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Lezione 11 parte II 10/04/2005 Pierpaolo Cavallo 1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Corso di laurea in Biologia Indirizzo Biologia Sanitaria Malattie da errato stile di vita Prof. P. Cavallo Prof. P. Cavallo Prof. P. Cavallo Prof. P. Cavallo FUMO DI TABACCO Il tabacco è stato importato in Europa nel XV secolo. Da metà XVIII secolo si diffuse il consumo di sigarette. Il fumo di sigaretta è una miscela composta da una parte gassosa (gas e vapori) una parte solida (particelle microscopiche). 2 SOSTANZE DANNOSE NEL FUMO Sono di tre diversi tipi: TOSSICHE: nicotina (alcaloide psicoattivo) che fa rientrare il tabacco fra le droghe, e monossido di carbonio , che riduce il trasporto di ossigeno del sangue; IRRITANTI: ossidi di azoto, formaldeide etc. che danneggiano la funzione dei bronchi; CANCEROGENI: oltre 50 tipi , completi o co-cancerogeni, che sono agenti causali certi per il polmone e aumentano il rischio per cavo orale, laringe, esofago, rene, vescica. 3 Polmoni di fumatore

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Lezione 11 parte II 10/04/2005

Pierpaolo Cavallo 1

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO

Corso di laurea in Biologia Indirizzo Biologia Sanitaria

Malattie da errato stile di vita

Prof. P. CavalloProf. P. CavalloProf. P. CavalloProf. P. Cavallo

FUMO DI TABACCO

Il tabacco è stato importato in Europa nel XV secolo.

Da metà XVIII secolo si diffuse il consumo di sigarette.

Il fumo di sigaretta è una miscela composta da� una parte gassosa (gas e vapori)� una parte solida (particelle microscopiche).

2

SOSTANZE DANNOSE NEL FUMO

Sono di tre diversi tipi:� TOSSICHE: nicotina (alcaloide psicoattivo) che fa rientrare il tabacco fra le droghe, e monossido di carbonio, che riduce il trasporto di ossigeno del sangue;

� IRRITANTI: ossidi di azoto, formaldeide etc. che danneggiano la funzione dei bronchi;

� CANCEROGENI: oltre 50 tipi, completi o co-cancerogeni, che sono agenti causali certi per il polmone e aumentano il rischio per cavo orale, laringe, esofago, rene, vescica.

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Polmoni di

fumatore

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Lezione 11 parte II 10/04/2005

Pierpaolo Cavallo 2

DIPENDENZA DA FUMO

Il craving è il desiderio irrefrenabile di fumare, dovuto alla DIPENDENZA psichica da nicotina che si instaura nel fumatore.

Dal 1996, infatti, il tabagismo è classificato dall’OMS come “malattia da dipendenza”.

La dipendenza da tabacco è anche fisica: oltre al craving si ha la sindrome di astinenza (ansia, irritabilità, incapacità di concentrarsi).

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COME SI FORMA UNA DIPENDENZA?

E’ un processo che si svolge in tre fasi:� AVVICINAMENTO: si prova un’esperienza in grado di soddisfare bisogni rilevanti;

� CONTATTO: gli effetti sperimentati sono giudicati, e se il giudizio è positivo, si ha la

� STABILIZZAZIONE: l’uso diviene una abitudine stabile, secondo lo stile di consumo preferito.

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EPIDEMIOLOGIA DEL TABACCO

Secondo l’OMS 1/3 della popolazione mondiale fuma.Paesi non sviluppati: 48% M, 7% F.Paesi industrializzati: 42% M, 24% F.

In Italia: per età > 14 anni si ha 32% M, 17% F, con una tendenza al calo dal 1999 ad oggi.

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FUMO NEI GIOVANI

Nella fascia 15-24 anni la quota % di fumatori appare simile a quella degli adulti oltre 24 anni, ma, fortunatamente, con tendenza a calare.

Giovani fumatori 2001 = 34.1%2002 = 29.1%2003 = 26.8%.

La riduzione è più netta per le femmine.

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FUMO PASSIVO

Il fumo di tabacco danneggia anche chi non ne fa uso diretto.

Danni da fumo passivo:� basso peso alla nascita;� “morte in culla” (SIDS);� malattie respiratorie nei bambini;� tumori e cardiopatie negli adulti.

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ALCOOL ETILICO

E’ considerato una delle droghe più diffuse a livello mondiale.

Si tende a sottovalutarne la diffusione per il fatto che assunto con moderazione ha effetti positivi.

La molecola viene assorbita senza digestione e la stomaco pieno la rallenta solamente; viene metabolizzato al 90% dal fegato.

Le sostanze prodotte dalla metabolizzazione producono danni al fegato (distruzione degli epatociti).

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DOSE ACCETTABILE DI ALCOOL

FAO: max 10% del fabbisogno calorico giornaliero.

OMS: max 30 g/die.Secondo età e sesso i valori in g/die sono:< 30 anni M = 43 F = 3030 – 60 anni M = 28-43 F = 24-30> 60 anni M = 28 F = 24

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10 G DI ALCOOL IN VARIE BEVANDE

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VINO

LIQUORE

BIRRA

APERITIVO

DANNI DA ALCOOL ETILICO

� MORTALITA’: per cirrosi, tumori (del fegato, bocca, laringe, esofago), suicidio, incidenti stradali ed infortuni sul lavoro;

� MORBOSITA’: malattia da intossicazione, disturbi neurologici, deficit nutrizionali, epatiti croniche, tumori gastrointestinali, ipertensione, anemia, cardiopatia ischemica.

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Lezione 11 parte II 10/04/2005

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ALCOLISMO

E’ la manifestazione della dipendenza:� fase pre-tossicomanica: aumenta la tolleranza (si assume una dose crescente);

� fase prodromica: amnesie da alcool;� fase cruciale: perdita del controllo sul bere e sull’adattabilità sociale;

� fase cronica: riduzione della tolleranza e comparsa delle complicanze mediche.

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ALCOOL E GIOVANI: CANADA 1989

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Fasce

di età

% di soggetti

con

problemi:

tra 15 e 24

anni erano

circa un

quarto…

QUADRI CLINICI DA ALCOOL

Sindrome da astinenza: compare in soggetti con alcolismo non avanzato, con tremori, nausea, vomito, insonnia.

Delirium tremens: segue l’astinenza in soggetti con alcolismo avanzato, con confusione, allucinazioni, aritmie cardiache.

Sindrome di Wernicke-Korsakoff: da alterazioni nutrizionali, confusione grave e delirio, seguiti da una fase di amnesie ed apatia.

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Lezione 11 parte II 10/04/2005

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EPIDEMIOLOGIA DELL’ALCOOL

A livello mondiale il consumo sta crescendo.In Italia il fenomeno è uguale, ma con:� CALO del consumo di vino;� AUMENTO del consumo di birra e liquori;� AUMENTO del consumo giovanile.Negli adolescenti il consumo di alcool supera quello di ogni altra droga.

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COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Il passaggio allo stile di vita urbano ha modificato il comportamento alimentare in tutti i paesi industrializzati.

L’alimentazione si è arricchita di cibi molto nutrienti e con ampia scelta: questo ha fatto migliorare la salute in generale ma ha anche prodotto la diffusione di malattie “da abbondanza” che prima non esistevano.

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OBESITÀ E BMI

Si parla di obesità tutte le volte che il l’Indice di Massa Corporea (BMI), è >30.

Il BMI è il rapporto tra peso in Kg. e il quadrato dell'altezza in metri.

Es.: peso 100 kg, altezza 1.70, si ha 100/2.89= 34.6 (obesità media)

Un indice >30 o >35 o >40 definisce il livello di gravità dell'obesità.

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Pierpaolo Cavallo 7

PESO RAGIONEVOLE

Il peso corporeo è un'entità che non si può modificare a piacere ma, come la statura, il colore dei capelli e degli occhi, è fortemente influenzato da fattori genetici oltre che ambientali e psicologici.

E' variabile da individuo ad individuo e per questo si definisce "peso ragionevole" quel peso al di sotto del quale la perdita avviene con grande difficoltà.

Il "peso ragionevole" è quel peso che può essere ragionevolmente raggiunto e mantenuto e che permette buone condizioni di salute fisiche, psicologiche e sociali. 19

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

ALIMENTARE (DCA)

Alcune ricerche sui Disturbi del Comportamento Alimentare, hanno dimostrato che vi sono numerosi elementi in comune tra questi disturbi e le dipendenze, come quelle dall'alcool e dalla droga.

“There is a strong argument that the eating disorders

are a form of addiction. Clinically, the behaviors that

define eating disorders and substance abuse are very

similar. Similar biological mechanisms account for

the compulsively progressive nature of both

disorders…”

Davis C. Addiction and the Eating Disorders Psychiatric Times February 2001 Vol. XVIII Issue 2 20

ANORESSIA E BULIMIA

Sono disturbi da ridotto (anoressia) o aumentato (bulimia) introito di alimenti.

Sono dovuti ad idee disfunzionali nei confronti del PESO e delle FORME CORPOREE.

Sono disturbi simili e collegati, nei quali la valutazione del sé viene influenzata eccessivamente da questi fattori.

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Lezione 11 parte II 10/04/2005

Pierpaolo Cavallo 8

CARDIOPATIA ISCHEMICA

E’ l’insufficienza cardiaca dovuta alla riduzione della funzione del cuore causata da carente afflusso di sangue al muscolo cardiaco.

Il carente afflusso di sangue è tipicamente dovuto alla deposizione di grassi (e calcio) nella parete delle arterie che nutrono il muscolo cardiaco (aterosclerosi).

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ATEROSCLEROSI

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Deposizione di grassi (e poi

anche calcio) sulla parete

delle arterie.

Le arterie si restringono ed

il sangue passa sempre

meno.

Arteria sana Placca

concentrica

Stenosi

significativa

Arteria

occlusa

QUADRI CLINICI DELLA CARDIOPATIA

ISCHEMICA

Dipendono dal grado di stenosi a cui le arterie sono arrivate:

� ANGINA PECTORIS: episodi di dolore toracico legati a sforzo fisico o stress grave;

� INFARTO: distruzione di tessuto cardiaco, perdita di parte della funzione del cuore;

� MORTE IMPROVVISA: infarto molto grave, con decesso in pochi minuti.

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Lezione 11 parte II 10/04/2005

Pierpaolo Cavallo 9

FREQUENZA E MORTALITÀ DELLA

CARDIOPATIA ISCHEMICA

� Diffusa nei paesi sviluppati (malattia da benessere);

� Frequenza variabile, legata a dieta e fattori ambientali;

� Minor rischio F e dieta povera di grassi saturi;� Tassi in calo nei paesi con adeguata educazione ed assistenza sanitaria

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CARDIOPATIA ISCHEMICA: RISCHIO

� Stile di vita: rischio in Giappone 6/1000, in USA 40/1000. I giapponesi immigrati in USA dopo 1 generazione hanno lo stesso rischio degli americani!

� Fattori MAGGIORI: sesso M, età >45, fumo, ipertensione, colesterolo;

� Fattori MINORI: diabete, obesità, alcool e sale in eccesso, sedentarietà.

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PREVENZIONE DELLA CARDIOPATIA ISCHEMICA

� PRIMARIA: non fumare, fare attività fisica (anche leggera ma regolare), colesterolo < 200 mg/dl, sale < 6 g/die, peso regolare, dieta adeguata (mediterranea?).

� SECONDARIA: screening adatti (glicemia, colesterolo, pressione, ECG); rimuovere o ridurre i fattori di rischio; educazione sanitaria al benessere e qualità della vita.

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IPERTENSIONE

E’ l’aumento della pressione del sangue oltre il valore di 140/90 mmHg.

La I cifra (massima) è la pressione sistolica cioè la “potenza” di pompaggio del cuore.

La II cifra (minima) è la pressione diastolica, cioè la “tensione” delle arterie in cui il sangue circola.

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TIPI DI IPERTENSIONE

� SECONDARIA a qualche malattia che stimola l’azione di pompa del cuore o la contrazione generalizzata delle arterie (es.: feocromocitoma, tumore che produce adrenalina). E’ rara.

� PRIMITIVA o ESSENZIALE: è una situazione subdola, che produce disturbi solo con valori alti (>180/110) ma che danneggia le pareti delle arterie ed è un fattore di rischio per il cuore ed i vasi in genere. E’ frequente.

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FATTORI DI RISCHIO DELL’IPERTENSIONE

Non sono definiti veri e propri fattori di rischio, ma c’è correlazione con:

� Sovrappeso;� Basso livello socio-culturale;� Eccesso di sale ed alcool nella dieta;� Predisposizione genetica.

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PREVENZIONE DELL’IPERTENSIONE

� PRIMARIA: consumo di sale ed alcool, controllo del peso;

� SECONDARIA: screening periodico e regolare per tutti, specie dopo i 45 anni; terapia anti-ipertensiva in tutti i soggetti con pressione >140/90.

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DIABETE

E’ una malattia cronica dovuta ad incapacità di utilizzare il glucosio e produce danni diffusi.

Il danno diffuso si produce perché un alto livello di zuccheri nel sangue danneggia le piccole arterie, cioè quelle che nutrono TUTTI i tessuti, e quindi tutti i tessuti perdono irrorazione.

I primi a cedere sono quelli che hanno più alto bisogno di ossigeno: cervello, nervi periferici, cuore, retina, rene.

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DANNI DA DIABETE

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Poi cominciano a cedere

anche quei tessuti, come la

pelle ed i muscoli, che

sono più lontani dal cuore

o che ricevono tanti piccoli

e ripetuti stimoli

traumatici. Tipico è il

PIEDE DIABETICO, che

finisce, talora, con una

amputazione.

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TIPI DI DIABETE

Si distinguono:� Diabete insulino-dipendente, giovanile, dovuto a distruzione (virus Coxsackie B4?) di alcuni tipi di cellule del pancreas e mancanza di insulina (0.1-0.2% della popolazione);

� Diabete non insulino-dip., >40 anni, legato all’obesità, con insulina nel sangue presente ma non funzionante.

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LABORATORIO E DIABETE

Test di laboratorio:� Glicemia a digiuno: < 120 mg/dl;� Glicemia 2 ore dopo carico: < 180 mg/dl;� Fruttosamina (indicatore del livello medio di glucosio nelle ultime 2-3 settimane): <280 mmol/l;

� Emoglobina glicosilata (indicatore del livello medio di glucosio negli ultimi 2-3 mesi): < 6%.

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PREVENZIONE DEL DIABETE

Per il diabete non insulino-dipendente la prevenzione, sia primaria che secondaria, coincide con quella della cardiopatia ischemica.

Per il diabete giovanile non è, allo stato, definibile una forma di prevenzione.

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BRONCOPATIE CRONICHE

Sono malattie respiratorie croniche con ostruzione delle vie respiratorie ed ipersecrezione di muco, legate al fumo e, in parte, anche all’inquinamento dell’aria nelle zone urbane. Si distinguono:

� Asma; � Bronchite cronica;� Enfisema.

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QUADRO CLINICO DELLE BRONCOPATIE

� ASMA: restringimento reversibile dei bronchi – quando diviene cronica non è più del tutto reversibile;

� BRONCHITE CRONICA: infiammazione dei bronchi con produzione di muco e ostruzione respiratoria ingravescente;

� ENFISEMA: distruzione progressiva del tessuto, con formazione di “bolle” non più capaci di alcuna funzione polmonare (insufficienza respiratoria cronica)

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TIPI DI BRONCOPATIA

39

normale

Bronchite

cronica:

ostruzione

progressiva

Asma:

restrizione

reversibile (in

parte)

Enfisema:

distruzione del

tessuto

respiratorio

“bolle”

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Pierpaolo Cavallo 14

FATTORI DI RISCHIO DELLE

BRONCOPATIE

� FUMO DI TABACCO: bronchite nei fumatori 6 volte più che non fumatori, gravità e mortalità legate a durata e n. di sigarette, smettere di fumare blocca l’evoluzione;

� INQUINAMENTO: effetto di somma per i fumatori;

� LIVELLO SOCIALE: più danni per livelli più bassi;

� OCCUPAZIONE: esposizione a polveri o gas nocivi.

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PREVENZIONE DELLE BRONCOPATIE

� PRIMARIA: smettere di fumare, eliminare il fumo passivo, specie per i bambini, azione sull’inquinamento atmosferico e sui luoghi di lavoro;

� SECONDARIA: screening con la spirometria per i fumatori ed i soggetti con tosse cronica, specie se <50 anni (ancora recuperabili con buone prospettive).

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TUMORI MALIGNI

Si definisce così un GRUPPO di malattie con svariate localizzazioni e tipologie, ma le cui cellule sono dotate di:

� NEOPLASIA: capacità di crescere infiltrando e distruggendo i tessuti vicini;

� ANAPLASIA: caratteristiche cellulari differenti dal normale (cellule atipiche);

� ETEROTOPIA: capacità di migrare a distanza per via linfatica o ematica (metastasi).

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Pierpaolo Cavallo 15

MORTALITÀ DA TUMORE

Sono la II causa di morte nei paesi sviluppati.

La mortalità totale e per tipo di tumore CAMBIA da nazione a nazione, cresce con l’età ed è maggiore per i maschi.

In Italia:� M = polmone, intestino, prostata;� F = mammella, colon, stomaco.

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AGENTI CANCEROGENI

� FISICI: radiazioni ionizzanti (tutte le sedi) e ultraviolette (pelle);

� CHIMICI: aflatossine e steroidi anabolizzanti (fegato), alcool e tabacco (vedi), amianto (pleura, polmone), arsenico, cromo (polmone);

� BIOLOGICI: virus animali (leucemia aviaria e felina), HBV – HCV (fegato?), papillomavirus (collo dell’utero?), EBV (linfoma di Burkitt in Africa).

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AGENTI CANCRO-INIBITORI

� FIBRE VEGETALI: assorbono i cancerogeni nell’intestino e ne permettono l’espulsione con le feci;

� FLAVONI (broccoli, cavolfiori): bloccano l’attivazione dei cancerogeni;

� CAROTENOIDI (frutta ed ortaggi gialli o rossi): proteggono il DNA dall’azione dei cancerogeni.

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FATTORI DI RISCHIO PER IL CANCRO

Le abitudini di vita possono inibire o favorire il contatto e l’azione dei cancerogeni.

Distinguiamo:� Fattori COMPORTAMENTALI;� Fattori dell’AMBIENTE DI VITA;� Fattori dell’AMBIENTE DI LAVORO.

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FATTORI COMPORTAMENTALI

�Alimentazione (quantità, qualità, tipo, abitudini correlate);

�Fumo;�Alcool;�Abitudini sessuali;�Abitudini igieniche personali e familiari.

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FATTORI DELL’AMBIENTE DI VITA

�ARIA: inquinanti atmosferici da combustione o da attività produttive fuori norma;

�ACQUA: tracce di sostanze da tubazioni (in metallo, plastica, cemento), da infiltrazione nelle sorgenti o negli acquedotti;

�ALIMENTI: tracce di pesticidi, additivi, conservanti, sofisticazioni o adulterazioni.

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Pierpaolo Cavallo 17

FATTORI DELL’AMBIENTE DI LAVORO

Elenco delle sostanze o processi ritenuti cancerogeni professionali dalla IARC (Int. Association for Research on Cancer):

�CERTI: 50�PROBABILI: 37�POSSIBILI: 159.

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PREVENZIONE DEI TUMORI

�PRIMARIA: ridurre o allontanare i cancerogeni e/o le situazioni di rischio;

�SECONDARIA: screening di sicura efficacia (PAP-test, mammografia etc.).

�CHEMIOPROFILASSI: per ora solo con la dieta corretta (frutta e verdura ricche di fibre, vit. C, vit. A, carotenoidi, flavoni, fenoli etc.)

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