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Terziario Avanzato Francesco Canetta

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Il mondo della distribuzione della stampa lavora per lo più di notte, insieme a prostitute e manigoldi. Il lavoro diurno, quello più noioso, è lasciato agli impiegati. Ma i personaggi che lo animano di giorno non sono meno cialtroni. “Terziario avanzato” è una passeggiata nel mondo della distribuzione della carta stampata, visto con gli occhi ironici e disincantati di un impiegato capitato lì per caso, e, sempre per caso, contagiato dalla passionale immaturità della gente che lo popola.

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Terziario AvanzatoFrancesco Canetta

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Questa è un'opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

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A Peter, mastro libraiocome non ce ne sono più.

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Sei personaggi in cerca d’amore

Lavoro per un’azienda piccola piccola, minuscola, ma abbastanza grande per essere l’u-nica a distribuire in Italia tutta la stampa tedesca. Sono tonnellate di carta che girano per la penisola in cerca di qualcuno che voglia comprarsi un mensile di macchine d’epoca o di oro-logi da collezione, tanto per leggerselo in vacanza e godersi il belpaese con le comodità del proprio.

Noi ce li immaginiamo così, i tedeschi: solidi, abitudinari e con un solo pensiero fisso du-rante tutto l’anno, le vacanze in Italia. Appena arrivano il loro pensiero fisso diventa un altro: il proprio quotidiano preferito.

Noi siamo il comitato di accoglienza, che gli fa trovare nell’edicola del campeggio, ogni mattina, la rivista di cui hanno così bisogno; e già lì alle sette di mattina, perché i tedeschi, noi lo sappiamo, si alzano all'alba.

« Noi abbiamo una responsabilità, una grande responsabilità. Se lo ricordi. »E chi se lo dimentica.Lavoro nel reparto diffusione e il filosofo di prima è il mio capo. Si chiama Faliero, come il

rapace notturno. È infido, approfittatore, si nutre di piccoli animali e scappa dai grossi, esat-tamente come il mio capo.

Quando è stato assunto ha fatto il colloquio con il proprietario, Il Dottore, come lo chia-mano tutti.

Il Dottore gli ha chiesto se fosse o meno ambizioso, dove si aspettava di arrivare. Il Faliero lo ha guardato e ha indicato la sedia su cui sedeva l’altro.

Io l’avrei cacciato, invece è stato assunto e ha pure fatto carriera.Quando sono arrivato io lui era già rinchiuso nell’acquario, una serie di tre uffici con le

pareti tutte di vetro che si affacciano sul nostro open space: il reparto diffusione.Da sinistra a destra, nell’acquario, troviamo Polline. Si occupa della logistica.Non è scaltro, la scaltrezza è dei poveracci che devono lavorare per vivere. Lui lavora per

ammazzare il tempo e, dicono i maligni, per ammazzare la nostra azienda. Non si preoccupa dei costi ma dei risultati; i margini, per lui, sono quella cosa impossibile da impostare nei documenti su Word.

Poi Faliero, il capo diffusione, e infine Lei, La Strone.La Strone è tedesca. Tutti ne parlano omettendo la spaziatura tra articolo e nome: Las-

trone. Non brilla di intelligenza ma ha le conoscenze giuste: via lei, via gli editori importanti, questo è chiaro. Non ho capito che lavoro faccia, né ho capito perché mai gli Importanti Edi-tori Tedeschi se ne debbano andare se solo lei dice “‘Raus!”.

In fondo c’è la vasca del direttore commerciale, Krupp. Anche il suo ufficio è tutto vetri, per controllare il lavoro delle sue segretarie, il nostro e quello dei disgraziati nell’acquario.

Detto altrimenti, ogni volta che mi iscrivo a qualche torneo di scacchi on line, devo schi-vare almeno una decina di occhi. Ma ce la faccio lo stesso.

Krupp non è reattivo, il saggio aspetta. Non gli piace viaggiare e non gli piace il contatto con la gente. Ha due passatempi: internet e McDonalds. Il giorno di lavoro ideale è pro-grammare un sito dal divano di casa e ruttare coca cola e cetrioli. Ma è il direttore commerci-

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ale, quindi gli tocca viaggiare, incontrare gente e mangiare cose diverse da hamburger e coca cola. Una disgrazia, a sentire lui.

Il Dottore è il capo ed è europeo. Per il fisco e per l’anagrafe, che lo ha registrato come milanese il giorno della sua nascita, è italiano, ma le sue radici affondano un po’ dappertutto, in Europa.

La sua famiglia di origine è scappata in Romania dalla Spagna quattro o cinque secoli fa. Scappava dalle persecuzioni contro gli ebrei. Rifugiata in Romania si è trasferita in Ungheria, quando era ancora un impero.

Poi è scappata in Austria per scappare dai comunisti e in Svizzera, per scappare ai nazisti.Ad ogni fuga un pezzo della famiglia è andato perso.In Svizzera sono arrivati solo la madre con lui nel grembo. Lui è nato in Italia, a guerra

ormai finita, ma a un passo dalla Svizzera... non si sa mai...Per due generazioni avevano fatto una cosa sola e, anche a Milano hanno ripreso l’attività

di famiglia: distribuzione stampa.Il Dottore ha i capelli gonfi, come dopo uno shampoo in un autolavaggio, parla tante

lingue, legge tanti libri, ha tanti soldi e conosce tante persone. In mezzo a tanti pregi, un solo difetto: negato per gli affari. Di mestiere è il nostro amministratore delegato.

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Mission

Mission per me è un film bellissimo di Roland Joffe. Robert De Niro, colonna sonora di Ennio Morricone, il sudamerica, le colonie la Santa Sede... un capolavoro.

Nel posto in cui lavoro, invece, Mission, è femminile ed è nostra: la nostra Mission. Il con-fronto è impari.

In Italia ci sono trentamila edicole e noi, a volte, riusciamo a coprirle con sole cinquecento copie per rivista. Siamo bravi in questo.

Certo la probabilità che un tedesco abbia voglia di leggersi qualcosa, che vada nell’edicola giusta, e che l’edicolante si ricordi dell’unica copia della rivista di orologi tedeschi nel retro... la probabilità è bassa, è pari a quella di uscire di casa e trovare sulla soglia un orologio da col-lezione. Uno di quelli della rivista, per intenderci.

Ma noi siamo bravi a scovarli, questi intenditori, e muoviamo le nostre riviste per l’Italia come uno stormo di piccioni in cerca di qualche briciola da raccogliere. E ne seguiamo il volo, incantati e felici. Agli utili, visto quanto ci costa tutto questo, non ci pensa ormai più nessuno.

La mission, la nostra mission, fa capolino tra le labbra di Faliero all’inizio della quaresima, ma la religione non c’entra.

La Stagione turistica dei tedeschi inizia con la Pasqua e la nostra preparazione, quindi, inizia con la quaresima. Gli editori ci mandano la proposta di tiratura, non so: Scharfe Maed-chen, 500 copie, St. Pauli Nachrichten, 350.

Noi dobbiamo decidere in quale edicole spedirle.Queste cinquecento copie a chi le diamo?Ecco il mio mestiere è rispondere a questa domanda. E il mestiere del mio capo è correg-

gere le mie risposte. La correzione tipo?« A Zivolo di Malcesine, dagliene tre di copie. Quattro mi sembra un po’ eccessivo », op-

pure, « Hai confermato 500, ma non sarebbe meglio avere un po’ di margine, non so, 520, 525? »

Valore aggiunto del suo lavoro: zero. Valore aggiunto del mio? Prossimo allo zero.Il nostro mondo funziona così: l’editore stampa e manda le copie per l’esportazione all’e-

sportatore che le manda all’importatore, noi in questo caso, che le manda al distributore, che le manda all’edicolante che cerca di venderle al cliente. Le copie non vendute rifanno tutta la catena all’indietro.

Quindi il povero cliente deve cacciare i soldi per tutta la catena di andata della rivista che ha comprato e poi pagare la catena al contrario per le copie invendute. E poi ti chiedi come mai non si vende più niente.

Subito dopo il martedì grasso, che festeggio solo io, unico piemontese in mezzo a otto lombardi, Faliero convoca La Riunione. Lo fa tutti gli anni da quando è diventato capo. Ogni anno si staccano i telefoni e ci si riunisce nell’emeroteca, la stanza dove teniamo una copia di tutte le nostre riviste attualmente in edicola. Appena arrivato l’ho chiamata biblioteca, mi hanno fulminato: la biblioteca è per i libri, per le riviste c’è l’emeroteca.

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A Faliero piace, si sente nel suo ambiente: noi seduti, lui che passeggia come in un legal movie degli anni cinquanta.

La riunione è il calcio d’inizio: da lì si correrà in maniera sempre più frenetica fino a set-tembre, come cacciatori al passo, per seguire le migrazioni dei popoli del nord.

I primi ad arrivare sono i danesi e gli olandesi, a giugno, poi inizia il ballo dei Laender tedeschi. Per primo arriva il Nordreihn-Westfalen, per ultima la Baviera. In mezzo tutto il re-sto della Germania.

Ogni anno sempre uguale, ma la Riunione è il suo spettacolo preferito e lui se lo gode dall’inizio alla fine.

La prima parte riguarda i precedenti: la Pasqua quest’anno è alta.« Era alta anche lo scorso anno, ed era un mese prima », mi sussurra Rebecca.Lei ha la scrivania vicino alla mia. Io mi occupo di mensili e oltre, lei dei settimanali, da

circa quindici anni. È alla sua dodicesima Riunione, una veterana.« Adesso ci dirà che è come nel 1987, vedrai. »Sento il vocione di Faliero, compiaciuto, e sento l’eco di un ottantasette che si spegne tra

le sue labbra.Io penso alla Germania nell’ottantasette, ci ho passato un’estate. Era un po’ diversa,

quanto meno erano una ventina di milioni in meno i tedeschi che si sarebbero potuti permet-tere una vacanza in Italia, nell’ottantasette. Non riesco ad immaginare due Pasque più di-verse.

« Ora parte con la menata della nostra proposta », mormora Rebecca, che è una telecro-nista perfetta.

La proposta di tiratura da mandare agli editori deve essere ottimista, ma prudente, dice Faliero. Indicativa, ma significativa. È importante, perché i Nostri Editori Tedeschi devono avere l’impressione che abbiamo il mercato sotto controllo.

« Tanto non le manda nemmeno agli editori, se le tiene lui », bisbiglia Rebecca.« Perché? », le chiedo non resistitendo alla tentazione.Ma mentre il sibilo di Rebecca, levigato dagli anni, era passato inosservato, il mio fa gi-

rare tutta la sala riunioni. Succedeva anche a scuola, ormai ho imparato a non farne più un dramma.

Faliero sposta il suo nasone vicino alla mia sedia e mi chiede se ci sono domande. No, non ce ne sono. Arrossisco e abbasso lo sguardo verso il tavolo, imbarazzato. Intravedo il sorriso che Rebecca oppone al suo capo. Impenetrabile e inattaccabile allo stesso tempo. Dodici Ri-unioni le hanno insegnato qualcosa...

« Faliero, io una domanda ce l’avrei ».« Dimmi Rebecca » La voce gli esce un po’ più acuta del solito.« Come mi regolo con i settimanali del giovedì? »« Scusa? »« Alcuni dei settimanali che escono in Italia il giovedì, sono già in edicola il mercoledì,

altri il martedì. Mi fai un elenco delle uscite in Germania, così mi regolo per le prenotazioni. Se i settimanali sono già usciti, forse non se li comprano in Italia, che dici? », domanda Re-becca.

Il naso di Faliero si abbassa, la lingua passa veloce ad inumidire le labbra, come se un po’ di saliva aiutasse le parole ad uscire meglio.

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« Hai ragione, ma per i dettagli ci aggiorniamo nelle prossime settimane. »Rebecca sfodera il suo sorriso come un’arma e poi decisa, affonda il colpo.« Benissimo, ma non metterci troppo tempo come al solito, io devo fare le prenotazioni,

Faliero. »Riunione finita, Faliero umiliato. Tutto come le ultime dodici volte.