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COMUNE DI AZZANO DECIMO (Provincia di Pordenone) STUDIO GEOLOGICO-TECNICO RELATIVO ALLA VARIANTE N. 66 IN COMUNE DI AZZANO DECIMO RELAZIONE Maggio 2013 Dr. Maurizio M. Pivetta - Geologo - via Roma, 21 33030 Varmo (Ud) - tel. 0432-778139 e-mail: [email protected]

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COMUNE DI AZZANO DECIMO

(Provincia di Pordenone)

STUDIO GEOLOGICO-TECNICO RELATIVO ALLA VARIANTE N. 66 IN COMUNE DI AZZANO DECIMO

RELAZIONE

Maggio 2013

Dr. Maurizio M. Pivetta - Geologo -

via Roma, 21 33030 Varmo (Ud) - tel. 0432-778139 e-mail: [email protected]

2 Dr. Maurizio Pivetta GEOLOGO Varmo (UD) tel. 0432-778139 Comune di Azzano Decimo - Variante n° 66 al PRGC - 2013

1. PREMESSA Allo scrivente è affidato l’incarico di condurre uno Studio geologico-tecnico relativo alla variante al PRGC n. 66, in comune di Azzano Decimo. L’indagine odierna accerta gli elementi geologico-tecnici che si accompagnano allo strumento urbanistico in fase di pianificazione, riferendosi alle indagini condotte in precedenza segnatamente alle superfici soggette a variante, per accertare le condizioni attuali d’assetto del territorio. Nella stesura del lavoro viene fatto riferimento principalmente alle risultanze dello “Studio Geologico tecnico del territorio comunale” che riporta i rilievi litostratigrafici ed idrologici ed impone alcuni vincoli legati soprattutto alle condizioni geoidrologiche della zona, nonché alle varianti n. 49 e n. 56, redatte dallo scrivente nel 2010-2011, che aggiornano le verifiche geologiche sull’intero territorio comunale. Lo scrivente si avvale anche di altre esperienze condotte su aree strettamente limitrofe a quelle relative alla variante e ad altre fonti bibliografiche utili a delineare con la maggior precisione possibile il profilo geologico-tecnico dei terreni su cui ricadono le nuove previsioni dello strumento urbanistico. La rielaborazione dei dati alla fine produce una relazione esplicativa corredata di opportuna cartografia.

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2. PREVISIONI DI VARIANTE

Le previsioni di variante soggette a parere geologico riguardano 69 punti distribuiti su tutto il territorio comunale (Fig.2.1 e TAV.1) e destinati a modifica d’utilizzo secondo quanto indicato nella tabella che segue, accanto ai tratti litologici ed idrogeologici essenziali dei singoli siti d’intervento.

Fig.2.2. Tavola di sintesi dei punti di variante.

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TAB.1 SINTESI DEI PUNTI DI VARIANTE

N DA A LITOL PERIC IDRA FALDA RISCHIO LIQUEFAZ ZON.GEO

1 * Elim.vincol tipol in E6 - 2 Demol e ric edif in E7 ALS 0-2 Nullo Z4-5 3 E7 B2,b ALS 0-2 Nullo Z4-5 4 Vp B-B1 ALS 0-2 Nullo Z4-5 5 Vp B2,a ALS 0-2 Non prob Z4-5 6 E4 B2,b ALS 0-2 Nullo Z4-5 7 E7 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 8 E7 B2,a SSl P2 0-2 Nullo Z4-5 9 Vp B2,a SSl 0-2 Nullo Z3-4

10 B2,a/Vp B2,a/Vp SSl 0-2 Nullo Z3-4 11 Vp B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 12 E7 B2, b ALS 0-2 Nullo Z4-5 13 E7 B2, b ALS 0-2 Nullo Z4-5 14 E7 B2, b ALS 0-2 Nullo Z4-5 15 B2,b B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 16 E7 B2,a SSl 0-2 Nullo Z3-4 17 Vp B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 18 E6 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 19 E7 B2, b ALS 0-2 Nullo Z4-5 20 E7 B2, b ALS 0-2 Nullo Z4-5 21* Att. Ludiche in D2 - 22 E6 B2,a SSl 0-2 Nullo Z3-4 23 E4 E7 ALS P1 0-2 Nullo Z4-5 24* Deroga altezze in D2 - 25 E6 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 26* NTA - 27* NTA - 28* NTA - 29 E6 B2,b ALS 0-2 Nullo Z4-5 30 E6 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 31 E7 B2,b ALS 0-2 Nullo Z4-5 32 Vp B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 33 E6 B2,b SG 0-2 Nullo Z3-4 34 D3 D2,2 ALS 0-2 Non prob Z4-5 35 E4 C1 ALS 0-2 Non prob Z4-5 36 Vp B2 ALS 0-2 Nullo Z4-5 37 Rett .sup. in B2 ALS 0-2 Nullo Z4-5 38 E6 B o C SG Parzialm P1 0-2 Nullo Z4-5 39 Demol e ricostr fabbr ALS 0-2 Nullo Z4-5 40 B2,a E6 ALS 0-2 Nullo Z4-5

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41 B2,a Vp ALS 0-2 Nullo Z4-5 42 B2,a Vp ALS 0-2 Nullo Z4-5 43 B2,a Vp ALS 0-2 Nullo Z4-5 44 C1 B2 ALS 0-2 Nullo Z4-5 45 D2.2 E7 ALS 0-2 Nullo Z4-5 46 E7 B2 SSl 0-2 Nullo Z3-4 47 E7 B2 ALS 0-2 Nullo Z4-5 48 Rimoz vincolo edificio ALS 0-2 Nullo Z4-5 49 B2,a E6 ALS 0-2 Nullo Z4-5 50 E7 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 51 E7 B2 ALS 0-2 Nullo Z4-5 52 Mod edif tutelato in A ALS 0-2 Nullo Z4-5 53 S B2 SSl 0-2 Nullo Z3-4 54 B3 B2,a SSl 0-2 Nullo Z3-4 55 E7 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 56 B2,a E6 ALS 0-2 Nullo Z4-5 57 D2.2 e 3 E7 o Vp ALS 0-2 Nullo Z4-5 58 B2,b Vp ALS 0-2 Nullo Z4-5 59 S17 E6 ALS 0-2 Nullo Z4-5 60 B2,a Vp ALS 0-2 Non prob Z4-5 61 E6 B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5 62 Stralcio PRCP in D3,1 ALS 0-2 Nullo Z4-5 63 Aumento indice in C1 ALS 0-2 Nullo Z4-5 64 E7 C1 ALS 0-2 Nullo Z4-5 65* Realizz bosco Mantov - 66* Modifica normativa - 67 Estens zona depurat SSl P1-P2 0-2 Nullo Z3-4 68* Modif tracc ciclabile - 69 E7 C1/B2,a ALS 0-2 Nullo Z4-5

Zone omogenee Zone agricole E Zone residenziali C Verde privato Zone artigianali D

Zone residenziali B Zone residenziali A

Zone servizi

Caratterizzazione geologica e idrologica

Litologia Pericolosità idraulica Falda Zonizzazione

Argille, limi e sabbie P1 moderata 0-2m dal p.c. Z3

Sabbie e ghiaie P2 media Z3-Z4

Sabbie e sabbie limose P3 elevata Z4-Z5

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La gran parte degli ambiti di variante riguarda completamenti di zone insediative e, in subordine, il passaggio da zone residenziali o artigianali a verde privato. Nove punti considerano modifiche normative o rettifiche di superficie sempre nell’ambito della stessa destinazione, non sono riportati in cartografia e sono soggetti ad asseverazione da parte dell’architetto urbanista e dello scrivente. Dei rimanenti 60 punti esaminati, il 46% prevede il passaggio da zona agricola a zona residenziale, il 12% da verde privato a zona residenziale e, per contro, più o meno la stessa percentuale da zona residenziale a verde privato o a zona agricola. Il restante 30% considera modifiche legate a demolizioni e ricostruzioni di fabbricati in zona agricola, passaggi di destinazione nell’ambito delle zone artigianali, delle zone di servizio, con l’estensione del depuratore, rimozioni di vincoli in edifici. Dal punto di vista geologico 49 dei 60 punti di variante da esaminare ricadono su terreni superficiali fini prevalentemente argilloso sabbiosi e limosi, 9 su sabbiosi e sabbioso limosi e 2 su terreni sabbioso ghiaiosi. Tutti i punti rientrano nell’ ambito in cui la minima profondità della falda è compresa fra 0 e 2 m dal piano campagna. Quattro punti sono soggetti a vincoli di natura idraulica, in zona a pericolosità media, P1 e P2, mentre 52 punti poggiano su terreni piuttosto scadenti dal punto di vista geotecnico.

3. CENNI DI TETTONICA

Dal punto di vista geodinamico l’area in esame rientra nella microplacca Adria, che comprende la pianura veneta- friulana e il mare Adriatico settentrionale, soggetti all’interferenza del sistema tettonico dinarico ed alpino (Vai, 2002). Il territorio di pianura corrisponde al riempimento sedimentario di età terziaria e quaternaria nell’avampaese della catena sudalpina orientale, piegata e sovrascorsa, con termini mesozoici e terziari, lungo il piede delle Prealpi Carniche, sulle formazioni calcaree giurassico-cretaciche, con lineamenti est-ovest vergenti a sud e messi in movimento a partire dal Neogene e tuttora in atto, come testimoniato dall’attività sismica registrata nella bassa pianura. Il substrato prequaternario, al di sotto della coltre sedimentaria più recente, risale da oriente verso occidente, comportando una diminuzione di spessore di

quest’ultima da San Stino di Fig.3.1. Principali lineamenti strutturali dell’area prealpina. Lungo

l’asse del Livenza corre la linea di Caorle.

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Livenza a Monfalcone, dove il basamento roccioso è molto prossimo alla superficie topografica. La particolare geometria del substrato si deve all’abbassamento dell’area di pianura lungo un solco orientato ENE-WSW, con un massimo di 600 m ad occidente e maggior gradiente verso i rilievi prealpini, dovuto alla linea di Caorle (Fig. 3.1 ), una faglia trascorrente, ad andamento dinarico, correlabile con il bordo sud occidentale del Massiccio Cansiglio Cavallo, messa in luce in base a dati stratigrafici (ENI, 1972 e AGIP, 1977) e sismici (Leonardi,1973).

4. GEOMORFOLOGIA

Il territorio occupa il settore centro-occidentale della bassa pianura pordenonese, fondata sul vasto e piatto megaconoide (megafan), costruito dal Tagliamento a seguito delle correnti pleniglaciali e successivamente rimaneggiata dalle alluvioni del sistema Meduna Cellina. Le tracce del pleniglaciale non hanno risalto morfologico, poiché sono sepolte al di sotto del complesso sedimentario del cataglaciale, corrispondente al ritiro del ghiacciaio, a seguito del quale gli alvei si approfondirono nel tratto apicale del megafan, costringendo le correnti a fluire in una sezione più ristretta che consentiva una maggiore capacità di trasporto. Per conseguenza, i depositi più grossolani, ghiaioso sabbiosi, avanzarono a valle, oltre la linea delle risorgive, in forma di estese lingue allungate come unico elemento di discontinuità distintivo rispetto alla successione sedimentaria della fase precedente. Nel post glaciale l’attività deposizionale del Tagliamento ricoprì i lobi deposti nel pleni e nel cataglaciale e si formarono ampie e profonde bassure che produssero un notevole confinamento del flusso idrico e sedimentario del corso fluviale, il cui carico di ghiaie, in alcune fasi di piena, giunse sino all’attuale zona costiera. Entro le incisioni tilaventine, nella bassa pianura, si sono in seguito instaurati i corsi principali di risorgiva, che hanno svolto soprattutto un’azione erosiva, sfociata nella formazione di terrazzi fluviali, connessi al gradiente topografico, e in una serie di altre azioni complesse e differenti. Le sovrastrutture attuali si ergono sul piano con inclinazioni medie variabili dal 3 al 2%° e gran parte dei litotipi che le costituiscono sono il risultato della deposizione selettiva operata da monte a valle, per diminuzione di velocità delle correnti. Il complesso più grossolano accompagna più o meno tutti i corsi che in fase erodente hanno prodotto alvei ghiaioso sabbiosi, a margine dei quali, si elevano i dossi di materiale più fine, in superfici variabili a seconda della capacità erosiva del singolo canale.

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Fig. 3.1. Modello digitale del territorio comunale. In blu le bassure del F.Sile , del F.Fiume e della rete di risorgiva

minore.

La morfologia del piano è legata essenzialmente alla distribuzione della rete idrografica maggiore (Fig.3.1) che incide il territorio con solchi pressoché paralleli fra loro, sensibilmente incassati nel terreno, per l’azione terrazzante erosiva conseguente al confinamento dei flussi idrici e alla marcata aggradazione del piano. I percorsi si snodano entro bassure in forma di ampie valli, localmente incavate anche di 4m, che rappresentano gli elementi più distintivi del territorio e le maggiori discontinuità morfologiche, in parte attenuate dal raccordo piuttosto dolce con il piano circostante.

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5. IDROGRAFIA DI SUPERFICIE

Il comune è attraversato da tre sistemi idrografici principali che si susseguono pressoché paralleli fra loro, in direzione nord-est sud-ovest (Fig.5.1 e TAV.5). Il più settentrionale, il Meduna, corre lungo il confine nord-occidentale del comune e rappresenta il maggiore fra i collettori della piana pordenonese. Il solco del fiume procede entro la depressione che margina e divide i due grandi conoidi del Piave e del Tagliamento, raccogliendo in questo modo tutte le acque del piano circostante, convogliate dall’inclinazione verso il collettore.

Fig.4.1. I tre sistemi idrografici del Meduna del Fiume e del Sile

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Il Meduna (Fig.5.2) è fiume di grossa portata, per l’alimentazione delle acque emergenti alla base del cono del Cellina, a oriente di Cordenons, e per il considerevole contributo idrico del Noncello e del Sentirone, che raccolgono tutte le risorgenze nell’ampio arco esteso fra Cordenons e Fontanafredda.

Fig.5.2. Il percorso del F. Meduna.

Nel tratto di pianura all’interno del territorio comunale di Azzano, il fiume, in epoca postglaciale, come ebbe modo di affermare il Comel, esprime più un concetto geografico che non un effettiva realtà pedologica, nel senso che sedimenta soprattutto attraverso i cospicui apporti del Cellina, avendo già sparso le sue alluvioni più a monte, sostituite verso valle da uno scarso contributo da parte delle risorgive che lo rimpinguano. La piccola entità del carico sedimentario del fiume rispetto all’avanzata del Cellina comporta, di conseguenza, l’abbandono da parte del Meduna stesso, del suo antico letto, ora occupato dal Noncello, per aprirsi un varco più orientale, segnato dalle risorgive. Solo in prossimità di Prata, il Meduna riprende il suo antico solco di percorrenza, poco prima di immettersi nel Livenza. Questa ipotesi è suggerita dall’eccessiva ampiezza dell’alveo del Noncello e dallo sviluppo sproporzionato dei terrazzamenti rispetto ad un semplice corso di risorgiva. Allo stato attuale il fiume corre su un alveo meandreggiante, costretto entro un’alta arginatura allungata su entrambe le sponde. Il Fiume (Fig.5.3), come il Sile ed i suoi tributari, converge le sue acque nel sistema del Lemene in prossimità della costa, quindi al di fuori del territorio comunale. Il fiume Fiume fluisce lungo il settore centro occidentale, lambendo gli abitati di Fiumesino, in sponda sinistra, e Tiezzo, in sponda destra, dove il corso drena una vasta superficie segnata da un complesso reticolo idrografico, profondamente incassato nel ventaglio sorgentifero. Il suo maggiore affluente è il Rio Fossatella.

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Fig. 5.3. Percorso del F. Fiume.

Sul margine sud orientale si snoda il Sile (Foto 1) che accoglie gran parte del carico idrico di una molteplicità di corsi minori sviluppati su entrambe le sponde. I più articolati e sinuosi corrono lungo la fascia orientale: la roggia Beverella e la sua tributaria Baidessa (Fig 5.4), che a loro volta vengono alimentate a mezzo di un partitore, rispettivamente per un quarto ed un terzo della portata, dal Rio Lin.

Fig.5.4 Il percorso della Roggia Baidessa in ambito comunale.

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Foto 1. Il F. Sile presso Madonna del Bembo.

In sponda destra il Sile riceve l’apporto del Fosso Rigolo, del Fosso della Luma e del Rio Pontal. Il primo sviluppa il suo bacino a margine dell’abitato di Azzano, dove confluisce nel collettore. Il Fosso della Luma prende corpo a nord di Fratte e, dopo un percorso piuttosto tortuoso, si immette nel Sile a nord di Fagnigola, mentre il Rio Pontal scorre nel settore più meridionale del comune e va a confluire nel Sile in località Azzanello.

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6. AMBITI DI ESONDABILITA’

Tutti e tre i sistemi idrografici del Meduna, del Fiume e del Sile producono fenomeni esondativi, dai quali viene ricavata la relativa pericolosità idraulica ( P1 pericolosità moderata, P2 pericolosità media, P3 pericolosità elevata e P4 pericolosità molto elevata, quest’ultima solo per il Livenza) proposta dalle Autorita’ di Bacino competenti rispettivamente per il Meduna, che fa capo all’Autorità di Bacino del Livenza e per il Fiume e il Sile che si riferiscono invece al Bacino Interregionale del Lemene. Vengono aggiunte inoltre le aree di pericolosità riportate nel PRGC redatto nel 2004, che associano alle aree del PAI.(Piano di Assetto Idrogeologico) del Lemene anche quelle relative alla rete minore. In particolare, con la prima variante al PAI del Fiume Livenza (GU 280 del 30/11/2012), la perimetrazione delle aree di pericolosità sconfina nel territorio di competenza del bacino interregionale del Lemene, inglobando anche il fiume Fiume (Fig.6.1.), e aggiunge alle zone di pericolosità dichiarata anche le zone di attenzione idraulica, il cui grado di pericolosità è demandato a studi da condurre in ambito comunale.

Pericolosità moderata P1 Zone di attenzione idraulica Fig.6.1. Ambiti di pericolosità introdotti dal PAI del Fiume Livenza sull’asta del F. Fiume.

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Gli ambiti individuati vanno in parte a sovrapporsi alle aree di pericolosità definite dal PAI del Lemene (Fig. 6.2), a pericolosità più elevata (P2 e P3), oltre che a quelle proposte dal PRGC del 2004 (Fig.6.3), determinando alla fine la situazione riportata in Fig.6.4 e TAV.6.

Figg. 6.2. e 6.3.. Zone di pericolosità definite dal P.A.I. del Lemene (in alto) con l’aggiunta delle aree proposte nel PRGC del 2004 (in basso)

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Pericolosità moderata P1 Pericolosità media P2 Pericolosità elevata P3 Fig. 6.4. Sovrapposizione delle aree di pericolosità idraulica definite dal P.A.I. del Lemene, dal P.A.I. del Livenza e dal PRGC del 2004.

Questa ridefinizione colloca la quasi totalità della superficie appartenente alle zone di attenzione idraulica all’interno delle zone già classificate a pericolosità moderata P1, assumendone, per conseguenza, le stesse condizioni di pericolosità. Anche la porzione non incorporata, posta fra l’abitato di Tiezzo e la suddetta fascia a pericolosità moderata P1 esistente, contigua all’alveo del fiume Fiume (segnalata con tratteggio verde in Fig.6.4), per analogia di assetto morfologico e pertinenza fluviale, può essere ascritta alla zona di pericolosità moderata P1. Con la variante odierna, comunque, nessun punto ricade all’interno delle suddette aree di attenzione idraulica.

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Il punto n.8, a Corva (Fig.6.5), e parte del n 67, a sud del capoluogo, in prossimità dell’alveo del Sile (Fig.6.6), ricadono in zona a pericolosità media P2, mentre il n 23, ad est di Azzano, in corrispondenza del Fosso della Luma (Fig.6.8), parte del n. 38, a Tiezzo, e la parte restante del n. 67, ricadono in zona a pericolosità moderata P1. Per tutti questi punti, le normative di riferimento del PAI del Livenza e del Lemene, riportate in appendice, come stralcio, producono i vincoli esposti nella sintesi conclusiva del presente studio.

Figg.6.5 e 6.6. Punti di variante ricadenti in zona a pericolosità media P2.

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Figg. 6.7 e 6.8. Punti di variante ricadenti in zona a pericolosità moderata P1.

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7. IDROLOGIA SOTTERRANEA Il comune di Azzano é posto al di sotto della fascia delle risorgive, in quel lembo di territorio in cui i corsi, trapelati principalmente nelle olle sorgentifere dei comuni a monte, qui prendono corpo, scorrendo sui banchi argillo-sabbiosi più antichi. In particolare, secondo gli studi condotti dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Trieste, rispetto all’intero bacino idrogeologico della regione, rientra nell’unità fisiografica della Bassa pianura, all’interno del macroareale denominato “B.P. in Destra Tagliamento”(Fig.7.1).

Fig.7.1. Macroareali all’interno delle province idrogeologiche, proposti dal Dip. di Sc. Geologiche Dell’Univ. di Trieste.

Lo scorrimento sotterraneo risente ancora di una certa influenza del Tagliamento, fino al Fiume, per la presenza accertata di solfati, pressoché assenti, invece, nelle acque del Meduna-Cellina, ma i grandi apporti provengono comunque dal grande conoide di Pordenone, che si estende a forma di ampio ventaglio alluvionale ai piedi delle Prealpi. Le isoispse nella zona del conoide sono arcuate a semicerchio, con vertice presso lo sbocco del Cellina e poi sinuate verso E, con altro vertice presso lo sbocco del Meduna. Nell’area in esame, invece, l’andamento della falda è molto complicato per l'irregolarità stratigrafica del materiale, disposto in lenti embriciate ed eterogenee per composizione granulometrica.In queste condizioni si parla di più livelli acquiferi pseudo - artesiani posti a diverse profondità (sistema a multifalde) ed aventi capacità di salienza in parte indotta dal carico della falda, in parte dalla presenza di lenti sabbioso-argillose intercluse nella massa alluvionale. In tutto il territorio diversi sono i livelli di falda prossimi alla superficie, distribuiti in ambiti talvolta di difficile distinzione gli uni dagli altri, per il vario sovrapporsi ed intrecciarsi di materiale a diversa permeabilità, in seno al quale risiedono innumerevoli e piccoli corpi idrici. A volte gli acquiferi sono limitati a modeste lenti intercluse fra il fine e si riducono ad ospitare brevi percorsi sotterranei sospesi, che assumono un carattere di pseudoartesianità, altre ancora i livelli più superficiali si saturano solo occasionalmente, in concomitanza con precipitazioni molto intense e

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prolungate e quindi, in fase di magra appaiono asciutti o tutt’al più leggermente umidi. In base al rilievo dei pozzi individuati e misurati in studi precedenti e alle risultanze offerte dalla varie indagini prospezionali si è ricavato il modello digitale che riporta la minima profondità della falda, su tutto il territorio comunale (Fig.7.2 e TAV. 3).

Fig.7.2. Ambiti della minima profondità della falda Secondo le attese, per quasi l’intera superficie comunale piccoli corpi idrici sono distribuiti all’interno dei primi 2 metri, fatta eccezione per un nucleo molto ristretto nell’intorno di Casali

0-1 m dal p.c.

1-2 m dal p.c.

> 2m dal p.c

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Zucchero, ad ovest di Tiezzo, dove la profondità è variabile, mediamente dai 2 ai 3 m. La maggiore prossimità della falda alla superficie topografica, con profondità inferiore al metro, è accentrata sul settore nord occidentale, in corrispondenza della depressione del Meduna e delle bassure del Fiume, che raccolgono buona parte delle acque permeate dal conoide a monte di Pordenone. Una seconda estensione consistente si allunga sul margine opposto,in dipendenza del Sile, che drena un vasto ambito circostante al suo percorso. La fascia centrale, in cui risiedono i maggiori abitati, il capoluogo e Tiezzo e, a sud est, dove si allunga l’agglomerato di Fagnigola, la falda è ancora superficiale, ma con profondità superiore al metro. Le zone di variante ricadono tutte nell’ambito in cui la minima profondità della falda è compresa fra 0 e 2m. La superficialità della falda e la presenza di fenomeni esondativi producono i vincoli riportati nella sintesi conclusiva dello studio.

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8. LITOLOGIA DI SUPERFICIE

La distribuzione delle litofacies di superficie è individuata nelle sue linee essenziali dall’andamento che le correnti tilaventine, prima, e i corsi di risorgiva, poi, hanno tracciato sul territorio, abbandonando su quest’ultimo il complesso dei depositi costituenti la piana attuale. Nell’insieme appaiono tre litofacies (TAV. 2) distinte per la natura litologica dei materiali prevalenti: sabbie e ghiaie (SG); sabbie e sabbie limose (SSl); argille,limi e sabbie (ALS). Argille,limi e sabbie (ALS) Affiorano su gran parte del territorio e rappresentano i termini più frequenti, ereditati dal grande ciclo di sedimentazione deposto in fase cataglaciale, in continuità con i sedimenti dell’alta pianura, secondo un progressivo affinamento del materiale da monte a valle (Foto 2).

Foto 2. Argille sabbioso limose ad Azzano Decimo, verso Fiumesino

I terreni assumono nel loro insieme un diverso grado di scioltezza: maggiore dove prevale la matrice sabbiosa, minimo dove l’argilla, in percentuale maggiore del 10%, si trova associata a 40% di limo e sabbia e conferisce maggiore compattezza al deposito. La tinta, di rado poco rubescente, è invece quasi sempre giallastra, a causa dell’alterazione prodotta dagli idrati di ferro. Ricadono in quest’ambito la maggior parte delle aree di variante: 2, 3, 4, 5, 6, 7, 11, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 23, 25, 29, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 69. Sabbie e sabbie limose (SSl) Sono il prodotto di rideposizione operato in tempi successivi, rimaneggiando le precedenti falde alluvionali con le quali si sono variamente rimescolate. Seguono in modo netto il percorso del Meduna e riaffiorano in plaghe nel settore centrale e centro orientale, dove sfumano in modo quasi indistinto nei termini più fini.

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Foto 3. Sabbie limose in prossimità di Corva.

Le sabbie più pulite sono generalmente grigiastre (Foto 3), con piccola percentuale di ciottoli disseminati nei depositi in prossimità delle facies sabbioso ghiaiose, e grigio giallastre se associate a limo e percentuale variabile di argilla nelle fasce di transizione con i depositi argillosi. In quest’ambito sono incluse le zone di variante 8, 9, 10, 22, 46, 53, 54, 67. Sabbie e ghiaie (SG) Rappresentano i termini di più recente deposizione, collocati all’interno delle bassure, dove gli alvei erosivi mettono in luce una prevalenza di materiale ghiaioso sabbioso, ma spesso accomunano anche altre componenti granulometriche, in varie commistioni o alternanze (Foto 4).

.

Foto 4. Sabbie ghiaiose ad est di Cesena

La successione in senso areale non segue alcuna regola, cosicché vi possono apparire lenti sabbioso-argillose sostituite a breve distanza da accentramenti di materiale più grossolano o ancora lembi spiccatamente argillosi con interclusioni di ghiaietto, talora in percentuale molto abbondante. In quest’ambito ricadono i punti di variante 33, 38.

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9. CARATTERIZZAZIONE SISMICA Con la normativa sismica (ordinanza n. 3274 del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20.03.2003) il territorio comunale di Azzano Decimo ricadeva in terza zona con accelerazione massima orizzontale al suolo ag = 0,15g. In base alla Deliberazione della Giunta regionale 6 maggio 2010, n. 845 ora, dal punto di vista amministrativo, il comune rientra nella classe III a bassa sismicità. La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa ag in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (di categoria A), nonché di ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se (T) , con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVR , nel periodo di riferimento VR. Le forme spettrali previste dalle NTC sono definite, su sito di riferimento rigido orizzontale, in funzione dei tre parametri: ag accelerazione orizzontale massima al sito; Fo valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale. TC* periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale. In tabella sono ricavati i parametri per i diversi tempi di ritorno definiti dalla normativa.

Tr Ag (g) F T 30 0.046 2.480 0.240 50 0.059 2.470 0.266 72 0.071 2.444 0.280

101 0.082 2.444 0.293 140 0.095 2.455 0.309 201 0.112 2.438 0.323 475 0.159 2.470 0.343 975 0.207 2.551 0.355

2475 0.290 2.563 0.373

Tabella:Valori dei parametri ag F0 e Tc per il sito di indagine.

Gli spettri elastici su un terreno di classe A per un sisma con i tempi di ritorno definiti dalla normativa risultano avere la forma di Fig.9.1.

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Fig.9.1. Spettri elastici di riferimento in base alle NTC 2008.

a) Analisi dei microtremori

L’analisi dei microtremori ha consentito di valutare in maniera diretta l’esistenza di fenomeni di amplificazione sismica locale. Il rapporto H/V infatti è proporzionale al fattore di amplificazione e la mappa prodotta considera il valore del picco massimo nell’intervallo di frequenza 3-15 Hz, ossia il range di frequenza di interesse ingegneristico. In tutto il territorio comunale il valore H/V rimane al di sotto del valore di 2 che rappresenta la soglia di significatività. La presenza di picchi non pronunciati rende plausibile ricondurre il fattore di amplificazione a quello proposto dalla normativa in funzione della categoria di suolo (amplificazione stratigrafica).Per le categorie di sottosuolo B, C, D ed E i coefficienti SS (coefficiente stratigrafico) e CC (che modifica il valore del periodo TC) possono essere calcolati, in funzione dei valori di F0 e Tc*

relativi al sottosuolo di categoria A. Interessante notare come in tutte le prove eseguite sia presente un picco, anche questo non pronunciato e di scarso interesse ingegneristico, a 1 Hz. Tale picco diventa perfettamente visibile elaborando assieme tutte le misure eseguite (Fig. 9.2), si tratta quindi di un trend associabile ad una struttura di carattere regionale.

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Fig. 9.2. Curva H/V ricavata elaborando tutte le misure eseguite ad Azzano.

Essendo la frequenza del picco correlata alla profondità e al valore di VS attraverso la relazione

consente di ipotizzare una discontinuità a circa 250 metri ossia nel materasso

alluvionale dato che il substrato roccioso, in questa zona si trova a profondità superiori, fra i 700 e gli 850 metri (Fig.9.3) .

Fig.9.3. Mappa del substrato roccioso.

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b) Stabilita’ nei confronti della liquefazione

Sulla base degli esiti delle CPT, è stata condotta in ambito comunale una valutazione della capacità di resistenza alla liquefazione (CRR) , utilizzando il metodo dell’Eurocodice 8 e, in base al potenziale di liquefazione (Iwasaki), attraverso il quale si possono distinguere zone a differente vulnerabilità (vedi tabella) si è realizzata la carta degli ambiti di suscettibilità alla liquefazione (TAV.4).

Questi sono distinti in una zona a liquefacibilità nulla ed una a basso livello (liquefazione non probabile), estesa in quattro nuclei, due sul settore nord occidentale, rispettivamente ad est di Corva e di Fiumesino, uno al centro, sul bordo occidentale del capoluogo, uno sul confine ad est del comune, a margine della roggia Baidessa, ed uno a sud, in corrispondenza di Fagnigola.

Figg. 9.4. e 9.5. Punti di variante che ricadono in area a liquefacibilità non probabile, a Fiumesino e a est del capoluogo.

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Fig. 9.6. Punto di variante che ricade in area a liquefacibilità non probabile a Fagnigola.

Per l’utilizzo a fini edificatori, nella zona a rischio di liquefazione non probabile, si richiede la valutazione del coefficiente di sicurezza alla liquefazione alle profondità in cui sono presenti i terreni potenzialmente liquefacibili, ove ricadono i punti di variante 5, 34, 35 e 60 ( Figg.9.4, 9.5 e 9.6).

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10. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA

Nel territorio in esame si individuano tre zone geologico tecniche: Z3, Z3-4, Z4-5, decrescenti in ordine alle proprietà fisico-meccaniche, cartografate in TAV. 7 e riportate in Fig. 10.1. Le zone Z3-4 e Z4-5 manifestano caratteristiche di eterogeneità litologica, che, unite a prossimità della falda alla superficie topografica, producono una risposta differenziata del materiale alle sollecitazioni e non permettono quindi la definizione di un ambito propriamente omogeneo. In questo caso vengono utilizzati i parametri di entrambe le zone interessate e la variabilità locale viene messa in luce nell’indagine al dettaglio. I punti di variante ricadono entro le zone Z3-4 e Z4-5.

Fig. 10.1. Zonizzazione geologico tecnica.

Z3

Z3-4

Z4-5

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Z3-4 - Si allunga sulla direttrice Praturlone - Azzano X, includendo la metà orientale del capoluogo e in due piccoli nuclei in direzione parallela, più a ovest, a ridosso dell’autostrada, a nord, e in corrispondenza dell’area artigianale, a sud. Include sedimenti sabbiosi e sabbioso limosi da sciolti a mediamente densi, alternati a lenti e strati limoso-argillosi mediamente consistenti, ascrivibili alla categoria di suolo di fondazione C e caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità. Vi ricadono i punti di variante 9, 10, 16, 22, 46, 53, 54, 67. Z4-5 - Comprende sedimenti limosi e limoso-argillosi da scarsamente a poco consistenti, associati a depositi più marcatamente sabbiosi e sabbioso limosi da sciolti a poco densi e sedimenti sabbioso - ghiaiosi con alta percentuale di limo ed argilla, poggianti, in profondità su depositi più addensati e con migliori caratteristiche geotecniche. Corrispondono ai suoli di fondazione di tipo D ed E e producono, nei termini superficiali interagenti con le opere fondazionali, una netta decrescenza della risposta geotecnica del materiale alle sollecitazioni e tale da causare perdite sensibili di resistenza dello scheletro o cedimenti significativi dei livelli coesivi. Include i restanti punti di variante (2, 3, 4 ,5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 23, 25, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42,43, 44, 45, 47,48,49, 50, 51, 52, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 69).

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11. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E VINCOLI NORMATIVI NELLE ZONE DI PERICOLOSITA’ Il presente studio riporta le modifiche relative alla variante n°66 al PRGC, che comprende 69 punti, gran parte dei quali incrementa le aree residenziali. Le caratteristiche geologiche ed idrologiche del territorio vengono di seguito riassunte:

• sul territorio comunale affiorano tre litofacies distinte per la natura litologica dei materiali prevalenti: sabbie e ghiaie (SG), sabbie e sabbie limose (SSl), argille,limi e sabbie (ALS), quest’ultima la più diffusa. -Nell’ambito dei depositi argillosi, limosi e sabbiosi (ALS) ricade la maggior parte delle aree di variante: 2, 3, 4, 5, 6, 7, 11, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 23, 25, 29, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 69. - Nelle sabbie ghiaiose (SG) ricadono i punti di variante 33 e 38 - Nelle Sabbie commiste a sabbie limose (SSl) ricadono i punti di variante 8, 9, 10, 22, 46, 53, 54, 67.

• Il comune è solcato dai tre sistemi idrografici del Meduna, del Fiume e del Sile che producono fenomeni esondativi da cui si sono ricavate le zone di pericolosità idraulica definite dal P.A.I del Livenza, aggiornato al 2012, dal P.A.I. del Lemene, e dallo studio geologico per il PRGC del 2004, riportate nelle tavole in allegato e nel paragrafo “6. Ambiti di esondabilità” della presente relazione. - In zona a pericolosità moderata P1 ricadono il punto di variante 23, parte del punto 38 e parte del punto 67 - In zona P2 ricadono il punto di variante 8 e parte del 67.

• Tutti i punti di variante sono inclusi nell’ ambito in cui la minima profondità della falda è compresa fra 0 e 2 m dal piano campagna.

• Le indagini sismiche e penetrometriche, condotte su tutto il territorio comunale per la precedente variante n. 49, cui si fa riferimento, mettono in luce le caratteristiche geotecniche del substrato che permettono di definire le caratteristiche geomeccaniche indicative del substrato

• Nel territorio in esame si individuano tre zone geologico tecniche decrescenti in ordine alle proprietà fisico-meccaniche: Z3, Z3-4, e Z4-5. In zona Z3-4, ricadono i punti di variante 9, 10, 16, 22, 46, 53, 54, 67

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In zona Z 4-5 ricadono i punti 2, 3, 4 ,5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 23, 25, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42,43, 44, 45, 47,48,49, 50, 51, 52, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 69.

• Dal punto di vista sismico, in base all’ O.P.C.M. 20-3-2003, n. 3274, il comune di Azzano Decimo ricade nella categoria III, quindi Zona 3, corrispondente alla Zona Sismogenetica, 905, zona di pericolosità sismica del territorio regionale espressa in accelerazione orizzontale di picco PGA in cui sono previsti, sulla base dei meccanismi focali, valori di massima magnitudo pari a M>6, associata ad un periodo di ritorno di 475 anni . L’analisi dei microtremori conferma in tutto il territorio comunale un rapporto H/V al di sotto del valore di 2 che rappresenta la soglia di significatività. La presenza di picchi non pronunciati rende plausibile ricondurre il fattore di amplificazione a quello proposto dalla normativa in funzione della categoria di suolo (amplificazione stratigrafica).Per le categorie di sottosuolo B, C, D ed E i coefficienti SS (coefficiente stratigrafico) e CC (che modifica il valore del periodo TC) possono essere calcolati, in funzione dei valori di F0 e Tc* relativi al sottosuolo di categoria A.

• Riguardo alla stabilità nei confronti della liquefazione, negli ambiti definiti con “liquefazione non probabile” si inseriscono i punti 5, 34, 35 e 60

Sintesi degli ambiti di pericolosita’ e vincoli connessi

Il complesso dei rilievi, delle indagini prospezionali e delle successive rielaborazioni consente di definire, all’interno del territorio comunale, ambiti di diversa vulnerabilità dipendenti da fattori di natura idrogeologica, geologico-tecnica e sismica. Gli ambiti di vulnerabilità, a loro volta, producono una serie di vincoli legati alle condizioni di criticità idrogeologica, geologico tecnica e sismica.

Vincoli di natura idrogeologica • Vincoli di natura idrogeologica prodotti dal sistema del F. Meduna, riportati dal P.A.I. della

Autorità di Bacino del F. Livenza Per il punto 8, in zona esondabile a pericolosità media, P2, la normativa prevede la non idoneità per l’edificazione.

• Vincoli di natura idrogeologica prodotti dai sistemi idrografici del F. Fiume e del F. Sile Sono legati alle norme di attuazione adottate dalle Autorità di Bacino del fiume Lemene, con delibera n 1/2002 del 26 novembre 2002, riportate in allegato alla presente relazione. Per il punto 67, ricadente in parte in zona a pericolosità P1 e in parte in P2, è ammessa l’estensione dell’area esistente per impianti di depurazione da parte dell’Amministrazione Comunale, per mancanza di alternative progettuali tecnicamente ed economicamente sostenibili. I nuovi impianti devono essere dotati degli opportuni accorgimenti tecnico-

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costruttivi e gestionali idonei ad impedire il rilascio nell’ambiente circostante di sostanze o materiali per effetto dell’evento che genera la situazione di pericolosità. Per il punto 23 e parte del punto 38, che ricadono in zona a pericolosità moderata P1, in caso di edificazione non è ammessa la realizzazione di scantinati nuovi o l’ampliamento degli esistenti e il piano di calpestìo delle nuove edificazioni deve essere posto almeno 50 cm al di sopra del piano campagna.

• Nelle zone non esondabili, ma con livello della falda posto tra 0 e 2 m dal p.c. è ammessa, invece, la costruzione di cantine interrate o seminterrate, adeguatamente impermeabilizzate, con esclusivo accesso dall’interno del fabbricato ed aperture o camini di luce posti al di sopra del piano di calpestio.

• Vincoli conseguenti alla impermeabilizzazione del suolo

Stabilito che ogni modifica volta ad incrementare l’urbanizzazione nell’utilizzo del territorio comporta una riduzione della capacità di quest’ultimo di modulare le piene e in alcuni casi configura situazioni di rischio idraulico, in relazione all’applicazione del principio di invarianza idraulica ogni intervento che provoca una significativa impermeabilizzazione dei suoli ed aumenta la velocità di corrivazione, deve prevedere azioni correttive mitigatrici degli effetti, mediante la realizzazione di volumi di invaso attuati in modo da mantenere i colmi di piena inalterati prima e dopo la trasformazione. La soglia dimensionale che obbliga alla verifica idraulica per stabilire gli incrementi di impermeabilizzazione del suolo e garantire l’effettiva invarianza del picco di piena del corpo idrico recettore, viene stabilita a partire da una superficie di 500 mq per le zone artigianali, industriali e commerciali e da 2000 mq, per le zone residenziali. Se si accerta un significativo incremento di impermeabilizzazione è necessario individuare le misure compensative ritenute idonee a garantire l’invarianza idraulica con adeguati volumi d’invaso, dimensionandone i tiranti idrici ammessi e le luci di scarico in modo da garantire la conservazione della portata massima defluente dall’area in trasformazione ai valori precedenti l’impermeabilizzazione. Negli altri casi, per piccoli interventi è sufficiente adottare buoni criteri costruttivi per ridurre le superfici impermeabili, quali le superfici dei parcheggi, viali di accesso alle residenze e spiazzi in genere, mediante grigliati o comunque superfici ad alta assorbenza. Se il livello della falda è posto al di sotto del metro in profondità, laddove se ne rilevasse la necessità, è bene prevedere piccoli fossi d’infiltrazione rinverditi dove le acque meteoriche, accumulate per breve tempo, si possano infiltrare nel substrato. Qualora le condizioni morfologiche e del suolo consentano, previa verifica, una laminazione diretta delle portate in eccesso, non è necessario prevedere dispositivi di invarianza idraulica.

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Vincoli di natura geologico tecnica Per tutti i punti di variante che richiedano intervento edilizio e di stabilizzazione dei terreni è disposta la presentazione della relazione geologica e/o geotecnica, commisurata alla tipologia delle opere in rapporto alle condizioni morfologiche, stratigrafiche e idrogeologiche del sito, secondo le indicazioni della normativa vigente: DM 11/03/88, DM14/01/08 (NTC) , Norme A.G.I.(1977) e Normative Europee (EC7). Per i punti di variante, che ricadono in zona Z3-4 (9, 10, 16, 22, 46, 53, 54, 67) l’utilizzo è legato ad un accertamento geognostico e geotecnico puntuale ed adeguato all’entità dell’opera e dei carichi trasmessi sul terreno di fondazione, per valutare le condizioni litostratigrafiche e le caratteristiche geomeccaniche del materiale unite ad una attenta verifica dell’ approfondimento della falda, data la presenza di componenti granulometriche più fini. Per tutti gli altri punti di variante che ricadono in zona Z4-5 (2, 3, 4 ,5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 23, 25, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42,43, 44, 45, 47,48,49, 50, 51, 52, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 69) la normativa lega l’utilizzo geotecnico del terreno al riconoscimento delle condizioni morfologiche, stratigrafiche ed idrogeologiche locali e alla caratterizzazione geotecnica dei terreni di base, mediante indagini puntuali che valutino, caso per caso, il volume significativo di sottosuolo adeguato all’importanza e alla tipologia dell’opera progettata nonché all’entità dei carichi trasmessi ai terreni (norme A.G.I.,1977 e normative europee-EC7) e tengano in debito conto posizione ed oscillazione della falda. Vanno verificate con attenzione la qualità e la consistenza dei materiali compressibili, la portanza e l’entità dei cedimenti in riferimento ai carichi indotti, per una corretta scelta delle relative soluzioni progettuali.

Vincoli di natura sismica L’analisi sismica locale ha prodotto una zonazione, in cui l’azione sismica è valutata considerando l’influenza delle condizioni stratigrafiche, morfologiche e geotecniche locali. La normativa vigente definisce il volume sismico significativo d’indagine nella misura di 30 metri sotto il piano fondazionale e prevede di caratterizzare il terreno in categorie di suolo di fondazione, che in fase progettuale vanno verificate caso per caso. Riguardo alla stabilità nei confronti della liquefazione, negli ambiti definiti con “liquefazione non probabile” è necessario, per ogni intervento, prevedere la verifica alla liquefazione dei suoli, e, “se il terreno risulta suscettibile di liquefazione e gli effetti conseguenti appaiono tali da influire sulle condizioni di stabilità dei manufatti o dei pendii, occorre procedere ad interventi di consolidazione del terreno e/o trasferire il carico a strati di terreno non suscettibili di liquefazione” (Nuove norme tecniche per le costruzioni ,DM 14 gennaio 2008). I punti di variante che ricadono nel suddetto ambito sono: 5, 34, 35 e 60

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In ultima analisi, per le risultanze riscontrate in sede d’indagine e nel rispetto dei vincoli imposti dalle aree di vulnerabilità idrogeologica, geologico-tecnica e sismica, si ritiene che le aree soggette a variante siano compatibili con le condizioni geologiche ed idrologiche del territorio in esame. Varmo, maggio 2013 Dr. Maurizio M. Pivetta Geologo

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NORME DI ATTUAZIONE

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