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3 Delio Carnevali Un filo di vento LIBROITALIANO Editrice Letteraria Internazionale

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Delio Carnevali

Un filo di vento

LIBROITALIANOEditrice Letteraria Internazionale

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POETI ITALIANI CONTEMPORANEI

__________________________________________

__________________________________________© LIBROITALIANO - Printed in I taly

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(BIANCA - WHITE)

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(BIANCA - WHITE)

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Un filo di ventoogni sera sali rà sul tuo ricordo.

Saranno le mie paroleche ti cercano.

A Paolafinché il tempo resterà tra noi

e gli occhi mi negheranno il tuo sorr iso.

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(BIANCA - WHITE)

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Un filo di vento

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(BIANCA - WHITE)

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NEL DESERTO DI DIO

Nel deserto di Dioora mio padre navigacon grandi vele senza ventoad un porto di quiete.In questa pioggia di nevemi guardo l'anima colma di piagheed ecco sento ancora il gridodell 'ultima ora:“Ammainate le vele!che fatica si fa a percorrerele onde della morte” .Chissà a quando la luce,a quando altri pensieri senza corpoed ombre di padri e madriindietro fino al primo gemito,fino al primo sguardo di terroreverso un cielo troppo grandeper viverci sottoappena un ali to di tempo.

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IL GATTO

Che signore il gatto !Mi guarda con gli occhi rotondidi stupore, fuggito al mio interesse,ai miei passi aff rettati,alla stessa presenza miaa intralciargli l a strada.Quando sono al di là del suo percorsouno sguardo ancora mi concedee poi lesto di nuovo sulle zampea coda dritta si volge ai campiavventurosi, brulicanti di vitaal sole delle dodici,al volo degli uccelli , allasua soli tudine appagatadi fughe, di viaggi notturnipredatori, contento del suo brevesonno monoculo, del piccolo furtonella casa che lo albergaquando è stanco di viaggiare.Il cane che ha imparatola lezione dell 'uomo e la virtùdegli schiavi da sempre ne coltiva,seccato della mia e della suasvagata libertàci lancia dietro furibondoululati di dissenso.

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IN INTERIORE HOMINE

Io parlerò con Te, oggi,io parlerò con Te ora e per sempre.Ci incontreremo in quella zonabuia alla ragionedove la vita si accese e la scintill ami restò nel cuore.Ascolterò in silenzio la tua voceimmortale, dopo averti dettoogni volta: ecco, ci sono,ho trovato la strada per sapere di Te.Ma resterà la lotta quotidianaall 'insidia del dubbiodove il dono supremo così spessosi deforma nel male del vivere.Aspetterò ogni giorno la parolasegreta che mi dirai per vincere.

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NATALE 1987

Ieri è stato Natale,come dicono: il santo Natale.Oggi non è più santo il giornoe l'uomo spara la sua noiatra i boschi,nelle riserve sopra i nocciolie le querce arrugginite.Ieri dunque giorno di vita,canti e preghiereper una tregua fittizia con Dio,un accordo per un pastosereno e abbondantesenza la fretta d'ogni giorno,il bivacco nella casa caldaaccoccolatitra i comodi affetti della festa.Qualcuno si levava barcollandodal desco meridiano depredatoper soff rire dolcementenell 'angolo del silenziola protesta legittima del ventre,l'amabile tristezza del sovrappiù.Oggi non è più santa la festama c'è tempo e spazio per altrefelicità, per il gioco di spararealle piccole ali che annaspanonell 'aria fermagridando una gioia disattenta.

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L’ALBERO CADUTO

Sotto il bosco alto dei lecciun albero è caduto.Forse l' ha ucciso il ventodi questi giorni duri,adesso che la luce e il buioin silenzio s' accapiglianoper avere il primato.Ma tenero lo sguardo mioaccarezza il l ungo troncoe scopre il taglio empio dell ' uomo.Ora so l' assassino,ma non conosco un nomeda gridare al mondo.Mi sembra che le foglie ancorarespirino sui rami coricati,umida l’ampia chioma invocatrepitando appenala carezza d' un sole che s' affacciabrevemente in mezzo al cielo opaco.Cerco in ginocchio meditandoil cuore verde dove forse ancoraun battito sussurra.Ma la vita è spenta.Il sangue luminosobagna appena l' insidia dei rovi.

Bassano R. 26/12/98

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GLI ANGELI

Ed ecco tornano di moda gli angeli ,tornano nella carta dei giorniper l'ansia di chi aspettaancora tempi migliori.Io lo vidi il mio angelosulla scala di nuvoleche andava dalla piccola spondadel mio letto al cielo della cameradi croste affumicate.S'affannava a soff iarminel fuoco dei polmonimentre mia madre in lacrimeun braccio mi spingeva fortesull 'angolo dell 'eterno riposo.Io lo vidi il mio angelo,mi diceva che non era il tempoancora di lasciare le onde,a lungo ancora dovevo la barcaspingere dentro la tempestasudato sul timoneper vincere il trofeod'un cranio diserbatoed una barba bianca.

27/12/98

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PUÒ DARSI

Può darsi che la mente inciampicontro il sacco degli annie forse me n'andrò per monticome all ’alba dei pensieri incauti,anche se ormai la sali tami spinge al riposo.Me ne andrò con tutto il mucchiospaurito dei miei dubbifino a quando il piedegià incline all ’abissomi tratterrà su queste strade d’erbache ci crescono intorno.Sarà come un ultimo spazioall ’antica soli tudineche m’ indusse a guardarti,un rigurgito d’ansieo la stessa tenerezzache mi disse di te segni futuri.Anche sui montitu sarai sempre in cima al mio bagaglio,tu con i ricordi che porti,con quel sorriso senza tempopersuasivoche ti lega ancora al mio cuore.

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IL VERSO

E' questo verso che scivolasulla carta, questo versoche rompe il sonno avaroe i sogni apre su quelliche riposano ignorando gli astrimisteriosi, le pianure che crepanoschiantate dai cataclismie l'urlo di chi cerca ancora caldala mano che poc'anzigli giocava al petto,questo verso che miagolaper un amoreruggisce per un uomo mutilatointerroga per una morte indiscreta,è questo verso una condanna oscura.Il figlio dell 'uomoebbe una morte che non gli spettavae il verso piange.La paura becca i suoi grani durie il verso si sgomenta,taglia le vene e cerca nella sabbiagorgoglia nelle fognee spia gli altari.E' questo verso una medaglia d'oroalla memoriadi chi ha capito quanto vuotolascia in un ventre di donnal’uomo che nasce.

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QUANTO CIELO

Quanto cielo stanotte,quanto vento mi lucida le stelle,e che sfarzo di lumi!Avrei voglia di scommettere pioggiaper domanianche se l’aria diffonde promesse.E farei anche giochi con te,nasconderci e poi con un gridoritrovarci,a lungo restare avvinti come profughiche tornano alla casa perduta,e altri giochi fareifinché dura la curva in discesa,ma dell ’albero grandeormai l’ombra mi pesa,e che fatica la piega dei lombi!Tu lo sai quell ’ infanzia,quell ’ infanzia che non vissi,estraneo ai giochi ed alle maniprotese all ’ invito,quanto mi dura ancora nel rimpianto.Oggi vorrei, serrato a fondoil vuoto dei segni perduti, forsegridare alto e dire bello il mondo,bella la vitae un altro nome darei agli animaligiocando al perduto paradiso,ma oggi che ombra, Dio mio, che ombrae i negozi chiusi e nessunoche possa regalarmi giocattoli .

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LA STRADA LARGA

La strada larga è canale di ventoculla di brezza alla stagione quietaquando il tonfo dello zoccoloaccendeva fantasie.In una pace a prestito ripetodell ’attimo il tocco che mi spinsealla vita, forse nuovo di zeccao già indossato da altri passeggeri.Mi conto gli anni che restanosecondo il telefonoe chiedo uno sconto generosoper via di questa soli tudine puttanache m’ insidia le nottiinutile attesa di nienteveglia di sospiri e giravolte.Ci sono messaggi che non vengono mai,indifferenti volano i piccionialla cova sporcandomi i capelli .M’aff ligge il silenzio dell ’estateche degrada in un cielo lavabile,il bosco che scolora indolente,l’uccello migratore.Appena nato mi colpì l’autunno,la tempesta tracciò curve iridatedi menzogne nel cielo della Vergine.Poi venne un mostro a frantumarela strada e a vomitare asfalto,così non parve più tagliataper andare ai campi a cogliere fiori,

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e piano vi trascorse negligenteil vento e senza polvere. Più tardime ne accorsi, quando vi uscìmio padre zoppicando a perdersi.

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998 – 999

Sull ’erba scivola piano in silenzioil vecchio anno affannato.Spera di andarsene non vistonella notte, senza lode né infamiama una grande folla attende sull ’oradi confine e all ’ improvvisogli tira fucilate e bombeperché nulla resti del suo passaggio.Ora giace coricato il vecchiosulle spine che gli ha dato il tempo.La guerra è finitama nessuno sa se l’ infanteuscito ai segni duri della storiasia migliore del morto.L’ottimista è sali to sulla torremedievale e grida “lasciamo che si sveli ,che un anno così ricco di noveci dimostri adagio la sua bravura”.Ma ecco prepotentearriva il sonnola stanchezza piega l’uomoe gli uccide i pensieri.Lasciamo dunque che tutti i domanisi raccontino da solie continui la luna a beffeggiarei nostri versi segreti.Occhieggia tra i buchi delle nuvolemostrando la sua faccia lividacon le macchie perverse dell ’ambiguo.

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Forse sa che le nuove storiecome sempre saranno ugualia quelle narrate.

Bassano R. 31/12/ 98 – 1/1/99

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GLI UOMINI FORTI

Dove sono gli uomini forti,quelli che non temono la mortee chiedono ridendodove abita Dio? Ne ho visti alcunisvicolare davanti allo specchioignorando i solchi dell ’aratrole tempeste di nevee le terribili onde intorno agli occhi.Ne ho visti altri già spentiseduti sulla tazza smaltatacome sopra un gran tronoignari di appartenere alla terra,e ti chiedono anche “chi sei?”e “quando ci siamo conosciuti?”coprendo la tua piccola ombracon un fascio di dubbi.Non sempre li distingui nella stradama di uomini forti è pieno il mondo.Già li cercava Cristocon la frusta nel tempio.Sono quelli che hanno erezioniaccarezzando il denaro,quelli che rubano qualcosa in piùdel pane quotidiano,sono quelli che uccidonoe fanno le guerreignorando che ogni guerrasempre è la sconfitta dell ’uomo.

15/04/99

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BUONGIORNO

Buongiorno, amore mio,cambia l’ inverno,si trasforma in alberi fioritiin terra fremente per i baci del ventoche scivola basso a diffonderela lussuria di stagione.Il sole ancora incertosi vergogna della lunga assenzache brividi e lacrime ha portatosopra i nostri monti.Tu conservami sempre il tuo sorriso,amore mio.Ho bisogno di fermare il mio soleche scivola a ponente.

20/03/99

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KOSOVO

Ho un’alba cupa tra i tempi rottidell ' ultimo sogno.Mi tiro il collo per vedere più in altosul giorno che comincia.Lo schermo quotidianom’aspetta ai primi passi del mattinom' aggredisce il caffèmi lancia il pianto di bambini affamatialla ricerca d' un padre divoratodai lupi che parlano.Mi duole di avere lo stesso ululatodei lupi, mi duole il mondo che sciupacosì tanto la fatica di Dio.Lo schermo impietoso mi gridal’atroce silenzio della famele labbra chiuse di donne violentatel' occhio senza lacrime dei vecchiche aspettano quasi con ansial’ insulto finale della morte.Mio Dio,mi vergogno di non essere affamato.La voce dello schermo quotidianomi rincorre, m’ insegue per le stanze,mi dice che ancora le bombeuccidono come i lupi.

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Mio Dio, mio Dio,sventurato Padre di tutti,mi vergogno anche di vivere.

25/5/99

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E DISSE1

Ci sono giorni che non so che siail pianeta terra.Mi guardo intorno a seraappena il sole dorme, e vedoimpressionati a fondo nello spazioopaco del crepuscolo segni infiniti,alberi, colli ne, uccelli , oscure formee i fantasmi discreti della luceche s'appressa alla morte quotidiana.Quasi non riconosco i mitidi questo globo così poco adattoalla vita, ed ecco torna il terrored’essere altrove, viaggiatoredi spazi inesplorati,senza casa né patria.Cerco uno specchio per fermare il dubbioalla figura che ricordoe mi chiedo chi sono, rinnovandoquell ’antica parola della Genesiche mi quietò le ansie adolescenti.Ma non so a chi somiglio,non so dov'è l'immagine promessache dovrebbe ricondurmi ai sogni,

1 E DISSE: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somi-glianza”, Genesi: 2,26

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quell 'infinito ovale che ricordila mia faccia, dov’è un pensieroche conosca il mio pensiero,un cuore che del mio sveli il li nguaggio.Quello che so dell ’uomo è quantodicono i li bri, quello che mi tornacon l’eco dell ’ infanzia,quello che vedo quando conto gli annidella storia e spio quelli che vivo.In nessun luogo mai un segno che diauna dimensione umana oltre il reale.Allora mi nascondo alla lucee piango sul Dio che mi somiglia.

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A DIO

É questo il terribile di Te, Dio.Tu non puoi non esistere, il clamoredi Te è nell 'infinito.Ma le mani ogni giornodi questa vita ci fai sanguinaread aggrapparci al tuo misteroatroce di silenzio,al tuo guardare indifferentequest'uomo che sudatodall 'antica caverna si trascinaal grattacielo, sempreignorando il suo ritratto nell 'altro,sempre pronto ad uccidere e al suppliziodei deboli . Una voltaalmeno, Dio, parla una voltasola, dimmi perché.Ma già so dell 'inutile domandaal tuo silenzio che perdurae che dovrò quietarmiad una vaga immagine di Tenella certa, impensabile folli adello spazio infinito.

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I NOSTRI SILENZI

Non ho parlato così a lungo maiin silenzio con qualcuno.Tu mi prendi i suoni che non dicodalla culla dell 'anima,io dalla tua li tiro dolcementequando mi pensi.Le parole di un bacio, d'unosguardo, quelle d’una stretta di manonon si sciupano maie neppure seguono i segnidel li nguaggio che muta.Ci sono silenzi con l'ira di tempesteed altri con il graff io morbidodel mare quando il vento è in altoe l'onda si riposa.Io sempre chiedo al grande Sconosciutoche i silenzi tra noiparlino tra i respiri fino all 'ultimaluce degli occhi che si cercano.

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DIARIO DELLA MORTE

IStanotte ho aggredito il cielocon le mie preghiere.Attendo una risposta,con l'ansia di chi vede tremolarel'unica luce che gli resta,attendo un suonoche non sia soltanto l'ecodella mia disperazione,aspetto che mi dica “Basta,ora ho sentito” .

IIHo contato le ore atrocidella tua sofferenza.L'eternità che avevo nei pensierimi è caduta nel mucchio dei sogni.Ho chiesto ai fantasmi, tra le lacrime,chi governa il dolore dell ’uomo,chi può guardarlo senza mai donareun segno di pietà e misericordia.Solo per darti un respiro più quietoavrei voluto morire,per non guardare inorriditola tua lunga agonia,la mia impotenza a fermarla.Poi mi ha colpito il crollo delle speranze,se la natura può ferire i suoi figlioltre i limiti umani.

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IIIVederti nella bara con il voltobello come quando dormiviserena verso l’alba del ritorno,i colori della vita ancorasulle labbra e sulle guanceappena scavate dai digiuni forzati,quasi con un lieve sussultosul ventre offeso dai coltelliche volevano strapparti alla morte,mi pareva un respiro piccolo,appena un annuncio del ritornoper grazia di quel Padreche avevo assordato di preghiere.Ma subito ho visto di traverso,alla luce delle torce rosse,che la tua giacca bella abbottonatafin dove tu non la chiudevi mai,non aveva sussulti, se non quellidella luce fioca, ed ancora una voltaho gridato il mio orrore verso un Padreche ha solo silenzida donare ai figli che gemono.

IVGrazie, fratello mio,per essere venuto fino a metu con le tue gambe che trasciniper dirmi che sai del mio doloreche non trova spazioper scoppiarmi dall ' anima.

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Tu hai bevuto a grandi sorsiil veleno per dormire,io quello della vita.Chissà per primo chi di noisalterà il valloper l'assalto all'eterno.

VHo udito che sparavano colpisul coperchio della tua bara.Mi sono entrati nel cuore.Non so se mai potrò guarireda questi buchi sanguinanti,se ancora potrò tenere gli occhisopra i fiori, portarli alle candele,spingerli nella penombra d'una chiesadove stagnano sempre rattrappitesperanze e preghiere.

VIA nostra figlia ho detto ieriche eri andata viae non saresti tornata mai più.Mi ha risposto che aveva capitoguardandomi sgomentadal nero lucido degli occhi dolcissimi.Poche lacrime mute e un tremitoappena sulle labbra serrate.Nostra figlia, lo sai, non conoscei singhiozzi del pianto.

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Mi ha stretto forte una manocon le sue mani gelate,e poi ha vomitato.

VIISembra impossibileche i servi della mortepossano cancellare le dolci li needi quel volto belloche ha adornato il tuo esistere.Ma la tua immagine non muta,anima mia,sempre nei miei pensierigraff iata nel mio dolore.

VIIIL'ospedale e il camposanto,figlia mia, sono l'alfa e l'omega,gli estremi dell 'atroce avventuradel dolore. É tutto qui, credimi,altro non c'è da saperesull 'orrore del vivere.Ci sarebbe soltanto una domandada tirare a Colui che ha fatto il mondo,ma credi, figlia mia, sarebbe inutile.A nessuno mai è caduta dalle stelleuna risposta qualunque.

IXIl sole non ancora è sali tosui cipressi assonnati,

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il vento s'è fermato tra le cime.Oltre l'ultimo mattone ho attesoche chiuderà fino al giorno dell 'irala memoria dei segni perduti.Ma tu non sei qui, amore mio,non sei più qui.Vorrei sapere se altrovein festa ti salutano gli angeli .Qui sono rimasti i fioridel tuo funerale colmi di brina.Quanti, quanti ne hanno uccisiper renderti omaggio!Il muratore serio e attentolisciava, lisciava…Voleva farti bella anche la portaper l’uscita nel giorno dei Santi.Quando sarà il mio tempoa me toccherà sali re a montedel mucchio dei tuoi atomi in attesa.Aspetteremo insieme, anima mia,se Dio una volta almenocon noi sarà pietoso.

XLa mia soli tudine è un abissosenza luce.Vorrei tuffarmi dentrovorrei precipitare fino a teo forse sali re al punto indefinibiledi questo folle infinito,dove spero la tua immagine eternastia luminosa come il tuo sorriso,

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quello che mi donavi per quietarmil'anima sempre piegataintorno all 'ansia che mandavoa spiarti la vita.

XIMi sono guardato allo specchiodopo i giorni interminabilidella tua sofferenza.Ho visto la faccia d'un vecchiosconosciuto e disattentoquasi prossimo ai confini della mente.Perché tu in poche ore soltantohai portato con te tutti gli anniche ancora volevo spenderea farti felice.Adesso sono povero e nudoe il vento della folli ami soff ia forte sulla pelle,m’ insidia la luce dei giorni.

XIIMi tornerai d'estate in mezzo al verdequando l'acqua del pozzobagnerà il giardino.In autunno raccoglierai con mele foglie delle querceper farle marciree le pigne del pino per il fuoco.D'inverno ancora mi diraidella legna, dei pantaloni buoni

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indossati per tagliarla,delle scarpe felpatechè è tempo di calzarle.A primavera mi dirai di nuovoi tuoi progetti per i viaggi che non amoed io, per vederti sorridere,ti dirò ancora che va bene,andremo per il mondo.Ma ti vedrò pure ogni seradietro i vetri della porta-finestrache t'apro quando torni dal lavoro.Al di là dei vetrile tue labbra non troverò pronte al saluto.Bacerò l'ombra che cade dalle quercecon un filo di vento, ma le maniresteranno serrate alla maniglia.Non potrò mai abituarmi alla tua assenza.

XIIII segni del mio amore per tedovunque li trovo.Un tuo desiderio appenaacceso negli occhied io pronto a ogni tuo pensierocon il l egno amico a dartiforme e spazi nelle stanze,armadi e ripostigli per i mucchidelle tante cose che amavi.Adesso i vuotiche restano ancora nella casali colmerò di lacrime.

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XIVLa figlia che mi hai donatoa rischio della vitaadesso crescerà il suo tempoimmaginandoti sempre vicinasempre pronta all 'abbraccio,alla carezza tenera che prestofugava ogni suo affanno,ogni piccola ombra del pensieroincerto al senso dei giorni.Quando si accorgerà della tua assenzaspero ci sarà qualcunoa donarle quel bene dell 'amorecosì raro e dolente;non io, ché il tempo mi rincorrecon la sua arma assassinae già mi frena l’affanno della corsa.

XVLa notte che te ne andastiulularono i cani sulla montagnacome quando s’appressa la tempestao la terra danza scivolandosui piedi di fuoconella sua lussuria di morte.La mia tempesta era già scoppiata,mi vibrava sui fili della nottebianchi, tesi a cercarti.

XVIHo rimesso da tempo il mio orologiosu quello della tua vita.

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É impresa disperata adessocontinuare a vivere.Con il soli to sorriso troppo serionostra figlia mi tira per la manicaquasi ogni giorno,mi salva dal coma dell 'animacon i suoi dubbi assill antidi greco e di latino.

XVIIVorrei sognarti all ’alba,anima mia, prima che il giornomi riporti il peso della tua assenza,sentirti dire “Ecco, son qui,nella Vita, senza più quel veloche mi chiudeva il mistero di Dio.Posso ancora sorrideresui tuoi pensieri, sulle tueansie opprimenti; ma tutoglimi l'ombra della tua infelicità” .Vorrei udire le tue parolein dormiveglia, e poi,squill ata l'ora della guerra,vorrei credere.

XVIIINella tua casa tra i boschiho ritrovato le cose che ho fatto per te.Con quanto amore ho accarezzatola tua vita! E adesso le mie manistringono il vento

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schiacciano i fantasmi del pensieroche mi soff iano intornoe le dita s’abbracciano gemendo.

XIXOggi è il tuo compleannoanima mia.Dall ’alba ti cerco per la casaper farti gli auguri.Dove sei, amore mio, dove,dove sei, ché non rispondi?M’hanno detto che sei andata viasenza lasciare un segno, una parola,tu così accorta, così attenta semprealla mia ansia ossessiva,alla paura di perderti perfinosulle stesse strade dove insiemeandavamo per mano.Ti troverò, anima mia, ti troveròprima che la mente parli con le ombreche mi girano intorno,devo sapere che sei ancora Viva,devo saperlo!

XXAppena ad un passo dall ’albaè l' urlo della mia sera.Forse per questo, anima mia,non mi raggiunge il verbo del tuo esisterecosì lungo ormai di risonanzeche più non resta in mezzo ai denti

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serrato anche di notte per fermarlo,per gustarne ancora il suono dolcedestinato, sembrava,a non spegnersi mai.Vieni presto, amor mio,vieni a colmare questo buco nel cuorevieni nei sogni mattutinie in quelli più tristi della seraad occhi aperti, quelli fattidi memorie, di cupe nostalgie,vieni a colmarmi l’abissoche s’è apertodove gli angeli dell ’ infanziam’ insegnavano l’anima.

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VIRTÙ

La carità, Signore, oscill atra le insidie quotidiane,sale e scende nell 'umore dei giornima resiste ancora all ’urtodelle spinte che mi dai.La speranza, con le sue radiciabbarbicate alla colli na dovesorge il sole, quasi sempreregge il vento, anche quello del nord.Solo, di tanto in tanto sbalorditasi curva alle pietre che lancidalle nuvole, e pare spenta.Ma la fede, Dio mio, la fede...m'arrampico da quando il pratoancora era ricco di fiori,m’arrampico e mi gemela mano del cuore, l'altra sanguina.Dio mio, dammi una scala,ché non tengono più le mie manila sali ta e il cuore a maniscalcobatte l’arco del cranio.

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8 MARZO

Stamane ho coricato una mimosain mezzo alla fioriera del giardinoaccanto alle rose gialle che tantoti stavano a cuore.M’è parso di vedere la tua ombrachinarsi a raccoglierla.Il fiocco rosso s' è agitato appena...sarà stato il vento.Non volevo che quest’annoti mancasse il consueto omaggio,il mio gesto silenzioso per dirtil' amore che m’assedia l’animasenza più l’eco ormai della vittoria.E poi non sai che il mandorlo s' è ucciso,forse perché non ha sentito piùil tuo sguardo che spiava innamoratoe attento il suo fiorire.Lo lascerò così: un mortoche s' agita nel vento e più non grida;ma i suoi rami sottili aperticome dita imploranti sul fantasmadella città, per me in ogni stagioneavranno il suono atroce dei ricordi.

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L’ IMMAGINE

Ho nella mente un volto che non muta,l' immagine che non sa l' offesadegli anni. Nulla risponde alla voceche mi mandano i boschi arrampicatisulle mie montagne e sanno il verodelle stagioni. Posso camminarein mezzo all ' erba con il tardo affannodella stanchezza, guardarmi l' ombralunga e morbida sulle pietreche posai con le mie mani,sempre uguale con il sole chiarodelle ore che scottanoo palli do di foschie mattutine.Anche la voce mi confortache mando agli alberi, agli olivi,al gatto che mi chiede l' obolo,all ' insetto petulante.Ieri, oggi, domani mi ritrovo ugualein me, senza il peso dell ' orache fugge irreparabile, e m' inebriacome droga il ripetersi infinitodell ' istante che vivo.Ma poi la casa. il verbo delle membrache cedono alla fame, la carezzairresistibile del sonno…lo specchio che tradisce.

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L’ORA PIÙ ASPRA

Come sempre per te concepiròcompagna miadesideri scontati finché il tempodurerà delle nostre lontananzevespertine, l’ora più aspra ai ricordi,desideri come uve settembrinemature a sciogliere le dureantinomie dell ’alternanzacosì lenta del sole e della luna.Quasi una droga è la speranzadiffusa dagli dèi nel sanguedei tagli giornalieritanto perché nessuno, insofferente,conducesse oltre i segni stabili tiil passo lungo, assoluto.Questa sera di ventotra i colpi delle querce centenarienel bosco azzurro ho volutoalzare gli occhi alla luna nataliziavecchia passeggiatrice di cantoripoveri, insaziabile e vanaodalisca che i veli strappatidelle nuvole coprono e scopronoper sultani ormai sazi.Non c’è più niente da dire sulla luna,compagna mia. Gli uomini - razzoal lamento dei poetil’hanno tolta per sempre.Adesso è lì, sbilenca più che maitradito avamposto di sommesse

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aspirazioni, rabbiosa dei secolitrascorsi da regina implorata.Ora dobbiamo noi guardarciultimi forse a dare fededel mito dell ’amore,contemplarci senza numeri magiciadesso che sappiamo quasi tuttodi tutti e la scienza ormai ha bruciatol’ultimo santuario per riporreogni tanto il timore della morte,parlarci senza musiche e cantiper sapere se potremo domanisu questa squalli da terratenerci ancora compagnia.

B.R. 23/12/85

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L’ATTESA (ALL’UOMO)

Hai camminato l’attesa dell ’eventoquasi con gioiacome se volessi andargli i ncontroper chiudere presto l’ansiache assill a dai primi passi sicurio da quando il giorno vissutodice per l’altro da viverea tutti lusinghe e promesse.per anni hai attesol’evento sperato, il nuovo che mutasseil quotidiano ripetersi dei segni.Ed ecco infine all ’ improvviso,quando maturo è il buio,il fiotto di luna che ti dàl’opaca dimensione della nottedove soltanto si fa chiaro il sensoatroce dell ’attesa. Ed ecco allorache tu sai l’evento,scopri qual è l’evento indefinibileche hai atteso da sempre.

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CHE RESTERÀ

Che resterà di queste nostreansie notturne, del nostro incuboad ogni sole che passa indifferentecon la sua legge antica?Guardo le stagioni createper il bene dell 'uomoe trovo gemiti e lacrimesulla porta di primavera,l'urlo nella stagione che brucia,l'onda della tristezza infida,quando gli alberi aiutati dal vento,ruff iano del principio e della fine,disperdono sulla terra i loro morti,e infine la stagione bianca,metafora triste di vecchiezza,che generosa e a lungospaccia la droga della morte.Che cosa dunque, da sempre mi chiedo,fu creato per il bene dell 'uomo,e quando il gene confuso della vitae per ordine di chisi staccò dal suo mare al perfidodono del pensieroaff inché un'altra creaturasi evolvesse dal gemito banalealla coscienza dell 'urlo.

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NEL TUO PAESE

Ho qui nel fascio dei pensierile tante azioni del vivereche subito si fanno memoria.Non c'è più niente intornonel tuo paeseche conservi l'immagine di prima.Io stesso vago sconosciutoa colui che mi fu dentrodalla nascita e amò per così tantoil tuo cuore sereno.Trascino sulle strade di campagnai tanti ricordi che sembranoappena nati dalla mia fantasia.Vorrei solo averti inventataper uno dei miei racconti del dolore,per avere la certezza che nessunomai potrà strapparti alla vita.

B.R. 19/2/2000

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(BIANCA - WHITE)

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(BIANCA - WHITE)

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INDICE

Nel deserto di Dio.........................................................11Il gatto.........................................................................12In interiore homine.......................................................13Natale 1987.................................................................14L’albero caduto............................................................15Gli angeli .....................................................................16Può darsi......................................................................17Il verso.........................................................................18Quanto cielo.................................................................19La strada larga.............................................................20998 – 999.....................................................................22Gli uomini forti ............................................................24Buongiorno..................................................................25Kosovo........................................................................26E disse.........................................................................28A Dio...........................................................................30I nostri silenzi...............................................................31Diario della morte.........................................................32Virtù............................................................................438 marzo........................................................................44L’ immagine..................................................................45L’ora più aspra ............................................................46L’attesa (all ’uomo).......................................................48Che resterà...................................................................49Nel tuo paese................................................................50

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(BIANCA - WHITE)

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Questo libro è stato impresso nell ’anno 2000presso la Soc. Coop. C.D.B. a r. l.

97100 Ragusa

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(BIANCA - WHITE)

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Questa collana di poesia contemporanea, che ospita impor tantipoeti i taliani e stranieri, rappresenta, a giudizio di autorevolicritici letterar i, di enti e di istituzioni culturali , un punto fermonel panorama poetico italiano. Gli Autor i che vi sono ospitatisono frutto di una attenta selezione editor iale operata semprenell ’ott ica del confronto dialett ico e della crescita.All ’alba di un nuovo mill ennio, mentre stendiamo il velodell ’abbandono su un secolo di caos poli tico e sociale, in cui lapoesia ha sviluppato un percorso complesso e contraddittor io, masempre in li nea col progresso, ci si aspetta, da ogni poeta, unfor te impegno umano e civile, tale da lasciare una tracciasignificativa nella letteratura contemporanea.Questa collezione, che costituisce uno splendido mosaicoumanistico, rappresenta la tramatura ideale per raggiungere gliobiett ivi di civil tà e di li bertà propr i di ogni singolocomponimento poetico. La poesia ha bisogno, nei suoi li miti eticied estetici, di comunicare con gli altr i, di par lare alla gente, perquesto deve uscire dalle accademie, dalle ar istocrazie letterar ie,dalle velleità mondane, per recuperare quella identità for te cheda sempre costituisce l’esempio più dignitoso e più alto diqualsiasi altra forma espressiva dell ’ar te.

Delio Carnevali, nasce nel 1932 a Terni, dove vive.Dopo la laurea in giur isprudenza, pratica per molti annigiornali smo, critica d’ar te e letterar ia. Ha al suo att ivo diversepubbli cazioni, è presente con racconti e poesie in opereantologiche regionali e nazionali .Ha par tecipato a numerosi concorsi letterar i per la poesia e perla narr ativa ottenendo validi consensi.

L. 18.000(IVA compresa)