verdi terapie

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La nuova ecologia / NOVEMBRE 2012 78 Fra i medici italiani cresce la sensibilità nei confronti dell’ambiente. E gli oncologi propongono un protocollo a basso impatto che migliora anche la qualità della vita dei pazienti asta con gli sprechi, con le terapie e gli esami inutili, lo smaltimento dei farmaci e dei rifiuti lasciato alla buona coscienza dei singoli. La ricerca dell’eccellenza nelle cure oncologiche oggi va di pari passo con i principi della sostenibilità. Salvaguardare le risorse naturali è il modo più efficace per arginare l’incidenza delle malattie e i primari dei reparti di oncologia italiani vogliono fare la propria parte. «Il nostro scopo è ridurre l’impatto ambientale delle terapie. Per offrire ai pazienti la migliore assistenza medica cerchiamo di inquinare il meno possibile. Non possiamo far finta che una parte di tumori non sia legata all’inquinamento» dice Roberto Labianca, primario di Oncologia agli Ospedali riuniti di Bergamo e portavoce del Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo). «L’ecopensiero è ormai diffuso in tutto il mondo – afferma Salvatore Palazzo, primario oncologo di Cosenza – Anche nel settore medico è forte la convinzione che le azioni da compiere debbano tenere conto del contesto. Dalla green nephrology alla green anesthesiology fino alla slow medicine, in tutto il mondo oggi si tende a fare un uso oculato di esami diagnostici e di farmaci, nell’interesse di tutti». B di Elisa Palagi VERDI TERAPIE culture FOTO: © ISTOCKPHOTO

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Fra i medici italiani cresce la sensibilità nei confronti dell'ambiente. E gli oncologi propongono un protocollo a basso impatto che migliora anche la qualità della vita dei pazienti

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Page 1: Verdi terapie

La nuova ecologia / novembre 201278 novembre 2012 / La nuova ecologia

Fra i medici italiani cresce la sensibilità nei confronti dell’ambiente. e gli oncologi propongono un protocollo a basso impatto che migliora anche la qualità della vita dei pazienti

asta con gli sprechi, con le terapie e gli esami inutili, lo smaltimento dei farmaci e dei rifiuti lasciato alla buona coscienza dei singoli. La ricerca dell’eccellenza nelle cure oncologiche oggi va di pari passo con i principi della sostenibilità.

Salvaguardare le risorse naturali è il modo più efficace per arginare l’incidenza delle malattie e i primari dei reparti di oncologia italiani vogliono fare la propria parte. «Il nostro scopo è ridurre l’impatto ambientale delle terapie. Per offrire ai pazienti la migliore assistenza medica cerchiamo di inquinare il meno possibile. Non possiamo far finta che una parte di tumori non sia legata all’inquinamento» dice Roberto Labianca, primario di Oncologia agli Ospedali riuniti di Bergamo e portavoce del Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo). «L’ecopensiero è ormai diffuso in tutto il mondo – afferma Salvatore Palazzo, primario oncologo di Cosenza – Anche nel settore medico è forte la convinzione che le azioni da compiere debbano tenere conto del contesto. Dalla green nephrology alla green anesthesiology fino alla slow medicine, in tutto il mondo oggi si tende a fare un uso oculato di esami diagnostici e di farmaci, nell’interesse di tutti».

B di Elisa Palagi

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novembre 2012 / La nuova ecologia 79

Guarire è Bene comune Così si è sviluppata la green oncology, un nuovo paradigma concettuale e organizzativo che oltrepassa il tradizionale approc-cio secondo il quale l’interesse del singolo paziente viene perseguito in una relazione esclusiva con il medico. Tutte le attività cliniche devono invece tenere presente il bene comune, quindi l’impatto presente e futuro sull’ambiente. Assieme ai criteri di efficienza ed efficacia, deve essere annoverato anche quello della sostenibilità. Trasparenza operativa, evidenza scientifica, sostenibilità cultura-le, economica, ambientale e socia-le caratterizzeranno sempre più l’operato dei reparti italiani. «Da sempre l’oncologo ha posto l’atten-zione sul legame fra tumore e stile di vita, puntando il dito sui fattori di rischio – prosegue il dottor Pa-lazzo – Oltre al fumo e all’obesità non possiamo dimenticarci, fra le cause di malattia, l’inquinamen-to delle risorse naturali. Da parte nostra è quindi doveroso prende-re provvedimenti seri, come usare gli antitumorali con parsimonia: i dati sull’inquinamento del fiu-me Lambro derivante da questi farmaci, ad esempio, sono in-quietanti. Il nostro approccio, che definirei ecocentrico, si basa

dannoso per la collettività oltre che per il paziente. Anche l’accanimento dia-gnostico va combattuto, programmando un follow-up appropriato: nel caso di pazienti operate con carci-noma della mammella in fase iniziale, per esempio, è consigliabile un control-lo annuale con semplice visita e mammografia, limitando l’uso di tac, ri-sonanza magnetica, pet e

marker tumorali serici. In gene-rale sono già attivi programmi di uso oculato delle tecnologie radio-logiche che comunque rispettano le comuni linee guida. Bisogna dedicare sempre maggiore atten-zione alla prevenzione, all’attenta sorveglianza delle neoplasie a pre-disposizione ereditaria e promozio-ne della salute, con percorsi di in-formazione per cittadini, pazienti e familiari. Tutto il ciclo di vita dei farmaci citostatici deve essere affrontato con la massima cura, dalla preparazione alla sommini-strazione, al delicato smaltimento. O ancora, dopo aver informato il paziente e verificato la sua dispo-nibilità, a parità di efficacia sono preferibili alle terapie infusive quelle orali da assumere a casa, che riducono la movimentazione del paziente con un abbattimento delle emissioni di CO2. È poi ap-propriato dare vita ad “ambula-tori verdi”, attenti alla riduzione del consumo e il riciclo della carta, alla raccolta differenziata, al ricor-so alla comunicazione online. D’ob-bligo, infine, l’utilizzo scrupoloso delle modalità di concentrazione in un’unica giornata delle terapie ad alto costo e del ricorso obbliga-to a decisioni clinico-organizzative derivanti da una valutazione col-legiale con farmacisti, infermieri e operatori sanitari. Per perseguire quella sostenibilità, economica e ambientale, che secondo il 99% del campione dei primari oncologi intervistato da Cipomo deve esse-re il nuovo principio ispiratore alla base della professione. n

roberto Labianca,primario di oncologiaagli ospedali riuniti di Bergamoe portavoce del cipomo

medicina slow✱

Dall’incontro di persone che operano all’interno del mondo delle cure per la salute e che negli ultimi

trent’anni hanno prodotto pensiero e ricerca sul sistema sanitario, è nata una rete che si allarga a professionisti sanitari, associazioni di professionisti, cittadini, associazioni di pazienti e di familiari per promuovere una medicina sobria, rispettosa e giusta. Secondo l’approccio della slow medicine, le cure dovrebbero essere improntate alla moderazione, gradualità ed essenzialità, perché non sempre il maggior numero di esami e terapie danno più benefici per i pazienti. Gli operatori sanitari, poi, dovrebbero sempre rispettare i desideri, le aspettative e i valori dei pazienti e proporre cure adeguate alla persona e alle circostanze, oltre a contrastare le disuguaglianze, facilitare l’accesso ai servizi socio-sanitari, superare la frammentazione delle cure e favorire lo scambio di informazioni e saperi. i www.slowmedicine.it

sull’appropriatezza e fa della lotta allo spreco una bandiera che non mette in ombra il nostro interes-se principale, ovvero la cura del paziente».

amBuLatori GreenUn vero e proprio manifesto è sta-to redatto dai medici del Cipomo (www.cipomo.it), che vogliono af-fiancare al proprio ruolo terapeu-tico un impegno più attivo nella diagnosi e nella prevenzione. «Noi primari trattiamo la gran par-te dei malati oncologici d’Italia e vogliamo inserire la sostenibilità ambientale nei criteri di accredita-mento all’eccellenza. Promuoviamo le terapie orali quando indicate, poniamo una grande attenzione alla questione dello smaltimen-to dei farmaci e prediligiamo gli strumenti di comunicazione infor-matici piuttosto che quelli carta-cei. Da due o tre anni lavoriamo in questa direzione – specifica il dot-tor Labianca – il nostro intervento è sempre più effettivo e gli studi confermano un buon gradimento da parte dei pazienti. Si tratta di un’innovazione positiva che tende a diffondere cure meno aggressive e a migliorare la qualità della vita di tutti».

una pratica a 360° L’oncologia verde ha numerose applicazioni in diversi ambiti del-la cura dei tumori. Innanzitut-to vanno individuate ed evitate eventuali occasioni di accanimen-to terapeutico, che rappresentano uno sperpero di risorse inutile e