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Verso il pieno riconoscimento della Professione. Sommario Editoriale 1 Formazione ed esperienze 2 LA FORMAZIONE CONTINUA La competenza 3 infermieristica avanzata (2° parte) La consegna infermieristica 6 e come viene trasmesso il dolore all’interno dell’equipe: due ricerche qualitative in contesti chirurgici Il dolore riferito: 10 conversazioni tra medici, infermieri e pazienti in un contesto di cura chirurgico. Quanto la qualità e il livello 12 di dotazione di personale infermieristico incide sugli esiti dei pazienti? NEWS Riforma degli ordini professionali 15 ECM 16 ATTIVITÀ DEL COLLEGIO Consulenza per gli infermieri 17 libero professionisti. Relazione Commissione 18 extracomunitari. Relazione Comissione 19 Segreteria. Commissione Presidenza. 19 Relazione Commissione enti 20 convenzionati liberi professionisti. I livelli di competenza che la professione infermieristica ha raggiun- to e che, quotidianamente garantisce, devono essere dimostrati, di- chiarati e messi in evidenza. Tutto questo è necessario per consolidare e validare la posizione ed il ruolo che la professione infermieristica ha e deve avere all’interno del sistema sanitario, economico, sociale, culturale dove opera e di cui è parte necessaria ed integrante. L’evoluzione legislativa dalla legge 42/99 in poi, ha rappresentato per la professione infermieristica e per le professioni sanitarie tutte, un even- to storico in quanto ha riconosciuto lo status di professionisti dotati di propria autonomia, di formazione universitaria, con progressione di carriera (orizzontale e verticale) e con un nuovo inquadramento. A sette anni di distanza da questa norma, nella quotidianità del lavo- ro negli ospedali, nei dipartimenti e nei distretti si sente sempre più forte l’esigenza di delineare una diversa organizzazione del lavoro. Riorganizzazione dove la professione è parte attiva ed assume un ruolo determinante nella ricomposizione del rapporto con le altre professioni, medici compresi, adeguato alla nuova evoluzione for- mativa – professionale, come già realizzato in molti Stati Europei ed extra Europei. Occorre consolidare i risultati professionali fin qui raggiunti per con- tribuire a dare piena e concreta attuazione ai processi, già in essere, di riforma previsti per garantire interventi adeguati alla nuova realtà ed alle nuove esigenze e bisogni dei cittadini. Ora è indispensabile che a tutti i professionisti che hanno contribuito a garantire con il loro lavoro quotidiano, qualità e valore all’assisten- za prestata, in termini di capacità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, sia riconosciuto e certificato il livello di competenza rag- giunto. Anno 6 - Numero 2/3 novembre - dicembre 2006 quadrimestrale. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TRENTO. segue a pagina 2 >>

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Verso il pienoriconoscimentodella Professione.

Sommario

Editoriale 1

Formazione ed esperienze 2

LA FORMAZIONE CONTINUA

La competenza 3 infermieristica avanzata (2° parte)

La consegna infermieristica 6e come viene trasmesso il dolore all’interno dell’equipe: due ricerche qualitative in contesti chirurgici

Il dolore riferito: 10conversazioni tra medici,infermieri e pazienti in uncontesto di cura chirurgico.

Quanto la qualità e il livello 12di dotazione di personaleinfermieristico incide sugli esitidei pazienti?

NEWS

Riforma degli ordini professionali 15

ECM 16

ATTIVITÀ DEL COLLEGIO

Consulenza per gli infermieri 17libero professionisti.

Relazione Commissione 18extracomunitari.

Relazione Comissione 19Segreteria.

Commissione Presidenza. 19

Relazione Commissione enti 20convenzionati liberi professionisti.

I livelli di competenza che la professione infermieristica ha raggiun-to e che, quotidianamente garantisce, devono essere dimostrati, di-chiarati e messi in evidenza.Tutto questo è necessario per consolidare e validare la posizione ed il ruolo che la professione infermieristica ha e deve avere all’interno del sistema sanitario, economico, sociale, culturale dove opera e di cui è parte necessaria ed integrante.L’evoluzione legislativa dalla legge 42/99 in poi, ha rappresentato per la professione infermieristica e per le professioni sanitarie tutte, un even-to storico in quanto ha riconosciuto lo status di professionisti dotati di propria autonomia, di formazione universitaria, con progressione di carriera (orizzontale e verticale) e con un nuovo inquadramento.A sette anni di distanza da questa norma, nella quotidianità del lavo-ro negli ospedali, nei dipartimenti e nei distretti si sente sempre più forte l’esigenza di delineare una diversa organizzazione del lavoro. Riorganizzazione dove la professione è parte attiva ed assume un ruolo determinante nella ricomposizione del rapporto con le altre professioni, medici compresi, adeguato alla nuova evoluzione for-mativa – professionale, come già realizzato in molti Stati Europei ed extra Europei.Occorre consolidare i risultati professionali fi n qui raggiunti per con-tribuire a dare piena e concreta attuazione ai processi, già in essere, di riforma previsti per garantire interventi adeguati alla nuova realtà ed alle nuove esigenze e bisogni dei cittadini.Ora è indispensabile che a tutti i professionisti che hanno contribuito a garantire con il loro lavoro quotidiano, qualità e valore all’assisten-za prestata, in termini di capacità di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, sia riconosciuto e certifi cato il livello di competenza rag-giunto.

Anno 6 - Numero 2/3 novembre - dicembre 2006 quadrimestrale. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TRENTO.

segue a pagina 2 >>

2 novembre - dicembre 2006

Con questo numero prosegue l’approfondimen-to relativo al tema della Formazione Continua in quanto, è questo un tema che, proprio per le mo-tivazioni già riportate nel numero precedente, è e rimane, sempre attuale ma è pure parte integrante del mandato proprio di ogni singolo professioni-sta.In questo numero:1. competenza infermieristica avanzata, in questa

seconda parte si affronta la realtà italiana;2. la presentazione di due esperienze di ricerca

qualitativa inerenti, la trasmissione delle in-formazioni all’interno dell’équipe “consegna infermieristica” e “ il dolore” con lo scopo di diffondere esperienze di ricerca condotte da

nostri iscritti. Possono essere spunto di rifl es-sione sul quotidiano e di nuovi apprendimenti;

3. negli aggiornamenti si porta una sintesi e tra-duzione di uno studio condotto sul rapporto tra dotazione di personale infermieristico ed esiti dei pazienti. Un maggiore numero e pre-parazione degli infermieri hanno un impatto positivo per la qualità e la sicurezza delle cure ospedaliere;

4. la relazione sul lavoro di consulenza infermie-ristica alla libera professione infermieristica. Questo per informare i colleghi sui temi ri-guardanti l’esercizio in regime libero profes-sionale.

Formazione ed esperienze

Accettare e realizzare questo signifi ca aver coscienza che la professione infermieristica è detentrice di una propria conoscenza, di una formazione e di una esperienza professionale specifi ca non delegabile.Tutto questo porta ad accrescere e sviluppare, come positiva conseguenza, il senso di appartenenza alla pro-fessione, ispirata da valori etici e deontologici propri, dove, al centro del proprio essere professione, c’è la persona con la sua unicità e con i suoi bisogni. Professione che si identifi ca e si rappresenta nell’appartenen-za ad un ordine quale organo di tutela verso le persone con bisogni di salute ed organo di riconoscimento e di identità professionale esclusiva!Ecco quindi che l’appartenenza ad un ordine professionale deve essere per tutti gli infermieri, motivo di gran-de orgoglio, valore riconosciuto anche dalla normativa attuale che ha sancito, come l’iscrizione all’Albo sia il requisito obbligatorio per poter esercitare la professione infermieristica, sia come libero professionista che come dipendente, quale unica certifi cazione del possesso dei requisiti professionali per esercitare la profes-sione infermieristica.Anche il Consiglio Direttivo ha affrontato e discusso su quelli che sono gli aspetti fondamentali che si muo-vono intorno alla professione, temi nodali per permettere e garantire che il processo di sviluppo e riconosci-mento professionale continui e si realizzi in scelte e azioni concrete.Impegno particolare si è concentrato sul Dibattito Nazionale per le Professioni Sanitarie e sulle scelte strate-giche da attuare. Il Consiglio Direttivo concorda come sia certamente più vincente impegnarsi per realizzare e mantenere un confronto e un dialogo stabile con le parti politiche piuttosto che ricorrere a logiche rivendi-cative.Ha inoltre, espresso il proprio impegno e la particolare condivisione per quanto attinente alla trasformazione del nostro collegio in ordine quale organo di riconoscimento e tutela del professionista e del cittadino. Ha però voluto trasmettere al Comitato Centrale alcune proposte per far sì che il dibattito potesse convergere su contenuti concreti da cui trovare gli elementi che garantiscano il massimo riconoscimento della profes-sione.

La presidente Luisa Zappini

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Editore: Collegio Provinciale IPASVI di Trento. Registrazione Tribunale di Trento n° 1062 del 17/10/2000. Indirizzo redazionale: via Calepina, 75 38100 Trento. Direttore Responsabile: Massimo Dalledonne. Stampa: Esperia Srl - Lavis (TN)

3novembre - dicembre 2006

Di seguito si riportano le caratteristiche dei percor-si di formazione avanzata in Italia (master e cor-si di perfezionamento), le esperienze realizzate in Provincia di Trento e le prospettive future.

Cosa sono i master?

I master sono percorsi formativi universitari post laurea altamente specialistici e professionalizzan-ti, che hanno una durata non inferiore ad un anno. Questi corsi comprendono attività di didattica fron-tale, studio guidato, di didattica interattiva, di tiroci-nio professionalizzante (stage), di studio individua-le e di preparazione alla prova fi nale per un totale di 1500 ore, che corrisponde a 60 crediti formativi universitari (CFU). L’impegno di frequenza richiesto ai partecipanti è di circa 700 ore, comprensive di attività d’aula e di tirocinio in strutture accreditate. L’iscrizione ad un master o corso di perfezionamen-to prevede l’esonero dall’obbligo di acquisire credi-ti ECM, come previsto dalla normativa vigente sulla formazione continua in medicina.

Cosa sono i corsi di perfezionamento?

I Corsi di perfezionamento sono percorsi formativi universitari post laurea, che si concludono con il ri-lascio di un attestato, corredato dall’attribuzione dei crediti formativi universitari. La normativa non pre-vede un numero minimo di crediti e nemmeno una durata precisa. Generalmente si tratta però di per-corsi formativi della durata inferiore ad un anno.

Da cosa dipende la scelta di attivare questi percorsi formativi?

La scelta di attivare un master o un corso di perfe-zionamento dipende dalla complessità delle com-

petenze che si intendono sviluppare, ma soprattut-to dalla consapevolezza che determinate capacità professionali, richiedono percorsi di formazione specifi ci. Per esempio per preparare infermieri ad assumere funzioni di coordinamento nei servizi o dipartimenti è indispensabile un percorso formati-vo lungo, in quanto le competenze richieste ad un futuro coordinatore sono numerose, trasversali e ad elevata complessità, pensiamo per esempio alla funzione di gestione del personale o alla gestione dei processi organizzativi ed assistenziali. Diversa-mente per sviluppare competenze infermieristiche avanzate nelle cure palliative può essere suffi ciente anche un corso di perfezionamento, in quanto le ca-pacità richieste ad un infermiere in questo ambito sono più specifi che e delimitate.

I percorsi di formazione avanzata in Provincia di Trento

In provincia di Trento l’attivazione di percorsi di formazione avanzata per infermieri e altri profes-sionisti della salute è iniziata nell’anno 2000 in col-laborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Verona. L’attivazione di Master universitari o di corsi di per-fezionamento generalmente è preceduta dall’anali-si del fabbisogno che ha la fi nalità di identifi care il numero, la tipologia degli operatori da formare (in-fermieri, fi sioterapisti, medici, tecnici...) e le compe-tenze necessarie, che non vengono sviluppate nel Corso di Laurea in Infermieristica di primo livello. L’analisi del fabbisogno può avvenire attraverso la somministrazione di questionari o la realizza-zione di interviste a panel di esperti (responsabili di servizi infermieristici, caposala, infermieri). La fi nalità è di raccogliere elementi importanti per l’elaborazione del profi lo di competenza del pro-fessionista che si intende formare. Risulta parti-colarmente rilevante inoltre riuscire a differenzia-re le competenze di base da quelle avanzate, per

La competenza infermieristicaavanzata: uno sguardo in Italia (2° parte)di Marisa Dellai

La Formazione Continua

4 novembre - dicembre 2006

garantire percorsi formativi adeguati al livello di preparazione atteso. I Master e Corsi di perfezionamento attivati dall’Uni-versità degli Studi di Verona in convenzione con la Provincia Autonoma di Trento, ed il contributo del-l’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari, a partire dall’anno accademico 2000-2001 sono stati:

1. in ambito organizzativoMaster di 1° livello in Tecniche Manageriali per Coordinatori dell’Assistenza infermieristica. La fi -nalità di questo percorso formativo è di favorire, negli infermieri che svolgono o che intendono as-sumere funzioni di coordinamento, l’acquisizione di competenze organizzative e gestionali specifi che. La prima edizione del corso rivolta a 30 infermieri, è durata complessivamente 2 anni. Nel 2005 è sta-ta attivata una seconda edizione, tutt’ora in corso, rivolta non solo ad infermieri, ma anche a ostetri-che, fi sioterapisti, tecnici di laboratorio biomedico e di radiologia medica, in quanto il fabbisogno di fi gure di coordinamento riguarda tutto il personale sanitario.

2. in ambito formativoMaster di 1° livello in Modelli e metodi del tutora-to nelle professioni sanitarie. Questo corso, giunto ormai alla terza edizione si propone di sviluppare modelli e metodi per facilitare l’apprendimento in contesti formativi e lavorativi dell’area sanitaria e sociale. L’approfondimento delle diverse forme di didattica tutoriale ha la fi nalità di promuovere l’ele-vata qualifi cazione professionale per coloro che svolgono a diverso titolo e grado funzioni tutoriali nei Corsi di Laurea, di Specializzazione , nei Cor-si Master e di Perfezionamento, nella formazione permanente (ECM e aggiornamento professionale), complementare e nei contesti organizzativi. Ogni edizione del Corso è rivolta 30 professionisti della salute, educatori professionali, laureati in Scienze della formazione, che sono già coinvolti in processi tutoriali.

3. in ambito clinicoMaster di 1° livello in Nursing geriatrico, rivolto a 30 infermieri, aveva la fi nalità di sviluppare competenze infermieristiche avanzate e specifi che in area geria-trica per migliorare la qualità dell’assistenza all’an-ziano e alla sua famiglia nei diversi contesti di cura. Corso di perfezionamento in Nursing in cure pal-liative, rivolto a 13 infermieri si proponeva di svi-luppare competenze infermieristiche avanzate e specifi che, con particolare riferimento alle patolo-gie oncologiche, per migliorare la qualità dell’assi-stenza al malato terminale e alla sua famiglia, nei diversi contesti di cura.Master di 1° livello in Nursing avanzato per la sor-veglianza epidemiologica e il controllo delle in-

fezioni associate a processi assistenziali. Il corso, rivolto a 30 infermieri, che inizierà a maggio, si propone di sviluppare competenze specifi che ed avanzate di tipo clinico-assistenziale, di consulen-za, di formazione e nell’accertamento, prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie ospedaliere, territoriali e socio-sanitarie.

Quali prospettive per il futuro?

Il dibattito sulla competenza infermieristica avan-zata e sulla consulenza in Italia è molto recente e probabilmente sarà necessario ancora del tempo affi nché all’interno delle organizzazioni sanitarie si riesca a riconoscere le competenze avanzate, acqui-site attraverso i percorsi di formazione post base e l’esperienza specialistica. Esistono alcune realtà in Italia dove si sta cominciando a valorizzare le com-petenze degli infermieri, attraverso il riconoscimen-to di specifi che funzioni, ma sicuramente il percor-so non sarà breve e privo di diffi coltà. In particolare l’approfondimento di questo argomento, ancora molto nuovo nel nostro contesto sanitario italiano, ci porta a fare alcune considerazioni: 1. la complessità sempre maggiore che gli infer-

mieri incontrano nell’assistenza degli utenti richiede competenze specialistiche, che non possono essere acquisite nei percorsi di for-mazione di primo livello, quindi è importante cominciare a pensare a differenziare le compe-tenze, per poter riconoscere il diverso apporto che ogni professionista può offrire nell’orga-nizzazione;

2. il riconoscimento delle competenze avanzate non può prescindere dalla revisione degli at-tuali modelli organizzativi, all’interno dei quali trovi spazio la consulenza infermieristica, che dovrebbe essere sviluppata attraverso proget-ti a livello aziendale e non di singolo reparto;

3. la valorizzazione delle competenze infermie-ristiche avanzate inevitabilmente richiede un riconoscimento a livello contrattuale, econo-mico ed organizzativo;

4. la ricerca sull’impatto delle competenze infer-mieristiche avanzate dovrebbe essere svilup-pata, per documentarne gli esiti positivi non solo sui pazienti, ma anche sull’équipe assi-stenziale.

Accanto a queste considerazioni emergono anche alcuni quesiti: - fi no a che punto gli infermieri e gli altri profes-

sionisti in Italia sono pronti al riconoscimento di ruoli infermieristici differenziati?

- come misurare i diversi livelli di competenza infermieristica e i loro effetti sui pazienti e sul-l’organizzazione?

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- quali sono gli spazi a livello contrattuale per il riconoscimento di diversi ruoli infermieristici?

- l’attuale disomogeneità nella formazione di in-fermieri con competenze avanzate in Italia può infl uire negativamente sul riconoscimento di ruoli o funzioni?

Queste considerazioni potrebbero rappresentare una sfi da importante per la professione e un’op-portunità per gli infermieri di migliorare la loro competenza, per assistere ancora meglio i cittadi-ni. Ringrazio i colleghi Ornella Roat, Franca Dallapè e Mario Ruocco che hanno collaborato nella stesura dell’approfondimento sulla competenza infermie-ristica avanzata, nel corso di Ricerca applicata ai modelli organizzativi ed assistenziali, del Corso di Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Università degli Studi di Verona, a.a. 2005-06.

Bibliografi a generale(prima e seconda parte)

1. Meretoja R. et al. Nurse Competence Scale: de-velopment and psycometric testing. JAN 2004; 47(2):125-133

2. Gurvis JP, The anatomy of competency. Jour-nal o nursing staff development 1995; 11: 247-252

3. Meretoja R, Eriksson E, Leino-Kilpi H, Indica-tors for competence practice. Journal of Nur-sing Management 2002; 10: 95-102

4. Gillis C. Education for Advanced Practice Nur-sing. In Hickey JV, Ouimette RM, Venegoni SL, Advanced Practice Nursing. Changing roles and clinical application. Second Edition, Lip-pincott 2000.

5. Epstein RM, Hundert EM. Defi ning and asses-sing professional competence. Jama 2002; 287: 226-234

6. IPASVI. Linee guida per un progetto di for-mazione infermieristica complementare nelle aree previste dal D.M. 739/94.

7. Pearson A, Peels S. Advanced practice in nur-sing: international perspective. International Journal of Nursing Practice 2002; 8:S1-S4

8. Daly WM, Carnwell R. Nursing roles and le-vel of practice: a framework for differentiating between elementary, specialist and advancing nursing practice. Journal of Clinical Nursing 2003; 12:158-167

9. Bryant-Lukosiosus D, Di Censo A, Pinelli J. An-vanced practice nursing roles: development, implementation and evaluation. JAN 2004; 48 (5): 519-29

10. Jones ML. Role development and effective practice in specialist and advanced practice role in acute hospital settings: systematic re-view and meta-synthesis. JAN 2005; 49 (2): 191-209

11. Bourbonniere M, Evans LK. Advanced Practice Nursing in the Care of Frail Older Adults. Jour-nal of the American Geriatrics Society 2002; 50: 2062-2076

12. Aiken L, Smith HL, Lake ET. Lower medicine mortality among a set of hospital known for good nursing care. Med Care 1994; 32 (8): 771-785

13. Jarman B, Hurwitz B, Cook A. Effects of com-munity based nurses specialising in Parkin-son’s disease on Health outcome and costs: randomised controlled trial. BMJ 2002; 324: 1072-1080

14. Naylor MD, Broten D. Comprehensive Dischar-ge Planning and home follow-up of hospeda-lized olders. A rabdomized clinical trial. JAMA 1999; 281 (7): 613-620

15. Murray MK. The Nursing Shortage. Past, Pre-sent and Future. Journal of Nursing Admini-stration, 2002; 32 (2): 79-84

16. Shiff L. Professional update. Registered Nurse, 2002; 65 (7): 16-18

17. Ingersol G, Olsan T, Drew Cates J et al. Nurses job satisfaction, organization committment and caree intent. Journal of Nursing Admini-stration 2002; 32 (5): 250-263.

18. Janssen PM, de Jonge J, Bakker AB. Speci-fi c determinants of intrinsic work motivation, burn out and turn over intentions: a study among nurses. JAN 1999; 29 (6): 1360-1369

19. Aiken L. The magnet nursing services recogni-tion program: a comparison of two groups of Magnet Hospitals. American Journal of Nur-sing 2000; 100 (3): 26-36

6 novembre - dicembre 2006

La consegna infermieristica ecome viene trasmesso il doloreall’interno dell’equipe: due ricerche qualitative in contesti chirurgiciLa consegna infermieristica: rituale trasferimento di datio rielaborazione di vissuti infermieristici?

A cura di Nicoletta Postal

Premessa

La consegna è il momento che più esprime principi guida dell’infermieristica di continuità assistenziale e di presa in carico dei pazienti. È considerata un momento cruciale (Lally 1999) di passaggio di in-formazioni inerenti il paziente al cambio del turno, che permette di pianifi care e implementare l’assi-stenza (Hodgson 1989, Taylor 1993, Lynch 1994).Le consegne sono un insieme di conoscenze, di tec-nologia, di procedure e pratiche infermieristiche, che aumentano la coesione sociale del gruppo e servono a trasferire le informazioni sul paziente da un turno a quello successivo.Alcuni autori (Walsh & Ford 1989, Huttmann 1985, Holland 1993) ritengono che questi rituali rifl ettano consuetudini e valori del gruppo, permettendo inol-tre ai neoassunti di entrare nella dimensione cultu-rale e operativa del reparto.Ci sono molti modi per identifi care il momento importante della consegna infermieristica. Da una ricerca qualitativa effettuata da Hopkinson (2002) risulta che gli infermieri identifi cano due importan-ti funzioni della consegna infermieristica: la prima funzione è quella di essere un forum dove discutere le opinioni ed esprimere i sentimenti; la seconda è quella di essere una risorsa di informazioni su cui basare il loro “decision making” e le loro azioni.Parker et al., sulla base di uno studio osservaziona-le di 12 consegne infermieristiche, ha ipotizzato che la consegna orale sopravvive proprio per i bisogni emozionali. Essi affermano che la consegna inter-preta la funzione di un de-briefi ng o “liberazione” e che, in privato con i loro pari, gli operatori hanno la possibilità di esprimere e comunicare le proprie emozioni: angoscia, ansia, disgusto, divertimento, che non possono essere espressi al di fuori di que-sto specifi co contesto.In altre parole, la narrazione della consegna supporterebbe gli infermieri nell’af-

frontare i problemi che nascono dal loro lavoro, di-ventando un momento di condivisione e riducendo lo stress e l’ansia.(Parker et al. 1992)Lo studio si pone i seguenti obiettivi:• analizzare tramite uno studio qualitativo la

funzione della comunicazione tra gli operato-ri sanitari durante la consegna sul cambio del turno

• scoprire emozioni, sensazioni, degli operatori e contenuti di continuità trasmessi

METODOLOGIA

È stato condotto uno studio etnografi co (riquadro 1) che combina aspetti descrittivi ad aspetti inter-pretativi. È stata condotta un’osservazione “covert” (Cozzi&Nigris1996), ovvero celata, in modo da evi-tare atteggiamenti creati, non spontanei dati dal sa-pere di essere osservati. Il ricercatore ha osservato le consegne nel corso di una settimana, qualche volta ha osservato scrivendo su foglietti utilizzati anche per gli appunti della consegna, altre volte ha solamente osservato.

Procedura

La ricerca è stata condotta dopo richiesta di autoriz-zazione all’Azienda Sanitaria e ai responsabili del-l’Unità Operativa.Le osservazioni sono state raccolte all’interno di un’equipe infermieristica di un’Unità Operativa del-l’Ospedale Santa Chiara. Sono state adottate alcu-ne precauzioni (es. uso di pseudonimi, omissione di dati di confi denzialità,..) per proteggere e per evi-tare l’identifi cazione dei partecipanti.

7novembre - dicembre 2006

RISULTATI

Le fi gure che partecipano alla consegna sono es-senzialmente quattro: gli infermieri, gli operatori socio-sanitari, gli ausiliari e qualche volta gli stu-denti infermieri e OSS. Le consegne si tengono a fi ne turno, quindi alle ore 7 del mattino, alle ore 14 del pomeriggio e alle ore 21 della sera.Nelle consegne infermieristiche osservate, simil-mente ai risultati dello studio di Lally 1999, è pos-sibile individuare tre fasi: una prima fase dove il personale si ritrova e vi è una prima discussione di natura personale, si parla di cosa si è fatto il gior-no prima, della propria vita, della famiglia, a scopo di socializzazione; gli infermieri non considerano questa fase come parte della consegna, pur con-tenendo qualche volta uno scambio “informale” di informazioni sul paziente. Questo momento di interazione risulta positivo per tutti i componenti del gruppo e dura 10 minuti circa. Segue poi una seconda fase considerata il cuore della consegna in cui vi è un report dettagliato su ogni paziente.

Alla fi ne di questo momento inizia una nuova fase di interazione sociale, la “chiacchiera” che può du-rare altri 5-10 minuti e che si conclude con l’inizio del nuovo turno.Ci sono delle osservazioni che sono comuni a tutte le consegne, altre invece le differenziano l’una dal-l’altra e le caratterizzano. Ad esempio, le consegne si differenziano in base al numero dei partecipanti, all’ora della consegna, al giorno, se è festivo o fe-riale, e soprattutto in base alla complessità dei pa-zienti e a ciò che si è verifi cato durante il turno.La cosa che si nota di tutte le consegne è come si posizionano le persone, le sedie sono poche e quindi c’è chi sta in piedi, chi si siede sulla scrivania e chi su vecchi schedari. Solitamente gli infermieri che dan-no la consegna sono seduti, raccontano il decorso di malattia di ogni paziente sfogliando la cartella clinica e guardando i propri appunti scritti durante il turno, nel timore di dimenticare informazioni ritenute im-portanti ai fi ni della continuità assistenziale.Non c’è differenza nella partecipazione alla conse-gna rispetto alla qualifi ca di ruolo delle persone,

Riquadro 1, La ricerca etnografi ca: breve sintesi sul signifi cato e metodologia

Che cosa intendiamo per “etnografi a”?Il termine “etnografi a” deriva dall’unione di due parole: “etnos” = popolo “graphos”= scrivere e quindi signifi ca scrivere di un popolo. È un approccio di ricerca qualitativa utilizzata nel campo dell’antropo-logia e sociologia, con l’obiettivo “di osservare e descrivere comportamenti prodotti ed espressioni culturali di gruppi umani attraverso osservazioni, interviste e analisi documentali, che vengono svolte durante periodi di vita in coopresenza con il gruppo umano studiato” (Cozzi & Nigris 1996) È basata sullo studio di individui, manufatti o documenti in un ambiente naturale. Il ricercatore è profondamen-te coinvolto nel processo di raccolta dati e cerca di comprendere in modo completo come si svolgono gli eventi per l’individuo o gruppo in studio (Fain2004)

Quale metodologia utilizza?Utilizza come metodo l’osservazione “partecipante”ovvero l’osservazione del ricercatore “sul campo”, quale luogo prescelto per l’indagine. Questo presuppone la partecipazione e la condivisione di attività e forme linguistiche e culturali proprie dei soggetti in studio.

Come viene condotta?La ricerca prevede alcune fasi (Fain 2004):fase preliminari: individuazione del l’oggetto d’indagine, documentazione, progettazione dell’eventua-le campionamento. La documentazione sul fenomeno in studio consente di circoscrivere l’argomento di ricerca.fasi operative: ingresso nel campo di ricerca e osservazione sul campo. La modalità con cui si può condurre l’osservazione è suddivisa in due approcci: in “covert” che consiste nell’essere clandestini sul campo o in “overt” c ossia dichiarando il ruolo di osservatore/ricercatore. La tendenza attuale è di lo svolgimento in “overt” in quanto si è visto che, superata la fase iniziale, le persone osservate non modifi cavano i loro comportamenti.Fasi di analisi: analisi, organizzazione e codifi ca delle osservazioni e/o interviste e/o documenti. Questa fase comporta anche la valutazione dei risultati emersi, la stesura di un rapporto di ricerca.

a cura di Ornella Roat & Nicoletta Postal

8 novembre - dicembre 2006

ogni operatore ha un modo tutto suo di partecipare: c’è chi ascolta attentamente fi ssando l’infermiere che dà le informazioni, chi ascolta guardando fuori dalla fi nestra, chi ascolta ma nel contempo traccia schizzi su un pezzo di carta, c’è chi, infi ne, scrive i dati riportati per la paura di dimenticarli.Anche l’armonia della consegna cambia a seconda dell’orario del turno.La consegna dopo il turno di notte è sempre molto silenziosa, non inizia con discorsi di natura perso-nale, gli operatori ascoltano il passaggio di infor-mazioni senza discutere, rispettosi della stanchezza dell’infermiere che racconta il suo agire di quella notte, come se volessero ridurgli la fatica ed accele-rargli il ritorno a casa. Il messaggio che traspare è: “qualsiasi problema ci sia stato, vai che ora ci pen-siamo noi.” Nei giorni festivi, invece, la consegna del mattino è più serena e tranquilla, forse perché il reparto è un po’ più vuoto, il lavoro notturno è ri-dotto, gli operatori non sentono lo stress di un’atti-vità lavorativa frenetica che di lì a poco sconvolgerà il reparto, come succede nei giorni feriali.La consegna di fi ne mattina è quella che più si av-vicina alle tre fasi riportate anche nello studio di Lally (1999). Si osserva che nella prima parte della consegna gli operatori del turno “entrante” socia-lizzano aspetti legati al tempo, all’attività ricrea-tiva (ultima sciata), a qualche notizia importante, insomma alla quotidianità e a tutto ciò che è vita. Questo avviene in attesa che gli infermieri del mat-tino, ancora coinvolti nell’attività assistenziale com-pletino gli aggiornamenti sul diario infermieristico. Nella parte iniziale e centrale la consegna affronta molti argomenti: ad esempio il perché della prescri-zione di una terapia, diventando così un momento di ricerca, di coniugazione fra teoria e pratica. La terapia antidolorifi ca è un tema ricorrente e porta alla discussione l’equipe: “l’impossibilità di con-trollare il dolore farmacologicamente viene vissuta come una mancanza alla promessa di impegnarsi affi nché “ospedale senza dolore” non sia solo una proposizione ma una realtà”. Un ulteriore tema ri-corrente è “la reazione emotiva del paziente e del-la famiglia alla malattia”, tale tema è affrontato in modo intenso quando gli interventi comportano esiti “mutilanti”.Si affrontano anche problemi etici: la diffi cile scelta che un paziente deve fare tra il rifi utare un interven-to delicato con un severo rischio anestesiologico e con il dubbio di una scarsa qualità di vita dopo l’in-tervento, o l’accettarlo per la volontà, il rispetto per la vita e la giovane età, motivazioni che impongono moralmente di dover tentare tutte le strade che le nuove tecniche chirurgiche mettono a disposizio-ne. Chiunque in salute si ripromette di decidere del proprio corpo, ma chiunque in malattia affi da il pro-prio corpo alle cure dei sanitari, iniziando così una lotta quotidiana contro un essere astratto che non

ha un volto, un cuore, compassione e nemmeno comprensione. Il narrare i vissuti dei pazienti con-sente di trovare gaps fra la qualità percepita, ossia che cosa il paziente si aspetta dall’Azienda, e l’effi -cacia pratica, ossia i risultati ottenuti dall’eseguire un trattamento in modo appropriato e corretto.Vengono, inoltre, date informazioni relative alla pa-tologia, agli accertamenti diagnostici, alla prepara-zione pre-operatoria, al decorso post-operatorio, al controllo del dolore e alle eventuali complicanze. Per gli OSS i temi ricorrenti sono la soddisfazione dei bisogni di base: sono attenti a informazioni, quali ad esempio il permesso di mobilizzazione, il tipo di alimentazione e l’evacuazione.Gli infermieri dedicano “tempo” ai pazienti che, per complessità terapeutica –assistenziale o insorgenza di complicanze post-operatorie, sono degenti ora-mai da molti mesi. Questi pazienti vengono chia-mati familiarmente con il nome, invece che con il cognome, la loro storia diventa, quasi, parte della vita quotidiana degli infermieri.La consegna è disturbata dal telefono che suona e da persone, quali medici, barellieri che entrano ed escono dallo stanzino costringendo chi racconta a fermarsi e facendo perdere la concentrazione a chi ascolta.L’equipe è composta anche da infermieri che pro-vengono da altri paesi. Questo porta a pensare ad una visione antropologica di cultura, secondo la quale questa deve essere vista come una “raccol-ta” di insiemi sfumati, come un continuum, un in-sieme di intersistemi.La consegna termina spesso con l’ insoddisfazione di qualche infermiera, che si lamenta per una tur-nistica che non lascia spazio alla vita privata, arri-vando quasi a rubare la giovinezza. Emerge la con-sapevolezza di rinunce, sacrifi ci che fa conoscere la professione infermieristica.La consegna della sera è molto tranquilla e non vie-ne disturbata dal suono dei telefoni o dal via vai della gente. Rispetto alle altre consegne, è avvol-ta in un grande silenzio, c’è più tensione nell’aria, data dalla vicinanza del turno notturno. La notte in ospedale è lunga per tutti, sia per gli infermieri, che si sentono soli ad affrontare i problemi dei pazienti, sia per i pazienti, che si sentono soli ad affrontare la loro malattia. Il silenzio della notte concilia la rifl es-sione dell’esperienza per gli infermieri e la rifl essio-ne di un giorno vissuto e di un domani sconosciuto per i pazienti.La narrazione della consegna sottolinea la capacità di un professionista di osservazione, di sintesi e di saper riconoscere le priorità, di posizioni e di rifl es-sioni che solo l’”expertise” permette di trasferire.Durante la consegna spesso nascono profondi scambi di idee sui nuovi approcci assistenziali, sulle nuove metodologie che si allontanano sempre più dai metodi tradizionali e costringono gli infermieri

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più anziani ad una costante e continua lotta interio-re fra la nostalgia del passato e il bisogno di adat-tarsi al nuovo. Sono ricorrenti durante le consegne esclamazioni come: “un tempo le cose andavano meglio..” oppure “ah questi infermieri laureati...”; ogni generazione di infermieri ha caratteristiche, valori, credenze diverse dalla generazione che l’ha preceduta e da quella che la segue.

CONCLUSIONI

Le osservazioni raccolte durante i vari momenti di consegna suggeriscono che gli infermieri colgono l’occasione della narrazione dei vissuti dei pazienti per aggiornare le proprie conoscenze, per confron-tare vecchi e nuovi approcci assistenziali, per discu-tere problemi etici che scuotono le coscienze al pari di qualsiasi conferenza di bioetica.La consegna sembra essere un momento molto si-gnifi cativo per creare gruppo, per socializzare, di-ventando un rito importante che non riguarda solo il passaggio di informazioni da un turno all’altro, ma un momento di forte identifi cazione.In questi ultimi tempi molti reparti hanno cambia-to o stanno cambiando la modalità della consegna, passando dalla consegna a “porte chiuse” alla “be-dside handhover” o consegna al letto del paziente. La motivazione al cambiamento è che tale metodo-logia permette al paziente di partecipare in prima persona al proprio percorso terapeutico, interagen-do direttamente con il personale infermieristico, e discutendo sulla propria salute. Se consideriamo la consegna solo il trasferimento di dati, allora la “bedside handhover” è più allineata con le nuove teorie, che vogliono il paziente come soggetto del piano di assistenza, ma, se la consegna, oltre ad essere un reportage di dati è anche un’occasione di dialogo tra gli operatori sanitari, allora elimina-re la consegna “a porte chiuse” potrebbe mettere a rischio l’integrazione, lo sviluppo professionale e i vantaggi derivanti da un de-briefi ng collettivo. Come il paziente ha bisogno di trovare delle stra-tegie che gli permettano di raggiungere un buon li-vello di coping rispetto al momento di malattia che sta vivendo, così gli infermieri necessitano di espri-mere e di condividere le emozioni, le sensazioni, le percezioni e i signifi cati dell’esperienza ospedalie-ra, al fi ne di una corretta elaborazione e, quindi, di un buon adattamento all’ambiente.Dalla ricerca emerge anche il bisogno che hanno gli infermieri di esternare i propri dubbi, insicurez-ze, malesseri, segni di burn-out, trovando in quel setting un luogo adatto e soprattutto l’ascolto di persone, che vivendo le stesse esperienze, posso-no comprenderli. Nella consegna non si esternano solo sentimenti negativi, ma anche positivi, come la

soddisfazione per una diagnosi “azzeccata”, per un trattamento riuscito, per un buon lavoro di equipe o per essere riusciti a dare un aiuto. La conversazione fra i colleghi può diventare un modo per sopraffa-re il disagio psicologico, che può sorgere in alcuni momenti durante il complesso processo di cura di particolari pazienti ricoverati.Dal punto di vista antropologico si può considerare la consegna un rito di passaggio: infatti, concedere ad un nuovo infermiere di trasferire le informazioni del turno diventa per questi un importante ricono-scimento delle sue abilità professionali e un ricono-scimento da parte del gruppo, che lo integra a pie-no diritto come collega, consegnandogli una sorta di “cittadinanza di reparto”.Alla luce di un sistema sanitario complesso e co-stantemente in mutazione, la consegna diventa al-tresì momento di unione tra il mondo infermieristi-co di ieri e la realtà di oggi in un mix di nostalgia per il “vecchio” sapere pratico impregnato di consue-tudine, e di rinnovamento dato da un’inarrestabile progresso tecnico, che riconosce la consuetudine solo se basata su evidenze scientifi che.Dall’osservazione effettuata emerge la rilevanza del momento della consegna, anche i brevi tempi dedi-cati all’”informale” sono risultati utili per ridurre la tensione e per aumentare l’armonia e l’integrazione del gruppo. Questi elementi sono considerati dalla letteratura importanti per la loro ricaduta sulla qua-lità assistenziale.La ricerca qualitativa condotta porta a concludere che la consegna aiuta il personale sanitario a cre-scere professionalmente, culturalmente e interior-mente, e lo sostiene nel diffi cile compito della pre-sa in carico.

BIBLIOGRAFIA

Cozzi D., Nigris D.. Gesti di cura. Elementi di meto-dologia etnografi ca e di analisi socioantropologica per il nursing. Milano Colibrì 2003Hopkinson JB.The hidden benefi t:the supportive function of the nursing handover for qualifi ed nur-ses caring for dying people in hospital. Journal of Clinical Nursing, 2002; volume 11; pp 168Lally S..An investigation into the functions of nur-ses’communication at the inter-shift handover. Journal of Nursing Management 1999; 7: 29-36Parker J., Gardner G., Wilthshire J. Handover: the collective narrative of nursing practice. J Adv Nurs 1992; 9: 31-7Fain AJ. La ricerca infermieristica leggerla, com-prenderla e applicarla. Milano McGraw-Hill 2° Ed. 2004

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Il dolore riferito: conversazionitra medici, infermieri e pazientiin un contesto di cura chirurgico.A cura di Ornella Roat

Il dolore rappresenta, prima ancora di un problema di trattamento effi cace, un problema di relazione tra chi lo prova e chi lo cura, in cui la mediazione del linguaggio è cruciale ai fi ni della presa in cari-co, perché le parole non sono mai suffi cientemente adatte per descriverlo. Questo aspetto è reso anco-ra più problematico dal confronto con persone ap-partenenti a culture diverse da quella del contesto, portatrici di valori e credenze relativi ai concetti di salute, malattia e dolore che possono indurre negli operatori atteggiamenti di diffi denza e di chiusura. Questa diffi coltà si pone soprattutto nel momento della rilevazione e dell’accertamento del dolore in cui le componenti affettivo-emozionale, cognitiva e comportamentale originano manifestazioni diversi-fi cate tra gli individui.La ricerca, condotta nell’arco del mese di febbraio 2006, vuole proporre una rifl essione etnografi ca ri-spetto agli orientamenti e alle credenze che gli ope-ratori hanno riguardo al dolore riferito dal paziente attraverso l’analisi delle conversazioni tra medico, infermiere e paziente e delle forme linguistiche uti-lizzate per descrivere il dolore.

Attraverso un’osservazione in situazione di tipo co-vert (vedere riquadro 1), sono state osservate e rile-vate le forme linguistiche utilizzate nelle conversa-zioni tra medici, infermieri e paziente relativamente al dolore riferito dal paziente in fase pre e post-ope-ratoria e di individuare le situazioni di “dolore pre-visto” e di “dolore accettato” dal punto di vista di medici ed infermieri.L’osservazione, assunta come strumento privilegia-to di tale ricerca, si è strutturata con l’uso di una griglia che teneva conto di fatti e discorsi occorsi, di sentimenti e pensieri provati dall’osservatore in situazione, di interpretazioni ed associazioni con i testi e di note metodologiche.Il resoconto inizia con una descrizione del contesto e procede con una presentazione di “frammenti d’esperienza” (box 1) e si conclude con una rifl es-sione sui dati e sull’esperienza etnografi ca (box 2).Dalla ricerca sono emersi spunti di rifl essione su aspetti che normalmente nella pratica clinica quotidiana vengono dati per scontati. L’apprendi-mento più signifi cativo che ne deriva è la messa in discussione dei propri modelli concettuali e del

Box 1 “frammenti d’esperienza”Alle 21.00 inizia regolarmente il turno notturno; dopo una rapida consegna dai colleghi, le infermiere “partono per il giro serale”, entrando di stanza in stanza, per incontrare i pazienti, verifi care il loro stato di salute e “prepararli” per una buona notte. Uno di loro, ricoverato in giornata per un episodio di colica renale, descrive attentamente le sensazioni di dolore e di bisogno d’urinare; le infermiere, poste lateralmente al letto, lo stanno ad ascoltare: dalle parole del paziente si percepisce una “totalità” dell’esperienza dolorosa, che “fa scendere le lacrime al posto dell’urina”; una centratura sul fatto più rilevante della giornata, la colica renale.Durante il “giro serale” è particolarmente frequente ascoltare pazienti che raccontano minuziosamen-te i fatti della giornata, che prevalentemente ruotano intorno alle pratiche mediche ed assistenziali vissute durante il giorno. Tacitamente i pazienti parlano di ciò che gli operatori vogliono sentirsi dire; interiorizzano le regole date dall’organizzazione per trovare un canale comunicativo adeguato alla ri-sposta dei loro bisogni.“Il giro della notte” è una pratica ospedaliera consolidata, naturalizzata che si ripete quotidianamente come un rituale: quali signifi cati ha per il paziente e per l’operatore? Certamente prepara il passaggio ad un altro giorno, che per il paziente può essere di sofferenza o di speranza, per l’operatore di lavoro e di routine.

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proprio modo di relazionarsi con l’ambiente in un processo in cui il conoscere ed il sentire procedo-no di pari passo nel tentativo di cogliere il senso della cura (intesa come “prendersi cura”) e di di-stinguere i propri bisogni da quelli della persona

malata. Si aggiunge un’interpretazione diversa a quella dei soggetti osservati nella speranza di pro-porre una mediazione più consapevole tra un ap-proccio biomedico ed uno olistico nei processi di assistenza.

Box 2 “rifl essioni”

Il bisogno di sicurezza è legato anche al bisogno di essere confermati e riconosciuti nel proprio ruolo di operatore sanitario; in questo riconoscimento è forte, nei nostri contesti sociali e sanitari, la con-notazione di genere: è frequente sentire i pazienti ed i familiari chiedere del medico usando la forma maschile e non è raro sentire una dottoressa sottolineare il fatto di essere, proprio lei, il medico, quasi fosse necessario acquisire credibilità agli occhi del paziente passando attraverso il genere. Questo aspetto è emerso, nei miei pensieri, anche durante l’osservazione della conversazione tra due dotto-resse ed un’infermiera, per la specifi cità del contesto di cura in cui, culturalmente, un uomo si aspetta di essere visitato intimamente da un altro uomo. Durante un ricovero, una situazione di bisogno e di vulnerabilità, tale aspettativa viene in parte a cadere perché l’attenzione viene spostata altrove, cioè sul bisogno di salute da soddisfare, e perché agli operatori è consentito saltare i rituali d’introduzione corporea.Dalla medesima situazione d’osservazione emergono altri due elementi interessanti: la parola utilizzata per descrivere il farmaco (cocktail) e l’espressione per designare l’atteggiamento dell’infermiera (“C’è sempre un’infermiera che chiede”).Nuovamente ritorna un’analogia tra il mondo sanitario, l’insieme di farmaci tra loro associati, e quello alimentare, una bevanda generalmente alcolica, come se l’effetto analgesico fosse in qualche modo legato ad un effetto “sballante” simile a quello prodotto dall’alcol. In realtà è diffi cile dire quanta somiglianza ci possa esse-re tra le due condizioni, il dolore e lo stato post-alcolico, tuttavia colpisce la facilità con cui il termine “cocktail” venga utilizzato in corsia per indicare l’associazione far-macologia; non credo risponda solamente ad una comu-nicazione più veloce ed effi cace tra gli operatori, ma può sottendere valori e convinzioni recondite circa il timore di affrontare una situazione “che fa stare male”.Durante lo scambio verbale, all’infermiera novizia viene attribuita l’idea di una persona che chiede continuamen-te quasi incarnasse l’atteggiamento infantile nei confron-ti della realtà inesplorata. L’espressione pone l’accento su un modo dell’infermiere di porsi nei confronti della pratica, che è sempre meno umile e servile e sempre più esigente, segnale di un cambiamento culturale in corso. Ma cosa chiede generalmente un’infermiera? Cosa suc-cede quando non c’è un’infermiera che chiede?

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12 novembre - dicembre 2006

Quanto la qualità e il livello di dotazione di personale infermieristico incide sugli esiti dei pazienti?Traduzione e sintesi del Report fi nale dello studio di Needleman J. et al. (2001)

A cura di Anna Brugnolli

Needlemann J, Buerhaus P, Mattke S et al. Nurse-staffi ng levels and patient outcomes in hospital. Final report for Health Resources and Services Administration. Contract No 230-99-0021. 2001 Harvard School of Public Health, Boston, MA.

Obiettivo: sviluppare delle evidenze sulla relazione tra esiti dei pazienti potenzialmente sensibili agli interventi infermieristici (OPSN) e dotazione di per-sonale infermieristico nelle unità di degenza ospe-daliere per acuti

Campione su tre tipologie di ospedaliA) un campione di 799 ospedali di 11 stati utiliz-

zato per analizzare l’associazione tra dotazione di personale infermieristico misurato a livello di ospedali e 14 esiti potenzialmente sensibili alle cure infermieristiche;

B) un sotto-campione del primo composto da 256 ospedali Californiani usato per analizzare le relazioni tra esiti potenzialmente sensibili alle cure infermieristiche (OPSNs) e livelli di per-sonale infermieristico suddivisi in tipologie di servizi (ICU, acuto e post acuti);

C) un terzo campione nazionale di 3357 ospedali utilizzato per analizzare gli OPSNs calcolati dai pazienti Medicare e livelli di personale infer-mieristico tratti da database delle Associazioni Ospedaliere.

Materiali e metodi

Dopo un comprensivo e sistematico accertamento dei dati disponibili, i ricercatori hanno scelto le se-guenti fonti di dati:- dati di dimissione dei pazienti ospedalieri

come fonte per la costruzione dei OPSN- report fi nanziari degli ospedali o i registri

della dotazione organica ospedaliera come migliore fonte di dati per costruire le misure

di dotazione di personale infermieristico* a li-velli di infermiere diplomato (RN), infermiere pratico o vocazionale (LPN/LVN)e aiuto infer-miere (Aides). I livelli di staffi ng composti da RN, LPN e personale di supporto (aides) era stimato in ore. Per gli stati che riportavano i valori di staffi ng come equivalenti al tempo pieno era utilizzato uno standard di 2080 ore (52 settimane a 40 ore per settimana)

Punti critici della raccolta dati e misurazione:- sviluppo delle misurazioni degli outcomes:

sistemi di classifi cazione internazionale delle malattie (ICD), delle complicanze, degli Outco-mes Potenzialmente Sensibili al Nursing

- raccolta delle variabili legate alla dotazione di personale infermieristico: misurazione dei li-velli totali di dotazione e distinti per qualifi ca; defi nizione uniforme del personale infermieri-stico e tempo pieno (FTE) per dedurre il nume-ro di personale a tempo pieno e part – time, le ore totali di assistenza infermieristica, le ore produttive e le ore da contratto; calcolare la parte di dotazione infermieristica impiega-ta nei setting di degenza e separarla da quella relativa ai pazienti diurni (emergenza, ambula-torio chirurgico,...)

- la costruzione delle variabili di rischio dei pa-zienti.

Lo studio inoltre raccoglieva altre variabili che po-tevano infl uenzare l’associazione tra staffi ng infer-mieristico e esiti dei pazienti.

* Staffi ng / Nurse staffi ng Dotazione quali-quantitativa di perso-nale infermieristico

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Queste variabili includevano:- i rischi dei pazienti di incorrere in complican-

ze raccolti tramite specifi ci indici di rischio basati sull’età, diagnosi, sesso, presenza di malattia cronica, tipologia di ricovero,...

- caratteristiche dell’ospedale che potevano in-fl uenzare gli OPSN: allocazione dell’ospedale, numero di posti letto, tasso di occupazione, ospedale di insegnamento e/o universitario, ...

La codifi ca di ogni OPSN era sviluppato da avere un pool ampio di eventi osservati e allo stesso tempo che la selezione dei casi sia ristretta a quei pazien-ti che avevano sviluppato la complicanza durante l’ospedalizzazione e non presente al momento del ricovero. Per ogni OPSN è stato defi nito un raziona-le e una defi nizione concettuale/operativa

Metodo di analisiregressione multipla utilizzata per:- analizzare le relazioni tra ogni OPSNs e lo staf-

fi ng infermieristico negli ospedali di ogni cam-pione.

- esplorare le interrelazioni tra differenti tipi di staff infermieristico e per esaminare in modo separato gli effetti del numero di ore di assi-stenza infermieristica e del mix di competenze sugli esiti dei pazienti (attraverso vari modelli di regressione multipla)

Il modello che guidava questo progetto rimarca che 3 set di variabili spiegano i tassi di Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing (OPSNs): a) va-riabili che rifl ettono la dotazione di personale infer-mieristico (nurse staffi ng), b) variabili sullo stato di salute dei pazienti e c) le varie caratteristiche dei pazienti

Risultati

I tassi di frequenza per ogni OPSNs erano realistici e simili per importanza tra tutti i campioni analizzati nello studio. Gli OPSNs con una più alta frequenza erano comuni complicanze ospedaliere che inclu-devano le infezioni del tratto urinario, la polmoni-te e gli scompensi metabolici. In generale i tassi di OPSNs nei pazienti “medici” variavano da valori bassi del 0.57% per shock/insuffi cienza cardiaca a valori alti del 7,21% per le ulcere da decubito; men-tre per i pazienti “chirurgici” variavano dal 0.4% per la trombosi venosa profonda/embolia polmonare al 6,84% per gli scompensi metabolici. Le stime dei tassi degli OPSNs avevano una consistenza inter-na, ad esempio i tassi di mortalità e di complicanze erano più alti nel pool di rischio medico che non nel pool di rischio chirurgico. I tassi di mortalità tra i pazienti “medici” era del 3.15% comparata al 1.6%

per i pazienti chirurgici. Il “mancato soccorso”* era mediamente del 18.6% nei pazienti medici e del 19,69% nei pazienti di chirurgia maggiore.Nel campione composto da tutti gli 11 stati le ore totali di assistenza infermieristica per degente era mediamente di 11.4 ore per giorno. Di questo to-tale le infermiere diplomate (RN)dominavano con mediamente 7,8 ore di assistenza infermieristica per degente/die, seguite dall’aiuto infermiere (ai-ded) con 2.4 ore e LPN con 1, 2 ore.

Risultati dal campione composto da tutti gli 11 Stati

Nell’analisi dei dati provenienti dal campione com-posto da tutti gli 11 Stati sono emerse forti e con-sistenti relazioni tra le variabili dello staffi ng infer-mieristico e 5 esiti sui pazienti quali infezioni del tratto urinario, polmonite, durata di degenza san-guinamento tratto gastro intestinale superiore e shock nel pazienti medici (tabella sommario). Nei pazienti di chirurgia maggiore è emersa la relazione forte e consistente solo tra “mancato soccorso” e staffi ng infermieristico. Complessivamente, è sta-ta riscontrata una forte evidenza di associazione tra esiti dei pazienti e componente infermieristica (RN) dello staffi ng totale, o presenza di infermie-ri, comparata ad evidenze che collegano gli esiti a presenze o mix di professioni infermieristiche non diplomate (LPN/LVN o Aides). Per i rimanenti OPSN testati nell’analisi non sono state riscontrate evi-denze di relazioni statisticamente signifi cative con la dotazione di personale infermieristico.In particolare tra i pazienti “medici”, un’alta pro-porzione di ore di assistenza al giorno erogata da infermiere diplomate(RN) e un maggiore numero assoluto di ore assistenziali erogate al giorno sem-pre da infermiere diplomate erano associate con una riduzione della durata di degenza (rispettivamente P=0.01 e P<0.001,); un più basso tasso di infezioni del tratto urinario (rispettivamente P<0.001e P=0.003) e di sanguinamento del tratto gastrointestinale su-periore (rispettivamente P=0.03 and P=0.007). Una maggiore proporzione di ore di assistenza erogate da infermiere diplomate(RN) era anche associata a più bassi tassi di polmonite (P=0.001, shock o arre-sto cardiaco (P=0.007) e “mancato soccorso” che era defi nito come la morte per polmonite, shock o ar-resto cardiaco, sanguinamento gastrointestinale su-periore, sepsi o trombosi venosa profonda (P=0.05). Tra i pazienti chirurgici una più alta percentuale di

* Failure to rescue - morte di un paziente con complicanze che minacciano la vita per le quali l’identifi cazione precoce da parte di infermieri e l’attuazione di interventi medici ed infermieristici possono infl uenzare il rischio di morte

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assistenza erogata da infermiere diplomate(RN) era associata a tassi più bassi di “mancato soccorso” (P=0.008). Non è stata invece riscontrata nessuna associazione tra livelli di dotazione organica relati-vamente agli infermieri e il tasso di mortalità ospe-daliera o tra aumentati livelli di dotazione organica relativi alla componente di personale non qualifi cato o di supporto e il tasso di eventi avversi.Per simulare gli effetti di differenze sia nella dota-zione di personale infermieristico che nel mix di fi -gure infermieristiche, i valori sono stati collocati a livelli bassi e alti. Attraverso i 10 modelli di regres-

sione utilizzati per l’analisi, sono state stimate delle differenze nei tassi negli esiti qualora gli ospedali apportino delle modifi che in aumento o in diminu-zione nella dotazione di personale infermieristico.È stata riscontrata una relazione tra OPSN e staffi ng: un aumento della componente infermieristica (RN) dello staff era associato con una riduzione del 3 -12% dei tassi di OPSN. La variabilità dipendeva dall’esi-to testato e dal modello di regressione utilizzato per l’analisi. Muovendo da valori bassi a valori alti tutto lo staff infermieristico emergeva un 2 – 25% di ridu-zione dei tassi di OPSN.

Sommario dei risultati sull’associazione tra staffi no infermieristico e Outcomes testati potenzialmente sensi-bili al N personale infermieristico nel campione degli 11 Stati

Pazienti “medici” Pazienti chirurgici

Stima*

d’impatto semodifi cato verso..

Stima*

d’impatto se modifi cato verso..

Outcomes sui pazienti Relazione ➞ RN

➞ staffi ng inferm.co complessivo

relazione ➞ RN

➞ staffi ng inferm.co complessivo

Infezione Tratto urinario Forte/consistente 4 -12% 5 - 25% Qualche evidenza 6 -6% 3 -14%Ulcere da decubito Inconsistente NessunaPolmonite Forte/consistente 6 – 8% 6 - 12% Debole 11% 19%Trombosi venosa profon-da

Nessuna/incosistente

Nessuna

Durata di degenza Forte/consistente 3 – 8% 3 -12% Nessuna

Logaritmo della durata di degenza

Forte/consistente Nessuna

Mortalità Forte/consistente 1 – 3% 3 - 7% NessunaMancato soccorso inconsistente Forte/consistente 4 -6% 2 -12%Sanguinamentogastro-intestinale sup. Consistente 5 – 7% 3 - 17% Nessuna

Complicanze Sistema nerv. centrale

Nessuna Inconsistente

Sepsi Nessuna NessunaShock Forte 6–10% 7 - 13% NessunaInfezioni della ferita NessunaInsuff. polmonare NessunaScompenso metabolico Nessuna

* L’impatto stimato è la percentuale di riduzione nel tasso di outcome predetto dai modelli di regressione multipla. La base è il numero più basso di personale (staffi ng) per tutte le variabili (1° quartile).La colonna di alto numero di RN riporta la percentuale di riduzione negli outcomes se lo staffi ng di RN è modifi cato verso l’alto (3° quartile). L’alto numero di tutto lo staffi ng riportato nella colonna successiva riporta la percentuale di riduzione degli outcomes qualora i valori di tutta la dotazione organica fossero modifi cati verso l’alto. È ripor-tato un range di valori in quanto sono stati testate per ogni outcomes 10 modelli alternativi di regressione. Per esempio, nel caso delle infezioni del tratto urinario nei pazienti “medici”, se lo staffi ng infermieristico viene modifi cato da bassi valori (1° quartile) per tutte le variabili contemplate verso alti valori (3° quartile) di RN staffi ng i modelli di regressione stimeranno una riduzione delle ITU a 4-12%.

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I risultati non evidenziano differenze tra campione totale e sotto-campioni. Si evidenzia che usando dati a livello di servizio piuttosto che dati a livello di Ospedale non emergono differenze nell’ampiez-za di outcomes associati con la dotazione organica. L’analisi effettuata sui dati provenienti dai Medicare (3° campione) era condotta per accertare se i risul-tati basati solo sui benefi ciari del Medicare sono comparabili ai risultati basati su tutto il campione. Nei pazienti medici i risultati mostrano che tutti gli Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing che erano stati identifi cati come fortemente e consi-stentemente collegati allo staffi ng infermieristico in tutti i pazienti (1° campione) erano similmente collegati anche nel campione dei Medicare prove-nienti dagli 11 Stati.

Punti forza e di debolezza dello studio

Punti di forza: sono stati usati dati da un ampio campione di Stati, sono stati sviluppati e testati nu-merosi outcomes, accertate defi nizioni alternative di Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing, analizzato lo staffi ng infermieristico nelle sue com-posizioni: infermieri diplomati, Infermieri pratici e di supporto, studiati pazienti medici e chirurgici in modo separato, esaminati in modo esplicito mo-delli alternativi di Staffi ng infermieristici rispetto ad ogni OPSN, “controllato” il rischio dei pazienti di sviluppare un OPSN durante l’ospedalizzazione e stimata la consistenza dei risultati attraverso mo-delli statistici differenti.Punti di debolezza: le limitazioni di questo studio derivano principalmente dalla debolezza dei dati di-sponibili necessari per condurre l’analisi. La costru-

zione delle variabili dello staffi ng infermieristico e dei pazienti degenti da set multipli di dati richiede di standardizzare le classifi cazioni di staffi ng, la ri-costruzione di ogni staffi ng riportato da ogni Sta-to all’interno una misurazione comune. Ognuno di questi step introduceva degli errori di stima nella misurazione della dotazione organica. Sono inoltre emersi problemi associati all’utilizzo delle schede di dimissione ospedaliera per costruire delle mi-surazioni di qualità: gli Outcomes Potenzialmente Sensibili al Nursing erano facilmente sotto riportati ed è stato quindi necessario stabilire apposite re-gole di codifi ca per ogni Outcome Potenzialmente Sensibile al Nursing.

Raccomandazioni e commenti

Le principali raccomandazioni che emergono da questo studio è di sviluppare un sistema per moni-torare gli esiti assistenziali sensibili all’assistenza infermieristica. Per facilitare questo si raccomanda-no alcuni cambiamenti nella modalità e nei sistemi di raccolta dati come ad esempio di includere nelle schede di dimissione le diagnosi secondarie che sono acquisite in ospedale e che sono indicatori di performance del sistema sanitario.È inoltre necessario espandere e rifi nire gli Outco-mes Potenzialmente Sensibili al Nursing, sviluppa-re e testare misure di outcomes positivi collegati al nursing. Comprendere i fattori che infl uenzano in ospedale sia i livelli di staffi ng infermieristico che il mix di personale infermieristico che lo compone, e come questi sono infl uenzati dai case mix, mix di posti letto (bed mix), presenza di medici, modelli as-sistenziali ed organizzativi, le pressioni fi nanziarie.

Riforma degli ordini professionali.

È notizia di questi giorni dell’approvazione, da par-te del Consiglio dei Ministri, del disegno di legge delega che riforma gli ordini professionali.Questa riforma mira a realizzare un riordino degli Ordini esistenti e un loro eventuale accorpamento, controlli più severi sulla deontologia professionale, via libera alla pubblicità di carattere informativo, li-

nee di facilitazione per l’accesso dei giovani al mer-cato delle professioni.L’attività degli Ordini sarà diretta allo sviluppo della qualità professionale dei propri iscritti, a garanzia de-gli interessi dell’utente. Previsti poi controlli e even-tuali sanzioni per gli Ordini territoriali e nazionali che non corrispondano alle funzioni assegnate. Ci sarà

News

16 novembre - dicembre 2006

Il Ministero, a cura dell’Uffi cio Formazione Conti-nua, ha comunicato quanto segue:- la fase sperimentale ECM è stato prorogata di

sei medi (giugno 2007)- dal 4 dicembre 2007 sono stati riaperti i termini

per la registrazione di eventi e progetti formativi aziendali ai fi ni dell’accreditamento nel program-ma di Educazione Continua in Medicina

- procedure: Sarà consentito richiedere l’accreditamento

di eventi e Progetti Formativi Aziendali che abbiano la data di fi ne formazione entro il 30 giugno 2007.

Limitatamente agli Eventi e ai Progetti Formativi Aziendali che non rientrano nei limiti temporali minimi dei 90 giorni precedenti l’inizio dell’evento o Progetto Formativo Aziendale (periodo compre-so tra il 1 Gennaio e il 14 Marzo) è consentita la registrazione fuori termine, non oltre il termine di 10 giorni prima l’inizio dell’evento o PFA.È confermato il limite dei 90-180 giorni per gli even-ti e i Progetti che saranno erogati dal 15 marzo 2007.Viene confermato il numero di 30 crediti da acqui-sire nel corso dell’anno 2007.Proprio in questi giorni (13 dicembre ’06), l’Assesso-rato Provinciale alle Politiche per la Salute – Servizio Formazione e Innovazione – ha presentato il Sistema Provinciale Informatizzato della Formazione Continua ECM per la gestione delle attività formative della PAT, sistema attivo da giugno 2006.

Oltre all’accreditamento degli eventi formativi (Commissione Provinciale per Accreditamento) è stata strutturata ed attivata anche la modalità per la registrazione dei Crediti Formativi ECM acquisiti dai professionisti sanitari della provincia di Tren-to.Informiamo quindi che, tutti i crediti che i profes-sionisti acquisiscono svolgendo attività formative accreditate dalla Commissione Provinciale ECM op-pure autorizzate dall’ente di appartenenza (APSS, UPIPA, ecc.) verranno automaticamente registrati nell’anagrafi ca personale del professionista.Per i crediti ECM acquisiti al di fuori dei due criteri di cui sopra (es. partecipazione a corsi/convegni ac-creditati dalla commissione nazionale ECM e senza ricorrere ad istituti contrattuali – congedi straordi-nari, ore studio, ecc. -), ogni professionista deve inviare copia dell’attestato dei crediti acquisiti, con allegata fotocopia del documento d’identità, al Col-legio IPASVI.La segreteria provvederà successivamente a regi-strare i crediti maturati nel sistema informatizzato di registrazione provinciale ECM.In questo modo l’anagrafi ca di ogni professionista risulterà aggiornata con tutti i crediti ECM acquisiti da ogni singolo professionista, indipendentemente dalle modalità e dagli eventi con cui ha acquisito i crediti.L’anagrafi ca informatizzata provinciale, contenente i dati ECM, è condivisa con il Collegio/Ordine di ap-partenenza del professionista.

ECM

anche il rafforzamento dei controlli sulla deontologia professionale “anche tramite il controllo affi dato a rappresentanti non tutti iscritti al medesimo Albo”.Nuova rilevanza verrà data alle strutture territoriali degli Ordini e delle associazioni che, attraverso una forte responsabilizzazione, saranno chiamate ad “acquisire iniziativa e capacità di relazioni effi cienti con il sistema universitario e produttivo locale”.Il Ministro Mastella ha sottolineato che: “il sistema professionale è composto a da milioni di operatori che hanno bisogno di regole, supporti e incentivi per lo svolgimento della loro professione: l’esistenza di un tessuto intermedio tra il professionista e il con-sumatore/cliente deve garantire quest’ultimo sulla qualità dei servizi attesi e ottenuti.......questo ddl con-tiene aspetti che mettono al centro della riforma la

salvaguardia della qualità professionale degli opera-tori intellettuale per la tutela dei consumatori” (1-2 dicembre 2006, Corriere della sera, la Repubblica, il Tempo, la Stampa).A questo proposito, si ricorda come la L.43/2006 ha sancito per i professionisti sanitari, l’obbligatorietà di iscrizione agli Albi professionali indipendente-mente dalle modalità con cui il professionista eser-cita la professione (dipendente, libero professioni-sta, associato, ecc.).Preme quindi ricordare come sia scaduto il termine per il pagamento della tassa d’iscrizione e s’invita chi non avesse ancora provveduto ad effettuare il pagamento a rivolgersi alla segreteria del collegio per ricevere le indicazioni utili all’effettuazione del versamento.

17novembre - dicembre 2006

Esercitare la professione infermieristica in regime libero professionale è una modalità che si sta dif-fondendo ma, al contempo, si è reso necessario ga-rantirne una corretta e puntuale regolamentazione nonché defi nirne la struttura.Ecco quindi che è diventato necessario garantire la piena conoscenza della normativa di riferimento, la sua applicabilità nel contesto nazionale e provincia-le, impegno questo che richiede la presenza attiva dei professionisti coinvolti.A questo fi ne, il Consiglio Direttivo ha chiesto la di-sponibilità, in qualità di consulente ad un infermiere libero professionista Legale Rappresentante Studio Associato D. & F. Care Trento, iscritto al nostro Colle-gio, il collega Alessandro Delpero che dal luglio 2003, svolge questa attività per le tematiche relative all’eser-cizio professionale in regime di libera professione.L’attività di consulenza è gratuita ed è rivolta ad In-fermieri liberi professionisti e non, iscritti al Collegio IPASVI di Trento.Per semplicità descrittiva, ma certo non esaustiva, si propongono di seguito le tematiche, raggruppate per grandi aree. delle varie tipologie di informazioni e servizi offerti durante tali consulenze:

• informazioni generali che riguardano prevalen-temente

- ruolo del Collegio IPASVI- titoli abilitanti all’esercizio della professione- Codice Deontologico- Profi lo Professionale- differenze fra rapporto di lavoro dipendente e

lavoro autonomo- competenze e profi li delle fi gure dell’OSA e del-

l’OSS• informazioni specifi che sulla Libera Professione- signifi cato di libera professione- ambiti di attività- requisiti vincolanti dettati dall’attuale normativa- forme di esercizio l’attività professionale (auto-

noma individuale, associata, Co.Co.Co., in Coo-perativa Sociale, Studio Professionale, Ambu-latorio ecc.)

- libera professione “intra moenia”- Codice Deontologico- signifi cato del rapporto fi duciario cliente – pro-

fessionista- responsabilità professionale: coperture assicu-

rative obbligatorie e facoltative- adempimenti fi scali, dichiarazioni annuali,

aspetti tributari ai fi ni I.V.A. IRPEF ed IRAP- cumulabilità dei redditi da lavoro autonomo- Nomenclatore Tariffario Nazionale ed ambiti di

applicazione- confi gurazione di rapporto di dipendenza (ipo-

tesi di lavoro subordinato): interpretazioni e ri-svolti

- contratti, convenzioni, accordi di collaborazione- norme che regolamentano la pubblicità sanita-

ria

• informazioni in merito all’Educazione Continua in Medicina E.C.M.

- la formazione professionale come tutela della professionalità

- principali riferimenti normativi e le modalità di formazione continua (residenziale, a distan-za...)

- progettare e documentare le proprie competenze- la responsabilità di sviluppo professionale del-

l’infermiere

• informazioni specifi che di carattere previden-ziale ed assistenziale

- istituzione dell’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza in favore della Professione Infermie-ristica ENPAPI

- fi nalità, tutela previdenza, contribuzione, presta-zioni e servizi erogati, trattamenti pensionistici

• assistenza per le pratiche relative all’Ente di Previdenza ENPAPI

- assistenza per la compilazione della modulisti-ca necessaria per le varie posizioni: iscrizione, cancellazione, restituzione montante contribu-tivo, variazione dati, ecc.

Consulenza per gli infermierilibero professionisti.A cura di Alessandro Delpero

Attività del Collegio

18 novembre - dicembre 2006

- aiuto durante la compilazione delle sanatorie contributive

- verifi ca situazioni contributive dell’iscritto mo-roso fornendo indicazioni per la corretta effet-tuazione della regolarizzazione, anche attraver-so verifi che “on-line” direttamente con ENPAPI

- controllo dell’Estratto Conto Contributivo, at-traverso la disamina dei versamenti effettuati ed in caso di incongruenze, verifi ca diretta con ENPAPI

Alcune rifl essioniDai dati riportati emerge una richiesta di consu-lenza verso elementi di “tutela e amministrazione ” dell’ esercizio professionale in regime libero pro-fessionale e meno sul campo della propria forma-

zione e sviluppo professionale (12 su 98 consulenze nel 2006).La qualità del servizio dipende dalle competenze possedute da coloro che lo offrono. Come referen-te del Collegio per la libera professione penso che sia importante che gli infermieri si sentano respon-sabili in prima persona del loro sviluppo professio-nale per un futuro accreditamento professionale. Propongo come obiettivo per il nuovo anno una rifl essione su tale tema.

Come si accede alla consulenza:telefonando alla sede del Collegio IPASVI di Trento, negli orari di apertura e fi ssando un appuntamento (0461/239989); la data e l’orario verranno concorda-ti con le Segretarie.

Alcuni numeri:

NumeroconsulenzeAnno 2003

(luglio-dicembre)

Informazionigenerali

Informazioni spe-cifi che la Libera

Professione

InformazioniE.C.M.

Informazioni ENPAPI

Assistenza pratiche ENPAPI

40 22 26 6 16 11

NumeroconsulenzeAnno 2004

Informazionigenerali

Informazionispecifi che la Libera

Professione

InformazioniE.C.M.

Informazioni ENPAPI

Assistenzapratiche ENPAPI

119 59 90 11 92 45

NumeroconsulenzeAnno 2005

Informazionigenerali

Informazionispecifi che la Libera

Professione

InformazioniE.C.M.

InformazioniENPAPI

Assistenzapratiche ENPAPI

94 31 54 14 46 36

NumeroconsulenzeAnno 2006

Informazionigenerali

Informazionispecifi che la Libera

Professione

InformazioniE.C.M.

InformazioniENPAPI

Assistenzapratiche ENPAPI

98 20 49 12 52 56

Alla luce della normativa vigente e viste le proble-matiche emerse, il Consiglio Direttivo di Trento ha ritenuto opportuno strutturare una apposita area di lavoro per le tematiche inerenti i cittadini non co-munitari o nuovi comunitari; costituendo un appo-sita commissione.Gli obiettivi prefi ssati da tale commissione sono fi -nalizzati a:1 garantire l’ adeguatezza e l’effi cienza delle moda-

lità operative e gestionali delle domande e della tenuta dell’ albo per i cittadini non comunitari;

2 garantire le corrette modalità di espletamento

degli esami necessari per l’iscrizione all’albo3 fornire consulenza ai cittadini non comunitari4 sostenere i nuovi iscritti non comunitari o nuo-

vi comunitariObiettivi che si possono defi nire completamente raggiunti. Infatti, nel rispetto dei principi di adegua-tezza e di effi cienza, sono state attivate sette com-missioni di esami per la dimostrazione dei requisiti linguistici e delle specifi che norme professionali che regolano l’attività infermieristica in Italia, ga-rantendo sempre le corrette procedure nei modi ed entro i termini stabiliti dalla norma.

Relazione Commissione extracomunitari.Organo tecnico del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI di Trento

19novembre - dicembre 2006

A seguito dell’approvazione da parte del Consi-glio Direttivo nella seduta del 17 gennaio 2006 delle linee di indirizzo inerenti il riordino delle attività di segreteria, la commissione segreteria si è impegnata a predisporre un articolato per gli aspetti organizzativi volto a fornire supporto tecnico al Consiglio Direttivo per:- mantenere un regolare andamento dell’uffi cio

(mandato istituzionale)- attuare procedure/protocolli delle attività di

segreteria- promuovere i processi informatici elaborando

strategie atte a favorire lo sviluppo verso gli iscritti e da parte degli iscritti

Sono stati attuati tre incontri nell’arco di questo anno tra i membri della commissione, più quattro incontri con le dipendenti della segreteria, uno dei quali anche con la presenza della Presidente.Nello specifi co sono stati raggiunti gli obiettivi pre-fi ssati inerenti il totale mantenimento e gestione dell’albo della Federazione e del Collegio di Trento.Si sta lavorando alla riorganizzazione del lavoro di segreteria, sono gia state apportate modifi che, di-scusse e votate dal consiglio direttivo e si è iniziata la riorganizzazione dei carichi di lavoro, distribuzio-ne delle attività, ed è stato defi nito con le dipenden-ti che l’obiettivo per il 2007 è inerente la stesura del

protocollo delle iscrizioni e cancellazioni dell’Albo Professionale.Quest’anno, è stato attuato il controllo di tutte le car-telle personali degli iscritti in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo 196/2003, garanten-do così appieno la sicurezza dei dati trattati.Per quanto concerne la gestione dei verbali, e delle de-libere, sono aggiornate ad oggi, ed in linea con quan-to dichiarato dalla Federazione nel convegno svoltosi ad Abano Terme nei gg 29 e 30 settembre 2006.Rispetto alle modalità di gestione e conservazione della posta, è stato attuato un percorso teso a rispon-dere alle esigenze di integrare effi cienza ed effi cacia, operatività ed organizzazione, votato da questo c.d con la delibera n. del 8 marzo 2006.Al fi ne di garantire l’operatività della segreteria, la ri-progettazione è fi nalizzata a ridurre l’eccessi-va frammentarietà del modello attuale, cercando il continuo riscontro tra obiettivi e risultati Per questo si è pensato anche ad una riorganizzazione di tipo logistico, con una nuova dislocazione strutturale dell’uffi cioIl principio guida che ci ha ispirato è quello di pro-gettare una struttura organizzativa coerente ed in linea con il programma di attività del Collegio Ipasvi di Trento, presentato dal Presidente in data 17/01/06.

Relazione Commissione Segreteria.Organo tecnico del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI di Trento

Il lavoro della commissione presidenza si è concen-trato sui temi che la L.43/2006 ha messo in eviden-za: dall’ordinistica alle funzioni di coordinamento, dalla laurea specialistica ed i master on line, alla de-fi nizione e riconoscimento degli ambiti di compe-tenza, autonomia e responsabilità infermieristica.Tematiche queste che disegnano il cuore della professione e che hanno richiesto l’impegno da parte di tutto il CD per analizzare, approfondire e

defi nire quali strategie e interventi attuare a tutela e salvaguardia della specifi cità professionale.Ecco quindi che l’incontro con l’Assessore (di cui avete avuto riscontro sul precedente numero del nostro giornalino) e le note che abbiamo inviato a tutti gli organi politici provinciali ma anche nazio-nali (On. Mussi e On. Turco) sono state alcune mo-dalità adottate a tutela della professione. Rispetto a questi interventi, per alcuni abbiamo già avuto un

Commissione Presidenza.

Quest’anno sono state sottoposte ad esame 32 per-sone. Cinque sono in lista per la sessione di esame prevista per dicembre.È stato sempre garantito un supporto in prepara-zione agli esami, sono stati attuati circa 13 incontri, al fi ne di indirizzare gli esaminandi sulle tematiche

di studio in preparazione all’esame o per fornire delucidazioni su tematiche o argomenti di diffi cile comprensione.Principio indiscutibile per la commissione e sta-to mantenere un canale di colloquio con i singoli iscritti e mai con le cooperative.

20 novembre - dicembre 2006

Per darvi un riscontro sintetico dell’impegno di partecipazione, discussione e decisioni prese dal Consiglio Direttivo si riporta qui di seguito il prospetto sintetico delle sedute.

Sedute PresenzeGennaio 1Febbraio 1

Zappini Luisa 16Kaswalder Laura 16Maines Marco 15

Marzo 2Aprile 1

Filippi Pierluigi 15Bresciani Federica 16Brugnolli Anna 12

Maggio 3Giugno 1

Dalledonne Pierachille 7Denart Lorenzo 12Ioris Monica 14

Luglio 2Settembre 2

Maini Antonio 13Moletta Cristina 12Postal Nicoletta 11

Ottobre 1Novembre 2

Roat Ornella 14Tabarelli Rosanna 13Zattoni Maria Luisa 11

ritorno positivo (es. il ritiro della proposta di norma di istituire la fi gura dell’infermiere diplomato fatta dall’on. Malabarba) mentre per altri siamo ancora in attesa (es. sospensione di master on line però con il blocco per i prossimi anni e la verifi ca dei requisiti d’accesso ai master di specializzazione e coordinamento).È stato anche necessario cercare un dialogo con le parti politiche locali per raccogliere la disponibilità

a sostenere la questione infermieristica anche pres-so gli organi di Governo centrale.Contemporaneamente, l’impegno è stato anche di garantire la massima informazione e condivisione da parte degli iscritti attraverso il coinvolgimento diretto e partecipe di tutti coloro che si sono resi disponibili a dare il loro apporto e/o contributo per divulgare ed informare e far partecipi tutti i colleghi sui temi emergenti.

Referente: Pierluigi FilippiComponenti: Laura Kaswalder, Monica Ioris, Lo-renzo Denart, Pierluigi Filippi

Dopo due incontri ed in linea con il documento: “Pia-no delle attività 2005 – 2008”, deliberato dal Consi-glio Direttivo, con particolare riferimento alle aree di sviluppo, la Commissione enti convenzionati liberi professionisti ha proposto al Consiglio Direttivo per l’anno 2006 di fare una rilevazione quali – quantitativa della realtà infermieristica provinciale operante in re-gime libero professionale, operante in strutture pub-bliche e/o private convenzionate, con le fi nalità di:• costruire un database aggiornato• raccogliere dati relativi all’esercizio professio-

nale• sondare opportunità e problematicheIn linea con le indicazioni del Consiglio Direttivo in merito alla composizione di un focus group si de-cide di interpellare in prima istanza gli infermieri

operanti nelle RSA che hanno richiesto al Collegio IPASVI chiarimenti su tematiche professionali negli ultimi sei mesi al fi ne di fare una raccolta dati sul-la realtà RSA. Successivamente, per la costituzio-ne del focus group si interpelleranno nostri iscritti “esperti” (coordinatori, infermieri, ecc.) nell’ambito di pertinenza della commissione.

Date incontri

• Convocati gli iscritti per il 1/12/2006 alle ore 18.00

• Convocati i referenti delle RSA per il 18/12/2006

• Contattati colleghi “esperti” che hanno dato la loro disponibilità a partecipare al focus group

• In previsione delle elezioni dei delegati del-l’ENPAPI è in programma un incontro con gli iscritti che esercitano la libera professione in-dicativamente in dicembre (11/12/2006)

Relazione Commissione enticonvenzionati Liberi Professionisti.Organo tecnico del Consiglio Direttivo del Collegio IPASVI di Trento