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TESINA DI MATURITA’
INDICE
STORIA
La grande crisi del 1929
LETTERATURA ITALIANA
Luigi Pirandello
ECONOMIA
Il sistema finanziario e le banche
INGLESE
Import end export trade
DIRITTO
Il Parlamento
SCIENZE DELLE FINANZE
Servizi pubblici e bilancio dello Stato
MATEMATICA
La statistica descrittiva
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GEOGRAFIA
Mercato unico e Unione Europea
STORIA. – La grande crisi del 1929 e il New Deal.
Con il termine “la grande crisi” si usa indicare un periodo
della storia economica durante il quale si ridussero su scala
mondiale e in maniera considerevole tutte le grandezze
economiche il cui andamento segna lo stato di
progresso/regresso dell’economia di un paese (produzione,
occupazione, redditi, salari, investimenti, risparmi, ecc.).
Una delle caratteristiche che rese unica questa crisi fu la
rapidità della riduzione dell’attività economica.
La crisi era scaturita dallo sconvolgimento delle relazioni
economiche, finanziarie e monetarie internazionali prodotte
dalla prima guerra mondiale. Alle gravi perdite di vite
umane e di ricchezza provocate dalla guerra, si erano
aggiunti il collasso politico dell’impero Asburgo; la
rivoluzione russa; il collasso economico della Germania. Ma
sopratutto fu causa della crisi la particolare situazione degli
U.S.A.
Fino al 1929 gli Stati Uniti registrarono un boom
ininterrotto, i fattori che stimolarono l’economia furono
diversi: l’espansione dell’industria edilizia; una serie di
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innovazioni, basate sullo sfruttamento di nuovi prodotti; lo
sviluppo dell’industria elettrica; l’impulso notevole alla
razionalizzazione dei processi produttivi (taylorismo). Il
reddito nazionale in quegli anni aumentò notevolmente.
Proprio questa maggiore disponibilità di capitali permise agli
Stati Uniti di concedere cospicui prestiti a molti paesi
dell’Europa e non solo. Dopo una generale sistemazione
delle monete europee, e superato il periodo dell’inflazione
(1925-1927), gli Stati Uniti intensificarono i loro prestiti, e
a poco a poco gran parte dell’oro del mondo si andò a
concentrare a Fort Knox. Conseguentemente ci fu un
aumento delle quotazioni della borsa di New York che non
era però collegato all’aumento dei dividendi delle azioni
(cioè dei profitti delle corrispondenti società), bensì a un
puro gioco di speculazioni. Dal momento che i prezzi
continuavano a crescere appariva vantaggioso comprare,
senza preoccuparsi della bontà dei titoli. Nell’autunno del
1929 gli Stati Uniti, che tenevano in piedi il sistema
economico internazionale, cominciarono a richiamare
drasticamente i capitali, sottraendoli alle attività in cui
erano investiti.
La conseguenza del crollo di Wall Street fu la caduta dei
prezzi agricoli, delle materie prime, e, in maniera minore,
dei prodotti industriali, e la rapida contrazione del
commercio in tutto il mondo.
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Questo non poteva che riflettersi negativamente sul potere
di acquisto degli strati produttivi di tutti i paesi.
In seguito alla crisi diminuirono i salari e i profitti industriali
si contennero. Ad aggravare la crisi fu anche la politica
economica seguita dagli U.S.A. Con le loro esportazioni di
capitali avevano contribuito a mantenere in equilibrio la
bilancia internazionale dei pagamenti; scoppiata la crisi,
però non accrebbero questa esportazione di capitali, ma, al
contrario, ritirarono quelli a breve termine dall’estero.
A spingere tutti i paesi verso l’isolazionismo fu la stessa
asprezza della crisi che nei mesi che seguirono l’ottobre del
1929 provocò il crollo della produzione industriale di tutti i
paesi del mondo.
La crisi fu presto anche bancaria, il fatto che le industrie
non producessero, e che gli agricoltori, per la caduta dei
prezzi agricoli, fossero costretti ad abbandonare la terra,
ebbe delle ripercussioni sul sistema bancario. Infatti sia
l’industria che l’agricoltura erano seriamente indebitate con
le banche, debiti sorti nel periodo del boom economico
statunitense. Prestiti questi, concessi dalle banche
confidando in una restituzione regolare, e anche nel fatto
che i risparmiatori non avrebbero ritirato i loro depositi.
In seguito alla caduta delle vendite e dei prezzi, un numero
crescente di imprese non fu in grado di pagare i debiti alle
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scadenze, però molte banche erano pressate dai
risparmiatori che avevano bisogno di liquidità, così furono
costrette a chiudere i battenti, un esempio per tutti: nel
dicembre 1930 fallì la Bank of the United States in New
York City, che contava oltre 400.000 depositanti, ne fu
danneggiato un terzo della popolazione di New York.
Per far fronte al disastro economico i paesi del mondo
reagirono sollecitando misure deflazionistiche, tranne gli
Stati Uniti, che, guidati dal presidente repubblicano Herberd
Hoover, si opposero alle rigorose misure deflazionistiche,
stimolando la spesa per opere pubbliche e facendo
pressione sugli industriali perchè non riducessero i salari.
Oltretutto si rifiutò di attuare un piano di pubblica
assistenza, preferendo fare affidamento sull’azione dei
governi locali.
Sul piano internazionale la crisi si manifestò con la
contrazione del commercio che comportò l’adozione di dazi
doganali nei confronti dei prodotti esteri. In tale contesto la
società delle nazioni non seppe fare altro che convocare
una riunione nel febbraio del 1930 per una sorta di tregua
doganale, mai attuata.
La crisi commerciale non poteva sfociare se non in crisi
finanziaria prima e monetaria poi. Il fallimento delle
maggiori banche europee, non poteva non ripercuotersi sul
mercato di Londra che si vide richiamare tutti i prestiti
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senza essere però in grado di liquidarli, in quanto tali
capitali erano stati investiti a medio-lungo termine.
La richiesta di una moratoria nel settembre del 1931 da
parte della Banca d’Inghilterra comportò la sospensione dei
pagamenti, ma anche una considerevole svalutazione della
sterlina e l’abbandono del gold standard.
Il 1933 segnò una svolta nella crisi. La produzione
industriale segnò valori più alti e l’occupazione accennò ad
aumentare. Nella Conferenza economica e monetaria
mondiale, del 1933 a Londra, sanzionò l’effettiva
frantumazione del mercato mondiale. La conferenza si
concluse con la deliberata svalutazione del dollaro,
fermamente perseguita da Roosevelt.
Quindi a fare stabilizzare la situazione economica mondiale
fu una politica economica nuova, dato che le politiche di
deflazione si rilevarono un fallimento.
Dal giovedì nero del 1929 erano trascorsi tre anni e ancora
l’economia statunitense non presentava segni di ripresa.
Infatti le industrie furono costrette a licenziare la
manodopera in eccedenza, quindi la disoccupazione era
altissima. Fu proprio l’impopolare politica di deflazione
adottata dal governo federale a provocare il regresso del
partito repubblicano e la conquista della maggioranza da
parte di quello democratico. Il 4 marzo 1933, fu eletto il
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nuovo presidente Franklin Delano Roosevelt. La sua politica
si basava sul New Deal (nuovo corso), che si proponeva di
ripristinare l’economia attraverso il rilancio dei consumi e
degli investimenti. Per la prima volta nella storia economica
statunitense si ammetteva l’adozione di misure governative
in campo economico e sociale per lottare contro la
depressione.
Si adottò una politica monetaria espansiva, con l’obiettivo
principale di far rialzare prezzi così da incentivare gli
investimenti. Come primo intervento, Roosevelt impose agli
istituti bancari la sospensione dei pagamenti in oro;
successivamente proibì l’esportazione dell’oro e la sua
tesaurizzazione, obbligando i possessori di oro a
consegnarlo presso la Federal Reserve Bank in cambio di
altre valute; il 18 aprile 1933 autorizzò le Federal Reserve
Banks ad aumentare l’emissione di banconote senza
contropartita in oro; e con un emendamento ebbe la
possibilità di svalutare il dollaro fino al 150% del suo
valore, al fine di avere un aumento del prezzo in dollari
delle merci.
Con questi provvedimenti si rialzarono i prezzi interni,
specie quelli dei prodotti agricoli.
Gli Stati Uniti tornarono in breve tempo ad un nuovo gold
standard, che si differenziava dal vecchio soltanto dal fatto
che l’oro non circolava più nel mercato interno e se ne
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proibiva il possesso ai privati; la Zecca vendeva oro solo
per i pagamenti esteri.
Roosevelt accettò anche il ritorno al bimetallismo,
nell’interesse dei produttori di argento americani, questo
consentì, contemporaneamente, l’ampliamento della
circolazione monetaria.
Una vera e propria riforma della struttura bancaria fu
apportata dal banking act nel giugno del 1933. La banche
d’investimento vennero distinte da quelle commerciali,
National Banks le prime e State Banks le seconde.
Altro intervento di Roosevelt fu la politica del deficit
spending (spesa in disavanzo), che consisteva nella
sostituzione della carente domanda privata con quella
pubblica, questa politica obbligava lo stato a un forte
impegno finanziario, però, anche se il governo provocava
deficit del bilancio statale, questo sistema stimolava gli
investimenti, promuoveva l’espansione dell’economia e
riuscì a far fronte al problema della disoccupazione.
Dopo la conferenza economica e monetaria mondiale del
1933 si crearono tre blocchi principali con differenti
politiche economiche:
� area del dollaro; Roosevelt tramite la svalutazione, voleva
operare una diminuzione dei debiti interni, così da
accrescere il potere d’acquisto dei ceti agricoli, in modo
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che essi potessero intensificare gli acquisti di prodotti
industriali;
� area della sterlina, secondo la Gran Bretagna la politica
monetaria non doveva essere rivolta al mantenimento
della stabilità dei cambi esteri, ma solo ad assicurare
credito abbondante e a buon mercato;
� blocco aureo, di cui faceva parte l’Italia, questi paesi
miravano alla stabilità della moneta anche a costo di
attuare politiche deflazionistiche.
Sembrava che la situazione economica mondiale si stesse
assestando, infatti negli anni che seguirono il 1934 la
produzione continuò a crescere, e con essa anche
l’occupazione e gli investimenti. Questa ripresa culminò nel
1937, facendo ritenere che si fosse di nuovo di fronte a un
boom economico. Ma si poteva rilevare qualche segno di
recessione, e se questa non divenne una nuova crisi, fu
perchè il mondo aveva imboccato la strada del riarmo e
della guerra.
Nell’estate del 1939 scoppiava la seconda guerra mondiale.
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LETTERATURA ITALIANA – Luigi Pirandello
Luigi Pirandello è nato a Girgenti, oggi Agrigento nel 1867
ed e deceduto a Roma nel 1936, scrittore italiano, uno dei
massimi drammaturghi del Novecento. Anche se la sua
fortuna critica è sempre stata molto controversa
(soprattutto in Italia), Pirandello è uno dei pochi scrittori
italiani contemporanei che abbia saputo conquistarsi una
fama internazionale: non tanto per il premio Nobel (1934),
quanto grazie allo straordinario numero di compagnie che
ne mettono in scena i drammi in molti paesi del mondo.
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Dopo aver esordito come poeta con Mal giocondo (1889),
conseguì la laurea in filologia romanza all'Università di
Bonn. In seguito si dedicò all'insegnamento della letteratura
italiana, pubblicando nel 1894 le prime novelle, Amori
senza amore. Nello stesso anno sposò Antonietta Portulano,
che gli avrebbe dato tre figli. Nel 1901 pubblicò il suo primo
romanzo, L'esclusa, che segna il passaggio dal modello
narrativo verista allo stile "umoristico", cioè a una
caratteristica mescolanza di tragico e comico, che da quel
momento avrebbe caratterizzato la produzione
pirandelliana. Nel 1903 lo scrittore si trovò
improvvisamente in rovina e con la moglie in preda alla
pazzia; risale a quest'epoca la stesura della sua migliore
opera narrativa, il romanzo Il fu Mattia Pascal (1904). A
questo seguirono altri romanzi, tra i quali spiccano I vecchi
e i giovani (1913) e Uno, nessuno e centomila (1925-
1926), che rappresenta per molti aspetti una specie di
consuntivo ideologico finale.
Soltanto intorno al 1910 Pirandello si decise ad affrontare
anche le scene, pur avendo scritto fin dall'adolescenza testi
teatrali. Dopo aver ottenuto un buon successo con Pensaci,
Giacomino! e Liolà (entrambi del 1916), egli precisò i nuclei
fondamentali della propria ispirazione con Così è (se vi
pare) (1917) e Il giuoco delle parti (1918). Ma l'anno
decisivo per la notorietà pirandelliana fu il 1921, quando,
per la sua audacia sperimentale, il dramma Sei personaggi
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in cerca d'autore prima venne fischiato a Roma e poco dopo
ottenne a Milano un clamoroso successo, che proseguì
subito dopo in America e che continua tuttora. A questo
seguì il successo della tragedia Enrico IV (1922), che
consacrò definitivamente Pirandello fra i massimi
drammaturghi mondiali. Fra le numerosissime opere teatrali
dello scrittore agrigentino, è necessario ricordare la trilogia
del "teatro nel teatro", composta, oltre che dai Sei
personaggi in cerca d'autore, da Ciascuno a suo modo
(1924) e da Questa sera si recita a soggetto (1930). La
produzione novellistica pirandelliana, nucleo generatore dei
suoi drammi, è raccolta nelle Novelle per un anno (1922-
1937).
Pirandello è probabilmente l'autore che meglio rappresenta
il periodo che va dalla crisi successiva all'unità d'Italia
all'avvento del fascismo. Pochi come lui ebbero coscienza
dello scacco subito dagli ideali del Risorgimento e dei
complessi cambiamenti in atto nella società italiana. Sul
piano letterario il suo punto di partenza fu, come per gran
parte degli autori nati nella seconda metà dell'Ottocento, il
naturalismo. Fin dal primo momento però l'oggetto
privilegiato, o pressoché esclusivo, delle rappresentazioni
pirandelliane non fu il mondo popolare bensì la condizione
della piccola borghesia. Da questa prospettiva lo scrittore
seppe sviluppare una corrosiva critica di costume, cogliendo
in profondità la crisi delle strutture tradizionali della
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famiglia patriarcale. Poiché però anch'egli apparteneva alla
piccola borghesia, finì per assolutizzarne i dubbi e le
sofferenze, che rappresentò come il segno di una
condizione eterna di tutti gli esseri umani. D'altro canto fu
proprio la direzione esistenziale e metafisica assunta dalla
sua ricerca a portarlo molto vicino alle posizioni di alcuni dei
più grandi scrittori europei di questo secolo. Paragonato,
volta a volta, a Kafka o a Camus, a Sartre o ai
drammaturghi del teatro dell'assurdo (Beckett, Ionesco),
Pirandello è stato uno dei pochissimi scrittori italiani del
Novecento capaci di raggiungere una fama mondiale:
ancora oggi i suoi drammi sono, dopo quelli di
Shakespeare, i più rappresentati in tutto il mondo.
Al centro della poetica pirandelliana, delineata nel saggio
l'Umorismo (1908), sta il contrasto tra apparenza e
sostanza. La critica delle illusioni va di pari passo con una
drastica sfiducia nella possibilità di conoscere la realtà:
qualsiasi rappresentazione del mondo si rivela inadeguata
all'inattingibile verità della vita, percepita come un flusso
continuo, caotico e inarrestabile. In un mondo dominato dal
caso e privo di senso, Pirandello conferisce alla letteratura il
compito paradossale di mostrare l'inadeguatezza degli
strumenti logico-linguistici di interpretazione della realtà.
L'arte, espressione del dubbio sistematico, diventa così
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coscienza critica, dovere morale dello scrittore contro le
mistificazioni e i falsi miti costruiti dagli scrittori del
decadentismo, a cominciare da D'Annunzio.
ECONOMIA AZIENDALE.
Il sistema finanziario e le banche.
INTRODUZIONE.
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La banca è un’Impresa che svolge l’attività bancaria, cioè
raccoglie il risparmio (attraverso il deposito di fondi, da
parte di singoli cittadini o di imprese, per periodi
determinati o indeterminati) ed esercita il credito
(attraverso il prestito di fondi a singole persone o imprese
per un periodo di tempo solitamente determinato).
Da un punto di vista economico l’attività bancaria genera
profitto tramite la differenza fra i tassi di interesse sui
prestiti e i tassi di interesse sui depositi, ovvero, utilizzando
i termini presenti nella contabilità delle banche, tra tassi
sulle attività o attivi e tassi sulle passività o passivi: questa
differenza è infatti sempre positiva.
L’attività bancaria è di fondamentale importanza per il
funzionamento di un’economia moderna, ed è questa la
ragione per cui in ogni economia sviluppata le banche sono
sottoposte alla stretta vigilanza delle banche centrali.
L’insieme delle banche operanti in un determinato paese
sotto il controllo della banca centrale costituisce il sistema
bancario.
CONCETTO DI SISTEMA FINANZIARIO. – Per sistema
finanziario si intende gli insiemi degli strumenti finanziari,
dei meccanismi di raccordo e delle regole che assicurano la
creazione e la movimentazione dei mezzi di pagamento ed
il trasferimento dei saldi finanziari dalle unità di avanzo a
quelle di disavanzo.
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Due sono dunque le funzioni primarie:
- la funzione monetaria;
- il trasferimento finanziario.
CENNI STORICI - Molte delle funzioni bancarie tipiche,
quali la custodia dei fondi, il prestito e il cambio della
valuta, risalgono alle origini stesse della banca. Nel
Medioevo un ordine militare e religioso, quello dei Templari,
non solo accettava in deposito oggetti preziosi e concedeva
prestiti, ma gestiva trasferimenti di fondi da un paese
all’altro. Nell’età dei Comuni, con la ripresa dei commerci e
lo sviluppo dei traffici mercantili, emerse la necessità di
disporre di grandi quantità di moneta. A tal scopo, in Italia
furono gli stessi mercanti a diventare banchieri,
sviluppando strumenti quali ad esempio la lettera di
cambio, antesignana dell’odierna cambiale, per facilitare le
operazioni di credito.
Nell’età delle Signorie e nel Rinascimento le compagnie
bancarie fondate dalle grandi famiglie italiane (gli Acciaiuoli,
i Bardi, i Medici e i Peruzzi a Firenze, i Doria e gli Spinola a
Genova, i Borromeo a Milano, i Soranzo a Venezia, per
citare solo alcuni fra i nomi più illustri) prestavano denaro a
principi e imperatori, ottenendone in cambio privilegi sia
commerciali sia fiscali, finanziavano il commercio
internazionale e riscuotevano le decime per conto del
papato, accrescendo via via il proprio potere politico.
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Nel XVI secolo grande rilievo assunse anche la famiglia dei
Fugger di Augusta, che finanziò l’elezione di Carlo V al
soglio imperiale. In Inghilterra l’attività bancaria fu invece
sviluppata dai banchieri orafi, che ricevevano in deposito
dai clienti oro da custodire, con l’impegno di restituirlo su
richiesta. I banchieri scoprirono però ben presto che la
quantità di oro effettivamente prelevato dai proprietari era
solo una frazione del totale depositato; perciò potevano
temporaneamente dare a prestito ad altri una parte
dell’oro, ricevendo in cambio titoli che documentavano il
credito. I certificati rappresentativi dei depositi, convertibili
in monete d’oro, presero a circolare in sostituzione di
queste ultime, con la conseguenza che il valore totale dei
certificati in circolazione superò il valore dell’oro con il quale
era possibile scambiarli.
Legando le loro fortune alle sorti politiche dei sovrani, i
banchi privati subirono tuttavia una gravissima crisi nella
seconda metà del Cinquecento, quando Francia, Spagna e
Portogallo, le cui finanze erano state dissanguate da una
lunga serie di guerre, sospesero i pagamenti dei debiti
contratti. A cavallo del XVI e del XVII secolo sorsero i primi
banchi pubblici, presso i quali si sarebbe sviluppata la
moderna attività bancaria di emissione della moneta. Il
primo istituto di emissione fu la Banca d’Inghilterra, fondata
nel 1694 al fine di erogare un credito allo stato tramite
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l’emissione di banconote per un importo pari alla somma
del debito contratto dallo stato stesso.
L’ATTIVITA’ BANCARIA - A partire dal XVIII secolo,
l’attività bancaria basa il suo funzionamento su due
presupposti. Innanzitutto, l’ammontare dei debiti di una
banca supera di gran lunga le sue riserve; questo vuol dire
che nessuna banca sarebbe in grado di far fronte a una
simultanea richiesta di estinzione di tutti i depositi. Questa
possibilità, in linea di massima solo teorica, si è però
verificata in occasione di gravi crisi economiche, come
quella del 1929 (vedi Crollo di Wall Street). In secondo
luogo, i debiti delle banche sono più liquidi, cioè più
rapidamente convertibili in contanti, dei suoi crediti; questo
vuol dire che una banca, se da una parte può facilmente
soddisfare una richiesta di ritiro del deposito, onorando il
suo debito, non sempre riesce a recuperare in breve tempo
il credito concesso.
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Queste due caratteristiche costituiscono insieme il rischio
tipico dell’attività bancaria, per cui è necessario tenere
sotto continuo controllo, principalmente tramite le banche
centrali, gli equilibri finanziari delle banche. Questa
esigenza di vigilanza si è acuita durante gli ultimi decenni
del XX secolo, caratterizzati dalla globalizzazione e
dall’incremento delle possibilità di profitto ma anche dei
rischi dell’attività bancaria.
L’organizzazione dell’attività bancaria è stata oggetto di
un’evoluzione nel corso del tempo. Fino alla seconda metà
del XX secolo, infatti, esisteva, specie nei paesi dell’Europa
continentale, una distinzione piuttosto netta tra banche di
deposito e banche di deposito e credito. Una banca
moderna è invece normalmente in grado, sia da un punto di
vista economico sia da un punto di vista giuridico, di
svolgere entrambe le funzioni, anche se in alcuni sistemi
bancari c’è una differenza tra banche che esercitano il
credito solo nel breve periodo (dette banche commerciali) e
quelle che lo esercitano nel periodo medio-lungo ovvero
solo nei confronti di imprese e non di singoli cittadini (dette
merchant banks). Le principali banche mondiali, oltre a
raccogliere il risparmio e a esercitare il credito, offrono una
vasta gamma di servizi per la gestione e l’investimento dei
fondi.
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LA RACCOLTA DI RISPARMIO
Una moderna banca utilizza diversi strumenti per la raccolta
dei risparmi. Uno dei più diffusi è il libretto di risparmio, sul
quale vengono annotate le somme versate; il libretto può
essere “nominativo”, cioè intestato a una persona fisica che
è la sola autorizzata a compiere le operazioni di deposito o
di prelievo, o “al portatore”.
Numerose banche offrono la possibilità di acquistare
certificati di deposito a scadenza differenziata. Si tratta di
veri e propri titoli di credito emessi dalle banche, che danno
al risparmiatore il diritto di riottenere a scadenza breve, tra
i tre e i diciotto mesi, o medio-lunga, tra i diciotto e i
ventiquattro mesi, la somma versata maggiorata di un
interesse. Si sono diffuse nel corso degli ultimi decenni del
XX secolo le operazioni su titoli come ad esempio il “pronti
contro termine”: in questo caso i clienti acquistano dalle
banche dei titoli (azioni o obbligazioni) che le banche si
impegnano a ricomprare, a un prezzo superiore, a una
scadenza determinata. L’interesse sul prestito è qui
rappresentato dalla differenza tra prezzo di acquisto e
prezzo di vendita da parte del cliente.
Una buona parte dei fondi sono raccolti dalle banche
attraverso i conti correnti, che possono essere utilizzati
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dagli intestari per depositare o prelevare denaro contante
(anche utilizzando il sistema Bancomat) e assegni.
Le banche provvedono alla custodia dei fondi monetari per
mezzo di casseforti, camere blindate e altri luoghi di
deposito, generalmente assicurati contro il furto. Alcune
banche rendono disponibili ai propri clienti anche cassette
di sicurezza per la custodia di oggetti preziosi, documenti
ecc. Le carte di credito e le carte di addebito, le operazioni
bancarie computerizzate e altri servizi forniti dalle banche
offrono ai clienti ulteriori possibilità di accesso e utilizzo dei
propri fondi.
L’ ESERCIZIO DI CREDITO - Anche per la concessione del
credito le maggiori banche sono in grado di fornire
un’ampia gamma di possibilità dell’utilizzo dei fondi, dei
tempi di restituzione e così via, distinte sulla base del
rapporto con il soggetto, persona fisica o impresa, che
chiede il prestito. In particolare si distinguono i “crediti per
cassa”, che implicano almeno un’uscita monetaria o almeno
un’entrata monetaria per la banca e sono la categoria più
importante, dai “crediti per firma” in cui la banca si limita a
garantire un debito del suo cliente.
Un credito viene concesso nei limiti e secondo le modalità
stabilite dal fido bancario, il contratto con cui una banca si
impegna a erogare a un cliente crediti per cassa o per firma
per un importo massimo stabilito.
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Per quanto riguarda la pratica bancaria italiana, tra le forme
più importanti di credito per cassa vi sono: 1) le aperture di
credito in conto corrente, che si distinguono in “garantite” e
“ordinarie” a seconda che il cliente presti o meno una
garanzia sul suo debito; 2) le operazioni di sconto, cioè le
concessioni di credito a fronte di cessioni di cambiali da
parte del cliente alla banca e in cui il credito è pari
all’importo della cambiale meno una somma che dipende
dal tasso di sconto; 3) le anticipazioni bancarie, che sono
prestiti con scadenza a breve termine garantiti da pegni di
merci, di titoli o di crediti; 4) i contratti di mutuo con i quali
il cliente si impegna, oltre che al pagamento degli interessi,
alla restituzione graduale del capitale preso a mutuo (è il
tipico contratto utilizzato per l’acquisto di beni immobiliari).
Ulteriori forme di credito, più complesse, sono ottenibili
tramite operazioni su titoli finanziari e tramite contratti di
leasing finanziario. Tra le più diffuse operazioni su titoli vi
sono quelle di riporto: in questo caso il cliente, detto
“riportato”, ottiene un credito vendendo un titolo alla
banca, detta “riportatore”, a un certo prezzo (cosiddetto
“prezzo a pronti”) e ricomprandolo a una scadenza
determinata a un prezzo superiore (cosiddetto “prezzo a
termine”).
IL SISTEMA BANCARIO INTERNAZIONALE
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LA BANCA IN EUROPA . - Un aspetto caratteristico del
sistema bancario europeo, soprattutto dei paesi latini, è
rappresentato dal ruolo dello stato. Mentre quasi tutte le
istituzioni creditizie negli Stati Uniti, in Canada e in Gran
Bretagna sono di proprietà privata, in Francia e in Italia lo
stato ha per lungo tempo posseduto le più grandi banche
commerciali o la maggioranza del loro capitale sociale.
Questo ruolo dello stato, importante e a volte controverso,
è diminuito tuttavia nel corso dell’ultimo decennio del XX
secolo, quando molti istituti bancari statali sono stati
privatizzati.
L’UNIONE MONETARIA EUROPEA –
Con il trattato di Maastricht undici paesi europei hanno dato
luogo all'Unione monetaria europea. Questo trattato ha
disegnato un nuovo sistema per il controllo dell'offerta
monetaria e la vigilanza sui sistemi bancari di questi paesi.
In particolare è stato costituito il SEBC (Sistema europeo di
banche centrali), che è composto dalla Banca centrale
europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali. La BCE è
guidata dal Consiglio direttivo che comprende il Comitato
esecutivo di sei membri e i governatori delle banche
centrali. Il SEBC è responsabile della politica monetaria
dell'Unione e ha in particolare i seguenti compiti: 1)
definizione e attuazione della politica monetaria; 2)
svolgimento delle operazioni di cambio; 3) utilizzo delle
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riserve dei singoli paesi; 4) supervisione dei sistemi di
pagamento; 5) vigilanza sugli enti creditizi e sulla stabilità
del sistema finanziario. Lo statuto del SEBC può essere
modificato solo dal Consiglio dei ministri a maggioranza
qualificata e con parere conforme del Parlamento europeo.
La BCE ha la competenza esclusiva sull'emissione della
moneta all'interno dei paesi aderenti, anche se questa può
essere materialmente eseguita dalle singole banche
centrali. Essa deve essere consultata obbligatoriamente in
due casi: 1) in merito a qualsiasi proposta o atto
comunitario che rientri nelle sue competenze; 2) dalle
autorità nazionali, entro i limiti stabiliti dal Consiglio dei
ministri, sui progetti di disposizioni legislative che rientrino
nelle sue competenze. Il Consiglio dei ministri può anche
delegare alla sola BCE compiti specifici in merito alla
vigilanza degli enti creditizi e delle altre istituzioni
finanziarie, escluse le imprese di assicurazione. Il SEBC e la
BCE adottano tre tipi di provvedimenti: 1) regolamenti
obbligatori in tutti gli stati; 2) decisioni nei confronti dei
singoli stati; 3) raccomandazioni o pareri, che non sono
vincolanti.
Una delle principali conseguenze dell’Unione monetaria e
della globalizzazione è l’aumento delle fusioni tra istituti di
credito, anche di diversa nazionalità, che creano banche di
maggiori dimensioni e in grado di competere su tutti i
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mercati. Questo fenomeno ha portato, soprattutto in
Francia e Italia, alla privatizzazione di banche pubbliche. A
seguito di queste fusioni la più importante banca europea è
rimasta la tedesca Deutsche Bank, seguita, in una classifica
stilata sulla base dell’ammontare dei crediti concessi, dalle
banche svizzere Ubs-Sbs e Crédit Suisse, dalle francesi
Société Générale e Crédit Agricole, dalla spagnola
Santander e dalle italiane Imi-San Paolo, derivante dalla
fusione di due banche prima separate, e UniCredito,
risultante dalla fusione del Credito Italiano con le Casse di
Risparmio di Torino, di Treviso e di Verona. In Europa
operano con successo anche molte banche americane, in
particolare la Barclays.
La creazione di grandi banche pone problemi di tutela della
libertà di concorrenza nel settore del credito, poiché
aumenta il livello di concentrazione del settore bancario
europeo, tradizionalmente più elevato rispetto a quello della
Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Nel sistema bancario
italiano, a partire dal 1994, non c’è più differenza in termini
legali tra istituti di credito ordinario e istituti di credito
speciale, anche se rimane una distinzione di fatto tra
banche che esercitano il credito a breve termine e banche
che lo esercitano nel medio-lungo periodo. Inoltre in Italia
le merchant banks, cioè le banche che offrono servizi di
vario tipo per la gestione finanziaria di imprese (dette
anche corporate o investment banks), non hanno una
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disciplina giuridica speciale a differenza di quello che
accade in altri sistemi.
INGLESE . - IMPORT END EXPORT TRADE
Import trade goods and services brought into a foreign
country from abroad; export trade the sale of goods or
services to foreign importers. The person involved in import
trade is called imported; he buys goods from abroad and
sells them in his country. He also has to Comply with
certain regulations .He has to malice sure that there are no
restrictions in his country to prevent or limit his importing
from abroad. As in the case of an exporter, these
restrictions may be protectionist measures imposed by
authorities in his owns country, such as the protection of
jobs in the car industry.
Like the exporter, the importer may also be subject to
quotas , and if he want t import certain goods he will have
to apply for an Import Licence, that is authorization to buy
them. In Italy, as in other countries, it is necessary to
obtain an Import Bank Approval document with aillows
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importers to send money abroad. The person involved in
export trade is called exporter. He sells goods abroad.
Before doing this he must make sure that there are no
restrictions on him selling his goods in a particular country.
These restrictions may be of a political nature, and in this
case they are called embargo. A typical example of
embargo is that which exists in many countries against
selling goods in South Africa because of its policy regarding
apartheid. These restrictions may also be of economic
nature: any government having to deal with a recurring
deficit in the balance of payments will probably have to
adopt protectionist measures. This means that it will take
steps to encourage exports and limit imports. In this case
there will be costumes duties on cheaper foreign goods to
bring their prices up, quotas, that is the limit on the total
quantity of an article that may be imported from a
particular country in a specified time, will be adopted to
limit the quantity of some types of imports, subsides will be
given to exporters so that they can produce more cheaply
and be more competitive on foreign markets. Protectionist
measures generally have quite short - term beneficial
effects as they produce counter measures from trading
partners that retaliate against this type of treatment.
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DIRITTO. Il Parlamento
Il Parlamento è l’organo costituzionale titolare della
funzione legislativa.
La Costituzione italiana prevede un bicameralismo perfetto,
ed infatti il Parlamento è composto da due Camere: la
Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica.
Entrambe hanno la durata di cinque anni, sono elette a
suffragio universale e diretto, sono dotate degli stessi poteri
e svolgono identiche funzioni, ma non mancano elementi di
differenziazione tra le due Camere.
Una prima differenza riguarda il numero dei componenti:
630 deputati, 315 senatori.
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Il Parlamento Italiano
Il Senato si caratterizza per la presenza di due categorie, di
membri non elettivi: i senatori a vita di nomina
presidenziale e quelli di diritto, cioè coloro che hanno già
rivestito la carica di Presidente della Repubblica. I
Presidenti della Repubblica divengono senatori a vita di
diritto alla fine del mandato senza necessità di ulteriore
nomina.
I senatori a vita di nomina presidenziale, sono ,invece,
scelti in numero non superiore a cinque, tra “i cittadini che
abbiamo illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo
sociale, scientifico, artistico e letterario”.
Le due Camere si differenziano anche per i diversi requisiti
richiesti per l’elettorato attivo e quello passivo. Per
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l’elettorato attivo, possono eleggere i loro rappresentanti
alla Camera dei Deputati tutti coloro che hanno compiuto la
maggiore età (18 anni); al Senato, invece, sono elettori
solo coloro che hanno compiuto i 25 anni.
Per l’elettorato passivo, possono essere eletti tutti coloro
che hanno compiuto 25 anni, mentre per essere membri del
Senato ne occorrono 40.
Le Camere, che solitamente esercitano i loro poteri
separatamente, in alcuni casi sono chiamate a svolgere le
proprie funzioni in seduta comune. Le ipotesi in cui ciò
avviene sono, ad esempio :
l’elezione del Presidente della Repubblica; la messa in stato
d’accusa del Presidente della Repubblica per alto
tradimento o attentato alla Costituzione; l’elezione di un
terzo dei giudici costituzionali.
Il Parlamento riunito in seduta comune è presieduto dal
presidente della Camera.
COMMISSIONI, GIUNTE E GRUPPI PARLAMENTARI
La Camera dei deputati e il Senato si compongono di vari
organi interni che svolgono le funzioni del Parlamento. Tra
questi ricordiamo:
Commissioni parlamentari. Sono organi necessari di
ciascuna Camera, costituiti da parlamentari in proporzione
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alla presenza delle forze politiche in Parlamento.
Possono essere:
1 speciali, se costituite occasionalmente da ciascuna Camera
per risolvere questioni di pubblico interesse.
2 permanenti, se istituite permanentemente in senso a
ciascuna Camera, il cui regolamento ne determina la
competenza per materia.
Le Commissioni permanenti:
1 agiscono in sede referente, in quanto esaminano ogni
disegno di legge presentato alle Camere, per farne
relazione all’Assemblea che deve approvarlo;
2 agiscono in sede deliberante, invece, quando procedono
direttamente all’approvazione dei disegni di legge.
Giunte parlamentari. Sono anch’esse formate dalle forze
politiche in proporzione alla loro presenza in Parlamento.
Hanno funzioni consultive ed extralegislative.
Gruppi parlamentari Sono associazioni create da deputati o
senatori politicamente affini.
Tutti i membri del Parlamento devono dichiarare, entro due
giorni dalla prima seduta successiva alla loro elezione, a
quale Gruppo intendono iscriversi. Qualora non esercitino
questa loro facoltà sono iscritti d’ufficio nel cosiddetto
“gruppo misto”.
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I gruppi parlamentari, più di ogni altro organo,
rappresentano i partiti politici all’interno del Parlamento.
LE PREROGATIVE DELLE CAMERE
Le Camere, per esercitare pienamente le loro funzioni,
godono di particolari prerogative, cioè delle situazioni
particolari di vantaggio.
Ciascuna Camera ha il potere di adottare il proprio
regolamento (autonomia regolamentare) a maggioranza
assoluta dei suoi componenti. Il regolamento disciplina
l’organizzazione interna di ciascuna Camera e detta le
regole per il suo funzionamento.
Ciascuna Camera delibera il proprio bilancio ed il proprio
consuntivo (autonomia finanziaria). Le spese gravano su un
fondo speciale, che è somministrato dal Ministero del
Tesoro e gestito direttamente da ogni Camera.
Ciascuna Camera provvede poi all’amministrazione dei suoi
uffici e all’assunzione dei propri dipendenti: autonomia
amministrativa.
Vige poi l’immunità della sede, ovvero, è vietato, in base ad
una norma consuetudinaria, l’accesso negli uffici delle
Camere agli agenti della forza pubblica per svolgere le loro
funzioni; è riconosciuta poi una particolare tutela penale, in
quanto sono puniti come reati il tentativo di impedire alle
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Camere l’esercizio delle loro funzione e il vilipendio delle
Camere.
LO STATUS DI PARLAMENTARE
Rapporto tra parlamentare e corpo elettorale. Ogni
membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita
le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Il principio della rappresentanza nazionale è sancito per
svincolare i singoli deputati e senatori dai collegi elettorali
locali che li hanno eletti. Tale principio esige una
valutazione che tenga conto degli interessi complessivi di
tutto il paese.
Il principio di mandato imperativo impedisce al
parlamentare di accettare incarichi o istruzioni per lo
svolgimento delle sue funzioni, e ne sancisce l’indipendenza
dai gruppi politici. (“gruppi di pressione”)
Prerogative dei parlamentari. Tali prerogative irrinunciabili
non costituiscono privilegi personali, ma servono a tutelare
la regolarità e l’indipendenza del mandato parlamentare.
art.68 “nessun membro del Parlamento può essere
sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può
essere arrestato o privato della libertà personale o
mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una
sentenza irrevocabile di condotta, ovvero se sia colto
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nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto
l’arresto obbligatorio in flagranza”.
Con questa nuova formulazione dell’articolo, è consentito:
1 sottoporre ad indagini i parlamentari solo dopo
l’autorizzazione della Camera di appartenenza;
2 arrestare il parlamentare, in presenza di una sentenza
irrevocabile di condanna;
3 arrestare il parlamentare, nel caso in cui sia colto
nell’atto di flagranza.
l’insindacabilità, ovvero i parlamentari non possono essere
chiamati a rispondere delle opinioni espresse ed i dati
nell’esercizio delle loro funzioni;
l’indennità, cioè i membri del Parlamento ricevono una
indennità stabilita per legge.
Cessazione dall’ufficio di parlamentare. L’ufficio di
parlamentare può cessare per le seguenti cause:
� fine della legislatura (o scioglimento anticipato delle
Camere);
� dimissioni volontarie;
� decadenza;
� annullamento dell’elezione;
� morte.
IL FUNZIONAMENTO DEL PARLAMENTO E LO
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SVOLGIMENTO DEI LAVORI
L’arco di tempo entro il quale le Camere svolgono la loro
attività è denominato legislatura; il periodo di durata
effettiva del mandato parlamentare è di 5 anni per ciascuna
Camera, salvo scioglimento anticipato o proroga in caso di
guerra.
Si intende, invece, per sessione il periodo continuativo di
lavoro delle Camere. Ciascuna sessione consiste di più
sedute, ovvero le singole riunioni delle Camere. Le sedute
sono pubbliche, anche se ciascuna Camere e il Parlamento
in seduta comune possono decidere di riunirsi in seduta
segreta.
Il compito di mantenere l’ordine durante le sedute spetta al
Presidente dell’assemblea, coadiuvato dai questori.
La decisone di convocare una Camera spetta sempre al suo
Presidente. Le Camere appena elette si riuniscono per la
prima volta entro 20 giorni dalle elezioni (convocazione
iniziale).
Le Camere si riuniscono,inoltre, di diritto il primo giorno
non festivo di febbraio e di ottobre (convocazione di
diritto).
Ciascuna Camera può essere convocata in via straordinaria
per iniziativa del suo Presidente, o dal Presidente della
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Repubblica, o di un terzo dei suoi componenti. Quando si
riunisce in via straordinaria una Camera è convocata di
diritto anche l’altra.
Non si può discutere né decidere su materie che non siano
preventivamente iscritte all’ordine del giorno.
Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento in
seduta comune non sono valide se non è presente la
maggioranza dei componenti e se le deliberazioni non siano
adottate a
maggioranza dei presenti.
Le votazioni delle sue assemblee siano di regola effettuate
a scrutinio palese, tranne per i casi in cui sia
espressamente previsto il voto a scrutinio segreto.
Il ricorso allo scrutinio segreto è sempre escluso per le
votazioni riguardanti la legge finanziaria, le leggi di bilancio
e le deliberazioni che abbiano conseguenze finanziarie.
L’ostruzionismo è un’attività posta in essere generalmente
dai gruppi di minoranza, nel tentativo di impedire,
intralciare o ritardare lo svolgimento dei lavori
parlamentari.
LO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE
Le Camere possono essere sciolte, singolarmente o
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congiuntamente, dal Presidente della Repubblica, solo in tre
ipotesi:
1 quando non appaiono più rappresentative delle forze
politiche esistenti nel Paese;
2 quando sia impossibile formare una maggioranza politica
stabile nel Parlamento;
3 quando si determini una insanabile frattura tra le due
assemblee.
Le Camere, comunque, non possono mai essere sciolte
durante il semestre bianco, cioè nei sei mesi che precedono
la scadenza del mandato del presidente della Repubblica.
Questo divieto ha lo scopo di evitare che il Capo dello Stato
posso approfittare dello scioglimento delle camere per
trovare una maggioranza favorevole alla sua rielezione.
Bisogna poi fare una distinzione tra prorogatio e proroga: la
prorogatio consiste in una sopravvivenza temporanea della
Camere per assicurarne il funzionamento durante
l’intervallo che occorre all’elezione del nuovo Parlamento; la
proroga è invece l’istituto, consentito solo in caso di guerra,
con cui il Parlamento decide di rinviare le elezioni e di
prorogar i suoi poteri.
LA FUNZIONE LEGISLATIVA
E’ la funzione tipica e prevalente del Parlamento, ed è
esercitata collettivamente dalla due Camere.
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Il procedimento legislativo si articola in 4 fasi: quella
dell’iniziativa, della deliberazione, del controllo e della
comunicazione.
Iniziativa. Si esercita con la presentazione di un disegno di
legge ad una delle due Camere (se presentato
contemporaneamente ad entrambe, esse se lo comunicano
e viene sospeso l’esame nella Camera a cui è arrivato dopo)
da parte dei titolari del potere di iniziativa legislativa, che
sono: il Governo, i parlamentari, il CNEL, il corpo elettorale
con almeno 50.000 elettori ed i Consigli regionali.
L’iniziativa governativa è la più importante perché il
Governo è l’organo che meglio può valutare la necessità di
nuovi provvedimenti legislativi. Il Governo,poi, ha
l’iniziativa di alcune leggi, quali quelle di approvazione del
bilancio.
Ciascun membro del parlamento può, da solo o insieme ad
altri parlamentari, presentare una proposta di legge alla
Camera di appartenenza ( iniziativa parlamentare).
Ciascuno dei titolari di iniziativa legislativa ha anche il
potere di ritirare il progetto, prima che questi sia stato
approvato da almeno una Camera.
Al termine di ciascuna legislatura tutti i progetti di legge
ancora pendenti presso le Camere decadono
automaticamente. Essi, se risultano già approvati da
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almeno una Camera e vengono ripresentati entro i primi sei
mesi della nuova legislatura, beneficiano di un
procedimento accelerato.
Istruttoria. E’ la fase in cui le commissioni legislative
permanenti in sede referente esaminano i progetti di legge
e riferiscono su di essi con una relazione all’assemblea.
In commissione il progetto viene esaminato, discusso e
eventualmente modificato. Se vi sono progetti simili o
riguardanti la stessa materia, si può scegliere il più valido o
formulare un nuovo testo in cui confluiscono i vari progetti.
Approvazione. La fase costitutiva è quella che permette
l’approvazione del progetto di legge da parte della Camera,
e può avvenire secondo quattro diversi procedimenti:
1. quello ordinario, che è sempre obbligatorio per le leggi
elencate nell’art. 72, 4° comma della Costituzione (materia
costituzionale ed elettorale, approvazione di bilancio, ecc..).
Questo procedimento è composto da: l’esame preparatorio
da parte della commissione competente; la discussione in
aula previa lettura delle relazioni preparate dalla
commissione; la discussione e votazione dei singoli articoli
e della legge nel suo complesso per la votazione finale, che
deve avvenire a scrutinio palese.
2. quello abbreviato, adottato per disegni di legge dichiarati
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urgenti, in cui tutti i termini sono ridotti alla metà;
3. quello decentrato, con il quale tutte le fasi del
procedimento ordinario vengono svolte dalle commissioni
permanenti competenti per materia, che quindi agiscono in
sede deliberante;
4. quello redigente, che è un procedimento intermedio tra
quello ordinario e quello decentrato, in quanto alle
commissioni è assegnato il compito di discutere e votare il
disegno di legge articolo per articolo, e all’Assemblea la
votazione finale.
E’ necessaria, comunque, affinchè la legge si perfezioni,
l’approvazione dello stesso testo in entrambe le Camere.
Se il progetto approvato da una Camera è approvato
dall’altra con emendamenti, esso viene ripresentato alla
prima Camera per l’approvazione degli emendamenti.
Integrazione dell’efficacia e promulgazione. La legge, una
volta approvata dalle Camere, è perfetta ma non ancora
efficace. Il Presidente della Repubblica deve procedere alla
promulgazione entro 1 mese dall’approvazione. Egli deve
operare un controllo di legittimità costituzionale formale e
sostanziale: formale, cioè riguardante la correttezza della
procedura adottata per la formazione della legge;
sostanziale, invece, verificando che non vi sia contrasto con
la Costituzione. Se il Capo dello Stato rileva un vizio, può
rinviarlo alle Camere per un riesame.
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Pubblicazione ed entrata in vigore. La pubblicazione è l’atto
mediante il quale la legge viene portata a conoscenza dei
suoi destinatari, e deve avvenire entro 30 giorni dalla
promulgazione. La legge entra in vigore dopo un periodo di
vacatio legis, che normalmente è di 15 giorni dalla sua
pubblicazione.
LEGGI DI APPROVAZIONE E DI AUTORIZZAZIONE
Sono tradizionalmente definite leggi in senso formale,
perché esse si limitano a dare efficacia ad altri atti già
compiuti dagli organi competenti (leggi di approvazione)
oppure a dare validità ad atti soggetti all’ autorizzazione
delle Camere (leggi di autorizzazione).
Esempi di leggi di autorizzazione è la ratifica dei trattati
internazionali del Presidente della Repubblica, che deve
essere autorizzata dal Parlamento per consentirgli un
controllo sulla politica estera; mentre un esempio di legge
di approvazione è quella per il bilancio.
I DECRETI LEGISLATIVI E DECRETI LEGGE
Esistono circostanze in cui il Parlamento delega l’esercizio
della funzione legislativa al Governo. La delega può
avvenire solo con legge e solo al Governo nel suo
complesso: la legge delega deve definire l’oggetto, i settori
e le materie ed il termine entro cui deve essere esercitata.
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Questi atti prendono il nome di decreti legislativi; essi
vengono deliberati dal Consiglio dei Ministri, emanati dal
Presidente della Repubblica e infine pubblicati sulla
Gazzetta Ufficiale.
Diversi sono invece i decreti-legge, emanati in casi
straordinari di necessità e urgenza dal Governo, di propria
iniziativa e sotto la propria responsabilità, esercitando
quindi il potere legislativo sostituendosi alle Camere
Il Parlamento deve,inoltre, convertire in legge ordinaria i
decreti-legge emanati dal Governo entro 60 giorni dalla
pubblicazione, pena la decadenza.
La legge di conversione ha una duplice funzione:
1 sotto il profilo politico, serve a svincolare il Governo dalla
responsabilità assuntasi;
2 sotto il profilo giuridico, opera una conferma sostitutiva
del decreto legge.
La deliberazione del Parlamento, che sia positiva o
negativa, ha effetti retroattivi, cioè sin dall’origine. Se la
conversione è rifiutata, infatti, vengono meno i rapporti, i
diritti e gli obblighi sorti in base al decreto legge non
convertito.
Negli ultimi anni, però, si è diffusa la prassi di reiterare i
decreti-legge decaduti, ovvero ripresentarli con variazioni
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trascurabili, eludendo quindi il carattere della provvisorietà
che la Costituzione prevede per questi atti. Per questo
motivo, nel 1996, la Corte Costituzionale ha sancito
l’illegittimità della reiterazione dei decreti-legge.
IL PROCEDIMENTO LEGISLATIVO DI REVISIONE
COSTITUZIONALE
Essendo la Costituzione italiana una costituzione rigida, per
essere modificata necessita di un procedimento speciale,
detto di revisione costituzionale.
Il procedimento usato è detto procedura aggravata, ed è
simile a quello ordinario, ma con delle peculiarità: per
esempio,nella fase preparatoria non è ammessa l’iniziativa
del CNEL, e nella fase costitutiva la discussione e
l’approvazione della legge devono sempre tenersi in
assemblea. Inoltre, per approvare leggi di revisione
costituzionale ed altre leggi costituzionali occorrono due
successive deliberazioni ad un intervallo non inferiore a 3
mesi. Nella votazione della seconda deliberazione è
richiesta la maggioranza assoluta dei componenti la Camera
e non è ammessa la discussione e la votazione articolo per
articolo, ma solo della legge nella sua complessità.
Per la fase di integrazione dell’efficacia, se la legge è stata
approvata da entrambe le Camere con una maggioranza
superiore ai due terzi dei componenti, essa viene
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promulgata e pubblicata e diventa legge a tutti gli effetti;
se invece la legge è stata approvata anche solo da una
Camera con una maggioranza assoluta, allora la legge ha
una pubblicazione anomala (perché precede la
promulgazione) al solo scopo di dare conoscenza del
contenuto, ed entro 3 mesi da tale pubblicazione 1/5 dei
componenti di una Camera, 500.000 elettori o 5 Consigli
regionali possono chiedere un referendum popolare. Se
entro i tre mesi non perviene tale richiesta, la legge viene
promulgata e ripubblicata, entrando cosi in vigore.
LE ALTRE FUNZIONI DEL PARLAMENTO
Il Parlamento svolge altre funzioni oltre a quella legislativa.
Tra queste ricordiamo la funzione di indirizzo e controllo
politico, che è quella attraverso la quale si esercita un
controllo sull’attività del Governo. Esempi di detta funzione
sono le leggi di approvazione ed autorizzazione e le attività
ispettive, che sono:
1 l’interrogazione, che consiste nella domanda rivolta per
iscritto da un parlamentare al Governo o ad un ministro
sulla conoscenza di una determinata situazione;
2 l’interpellanza, che consiste nella domanda rivolta per
iscritto da un parlamentare al Governo o ad un ministro
sulla sua condotta su una determinata questione;
3 l’inchiesta parlamentare, ovvero ogni indagine disposta
dalle Camere per acquisire elementi necessari per la
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conoscenza di una materia di interesse pubblico.
Dette attività ispettive a volta richiedono lo svolgimento di
attività conoscitive, come le indagini conoscitive, che sono
dirette a acquisire notizie e informazioni utili, anche
chiamando ad intervenire qualsiasi persona in gradi di
fornire elementi utili all’indagine.
Le udienze legislative, invece, sono svolte durante un
procedimento legislativo per ricavare notizie utili all'esame
del progetto di legge.
La mozione, poi, è il principale atto di direzione politica, e
consiste nella richiesta fatta dai parlamentari alla propria
Camera, di procedere alla discussione e alla votazione di un
determinato oggetto su cui una precedente interpellanza
avesse lasciati insoddisfatti.
Tra le funzioni elettorali del Parlamento abbiamo: l'elezione
del Presidente della Repubblica, di 5 giudici della Corte
Costituzionale, di 10 componenti del Consiglio superiore
della magistratura e la scelta dei cittadini fra cui vanno
sorteggiati i giudici aggregati della Corte Costituzionale.
Il Parlamento, inoltre, svolge anche funzioni giurisdizionali,
ponendo in stato d'accusa il Presidente della Repubblica per
alto tradimento o attentato alla Costituzione.
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SCIENZE DELLE FINANZE
Servizi pubblici e bilancio dello Stato.
Il bisogno è una sensazione di desiderio che spinge
l'individuo ad appagarla (o a eliminarla).
Ognuno, ad esempio prova (sente) il bisogno di mangiare,
di bere ,e così via. Esistono bisogni individuali e bisogni
collettivi. I bisogni individuali sono quelli che 1' individuo
sente come singolo; i bisogni collettivi sono quelli che
l'individuo sente in quanto membro della collettività. Ad
esempio i bisogni di mangiare e bere sono bisogni
individuali invece i bisogni di ordine pubblico , di difesa
ecc. ,sono bisogni collettivi . Alla soddisfazione dei bisogni
individuali l'individuo normalmente provvede egli stesso ,
acquistando beni e servizi (ad esempio generi alimentari,
vestiario ecc.) da privati. Invece alla soddisfazione dei
bisogni collettivi normalmente provvede lo stato o un altro
ente pubblico. Pertanto i bisogni individuali sono chiamati
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anche bisogni privati e i bisogni collettivi sono chiamati
bisogni pubblici. I bisogni pubblici vengono soddisfatti
mediante servizi pubblici. I servizi pubblici sono le
prestazioni che lo Stato e gli enti pubblici forniscono ai
cittadini ad esempio l'amministrazione della giustizia, 1
istruzione impartita nelle scuole pubbliche ecc.. I servizi
pubblici si distinguono in generali e speciali. I servizi
pubblici generali sono quelli che lo Stato e gli altri enti
pubblici forniscono all'intera collettività (ad esempio
l'ordine pubblico, la difesa ecc). I servizi pubblici speciali
sono invece quelli che lo Stato e gli enti pubblici forniscono
a singoli individui che ne fanno richiesta ad esempio il
servizio postale il servizio di trasporto ferroviario , ecc.. Lo
Stato per poter erogare i servizi pubblici deve sostenere
delle spese ad esempio per garantire l'ordine pubblico
deve pagare gli stipendi ai poliziotti, costruire caserme e
così via. Le spese che lo Stato sostiene per fornire ai
cittadini i servizi pubblici prendono il nome di spese
pubbliche . Per effettuare queste spese , lo Stato deve
procurarsi il denaro, deve cioè avere delle entrate. Lo
Stato normalmente si procura il denaro attraverso tre vie:
1) facendo pagare i tributi ai cittadini;
2) emettendo titoli del debito pubblico ( ad esempio i BOT);
3) stampando moneta.
L'attività che lo Stato e gli altri enti pubblici svolgono per
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procurarsi i mezzi nécessari per effettuare le spese
pubbliche prende il nome di attività finanziaria pubblica.
L'attività finanziaria pubblica quindi è caratterizzata da due
momenti: quello dell' entrate e quello dell'uscita. La
scienza delle finanze è la disciplina che studia i principi
generali che regolano l'attività finanziaria pubblica. Come
abbiamo visto, l'attività finanziaria dello Stato è ostituita
da due momenti : quello dell'entrata e quello dell'uscita. E'
evidente la necessità di contabilizzare ,cioè di registrare in
un documento le entrate e le uscite dello Stato. Tale
documento prende il nome di bilancio.
Più precisamente il bilancio dello Stato è un documento
giuridico contabile che non contiene 1 indicazione delle
entrate e delle uscite dello Stato relative ad un
determinato periodo di tempo (che normalmente è l'anno)
. Nella maggior parte dei paesi il bilancio viene elaborato
dal Governo e viene sottoposto all'approvazione del
Parlamento.
Dal bilancio si desumono i soggetti dai quali lo Stato preleva
le imposte e gli scopi per i quali lo Stato eroga le spese.
Dal bilancio si desume per esempio se lo Stato spende di
più per la difesa nazionale o più per l'istruzione Pertanto il
bilancio riflette gli indirizzi economici dello Stato. Le
entrate e le uscite dello Stato vanno riferite ad un certo
periodo di tempo
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e quindi sono introdotti i concetti di anno finanziario ed
esercizio finanziario. L' anno finanziario è il periodo di
tempo al quale si riferiscono le entrate e le uscite
registrate dal bilancio. In quasi tutti i paesi 1' anno
finanziario è di 12 mesi, ma non in tutti coincide con 1'
anno solare. In Italia fino al 1964 1' anno finanziario
iniziava il 1~ Luglio e terminava il 30 Giugno ( dell'anno
solare successivo ). Da 1965 l'anno finanziario coincide
con l'anno solare cioè inizia il l0gennaio e termina il 31
Dicembre.
L'esercizio finanziario è l'insieme delle operazioni
amministrative (entrate e spese) che si riferiscono alla
gestione di un anno finanziario. IL bilancio può essere di
previsione ~reventivo) e consuntivo. Il bilancio
preventivo ( redatto all'inizio dell'anno ) contiene le
entrate che si prevede saranno realizzate nell'anno e le
spese che si prevede saranno compiute nell'anno stesso
.11 bilancio consuntivo (redatto dopo che l'anno è finito)
registra le entrate che si sono effettivamente realizzate e
le spese che sono state materialmente erogate. il bilancio
preventivo può essere di competenza o di cassa, per
afferrare il significato di questa distinzione occorre tenere
presente che dal momento in cui nasce il diritto per lo
Stato di riscuotere un entrata (momento dell'
accertamento di un' entrata ) al momento in cui
effettivamente riscuote può passare un periodo
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abbastanza lungo.
Ad esempio lo Stato (1' ufficio delle imposte) accerta nel
Settembre 1999 che il signor Rossi deve pagare 200
milioni di Imposta. L' ufficio delle imposte notifica questo
debito al signor Rossi che lo pagherà entro un certo
termine. Può accadere che i tempi della procedura siano
tali che il signor Rossi pagherà i 200 milioni nel Febbraio
2000 Allo stesso modo ,dal momento m cui per lo Stato
sorge 1' obbligo di pagare una spesa (momento dell'
impiego di una spesa) al momento in cui lo Stato
effettivamente la paga può passare un tempo abbastanza
lungo. Ad esempio il Governo delibera di spendere £. 2
miliardi per la costruzione di una centrale elettrica nel
1999 ma comincia a pagare questa somma solo nel 2000
perché occorre del tempo prima che la esecuzione dell'
opera venga affidata ad una impresa e questa inizi i lavori.
Il bilancio preventivo di competenza comprende tutte le
entrate che lo Stato ha diritto di riscuotere nell' almo
finanziario (anche se si prevede che molte di (esse
verranno riscosse negli anni successivi ) e tutte le spese
che lo Stato deve erogare nell' anno finanziario (anche se
si prevede che molte di esse verranno erogate m concreto
negli anni successivi). Il bilancio preventivo di cassa
comprende invece tutte le entrate che si prevede
verranno effettivamente riscosse e tutte le spese che si
prevede verranno effettivamente erogate nell'anno
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finanziario. Nell'esempio precedente se il bilancio
preventivo del 1999 è redatto in termini di competenza,
nelle entrate figureranno i 200 milioni che il signor Rossi
deve al fisco e nelle spese i 2 miliardi per la costruzione
della centrale elettrica. Invece , se il bilancio preventivo
del 1999 è redatto in termini di cassa tali somme non vi
verranno registrate, ma verranno registrate nel bilancio
preventivo dell'anno in cui si prevede che le entrate
saranno effettivamente riscosse e le spese effettivamente
erogate . Le entrate iscritte nel bilancio di competenza di
un anno, ma non riscosse nello stesso anno costituiscono i
residui attivi mentre le spese iscritte nel bilancio di
competenza di un anno ma non pagate nello stesso anno,
costituiscono i residui passivi.
Il bilancio dello Stato in tutti i paesi viene redatto
secondo alcune regole che costituiscono i principi o i
residui del bilancio. Tali principi sono i seguenti:
a) Universalità. Il bilancio deve contenere tutte le entrate e le
uscite dello Stato in modo che nessuna entrata o uscita
sia sottratta al controllo del Parlamento. La legge però
prevede delle eccezioni , ammettendo in alcuni casi
specificati la gestione di fondi al di fliori del bilancio
(gestioni extra -bilancio).
b) Integrità. Le entrate e le spese devono essere iscritte
ciascuna per intero senza alcuna detrazione e senza
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operare alcuna compensazione tra spese ed entrate prima
che esse vengono iscritte nel bilancio.
c) Unità. Il bilancio è unitario, nel senso che le entrate
devono affiufre tutte ad un unico fondo, e da questo fondo
devono uscire tutte le spese : sono vietati cioè i cosiddetti
"tributi di scopo".
d) Specializzazione Le singole voci di entrata e di spesa
devono essere specificate e tenute distinte con la massima
precisione in modo che il Governo e la Pubblica
amministrazione abbiano scarsissima discrezionalità ed
eseguano esattamente ciò che è stato approvato
dal Parlamento. Questo principio viene attuato mediante
la divisione del bilancio in capitolo. Il divieto degli storni
consiste nel fatto che i ministri non possono stornare cioè
spostare le somme da un capitolo all'altro : non possono
insomma essere una carta moneta. Il bilancio può essere
in pareggio, in avanzo (surplus) o in disavanzo (deficit) .Il
bilancio è in pareggio quando le entrate ordinarie sono
uguali alle uscite è in avanzo quando le entrate ordinarie
sono maggiori delle uscite, è in disavanzo quando le uscite
sono maggiori delle entrate ordinarie come abbiamo detto,
lo Stato può coprire il disavanzo mediante 1 indebitamento
pubblico o mediante l'emissione di carta moneta Negli
ultimi anni in Italia e negli altri paesi industrializzati il
disavanzo del bilancio dello Stato è sempre più notevole.
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MATEMATICA. –
Statistica descrittiva
INTRODUZIONE. - Statistica Ramo della matematica che
studia i metodi per raccogliere, organizzare e analizzare un
insieme di dati numerici, la cui variazione è influenzata da
cause diverse, con lo scopo sia di descrivere le
caratteristiche del fenomeno a cui i dati si riferiscono, sia di
dedurre, ove possibile, le leggi generali che lo regolano.
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La statistica si suddivide in statistica descrittiva o deduttiva
e in statistica induttiva o inferenza statistica: nel primo
caso si studiano solo i metodi per descrivere e analizzare le
caratteristiche di un evento o di un gruppo di oggetti o
individui, senza dedurre (inferire) conclusioni generali,
valide per un gruppo più ampio; nel secondo, invece, si
studiano le condizioni per cui le conclusioni dedotte
dall'analisi statistica di un campione sono valide in casi più
generali.
PROPRIETA’ FONDAMENTALI. - Il metodo statistico ha lo
scopo di descrivere e interpretare i cosiddetti”fenomeni
collettivi”; infatti nelle indagini statistiche si esaminano
fenomeni, ad es. demografici, sociali, etc., che riguardano
appunto delle”collettività”, o comunemente,”popolazioni”.
In statistica, il termine”popolazione”designa un insieme di
elementi che presentano tutti delle caratteristiche comuni,
elementi che vengono chiamati”individui”o”unità
statistiche”.
Facciamo alcuni esempi di popolazioni statistiche:
1) I cittadini che hanno il diritto al voto nelle lezioni per il
Parlamento.
2) Gli abitanti della Francia.
3) Le autovetture in circolazione attualmente il Italia.
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4) Le aziende tessili in Liguria.
E’ facile capire che una”popolazione statistica”si può
classificare in vari modi, in relazione alle diverse quantità,
o”caratteri”o”argomenti”, o”attributi”, dei singoli
elementi.
Per esempio: Le autovetture circolanti in Italia possono
essere classificate secondo la cilindrata, la casa costruttrice,
l’anno di fabbricazione, la città di immatricolazione…
UNO DEGLI SCOPI DELLA STATISTICA E’ LO STUDIO DI
COME SI DISTRIBUISCE UNA DATA”POPOLAZIONE”, IN
RELAZIONE A UNO O PIU’”CARATTERI”.
I caratteri che formano l’oggetto di una rilevazione
statistica, possono essere:
a) Qualitativi, espressi in forma verbale, sovente
rappresentata da aggettivi.
Esempi: il colore; la nazionalità; lo stato civile; l’affidabilità;
l’attitudine ai lavori manuali; l’attitudine agli studi…
Questi caratteri possono differire per diverse
manifestazioni, dette”modalità”del carattere.
Per esempio:
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1) Il carattere”colore degli occhi”ha le modalità: celesti,
grigi, neri…
2) Il carattere”stato civile”ha le modalità: celibe, nubile,
coniugato…
b) Quantitativi, espressi da numeri.
Esempi: la statura, il peso, il numero di stanze di un
appartamento …
Le modalità di un carattere quantitativo saranno, allora,
espresse da numeri, che si chiamano anche”i valori”di quel
carattere.
L a m e d i a
La media è un valore che è atto ad esprimere
sinteticamente la distribuzione di intensità di un fenomeno
collettivo, prescindendo dai singoli dati individuali.
Esistono vari tipi di”valori medi”il cui uso dipende dal
particolare tipo di dati statistici in esame e dallo scopo che
si vuole raggiungere.
L a m e d i a a r i t m e t i c a
La media aritmetica è quel valore che si può
attribuire a ogni termine della distribuzione senza
alterarne la somma. Dipende dal valore di tutte le
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osservazioni ed è fortemente influenzata dalla
presenza di valori estremi.
DEFINIZIONE – Dati n numeri x1, x2, … xn, la loro
media aritmetica è pari al rapporto tra la loro somma
e il numero di oggetti sommati.
In simboli scriviamo:
ESEMPIO:
Si vuole determinare la media dei voti riportati da una
classe di 25 alunni in seguito ad un compito di matematica.
Voti 3 4 5 6 7 8 9 Totale Frequenza 1 5 6 7 3 2 1 25
Per calcolare la media aritmetica dei voti assegnati poniamo
al numeratore la somma dei prodotti di ogni voto per il
numero degli studenti che lo hanno meritato e, al
denominatore, il numero totale degli studenti su cui sono
ripartiti i voti.
Otteniamo:
x1+ x2 +… xn M =
n
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Da cui otteniamo che la media aritmetica dei voti assegnati
è 5,64.
OSSERVAZIONE: in questo caso, poiché si calcola la media
aritmetica di valori di una variabile statistica che hanno
frequenza diversa da 1, si parla di media aritmetica
ponderata e la si chiama ancora media campionaria.
L a m e d i a g e o m e t r i c a
La media geometrica (calcolabile solo se tutti i termini sono
positivi e nessuno è nullo) è quel valore che si può
attribuire a ogni termine della distribuzione senza alterarne
il prodotto.
DEFINIZIONE – si chiama media geometrica degli n
numeri positivi x1, x2 …, xn il numero positivo.
xg = (x1 x2 … xn) 1 / n = ¶¶¶¶ x1 x2 … xn
3x1 + 4x5 + 5x6 + 6x7 + 7x3 + 8x2 + 9x1
M = = 5,64
25
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L a m e d i a a r m o n i c a
La media armonica è quel valore che si può attribuire a tutti
i termini senza alterare la somma dei loro reciproci.
DEFINIZIONE – si chiama media armonica degli n
numeri positivi x1, x2 … xn, il numero positivo
n
Xa = (1 / x1) + (1 / x2) + … + (1 / xn)
L o s c a r t o d e l l a m e d i a
DEFINIZIONE – lo scarto della media è la differenza tra
ciascuno dei valori della variabile e la loro media.
Se indichiamo con M la media dei valori di una qualunque
variabile statistica e con S1 lo scarto del valore x1 della
variabile da noi posseduta, si può calcolare ciascuno scarto
con la formula:
S1 = x1- M, S2 = x2- M … Sn = xn- M
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ESEMPIO:
Se in una variabile statistica x1 risulta essere 3 e M = 5,64,
allora lo scarto della media sarà:
S1 = 3- 5,64 = 2,64
L a v a r i a n z a
DEFINIZIONE – la varianza di una variabile statistica
consiste nella media dei quadrati degli scarti.
Se una variabile statistica X assume n valori xi, che hanno
media M(x) e scarti si = xi – M(x) la varianza, indicata
simbolicamente con VAR(x) o σ2, è espressa da:
Lo scarto quadratico medio
Nel calcolo della varianza, eseguendo i quadrati degli
scarti, si ottiene un numero che ha le stesse unità di
misura dei dati e perciò non è confrontabile con essi.
Per rispondere a tale esigenza si introduce lo scarto
quadratico medio.
(xi – M(x)) 2 + (x2 – M(x)) 2 + … + (xn– M(x)) 2 VAR (X) =
n
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DEFINIZIONE – lo scarto quadratico medio o
deviazione standard di una variabile statistica è la
radice quadrata della varianza.
In simboli:
L a m e d i a n a
Nel calcolo della media, tale valore può risultare molto
condizionato da termini estremi.
Si definisce allora un nuovo indice statistico di posizione, la
mediana.
DEFINIZIONE – si chiama mediana degli n numeri x1,
x2, … xn ogni numero xm tale che il numero degli x1,
x2, … xn minori o uguali a xm sia uguale al numero
degli x1, x2, … xn maggiori o uguali a xm. In altri
termini, rappresentati gli x1, x2, … xn come punti di
una retta, xm è un punto”centrale”rispetto agli x1, x2,
… xn; ne cadono tanti alla sua sinistra quanti alla sua
destra.
Dunque, in un insieme di numeri ordinato la mediana è:
(xi – M(x)) 2 + … + (xn– M(x)) 2
σσσσ2 = n
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- l’elemento centrale se i valori sono in numero dispari;
- la media aritmetica dei due termini centrali se i dati sono
in numero pari.
ESEMPIO – si vuole calcolare la mediana di alcune
temperature massime registrate nel giugno 1998 a Milano.
I valori sono: 29, 24, 22, 25, 24, 21, 23, 26, 28, 30.
Il calcolo della mediana richiede innanzitutto l’ordinamento
delle temperature.
Otteniamo così:
21, 22, 23, 24, 25, 26, 28, 29, 30
Poiché i dati sono in numero pari, bisogna calcolare la
media aritmetica dei due elementi centrali: 24, 25.
Così avremo:
M = (24 + 25) / 2 = 24,5 °C
L a m o d a
DEFINIZIONE – Data una distribuzione di frequenze di
un carattere quantitativo, si chiama”moda”ogni
valore del”carattere”al quale corrisponde
la”massima”frequenza.
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ESEMPIO – Riferendoci all’esercizio precedente, si vuole
calcolare la moda.
Si osserva che un solo valore della temperatura massima si
è presentato più di un giorno, quindi la moda è: 24 °C.
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GEOGRAFIA. – MERCATO UNICO E UNIONE EUROPEA.
1° gennaio 1993: si realizza il Mercato Unico
Si è celebrato nel 1° Gennaio 1993 un avvenimento
fondamentale nella storia della Comunità europea: il
passaggio dal Mercato comune al Mercato unico.
Con l’Atto unico del 1987 i dodici Paesi che costituivano la
Comunità economica europea si erano impegnati a
realizzare, entro il 31 dicembre 1992, uno spazio senza
frontiere interne nel quale fosse assicurata la libera
circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei
capitali.
In ogni caso, se al 1° Gennaio ’93 non è ancora entrato in
vigore tutto ciò che era stato previsto dall’Atto unico del
1987, sono state tuttavia poste le condizioni per il
superamento degli ostacoli burocratici e tecnici che hanno
ritardato la realizzazione degli impegni presi in
quell’occasione.
Il successivo trattato di Maastricht ( 7 febbraio 1992),
infatti, rafforzando la Comunità Europea delineata dal
trattato di Roma e dall’Atto unico europeo, ha istituito
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l’Unione Europea, della quale il Mercato unico costituisce la
base necessaria.
UNIONE EUROPEA
Vera e propria unione economica oltre che unione doganale
e mercato comune, sorse con il compito di “promuovere”,
mediante l’instaurazione di un mercato comune e il
graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli
Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività
economiche nell’insieme della comunità, un’espansione
continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un
miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più
strette relazioni tra gli Stati che a essa “partecipano”. In
base al suo trattato istituitivo dovevano essere aboliti i dazi
doganali e le restrizioni quantitative agli scambi, istituita
una tariffa doganale comune e permessa la libera
circolazione dei lavoratori, dei capitali e dei servizi. Inoltre
doveva essere adottato un regime che garantisse la libera
concorrenza e dovevano essere praticate politiche comuni
in campo commerciale.
L’Unione Europea (U.E.) è una comunità sancita nel
Trattato di Maastricht, firmato il 7 febbraio 1992 ed entrato
in vigore il 1° novembre 1993 dopo la ratificazione dei 12
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Stati membri della Comunità Europea, ai quali nel 1994 si
sono aggiunte Austria, Finlandia e Svezia.
Con il raggiungimento dell’obiettivo del mercato interno, i
“12” hanno dato impulso verso una nuova dimensione della
Comunità.
La Comunità Economica Europea (C.E.E.) vede estese le
sue competenze in particolare relativamente:
• all’unione economica e monetaria, la quale ha come
obiettivo la creazione di una moneta unica.
• in materia di politica estera e sicurezza comune.
• alla cooperazione fra le forze di polizia e gli organi di
giustizia retti da procedure di coordinazione fra i governi
degli Stati membri.
I settori oggetto di nuove disposizioni sono: i fondi di
sviluppo strutturale, la ricerca, l’ambiente e le relazioni
estere.
Al primo settore sono ridefinite le forme dei tre fondi
strutturali già esistenti, FSE (Fondo sociale), FEDER (Fondo
di sviluppo economico regionale) e FEOGA (Fondo
d’orientamento e di garanzia agricola).
Nel campo della ricerca e dello sviluppo, il trattato
dell’Unione Europea configura nuovi programmi pluriennali.
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La politica dell’ambiente si arricchisce del nuovo principio di
“precauzione” e del principio “chi inquina paga”.
Per quanto riguarda le relazioni estere della Comunità,
questa si sostituerà più spesso che nel passato agli Stati
membri per condurre le negoziazioni e gli accordi
commerciali internazionali a carattere economico.
Il trattato dell’Unione Europea apre alla Comunità dieci
nuovi campi d’azione, alcuni già presenti allo stato
embrionale nell’Atto unico europeo. Si tratta della
cittadinanza europea, dell’educazione, della formazione
professionale, della cultura, della salute pubblica, della
protezione dei consumatori, delle reti transeuropee,
dell’industria, della politica sociale e della politica
economica e monetaria.
Nel maggio 1998, a Bruxelles, si è deciso quali dovessero
essere gli undici Paesi fondatori dell’Unione Economica e
Monetaria secondo i parametri stabiliti dal Trattato di
Maastricht. Tra loro è stata annoverata anche l’Italia che,
per raggiungere l’obiettivo, aveva dato l’avvio, nei mesi
precedenti, a una rigorosa manovra di riduzione del deficit
pubblico. Contemporaneamente si sono stabiliti gli statuti
della Banca Centrale Europea.
L’Unione Economica e Monetaria (U.E.M.), istituita nel
1998, è l’unione dei Paesi che hanno aderito all’euro, la
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moneta unica europea entrata in vigore il 1° gennaio 1999
per quanto riguarda le operazioni non in contanti. Verrà
introdotta gradualmente nella contabilità delle banche e
delle aziende e circolerà liberamente dal 1°gennaio 2002,
fino a sostituire le valute nazionali nel termine di due mesi.
In base al rispetto dei criteri di convergenza, sanciti dal
trattato di Maastricht, ne fanno parte 11 Stati: Austria,
Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia,
Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, Paesi per i
quali sono stati irrevocabilmente fissati i tassi di cambio
delle rispettive valute nei confronti dell’euro. Ne restano
esclusi Grecia e Svezia, non ancora in regola, Regno Unito e
Danimarca, per propria scelta.
Due i capisaldi dell’U.E.M.:
• il coordinamento delle politiche economiche
• il Sistema Europeo delle Banche Centrali Nazionali
L’obiettivo prioritario della Banca Centrale Europea (B.C.E.)
è la stabilità dei prezzi dell’area dell’euro nel suo
complesso. Deve inoltre, in collaborazione con le singole
Banche Centrali Nazionali che hanno compiti di supervisione
diretta sui sistemi nazionali dei pagamenti, promuovere
l’efficienza e la sicurezza dei pagamenti all’interno dell’area
dell’euro.
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Il trattato di Maastricht sancisce la completa indipendenza
del Sistema delle Banche Centrali Europee nei confronti
delle interferenze politiche.
Gli undici Stati aderenti hanno realizzato percorsi di
avvicinamento all’unificazione monetaria molto diversi,
soprattutto in considerazione del fatto che le condizioni
macroeconomiche di partenza si presentavano fortemente
differenziate in termini di inflazione, finanza pubblica, tasso
di cambio e tassi di interesse dei singoli Paesi.
L’area dell’euro svolgerà indubbiamente un ruolo sempre
più importante nel caratterizzare le condizioni
macroeconomiche globali. Benchè sia un’area
tradizionalmente aperta nei confronti dei suoi partner
commerciali, gli sviluppi nelle economie interne degli Stati
dell’Eurosistema saranno di gran lunga più importanti dei
fattori esterni nella determinazione della solidità della
moneta europea. Aperte rimangono sfide essenziali per la
creazione di una moneta forte: il superamento dell’elevato
livello di disoccupazione che si registra in tutti i Paesi
aderenti e la correzione dei forti squilibri fiscali ancora
presenti in Europa.
L’obiettivo è la ricerca della massima armonizzazione delle
politiche fiscali e di finanza pubblica e della promozione di
riforme strutturali volte ad aumentare la flessibilità del
mercato del lavoro e il livello di concorrenza nei mercati dei
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prodotti. Tale linea contribuirà a incrementare la
competitività e la redditività nel settore delle imprese,
promuovendo gli investimenti, sostenendo e incoraggiando
quella crescita dell’occupazione che nel 1999, seppur
gradualmente, ha ripreso a manifestarsi.
Nel marzo del 2003 il parlamento europeo ha deciso di
allargare l’unione con altri dieci paesi. Questa volta sono
entrati anche paesi dell’Est Europa: Cipro, Malta, repubblica
ceca, Ungheria, Polonia, Slovenia, Slovachia, Estonia,
Lettonia e Lituania. L’allargamento a Est dell’Europa è una
delle principali sfide che l’Europa dovrà affrontare nei
prossimi anni.