi a presentare i riultati migliori, ad esempio nel coinvol-gimento diretto dei partecipanti, tuttavia anch’essi presentano dei limiti: sono di breve durata, anche perchè se durassero di più, sarebbero insostenibili economicamente ed ambientalmente.

A nostro parere quello che manca è una strategia condivisa da un certo numero di attori: le iniziative infatti nascono sempre da un’entità che rappresenta solo una delle parti in gioco nel rapporto tra produt-tore e consumatore, ovviamente l’altra parte viene anche coinvolta, ma l’iniziativa resta saldamente nelle mani del promotore iniziale.Questo può essere un vantaggio se si vuole creare un gruppo coeso, interessato ad ottenere determi-nati vantaggi di categoria in ambito istituzionale, so-ciale ed economico, come per esempio gli agricoltori all’interno di Coldiretti.Al contrario può essere un limite, nel momento in cui si vuole estendere a più persone possibile un

CONCLUSIONI Incrociando le analisi relative ai comuni presi in esame con quelle riguardanti i casi studio, sono emerse una serie di considerazioni che ci hanno

suggerito un’area territoriale d’azione e un ambito di progetto da sviluppare.

Page 47: Verso una strategia alimentare locale

35Parte prima

modello alternativo di produzione, distribuzione e consumo.

«L’oggetto di studio tende [...] a spostarsi sempre più dal manufatto all’ecosistema»50.

Quello che manca è un’organizzazione, una so-vrastruttura che garantisca una comunicazione trasversale tra tutte le alternative esistenti. Ciò permetterebbe una gestione migliore delle soluzioni offerte e darebbe un notevole contributo al loro accrescimento.

50. R. Duchamp, Prefazione, in C. Lanzavec-chia, Il fare ecologico, Torino, Time e Mind, edizione 2014.

Quindi, dopo l’analisi dei casi studio, la nostra atten-zione si è spostata dal singolo oggetto, evento o ser-vizio a una soluzione più globale, orientata al design strategico, trovandoci d’accordo con Branzi quando afferma che viviamo «in un mondo che formalmente è troppo progettato sulla piccola scala, nei micro-si-stemi ambientali, e del tutto privo di progetto sulla grande scala, nei macro sistemi connettivi»51.

51. A. Branzi, Lo spazio liberato, in E. Manzini, M. Susani (a cura di), The Solid Side, Na-arden, Domus Academy e V+K Projects, 1995.

Solo nel momento in cui abbiamo svolto un’attenta analisi dei tre diversi comuni piemontesi, ci siamo resi conto del luogo in cui la nostra azione avrebbe potuto essere significativa e facilmente realizzabile: la cittadina di Rivalta.Le motivazioni che ci hanno portato a questa con-clusione sono diverse. Abbiamo escluso il comune di Revello da un possibile intervento poichè i suoi abitanti hanno un buon accesso ai prodotti locali, anche se da parte dei produttori possono esserci delle difficoltà, derivate dal modello produttivo e distributivo attuale.Per quanto riguarda Torino esistono alcune alterna-tive alimentari sostenibili, ma non sono sufficienti affinchè il sistema sia ottimale.Iniziative e gruppi che si occupano di creare un sistema più integrato e sostenibile esistono già sul territorio cittadino, come i casi già citati di Food Hub To Connect e le iniziative dell’associazione Torino Strategica, del Politecnico e dell’Università.Per di più, essendo il territorio del capoluogo pie-montese particolarmente esteso, le risorse di tempo a nostra disposizione non sarebbero state sufficienti per poter effettuare un’ analisi esauriente.Rivalta invece si trova attualmente in una situazione transitoria di grandi trasformazioni e cambiamenti, i cui risultati non sono ancora definibili, come un piano regolatore fortemente espansivo, l’istituzione dell’ente dell’area metropolitana di Torino e i lavori della linea ferroviaria ad alta velocità.A questi attuali cambiamenti si sommano feno-meni avvenuti nel passato recente, come il forte incremento demografico e l’aumento delle zone industriali.

Ciò nonostante circa il 38% del territorio è superficie agricola, quasi tutta utilizzata, anche se le colture praticate sono poco diversificate. I boschi collinari e le sponde del fiume Sangone aggiungono un poten-ziale valore ambientale a Rivalta.In un contesto sottoposto a recenti trasformazioni e dove altre stanno avvenendo o sono attese per il fu-turo, ci sembrava opportuno approfondire la nostra indagine, con il proposito di proporre una soluzione ad un tema che potrebbe rischiare di passare in se-condo piano, data la presenza di altre problematiche non ancora del tutto risolte o definite.In definitiva, l’analisi del territorio, dei casi studio e il metodo appreso al Politecnico ci hanno suggerito un ambito di intervento che è quello del design strate-gico, da applicare al comune di Rivalta, essendo con-vinti che «perseguire lo sviluppo sostenibile richiede di ragionare al più presto in termini di globalità»52, e il comune di Rivalta sembra il luogo più adatto fra quelli considerati.In altre parole, quello che vorremmo fare non è aggiungere un’altra scheda tra i nostri casi studio, un altro oggetto per l’autoproduzione o un servizio si-mile a tanti altri, ma creare le occasioni sul territorio per favorire l’incontro tra produttori e consumatori, mettendo in connessione le iniziative già presenti sul territorio ed implementandone di nuove.

52. C. Lanzavecchia, Il fare ecologico, Torino, Time e Mind, edizione 2014, p. 23.

AREA D’AZIONE: RIVALTA

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Page 49: Verso una strategia alimentare locale

Definito come intervenire e dove agire, occorreva capire come agire. Quindi abbiamo analizzato alcune strategie già in atto legate al cibo, per capire, dai progetti realizzati altrove, in cosa consiste una food strategy, quali attori coinvolge, quali sono le competenze e le tematiche coinvolte.

Parallelamente abbiamo approfondito la nostra indagine del territorio, adesso circoscritto al comune di Rivalta, per ottenere informazioni più aggiornate e approfondite, che ci permettessero di avanzare delle pro-poste adatte al contesto. Alla fine della nostra analisi abbiamo ottenuto una serie di obiettivi, a cui abbiamo risposto con dei suggerimenti in grado di fornire, se non una soluzione definitiva, almeno una linea d’azione.

Page 50: Verso una strategia alimentare locale

38 Cos’è una food strategy

Rispetto al passato, la presenza del cibo nelle città si è sviluppata ed è cambiata in modo sostanziale. Una della caratteristiche principali di questo sviluppo è rappresentata dal fatto che il modo in cui il cibo arriva nelle città è diventato sempre meno visibile agli occhi di chi le abita. Nell’antichità, i centri abitati dipendevano dalle zone rurali circostanti, a loro volta influenzate dalle stagioni. L’approvvigionamento ali-mentare era una priorità di chi amministrava le città, la cui pianificazione dipendeva dal cibo; e i prodotti più deperibili, come la frutta e la verdura, venivano coltivati il più vicino possibile ai centri urbani. Di conseguenza non esisteva la questione di chi, dove e quando producesse il cibo, queste nozioni erano palesi a tutti.53

Successivamente, grazie all’industrializzazione, i trasporti vennero migliorati, per esempio attraverso la ferrovia, rendendo possibile il trasporto del cibo attraverso lunghe distanze. In un certo senso questo ha liberato le città dalle proprie costrizioni geogra-fiche e ha intensificato ed ingrandito la produzione alimentare: questi processi hanno reso possibile lo spostamento della produzione dove le risorse erano più economiche e facili da trovare, ponendo le basi per la produzione industriale e per le attuali moda-lità di consumo. Le città si espansero e le autorità finirono per abbandonare il controllo che una volta avevano sul commercio degli alimenti. I fornitori aprirono nuovi negozi che diventarono di scala sempre maggiore, sviluppandosi successivamente in quelli che oggi chiamiamo supermercati. Questi luoghi di vendita all’inizio vennero frequentati dalla classe media, e più tardi anche dalle altre classi sociali. L’aumento dei supermercati ha portato ad una nuova geografia cittadina e ad una concettua-

53. C. Steel, Hungry City: How Food Shapes our Lives, London, Chatto & Windus, 2008.

lizzazione della provenienza del cibo differente, molto diversa da quella precedente. Gli abitanti delle città svilupparono l’illusione che queste ultime fossero indipendenti dal contesto circostante per la produzione del cibo, rendendoli più disconnessi dal territorio di quanto non lo fossero mai stati.54

Come sopra descritto, uno dei principali risultati negativi legati all’industrializzazione della catena del cibo è l’allontanamento del consumatore dalla pro-duzione del cibo. Questo però non è l’unico risvolto negativo riscontrato dagli studiosi: per esempio Wiskerke riconosce i seguenti problemi associati alla moderna globalizzazione del sistema del cibo55:

• Pressione al ribasso sul guadagno delle aziende agricole a conduzione familiare

• Perdita di lavoro, capacità, competenze e cono-scenze

• Degrado e inquinamento ambientale

• Rifiuti (packaging, scarto di prodotti non consu-mati, scarti del processo produttivo)

• Dipendenza dal carburante fossile

• Cambiamento climatico

• Eccessivo sfruttamento delle risorse idriche

• Perdita della biodiversità

• Perdita di qualità e diversità organolettiche

• Competizione per i terreni agricoli

• Degradazione del suolo

• Effetti negativi sulla salute pubblica

54. T. A. Zwart, Building sustainable food sy-stems: urban food strategies in Amsterdam and Utrecht, Bachelor of science thesis, Wageningen University, 2012.

55. J. Wiskerke, On places lost and places regai-ned: reflections on the alternative food geo-graphy and sustainable regional develop-ment, in «International planning studies», vol. 14, n. 4, 2009, p. 369-387. J. Wiskerke, A. Viljoen, Sustainable urban food provisioning: challenges for scientists, policymakers, planners and designers, In J. Wiskerke, A. Viljoen (a cura di), Sustai-nable Food Planning: Evolving Theories and Practices, Wageningen, Wageningen aca-demic publishers, 2012.

COS’È UNA FOOD STRATEGY

Shadwell, Londra, XVIII secolo: le zone di produzione e di ingresso del cibo in città influenzavano chiaramente l’onomastica stradale.

Page 51: Verso una strategia alimentare locale

39Parte seconda

Questo elenco dimostra come il modo attuale di produrre il cibo generi dei problemi che coinvolgono tutte le fasi del ciclo di vita del cibo, ed hanno ori-gine in diversi luoghi e a diversi livelli della società. Dunque sono molti gli aspetti negativi generati da questo sistema, tanto che recentemente sono nate diverse soluzioni per risolverli, a partire dal programma della WHO (World Health Organization) “Healthy Cities”56 il cui obiettivo è l’equità sanitaria, attraverso tre temi centrali: contesti di supporto e di sostegno stile di vita sano e design urbano salutare.In quanto movimento globale, “Healthy Cities” rappresenta un’opportunità ideale affinché le amministrazioni includano una politica alimentare all’interno dei loro piani urbani.Negli ultimi decenni infatti, le amministrazioni comunali e i pianificatori in diverse parti del mondo hanno iniziato a valutare le enormi opportunità che può portare una più attenta considerazione del cibo, e delle relazioni di quest’ultimo con lo sviluppo delle comunità locali.Gli amministratori stanno riconoscendo l’impor-tanza del cibo e dell’agricoltura urbana come un’op-portunità per aumentare la sostenibilità e la qualità della vita delle loro comunità, oltre che come mezzo per lo sviluppo economico.57Sebbene infatti il cibo sia una delle basi essenziali della vita, insieme all’acqua, all’aria e alla casa, le moderne discipline di pianificazione non lo hanno mai preso seriamente in considerazione. Proprio questa considerazione ha portato l’APA (American Planning Association) a produrre nel 2007 il docu-mento “Policy Guide on Community and Regional Food Planning”. Nonostante questo argomento finora non sia stato al centro dei dibattiti, adesso è una questione di interesse storico e la pianificazione del cibo sembra pronta a diventare nel futuro pros-simo parte legittima dei programmi di pianificazione sia nei paesi sviluppati che in via di sviluppo.58

Mentre una volta era confinata ad una ristretta parte degli interessi dei produttori (settore agro-alimentare, contadini) la politica alimentare si sta lentamente aprendo ai pianificatori del cibo nel più ampio senso del termine. Nonostante gli attori coinvolti in questo tipo di pianificazione arrivino da diversi background - dalle associazioni professionali, ai gruppi di consumatori, alle organizzazioni di cittadini - sembra che la salute pubblica, la giustizia sociale e l’integrità ecologica siano i principali interessi di questi nuovi food planner. 59

56. E. De Leeuw, Global and Local (Glocal) He-alth: The WHO Healthy Cities Programme, in «Global Change and Human Health», vol. 2, n. 1, Kluwer Academic Publishers, 2001, p. 34-45.

57. Fresh: Edmonton’s food and urban agricul-ture strategy, Edmonton - Canada, ottobre 2012.

58. Apa - American Planning Association, Policy Guide on Community and Regional Food, Chicago, 2007.

59. K. Morgan, Feeding the City: The Challenge of Urban Food Planning, in «International Planning Studies», vol. 14, n. 4, 2009, p. 341-348.

«The ability to collaborate, manage the increasing complexity of design problems, to design “in context” to their target audiences, and to be accountable for design decisions through measurement transforms designers from “maker of things” to “design strategists” »60

Un segnale della risonanza popolare della pianifica-zione alimentare è la nascita dei Food Policy Coun-cils in Nord America, dove ve ne sono, ad oggi, più di 100, in diverse città e stati. L’APA ha documentato la diffusione del food planning negli Stati Uniti con una pubblicazione speciale, nel 2009, della sua rivista mensile, “Planning”, che è stata dedicata al “Food Factor”.

Per cercare di comprendere meglio il movimento della pianificazione del cibo a livello locale si pos-sono citare tre esempi presenti negli Stati Uniti:

• Baltimora: nel primo aggiornamento del master plan affettuato dopo 45 anni, i pianificatori della città hanno scoperto che i residenti erano preoccupati dello scarso accesso al cibo sano e conveniente. Questo ha innescato un processo che ha infine portato la città ad adottare il Bal-timore Sustainability Plan, che dichiara esplicita-mente il bisogno di una sistema alimentare che supporti la salute pubblica, la qualità della vita e la gestione ambientale. La posizione dei punti vendita alimentari è diventata una parte impor-tante del programma di pianificazione urbana.

• King County, Washington: l’aggiornamento del piano comprensivo adottato a King County nel 2008 si pensa sia uno dei pochi piani negli USA che affronta sistematicamente il problema della strategia alimentare. Nonostante non sia un tema tradizionale della pianificazione, il piano afferma che il cibo è tanto importante per la salute ed il benessere quanto l’aria e l’acqua, e quindi la tematica alimentare è stata introdotta fra le politiche di pianificazione.

• Marin County, California: nel 2007 la contea di Marin ha adottato un piano innovativo per la sostenibilità. L’agricoltura e il cibo sono fra gli

60. D. Holston, The strategic designer. Tools and techniques for managing the design process, Cincinnati - Ohio, How books, 2011, p. 2.

Page 52: Verso una strategia alimentare locale

40 Cos’è una food strategy

Altri stakeholders importanti sono le associazioni dei consumatori, dei produttori, le organizzazioni a scopo benefico.Una volta descritto il quadro generale vengono definiti gli obiettivi principali. Questi variano da un minimo di 5 ad un massimo di 10. Tutti sono infine caratterizzati da azioni pratiche, o direzioni strate-giche, che le Food Strategies danno come strumenti per raggiungere gli obiettivi preposti, e ve n’è un cospicuo quantitativo per ogni obiettivo.

TEMATICHE FONDAMENTALII temi di fondo che ricorrono negli obiettivi di queste tre strategie sono: salute, salvaguardia dell’ambiente, ausilio sociale e sviluppo economico. Questi ricor-rono con diverse intensità, a seconda delle esigenze e delle criticità emerse dai diversi territori. Come si può notare nella tabella seguente, la Food Strategy di Islington è principalmente diretta al tema sanitario, quella di Vancouver al tema sociale e quella di Ed-monton tocca in modo abbastanza equilibrato tutti gli argomenti.

elementi chiave, non solo per quanto riguarda la salvaguardia dei terreni agricoli e delle risorse, ma anche per molti altri fattori del sistema del cibo, come le pratiche di agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare.

61

Possiamo quindi provare a chiarire in cosa consiste una Food Strategy, con la seguente definizione:

61. K. Morgan, Feeding the City: The Challenge of Urban Food Planning, in «International Planning Studies», vol. 14, n. 4, 2009, p. 341-348.

PER APPROFONDIRE: TRE CASI STUDIO

Per comprendere meglio i contenuti ed i metodi utilizzati nel definire una Food Strategy, abbiamo analizzato tre diverse strategie:

• What feeds us: Vancouver Food Strategy (2013)

• Fresh: Edmonton’s food and urban agriculture strategy (2012)

• Food: a strategy for Islington (2010)

Mettendole a confronto si può osservare come vi siano dei denominatori comuni, fra questi i principali sono la metodologia e i temi di fondo.

METODOLOGIAIn genere, la metodologia consiste in una fase di analisi, nella quale si descrive la situazione attuale del territorio. Vengono definite criticità e potenzia-lità, attraverso diversi criteri, uno dei quali concernele fasi del ciclo di vita del cibo, dalla produzione alla dismissione.Le connessioni tra queste fasi vengono indagate, individuandone i nodi critici. Un punto molto impor-tante per quanto riguarda la fase della produzione è inquadrare la situazione del settore agroalimentare (estensione dei terreni agricoli, tipi di colture, alle-vamenti, etc.). Oppure per quanto riguarda la fase della distribuzione e del consumo è fondamentale capire come si articolano sul territorio i diversi punti vendita, quali tipologie prevalgono e che copertura di servizio offrono.Un altro criterio riguarda tutti gli attori coinvolti, ov-vero gli stakeholders. Per avere un quadro generale e completo del sistema del cibo è necessario com-prendere tutte le iniziative in atto che coinvolgono il cibo. Un tema importante sono le vigenti normative e politiche messe in atto dalle amministrazioni locali, sulle quali in diversi casi si può lavorare e che possono essere prese come punto di partenza.

CICLO VITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

«Una Food Strategy è un piano ufficiale o piano d’azione che aiuta le amministrazioni comunali ad integrare l’intero spet-tro delle questioni legate al sistema urbano del cibo in un unico quadro normativo che includa la produzione di cibo (a cui ci si riferisce tipicamente come agricoltura urbana), tra-sformazione del cibo, distribuzione, accesso al cibo e gestio-ne dei rifiuti alimentari. Le food strategy non solo coordinano e integrano singole politiche alimentari, ma le inseriscono all’interno di obiettivi di sostenibilità più ampi.»62

62. What feeds us: Vancouver Food Strategy, Vancouver - Canada, gennaio 2013.

Page 53: Verso una strategia alimentare locale

41Parte seconda

ISLINGTON

Promoting a healthy diet

Making healthy food accessible

Making healthy food affordable

Promoting safer food

Reducing our enviromental footprint

Promoting local food

Promoting ethical food

Reducing food waste

Celebreting food and diversity

Reducing inequality in health

Salute Ambiente Società Economia

VANCOUVER

Support food friendly neighbourhoods

Enpower residents to take action

Improve access to healthy, affordable, food

Make f. a centerpiece of the green economy

Advocate for a just and sustainable food system with partners and at all levels of government

Salute Ambiente Società Economia

EDMONTON

A stronger, more vibrant local economy

A healthier, more food secure community

More vibrant, attractive, and unique places

Less energy emissions and waste

Healthier ecosystems

Salute Ambiente Società Economia

Page 54: Verso una strategia alimentare locale

42 Analisi di Rivalta

Per poter definire una strategia coerente, è neces-sario conoscere nel dettaglio il territorio su cui si interverrà, tenendo in considerazione le implicazioni sociali, amministrative, economiche e ambientali che potrebbero essere coinvolte.A questo scopo abbiamo effettuato un’indagine, incentrata sul ciclo di vita del cibo a Rivalta, di cui avevamo già una prima descrizione data dalla conoscenza personale del luogo e dalle ricerche statistiche di cui ci siamo avvalsi.Per questo approfondimento, ci siamo affidati soprattutto agli uffici comunali, in particolare quelli preposti all’agricoltura, alla scuola, al commercio, al territorio e all’urbanistica; abbiamo avuto anche l’occasione di confrontarci, riguardo le condizioni del settore agricolo, con dei responsabili della Coldiretti.Per i dati quantitativi veri e propri, i più completi

sono quelli relativi ai luoghi di vendita, distribuzione e consumo del cibo, in quanto abbiamo raccolto i dati di persona, percorrendo le strade di Rivalta.Per la produzione abbiamo ottenuto, al momento, solo su un elenco che risulta incompleto: vi sono riportate 46 aziende agricole, invece delle 64 contate dall’Istat nel 2010, inoltre l’inserimento dei dati in questa lista è stato effettuato in un arco di tempo che va dal 1999 al 2013.Quindi, per la situazione dell’agricoltura, abbiamo fatto affidamento soprattutto su quanto ci è stato detto negli uffici comunali e in Coldiretti.Per descrivere il consumo delle famiglie rivaltesi non abbiamo nessun tipo di dato a disposizione, per descrivere la condizione sociale possiamo far affida-mento solo su quelli relativi al disagio economico e sociale.

ANALISI DI RIVALTA

RIVALTA

CENSIMENTO E MAPPATURA

Con l’obiettivo di avere dei dati il più possibile re-centi e affidabili, abbiamo effettuato un censimento dei luoghi del cibo a Rivalta.I luoghi di vendita e somministrazione sono stati classificati in categorie, in base alla tipologia (risto-ranti, minimarket, supermercati, ecc.), alla loro loca-lizzazione sul territorio e al tipo di alimenti trattati, ad esempio cibo locale, etnico o biologico.Questo, unito a un’opera di mappatura, ci ha per-messo di capire le opportunità di acquisto dei rival-tesi, anche a seconda del quartiere di riferimento.Infatti, per le nostre considerazioni, ci siamo aiutati con una mappa digitale, in modo da visualizzare anche geograficamente le criticità e i punti di forza del territorio. Questa risulta particolarmente utile

perchè può ospitare molti tipi di dato, come le con-dizioni socio-economiche dei residenti, le aree agri-cole con le relative produzioni, le aree di proprietà del comune o del demanio utilizzabili per finalità sociali ed educative, e ancora la localizzazione degli orti urbani, delle scuole, dei mercati, dei punti ven-dita. Nell’eventualità di una vera implementazione della food strategy, chiunque potrà facilmente utilizzarla e arricchirla con nuovi dati, essendo stata creata da noi con mappe e software completamente gratuiti.63

La sovrapposizione di questi dati ci ha consentito di trarre delle prime conclusioni, benchè i numeri a nostra disposizione non siano ancora completi.

63. Per la mappa abbiamo utilizzato Open-StreetMap, per il software abbiamo sfrut-tato Qgis.

Software open source per La mappatura di Rivalta.

Page 55: Verso una strategia alimentare locale

43Parte seconda

TERRITORIOIl territorio, va da sé, è la risorsa fondamentale per la produzione del cibo.Come accennato in precedenza, Rivalta ha visto negli ultimi decenni una forte edificazione, e il piano regolatore vigente tende ad aumentare ancora le aree urbanizzate, anche se l’attuale amministrazione ha posto un freno alla speculazione edilizia, vin-cendo anche un premio in tal senso nel 2014.64

Da ricordare anche che il tracciato della TAV do-vrebbe coinvolgere una porzione di territorio rival-tese, cosa che sottrarrebbe altro terreno alle aziende agricole; il progetto Corona Verde65 invece dovrebbe aumentare la valorizzazione e le tutela del territorio, soprattuto sulle rive del Sangone.Per quanto riguarda la distribuzione delle zone edificate, Rivalta soffre una forte dispersione degli insediamenti, siano essi industrie, abitazioni o zone

64. Premio nazionale dell’associazione Co-muni Virtuosi per la Gestione del Terri-torio, 2014.

65. Progetto guidato dalla regione Piemonte per la riorganizzazione e riqualificazio-ne dell’area torinese, che coinvolge una novantina di comuni vicini. Gli obiettivi sono il riequilibrio ecologico, con la con-servazione degli spazi naturali e delle reti di connessione, la tutela del reticolo idrografico, la difesa dello spazio rurale; la valorizzazione del patrimonio stori-co-culturale e del paesaggio. Gli obiettivi sono quelli di salvaguardare e connettere i grandi spazi verdi, i bacini fluviali, le aree agricole e le Regge sabaude, garantendo al contempo una fruibilità integrata a tutti i cittadini. Informazioni tratte dal sito della regione Piemonte, www.regione.piemon-te.it/ambiente/coronaverde/, consultato il 28/01/2015.

commerciali.Il centro, anche se viene distinto in due quartieri, Aurora e Sangone, dal punto di vista urbanistico potrebbe essere considerato come un’unica entità, essendo costituito da un nucleo storico circondato dai recenti insediamenti residenziali.Le tre frazioni principali, abbastanza consistenti in numero di abitanti, risultano più vicine al centro di Orbassano che a quello di Rivalta, anche grazie alle direttrici stradali che favoriscono questa situazione.Gerbole in particolare, includendovi anche la località di Hella, denota una crescita sparsa, con una con-tinua alternanza di zone edificate e zone agricole.Inoltre, su tutte e tre le frazioni, si possono trovare insediamenti industriali o commerciali di grandi dimensioni.

CONSIDERAZIONI GENERALI SUL CENSIMENTO

PRODUZIONEAnalizzando la produzione, possiamo osservare che la maggior parte dei terreni è dedicata a pascoli e colture di tipo seminativo. Di queste, buona parte è destinata all’alimentazione animale, per soddisfare il fabbisogno degli allevamenti locali.Dai dati Istat si può vedere che solo una parte resi-duale della superficie agricola è destinata ad altri tipi di colture, dato confermato dall’approssimativo elenco a nostra disposizione e dalla Coldiretti.In generale il giudizio che abbiamo ottenuto da parte della Coldiretti66, è quello di una situazione con poca disponibilità al cambiamento e all’innovazione da parte degli agricoltori rivaltesi, condizione dovuta in parte anche all’età anagrafica. Inoltre con il progres-sivo ridursi delle superfici agricole, si è ridotta anche

66. Dichiarazioni effettuate da Roberta Nota, segretario di zona Coldiretti Torino, il 27/01/2015.

la redditività delle aziende agricole, infatti sempre di più l’agricoltura viene praticata come secondo lavoro, non essendo più sufficientemente redditizia.Oltre a non esserci una diversificazione delle colture, non vi è nemmeno una differenziazione delle attività legate al territorio agricolo, e quindi non ci sono agri-turismi, fattorie didattiche o esempi simili.Per quanto riguarda i prodotti tipici del territorio, l’unico esempio è il Tomino di Rivalta, appellativo che è legato più alla collocazione del caseificio pro-duttore che alla provenienza del latte, in quanto gli allevamenti rivaltesi si dedicano soprattutto ai bovini da carne. Risulta limitata l’attività di vendita diretta, eccezzion fatta per i banchi dedicati ai produttori locali durante i mercati, che però non sono parti-

Rivalta, frazione Gerbole: nuovi edifici in construzione.

Page 56: Verso una strategia alimentare locale

44 Analisi di Rivalta

colarmente identificabili, mancando un’iniziativa dalla facile riconoscibilità, come quella di Campagna Amica o dei Mercati della Terra.67

Invece, riguardo le coltivazioni relative all’autoso-

67. I mercati della Terra sono un’iniziativa di Slow Food.

stentamento e, perchè no, allo svago, nella frazione di Pasta ci sono una novantina di orti urbani, su un terreno concesso dal comune.

DISTRIBUZIONE E VENDITAPer quanto concerne la vendita dei prodotti alimen-tari, si può notare che la distribuzione dei punti ven-dita, nelle tre frazioni, si concentra fortemente su un unico asse viario, che è anche quello maggiormente trafficato. I negozi, e ancor più i centri commerciali, insistono sulle vie di comunicazione che portano ad altri comuni limitrofi, in contesti abbastanza anonimi, infatti mancano aree verdi, piste ciclabili, piazze, viali alberati.Questa dislocazione è comoda dal punto di vista commerciale per l’alta visibilità di cui possono godere locali, negozi e supermercati, che però non apportano nessun contributo a livello sociale, non creano un centro aggregativo per i residenti.Nel centro di Rivalta c’è si una certa concentrazione nella parte storica, ma nel complesso gli esercizi sono più distribuiti.Nei quartieri Aurora e Sangone si possono contare

la maggior parte dei negozi al dettaglio, e tutte le categorie alimentari sembrano ben rappresentate: fruttivendoli e verdurieri, macellerie, panetterie, tre minimarket, e poi pastifici, gastronomie, pasticcerie.Sempre nel centro possiam trovare un caseificio e la relativa rivendita, due distributori di acqua e un supermercato di medie dimensioni.Fra tutti questi negozi 5 fanno riferimento a prodotti locali e tre di questi anche a prodotti biologici; salvo qualche eccezione, al di fuori del centro non vi sono riferimenti al cibo locale o biologico.Per concludere, ci sono una decina di bar, cinque fra pizzerie e ristoranti e un paio di locali dedicati al cibo d’asporto.Nelle frazioni i numeri dei negozi al dettaglio e mini-market sono abbastanza bassi, rispettivamente sono 6 a Gerbole, 4 a Tetti Francesi e 2 a Pasta, ma sono compensati dalla presenza massiccia della GDO: 3

35,4%

83,5%

15,4%64

19˙174

popolazione

SAU (%) e distribuzione delle coltureaziende agricole

seminativi

vitecoltivazioni legnose

agrarieorti fa

miliari

prati permanenti e

pascoli

Rivalta, frazione Pasta: orti urbani sul Sangone.

Page 57: Verso una strategia alimentare locale

20

17

6

3

1

2

1

11

4

6

9

2

1

1

1

1

4˙389mq

399mq

1˙740mq

5˙208mq

Rivalta Centro

Gerbole

Tetti Francesi

Pasta

10˙721

4˙719

2˙022

2˙385

mercati negozi

alimentariesercizi di

somministrazione

GDO

1-11

20642

1312

171169

GerboleRivalta Centro

Tetti FrancesiPasta

2

1

2-11

7111

5---

GerboleRivalta Centro

Tetti FrancesiPasta

distributori

d’acqua vendita di

cibo localevendita di

cibo biologico

Page 58: Verso una strategia alimentare locale

2

Rivalta Centro10˙721

43920,8%4,0%

abitantinucleidei qualifanno una richiesta di aiuto economicosono in carico ai servizi sociali

Gerbole4˙71919490,9%4,1%

abitantinucleidei qualifanno una richiesta di aiuto economicosono in carico ai servizi sociali

Pasta2˙38510640,8%3,0%

abitantinucleidei qualifanno una richiesta di aiuto economicosono in carico ai servizi sociali

Tetti Francesi2˙022

8931,0%3,8%

abitantinucleidei qualifanno una richiesta di aiuto economicosono in carico ai servizi sociali

asili nidoscuo

le scuole

dell’infanziascuole

primarie scuole

medie

1--1

3111

1-1-

2111

GerboleRivalta Centro

Tetti FrancesiPasta

parrocchie

case popolari

orti urbani

case di riposo

scuole

Page 59: Verso una strategia alimentare locale

45Parte seconda

punti vendita a Gerbole, uno a Tetti, e due (di cui un Ipermercato) a Pasta.Invece, mentre nel centro bar e ristoranti sono in nu-mero quasi equivalente ai negozi, nelle frazioni sono sempre in maggioranza, tanto che il centro conta solo 17 dei 43 locali di somministrazione.Quindi, la maggior parte dei negozi alimentari si trova nel centro, e questo può in parte essere giusti-ficato dal fatto che le frazioni sono meno popolate, d’altro canto la GDO è massicciamente presente e probabilmente lascia pochi margini di manovra ai piccoli negozianti.Le frazioni denunciano la loro forte connotazione commerciale anche con l’alto numero di locali, ma ce

n’è solo uno aperto la sera, se si escludono pizzerie e ristoranti; oltretutto è in frazione Pasta, più comodo agli abitanti di Orbassano che alla maggior parte dei rivaltesi.In definitiva sembra esserci uno squilibrio fra il centro e le frazioni, in termini di accesso al cibo locale o comunque esterno ai grandi circuiti distri-butivi, anche se occorre citare che sia la frazione di Tetti che quella di Pasta contano ciascuna un mercato settimanale e un distributore automatico d’acqua.La situazione dipende da più fattori, fra cui sicura-mente rientrano la GDO, la dispersione abitativa, e la scarsa differenziazione delle colture rivaltesi.

CONSUMOPer quanto riguarda il consumo di cibo non abbiamo nessun tipo di dato, se non quelli relativi ai dipen-denti comunali e alle scuole.Per i primi sappiamo che possono avvalersi di buoni pasto spendibili in alcuni locali rivaltesi convenzio-nati.Il servizio mensa di tutti gli istituti scolastici è gestitio da una società specializzata in ristorazione collettiva, a cui è stato affidato il servizio mensa in seguito a gara d’appalto.i numeri ci dicono che in totale le scuole materne, elementari e medie, contano 1900 alunni, e di questi quasi 1500 utilizzano il servizio mensa. Il capitolato d’appalto stabilisce che determinati tipi di cibo (pane, riso, pasta, cereali e legumi, marmellate, succhi e ortofrutta fresca) debbano essere di origine biologica. Inoltre assegna un punteggio non solo in base alla vantaggiosità dell’offerta, ma anche in base

a parametri qualitativi del cibo, tenendo in consi-derazione per esempio i prodotti locali, quelli del commercio equo e solidale, oppure marchiati IGP.L’ASL, dal canto suo, impone il rispetto di una dieta, con tanto di ricette e grammature.

CONDIZIONE SOCIALELa condizione socio-economica è fortemente corre-lata a diverse problematiche relative al cibo, come la disponibilità economica per potersi permettere una corretta alimentazione, ma anche la consapevolezza di cosa si compra e si mangia, e ancora, la giusta remunerazione dei contadini e il valore aggregativo e istruttivo che il cibo può avere. Ovviamente le sfac-cettature sono molte, e i dati raccolti non sono che un piccolo inizio, ma abbiamo comunque ritenuto giusto prenderli in considerazione, anche se con la consapevolezza che sono abbastanza limitati.

Rivalta, frazione Pasta, strada Torino: la via centrale divisa fra grande distribuzione e zona residenziale.

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46 Analisi di Rivalta

Per quanto riguarda le situazioni di sofferenza so-ciale ed economica, possiamo vedere che il quartiere più critico, sia in numeri assoluti che percentuali, è il centro, in particolare la zona più vicina al Sangone. Subito dopo troviamo la frazione di Gerbole.Occorre un chiarimento su questi dati: le richieste economiche danno una misura di quante persone hanno richiesto sussidi economici, senza per forza averli ottenuti. Le riduzioni delle tasse invece dicono quante famiglie hanno ottenuto uno sgravio fiscale sulla base dei dati ISEE, ma non si può escludere l’eventualità che altri nuclei familiari, pur avendone diritto, non abbiano fatto richiesta.I nuclei in carico agli assistenti sociali si differenziano sostanzialmente in due categorie: una per disabili e pesionati, e l’altra per i casi in cui vi sono segnalazioni all’autorità giudiziaria, in genere situazioni come divorzi, abusi, minori con denuncia penale.

ENTICome abbiamo visto nei casi studio, l’attività di asso-ciazioni e istituzioni è fondamentale per progetti di ampio respiro.Nel nostro caso il primo ente che possiamo prendere in considerazione è sicuramente l’amministrazione comunale, che oltretutto ha già dimostrato una certa sensibilità nella tutela del territorio, e che assieme a Coldiretti sta valutando delle iniziative a favore dei produttori locali.Inoltre Rivalta può vantare più di 60 associazioni, le cui finalità spaziano dalla tutela dell’ambiente alla cultura, dallo sport all’impegno sociale.Ovviamente non tutte sono direttamente coinvol-gibili in una strategia alimentare, ma alcune di esse utilizzano gli orti a scopo didattico, altre si occupano di organizzare eventi, altre ancora della salvaguardia

Parlando di popolazione straniera, in percentuale la frazione con le cifre più alte è quella di Pasta, che in termini assoluti si equivale con la zona centrale dei quartieri Sangone e Aurora.Queste divisioni ci dicono poco o nulla sulle moda-lità di alimentazione e di accesso al cibo, anche se possono suggerire, col beneficio del dubbio, le zone con un maggior numero di anziani, di stranieri o di persone in difficoltà economiche.Queste persone potrebbero risultare particolar-mente bisognose di iniziative di aggregazione sociale e di facilitazioni all’accesso al cibo sano a condizioni economiche sostenibili.Quelli sopra citati non sono gli unici gruppi sociali che potrebbero trarre vantaggi da una strategia alimentare, ma per adesso sono i soli di cui abbiamo qualche dato.

COMPLETEZZA DEI DATICome abbiamo già detto in precedenza, i dati in nostro possesso non sono del tutto esaustivi.Questo in parte è dovuto all’effettiva mancanza di ri-cerche così specifiche e dettagliate sul territorio che abbiamo analizzato, tuttavia non possiamo esclu-dere che esistano dati di cui, per motivi di tempo, non siamo riusciti ad entrare in possesso.Un approfondimento, soprattutto per quanto riguarda la fase di consumo, potrebbe aggiungere dettagli utili alla definizione della food strategy.Queste informazioni potrebbero essere reperite in due maniere differenti, senza che una escluda l’altra:

del territorio; in ogni caso rappresentano un buon bacino di volontari, nonché di consumatori, da te-nere in considerazione.Occorre non dimenticare che a Rivalta operano tre GAS, anch’essi potenzialmente coinvolgibili in iniziative di cui probabilmente condividono le moti-vazioni.Qui abbiamo citato enti ed associazioni di cui ab-biamo accertato la presenza sul territorio rivaltese, ma altre realtà potrebbero essere coinvolte, come associazioni dei consumatori, sindacati dei produt-tori, gruppi per la tutela dei prodotti tipici e locali.Conclusa la raccolta dei dati, abbiamo pensato di riordinarli in modo schematico, in modo da poterne trarre dei suggerimenti progettuali, in grado di defi-nire linee di azione concrete.

o con dei questionari da sottoporre ai rivaltesi, o interfacciandosi con associazioni di categoria, enti e imprese che siano in possesso di questi dati o con una profonda conoscenza della situazione.Nel caso dei questionari, ci sentiamo di suggerire almeno gli argomenti fondamentali che sarebbe in-teressante indagare: salute e alimentazione, acquisti dei consumatori, condizione delle aziende agricole e dei loro terreni.Se ci si rivolgesse a degli enti o a delle aziende le questioni sarebbero sempre le stesse, e i gruppi interpellati potrebbero essere quelli predisposti alla

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47Parte seconda

RIASSUNTO DELL’ANALISIConclusa la raccolta dei dati, abbiamo pensato di riordinarli in modo schematico, in modo da poterne

tutela della salute e dell’ambiente (ARPA, ASL), le rappresentanze degli agricoltori (Coldiretti, CIA, Confagricoltura), le imprese della distribuzione orga-nizzata, le associazioni dei consumatori (Altrocon-sumo, Adiconsum), le Università, gli enti di ricerca e tutti quei gruppi, più o meno grandi, che possono avere una conoscenza affidabile del territorio in questione.

trarre dei suggerimenti progettuali, in grado di defi-nire linee di azione concrete.

PUNTI DI FORZA

MINACCEOPPORTUNITÀ

DEBOLEZZE

Associazionismo

Progetto Last Minute Market in avviamento

Politiche di gesione del territorio da parte del comune

Progetto in favore di un mercato dei produttori locali

Progetti collettivi sul cibo (orti urbani, orti didattici)

Aree verdi a disposizione del comune

DeCO

Torino SMART City (Food Hub To Connect)

Coldiretti (Campagna Amica)

Slow Food (presìdi)

Bandi PSR (Regione Piemonte)

QUALITÀ UTILI QUALITÀ DANNOSE

ELEM

ENT

I ES

TER

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ELEM

ENT

I IN

TER

NI

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48 Verso una food strategy

Dopo aver analizzato alcune strategie già in funzione e aver approfondito l’indagine del territorio, il passo successivo è la definizione di una nostra linea pro-gettuale, di una nostra food strategy.Occorre però puntualizzare il contesto in cui operiamo: come già detto, per mancanza di dati completi la nostra opera non può essere considerata definitiva, mentre invece occorre definire chi sarà il destinatario del nostro lavoro. Non si può pensare a una food strategy senza qualcuno che si occupi di implementarla, quindi i possibili interlocutori dovranno essere cercati fra quegli enti e quelle orga-nizzazioni, pubbliche o private, che risultano sensibili al problema, e che hanno margini di manovra sul territorio. A questo proposito, è imprescindibile il

coinvolgimento iniziale dell’amministrazione co-munale e delle principali associazioni di produttori e consumatori. Come spiegano i nostri casi studio, una food strategy completa non può fare a meno di coinvolgere il più ampio numero di associazioni e cittadini, tramite il coordinamento e la progettazione partecipata, ma allo stesso tempo serve l’azione di una figura istituzionale credibile, che prenda l’ini-ziativa di contattare e aggregare tutte le altre realtà presenti sul territorio. Quindi lo scopo di questa tesi è si quello di definire una food strategy, ma è so-prattutto quello di fornire uno strumento che possa suggerire ai destinatari finali una serie di soluzioni, da approfondire ed implementare con il coinvolgimento attivo di cittadini e associazioni.

VERSO UNA FOOD STRATEGY

Come visto nei casi studio sulle food strategy, dopo la fase di analisi è importante stabilire degli obiet-tivi. Questi saranno calati sulla realtà territoriale, cercando di rispondere alle sue esigenze e trovando i propri strumenti nelle possibilità e opportunità del sistema nel quale si inseriscono.A seguito dell’analisi fatta su Rivalta sono stati indivi-duati tre obiettivi macroscopici, il cui scopo è quindi dare la direzione verso cui l’intera Food Strategy deve tendere. Essi definiscono tre campi di azione all’interno dei quali agire, grazie alla successiva defi-nizione di indicazioni strategiche più precise e circo-scritte. Questi ambiti sono l’ambiente, l’economia e la società.

AMBIENTE: VALORIZZAZIONE E TUTELAGrazie a questo obiettivo si intende valorizzare e preservare quello che è il patrimonio ambientale ed agricolo del territorio rivaltese. Il sistema del cibo e dell’agricoltura fanno parte dell’ecosistema locale e lo migliorano, per questo motivo vanno protette e promosse tutte quelle aree di alta biodiversità e significative dal punto di vista ecologico. Le aree agricole e legate al cibo devono essere gestite con modalità che supportino l’habitat naturale, riducano più possibile l’uso di acqua e che siano sostenibili. Questo include anche il considerare gli scarti ali-mentari in quanto risorsa, e non spreco.

ECONOMIA: SVILUPPO ED EQUITÀRendere il cibo parte importante dell’economia locale, dare stabilità alle aziende ed ai negozi, creare opportunità di crescita per il futuro: con l’obiettivo legato all’economia si vuole contribuire alla crea-

zione di un ambiente fertile e vivace per il cibo a Ri-valta. Se l’alimentazione e l’agricoltura contribuissero in modo significativo alla creazione della ricchezza della comunità, vi sarebbero dunque più posti di lavoro e opportunità di business nel settore del cibo e dell’agricoltura locale. Di conseguenza anche i consumatori avrebbero più opportunità di comprare, condividere e godere degli alimenti locali. Questi ultimi dovrebbero infatti essere accessibili a tutti, sia dal punto di vista economico che geografico.

SOCIETÀ: SOLIDARIETÀ ED INFORMAZIONEL’obiettivo che coinvolge la società vuole andare ad influenzare diversi aspetti della vita dei singoli e della comunità. In questo caso il cibo va inteso come veicolo di solidarietà, nel supporto delle fasce deboli e nella creazione di uno spirito comunitario. Sono proprio la convivialità e l’aggregazione che si creano attorno al cibo stesso che contribuiscono ad arricchire la società. L’ambiente deve inoltre favorire un consumo sano e consapevole, e le informazioni devono essere facilmente accessibili, per creare una cultura alimentare che sia condivisa e trasmessa tra le generazioni. Infatti il bagaglio culturale che possiede Rivalta, in quanto paese una volta caratte-rizzato in modo significativo dall’agricoltura, risiede nella popolazione più anziana e potrebbe rivelarsi molto valido e prezioso.

MACRO OBIETTIVI

Page 63: Verso una strategia alimentare locale

ECONOMIA SOCIETÀAMBIENTE

VALORIZZAZIONE E TUTELA SVILUPPO ED EQUITÀ

SOLIDARIETÀ ED INFORMAZIONE

COORDINAMENTO

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

INDICAZIONI STRATEGICHE

FEEDBACK

Rendere il cibo locale e sanougualmente accessibile a tutti

Aumentare la biodiversità

Dare stabilità ai risultati, ufficializzare

Rendere il cibo locale economicamente sostenibile

Tutela dell'ambiente e delle risorse

Creare aggregazione attorno al cibo

Aumentare capacità e conoscenze

Page 64: Verso una strategia alimentare locale

INDICAZIONI STRATEGICHE

Aggregare la domanda: gruppi di acquistoAiuti al reddito: buoni spesa solo per prodotti saniAmpliamento e costituzione di orti urbaniDistribuire uniformemente le opportunità sul territorioRafforzare la presenza dei produttori locali all’interno dei mercatiWorkshop e laboratori su orticoltura, trasformazione e cucinaFavorire la provenienza locale del cibo pubblicoIncentivare gli agricoltori alla diversificazione delle colture

Rendere il cibo locale e sano ugualmente accessibile a tutti

Aumentare la biodiversità

Didattica alimentareOrganizzare eventi che sostengano la biodiversitàEdible landscapingIncentivare gli agricoltori alla diversificazione delle colture

Dare stabilità ai risultati, ufficializzare

Didattica alimentare Aggregare l'offerta: infrastrutture per il cibo (food hub)Concorrere per ottenere riconoscimenti ufficialiIdentificazione cibo locale tramite un marchio, un consorzioOrganizzare eventi che valorizzino il cibo locale

Rendere il cibo locale economicamente sostenibile

Aggregare l'offerta: infrastrutture per il cibo (food hub)Aggregare la domanda: gruppi di acquistoIncentivare l'apertura serale e l'offerta di cibi locali negli esercizi di somministrazioneRaccolta cibo prossimo alla scadenza e conferimento ad ass. caritatevoliFavorire possibilità di crescita per produttori esistenti e potenzialiRafforzare la presenza dei produttori locali all’interno dei mercatiOrganizzare eventi che valorizzino il cibo localeConcorrere per ottenere riconoscimenti ufficialiIncentivare gli agricoltori alla pluriattivitàIncentivare gli agricoltori alla diversificazione delle colture

Tutela dell'ambiente e delle risorse

Concorrere per ottenere riconoscimenti ufficialiDiminuire utilizzo acqua potabileIncentivare la biodiversitàRaccolta differenziataRaccolta cibo prossimo alla scadenza e conferimento ad associazioni caritatevoli

Creare aggregazione attorno al cibo

Organizzare eventi che sostengano la biodiversitàIncentivare l'apertura serale e l'offerta di cibi locali negli esercizi di somministrazioneOrganizzare eventi che valorizzino anche il cibo localeAmpliamento e costituzione di orti urbaniFavorire il ricambio generazionale evitando l’isolamentosociale delle vecchie generazioni

Aumentare capacità e conoscenze

Informare i cittadini sui temi della food strategyRendere disponibile ai cittadini una raccolta di libri e documenti su agricoltura, sostenibilità, orticolturaWorkshop e laboratori su orticoltura, trasformazione e cucinaOrganizzare eventi che sostengano la biodiversitàFavorire possibilità di crescita per produttori esistenti e potenzialiOrganizzare eventi che valorizzino anche il cibo localeEdible landscapingDidattica alimentareFavorire il ricambio generazionale evitando l’isolamentosociale delle vecchie generazioni

Page 65: Verso una strategia alimentare locale

49Parte seconda

COME AGIRE

Come vengono quindi raggiunti questi obiettivi?La nostra proposta è quella di creare un Coordina-mento, un gruppo composto da diversi stakeholder, attori coinvolti per quanto riguarda il settore del cibo sul territorio. Questi dovrebbero rappresentare diverse competenze e punti di vista sull’argomento, in grado insieme di rilevare le criticità e proporre soluzioni, incaricando quindi chi tra di loro risulti più adatto alla loro attuazione. Il coinvolgimento po-trebbe riguardare attori quali l’amministrazione, una rappresentanza dei gruppi di produttori, di commer-cianti e di consumatori, associazioni del territorio che si occupano di eventi, associazioni caritatevoli, i servizi sociali, ma anche enti preposti alla tutela della salute e dell’ambiente.Il Coordinamento stabilirebbe le azioni migliori per raggiungere i tre macro obiettivi, e si occuperebbe della loro attuazione, ma non senza un ritorno dalla cittadinanza. Un altro elemento importante infatti è quello della progettazione partecipata68, ovvero il coinvolgimento della popolazione nella proget-tazione attraverso diversi feedback e canali. Tra i metodi di coinvolgimento citiamo69:

• Dibattito cittadino

• Workshop di confronto fra tutti gli stakeholder

• Questionario sull’opinione pubblica

• Questionario su produttori e proprietari di aziende

68. C. Camponeschi, The enabling city. Azione locale partecipata e la riscoperta della quo-tidianità, 2012.

69. Fresh: Edmonton’s food and urban agricul-ture strategy, Edmonton - Canada, ottobre 2012.

• Conferenze

• Sito web, mailing list, blog

• Questionario di feedback sulla food strategy

È quindi importante che il processo segua questi passaggi, ed abbia sempre nel suo percorso una fase di coinvolgimento della cittadinanza.Il Coordinamento è un elemento fondamentale in quanto sarebbe il vero protagonista nel redarre la food strategy definitiva.

«...a more collaborative, socially constructive type of design, in which the designer is the facilitator, yields better results.»70

La nostra proposta non arriva infatti a definire interamente la strategia e a coprire tutto il processo necessario, si limita alla fase di analisi e di indivi-duazione di obiettivi e indicazioni strategiche. Per comprendere quali azioni pratiche intraprendere è essenziale attuare il processo di progettazione partecipata e coinvolgere tutti gli attori che, essendo direttamente coinvolti, sono in grado di proporre nuove soluzioni maggiormente calate sul territorio. La nostra proposta va dunque intesa come punto di partenza e spunto per proseguire, non come pro-dotto finito.

70. D. Holston, The strategic designer. Tools and techniques for managing the design process, Cincinnati - Ohio, How books, 2011, p. 13.

INDICAZIONI STRATEGICHE

Di seguito proponiamo 7 indicazioni strategiche, ognuna delle quali contribuisce al raggiungimento di uno o più macro obiettivi, e contiene diverse azioni specifiche proposte per l’attuazione. Queste azioni potrebbero ripetersi per diverse indicazioni strate-giche, in quanto un’unica azione può contenere più significati e aiutare a migliorare più di un aspetto. Tra queste azioni pratiche si trovano iniziative già intraprese e da proseguire, azioni già intraprese ma migliorabili e azioni finora mai attuate. Queste non

vanno intese come esaustive, ma come suggestione e spunto per un ulteriore ragionamento da parte del coordinamentoSuggeriamo, dopo una decisione definitiva e l’eventuale attuazione di direzioni strate-giche e di azioni pratiche, di mettere in pratica mec-canismi di informazione e feedback per verificare l’efficacia delle misure intraprese.Una spiegazione più dettagliata di cosa si intende per ogni singola azione pratica viene fornita in coda alle indicazioni strategiche.

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50 Verso una food strategy

RENDERE IL CIBO LOCALE E SANO UGUALMENTE ACCESSIBILE A TUTTI 1La promozione di una dieta sana e composta da cibi locali deve essere affiancata dallo sforzo di dare a tutti gli abitanti di Rivalta le stesse possibilità, in termini geografici e culturali. A Rivalta, soprattutto dal punto di vista geografico-territoriale, le opportunità non sono distribuite in modo equilibrato: solamente nella zona del centro è possibile reperire alimenti locali, mentre nelle frazioni gli spazi commerciali sono saturati dalla GDO. Per raggiungere l’obiettivo dunque va invertita questa tendenza, insieme ad azioni su altri fronti per fornire strumenti sociali, economici e culturali.

Aggregare la domanda: gruppi d’acquistoUn modo per i consumatori di accedere al cibo sano, locale e ad un prezzo vantaggioso, nel contesto delle AFN (Alternative Food Networks), sono i gruppi d’acquisto solidale. Riguardano una parte limitata della popolazione, ma a Rivalta ne esistono tre e sono molto attivi; rimane dunque una realtà vir-tuosa da supportare.

Aiuti al reddito: buoni spesa solo per pro-dotti saniGià esistono aiuti al reddito da parte dei servizi sociali e supporto alimentare organizzati dall’am-ministrazione e da associazioni caritatevoli. Questo potrebbe essere un altro modo per supportare i nu-clei in difficoltà e promuovere prodotti sani e locali.

Ampliamento e costituzione di orti urbaniGli orti urbani possono rendere accessibile il cibo locale in un’ottica di autoproduzione.

Distribuire uniformemente le opportunità sul territorioQuesto punto è abbastanza critico, come descritto prima. È necessario che tutti i quartieri e le zone di Rivalta abbiano accesso al cibo locale nel modo più equo possibile.

Workshop e laboratori su orticoltura, tra-sformazione e cucinaQueste sono occasioni per fornire strumenti pratici e culturali agli abitanti, che possano poi aiutarli a fare scelte alimentari consapevoli.

Rafforzare la presenza di produttori locali all’interno dei mercatiRendere più presenti e riconoscibili i produttori del luogo aumenterebbe il contatto e il commercio diretto con i consumatori, con vantaggi reciproci.

Favorire la provenienza locale del cibo “pubblico”Sia le mense scolastiche che il pranzo dei dipendenti comunali possono essere aree d’azione diretta dell’amministrazione, per attuare in prima persona le scelte della strategia.

Incentivare gli agricoltori alla diversifica-zione delle colturePerchè le famiglie possano consumare cibo locale, occorre che l’offerta sul territorio sia varia e differen-ziata sia in base alle varietà che alla stagionalità.

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51Parte seconda

AUMENTARE LA BIODIVERSITÀ 2È importante promuovere la biodiversità,71 cioè la varibilità degli esseri viventi e degli ecosistemi, sia per l’e-quilibrio e la salute dell’ecosistema stesso, sia per riuscire ad offrire ai consumatori una maggiore varietà di prodotti locali, tuttora non sufficiente. Per quanto riguarda la strategia alimentare, si potrebbero incentivare la coltivazione e l’allevamento di specie e varietà locali, se presenti, per tutelare l’unicità del prodotto e la me-moria storica. Si dovrebbe promuovere l’introduzione di nuove produzioni tese alla sostenibilità e alla qualità organolettica e nutrizionale, piuttosto che rivolte ai grandi mercati agroalimentari.

71. definizione tratta da: ISPRA - Istituto su-periore per la protezione e la ricerca am-bientale, www.isprambiente.gov.it/it/temi/biodiversita/, consultato il 30/01/2015.

Didattica alimentareVi sono diversi modi e ottime occasione per pro-muovere la biodiversità attraverso l’insegnamento, sensibilizzando soprattutto le nuove generazioni.

Organizzare eventi che promuovano la biodiversitàPossono essere un’occasione per approfondire e fornire spunti pratici su un tema a volte trascurato dalle iniziative istituzionali.

Incentivare gli agricoltori alla differenzia-zione delle coltureQuesto passo è molto importante per aumentare la biodiversità, anche se probabilmente uno dei più difficili. Si può intrervenire tramite bandi o incentivi economici.

Edible landscapingNell’ambito del verde pubblico e della consape-volezza dei cittadini, si potrebbe andare oltre al concetto di parco o aiuola, aggiungendovi alberi da frutto e vegetali commestibili che aumenterebbero le varietà piantate.

Aggregare l’offerta: infrastrutture per il cibo (food hub)Creare un’istituzione quale un food hub significa sicuramente dare l’avvio a un progetto a lungo termine, che possa radicarsi nel territorio e ottenere solidità nel tempo in quanto punto di riferimento.

Identificazione del cibo locale tramite un marchio e/o un consorzioIstituire un marchio è un modo per dare importanza e valorizzare la produzione locale, sperando così di avvantaggiarla anche dal punto di vista economico.

DARE STABILITÀ AI RISULTATI, UFFICIALIZZARE 3È importante che le azioni intraprese e la strategia attuata vengano perseguite nel tempo per ottenere dei risultati duraturi ed efficaci. È quindi necessario dare stabilità a tali risultati e riconoscere l’importanza della strategia, di modo che anche con il passare del tempo e con l’eventuale cambio dell’amministrazione vi sia l’interesse nel continuare questo percorso. Creando delle nuove istituzioni o infrastrutture, ottenendo rico-noscimenti ufficiali e dimostrando tramite eventi pubblici l’importanza della food strategy, si può aiutare la durabilità del progetto.

Didattica alimentareOltre ai vari altri vantaggi che offrono, iniziative quali gli orti didattici sono anche un modo per dare importanza alla strategia, portandola all’interno del contesto scolastico e istituzionale, coinvolgendo allievi e famiglie.

Concorrere per ottenere riconoscimenti ufficialiUna volta ottenuto un riconoscimento ufficiale è auspicabile che, qualunque amministrazione possa avvicendarsi, vi sia la volontà di riconfermarlo nel tempo e di conseguenza portare avanti tutte le politiche positive adottate.

Organizzare eventi che valorizzino il cibo localeSi può celebrare e valorizzare il cibo locale anche tramite degli eventi, che possano attirare visitatori da altre zone e così dare una visibilità diversa ai pro-duttori. L’attuale sagra del tomino potrebbe essere un punto di partenza.

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52 Verso una food strategy

Concorrere per ottenere riconoscimenti ufficialiGli standard richiesti per ottenere riconoscimenti quali la certificazione EMAS sono un modo per determinare degli obiettivi verso la sostenibilità am-bientale e il loro eventuale soddisfacimento sarebbe un passo importante per la tutela dell’ambiente.

Diminuire utilizzo acqua potabile per usi agricoliÈ possibile creare dei sistemi (o incrementare quelli attuali) per utilizzare l’acqua piovana invece di quella potabile, evitando di sprecare questa risorsa preziosa.

Incentivare la biodiversitàA livello generale per difendere la salute dell’ecosi-stema locale si dovrebbero aumentare la variabilità della fauna e della flora locali, e gli spazi a loro disposizione. Invece diversificare le colture porta ad aumentare la biodiversità in ambito agricolo, anch’essa utile all’ecosistema.

Raccolta differenziataQuesta pratica ormai affermata consente di riutilizzare e riciclare più materiali possibile, e deve continuare ad essere perseguita.

Raccolta cibo prossimo alla scadenza e conferimento ad associazioni caritatevoliÈ molto positiva l’adesione al progetto Last Minute Market, che sfrutta quelli che sarebbero scarti e li rende risorsa per supportare le fasce più deboli della società. Un altro progetto che combatte lo spreco è quello già citato di Fa Bene.

TUTELA DELL’AMBIENTE E DELLE RISORSE 4La tutela dell’ambiente è un ambito sul quale l’attuale amministrazione comunale sta lavorando molto e rite-niamo che sia necessario continuare in questa direzione anche per quanto riguarda il sistema del cibo. Buone pratiche, quali la raccolta differenziata già in atto o la neonata adesione al progetto Last Minute Market, devono continuare ad essere perseguite, mentre altre iniziative hanno bisogno di una nuova attenzione.

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53Parte seconda

RENDERE IL CIBO LOCALE ECONOMICAMENTE SOSTENIBILE 5Il cibo locale non deve essere solamente accessibile, ma anche sostenibile dal punto di vista economico. Le azioni andranno quindi in questa direzione, supportando gli agricoltori, promuovendo punti vendita conve-nienti e anche adottando misure di supporto al reddito basate sul cibo72. Inoltre, per quanto riguarda la pro-duzione, la sostenibltà economica riceverà un’attenzione particolare

72. Food: a strategy for Islington, Islington - Londra, 2010.

Aggregare l’offerta: infrastrutture per il cibo (food hub)L’istituzione dei food hub nasce generalmente pro-prio dall’esigenza di rendere i prodotti locali compe-titivi. Unendo le forze e creando una collaborazione tra i produttori si può soddisfare la domanda in modo esaustivo e differenziato, cosa che è diversa-mente molto difficile per i singoli piccoli produttori.

Aggregare la domanda: gruppi d’acquistoRiunirsi in un gruppo permette ai consumatori di ottenere condizioni di prezzo e di qualità più van-taggiose.

Concorrere per ottenere riconoscimenti ufficialiIl risultato sperato nell’ottenimento di riconosci-menti ufficiali, in particolare da parte dei produttori, è quello di promuovere la propria produzione, ottenendo un vantaggio economico.

Incentivare l’apertura serale e l’offerta di cibi locali in esercizi di somministrazioneLa speranza è che un comune più “vissuto” dai propri cittadini possa essere anche un vantaggio per i gestori dei locali e per i loro fornitori locali.

Rafforzare la presenza di produttori locali all’interno dei mercatiOccasione che, supportando il produttore, riesce a rispondere in modo conveniente alla domanda.

Raccolta cibo prossimo alla scadenza e conferimento ad associazioni caritatevoliGrazie a iniziative di questo tipo si riesce a conferire cibo sano e fresco anche a nuclei in grave difficoltà, che solitamente non avrebbero dunque accesso a prodotti locali.

Favorire possibilità di crescita per produt-tori esistenti e potenzialiFormazione e bandi di concorso possono aiutare i produttori a sostenere e migliorare le loro attività, restituendo loro dei vantaggi dal punto di vista economico

Organizzare eventi che valorizzino il cibo localeAnche la visibilità portata da un evento affermato può portare vantaggi economici e si inserisce nel contesto delle iniziative a supporto dei produttori locali.

Incentivare gli agricoltori alla pluriattivitàDiversificare le attività di una azienda agricola può contribuire a migliorarerne gli introiti, evitando l’abbandono di terreni non più economicamente redditizi con i tradizionali metodi di conduzione.

Incentivare gli agricoltori alla diversifica-zione delle coltureUna produzione locale maggiormente diversificata aumenta l’offerta per i consumatorie allo stesso tempo facilita forme di vendita diretta, vantaggiose per il produttore.

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54 Verso una food strategy

AUMENTARE CAPACITÀ E CONOSCENZE 6Come già descritto nei capitoli precedenti, attualmente la conoscenza dei consumatori, riguardo la prove-nienza degli alimenti è decisamente diminuita, causando un allontanamento dalle fasi del ciclo vita del cibo che esulano dal consumo. Come risultato le comunità, in entità diversa, stanno perdendo le capacità di base nel coltivare, preservare e preparare il cibo. La soluzione a questo problema può assumere diverse forme, da programmi interattivi quali workshop o lezioni a strategie più passive come l’edible landscaping. Tutto questo con l’obiettivo principale di accrescere le conoscenze, le competenze e aumentare la consapevolezza di tutti i cittadini.73

73. Fresh: Edmonton’s food and urban agricul-ture strategy, Edmonton - Canada, ottobre 2012.

Informare i cittadini sui temi della food strategyIl bollettino comunale “Rivalta Informa” entra in tutte le case, dunque potrebbe essere un ottimo mezzo di comunicazione per informare e promuo-vere iniziative.

Rendere disponibile ai cittadini una rac-colta di libri e documenti su agricoltura, sostenibilità, orticoltura, etc.Dare la possibilità a tutti di accedere a queste cono-scenze tramite, per esempio, la biblioteca comunale è un modo per rendere le informazioni più a portata di mano

Workshop e laboratori su orticoltura, tra-sformazione e cucinaÈ importante creare occasioni per scambiare e apprendere nozioni pratiche oltre che teoriche riguardanti la coltivazione e preparazione del cibo, per ampliare le capacità e offrire maggiori strumenti.

Organizzare eventi che sostengano la bio-diversitàEventi di questo tipo oltre ad essere un passo concreto verso la biodiversità, sono occasioni di con-fronto e approfondimento per tutta la cittadinanza.

Favorire possibilità di crescita per produt-tori esistenti e potenzialiFavorire possibilità di crescita significa anche dare strumenti teorici e pratici ai produttori, quali corsi, conferenze ed informazione dedicata, ad esempio tramite uno sportello

Organizzare eventi che valorizzino il cibo localeUn evento di questo tipo può essere anche un’occa-sione di apprendimento e di informazione, rivolgen-dosi a diversi target tramite attività, momenti ludici, workshop.

Edible landscapingÈ un modo soprattutto rivolto ai bambini per apprendere nozioni di base sul ciclo della natura, e creare un maggiore contatto con essa.

Didattica alimentareGrazie ad iniziative di questo genere si possono comunicare in modo efficace informazioni sul cibo e sul mondo naturale attraverso la pratica, e coinvol-gendo le persone anziane si potrebbe instaurare un sistema di scambio fra generazioni.

Favorire il ricambio generazionale evitando l’isolamento sociale delle vecchie genera-zioniUna risorsa importante di conoscenze è la popola-zione anziana, i cui saperi potrebbero andare persi.

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Organizzare eventi che sostengano la bio-diversitàNella sede di un evento ci sono le condizioni per fare rete e rafforzare la comunità, in questo caso parti-colare gli attori maggiormente coinvolti sarebbero i produttori e i consumatori.

Incentivare l’apertura serale e l’offerta di cibi locali negli esercizi di somministrazioneIl cibo può essere veicolo di aggregazione efficace, che può creare un ambiente sociale ricco di intera-zione, spingendo gli abitanti a vivere maggiormente il loro paese.

Organizzare eventi che valorizzino il cibo localeCome detto precedentemente, un evento è un’oc-casione per rafforzare la comunità attraverso momenti di convivialità in grado di coinvolgere tutta la cittadinanza.

Ampliamento e costituzione di orti urbaniGli orti urbani possono essere luoghi di scambio e di conoscenza, e di conseguenza creare legami e aggregazione tra le persone dello stesso quartiere o della stessa città.

Favorire il ricambio generazionale evitando l’isolamento sociale delle vecchie genera-zioniIniziative in grado di coinvolgere contemporanea-mente le vecchie e le nuove generazioni, oltre a tra-mandare le conoscenze, creerebbero aggregazione e rafforzerebbero la comunità.

CREARE AGGREGAZIONE ATTORNO AL CIBO 7La celebrazione del cibo fa parte della nostra cultura, questa caratteristica può essere sfruttata in modo po-sitivo per creare aggregazione, momenti di convivialità e di comunità. Incentivare eventi, momenti e luoghi che possano riunire le persone attorno al cibo porta conseguenze positive, quali l’apprezzamento della qualità e della bontà degli alimenti, supportando l’economia locale e incentivando una dieta più varia. Inoltre si favorisce la creazione di un tessuto sociale, alla base del quale vi sono l’aiuto reciproco e lo scambio di co-noscenze.

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56 Verso una food strategy

Rendere il cibo locale e sano ugualmente accessibile a tutti

Aumentare la biodiversità

Dare stabilità ai risultati, ufficializzare

Tutela dell’ambiente e delle risorse

Rendere il cibo locale economicamente sostenibile

Aumentare capacità e conoscenze

Creare aggregazione attorno al cibo

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58 Verso una food strategy

INFORMARE I CITTADINI SUI TEMI DELLA FOOD STRATEGYPerchè la strategia abbia successo è fondamentale infor-mare e sensibilizzare i cittadini, sia riguardo le iniziative che verranno intraprese, sia riguardo le motivazioni che le sostengono.L’informazione dovrà essere il più capillare possibile, ma anche adatta ai vari target che si prefigge di raggiungere:

AZIONI PRATICHEQui di seguito riportiamo una serie di azioni pratiche, in grado di rispondere in modo più o meno completo agli obiettivi che abbiamo definito. Le soluzioni che andiamo a descrivere sono spesso supportate da esempi pratici che abbiamo avuto modo di scoprire

durante la nostra ricerca, quindi questo elenco è da considerarsi come una raccolta di suggerimenti da sfruttare per un’eventuale fase operativa.Con i numeri indichiamo, per ogni azione pratica, gli obiettivi a cui fornisce una possibile risposta.

consumatori, associazioni, produttori, alunni delle scuole, negozianti.Se un documento completo, stampato per tutte le famiglie rivaltesi fosse un costo eccessivo, si potrebbe sfruttare il già esistente bollettino comunale, “Rivalta Informa”.

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DIDATTICA ALIMENTARE Perchè una sana alimentazione diventi l’abitudine, occorre che gli alimenti di una dieta sana diventino conosciuti e riconoscibili, soprattutto agli occhi dei più piccoli, che sa-ranno i consumatori del futuro, e che sempre meno hanno la possibilità di crescere in un contesto rurale. Occorre dare la possibilità di Imparare che frutta e verdura non sono solo forme e colori in un piatto, ma provengono dalla terra, con tutto ciò che questo comporta. L’esperienza pratica può aiu-tare molto bene a trasmettere concetti come stagionalità, biodiversità, condivisione e assaggio di nuovi sapori.Rivalta può vantare almeno due esperienze di questo tipo: l’Orto di Frankenstein e La Casa della Cicogna.Il primo è un percorso didattico per gli studenti delle scuole primarie, coinvolti nella cura dell’orto della comunità Il Filo d’Erba - Gruppo Abele. In questo orto i bambini seminano, curano e raccolgono alcuni ortaggi, imparandone le carat-teristiche e la stagionalità, partecipando all’attività diretta, portata avanti in collaborazione con un nonno agricoltore e alcuni studenti di agraria. L’educatrice che li segue propone attività didattiche incentrate sulla stagionalità delle produ-zioni, sull’osservazione delle forme di vita presenti nell’orto e sulla loro funzione, sulla cura del pollaio. Il percorso si conclude in giugno con una mattinata di cucina collettiva

6curata dalle insegnanti ed un picnic, in cui i bambini possono assaggiare i prodotti dell’orto. Gli allievi sono invitati a tornare con le famiglie per raccogliere gli ortaggi durante l’estate.74

La “casa della cicogna” è un nido in famiglia, che adotta il metodo educativo di un agrinido; questo prevede l’avvi-cinamento dei bambini a un ambiente agricolo, in forma innovativa e alternativa rispetto all`offerta educativa di un asilo nido tradizionale, con i bambini che interagiscono quotidianamente con la natura.

Orto in condottaL’Orto in condotta è un progetto di Slow Food che conta in Italia 435 orti. Prende avvio nel 2004 coinvolgendo insieme gli studenti, gli insegnanti, i genitori, i nonni e i produttori locali, con l’ambizione di creare una comunità per la trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell’ambiente. L’Orto in condotta prevede percorsi formativi per gli insegnanti, attività di educazione alimentare ed ambientale per gli studenti e seminari per genitori e nonni ortolani. L’orto rappresenta uno strumento didattico per conoscere il territorio e i suoi prodotti, ma anche occasione per incontrare esperti artigiani, produttori e chef della comunità locale.75

Gli orti aderenti al progetto in Piemonte sono numerosi, come quello delle scuole elementari di San Mauro Torinese. Quella di San Mauro è un’esperienza consolidata, basata su una buona gestione degli spazi e delle colture. L’orto è gesti-to dagli insegnanti con le classi durante l’anno scolastico e il supporto di alcuni nonni della comunità garantisce la cura dell’orto anche durante il periodo estivo.76

Un esempio simile, ma partito da un’iniziativa esclusiva-mente locale, è quello dell’ecomerenda a scuola: i bambini di elementari e medie di Scario e San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno, hanno un menù settimanale a base di verdure, di pane e olio e di frutta di stagione, anche a meren-da, eliminando le merendine confenzionate.La maggior parte dei prodotti consumati nelle mense scola-stiche inoltre vengono prodotti negli orti della scuola stessa, che sono curati dai ragazzi e da tutta la comunità locale.

74. C. Peano, V. Girgenti, E. Mascetti, F. Sot-tile, Educare alla sostenibilità: il caso degli orti scolastici, Dipartimento Scienze Agra-rie, Forestali e Alimentari, Università degli Studi di Torino, 2014

75. www.slowfood.it/educazione/pagine/ita, consultato il 28/01/2015.

76. C. Peano, V. Girgenti, E. Mascetti, F. Sot-tile, op.cit.

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59Parte seconda

LABORATORI SU TRASFORMAZIONE,CUCINA E ORTICOLTURAIl cibo locale e sano per essere apprezzato deve anche essere cucinato nel modo giusto. Tramite corsi pratici si po-trebbero diffondere delle buone pratiche per trasformare e rendere conservabili le eccedenze, ma anche per aumentare le conoscenze dei partecipanti riguardo il binomio alimenta-zione e salute.Vantaggi secondari ma non disprezzabili di questi corsi, sa-rebbero il verificarsi di momenti di socializzazione e l’appren-dimento di qualche nozione pratica di economia domestica.

Fra gli strumenti indispensabili per chi volesse intraprendere la conduzione di un orto, vi sono sicuramente le conoscen-ze delle tecniche di coltura. Corsi e workshop avvicinereb-bero alla coltivazione di ortaggi le persone che hanno un piccolo terreno da adibire ad orto, ma non posseggono le capacità. Sul territorio di Rivalta non sembrano esserci attività di questo tipo rivolte agli adulti. Sarebbe auspicabile che un’iniziativa simile partisse anche sul comune rivaltese, ispirandosi ad esperienze esterne, come l’Orto in Condotta.

Gruppo UNISFIl gruppo dell’Università del Saper Fare si occupa di organiz-zare corsi ed incontri con cadenza mensile che educano all’autoproduzione e alle riparazioni domestiche. Fra i corsi proposti ci sono anche quelli di cucina e traformazione, soprattutto relativi a pasta, panificazione, alimenti farinacei in generale e alimentazione vegetariana. Lo scopo mira a costruire una rete di legami sociali per recuperare un senso

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RENDERE DISPONIBILE AI CITTADINI UNA RACCOLTA DI LIBRI E DOCUMENTI SU AGRICOLTURA, SOSTENIBILITÀ, ORTICOLTURAPerchè la Food Strategy funzioni occorre che i citPerchè la Food Strategy funzioni occorre che i cittadini siano informati sulle tematiche relative all’alimentazione, al consumo, alla tutela del territorio, alla produzione agricola.Per dare la possibilità di approfondire questi temi, ci sembra una buona idea rendere disponibile una raccolta di docu-menti attendibili e facilmente consultabili.Le Biblioteche Civiche di Rivalta “Silvio Grimaldi” e “Paola Garelli”, che servono con le loro sedi il centro e le frazioni di Tetti Francesi e di Pasta, fanno parte dello SBAM (sistema bibliotecario area metropolitana), la rete delle biblioteche pubbliche dei Torino e dei comuni limitrofi, che offre l’accesso a quasi 1.700.000 documenti tra libri, giornali, cd,

videocassette e dvd e propone prestiti, consultazioni, prestiti tra biblioteche, navigazione in Internet, promozione della lettura, attività per bambini e adulti, mostre e conferenze. Ad esempio, digitando nella ricerca online la parola alimentazio-ne, risultano 628 risultati di cui 32 presenti a Rivalta, ed il re-stante ordinabile gratuitamente tramite la biblioteca stessa.Questo prevede però che l’utente conosca già il libro che vuole leggere; rendere disponibile in loco una selezione maggiore di titoli potrebbe essere un modo per aumentare la curiosità e la voglia di approfondimento su certe temati-che.

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di convivialità e anche a diffondere nella società civile il pen-siero della decrescita, con L’obiettivo di lungo periodo che è quello di contribuire a diminuire l’impronta ecologica delle attività umane.

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60 Verso una food strategy

AGGREGARE L’OFFERTA: Food hubNel Nord America i food hub sono un fenomeno presente ormai da diversi anni, e dunque sono stati oggetto di ricer-che e studi.Il National Food Hub Collaboration propone la seguente definizione:77

“Un regional food hub è un’impresa o un’organizzazione che gestisce attivamente l’aggregazione, la distribuzione e il marketing di prodotti alimentari di provenienza certificata, principalmente da produttori locali e regionali, per rafforzare la loro capacità di soddisfare la domanda del commercio all’ingrosso, del commercio al dettaglio e delle istituzioni.”I food hub, basati sulla gestione d’impresa e sulla logistica, sono fondamentali nel creare un rifornimento affidabile di cibo prodotto localmente. Lavorano con ii produttori su temi quali produzione sostenibile, pianificazione della produzione, packaging, branding, certificazioni, sicurezza del cibo. Allo stesso tempo, sul fronte della domanda, coordina-no gli sforzi con altri distributori, commercianti all’ingrosso e consumatori.Oltre a coordinare la logistica del rifornimento, molti food hub hanno investito in infrastrutture per la distribuzione, allestendo magazzini da usare come luoghi di conferimento

77. Regional Food Hub Resource Guide, United States Department of Agriculture, 2012. per i produttori e di carico per i distributori; oppure hanno

creato relazioni con partner strategici.78

AgricoopecettoAgricoopecetto è una cooperativa agricola - nata nel 2010 grazie a tre giovani proprietari di aziende agricole - impegna-ta in percorsi di agricoltura sociale. Oggi conta 20 aziende associate e fa della multifunzionalità il suo punto di forza, sfruttando le diverse competenze e professionalità presenti, diversificando così l’offerta dei servizi e la varietà dei prodotti. Riesce in questo modo a redendere economicamente so-stenibile la filosofia legata alla filiera corta, al prodotto tipico locale e all’agricoltura eco-compatibile.Inoltre i soci si occupano di agricoltura sociale, in particolare di formazione e inserimento lavorativo di ragazzi in situazio-ne di svantaggio.79

Le attività della cooperativa comprendono: produzione biologica, vendita diretta in Pecetto, la Bottega Italiana di Campagna Amica “aSociale” a Torino, vendita all’ingrosso per negozi e GAS, trasformazione di prodotti agricoli, fattoria didattica e centro estivo, agricoltura sociale, ristorazione e catering.80

78. Ibidem.

79. Il coltivatore piemontese, agosto 2011.

80. www.agricopecetto.it, consultato il 28/01/2015.

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AGGREGARE LA DOMANDACreare dei gruppi di consumatori, che con la forza del nu-mero possano spuntare condizioni economiche migliori sui prezzi, ma anche convincere i produttori ad adeguarsi a de-terminate richieste etiche e qualitative. Questi sono gli scopi fondamentali di un gruppo di acquisto, dalla supercentrale che riunisce diverse catene della GDO al piccolo gruppo autogestito.

5In particolare, il GAS ha anche una dimensione sociale, in quanto le sue attività sono interamente autogestite, e pos-sono non riguardare solamente la logistica degli acquisti ma anche, per esempio, l’organizzazione di serate informative.Rivalta conta già tre Gruppi di Acquisto Solidale, molto attivi e con una consolidata esperienza, e sono il modello a cui pensiamo quando parliamo di aggregare la domanda.

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RAFFORZARE LA PRESENZA DEI PRODUTTORI LOCALI NEI MERCATII cosiddetti Farmers’ Markets, o più prosaicamente, mercati dei contadini, sono una valida opportunità sia per i produtto-ri che per i consumatori. Evitando gli intermediari, entrambi ne ricavano una convenienza economica, favorendo cono-scenza diretta e rapporti di fiducia.In molti, se non in tutti i mercati si possono ancora trovare le bancarelle dei produttori, il problema potrebbe essere dal punto di vista comunicativo: banchi meno forniti dei concorrenti che si riforniscono ai mercati generali, scarsa

conoscenza da parte degli agricoltori delle tecniche di promozione e vendita. Iniziative come quella di Campagna Amica o dei Mercati della Terra cercano di ovviare a queste lacune, ad esempio uniformando l’immagine delle banca-relle e promuovendo i prodotti locali fra i consumatori. Il modello sembra funzionare, e ci risulta che il comune di Rivalta voglia mettere in campo delle iniziative a favore dei produttori locali, presumibilmente con maggior spazio nei mercati esistenti o creandone uno dedicato.

FAVORIRE LA PROVENIENZA LOCALE DEL CIBO PUBBLICOLe istituzioni pubbliche, sopprattutto se promotrici di certe istanze, dovrebbero essere le prime a supportarle, se non altro per una questione di coerenza.Al riguardo sarebbe interessante che l’amministrazione incentivasse l'utilizzo di prodotti locali negli esercizi conven-

zionati per i pasti dei dipendenti comunali, e si preoccupasse di aumentare il cibo di provenienza locale nelle mense scolastiche, compatibilmente con l’effettiva situazione della produzione alimentare del territorio.

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CONCORRERE PER OTTENERE RICONOSCIMENTI UFFICIALIIn campo istituzionale il rischio può essere che, al cambio di amministrazione, certe iniziative vengano accantonate. Un riconoscimento ufficiale, in grado di valorizzare il territorio o una determinata iniziativa, può aiutare a tenere alta l’atten-zione su determinati temi, soprattutto se la certificazione ottenuta porta dei vantaggi, anche solo di visibilità, all’ammi-nistrazione o ad associazioni del luogo. Al riguardo il comune di Rivalta ha partecipato nel 2014 al concorso Comuni Virtuosi, bandito dall'omonima asso-ciazione, risultando vincitore nella categoria "Gestione del Territorio".Il riconoscimento premia la politica del Comune tesa a ridurre le aree edificabili, infatti Rivalta ha subito una crescita impetuosa negli anni '60 e '70, anni in cui si cercava di ridurre la pressione demografica e industriale di Torino. Negli anni passati, nonostante lo stabilizzarsi delle condizioni demografiche, il piano regolatore prevedeva un nuovo forte incremento delle superfici edificabili, a discapito delle aree agricole.Il comune è riuscito nel suo intento grazie al censimento del patrimonio edilizio, contando circa 300 alloggi vuoti, alla facilitazione per il recupero e il cambio d'uso degli immobili

già esistenti e all'opera di convincimento nei confronti dei proprietari di aree agricole per rinunciare ai diritti edificatori.

Certificazione EMASOltre ai premi, che hanno una portata più limitata nel tem-po, esistono riconoscimenti e certificazioni, che per essere mantenute richiedono il rispetto di una serie di parametri, accreditati da un ente esterno.Un esempio è il riconoscimento EMAS (Eco-Management and Audit Scheme ), creato dall'Unione Europea per impre-se private ed enti pubblici che vogliono valutare ed incre-mentare la propria sostenibilità ambientale, ottenendo una certificazione spendibile con gli utenti e l'opinione pubblica.La procedura per ottenere tale riconoscimento richiede prima di tutto che l'ente o l'azienda si munisca di un piano di gestione ambientale e fornisca la relativa dichiarazione, dopodichè un ente di controllo verificherà ed eventual-mente certificherà la dichiarazione. Una volta confermati i requisiti, l'organizzazione entrerà nel registro europeo, potrà utilizzare il logo EMAS e pubblicare la propria dichiarazione ambientale.

INCENTIVARE L'APERTURA SERALE E L'OFFERTA DI CIBI LOCALI IN BAR E LOCALIL’atto del mangiare non è solo necessario a soddisfare il fabbisogno nutritivo degli individui, ma ha un valore sociale e aggregativo indiscutibile, d’altronde la tavola è il luogo per eccellenza della convivialità.Quindi sembra giusto sottolineare la mancanza di un’offerta serale in termini di locali pubblici. Infatti, non mancano ristoranti e pizzerie, ma per loro stessa natura non possono diventare dei punti di forte aggregazione, in quanto la loro frequentazione è episodica (dato il costo delle consumazioni).Fermo restando che un’iniziativa del genere dipende dall’i-niziativa privata, un contesto vivace dal punto di vista delle iniziative legate al cibo può incentivare anche un maggior dinamismo fra i gestori dei locali rivaltesi.

Piozzo - Birreria Le BaladinNato come microbirrificio per la produzione e mescita diretta a Piozzo, piccolo comune di mille abitanti in provincia di Cuneo, Le Baladin81 attrae clienti grazie alla birra artigianale ed ad una ricca offerta musicale, culturale e gastronomica.Nel corso degli anni la birra ha raccolto un buon successo, portando a creare un prodotto il più possibile locale e arti-gianale, con la produzione e una parte delle materie prime radicate sul territorio, mentre l'orzo arriva dalla Basilicata, coltivato in zone particolarmente vocate. Dal punto di vista della commercializzazione nuovi locali hanno aperto in Italia e all'estero, ma Piozzo resta famosa e frequentata da molti.

81. www.baladin.it, consultato il 03/02/2015543

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62 Verso una food strategy

IDENTIFICAZIONE DEL CIBO LOCALE TRAMITE UN MARCHIO O UN CONSORZIOIdentificare una produzione tramite un marchio è un valore in più per i produttori, che possono così farsi riconoscere ed apprezzare dai consumatori, e porsi con maggior forza contrattuale con i sistemi distributivi.Lo scopo può essere il vantaggio economico per il conta-dino, che allo stesso tempo sarà incentivato a mantenere alta la qualità, per non rovinarsi la reputazione, tanto più se all’interno di un sistema cooperativo o consorziale.

I Buoni FruttiI Buoni Frutti è un modello per lo sviluppo dell’agricoltura sociale, che si pone l’obiettivo di offrire sostegno sociale alle persone tramite, appunto, l’agricoltura.Il marchio, promosso dall’agenzia Aicare, identifica i prodotti

ottenuti da questo tipo di filiera, che si pone come linee guida fondamentali l’agricoltura responsabile ed etica.Il marchio ovviamente è rivolto ai consumatori che in un prodotto ricercano, oltre a determinate qualità organoletti-che, dei valori di equità sociale.Il marchio de I Presìdi di Slow Food, si pone invece l’obiettivo di tutelare la biodiversità, i saperi produttivi tradizionali e legati al territorio.Infine citiamo i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta): vengono assegnati agli alimenti con caratteristiche peculiari dipen-denti essenzialmente dal territorio di produzione, i parametri DOP sono più stringenti.

ORGANIZZARE EVENTI CHE SOSTENGANO LA BIODIVERSITÀUn buon livello di biodiversità è sicuramente vantaggioso perchè mantiene una buona funzionalità degli ecosistemi, la varietà genetica infatti è uno strumento naturale di diversifi-

cazione del rischio: le differenze che intercorrono fra specie e specie, e anche all’interno della stessa specie, aumentano la varietà di risposte agli eventi esterni.Da non dimenticare che oltre al lato ambientale, con i suoi risvolti pratici, c’è anche un vantaggio legato all’alimenta-zione e, cosa non meno importante, al soddisfacimento del palato: vegetali e animali diversi hanno caratteristiche organolettiche e nutritive anche molto differenti.

Semi e biodiversitàLa Rete Semi Rurali82 è un'organizzazione che raccoglie enti ed associazioni di contadini e comuni cittadini impegnati nella salvaguardia e diffusione di varietà vegetali antiche e tipiche del territorio, a rischio scomparsa, per salvaguardare la biodiversità, in opposizione alle monocolture intensive e ai semi brevettati.La Rete si pone come interlocutore comune con enti ed istituzioni e promuove un sito di informazione;83 le varie as-sociazioni si occupano di organizzare eventi per lo scambio di semi, workshop e conferenze.Le attività sono diffuse su tutto il territorio nazionale, ad esempio Civiltà Contadina, citata fra i casi studio, organizza un incontro di scambio a Torino, alla cascina Roccafranca.

82. www.semirurali.net, consultato il 04/02/2015

83. www.semiedintorni.it, consultato il 04/02/2015

AIUTI AL REDDITO: BUONI SPESA SOLO PER PRODOTTI SANILe misure di aiuto al reddito possono essere erogate sotto diverse forme e con differenti finalità, e possono provenire da enti pubblici ma anche da varie associazioni caritatevoli; generalmente consistono in aiuti economici ed agevolazioni di tipo fiscale.A questo proposito si dovrebbe tener conto non solo del valore economico degli aiuti erogati, ma anche di quello sociale: un aiuto “sceso dall’alto”, senza particolari regole da rispettare, se non l’avere un basso reddito, possono avere conseguenze negative come incentivare senso di inadegua-tezza nei beneficiari o forme di assistenzialismo.

Un altro rischio per le fasce deboli è quello di scegliere cibi economici ma non salutari.Per ridurre questi rischi e contemporaneamente incentivare una sana alimentazione si potrebbero fornire strumenti di aiuto non solo sotto forma di denaro, ma anche tramite ac-cesso agevolato al cibo fresco, e offrire opportunità di auto-sostentamento in cambio di un impegno verso la comunità.Esistono molti esempi di questo tipo, con modalità e dimensioni di intervento anche molto differenti. Citiamo due esempi non lontani da Rivalta: gli orti sociali a Cuneo e l’iniziativa Fa Bene a Torino.

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ORGANIZZARE EVENTI CHE VALORIZZINO IL CIBO LOCALEUna manifestazione può essere molto positiva sia come momento di aggregazione sociale, sia come occasione di divulgazione e sensibilizzazione, sia come mezzo per la commercializzazione di un prodotto.Rivalta organizza annualmente la Sagra del Tomino, classica sagra di paese con mercatini, laboratori per i più piccoli, degustazioni e intrattenimenti serali. Potrebbe essere inte-ressante allargare il tema anche al cibo locale e potenziare le inziative.

CioccolaTòCioccolaTò è una fiera del cioccolato che si tiene ogni anno a Torino e dintorni dal 2003. Durante la manifestazione vengono allestiti numerosi spettacoli, eventi culturali, giochi e iniziative per ragazzi. L’approccio interattivo, la presenza di artisti che lavorano il cioccolato sul momento, il coinvolgimento di diversi partner ha reso questo evento di grande attrattiva e frequentato da sempre più visitatori. Il modello della fiera va oltre la sempli-

ce sagra di paese, il programma è molto vario e comprende-re degustazioni, incontri, momenti ludici e di intrattenimento e visite della città.

AMPLIAMENTO E COSTITUZIONE DI ORTI URBANIQuesto tipo di orti sono definibili come zone di terreno pubblico o privato, concesso in gestione, gratuitamente o a prezzo simbolico, a comuni cittadini per la coltivazione di vegetali per il consumo personale, con l’obbligo di mante-nerne la cura e il decoro.Gli orti urbani possono essere visti come sostegno al reddito, come luogo di vita sociale, come mezzo per il presidio del territorio e come strumento didattico e terapeutico, e forse, soprattutto, come attività di svago.Se l’attività all’aria aperta rinfranca lo spirito e il corpo, biso-gna ammettere che l’orto riesce anche a nutrirlo, questo lo classifica come elemento irrinunciabile per una food strate-gy. Gli esempi sembrano confermarlo.

Il comune di Rivalta mette da alcuni anni a disposizione dei cittadini dei piccoli appezzamenti per la coltivazione di orti urbani, dotati di allacciamento all’acquedotto.Nell’ottica di sostenere le fasce deboli, la graduatoria per ottenerne l’assegnazione si basa su tre parametri: l’essere residenti in Rivalta, l’aver raggiunto l’età pensionabile e il redditto, in favore ovviamente di chi ha un reddito basso.Gli appezzamenti sono situati in una zona di proprietà del comune, sulle rive del Sangone, nei pressi della frazione Pasta; questa dislocazione finisce per escludere una parte degli interessati, soprattutto se residenti nel centro o in altre frazioni.

Cuneo - Orti socialiA Cerialdo, una frazione di Cuneo, gli orti urbani sono nati dall’iniziativa della parrocchia e della cooperativa sociale Cassiopea per fronteggiare una situazione di difficoltà economica e sociale . Su un terreno messo a disposizione in comodato d’uso da un privato sono nati i primi orti destinati alle famiglie della zona, di diverse nazionalità, che hanno anche ricevuto sementi, attrezzatura e il supporto di un agronomo. L’impegno da parte dei beneficiari è quello di mantenere in ordine il proprio appezzamento e conferire il surplus della produzione alle associazioni caritatevoli come aiuto ad altre persone svantaggiate. I risultati sono decisa-mente positivi sia dal punto di vista economico, essendo gli orti un effettivo sostegno al reddito, ma anche dal punto di vista sociale: infatti sono diventati fonte di cibo sano, luogo di socializzazione e scambio culturale, ma anche un modo per ritrovare la propria autostima, rendendosi nuovamente utili, e la componente femminile ha potuto avvantaggiarsi di questa attività per dimostrare attivamente di contribuire al mantenimento famigliare anche oltre le mura di casa.

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64 Verso una food strategy

EDIBLE LANDSCAPINGIl termine edible landscapes si riferisce all’uso di piante edibili (frutta, verdura, noci ed erbe) che si sostituiscono alle piante ornamentali, vengono piantate a fianco delle piante decorative o popolano aree pubbliche aride. Gli edible land-

scapes si trovano tipicamente in parchi pubblici, lungo i viali o presso i municipi. Diversamente dai community gardens questi sarebbero aperti al pubblico o a specifiche comunità o gruppi che hanno un accordo con il comune.Questa pratica si sta attualmente diffondendo molto e diverse amministrazioni in tutto il mondo, in particolare Canada e Stati Uniti, cercano di promuovere iniziative simili. Diversi sono i benefici provenienti dal creare paesaggi edibili, tra i quali connettere gli abitanti delle città con il sistema naturale del cibo, educare le giovani generazioni sul ciclo di vita delle piante e sulla provenienza degli alimenti, creare un senso di gestione comune del territorio e opportunità sociali e ricreative, grazie al coinvolgimento di attori locali. Integrare il paesaggio urbano con piante commestibili aumenta inol-tre il suo valore estetico e dimostra visivamente una volontà di azioni concrete verso la gestione sostenibile del territorio, creando una percezione positiva.84

84. www.justfood.ca/ottawa-food-action-plan/edible-landscaping-in-the-city-of-ottawa/, consultato il 28/01/2015.

RACCOLTA CIBO PROSSIMO ALLA SCADENZA E CONFERIMENTO AD ASSOCIAZIONI CARITATEVOLIIl fine è duplice: ridurre gli scarti e aiutare le persone in dif-ficoltà. In un comune con così tanta grande distribuzione, un’iniziativa del genere sembra doverosa, e infatti è in fase di definizione proprio a Rivalta un progetto di Last Minute Market, una società nata da un gruppo di ricerca dell’Uni-versità di Bologna, che nei suoi progetti coinvolge le ammi-nistrazioni pubbliche, le ASl, e ovviamente, i punti vendita di generi alimentari, sia freschi che confezionati. In sostanza funziona da mediatore fra l’offerta delle eccedenze e la do-manda di beni in arrivo dagli enti caritatevoli, fornendo tutta la consulenza affinchè il sistema funzioni correttamente.

Fa beneFa bene prevede il recupero, lo stoccaggio e la redistri-buzione delle eccedenze invendute e delle donazioni spontanee dei banchi di diversi mercati torinesi. Alle famiglie beneficiarie si chiede un contributo attivo nella cittadinanza e nelle attività di quartiere. La missione è quella di non sprecare il cibo fresco invenduto proveniente dai mercati, ma offrire alle famiglie in difficoltà economica la possibilità di consumare cibo fresco e di qualità. L’attività ha il merito di supportare e rafforzare l’interazione sociale tipica dei merca-ti attraverso la sensibilizzazione delle comunità locali verso il consumo critico e consapevole.

Last Minute Sotto CasaE’ un portale che consente ai negozi con prodotti alimentari in eccedenza o in scadenza, di informare con immediatezza e semplicità i cittadini che si trovano nelle vicinanze dell’op-portunità di acquistare prodotti alimentari a prezzi scontati. I clienti indicano, in fase di registrazione, sul loro smartphone, a che distanza da casa o dall’ufficio vogliono ricevere le proposte, e da quali tipologie di negozio, ricevendo così in tempo reale solo le offerte sotto-casa e per le categorie di prodotto realmente desiderate.

DIMINUIRE L’UTILIZZO DI ACQUA POTABILE PER IRRIGARE GLI ORTINei regolamenti di molti orti urbani è permesso lo stoc-caggio di modeste quantità d’acqua piovana, in genere 200 litri per ogni orticoltore. Per ottenere un risparmio di acqua potabile, e quindi rendere più sostenibile economicamente e ambientalmente gli orti, si potrebbe pensare a un sistema di raccolta delle acque piovane, in grado di inserirsi armo-niosamente nel contesto. Esempi di questo tipo esistono

fin dall’antichità, ma per citare un esempio dei giorni nostri si potrebbe vedere la proposta di progetto (a cura di Scarale, Abis, Ciarletti, Tamburi e Ugas) per il sito di Tanca Manna a Nuoro che mira a creare uno specchio d’acqua come riserva idrica per gli orti, ma anche come elemento di forza del paesaggio.

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RACCOLTA DIFFERENZIATALe motivazioni ambientali, ma non solo, che giustificano la raccolta differenziata sono ormai largamente conosciute, e la messa in pratica della differenziazione è sempre più diffu-sa. Il comune di Rivalta è sesto85 nella classifica regionale dei comuni “ricicloni”, con il 65,7% dei rifiuti differenziati.In una logica più globale della gestione dei rifiuti sarebbe po-sitivo porre l’attenzione sulla riduzione dello spreco alimen-tare. A questo scopo il primo passo sarebbe sicuramente l’informazione dei cittadini, soprattutto di chi, all’interno della famiglia, si occupa della preparazione dei pasti e dell’acqui-sto dei beni alimentari.

85. Legambiente, Dossier comuni ricicloni: Ri-fiuti Oggi, 2014.

INCENTIVARE GLI AGRICOLTORI ALLA PLURIATTIVITAUn’azienda agricola che si dedichi a più attività può agevo-lare la permanenza dei produttori agricoli nelle zone rurali attraverso il miglioramento delle condizioni di vita e l’incre-mento dei redditi aziendali, valorizzando i prodotti locali e il territorio.Finanziamenti e agevolazioni sono stati messi in campo da vari enti istituzionali, agli imprenditori agricoli potrebbero essere utili un’attività coordinata di informazione e supporto, per metterli a conoscenza di tutte le possibilità, e per affron-

tare le adempienze burocratiche.Questo tipo di supporto viene generalmente fornito dai sin-dacati, ma una sponda fra le istituzioni potrebbe aumentare la conoscenza degli agricoltori riguardo i passi da intrapren-dere, semplificando e velocizzando le iniziative. Per fare un esempio pratico, avere da subito chiari tutti i pas-saggi necessari per iniziare un’attività agrituristica potrebbe fare la differenza per un agricoltore, probabilmente poco pratico di norme sulla somministrazione e sulla ricettività.

INCENTIVARE GLI AGRICOLTORI ALLA DIVERSIFICAZIONE DELLE COLTUREAumentare i tipi di coltivazioni significherebbe per gli agri-coltori un’offerta più ampia, che potrebbe tradursi in mag-giori introiti, soprattutto per quei prodotti la cui redditività si basa sulla qualità, piuttosto che sulla quantità.I consumatori si avvantaggerebbero di una buona offerta di prodotti locali, disponibili a prezzi convenienti.Da tenere presente che questo suggerimento non è scevro da criticità: per un produttore iniziare un nuovo tipo di colti-

vazione potrebbe dire dover sostenere delle spese per nuovi impianti e attrezzature, oltre che affrontare una possibile carenza di conoscenze riguardo i metodi colturali.Un agricoltore potrebbe sentirsi rassicurato nell’intraprende-re nuove coltivazioni, destinate ai consumatori del territorio, se il contesto in cui ci si trova ad operare tiene conto e offre delle possibilità al cibo locale.

FAVORIRE POSSIBILITÀ DI CRESCITA PER PRODUTTORI ESISTENTI E POTENZIALIL’agricoltura è un mondo sempre più complesso, non ba-stano le conoscenze tramandate di generazione in genera-zione, o l’aggiornamento dei macchinari utilizzati nei campi, occorre conoscere i risultati delle ricerche promosse dagli enti di ricerca che si occupano del mondo agricolo.

A livello nazionale esistono molti enti di ricerca, ad esempio l’INEA o lo SPERA, ma anche guardando nelle immediate vicinanze si potrebbe valutare un eventuale supporto da parte della Facoltà di Scienze Agrarie per l’organizzazione di seminari e conferenze dedicate agli agricoltori.

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FAVORIRE IL RICAMBIO GENERAZIONALE EVITANDO L’ISOLAMENTO SOCIALE DELLE VECCHIE GENERAZIONILa soluzione in parte l’abbiamo citata in precendenza, per-chè un sistema in grado di aiutare gli agricoltori nell’aggiorna-re la propria attività, può al contempo fornire supporto alle nuove leve. Resta però da dire che alcuni giovani, con tanto di laurea o diploma in materie agrarie, potrebbero non avere a disposizione terreno e strumenti per iniziare l’attività. Terre-no e strumenti che invece alcuni imprenditori più in là con gli anni possiedono, ma fanno sempre più fatica ad utilizzare.

Mettere in contatto questi due mondi potrebbe essere utile ad entrambi, pur senza farsi illusioni utopiche.Oltre che dal lato pratico ed economico, una soluzione di questo tipo potrebbe avere un forte valore sociale: i giovani potrebbero avvantaggiarsi dell’esperienza dei più anziani, e questi ultimi potrebbero trovare una fonte di soddisfazione nell’aiutare una persona meno esperta, cosa importante soprattutto per chi inizia ad avere meno prestanza fisica.

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68 Conclusioni

Giunti alla fine del nostro percorso, possiamo osser-vare in modo comprensivo tutto il lavoro fatto.In primo luogo ci si può chiedere: come si è passati dal rapporto fra produttore e consumatore alla defi-nizione di una food strategy?Il rapporto tra il mondo della produzione e quello del consumo è stato il nostro primo ambito di indagine, che ci ha portati ad approfondire svariate tematiche, permettendoci, grazie anche all’analisi del territorio e dei casi studio, di aumentare le nostre conoscenze riguardo l’intero ciclo di vita del cibo, un argomento su cui non mancano stereotipi e luoghi comuni. Forti delle nozioni assorbite e di una maggiore con-sapevolezza, abbiamo posto una base solida per la definizione della seconda parte.La nostra ricerca ci ha fatto giungere alla conclu-sione che, se qualcosa di nuovo andava fatto, questo non poteva essere una soluzione puntuale e isolata, come un oggetto o un servizio, ma avrebbe dovuto essere qualcosa di più complesso e organizzato: una strategia, appunto.Riprendendo poi la scelta fatta riguardo all’ambito di azione, possiamo affermare che Rivalta, grazie alla sua scala, ci ha permesso di di intraprendere un lavoro soddisfacente, considerando anche il tempo a nostra disposizione. Inoltre, per approfondire la condizione del territorio rivaltese, siamo riusciti ad avvalerci del prezioso supporto di diverse persone, contributo fondamentale per una food strategy che vuole essere il più completa possibile. Le diverse competenze delle figure incontrate hanno avuto un

grande rilievo nella nostra ricerca.Non è stato però solo un calcolo temporale a farci optare per il comune rivaltese: abbiamo incontrato effettive criticità, sia dal punto di vista della pro-duzione e del consumo, sia dal punto di vista della gestione del territorio, su cui incombono potenziali trasformazioni, i cui risultati non sono ancora del tutto prevedibili.Ci teniamo ad aggiungere che Rivalta non è un con-testo refrattario alle istanze che supportano il nostro progetto: alcune iniziative rivolte alla sostenibilità e a un riavvicinamento a modelli di consumo più locali e ragionati sono già in atto sul territorio, e potrebbero essere valorizzati da un’opera di organizzazione e integrazione.Le nostre linee guida vogliono essere un suggeri-mento per un eventuale processo strategico. Infatti, come detto precedentemente, non hanno la pretesa di essere esaustive, considerando i limiti già descritti. Solo un organo di coordinamento e un’operazione di informazione e raccolta dei feedback potranno renderle più dettagliate e coerenti. Ecco il motivo degli esempi che forniamo in accompagnamento alle linee guida: a dimostrazione del fatto che le nostre soluzioni sono dettate il più possibile da un’osserva-zione oggettiva di quanto è già stato fatto a Rivalta e altrove, con esiti positivi.La nostra speranza non può che essere quella di aver realizzato un lavoro che contribuisca davvero ad avviare un processo strategico su Rivalta.

CONCLUSIONI

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Page 93: Verso una strategia alimentare locale

APPENDICE

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78

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79

Popolazione

Totale Seminativi Vite Frutteti Orti familiari Prati e pascoli

n° ha n° ha ha ha ha ha ha ha

TORINO 909.538 13001,11 75 963,98 821,8 493,69 1,52 33,74 0,83 292,02

RIVALTA DI TORINO 19.174 2510,8 64 948,42 887,99 741,48 2,90 5,27 1,48 136,86

REVELLO 4.221 5247,08 387 4250,99 3865,41 1553,52 4,85 1548,68 2,48 755,88

Seminativi Vite Frutteti Orti familiari prati e pascoli

% % % % % % % %

TORINO 6995,8 7,4 6,3 9,0 85,3 60,07 0,18 4,11 0,10 35,53

RIVALTA DI TORINO 763,7 37,8 35,4 463,1 93,6 83,50 0,33 0,59 0,17 15,41

REVELLO 80,4 81,0 73,7 9157,6 90,9 40,19 0,13 40,07 0,06 19,55

Popolazione circoli agriturismi

n° ha

TORINO 909.538 13.001,1 2.738 1.299 46 3.985 4.629 563 0

19.174 2.510,8 32 14 3 124 36 7 0

4.221 5.247,1 12 8 1 42 17 1 3

Popolazione

tot. strutture Alimentari tot. strutture Miste

n° ha n° n°

TORINO 909.538 13.001,1 32 33.979 241 186.480

19.174 2.510,8 0 0 7 11.736

4.221 5.247,1 0 0 1 370

Mercati circoli

TORINO 6.995,8 3,0 1,4 4,4 5,1 0,6 37,36 205,03

763,7 1,7 0,7 6,5 1,9 0,4 0 612,08

80,4 2,8 1,9 10,0 4,0 0,2 0 87,66

Superficie Comunale

Aziende agricole

SAT SAU

Densità abitativa

SAT SAU SAU per ogni abitante

SAU/SAT SAU

persone/km2 m2

Superficie Totale

esercizidi vicinatoalimentari

esercizidi vicinatomisti

mercatiambulanti

Mercati: totalebanchi

esercizi di somministrazio

ne

RIVALTA DI TORINO

REVELLO

Superficie Totale

GDO

m2 m2

RIVALTA DI TORINO

REVELLO

Densità abitativa

Esercizidi vicinatoalimentari

Esercizidi vicinatomisti

esercizi di somministrazio

ne

GDO

strutturealimentari

strutturemiste

persone/km2 n° ogni 1000 persone

n° ogni 1000 persone

banchi ogni 1000 persone

n° ogni 1000 persone

n° ogni 1000 persone

m2 ogni 1000 persone

m2 ogni 1000 persone

RIVALTA DI TORINO

REVELLO

Valori assoluti fonte: Osservatorio regionale del commercio, 2011.

Valori relativi fonte: nostra elaborazione.

TORINO, RIVALTA, REVELLO: COMMERCIO ALIMENTARE

[1] Osservatorio regionale del Commercio, 2011.[2] Istat, censimento 2011.[3] SAT: superficie agricola totale.[4] SAU: superficie agricola utilizzata.

[4]

[1]

[1]

[2]

[2]

TORINO, RIVALTA, REVELLO: AGRICOLTURA

Valori assoluti fonte: Istat, Censimento Agricoltura 2010.

Valori percentuali fonte: nostre elaborazioni.

[1] [3] [2]

Page 96: Verso una strategia alimentare locale

80

Popolazione Bar Cibo d'asporto Altro

CENTRO 10.721 17 1 3 1 10 5 2 0 2

GERBOLE 4.719 5 0 1 3 6 2 3 0 1

TETTI FRANCESI 2.022 2 1 2 1 3 2 1 0 2

PASTA 2.385 2 1 0 2 3 2 4 1 1

RIVALTA DI TORINO 19.847 26 3 6 7 22 11 10 1 6

Popolazione Mercati GDO Totale

CENTRO 10.721 20 17 1 1 2 41

GERBOLE 4.719 6 11 0 3 1 21

TETTI FRANCESI 2.022 4 6 1 1 2 14

PASTA 2.385 2 10 1 2 1 16

RIVALTA DI TORINO 19.847 32 44 3 7 6 92

Popolazione Banchi mercato GDO

Superficie

n° n° n°

CENTRO 10.721 1,9 1,6 23 1 399 37,2

GERBOLE 4.719 1,3 2,3 0 3 4.389 930,1

TETTI FRANCESI 2.022 2 3 21 1 1.740 860,5

PASTA 2.385 0,8 4,2 14 2 5.208 2.183,6

RIVALTA DI TORINO 19.847 58 7 11.736 591,3

Negozi al dettaglio

Mercati ambulanti

Minimarket di quartiere

Supermercati e ipermercati

Ristoranti Pizzerie Trattorie

Locali serali / notturni

Vicinato: dettaglio e minimarket

Locali: bar, ristoranti, asporto

Altro: punti acqua ecc.

Vicinato: dettaglio e minimarket

Locali: bar, ristoranti, asporto Superficie e

abitanti

n° ogni 1000 abitanti

n° ogni 1000 abitanti

m2 m2 ogni 1000 abitanti

Valori assoluti fonte: nostra elaboratione.

Valori relativi fonte: nostra elaboratione.

[1]

[1]

[1]

[3]

[1] fonte: Comune di Rivalta, 31/12/2014.[2] fonte: nostro censimento in data 25 e 29 novembre 2014.[3] fonte: nostra elaborazione su dati dell’Osservatorio regionale del Commercio, 2011.

[2]

RIVALTA DI TORINO: CENSIMENTO DEL CIBO

Valori assoluti fonte: nostro censimento, ottobre 2014.

Page 97: Verso una strategia alimentare locale

81

Nuclei familiariRichieste contributo economico

nuclei seguiti nuclei seguiti nuclei seguiti

n° n° % n° % n° % n° %

AURORA CENTRO 2.600 5 0,2 36 1,4 42 1,6 78 3

SANGONE CENTRO 1.792 32 1,8 37 2,1 60 3,3 97 5,4

CENTRO 4.392 37 0,8 73 1,7 102 2,3 175 4,0

GERBOLE 1.949 18 0,9 28 1,4 52 2,7 80 4,1

TETTI FRANCESI 893 9 1,0 10 1,1 24 2,7 34 3,8

PASTA 1.064 8 0,8 12 1,1 20 1,9 32 3,0

RIVALTA DI TORINO 8.298 321 3,9

Nuclei familiari Popolazione Abitanti stranieri

n° n° % n° n° %

AURORA CENTRO 2.600 75 2,9 6.441 178 2,8

SANGONE CENTRO 1.792 102 5,7 4.280 136 3,2

CENTRO 4.392 177 4,0 10.721 314 2,9

GERBOLE 1.949 91 4,7 4.719 174 3,7

TETTI FRANCESI 893 45 5,0 2.022 194 9,6

PASTA 1.064 56 5,3 2.385 319 13,4

RIVALTA DI TORINO 8.298 369 4,4 19.847 1.001 5,0

Riduzioni ISEE Stranieri

% % % %

AURORA CENTRO 6,9 24,3 20,3 17,8

SANGONE CENTRO 44,4 30,2 27,6 13,6

CENTRO 51,4 54,5 48,0 31,4

GERBOLE 25,0 24,9 24,7 17,4

TETTI FRANCESI 12,5 10,6 12,2 19,4

PASTA 11,1 10,0 15,2 31,9

Famiglie in carico agli assistenti sociali: anziani e disabili

Famiglie in carico agli assistenti sociali per altri motivi

Totale famiglie in carico agli assistenti sociali

in rapporto alle famiglie del quartiere

in rapporto alle famiglie del quartiere

in rapporto alle famiglie del quartiere

in rapporto alle famiglie del quartiere

riduzioni tasse concesse in base all'ISEE

in rapporto alle famiglie del quartiere

in rapporto agli abitanti del quartiere

Richieste contributo economico

Nuclei seguiti dagli assistenti sociali

Valori assoluti e % in rapporto al quartiere fonte: Comune di Rivalta, ufficio tributi e uffici demografici [1].

Valori percentuali sul totale fonte: nostra elaborazione.

[2]

[2]

[2]

[1] le percentuali sono di nostra elaborazione.[2] il Centro è da intendersi come la somma dei due quartieri Aurora e Sangone.

RIVALTA DI TORINO: CONDIZIONE SOCIALE

Valori assoluti e % in rapporto al quartiere fonte: Comune di Rivalta, sportello C.I.diS. [1].

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CASI STUDIO

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POLITECNICO DI TORINO

Tesi di laurea triennaleCorso di design e comunicazione visiva, Politecnico di Torino

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VERSO UNA STRATEGIA ALIMENTARE LOCALE

RICERCA DI SOLUZIONI SOSTENIBILI NELLE RELAZIONI

TRA PRODUTTORI E CONSUMATORI A RIVALTA DI

TORINO.

Analizzare il ciclo di vita del cibo, in particolare il rapporto fra produttore e consumatore sul territorio piemontese,

alla ricerca delle criticità per proporre soluzioni rivolte alla sostenibilità ambientale.

Tesi di: Alessandro A. Audifreddi, Giorgio Gasco, Ada PeirettiRelatrice: Prof. Silvia Barbero

CASI STUDIO

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Back to the roots: Mushroom FarmAzienda

Progettista

BRTT Ventures2009Data

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

$19,99

Famiglie e bambini

Rendere il cibo di nuovo personale attraverso lo sviluppo appassionato

di strumenti che educhino e ispirino, una famiglia alla volta

Contiene prodotti di scarto agricoli vegetali, miceli e un nebulizzatore.

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

coincidono

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Il progetto grafico è chiaro e riconoscibile. E’ facile navigare nel sito e trovare le informazioni.

Viene favorita la condivisione, e incoraggia l’attività di gruppo. Viene prodotto negli Stati Uniti, quindi porta profitto nella comunità “locale”.

SITO WEB https://backtotheroots.com/

Il costo per il consumatore è elevato. Per il produttore c’è un buon guadagno. Il prodotto viene venduto dal sito oppure tramite diversi retailers in tutto il paese.

Nazionale

Nikhil Arora, Alejandro Velez, US

Lo scopo sembra chiaro, e anche il processo che sta dietro al prodotto. Non ci sono però dati precisi sulla produzione.

Ha uno scopo di sensibilizzazione e vuole contribuire al miglioramento della cultura alimentare. Però non vi sono approfondimenti specifici.

Il prodotto può essere utilizzato due volte. Il packaging è in cartone e probabilmente può essere compostato. Utilizza prodotti di scarto. E’ prodotto negli USA.

riciclare

gioco

educazione

autoproduzione

Mushroom Farm è un kit per coltivare funghi a casa. Bagnando regolarmente il prodotto essi crescono direttamente nel packaging.

Page 105: Verso una strategia alimentare locale

Progettista

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

coincidono

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Il progetto grafico è chiaro e riconoscibile. E’ facile navigare nel sito e trovare le informazioni.

SITO WEB

Azienda2009Data

Nazionale Orto verticale per coltivare in interni tutto l’anno piccole verdure o piante aromatiche.Esiste il sito del prodotto commercializzato, e esiste invece il sito della comunità dove si condividono progetti open source e DIY.

http://www.windowfarms.com http://our.windowfarms.org

Nasce tramite il crowdfunding la comu-nità è molto importante per il progetto, che è stato ottimizzato proprio grazie alle sperimentazioni delle persone.

Il costo del prodotto commercializzato è alto per il consumatore. Però vi è anche l’opzione DIY. Non è facile però connet-tere le due realtà.

Vuole promuovere la biodiversità e il cibo sostenibile. Lo fa attraverso il prodotto stesso e giustificando le scelte.

Il progetto DIY si costruisce per la maggior parte grazie a scarti. Invece il prodotto commercializzato è composto da polimeri derivanti da petrolio.

Lo scopo è chiaro, ma non è semplicissimo trovare tutte le informazioni. Cercando in rete si trovano interviste che chiariscono diversi aspetti.

makers

comunità

agricoltura urbana

open source pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

Polypropylene (PP) e low density polyethylene (LDPE)

Far rivivire la biodiversità in agricoltura e connetere chi ma

mangia con la produzione di cibo sostenibile per un futuro più sano.

Abitanti delle città, scuole, piccole imprese

$149 - Starter Kit $199

Britta Riley, Rebecca Bray, US

Windowfarms

Windowfarms

Page 106: Verso una strategia alimentare locale

Azienda

Progettista

Data

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

coincidono

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Non vi è attenzione a questo tema.

Non vi è attenzione nei confronti di questo tema. Tuttavia il costo non è altissimo per il consumatore.

Stimola un comportamento virtuoso e aumenta la sensibilità sul tema. Spiega come “ricchezza” possa derivare non solo dal denaro.

E’ prodotto in Portogallo ed è totalmente di ceramica.

Nella descrizione presente sul sito web del progettista lo scopo è chiaramente esplicitato.

A livello visivo la funzione è facilmente intuibile.

ironia

manifesto

comportamento

gestualità pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

SITO WEB http://www.guixe.com/products/ALESSI/Seed_Safe.html

Internazionale “I semi sono in qualche maniera più preziosi del denaro. Dunque la cassaforte per semi è un must per ogni casa. Conserva i semi che ricavi mangiando la frutta, quindi piantali per diventare una persona ricca.”

Ceramica stoneware

Oggetto manifesto, concettuale. Porre l’attenzione sul tema scarti/

cibo

Fruitori abituali di prodotti di design

€21

Alessi

Martí Guixé, Spagna

2010

Seed Safe

Page 107: Verso una strategia alimentare locale

Progettista

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

SITO WEB

Data

futuro

provocazione

manifesto

ironia

Non è posta attenzione su questo tema.

n.d.n.d.

Ha lo scopo di sensibilizzazare le persone sul tema dell’alimentazione e nello stesso tempo provocare sul tema del cibo del futuro.

n.d.

È di difficile comprensione e non è contestualizzato a sufficenza. Tuttavia se guardato nel suo contesto originario (il World Food Festival) assume più valore.

Internazionale

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

indiretto

n.d

n.d.

Persone sensibili al futuro del cibo

Oggetto manifesto, concettuale. Porre l’attenzione al cibo del futuro

Guixè propone, attraverso un manifesto, una dieta che mantenga le persone in una condizione vegetativa in un mondo virtuale, ma il suo obiettivo è quello di far capire come il mondo sembrerebbe senza agricoltura, supermercati e gastronomia.

http://www.guixe.com/exhibitions/2013_Tonic_Death_Diet/Tonic_Death_Diet.html

Martí Guixé, Spagna

2013

Tonic Death Diet

Page 108: Verso una strategia alimentare locale

Progettista

Data

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

SITO WEB

Non è un gioco specificatamente per più bambini ma lo può diventare, sviluppando quindi una dimensione di collettività e scambio.

Prezzo nella media del settore.

Lo scopo è esplicitamente educativo, volto alla conoscenza delle risorse naturali impiegate o coinvolte per l’allevamento.

Lo scopo è chiaramente esplicitato.

Il gioco essendo in legno compensato è riciclabile e non dannoso per l’ambiente.

A livello visivo il messaggio è espresso chiaramente.

educazione

sostenibilità

filiera alimentare

gioco

Non conosciuta

indiretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

€45

Bambini

Educare all’alimentazione

Legno compensato

Questo progetto è un gioco con scopo educativo pensato per rispondere alla domanda: da dove arriva il cibo?

Tomm Velthuis, Paesi Bassi

2012

http://www.bytomm.com/byTomm/VOEDSELTJE_SPELEN.html

Playing food \ Voedseltje spelen

Page 109: Verso una strategia alimentare locale

Progettista

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

SITO WEB

Data

Tomm Velthuis, Paesi Bassi

2009

http://www.bytomm.com/byTomm/TOK.html

indiretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

cucinare

sensibilizzare

consumo critico

Non conosciuta

Non vi è attenzione a questo tema.

n.d.Non è prevista la scomposizione per componenti però il packaging è in legno.

Fa riflettere e prendere posizione di fronte alla scelta di mangiare la carne e dell’azione di aver ucciso un animale per tale scopo.

n.d.

L’oggetto in se non necessita di ulteriori spiegazioni.

Tok è una mannaia che vuole ricordare a chi lo usa da dove deriva il cibo che sta tagliando. Il designer dice: “Il diritto di mangiare carne è guadagnato soltanto se si è disposti ad essere anche macellai”. Legno e acciaio

Sensibilizzare ad essere responsabili e consapevoli di ciò che si mangia

Persone che cucinano carne

n.d.

Tok

provocazione

Page 110: Verso una strategia alimentare locale

Data

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

SITO WEB

Progettista

indiretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

mostra

biodiversità

consumo

Il contesto è di apertura al dibattito e al dialogo sulla biodiversità.

n.d.

Ha uno scopo di sensibilizzazione e di educazione.

Tramite questo progetto viene incentivata la biodiversità.

n.d.

A livello visivo il messaggio è espresso chiaramente. Però è limitato il suo raggio d’azione essendo una mostra temporanea.

Locale Questo progetto è una mostra itinerante sulle tipologie di verdura che stanno scomparendo.

Commissionato dalla Design Platform Limburg. Carretto in legno e metallo e materiale organico

Sponsorizzare verdure che normalmente non vengono vendute nei supermercati. Sensibilizzare alla

biodiversità.

Persone interessate alla biodiversità

n.d.

n.d.

Jihyun David - Jihyun Ryou (KR) e David Artuffo (IT)

http://www.jihyundavid.com/post/12642322341/save-food-from-supermarket-mobile-exhibition-on

Save food from supermarket

Page 111: Verso una strategia alimentare locale

Progettista

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

SITO WEB

Data

https://www.behance.net/gallery/5180711/Where-does-bacon-come-from

Non è un gioco specificatamente per più bambini ma lo può diventare, svillupando quindi una dimensione di collettività e scambio.

n.d.Il prodotto è di tessuto, quindi di basso impatto, Può avere un valore affettivo che evita che venga buttato.

Educa alla consapevolezza da parte dei bambini della provenienza del cibo.

n.d.

Il messaggio è espresso chiaramente e semplicemente.

filiera

educazione

giocoindiretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

Non conosciuta Questo concept è un pupazzo a forma di maialino. Aprendo una cerniera ,dalla pancia fuoriescono un panino al salame, una fetta di bacon e una salsiccia, tutti di stoffa. Contiene prodotti di scarto agricoli

vegetali, miceli e un nebulizzatore

Gioco con scopo educativo per far riflettere sulla provenienza del bacon

e degli affettati

Famiglie e bambini

n.d.

Julia Rosén (SE)

2012

Where does bacon come from

Page 112: Verso una strategia alimentare locale

DIFFUSIONE DESCRIZIONE

COSTO

TARGET

SCOPO

MATERIALI

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

coincidono

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Azienda

http://www.rigamontipietro.it/homepage.htmlSITO WEB

tradizioni

autoproduzione

manualità

L’attività che questo oggetto comporta genera in qualche modo una situazione che può coinvolgere la famiglia e il produttore nell’acquisto della materia prima.

Il costo è medio-basso per il consumatore, che comunque risparmia in modo indi-retto autoproducendo certi prodotti che altrimenti comprerebbe.

Questa tematica non è affrontata.

La plastica è riciclabile, non usa energia elettrica ed è scomponibile per elementi. Inoltre è un oggetto pensato per durare nel tempo.

Non si trovano informazioni riguardo la produzione dell’oggetto, a parte la dichiarazione che è prodotto in Italia.

La comunicazione grafica trasmette un’atmosfera casalinga che ben si adatta al prodotto. Invece il colore richiama la sua funzione.

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

CICLOVITA

Europa Questo strumento, azionabile manualmente, pas-sa ogni tipo di frutta o di verdura cotta, separando la polpa dalla buccia e dai semi.

Corpo in polipropilene, rullo e manico in nylon (atossici e lavabili in

lavastoviglie)

Strumento volto alla produzione in casa di marmellate, conserve, sughi

Persone impegnate nell’autoproduzione

€20-30

Rigamonti

Passapomodoro Rigamonti MasterProgettista Anonimo

Page 113: Verso una strategia alimentare locale
Page 114: Verso una strategia alimentare locale
Page 115: Verso una strategia alimentare locale
Page 116: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB http://www.tacati.t

Non c’è contatto tra produttore e consumantore.

Non esistono campagne di sensibilizzazione.

L’intento del sito viene ribadito chiara-mente più volte.

Le informazioni sono facilmente reperibili. Grafica chiara con video esplicativi. Talvolta sono presenti errori di visualizzazione.

L’attenzione è rivolta ai prodotti a km zero (80%). C’è comunque il passaggio della distribuzione tra produttore e consumatore.

Non c’è convenienza per il consumatore.Il produttore ha un guadagno minore poichè esiste un intermediario.

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

indiretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

e- commerce

locale

spesa a casa

spesa online

Regionale L’utente può acquistare online prodotti del territorio tramite negozi rivenditori, che si occupano di effettuare le consegne direttamente a casa.

Consumatori, produttori, distributori

Commerciale

Per il consumatore il prezzo del prodotto resta invariato rispetto

all’acquisto direttamente dal produttore

Viale Bonaria 66, Cagliari, Italia

2012

Tacatì

Page 117: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

SITO WEB

diretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

http://www.mijnkoejouwkoe.nl

Vi è contatto tra produttore e consuma-tore, e viene creata una sorta di commu-nity tra i vari consumatori.

Vengono organizzati workshops e attività.L’intento del sito viene ribadito chiara-mente più volte. Approfondimenti e news su facebook, twitter e newsletter.

Le informazioni sono facilmente reperibili e la grafica è chiara. Il listino dei prezzi è facilmente consultabile.

Non esistono distributori ed il trasporto è a carico del consumatore.

Prezzi della carne adeguati. Vi è un vantaggio per il produttore poichè riceve anticipatamente una parte del suo profitto.

allevamento

mucca

locale

Acquisto di una mucca dalla nascita alla macellazione, con possibilità di scegliere la fattoria che se ne prenderà cura. Vengono organizzate attività e workshops a favore degli utenti.

Nazionale

Consumatori interessati ad avvicinarsi al mondo produttivo e produttori

disponibili ad allevare mucche

Commerciale ed educativo

10 partecipanti per mucca98,50 € di costi fissi per partecipare

7,00 € di contributo mensile9,50 € prezzo al chilo

Lekdijk 62, Langerak, Olanda

2011

Dove

Fondazione

MijnKoeJouwKoe

CICLOVITA

Page 118: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB http://piccoli campiverdi.it

Presenza di corsi di formazione. La dimensione del terreno permette di produrre più del fabbisogno familiare, si incentiva così lo scambio.

La risposta alle mail con le informazioni mancanti sul sito è stata immediata.

Vengono organizzati dei workshop. La vicinanza con altri campi ed altre persone permette di imparare e condividere esperienze.

Il costo annuo per l’affitto del terreno è medio-basso. Questo è l’unico costo monetario, poichè l’iniziativa si basa sull’autoproduzione.

Non c’è passaggio della distribuzione. Non c’è la necessità di imballare i prodotti., ma ogni utente si sposta per raggiungere l’orto.

Seppur non accattivante la grafica, le informazioni sul sito sono chiare. Manca però il prezzo del servizio.

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

coincidonoautoproduzione

orti familiari

agricoltura

Locale Affitto di appezzamenti per orti familiari, con terreno già concimato. Ciascun appezzamento è dotato di armadio per ricovero attrezzi, canale irriguo, compostiera e parcheggio riservato.

Residenti o persone nelle vicinanze interessati all’autoproduzione

Affitto di terreni a privati, volti all’autoproduzione.

366€ all’anno per 80 m2

Più di 40 orti

San Giorgio di Piano, Bologna

2012

Piccoli campi verdi

Page 119: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB http://piemonte.movimentoconsumatori.it

È chiaro lo scopo e come viene raggiunto. È possibile trovare tutte le informazioni online.

Possibilità di partecipare a convegni. Non c’è possibilità di incontro con i produttori.

Non vi sono intermediari, questo per-mette dunque di abbassare i costi e il compenso va tutto al produttore.

Il rapporto diretto garantisce meno passaggi possibili, dunque i trasporti sono ridotti al minimo. Vengono favoriti i pro-dotti locali.

Le informazioni sono facilmente reperibili, grafica chiara con video esplicativi.

biologico

consumatore

tutela

Regionale Nasce da un accordo tra Città di Torino e movimento consumatori. È possibile acquistare prodotti alimentari, locali e biologici, selezionati dal GAC, inoltre si ha diritto a un servizio di consulenza legale a tutela del consumatore.

Persone interessate al consumo di prodotti locali. Consumatori che vogliono

essere tutelati in quanto tali

Il servizio ha un ruolo logistico ed organizzativo per quanto riguarda

l’aspetto commerciale.

35€ di quota associativa

1985 (movimento consumatori)

G.A.C. Gruppi d’Acquisto CollettivoMovimento Consumatori Piemonte Via San Secondo n 3, Torino, Italia

indiretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

locale

Page 120: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

diretto

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB http://www.retegas.org/index.php

L’intento del servizio viene ribadito chiaramente online. Le riunioni di ogni singolo GAS sono aperte e trasparenti.

L’iniziativa innesca momenti di parte-cipazione, come giornate collettive di informazione.

Molti momenti di collettività e scambio di opinioni, le decisioni vengono prese in comune.

Non vi sono intermediari, questo per-mette dunque di abbassare i costi e il compenso va tutto al produttore che ha in incarico il trasporto.

Il rapporto diretto garantisce meno passaggi possibili, dunque i trasporti sono ridotti al minimo. Vengono favoriti i prodotti locali.

L’elenco dei GAS Sul sito non è completo. Vengono fornite molte informazioni (vid-eo, news, racconti) ma male organizzate.

biologico

consumatore

comunità

scambio

Locale Un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, al fine di risparmiare e consumare prodotti locali. Viene prestata attenzione alla sostenibilità e all’equità sociale.

Persone interessate al consumo di prodotti locali e produttori disposti a

non affidarsi alla grande distribuzione

Riavvicinamento cittadini alle realtà produttive locali e creazione di un

nuovo sistema disrtibutivo senza passaggi intermedi

I Gas coinvolgono circa mezzo milione di persone in Italia

Italia, ogni GAS ha un proprio luogo di incontro specifico

1994 il primo Gas si costituì a Fidenza, Parma , Italia

G.A.S. Gruppi d’Acquisto Solidale

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Page 121: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB

Presenza di eventi e workshop formativi.

http://www.localharvest.org/csa/

Non c’è la possibilità di un incontro essendo un e-commerce. Fanno eccezione alcuni eventi formativi.

Non vi sono intermediari: diminuzione dei costi. Il marketing diretto delle CSA offre ai produttori un più ampio ritono sui propri prodotti. Vi è un costo di iscrizione.

Il rapporto diretto garantisce meno passaggi possibili, dunque i trasporti sono ridotti al minimo. Vengono favoriti i prodotti locali. La produzione è commisurata alla domanda.

L’intento del sito viene chiaramente ribadito.

Comunicazione sul sito web chiara ed efficace.

biologico

investimento

comunità

scambio

Questo sito offre un elenco di fattorie e agricoltori CSA: tramite un contratto, i sostenitori contribuiscono a coprire le spese di gestione dell’azienda per un’intera stagione, assumendosi i costi, i rischi e i ricavi al pari del produttore.

Nazionale

Consumatori e produttori e aspiranti agricoltori

Creare comunità per risparmiare nell’acquisto collettivo

20$ di iscrizione5$ di tessera associativa

Stati Uniti

1980

C.S.A. Community-Shared Agriculture

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

diretto

Page 122: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB http://www.wwoof.it/it/

L’intento del sito viene chiaramente ribadito.

La grafica del sito web è chiara ed efficace, Il servizio ha grande visibilità essendo esteso a livello mondiale.

Sono previsti spostamenti anche lontani, poichè l’interessato si reca direttamente dal produttore, però, raggiunto il luogo, non sono necessari altri spostamenti.

L’educazione è un punto cardine di questa esperienza. Non sono previsti requisiti speciali alla partenza poichè vieni educato una volta arrivato sul campo di lavoro.

Ottima possibilità di scambio di esperien-ze e di accrescimento, soprattutto per i consumatori che sperimentano in prima persona la produzione.

L’ospite non è retribuito per il lavoro ma ha diritto a vitto e alloggio. Il contadino ha manodopera a basso costo.

lavoro

estero

fattoria

viaggio

Internazionale È un’organizzazione che mette in contatto le fattorie biologiche con chi ha intenzione, viaggiando, di offrire il proprio aiuto in cambio di vitto e alloggio.

Persone spesso giovani, disposte a spostarsi

È una possibilità per spostarsi e fare esperienze in un luogo estero o non e per entrare contatto con il mondo

produttivo biologico

il servizio è gratuitoè diffuso in più di 60 nazioni

Via Casavecchia 109 Castagneto Carducci, Livorno, Italia

2006

Wwoofing

coincidono

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Page 123: Verso una strategia alimentare locale

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

diretto

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

SITO WEB

Spesa dal contadino2013

Il servizio è completamente gratuito

L’ obiettivo è quello di far conoscere fattorie con piccoli punti vendita a tutte le persone residenti nella

vicinanze

Aziende agricole con punto vendita con prodotti a km zero e consumatori

interessati ai loro prodotti

È un motore di ricerca per conoscere le aziende agricole prossime al consumatore. È inoltre un portale dove poter trovare informazioni sui prodotti tipici del territorio.

NazionaleRAGGIO D’AZIONE

elenco produttori

Prodotti biologici

km 0 pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Interfaccia semplice ed intuitiva. Il servizio permette di rifornirsi dai produttori più vicini, evitando lunghi passaggi. Le fattorie in elenco coltivano anche biologico.

Non ci sono intermediari con conseguente diminuzione dei costi economici.

Possibilità di dialogo tra produttore e con-sumatore, ma non esiste un la possibilità di esprimere giudizi tra utenti.

Possibilità di dialogo tra produttore e consumatore.

L’intento del sito viene chiaramente ribadito.

http://www.spesadalcontadino.com/index.php

Page 124: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB

Il servizio è molto ingannevole, infatti non viene davvero creato un orto personalizzato, e non è possibile scegliere il produttore.

Non esistono campagne di sensibilizazi-one. Tentativo di educare alla produzione e alla stagionalità dei prodotti.

Non c’è contatto diretto tra produttore consumatore poichè il servizio si pone da intermediario.

Il servizio non è assolutamente conveni-ente per il consumatore.

Prodotti a Km zero e biologici.Grafica curata nei dettagli. È stata creata un’ interfaccia colorata ed accattivante.

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissioneadozione orto

e-commerce

cassetta settimanale

Regionale Network di aziende locali in diverse regioni, consente ai privati di adottare a distanza un appezzamento di orto. Si sceglie la dimensione dell’orto e il mix di verdure da coltivare, settimanalmente avviene la consegna.

Clienti interessati ad una alimentazione locale, controllata e

genuina

Commerciale di prodotti locali

da 16 a 37€ a settimana

Santhià, Torino, Italia

2009

Le verdure del mio orto

http://www.leverduredelmioorto.it/

indiretto

Page 125: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB

Roma, Italia

http://www.cambusecritiche.org/

L’intento del sito viene ribadito chiara-mente. Volontà di aprirsi al dialogo ed al dibattito.

Educazione all’alimentazione. Le scelte ricadono su un grosso numeri di ragazzi coinvolti.

Presenza di momenti di collettività. Esiste un forum online. Le scelte ricadono su un grosso numeri di ragazzi coinvolti.

Non essendoci intermediari si ottiene una diminuzione dei costi economici.

Non esistono intermediari, di conseguenza i costi ambientali diminuiscono. Vengono favoriti i prodotti locali.

L’iniziativa è chiara ma poco accattivante. È presente un sito web, un canale YouTube ed è diffusa sui social networks.

diretto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

acquisto collettivo

scout

In occasione dei numerosi acquisti alimentari che i gruppi scout effettuano, si è pensato di coordinare i gruppi stessi come fossero dei GAS, acquistando collettivamente prodotti locali.

NazionaleGruppi scout

Commerciale, educativo ed ambientale.

Il servizio non prevede costi aggiuntivi oltre all’acquisto del cibo.

2010

Cambuse critiche

democrazia alimentare

km 0

Page 126: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Fondazione

Dove

SITO WEB http://www.wanteat.it

Non c’è contatto fisico tra utenti, ma è previsto un blog online.

Il servizio fornisce numerose informazioni.L’intento del servizio è chiaramente ribadito sul sito a esso dedicato.

È stata creata una immagine coordinata che comprende il sito web ed una appli-cazione sperimentale.

Controllo sulla qualità e sulla provenienza di un prodotto.

Il servizio è gratuito ma non permette di guadagnare o risparmiare.

app

filiera

km 0

tracciabilità

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Consumatori interessati a conoscere la tracciabilità degli alimenti

DESCRIZIONECon questa applicazione è possibile fotografare etichette di prodotti inseriti nel catalogo del sito e ottenere informazioni riguardo la provenienza, la produzione e le relazioni che hanno con territorio e recensioni di ristoranti o dei fruitori.

Regionale

Poter conoscere l’origine dei prodotti e avere il controllo sulla filiera

Il servizio è gratuitoMa ancora in via di sperimentazione

Torino, Italia

2010

Wanteat

indiretto

Page 127: Verso una strategia alimentare locale
Page 128: Verso una strategia alimentare locale
Page 129: Verso una strategia alimentare locale
Page 130: Verso una strategia alimentare locale

Salone internazionale del gustoDove

Ente

Torino Ottobre, 5 giorni

Biennale

1996Quando

Ciclicità

Fondazione

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

Culturale, commerciale, divulgativo, educativo

Persone già sensibilizzate al problema della sostenibilità in

campo alimentare

TAG

tradizioni

piccoli produttori

confronto

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

diretto

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Dati riferiti all’edizione 2014

Incontri, laboratori ed espositori a sostegno della filiera alimentare, per la difesa di agricoltura, pesca e allevamento sostenibili, per preservare il gusto e la biodiversità del cibo nel mondo.

PARTNERUnipolSai, Miele, Kenwood, Bormioli, Esmach, CUKI, Obiettivo Lavoro, B.B.Bell, TopIx, Vueling, essential.com, Zorzi SPONSORRegione Piemonte, Città di Torino, Ministero delle Politiche Agricole, Coldiretti, SocialFare. Partner Ufficiali: Lurisia, Pasta Garofalo, Lavazza, DHL, Novamont, Intesa Sanpaolo. Partner Istituzionale: CCIAA Torino. Partner Strategici: PALM, Comieco, Ricrea, Verallia, Sabox, Dickson, Philips, GTT, SMAT, Compass Group, IVECO, Bus Company, Rilegno

Si sensibilizza, si approfondisce tramite conferenze e laboratori. Gli argomenti sono trattati spesso con uno specifico punto di vista.

Lo scopo, e come viene raggiunto, è chiaro. Sul sito si trovano in anticipo tutti gli espositori.

Il consumatore paga l’ingresso e i laboratori mentre il produttore paga lo stand. Il produttore raggiunge un grande bacino d’utenza. Acquisto diretto dal produttore.

cibi dal mondo

Slow Food, Fondazione Terra Madre*

Ci sono aggregazione e confronto sia spontanei che tramite conferenze. C’è contatto diretto fra consumatore e produttore e ci sono piccoli produttori.

C’è un progetto di grafica coordinata, con logo e nome riconoscibili, in grado di trasmettere lo scopo dell’iniziativa.

Si effettua la raccolta differenziata, con stoviglie usa e getta in biopolimero. L’evento implica lunghi spostamenti di persone e prodotti.

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

220 mila affluenza30% stranieri

10-20 € ingresso

biodiversità

Page 131: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

Culturale, commerciale, divulgativo, educativo

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Dati riferiti all’edizione 2014

indiretto

SPONSORPARTNER

Novamont, Coop, SESI, Banca Etica, CAP, Cesare Pozzo, Metropolitana Milanese, CAES Italia, BioSudtirol, Comieco, EcoWorldHotel, HolleCGIL, CISL, UIL, ACLI, Legambiente, AIAB, EcoZema, Valcucine,FairTrade, Amsa gruppo A2A, Dester, Clear Channel, Palm, Casio, Geek wifi, Casba film, Ecogiardinaggio, Ecoplus, SoleLuna, CinemAmbiente, GreenMe, Vegolosi. Media Partner: Altra Economia, Redattore Sociale, Smappo, Radio Popolare, Internazionale, Valori, Nigrizia, Terra Nuova, Giovani Genitori, blablacar, funnyVegan, GreenApes, Menuale.it, BC, Trekking.it

Ci sono aggregazione e confronto sia spontanei che tramite conferenze; c’è contatto diretto fra consumatore e produttore, ci sono piccoli produttori .

Il consumatore paga ingresso, il produttore paga lo stand ed entra in contatto diretto con un buon bacino d’utenza.

Si effettua la raccolta differenziata, con stoviglie usa e getta in biopolimero. Resta il problema degli spostamenti, nonostante un partner che si occupa di carpooling.

Si sensibilizza e si approfondisce tramite conferenze, vengono organizzati molti laboratori che forniscono possibilità di apprendimento.

C’è chiarezza sullo scopo e su come viene raggiunto, sul sito si trovano i dati di tutti gli espositori.

C’è un progetto di grafica coordinata con logo e nome riconoscibili che trasmettono lo scopo dell’iniziativa; il sito non è sempre facile da navigare.

Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, sostenuti e diffusi tramite incontri, stand e laboratori. Supporto alle buone pratiche di consumo e produzione, in sinergia con il mondo istituzionale, associazionistico e imprenditoriale.

diretto

autoproduzione

stili di vita

confronto

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

70 mila affluenza10 € ingresso

Persone già sensibilizzate al problema della sostenibilità

riguardante vari campi

Nazionale

Fa’ la cosa giusta!Dove

Ente

Milano

Cart’armata – Terre di Mezzo edizioni srl

Marzo, 3 giorni

Annuale

2004Quando

Ciclicità

Fondazione

Page 132: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

Dati aggiornati al 1 dicembre 2014

sociale

indiretto

Bacino d’utenza enorme ma lo scopo principale non è la vendita. Si stimano ricadute positive nel lungo periodo e spese iniziali ripagate quasi interamente.

Ci sono aggregazione e confronto sia spontanei che tramite conferenze, le iniziative dipendono molto dai singoli paesi.

Sensibilizzazione e approfondimenti tramite eventi e conferenze. I padiglioni hanno come scopo principale il confronto e la divulgazione.

I padiglioni sono obbligatoriamente sostenibili e smantellabili, un progetto sostiene l’uso di materiali eco compatibili. Resta l’impatto ambientale dei trasporti.

C’è un progetto di grafica coordinata, con logo e nome ben riconoscibili che tras-mettono lo scopo dell’iniziativa; l’evento è molto pubblicizzato.

Si conosce lo scopo e si conosce chi e come lo organizza, sul sito sono elencati i partecipanti e gli sponsor con il relativo contributo economico.

* SOCI

SPONSORPARTNER

Governo Italiano, Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano

ABB, Arriva, Dassault Systemes, GfK Eurisco, DB SchenkerAccenture, Enel, FCA/CNH Industrial, Intesa Sanpaolo, Samsung, Selex ES, Telecom, Alitalia, Trenitalia, Coop, Manpower, Birra Moretti/Partesa, CDP-FSI-SACE, Came, Coca Cola, Cisco, Eni, Eutelsat, Ferrero, Fiera Milano, Illy, Regione Sicilia, S. Pellegrino, Technogym

Esposizione Universale dal tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Tratterà tutto ciò che riguarda l’alimentazione, dal problema della mancanza di cibo a quello dell’educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli ogm.

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

futuro

confronto

globalità

Culturale, commerciale, divulgativo

Persone da tutto il mondo attirate dal tema e dalla

manifestazione in sé

20 milioni affluenza previstaalmeno il 30% stranieri

32€ ingresso

EXPO 2015Dove

Ente

Milano 2015, 6 mesi

Expo 2015 S.p.A.*

Quando

sviluppo

Page 133: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

tradizioni

piccoli produttori

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

diretto

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

CICLOVITA

Dati riferiti all’anno 2013

Nazionale

13500 banchi per 1100 mercati su tutto il

territorio nazionale

Commerciale, promozionale

Persone intente nell’acquisto di beni di prima necessità

Mercati in cui i contadini aderenti alla Coldiretti vendono direttamente i prodotti da loro coltivati e/o lavorati. Permette ai produttori dei dintorni di accedere a un buon bacino d’utenza e ai consumatori di acquistare prodotti del territorio.

Ci sono aggregazione e confronto spontanei, non premeditati, vengono coinvolti i piccoli produttori che entrano in contatto diretto con i consumatori.

Conviene al consumatore e al produt-tore, che entrano in contatto diretto, il produttore raggiunge un bacino d’utenza relativamente ampio.

Propone prodotti della zona venduti per lo più sfusi, quindi i rifiuti sono ridotti, tanto più che vengono utilizzati sacchetti della spesa in cotone o in amido di mais.

Si sensibilizza ma non si cura la parte di approfondimento e apprendimento.

Lo scopo è chiaro ed è chiaro come viene raggiunto, si conoscono gli attori coinvolti e si entra in contatto diretto coi produttori.

C’è un progetto di grafica coordinata; logo e nome sono abbastanza riconoscibili anche grazie al colore e trasmettono lo scopo dell’iniziativa.

commercio

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Mercati di Campagna AmicaDove

Ente

Italia

Fondazione Campagna Amica - Coldiretti

Tutto l’anno

Variabile

2008Durata

Ciclicità

Fondazione

Page 134: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

SCOPO

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Dati riferiti all’edizione 2014

TARGET

NUMERI15 gruppi locali o regionali

formano l’associazione che aiuta i soci nella coltivazione

Non vi è scambio di denaro ma solamente di beni dal valore più ambientale e culturale che economico.

C’è aggregazione e confronto sia spontanei che regolati all’interno di un dibattito.

Si sensibilizza, una parte del tempo è dedicata al dibattito, viene distribuito il manuale del seed saver.

Rifiuti nulli o minimi, i cibi per il pranzo sono portati da casa.

La comunicazione si limita a quella sul sito, nella sezione notizie: è semplicemente un’inserzione testuale.

Lo scopo è chiaro ed è chiaro come viene raggiunto. Sono coinvolti l’associazione no-profit e comuni cittadini.

tradizioni

autoproduzione

biodiversità

Membri dell’associazione e persone interessate alla salvaguardia delle varietà

storiche e rare di frutta e ortaggi

Culturale, divulgativo

Locale Giornata di scambio semi, piante, marze, bulbi, piantine e pasta madre, in difesa della sovranità alimentare locale e per la difesa dei semi autoriprodotti. Conferenza, dibattito e pranzo condiviso.

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

coincidono

Apriti sesamo!Dove

Ente

Sant’Arcangelo di Romagna (RN)

Associazione Civiltà Contadina

Marzo, 1 giorno

annuale

2014Quando

Ciclicità

Fondazione

scambio

Page 135: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

l’ingresso è gratuito, solo alcuni eventi sono a pagamento, per i bambini sono gratuiti. Una parte degli spazi è dedicata al commercio e alla somministrazione.

Ci sono aggregazione e confronto sia spontanea che tramite conferenze e workshop.

Si sensibilizza, si approfondisce tramite conferenze e laboratori, ma anche tramite mostre ed installazioni.

Nessuna informazione trovata.C’è un progetto di grafica coordinata, con logo e nome ben riconoscibili, che trasmettono lo scopo dell’iniziativa. Servizi sull’evento anche su tv straniere.

Lo scopo è chiaro e si capisce come viene raggiunto, sul sito si trovano i dati degli organizzatori.

globalità

futuro

confronto

workshop

Internazionale

80 mila affluenzapiù di 20 top chef impegnati

più di 100 locali coinvolti

Commerciale, culturale, divulgativo, educativo

Persone attratte dalle varie tematiche che riguardano tutta

la filiera del cibo

Festival sul cibo e sull’intero ciclo produttivo, con incontri, gastronomia e degustazioni, mercati, ma anche mostre e installazioni sul cibo, in particolare in relazione ai sapori dal mondo, alla sostenibililità e alle sfide del futuro.

PARTNER Unilever, Metro, Mainport Hotels, RET, SNS Reaal Fonds, Stichting Doen

diretto

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

indiretto

World Food FestivalDove

Ente

Rotterdam

Rotterdam festivals

Settembre - Ottobre 2013, 5 settimaneQuando

riflessione

Page 136: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Dati riferiti all’edizione 2014

7 zone vitivinicole coinvolte145 cantine aperte

territorio

produttori locali

locale

enologia

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Il consumatore paga 20 € per ogni giornata. I produttori hanno la possibilità di farsi conoscere dai consumatori e di vendere direttamente i propri prodotti.

Ci sono aggregazione e confronto spontanei, non premeditati fra i visitatori e i produttori di vini e cibi tipici del territorio.

Si usa un bicchiere di vetro che resta al visitatore. Sul sito si trovano indicazioni per seguire l’itinerario fra le varie cantine anche in bicicletta.

Possibilità di vedere di persona i luoghi di produzione, si affianca alla degustazione la visita a luoghi di storia e arte.

Lo scopo è chiaro ed è chiaro come viene raggiunto, si conoscono i dati di tutti i produttori.

Nome riconoscibile, trasmette lo scopo dell’iniziativa. Visibilità sul sito di Slow Food e sul sito dedicato all’iniziativa.

Commerciale, promozionale, culturale

PARTNER PRINCIPALI

FAI, Castello di Masino, Castello del Monferrato, città di Tortona, comuni di Nizza Monferrato, Casale Monferrato, Novi Ligure, Gattinara, Vignaioli colli orientali Piemonte, Consorzio del Gavi, Consorzio Tutela Nebbioli, Associazione produttori del Nizza, Enoteca Regionale Monferrato, Enoteca Regionale Nizza, Unione Ristoratori Italiani, mercato dei contadini delle Langhe, Apicoltura Mortara, Krumiri

diretto

Persone interessate a scoprire i vini del territorio piemontese,

visitando i luoghi di produzione

Giornate di visite enogastronomiche, per far meglio conoscere la tradizione vitivinicola del territorio, con assaggi direttamente nelle cantine dei produttori, accompagnati dai cibi tipici del luogo.

Regionale

Cantine a Nord OvestDove

Ente

7 località piemontesi

Slow Food

7 giornate, da Marzo a Ottobre

2013

Quando

Fondazione

Page 137: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

VALUTAZIONE

TAG

piccoli produttori

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Dati riferiti all’edizione 2014

confronto

soluzioni

futuro

TARGET

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

PATROCINIPARTNER

INEA (Istituto Nazionale Economia Agraria)Redominio

Nazionale

152 progetti presentati12 progetti premiati6 menzioni speciali

Culturale, divulgativo

Qualunque cittadino, organizzazione o ente impegnato

in difesa della sostenibilità alimentare e agricola

E’ un concorso per far emergere le pratiche di Agricoltura Civica presenti nel paese, per farle incontrare tra loro e conoscere dalla collettività in modo da creare una conoscenza condivisa ed allargata.

Si sensibilizza tramite conferenza e dibattito ma anche con esempi virtuosi disponibili sul sito. Non ci sono incontri pratici, ad esempio workshop.

Non è presente un riscontro economico diretto.

Evento che non prevede scambio di beni, è un premio a sostegno della sostenibilità ambientale.

Logo e immagine riprendono quelli dell’associazione, ma sono poco riconos-cibili. Sul sito si trovano video e interviste.

Si conosce lo scopo ed è chiaro come viene raggiunto, si conoscono gli attori coinvolti.

Ci sono aggregazione e confronto sia spontanei che regolati all’interno di una conferenza, il premio consiste in presenze a eventi e visite a realtà virtuose.

AiCARE AwardsDove

Ente

Torino

AiCARE

Giugno (premiazione)

Biennale

2008Quando

Ciclicità

Fondazione

Page 138: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

diretto

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Dati riferiti all’edizione 2014

Locale

PARTNER SISA(Southwestern International Students Association)

cena conviviale

prodotti locali

educazione

Il sito web promuove l’evento, anche tramite i social networks. C’è un servizio di prenotazione on-line.

Lo scopo è chiaro, il sito spiega le motivazioni che hanno portato a creare questo evento. I dati dei produttori non sono menzionati sul sito.

Ogni anno un differente esperto (legato al mondo della piccola produzione) tiene una conferenza. Vi è la possibilità di approfondire e discutere di produzione e consumo.

La cena viene preparata dalle cucine del college, i prodotti provengono dai produttori locali.

il consumatore paga la cena, i produttori possono farsi conoscere e anche vendere direttamente durante il mercato.

l’evento è finalizzato anche alla comu-nicazione e alla condivisione, è luogo di aggregazione e nuove conoscenze.

250 posti25 $ costo a persona

Culturale, educativo, promozionale

Ciitadini e studenti di Carlisle e dintorni, interessati al cibo

sostenibile e all’autoproduzione

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

Giornata a sostegno del cibo, dei produttori e della condivisione. Durante il giorno si svolge il farmers’ market, la sera ha luogo la cena a base di prodotti locali. Ad ogni edizione interviene un ospite esperto del settore agroalimentare.

Annual local food dinnerDove

Ente

Carlisle, Pennsylvania, USA

Dickinson College Farm

Marzo, 1 giorno 2004Quando Fondazione

annualeCiclicità

Page 139: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

DESCRIZIONE

NUMERI

SCOPO

TARGET

VALUTAZIONE

TAG

tradizioni

CONTATTO PRODUTTORE-CONSUMATORE

diretto

della comunicazione

della trasparenza

ambientale

culturale

economica

sociale

Dati riferiti all’edizione 2014

PATROCINISPONSORPARTNER

Regione Piemonte, comune di Asti, Ministero delle Politiche AgricoleBanca di Asti, Unioncamere Piemonte, Credito piemonteseProvincia di Asti, AstiTurismo A.T.L., Associazioni di categoria, Consorzio Tutela Vini d’Asti e del Monferrato, Consorzio dell’Asti D.O.C.G., Centro Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte

CICLOVITA

pre-pr

oduzio

ne produzione

distribu

zion

e

uso-consumo

dismissione

indiretto

44 pro loco impegnate2 pro loco ospiti

Commerciale, culturale

Persone interessate all’enogastronomia dell territorio

e ai piatti della tradizione

Le pro loco vendono a prezzi popolari i loro piatti e i visitatori possono acquistare vini della Douja d’or. Le migliori pro loco ricevono un premio in denaro.

Ci sono aggregazione e confronto spon-tanei e tramite conferenze dell’evento collegato “Duja d’or”. Ci sono contatto diretto e piccoli produttori.

La sfilata porta in città l’origine dei prodotti consumati durante l’evento. Serate di assaggio, conferenze e momenti culturali legati al premio enologico Douja d’or.

Prodotti prevalentemente di origine locale. Stoviglie biodegradabili per i cibi seviti durante il premio enologico Douja d’or, nessun riferimento specifico per il resto.

L’iniziativa ha un logo e un nome rico-noscibili, viene pubblicizzato assieme all’evento collegato “Duja d’or”.

C’è chiarezza sullo scopo e su come viene raggiunto, l’approvvigionamento dei prodotti locali spetta alle singole pro loco.

locale

territorio

Manifestazione eno-gastronomica che ripropone il patrimonio culinario di Astigiano e Monferrato, cucinato da 45 pro loco dei dintorni con ingredienti locali. Il tutto accompagnato da una sfilata che illustra la vita in campagna ai primi anni del ‘900.

Nazionale

Festival delle SagreDove

Ente

Asti

C.C.I.A.A. di Asti

Settembre, 2 giorni

Annuale

1974Quando

Ciclicità

Fondazione

Page 140: Verso una strategia alimentare locale
Page 141: Verso una strategia alimentare locale
Page 142: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE TARGET

TAG

Fondazione

Sede

Presidente

SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

RAGGIO D’AZIONE TARGET

TAG

Fondazione

Sede SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

Presidente

Nazionale

Sensibilizza e crea approfondimento, ma con un determinato punto di vista e su specifici argomenti.

Lo scopo è chiaro e le iniziative anche, però vi sono pochi dati sul sito.

C’è un progetto di immagine coordinata per le varie iniziative e per il sito, la riconoscibilità del colore giallo funziona.

piccoli produttori

locale

tradizione

Prima di tutto gli iscritti al sindacato, quindi agricoltori, ristoratori, proprie-tari di agriturismi e fattorie.Editoria, eventi

Ristoranti “Campagna Amica nel piatto”, orti urbani, gruppi di acquisto e di offerta

Mercati, fattorie, agriturismi, botteghe di Campagna Amica, botteghe Italiane (con prodotti Campagna Amica in vendita)

Organizza attività per mettere in contatto consumatori e produttori

Associazione a sostegno dell’a-gricoltura italiana, e per la tutela dell’ambiente, del territorio, delle tra-dizioni e della cultura, della sicurezza alimentare, dell’equità, dell’accesso al cibo ad un giusto prezzo, dell’ag-gregazione sociale e del lavoro. Fra gli obiettivi: creare una Filiera Agricola Tutta Italiana, dare valore aggiunto agli agricoltori italiani, riequilibrare i rapporti di forza all’interno della filiera.

Fondazione alle dipendenze della Coldiretti (associazione dei coltivatori) per la creazione di una rete di promozione delle attività agricole italiane.

Antonio De Amicis (direttore)

Roma

2008

Fondazione Campagna Amica

Si sensibilizza, si approfondisce tramite conferenze e laboratori.

Lo scopo è chiaro, e le iniziative lo sono altrettanto, invece i dati sono un po’ difficili da trovare.

Il logo e il nome sono riconoscibili, c’è un progetto di immagine coordinata efficace.

Nazionale

innovazione sociale

solidarietà

ambiente

Società editoriale economicamente e politicamente indipendente, composta dai giornalisti stessi, a cui fanno capo una società per gli eventi e una onlus.

Persone incuriosite o già a conoscenza delle tematiche della sostenibilità, che promuovono il rispetto dell’ambiente.

Editoria, laboratori di scrittura, divulgazione (Terre di Mezzo editore)Organizzazione eventi di tipo divulgativo e sociale (Terre di Mezzo eventi, Terre di Mezzo Onlus )

Associazione a sostegno di una “Economia Solidale”: relazioni econo-miche e sociali che pongano l’uomo e l’ambiente al centro, unendo sviluppo con equità, occupazione con solidarietà e risparmio con qualità. Aumentare il numero di cittadini e realtà produttive consapevoli dell’im-portanza e della forza che risiede nella loro capacità di partecipazione diretta e nelle loro scelte di acquisto.

Miriam Giovanzana (Direttore responsabile)

Milano

1994

Cart’armata – Terre di Mezzo edizioni

Page 143: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

TARGET

TAG

Fondazione

Sede

Presidente

SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

TAG

Fondazione

Sede SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

Presidente

DESCRIZIONE

tradizione

gusto

biodiversità

TARGET

1986

Bra (CN)

Carlo Petrini (presidente internazionale)

Sensibilizza e crea approfondimento, ma con un determinato punto di vista.

Lo scopo è chiaro, come le iniziative. Tutti i dati dell’organizzazione sono facilmente consultabili sul sito.

C’è un progetto di immagine coordinata, il logo e il nome sono facilmente riconoscibili e molto conosciuti.

Amanti del buon cibo, ottenuto tramite metodi più tradizionali e sostenibili. Cultori delle tradizioni, dei sapori e dei prodotti di alta qualità.Istruzione (UNISG, con regione

Piemonte)

Presidi Alimentari (Slow Food)Eventi (Slow Food, Terra Madre)

Tutela del territorio, della biodiversità e dei piccoli produttori (Slow Food Biodiversità Terra Madre)

Editoria, divulgazione (slow food editore)

Associazione per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare, contro l’agricoltura massiva e le manipolazioni genetiche. Mira ad aumentare la cultura alimentare fra le persone e cercare un nuovo concetto di qualità della vita.

Associazione culturale internazionale, a cui fanno capo associazioni nazionali (Italia, Giappone, Svizzera, Germania, USA, Olanda, Regno Unito) e regionali (per l’Italia).

Slow Food

normative

alimentazione

solidarietà

Definisce norme, convenzioni e standard internazionali in materia di sostenibilità, inquinamento, sicurezza alimentare, tutela dei consumatori

Gestisce fondi stanziati dai paesi industrializzati, da banche per lo sviluppo e da altre fonti

Assiste i paesi nella pianificazione economica e nella stesura di bozze di legge per lo sviluppo rurale

Non è il suo scopo principale, anche se certi progetti tengono in considerazione l’istruzione come parametro di crescita.

C’è un progetto di immagine coordinata, dall’aspetto molto istituzionale, con logo e nome riconoscibili.

Lo scopo è chiaro, come le iniziative. Tutti i dati dell’organizzazione sono facilmente consultabili sul sito.

I governi di ogni singolo stato aderen-te (204) e di conseguenza tutti i loro abitanti.

Aiutare ad accrescere i livelli di nu-trizione, aumentare la produttività e la sostenibilità agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale. Migliorare la cooperazione internazionale sull’agricoltura e sul cibo, evitare crisi alimentari dovute a fattori naturali e umani e proteggere le fasce più deboli, come quelle dedite all’agricoltura di sussistenza.

È un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite (ONU) diretta dalla Conferenza plenaria dei paesi membri che si riunisce ogni due anni, con l’obiettivo di occuparsi delle problematiche del cibo.

José Graziano da Silva

Roma

1945

FAO (Food and Agricolture Organization)

Page 144: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

TAG

Fondazione

Sede

Presidente

SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

TAG

Fondazione

Sede SCOPO

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

Presidente

ATTIVITÀ SVOLTE

TARGET

istituzioni

normative

produttori

Condurre e promuovere ricerche di interesse per l’organizzazione; divulgare i risultati tramite conferenze, seminari e pubblicazioni

Definizione di accordi tramite protocolli e convenzioni con altri organismi e terzi in genere

Rappresentare i suoi membri in contesti istituzionali per sostenere gli agricoltori

L’immagine non è particolarmente forte, il logo è anonimo, il nome è esplicativo.

Lo scopo è chiaro, pochi documenti sulle iniziative, i dati dell’organizzazione sono sul sito.

Opera di ricerca e divulgazione riguardo e per un determinato settore.

Gli agricoltori di tutto il mondo (per adesso di 46 nazioni). Lo dice lo slogan stesso: organizzazione di agri-coltori per gli agricoltori.

Riunire le organizzazioni di agricol-tori e le cooperative agricole di tutto il mondo: nano, piccoli, medi e grandi agricoltori. L’OMA vuole rappresenta-re e sostenere gli agricoltori nei forum politici mondiali, affinché vengano adottate politiche per migliorare la situazione economica e dei mezzi di sostentamento dei produttori, delle loro famiglie e delle comunità rurali.

Organizzazione internazionale a tutela degli agricoltori, con 66 organizzazioni agricole membri, di 46 nazionalità. Vanta partner internazionali (Arab League, COPAC, EU, FAO, UNIDROIT, WMO, WTO e altri).

Peter Kendall (presidente)

Roma

2011

WFO (World Farmers’ Organisation)

TARGET

formazione

tradizione

Il logo e il nome sono facilmente rico-noscibili, c’è un progetto di immagine coordinata.

Lo scopo è chiaro, sul sito ci sono tutti i dati dell’organizzazione, dei soci fondatori, dei soci sostenitori e dei Partner strategici.

Sensibilizza, crea approfondimento, crea apprendimento.

Giovani interessati ad approfondire e trasformare in professione la loro passione per la gastronomia e il suo rapporto con il territorio, la produzio-ne e la biodiversità.

Tirocini e inserimento in azienda per gli studenti

Meeting e conferenze

Corsi di alto apprendistato per panettieri e piazzaioli, mastri birrai e affinatori di formaggio

Corso di Laurea Triennale, corso di Laurea Magistrale e Masters

Creare un centro internazionale di formazione e di ricerca, al servizio di chi opera per un’agricoltura rinnovata, per il mantenimento della biodiversità, per un rapporto organico tra gastronomia e scienze agrarie.La figura professionale formata è il gastronomo, capace di operare nella produzione, distribuzione, promozio-ne e comunicazione dell’agroalimen-tare di qualità.

Università legalmente riconosciuta promossa da Slow Food, Regione Piemonte e Regione Emilia Romagna e da circa 100 soci sostenitori fra enti e imprese.

Piercarlo Grimaldi (rettore)

Bra (CN)

2004

UNISG (Università di Scienze Gastronomiche)

gusto

Page 145: Verso una strategia alimentare locale

RAGGIO D’AZIONE TARGET

TAG

Fondazione

Sede SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

RAGGIO D’AZIONE

Internazionale

TARGET

TAG

Fondazione

Sede SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

Presidente

C’è divulgazione e confronto, ma soprat-tutto fra e per i membri dell’organizzazio-ne.

Lo scopo è chiare e le iniziative altrettanto. I dati degli enti associati sono sul sito.

Logo non particolarmente incisivo, non c’è grande cura per l’immagine.

solidarietà

normative

ciclo di vita

Enti impegnati nel commercio equo e solidale, di conseguenza produttori, consumatori, finanziatori.Supporta iniziative imprenditoriali

locali

Promuove conferenze

Facilita gli incontri fra i vari membri dell’organizzazione per creare nuove collaborazioni

Rilascia un marchio (WFTO product label) a quei prodotti che lungo tutto il loro ciclo di vita rispettano le regole del commercio equo

Consentire a piccoli produttori e artigiani e alle rispettive comunità di migliorare le loro condizioni attra-verso il commercio equo e solidale. Il WFTO vuole garantire che le voci dei produttori siano ascoltate dalle istituzioni, dalle organizzazioni inter-nazionali di commercio e dai cittadini, per promuovere stili di vita più rispet-tosi e sostenibili sia dei produttori che dell’ambiente.

Associazione che riunisce più di 400 membri (associazioni, consorzi, ecc) che si occupano di commercio equo solidale, in particolare di produzione, distribuzione, vendita e finanziamento.

Rudi Dalvai (presidente internazionale)

Culemborg (Paesi Bassi)

1989

WFTO (World Fair Trade Organisation)

Internazionale

Divulgazione soprattutto culinaria: ricette e cibi da tutto il mondo.

Lo scopo e le iniziative sono chiare.I componenti del consorzio e i dati dei produttori sono sul sito.

Il logo e il nome sono facilmente rico-noscibili, c’è un progetto di immagine coordinata.

distribuzione

piccoli produttori

solidarietà

Consumatori consapevoli e sensibili alle tematiche legate alla sostenibilità, soprattutto economica e sociale.

Promozione di un osservatorio nazionale per la promozione e l’analisi di stili di vita sostenibili

Divulgazione riguardo materie primeEventi e conferenze

Campagne di sensibilizzazione per ottenere leggi tali da promuovere un’economia più sostenibile ed equa

300 botteghe per il commercio equo e solidale

Offrire la possibilità, ai produttori marginalizzati, di entrare nel mercato con soluzioni funzionali, ambientalmente ed economicamente sostenibili. diffondere i principi e i pro-dotti del Commercio Equo e Solidale; favorire il cambiamento sociale, per promuovere una maggiore e migliore equità delle regole e delle pratiche del commercio internazionale.

Consorzio non profit formato da 117 cooperative ed associazioni che lavorano con 170 associazioni produttrici in tutto il mondo. Si occupa di distribuzione, tutelando i produttori.

Bolzano

1988

AltromercatoPresidente Vittorio Rinaldi

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RAGGIO D’AZIONE TARGET

TAG

Fondazione

SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

RAGGIO D’AZIONE

TAG

Fondazione

Sede SCOPO

ATTIVITÀ SVOLTE

VALUTAZIONEdella comunicazione della trasparenza culturale

DESCRIZIONE

Presidente

Presidente

TARGET

Sensibilizza e responsabilizza, propone un’occasione per apprendere in modo pratico.

Lo scopo e le iniziative sono chiari. I dati dei soci sono sul sito.

Nome e grafica del sito dimostrano un certo grado di progettazione, semplice ma funzionale. Una parte dei soci si dedica alla comunicazione.

Locale

beni comuni

partecipazione

innovazione sociale

Coltivazione comunitaria di terreno pubblico, destinata prevalentemente alla sussistenza dei soci, secondo il modello delle CSA. Ha tra le sue finalità l’occupazione, la partecipa-zione sociale, la difesa del territorio, la diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica, il recupero di colture tradizionali, il ridimensionamento degli scambi monetari, l’utilizzo dell’autocertificazione partecipata sui prodotti e lo sviluppo di relazioni con enti e associazioni.

Cittadini desiderosi di produrre con le loro mani il cibo che mangiano, imparando a coltivare in modo soste-nibile in un contesto comunitario e socialmente propositivo.

Gruppi di lavoro: comunicazione per diffondere il progetto, cucinieri per trasformazione delle eccedenze e catering, scambio di semi e altri

Incontri e seminari

Fattorie didattiche e formazione per adulti, bambini, scuola primaria, superiore ed università

Attività agricola con coinvolgimento attivo dei soci

Cooperativa di cittadini, con 7 soci fondatori, di cui 3 dipendenti-lavoratori a tempo pieno. Usa l’autoproduzione agricola per una maggior sostenibilità ambientale, economica e anche sociale.

Alberto Veronesi

Bologna

2013

Arvaia

Nazionale

Sensibilizza, crea approfondimento, crea apprendimento tramite corsi, viaggi studio e progettazione anche partecipata.

Lo scopo e le iniziative sono chiari. I dati dei soci sono sul sito.

Logo e immagine non sono di grande impatto.

beni comuni

innovazione sociale

agricoltura civica

Piccoli imprenditori, cooperative ed associazioni, ma anche il cittadino comune.Premi ed eventi

Servizi a cooperative e piccoli imprenditori: formazione, progettazione agricola multifunzionale, viaggi studio

Centro di documentazione con scopo divulgativo e di confronto

Organizzazione di seminari, convegni e corsi pratici

Lo scopo è il progresso della cono-scenza e la diffusione dell’agricoltura sociale e civica, la costruzione di pratiche innovative sul cibo e sul rapporto tra produzione e consumo - privato e pubblico - attraverso la raccolta e messa in rete di buone pra-tiche, diffondendo studi e favorendo la ricerca, coinvolgendo il sistema pubblico, le imprese e le comunità. Tutto questo viene fatto utilizzando metodi innovativi e attraverso stili di lavoro che si caratterizzano per legge-rezza, praticità e concretezza.

Associazione senza scopo di lucro con 14 soci: 13 persone e 1 cooperativa. Organizza eventi e premi e progetta piani d’ impresa agricola multifunzionale e sostenibile per agricoltori e cooperative.

Francesca Durastanti2009

AiCARE (Agenzia Italiana per la Campagna e l’Agricoltura Responsabile ed Etica)

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