sylvia plath. la ragazza che voleva essere dio

39
Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Upload: laura-ricci

Post on 13-Jun-2015

286 views

Category:

Education


3 download

DESCRIPTION

Progetto "Le imperdonabili, o dell'eccentrica e talentuosa virtù", a cura de "Il filo di Eloisa. Associazione culturale Eloisa Manciati".

TRANSCRIPT

Page 1: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Page 2: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

• “Voglio, credo, essere onnisciente… Credo che mi piacerebbe definirmi “La ragazza che voleva essere Dio”. Ma se non fossi in questo corpo, dove sarei?...Ma, oh, io mi ribello contro questo. Io sono io- io sono possente, ma fino a che punto? Io sono io.” !

• “Sono tremendamente egocentrica. Amo la mia carne, il mio viso, le mie membra con una devozione irresistibile. So di essere “troppo alta” e di avere il naso grosso, tuttavia mi metto in posa davanti allo specchio, scoprendo sempre più quanto sono bella…”

(Letters home 1949)

Page 3: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

La famiglia

Sylvia Plath nasce a Boston il 27 ottobre 1932, primogenita di Otto Plath, professore di Biologia alla Boston University e di Aurelia Schober. Il padre è di origine tedesca, la madre austriaca. Otto, che ha ventun anni più della moglie, subito dopo il matrimonio insiste perché La moglie lasci l’insegnamento e si dedichi alla casa e ai figli; oltre a ciò Aurelia fa da assistente al marito nella sua attività universitaria.

Page 4: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Il fratello Warren

Dopo tre anni, il 27 aprile 1935, nasce il fratello Warren Joseph; il bambino, spesso malato, monopolizza le cure di Aurelia e Sylvia viene spesso affidata alle cure dei

nonni, soprattutto dal 1936, quando i Plath si trasferiscono da Jamaica Plain a Whintrop, in una casa che guarda verso il mare della baia

di Boston

Page 5: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio
Page 6: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

La casa di Whintrop

Page 7: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

LA MADRE

LA MADRE

“La madre, che si è sacrificata prima per il marito e poi per i figli, è l’incarnazione della virtù americana, dell’eroica normalità e di tutti quei principi che indicano la virtù come un bene senza alternative e senza sfumature. Quei principi puritani che vedono nel successo il segno della grazia, nella disarmonia, nella macchia, nel disordine, nell’insanità, la falla pericolosa da cui penetra il male nella sua trascinante debolezza…” (Ginevra Bompiani)

Page 8: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Studentessa modello

Page 9: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Strategie di sopravvivenza nel mondo adulto

•Conformarsi alle regole

•Far meglio di quanto ci si aspetti •Nascondere i sentimenti •La felicità è data innanzitutto dalle lodi a casa e dai premi a scuola

Page 10: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Il diploma e le prime pubblicazioni

Alla Philips Junior High School si distingue per la media altissima e la pubblicazione delle prime poesie nella rivista dell’istituto. Nel giugno del 1950 si diploma in modo brillante al liceo, la Bradford Senior Haigh School. Nell’estate lavora insieme al fratello Warren in una fattoria. Molto di quanto vissuto è incluso nel suo diario e se ne allude ne “La campana di vetro”. Sylvia scopre il suo temperamento passionale, ma nella vita reale è ancora molto conformista e spaventata.

Page 11: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Images )imgs (5)

Page 12: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Il metro per le ragazze“Gli adolescenti americani medi degli anni Cinquanta si sottoponevano a uno

sconcertante codice di frustrazione sessuale. Alle ragazze erano permesse tutte le intimità tranne quello a cui l’intimità era destinata a condurre. Entrambe i partner, nel rituale della sperimentazione del sesso, riconoscevano che l’appuntamento con un esponente dell’altro sesso si svolgeva più o meno così: le chiacchiere preliminari e un educato e reciproco esame venivano seguiti dal ballo, che spesso scivolava nel “pomiciare”, che…si concludeva…sul divano di casa o, in circostanze più fortunate , sul sedile posteriore dell’automobile. Il rapporto vero e proprio aveva luogo molto occasionalmente, e quasi incidentalmente…

I ragazzi “puri” non dovevano portare a letto le ragazze “per bene”, anche se si sapeva e si accettava che i ragazzi dessero sfogo a i loro ardori giovanili in qualche modo…sicchè ciò che facevano fuori della loro classe o della cerchia delle loro conoscenze aveva generalmente poca importanza. Naturalmente le ragazze venivano giudicate con un altro metro. Lo spettro spaventoso della gravidanza si prospettava in libri come “In Defence of Chastity”, il testo che nel romanzo della Plath, The Bell Jar, viene presentato in modo allusivo a Esther Greenwood dalla madre.” (Anne Stevenson)

Page 13: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Al college

“Silvia partì per lo Smith nel settembre 1950 con un bel vestito e il cappello, un set di valigie nuovo fiammante e una borsa di studio di 850 dollari ricevuta da Olive Higgins Prouty, una scrittrice romantica, creatrice di un serial radiofonico Stella Dallas.”

Anne Stevenson “Vita di Sylvia Plath”

Page 14: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Una ragazza dello Smith

• Stamattina abbiamo avuto l’assemblea del college. Da quando sono qui non ero mai giunta così prossima al pianto come nel momento in cui ho visto i professori, risplendenti di colori, medaglie e stemmi, attraversare il palco ed ho sentito il discorso di incitamento del magnifico Mr. Wright. Non mi sembra ancora vero di essere una RAGAZZA DELLO SMITH!

Letters Home

28 settembre 1950

• Dio, chi sono? Me ne sto seduta in biblioteca stasera sotto la luce abbagliante che piove dall’alto, col ventilatore che gira rumorosamente. Ragazze, ragazze ovunque, chine sui libri. Volti intenti, carni rosee, bianche, gialle. E io siedo qui senza identità: priva di volto. Mi fa male la testa… Sono perduta… !

Journals, settembre 1950

Page 15: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Marcia Brown, amica per sempre

Page 16: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Balli studenteschi sì, ma…

Page 17: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

“Immaginami nel mio abito bolero blu scuro e col soprabito marrone multiuso….

Stavo lì a bocca aperta, stordita, come in una bolla di sapone, desiderosa di mostrarti tutto. Sono sicura che saresti stata felicissima se mi avessi vista. So che stavo benissimo. Perfino le figlie dei miliardari hanno fatto i complimenti al mio vestito.” Lettera ad Aurelia Plath

Page 18: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Il posto delle donne nella società

“La nostra unanime vocazione, secondo il governatore Stevenson, era di essere mogli e madri- mogli e madri premurose e perspicaci che avrebbero adoperato ciò che avevano appreso nei corsi di storia e sociologia per influenzare i mariti e i figli verso la razionalità. Gli uomini, affermava, sono sottoposti a tensioni tremende che li indurrebbero a vedute ristrette, ma noi li avremmo aiutati a resistere e avremmo cresciuto dei figli sensati, indipendenti e coraggiosi” Così la compagna di stanza di Sylvia dell’ultimo anno, Nancy Hunter Steiner, ricordava il discorso alla cerimonia di conferimento della laurea pronunciata dal Governatore Adlai Stevenson nel maggio del 1955.

Page 19: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Cittadine di second’ordine

Nancy Steiner aggiunge: “ Il discorso era eloquente e solenne e ci piacque anche se sembrava relegarci nel ruolo satellite al quale per quattro anni eravamo sfuggite - cittadini di secondo ordine in un mondo maschile dove il nostro solo risultato possibile era un ruolo secondario.”

La biografia di Nancy Hunter Steiner, A closer Look at Ariel, fu pubblicata in America nel 1973, epoca di femminismo rivoluzionario che Sylvia non poté vedere. Ma la stessa Sylvia, dal 1950 al ‘53 e dopo il crollo, dal gennaio 1954 alla laurea, perseguì apertamente ciò che anche allora la sua compagna vedeva come un percorso di paralizzante conformismo.

Page 20: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Estate del ‘52Sylvia Plath e Elisabeth Cantor a Nasset Beach, a Cape Cod. Mrs Cantor fa conoscere a Sylvia l’eccentrica scrittrice Val Gendron, che insegnò a Silvia l’importanza di possedere una disciplina di lavoro che le facesse mettere sulla carta mille parole al giorno: scrivere aveva poco a che fare con l’ispirazione, ma molto con l’impegno e la fatica.

Page 21: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Estate del ‘53

Page 22: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio
Page 23: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

• A febbraio del 53 Gordon Lameyer, un laureando in inglese ad Amherst che aveva sentito parlare di Sylvia dalla propria madre a Wellesley, prese un appuntamento per incontrarla in un caffè di Northempton. Gordon Lameyer in un suo scritto sostiene che Sylvia lo definì l’uomo più importante della sua vita dalla primavera del ’53 all’aprile del ’56.

Page 24: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Nella redazione di Mademoiselle1953 Sylvia intervista allo Smith la scrittrice irlandese Elisabeth Bowen per Mademoiselle

Page 25: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

A New York“Il mondo si è spaccato davanti ai miei occhi e ha sparso le sue viscere come un cocomero aperto”

Nel giugno del ‘53 fa parte del gruppo di venti ragazze che fanno una straordinaria e logorante esperienza nella redazione di Mademoiselle a New York.

Page 26: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio
Page 27: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

La campana di vetro

Il terribile crollo dell’agosto 1953 “Lottava disperatamente contro i

legami della personalità: doveva pur esserci una via d’uscita attraverso la scrittura! Ma ogni volta che prendeva in mano la penna cominciava a analizzare la strana situazione in cui si trovava; rinchiudendosi sempre più nella frustrazione. Forse solo nella morte, pensava, c’era il modo di uscirne, L’idea del suicidio si formò nella sua mente come l’ultimo e irrevocabile fico, una verde promessa sospesa in cima al ramo più alto dell’albero”. (A. Stevenson)

Il McLean Hospital

Page 28: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

1954: il rientro al collegeDestino d’esilii (Condanna d’esuli) Noi ora, tornando dalle cupole a volta del nostro sonno colossale,veniamo a casa

per trovare un’altra metropoli di catacombe erette sulle corsie della nostra mente. I verdi viali dei nostri svaghi son divenuti la meta infernale di pericoli demonici; il canto dei serafini e i violini sono entrambi

muti; il battito di ogni orologio consacra la morte di

estranei. Abbiamo fatto ritorno per reclamare il giorno prima che cadessimo come Icaro, disfatti; ma non troviamo che altari in rovina e profane parole scarabocchiate di traverso al

sole. Eppure ostinati cerchiamo di schiacciare la

noce dove è racchiuso l’enigma della nostra razza.

A fianco vi è il sonetto inviato alla madre nella lettera del 16 aprile 1954. Nella lettera che segue dopo tre giorni scrive: “ Sento proprio di essere una persona molto felice, adattata e intimamente ottimista – continuamente felice in modo saldo, non rimbalzante dall’abisso alle stelle, anche se di tanto in tanto le stelle le tocco davvero”.

Page 29: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

La doppia personalità: la bionda e la bruna

Page 30: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

L’intensa esperienza di Cambridge

Page 31: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

1956: l’incontro con Ted HughesPursuit – Inseguimento

“C’è una pantera che mi incalza: Un giorno me ne verrà morte; La sua voracità ha incendiato le foreste, S’aggira più superba del sole. Malioso e tacito scivola quel passo, Sempre avanzando alle mie spalle; dallo sparuto abete gracchiano strage i

corvi: la caccia è aperta, la trappola è

scattata. Scorticata dai rovi mi trascino sulle

rocce, Spossata nella calura del meriggio. Lungo la rossa rete delle sue vene Qual fuoco corre, qual brama è desta?...”

Page 32: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

16 giugno 1956: il matrimonio

Page 33: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

I figli Frida e Nicolas

Page 34: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Da Londra al Devon

Nell’estate del 1961, Sylvia è incinta per la seconda volta e i coniugi decidono di realizzare un vecchio sogno e comprare una casa in campagna.

Si trasferiscono perciò a Court Green, un’antica e grande casa circondata da un vasto giardino, nel paesino di North Tawton nel Devon

Page 35: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

La separazione da Ted

Page 36: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Un’intensa attività compositiva

Dopo Il Falò delle lettere nel luglio del 1962 Ted e Sylvia decidono di separarsi e Sylvia si ritrova sola con i figli nel Devon. Da ottobre viene presa da una furia compositiva che dura due mesi, durante i quali scrive trentanove poesie, venticinque solo in ottobre.

Capisce che l’unico modo per rifarsi una vita da sola è tornare subito a Londra e trovare un aiuto per i bambini che le permetta di scrivere

Page 37: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

L’ultimo gesto d’amore

Nelle prime ore di lunedì 11 febbraio 1963 Sylvia Plath si suicida mettendo la testa nel forno di casa e aprendo il gas, non prima di aver preparato accanto ai letti dei figli del pane e del latte e di aver spalancato la finestra delle loro camere.

“… E io sono la freccia, la rugiada che vola suicida, fatta una con lo

slancio dentro l’occhio scarlatto,il crogiolo del

mattino.” da “Ariel” 27-10-1962

Page 38: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

“Anche tra le fiamme violente si può piantare il loto d’oro”

“L’ho rifatto. Un anno ogni dieci Mi riesce- ……Morire è un’arte, come qualunque altra

cosa. Io lo faccio in modo magistrale,

!Lo faccio che fa un effetto da

impazzire Lo faccio che fa un effetto vero. Potreste dire che ho la

vocazione…..” ( Lady Lazarus, “3-29 ottobre

1962)

… Ancelle delle ciglia! Libererò una penna, come il

pavone. Ancelle del labbro! Libererò Una nota…. Ancelle! E al suo prossimo passo Libererò Libererò- dalla piccola bambola gemmata che lui custodisce come

un cuore- la leonessa, l’urlo nel bagno, il mantello di buchi. (Purdah, 29 ottobre 1962)

Page 39: Sylvia Plath. La ragazza che voleva essere Dio

Cronologia delle opere

• “The Colossus”, ottobre 1960 • “Crossing the water”, poesie 1960-1962 • “Winter trees”, poesie già pubblicate in

Ariel e altre scritte nello stesso periodo, ma non incluse nella scelta

• La campana di vetro 1963 • “Ariel”, scelta di poesie da lei

predisposta, uscì postuma nel 1965