tesi triennale

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UNIVERSITA’ DI ROMA “LA SAPIENZA” FACOLTA’ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E NATURALI Corso di Laurea triennale in Scienze Biologiche Curricolo generale ELABORATO FINALE Ruolo della vitamina B 6 nelle Encefalopatie Epilettiche Neonatali Candidato: Alessandra Cicalini 1131336 Relatore interno: Prof. Roberto Contestabile (Dipartimento di Scienze Biochimiche) Dott. Martino L. di Salvo (Dipartimento di Scienze Biochimiche) Anno Accademico 2011 2012

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UNIVERSITA’ DI ROMA “LA SAPIENZA”

FACOLTA’ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E NATURALI

Corso di Laurea triennale in Scienze Biologiche Curricolo generale

ELABORATO FINALE

Ruolo della vitamina B6 nelle Encefalopatie Epilettiche Neonatali Candidato: Alessandra Cicalini 1131336

Relatore interno: Prof. Roberto Contestabile

(Dipartimento di Scienze Biochimiche)

Dott. Martino L. di Salvo (Dipartimento di Scienze Biochimiche)

Anno Accademico 2011 – 2012

INTRODUZIONE

Le Encefalopatie Epilettiche Neonatali (NEE) sono sindromi convulsive che

si manifestano nei neonati già nelle prime ore di vita, causate da disfunzioni

di varia natura a carico del sistema nervoso centrale e generalmente curate

mediante somministrazione di farmaci anticonvulsivanti.

In qualche raro caso sono state riscontrate NEE refrattarie alle cure con i

convenzionali farmaci, le quali hanno tuttavia risposto bene al trattamento

con la vitamina B6 ed in modo speciale ai vitameri piridossina (PN) e

piridossal-5'-fosfato (PLP).

Queste particolari NEE dipendenti dalla vitamina B6 (NEE-B6 responsive)

sono risultate associabili principalmente ad una carenza di PLP nel corpo.

I pazienti affetti da NEE presentano inoltre fenotipi caratteristici, indici dei

metabolismi alterati, strumenti grazie ai quali è stato possibile risalire agli

enzimi mutati e comprendere il ruolo del PLP in queste sindromi.

Nella prima parte di questa tesi verranno descritte struttura e funzioni della

vitamina B6 con particolare attenzione al piridossal-5'-fosfato, il suo ruolo

come cofattore enzimatico e la sua reattività. Successivamente l'attenzione

verrà portata sugli enzimi della via di recupero del PLP, per illustrarne,

anche qui, struttura e funzione, correlate all'assorbimento ed al

metabolismo del cofattore. Nella parte centrale della tesi verranno

affrontate le possibili cause della deficienza del PLP e la conseguente

alterazione dei metabolismi, con particolare attenzione a quelli correlati

con la funzionalità cerebrale e l'epilessia.

Nella parte conclusiva verranno infine trattate le Encefalopatie Epilettiche

Neonatali ed il coinvolgimento del PLP in queste malattie.

Lo scopo finale della tesi è quello di esporre con chiarezza il ruolo

interpretato dalla vitamina B6, in particolar modo dal cofattore piridossal-

5'-fosfato, nelle NEE-B6 responsive, mettendo in luce le possibili cause della

deficienza del cofattore e delineando i possibili livelli di indagine

affrontabili nello studio della problematica.

INDICE

1. PIRIDOSSAL-5'-FOSFATO: LA FORMA BIOLOGICAMENTE

ATTIVA DELLA VITAMINA B6 ……………………………………… pag. 1

1.1 Vitamina B6: struttura ……………………………………………………………. pag. 1

1.2 Vitamina B6: funzione ……………………………………………………………. pag. 2

1.3 Il cofattore piridossal-5'-fosfato (PLP) e la sua reattività ………………………... pag. 3

1.4 Vitamina B6: biosintesi …………………………………………………………... pag. 6

1.5 Vitamina B6: assorbimento ……………………………………………………….. pag. 7

2. ENZIMI DELLA VIA DI RECUPERO DEL PLP …………………….. pag. 10

2.1 Generalità ………………………………………………………………………… pag. 10

2.2 Struttura e funzione dell'enzima piridossal chinasi (PLK) ………………………. pag. 11

2.3 Struttura e funzione dell'enzima PNP ossidasi (PNPOx) ………………………… pag. 16

2.4 Regolazione dell'espressione del salvage pathway e controllo dei livelli di PLP … pag. 19

2.5 Tossicità del PLP …………………………………………………………………. pag. 21

3. DEFICIENZA DI PLP: CAUSE ED EFFETTI DELLA CARENZA

DI PLP SUL METABOLISMO …………………………………………. pag. 22

3.1 Malfunzionamento degli enzimi del salvage pathway …………………………… pag. 22

3.2 Sequestro del PLP da parte di intermedi di vie metaboliche mutate …………….. pag. 26

3.3 Effetto dei farmaci sull’ uptake della vitamina B6 ………………………………. pag. 27

3.4 Ruolo degli enzimi PLP-dipendenti nel metabolismo ed alterazione delle

vie metaboliche dovuta a carenza del PLP ………………………………………. pag. 28

3.5 Enzimi PLP-dipendenti nel metabolismo dei neurotrasmettitori e funzione

cerebrale …………………………………………………………………..…….. pag. 30

3.6 L'epilessia e gli enzimi PLP-dipendenti ………………………………………….. pag. 32

4. COINVOLGIMENTO DEL PLP NELLE ENCEFALOPATIE

EPILETTICHE NEONATALI (NEE) …………………………………... pag. 35

4.1 Riepilogo introduttivo ……………………………………………………………. pag. 35

4.2 Introduzione alle Encefalopatie Epilettiche Neonatali (NEE) …………………… pag. 36

4.3 NEE PLP-dipendenti ……………………………………………………………... pag. 37

4.4 NEE PN-dipendenti (PDE) ……………………………………………………….. pag. 41

CONCLUSIONI E POSSIBILI LIVELLI DI INDAGINE ……………….. pag. 44

RINGRAZIAMENTI …………………………………………………..…... pag. 48

ELENCO ABBREVIAZIONI …………………………………………..…. pag. 49

INDICE FIGURE …………………………………………………………… pag. 50

BIBLIOGRAFIA ……………………………………………………………. pag. 51

1

1. PIRIDOSSAL-5'-FOSFATO: LA FORMA

BIOLOGICAMENTE ATTIVA DELLA VITAMINA B6

1.1 Vitamina B6: struttura

Il termine vitamina B6 è stato spesso usato per indicare la piridossina.

Oggi ha acquisito un carattere più generico riferendosi all'insieme di sei composti o vitameri,

presenti in tutti gli organismi, che condividono la struttura base 2-metil-3-idrossipiridina e

differiscono per la natura dei diversi sostituenti sul C4 e C5 .

I vitameri B6 qui di seguito riportati sono: la piridossina (PN), il piridossale (PL), la

piridossamina (PM) ed i loro rispettivi derivati fosforilati sul C5; la piridossin-5'-fosfato

(PNP), il piridossal-5'-fosfato (PLP) e la piridossamin-5'-fosfato (PMP). (Figura 1)

FIGURA 1. Struttura dei vitameri B6

(PMP)

2

1.2 Vitamina B6: funzione

Il piridosal-5'-fosfato (PLP) è considerato la forma biologicamente attiva della vitamina B6

poiché, oltre a svolgere svariate funzioni in molteplici processi cellulari, assume il ruolo

predominante di cofattore enzimatico.

Attua infatti oltre 140 differenti reazioni enzimatiche, le quali rappresentano circa il 4% di

tutte le attività catalitiche conosciute e sono eseguite da enzimi appartenenti a cinque delle

sei classi enzimatiche fin ora catalogate.

La vitamina B6 svolge inoltre altre funzioni importanti come dimostrato da studi recenti

effettuati su molti organismi:

È stato dimostrato, sia nelle piante che nell'uomo, il ruolo della vitamina nel

“quenching” delle specie reattive dell'ossigeno (ROS) e nella protezione da molecole

citotossiche, che incrementa la resistenza agli stress biotici e abiotici. (Bilski P. et al.

2000; Büyükokuroglu ME 2007)

Vi sono prove che nel corpo umano i vitameri possano agire come fattori

antiossidanti. (Bilski P. et al. 2000)

Studi passati hanno evidenziato il ruolo del PLP e della piridossina come regolatori

del trasporto ionico di membrana (Lambrecht G. et al. 2002; Salhany JM et al.

1987; Dakshinamurti K. et al. 1998)

Sempre il PLP e la PN sono stati identificati come ligandi di recettori steroidei (Oka

T. 2001) e come regolatori di fattori di trascrizione. (Huq M. D. et al. 2007)

Il PLP lega il dominio D1 della proteina CD4, una proteina transmembrana di 55

kDa presente su Linfociti T, implicata nella trasduzione del segnale di

riconoscimento antigenico. (Salhany J.M. et al. 1993)

3

1.3 Il cofattore piridossal-5'-fosfato (PLP) e la sua reattività

La capacità di effettuare un così grande numero di reazioni il PLP lo deve alla sua elevata

reattività, dovuta al gruppo aldeidico in posizione C4, il quale può reagire con:

Ammino-gruppi, tramite reazioni di condensazione per formare una base di Schiff.

Idrazine, tramite reazioni di condensazione.

Idrossilammine sostituite, tramite reazioni di condensazione.

Composti sulfidrilici

Il PLP è infatti in grado di catalizzare anche in assenza di enzimi, in soluzione, numerose

reazioni. Tuttavia la velocità delle reazioni catalizzate è inferiore rispetto a quando si trova

legato come cofattore agli enzimi. (Snell E.E. 1985)

Questo viene spiegato dal fatto che, nella tasca enzimatica, le proprietà catalitiche del

cofattore vengono modulate dalle catene polipeptidiche che lo circondano, le quali da una

parte aumentano la velocità di reazione e dall'altra gli conferiscono un più ampio spettro di

possibilità catalitiche.

I passaggi iniziali del meccanismo d'azione del PLP, in tutte le reazioni enzimatiche PLP-

dipendenti, sono essenzialmente gli stessi. (Figura 2)

Il cofattore è sempre covalentemente legato, in forma di aldimmina, al gruppo ε-amminico di

un residuo di lisina, nella tasca dell'enzima PLP-dipendente, formando la cosiddetta

"aldimmina interna". Il gruppo -NH2 del substrato effettua poi un attacco nucleofilo al C4' del

PLP, con formazione di una diammina geminale intermedia. In questa struttura intermedia

entrambi i gruppi -NH2, dell'enzima e del substrato, sono legati al C4', il quale assume una

geometria tetraedrica. Successivamente il legame con il residuo di lisina viene scisso,

generando, per condensazione del PLP con il substrato, quella che viene chiamata un'

"aldimmina esterna" (Base di Schiff).

Sia nell'aldimina interna che in quella esterna, invece, il C4' ha una geometria planare.

(Metzler et al. 1954)

4

Aldimina interna

FIGURA 2. Meccanismo di reazione del PLP; formazione della base di Schiff

A questo punto i legami del Cα del substrato vengono indeboliti dall'effetto di attrazione

elettronica, esercitato dall'anello aromatico del PLP e dall'azoto piridinico protonato,

portando alla rottura eterolitica di uno di questi.

Le successive fasi della reazione si diversificano a seconda del tipo di substrato e di quale

dei legami del Cα del substrato viene scisso.

Il legame che viene rotto dipende anche dalla conformazione e dalla natura dei residui

amminoacidici della tasca enzimatica, poiché sono questi a modulare l'attività catalitica del

cofattore stabilizzando un legame piuttosto che un altro.

Tuttavia la rottura può essere di tre tipi: l’eliminazione di CO2, la deprotonazione,

l’eliminazione della catena laterale.

Comunque la perdita di uno dei sostituenti del Cα del substrato, per taglio eterolitico, porta

sempre alla formazione di un carbanione (chiamato anche carbanione α), con una coppia di

elettroni libera, altamente instabile.

Il PLP si comporta però come una “trappola elettronica”, grazie all'estesa coniugazione degli

elettroni π dell'anello piridinico, delocalizzando per risonanza la carica negativa ed il

carbanione viene immediatamente stabilizzato formando un intermedio chinonoide.. (Nelson

D.L. and COX M.M 2010) (Figura 3)

Aldimina esterna (base di Schiff)

Diamina geminale 1

Aldimina interna Diamina geminale 2

5

FIGURA 3. Struttura di risonanza del

carbanione con formazione di un intermedio

chinonoide.

A questo punto seguono, a seconda dell'enzima coinvolto nella catalisi, molteplici vie, che si

ramificano in una serie di passaggi e portano al distacco di prodotti finali differenti. A

seconda del legame rotto precedentemente possono presentarsi diverse reazioni:

1) Reazioni che procedono dopo l’eliminazione di CO2 dal Cα:

α-decarbossilazione, α-decarbossilazione seguita da transaminazione

2) Reazioni che procedono dopo la deprotonazione del Cα:

racemizzazione, transaminazione, β-decarbossilazione, β-eliminazione,

β-sintesi, γ-eliminazione, γ-sintesi

3) Reazioni che procedono dopo l’eliminazione della catena laterale:

α-sintesi, scissione aldolica

Per esempio le reazioni centrali del metabolismo degli amminoacidi, catalizzate dagli enzimi

PLP-dipendenti, sono le più note sin dagli anni '40.

In questo caso il cofattore è coinvolto principalmente in diversi tipi di reazione a livello degli

atomi di carbonio α,β,γ (da C2 a C4) degli amminoacidi. Le reazioni riguardanti l’atomo di

carbonio α comprendono racemizzazioni, decarbossilazioni e transamminazioni (Hayashi H

1995; Eliot AC et al. 2004).

In ognuna di queste reazioni il PLP agisce sempre scindendo uno dei legami del carbonio α

del substrato, attraverso la rimozione di un protone o di un gruppo carbossilico.

6

1.4 Vitamina B6: biosintesi

Solamente le piante, gli Eubatteri, gli Archaea ed alcuni funghi sono in grado di sintetizzare

de novo la vitamina B6 e sono due le vie di sintesi fin ora conosciute.

La prima via, utilizzata da Escherichia coli e altri membri della divisione γ dei proteobatteri,

viene definita “DXP-dependente” e richiede per la sintesi di PNP sei enzimi, riportati nella

figuura sottostante. (Figura 4)

Gli altri microrganismi, inclusi gli Archea, e la maggior parte degli Eubatteri, i funghi e le

piante, invece, utilizzano una seconda via biosintetica definita “DXP-independente”. Questa

via è catalizzata solo da due enzimi (Pdx1-Pdx2), che agiscono insieme per convertire il

ribosio 5-fosfato (R5P) e la gliceraldeide 3-fosfato (G3P) direttamente in PLP. Questo

complesso enzimatico viene chiamato PLP sintasi. (Figura 4)

Anche alcuni batteri patogeni sono in grado di sintetizzare la vitamina (Neisseria meningitis,

Salmonella typhimurium, Vibrio cholerae, Yersina pestis ed altri), quindi progettare farmaci

specifici potrebbe avere interessanti fini applicativi. (Fitzpatrick et al., 2010)

FIGURA 4.

Vie biosintetiche della vitamina

B6.

Via De novo DXP-dipendente

(presente in alcuni eubatteri):

GapB, d-eritrosio-4-fosfato

deidrogenasi; PdxB, eritronato-4-

fosfato deidrogenasi; PdxF/SerC,

fosfoserina aminotransferasi;

PdxA, 4-idrossitreonina-4-fosfato

deidrogenasi; DPXS, 1-deossi-d-

xilulosio-5-fosfato sintasi; PNP

sintasi, dal gene PdxJ. Via De

novo DXP-indipendente (presente

negli altri eubatteri, funghi ,piante

ed Archaea): complesso PLP

sintasi: dominio sintasico dal gene

Pdx1; dominio glutaminasico dal

gene Pdx2. Salvage pathway

(presenti in tutti gkli organismi

inclusi I mammiferi): PLK,

piridossal chinasi dal gene PdxK e

piridossal chinasi 2 dal gene PdxY;

PNPOx, piridossina-5’-fosfato

ossidasi dal gene PdxH.

7

1.5 Vitamina B6: assorbimento

Gli animali non sono in grado di sintetizzare de novo la vitamina B6 e la devono pertanto

acquisire dalla dieta mediante assorbimento intestinale:

Dal cibo di origine animale l'uomo assimila la vitamina in parte sotto forma di PMP ma

principalmente sotto forma di PLP, che si trova associato agli enzimi PLP-dipendenti.

In particolar modo ricava il PLP dalla degradazione della glicogeno fosforilasi presente

in abbondante quantità nel muscolo e quindi nella carne. (McCormick D. B. 1989)

Dal cibo di origine vegetale la vitamina B6 viene assunta principalmente sotto forma di

PN e PN-5'-β-glucoside (Figura 5) anche se in quest'ultima forma sembra essere

assimilata con più difficoltà poiché richiede l'intervento di glucosidasi intestinali.

(Mackey et al 2003)

FIGURA 5. Piridossina-5'-β glucoside

É stato dimostrato che anche il latte umano presenta grandi quantità di vitamina B6

sotto forma di PLP e PL.(Morrison and Driskell 1985)

8

Tuttavia, anche non disponendo di enzimi per la sua sintesi, gli animali possiedono gli

enzimi in grado di interconvertire tra loro le forme defosforilate e fosforilate della vitamina

(PL chinasi e varie fosfatasi) ed un' ossidasi in grado di convertire poi le forme fosforilate in

PLP (PNP ossidasi; PNPOx). (Mccormick D. B., Chen H. 1999; Jang, Y. M. 2003)

(Figura 6)

FIGURA 6. Interconversione tra le forme fosforilate e defosforilate della vitamina B6 ed enzimi

della via di recupero del PLP

Tutti questi enzimi prendono il nome di “enzimi della via di recupero” del PLP ed il loro

funzionamento è indispensabile per l'assorbimento di tutti i vitameri e per permettere che

raggiungano i tessuti.

Infatti a livello intestinale le forme fosforilate (PLP, PMP, PNP), che non riuscirebbero a

passare la membrana delle cellule ed essere così assorbite, vengono defosforilate a PN, PL e

PM da ecto-enzimi tessuto specifici rilasciati nel lume dell'intestino (fosfatasi intestinali; IP).

Le forme defosforilate, sia quelle attivamente formate dalle fosfatasi sia quelle direttamente

ottenute dal cibo, vengono così assorbite dall'intestino tenue mediante un sistema mediato da

carrier e riversate nel circolo sanguigno. (Said H. M. 2004)

A questo punto il sistema portale epatico trasporta i vitameri, attraverso la vena portale

epatica, fino al fegato dove la PL kinasi li rifosforila a PLP, PNP, PMP e la PNPOx converte

poi PNP e PMP in PLP.

Circa il 60% della vitamina che viene riversato nel circolo sistemico e raggiunge i tessuti è

sotto forma di PLP legato alla Lys190 all'albumina. La restante percentuale circola sotto

forma di PL, PM, e PN. (Surtees R. A. et al. 2006)

9

Una volta raggiunti i tessuti i vitameri defosforilati passano dai letti capillari al liquido

interstiziale ed entrano nelle cellule, mentre il PLP deve essere defosforilato a PL.

A mediare questo passaggio vi sono, in tutti i tessuti, delle fosfatasi alcaline tessuto-non-

specifiche (TNAP) associate alla membrana delle cellule endoteliali dei vasi. (Clayton P.T.

2006) Studi effettuati nel 2006 da diversi laboratori hanno dimostrato anche l'esistenza di

fosfatasi tessuto-specifiche espresse nelle cellule germinali e nella placenta implicate nella

stessa funzione.

Di particolare interesse in questa trattazione è evidenziare che anche a livello della barriera

emato-encefalica sono presenti le TNAP e che infatti il PL è il vitamero maggiormente

acquisito dai neuroni. Il PL, formato a livello del plesso coroideo, viene trasportato

attraverso il fluido cerebrospinale da un meccanismo di trasporto attivo ed attraversa la

membrana plasmatica dei neuroni. (Surtees R. A. et al. 2006)

All'interno delle cellule le forme defosforilate vengono nuovamente fosforilate dalla PL

kinasi e la PNPOx converte ancora i vitameri PNP e PMP nella forma biologicamente attiva

della vitamina: il PLP. Quest'ultimo viene così ceduto agli apo-enzimi PLP-dipendenti.

Tutto il ciclo di assorbimento è qui di seguito riassunto in figura 7.

FIGURA 7. Ciclo di assorbimento e trasporto della vitamina B6

10

2. ENZIMI DELLA VIA DI RECUPERO DEL PLP

2.1 Generalità

FIGURA 8. Enzimi della via di recupero o “salvage pathway” del PLP

Gli enzimi della via di recupero o “salvage pathway” (McCormick DB et al. 1999; Jang

YM et al. 2003) del PLP (Figura 8) svolgono un ruolo centrale in tutto il metabolismo della

vitamina B6. Oltre a permettere l'assorbimento dei vitameri ed il loro trasporto ai tessuti

(come trattato nel paragrafo precedente), sono indispensabili anche per la formazione

intracellulare del PLP, per regolarne il livello, evitarne la tossicità e per la formazione degli

oloenzimi PLP-dipendenti, poiché sembrano svolgere un ruolo attivo nel cedere il PLP

direttamente agli apoenzimi.

FMNH2 FMN

PNPOx

11

2.2 Struttura e funzione dell'enzima piridossal chinasi (PLK)

L'enzima piridossal chinasi (PLK) è stato purificato e caratterizzato da vari organismi:

cervello di mucca, cervello di pecora, fegato di maiale, fegato di pecora, eritrociti umani,

Escherichia coli ed Arabidopsis thaliana.

Mostra un peso molecolare che varia da 80 KDa, come gli enzimi del cervello di pecora e di

mucca, a 64 KDa, come l’enzima del fegato di maiale, a 70 KDa per la PLK di Arabidopsis

thaliana. (Karawya e Fonda 1978; Churchich e Wu 1981; Tagaya et al. 1989; Hirakawa-

Sakurai et al. 1993; Lainè-cessac e Allain 1996; Lum et al. 2002)

Nella maggior parte degli organismi la PLK viene codificata del gene pdxK, che nell'uomo è

collocato sul cromosoma 21q22.3.

Tuttavia, già uno studio del 1998 di Yang et al. dimostrò, in E. coli, la presenza di un

secondo gene che codifica per una PLK: il gene pdxY, che ha una significativa omologia di

sequenza con il già noto gene pdxK.

Con l'utilizzo di mutanti di E. coli bloccati nella biosintesi de novo del PLP e con il gene

pdxK inattivato, dimostrarono che la PLK codificata dal gene pdxY utilizza in modo

specifico solo il PL. Infatti le cellule erano in grado di crescere su PL ma non su PN o PM.

Gli autori hanno così concluso che negli eucarioti esiste un solo gene, pdxK, che codifica per

la chinasi, a cui è stato dato il nome di PLK1, la quale catalizza la reazione di fosforilazione

di tutti e tre i vitameri. La gran parte dei procarioti, invece, possiede entrambi i geni, pdxK e

pdxY ed il secondo enzima, chiamato PLK2, catalizza la reazione di fosforilazione solo del

PL..

La PLK catalizza l'addizione del fosfato dall’ATP al gruppo alcolico in posizione 5' dei

vitameri PL, PM, PN formando PLP, PMP, PNP rispettivamente (Figura 9). Le costanti

cinetiche della PLK umana (hPLK) sono state determinate e riportano i seguenti valori: Km

PL 24 µM, Km MgATP 190 M, kcat 29 min-1

. (Gandhi et al. 2009)

12

Figura 9. Reazione catalizzata dalla PLK.

In questo tipo di reazione entrambi i substrati (ATP e vitamero) si trovano legati all’enzima

formando un complesso ternario. Il complesso ternario si può generare mediante il legame

dei substrati in una sequenza casuale o con un ordine specifico. Sia nell'enzima di pecora che

di E. coli il meccanismo segue un criterio random, cioè i due substrati si legano all’enzima in

ordine casuale. (di Salvo et al. 2004)

L'analisi cristallografica della struttura della PLK espressa dal gene pdxK di molti organismi,

come quella di E. coli (ePLK1) o quella umana (hPLK), ha mostrato che la proteina è

un'omodimero nel quale ciascun monomero presenta un sito attivo, formato esclusivamente

dai residui del monomero in cui si trova. I due siti attivi si presentano simmetrici nella

struttura dimerica e legano una molecola di ATP, il substrato (PL o PM o PN) ed ioni

metallici (Mg2+

e K+ o Na

+). (Safo et al. 2006; Li M.H. et al. 2002) (figura 10)

Questi studi hanno messo in evidenza anche la presenza alcune caratteristiche che sono

comuni ai membri della superfamiglia delle ribochinasi, alla quale infatti questo enzima

appartiene:

1. La presenza di un “coperchio” nel sito attivo la cui funzione è quella di

coprire il substrato e i gruppi fosfato dell’ATP.

2. Un core centrale costituito da foglietti-β centrali circondati da α-eliche.

(Zhang et al. 2004)

13

Il confronto tra la ePLK1 e la hPLK dimostra questa struttura altamente conservata nella

quale il core differisce solo per il numero di α-eliche e β-foglietti: nella ePLK1 ciascun

monomero è costituito da 9 foglietti-β ed 8 α-eliche, nella hPLK 12 foglietti-β e 9 α-eliche.

(Cao et al. 2006) (Figura 10-11)

Figura 10.

Struttura

cristallina del

dimero della

ePLK1.

Figura 11. Diagramma che rappresenta

la struttura dimerica dell’hPLK, in rosso

sono mostrate le α-eliche, in azzurro i

foglietti-β e in grigio i due foglietti-β non

presenti in altre PLK.

14

In ciascun sito attivo l’ATP si lega sulla superficie della tasca mentre il substrato è collocato

in profondità, in direzione opposta e frontalmente al fosfato in γ dell’ATP.

I residui della tasca enzimatica che interagiscono con il substrato formano legami idrogeno e

interazioni idrofobiche e sono altamente conservati tra le varie PLK. (Cao et al. 2006)

La parte adenosinica dell’ATP forma sia legami di van der Waals che legami idrogeno con i

residui della proteina che lo circondano.

I tre gruppi fosforici dell’ATP formano anch’essi legami idrogeno con alcuni residui della

proteina e con ioni Mg2+

, K+ o Na

+.

Il fosfato in γ dell’ATP è orientato in profondità verso il core interno della proteina. Questo

gruppo fosforico interagisce con i residui Asp125 e Glu162 e si pensa che questi residui

siano importanti nello stabilizzare il fosfato in γ e proteggerlo da una eventuale idrolisi

prematura che comprometterebbe la buona riuscita della catalisi. (Figura 12)

FIGURA 12. Diagramma schematico che mostra le interazioni idrofobiche (linee tratteggiate

spesse) e i legami idrogeno (linee tratteggiate sottili) tra l’Mg2+

ATP e i residui della ePLK1

In particolare i fosfati dell'ATP contattano mediante legami idrogeno un loop-P, costituito

dal motivo conservato GTGD (in ePLK: Gly230, Thr231, Gly232 e Asp233). I residui del

motivo GTGD, ad eccezione di Thr 231, sono i più conservati nella superfamiglia delle

ribochinasi e formano un “buco anionico” che aiuta a neutralizzare le cariche negative ed a

stabilizzare lo stato di transizione durante il trasferimento del gruppo fosfato dall’ATP al

substrato (Safo et al. 2006; di Salvo et al. 2011)

15

Il residuo di Asp di questo motivo GTGD, in particolare, è il residuo più conservato nel

corso dell’evoluzione e sembra svolgere un ruolo importante nella catalisi, sia nella hPLK

(Asp235), che nella ePLK1 (Asp233). Stabilisce un legame idrogeno con il gruppo ossidrile

in C5' del substrato e l'ipotesi è che ne medi la deprotonazione. Il meccanismo proposto è

quello del trasferimento del protone dal 5'-OH del substrato al gruppo carbossilico dell'Asp

con formazione di una carica negativa sull' O5' in grado di attuare un attacco nucleofilo

diretto al g-fosfato dell'ATP che viene così trasferito al substrasto. (Gandhi et al. 2009;

Sigrell et al. 1998) (Figura 13)

Inoltre i fosfati β e γ dell'ATP sono stabilizzati da legami con gli ioni Mg2+

e K+ (o Na

+).

FIGURA 13. Meccanismo di reazione proposto per la PLK

Bisogna sottolineare che i metalli, sia cationi monovalenti che bivalenti, sono necessari per

la funzione di molte chinasi in quanto forniscono forze guida per il legame con l’ATP e la

catalisi. Nel caso della ePLK1di E. coli, Mg2+

e K+ sono richiesti per l’attività enzimatica (di

Salvo et al. 2011), mentre nella hPLK sono i metalli Zn2+

e K+ ad essere necessari

(McCormik et al. 1961); in uno studio più recente sull’hPLK, di Salvo et al. (2004) hanno

evidenziato che in condizioni fisiologiche, a pH 7.3, la catalisi richiede Mg2+, mentre Zn2+

addirittura inibisce la reazione. Lo Zn2+

favorisce la reazione solo in condizioni non

fisiologiche (pH 6) e con concentrazioni non fisiologiche di substrato. Studi del 2007 hanno

evidenziato inoltre che nonostante altri ioni monovalenti come il Na+ possano stimolare di

molto l'attività enzimatica rispetto al K+ esso resta lo ione che maggiormente si trova legato

all'enzima in condizioni fisiologiche. (Musayev et al. 2007)

16

Analisi più dettagliate sulla ePLK1 hanno anche rilevato la presenza del tipico “coperchio”

composto di due loop che protegge il sito attivo.

Nella struttura cristallografica, il primo, loop I (residui da 129 a 137), è flessibile, si trova in

una parziale posizione aperta in uno dei monomeri, è mancante nell’altro monomero e non

interagisce con i substrati. Il loop II (residui da 55 a 64), invece, è collocato tra i foglietti β2

e β3, interagisce, attraverso i residui Pro58 e His59, con la posizione 3' e il 4' del PL. È

questo secondo loop che oltre ad avere interazioni con il substrato, è anche strategicamente

collocato in modo da coprire il sito attivo dal solvente (Safo et al., 2006). (Figura 10)

Nella hPLK è stata osservata la presenza di una larga regione a potenziale negativo che si

trova su un lato della superficie dell'enzima e si pensa che possa interagire con gli enzimi

PLP-dipendenti. Inoltre è anche presente una cavità carica negativamente che potrebbe

favorire l’attrazione di substrati con carica positiva, come l’anello piridinico della vitamina

B6, o una carica positiva non netta, come nell’anello adeninico dell’ATP. (Cao et al. 2006)

2.3 Struttura e funzione dell'enzima PNP ossidasi (PNPOx)

La piridossina/piridossamina 5'-fosfato ossidasi (PNPOx) è una flavoproteina: un enzima

dipendente dal coenzima idrosolubile flavina mononucleotide (FMN) (Figura 14), derivato,

quest'ultimo, dalla vitamina riboflavina (B12).

FIGURA 14. Struttura del coenzima flavin

mononucleotide (FMN). L'anello isoallosazinico si riduce

accettando due equivalenti riducenti sotto forma di uno o

due atomi di idrogeno (1 elettrone + 1 protone per ogni

atomo) per volta, formando FMNH2. Il ribitolo originario

della riboflavina è fosforilato.

L'enzima PNPOx viene codificato dal gene pdxH (OMIM 6032870), che nell'uomo è

localizzato sul cromosoma 17q21.2 ed è stato purificato e cartterizzato da vari organismi;

pecora , ratto, maiale, coniglio, insetto, E. coli e l'uomo. (Musayev F.N. 2003; Di Salvo M.

1998; Huang S.H. 2009; di Salvo M.L. 2003; Choi J.D. 1983)

17

La reazione catalizzata da questa ossidasi (Figura 15) consiste nel trasferimento diretto

dell'idrogeno, dal gruppo idrossilico in posizione 4' del PNP o dall'amino gruppo sempre in

posizione 4' del PMP, all'anello isoallosazinico del FMN ossidato. Si formano così PLP e

FMNH2 ridotto. Il coenzima viene poi rigenerato grazie alla cessione di due elettroni

all'ossigeno con formazione quindi di perossido di idrogeno. (Di Salvo M. L. et al. 2002)

FIGURA 15. Reazione catalizzata dalla PNPOx

L'enzima ha una lenta reattività con valori di costante catalitica che vanno da 0.2 sec-1

a 0.8

sec-1

e una Km in un intervallo di valori nel micromolare molto basso per entrambi i substrati

(Km PNPOx umana per PMP e PNP ~ 1.0 mM). (Zhao G. et al. 1995; Di Salvo M. L. et al.

2003; Musayev F. N. et al. 2003)

Il prodotto di reazione, il PLP, ha invece un'ottima affinità per l'enzima, migliore di quella

dei substrati. Questa caratteristica avvalora l'ipotesi, discussa nel paragrafo precedente, che il

prodotto di reazione possa avere una funzione inibitoria sull'enzima. (Zhao G. et al. 1995,

Kazarinoff M. N. et al. 1975; Choi S. Y. Et al. 1987)

La struttura cristallografica della PNPOx è stata ottenuta per la prima volta dal gruppo di

ricerca di Salvo et al. Successivamente sono stati effettuati studi cristallografici anche

sull'enzima umano (Musayev F.N. 2003) e tutti mostrano una struttura omodimerica, la

quale possiede due siti catalitici di legame per l'FMN. Ogni monomero proteico è formato da

due domini α/β-barile, i due siti catalitici si collocano all'interfaccia tra le due subunità del

dimero e ciascuno lega il cofattore FMN ed il substrato PNP o PMP.

18

Inoltre vari studi strutturali e funzionali dell'enzima effettuati su E. coli hanno mostrato la

presenza di un secondo sito, non catalitico, di legame per il PLP, che si trova su ogni

subunità del dimero. Anche se in questo sito il PLP è legato con forza all'enzima sembra che

sia proprio questa molecola ad essere trasferita agli apo-enzimi. Questo sito non catalitico

potrebbe dunque giocare un ruolo importante nel regolare i livelli di PLP libero. (Musayev

F.N. et al. 2003; Yang E.S. et al. 2000) (figura 16)

FIGURA 16. Struttura della PNPOx di E. coli

L’FMN si colloca in una profonda fenditura all'interfaccia tra le due sub-unità dell'enzima e

prende contatto, mediante legami sia idrogeno che di natura idrofobica, con residui molto

conservati di entrambe le sub-unità della proteina. (Musayev F.N. et al. 2003)

Il substrato PNP o PMP, così come il prodotto di reazione PLP, si legano frontali e paralleli

all'FMN, ma con il loro gruppo fosfato che punta verso l'esterno della tasca, orientato quindi

in verso opposto a quello del FMN che punta verso il fondo della cavità. Il cofattore ed il

substrato instaurano legami deboli di tipo van der Waals ed il C4' del PLP substrato e l' N5

del FMN vengono a trovarsi ad una distanza di 3,4 Å, ottimale per il trasferimento

dell'idrogeno. (Di Salvo M.L. et al. 2011)

19

Vengono proposti due possibili meccanismi catalitici qui sotto riportati in figura 17.

Il primo mostra un trasferimento diretto dell'idrogeno dal C4' del substrato al N5 del FMN

(B1). Il secondo implica il coinvolgimento di una base del sito attivo che media la rimozione

del protone dal C4' del substrato ed attacca poi il cofattore formando con esso un complesso

covalente. La successiva rottura del legame tra i due reagenti genera PLP e FMNH2.(B2)

FIGURA 17. Due meccanismi catalitici proposti per la PNPOx

2.4 Regolazione dell'espressione del salvage pathway e controllo

dei livelli di PLP

Gli enzimi della via di recupero sono espressi in tutte le cellule, ma la quantità dei trascritti

(mRNA) e la funzionalità di questi enzimi sono altamente regolate in maniera tessuto-

specifica.

I livelli di regolazione su questi enzimi sono due principalmente: una regolazione a livello

trascrizionale per controllare la loro concentrazione intracellulare ed una post traduzionale

per regolarne l'attività.

20

Nel primo caso notiamo che vi è una trascrizione differenziale nei diversi tessuti. La PLK,

per esempio, è espressa in tutti i tessuti ma in diverse isoforme. (Fang,X. Et al. 2004)

La PNPOx, invece, viene espressa principalmente nel fegato, nel muscolo scheletrico , nei

reni e nel cervello, in particolar modo nella corteccia cerebrale. (Kang J. H. et al. 2004)

Per quanto riguarda il secondo tipo di regolazione studi effettuati su E. Coli hanno

dimostrato che la PNPOx e la PLK sono in grado di reagire con i propri prodotti di reazione i

quali mediano quindi un'inibizione a feedback negativo inibendone l'attività. (Safo M. K. et

al. 2006; Zhao G., Winkler M. E. 1995)

Questo tipo di controllo sull'espressione e l'attività degli enzimi della via di recupero è

effettuato dalle cellule per mantenere bassi i livelli PLP libero nel citoplasma poiché esso è

un'aldeide altamente reattiva.

Inoltre il controllo viene effettuato principalmente sulla PLK e la PNPOx che sono gli

enzimi chiave del “salvage pathway”.

Infatti questi enzimi determinano la formazione del PLP ma sembrano concorrere anche a

non lasciarlo circolare liberamente nel citoplasma, trattenendolo dopo la sua formazione e

cedendolo direttamente agli apo-enzimi. Numerosi studi recenti effettuati appunto sulla PLK

e sulla PNPOx suggeriscono l'esistenza di diversi meccanismi di scambio del PLP con gli

apo-enzimi. La maggior parte di questi studi sembra però avvalorare l'ipotesi che la PLK,

così come la PNPOx, interagisca con gli enzimi PLP dipendenti mediante un'interazione

proteina-proteina e trasferisca poi il PLP a questi apo-enzimi. Tuttavia ancora non sono ben

noti i passaggi specifici di questo meccanismo di rilascio né come la PLK, l’enzima

donatore, possa riconoscere ed interagire in modo specifico con le dozzine di apo-enzimi

accettori. (Kim, Y. T. et al. 1988 ; Yang E. S. et al. 2000 ; Cheung P. Y. et al. 2003; di

Salvo et al., 2011)

Altri meccanismi che concorrono a mantenere bassa la concentrazione intracellulare di PLP

libero sono: la sua defosforilazione da parte delle fosfatasi e la conversione in acido

piridossico (Figura 18) da parte di ossidasi specifiche per le aldeidi o da parte di

deidrogenasi NAD-dipendenti. (Stanulovic M. et al. 1976)

21

FIGURA 18. Acido piridossico

La concentrazione del PLP libero nelle cellule eucariotiche viene mantenuta bassa da questi

meccanismi regolatori ad un valore intorno a 1 µM. (Li T. K. Et al. 1974)

Sia dosi alte, superiori a 200 mg/day, che valori di assunzione al di sotto di 1-2 mg/day,

possono causare danni ingenti al metabolismo e a livello del sistema nervoso centrale come

riportato da diversi studi. (Chung J. Y et al. 2008 ; Morra M. et al. 1983)

2.5 Tossicità del PLP

Livelli eccessivi di PLP nel corpo, dovuti ad un'errata regolazione del pathway di recupero

oppure all'assunzione di massicce dosi del vitamero, hanno effetti collaterali deleteri,

principalmente a carico del sistema nervoso. (Clayton, 2006)

Già tra gli anni '70 e '90, studi effettuati in diversi laboratori, dimostrarono che dosi eccessive di

PLP, dovute alla sovraespressione di PNPOx e PLK, causavano una degenerazione della

neurotrasmissione GABAergica. Sembra infatti che il PLP vada ad agire direttamente sui

recettori GABAergici o diminuisca l'uptake del neurotrasmettitore da parte dei neuroni.

(Ishioka N. et al. 1995; Ebadi M. et al. 1979)

Salazar et al. (2001), studiando gli effetti di farmaci GABAergici e antagonisti dei recettori del

glutammato, osservarono che l’iniezione intracranica diretta di PLP nel cervello, quindi una dose

eccessiva in loco, induceva convulsioni in mammiferi adulti, andando ad interagire con un

residuo di lisina cruciale collocato in un loop extracellulare dei recettori.

Ancora, Scott et al. (2008) e Gdynia et al. (2008) hanno ipotizzato che elevati livelli di vitamina

B6 nel sangue potrebbero essere la causa di polineuropatie sensomotorie, le quali sembrano infatti

recedere appena viene interrotta la somministrazione di vitamina (Foca, 1985).

In uno studio condotto negli anni '90 da Morra et al. sono state rilevate anche neuropatie

permanenti indotte da alti livelli di PLP.

Inoltre, come già discusso in precedenza, alte dosi di PLP sembrano influenzare anche l'attività

catalitica degli stessi enzimi della via di recupero, inibendoli.

22

3. DEFICIENZA DI PLP: CAUSE ED EFFETTI DELLA

CARENZA DI PLP SUL METABOLISMO

L'alterazione dei livelli intra- ed extracellulari di PLP può essere molto dannosa per

l'organismo: l'eccesso di PLP nel corpo, come affermato in precedenza, induce effetti tossici

per l'organismo, ma anche la deficienza di questo cofattore è molto pericolosa, poiché porta

al malfunzionamento degli enzimi PLP-dipendenti ed all'alterazione di tutti i metabolismi ad

essi associati.

I meccanismi che portano ad una deficienza di vitamina B6 e di conseguenza ad un

incremento nella richiesta di PLP o PN possono essere molteplici:

Mutazioni nei geni che codificano gli enzimi del salvage pathway del PLP.

Alterazioni di metabolismi che portano all’accumulo di piccole molecole

che reagiscono con il PLP inattivandolo.

Farmaci che reagiscono con il PLP oppure interferiscono con il

funzionamento degli enzimi del salvage pathway.

Malattie, oppure terapie ad esse associate, che portano ad un malassorbimento dei

vitameri B6 o alla loro perdita: per esempio la celiachia che si pensa porti ad un

malassorbimento dei vitameri B6 o la dialisi renale, che porta ad un aumento della

perdita dei vitameri B6 dalla circolazione.

3.1 Malfunzionamento degli enzimi del salvage pathway

Il mancato funzionamento degli enzimi della via di recupero del PLP, dovuto ad una

mutazione dei geni che li codificano o alla loro inibizione, porta una diminuzione di

disponibilità di questo cofattore per gli enzimi PLP-dipendenti.

La deficienza del PLP può essere così conseguenza del mancato contributo necessario per il

suo assorbimento e trasporto, della sua mancata sintesi intracellulare o dell'impossibilità di

essere ceduto agli apo-enzimi; tutte azioni, queste, svolte dagli enzimi della via di recupero.

L’enzima PLK, per esempio, svolge un ruolo chiave nella formazione del PLP. É

responsabile della fosforilazione dei vitameri PL, PN, PM a PLP, PNP e PMP

23

rispettivamente. Attraverso questa reazione permette sia la fosforilazione a livello epatico

delle forme defosforilate assimilate dalla dieta, che vengono così trasportate dall'albumina

fino ai tessuti, sia la fosforilazione intracellulare diretta del PL a PLP.

In Figura 19 è riportato il probabile effetto del malfunzionamento della PLK

sull'assorbimento ed il trasporto dei vitameri dove si nota che: non solo il cofattore attivo

non può essere formato a livello epatico, con conseguente totale carenza di PLP legato

all'albumina nel sangue, ma anche le forme defosforilate che raggiungono i tessuti non

possono essere convertite in cofattore attivo.

Ciò che ne risulta è l'impossibilità di sintesi ed accumulo di PLP nel corpo: deficienza

plasmatica ed una conseguente, forte, deficienza intracellulare che non permettere il

funzionamento degli enzimi PLP-dipendenti.

FIGURA 19. Effetto del malfunzionamento della PLK sull'assorbimento ed il trasporto della

vitamina B6.

É stato dimostrato, inoltre, che molti farmaci, così come alcune sostanze naturali, possono

avere un'azione inibitoria sulla PLK: caffeina, teobromina, teofillina, gincotossine, levodopa,

cicloserina e molte altre. (Kastner U. et al. 2007; Laine-Cessac P. et al. 1997; Ebadi M.

1982)

L'alterazione dell’attività PL chinasica sembra essere un punto nodale in molte patologie e

molti farmaci sono oggi disponibili per modularne l’attività.

Lo studio effettuato da Gandhi et al., 2009 su un mutante artificiale, mostra come mutazioni

relative al residuo di Asp235 della hPLK portino ad un decremento notevole dell'attività

catalitica dell'enzima.

24

Nel 2006, Adams J. B. et al., analizzando lo spettro clinico di bambini affetti da autismo,

hanno proposto proprio un'associazione tra le alte concentrazioni di vitameri defosforilati e

bassi livelli di PLP nel corpo con un malfunzionamento della PLK.

Tuttavia mutazioni a carico dei geni per la PLK, che ne impediscono l'attività catalitica in

maniera costitutiva, sono molto probabilmente mortali per l'organismo e per tale motivo non

sono state mai riportate in letteratura.

La PNPOx, d'altro canto, è necessaria per permettere la formazione del PLP dalle forme

fosforilate PMP e PNP e cosa non meno importante sembra essere implicata, più della PLK,

nella cessione diretta del cofattore agli apoenzimi.

A livello epatico ed intracellulare nei tessuti, l'azione dell'ossidasi produce e rende

disponibile il PLP per gli enzimi PLP-dipendenti e per il trasporto.

Il probabile effetto del malfunzionamento della PNPOx sull'assorbimento ed il trasporto

risulta nella diminuzione di PLP sia nella circolazione sistemica legato all'albumina (poiché

il solo PLP circolante è stato prodotto dall'azione della PLK epatica a partire dal PL) che al

livello dei tessuti. Inoltre i tessuti risentono maggiormente dell'azione della PNPOx nel

cedere il cofattore agli apoenzimi. (Figura 20)

FIGURA 20. Effetto del malfunzionamento della PNPOx sull'assorbimento ed il trasporto della

vitamina B6.

Il risultato complessivo, in questo caso, è una deficienza di PLP disponibile a carico di tutti i

tessuti del corpo con conseguente malfunzionamento degli enzimi PLP-dipendenti.

Uno studio effettuato da Musayev FN et al. 2009 su mutanti PNPOx ha mostrato

25

l'importanza di alcuni residui amminoacidici dell'enzima ed il decremento dell'attività

catalitica associata.

Mutazioni a carico dei geni per la PNPOx, che ne impediscono l'adeguata attività catalitica,

risultano in gravi disfunzioni generalizzate nei metabolismi che si servono di enzimi PLP-

dipendenti.

Inoltre, poiché il buon funzionamento dell'enzima dipende dalla presenza del suo cofattore

FMN, l'attività della PNPOx e la conseguente disponibilità di PLP sono correlate anche al

metabolismo della riboflavina. ( Bowling F. G. 2011)

Tra le patologie da deficienza di PLP, correlate al malfunzionamento di questo enzima, si

riscontrano le Encefalopatie Epilettiche Neonatali PLP-dipendenti (NEE PLP-dipendenti) di

cui si parlerà in seguito.

Anche il buon funzionamento delle fosfatasi è importante per il corretto assorbimento della

vitamina. Infatti permettono alle forme fosforilate PLP, PMP, PNP, assunte con il cibo, di

attraversare in forma di PL, PM, PN il tessuto intestinale e di essere trasportate fino al

fegato. Anche a livello dei tessuti periferici, così come a livello dell’encefalo, permettono

alla vitamina circolante, in maggior parte sotto forma di PLP, di essere defosforilata a PL e

passare dalla circolazione alle cellule dei tessuti.

Il probabile effetto del malfunzionamento delle fosfatasi risulta in un ridotto assorbimento

intestinale e tessutale della vitamina, con conseguente deficienza intracellulare del PLP che

si accumula invece nel plasma. (Figura 21)

FIGURA 21. Effetto del malfunzionamento delle fosfatasi sull'assorbimento ed il trasporto della

vitamina B6.

26

Anche le mutazioni a carico dei geni che codificano per le fosfatasi, risultano in una

deficienza di PLP intracellulare e nella conseguente alterazione dei metabolismi che si

servono di enzimi PLP-dipendenti.

Il ruolo indispensabile giocato dalle fosfatasi alcaline tessuto non specifiche (TNAP), nell’

uptake della vitamina B6 a livello cellulare, è evidente nell’insorgenza dell’ Ipofosfatasia.

Quest’ultima è una rara sindrome genetica, risultante da mutazioni nel gene che codifica

un’isoenzima della fosfatasi alcaline tessuto non specifiche (ALPL; OMIM 171760) ed è

caratterizzata dall’incremento della concentrazione plasmatica di PLP e di vanillattato,

indicatore, quest’ultimo, del mal funzionamento degli enzimi PLP-dipendenti decarbossilasi

di amminoacidi aromatici. (di Salvo et al. 2012; Iqbal S. J. et al. 1998; Litmanovitz et al.

2002)

3.2 Sequestro del PLP da parte di intermedi di vie metaboliche

mutate

Un'altra possibile causa della deficienza di piridossal-5'-fosfato nel corpo è da ricercare

nell'interazione del vitamero con prodotti chimici derivati da altre vie metaboliche.

Sono state riportate alcune patologie, causate dall'alterazione di vie metaboliche, nelle quali

alcuni enzimi mutati (e quindi inattivi) determinano l’accumulo di intermedi di reazione

instabili e particolarmente reattivi, ai quali il PLP può legarsi ed essere così sequestrato

dall'ambiente intracellulare.

In questi casi agli effetti sintomatici della patologia si sommano anche quelli dovuti alla

deficienza del PLP.

Due esempi sono rappresentati dall’ Iperprolinemia di tipo II (Walker V. et al. 2000) e da

quelle sindromi classificate come PDE: epilessie dipendenti da piridossina. (Mills P. B et al.

2006)

Entrambe queste patologie sono caratterizzate dall’avere metabolismi che presentano enzimi

mutati e dall’accumulo di intermedi di reazione capaci di sequestrare il PLP dalla soluzione.

Esse sono implicate nell’insorgenza di encefalopatie, come conseguenza della deficienza di

PLP nel tessuto nervoso.

Le PDE verranno discusse in maggiore dettaglio nel capitolo conclusivo della tesi trattando

delle Encefalopatie Epilettiche Neonatali.

27

3.3 Effetto dei farmaci sull’uptake della vitamina B6

È stato ampiamente dimostrato e descritto in diversi studi effettuati su pazienti ed animali,

che anche molti farmaci, così come composti naturali, interferiscono con il metabolismo

della vitamina B6. Gli effetti di tale interferenza possono manifestarsi in una deficienza

generalizzata del PLP nell'organismo, provocando l'alterazione dei metabolismi che

utilizzano enzimi PLP-dipendenti. I farmaci possono interagire direttamente con i vitameri,

qualora contengano gruppi idrazinici o aminici capaci di reagire con il PL o il PLP, oppure

possono andare ad inibire gli enzimi della via di recupero del PLP. (Tabella 1)

FARMACI O COMPOSTI

NATURALI

CONSEGUENZE SUI LIVELLI DI PLP (cause della tossicità del farmaco)

Vigabatrin: Anticonvulsivante che aumenta la concentrazione di

GABA inibendo la GABA-aminotrasferasi (che lo

degrada).

È stato dimostrato indurre deficienza di PLP riducendo

l'espressione della PNPOx nell'ippocampo.

(An S. J. et al. 2004)

Benzodiazepine: Farmaci psicoattivi che amplificano gli effetti del

neurotrasmettitore GABA.

Inducono deficienza di PLP perchè hanno affinità di

legame per la PLK e la inibiscono.

(Kirkness E. F. et al. 1988)

Levodopa (L-DOPA): Composto precursore dei neurotrasmettitori

catecolamine usato nella cura contro il Parkinson.

Induce deficienza di PLP: forma una base di Shiff con il

gruppo aldeidico del cofattore sequestrandolo.

(di Salvo M. L. et al. 2012)

Dopamina: Composto con funzione di neurotrasmettitore

Negli animali si nota una rapida diminuzione di PLP

dovuta al suo sequestro per formazione di un complesso

PLP- dopamina (base di Shiff) e riscontrata inibizione

della PLK Non si riscontrano deficienze di vitamina B6

a livello neurologico negli umani. (Keniston R. C. et al.

1987; Asakura T. et al. 1996)

Ginkgo tossina: Sostanza presente nei semi e nei frutti della G.biloba

utilizzata nel trattamento dei disordini neurologici.

Riscontrata indurre deficienza di PLP e disordini

neurologici associati legandosi ed inibendo la PLK .

( Kastner U. et al. 2007; Wada K. et al. 1985)

Tianfenicolo: Composto utilizzato in molti paesi come antibiotico

veterinario ma attualmente utilizzato anche sull'uomo.

Induce deficienza di PLP a causa della sua interazione

diretta con il cofattore e con la PLK, sulla quale agisce

come inibitore. (P. Laine-Cessac et al. 1997)

Penicilammina: Metabolita della penicillina

Sequestra il PLP formando con esso uno stabile

complesso tiazolidinico. (Jaffe I. A. et al. 1969)

Contraccettivi: Probabile interazione con PLP.

(Lumeng L. et al. 1974; Lussana F.M. et al. 2003)

TABELLA 1. Alcuni dei farmaci attualmente in commercio e composti naturali che interagiscono

con il metabolismo della vitamina B6

28

3.4 Ruolo degli enzimi PLP-dipendenti nel metabolismo ed

alterazione delle vie metaboliche dovuta a carenza del PLP

Le conseguenze della deficienza di piridossal-5'-fosfato nel corpo possono essere molto

gravi. Infatti questo cofattore enzimatico è una molecola centrale nel metabolismo degli

esseri viventi poiché, attraverso gli enzimi che lo richiedono, prende parte ad importanti

processi cellulari quali:

- Rifornimento delle unità monocarboniose

- Sintesi dei composti tetrapirrolici, come per esempio l’eme

- Metabolismo degli amminozuccheri

- Sintesi e degradazione di ammine biogene

- Sintesi del DNA/RNA

- Produzione di neurotrasmettitori

- Sintesi, interconversione e degradazione degli amminoacidi

(Percudani R. and A. Peracchi 2009)

Numerose sono le vie metaboliche che presentano enzimi PLP-dipendenti e qui di seguito, in

tabella 2, vengono riportati alcuni di questi enzimi, i metabolismi ad essi correlati e gli

effetti dell'alterazione dovuti alla carenza del cofattore o alla mutazione dei geni che li

codificano.

I valori alterati degli intermedi delle vie metaboliche, vengono utilizzati oggi come marcatori

dell’ insufficiente apporto di vitamina B6 nel corpo ed in particolare della deficienza di PLP,

per la diagnosi di molte malattie.

29

ENZIMI PLP-DIP. COIVOLTI

IN VARI METABOLISMI

EFFETTI CARENZA PLP/

MARCATORI

Serina idrossimetil-transferasi:

Catalizza la conversione reversibile di serina e

tetraidrofolato in glicina e N5-N

10- metilen-

tetraidrofolato. Quest’ultimo viene ridotto da

una reduttasi a N5-metil-THF implicato a sua

volta nel riciclo di omocisteina a metionina.

Accumulo e quindi elevata concentrazione di omocisteina

nel plasma e nelle urine.

Cistationina beta-sintasi:

Catalizza la condensazione della serina con

l'omocisteina producendo cistationina nella via

della transulfurazione del ciclo della metionina.

Accumulo e quindi elevata concentrazione di omocisteina

nel plasma e nelle urine ed in questo caso si parla di

Omocistinuria o iper-omocisteinemia: malattia

multisistemica, che coinvolge occhi, scheletro, sistema

nervoso ed apparato vascolare.

Cistationina gamma-liasi:

Catalizza la rottura non idrolitica della

molecola della cistationina con formazione di

cisteina e acido α-chetobutirrico.

Accumulo e quindi elevata concentrazione di cistationina

nelle urine

Kinureninasi e kinurenina

aminotransferasi:

Implicate nella via ossidativa della kinurenina,

un prodotto della via di degradazione del

triptofano, dalla quale vengono prodotti

intermedi implicati nella regolazione del

sistema nervoso centrale.

Accumulo e quindi elevata concentrazione di acido

xanturenico nelle urine implicato nell’insorgenza di

disordini neurodegenerativi.

Treonina deidratasi:

Enzima epatico che catalizza la deaminazione

non ossidativa della treonina.

Accumulo e quindi elevata concentrazione di treonina nel

CSF e plasma.

Serina deidratasi:

Enzima epatico che catalizza la deaminazione

non ossidativa della serina.

Accumulo e quindi elevata concentrazione di serina nel

CSF e plasma

Δ-Aminolevulinato- δ-ALA sintasi:

Catalizza la condensazione di Succinil-CoA e

glicina per produrre acido Δ-aminolevulinico,

CoA e CO2. L'aminolevulinato è un precursore

dei composti tetrapirrolici come l'eme.

Accumulo di Fe nel fegato e bassi livelli nel muscolo.

Insorgenza di sindromi definite anemia ipocromica,

microcitica e sieroblastica.

TABELLA 2. Enzimi PLP-dipendenti coinvolti in vari metabolismi cellulari e gli effetti del loro

malfunzionamento.

30

3.5 Enzimi PLP-dipendenti nel metabolismo dei

neurotrasmettitori e funzione cerebrale

Il piridossal-5'-fosfato è correlato al buon funzionamento del sistema nervoso centrale,

poiché è coinvolto anche nel metabolismo dei neurotrasmettitori.

Infatti, l’alterazione, sia per eccesso che per difetto, del livello di PLP nell’organismo

sembra essere correlata con l’insorgenza di gravi patologie del sistema nervoso centrale

come il morbo di Parkinson, l’Alzheimer, l’epilessia ed altre.

Il sistema nervoso è costituito da una complessa rete di cellule, neuroni e cellule gliali,

capaci di ricevere ed integrare le informazioni provenienti dall'esterno. Il trasferimento delle

informazioni e la comunicazione tra queste cellule dipendono dai segnali elettrici, o

potenziali di azione, che corrono lungo i neuroni e dalle molecole segnale, neurotrasmettitori

e neuromodulatori, che vengono rilasciati dai neuroni presinaptici sui recettori di quelli

postsinaptici.

I neurotrasmettitori vengono sintetizzati nel corpo cellulare o nelle terminazioni della cellula

nervosa, possono essere composti chimici di varia natura e molti di questi sono sintetizzati

direttamente o indirettamente da enzimi PLP-dipendenti (Schema 1):

. Dopamina

. Epinefrina Catecolamine Amine Biogene o Monoamine

. Norepinefrina (monoamine derivate (molecole derivate da aminoacidi,

. Serotonina da Tirosina) caratterzzate da un solo gruppo

. Istamina amminico)

. Glicina

. L-Glutammato

. GABA Aminoacidi e loro derivati

. D-Serina

. D-aspartato

SCHEMA 1. Neurotrasmettitori sintetizzati da enzimi PLP-dipendenti.

31

Qui di seguito, in tabella 3, vengono riassunti molti degli enzimi PLP-dipendenti coinvolti

nel metabolismo dei neurotrasmettitori.

ENZIMI PLP-DIP. NEL

METABOLISMO DEI

NEUROTRASMETTITORI

CATALISI

FUNZIONE CEREBRALE

Decarbossilasi degli L-

aminoacidi aromatici (AAAD)

:

Sintesi dopamina e

serotonina.

La dopamina è il precursore di

noradrenalina ed adrenalina. Hanno effetti

sia eccitatori che inibitori sul SNC.

Carenze determinano sindromi

neurodegenerative.

Aminotransferasi

dell'aminoacido a catena

ramificata 2-oxoglutarato

(BCAT):

Sintesi di L-glutammato.

Il glutammato è il principale

neurotrasmettitore eccitatorio nel SNC. É

importante nei processi cognitivi, di

apprendimento e memoria.

Glutammato Decarbossilasi:

Conversione di glutammato in

GABA

É il principale neurotrasmettitore inibitorio

nel SNC. Carenze sono associate a

sindromi epilettiche e neurodegenerative.

GABA Transaminasi:

Degradazione GABA,

conversione in glutammato

Un eccesso di neurotrasmettitore inibitorio

induce ritardo di risposta sinaptica.

Serina Idossimetiltransferasi:

Sintesi della glicina dalla L-

serina

La glicina è un neurotrasmettitore sia

inibitorio che eccitatorio del SNC cruciale

per la regolazione dei motoneuroni

Glicina Decarbossilasi:

Catabolismo della glicina. Un eccesso di neurotrasmettitore inibitorio

induce ritardo di risposta sinaptica.

Racemasi della L-serina:

Racemizzazione della L-

serina in D-serina

La D-serina è un neurotrasmettitore

richiesto per la plasticità neuronale, la

memoria e l'apprendimento.

Istidina Decarbossilasi:

Sintesi di istamina dalla

decarbossilazione

dell'istidina.

L' Istamina è un neurotrasmettitore

coinvolto nella memoria

TABELLA 3. Enzimi PLP-dipendenti coinvolti nel metabolismo dei neurotrasmettitori

È ovvio che inadeguati livelli di PLP inducano un decremento dell'attività degli enzimi PLP-

dipendenti, di conseguenza un significante decremento dei livelli del neurotrasmettitore

associato e lo sviluppo quindi di patologie.

Molti disordini neurologici sono oggi associati alla deficienza di PLP: Alzheimer, Parkinson,

disfunzioni di apprendimento, ansietà, deficit mentali, schizofrenia e sindromi convulsive di

varia natura. (Adams J. B. et al. 2006; Nakagawa E. et al. 1997; Sandyk R et al. 1990)

32

3.6 L'epilessia e gli enzimi PLP-dipendenti

L'epilessia è una patologia caratterizzata dalla comparsa ricorrente di alterazioni transitorie

della funzione cerebrale, di intensità variabile (crisi epilettiche), causate da un'attività

elettrica eccessiva ed incontrollata di un gruppo di cellule nervose. Generalmente le crisi

hanno una durata breve e si possono manifestare come convulsioni (contrazioni e spasmi

muscolari), perdita della coscienza e/o movimenti incontrollati. (Bear MF et al. 2005)

L'epilessia può avere cause genetiche (“epilessia idiopatica”) o insorgere come conseguenza

di malattie o altri fattori (“epilessia sintomatica”): traumi cerebrali, tumori, lesioni infettive o

ferite prenatali. (Jallon P. et al. 2001)

Le epilessie idiopatiche umane riscontrate fino ad oggi sono state associate principalmente a

mutazioni nei geni codificanti canali ionici: voltaggio-dipendenti che generano il potenziale

d'azione e voltaggio-indipendenti (recettori).

Tuttavia anche una de-regolazione nella produzione dei neurotrasmettitori, dovuta a

mutazioni a carico di enzimi implicati nel loro metabolismo, può essere la causa di crisi

convulsive.

Infatti la sincronizzazione dell'attività dei neuroni è essenziale per l'elaborazione dei segnali

ed una sua alterazione, generalmente associata proprio ad uno sbilanciamento tra produzione

di neurotrasmettitore inibitorio ed eccitatorio, può generare l'epilessia.

Ma come può essere tutto questo collegato alla vitamina B6 ed agli enzimi PLP-dipendenti?

Il sistema nervoso centrale (SNC) dei mammiferi utilizza principalmente, per la trasmissione

e l'integrazione dei segnali nervosi, due neurotrasmettitori, tra loro antagonisti: l' L-

glutammato, il quale ha un effetto eccitatorio sulle sinapsi e l'acido γ-amminobutirrico

(GABA) con funzione inibitoria. (Figura 22)

FIGURA 22. Principali neurotrasmettitori del SNC: L-glutammato ed acido γ-amminobutirrico

(GABA)

L-GLUTAMMATO

GABA

33

I neuroni glutammatergici (che sintetizzano ed utilizzano L-glutammato) e quelli

GABAergici (che sintetizzano GABA) sono infatti ubiquitari a livello cerebrale ma la quota

predominante si ritrova nella corteccia cerebrale, nell'ippocampo e nel cervelletto e sono

pertanto implicati in processi come il controllo della funzione motoria, l'apprendimento, la

memoria, la percezione localizzata delle sensazioni e del dolore.

Bassi o anormali livelli di questi neurotrasmettitori sono infatti stati rilevati in occasione di

sindromi epilettiche, invecchiamento cerebrale e malattie neurodegenerative come l'

Alzheimer, il Parkinson, l' Huntington e la sindrome di Tourette. (Andre V. M. et al. 2010;

Leckman J. F. et al. 2010; Rupsingh R. et al. 2011; Blandini F. et al. 1996; Butterworth

J. Et al. 1983)

Il metabolismo di questi due neurotrasmettitori è strettamente associato alla funzionalità di

enzimi PLP-dipendenti ed inoltre sono collegati tra loro dalla via dello shunt del GABA,

costituita da tre enzimi, due dei quali sono proprio PLP-dipendenti. (Figura 23)

FIGURA 23. Via dello shunt del GABA.

L' L-glutammato è sintetizzato a partire da amminoacidi come la leucina e la valina,

attraverso una reazione di transaminazione, effettuata da enzimi PLP-dipendenti: le

amminotrasferasi di amminoacidi a catena ramificata (BCAT).

34

La glutammato decarbossilasi (GAD), della quale esistono due isoforme, è un enzima PLP-

dipendente che catalizza la conversione dell'amminoacido L-glutammato in GABA. (Wei

and Wu 2008)

Anche la GABA amminotransferasi (GABA-AT) è un'enzima PLP-dipendente, ubiquitario,

che catalizza la conversione del GABA in semialdeide succinica attraverso una tipica

reazione di transaminazione, bimolecolare di tipo “ping- pong”, reversibile, che presenta

come substrati l' α-chetoglutarato ed il GABA e come prodotti la semialdeide succinica e

l'Lglutammato.

La semialdeide succinica deidrogenasi (SSADH) è l'ultimo enzima della via che catalizza la

conversione della semialdeide succinica in succinato, il quale entra poi nel ciclo di Krebs.

La buona funzionalità di questi enzimi PLP-dipendenti permette la regolazione della sintesi

del GABA e dell' L-glutammato ed è quindi fondamentale per mantenere il delicato

equilibrio tra eccitazione ed inibizione sinaptica.

Nel momento in cui, nell' encefalo, la concentrazione del GABA diminuisce del 30% rispetto

al livello normale e quella dell' L-glutammato aumenta, insorgono le convulsioni, a causa

dell'elevato grado di eccitazione neuronale, provocato dal rilascio massiccio del

neurotrasmettitore eccitatorio. (Sherwin A.L. 1999; Karlsson et al. 1974)

Tale situazione può verificarsi proprio a causa di una deficienza di PLP a livello encefalico,

la quale induce un malfunzionamento degli enzimi della via dello shunt del GABA.

L'alterata funzionalità di GAD, infatti, che è l'enzima e monte dello shunt del GABA, sembra

essere coinvolta nella genesi di attacchi epilettici, in quanto la sua down-regulation provoca

un abbassamento dei livelli di GABA ed un eccessivo accumulo di glutammato, sbilanciando

il delicato equilibrio tra eccitazione ed inibizione sinaptica. (Nanavati and Silverman 1989)

Anche un' up-regulation della GABA-AT, la quale funzione è quella di distruggere una

molecola di neurotrasmettitore inibitorio per produrne una eccitatoria, può generare gli stessi

effetti, ma quest' aumento di attività non sembra poter essere associabile alla deficienza di

PLP.

35

4. COINVOLGIMENTO DEL PLP NELLE

ENCEFALOPATIE EPILETTICHE NEONATALI (NEE)

4.1 Riepilogo introduttivo

Il piridosal-5'-fosfato (PLP) è considerato la forma biologicamente attiva della vitamina B6

poiché, oltre a svolgere svariate funzioni in molteplici processi cellulari, è il cofattore

enzimatico di oltre 160 enzimi.

Come conseguenza del ruolo cruciale svolto dagli enzimi PLP-dipendenti nella fisiologia

dell’organismo, è facile intuire che alterazioni dei livelli di piridossal-5'-fosfato nel corpo

determinano lo sviluppo di patologie.

Patogenesi associate alla deficienza di PLP possono derivare da molteplici fattori: alterata

regolazione sul pathway di recupero e quindi uno squilibrio tra biosintesi e degradazione del

cofattore, inefficiente assorbimento e trasporto ai tessuti periferici, mutazioni a carico degli

enzimi della via di recupero del PLP, mutazioni a carico di enzimi PLP-dipendenti o fattori

esterni come farmaci, malattie, terapie ed intermedi di vie metaboliche mutate che possono

interferire con l'uptake del cofattore.

Tuttavia, nonostante l'ampio background di cause, le patologie legate ad alterazioni nei

livelli di PLP si manifestano soprattutto come gravi disfunzioni neurologiche a carico del

sistema nervoso centrale, come la malattia di Parkinson, di Alzheimer, l’epilessia o la

schizofrenia.

Questo accade perché, come già detto precedentemente, molti degli enzimi PLP-dipendenti

sono coinvolti nel metabolismo di neurotrasmettitori e sembra che questi enzimi siano

particolarmente sensibili anche a modeste diminuzioni dei livelli di PLP, competendo tra

loro per quello disponibile. (Rahman MK et al. 1982)

Allo scopo di definire tale legame tra il PLP e la funzione cerebrale abbiamo discusso come,

il malfunzionamento degli enzimi PLP-dipendenti, dello shunt del neurotrasmettitore GABA,

possa essere direttamente implicato nella generazione delle sindromi epilettiche.

36

Inoltre, ciò che la precedente trattazione ha voluto mettere in evidenza è l'ipotesi secondo la

quale, poiché la maggior parte della vitamina B6 viene acquisita dai neuroni in forma

defosforilata (PL), molte delle sindromi epilettiche e neurodegenerative PLP-dipendenti

potrebbero essere attribuibili al mal funzionamento degli enzimi della via di recupero della

vitamina, responsabili della sintesi in loco del cofattore PLP attivo. (Li T. K. Et al. 1974)

Proprio a dimostrazione di tale ipotesi verrà qui trattata, nella parte conclusiva della tesi, una

rara sindrome epilettica associata alla carenza della vitamina B6, oggetto recente di studi da

parte di diversi laboratori nel mondo: l'Encefalopatia Epilettica Neonatale.

4.2 Introduzione alle Encefalopatie Epilettiche Neonatali

Le Encefalopatie Epilettiche Neonatali (NEE) sono sindromi convulsive che si manifestano

nei neonati già nelle prime ore di vita e sono generalmente causate da disfunzioni di varia

natura a carico del sistema nervoso centrale: infiammazioni, anomalie strutturali

dell'encefalo, malattie cerebrovascolari e metaboliche. (Ghatge MS et al. 2012)

In qualche raro caso sono state riscontrate NEE refrattarie alle cure con i convenzionali

anticonvulsivanti, le quali hanno tuttavia risposto bene al trattamento con la vitamina B6 ed

in modo speciale ai vitameri piridossina (PN) e piridossal-5'-fosfato (PLP).

Queste particolari NEE dipendenti dalla vitamina B6 risultano associate principalmente ad

una carenza di PLP nel corpo, dovuta a diverse cause. In rare situazioni la deficienza può

essere causata dalla mancata assimilazione della vitamina dalla dieta. Nella maggior parte

dei casi si sono evidenziate mutazioni a carico di enzimi ubiquitari, coinvolti nel riciclo e

nella sintesi della forma attiva della vitamina, come l'enzima piridossina 5'-fosfato ossidasi

(PNPOx). Oppure si sono riscontrate mutazioni di enzimi coinvolti in diversi altri

metabolismi cellulari, che comportano l'accumulo di intermedi capaci di interagire e

sequestrare il PLP, riducendone la disponibilità. (Mills P.B. et al. 2005; Gospe S. M 2010)

I pazienti affetti da NEE dipendenti dalla vitamina B6 riportano inoltre fenotipi caratteristici,

che sono indici dei metabolismi alterati e grazie ai quali è stato possibile risalire agli enzimi

mutati e comprendere il ruolo del PLP in queste sindromi.

37

In base ai tipi di metabolismi alterati, al fenotipo risultante ed alla risposta al PN piuttosto

che al PLP sono stati identificati due sottogruppi di NEE B6-dipendenti:

NEE che rispondono/dipendenti dal PLP (NEE PLP-responsive)

NEE che rispondono/dipendenti dal PN (NEE PN-responsive o PDE)

Tutt'oggi questi due sottogruppi non sono stati ancora ben delineati, poiché alcuni casi

riportano fenotipi e risposte ai trattamenti non sempre associabili a questa suddivisione.

4.3 NEE PLP-dipendenti

Le più severe forme di Encefalopatie Epilettiche Neonatali sono state riscontrate in pazienti

con mutazioni nel gene che codifica la PNPOx e queste sindromi convulsive sono state

pertanto definite anche NEE da deficienza di PNPOx (PNPOx deficiency).

Inoltre, in questi casi, i pazienti risultano rispondere solo alla somministrazione di PLP o PL

esogeno, con un miglioramento progressivo delle crisi fino alla loro completa cessazione,

motivo per il quale a questi disordini è stato dato il nome più specifico di NEE PLP-

dipendenti. (Ghatge MS et al. 2012)

Molti dei pazienti che presentano queste mutazioni alla PNPOx nascono prematuramente e

quelli che sopravvivono manifestano generalmente ritardi mentali e richiedono la

somministrazione di vitamin B6 esogena, sotto forma di PLP o PL, per tutta la vita.

È interessante inoltre osservare che questa particolare e rara sindrome convulsiva si è

manifestata principalmente in pazienti di origine o discendenza turca o asiatica, come

riportano i referti clinici osservati. (Mills P.B. et al. 2005)

Le caratteristiche cliniche riscontrate nei pazienti con NEE PLP-dipendenti generalmente

includono: convulsioni, ipoglicemia, acidosi lattica, anemia, incremento di lattato nel sangue,

elettroencefalogramma con caratteristico pattern di soppressione a scoppio, asfissia ed un

basso indice di Apgar. (Clayton P.T. 2006) Inoltre presentano caratteristici valori alterati di

alcune specie chimiche nel fluido cerebrospinale (CSF), nel plasma e nelle urine.

Nel CSF si riscontrano alte concentrazioni di 3-metoxitirosina (3-O-metil-DOPA), L-DOPA,

glicina, treonina, istidina e basse concentrazioni di acido omovanillico (HVA), acido 5-

idrossiindolacetico (5-HIAA), arginina. Nelle urine vi è alta concentrazione di vanillattato

38

(VLA), cistationina ed acido xanturenico. Nel plasma inoltre si riscontra un’elevata

concentrazione di omocisteina. (Mills P.B. et al. 2005)

Come discusso nel capitolo precedente, tutte queste caratteristiche cliniche e biochimiche,

che si accompagnano alla sindrome convulsiva, sono indici di metabolismi alterati.

Studi effettuati su pazienti affetti da questa sindrome hanno dimostrato che questi

metabolismi alterati possiedono enzimi PLP-dipendenti ed in assenza del cofattore non

possono svolgere la loro attività catalitica, alterando le concentrazioni dei metaboliti.

Nelle tabelle 2 e 3 esposte precedentemente nei capitoli 3.4 e 3.5 sono mostrati anche gli

enzimi PLP-dipendenti implicati direttamente nella produzione delle alterazioni riscontrate

nelle NEE PLP-dipendenti.

In particolare si nota che molti degli intermedi metabolici che si accumulano derivano dal

malfunzionamento di enzimi PLP-dipendenti presenti in abbondanza nei neuroni, come la

decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici (AAAD), che mediano la sintesi di dopamina e

serotonina: accumulo di metaboliti intermedi nella sintesi dell’ L-DOPA (3-metoxitirosina

nel CSF, vanillattato VLA nelle urine), decremento di metaboliti secondari della dopamina

(acido omovanillico HVA) e della serotonina (l’acido 3-idrossiindolacetico 5-HIAA).

Allo scopo di identificare, in queste NEE PLP-dipendenti, le cause della carenza di

piridossal-5’-fosfato, che induce il malfunzionamento degli enzimi PLP-dipendenti, il

gruppo di ricerca universitario di Mills P.B. si è interrogato sulla responsività dei pazienti

alla somministrazione della vitamina esogena. (Mills P.B. et al. 2005)

Osservando che le crisi, così come i valori alterati dei metaboliti, tornano alla normalità solo

grazie alla somministrazione di PLP o PL e che a livello cellulare solo i vitameri defosforilati

possono esser assorbiti, i ricercatori hanno ipotizzato un difetto nell’enzima richiesto per la

sintesi intracellulare di PLP a partire da PMP o PNP.

L’enzima in questione non può che essere la PNP ossidasi (PNPOx) del salvage pathway del

PLP, poiché essa è richiesta per la conversione intracellulare di PMP e PNP a PLP. Mentre la

conversione di PL in PLP è effettuata direttamente dalla PLK e non richiede la PNPOx.

Quindi, nello studio effettuato da Mills P.B et al. 2005, venne sequenziato il gene PNPOx in

pazienti con NEE PLP-dipendenti e vennero identificate ed analizzate tre delle sette

mutazioni autosomiche recessive a perdita di funzione della PNPOx oggi riconosciute

responsabili della sua inattività e dell’insorgenza di tale sindrome. Le sette mutazioni

includono: mutazione missenso in omozigosi (mutanti R95C, R95H e R229W), una

39

mutazione di un codone di stop (X262Q), una mutazione non senso (p.A174X), la mutazione

di un sito di splicing (IVS31g>a) ed una mutazione frameshift (c.del246T). Ciascuna delle

sette mutazioni riscontrate corrispondono ad una nulla o particolarmente ridotta attività della

PNPOx. (Mills P.B et al. 2005; Hoffmann G. F. et al. 2007; Khayat M. et al. 2008; Bagci

S. et al. 2008; Ruiz A. et al. 2008; Musayev F. N et al. 2009)

Il gene umano per la PNPOx (OMIM 6032870) è situato sul cromosoma 17q21.2 ed ha

un’estensione di ~7.5 kb. Contiene sette esoni e produce un trascritto mRNA che codifica

261 amminoacidi. La proteina ha una struttura omodimerica, ciascuna subunità del dimero

possiede un sito catalitico che lega il cofattore FMN ed il substrato PNP o PMP e catalizza

l’ossidazione del PMP e PNP a PLP. (Mills P.B. et al. 2005)

Lo studio più recente dei mutanti della PNPOx umana, ed in particolar modo l'analisi

cristallografica del mutante R229W (mutazione autosomica missenso in omozigosi) di

questa, effettuate dal gruppo di ricerca di Musayev F.N., di Salvo M.L., Contestabile R. et

al. 2009, ha permesso l'identificazione dei residui amminoacidici implicati direttamente o

indirettamente nella catalisi e nella corretta attività dell'enzima. Qui di seguito prenderò in

analisi proprio lo studio del mutante R229W.

In genetica la mutazione missenso è definita come una mutazione puntiforme nella quale un

singolo nucleotide è mutato ed il codone che ne risulta codifica per un amminoacido

differente rispetto al codone del wild-tipe.

Nel mutante R229W la mutazione missenso causa la sostituzione del residuo Arg229, nel

sito catalitico, con un residuo di triptofano, la quale induce gravi effetti sulla struttura del sito

attivo ed un decremento dell’attività catalitica dell’enzima di ben oltre il 70%.

Nel sito catalitico del wild-tipe l’FMN si colloca in una profonda fenditura all'interfaccia tra

le due sub-unità dell'enzima e prende contatto, mediante legami sia idrogeno che di natura

idrofobica, con residui molto conservati di entrambe le sub-unità della proteina. Il substrato

PNP o PMP, così come il prodotto di reazione PLP, si legano frontalmente e parallelamente

all'FMN, ma con il loro gruppo fosfato che punta verso l'esterno della tasca, orientato quindi

in verso opposto a quello del FMN che punta verso il fondo della cavità. Il cofattore ed il

substrato instaurano legami deboli di tipo van der Waals ed il C4' del PLP e l' N5 del FMN

vengono a trovarsi ad una distanza di ~3,4 Å, ottimale per il trasferimento dell'idrogeno.

(Musayev F.N. et al. 2003)

40

FIGURA 24. Struttura del sito attivo

della hPLK, che mostra la distanza di ~3,4 Å tra

il C4' del PLP e l' N5 del FMN nel sito catalitico

della PNPOx

Il risultato della sostituzione dell’ Arg229 con un residuo ingombrante come il triptofano, nel

sito di legame dell’FMN, porta alla perdita di legami idrogeno e ponti salini tra la tasca

dell’enzima e questo cofattore, riducendone l’affinità di legame. Impedisce anche la

formazione di alcuni legami idrogeno critici tra il substrato (PNP) ed i residui His227 e

Arg225. Questi due legami idrogeno si sono rivelati molto importanti per permettere il

posizionamento dell’anello piridinico del substrato in corretto orientamento parallelo con

l’anello isoallosazinico del cofattore. Infatti i reagenti, nel mutante, perdono l'orientazione

appropriato per reagire, non si ritrovano più posizionati parallelamente ed i gruppi interessati

nella reazione di trasferimento dell’idrogeno, il C4’ del PNP e l’N5 dell’FMN sono separati

da ~4,5 Å, rispetto ai ~3,4 Å nel wild-tipe. (Figura 25)

FIGURA 25. Sovrapposizione tra il sito

attivo del mutante PNPOx umano R229W

(azzurro) e il sito attivo della PNPOx umana

wild-type.

La perdita dei legami idrogeno tra la tasca enzimatica e l’anello piridinico del substrato porta

quindi ad un decremento dell’efficienza catalitica del mutante rispetto al wild-tipe.

41

4.4 NEE PN-dipendenti (PDE)

Altre forme di Encefalopatie Epilettiche Neonatali sono state osservate in pazienti con

mutazioni al gene ALDH7A1, che codifica per l’enzima ubiquitario semialdeide α-

aminoadipica deidrogenasi, più comunemente chiamata antiquitina.

In questi casi i pazienti rispondono anche alla somministrazione di PN esogeno, con un

miglioramento progressivo delle crisi fino alla loro completa cessazione, motivo per il quale

a questi disordini è stato dato il nome più specifico di NEE PN-responsive o PDE (epilessie

dipendenti da piridossina). (Stockler, S. et al. 2011)

I riscontri clinici dei pazienti con NEE PN-dipendenti riportano convulsioni, gastroenteriti

ricorrenti, encefalopatie e moderati ritardi dello sviluppo, ma raramente presentano stress

fetale e nascita prematura, che invece caratterizzano le NEE PLP-dipendenti.

Anche questi bambini hanno bisogno di essere trattati con dosi farmacologiche di piridossina

ed è necessaria una terapia di lunga durata per tutta la vita per prevenire le convulsioni.

Inoltre i neonati non riportano elevate concentrazioni di treonina, di glicina o alterate

concentrazioni di metaboliti associati al malfunzionamento delle decarbossilasi degli

amminoacidi aromatici, ma sono invece caratterizzati dalla presenza, nel plasma e nel CSF,

di elevate concentrazioni di acido pipecolico e di semialdeide α-aminoadipica (quest’ultima

anche nelle urine). (Ghatge MS et al. 2012)

Nel 2004 Clayton P.T., osservando i valori alterati dei metaboliti che si accompagnano alla

sindrome convulsiva, sviluppò l’ipotesi della mutazione all’antiquitina sulla base di due

osservazioni: si conosceva già, nell’iperprolinemia di tipo II, la capacità del PLP di reagire

ed essere sequestrato, mediante una reazione di condensazione, dall’acido Δ1-pirrolin-5-

carbossilico (P5C) ed i pazienti affetti da NEE PL-dipendenti riportavano concentrazioni

elevate di acido pipecolico, un intermedio di reazione nella via di degradazione della lisina

cerebrale.

La via di degradazione cerebrale della lisina produce acido pipecolico, il quale viene

ossidato ad acido L-Δ1-piperidin-6-carbossilico (P6C), che è strutturalmente simile al P5C e

particolarmente reattivo. Questo intermedio instabile però generalmente, per eliminazione di

una molecola d’acqua, si converte spontaneamente nella semialdeide α-aminoadipica (α-

AASA), substrato della reazione catalizzata dall’antiquitina.

42

Quando l’antiquitina è mutata non catalizza più l’ossidazione NAD-dipendente della

semialdeide α-aminoadipica ad acido α-aminoadipico e l’equilibrio della reazione precedente

si sposta accumulando P6C nel citoplasma, il quale può reagire mediante condensazione di

Knoevenagel con il PLP e sequestrarlo dall’ambiente intracellulare. (Figura 26)

FIGURA 26.

Interazione tra gli

intermedi della via di

degradazione della lisina

ed il PLP. Reazione

dell’antiquitina e

condensazione di

Knoevenagel tra P6C e

PLP.

Negli anni successivi Mills, P. B. et al. 2006 sequenziarono il gene dell’antiquitina in

individui affetti da NEE PL-dipendenti e vennero trovate mutazioni sia in omozigosi che in

eterozigosi a carico di questo enzima. Recentemente Sharer et al. ne hanno riportato

un’analisi complessiva che comprende mutazioni missenso, non senso, siti di splicing e

piccole delezioni.

43

Queste NEE PL-dipendenti generate da una mutazione nel gene per l’antiquitina sono

pertanto dovute ad una deficienza di PLP, indotta dal sequestro del cofattore, da parte di un

intermedio instabile, derivato da una via metabolica mutata. Questa deficienza di piridossal-

5’-fosfato intracellulare che ne risulta influisce poi, molto probabilmente, su enzimi PLP-

dipendenti particolarmente sensibili anche a modeste diminuzioni del cofattore, come quelli

implicati nell’insorgenza dell’epilessia (BCAT, GAD o GABA-AT).

La somministrazione di PN esogeno porta ad un incremento del PLP intracellulare

sintetizzato dagli enzimi del suo salvage pathway che viene direttamente ceduto agli

apoenzimi tramite interazione proteina-proteina. Molto probabilmente anche la

somministrazione diretta del cofattore attivo può esser in grado di far cessare le crisi ma con

una minor efficienza, poiché esso, libero in soluzione, potrebbe essere sequestrato dal P6C.

Sorprendentemente è stato dimostrato che molti dei casi di NEE PN-dipendenti, che

riportano la mutazione del gene dell’antiquitina, rispondono anche alla somministrazione

dell’acido folinico (5-formil tetrraidrofolato) (Figura 27), in maniera variabile rispetto al

trattamento con la piridossina. (Gallagher, R. C. et al. 2009)

In questi casi i soggetti hanno mostrato la presenza di due composti non identificati

nel liquido cerebrospinale, motivo per il quale è parere di Ghatge MS et al. 2012 che la

risposta all’acido folinico, pur essendo associata a casi di NEE PLP-dipendenti potrebbe

essere relativa ad una diversa condizione patologica non ancora dimostrata.

FIGURA 27. Acido folinico (5-formil

tetrraidrofolato)

Tuttavia la classificazione delle casistiche associabili alla NEE PN-dipendenti è più

complessa e meno definita di quella delle NEE PLP-dipendenti. Sono infatti conosciute

diverse altre patologie, caratterizzate da manifestazioni convulsive ed encefalopatie neonatali

che non presentano mutazione all’antiquitina ma rispondono al trattamento con piridossina e

potrebbero quindi ricadere sotto questa denominazione: l’ipofosfatasia e l’iperprolinemia di

tipo II. (Walker V. et al. 2000; Litmanovitz et al. 2002)

44

CONCLUSIONI E POSSIBILI LIVELLI DI INDAGINE

Le Encefalopatie Epilettiche Neonatali sono delle rare sindromi neurologiche correlate alla

deficienza di piridossal-5’-fosfato che causa malfunzionamento di enzimi PLP-dipendenti,

soprattutto implicati nella sintesi dei neurotrasmettitori. Nella maggior parte dei casi la causa

della deficienza ha origine da una mutazione nella PNPOx appartenente al salvage pathway

del PLP (NEE PLP-dipendenti). In questo caso i pazienti rispondono solo al trattamento con

il PL o il PLP, poiché a livello intracellulare è bloccata la via di sintesi del cofattore a partire

da PMP e PNP. In altri casi la causa della deficienza è una mutazione del gene che codifica

l’antiquitina (NEE PN-dipendenti), che genera un intermedio della via di degradazione della

lisina, molto reattivo, capace di sequestrare il PLP dalla soluzione. In questo caso i pazienti

rispondono bene al trattamento con la PN e molto probabilmente anche con il PLP.

Le due forme di NEE possono essere diagnosticate, distinte l’una dall’altra e dalle altre

sindromi neurologiche, in base ai fenotipi ed alla risposta al PN piuttosto che al PL/PLP,

come riportato in tabella 4.

TABELLA 4. Comparazione degli aspetti clinici e metabolici tra NEE PLP-dipendenti e NEE PN-

dipendenti.

45

Tuttavia, molte altre sindromi potrebbero ricadere sotto la denominazione di NEE PN/PLP-

dipendenti, essendo caratterizzate da convulsioni neonatali che rispondono al trattamento con

la vitamina B6. D’altro canto anche alcuni casi clinici riportati appartenere alle NEE

PN/PLP-dipendenti potrebbero non essere proprio associabili a tale suddivisione, avendo

riportato concentrazioni di metaboliti e responsività anomale.

Questo accade perché i metabolismi alterati, in grado di produrre intermedi di reazione

instabili, capaci di legare il PLP, possono essere molti. Anche se l’effetto della deficienza va

ad influire sempre sugli enzimi PLP-dipendenti, le cause e le sindromi neurodegenerative

associate possono variare pur avendo simile risposta alla vitamina B6.

Ad esempio, patologie come l’iperprolinemia di tipo II e l’ipofosfatasia, potrebbero essere

comprese nella denominazione NEE PN-responsive, poiché sono entrambe caratterizzate da

manifestazioni convulsive neonatali, encefalopatie, rispondono bene al trattamento con la

piridossina e sono dovute ad una deficienza di PLP. Tuttavia la causa della deficienza è

diversa. Nel caso dell’iperprolinemia la mutazione nel gene ALDH4A1 genera un intermedio

instabile (Δ1-pirrolin-5-carbossilico; P5C), che sequestra il PLP, similmente a quanto accade

nelle PDE con mutazione all’antiquitina (ALDH7A1). Nell’ipofosfatasia è mutato il gene

che codifica un’isoenzima della fosfatasi alcaline tessuto non specifiche (ALPL; OMIM

171760), che impedisce alla vitamina di raggiungere i tessuti. (Walker V. et al. 2000;

Litmanovitz et al. 2002)

D’altro canto alcune sindromi, dovute alla mutazione di enzimi PLP dipendenti come

l’anemia PN-responsive, l’omocistinuria o la deficienza da ornitina δ-aminotransferasi, non

manifestano attacchi convulsivi ed encefalopatie, ma sono caratterizzate dall’avere una

risposta alla somministrazione di piridossina. In alcuni di questi casi non si è ancora capito in

che modo essa agisca. (Herrmann W et al. 2007; Clayton P.T 2006)

Altri disordini neurologici ben conosciuti come l’autismo, l’Alzheimer, la sindrome di

Down, la schizofrenia, il Parkinson etc. sono stati associati alla deficienza di PLP ed i

pazienti sembrano rispondere bene al trattamento con la vitamina B6 (in alcuni casi con PN

ed in altri con PL/PLP). (Adams J. B. et al. 2006; Nakagawa E. et al. 1997; Sandyk R et

al. 1990)

46

Per comprendere meglio la difficoltà di classificazione dei casi di Encefalopatie Epilettiche

Neonatali ed il coinvolgimento della vitamina B6 nella loro genesi, è opportuno prendere in

considerazione un dato importante; il PLP svolge numerose altre funzioni nel metabolismo

cellulare ed alcune di queste potrebbero concorrere alla formazione del fenotipo della

patologia quali: il ruolo del PLP e della piridossina come regolatori del trasporto ionico di

membrana, come regolatori di fattori di trascrizione e ligandi di recettori steroidei.

Per affrontare una problematica che ha un così ampio raggio di cause e coinvolge, a livello

biochimico e genetico, una fitta rete di metabolismi, è indispensabile, riuscire a definire una

scala di livelli di indagine che aiuti il ricercatore ad avere una visione più completa ed

ordinata del fenomeno.

Livelli di indagine:

1) Analisi degli enzimi del Salvage pathway del piridossal-5‘-fosfato:

In primo luogo, un’analisi attenta degli enzimi che permettono la sintesi e

l’assorbimento della vitamina B6, risulta indispensabile qualora ci si trovi di fronte ad

una sindrome che risponde ad una soimministrazione esogena della vitamina. In base ai

dati fin ora raccolti ed all’analisi cliniche dei pazienti è possibile intuire se vi sia il

malfunzionamento di uno di questi enzimi.

Poco si conosce ancora delle fosfatasi intestinali implicate nel primo assorbimento della

vitamina, di cui sarebbe utile conoscere struttura ed effetti del malfunzionamento.

Inoltre sarebbe interessante approfondire l’analisi sul ruolo svolto dagli enzimi della via

di recupero nel regolare i livelli di PLP intracellulare.

2) Analisi di possibili metabolismi alterati in grado di accumulare intermedi di

reazione che sequestrano il PLP:

L’analisi delle concentrazioni alterate di alcuni metaboliti può essere indice della

presenza di sostanze che interagiscono con il PLP e lo sequestrano.

3) Enzimi che usano il PLP come cofattore e ruolo della piridossina:

Alcune malattie sono causate dal malfunzionamento o dalla mutazione di enzimi PLP-

dipendenti ed in alcuni di questi casi si è verificata una risposta marcata alla

piridossina. Un altro livello di indagine potrebbe proprio esser quello di ricercare ed

47

identificare il meccanismo attraverso il quale la piridossina riesce a trattare queste

sindromi causate da mutazioni di enzimi PLP-dipendenti.

4) Il PLP e la PN come regolatori di fattori di trascrizione:

Il ruolo di regolatori di fattore di trascrizione, potrebbe essere la causa di alcuni aspetti

fenotipici della malattia, che risultano di ignota origine.

5) Ruolo del PLP e la PN nel trasporto di ioni e come fattori di legame ai recettori

steroidei:

Anche questo ruolo, potrebbe essere la causa di alcuni aspetti fenotipici della malattia,

che risultano di ignota origine. Infatti, soprattutto a livello cerebrale, questi vitameri

potrebbero avere una più complessa modulazione della trasmissione nervosa, che

potrebbe spiegare alcuni aspetti fenotipici caratteristici dei pazienti.

6) Ruolo dell'acido folinico:

Anche l’indagine più approfondita sull’azione di questo composto potrebbe far luce su

molti parametri irregolari riscontrati nelle sindromi neurologiche PN-dipendenti, come i

picchi cromatografici riferiti a sostanze sconosciute nelle analisi del CSF in casi di

PDE.

7) Indagine genetica:

La ricerca troverebbe completezza con un’analisi delle mutazioni ai geni ritenuti

responsabili della sindrome. Sarebbe interessante analizzare il differene impatto che le

mutazioni in omozigosi ed in eterozigosi hanno sulla gravità della malattia, ossia

analizzare se le mutazioni causano solo una parziale o ridotta attività degli enzimi

mutati oppure il completo knockout.

Inoltre un’analisi della derivazione genetica delle mutazioni potrebbe far luce

sull’incidenza e le motivazioni di certe mutazioni rispetto ad altre.

Un esempio interssante potrebbe esser quello di comprendere perché le mutazioni alla

PNPOx si sono riscontrate principalmente in pazienti con un a qualche origine asiatica

o turca.

48

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio prima di tutto i docenti, che con pazienza ed estrema disponibilità, mi

hanno seguito ed incoraggiato nella scrittura di questa tesi: il Prof. Roberto

Contestabile ed il Dott. Martino Luigi di Salvo.

Un particolare ringraziamento va alla mia famiglia, alle mie nonne, alle persone a

me più vicine ed al mio collega di università, per avermi supportato e sopportato in

questo periodo così pieno ed intenso. Li ringrazio per la pazienza, l’aiuto materiale e

l’affetto dimostratomi.

49

ELENCO ABBREVIAZIONI:

3-O-metil-DOPA: 3-metoxitirosina

5-HIAA: acido 5-idrossiindolacetico

AAAD: decarbossilasi degli L-amminoacidi aromatici

ALDH7A1: gene che codifica per l’enzima antiquitina (α-aminoadipica deidrogenasi)

ANTIQUITINA: semialdeide α-aminoadipica deidrogenasi

BCAT: aminotransferasi di amminoacidi a catena ramificata

FMN: flavina mononucleotide

CSF: fluido cerebrospinale

GABA: acido γ-amminobutirrico

GABA-AT: acido γ-amminobutirrico amminotransferasi

GAD: glutammato decarbossilasi

HVA: acido omovanillico

IP: fosfatasi intestinali

L-DOPA: L-dopamina

NEE: Encefalopatie Epilettiche Neonatali

P5C: acido Δ1-pirrolin-5-carbossilico

P6C: acido L-Δ1-piperidin-6-carbossilico

PDE: epilessie dipendenti da piridossina

PL: piridossale

PLK: piridossal chinasi

PLP: piridossal-5’-fosfato

PM: piridossamina

PMP: piridossamina-5’-fosfato

PN: piridossina

PNP: piridossina-5’-fosfato

PNPOx: piridossina-5’-fosfato ossidasi

SNC: sistema nervosa centrale

SSADH: semialdeide succinica deidrogenasi

TNAP: fosfatasi alcaline tessuto non-specifiche

VLA: vanillattato

α-AASA: semialdeide α-aminoadipica

50

INDICE FIGURE E TABELLE

FIGURA 1. Struttura dei vitameri B6.

FIGURA 2. Meccanismo di reazione del PLP; formazione della base di schiff .

FIGURA 3. Struttura di risonanza del carbanione con formazione di un intermedio chinonoide.

FIGURA 4. Vie biosintetiche della vitamina B6.

FIGURA 5. Piridossina-5’-β- glucoside.

FIGURA 6. Interconversione tra le forme fosforilate e defosforilate della vitamina B6 ed enzimi della via di recupero del

PLP.

FIGURA 7. Ciclo di assorbimento e trasporto della vitamina B6.

FIGURA 8. Enzimi della via di recupero o “salvage pathway” del PLP.

FIGURA 9. Reazione catalizzata dalla PLK.

FIGURA 10. Struttura cristallina del dimero della ePLK.

FIGURA 11. Diagramma della struttura dimerica della hPLK.

FIGURA 12. Diagramma schematico delle interazioni idrofobiche ed i legami idrogeno tra Mg2+ , ATP e residui della

ePLK.

FIGURA 13. Meccanismo di reazione proposto per la PLK.

FIGURA 14. Struttura del coenzima flavin mononucleotide (FMN).

FIGURA 15. Reazione catalizzata dalla PNPOx.

FIGURA 16. Struttura della PNPOx di E. coli.

FIGURA 17. Due meccanismi proposti per la PNPOx.

FIGURA 18. Acido piridossico

FIGURA 19. Effetto del malfunzionamento della PLK sull’assorbimento ed il trasporto della vitamina B6.

FIGURA 20. Effetto del malfunzionamento della PNPOx sull’assorbimento ed il trasporto della vitamina B6.

FIGURA 21. Effetto del malfunzionamento delle fosfatasi sull’assorbimento ed il trasporto della vitamina B6.

FIGURA 22. Principali neurotrasmettitori del SNC: L-glutammato ed acido γ-amminobutirrico (GABA).

FIGURA 23. Via dello shunt del GABA.

FIGURA 24. Struttura del sito attivo della hPLK.

FIGURA 25. Sovrapposizione tra il sito attivo del mutante PNPOx umano R229W e quello del wild-type.

FIGURA 26. Interazione tra gli intermedi della via di degradazione della lisina ed il PLP.

SCHEMA 1. Neurotrasmettitori sintetizzati da enzimi PLP-dipendenti.

FIGURA 27. Acido folinico (5-formil tetraidrofolato)

TABELLA 1. Alcuni dei farmaci attualmente in commercio e composti naturali che interagiscono con il metabolismo

della vitamina B6.

TABELLA 2. Enzimi PLP-dipendenti coinvolti in vari metabolismi cellulari e gli effetti del loro malfunzionamento.

TABELLA 3. Enzimi PLP-dipendenti coinvolti nel metabolismo dei neurotrasmettitori.

TABELLA 4. Comparazione degli aspetti clinici e metabolici tra NEE PLP-dipendenti e NEE PN-dipendenti.

51

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