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UN ITINERAlUO NEL MUSEO PIO CRISTIANO «Mi istruì in Scritture degne di fede ... », Da queste parole di Abercio, che fu vescovo di Gerapoli, antica città della Frigia (nell'odierna Turchia), negli ultimi anni del II secolo, prende avvio un percorso ideale fra le opere del Museo Pio Cristiano alla scoperta del- la diffusione delle scene bibliche nell'arte paleocristiana. Il Pastore che guida Abercio nel suo viaggio attraverso le comunità cristiane del tempo, fino a quella di Roma, gli manifesta i suoi insegnamenti tramite lo studio delle Sacre Scritture. Si avverte in que- sta espressione l'eco delle parole dell'apostolo Paolo al discepolo Timoteo, al quale an- nuncia il Vangelo di Cristo come «una parola sicura, d'egna di essere accolta e creduta» (l Timoteo 4,9) .Abercio, infatti, dichiara di avere Paolo come compagno di viaggio, ri- ferendosi sia all'esperienza paolina dei viaggi attraverso le terre dell'Impero, di cui egli stesso segue in parte le orme (anche Gerapoli era stata attraversata da Paolo per anda- re ad Efeso, nel suo terzo viaggio), sia alla concreta compagnia dei suoi scritti, diffusi ormai capillarmente nella Chiesa dello scorcio del II secolo e inseriti nel canone neo- testamentario appena definito. Vicino al cippo di Abercio [pagina 72], che è anche la più antica iscrizione cristiana si- curamente datata, altre testimonianze epigrafiche menzionano personaggi citati nel Nuovo Testamento, come quella che ricorda il governatore della Siria Quirino, duran- te il cui mandato Maria e Giuseppe si recarono a Betlemme in occasione del censi- mento ordinato da Augusto (cfr. Luca 2,1-5); oppure l'iscrizione del re Areta, durante il cui regno Paolo fu imprigionato a Damasco (cfr. 2 Corinzi Il,32) . Nei versi di Abercio, che si dice «discepolo del casto Pastore ... », riecheggia anche un passo famoso del Vangelo di Giovanni: quello in cui GesLI si definisce appunto «il buon Pastore, pronto a dare la vita per le sue pecore » (Giovanni 10,11; cfr. anche Ezechiele 34). La raffigurazione di un pastore con un agnello sulle spalle, così come di scene con temi pastorali, era assai diffusa nell'arte antica, riferita ad una pluralità di temi positi- vi, fra i quali il pi ù significativo appare quello della philanthropta. I cristiani dei primi secoli trovarono naturale utilizzare queste stesse immagini per veicolare attraverso di esse un contenuto nuovo: la Rivelazione, appunto, di Gesù quale Buon Pastore. Ciò mostra chiaramente come le immagini e il pensiero degli antichi non vennero disprez- zati o rifiutati, ma colti nella loro potenzialità preparatoria della Rivelazione cristiana (i "semi del Verbo" che i primi scrittori cristiani, i Padri della Chiesa, riconobbero spar- si da Dio nel mondo antico). Ai cristiani spettava individuare tali semi e svelarli, in una libertà interpretativa che a noi oggi appare ammirevole. Il Pastore assunse allora - come nel più celebre degli esempi, vanto del Museo Pio Cristiano [pagina 73] - il volto umano di Apollo, dio del- la bellezza e dell'eloquenza, eco delle parole del Salmista al futuro re d'Israele: «Tu sei il più bello di tutti gli uomini, incantevoli sono i tuoi discorsi; Dio ti ha benedetto per sernpre!» (Salmo 45,3). Un'altra immagine fondamentale dell'iconografia paleocristiana, spesso affiancata a quella del pastore, è quella dell'''orante'', figura femminile in veste panneggiata, con le mani allargate e alzate al cielo, anch'essa tratta dal repertorio artistico pagano, in cui ser- viva a personificare la pietà (pietas) verso gli dèi. Il Salmo 23 sembra quasi dare parola alla Pietà reinterpretata in senso cristiano e rivolta al vero Pastore: «Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca. Su prati d'erba fresca mi fa riposare; mi conduce ad acque tranquille, mi ridona vigore; mi guida sul giusto sentiero: il Signore è [cdelet Anche se andassi per la vallepiù buia, di nulla avrei paura, perché tu resti al mio fianco, il tuo bastone mi dà sicurezza. Per me tu prepari un banchetto sotto gli occhi dei miei nemici. Con olio mi profumi il capo, mi riempi il calice fino all'orlo. La tua bontà e il tuo amore mi seguiranno per tutta la mia vita;starò nella casadel Signore per tutti i miei giorni».

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UN ITINERAlUO NEL MUSEO PIO CRISTIANO

«Mi istruì in Scritture degne di fede ...», Da queste parole di Abercio, che fu vescovo di Gerapoli, antica città della Frigia (nell'odierna Turchia), negli ultimi anni del II secolo, prende avvio un percorso ideale fra le opere del Museo Pio Cristiano alla scoperta del­la diffusione delle scene bibliche nell'arte paleocristiana. Il Pastore che guida Abercio nel suo viaggio attraverso le comunità cristiane del tempo, fino a quella di Roma, gli manifesta i suoi insegnamenti tramite lo studio delle Sacre Scritture. Si avverte in que­sta espressione l'eco delle parole dell'apostolo Paolo al discepolo Timoteo, al quale an­nuncia il Vangelo di Cristo come «una parola sicura, d'egna di essere accolta e creduta» (l Timoteo 4,9) .Abercio, infatti, dichiara di avere Paolo come compagno di viaggio, ri­ferendosi sia all'esperienza paolina dei viaggi attraverso le terre dell'Impero, di cui egli stesso segue in parte le orme (anche Gerapoli era stata attraversata da Paolo per anda­re ad Efeso, nel suo terzo viaggio), sia alla concreta compagnia dei suoi scritti, diffusi ormai capillarmente nella Chiesa dello scorcio del II secolo e inseriti nel canone neo­

testamentario appena definito. Vicino al cippo di Abercio [pagina 72], che è anche la più antica iscrizione cristiana si­

curamente datata, altre testimonianze epigrafiche menzionano personaggi citati nel Nuovo Testamento, come quella che ricorda il governatore della Siria Quirino, duran­te il cui mandato Maria e Giuseppe si recarono a Betlemme in occasione del censi­mento ordinato da Augusto (cfr. Luca 2,1-5); oppure l'iscrizione del re Areta, durante il cui regno Paolo fu imprigionato a Damasco (cfr. 2 Corinzi Il,32) . Nei versi di Abercio, che si dice «discepolo del casto Pastore...», riecheggia anche un passo famoso del Vangelo di Giovanni: quello in cui GesLI si definisce appunto «il buon Pastore, pronto a dare la vita per le sue pecore» (Giovanni 10,11; cfr. anche Ezechiele 34). La raffigurazione di un pastore con un agnello sulle spalle, così come di scene con temi pastorali, era assai diffusa nell'arte antica, riferita ad una pluralità di temi positi­vi, fra i quali il pi ù significativo appare quello della philanthropta. I cristiani dei primi secoli trovarono naturale utilizzare queste stesse immagini per veicolare attraverso di esse un contenuto nuovo: la Rivelazione, appunto, di Gesù quale Buon Pastore. Ciò mostra chiaramente come le immagini e il pensiero degli antichi non vennero disprez­zati o rifiutati, ma colti nella loro potenzialità preparatoria della Rivelazione cristiana (i "semi del Verbo" che i primi scrittori cristiani, i Padri della Chiesa, riconobbero spar­si da Dio nel mondo antico). Ai cristiani spettava individuare tali semi e svelarli, in una libertà interpretativa che a noi oggi appare ammirevole. Il Pastore assunse allora - come nel più celebre degli esempi, vanto del Museo Pio Cristiano [pagina 73] - il volto umano di Apollo, dio del­la bellezza e dell'eloquenza, eco delle parole del Salmista al futuro re d'Israele: «Tu sei il più bello di tutti gli uomini, incantevoli sono i tuoi discorsi; Dio ti ha benedetto per sernpre!» (Salmo 45,3). Un'altra immagine fondamentale dell'iconografia paleocristiana, spesso affiancata a quella del pastore, è quella dell'''orante'', figura femminile in veste panneggiata, con le mani allargate e alzate al cielo, anch'essa tratta dal repertorio artistico pagano, in cui ser­viva a personificare la pietà (pietas) verso gli dèi. Il Salmo 23 sembra quasi dare parola alla Pietà reinterpretata in senso cristiano e rivolta al vero Pastore:

«Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca. Su prati d'erbafresca mi fa riposare; mi conduce ad acque tranquille, mi ridona vigore; mi guida sul giusto sentiero: il Signore è

[cdelet Anche se andassiper la vallepiù buia, di nulla avreipaura, perché tu resti al mio fianco, il tuo bastonemi dà sicurezza. Perme tu prepari un banchetto sottogli occhi dei miei nemici. Con olio mi profumi il capo, mi riempi il calice fino all'orlo. La tua bontà e il tuo amore mi seguiranno per tutta la mia vita;starò nella casadel Signore per tutti i mieigiorni».

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È interessante notare co me la trasformazione cristiana di qu esti due temi iconografici pagani trovi la su a pi ù pu ntuale completezza in ambito fu nerario, dinanzi cioè all'e ­sperienza del la mort e, la "valle più buia". Lo si osserva so pra tt utto in un sarcofago pro­veniente dalla Via Salaria [pagina 66], pervaso da un a raffinat a aura letteraria, dove i due sposi defunti, in atteggiamento filosofico, paiono di scutere - ave ndole davanti a sé come visibili - propri o delle parole rivolte dal fed ele O ra nte al Pastore sec ondo il Sa l­mo 23 : «Anche se anda ssi per la va lle più bu ia, di nulla avrei pa ura, perch é tu resti al m io fianco, il tuo bastone mi dà sic urezza» . Le raffi gu razioni a ncora legate a personificazion i si mboliche d i immagini bibl ich e si affianche ra n no pres to, nel corso del III seco lo, a nuove scene nar rati ve tratte diretta­mente dal1e pagine del1'Antico e del Nuovo Test am ento. L'idea di un ità dei due grandi momenti della Rivelazione d ivina risulta così evidente fin da q ues ti primi esempi. Il sarcofago "di Gion a" [pagina 60] mostra l'interpretazione cris t iana di tale celebre e breve racconto profetico: questo è infatti, secondo le parole di Ges ù, il "segno" che pre­figura la sua Risurrezione clalla morte (cfr. Matteo 12,39-40 ). Nel sa rcofago sono pre­senti anche altri "segni" pasquali: quello della risurrezione di Lazzar o (cfr. Giovanni 11,41-44), e - particolare quasi nascosto ma illuminant e - qu ello dell'acqua del dilu ­vio, dalla qu ale No è è tr atto in sa lvo. Il sarcofago pare, dunque,"ra ffigura re" - for se con la m ed iazione degli sc ritti dei Padri - l'idea paolina della ris urrezione di Cr isto qu ale presupposto della sa lvezza del cris tiano: «Se infa tt i sia mo stat i totalmente uniti a lui co n una morte simi le alla sua, lo saremo anche con la sua ris urrezione» (Roma ni 6,5). Attraverso il battesimo, ric hia ma to dall'acqua delle du e sce ne vetere-tes tam entar ie e dall'episodio a pocr ifo di Piet ro che battezza i carcerieri raffigurato in alto, ogni cri­stiano - e così il defunto d i ques to sarcofago - sa di essere unito alla m or te di Cristo e alla sua risurrezione. Si noti infine, insieme alle scene narrati ve, la permanente presen­za dell'immagine simbolica del Pas to re, nonché di quella del Pesc ato re , anch'essa di origini precristiane, genericamente allusiva alla pace del m ondo mar ino. Una possibile m oti vazion e circa le origini delle scene dell'ar resto d i Pie tro e del batte­sim o dei carcerieri, ancora iconogr aficamente in cert e sul sarcofago di Giona, e della pre d izione del rin nega mento di Pietro che compare qu ale sce na cen tra le di un altro elega nte sa rcofago [pag in a 44 ], è qu ell a dell 'esperien za tr ag ica dell e p ersecuzioni. Q uesta ebbe uno dei su o i momenti c ulm inan ti p roprio alla m età del III sec olo co n la sanguinosa pe rsecu zione di Decio e con la d rammati ca vicenda ad essa legata dei "li ­belli" di ab iura clella fede, che mise alla prova la coesione dell a comu nità ecclesiale. Un' ulter io re influenza pot éess ere esercitata dalla riflessione sul primato della comu­nità romana nel co nsesso eccles iale universale, da essa presie duto "nella carità" (Igna­zio d'Antiochia, Ad Romanos, i.n. La "pace della Ch iesa", dopo l'editto di Costantino de l 313, segnò una demarcazione fondamentale nella vit a della com un ità cristiana. All' espansione evangelizzatrice e al radica mento istitu zio nale , nonch é alla fioritura teologica del "seco lo d 'oro" dell a patri ­st ica, corrispose un fervore ar tist ico senza preced enti che insieme alle grandiose basi­lich e rec ò un nuovo st raord inar io sv ilu ppo dell'i con ogr afia cris tiana . Dopo le prime sce ne ormai sempre più frequ en ti sulle decorazioni fro n tali dei sa rcofagi, le iconogr a­fie bibl ich e si diffondon o ca pillarmente e affollan o in modo sorprende nte i"freg i co n­t inui" dei sarcofagi cos tan tin iani, co me dimost rano gli esem pi scelti pe r qu esto vo lu­me [pagine 74, 75 ] e i molti altr i esposti nel Museo. Vi si alte rna no le immagini del­l'Antico e del Nu ovo Testamento che alludono alla sa lvezza: il sac rificio d'Isacco, Ezc­chiele e le ossa che r iprendono vita, Daniele fra i leoni , i miraco li di Cana e della mol­tiplicazione dei pani, le guarigioni del cieco e del p ar alitico , ecc. L'elemento salvifico si sposa felicemente con quello della speranza della vit a fut ur a, comunque implicito nei monumenti funer ari. Il senso dell 'a ccost ament o fra le var ie scene il più delle volt e ci sfugge, bench ési abbia spesso l'impressione che esse non fossero di sposte secondo un mero disordine de co­

ra tivo, ma segu issero piuttost o un a logica di consequenzialità o di r ima ndo fra i du e Test amenti , a nco ra da approfond ire e ve r ifica re. Non è semplice , ad esempio. ind ivi­

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duare il ruolo avuto dalla committenza personale o ecclesiale nella selezione delle sce­ne, in rapporto soprattutto a quei disegni preparato ri standard izzat i che facilmente s'indovinano diffusi nelle officine marmorarie, Proponiamo alcune delle situazioni iconografiche più notevoli. Nel sarcofago a fre­gio continuo inv. 31542 [pagina 46], la scena di Cristo presentato al sommo sacerdote do po l'arresto (cfr. Marco 14,53-65) è seguita da quella del rinnegamento di Pietro (14,66-72), avvenuto contemporaneamente nel cortile del sinedrio (<<Pietro, intanto, era ancora giù nel cortile...», v. 66). Nel sarcofago inv. 31472 [pagina 75], pur fra qual­che elemento di restauro, si nota il parti colare di Eva (nella scena dell'apparizione di Dio dop o il peccato ) che volge il capo a dest ra verso il Cristo della vicina scena del mi­raco lo di Cana: vi si può forse riconoscere un riferimento alla riflessione tipologica dei Padr i su Mar ia, nuova Eva (cfr. ad esempio Ireneo, Adversus Hcereses, 5,19). Stessa si­tuazione sul sarcofago inv. 31556 [pagina 74], dove la defunta, che t iene in mano un codice aperto, appare in dialogo con GesLI che compie il miracolo del paralitico: è un r iferimento alla speranza viva della salvezza per colei che fu destinataria di quel ma­nufatto, ma anche un richiamo al libro delVangelo,nel quale questa paro la di salvezza, "degna di fede", è resa attuale in ogni tempo, ad ogni persona. L'affollamento delle scene comporta delle interessanti trasgressioni ai canoni figurativi ormai affermati. Il sarcofago inv. 31553 [pagina 74J ne è forse l'esempio pi ù singolare e cur ioso. La guarigione della donna malata di emorragie è riconoscibile, abitualmente, per il gesto di lei che tocca il mantello di Gesù (cfr. Marco 5,27) e per la mano dello stes­so Gesù poggiata sulsuo capo. In questo caso, invece, per l'affollamento del campo ico­nografico.l a figura del Cristo è spa rita, e la donna tocca a sinistra un mantello sbaglia­to (quello di un apostolo test imone del miracolo della moltiplicazione ), mentre è toc­cata sulcapo dalla mano di Dio che appare, a destra, ad Adamo ed Eva. All'osservatore del IV secolo doveva riuscire comunque immediata, tramite la chiave di lettura dei due gesti "canonici", l'identificazione dell'episodio evangelico della donna guarita. Ai sarcofagi a fregio continuo seguono, nell'esposizione, quelli pi ù grandi e spettaco­lari a doppio registro (cioè con due fregi continui sovrapposti), fra i quali primeggia­no i sarcofag ] detti "dei due Test am enti" [pagina 76] e "dei due fratell i" l pagina 77 ] . I due sarcofagi,capolavori della scultura funeraria paleocristiana , costituiscono il cuore delle collezioni del Museo Pio Cristiano e test imoniano la diffusione della conoscenza dei test i biblici e patri stici, nonché la ricchezza culturale della comuni tà cristiana di Roma nella prima metà del IV secolo. In particolare, sul sarcofago "dei due Testamen­ti", che per la ricchezza iconografica e dottrinale è detto anche "dog matico", scolpito a Roma nel secondo venticinquenn io del IV secolo, sembra risuon are l'eco della rifles­sione del primo concilio ecumenico della Chiesa, quello di Nicea (325) e del "simbolo" della fede nel Dio trinitario (il"Credo") che vi fu formulato. Su questo sarcofago si tro­va la più antica raffigurazione conosciuta della Trinità, personifi cata in tre figure ma­schili d'u guale sembiante e rap present ata nel contesto della Creazio ne, quasi come dettata da lla lettura del testo del concilio. [I Padre"creatore"va riconosciuto nel perso­naggio centrale, seduto in cattedra e col braccio alzato nel gesto della parola (cfr. Ge­nesi 1,3); tale gesto si continua mirabilmente nel braccio del Figlio/Parola, «per mezzo del quale tutte le cose sono state create» (Colossesi 1,16, cardine del"Credo" niceno), che trae Eva dal corpo disteso di Adamo. Lo Spirito, invece, è a sinistra, meno caratte­rizzato (come nello stesso testo conciliare) e simile, nel registro inferiore,alla figura del profeta nella scena dell'Epifania. Lo Spirito, infatti, «ha parlato per mezzo dei profeti», secondo un'aggiunta al testo niceno fatta nel concilio di Costantinopoli (381), che ac­coglierà, in verità, un concetto acquisito fin dai Padri più antichi. L'Epifania "manife­sta", infine, a tutti gli uomini la nascita sulla terra del Figlio di Dio, che è il"nuovo Ada­mo" nato da Maria "nuova Eva", disceso a ristabilire il progetto creativo di Dio com­promesso dal peccato originale. Il para llelo fra i due Testam enti, così evidente nella raffigurazione , appare ancora una volta come un concetto familiare alla comunità dei prim i secoli, per la quale «i dogmi comuni ai cosiddetti Antico e Nuovo Testamento formano un'armonia» (Ori gene, In Iohannem,5,8).

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An ch e i sa rcofagi a doppio regist ro presentano l'affollamento d i sce ne osserv ato sui fregi continui. Alcu ne scene bibli ch e vi trovano un posto stabilito, costantemen te ri­spettato , come quelle della consegna della Legge a Mosè e del Sac rificio d'Isacco , collo­cate a sin istra e a dest ra del tondo centrale dove sono raffigur ati i defunti. La ma no di­vin a, che appare in entrambe le scene, è sem pre inse r ita negli spazi angolari fra il ton ­do e il bordo superiore del sarcofago. In qu alch e caso, però , insieme alla mano d i Dio ch e frena dall'alto il coltello di Abramo, un angelo in se rnb ianze um ane trattiene l'altro braccio del patria rca. Ciò che potrebbe apparire come una duplicazione è in rea ltà un tentativo di richiamare più letteralmente il testo biblico, dove la volon tà salvi fica di Dio è manifestata dall' appar izione d i un angelo (cfr. Ge nes i 22, 11- 15). An ch e le scene evangeliche della v ita di Cristo si arr icch isco no di nuove raffigu razio­ni, legate soprattutto all'evento della Pasqua, centro della fede crist iana. Su alcu ni sar ­cofagi [pagina 78 ] della prima met à del IV seco lo co mpare un 'antica raffi gu razione sim bolica della Risur rez ione di Gesù: un vess illo trionfale che unisce la croce al mo­no gramma del nome d i Cr isto. Quest'immagin e (detta, dal greco, Andstasis, cioè "ri­surrezione") è affian cata da immagini della Passion e di Cristo o da altre scene bibliche. Su un sa rcofago con l'Anristasis rinvenuto sotto la Basilica Vati cana, e ora pe rduto, compare anche, per la prima volta, l'immagine delle pie donne al sepolcro al mattino d i Pasqua [pagina 54), che i cr istian i d 'Oriente se rbera nno come icona princip ale del­la Risu rrezione di Cristo , insiem e all'episodio della sua "d iscesa agli inferi ". La seco nda metà del IV secolo, co n l'affermarsi del pres tigio della com unità crist iana e sotto l'influsso delle fastose decoraz ioni nelle ba sil iche, vedrà il d iffondersi sui sarcofa­gi d i sce ne trionfali o apocalitt iche, nelle quali il Cr isto ha se m bianze "imperiali" e i suoi apos toli quelle d i dignitari. Fra le vari e sce ne, la più significa tiva del nuovo imma­ginario iconografico è quella della traditio Legis ("con segn a della Legge"), ambie nta ta in un contesto parad isiaco - come sugger isce il mon te dal qu ale nascono qu att ro fiu­mi - , nella quale Ges LI porge un rotolo a Pietro (m a qualche volta a Paolo) alla presen­za sp ecu lare dell 'alt ro apos tolo [pagina 79]. Quest a "legge" è rife rimento alla nu ova al­lean za inaugurata per ope ra del "nuovo Mosè", e richiama il "comandamento nu ovo" dell' amore che compie e sos tit uisce l'antica Legge, r ivelato dal Signore al momento dell a lavanda dei pied i (cfr. Giovanni 13,14.34), esp licitamente raffigurata sul sarcofa­go inv. 31487 [pagina 79]. Su tali sarcofagi grande spaz io ricevono due scene della vita di Ges LI che si ricolle gan o al clima della traditio: quella trionfale dell'ingresso in Geru­salemme e quella dell' incontro co n il dubbioso Pilato , dove Gesù, accompag nato da un solda to, appare come il vero re. La scena dell'ingresso a Gerusalemme è presente anc he in un'altra tipologia di sarco­fagi del tardo IV secolo, quella che prende il nome dalla raffigurazion e centrale dell a guarigione del paralit ico alla piscina d i Betzata (o Beth esda; cfr. Giovann i 5,1- 18) [pa­gina 80), presentat a su un prezioso sfo ndo architetton ico caratte ristico delle forme ar­tisti che dell'età di Teodo sio (379-395) . La figura di Cr isto vi appare ing igantita, m en­tre il " tes to" figurativo si fa più articolato, con l'inserz ione di vignett e che rimandano alla decorazione miniata dei codici. In quest' età tarda , il prevalere dell e scene trionfali o simboliche non limita la presenza e la di ffusione delle scene bibli che. Qu este an zi si es pa ndono per dimen sioni e parti­colari narrativi, fin o al caso eccezion ale dei sarcofag i cosiddett i"de l Passaggio del Mar Rosso" (cfr. Esodo 14,5- 31), che riportano sul lato frontale un unico episod io bibli co . Il Mu seo Pio Cristiano ne possiede un esemplare integro e notevolissimo [pagina 8 1], do ve si rico nosc e il tema artist ico dell a "ba ttag lia", caro all' illus trazione dei codici tar­do -antichi , con l'esercito del Faraon e che esce dalla ci ttà all' inseg uimento del popolo ebraico. A seguire, è descritto il dramma dei cava lier i ingh iott it i dal ma re richiuso da Mo sè con il bastone donatogli da Dio, segno dell'i nte rvento divino e cen tro focal e del­la scena, purtroppo unico particolare perduto. A dest ra, il popolo d'I sr aele è già al si­curo in un'atmosfera d i pace (interrotta dal so lo bimbo che si s tr inge al padre, turbato dalla terribile sce na del mare), con M ir iam che suo na il t impano (cfr. Esodo 15,20-21) . Sullo sfondo degli Israeliti appaiono la colonna di fuoco e - particolar e di eccezion ale

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r ilevanza - una cor tina urbana che r ichia ma e anticip a la Città promessa ancora da raggiunge re. Scena ricca d i risvolt i cr isto logici, pasquali, escatologic i. L'espos izione del Museo Pio Crist iano si co nclude con una selez ione di frammenti or­nati con due delle scene bibliche più freq uenti nell 'arte pa leocristiana : quella dei gio­vani ebrei ne lla fornace (cfr. Daniele 3,1-33) [pagina 821 e qu ella de ll'a dorazio ne dei Magi (cfr. Ma tteo 2,1-12) [pagine 83 e 84],entram be spesso inse rite negli sp azi svilup­pati orizzon talme nte dei coperchi dei sarcofagi, di cui sono esposti alcuni esemplari no n pi ù riconducibili alla relativa cassa perduta. Scene che rinviano al contesto della testi monianza del martirio (i giova ni che si rifiutan o di adorare l' idolo e sono salvati da l fuoco della fornace per intervento d ivino ) o a qu ello della diffusione della fede tra i "Genti li" (i Magi, venuti da Oriente, ai quali viene rivelata la salvezza ). «Le rag ion i di credere nella ris urrezione dai morti noi le troviamo proprio nella Ri­surrezione de l Signore. Egli, infa tti, che ha risuscitato Lazzaro, mor to da quattro gior­ni, e la figlia d i Giàiro e il figlio de lla vedova, ha anche ridestato se stesso il terzo gior­no , su co ma ndo del Padre, lui che è il peg no de lla nos tra risurrezio ne.A co lui, poi, che ha fatto uscire Giona il terzo giorno vivo e intatto dal ventre de l gra n pesce, e i tr e gio­vani dalla fornace d i Babil onia e Dan iele dalla fossa dei leoni , no n mancherà la poten ­za d i risuscitare anche noi!». Le parole de lle Cost ituz ioni Apostoliche (5,7), un testo cr ist iano del tardo IV secolo, costituiscono una chiave interp retativa sicur a per le raf­figurazion i che abbiamo incont rato. Esse risuonano viva mente ne i versi composti in qu egli stess i an ni da papa Damaso (t 384) per la propria sepoltura, quasi duecento an ­ni dopo l'epit affio di Abercio: «Co lui che ca mm inando premette le o nde tumul tuose de l mare, che ridona la vita ai semi morent i nella terra, che pot ésciogliere i lacci letali de lla mo rte e dop o le tenebre, dop o tre giorn i, ridare d i nu ovo il fratello tra i viv i alla sorella Ma rta, credo che dalle sue cene ri fa rà risorgere Da rnas o». Da l riferim ento degli episodi biblici al contesto della speranza di vit a oltre la morte traspare anche la fam i­lia rità con le Scritt ure dei fedeli per i qua li quei monument i furo no realizzati. A tale fa­mili ari tà la cos tit uzione concilia re «Dei Verbum» ha int eso richiamare caldamente i cr istiani del nostro tempo (cfr. DV 25), conferm ando così an che la strao rd inar ia attua ­lità de lle im magin i di quei pr imi fratelli nella fede, al tempo della Chiesa indivisa.

Um ber to Utro Responsabile del Reparto per l'Arte Paleocristiana dei Musei vaticani

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L'iscrizione sepolcrale di Abercio inizidci IIIsecolo d.C; Musei Vat icaui,Museo l'io Cristiano, inv. 31643.

Su Abcrcio, vescovo di ( icrapoli in Frigia al tempo di Marco Aurelio (t 216), csi­stcvnuna Icggenda del lVsecolo,riportata da codici medievali ma rircnutu in pas­sato falsa, come l'iscrizione greca in versi ivi contenuta. Nel IHH3 l'archeologo scozzeseWilliam Ramsay rinvenne. incastrali nelle mura delle terme dell'antica (;erapoli, due frununcnti originali di tale epitaffio,perfettamente corrispondenti allesto finoalloraconosciuto.l 'iscrizionedi Ahcrcio, i cui franuucnt ivennero poi donati al papa LeoneXIII.l' oggi la piilantica iscrizionecristiana sicuramente da­labile.Visi notino i molti ri lì:rilllL'llti ad iIlllllagi ni bibiichc,come pure l'esplicito richiamo alle Scritture,"degnedi lede",l'alla fìguradi Paolo. "compagno di viag­gio"di Abcrcio,

'1 raduzioucdel lesto [tra parentesiquadrc i versi integrati I /e .itunluu:di (,IcI/II (iI/lÌ, mi sClI/o./ilflO uucsto nunuuncnto dII vivo, pcr (/l'l'/'('qui JlO­bile sl'poll1/1'1I dcimiomrpo: io di JlOIIIC 1\ IICrcio, dis(cpolodci casto tusune clu: pllsm­IIIgrl'~gi di p('mrc per IIIOJlli l' piuuun: du:1/11 ~m/llli occhi, l'hl' dlll/'11110 gJlllnlcl/1O do­vIIIII/Jlc ./~t:li iJljill/i mi istrittin Scritture dc'gJlI' di./i'dl' el mi invio Il Ront« Il conteni­p/III'Cil rl'g/lo l' l'l'dcn-/II rcg;'/II iu uurca veste cd uutr!calzari. Vidi IlÌ IIJ1 popolo (hl' 1101'111 11I10 sll/mditlo si.~il/o. Visillli uuchc /11 piuuura l' tuttelccittùdl'll11 Siri« l',PIISSI/­lo 1'I:/~/i'llIC, Nisibi. /i 01'11I11/111' Ifilmi mJlllltlglli, avendo Puo Ctllllpllgllo di vil/g~io.

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Sarcofagi a fregio continuo con scene bibliche primi decenni - metà del IVsecolo d.C., Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano.

Iinv.'>1553ISacrificiod'Isacco « icncs] 22,1-19); ( iuarigionc del cieco (Marco 8,22-26; 10,46-52 l ' brani evangelici paralleli) ;Gunrigioncdel paralitico (Marco 2,1-12c paralleli); Moltiplicazione dei pani e dei pesci(Marco 6,30-44;8, l -I Oe paralleli); Guarigione delladonna malata (Marco 5,25-34 e paralleli);I)io compare ad Adamo ed Eva dopo ilpeccato originale « ;enesi 3,8- 13); Ezechielc c Il'ossa che riprendono vira (Ezechiele 37,1-14).

Iinv.31556/ Dio riceve leoffertedi Caino c Abele« icncsi4,3-5); Dio compare a Adamoed Eva dopo ilpeccato originale « ìcnesi3,8-13); ladefunta in atteggiamCl1lo filosofico; (;uarig ione del paralitico (Marco 2,1-12 e paralleli);Guarigione del cieco (Marco 8,22 26; 10,46-52c paralleli); Miracolo di Cuua (Giovanni 2,6-8); Risurrezionedi Lazzaro (Giovanni Il,38-44) .

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Iinv. 31509 J FRONTE: Pietro battezza i carcerieri (Attiapocrif di Pietro);Arresto di Pietro (Atti apocrifi di Pietro); Miracolodi Cana ( ìiovanni 2,6-H); orantc femminile: Guarigione del cieco (Marco H,22-26; 10,46-52 e paralleli);Moltiplicazione dei pani e dei pesci (Marco 6,30-44; H, 1-\ () c paralleli); Risurrezionedi Lazzaro (Giovanni 11.3H-44). AI.ZA'li\ DEI. CC ll'E1l( :III(l: busto femminile (di restauro) inquadrato da un velol'et to da genialati,ai cui fianchi sono due cacciatori che reggono una lepre; tabellacon iscrizione funeraria;scene di cacciaal cinghiale.

Iinv 3147211 )io c.:ompare a Adamo cd l~va dopo il peccato originale ( .cncsi J,H-13); Miracolodi Cann (Giovanni 2,6-H) ; Guarigione del cieco (Marco H,22-26; 10,46-52 e paralleli); Ezechiele e leossa che riprendono vita (Ezechiele 37, 1-14); Predizionedel rinnegamento di Pietro (Marco 14,26-31 e paralleli) ; Guarigione del paralitico (Marco 2, 1-12 e paralleli);Sacrificiod'Isucco ( icucs]22.1 -19); Arrestodi Pietro (Attiapocrifidi Pietro); Pietrobattezza i carcerieri(Attiapocrifi di Pietro).

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Sarcofago "dei due Testamenti" o "dogmatico" ca. 325-350 d.C; MuseiVaticani, Museo PioCristiano, inv. 31427.

RE< i1STROSUPERIORE:Creazione di Eva ( icnesi2, 18-25) ; Dioconsegna a Adamo ed Eva isegni del lavoro( icncsi 3, 17-23); tondo COli busti dellacoppia di defunti,dai voltinon delineati; Miracolodi Cana ( ;iovanni 2,6-8); Moltiplicazione dci pani e dei pesci (Marco 6,30-44; 8,1-10 l ' paralleli); Risurrezionedi Lazzaro ( ìiovanni Il ,38-44).

RE<i1STRO INI'EI(lOIU.:Adorazionedei Magi(Manco 2,9-11); Guarigione del cieco (Marco 8,22-26; 10,46-52 e paralleli); I)anicle nella fossa dei leoni, fra il l'l ' Ciro cd Abacuctrasportato dall'angelo (Supplementi al ),lIliele 14,31-42); Predizionedel rinncgamcnto di Pietro (Marco 14,26-31 e paralleli);Arresto di Pietro (Alti apocrifi di Pietro); Pietro battezza i carcerieri (Attiapocrifi di Pietro).

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Sarcofago "dei due fratelli" ca. 325-350 d.C., MuseiVaricani, Museo Pio Cristiano, inv. 3J543.

RE( aSTRO SUI' EIUORE: Risurrezionedi I.azzaro (Giovanni I 1,3H-44); l'rcdizionc dci rinncgamcnto di Pietro (Marco 14,26-3ie paralleli); Mosè riceve la Legge (Esodo 19,3;31, IH); conchiglia «1I1 i busti dci defunti:Sacrificiod' lsacco ( ;l'Ilesi 22,1 -11)); Pilatosi lava le mani (Matteo 27,24-25).

RE( iISTRO INI 'EIUORE: Pietro battezza icarcerieri (Atti upocrif di Pietro); Arresto di Pietro (Atti apocrifi di Pietro); IJaniclcnella tllssa dei leoni con Abacuc (Supplementi a l )alliclc 14,31-42); Catechesidi Pietro ai carcerieri battezzati (Atti apocrif di Pietro); ( ;uarigiollc dci cieco (Marco H,22-26; 10,46-52c paralleli); Moltiplicazioucdci pani c dci pesci (Marco 6,30-44; H,I -I () l ' paralleli).

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Sarcofagi "della Passione" o "dell'Anàstasis" ca. .12~-350 d.( :., MuseiVaticani, Museo PioCristiano.

Iinv 2H5lJ Il Caino c Abelc offrono sacrifici a I)io « icncsi4,3-5); Arresto di l'il'! ro (Atti upocrif di Pil'! ro); !l1IIisllISis (croce sormontatn dal monogranuna di Cristo entro corona, con colombe che ne beccano i [rutt i,sovl'asta nIl' due soldati vinti: immagine simbolica della Risurrezionedi Cristo): MarIiriodi Paolo (Altiapocrifidi Paolo); (iiobbe"paziente"conia mogliel'un amico « iiobbc2,7-13).

Iinv. .11525111 cireneo porta lacroce (Marco 15,21 l' paralleli); Cristo coronato di spine (Marco 15,16-19 c paralleli);111IIisIIISis (croce sonnontutu dul monogranuna di Cristo cntro corona, con colombe che ne bCCGlI10 i frulli, sovrustuntcdue soldati vinti: immagine simbolica della Risurrezionedi Cristo); Cristo condotto davanti a PilatoIMarrn 15,1-15e paralleli).

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Sarcofagi "della traditio Legis" finedel IVsecolo d.C; MusL'Ì Vaticani, Museo Pio Cristiano,

Iinv. 314H7J Lalavanda dei piedi ( iiovanni 13,1-20); Pietro condotto al martirio (Atli apocrif di Pietro); Cristo consegna la nuova Legge a Pietro, in presellzadi Paolo (tmtiitio I.cgis: temu d'ispirazione apocalittica): Cristo condotto davanti a Pilato(Marco 15,1-15 e paralleli).

IiIlV. 3 14H() I FRONTE : Ingressoti i ( ;eSll a Gerusalemme (Marco l l . I-IO l' paralleli);Cristo consegna la nuova Legge a Pietro, in prl'SellZa di PaoloUmilitio I.cgis: temu d'ispirazione upocalinicu): Cristo condotto davanti a Pilato (Marco 15.)··15 l' paralleli); AI.ZSli\ 1lI'1.C< II'EltCllIll: I tre fanciulli nella fornacee l'idolo di Nabucodonosor (I),lIliell' \ 1-33); tabella Sl'l1Z;\ iscrizione retta da due geni alali;Adorazione dci Magil' dci pastori (Manco 2, 1-12 I· l.uca 2.16).

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Sarcofago con il miracolo di Betzata o Bethesda ( iiovanni 5,I-I H)

ca. :I75-400 d.( :.,MuseiVaticani, Museo PioCristiano, inv.31461.

Guarigione di due ciechi (Mattco 9,27-31 ); ( ;uarigione delladonna che soffrivadi emorragie (Marco 5,25-34 e paralleli); (;uarigiollc dci paraliticoallapiscinadi llctzata ( icsù,i1llolllpagnalo da due apostoli, si rivolge oltre lacolonna al paralitico, ilquale è disteso sotto la piscinastilizzatu: sopra di essa <.' lascena dci miracolo); Ingressodi (;esll in Gerusalemme (Marco 11,I-II e paralleli).

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Sarcofago con il Passaggio del Mar Rosso (Esodo 14,5-21)

ca. 375-400 d.C; Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano. inv.31434.

Passaggio del Mar Rosso (da sinistra: l'esercito egiziano .guidato dal Faraone su lino bigo; i cavalieri che precipitano HL:! mare, chiuso da Mosc con il bastone disteso - perduto - ; il popolo d'Israele in salvo.guidato dalla colonna di fuoco, su uno sfondo urbano da identificarsicon la Gerusalemme promessa).

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Fronti e frammenti di sarcofagi con i treragazzi nella fornace primi decenni dcii V secolod.C :., Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano.

Iinv. 315411 Particolare di un coperchiodi sarcofago con lascena dci tre ragazzi nellafornace(Duniclc J, 1-33).

Iinv.314711 Noè nell'arcariceve lacolomba (C iencsiH,I l) ; ( tre ragazzi nella fornace(Daniele3.1-33).

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Fronti e frammenti di sarcofagi con la Natività e l'Epifania IVsecolo d.( :.. MuseiVaticani, Museo l'io Cristiano,

Iinv.31450I Ezechiele l'Il' ossa che riprendono vita (Ezechiele37.1-14); Adorazione dei Magi (Manco 2,1 -12).

[inv. 315631 Framrucnto di un coperchio di sarcofagocon la Nativit à (Luca 2,7).

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Fronti e frammenti di sarcofagi con la Natività e l'Epifania IV s 'colo d.C., Musei Vatkani, Museo PioCristiano.

Iinv. 31 151) IAdorazione dei Magi (Mauco 2, I- 12); Daniele nella r. Issa dei leoni (Daniele 6,17-25).

I lIlV. J 15.\.1 1l'articolaredi un coperchio di sarcofago con l'Ado razione dei Magi (Mattco 2,1- 12).