studio natillo

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L a recente crisi economica e le difficoltà commerciali determi- nate dalla cosiddetta “globalizzazione dei mercati” hanno fatto riemergere con forza le istanze di imprenditori ed associazioni di consumatori volte a tutelare il cosiddetto “Made in Italy”, os- sia – nell’intendimento di molti – il prodotto “autenticamente italiano”. Ma quali sono i contenuti effettivi di un prodotto “Made in Italy”? Dove viene concepito e realizzato? Con quali materiali e maestranze? Le risposte che l’ordinamento italiano e dell’Unione Europea offre posso- no risultare per certi aspetti sorprendenti. Il “Made in Italy” La legge italiana distingue il concetto del “Made in Italy” da quello – talvolta esposto nelle etichette dei prodotti di largo consumo – di “intera- mente italiano” o, per dirlo con uno slogan “100% Italia”. Il cosiddetto “Made in Italy” non è positivamente descritto dalla nor- mativa. La nostra l. 350/03 (1) si limita, infatti, a descrivere ciò che non può essere considerato tale, prevedendo sanzioni penali a carico degli imprenditori che “spaccino” per italiane merci in realtà provenienti da altri paesi. Così l’art. 4 co. 49, nella sua versione aggiornata, stabilisce che costitu- isce reato ed è punito ai sensi dell’art. 517 c.p. la “vendita di prodotti A look at regulation to better understand some market key concepts. The recent economic crisis and the commercial difficulties determined by the so-called globalization of the markets have made some of the requests by traders and consumers associations whose aim is to protect the so-called “Made in Italy” strongly resurface, or – as many consider – the “authentic Italian” product. But what are the real concepts of a “Made in Italy” product? Where is it conceived and produced? With which materials and workers? The answers given by the Italian and the European Union systems offer can be surprising under certain aspects. “Made in Italy” The Italian law distinguishes the “Made in Italy” concept which can sometimes be written on large consumption products – as “fully Italian” or, “100% Italy” by using a slogan. The so-called “Made in Italy” isn’t described positively by regulations. As a matter of fact, our NORMATIVA Avv. Vito Rubino, Professore Aggregato di Diritto dell’Unione Europea, facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi del Piemonte Orientale. 10 Made in Italy, prodotto in Italia o 100% italiano? Made in Italy, produced in Italy or 100% Italian? Uno sguardo alla normativa per comprendere meglio alcuni con- cetti chiave del mercato.

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Made in Italy, prodotto in Italia o 100%italiano?

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Page 1: STUDIO NATILLO

La recente crisi economica e le difficoltà commerciali determi-

nate dalla cosiddetta “globalizzazione dei mercati” hanno fatto

riemergere con forza le istanze di imprenditori ed associazioni

di consumatori volte a tutelare il cosiddetto “Made in Italy”, os-

sia – nell’intendimento di molti – il prodotto “autenticamente italiano”.

Ma quali sono i contenuti effettivi di un prodotto “Made in Italy”? Dove

viene concepito e realizzato? Con quali materiali e maestranze?

Le risposte che l’ordinamento italiano e dell’Unione Europea offre posso-

no risultare per certi aspetti sorprendenti.

Il “Made in Italy”

La legge italiana distingue il concetto del “Made in Italy” da quello –

talvolta esposto nelle etichette dei prodotti di largo consumo – di “intera-

mente italiano” o, per dirlo con uno slogan “100% Italia”.

Il cosiddetto “Made in Italy” non è positivamente descritto dalla nor-

mativa. La nostra l. 350/03(1) si limita, infatti, a descrivere ciò che non

può essere considerato tale, prevedendo sanzioni penali a carico degli

imprenditori che “spaccino” per italiane merci in realtà provenienti da

altri paesi.

Così l’art. 4 co. 49, nella sua versione aggiornata, stabilisce che costitu-

isce reato ed è punito ai sensi dell’art. 517 c.p. la “vendita di prodotti

A look at regulation to better understand some

market key concepts.

The recent economic crisis and the commercial

difficulties determined by the so-called globalization

of the markets have made some of the requests by

traders and consumers associations whose aim is

to protect the so-called “Made in Italy” strongly

resurface, or – as many consider – the “authentic

Italian” product.

But what are the real concepts of a “Made in Italy”

product? Where is it conceived and produced? With

which materials and workers?

The answers given by the Italian and the European

Union systems offer can be surprising under

certain aspects.

“Made in Italy”

The Italian law distinguishes the “Made in Italy”

concept which can sometimes be written on large

consumption products – as “fully Italian” or,

“100% Italy” by using a slogan.

The so-called “Made in Italy” isn’t described

positively by regulations. As a matter of fact, our

NORMATIVA

Avv. Vito Rubino, Professore Aggregato di Diritto dell’Unione Europea,

facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi del Piemonte Orientale.

10

Made in Italy, prodotto in Italia o 100% italiano?Made in Italy, produced in Italy or 100% Italian?

Uno sguardo alla normativa per comprendere meglio alcuni con-cetti chiave del mercato.

Page 2: STUDIO NATILLO

con falsa o fallace indicazione di origine o provenienza”, ove per fallace

indicazione si intende l’uso di segni, figure o quant’altro possa indurre il

consumatore ad attribuire al prodotto una origine italiana anche qualora

sia indicata l’origine estera del prodotto(2).

Per “falsa indicazione di origine” si intende, invece, la stampigliatura

“Made in Italy” su prodotti e merci non originari dell’Italia “ai sensi della

normativa europea sull’origine”.

Entrambe le indicazioni sono accomunate dal concetto di “origine”, che

il nostro ordinamento mutua da quello dell’Unione Europea, e, in parti-

colare, dalla disciplina doganale: ai sensi dell’art. 36 del regolamento

450/2008 CE(3) “le merci interamente ottenute in un unico paese o territo-

rio sono considerate originarie di tale paese o territorio. Le merci alla cui

produzione abbiano concorso due o più Paesi o territori sono considerate

originarie del Paese o territorio in cui hanno subito l’ultima lavorazione

sostanziale”.

Così, volendo esemplificare, sarà senz’altro “Made in Italy” (perché inte-

ramente originario dell’Italia) un peperone selezionato, seminato, coltiva-

to e raccolto a Carmagnola (TO), ma potrà altrettanto definirsi “Made in

law No. 350/03(1) only describes what ever can’t

be considered as it, by applying penalties to those

traders who pass off” foreign products coming

from other countries as if they were Italian.

Therefore, art. 4 paragraph. 49, in its updated

version, provides that the sale of products with

false or falsified origin labeling”, is a crime and

it is punished in accordance with Italian penal

code art. 517. Falsified labeling means that there

are marks, images or whatever can convince the

consumer that the product is Italian although it is

labeled as a foreign product (2).

While “false labeling”, instead, means stamping

“Made in Italy” on products and goods which

do not come from Italy “according to European

regulations on origin”.

Both indications have the concept of “origin” in

common, which is different in our system compared

to the European union one and, in particular,

regarding the rules on customs: in accordance

with art. 36 of the European Community law

450/2008 (3) “goods which are fully produced in a

unique country or territory are considered of that

country or territory. Goods that were produced by

two or more countries or territories are considered

of the Country or territory in which they underwent

the final substantial manufacturing”.

This way, if we wish to summarize the concept, a

“Made in Italy” product (since it is entirely of Italy)

is a pepper which was selected, planted, grown

and picked in Carmagnola (Turin), but we can also

consider as “Made in Italy” a piece of furniture which

uses wood cut in Romania, reduced into listels in

Lithuania and finally manufactured in Italy (the

so-called “final substantial manufacturing”(4)).

The “fully produced in Italy” or “100% Made in

Italy” concept.

In order to avoid the abuses which the above

mentioned complex discipline have partially allowed

11

(1) Si tratta della legge finanziaria 2004, che per la prima volta ha messo mano ad una sorta di codificazione dei concetti

in discussione. La norma è stata più volte emendata e modificata negli anni successivi.

(2) Si pensi ad un prodotto con etichettatura avvolta dalla bandiera tricolore, richiami figurativi all’Italia ecc., pur se in un

angolo dell’etichetta sia effettivamente indicata l’origine straniera.

(3) Si tratta del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio nr. 450 del 23 aprile 2008 che istituisce il “codice

doganale comunitario”, pubblicato in G.U.U.E. L 145 del 4.6.2008 pp. 1 e seguenti.

(1) It concerns financial law 2004, which for the first time dealt with some

sort of codification of the discussed subjects.

(2) Think about a product having a label wrapped by the tricolour, figurative

recalls to Italy etc., even if the foreign origin is actually indicated at the

label’s angle.

(3) It is about European Parliament and Council regulation No. 450 passed

on April 23, 2008 which established the “EU customs code” published on the

European Union’s Official Journal, Law 145 passed on 6.4.2008 paragraph.

1 and following.

(4) The “final substantial manufacturing” concept is complex and is often

the cause of doubts. In general, it refers to the so-called “merchandise

category leap”. So, in order to go back to our first example, if the pepper is

picked in Morocco and made in oil in Italy, he product is Italian, since it goes

from a fresh vegetable to a preserve.

Page 3: STUDIO NATILLO

Italy” un mobile che utilizzi legname tagliato in Romania, ridotto a listelli

in Lituania ed infine lavorato in Italia (cosiddetta “ultima lavorazione

sostanziale”(4)).

Il concetto di “prodotto interamente in Italia” o “100% Made in Italy”

Per ovviare agli abusi che la complessa disciplina sopra richiamata ha in

parte consentito e tutelare la buona fede del consumatore interessato a

comprare merci integralmente italiane il Legislatore nel 2009 è nuova-

mente intervenuto regolamentando anche l’indicazione “prodotto intera-

mente italiano” e simili (e.g. “100% Italia”, “solo italiano” ecc.).

L’art. 16 del d.l. 135/09, infatti, ha chiarito che per “prodotto interamente

realizzato in Italia” deve intendersi quella particolare categoria di merci

“Made in Italy” per le quali il disegno, la progettazione, la lavorazione ed

il confezionamento siano compiuti esclusivamente sul territorio italiano.

Si tratta, dunque, di una classe ben specifica di merci, in cui confluisce

tutto il valore aggiunto del nostro design, del know-how produttivo, della

capacità artigianale delle lavorazioni, ciò che, in definitiva, ha fatto gran-

de l’Italia nel Mondo.

Singolarmente anche in questo caso il Legislatore si è “dimenticato” di

inserire nell’elenco degli elementi obbligatoriamente “italiani” la mate-

ria prima. Non è una svista: l’Italia è tradizionalmente povera di materie

prime ed ha sviluppato il proprio genio nel saper trasformare i prodotti

più che nel realizzarne le singole componenti primarie.

L’Italia non è certo uno dei primi produttori al mondo di grano duro: ep-

pure chi non assocerebbe la pasta al Bel Paese? Allo stesso modo non si

può certo ritenere che in Italia vi siano boschi sufficienti a garantire il

legname necessario per la nostra produzione mobiliera, eppure il design

dei nostri mobilifici è invidiato (e copiato) in tutto il mondo.

Insomma: la vera origine è quella delle idee e di chi sa metterle in prati-

ca. Sta a noi saperle valorizzare al meglio sui mercati internazionali.

and to protect the good faith of the consumer who

is interested in buying completely Italian goods,

in 2009, the lawmaker intervened once again

by regulating even the label “completely Italian

product” and similar ones (e.g. “100% Italy, “just

Italian” etc.).

As a matter of fact, art.16 of legislative decree

135/09 has explained that “a fully produced in Italy

product” is referred to that particular category of

“Made in Italy” goods for which design, planning,

manufacturing and packaging exclusively take

place in the Italian territory.

In other words, it refers to a specific class of

goods in which you can find all the added value

in our design, production know-how, handmade

manufacturing skills, whatever, at the end, has

made Italy become famous over the world.

Even in this case only, the lawmaker “forgot” to

add the raw material on the list of the mandatory

“Italian” elements. It’s not an oversight: Italy

is traditionally poor in raw materials and has

developed its own genius in knowing how to

transform products more than producing single

primary components.

Italy isn’t obviously one of the world’s number one

hard wheat producers: yet who wouldn’t associate

pasta to Italy? And in the same way we can’t say

that there are sufficient woods in Italy to guarantee

a necessary amount of wood for our furniture

manufacture, although the design of our furniture

factories is envied (and copied) all over the world.

In other words: the true origin is about ideas and

about whoever is able to apply them. It’s up to us

to be able to know how to valorize in the best way

on the international markets.

NORMATIVA

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(4) Il concetto di “ultima lavorazione sostanziale” è complesso e genera spesso dubbi. In linea generale si intende con

questa definizione il cosiddetto “salto di categoria merceologica”. Così, per tornare al nostro primo esempio, se il peperone

è raccolto in Marocco e messo sott’olio in Italia il prodotto è italiano, perché da verdura fresca viene trasformato in

conserva alimentare.

Page 4: STUDIO NATILLO

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antiquariato contemporaneo

www.abitareinitalia.net

Varese collection and Abitare in Italia showrooms on:

VareseCollezione

Page 5: STUDIO NATILLO

Il consumismo è giunto forse al suo apice nei paesi più avanzati. È presto per dire se la globalizzazione sia un vantaggio per tutti noi, per il popolo dei consumatori, o soltanto per le multinazionali, ma intanto ogni giorno vediamo i nostri mercati invasi da prodotti di ogni genere provenienti da paesi che, arretrati da secolari ritardi tecnologici, sfruttano oggi il vantaggio del basso costo del lavoro per arricchire le casse statali in attesa che anche i singoli cittadini diventino veri consumatori.

Il processo evolutivo appare ormai segnato: dobbiamo accettare la

competizione per evitare che il diluvio di prodotti a prezzo incredi-

bilmente basso mini alle fondamenta il nostro sistema produttivo e

trasformi noi stessi in dipendenti dal consumo di prodotti di scarsa

qualità.

La legislazione europea ha da tempo introdotto norme severe per l’eti-

chettatura dei prodotti alimentari, affinché il consumatore possa verifi-

carne la composizione a tutela della propria salute e non essere tratto in

inganno da indicazioni false o di dubbia interpretazione.

Il primo degli obiettivi della legge è ovviamente la tutela della salute,

ma sta diventando sempre più importante fornire al consumatore tutte le

informazioni sulla provenienza dei prodotti sia per verificare l’autenticità

e decidere quindi sull’effettivo valore sia per motivi di scelta etica. Il

consumatore ha il diritto di scegliere di non collaborare al sostegno della

falsificazione dei prodotti e dello sfruttamento del lavoro manuale.

Come per l’agroalimentare, il settore dell’arredamento soffre più di altri

per l’imitazione del marchio Made in Italy, come del resto recenti clamo-

Consumerism has perhaps reached its peak

in the most developed countries. It’s early to

say if globalization is an advantage for all of

us, for the population of consumers, or just

for multinationals, but in the meantime, every

day, we see our markets invaded by all sorts of

products coming from countries that, although

undeveloped by secular technological delays,

nowadays take advantage of low-cost labor to

enrich state funds as they wait for single citizens

to become true consumers.

By now evolution appears to be marked: we

must accept competition in order to avoid that

the incredibly low deluge of products mine

the foundations of our productive system and

transforms us in dependents on the consumption

of poor quality products.

It has been a while since European legislation

has introduced strict regulations on food product

labeling, in order that the consumer can verify

its composition to protect his health and not

be deceived by false labels or those whose

interpretation can be doubtful.

The law’s first goal is obviously to protect one’s

health, but providing all sorts of information to

TRACCIABILITÀ

Elisa Zamperoni

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Accettiamo la sfida! Tracciamo i nostri prodotti, per rendere trasparenti le differenzeLet’s accept the challenge! Let’s trace our products, to make differences transparent

Page 6: STUDIO NATILLO

rose inchieste hanno documentato. La vendita di prodotti falsi è il più

grande nemico del sistema produttivo italiano, o almeno di coloro che

hanno ancora l’ambizione di produrre nel nostro Paese.

Il premium price della denominazione di provenienza italiana fa gola a

molti ed è giunto il momento di fronteggiare falsi e falsari disponendo

certificazioni severe a riguardo dell’autenticità dei prodotti e della loro

tracciabilità – da inserire nella documentazione di vendita – anche per il

settore arredamento.

Ogni pezzo acquistato deve essere corredato da un codice che ne dichiari

e ne certifichi le aree geografiche di provenienza, consentendo all’acqui-

rente di individuare l’impresa (spesso artigiana) che lo ha realizzato.

Forse questa richiesta potrebbe non piacere a tutti (vedi articolo a

pag. 10), ma appare proprio che sia giunta l’ora della responsabilità col-

lettiva, visto che quella individuale non è più sufficiente per competere

nel mondo e visto che il nostro Paese raramente ha aiutato i singoli a fare

sistema. Gli interessi in gioco non sono più soltanto quelli dell’azienda A

diversa da B, ma quelli di tutta una Nazione che deve avere la forza e la

capacità di difendere se stessa.

Con un’effettiva tutela dell’origine artigianale e di qualità, potremo anche

aprire serenamente le porte a tutti coloro che vogliano vendere nel nostro

Paese, purché accettino la competizione leale e evitino di collaborare con

i falsari che tolgono (si potrebbe dire “rubano”) il mercato alle imprese.

Metteremo così a confronto autentico le differenze di stile e di qualità

intrinseche e poi, sportivamente, vinca il migliore!

the consumer about origins is becoming more and more important for both verifying the authenticity and afterwards deciding on the real value and for ethical choice purposes. The consumer has the right to choose not to collaborate in support of the falsification of products and exploitation of labor. Just as like the agricultural and food sector, the furnishing sector suffers more than any other one for the imitation of the Made in Italy brand, as shown by crushing surveys. The sale of false products is the biggest enemy of the Italian production system, or at least for those who still have the ambition to manufacture in our country.The premium price related to the denomination of the Italian place of origin tempts many and the time to face false people and falsifiers by preparing strict certifications regarding the authenticity of products and their traceability has come – to be included in the sale papers – even for the furnishing sector.Whenever is purchased must come with a code that declares, certifies, the geographic area of origin, which allows the buyer to individuate the company (often craftmade) that produced it. Perhaps this requirement may not be liked by everyone (see article on pg. 10), but it actually seems that the time for collective responsibility has come, since the individual one is no longer sufficient to compete in the world and since our country has rarely helped individuals to build the system. The interests which are at stake are no longer just those belonging to company A which is a different from B, but those which belong to an entire nation that must have the strength and the skills to defend itself.With a real protection of the handmade and quality origin, we could also give opportunities serenely to all those who wish to sell in our country, as long as they accept loyal competition and avoid collaborating with falsifiers who take (we could say “steal”) the market from companies.This way we can authentically compare the differences concerning style and intrinsic quality and then say, sportingly, may the best win!

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