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STORIA DEL TERRITORIO E DEL CASTELLO DI BAGNARA DI ROMAGNA Dal villaggio alla fortezza

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Page 1: STORIA DEL TERRITORIO E DEL CASTELLO DI BAGNARA ......I ritrovamenti di superficie relativi al terri-torio di Bagnara del Bronzo Medio e Recente (XVI-XII sec. a.C.) delineano due aree

STORIA DEL TERRITORIO E DEL CASTELLO DI BAGNARA DI ROMAGNADal villaggio alla fortezza

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Il castello è la porta del tempo. Chi la varcaripercorre senza soluzione di continuità levicende di Bagnara e delle sue vicinanze.Rilegge capitoli, episodi oppure anche solofrasi incompiute di una narrazione cheattendeva di essere rivisitata e fatta cono-scere. Chi ne segue la trama capirà chisiamo stati e cosa siamo voluti diventare:agricoltori-allevatori, primi ad intrecciare undialogo permanente con il territorio, abiliartigiani dell’età dei Metalli maestri nel for-giare il duttile e resistente bronzo, coloniromani intenti a modellare con pazienteassiduità il paesaggio, sino a conferirgliquel durevole volto così famigliare agli

occhi di noi moderni, uomini dell’età diMezzo raccolti in preghiera nella silenteatmosfera di una grande chiesa al centrodel borgo fortificato o immersi nelle occu-pazioni d’ogni giorno, armigeri sugli spaltiintenti a respingere il nemico di turno.Ma il castello è anche il museo di se stesso.E’ storia di sistemi di potere che si sbriciola-no e di nuovi bisogni di sicurezza. E’ mutospettatore dell’avvicendarsi di signorie estrumento d’elezione per assicurare visibili-tà al loro dominio. E’ documento di tecni-che difensive via via più moderne e bancodi prova di architetture che si adattano anuovi modi di concepire l’abitare e a sem-

pre più efficienti invenzioni a supportodella strategia militare. Il castello è sommadi parti (rocca, mastio, bastione, cintamuraria, palazzo…) e, ad un tempo, parteesso stesso di un sistema, l’incastellamento,che in queste contrade di Romagna si mani-festa potentemente, punteggiandone inmodo inconfondibile il tessuto insediativo.

Fiamma LenziIstituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali,Regione Emilia Romagna

Quello che potete vedere entrando nellaRocca di Bagnara di Romagna è il fruttodell’ impegno prolungato e intenso delvolontariato locale, oltre che dei tecnicidella Soprintendenza per i BeniArcheologici dell’Emilia Romagna,dell’Università degli studi di Bologna,dell’IBC, del Comune e della Provincia, che– su incarico dell’Amministrazione comuna-le – hanno raccolto, studiato, messo in filae rielaborato l’enorme quantità di testimo-nianze disponibili sulla storia di Bagnara esul territorio circostante.Bagnara di Romagna vanta origini antichis-sime. I primi ritrovamenti risalgono agli

scavi archeologici eseguiti nel 1956 nelfondo chiamato Cento, un chilometro circaa sud di Bagnara: da quei reperti si scoprìche Bagnara di Romagna poteva esserestata abitata già nell’età del Ferro. Da alloraaltre ricerche sono seguite, che confermanoquanto già desumibile da alcuni ritrova-menti di superficie e cioè che i primi inse-diamenti dell’area bagnarese sono ricondu-cibili addirittura all’età del Bronzo.Non solo. Gli scavi di questi ultimi annipresso i Prati di S. Andrea hanno fornitoinformazioni assai preziose per la ricostru-zione della nascita e della fine di Bagnaravecchia, villaggio dell’età altomedievale. La

Rocca in quanto fulcro dell’antico borgorappresenta la sede ideale di conoscenzadella storia di Bagnara di Romagna, dallapreistoria all’età medievale. La Rocca oggi rappresenta un museo viven-te ma anche un luogo di cultura, punto diriferimento significativo per i convegni e glistudi in materia; un’ occasione, infine, pertutti i cittadini, a partire dai più giovani, perconoscere e alimentare nel tempo un lavoroche sia indirizzato alla continua ricerca dellapropria identità.

Giovanni CiarlarielloSindaco di Bagnara di Romagna

Comune di Bagnara di Romagna

Provincia di Ravenna Unione dei Comuni della bassa Romagna

Istituto beni artistici,culturali e naturali

Regione Emilia Romagna

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliSoprintendenza per i Beni Archeologici

dell’Emilia Romagna

Università degli Studi di BolognaDipartimento di Archeologia

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Nel VI millennio a.C., la penetrazione dinuove genti da oriente introdusse anche inItalia l’agricoltura e l’allevamento, portandocon sé una radicale trasformazione, i cui segnipiù evidenti si hanno nella presenza di villaggistabili, come quello di Fornace Gattelli aLugo, nella produzione di ceramica e nellafabbricazione di oggetti in pietra levigata. Dietà neolitica è l’ascia in pietra verde rinvenuta

Il territorio di Bagnara in età preromana

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Ricostruzione del villaggio dell’età del Bronzo di Montale (MO).

nel comune di Bagnara.Le più importanti testimonianze preromanedel territorio risalgono, però, alle fasi media erecente dell’età del Bronzo (XVI-XII sec. a.C.),un’epoca che vede il sorgere di grandi villaggie il pieno sviluppo della metallurgia per laproduzione di armi, utensili e oggetti di orna-mento in bronzo. Alla fine del Bronzo Recente, anche la

Romagna fu coinvolta nella grande crisi eco-nomica e ambientale che investì la Pianurapadana e tutti gli abitati cessarono di esistere.Il territorio di Bagnara rimase quindi disabita-to per secoli: le prime tracce di una rioccupa-zione del territorio si hanno solo nella succes-siva età del Ferro, come testimoniano i repertirinvenuti nel 1956 nel fondo “Cento”.

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I ritrovamenti di superficie relativi al terri-torio di Bagnara del Bronzo Medio eRecente (XVI-XII sec. a.C.) delineano duearee di maggiore concentrazione, posterispettivamente a nord e a sud dell’attua-le centro, indizio di altrettanti villaggi.Tra i materiali ceramici, tazze e ciotole inceramica fine, sono caratterizzate da unagrande varietà di anse e manici sopraele-vati: la loro rapida evoluzione costituisceper gli archeologi un importante indica-tore cronologico e culturale. Nell’insieme i materiali di Bagnara, comequelli del vicino sito di via Ordiere aSolarolo sono riferibili alla civiltà appen-ninica e subappenninica, estesa nelBronzo Medio e Recente a gran partedell’Italia peninsulare e della Romagna. L’esistenza di una più vasta rete di scam-bi, aperta agli influssi provenienti daigrandi abitati terramaricoli della pianuraemiliana, è invece suggerita dalla produ-zione metallurgica, testimoniata daipugnali in bronzo, dal frammento dilama di falcetto, dal manico di lesina incorno decorato a cerchielli.

I villaggi dell’età del Bronzo

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Tazza profonda con ansa a corne bovine dagli insediamenti di

Solarolo. Via Ordiere, in visione frontale e laterale.

Ricchezza e varietà della produzione metallurgica dell’età del

Bronzo: rasoi, falcetti, pugnali, spilloni e pendagli dalla terramara

di S. Rosa di Poviglio (RE).

Manico di lesina in corno di cervo dall’abitato

dell’età del Bronzo di Anzola (BO).

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Il territorio di Bagnara conserva ancora isegni delle antiche divisioni dei terrenirealizzate in epoca romana. Dai rinveni-menti di superficie gli insediamenti diquel periodo risultano particolarmenteaffioranti nel settore orientale del territo-rio comunale, ad una maggiore distanzadalle esondazioni del fiume Santerno.La casa colonica, di modeste dimensioni,era realizzata con materiali deperibili:pavimenti in argilla, fondazioni murariein frammenti laterizi, sassi di fiume eargilla, mentre gli alzati potevano esserein legno, in argilla cruda o in mattoni; la

Gli insediamenti nella centuriazione

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Il territorio di Bagnara, in epoca romana,rientrava nella VIII regio augustea ed eraascritto alla centuriazione di ForumCornelii (Imola), centro posto sulDecumano Massimo della centuriazionecostituito dalla via Emilia. Questa partedi territorio, ripartita in riquadri regolaridi circa 706 metri di lato, era segnata daicorsi fluviali del Sillaro, del Senio e delSanterno, che doveva essere navigabilefino a Forum Cornelii.All’interno delle centurie erano collocatele villae, residenze di medio-alto livello,dotate di pavimentazioni e decorazioni

Come si conquista un territorio:

la centuriazione

copertura della casa, sostenuta da travidi legno, era in laterizi. All’impianto abi-tativo si collegavano spazi funzionalialle attività agricole e pastorali, vi eranoanche i pozzi, i torchi e le fornaci. La villaurbano-rustica aveva una planimetria piùestesa, con alloggi servili e zone dimagazzinaggio e lavoro (presse per l’olioe il vino, depositi per le anfore, magazzi-ni con dolii per la conservazione dei pro-dotti alimentari) e un’area riservata aglialloggi padronali e di rappresentanza construtture di lusso e impianti termali.

pregiate, e le fattorie, destinate all’attivi-tà agricola e all’allevamento. Questi edi-fici si trovano generalmente in numerovariabile da due a quattro per ognimaglia centuriale, posizionati nei vertici ovicino ai perimetri dell’area o ai confiniinterni secondari (limiti intercisivi). Suquesti assi stradali spesso erano collocatepiccole necropoli private.

Foto aerea con al centro il fiume Santerno, a destra il territorio

comunale di Bagnara di Romagna e a sinistra quello del comune

di Mordano, (Bagnara di Romagna, Ufficio Tecnico).

Un territorio centuriato in epoca romana,

(disegno di Giorgio Albertini).

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Nel larario domestico, una piccola nic-chia sacra posta all’interno della casa, iRomani collocavano le immagini divineprotettrici della familia. Tra queste pote-va rientrare, sotto forma di piccola statuain bronzo, Minerva (la greca Atena) defi-nita da Ovidio la divinità dai mille compi-ti: legata alla guerra, ma anche allamedicina, alle arti ed anche protettricedegli artigiani. Era presente ancheMercurio (il greco Hermes) dio dell’elo-quenza, del profitto, del commercio, deiladri, dei viandanti e dei viaggiatori. Isuoi attributi sono generalmente il cadu-ceo, che sostiene con una mano, divenu-to simbolo della medicina e le ali ai piediche lo identificano come messaggero degli dei.

Elementi di abbigliamento e corredo per-sonale erano le fibule, un tipo di oggettousato nel vestiario sia maschile che fem-minile. La fibula definita di “tipoAucissa”, tipicamente romana, è benrappresentata nei contesti bagnaresi;probabilmente prodotta in Cisalpina, eramolto diffusa in età augustea, sia inambito militare che in contesti civili.

Aspetti di vita domestica in età romana

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Pompei. Casa del Menandro. Atrio con larario. Disegno ricostruttivo dell’uso di una fibula nell’abbigliamento

romano, (ricostruzione Giorgio Albertini).

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Durante la Tarda Antichità (secoli IV-VI) siverificarono profondi rivolgimenti politicie sociali che portarono alla finedell’Impero romano d’Occidente (476) edalla costituzione dei regni romano-barba-rici. Tuttavia non non fu solamenteun’epoca di declino, e buona parte del-l’attuale Romagna vide il parziale ripristi-no di condizioni economicamente favo-revoli dopo la profonda crisi delle cam-pagne verificatasi nel III secolo. La ripresaeconomica fu dovuta anche alla vicinan-za con la nuova capitale Ravenna (dal Vsecolo), che mantenne una posizionerilevante per tutto l’altomedioevo. Inseguito la maggior parte della Romagna(ed anche l’area di Bagnara) fu inclusanell’Esarcato, espressione del dominiobizantino in Italia. Presso alcune città e territori furonocostruiti edifici di lusso (ville e palatia)appartenenti alle nuove aristocrazie fon-diarie o direttamente alla corte, mentrele campagne furono riorganizzate in lati-fondi dediti alle coltivazioni di tipo esten-sivo ed all’allevamento. Recenti ricerchearcheologiche, alcune delle quali effet-tuate anche nel territorio di Bagnara,hanno mostrato numerosi piccoli insedia-menti in continuità abitativa rispetto aprecedenti ville di età romana, seppurecon strutture generalmente più povere erealizzate in materiali deperibili. Durante l’altomedioevo le chiese ruralifunzionarono come poli di riferimentonon solo dal punto di vista religioso, maanche amministrativo ed economico. Il

popolamento, che dobbiamo immaginareancora capillarmente diffuso, continuò siain forme disperse, sia per piccoli villaggi.

Il territorio tra Tardo Antico ed Alto Medioevo:

continuità e discontinuità.

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Residenza tardoantica di Via Dogana a Faenza: sviluppo

decorativo del principale ambiente di rappresentanza.

Le sepolture scoperte nella villa romana di Via Marconi a

Forlimpopoli (scavata recentemente dalla Soprintendenza per i

Beni Archeologici dell’Emilia Romagna) si datano al V- VI secolo e

rispecchiano un fenomeno molto diffuso nelle campagne tardo-

antiche, cioè la presenza di piccoli nuclei funerari al di sopra di

rovine appartenenti a ville. Ciò non deve essere interpretato come

abbandono, quanto piuttosto come continuità di frequentazione

abitativa, in quanto nei pressi di queste necropoli si collocavano

solitamente piccoli insediamenti che continuavano ad occupare

solo alcuni corpi di fabbrica già appartenuti alle precedenti ville. Si

consideri anche che la vicinanza tra spazio dei vivi e spazio dei

morti era uno dei tratti culturali tipici della Tarda Antichità.

Forlimpopoli, villa di Via Marconi: tomba ad inumazione plurima

in cassa laterizia con copertura a doppio spiovente; a destra sono

visibili le strutture pavimentali della precedente villa romana.

Forlimpopoli, villa di Via Marconi: tomba ad inumazione in cassa

laterizia.

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I reperti rinvenuti sia nel territorio diBagnara, sia più in generale nelle città enelle campagne, testimoniano una deci-sa vitalità fino all’Alto Medioevo. Glioggetti della vita quotidiana e domesticaerano per lo più ceramiche verniciate eceramiche da fuoco, a testimonianza delpermanere di mercati regionali e locali ingrado di servire capillarmente città e ter-ritori. Ne è testimonianza anche labuona diffusione delle monete in bron-zo, che nella tarda antichità raggiunserodimensioni molto piccole, sintomo di unaprogressiva inflazione. In età tardoantica si verifica un importan-te cambiamento del modo di vestire,determinato dall’influsso culturale barba-rico e orientale: si passa dai vestiti drap-peggiati, tipici dell’età romana, a quellitagliati a modello sulla figura e cuciti. Ilterritorio di Bagnara ha restituito moltiaccessori di abbigliamento, in particolarefibbie da cintura. Alcune di queste, tipi-che del periodo bizantino (VII e VIII seco-lo), vanno collegate alla presenza di per-sonaggi di alto livello.

Gli oggetti del quotidiano tra V e VII secolo

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Disegno ricostruttivo dell’uso di una fibbia nell’abbigliamento

tardoantico-altomedieval,

(ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

Disegno ricostruttivo dell’uso di una fibula nell’abbigliamento

tardoantico-altomedievale,

(ricostruzione grafica Giorgio Albertini).

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Le motte sono rilievi artificiali che si tro-vano nella pianura Padana. Se la loro ori-gine è legata alla nascita dei primi villag-gi in età protostorica, la loro presenzaebbe un fortissimo incremento alla finedell’Alto Medioevo, in particolare tra X eXI secolo, in coincidenza con la nascita dinumerosi castelli. Per l’età medievale gli storici hanno ini-zialmente supposto una loro origineprettamente militare, riconducibile all’in-flusso normanno; le ricerche archeologi-che hanno invece evidenziato come granparte di questi insediamenti mostricaratteri molto diversi. Si tratta di piccolivillaggi caratterizzati da edifici in legno eterra, protetti da fossati e palizzate, dovesi svolgeva un’intensa attività commer-ciale ed artigianale. Talvolta questi inse-diamenti hanno continuato ad essereabitati fino ai nostri giorni, subendo con-tinue trasformazioni, ; in altri casi furonoabbandonati, come è accaduto aBagnara alla motta dei Prati di S.Andreadi Bagnara.

Una nuova forma di insediamento:

le motte

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Il lavoro all’interno di una motta (disegno Giorgio Albertini).

Crocetta di S. Agata: planimetria di un edificio ligneo, X secolo.

Castel S.Polo (Comune di Castel Guelfo, Bo) il sito della Motta.

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La vita ed il lavoro all’interno della motta

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Benedetto Antelami,

Battistero di Parma,

Acquaio.

Anche nella motta di S. Andrea diBagnara, come in tutti i villaggi altome-dievali, non dovevano mancare le piccolebotteghe artigianali per la lavorazionedel metallo, del vetro e della ceramica. Ilfabbisogno di una comunità era infattiassai vario: strumenti di utilizzo quotidia-no casalingo - come chiavi e serrature,chiodi, coltelli - attrezzi per l’agricoltura(falci, zappe, roncole), o per la ferraturadei cavalli.All’interno delle case il focolare, in gene-re al centro dell’abitazione, serviva perriscaldarsi e cuocere gli alimenti. Nelperiodo altomedievale i cibi erano cottiin tegami e pentole di pietra ollare, unaroccia proveniente dalle Alpi sufficiente-mente morbida per essere lavorata altornio ed ottimo conduttore di calore. Icontenitori in pietra ollare rientravano trai beni d’uso di ogni famiglia, che tende-va a sfruttarli al massimo, spesso restau-randoli con grappe di metallo; l’impor-tanza di tali recipienti era tale che veni-vano ricordati negli inventari medievalidei beni mobili. Completava il panoramadegli utensili da cucina qualche brocca inceramica e numerose ciotole e scodellein legno.

Scena domestica all’interno di una casa (Parigi, Biblioteca Nazionale).

Maestro dei mesi di

Ferrara, Gennaio (XIII

secolo). Ferrara Museo

della Cattedrale.

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L’abbigliamento, gli utensili, le armi.

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In età Alto Medievale la gente modesta, icontadini e gli operai vestivano assaisemplicemente: le donne portavano tuni-che lunghe con una sopravveste a formadi grembiule, gli uomini braghe larghe etunica. La cintura, sia in stoffa che incuoio, rappresentava pertanto un ele-mento essenziale dell’abbigliamentomaschile e femminile; a questa venivanoappese le chiavi, la scarsella (una borset-ta piccola), arnesi minuti, coltelli e talvol-ta portafortuna. Analogamente a quelleattuali, le cinture erano dotate di unafibbia che poteva avere diverse varianti,più o meno decorate. Fibbie più piccole,in genere di forma semplice, erano utiliz-zate per le calzature, associate a fasce incuoio o stoffa. Un’altra importante attività che si svolge-va in casa era la filatura; ne sono testi-monianza le numerose fusaiole ritrovatenello scavo di S. Andrea. La gente mode-sta per vestirsi sceglieva lane grezze ofibre vegetali, spesso lasciate nel lorocolore originale o più raramente tinte incasa con materiali poco costosi.

Artista padano del XIV sec., Officium beatae Mariae virginis: Luglio, la battitura del grano col correggiato

(Forlì Biblioteca Comunale).

Artista padano del XIV sec., Officium beatae Mariae virginis: Febbraio, la potatura degli alberi

(Forlì Biblioteca Comunale).

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Come per altri centri minori della regio-ne, anche per Bagnara di Romagna pos-sediamo scarse informazioni per l’AltoMedioevo. Di questo periodo abbiamoperò un’importantissima testimonianzaarcheologica costituita dalla motta deiPrati di S. Andrea: dal 2005 laSoprintendenza per i Beni Archeologiciha iniziato in questo luogo una serie diricerche, tuttora in corso, che hanno por-tato alla scoperta di un piccolo villaggio,che dovette costituire il centro piùimportante dell’insediamento altomedie-vale e medievale del territorio.La motta è costituita da un lieve rialzodel terreno di forma rettangolare (m60x115), con una superficie di 6900 mq.L’abitato, nella sua prima fase di vita, eradifeso da un fossato e rinforzato dagrossi pali in legno. All’interno si trovava-no le abitazioni, costruite in materialideperibili: la struttura portante era realiz-zata in pali e travi di legno mentre lepareti erano fabbricate con la tecnica agraticcio che prevedeva un telaio inlegno su cui era spalmato uno strato diargilla. I pavimenti erano in sempliceterra battuta con i focolari posti al centrodella stanza più ampia.

Abitare il territorio:

la motta dei prati di S. Andrea

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Ricostruzione ideale di una motta in età altomedievale, (ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

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Dal 1129 il centro di Bagnara inizia a compa-rire nei documenti sotto la denominazione dicastello, cosa che fa intuire l’importanza delsito all’interno delle tensioni politiche dellaRomagna in questo periodo. Dopo poco, nelXIII secolo, la motta dei Prati di S. Andrea fuabbandonata in favore dell’attuale sito diBagnara. Alcune cronache motivano questoevento con cause traumatiche conseguenti

La fine della motta e la nascita di Bagnara

(XIII secolo)

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Veduta aerea della Rocca di Bagnara.

l’aggressione bolognese del 1222. In realtà lericerche archeologiche hanno portato in luceun’evidenza diversa: un abbandono program-mato, che in effetti corrisponde ad una logicapiuttosto comune in quel tempo, quandopoteva avvenire il trasferimento di alcuni inse-diamenti a vantaggio di altri, anche di fonda-zione comunale. Una memoria dell’antico abi-tato rimane nel toponimo che ricorda il sito

dei Prati di S. Andrea come “Bagnara vecchia”.Il nuovo centro si aggregò attorno alla chiesadi S. Giovanni e per i primi tempi dovette rima-nere privo di difese consistenti; poco dopo ini-ziò la costruzione della Rocca, che giunseall’attuale aspetto attraverso una serie di tra-sformazioni ed adattamenti.

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La Rocca di Bagnara fu probabilmentecostruita nel 1297. Nel tempo subìnumerosi rifacimenti che la portaronoall'attuale aspetto. Alcuni recuperi dimateriali archeologici realizzati nel cortilehanno restituito un buon numero di reci-pienti da cucina e da tavola riferibili alladiverse fasi della sua vita; si tratta in par-ticolare di forme in maiolica e graffitapolicroma ed invetriate da fuoco. Gliscavi condotti nel 2005 hanno inveceportato in luce, in questo vano, alcunevasche per la raccolta dell’acqua chefurono reimpiegate come immondezzai;anche da queste provengono oggetti uti-lizzati sia in tavola che in cucina. Un’altraindagine condotta nell’area circostante laRocca, in particolare nel fossato, ha con-sentito di recuperare calici e bicchieri invetro del XVI secolo. Recenti interventinel centro storico hanno portato alla sco-perta di porzioni del lastricato stradaledatabili al XVII secolo.

Gli scavi nella Rocca e nell’abitato

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Bagnara, centro storico. Un’immagine del lastricato stradale (XVII secolo).

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Dopo la fine dell’impero romano, a partire dalVI secolo, il paesaggio delle campagne vaincontro ad una lenta e profonda trasforma-zione. Le ville scompaiono definitivamente ele risorse agricole vengono sfruttate in basead un nuovo sistema che fa capo soprattuttoa fattorie e villaggi. La popolazione si concen-tra nei nuovi agglomerati, o – in alcune zone– risiede in abitazioni sparse o in piccolinuclei. Le maglie dell’insediamento sonocomunque più larghe, e presidiate da pochefortificazioni collocate principalmente nellefasce di frontiera.

L’insediamento nell’Alto Medioevo:

le caratteristiche generali

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Un paesaggio tipico dell’alto Medioevo (secoli VI-X),

(ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

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Dal X secolo in poi in Italia e nell’interaEuropa si diffonde un nuovo tipo di abitato: ilcastello. Queste fortezze nascono da un cre-scente bisogno di sicurezza, dovuto allo sgre-tolamento del potere centrale: alla fine del IXsecolo si estingue infatti l’impero carolingio, esi rinforza un ceto di signori locali - spesso inconflitto tra loro - che proprio nei castelli tro-vano le postazioni dalle quali esercitare i loro

Dai villaggi ai castelli: l’incastellamento

poteri.I primi castelli vengono costruiti soprattutto interra e legno; solo dall’XI-XII secolo la pietradiverrà il principale materiale da costruzione.L’archeologia sta dimostrando che in realtàalcuni dei castelli nascono lì dove spesso giàdal VII-VIII secolo si trovavano dei villaggi.

Un castello del XIII secolo,

(ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

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La nascita e la proliferazione dei castellitrovano nella bassa Romagna un ritmoed un’intensità simile a quella di moltealtre zone d’Italia e d’Europa. Dalleprime, non numerose attestazioni prece-denti all’anno Mille, si passa ad unnumero sempre crescente per i secolisuccessivi (XI-XIII).In questa zona si verificano inoltre episo-di di ricostruzione di castelli precedenti,in luoghi non distanti da quelli originari(come nel caso di Bagnara), e di creazio-ne di borghi franchi, ovvero di insedia-menti fortificati a presidio dei territoricomunali (come nel caso di CastelBolognese, fondato dal comune diBologna alla fine del XIV secolo). Tuttoquesto testimonia le numerose forme incui il complesso fenomeno dell’incastel-lamento può concretizzarsi nel corso delMedioevo.

L’incastellamento nella bassa Romagna

Castel Bolognese nel catasto ottocentesco.

Il castello di Bagnara così come appare nel catasto ottocentesco.

Lugo nel catasto ottocentesco. Le antiche raffigurazioni

cartografiche permettono di apprezzare meglio la struttura

originaria degli insediamenti.

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La diffusione del cristianesimo nelle cam-pagne inizia già nel IV-V secolo, ma unsistema strutturato di gestione del terri-torio compare soltanto tra VII e VIII. Ilfulcro di questo sistema sono le pievi, lechiese più importanti, dotate di un batti-stero e – a partire dal IX secolo – deldiritto di sepoltura; da esse dipendono leparrocchie, gli oratori e le altre chiese diminore rilievo. Ad ogni pieve fa capo undeterminato territorio, il che va a dise-gnare per le campagne una geografia dinatura ecclesiastica accanto a quellaamministrativa civile.

L’organizzazione ecclesiastica:

pievi e parrocchie

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Nella zona della bassa Romagna si con-tano ben 13 pievi medievali, segnalatedalla documentazione a partire dal IXsecolo. Alcuni di questi edifici si trovava-no nei pressi di abitati privi di fortifica-zioni, come la pieve di San Pancrazio nel-l’attuale comune di Russi, posta accantoad un villaggio; altri erano localizzatipresso un castello o al suo interno; altriancora presso un porto, come nel casodi S. Giovanni in Libba.Per la costruzione delle pievi venivanoimpiegati materiali e maestranze di ele-

Abside della pieve di

Santo Stefano in Tegurio

presso Godo.

Le pievi nella bassa Romagna

Abside della pieve

di San Pancrazio.

La pieve di San Pietro in Sylvis, presso Bagnacavallo.

vata qualità, il che ha spesso garantito lasopravvivenza degli edifici.In questa zona le pievi conservate megliosono San Pietro in Sylvis, presso Bagnacavallo,San Pancrazio e Santa Maria in Fabriago(soprattutto il campanile).

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Gli insediamenti fortificati (castelli) dellabassa Romagna presentano tre tipologiedistinte:

- l’abitato accentrato (ad es.Bagnacavallo), nato in un’ansa del vec-chio corso del Senio lungo la via alzaia esuccessivamente sviluppatosi in formaanulare a partire dal nucleo originario;

- gli impianti urbani pianificati di formaquadrangolare, la tipologia più diffusa(Bagnara, Castelbolognese, etc.), conisolati che si allungano ai lati dell’asseviario principale, dominati da una roccaposta in genere presso un vertice dellacinta muraria;

- il centro fortificato di Lugo si configurainfine come un tessuto urbano linearesviluppato lungo due assi viari, al cuiincrocio si trova la rocca.

Se il primo tipo è condizionato dalla pre-senza di un elemento naturale come ilfiume, le altre tipologie sono condiziona-te dall’assetto territoriale imposto dallacenturiazione romana, ancor oggi ingran parte conservata.

Abitati e fortezze: una tipologia

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Bagnacavallo, immagine satellitare.

Le tipologie degli insediamenti fortificati della

bassa Romagna

Lugo, immagine satellitare

Bagnara, immagine satellitare.

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Le parti del castello: mura, torri, porte, palazzi

Castel Bolognese, torre. L’evoluzione delle tecnologie offensive

portò all’adeguamento dell’architettura difensiva e alla costruzio-

ne di torri cilindriche, che opponevano una miglior resistenza

alle armi da fuoco.

Tavola comparativa delle aperture. La tipologia delle aperture è indicativa della cronologia di una fortificazione, permettendo di col-

locarla tra il XIV e il XV secolo per quanto riguarda archibugiere e cannoniere.

Bagnara, palazzo della rocca. Alla funzione militare della rocca si

affiancava spesso un uso residenziale, per accogliere il signore

oppure il capitano della guarnigione.

Lugo, torre della rocca.La trasformazione delle rocche

fu un fenomeno progressivo che portò alla commistio-

ne di elementi difensivi tradizionali (le torri, ad esem-

pio) con le nuove architetture dalle forme tondeggianti.

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Il laterizio è il materiale da costruzionepredominante nella bassa Romagna pertutto il Medioevo, facilmente reperibilesia per l’ampia presenza di giacimenti diargilla sia per la diffusa pratica del recu-pero da strutture murarie di età romana.Le rocche ed i castelli risultano quindirealizzati integralmente in mattoni, conl’uso sporadico di pietra con finalitàdecorative piuttosto che funzionali.L’introduzione degli elementi in pietra èun fenomeno che si afferma in coinci-denza con il rafforzarsi del potere signo-rile, e rappresenta una manifestazione diricchezza e potere: al già costosoapprovvigionamento dell’arenaria appen-ninica nel corso del Rinascimento siaffianca l’uso di pietra serena importatadalla Toscana.

I materiali da costruzione

Muratura in laterizio. L’uso del mattone permette di costruire in

modo rapido murature dall’aspetto omogeneo utilizzando un mate-

riale resistente, versatile e di facile reperibilità.

.

Un cantiere medievale (miniatura del XIV secolo). Lugo, mastio. L’uso del laterizio non è limitato alla costruzione

ma, opportunamente lavorato, risponde anche a esigenze arti-

stiche, quale la decorazione di merli e beccatelli.

Muratura in pietra. Nelle fortificazioni dell’area appenninica pre-

domina l’uso della pietra, materiale da costruzione reperibile

localmente.

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Nel 1371, per volontà del cardinale AnglicGrimoard de Grisac, venne redatta laDescriptio provincie Romandiole, un censimen-to a fini fiscali che riguardava gli insediamenticivili e militari del territorio romagnolo com-presi sotto la giurisdizione della Santa Sede.Questo documento è uno strumento fonda-mentale per la conoscenza del tessuto insedia-tivo della Romagna al termine del XIV secolo.

Un fermo-immagine:

la ricognizione del cardinale Anglic

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In questa immagine è riprodotta la

geografia della Romagna docu-

mentata dal censimento fiscale del

cardinale Anglic.

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Tra XIV e XV secolo, a seguito dell’intro-duzione e diffusione delle armi da fuoco,l’architettura militare subisce una profon-da trasformazione che porta alla costru-zione di nuove rocche più adatte allenuove necessità belliche e all’adegua-mento strutturale delle fortificazioni esi-stenti.La rocca si configura ora come un edifi-cio a pianta quadrangolare, munito agliangoli di grosse torri rotonde dotate diforte scarpa e di un apparato a sporgere(merli, beccatelli e caditoie) esteso lungotutto il perimetro difensivo.Elemento caratteristico delle nuoveforme di questa epoca - detta “dellatransizione” - è rappresentato dai torrio-ni cilindrici, sporgenti dalle mura e dialtezza pari a queste ultime, caratterizza-ti da possenti murature con andamentoobliquo o “a scarpa”, muniti di bombar-diere, casematte e camminamenti dironda su piano unico per agevolare il tra-sporto delle artiglierie.

Le fortezze alla fine del Medioevo

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Schema delle tipologie difensive. La forma delle fortificazioni del periodo della transizione (XIV-XV secolo) è frutto di un’attenta

pianificazione, volta a ridurre gli angoli morti e incrementare la possibilità di tiro difensivo di fiancheggiamento.

Forlì, rocca. L’abbassamento graduale dell’altezza delle cortine murarie e dei torrioni è una delle risposte al progredire della potenza

e della gittata delle armi da fuoco.

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Costruita probabilmente da Uguccionedella Faggiola nel 1297, a metà del XIVsecolo la rocca di Bagnara divenne pos-sedimento dei Visconti, che avviaronoimportanti restauri con l’ammoderna-mento delle fortificazioni.La rocca, distrutta nel 1428 nella batta-glia tra Angiolo della Pergola e FilippoMaria Visconti, venne fatta ricostruire dapapa Martino V ed in seguito passò allafamiglia Manfredi (1448-1470).Girolamo Riario, signore di Imola dal1473, affrontò il problema della difesadella città e del contado, di cui Bagnara

La rocca tra Medioevo e Rinascimento:

dai Visconti agli Sforza

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La rocca di Bagnara fu concepita peralloggiare i suoi signori e dominare l’abi-tato. Il sistema difensivo trovava infatti ilsuo fulcro proprio nella fortificazione,costruita presso l’angolo sud-est. Unampio circuito di mura, sorvegliate datorri circolari e semicircolari, proteggevapoi l’intero insediamento, articolato inisolati dalla scansione regolare. L’accessoprincipale era presso il lato sud, dove sitrovava la porta difesa da una torre.

Caterina Sforza (1463-1509) in

un dipinto di Lorenzo di Credi

(1456-1537) .

La rocca e l’abitato

era considerata il punto focale per la vici-nanza alla Romagna estense. Il propositodi Riario era quello di realizzare unarocca possente ed adeguata alle nuovetecniche di guerra. All’attività diGirolamo Riario e della moglie CaterinaSforza dovrebbe quindi risalire la costru-zione della rocca e della cinta muraria diBagnara così come si presentano tuttora,oltre alle primitive strutture del palazzo.La campagna militare condotta nel 1499da Cesare Borgia pose fine al dominioromagnolo di Caterina Sforza e segnòl’inizio del declino della rocca di Bagnara.

Cesare Borgia (1475-1507) in un

dipinto attribuito a Giorgione

(1478-1510).

La Rocca di Bagnara nel Medioevo,

(ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

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La rocca di Bagnara è una tipica fortezzaquattrocentesca, dall’aspetto regolare ecompatto. Il complesso ha una piantaquadrata, con edifici articolati intorno adun cortile. L’angolo sud-ovest è occupatodal mastio, un poderoso torrione a piantacircolare che costituiva la difesa principa-le. Presso l’angolo opposto si trova inveceil bastione: un’altra torre, anche questacircolare, di dimensioni più piccole.Questi due elementi sono collegati traloro dalle mura di cinta. Il signore dellarocca risiedeva nel palazzo, un lungocorpo di fabbrica dalla pianta rettangola-

La rocca e le sue parti:

la struttura della fortezza

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Il palazzo ducale di Urbino. Veduta dall’esterno,

(ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

La trasformazione delle rocche nel corsodel Rinascimento interessò non solol’ammodernamento dell’apparato difen-sivo, ma anche la concezione della resi-denza signorile. La funzione abitativa inprecedenza svolta dal mastio passò infat-ti al palazzo, vera e propria residenzasignorile. In alcuni casi sulla componentedifensiva prevalse quella residenziale el’intera rocca venne trasformata in unvasto palazzo fortificato.Spesso affiancato da un analogo edificiosituato al centro della città, vicino ai cen-tri del potere civile e religioso, il palazzo

Bagnara: schemi grafici realizzati a partire da foto aerea.

La rocca e le sue parti:

Il palazzo

re, a due piani e dotato di una loggia,situato presso il lato nord.L’intera fortezza è costruita in mattoni, ilmateriale più utilizzato per questo scopoalla fine del Medioevo.

signorile era un simbolo del potere e unagaranzia di sicurezza contro gli attacchinemici, così come in caso di sommossepopolari (piuttosto frequenti nell’irrequie-ta Romagna rinascimentale).

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Tra Medioevo e Rinascimento la funzionedel mastio subì una radicale trasforma-zione, perdendo completamente la fun-zione residenziale a favore di quelladifensiva.Il mastio rinascimentale si configuròinfatti come un bastione, non più arre-trato come nei secoli precedenti, mapiuttosto come fulcro dell’apparatodifensivo dell’intera rocca. La tozza torresuperava in altezza le altre strutture dellarocca e le sue spesse murature eranointerrotte solo da strette archibugiere ecannoniere.

La rocca e le sue parti:

il mastio

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Riolo: la rocca e i bastioni.

L’avvento delle armi da fuoco impose unadeguamento degli apparati difensivi esi-stenti e, più in generale, la trasformazio-ne dei principi dell’architettura militare.I torrioni cilindrici divennero un elementodistintivo delle fortezze, caratterizzate damurature possenti con la base a scarpaper meglio resistere ai colpi delle artiglie-rie e da un’altezza pari a quella dellecortine murarie per consentire un rapidopassaggio di soldati e bocche da fuocoda una postazione all’altra.Il bastione era inoltre un valido elementodi difesa attiva, per mezzo delle numero-

La Rocca di Bagnara.

La rocca e le sue parti:

il bastione

Pur se integrato nel sistema difensivodella rocca, il mastio poteva trasformarsiin un elemento autonomo per mezzo diponti levatoi e saracinesche; diventavacosì l’ultima difesa in caso di assaltonemico, capace di resistere ad un assedioprolungato grazie alla presenza di pozzi,cisterne per l’acqua e magazzini per iviveri.

se cannoniere e casematte poste al suointerno, in modo tale da permettere unacopertura ottimale del campo di battaglia.

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Tipologia delle rocche della Romagna- Rocche ad impianto regolare (XIV-XVsecolo) con elementi più antichi (XII-XIIIsecolo): accanto ad elementi innovativicome i bastioni cilindrici continuano adesistere le torri a pianta quadrangolare.

- Rocche ad impianto regolare pianificato(XV secolo): l’applicazione dei nuovi prin-cipi dell’architettura militare comporta losviluppo di impianti quadrangolari munitidi bastioni angolari cilindrici, di un’altascarpa e di un’ampia superficie di mano-vra per le artiglierie.

Le altre fortezze:

analogie e differenze

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Disegno ricostruttivo di un ingresso fortificato

con ponte levatoio (S.Germano, 1999).

L’apparato difensivo delle rocche, princi-palmente costituito da bastioni, cintamuraria e mastio, era completato da ele-menti di minor impatto visivo ma digrande importanza.Le mura culminavano con i beccatelli,strutture aggettanti che permettevano la“difesa piombante”, ovvero la possibilitàdi bersagliare dall’alto i nemici che si tro-vavano a ridosso delle mura. Le merlatu-re al di sopra dei beccatelli completavanol’apparato difensivo delle cortine mura-rie, proteggendo i soldati sui cammini dironda dal tiro nemico.

Gli apparati difensivi

Tipologia delle rocche della Romagna.

L’accesso alla rocca era consentito attra-verso una sequenza di apprestamentidifensivi. Il fossato, oltre ad assicurareuna riserva d’acqua, rappresentava unavalida protezione contro eventuali attac-chi, rendendo strategici i pochi puntid’accesso. Questi ultimi erano difesi dasaracinesche, ponti levatoi e rivellini,strutture difensive avanzate che difende-vano entrambi i lati dei ponti.

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Le fortezze medievali erano concepiteper resistere agli assedi, e dunque primadi tutto ai colpi delle macchine da guer-ra. La più diffusa tra queste era il man-gano, un mezzo di lancio con congegnoa bilanciere. A questo fu poi affiancato il trabucco,una macchina analoga con funziona-mento meccanico. A partire dal Trecento si diffusero le armida fuoco, e in particolare i cannoni.Questa novità influì pesantemente sul-l’architettura dei castelli: i muri dellenuove fortificazioni diventarono più

Assediare una fortezza:

le macchine da guerra

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Il passato ci ha lasciato in eredità moltimonumenti, che spesso portano su di séle tracce di restauri e ricostruzioni. Unaporta tamponata, una nuova finestraaperta, un corpo aggiunto sono momen-ti di svolta nella storia di un edificio, daleggere come se fossero i capitoli di unlibro.Ormai l’archeologia si dedica con note-voli risultati a questa maniera di fare sto-ria. Individuare i diversi interventi edilizi,comprenderli e inserirli nella sequenzadella vita del monumento è ciò che chiamiamo archeologia dell’architettura.

L’assedio di un castello medievale,

(ricostruzione grafica di Giorgio Albertini).

Analizzare una fortezza:

l’archeologia dell’architettura

spessi e si iniziarono ad utilizzare formearrotondate, soprattutto per le torri, inmodo da esporre meno superfici e spigo-li al tiro dell’attaccante.

Questo tipo di indagine porta ancheinformazioni sulle tecniche edilizie, sul-l’organizzazione del cantiere antico, sul-l’evoluzione delle forme architettoniche.

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Autori

Monica Miari pp. 2-3

Giovanna Montevecchi pp.4-5

Claudio Negrelli pp.6-7

Mauro Librenti pp.8,12-13

Chiara Guarnieri pp.9-11

Andrea Augenti pp.14-17, 23, 26, 27

Enrico Ravaioli pp. 18-23, 24-26

Progetto grafico

BFA Bartolini Fiamminghi Architetti Associati

Impianti e stampa

Fotolito La Progressiva

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La città è fatta di relazioni tra le misuredel suo spazio e gli avvenimenti del suopassato.

Italo Calvino, Le città invisibili

Bagnara, centro storico. Archeologia urbana.