valle maira 2003
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In agosto in Campeggio in Valle Maira nell'Agosto 2003TRANSCRIPT
Domenica 17 Agosto
2003
LA RÈNSA IN VALLE MAIRA oneglia
Terminato il banchetto ho
avuto l’idea di parlare con
un vicino di campeggio
proveniente da Savona e
mi ha tanto decantato El-
va raccomandandomi pe-
rò di fare attenzione alla
strada, stretta e continua-
mente bombardata da pie-
tre cadenti; così alle 15.00
decidiamo di abbandonare
la roulotte e dirigiamo il
muso della Hyundai verso
Stroppa. La giornata non
è per niente bella, il sole è
sparito e la Renza si sente
un po’ sola ora che sono
partiti tutti, io invece sono
in compagnia del calcolo
e non mi trovo tanto male,
dunque brandendo una
bottiglia d’acqua liscia da
2 litri iniziamo a salire
per la salita che ci dovreb-
be portare ad Elva a quasi 2.000 di
altitudine. La Renza ha filmato il
percorso davvero interessante det-
to “Orrido di Elva” ed ora ha nau-
sea: questa strada collega, con un
solco netto e profondo, il paesino
situato a 1.637 metri d’altitudine
con la carreggiata principale della
Valle Maira. Questa strada però
non esiste da molti secoli addietro
ma è stata ultimata solamente nella
seconda metà del XX secolo, dopo
che le rocce situate a strapiombo
sul torrente furono scalfite pazien-
temente da un sentiero pericoloso.
Dapprima si trattava di un sempli-
ce tracciato che più tardi si trasfor-
mò in mulattiera e dopo ancora in
una vera e propria carrozzabile. A
caratterizzare la storia di questa
strada non furono solo le scelte
amministrative e tecniche, ma an-
che gli interessi particolari, i rap-
porti con le comunità confinanti e
con le autorità locali. In particolar
modo influenzò il comportamento
degli Elvesi: gli abitanti del ver-
sante ovest, infatti, erano favore-
voli, mentre la parte est non ritene-
va utile la costruzione di tale per-
corso nel Vallone Comba. Bisogna
ancora tener conto del fatto che
molte persone, soprattutto anziane,
non vedevano di buon occhio
quest’approccio al mondo e ai
nuovi contatti umani. Questo col-
legamento diventò concreto grazie
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L’Orrido di Elva
L’Orrido di Elva
La Rènsa in Valle Maira
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all’interessamento di alcune auto-
rità del paese, come i sindaci
Chiaffredo Dao, Antonio Garneri e
Natale Baudino, il vicesin-
daco Carlino Dao, e il par-
roco don Giovanni Chiotti,
ma anche con l’aiuto dato
dai privati cittadini, che
credevano fortemente
nell’impresa, i quali misero
a disposizione i lori beni e
il loro denaro, senza di-
menticare i numerosi vo-
lontari che donarono il loro
lavoro. La prima persona
non elvese che s’interessò
alla questione fu il Duca di
Savoia Vittorio Emanuele,
che probabilmente si trova-
va a passare in questo luo-
go incantato per ragioni di
caccia. Ad illustrare la pro-
blematica della possibile
costruzione di una strada
sull’orrido fu l’allora par-
roco don Pietro Giordana:
ciò avvenne il 12 luglio del
1837. Un anno dopo, il 25
febbraio, venne emanato
un atto dal re Carlo Alber-
to, circa il progetto della
nuova strada nel Vallone
Comba che doveva sbucare
alla confluenza del torrente
Elvo con il fiume Maira. Il
progetto per alcuni decenni
venne però accantonato
poiché, il Comune, parteci-
pò alle spese di prolunga-
mento della carrozzabile,
già esistente a valle, da
Alma Macra a Stroppo e
più avanti fino ad Acce-
glio. La questione si riaprì
solamente nel 1880, con la morte
di Alessandro Claro, oste della
borgata Traverse, il quale legò tutti
i suoi beni al Comune, affinché
provvedesse all’apertura della stra-
da del Vallone. Il 7 ottobre del
1883 venne, infatti, costituita la
Commissione Claro, per l'inizio di
tale percorso, che rimase in vita
fin dopo il secondo dopoguerra.
Negli anni successivi venne stu-
diato un nuovo progetto e i lavori
f u r o n o a f f i d a t i
all’Amministrazione Provinciale,
ma furono interrotti per la man-
canza di fondi. Nel 1939 Benito
Mussolini, in seguito ad una visita
a Cuneo, accolse la richiesta degli
Elvesi e dispose un’erogazione che
consentì la ripresa delle attività.
Queste ultime vennero però inter-
rotte dallo scoppio della seconda
guerra mondiale, che chiamò al
fronte i valorosi giovani Elvesi.
Solo dopo 3 anni dalla fine della
guerra venne riproposto il comple-
tamento della strada del Vallone. Il
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12 maggio, giorno della festa di
San Pancrazio, il santo protettore
del paese, una commissione del
Genio Civile arrivò ad Elva per
ascoltare i pareri della popolazione
circa la ripresa dei lavori e l’utilità
della strada. Il gruppo di esperti
decise di portare avanti lopera,
però mancavano i finanziamenti.
Per cercare di ottenere tali dallo
Stato, l’allora sindaco Natale Bau-
dino e Marco Dao si recarono a
Roma, dove riuscirono ad ottenere
quanto sperato. I lavori furono così
portati a termine nel 1956, anno
durante il quale venne aperta an-
che la carrozzabile che collegava
Elva al Colle di Sampeyre.
L’isolamento di Elva è dunque
stato superato dopo un secolo di
battaglie, ma questo solo grazie
alla testardaggine e alla volontà
dei suoi abitanti che vanno molto
fieri di questa strada lunga
all’incirca sei km, lungo i quali si
contano ben 12 gallerie che sono
state scavate nella roccia. A metà
del Vallone, in una nicchia scavata
sempre nella roccia si può vedere
la statua della Madonnina, che ha
il compito di proteggere il vian-
dante, e vicino alla quale si leggo-
no i nomi di coloro che hanno do-
nato al Comune il loro denaro per
la costruzione della strada e di co-
loro che durante i lavori sono pre-
cipitati nel burrone sottostante.
Inoltre, sopra la nicchia, si legge la
seguente frase: Madonnina del
Vallone proteggi il viandante. Elva
si trova in una posizione molto
isolata, lontana dalle principali vie
di comunicazione della valle Mai-
ra. Le prime testimonianze dell'e-
sistenza di un nucleo abitativo in
zona si fanno risalire ai tempi dei
romani: è stata ritrovata in zona
una lapide romana, attualmente
murata e inglobata nella facciata
della chiesa parrocchiale. Il termi-
ne Elva si riferisce forse alla
"Gens Helva"; un'altra ipotesi si
rifà al nome delle tribù dei "Galli
Helvi" stanziati sulle prealpi della
Provenza. Già nel 1200 Elva era
soggetta alla signoria dei marchesi
di Saluzzo; la sua posizione isolata
le permise di passare quasi inden-
ne tra le guerre e le occupazioni
che travagliarono la valle. Ci sono
tre strade che portano ad Elva: la
strada dell'orrido, o del vallone, e
quella che segue il percorso delle
antiche mulattiere da Stroppo ver-
so il colle S. Giovanni. La terza,
agibile nella buona stagione, dalla
valle Varaita attraverso il colle di
Sanpeire. L'aspetto delle borgate è
ancora di gusto medievale. Nella
borgata capoluogo, Serre, si trova
la parrocchiale e la casa della Me-
ridiana. Dunque tra bevute ed uri-
nate facciamo questo tortuoso per-
corso salendo da una parte e scen-
dendo dall’altra con un dislivello
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Acceglio
La Rènsa in Valle Maira
quasi 4.000 metri. An-
diamo a far benzina a
San Damiano, metto €.
30,00 la stessa cifra che
ho pagato alla partenza
per altrettanto pieno di
carburante verde ed in
tutto ora le spese sono
state 30 + 30 + 8,10 +
3,10 + 3 gelati. Fatta
benzina ripartiamo ora
alla volta di Acceglio, e
meno male che ero sen-
za roulotte perché non
so se saremmo riusciti a
superare la terribile pen-
denza della strada, co-
m u n q u e s u p e r a t o
quest’ostacolo prose-
guiamo per circa 6 chi-
lometri ed attraversiamo
la stupenda vallata do-
minata da un’imponente
guglia; continuiamo con
un cielo che si fa sempre
più plumbeo sino a giun-
gere in un Campeggio:
ma che motore ci vuole
per riuscire a trainare
una roulotte quassù! La
prima pioggia ci coglie
impreparati, senza om-
brelli o altro riparo, iro-
nia della sorte, invece in
roulotte c’è tutto, ma
felici perché sono oltre
tre mesi che non vedia-
mo piovere e bagnarci
un pochino non ci di-
spiace. Ora il tempo si fa
minaccioso e torniamo
indietro ritransitando per
Acceglio dove c’è la
fiera con tante bancarelle e la Ren-
za non resiste e deve scendere, il
dovere la chiama, la bancarella è
per lei come un sordido richiamo
ancestrale che la obbliga ad andare
a curiosare, e a me obbliga a met-
tere le mani al portafoglio; così
partono denari ma acquistiamo
orgogliosi della liquirizia a soli €.
3,00. Rientriamo in campeggio ed
io mi fiondo nel cesso ma mi
stampo sulle porte chiuse, sono
tutti occupati e per un pelo svengo.
Rientriamo in Roulotte e preparia-
mo Tonno, Mais e Cipolla per me
e Pomodori cuore di bue per Ren-
za, poi io raddoppio con cipolla
secca e olio tra lo schifo generale.
Ci guardiamo le foto e dopo …
andiamo a dormire. Usciamo un
pochino ma non è tempo per pas-
seggiare e ci rintaniamo nuova-
mente dentro e via sotto le lenzuo-
la a dormire stretti stretti. Notte ;-)
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Svegliati alle ore 7.00 e sto,
bene, stiamo tutti e due bene, io
non ho più nessun problema renale
e la Renza non ha Nausea, Mal di
testa, Nervi tesi, stress a fior di
pelle, angoscia, dolore alle gambe,
mal di schiena, stiamo tutti bene e
così decidiamo di partire per una
corroborante passeggiata d’alta
quota nella valle dominata dalla
vetta “Rocca la Meja”. Andiamo
nel nostro affezionatissimo nego-
zio super affollato a tutte le ore
come sempre e comperiamo il pa-
ne e ci facciamo affettare un po’ di
Mortadella, paghiamo e si parte
alla ricerca di un percorso che ci
porti in alto e vicini a questo mon-
te idolatrato da Magnetto. La stra-
da attraversa posti magnifici, ri-
passiamo ancora una volta dal po-
sto dove abbiamo mangiato tutti
insieme e poi la strada prosegue a
zig zag ripida ma davanti ad un
ennesimo bivio, scelgo per la via
che sembra portare verso il monte,
e così mi vado ad inerpicare per
uno sterrato fangoso e franabile
che va a culminare in una specie di
coltivazione privata. Ritorniamo
indietro e troviamo l’esatto percor-
so che ci porterà al Passo Gardetta
a m. 2.335 e poi al passo successi-
vo, dove di ritorno ci fermiamo a
mangiare pane e mortadella con un
gusto senza pari, l’acqua è la mi-
glior bevanda e l’aria fresca dei
2.550 metri del bivacco è il mi-
glior carburante; mentre siamo qui
con maglie e maglioni passano due
ragazze romane con maglietta e
spalline, praticamente nude! Ma
ste donne in calore proprio non
patiscono niente, quando ci fuma,
ci fuma e per spegnerle non basta
di certo un obelisco nerboruto;
ecco una carrellata di foto degne di
nota per questa natura splendida.
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Ma come si sta bene in montagna,
ci trovi davvero di tutto, natura,
fiori, stambecchi, vacche, femmine
accaldate, dietro ad una curva
c’era pure una lapide a ricordare
uno sfigato che è arrivato a duemi-
la metri per farsi venire un infarto
e lì è morto, e i parenti tutti hanno
ben pensato di rendere gloria al
defunto inchiodando sta lastra por-
ta sfiga ed una parete di roccia:
grande ravanata e proseguiamo la
via del ritorno. Arriviamo al Cam-
peggio assetati e felici, ci stravac-
chiamo sul letto perenne e poi con
calma si inizia il noioso calvario
della preparazione dei bagagli;
vado a pagare il conto e lascio in
mano al guardiano €. 42,00 per un
totale di 3 notti anche se erano 4
giorni così distribuiti: €. 4,50 a
piazzola, €. 4,00 a persona, €. 1,50
al giorno per la corrente elettrica.
Inizio
a mettere tutti in bagagli in mac-
china così non trasbordo niente al
rimessaggio mentre il cielo inizia a
caricarsi di nubi e arriva il vento e
con lui una leggera pioggerellina;
aggancio la Roulotte e provo le
luci mentre inizia a piovere a di-
rotto, naturalmente ste troie non
funzionano, guardo le luci di posi-
zione della Hyundai e non funzio-
nano, si spegne anche l’illu-
minazione del cruscotto, pratica-
mente sono nella merda e sotto
l’acqua, non c’è niente di peggio
della cacca bagnata. Ricontrollo i
collegamenti ma tutto va bene e
decido di partire lo stesso prima
che cali l’oscurità, ma sono obbli-
gato a fermarmi davanti al negozio
di alimentari perché ora siamo in
pieno nubifragio. Esco, apro il co-
fano, controllo i fusi-
bili e trovo il figlio di puttana nano
responsabile del black-out, lo cam-
bio e tutto si rimette in funzione,
purtroppo io mi ritrovo scolato
come una porca. Imbufalito riparto
e comperiamo più a valle dei for-
maggi, poi a Mondovì parcheggia-
mo in uno spiazzo per camionisti e
ci mangiamo due pizze, 4 stagioni
e 4 formaggi con Coca cola e poi
ripartiamo per giungere a destina-
zione alle 23.00; sgancio la Rou-
lotte ed alle 23.30 entro in casa
carico come un somaro e il termo-
metro segna 32°, siamo tornati alla
nostra dolce casetta, alla nostra
torrida estate e purtroppo domani è
lunedì ed ora le vacanze estive, se
le fa la Elnagh perché prima che
torni a correre passerà del tempo.
Notte notte
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